notizie Numero 4 | Anno 13 | DICEMBRE 2014 | Trimestrale Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari N. 4/14 BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI | DEFUSING PER GESTIRE LO STRESS NELLE SITUAZIONI AD ALTO IMPATTO EMOTIVO | LA NAVE DEI BAMBINI, UN’AVVENTURA LUNGA CINQUE ANNI | PROTONTERAPIA | SERVIZI DI ASSISTENZA DOMICILIARE | E MOLTO ALTRO... APSS NOTIZIE PERIODICO D’INFORMAZIONE DIREZIONE E REDAZIONE Azienda provinciale per i servizi sanitari Provincia autonoma di Trento Via Degasperi 79 - Trento www.apss.tn.it Tel. 0461 904111 / 0461 902920 / 0461 904171 [email protected] Iscrizione al registro stampe del Tribunale di Trento n. 1112 del 30 gennaio 2002 DIRETTORE EDITORIALE Luciano Flor DIRETTORE RESPONSABILE Roberta Corazza REDAZIONE Luciano Bocchi, Renata Brolis, Orazio Caffo, Sandra Chighizola, Maurizio Del Greco, Davide Donner, Barbara Gasperini, Annamaria Guarnier, Lorenza Lenzi, Angelo Cesare Passerini, Franca Refatti, Silvia Romani, Lucia Sabbadin, Adrianne Segata, Bruno Zanon. HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO Corrado Barone, Renata Brolis, Stefano Calzolari, Annamaria Guarnier, Antonello Lama, Giuseppe Disnan, Floriana La Femina, Rosa Magnoni, William Mantovani, Amelia Marzano, Marina Mastellaro, Veronica Miori, Moira Moser, Patrizia Orler, Francesco Reitano, Nicola Ricci, Leonardo Sartori, Silvana Selmi, Cinzia Vivori, Paola Zalla. FOTOGRAFIE Servizio comunicazione interna ed esterna APSS Romano Magrone GRAFICA Verba Volant - Trento IMPAGINAZIONE OnLine Group - Roma CHIUSO IN REDAZIONE IL 30 dicembre 2014 TITOLARE DEL TRATTAMENTO DATI (D.Lgs. 196/2003) Luciano Flor 2 notizie Siamo arrivati all’ultimo numero del 2014 della rivista e, come ogni anno, è questa l’occasione per fare gli auguri a tutti voi ma anche per fare un bilancio della nostra attività. Parto da una parola, ringraziamento. Un ringraziamento va a ciascuno di voi per l’impegno con cui affrontate ogni giorno, 365 giorni all’anno, 24 ore su 24, il vostro lavoro in ospedale o sul territorio, contribuendo in maniera determinante a mantenere alto il livello della qualità del Servizio sanitario provinciale, livello che colloca il Trentino su posizioni di assoluto valore e rilievo nel panorama italiano. Il 2014 è stato un anno duro e credo che anche il prossimo anno non sarà affatto in discesa ma sarà molto impegnativo e il nostro obiettivo per il 2015 sarà quello di non accontentarci di mantenere le nostre posizioni ma bensì cercare di capire dove possiamo intervenire per migliorare la qualità di quello che facciamo in tutti gli ambiti. Nonostante le risorse in calo dobbiamo saper mettere mano alla nostra organizzazione per ottenere gli stessi risultati, e se serve, migliorare. Possiamo esplicitare la nostra attività in milioni di prestazioni, in centinaia di migliaia di persone che vengono curate nei nostri ospedali e nei nostri ambulatori, in migliaia di pratiche, nei 3 milioni di euro al giorno che la sanità utilizza. Per mantenere il livello raggiunto e, ove possibile, migliorare, conto sul senso di responsabilità di tutti nel fare le scelte o nell’indirizzare l’attività in modo tale da garantire qualità per il cittadino e al contempo equilibrio nell’utilizzo delle risorse. Lo dico convinto, perché è nella nostra capacità di entrare nel merito e trovare soluzioni tecniche che integrino qualità e spesa, che si trova la risposta ai tagli lineari che vediamo già in molte realtà in Italia e in Europa. Abbiamo la responsabilità del servizio pubblico, responsabilità grande perché utilizziamo i soldi che i cittadini pagano e credo che questa responsabilità dobbiamo sentirla tutti i giorni come forte volontà e capacità di dare risposte. Per fare questo è necessario che tutti noi continuiamo nell’azione di trasparenza che abbiamo intrapreso da tempo. Cerchiamo con forza di dimostrare come operiamo anche perché si apre una stagione che ci vede fortemente impegnati verso un programma da condividere con la nostra Provincia e il nostro Assessorato, per mantenere quei servizi che è indispensabile fornire ai nostri cittadini. Fare il resoconto per noi vuole dire anche impostare l’anno che verrà e il bilancio del 2014 ci ha visto raggiungere molti degli obiettivi che ci eravamo dati, quelli annuali ma anche quelli pluriennali. Abbiamo rinforzato alcune attività specialistiche nei nostri ospedali, sul territorio e a domicilio. Voglio fare una riflessione sulle attività domiciliari, perché spesso c’è troppa enfasi sui circa 1.500 pazienti ricoverati e troppo poca sugli altrettanti pazienti che ogni giorno curiamo a casa. L’attività domiciliare è un’attività di sollievo alle famiglie più di quanto lo sia l’attività in ospedale e per questo dovremmo svolgerla non solo in ambito sanitario ma anche in quello sociale. Sono orgoglioso di ricordare che abbiamo attivato e messo in funzione la protonterapia con le nostre forze, siamo autonomi, autosufficienti. Recentemente è stato siglato l’accordo con il Veneto, per la cura dei pazienti di questa regione, dobbiamo essere orgogliosi perché stiamo facendo con le nostre forze ciò che nessuno in Italia sta facendo. Dobbiamo avere più attenzione e coscienza sulla necessità di lavorare sulla prevenzione, non solo quella storica della lotta alle malattie infettive, ma anche quella alle malattie croniche e affrontare alcuni temi sui quali dobbiamo fare ricerca, come ad esempio la salute ambientale, perché non è con gli eccessi scandalistici ma con metodo e basi scientifiche che si affrontano i problemi che altrimenti generano incertezza alla popolazione. Chiudo con l’ultima riflessione: a promuovere sviluppo e miglioramento non saranno i soldi, non saranno i muri, non saranno le attrezzature, non saranno i documenti ma saranno le persone, le persone con i loro comportamenti capaci di onorare il loro ruolo e dare contenuti e risposte alle comunità e ai singoli. Ringrazio singolarmente ciascuno di voi e, a nome mio e del Consiglio di direzione, auguro a Voi e alle Vostre famiglie buone feste e soprattutto un sereno anno nuovo. Luciano Flor notiziegenerale 01 Direttore SOMMARIO 04 I REFERENTI DIPARTIMENTALI PER LA FORMAZIONE 05BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI: CONDIVISIONE DEI PROCESSI DIAGNOSTICI 08LA NAVE DEI BAMBINI, UN’AVVENTURA LUNGA CINQUE ANNI 12L’UTILIZZO DEL DEFUSING PER GESTIRE LO STRESS NELLE SITUAZIONI AD ALTO IMPATTO EMOTIVO 14 PROTONTERAPIA: GO! 17 SERVIZI DI ASSISTENZA DOMICILIARE: IMPORTANTI NOVITÀ PER LE PERSONE CON DEMENZA 18IN TRENTINO LA SANITÀ DIGITALE È GIÀ REALTÀ 19 NUOVI ORARI DEI FISIOTERAPISTI A VILLA ROSA: UNA SPERIMENTAZIONE AL SERVIZIO DEI PAZIENTI 20 TeleDSole: MONITORAGGIO A DISTANZA DI PAZIENTI CON MALATTIE CRONICHE 21 MUOVERSI PER APPRENDERE COL NORDIC WALKING 23 ECCO LA NUOVA MENSA DELL’OSPEDALE SANTA CHIARA 24 LA PAGINA DEI LETTORI 25 LA RICETTA SALUTARE 26 CINEMA E SALUTE notizie 03 dalla formazione I REFERENTI DIPARTIMENTALI PER LA FORMAZIONE BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI: CONDIVISIONE DEI PERCORSI DIAGNOSTICI Francesco Reitano, Floriana La Femina Amelia Marzano Unità operativa di psicologia, Distretto centro sud Servizio formazione Corrado Barone Unità operativa di neuropsichiatria infantile, Distretto centro sud Da molti anni i dipartimenti sono coinvolti dal nostro Servizio nel processo di ricognizione dei fabbisogni formativi ai fini della stesura del Piano della formazione. Anche la delibera che ha istituito i Comitati di dipartimento (n. 617/2013) ha ribadito la loro responsabilità su questo tema. In particolare i Comitati hanno il compito di proporre al direttore dell’articolazione organizzativa fondamentale (AOF) di riferimento i criteri per l’individuazione dei fabbisogni prioritari di formazione e di ricerca in coerenza con la programmazione e gli obiettivi aziendali, sviluppare e coordinare le attività di formazione continua del personale e promuovere l’accreditamento delle iniziative formative rivolte a interni ed esterni, attivare gruppi di miglioramento e individuarne i responsabili. Il Piano della formazione, una volta deliberato dal direttore generale, si configura come il nostro principale strumento per la programmazione delle attività nel tempo e, fino ad oggi, ha avuto una cadenza biennale. Questo arco temporale è stato pensato in relazione ai tempi lunghi della raccolta dei fabbisogni formativi (il nostro contatto con i dipartimenti per questa attività implicava almeno una riunione con ciascuno e quindi si distribuiva su un arco temporale di 2-4 mesi) e anche in relazione alle possibilità di pianificazione delle unità operative e dei servizi. Questa cadenza biennale non sembra più andare incontro alle esigenze del 04 notizie mondo sanitario che, un po’ come molti altri ambiti quali ad esempio quello industriale, si trova sempre più spesso a dover, se non proprio a “navigare a vista”, almeno a pianificare su tempi molto più brevi di un biennio. Ci troviamo di fronte, da un lato, alla necessità di pensare a un piano annuale che risulta però incompatibile con i tempi lunghi dedicati, almeno fino a oggi, alla ricognizione dei fabbisogni formativi; dall’altro alla consapevolezza che tale ricognizione, con le sue implicazioni rispetto agli scambi di informazioni con i dipartimenti, costituisce uno dei fondamenti del processo formativo. Questo trova infatti la sua ragione di essere proprio dalla raccolta delle esigenze di formazione e dal loro esame per passare successivamente alla progettazione, alla erogazione, al follow up ed eventualmente ad una riprogettazione. Da qui viene la nostra richiesta ai direttori di dipartimento di individuare delle persone che possano fungere da ponte tra il dipartimento ed il Servizio forma- zione per quel continuo e indispensabile va e vieni di informazioni che vedrebbe i referenti un po’ i nostri occhi e le nostre orecchie all’interno dei dipartimenti; il tutto per contribuire a renderci evidente quel patrimonio di esperienze diffuse che stanno alla base delle nostre riflessioni e delle nostre attività con il fine di produrre una buona formazione. I dipartimenti non solo hanno dato piena disponibilità a questa nostra richiesta, ma hanno anche rilanciato proponendoci di partecipare alle riunioni dipartimentali per rendere ancora più ricco lo scambio delle conoscenze e delle logiche reciproche. Ai fini della massima interazione possibile, abbiamo deciso di fare, a breve, degli incontri con tutti i referenti con lo scopo di migliorare le reciproche conoscenze e soprattutto di definire insieme i compiti e mandati di ognuno, di ripensare modalità più snelle di raccolta ed analisi del fabbisogno formativo e di trattare quanto altro verrà ritenuto importante per migliorare la formazione offerta. Stefano Calzolari Unità operativa di neuropsichiatria infantile, Distretto centro nord Giuseppe Disnan Unità operativa di psicologia, Distretto centro nord La Direzione per l’integrazione socio sanitaria dell’APSS, ha avviato nel 2012 un progetto, curato dalle unità operative di psicologia e neuropsichiatria infantile, finalizzato alla revisione dei criteri diagnostici utilizzati per le certificazioni inerenti la Legge 104/92. L’obiettivo era di omogeneizzare i percorsi diagnostici, gli standard e gli strumenti utilizzati in alcuni dei quadri psicopatologici che, si erano rivelati i più numerosi. Per questo motivo sono state prese in considerazione le diagnosi di Ritardo mentale (RM), di Disturbo aspecifico dell’apprendimento (DASA), di Disturbo della condotta e della sfera emozionale e di Disturbo dello spettro autistico. Di seguito sono riportati in sintesi i risultati principali. intellettiva, come indicato nella quin- Diversamente a livello nazionale il DASA ta edizione del Manuale diagnosti- si configura come un quadro clinico eteco e statistico dei disturbi mentali rogeneo con eziologia multifattoriorale Ritardo mentale lieve e (DSM-V); (cognitiva, emotiva e/o ambientale) che Disturbo aspecifico dell’apprendimento 2. il superamento della diagnosi basata esita in un funzionamento scolastico proIl lavoro di revisione sui criteri diagnostici solo sul punteggio del quoziente di blematico. di questi due quadri clinici si è articolato intelligenza totale, attribuendo una in tre fasi: l’analisi della letteratura e delmaggiore rilevanza al profilo cogniti- I principali risultati ottenuti dal gruppo di le linee guida nazionali e internazionali; vo; lavoro sul DASA riguardano le seguenti l’analisi dei profili clinici dei soggetti cer3. conseguentemente la necessità di in- proposte: tificati dalle unità operative di psicologia trodurre nel processo di assessment 1. il superamento della diagnosi basata e neuropsichiatria infantile mediante diagnostico la valutazione del funsolo sul punteggio del quoziente di inla creazione di un database dinamico; il zionamento adattivo, mediante scala telligenza totale con maggiore rilevanconfronto tra i due gruppi clinici e i dati standardizzata. za attribuita al profilo cognitivo e degli emersi dalla letteratura scientifica. apprendimenti; La letteratura internazionale sul Disturbo 2. conseguentemente la necessità di inI principali risultati ottenuti dal lavoro del aspecifico dell’apprendimento (DASA) trodurre nel processo di assessment gruppo di ricerca sul Ritardo mentale ritende a scoraggiare l’applicazione di diagnostico la valutazione del funguardano le seguenti proposte: questa etichetta diagnostica, mantenenzionamento cognitivo, degli appren1. il cambiamento dell’etichetta diagnodola a metà tra la disabilità intellettiva e dimenti ed emotivo, mediante scale stica da ritardo mentale in disabilità il disturbo specifico dell’ apprendimento. standardizzate di ansia e depressione; notizie 05 BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI: CONDIVISIONE DEI PERCORSI DIAGNOSTICI Proprio alla capacità empatica, cioè a le e difficoltà di apprendimento. Consiquella disposizione che ci permettere di derata la spiccata variabilità fenotipica comprendere le emozioni e i vissuti de- del quadro clinico si è giunti all’idea di gli altri, e di metterci nei loro panni per una “famiglia” di disturbi e si è deciso di regolarci nel nostro agire, avvertendo abbandonare la classificazione diagnodi volta in volta disagio, sofferenza, col- stica dell’International classification of pa o vergogna di fronte alla sofferenza diseases (ICD-X) per aderire alla nuova dell’altro, viene dato particolare rilievo lettura che ne fa il DSM-V. Quest’ultimo nel formulare un profilo diagnostico. La infatti riunisce con il termine di «Direlativa disponibilità di tali attitudini, fa sturbi dello spettro autistico» quadri la differenza sia nel definire la gravità tipici, ossia con tutte le caratteristiche di un quadro psicopatologico, sia nello proprie del disturbo a diversa gravità di stabilirne la disponibilità al trattamento. espressione clinica; quadri atipici (e/o La corretta identificazione di un profilo non altrimenti specificati), in cui vi è un diagnostico si traduce in una prognosi interessamento più disomogeneo delle mirata, nella definizione di interventi aree caratteristicamente coinvolte, con commisurati al tipo di problematica, e sintomi comportamentali meno gravi e quindi in una presa in carico efficace sia forme particolari come la sindrome di nel contesto clinico che in quello scola- Asperger. Entità indipendente risulta in questo modo la sindrome di Rett. stico. 3. la possibilità di ulteriori approndimenti nell’area linguistica quando risultino necessari. I risultati emersi dallo studio di questi due quadri clinici sono stati successivamente operazionalizzati individuando le funzioni da indagare, gli strumenti per la loro valutazione e i punteggi necessari per una diagnosi appropriata e descritti in maniera analitica in un report finale. Disturbo della condotta e della sfera emozionale Le problematiche legate a comportamenti inadeguati o francamente devianti, in uno spettro che va dalle piccole trasgressioni fino a forme di violenza vera e propria, sono uno dei fenomeni più allarmanti che la scuola segnala, sia per l’aumento dei casi coinvolti sia per la crescente precocità della loro comparsa. La letteratura mette in evidenza come comportamenti dirompenti simili sottintendono caratteristiche di personalità molto diverse, cui corrispondono profili diagnostici, indicazioni prognostiche e di intervento diversi. Nello specifico, a volte vengono confusi o sovrapposti profili che vanno tenuti fortemente distinti, quali possono essere quelli legati a instabilità attentiva e psicomotoria, associate anche ad azioni trasgressive, come nel caso della Sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), o forme di tipo aggressivo-provocatorio che non necessariamente esitano in disturbi più gravi, quali sono 06 notizie quelli che preludono alla personalità Gli indicatori diagnostici utilizzati tenpsicopatica vera e propria. Va detto che gono conto sia delle informazioni proelementi di rischio, da intendersi come venienti dall’ambiente di vita, sia delle segnali di attenzione cui destinare inter- caratteristiche con cui la persona si reventi preventivi, si possono individuare laziona con gli altri, ad esempio manifestando risorse più o meno adeguate sul fin da età molto precoci. Diventa allora cruciale valutare, uti- piano empatico, avendo un adeguato lizzando strumenti diversi, il funziona- contatto con il proprio mondo emoziomento del soggetto e la sua struttura di nale, utilizzando difese sane o meno, sia personalità, che non è necessariamente dell’età di insorgenza della problemain un legame causale e necessario con i tica, che definisce percorsi di sviluppo molto diversi. comportamenti manifesti. Disturbi dello spettro autistico L’autismo è una sindrome comportamentale causata da un disordine dello sviluppo, biologicamente determinato, con esordio nei primi tre anni di vita i cui sintomi possono non diventare completamente manifesti fino a quando la domanda sociale non eccede il limite delle capacità. I bambini con autismo hanno compromissioni qualitative del linguaggio anche molto gravi (fino a una totale assenza dello stesso); manifestano importanti difficoltà nell’interazione sociale reciproca, che si evidenzia con comportamenti e modalità comunicative non adeguate per l’età, al contesto o allo sviluppo mentale raggiunto; presentano interessi ristretti e comportamenti stereotipati e/o ripetitivi. A ciò si associa frequentemente ritardo menta- Nonostante la malattia perduri per tutto l’arco della vita ci si può attendere un miglioramento della prognosi (in termini di sviluppo di autonomie personali, sociali e di qualità della vita) correlato principalmente alla precocità della diagnosi e all’adeguatezza dell’intervento (ri)abilitativo. Queste considerazioni hanno portato quindi alla costituzione di un Centro di riferimento provinciale per l’autismo (con sede a Villa Igea di Trento) e alla realizzazione di un percorso diagnostico-terapeutico che vede coinvolti i servizi sanitari territoriali, ospedalieri e i pediatri di libera scelta. Il percorso prevede l’invio di tutti i soggetti col sospetto diagnostico di autismo al Centro di riferimento; qualora venga successivamente confermata la diagnosi, attraverso una valutazione multi professionale e secondo gli standard riconosciuti a livello internazionale, viene costruito un progetto terapeutico individualizzato, realizzato e coordinato dai servizi territoriali in una dimensione di rete integrata che coinvolga tutti gli ambiti di vita del bambino. A conclusione del lavoro sono stati condivisi i dati emersi dalla ricerca sul campo e le proposte operative di omogeneizzazione degli standard e degli strumenti diagnostici con tutte le unità operative interessate. notizie 07 LA NAVE DEI BAMBINI, UN’AVVENTURA LUNGA CINQUE ANNI Rosa Magnoni Servizio acquisizione e sviluppo Patrizia Orler Coordinatrice pedagogica asilo nido Sono trascorsi cinque anni dall’apertura dell’asilo nido dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari la «Nave dei bambini». Il nido ha aperto il primo febbraio del 2009 e in questi anni si è preso cura di 170 figli di persone che a vario titolo lavorano in APSS. Un nido particolare, il nostro, che apre alle 6.30 di mattina e chiude alle 21.30 di sera, sempre operativo fatta eccezione la domenica, il giorno di Natale e di Capodanno. Un servizio pensato per soddisfare le esigenze di chi opera all’interno dell’ospedale e dunque con orari di lavoro a turno (turno mattina o pomeriggio), ma che ospita anche un gruppo di sedici bambini con orario a giornata. Un nido particolare anche per il progetto pedagogico applicato, studiato con attenzione da professioniste dell’Università degli studi di Trento particolarmente esperte nel campo, che hanno attuato il progetto facendo diventare l’asilo nido aziendale un unicum portato come esempio anche a livello nazionale. L’Università in base a una convenzione con APSS ha operato nel nido attraverso un coordinatore pedagogico e varie consulenti che si sono occupate della formazione delle educatrici, della relazione coi genitori e della strutturazione organizzativa, la cui gestione concreta è stata affidata ad un ente gestore con la supervisione dell’Università. E dopo l’esperienza dei primi anni come andare avanti? Nei mesi scorsi è stata 08 notizie aggiudicata la nuova gara per la gestione del nido, vinta come cinque anni fa dalla Associazione Romani de Moll–Bellesini, che dal 1° settembre gestisce il servizio in continuità con il lavoro precedentemente impostato. In concomitanza anche la convenzione con l’Università di Trento è scaduta e la scelta aziendale è stata quella di nominare un proprio coordinatore pedagogico e mantenere, per la parte inerente la formazione del personale e il supporto ai genitori, il modello psico-educativo adottato fin dall’apertura del servizio. Una collaborazione per realizzare un percorso professionalizzante per le educatrici è stata avviata anche con il Servizio formazione dell’APSS che da quest’anno coinvolge professionalità interne per approfondire tematiche rela- tive alla prima infanzia. Una delle caratteristiche fondamentali e punto chiave della qualità del servizio offerto alle famiglie dei dipendenti APSS è il modello pedagogico, che ha nel suo specifico l’obiettivo di creare un «ponte di fiducia» tra il nido e la famiglia, affinché si crei coerenza e continuità tra i due mondi ai quali i bambini appartengono, secondo il pensiero di Elinor Goldschmied, pedagogista inglese, che con il suo importante lavoro nei servizi rivolti all’infanzia ha messo in evidenza il fatto che la relazione con le famiglie è una priorità. Come proposto dal modello pedagogico danno stabilità e continuità all’esperienza vissuta da bambini e genitori dieci educatrici, una coordinatrice interna, che svolge un ruolo organizzativo e gestionale e una coordinatrice pedagogica. Le educatrici e la coordinatrice interna da sempre lavorano con grande impegno e serietà, motivato dalla voglia di realizzare un servizio innovativo e di reale supporto alle famiglie con bisogni così specifici. Le numerose occasioni di formazione e gli incontri di lavoro hanno favorito e sostenuto la loro crescita professionale: anno dopo anno tutto il personale ha saputo mettersi in gioco e affrontare le sfide poste da un servizio caratterizzato da un’organizzazione piuttosto complessa e sicuramente unica in Trentino. Tra le figure di riferimento per i genitori c’è anche la coordinatrice pedagogica, presente quotidianamente al nido, che ha la responsabilità di realizzare il modello pedagogico e svolge un compito di raccordo fondamentale tra tutti coloro che partecipano in vari modi alla vita del nido (Università e formatori, personale educativo, bambini, genitori, referenti APSS, Ente gestore), al fine di garantire un servizio di qualità che risponda ai bisogni dei piccoli e delle loro famiglie. Completano lo staff del nido quattro addette d’appoggio, che si occupano della pulizia e della cura degli ambienti e due cuoche che preparano i pasti per i bambini del nido APSS e dell’Università. Il mantenimento della stabilità e della continuità delle relazioni, garantite dalla presenza stabile delle educatrici di riferimento, dal gruppo di bambini coetanei e dallo spazio di riferimento per ogni gruppo, è uno dei fattori chiave su cui si basa il modello pedagogico proposto ed è proprio questo aspetto che rappresenta la sfida che fin dall’inizio è stata colta dall’APSS, genitori e partner con un grosso impegno in termini di progettualità. Il percorso di ambientamento, vissuto insieme ai genitori, consente ad ogni bambino di conoscere il nido in tempi del tutto personalizzati. Gradualmente egli inizia a stringere un rapporto di fiducia con le educatrici di riferimento e a far parte di un gruppo di bambini (bebè, medi e grandi), che giorno dopo giorno gli permetteranno di fare importanti e significative esperienze di crescita. Le giornate che i bambini trascorrono al nido sono scandite dai loro bisogni primari di cura e da diverse proposte di gioco. Fin dall’inizio si è posta particolare attenzione all’organizzazione delle fasce estreme della giornata, ossia accoglienza alle 6.30 del mattino e permanenza fino alle 21.30, cercando di rendere notizie 09 LA NAVE DEI BAMBINI, UN’AVVENTURA LUNGA CINQUE ANNI link la domanda per presentare o ul od m e to o in: Regolamen APSS si trovan do ni lo si l’a al DocAll=1 di iscrizione .aspx?n=26524& dw /d lic ub /P it n. www.apss.t verificare la qualità del servizio, confermando la validità del modello adottato e l’utilità del nido, rendendo il nido sempre più rispondente ai bisogni specifici dei bambini e delle dipendenti e dei dipendenti dell’APSS. Il lavoro di indagine proseguirà anche in futuro. Nei prossimi mesi infatti APSS prevede di realizzare una nuova customer satisfaction intervistando tutti i genitori che in questi cinque anni hanno avuto modo di conoscere in prima persona il servizio. piacevole e significativa l’esperienza dei bambini “turnisti”. Le situazioni che si verificano in questi momenti sono sicuramente molto diverse da quelle che i bambini vivono nella parte centrale della giornata. Questo è particolarmente vero per l’orario serale: dalle ore 17.30 circa ogni giorno rimangono al nido pochi bambini di età diverse, il piccolo gruppo che si crea non è mai lo stesso. Per questo si è ritenuto importante che il mattino presto e la sera la continuità fosse garantita dalla presenza stabile di due educatrici che lavorano con un orario fisso nelle fasce estreme della giornata. Questa soluzione ha garantito maggiore prevedibilità ai bambini, che giorno dopo giorno hanno maturato la consapevolezza che ad aspettarli al mattino presto o ad accompagnarli fino a sera c’è sempre una persona ben nota. 10 notizie Per quanto riguarda gli spazi, infine, fin dall’inizio sono stati individuati tre locali base, che hanno accolto i bambini suddivisi in tre gruppi omogenei per età (bebè, medi e grandi). Un punto forza del servizio è sicuramente rappresentato dall’ampio giardino: i bambini apprezzano particolarmente questo spazio esterno, che in parte è stato attrezzato (scivolo, sabbiere e orto), mentre altro spazio è stato lasciato libero per favorire la libera esplorazione e la scoperta. Sono passati più di cinque anni dall’apertura del nido e molte famiglie hanno avuto modo di conoscere il servizio e trovare in esso risposte concrete al loro bisogno di conciliare esigenze familiari e lavorative. Il punto di vista dei genitori è stato sondato nel corso degli anni attraverso questionari di soddisfazione, interviste aperte e momenti di confronto informali che hanno permesso di Alcuni anni fa l’APSS, su proposta dei propri Comitati per le pari opportunità, ha iniziato a progettare un nido aziendale che andasse incontro ai bisogni di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro del personale. L’asilo nido dell’APSS «La nave dei bambini» è stato aperto nel febbraio 2009. È aperto 15 ore al giorno dalle 6.30 alle 21.30 dal lunedì al sabato, comprese le giornate di festività nazionali e religiose; è chiuso solo la domenica, il giorno di Natale e Capodanno. I genitori in base al proprio turno lavorativo scelgono di portare il bambino al nido seguendo le tre fasce di frequenza: 6.30-14.30 oppure 13.3021.30 (frequenza a turno) oppure 7.30-17.30 (frequenza a giornata). Nell’attuale anno educativo il nido accoglie 45 bambini, di età compresa tra i 3 mesi e i 3 anni, di cui 29 iscritti con modalità di frequenza a turno e 16 a giornata. I bandi per presentare la domanda di iscrizione al nido sono pubblicati ogni anno sul sito dell’APSS e la domanda va consegnata entro il 31 di aprile. Come i genitori, madri e padri, possano conciliare esigenze di cura familiari e impegno al lavoro rappresenta una sfida importante e uno degli argomenti più dibattuti da coloro che si occupano di politiche familiari. Questo tema diventa ancora più rilevante se parliamo di genitori che lavorano in ospedale, occupati nel proprio lavoro di cura per diverse ore al giorno e con turistica da rispettare. Noi della redazione abbiamo sentito alcuni genitori che ci hanno parlato della loro esperienza al nido aziendale. Una delle particolarità del nido è la possibilità di frequentare a turno in concomitanza con l’orario di lavoro dei genitori, ecco come hanno risposto alcuni genitori alla domanda se l’asilo riesce a supportarli nella gestione degli orari di lavoro, bisogni del bambino e gestione familiare. «Dal punto di vista organizzativo sarebbe stato diverso senza un nido come quello aziendale: lavoriamo ambedue su turni e quindi senza di esso saremmo stati perlomeno costretti ad avere un turno alternato. Quello che mi ha colpito è la disponibilità nei nostri confronti nelle occasioni in cui ci siamo trovati a dover cambiare la turistica di reparto: le operatrici del nido ci sono sempre venute incontro aiutandoci nella ricerca di una soluzione, per esempio accogliendo il bambino nelle giornate in cui non avrebbe dovuto frequentare perché eravamo stati richiamati in turno». «Il nido aziendale riduce le difficoltà di organizzazione familiare soprattutto per noi che lavoriamo a turni. Il bimbo viene seguito anche nel caso in cui vi sia uno spostamento nel nostro turno in ospedale ma io sono serena perché ho una copertura anche per rientri improvvisi. Sapere che c’è un servizio che copre e si adatta a tutto ciò è molto importante per un genitore». Uno dei punti di riferimento per i bambini sono le educatrici, che si relazionano quotidianamente con loro, ma anche con i genitori, ecco cosa ci hanno raccontato i genitori a questo proposito. «Il confronto mi piace, è fondamentale e secondo me è il punto forza della relazione tra genitore e educatrice di riferimento. Attraverso il confronto si cerca di trovare una linea, è fondamentale dirsi siamo insieme per costruire qualcosa per la bambina, ci sosteniamo a vicenda per facilitare il processo di crescita. Questo secondo me è un aspetto molto significativo per il genitore». «Avere un’educatrice di riferimento è stato molto importante, sapere che c’è una persona in particolare con cui parlare, con cui ti puoi confrontare, anche nei momenti un po’ più problematici. Abbiamo sempre visto che l’educatrice aveva ben in mente il bambino e c’è sempre stato anche un buon passaggio di comunicazioni tra educatrici, si nota che il confronto tra loro è molto stabile». Infine ecco i consigli di chi ha frequentato il nido a coloro che sono alla loro prima esperienza o si trovano di fronte alla scelta dell’iscrizione o meno alla struttura di via Paolo Orsi. «Il mio consiglio è di stare tranquilli, per noi in quattro anni c’è sempre stata libertà di dialogo, le volte che c’è stata la necessità di parlare di qualcosa, che ci siamo trovati di fronte ad un problema, abbiamo trovato ascolto da parte delle educatrici e la disponibilità a trovare soluzioni diverse. Questo è proprio un ambiente trasparente, abbiamo avuto da subito la possibilità di essere anche noi parte di questo mondo e di poter vedere quello che veniva fatto nella quotidianità. Secondo noi la parola trasparenza caratterizza molto bene questo servizio. Il fatto di essere qua in tanti momenti diversi della giornata, la mattina molto presto, la mattina alle nove, a metà pomeriggio piuttosto che la sera alle nove, ti da la possibilità di vedere e capire con chiarezza quello che succede. Oltre all’ascolto dei genitori è stata sempre molto personalizzata l’accoglienza e il modo di rapportarsi in base ai bisogni del bambino». «Per quanto riguarda la possibilità di frequentare su tre turni diversi direi che questa soluzione garantisce maggiore prevedibilità ai bambini, che giorno dopo giorno maturano la consapevolezza che ad aspettarli al mattino presto o ad accompagnarli fino a sera c’è sempre quella persona ben nota. È più facile adesso partire da casa e preparare nostra figlia a quello che accadrà nel tempo successivo sapendo già chi troviamo per la colazione e chi ci sarà poi la sera a cena». notizie 11 L’UTILIZZO DEL DEFUSING PER GESTIRE LO STRESS NELLE SITUAZIONI AD ALTO IMPATTO EMOTIVO Moira Moser, Nicola Ricci Unità operativa di medicina d’urgenza e pronto, ospedale di Trento Cristina Tovazzi Servizio per le professioni sanitarie, ospedale di Trento e di Rovereto L’azione efficace dell’urgenza/emergenza in situazioni contrassegnate da sofferenza e morte, nonostante l’operatore sviluppi una soglia di tolleranza abbastanza elevata nei confronti degli eventi critici, può mettere a rischio il suo equilibrio psicologico. Le situazioni affrontate scatenano inevitabilmente reazioni emotive. Una delle risposte emotive più frequenti è lo stress. Vi è inoltre il rischio per il soccorritore di essere coinvolto nelle esperienze traumatiche delle persone soccorse (traumatizzazione vicaria, Setti 2008). Da uno studio condotto in un pronto soccorso dei Paesi Bassi e pubblicato nel 2011 sull’International Journal of nursing studies emerge come gli eventi più angoscianti con cui gli infermieri di emergenza si confrontano sono: le morti pediatriche, i traumi che coinvolgono i bambini, la relazione con i familiari dei pazienti, i pazienti ustionati, i pazienti psichiatrici, la gestione della salma. Tra le modalità di prevenzione dei rischi stress correlati, la ricerca suggerisce come strumento possibile il defusing (dall’inglese to defuse = disinnescare). È una metodica di rielaborazione delle emozioni utilizzata a “caldo”, cioè entro 2-3 ore dall’evento, di breve durata (20-40 minuti) a cui partecipa un piccolo gruppo di operatori e condotto da un pari adeguatamente formato. È suddivisa in tre momenti distinti: introduzione, esplorazione e informazione (Mitchell J.T., 1993). Rappresenta una strategia di gestione dello stress lavorativo da eventi critici ad alto impatto emotivo, di pre- 12 notizie Antonella Lama Unità operativa di psicologia, Distretto centro nord Silvana Selmi Unità operativa di psicologia, Distretto centro sud venzione del Post-traumatic stress disorder e di esiti cronici dello stress come il burnout (Argentero P., Cortese C.G., Piccardo C. 2009). La sua finalità è di favorire la coesione interna del gruppo, il mutuo-aiuto tra pari, l’integrazione delle esperienze vissute, il riconoscimento e l’espressione delle emozioni, la normalizzazione delle reazioni esperite. Dalla revisione della letteratura emerge che il defusing permette di ridurre i sintomi conseguenti all’esposizione a forti eventi stressanti. Tutti gli studi sono stati condotti in paesi stranieri ma il setting è sovrapponibile ai nostri dipartimenti di emergenza. Attualmente in Italia non esiste un programma di applicazione. Va ricordato che l’art. 28 del Decreto legislativo 81/2008 evidenzia tra i rischi particolari «quelli collegati allo stress lavoro-correlato, secondo i contenuti dell’Accordo europeo dell’8 ottobre 2004». Le situazioni emotive vissute dal personale che opera in contesti di urgenza/ emergenza impongono di prevedere specifici programmi formativi e di sostegno. Alla luce di queste motivazioni e della particolare importanza attribuita al benessere lavorativo dei professionisti che operano nell’area della criticità vitale e dell’emergenza dell’APSS si è deciso di intraprendere un percorso di sostegno per gli operatori delle strutture ospedaliere di Trento e Rovereto. Questo progetto, denominato «Progetto organizzativo per l’implementazione del defusing per la gestione dello stress conseguente a situazioni critiche ad alto impatto emotivo» prevede diverse fasi di realizzazione tra novembre 2014 e dicembre 2015. La sua finalità consiste nell’implementare all’interno dell’organizzazione strategie efficaci per la tutela del benessere attraverso la creazione di cultura relativa allo stress negli operatori sanitari dell’emergenza, alle possibili conseguenze sulla salute psico-fisica e sociale e alle possibili misure efficaci per la loro riduzione, l’identificazione e la formazione di un gruppo di defuser al fine di poter implementare un servizio di defusing a caldo nei contesti dell’emergenza e della criticità vitale e infine la definizione di modalità operative/procedure per attivare il defusing da parte degli operatori dei servizi target nel momento del bisogno. Nel progetto sono stati coinvolti i direttori e i coordinatori/coordinatrici infermieristici delle unità operative di Medicina d’urgenza e pronto soccorso, Anestesia e rianimazione, Pediatria, Terapia intensiva neonatale, Ostetricia e sala parto degli ospedali di Trento e di Rovereto. Hanno partecipato inoltre le unità operative di Psicologia dei distretti Centro sud e Centro nord, le Direzioni mediche degli ospedali di Trento e di Rovereto e il Servizio di prevenzione e protezione dell’APSS. Le fasi del progetto sono illustrate nella tabella 1. Ad oggi, è in atto la formazione dei professionisti con incontri ripetuti in quattro edizioni, per consentire la più ampia partecipazione possibile, con le seguenti finalità: • formare gli operatori delle aree dell’emergenza e della criticità vitale sugli aspetti inerenti lo stress emotivo e sulle modalità di prevenzione e di elaborazione dello stesso; • sensibilizzare alcuni operatori nel rendersi disponibili ad assumere il ruolo di defuser all’interno dell’organizzazione (ruolo per il quale è prevista una specifica formazione); • stimolare gli operatori a richiedere l’attivazione del defusing a seguito di situazioni particolarmente “critiche” che si possono verificare nella quotidianità. La terza fase comprende la definizione del progetto formativo per assumere il ruolo di defuser, la definizione dei criteri per l’arruolamento dei professionisti disponibili anche attraverso colloqui individuali motivazionali e l’implementazione degli stage formativi. Altra fase progettuale è connessa a creare le condizioni organizzative e alla definizione delle necessarie modalità operative e procedurali per attivare il defusing nei contesti target (le procedure devono definire: le modalità per attivare il defusing, il luogo e i tempi per lo svolgimento, la disponibilità di defuser in servizio, chi lo attiva, il riconoscimento e la formalizzazione delle attività effettuate). A conclusione del progetto, e dopo la messa in atto del defusing, il gruppo di lavoro ha ipotizzato di effettuare una raccolta dati attraverso dei focus group nelle unità operative coinvolte per individuare eventuali interventi migliorativi. Tabella 1: le fasi del progetto Fasi 1 Tempi Descrizione del progetto Luglio – settembre 2014 Analisi e studio: analisi dei contesti e unità operative coinvolte per la definizione del reale fabbisogno di implementazione del defusing. 2 Ottobre 2014 – febbraio 2015 3 Dicembre 2014 – settembre 2015 4 Marzo – giugno 2015 5 Da ottobre 2015 6 Prima valutazione entro dicembre 2015 Poi valutazioni annuali successive Revisione e analisi della letteratura. Progettazione e realizzazione di un aggiornamento monotematico su «Stress da impatto emotivo sugli operatori sanitari e modalità di elaborazione dello stesso». Definizione, promozione e realizzazione di uno stage formativo per defuser. Definizione delle modalità operative/procedure per l’attivazione del defusing nei contesti target. Divulgazione delle procedure operative e sensibilizzazione degli operatori alla loro implementazione. Implementazione del progetto Raccolta dati attraverso focus group in ogni unità operativa coinvolta. Analisi dei dati emersi dai focus group e relazione finale. Condivisione dei dati emersi con il gruppo di progetto. Individuazione di ulteriori interventi migliorativi. notizie 13 PROTONTERAPIA: GO! Sandra Chighizola Servizio comunicazione interna ed esterna Prendendo in prestito “l’ok a partire” che ci è arrivato qualche tempo fa da Samantha Cristoforetti pronta a volare nello spazio, e cioè una semplice parola GO, eccoci pronti anche a noi: la Protonterapia è partita. Sono già stati trattati alcuni pazienti e si sta procedendo, pur con tutta la prudenza possibile, verso un futuro che, analizzando dati e richieste, pare positivo. Vale quindi la pena riprendere alcune informazioni importanti. La protonterapia è una forma particolare di radioterapia che utilizza, al posto dei raggi-X ad alta energia (fotoni), particelle elementari dotate di massa e carica (protoni). I protoni rilasciano la loro energia nei tessuti irradiati in maniera caratteristica: la dose è infatti depositata quasi interamente, con estrema precisione, nello spazio di pochi millimetri. Questa proprietà li rende particolarmente adatti alla somministrazione di dosi elevate al tumore, risparmiando al contempo i tessuti sani circostanti la lesione. L’idea di trattare i tumori con i protoni risale alla metà degli anni quaranta; lo sviluppo della protonterapia è risultato tuttavia abbastanza lento, anche a causa della complessità delle apparecchiature necessarie. Le prime strutture di protonterapia sono state realizzate all’interno di laboratori di fisica nucleare dove erano già presenti i macchinari necessari per accelerare e indirizzare sul bersaglio i protoni. Solo a partire dai primi anni novanta sono state realizzate strutture sanitarie 14 notizie dedicate esclusivamente all’uso terapeutico; attualmente nel mondo sono operativi più di quaranta centri e molti altri sono in via di progettazione o costruzione. Il trattamento con protonterapia è particolarmente indicato in situazioni cliniche difficili: in caso di lesioni in vicinanza di organi sensibili, in regioni anatomiche complesse, in caso di lesioni tumorali impegnative per forma e volume e in età pediatrica. In questi casi, grazie alle sue caratteristiche fisiche, esso risulta particolarmente indicato per ridurre gli eventuali effetti collaterali della terapia. Un ciclo di protonterapia consiste nella somministrazione di dosi multiple di radiazioni durante le sedute di terapia settimanali, eseguite con cadenza giornaliera, dal lunedì al venerdì, in base a quanto definito nello specifico piano di cura. Il trattamento quotidiano è eseguito, sulla base delle indicazioni ricevute, dai tecnici sanitari di radiologia medica (TSRM) in servizio al Gantry (camera di trattamento). Il processo di trattamento con protoni si articola nelle seguenti fasi. Valutazione dell’indicazione al trattamento con protoni: la scelta di essere sottoposti ad un ciclo di protonterapia è effettuata dal paziente, in accordo con i medici dell’Unità operativa, a seguito della valutazione della sua documentazione clinica, del suo stato fisico e della discussione collegiale all’interno di gruppi multidisciplinari dell’azienda sanitaria. Saranno poi fornite informazioni sull’indicazione o meno al trattamento con protoni, sui potenziali vantaggi e possibili effetti collaterali della protonterapia e sulle sue modalità di esecuzione. Successivamente, nel caso in cui venga data indicazione per il trattamento con protoni, il personale infermieristico fornirà al paziente le necessarie informazioni come ad esempio quali attenzioni avere per limitare la possibile insorgenza di effetti collaterali, quali norme comportamentali e dietetiche seguire ed altro ancora per gestire il trattamento nel migliore dei modi. Prima di essere sottoposti alla terapia è necessario effettuare la simulazione del trattamento. Il paziente si presenta al Centro di protonterapia il giorno fissato in occasione della prima visita e, dopo avere effettuato le procedure di accettazione, viene accompagnato da un infermiere o da un tecnico sanitario nell’area dedicata alla tomografia computerizzata/risonanza magnetica. In questa fase si procederà: a individuare una posizione che sia ripetibile durante le future sedute di terapia utilizzando un sistema personalizzato di immobilizzazione costituito da cuscini, maschere, sistemi di posizionamento vari per effettuare, in modo sicuro e ripetibile, il trattamento all’esecuzione di una tomografia computerizzata di simulazione per acquisire le immagini necessarie a sviluppare il piano di trattamento. Questo potrebbe richiedere la somministrazione di mezzo di contrasto per il quale sarà richiesto al paziente uno specifico consenso. Queste due operazioni dureranno in tutto circa 45-60 minuti. Potrà essere necessario eseguire una risonanza magnetica per acquisire ulteriori indicazioni per il piano di trattamento. Anche in questo caso potrebbe essere necessaria la somministrazione di mezzo di contrasto per il quale sarà richiesto al paziente specifico consenso. La risonanza magnetica verrà effettuata di regola in un’altra data rispetto alla tomografia computerizzata. Il tempo di esecuzione è di circa 30-40 minuti. Una volta terminate queste operazioni il paziente potrà lasciare il Centro. Si dovrà attendere l’elaborazione del piano di trattamento da parte di medici, fisici e dosimetristi, operazione che richiederà circa una settimana. Il giorno e l’ora di inizio della protonterapia saranno comunicati successivamente. Per il paziente arriva quindi il momento dell’esecuzione del trattamento. Nei giorni di terapia il paziente viene accompagnato nella sala di trattamento e fatto accomodare sul lettino del Gantry (camera di trattamento) con gli stessi sistemi di posizionamento definiti nel corso della simulazione. Eseguite le verifiche radiografie necessarie al controllo del corretto posizionamento, il paziente riceverà il trattamento vero e proprio che prevede più sedute. Durante l’irradiazione, da una sala attigua, il personale effettua un monitoraggio continuo, tramite un sistema di telecamere a circuito chiuso, mantenendo il contatto con il paziente attraverso un interfono. Il personale in servizio al Gantry spiegherà al paziente, passo dopo passo, tutta la procedura, che potrà durare complessivamente circa 30/45 minuti. Durante il trattamento il paziente è sottoposto a controlli clinici, con cadenza settimanale, o se necessario, più fre- quenti. Il personale medico e infermieristico effettuerà delle visite di controllo clinico con o senza esami ematobiochimici. Il giorno previsto per la loro esecuzione, all’ora stabilita, il paziente dovrà recarsi nell’ambulatorio dedicato. Potrebbe essere richiesta la compilazione di specifici questionari inerenti al trattamento o alla malattia. Si arriva infine alla conclusione del trattamento, quando il paziente sarà visitato per controllare le sue condizioni cliniche, prescrivergli eventuali terapie notizie 15 SERVIZI DI ASSISTENZA DOMICILIARE: IMPORTANTI NOVITÀ PER LE PERSONE CON DEMENZA PROTONTERAPIA: GO! link 49874 n= .it/Public/ddw.aspx? http://www.apss.tn Renata Brolis Integrazione socio-sanitaria Dal 1° gennaio sarà operativa la nuova gara di appalto per la gestione dell’assistenza domiciliare (SAD) ai pazienti presi in carico con i livelli più intensivi di cure domiciliari, Assistenza domiciliare integrata (ADI), Assistenza domiciliare integrata cure palliative (ADI CP) e ai pazienti con demenza moderata - severa e disturbi comportamentali (ADPD). domiciliari e gli esami da portare in visione, illustrargli il programma per i successivi controlli clinici, rilasciargli la relazione conclusiva da trasmettere al medico curante e/o allo specialista. Potrebbe essere richiesta la compilazione di specifici questionari inerenti al trattamento o alla malattia. Le visite di controllo chiudono il percorso: la loro tempistica e modalità di esecuzione, variano da caso a caso. Durante ogni visita saranno valutati la risposta clinica, gli effetti collaterali eventualmente comparsi e gli esami diagnostici previsti. Anche in questa fase potrebbe essere richiesta la compilazione di specifici questionari inerenti al trattamento o alla malattia. 16 notizie Le Figure professionali che compongono l’équipe del Centro di Protonterapia oncologo radioterapista: è un medico specializzato in radioterapia oncologica, cioè nello studio dei tumori e nella loro cura con l’impiego di radiazioni ionizzanti. fisico sanitario: è un dottore in fisica con specializzazione nell’impiego delle radiazioni in ambito sanitario. tecnico sanitario di radiologia medica (TSRM): è una figura professionale laureata in tecniche di radiologia medica che collabora all’esecuzione del trattamento: preparazione, pianificazione, esami radiologici e sedute di terapia. infermiere di radioterapia: è un infermiere con specifiche competenze nella cura dei pazienti sottoposti a radioterapia/protonterapia. Centro di protonterapia Il Centro è una Unità operativa dell’ospedale di Trento, si trova in via Al Desert 14 a Trento. È aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 8.30 alle ore 16. telefono segreteria: 0039 0461 1953100 0039 0461 1953101. e-mail: [email protected] Il servizio SAD garantito prevalentemente da operatori socio sanitari (OSS), dipendenti delle cooperative che si sono aggiudicate la gara di appalto, consiste nell’erogazione di prestazioni di tipo socio assistenziale: igiene, cura e mobilizzazione della persona. La presa in carico dei pazienti più complessi, da parte dei medici di medicina generale e degli infermieri dei distretti, può avvalersi, d’accordo con le famiglie, anche di operatori di assistenza per supportare la permanenza a domicilio, evitare o ritardare l’istituzionalizzazione. Il servizio, assegnato alle competenze della APSS dal 2012, sarà erogato in modo più integrato con gli infermieri del distretto, ci saranno modalità più flessibili per gestire le ore di assistenza nei diversi territori. Agli operatori delle cooperative sono richiesti requisiti formativi specifici per prendersi cura di pazienti ad elevata complessità clinico-assistenziale o nella fase di fine vita. La maggiore novità riguarda una nuova tipologia di servizio: l’Assistenza domiciliare per le persone con demenza, è servizio domiciliare specializzato rivolto ad una fase critica della malattia, quando è nella fase moderata-severa e sono presenti disturbi comportamentali; quindi proprio nel momento in cui è elevato il rischio di istituzionalizzazione per la difficoltà della rete familiare nel gestire l’assistenza. Consiste nell’elaborazione di un progetto individualizzato che comprende una serie di interventi, in parte di assistenza erogati da OSS con la finalità di mantenere l’autonomia e le capacità residue della persona ed educare la famiglia a gestire le attività di vita quotidiana anche in presenza di disturbi comportamentali. L’assistenza, denominata mirata proprio perché specifica per i bisogni della persona con demenza, è integrabile anche con l’assistenza di tregua quando supporta una esigenza di sollievo del care giver e l’assistenza urgente quando risponde ad un assenza improvvisa non programmabile del care giver. È possibile prevedere anche un intervento di addestramento dell’assistente familiare retribuita dalla famiglia (badante). Oltre agli interventi assistenziali il pro- getto individualizzato è integrato anche dall’apporto dello psicologo che offre alla famiglia un sostegno e counseling per superare i momenti di disagio legati al cambiamento del contesto relazionale e ad affrontare le difficoltà legate al lavoro di cura e da programmi di stimolazione cognitiva e motoria, gestita rispettivamente da uno psicologo e da un fisioterapista. L’Assistenza domiciliare per le persone con demenza coinvolgerà 80 persone nel 2015. Sarà l’UVM con la collaborazione degli specialisti geriatri e neurologi delle Unità di valutazione Alzheimer (UVA), ad individuare i pazienti per i quali è appropriata questa forma di assistenza sulla base di precisi requisiti clinici. La rete dei servizi territoriali si consolida con un’offerta più mirata e specializzata di interventi domiciliari a supporto del lavoro di cura delle famiglie. L’accesso è governato dai Punti unici di accesso (PUA) socio sanitari che rilevano i bisogni portati dalle famiglie e dagli operatori, sociali e sanitari ospedalieri e territoriali e attivano le Unità di valutazione multidisciplinari che elaborano progetti personalizzati di assistenza. Il crescere dei bisogni, in particolare nell’area della cronicità, in un contesto di risorse comunque limitate impone di operare all’interno di precisi criteri di appropriatezza nell’offrire i servizi disponibili e di costruire continuità nei passaggi tra i diversi livelli di cura. notizie 17 IN TRENTINO LA SANITÀ DIGITALE È GIÀ REALTÀ NUOVI ORARI DEI FISIOTERAPISTI A VILLA ROSA: UNA SPERIMENTAZIONE AL SERVIZIO DEI PAZIENTI Leonardo Sartori Annamaria Guarnier Servizio sistemi informativi ENTRA ANCHE TU NEL MONDO DEI SERVIZI ONLINE Servizio per le professioni sanitarie Rosa Magnoni Servizio acquisizione e sviluppo ACCEDI CON LA TUA CPS/TESSERA SANITARIA Scarica il software, collega Smarty al tuo computer ed usa la tua CPS: un mondo di servizi ti aspetta! Con le nuove funzionalità di TreC, la piattaforma online dei servizi sanitari, il futuro della sanità digitale è arrivato. Le potenzialità della tecnologia informatica moderna consentono di puntare sempre più sulla semplificazione delle procedure e di rispondere alle richieste del cittadino che desidera essere protagonista consapevole delle scelte che lo riguardano. Con TreC i servizi on-line sono una realtà in progressiva e costante crescita e così da circa un mese i cittadini che hanno aderito alla Cartella clinica del cittadino possono da casa cambiare il medico di famiglia e grazie alla Security Card e all’applicazione «OTP PAT» accedere anche in mobilità con tablet e smartphone al proprio Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE). Semplice l’utilizzo delle due nuove funzionalità di accesso ai servizi online: la Security Card è una tabella da stampare e conservare, mentre l’applicazione «OTP PAT» può essere scaricata gratuitamente su tablet e smartphone. Per entrambe è necessario aver in precedenza attivato la Carta provinciale dei servizi-Tessera sanitaria e autenticarsi con le proprie credenziali (utente e password). Si tratta di un ulteriore e importante passo avanti sul percorso della digitalizzazione della sanità, avviato con l’obiettivo di monitorare la spesa e rendere più semplice la vita ai pazienti. Ad oggi quasi 40 mila cittadini trentini (7,5% degli assistiti) risultano iscritti al sistema TreC, rispetto al quale sono stati tota- 18 notizie ACCEDI IN MOBILITÀ CON LA SECURITY CARD 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 465 935 697 009 689 738 922 699 39 554 40 648 41 42 43 44 45 46 47 48 341 873 977 777 879 546 012 812 49 611 50 107 Usa la Security Card per accedere ai servizi! La Security Card è una tabella da stampare e conservare. La combinazione casuale di due numeri riportati in tabella sarà la tua chiave di accesso ai servizi online. ACCEDI IN MOBILITÀ CON LA APP OTP Usa il tuo smartphone o il tuo tablet per generare un codice di sicurezza (one time password – OTP) che ti permette di accedere ai servizi online! È facile e sicuro: scarica la app OTP PAT, disponibile gratuitamente per IOS e Android. Se hai la CPS attiva, puoi stampare la Security Card e configurare l'APP come e quando vuoi! www.servizionline.trentino.it Se non lo hai ancora fatto, attiva la tua CPS! lizzati 144.240 accessi, 896.565 contatti su homepage, 555 segnalazioni degli utenti, 276.016 visualizzazioni referti e 151.402 notifiche disponibilità referto. Sulla piattaforma TreC sono attive 6.597 deleghe per visualizzare le informazioni di familiari o minori e sono operativi i meccanismi di pagamento online. Dallo scorso mese la lettura via web degli esiti degli accertamenti diagnostici, riferiti a laboratorio e radiologia, ha superato il numero di quelli stampati in modalità tradizionale per la consegna cartacea. La fotografia dello stato dell’arte si completa con le percentuali riferite agli strumenti utilizzati per l’accesso ai 341.103 referti di laboratorio, prodotti dall’APSS nell’arco temporale luglio-novembre 2014. È interessante notare come la richiesta della documentazione in formato cartaceo sia scesa al 42%, la lettura su TreC si attesti al 27% mentre la modalità FastTrec sia passata dal 22,8% al 30,8%, con un incremento di ben otto punti percentuali. Altro dato significativo dei primi undici mesi del 2014 è rappresentato dagli oltre 300 mila assistiti trentini che, con preventivo e specifico al consenso pri- vacy, hanno scelto di adottare la modalità digitale per le ricette farmaceutiche, che in forma dematerializzata hanno superato il traguardo dei 3 milioni. In quest’ambito il Trentino diventa, a livello nazionale, l’unica realtà territoriale che permette ai cittadini di accedere all’erogazione dei farmaci senza carta e con la sola esibizione in farmacia della tessera sanitaria. L’uso della piattaforma digitale rappresenta un notevole vantaggio soprattutto per i pazienti cronici, consentendo inoltre di ridurre gli errori, di contenere i costi e monitorare in modo efficace e tempestivo la spesa farmaceutica. L’aver messo in atto articolati programmi di innovazione dei processi ha avuto come presupposti la competenza tecnica e la condivisione organizzativa e professionale tra tutti gli attori medici e farmacisti, che con ruoli diversi, intervengono nelle attività socio-assistenziali. L’uso degli organi di comunicazione e un adeguato sistema di valutazione-monitoraggio delle attività in corso hanno consentito di verificarne costantemente l’impatto e migliorare efficacia dei progetti. Il trasferimento delle attività dal vecchio al nuovo ospedale Villa Rosa è stato l’occasione per cambiare alcuni aspetti dell’organizzazione del lavoro, al fine di aumentare la qualità del servizio dato ai pazienti. Nelle strutture riabilitative di secondo livello, quale è Villa Rosa, sono ricoverati pazienti ad alta complessità, per i quali è necessario garantire una riabilitazione intensiva e continuativa. Sono indicati, ad esempio, due trattamenti al giorno per almeno cinque giorni la settimana e per alcuni pazienti è necessario prevedere un trattamento anche il sabato. A Villa Rosa finora il trattamento pomeridiano uno-a-uno con il fisioterapista veniva garantito solo ad alcuni pazienti e in orari vicini al pranzo; non era previsto alcun trattamento al sabato, salvo i sabati prossimi ad una doppia festività. Questa anomalia era legata ad abitudini lavorative instauratesi nel corso degli anni che prevedevano per tutti i fisioterapisti impiegati a tempo pieno un orario standard (8.00 – 15.42) e per i fisioterapisti part time attività solo nella fascia oraria di mattina; il sabato non era prevista presenza di fisioterapisti, salvo per le eccezioni descritte sopra. Gli orari sono stati riorganizzati quindi con l’obiettivo di: • aumentare la quantità di trattamenti pomeridiani, in particolare in orari lontani dal pranzo, al fine di permettere un adeguato riposo ai degenti a più alta complessità; • garantire alcuni trattamenti il sabato, almeno per i pazienti a più alta criticità riabilitativa. La nuova organizzazione è in linea con le migliori pratiche adottate in altri centri analoghi e con quanto emerge dalle evi- denze disponibili in letteratura. Essa prevede solo una riorganizzazione degli orari di lavoro e non un aumento del monte ore. Considerate le attuali dotazioni organiche, essa inoltre impatta minimante sul singolo professionista: per ciascun fisioterapista a tempo pieno è previsto uno slittamento dell’orario giornaliero di 48 minuti per circa un quarto delle giornate lavorative annuali (8.48 – 16.30); per ogni fisioterapista a part time è previsto il lavoro in fascia pomeridiana per circa un quinto delle giornate lavorative annuali (termine ore 16.30). Per garantire la continuità riabilitativa nelle giornate di sabato, ciascun fisioterapista a rotazione sarà presente in servizio per una media di quattro sabati all’anno (8.00 - 12.00). I nuovi orari sono stati attivati dal 1° novembre 2014, per un periodo sperimentale di tre mesi, al termine del quale si procederà a valutare i risultati. notizie 19 TeleDSole: MONITORAGGIO A DISTANZA DI PAZIENTI CON MALATTIE CRONICHE William Mantovani, Cinzia Vivori Marina Mastellaro Dipartimento di prevenzione Servizio governance clinica L’allungamento della vita media e il progressivo invecchiamento hanno comportato un aumento dell’incidenza e della prevalenza delle patologie croniche e della comorbidità, determinando il bisogno di una assistenza continuativa e integrata da parte dei professionisti coinvolti nel percorso di cura del paziente. Uno degli strumenti che permette di assicurare la continuità assistenziale è il telemonitoraggio che, attraverso l’utilizzo di specifici dispositivi, consente l’acquisizione e la trasmissione a distanza dei parametri clinici dei pazienti affetti da una o più patologie croniche. Nel primo semestre del 2014 ha preso avvio, su mandato della Giunta provinciale, la sperimentazione di un modello clinico organizzativo di assistenza e cura integrata tra ospedale e territorio, per pazienti con patologie croniche degenerative ad alto impatto sociale, basato su sistemi di telemonitoraggio. L’applicazione del modello organizzativo proposto, che è attualmente in fase di sperimentazione nel territorio della Valle di Sole, dovrebbe migliorare l’appropriatezza dell’assistenza e delle cure erogate e la qualità della vita del paziente favorendo l’integrazione tra i professionisti, la stabilizzazione clinica con riduzione delle riacutizzazioni e la riduzione dei costi di assistenza diretta ed indiretta. Nello specifico il Progetto TeleDSole si prefigge di introdurre un nuovo approccio alla cura del paziente diabetico di tipo 2 e con comorbidità cardiaca e/o respiratoria attraverso una 20 notizie MUOVERSI PER APPRENDERE COL NORDIC WALKING gestione integrata condivisa tra la medicina del territorio e medicina specialistica. Per la sua concretizzazione è stato attivato un gruppo di progetto, composto da professionisti del distretto e della medicina generale del Distretto ovest, dell’Ospedale Valli del Noce, dei servizi Sistemi informativi, Ingegneria clinica, Governance clinica e della Provincia autonoma di Trento, coordinato dalla direttrice dell’Area di governance, con il mandato di definire i metodi, i criteri d’arruolamento dei pazienti, la tempistica e gli strumenti da utilizzare. Il progetto TeleDSole prevede il telemonitoraggio di cento pazienti residenti nel territorio della Valle di Sole, con più di 64 anni di età, affetti da diabete di tipo 2, senza deficit cognitivi o se del caso supportati dal caregiver. Di questi, 20 pazienti presentano comorbidità cardiaca e/o respiratoria (ipertensione e/o scompenso cardiaco cronico e/o bronchite cronica ostruttiva BPCO). I soggetti da reclutare sono stati individuati dai medici di medicina generale (MMG) in accordo con lo specialista di riferimento e in collaborazione con il Servizio infermieristico dell’Unità operativa di cure primarie del Distretto ovest. Il reclutamento di ogni paziente prevede: la consegna dell’informativa e la raccolta del consenso, la definizione del piano di cura (tipologia, numero e frequenza dei controlli) e dei relativi alert (range terapeutici e occorrenza), la consegna della strumentazione necessaria per misurare i parametri clinici e trasmetterli dalla propria abitazione. I parametri clinici oggetto di monitorag- gio sono glicemia, pressione, peso e, per i pazienti con comorbidità, anche tracciato ECG, saturimetria, ritmo cardiaco e frequenza. I tracciati delle rilevazioni sono visualizzabili dai medici dell’Unità operativa di medicina dell’ospedale di Cles, dal MMG dell’assistito, dagli infermieri delle cure domiciliari. Il sistema di monitoraggio prevede l’attivazione di un alert nel momento in cui vengono rilevati valori superiori rispetto alla soglia impostata, non sono trasmesse le rilevazioni dei parametri clinici previsti e il MMG non valida i dati registrati dal sistema. Attualmente sono stati arruolati circa un terzo dei pazienti previsti. Tutti i MMG dell’ambito Valle di Sole partecipano al progetto. Nonostante la sperimentazione sia ancora all’inizio si evidenziano una maggiore consapevolezza del paziente rispetto alla propria malattia e l’adozione di un corretto stile di vita. La sedentarietà è il quarto principale fattore di rischio di mortalità globale, provocando ogni anno 3,2 milioni di decessi (Organizzazione mondiale della sanità). Uno stile di vita attivo è importante per mantenersi in buona salute. OKkio alla Salute (un sistema di sorveglianza sul sovrappeso e l’obesità e i fattori di rischio correlati nei bambini delle scuole primarie, 6-10 anni) rivela che in Trentino solo il 27% dei bambini pratica l’ora di attività fisica raccomandata dall’OMS per almeno cinque giorni alla settimana. Non sono pochi quindi i bambini che potrebbero mantenersi più attivi sfruttando ogni occasione lungo la giornata per utilizzare il proprio corpo nei diversi contesti di vita guadagnandone in salute. L’attività di Nordic walking (NW) o camminata nordica con i bastoncini, rappresenta un semplice ed efficace metodo per promuovere il movimento, anche a Scuola. Il NW in età infantile favorisce agilità, coordinazione, corretta postura e riduce il rischio di obesità. Educa anche ad un buon controllo emotivo, migliora l’autostima, aumenta le capacità di socializzazione e autonomia, favorisce l’osservazione del proprio territorio creando occasioni per sviluppare il senso di appartenenza come anche stabilito dai Piani di studio provinciali. L’Unità operativa igiene e sanità pubblica del distretto Centro Sud, ambito Vallagarina, in collaborazione con l’insegnante Emanuela Antonelli (Istituto comprensivo di Brentonico) e con Valentina Lanz, maestra della Scuola italiana di Nordic walking, ha promosso il progetto “Muoversi per apprendere col Nordic walking”. I destinatari del progetto sono gli Insegnanti ai quali vengono fornite indicazioni su tecnica e benefici del NW per consentire loro di inserire tale attività nel curriculum scolastico con lo scopo di promuovere il movimento a Scuola attraverso lo sviluppo delle competenze chiave di apprendimento europee (una combinazione di conoscenze, abilità e attitudini appropriate al contesto e necessarie per la realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione. Raccomandazione 2006/962/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, 18/12/2006). Negli ultimi due anni sono stati coinvolti quattro istituti e formati 90 insegnanti con ricaduta su 20 classi. La formazione di otto ore per gli insegnanti prevede una parte pratica (uscite con i bastoncini) gestita dalla Scuola italiana Nordic walking al fine di sperimentare i benefici sulla salute, la simulazione del gesto tecnico e della progressione, le competenze coinvolte, lo Zoo Nordic (movimenti appresi attraverso la simulazione dei movimenti degli animali); una parte teorica condotta notizie 21 ECCO LA NUOVA MENSA DELL’OSPEDALE SANTA CHIARA MUOVERSI PER APPRENDERE COL NORDIC WALKING Un piccolo disagio per un miglior servizio. Così possono essere sintetizzati pochi mesi di lavoro presso la mensa dell’ospedale Santa Chiara che hanno richiesto un po’ di pazienza agli operatori dell’ospedale che per qualche settimana non hanno potuto fruire di un servizio completo, ma che hanno condotto ad avere oggi dei locali più idonei allo scopo e, soprattutto, con una diversa logistica che ha anche consentito di ridurre drasticamente le code cui si era ormai abituati. da un insegnante della Scuola primaria e dal referente alla salute dell’APSS con lo scopo di fornire indicazioni per l’inserimento del NW nel curriculum scolastico. Gli insegnanti, una volta formati, realizzeranno nelle classi sia le uscite, accompagnando gli alunni assieme a un istruttore della Scuola italiana di NW, sia le attività in aula collegandole alle diverse discipline (es. geo-storiche, umanistiche, motorie, lingue straniere). Nelle classi del primo biennio, ad esempio, sono attivati percorsi legati allo sviluppo di consapevolezza e coordinazione corporea collegati alla lingua straniera. Per ogni classe sono previste cinque uscite di un’ora con i bastoncini allo scopo di coordinare e collegare in modo fluido il maggior numero di movimenti naturali; utilizzare le abilità motorie in forma singola o in gruppo; apprezzare le traiettorie, le distanze e i ritmi esecutivi delle azioni motorie; il tutto applicando il rispetto delle regole e del gruppo, sviluppando conoscenza del territorio, assumendo atteggiamenti di disponibilità e svolgendo un ruolo attivo e significativo nelle attività gioco-sport. li, la consapevolezza e coordinazione, la partecipazione a socializzazione, il senso di responsabilità. L’obiettivo per i prossimi anni è quello di estendere il progetto ad altre scuole nell’ottica di una Scuola che promuove salute in rete con la comunità e il territorio, per rendere più facili e accessibili le scelte salutari da parte dei cittadini nelle diverse fasi della vita. Buona camminata a tutti! La disponibilità del gestore del servizio ad una stretta collaborazione con l’APSS per raggiungere un risultato di qualità, ha permesso di offrire a tutti i dipendenti una pausa pranzo all’altezza (come qualità) e capace di consentire un necessario momento di detensione della giornata lavorativa (come luoghi). Vi era la necessità di effettuare alcuni lavori obbligatori di adeguamento e si è colta l’occasione per sistemare tutta la mensa, lavorando nel periodo estivo per ridurre al minimo i disagi. La sala mensa è stata completamente rimessa a nuovo: pavimento, soffitto, arredi e sistema di distribuzione. Quest’ultimo è stato riprogettato prevedendo due linee parallele che, garantendo ai fruitori possibilità di movimento tra le varie scelte, riducono drasticamente i tempi di accesso. La ristrutturazione ha coinvolto anche i locali di supporto, in particolare la zona cucina interna dedicata alla mensa. Quest’ultima, progettata con idonei spazi di lavorazione separati da quelli per lo stoccaggio dei cibi, offre un supporto tecnico logistico indispensabile per fornire un servizio di ristorazione completo. La valutazione del progetto avviene attraverso la raccolta dei dati di processo e di soddisfazione mentre per i risultati di salute si valuta l’aumento delle ore di attività fisica a scuola e le attività realizzate per promuovere il movimento attraverso degli indicatori da inserire nella rubrica valutativa dello studente che riguardano: lo sviluppo di conoscenze e abilità, le competenze in area motoria individuate dai Piani di studio provincia- 22 notizie notizie 23 LA PAGINA DEI LETTORI Veronica Miori Unità operativa di ginecologia e ostetricia, ospedale di Arco Latte di mamma… tutta salute! È questo il titolo dato all’evento tenutosi nella mattinata di sabato 4 ottobre in piazzale Segantini ad Arco, promosso dall’Unità operativa di ginecologia e ostetricia del presidio ospedaliero di Arco, insieme a colleghi ed amici in occasione della settimana mondiale per l’allattamento materno (SAM). La settimana per l’allattamento materno (SAM) si svolge dal 1 al 7 di ottobre tutti gli anni e raggruppa gli sforzi di tutti i promotori dell’allattamento materno, i governi ed enti per sensibilizzare l’opinione pubblica e per generare sostegno, utilizzando un tema diverso ogni anno. Il tema della SAM è lanciato dalla World Alliance for Breastfeeding Action (WABA), ossia Alleanza mondiale per interventi a favore dell’allattamento, un’alleanza globale di individui, reti e organizzazioni che proteggono, promuovono e sostengono l’allattamento al seno, basata sulla Dichiarazione degli innocenti e la Strategia globale per l’alimentazione dei neonati e dei bambini dell’OMS e dell’UNICEF. (fonte: MAMI - www.mami.org) Lo scopo della nostra iniziativa, come specificato negli obiettivi dell’Organizzazione mondiale della sanità, era quello di richiamare l’attenzione sull’importanza di rafforzare le azioni per proteggere, promuovere e sostenere l’allattamento materno e di coinvolgere maggiormente tutte le persone che sono accanto alle neo-mamme. Perché? Il latte materno è perfetto e inimitabile, 24 notizie dà al bambino tutti i nutrimenti di cui necessita per i primi sei mesi di vita e rimane importante come alimento complementare fino ai due anni ed oltre. Contribuisce a proteggerlo dalle infezioni e riduce le probabilità di sviluppare alcune malattie in età successive. L’allattamento materno aiuta mamma e bambino ad avvicinarsi, fisicamente ed emotivamente, offrendo importanti vantaggi sulla salute. I bambini che non sono allattati al seno hanno maggiori probabilità di soffrire di diarrea, vomito e infezioni delle vie urinarie (maggiore frequenza di ricovero in ospedale), soffrire di otiti, rifiutare nuovi cibi e sapori, soffrire di stitichezza, avere problemi di sovrappeso e obesità (maggior rischio di sviluppare diabete di tipo 2 e altre malattie da adulto), soffrire di eczema. L’allattamento al seno ha degli effetti positivi per le mamme, le famiglie e la comunità; protegge la mamma dal tumore al seno, alle ovaie e dall’osteoporosi in età avanzata, per le mamme che allattano è più facile perdere i chili accumulati in gravidanza, permette un evidente risparmio economico, è ecosostenibile, a chilometri zero e risparmia risorse ambientali. (fonte: “Il latte materno è il più naturale che c’è” - ministero della Salute, Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie, sulla “promozione dell’allattamento al seno” attuato in collaborazione con l’UNICEF e le regioni Sicilia, Lazio, Marche, Veneto e ASL Città di Milano) La giornata del 4 ottobre si è svolta nella verdeggiante piazza Segantini di Arco. Gli operatori e un grande cuore formato di balle di paglia, hanno accolto mamme, lattanti e sostenitori, che alle 10.30 hanno dato vita al primo flash-mob arcense dedicato all’allattamento materno. In un clima gioioso si è allattato, parlato e sorriso molto, creando una emozionante energia. Per l’occasione sono stati allestiti un punto informativo dove esperte in allattamento (operatori e mamme) fornivano consigli, suggerimenti e materiale divulgativo. Mentre dall’altro lato della piazza una area dedicata attendeva bambini di tutte le età, coinvolgendoli con giochi ed iniziative sul tema. L’evento, che ha trovato risonanza anche sui media regionali, è stato possibile grazie al contributo volontario di persone che hanno colto lo spirito e l’importanza della iniziativa. A tutti loro un grande ringraziamento. la ricetta salutare ZUPPA DI LENTICCHIE INGREDIENTI PROCEDIMENTO • 250 g di lenticchie secche piccole • 150 g di coste • 80 g di sedano verde • 80 g di zucchine • 60 g di carote • 60 g di scalogno • 10 g di olio extravergine d’oliva • 1 spicchio d’aglio • 1 foglia di alloro • concentrato di pomodoro qb Mettere in ammollo le lenticchie in acqua fredda. Lavare le verdure, tagliare le coste a fette e le altre verdure a cubetti e far stufare con poco brodo vegetale e olio, uno spicchio d’aglio intero e una foglia d’alloro. Aggiungere le lenticchie scolate, coprire con del brodo vegetale, insaporire con un po’ di concentrato di pomodoro e far cuocere per una quarantina di minuti a fuoco lento, rimestando di tanto in tanto. Si può servire con crostini di pane integrale. notizie 25 CINEMA E SALUTE CINEMA E SALUTE a cura di Mauro Bertoluzza ALABAMA MONROE Crediti L’intensa storia d’amore tra Didier, leader di un gruppo bluegrass fiammingo, ed Elise, una tatuatrice che diventerà poi cantante dello stesso gruppo: divideranno amore, sesso, una casa nuova, musica e palcoscenici. Ma il concepimento e soprattutto la malattia e la morte a sei anni della figlia Maybelle farà esplodere prima la diversità dei caratteri, poi il dolore e il diverso modo di elaborare il lutto: rabbioso, razionale, intransigente e ostile verso la religione (e irritato dai limiti che questa pone alla ricerca scientifica) quello di Didier, rancoroso, animistico ed emotivo quello di Elise, incline alla fede tramandatale dalla famiglia. Il cerchio è una costante nel cinema di Van Groeningen e diventa, in modo ancora più esplicito rispetto ai suoi film precedenti, motivo centrale di Alabama Monroe: cerchio della vita, sulla cui continuità si interrogano e sperano i due protagonisti, a cominciare dalla canzone che apre il film. Il vero protagonista del film è Didier, rude e al tempo stesso tenero cantante e suonatore di banjo, che elabora il lutto con razionalità inflessibile e che vede vacillare il mito culturale americano inquinato da una politica miope e bigotta. Ha paura di scelte che possono apparire definitive (un figlio, i tatuaggi…) e cerca disperatamente risposte e soluzioni definitive. Il rapporto con Elise lo spinge a uscire da questa precarietà, ma le successive prove (la morte della figlia, la separazione) mettono nuovamente in discussione la sua identità. La parte di Didier è stata affidata a Johan Heldenbergh che è anche autore, regista 26 notizie e interprete della piece teatrale da cui è tratto il film. Utilizzando lo schema del melodramma Alabama Monroe mette insieme motivi diversi. La scomposizione del tempo è uno dei suoi punti di forza: che i personaggi ne siano consapevoli o meno, il passato continua a influenzare il presente e nelle scelte del presente si trovano le premesse di quello che accadrà in futuro. E uno dei motivi centrali è l’incertezza dei personaggi nei confronti del futuro e la necessità di dover compiere delle scelte in questa condizione di incertezza, non sapendo quali saranno le conseguenze delle decisioni prese. I flashback, dei quali è ricco il film, non sono operazioni compiute arbitrariamente dal regista per vivacizzare il racconto, ma sono la memoria dei protagonisti, che motiva le loro azioni. I due flashback sui momenti felici della vita di coppia che vediamo nella seconda parte del film (il primo incontro, Regia Mirko Locatelli Paese Belgio/Olanda Anno 2012 Titolo originale: The broken circle breakdown la proposta di matrimonio e la cerimonia nella sala da bigliardo) sono i ricordi nei quali i protagonisti trovano le ragioni e la forza per provare a ricucire il rapporto. Alabama Monroe possiamo anche considerarlo strutturalmente un musical, dove i brani eseguiti seguono puntualmente le fasi della storia di Didier ed Elise. E la musica conferisce, insieme all’ambientazione e alla caratterizzazione dei personaggi, un tocco particolare a un film che rischierebbe altrimenti di cadere da una parte nel melodramma, dall’altra in un’invettiva politica contro l’irrazionale ostilità del governo repubblicano statunitense allo sviluppo delle ricerche sulle cellule staminali. notizie 27 Azienda provinciale per i servizi sanitari |Provincia autonoma di Trento | Via Degasperi 79, Trento Tel. 0461 904111 / 0461 904171| www.apss.tn.it notizie Numero 2 | Anno 13 | GIUGNO 2014 | Trimestrale notizie Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari N. 2/14 L’INTERPROFESSIONALITÀ, DALLE AULE ALLA PRATICA CLINICA | LA RESIDENZIALITÀ NELLA SALUTE MENTALE, DAI MANICOMI ALLE CONVIVENZE CON I RIFUGIATI POLITICI | L’INDIVIDUAZIONE PRECOCE DELL’ANZIANO FRAGILE: UNA NUOVA PROSPETTIVA PER I SERVIZI | CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE: LINEE GUIDA PER GLI OPERATORI E LE OPERATRICI DELLA RETE E MOLTO ALTRO...
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