Anno III - Numero 265 - Venerdì 14 novembre 2014 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Attualità Cronaca Dalla Pisana Sciopero generale, Camusso isolata Processo Ruby-bis: condanne ridotte Scure sui vitalizi della Regione Lazio Traboni a pag. 2 Colosimo a pag. 3 a pag. 7 TRA I PERSONAGGI AL CENTRO DELL’AFFARE, LO STRAPAGATO DIRIGENTE TONINO D’ANNIBALE, FIRMATARIO DEI GHIOTTI CONTRATTI DI LOCAZIONE di Francesco Storace e vi arrabbiate fate bene. È successo anche a me leggendo le carte dello scandalo Lazio Service - l’inchiesta in cui i magistrati sospettano una tangente da quasi due milioni di euro finita a Marco di Stefano, deputato del Pd ed ex assessore della giunta Marrazzo - messe a disposizione dall’assessore al Bilancio della giunta Zingaretti, Alessandra Sartore, a seguito della mia interrogazione sul clamoroso caso di fronte ad una politica silente. Gli atti depositati in consiglio regionale sono davvero tanti e vanno letti uno per uno. Credo che lo stia facendo con grande perizia la stessa autorità inquirente - tra Guardia di Finanza e procura della Repubblica di Roma - per analizzare il ruolo di ciascuno dei protagonisti dell’affare. Qualche domanda di chiarimento credo dovrebbe porla lo stesso Zingaretti a Tonino D’Annibale, da pochi giorni - chissà perché - direttore dell’amministrazione di Lazio Service, azienda in cui è stato direttore generale nei tempi d’oro dei palazzi più preziosi del mondo. D'Annibale è un personaggio che a vederlo è anche simpatico, quello che si direbbe un bonaccione. Me lo ricordo iscritto ad Architettura, chissà se nel frattempo si è laureato per intraprendere la carriera dirigenziale. Me lo trovai come consigliere del Pds e poi del Pd sia nella legislatura in cui ho governato io la Regione sia quando toccò alla Polverini. Nei ritagli di tempo in cui alla Pisana c’è la sinistra, lui dirige l’orchestra a Lazio Service. Lo stipendio è da favola: 182mila euro lordi l’anno che sommati ai 75mila - sempre lordi - di vitalizio, danno una somma di 257mila euro. Obama ne guadagna 305mila come presidente dell’America. Giorgio Napolitano si ferma a 239mila euro. E poi dicono che il vilipendio lo commetto io al povero capo dello Stato... D’Annibale avrebbe dovuto essere più prudente nei due contratti stipulati da Lazio Service sui palazzi di via del Serafico. Procedure incredibili. Il 5 agosto 2008, l’assessore Di Stefano partecipa - su delega conferita il giorno prima da Marrazzo - all’assemblea della S OBAMA SERVICE Lo scandalo della megatangente imputata al deputato Pd Di Stefano è sempre più intricato ed emergono nuovi, inquietanti dettagli su operazioni condotte sempre sotto Natale... società e praticamente ordina l’attivazione della procedura per l’affitto del primo immobile. Il 22 ottobre viene presentata l'unica offerta. L’aggiudicazione avverrà il 28 novembre da parte della commissione presieduta dall’avvocato Tota, che poi diventerà direttore ad interim. Peccato che l’atto notarile con cui la società Belgravia Inves diventa proprietaria del palazzo per il quale Lazio Service dice di sì, è stipulato solamente il successivo 30 dicembre. Quasi un regalo di Natale, decido un affitto per uno stabile ad una so- a città di Roma in particolare, e l’Italia in generale, ancora nel mirino del terroristi islamici dell’Isis. In un nuovo messaggio, diffuso ieri, il leader dello stato islamico al-Baghdafi fa preciso riferimento alla “conquista di Roma”, vista come capitale della cristianità, da parte delle truppe jihadiste. "I mujiaheddin continueranno la loro avanzata finché non arriveranno a Roma", ha detto al-Baghdadi, con un nuovo appello a portare avanti la battaglia contro “i crociati”, proprio come aveva fatto a luglio scorso, nel sermone alla moschea di Mosul, in cui si autoproclamò 'Califfo'. Il video dura poco meno di 20 minuti ed è il primo dopo le recenti voce di un ferimento, o addirittura dell’uccisione, del Califfo. L perché i dipendenti non c’entrano più. È Claudia Ariano, che gli inquirenti individuano legata a Di Stefano. Sempre sotto Natale, ma il 15 dicembre, i futuri proprietari dell’immobile che sarà pagato da Lazio Service con l’affitto, lo vanno a comprare. Tanto c’è la nuova decisione della settimana prima. Il 15 gennaio, il cda dice ok e il 20 gennaio 2010 il direttore D’Annibale firma il contratto di locazione. Qualche settimana dopo, si presenta alle elezioni regionali e viene eletto. E noi paghiamo. IL CASO DELLA CAPITALE È LO SPECCHIO DI UN MALESSERE CRESCENTE IN TUTTO IL PAESE VIDEO DEL CALIFFO L’Isis torna a minacciare Roma cietà che sembrebbe ancora non esserne proprietaria. Ancora più intricata la seconda storia dei due palazzi che costano sette milioni e mezzo più Iva ai cittadini del Lazio. Il 9 dicembre 2009, ma Di Stefano non è più l’assessore competente, si riunisce il cda presieduto dall’avvocato Scicchitano. Sette punti all’ordine del giorno, più un altro: eventuali e varie. Indovinate che c’è? Una lettera di due giorni prima del direttore della logistica di Lazio Service, che reclama un altro immobile Tor Sapienza, (in)sicurezza italiana di Robert Vignola a violenza va sempre condannata. Ma vanno capite anche la rabbia e il malessere sociale diffuso tra gli abitanti di Tor Sapienza, nella Capitale, costretti a vivere in un quartiere ricco di criminalità, prostituzione, degrado e disservizi. Specchio di una Roma che ha perso la battaglia più importante: quella della legalità. E così ai cittadini (di fronte ai continui episodi di violenza perpetrati dagli immigrati) non è rimasto altro da fare che percorrere l’unica strada rimasta per farsi sentire da chi di dovere: il ricorso alla forza. Una rabbia sfociata negli scontri di questi giorni per via della lontananza e L della scarsa attenzione del Comune e del Municipio nei confronti delle zone periferiche (eppure ci sono stati incontri istituzionali tra cittadini e rappresentanti delle istituzioni), trasformate in enormi banlieue. Tant’è che i comitati di quartiere di Roma per domani hanno organizzato un corteo, che partirà dall’Esquilino e arriverà a piazza Ve- nezia, per rivendicare l’orgoglio di essere Capitale d’Italia. Lo slogan è chiaro: ‘Ora basta’. Il centro di accoglienza, paragonabile a un campo di battaglia dove è andata in scena una guerra tra poveri, è stato gravemente danneggiato e - come spiegano dal Campidoglio – al momento in molti suoi spazi è inagibile. Ieri, infatti, una trentina di minori stranieri, ospitati n ella struttura di via Morandi, sono stati trasferiti negli altri centri - ben 48 – sparsi nella capitale. Ad alimentare la tensione, è arrivata anche l’istituzione della commissione parlamentare d’inchiesta per accertare le condizioni degli extracomunitari nei centri di identificazione ed espulsione. Un’iniziativa fortemente criticata da Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega Nord, sostenuta invece dal Partito democratico e altre formazioni di sinistra. Tra i tanti interventi, c’è stato quello del vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri (FI) che ha ricordato come tensioni e intolleranza sono figli di operazioni assurde come Mare Nostrum, che hanno scaricato sulle nostre coste e nelle nostre città centinaia e centinaia di immigrati intasando centri di accoglienza e rendendo ingestibile la situazione. Un malessere diffuso in molte città d’Italia. La gente è esausta e, in questi casi, la rabbia potrebbe sfociare in tragedia. Sperando che non ci scappi il morto. 2 Venerdì 14 novembre 2014 Attualità CISL E UIL LASCIANO SOLO IL SINDACATO ROSSO. E ANCHE DAL PD ARRIVANO STRALI POLEMICI Sciopero generale: Cgil col fiatone E sul mega-ponte dal 5 all’8 dicembre, la Camusso si arrampica sugli specchi per difenderlo di Igor Traboni a Cgil si ritrova sola soletta con lo sciopero generale proclamato per il 5 dicembre, giornata che – tra l’altro – ha fatto rivoltare il popolo della Rete, visto che si tratta di un venerdì e che quindi consente un mega-ponte fino a lunedì 8 dicembre (festa dell’Immacolata) compreso. Comunque sia, dalla decisione di indire lo sciopero si sono sfilati sia Cisl che Uil "Lo sciopero proclamato per il 5 dicembre è solo della Cgil, l''ha proclamato la Camusso. Noi non ci saremo, non ci pensiamo nemmeno, non è oggi lo strumento adatto", ha detto il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, ad una trasmissione su Radio 24. Un no motivato dal fatto che “c’è il giorno dopo. E il giorno dopo di uno sciopero generale bisogna che il paese cambi e riparta. È un processo un po’ più complesso da mettere in piedi. Noi pensiamo che per ottenere i risultati vadano fatte altre cose. Dal mio punto di vista Camusso non ha fatto la scelta che si deve fare", ha aggiunto la Furlan, che poi però ha detto di preferire la Camusso a Landini. Misteri del sindacato… In casa Uil, il neosegretario Carmelo Barbagallo ha detto: "Noi siamo per aspettare il 17 novembre. E’ singolare che, ora che L il governo ha deciso di fare l'incontro, proclamiamo prima del tempo lo sciopero. Noi abbiamo auspicato che il governo facesse sentire la propria voce. E il governo ci ha convocato lunedì 17 alle ore 19, per discutere della riforma della Pubblica amministrazione e, per quanto ci riguarda, del contratto della Pa. Noi siamo per verificare se c’è una volontà di cambiamento nel governo, che prima non ci voleva neanche ascoltare. Vedremo se ci sono i margini di una trattativa per dare risposta a pubblico impiego, ai pensionati e per quanto attiene la legge di stabilità e il Jobs act. Siamo per aspettare il 17", ha sottolineato Barbagallo. A cotante critiche, la Camusso ha replicato così: "E'' noto che più il mondo del lavoro è unito, più è forte. La vera debolezza penso sia il fatto che di fronte a scelte che manterrebbero il Paese in condizioni di stagnazione, di recessione e che attaccano direttamente i diritti del lavoro, non si reagisca". Il segretario della Cgil, sempre più in difficoltà all’interno del sindacato e nel rapporto con il Pd di Renzi, si è poi arrampicata sugli specchi, cercando di demolire la realtà del mega-ponte dal 5 all’8 dicembre: “A chi parla dello sciopero del 5 dicembre chiamando in causa il ponte "proporrei che seguisse un corso di ingegneria, perché un ponte è una cosa che unisce due cose. La continuità dei giorni della settimana di per sé non è un ponte. Sul piano dell'uso della lingua, poi vorrei dire – ha aggiunto il leader del sindacato rosso - che davvero ci sarebbe bisogno di un bagno di realtà da parte dei tanti che parlano e pensano ad un mondo nel quale il lavoro è tutto strutturato tra il lunedì e il venerdì e la gente è entusiasta di preparare le valigie ed andarsene per il fine settimana”. CAMMINO INCERTO PER LA CREATURA DI RENZI Jobs act: compromesso nel Pd ma è rottura con gli alfaniani ornano a farsi parecchio agitate le acque attorno al Jobs act, l’ennesima creatura renziana che non riesce a trovare forma. In verità, anche se a fatica, c’è un’ipotesi di accordo nel Pd sulle modifiche da apportare al Jobs Act alla Camera. Ma lo scontro si sposta ora sul versante Nuovo centrodestra, con il presidente della commissione lavoro del Senato, Maurizio Sacconi, che ritiene "inaccettabile" la mediazione raggiunta. Il testo della delega sul lavoro sarà dunque modificato, nel corso dell'esame alla Camera, recependo i contenuti approvati dalla direzione del Pd, tra cui le modifiche all'articolo 18 sui licenziamenti disciplinari. Si tratta di un accordocompromesso per salvare il salvabile e andare avanti, raggiunto al termine di un incontro tra il ca- T pogruppo Pd, Roberto Speranza, il responsabile economico dei democratici, Filippo Taddei, e il presidente della commissione Lavoro, Cesare Damiano. Si allontana quindi, almeno per il momento, l’ipotesi dell’ennesimo ricorso al voto di fiducia in Senato. Ma il Ncd non ci sta e prova a fare la voce grossa, minacciando sfracelli per l’alleanza di governo: non basta che la direzione del Pd abbia trovato un accordo sul Jobs Act per 'sdoganare' il provvedimento, serve anche una riunione di maggioranza, ha fatto sapere il presidente della Commissione lavoro del Senato, Maurizio Sacconi: “Se il testo è quello descritto dalle agenzie non è accettabile. Ribadisco urgente riunione di maggioranza. Altrimenti si rompe la coalizione", tuona l’esponente del partito di Alfano. IL PONTE DI VENEZIA È UN COLABRODO, LA CORTE DEI CONTI GLI CHIEDE QUASI 4 MILIONI DI DANNI Si mette male per Calatrava l’archistar I talia, Paese malato? Chissà. Certamente, fa riflettere la storia di Calatrava. Una archistar, cioè una star dell’architettura che le nazioni si contendono per quelle opere (opinabili, per carità, ma pur sempre quotatissime) che le più belle città del mondo si contendono. Ebbene, se a Malmoe brilla il suo “Turning torso”, se a Tenerife brilla il suo “Opera House”, a Venezia lo attendono (invano) in tribunale. Qui la Corte dei Conti lo ha chiamato in giudizio per il Ponte della Costituzione, il quarto sul Canal Grande. Bello, brutto? Ognuno giudichi per sé. Il fatto è che è troppo costoso, perciò il buon Santiago rischia di trovarsi a proprio debito una parcella da quasi 4 milioni di euro. Nella fattispecie è accusato dal procuratore Carmine Scarano, assieme a tre esperti (Salvatore Vento, Roberto Casarin e Roberto Scibilia), di aver concorso alla lievitazione dei tempi, dei costi e di aver commesso una serie di errori tanto che dalla spesa iniziale di 6,7 milioni di euro il costo com- plessivo dell'opera è stato di 11,276 milioni. Quasi il doppio. Roba da mettere il pedaggio anche per i pedoni. Il ponte, il cui disegno venne regalato al Comune di Venezia da Calatrava nel 1996, tra rinvii e tempi di costruzione venne concluso solo nel 2008 con la supervisione progettuale dell'architetto catalano. In apertura d'udienza, il procuratore Scarano ha presentato una nuova memoria in cui ha documentato ulteriori danni subiti dallo Stato per la fragilità dell'opera sottoposta, a causa del tipo di progettazione, a continui controlli statici e al ripristino di parti eccessivamente fragili, come i gradini in vetro. Non solo: fari puntati anche sulla gara d'appalto aperta a troppe imprese, l'assenza di indagini archeologiche preliminari e, tra l'altro, degli accorgimenti per soddisfare la normativa di legge a favore dei diversamente abili. La difesa ha chiesto il rinvio del procedimento alla luce dei nuovi atti e di un analogo procedimento in sede civile che potrebbe essere avanzato dal Comune di Venezia contro Calatrava. Istanza che è stata respinta. Alla faccia dell’archistar… Robert Vignola NESSUNA DELLE TRE PROPOSTE DI ACQUISTO È STATA ACCETTATA DAL LIQUIDATORI Futuro sempre più incerto per “l’Unità” Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Difficoltà anche per “Europa”, mentre “Il Manifesto”torna a batter cassa con i lettori i fa sempre più cupo il futuro dell’Unità, il quotidiano del Pd che ha già sospeso le pubblicazioni. I liquidatori della Nie hanno infatti comunicato che nessuna delle tre proposte per rilevare l’Unità è stata accettata: nessuna si è rivelata “pienamente conforme, per distinti profili, all’invito pubblicato”. E’ stato concesso quindi un nuovo termine, fissato per il 30 novembre 2014, entro il quale gli interessati devono aggiornare le proposte inviate o formularne di nuove “con particolare riguardo ai tempo e alle modalità di pagamento”. Una notizia che non è piaciuta per niente al comitato di redazione del giornale fondato da Antonio Gramsci che in una nota “esprime grande pre- S occupazione per la valutazione dei liquidatori della Nuova Iniziativa Editoriale circa la non congruità delle tre offerte relative all’acquisto dell’Unità ricevute entro il 31 ottobre, data da loro fissata nel bando pubblico d’asta”. “La decisione di prorogare al 30 novembre i tempi per la messa a punto di quelle offerte o per la presentazione di altre – sottolinea il cdr in una nota – evidenzia il permanere di una grave situazione d’incertezza e rende alquanto problematica la possibilità, pur ventilata in dichiarazioni pubbliche, del ritorno in edicola del nostro giornale entro l’anno in corso. Ci attendiamo una veloce soluzione della vicenda, soprattutto a tutela dei lavoratori del giornale che da agosto sono in cassa integrazione a zero ore”. Nei giorni scorsi, come si ricorderà, anche l’altro quotidiano di area Pd, “Europa”, venuto alla luce come organo della disciolta Margherita, ha cessato le pubblicazioni. Per entrambi, il partito ha comunque mostrato un atteggiamento ‘distaccato’ – per usare un eufemismo – e appare quindi difficile, se non impossibile, l’eventualità che il Pd metta mano al portafogli per supportare le due testate. Sempre nell’area di sinistra, prova invece a mantenersi a galla il Manifesto, in perenne crisi di liquidità, che ieri ha chiesto l’ennesimo sacrificio ai suoi lettori per rimpinguare le casse sempre più vuote, con un numero straordinario venduto a 20 euro. Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Difficoltà anche per un altro organo di partito, ovvero La Padania della Lega Nord, che pure ha annunciato la cesIg.Tr. sazione delle pubblicazioni. Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Venerdì 14 novembre 2014 Attualità PENE RIDOTTE, MA TUTTI COLPEVOLI ANCHE IN APPELLO. SOLO FEDE RISCHIA DAVVERO IL CARCERE Ruby bis, la mano resta pesante Mora si pente e ottiene un trattamento clemente, attenuanti generiche per la Minetti che in caso di condanna definitiva andrà ai servizi sociali. Il giornalista spera nella ex Cirielli, ma può finire dentro di Federico Colosimo DOPO I FATTI DI BOLOGNA ene ridotte, sì. Ma tutti colpevoli. E condannati, ancora. Pesantemente e forse ingiustamente, dal primo all’ultimo. Portare ad Arcore Ruby e le olgettine costa carissimo, non solo a livello economico, ma penale. E precisamente 4 anni e 10 mesi di carcere per Emilio Fede e altri 3 per Nicole Minetti. Che dopo la batosta ricevuta nel processo di primo grado, si beccano un’altra stangata in appello e sempre a Milano. Mano pesante anche nei confronti di Lele Mora, che riesce però, grazie alle sue dichiarazioni di pentimento e parziale ammissione, a ottenere un trattamento clemente da parte dei giudici, che cumulano la sua pena con una vecchia condanna per bancarotta e gli infliggono in tutto 6 anni e 1 mese. Con la quasi promessa – non scritta - che difficilmente tornerà dentro. Per i 3 imputati, la speranza era quella di inserirsi nel solco del processo principale, che in secondo grado s’è concluso con l’assoluzione di Berlusconi da tutte le accuse. E invece no. Di fatto la Corte ha sposato la tesi della procura. Morale della favola, il Cav è uscito indenne dal processo perché i suoi “contatti ravvicinati” con Karima El Marough, allora diciassettenne, sono penalmente irrilevanti, visto che l’ex Premier non poteva conoscere l’effettiva età della ragazza. Per gli organizzatori delle serate, la “scusante” non vale. Per questo motivo viene punito l’ex direttore del Tg 4, accusato di aver portato Ruby ad Arcore dopo averla conosciuta ad un concorso di bellezza in Sicilia, sapendo benissimo che fosse minorenne. E l’igienista P Salvini aggredito: i denunciati sono dieci a Digos di Bologna ha individuato gli autori dell'aggressione a Matteo Salvini, verificatasi sabato scorso durante la visita del leader leghista al campo rom del capoluogo emiliano. Sono stati infattu identificati e denunciati dieci giovani, di età compresa tra i 19 e i 28 anni, appartenenti al collettivo Hobo, vicino alla sinistra. L'ipotesi di reato è per tutti quella di violenza privata aggravata in concorso, ma tre di loro – accusati di aver materialmente assaltato l’auto di Salvini – dovranno rispondere anche di danneggiamento e porto di oggetti atti ad offendere. Novità anche per l’aggressione, a margine della stessa manifestazione contro la Lega Nord, di Enrico L dentale per favoreggiamento alla prostituzione per aver gestito la casa di via Olgettina dove alloggiavano molte ragazze ospiti delle feste. Anche per lei pena più lieve: concesse le attenuanti generiche, i giudici le hanno inflitto 3 anni invece di 5. Tradotto, non finirà in carcere. Tantomeno ai domiciliari, ma ai servizi sociali, in caso di condanna definitiva. Una sentenza esemplare, verrebbe da dire. Che salva Mora e dimostra come il pianto in Italia paghi. Sempre. E parzialmente pure l’ex consigliera regionale. Ma infierisce ancora una volta su Fede. Che vista la sua non più giovane età (83 anni), dopo il pronunciamento della Cassazione, potrebbe “rifugiarsi” nella ex Cirielli, la legge numero 251 del 2005, che prevede gli arresti a domicilio per gli ultrasettantenni solo per determinati reati. Il condizionale è però d’obbligo, visto che questa lascia al giudice di sorveglianza la discrezionalità sul luogo più idoneo a espiare la pena. Una vittoria di Pirro, per tutti. Tranne per il giornalista che rischia di essere l’unico a pagare per un reato che non può e essere punito con 4 anni e 10 mesi di galera. Barbetti, giornalista del Resto del Carlino, prima pedinato e quindi aggredito da un gruppo di antagonisti. Per la Digos si tratterebbe di esponenti del gruppo anarchico Aula C, uno spazio di Scienze politiche occupato da oltre vent'anni. Sono stati quindi denunciati proprio tre attivisti di Aula C per violenza privata in concorso, ingiuria e minacce in concorso. PERQUISIZIONI NEGLI UFFICI DEGLI ADVISOR A MILANO, SEQUESTRATI DOCUMENTI E CORRISPONDENZA Unipol-Fonsai: altri indagati eccellenti Avvisi di garanzia per il professore della Cattolica Paolo Gualtieri ed Enrico Marchi, partner di Ernst & Young, accusati di concorso in manipolazione del mercato e falso in bilancio ltra accelerazione improvvisa nell’inchiesta sulla fusione più chiacchierata e travagliata della storia della finanza italiana, quella tra Unipol-Sai. Che la procura generale della Cassazione, dopo un lungo conflitto tra pm meneghini e piemontesi ha strappato alla Procura di Milano consegnandola a quella di Torino, competente territorialmente. Quella che rap- A presenta una delle più complesse indagine sull’operazione finanziaria forse più rilevante degli ultimi anni, si arricchisce di nuovi colpi di scena e indagati. La guardia di finanza ha effettuato perquisizioni negli uffici della Ernst & Young, Gualtieri Associati e Boston Consulting Group, che hanno partecipato alla definizione dei valori di concambio delle azioni di Uni- pol, Fondiaria Sai, Milano Assicurazioni, Premafin, ex cassaforte dei Ligresti. Avvisi di garanzia per il professore della Cattolica Paolo Gualtieri ed Enrico Marchi, partner di Ernst & Young (estensore della relazione per il tribunale di Torino sulla congruità dei concambi), accusati di concorso in manipolazione del mercato e falso in bilancio. L’indagine – spiegano i sostituti procuratori Marco Gianoglio ed Eugenia Ghi, in forza al pool penale dell’economia della Procura della Repubblica di Torino – è finalizzata a chiarire, se vi siano state delle alterazioni nei bilanci d’esercizio 2012 dei gruppi interessati, che hanno poi contribuito a determinare i rapporti di cambio nell’ambito della fusione. Gli inquirenti hanno sequestrato documenti e corrispon- denza intercorsa tra consulenti e referenti societari, a partire dal mese di febbraio 2012, quando si iniziarono a ipotizzare i presunti illeciti. La magistratura stringe la presa sulla maxi inchiesta che sta cercando di riannodare i fili delle molteplici cause che hanno portato al tracollo del gruppo Ligresti, ma anche delle eventuali malefatte commesse durante il cosiddetto “salvataggio”. Avvisi di garanzia come se piovesse, perquisizioni a tutto spiano. Forse però è arrivato il momento di chiudere il cerchio, senza perdere altri istanti. Il tempo è Marcello Calvo denaro. IL GIUDIZIO DELLA COMMISSIONE EUROPEA SAREBBE TENDENZIALMENTE FAVOREVOLE ALL’OPERAZIONE Alitalia-Etihad: adesso si può fare l momento siamo orientati verso un giudizio favorevole all’operazione Alitalia-Etihad sotto il profilo del controllo della compagnia”: è quanto emergerebbe dalle considerazioni della nuova Commissione Europea secondo quanto riferisce una fonte della Commissione stessa, che avrebbe aggiunto – a quanto riporta l’AGI – che “il caso dovrebbe essere chiuso entro la fine dell’anno”. Insomma semaforo quasi verde per l’operazione, che secondo la Commissione “rispetta le regole “A europee in materia di controllo dell’azienda”. Regole che prevedono che “le compagnie aeree continentali – scrive ancora l’AGI – siano controllate in maggioranza da azionisti europei” e secondo le quali tale maggioranza “deve esplicitarsi sia nell’azionariato sia in maniera fattuale, in termini cioè di reale controllo della compagnia”. E infatti Etihad ha il 49% di Alitalia, quindi in regola con le direttive Ue, ma in termini pratici occorre valutare a chi sia in mano il controllo reale dell’azienda: ed ora che il nuovo re- sponsabile del dossier è l’ex imprenditrice slovena Violeta Bulc, la direzione sembra cambiata rispetto alla rigidità con cui la cosa era stata affrontata dall’estone Siim Kallas. Ecco dunque cosa dice Bruxelles in merito alla questione, estremamente dibattuta, del controllo dell’azienda: "La priorità è mantenere in Europa gli hub del traffico passeggeri dei voli intercontinentali". Però Alitalia è “un operatore meno strategico sul traffico intercontinentale”, per cui la Commissione potrebbe soprassedere alla rigidità del caso, anche perché l’operazione potrebbe essere “una vera opportunità di rilancio per una compagnia da tempo in crisi”, sempre a quanto riferisce la fonte della Commissione, non meglio identificata. Naturalmente giunge voce anche che Bruxelles vigilerà “per evitare che il traffico tra America e Asia, che passa al momento per l’Europa, venga deviato sul Medio Oriente”. Nodo ancora da sciogliere, invece, è quello relativo alla ricapitalizzazione dell’azienda da parte di Poste Italiane, perché potrebbe essere considerato aiuto di Stato. Su questo ancora nessuna notizia, bisognerà aspettare ancora, come occorrerà attendere l’ufficialità di quanto riportato dalla fonte anonima circa la soluzione entro la em fine dell’anno. 4 Venerdì 14 novembre 2014 Storia RIFLESSIONE SULLA STORIA: QUALI FURONO DAVVERO I RAPPORTI TRA IL DUCE E LA GERMANIA? Mussolini e i tedeschi, anatomia di un dilemma/3 Prosegue la nostra analisi di un’epoca difficile e piena di contraddizioni, alla ricerca della verità di Emma Moriconi on è facile operare di sintesi quando si affrontano questioni complesse come quelle di cui ci stiamo occupando. In casi come questi ogni fatto o questione che si va ad analizzare apre finestre dal panorama che guarda all’infinito. Occorre dunque, con pazienza, esaminare una cosa alla volta, eviscerarla per quanto possibile in termini sicuramente approfonditi ma anche semplici e chiari, affinché la storia non sia appannaggio solo degli “addetti ai lavori” ma diventi patrimonio di un popolo. Di questo popolo, che trova difficoltà a fare i conti con il proprio passato nonostante il lasso di tempo ormai trascorso da certi fatti sia ormai sufficientemente lungo da consentirci di affrontarli – laddove ce n’è la volontà – con una certa serenità. Riprendiamo dunque in mano il volume “Il Duce attraverso il Luce” di Enzo Antonio Cicchino: un’opera – lo dicevamo N – immensa, ricchissima di informazioni, vastissima ed estremamente approfondita, della quale consigliamo la lettura nella sua interezza perché per molti aspetti è davvero illuminante. In questa sede dobbiamo necessariamente andare ad estrapolare solo alcuni piccoli passi, utili a mettere sul tavolo alcune questioni che meritano una seria riflessione. Abbiamo iniziato a parlare del rapporto tra il Duce e i tedeschi. Ebbene, a prescindere dalle convinzioni di ciascuno (che vanno rispettate anche quando non condivise), occorre fare una premessa: si sente spesso parlare di “nazifascismo”, il più delle volte a sproposito, sia tra gli storici - a modesto avviso di chi scrive - sia negli ambiti legati al “nostalgismo” nostrano. Affrontare la storia significa cercare la verità, non può esservi un altro modo di approcciarsi ad essa. Il fatto che poi, nel corso degli ultimi settant’anni, siano stati scritti (e, peggio, insegnati nelle scuole) fiumi di menzogne, non autorizza nessuno a fare altrettanto. Pre- messo questo, l’analisi dei rapporti tra Benito Mussolini e i tedeschi è centrale nella ricerca della verità. Il volume oggetto della nostra analisi pone una questione: i rapporti tra il Duce e il Fuhrer - dice Cicchino in buona sostanza non erano affatto così idilliaci come in molti casi si è tentato di far credere. Tutto il libro è permeato da questa considerazione di fondo, che viene supportata da un esame attento e puntiglioso. Per il momento restiamo concentrati sull’ultima fase del periodo mussoliniano e parliamo di Salò. Ecco cosa scrive Cicchino in un passaggio estremamente interessante del volume: “Il Fuhrer ha sempre definito Mussolini suo amico. Se ne è fatta leggenda di questa amicizia. Ma se fosse stata vera allora perché non si è affrettato subito dopo l’8 settembre a prelevarlo dal gran Sasso? Si dice che il ritardo sia dipeso dal fatto che Hitler non conoscesse il luogo di prigionia o che tempo prima c’era stato un incidente in cui erano rimasti feriti gli uomini del commando che l’avrebbe dovuto portar via. Scuse. Siamo convinti del contrario, tutto è dipeso dal fatto che, prima di prendere in consegna Mussolini, il Fuhrer avesse una cosa ancora più importante da fare e a danno dell’Italia, contro la quale poi l’ex Duce non avrebbe potuto dire più nulla, si sarebbe dovuto trovare dinanzi a cose fatte. E fatte prima di essere liberato. Semplicemente il Duce avrebbe dovuto inghiottire un rospo contro il quale aveva lottato sin dal 1934: l’appropriazione da parte della Germania non solo dell’Alto Adige, ma di tutti i territori dell’Impero austriaco annessi all’Italia dopo la Grande Guerra. Era un desiderio che l’austriaco Hitler aveva sempre coltivato ancor prima di andare al potere, che non aveva espresso in pubblico solo per non inimicarsi Benito. Questo è il momento buono per realizzarlo. E infatti il 10 settembre 1943, proprio mentre il re è ancora in mare alla volta di Brindisi e Mussolini ancora ospite di Campo Imperatore, i nazisti provvedono a costituire due nuove province, annettendole prontamente al Reich; la prima: la ‘Alpenvorland’, comprende i territori di Trento, Belluno e Bolzano […]; la seconda: la ‘Adriatisches Kunstenland’ che comprende quelli di Trieste, Gorizia, Fiume, Pola, Udine, Lubiana sotto il Gauleiter della Carinzia, Reiner”. Cicchino non manca di sottolineare, poi, come la “fuga” del re “avrebbe legittimato la loro appropriazione di una parte dell’Italia” ed è perciò che essa non fu ostacolata dai tedeschi. Del resto, Mussolini detenuto al Gran Sasso per ordine di Badoglio non gli faceva meno comodo. Insomma, questo è solo un piccolo inciso, ve ne sono moltissimi dello stesso tenore: qualche riflessione va fatta. E il ragionamento di Cicchino non è affatto campato in aria, anzi spiegherebbe molte cose. Per esempio – lo abbiamo già detto ma occorre sottolinearlo - spiegherebbe le ragioni di quanto accadde a Musso il 27 aprile 1945. E, però, come abbiamo già rilevato, pone altri interrogativi: i tedeschi consegnarono Mussolini ai partigiani. Volendo avrebbero potuto sparare una semplice e rapida raffica di mitra e chiudere lì la questione, portando il Duce in salvo. Non lo fecero, glielo consegnarono senza fare storie. Tutto era finito, e il Duce poteva essere abbandonato, anzi, bisognava liberarsene, in qualche modo. Addirittura, probabilmente i contatti fra tedeschi e partigiani erano già ben avviati da un pezzo. Amicizia? No, non si chiama così. Si chiama interesse personale, tutt’al più odio ammantato dalla più falsa cordialità. Però: secondo quanto dice Elena Curti in un documentario, anche questo curato da Cicchino per la Rai, dal titolo “Mussolini: Marcia, Morte, Misteri”, il Duce quel giorno avrebbe scelto di dare fiducia ai tedeschi. Perché? Forse per finirla, una volta per tutte? Perché in fondo, lui, di andar via non aveva alcuna voglia. Ragionamento troppo lungo e complesso per finirla qui. (… continua …) [email protected] 5 Venerdì 14 novembre 2014 Storia ADDIO ALL’ ASSO DELL'AVIAZIONE LUIGI GORRINI “Quello che ho fatto lo rifarei, per un’Italia migliore” Ha abbattuto 24 aerei nemici, evitando che tonnellate di bombe seminassero morte e distruzione sulle nostre città olevo proteggere il Nord Italia dai bombardamenti indiscriminati. Quello che ho fatto allora sono pronto a rifarlo anche adesso perché ero convinto di essere dalla parte del giusto. Le tonnellate di bombe in meno che abbiamo evitato alle nostre città sono un innegabile merito storico”: queste le parole con cui Luigi Gorrini ha spiegato la sua decisione di aderire alla Repubblica Sociale Italiana ed entrare a far parte dell'Aviazione di Salò. Era entrato in aeronautica giovanissimo, nel 1937, come pilota sottufficiale. Ed aveva dimostrato fin da subito di che pasta era fatto. I suoi combattimenti nei cieli d'Italia sono diventati una leggenda: ha abbattuto 24 aerei nemici (tutti inglesi e americani) ed è stato a sua volta abbattuto 5 volte, riuscendo sempre miracolosamente a salvarsi. Sua è l'invenzione di una tecnica di volo particolare studiata apposta per attaccare le Fortezze volanti (i fami- “V gerati bombardieri Alleati B17), che consisteva nel superare la quota di volo dello stormo avversario per poi buttarsi in picchiata a tutta velocità in direzione degli aerei nemici. Tattica efficace, che terrorizzava gli equipaggi inglesi e americani, ma pericolosissima per i nostri piloti, che per attuarla dovevano essere rapidi, abilissimi e molto coraggiosi. Come era senz'altro Luigi Gorrini. A dimostrarlo ci sono le onorificenze che si è conquistato sul cam- po: una medaglia d'oro al valore militare (conferitagli nel 1958, unico militare di Salò ad averla ricevuta), due di bronzo della Rsi e due Croci di ferro tedesche. Dopo la guerra, nonostante gli ostacoli anche gravi e l'ostracismo che gli derivava dall'aver vestito la divisa di militare della Rsi, era rientrato nei ranghi dell'Aeronautica militare, ma dovette ricominciare la sua carriera da zero. Divenne ufficiale soltanto dopo la pensione, nel 1975. Luigi Gorrini era l'ultimo Asso della nostra aviazione: una qualifica questa che gli era riconosciuta, insieme a grande stima e rispetto, anche dai piloti nemici, con alcuni dei quali aveva mantenuto contatti anche dopo la fine della guerra. Pochi giorni fa, dalla città in cui era nato (Alseno, in provincia di Piacenza) è decollato per il suo ultimo volo ed è andato a raggiungere il suo Comandante Adriano Visconti e gli altri piloti che lo hanno preceduto. Valgano, per ricordarlo, queste sue parole: “I nostri caduti sono testimoni della nostra fede, della nostra passione, del nostro credo. Io non abbasso gli occhi di fronte a nessuno: quello che ho fatto lo rifarei, per un'Italia Cristina Di Giorgi migliore”. LA TESTIMONIANZA DI MARCO PETRELLI, CHE HA INCONTRATO L’EROE DELL'ARIA PER IL SUO “A DIFENDERE I CIELI D’ITALIA” Quell’ultima intervista alla Medaglia d’oro Il suo studio è un angolo di paradiso per qualsiasi appassionato di storia del volo di Marco Petrelli on ho idea di quale sia il modo migliore di porsi con l’anziano aviatore. Una cosa è certa: evito di farmi avanti con invadenza, di corrergli incontro a celebrarlo. E’ vero che Gorrini è abituato ai giornalisti, ma temo di passare per uno troppo cerimonioso. Sto al mio posto e lascio a lui la prima mossa. La nipote Silvia fa cenno di avvicinarmi ad una piccola stanza che dà direttamente sul giardino. Butto un’occhiata nell’anticamera e scorgo pareti coperte di cimeli, crest, foto e dipinti di aerei della Seconda Guerra Mondiale e del dopoguerra. Sull’appendiabiti ci sono un bomber di pelle e un casco bianco da jet, di quelli visti e rivisti nei film alla Top Gun. Luigi si fa vivo dopo qualche minuto e mi fa accomodare nel suo studio. E’ una stanza priva di finestre, illuminata dalla luce che passa dalla porta d’ingresso. Un angolo di paradiso per qualsiasi appassionato di storia del volo. “Ho cominciato a volare subito dopo l’8 Settembre. Ero nel I Gruppo “Asso di Bastoni” di Adriano Visconti” mi dice. Sulla scrivania ci sono pile di libri e oggetti di ogni tipo, anche uno strano orologio con grande quadrante e uno spesso cinturino di cuoio marrone. “E’ una bussola - spiega Gorrini - Faceva parte dell’equipaggiamento della Luftwaffe. Furono i tedeschi a donarmela. Ho volato molto con loro anche prima dell’Armistizio. Ero molto amico del capitano Eduard Neumann”. E invece con la resistenza ci furono problemi? “No, con i partigiani non ci furono problemi, anzi non le nascondo che mi salvarono la vita”. Davvero? “Eh sì! Fu quando abbatterono il povero Magnaghi (Carlo Magnaghi, maresciallo maggiore pilota, deceduto il 13 Maggio 1944). Il maggiore Visconti mi dice che sta arrivando una troupe cinematografica e che devo restare a terra, cedendo così il posto a Magnaghi il quale, nella fretta di decollare, si dimentica di collegare il cavo radio. Mentre faceva volo acrobatico sopra Reggio Emilia gli si fiondano addosso i P38. I caccia nemici aprono il fuoco e lo beccano ad una gamba. Lui non demorde e si lancia col paracadute. Quando lo vado a trovare in infermeria, Magnaghi mi chiede di togliergli la scarpa N Luigi Gorrini e Marco Petrelli perché il piede sinistro gli fa male. Sollevo il lenzuolo e mi accorgo che non ha più il piede: lui allora si fa una matta risata. Il medico militare mi prende da una parte e mi chiede andare a recuperare una bombola d’ossigeno alle Farmacie riunite di Reggio Emilia, usando la mia macchina”. Aveva un’automobile? “Sì e non era una vettura di servizio, ma proprio mia! Era una Balilla da corsa, che avevo acquistato dal capo ufficio della Reggiane. Il mio comandante talvolta se ne serviva per andare a prendere la Franca, la sua fidanzata che faceva la barista in città. Mi metto alla guida ancora in divisa; poi, nei pressi di Reggio Emilia vedo una lampada che si muove. E’ un posto di blocco dei partigiani. Uno di loro mi fa: “E tu dove vai?” Spiego che sto andando a prendere dell’ossigeno per il mio collega perché è ridotto male. E loro mi fanno passare: “Dai, fai svelto, vai! Al ritorno li ho rincontrati: “Dai dai e tanti auguri!” No, a me i partigiani non hanno dato noie”. Fu quello l’unico incontro con i ribelli? “Sì, peraltro di notte e con me in divisa. E non successe nulla. Anche tra loro c’era gente onesta, che aveva capito che noi eravamo lì a difendere le città italiane dagli aerei alleati“. Non avete mai subito azioni di sabotaggio degli apparecchi e del materiale? “Quello purtroppo è successo. Sono stati sabotati gli aeroplani e anche i paracadute, con alcuni dei nostri che ci hanno lasciato le penne”. Quanto all’attività di caccia, Gorrini dice: “Ci trovavamo di fronte decine e decine di apparecchi nemici e noi eravamo nettamente inferiori di numero rispetto agli Alleati. Poteva accadere che si fosse una ventina dell’ANR contro un centinaio tra bombardieri e caccia anglo-americani. Accadeva che per uno nuovo che arrivava al Gruppo due non tornavano dall’azione; e il giorno dopo ancora ne uscivano altri due e li abbattevano”. Per quanti anni ha servito in Aeronautica? “Trent’anni di servizio effettivo. Poi, per diverso tempo, ho ricoperto l’incarico di presidente dell’Associazione Arma Aeronautica”. Nel dopoguerra ha mantenuto contatti con qualche collega? “Con i tedeschi, alcuni dei quali li ho conosciuti dapprima in Africa e poi ritrovati in Italia”. La chiacchierata va avanti ma un nome che gli sfugge e un suo momento di nervosismo mi ricordano che novantasette anni sono tanti anche per un asso come lui. Senza proferir parola Luigi si alza dalla poltrona e scivola nell’altra ala del suo studio, dove fogli, volumi e quadri sembrano esserne l’unico arredamento. Ne approfitto per scattargli due foto: lui si volta, mi guarda per un istante. Ha un’espressione molto umana, della persona stanca che forse non ne può più neanche di ripetere storie che gli italiani hanno dimenticato nel corso dei decenni. Mi allunga un documento, una copia della motivazione della sua MOVM, ricevuta negli Anni Cinquanta. Sul retro sono indicati numero e date degli abbattimenti (24) e tipo dei velivoli abbattuti dal 1940 al 1945. Ma, per lui come per altri, il periodo col I Gruppo Caccia Terrestre non ha avuto valore in termini di anzianità e avanzamento dello stato di servizio. Gorrini, sottufficiale al termine delle ostilità, si è congedato nel 1975 con il grado di tenente. 6 Venerdì 14 novembre 2014 Esteri IL TECNICO ITALIANO ERA STATO SEQUESTRATO NELLA LIBIA COSTIERA RISOLTO UN GIALLO IN COLOMBIA Marco Vallisi liberato: c’è l’ombra del riscatto Torturati e poi uccisi durante rapina in casa Il ministero smentisce. Sono ancora cinque i connazionali spariti nel nulla è quel sospetto di un milione di ero di riscatto, che non è propriamente il miglior biglietto da visita per come gli italiani, in un futuro, sapranno risolvere eventuali crisi analoghe. Perché quando notizie del genere fanno il giro dei paesi arabi (e ci vuole meno di quanto si pensi), i rapimenti hanno in genere un’evidente impennata, non certo un deterrente. Il ministero smentisce: fatto sta che si può comunque festeggiare per il ritorno a casa di Marco Vallisi. Cinquantaquattro anni, originario di Roveleto di Cadeo in provincia di Piacenza, Vallisa era impegnato in un cantiere della ditta modenese `Piacentini Costruzioni´ quando è stato rapito insieme con altri due colleghi, il bosniaco Petar Matic e il macedone Emilio Gafuri, nella città costiera di Zuara, abitata in prevalenza da berberi. Matic e Gafuri erano stati poi rilasciati due giorni dopo. Sin dai primi momenti seguiti alla loro scomparsa si è subito pensato a un rapimento, anche perché la loro auto è stata trovata con le chiavi inserite nel quadro. L’obiettivo dei rapitori potrebbe essere stato quello di chiedere un riscatto: la pista del sequestro `politico´, infatti, appare meno realistica, perché i fatti si sono verificati in una zona lontana dalla Cirenaica, dove si concentrano i ribelli jihadisti in conflitto con Tripoli. “Desidero ringraziare calorosamente - è stato il commento del ministro degli esteri Paolo Gentiloni - tutti coloro che hanno la- C’ vorato per il felice esito della vicenda. Tale risultato è il frutto di un gioco di squadra dell’Unità di Crisi del ministero degli Esteri e C.I., dei nostri Servizi d’informazione e dell’ambasciata d’Italia a Tripoli. A tutti esprimo il mio più vivo apprezzamento per la dedizione e la professionalità dimostrata e per l’efficace e paziente azione. Un particolare ringraziamento alla famiglia per la fiducia nel lavoro delle istituzioni”. Se Vallisa è stato liberato, sono cinque gli italiani che invece restano ancora nelle mani dei sequestratori nel mondo. A cominciare da Giovanni Lo Porto, cooperante 38enne di Palermo rapito in Pakistan il 19 gennaio 2012 insieme a un collega della Ong tedesca Welt Hunger Hilfe. Quest'ul- timo, Bernd Muehlenbeck, è stato liberato il 10 ottobre di quest'anno in Afghanistan, in una moschea alla periferia di Kabul, dopo due anni e mezzo di prigionia. Dal 29 luglio 2013 non si hanno più notizie di padre Paolo Dall'Oglio, rapito nella zona di Raqqa da fondamentalisti islamici dopo che per quasi trent'anni aveva vissuto in Siria, rifondando la comunità di Mar Musa e promuovendo il dialogo interreligioso. Nel tempo, si sono susseguite notizie contrastanti, con voci su una sua presunta esecuzione poco dopo il rapimento e fonti più recenti che invece sostengono che si trovi ancora vivo nelle mani dell’Isis. Non si hanno notizie neanche di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, le due cooperanti volontarie ventenni scomparse il 6 agosto ad Aleppo in Siria, dove si erano recate con il 'progetto Horryaty' da loro cofondato insieme a Roberto Andervil. Come Vallisa, è stato sequestrato in Libia anche Gianluca Salviato, tecnico padovano di 48 anni, rapito dal cantiere dove lavorava per l'azienda 'Enrico Ravanelli' a Tobruk, in Cirenaica, il 22 marzo di quest'anno. Salviato soffre di diabete e ha costante bisogno di insulina. Robert Vignola I corpi di un imprenditore romano e di sua moglie ritrovati a Medellin n orribile duplice omicidio, con ogni probabilità maturato durante un tentativo di furto, finito male. È quello avvenuto in Colombia e del quale sono rimasti vittima due coniugi, marito italiano e moglie colombiana, nella malfamata città di Medellin. Il responsabile dell’assassinio sarebbe stato catturato. Potrebbe non aver agito da solo, ma è l’unico componente rintracciato della banda che ha massacrato il 46enne cittadino romano Marco Rallo e della moglie, l'avvocato María Clara Uribe Zárate, i cui corpi senza vita sono stati trovati sabato scorso da alcuni passanti nel quartiere El Poblado di Medellin vicino a dove i due risiedevano: avevano le mani legate e presentavano segni di percosse e torture. Marco Rallo, 46 anni, era un imprenditore finanziario. La moglie 36enne, colombiana, era originaria di Villavicencio. U Il presunto responsabile diretto dell'uccisione dei due coniugi sarebbe un uomo di 24 anni, Gustavo Adolfo Velez Arango. Secondo le prime ricostruzioni voleva rubare alla coppia 500 milioni di pesos, una cifra al cambio di poco inferiore ai 190mila euro. Secondo German Dario Giraldo, della procura di Medellin, citato dalla testata colombiana 'El Tiempo', esistono seri indizi per affermare che Vélez Arango era a capo della banda che ha fatto irruzione in casa dei due per rubare una cassaforte, e che ci sarebbero almeno altre 5 persone coinvolte. Catturato martedì sera, si è presentato ieri davanti ad un giudice per l'udienza preliminare. Sulla vicenda la Farnesina si è limitata a confermare l'avvenuto decesso del connazionale in Colombia, senza fornire ulteriori dettagli. V.B. AUTOBOMBE NELLA METROPOLITANA DEL CAIRO E DAVANTI ALL’AMBASCIATA (ABBANDONATA) LA GUERRA ALL’ISIS NON PUÒ CHE PASSARE ATTRAVERSO IL “DITTATORE” TANTO ODIATO L’Egitto sotto tiro, il Mediterraneo è una polveriera Assad, ultimo baluardo contro il Califfato a “coalizione dell’alba”, una sorta di selezione nazionale dei gruppi jihadisti che pullulano in Libia, sembra oramai decisa a dichiarare guerra aperta al governo laico militare egiziano. E lungo la costa Sud del Mediterraneo è ormai un susseguirsi di boati. Una bomba è esplosa a bordo della metropolitana nella zona di Zaytoun, quartiere orientale del Cairo, ferendo 14 persone. Quattro sono state coinvolte nell'esplosione e sono ricoverate in condizioni stabili, mentre altre 10 sono rimaste contuse nella calca della gente in fuga. Secondo il portavoce della metro cairota, Ahmed Abdel Hadi, l'ordigno era piazzato sul porta valigie e ha completamente distrutto il tetto del secondo vagone, mentre il treno stava arrivando in stazione. I feriti sono stati evacuati e il convoglio trainato e ora le loro condizioni sono stabili. Sempre ieri un'autobomba è esplosa davanti all'ambasciata d'Egitto a Tripoli, chiusa dallo scorso gennaio. Lo riferiscono testimoni locali sottolineando che al momento non si hanno notizie di vittime. Il personale egiziano era stato evacuato, incluso quello del consolato a Bengasi. Prorio dall’est della Libia, è arrivata ieri la notizia che un giovane, catturato mentre combatteva tra le file dell'ex generale libico Khalifa Haftar, è stato decapitato. Per la prima volta i miliziani di Ansar al Sharia, affiliati allo Stato islamico, hanno postato online il video della decapitazione di un prigioniero perpetrata nel Paese nordafricano in pieno 'stile Isis'. E, guarda caso, Haftar è appoggiato nella sua battaglia contro i seguaci dell’Isis nella parte orientale della Libia proprio dall’Egitto. Soltanto ventiquattr’ore prima, comunque, l‘escalation si era già fatta sentire, sia in Libia che in L Egitto. Due autobombe erano esplose a Tobruk, città libica che ospita temporaneamente il Parlamento eletto. Gli ordigni sono stati fatti detonare davanti a un istituto petrolifero. Quasi nelle stesse ore, una motovedetta della Marina militare egiziana era stata assalita da tre imbarcazioni 'ostili' che hanno aperto il fuoco, dando alle fiamme una nave militare, a circa 40 miglia dal porto di Damietta. Almeno 17 militari, quattro ufficiali e 13 soldati, sono morti nell'attacco, ma il bilancio delle vittime non è ancora stato ufficialmente confermato. La motovedetta stava effettuando un pattugliamento di routine, quando è stata attaccata in mare aperto da uomini armati. Ne è scaturito uno scontro a fuoco, che ha reso necessario l'intervento dell'aviazione. Le forze marittime e quelle dell'aviazione hanno quindi affondato le tre imbarcazioni e arrestato 32 assalitori. Tutti episodi collegati? Pare quanto mai probabile, anche se dal Cairo commentano in particolare gli eventi oltre confine. Gli attentati "terroristici" che stanno insanguinando la Libia sono atti "criminali e vili contro le aspirazioni del popolo libico". L'autobomba all'ambasciata egiziana a Tripoli "viola il diritto internazionale e mina le relazioni storiche tra i due popoli". Lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri del Cairo,citato dalla Mena. Il portavoce, Badr Abdel Atti, ha condannato sia l'esplosione all'ambasciata egiziana a Tripoli che gli attentati di ieri a Tobruk e Baida, nell'est del paese. Ma è anche al proprio interno, a giudicare anche dal clima di forte tensione delle ultime settimane sul Sinai, che le istituzioni raccolte attorno ad al-Sisi, che sta cercando di normalizzare l’Egitto, devono guardare con crescente preoccupazione. era una volta Assad, il nuovo nemico pubblico numero uno americano da abbattere, c'era una Siria e un suo legittimo governo da bombardare e rovesciare a favore di "democratici ribelli". Se non fosse stato per Putin e la Russia, il Premio Nobel per la pace Obama avrebbe fatto in Siria ciò che i Bush fecero in Iraq ed Assad avrebbe avuto la stessa sorte di Saddam (o Gheddafi, che è lo stesso). I codiddetti "ribelli" non erano che jihadisti, terroristi armati dall'occidente, soldati di Al Qeida guidati da agenti della Cia, oggi ribattezzati come Isis. Ed ecco che i media ed il mondo occidentale non parlano più del mostro Assad e del suo regime e con l'inverno alle porte e quasi 14 milioni tra sfollati e profughi, la Siria diventa la catastrofe dimenticata da tutti. Solo l'altro ieri 865 morti tra cui 50 civili nei raid aerei contro l’Isis. La notizia, una delle migliaia di quel pomeriggio, è passata via veloce. Il maltempo, le riforme, i mal di pancia europei e poi, certo, gli esteri, la Libia al collasso, l’Ucraina in trincea, gli studenti messicani in piazza, il corteggiamento di Obama alla Cina, il surriscaldamento del pianeta ed infine la Siria. Eppure quegli 850 morti in un colpo solo non hanno fatto clamore, in un conflitto che ha già ucciso 300 mila persone. Insomma, come affermato sempre dagli anti-mondialisti, sostenere le "primavere arabe" contro le varie nazioni arabe avrebbe fatto prevalere il fanatismo religioso sul sentimento nazionale, sentimento che aveva portato laicità in Libia, Egitto, Iraq, Libano, Siria, Algeria e Palestina ed aveva permesso a questi Stati di cooperare pacificamente con l'Europa. Oggi cosa ci ritroviamo? Hamas, Isis, Al Qaeda ed il sogno di un "Grande Califfato" dalla Libia alla C’ Turchia. Ringraziamo i lor signori americani! Torniamo alla tragedia dimenticata di Damasco. Se la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi viene da chiedersi dove sia la politica in Siria. L’inviato dell’Onu Staffan De Mistura riferisce di incontri "utili e costruttivi" con il presidente siriano Bashar al Assad, al quale avrebbe proposto la creazione di “zone di cessate il fuoco” in cui la popolazione possa respirare. Non è follia ora chiedere ad Assad una tregua mentre avanzano i tagliagole dello Stato Islamico? Eppure, nonostante l'imbarazzo comprensibile di Washington e Bruxelles è impossibile non notare come la situazione e il supporto internazionale siano girati a favore di Damasco proprio mentre il Califfo al Baghdadi lanciava la sua sanguinaria sfida al mondo intero, tagliando teste in diretta mondiale, fucilando bambini cristiani e spettacolarizzando fosse comuni. Come al solito l'Europa è assente e l’indifferenza che per mille motivi ha avvolto la Siria è eccezionale e drammatica. I numeri parlano chiaro. La Siria sta scomparendo. L’UNHCR chiede 58,5 milioni di dollari di donazioni per affrontare l’inverno di almeno 990.000 persone, vale a dire alimenti, tende, kerosene, stufe, pannelli isolanti. L’appello è indirizzato ai principali donatori, Unione Europea, Stati Uniti, Giappone, Norvegia e alcuni paesi del Golfo. Ma gli unici aiuti veri arrivano da Mosca. La Russia non ha mai dimenticato Assad e la sua gente si è di nuovo candidata a mediare per una "soluzione politica" tra governo e terroristi. Se cade anche Assad la Turchia è già pronta ad abbracciare i fratelli mussulmani e davvero il "Grande Califfato" potrebbe non essere più solo un sogno. E poi? Poi lo sappiamo tutti. Tocca a noi europei. Giuliano Castellino 7 Venerdì 14 novembre 2014 Da Roma e dal Lazio LA NORMA È STATA APPROVATA DAL CONSIGLIO. DECISO ANCHE L’ACCORPAMENTO DI LAZIO SERVICE E LAIT Lazio, nuova scure sui vitalizi Zingaretti fa partire subito la “macchina della propaganda”, ma Storace lo zittisce: “Violino stonato” l Consiglio regionale del Lazio ha approvato, all'unanimità, una norma che taglia i vitalizi per i consiglieri delle passate legislature (fino alla IX). Per i consiglieri a partire dalla presente legislatura (X) il vitalizio era stato già abolito con una norma contenuta nella finanziaria regionale 2012, ribadita dalla prima spending review regionale (legge 4/2013). Le nuove disposizioni sono contenute in un subemendamento alla proposta di legge 184 in materia di spese per il personale regionale, sottoscritto dal presidente Leodori, dall’ufficio di presidenza del Consiglio e da tutti i capigruppo con l’eccezione di Fratelli d’Italia, Movimento 5 stelle e del consigliere Fabrizio Santori (Misto). Assieme a numerosi emendamenti che ne hanno cambiato radicalmente la fisionomia, la proposta di legge 184 è stata infine approvata, a tarda notte, questa volta a maggioranza (32 favorevoli, 4 astenuti), con il nuovo titolo “Disposizioni di razionalizzazione normativa e di riduzione delle spese regionali”. Oltre alla norma sui vitalizi che rappresenta il cuore del provvedimento, la 184 stabilisce, tra l’altro, l’accorpamento delle società regionali Lazio service e Lait. La nuova norma in materia di vitalizi dispone, con decorrenza dall’1 gennaio 2015, che chi non ha compiuto 50 anni di età, ma ha fatto parte delle legislature precedenti, potrà ricevere il vitalizio a 65 anni, e non più al compimento del 50esimo anno d’età, come era previsto dalla vecchia legge. C’è la possibilità di anticipare l’erogazione del vitalizio a partire dai 60 anni, ma in questo caso è prevista una decurtazione del 5% per ogni anno di anticipo (chi sceglierà di ricevere il vitalizio a 60 anni avrà un taglio del 25%). Nel triennio 2015-2017 è prevista una riduzione temporanea per i vitalizi erogati agli ex consiglieri o titolari di reversibilità, calcolata in modo progressivo con quattro aliquote: fino ai 1.500 euro lordi sarà dell’8%, dai 1.501 ai 3.500 euro del 10%, dai 3.501 ai 6.000 del 13% e oltre i 6.000 euro del 17%. Per chi invece oltre al vitalizio regionale percepisce anche altri vitalizi, come quello da parlamentare italiano o europeo o da un’altra regione, le aliquote del contributo di solidarietà sono maggiorate del 40%. Pertanto, sarà al 11,2% fino ai 1.500 euro lordi, al 14% dai 1.501 ai 3.500, al 18,2% dai 3.501 ai 6.000 e al 23,8% oltre i 6.000 euro sempre lordi. I titolari di assegno vitalizio diretto o di reversibilità che hanno un reddito lordo complessivo annuo ai fini Irpef inferiore I o pari a 18.000 potranno invece chiedere l’esenzione di tale riduzione temporanea del vitalizio. Inoltre, in attuazione di alcune disposizioni contenute nella legge di stabilità nazionale 2014, a decorrere dall’1 gennaio 2015 e per un periodo di tre anni, nei confronti dei consiglieri che superano quattordici volte il trattamento minimo Inps è prevista una decurtazione del 6 per cento per la parte eccedente il predetto importo lordo. Tale aliquota cresce fino al 18 per cento se il vitalizio supera di trenta volte il trattamento minimo Inps (che è pari a 501,38 euro mensili nel 2014). I risparmi derivanti da tali misure di contenimento della spesa saranno versati all'entrata del bilancio dello Stato. Chi ha un doppio vitalizio, inoltre, potrà rinunciare a quello della Regione Lazio: in questo caso gli sarà riconosciuta la restituzione dei contributi versati, purché ne faccia richiesta entro 30 giorni dall’entrata in vigore della nuova legge, senza rivalutazione monetaria o riscossione di interessi. Con la nuove disposizioni il trattamento previdenziale contributivo, introdotto dalla legge 4/2013, non ha più natura obbligatoria. Pertanto, i nuovi consiglieri potranno scegliere di aderire al sistema pensionistico contributivo entro sessanta giorni dalla prima convocazione del Consiglio. Per i consiglieri dell'attuale legislatura alla prima nomina, quelli cioè che non hanno diritto al vitalizio, potranno, se lo vorranno, richiedere la restituzione anticipata dei contributi previdenziali già versati dall’inizio della legislatura (2013) a oggi, rinunciando dunque alla pensione che avrebbero preso a 65 anni. Infine, sarà bloccato per i prossimi tre anni l’adeguamento Istat. Dopo l’approvazione della norma, è subito partita la grancassa mediatico-propagandista del presidente Zingaretti, cui ha subito replicato il vicepresidente e capogruppo de La Destra, Francesco Storace: “Un presidente della regione serio non si sarebbe dovuto limitare ad un generico ringraziamento ai consiglieri regionali per l’approvazione della norma sui vitalizi che noi abbiamo approvato all'unanimità e con convinzione in sua assenza. Ci sono fatti - ha aggiunto Storace - che il governatore fa UN’ALTRA PROTESTA È ANDATA IN SCENA NEL CONSIGLIO COMUNALE DI IERI Multe-gate, Marino pronto a chiarire La precisazione dell’avvocatura capitolina: il rilascio dei permessi riservati alle cariche elettive deve essere inoltrato dal gabinetto del sindaco n’altra giornata di tensione in Campidoglio. Durante il Consiglio comunale di ieri, le forze politiche di opposizione - che hanno presentato una mozione di sfiducia, contrari solo i 5 stelle - sono tornate ad attaccare il sindaco Ignazio Marino sul noto caso multe-gate, dopo che la Panda rossa del primo cittadino è stata pizzicata in divieto di sosta. Il Pd anche questa volta ha mostrato la sua fragilità. A sorpresa, è U stato lo stesso coordinatore della maggioranza Fabrizio Panecaldo, che secondo voci autorevoli ne è stata chiesta la testa, a invitare il chirurgo genovese in Aula Giulio Cesare per un chiarimento. La seduta è stata sospesa. Prima la riunione di maggioranza, a seguire quella dei capigruppo. Dopo una fase di stallo, il Pd ha comunicato che il primo cittadino si è detto disponibile al confronto, proponendo alla conferenza dei presidenti dei gruppi consiliari la calendarizzazione per il primo Consiglio utile. Intanto dall’avvocatura capitolina è arrivata l’attesa precisazione circa il rilascio e il rinnovo del permesso della zona a traffico limitato (ztl). Per il Comune di Roma - si legge - il rilascio dei permessi riservati alle cariche elettive deve essere inoltrato dal gabinetto del sindaco. E’ stata comunque un’altra giornata di proteste. Un grup- po di militanti di Ncd è tornato a contestare in Aula il primo cittadino. “Multa-gate: il Pd come le tre scimmiette”, è quanto scritto su un grosso striscione. Non solo: alcuni dei militanti hanno invaso l’Aula Giulio Cesare a lavori chiusi, per appostarsi sui banchi della Giunta e dello stesso sindaco, armati di cartelli con le scritte “Dona un soldino al sindaco Marino” e “Daje co’ ‘ste multe”. G.S male a trascurare, preso dalla sua ansia da propaganda. Il primo: il sì dei grillini alle nuove regole sui vitalizi ha consentito un voto unanime e conferma che si è fatto un buon lavoro e la vergogna è che la maggioranza pensi di appropriarsene. L’abolizione del regime vitalizio viene dal decreto Monti del 2012 e dalla conclusione della legislatura Polverini. Ora si è anche innalzata l’età ed il provvedimento è stato sostenuto anche da consiglieri che a 50 anni avrebbero maturato il vitalizio perché eletti nelle precedenti legislature e ora si vedono allungare di 15 anni quel traguardo. Lo hanno fatto e vanno ringraziati uno per uno, assieme a chi rinuncerà al cumulo dei vitalizi. Se nei prossimi anni si risparmieranno milioni di euro e' grazie al sacrificio personale di alcuni consiglieri regionali e non di tutti. Zingaretti non lo dimentichi: col cinismo si fa poca strada. Noi restiamo orgogliosi di aver votato norme giuste che abbiamo contribuito a determinare con proposte di legge. Ma francamente - ha concluso Storace - il violino del governatore è stonato”. Venerdì 14 novembre 2014 8 Dall’Italia CREMONA - È LA QUINTA VITTIMA IN POCHI GIORNI Il maltempo uccide ancora Un trentaseienne è caduto in acqua mentre cercava di aprire una chiusa: il cadavere recuperato in un mulino allagato. Intanto a Biella è stata aperta un’inchiesta sul decesso dell’anziano travolto da una frana di Barbara Fruch cadere. I pompieri hanno lavorato a lungo per estrarre il corpo, finito incastrato sotto una pala del mulino. Si tratta della quinta vittima in pochi giorni. Mercoledì il maltempo ha causato due vittime in Piemonte. La prima, Brunello Canuto Rosa, 66 anni, è stato travolto da una frana mentre stava valutando le condizione della legnaia di casa insieme ad un vicino di casa. Per lui non c’è stato più nulla da fare, salvo invece l’amico, Marco Fava, 55 anni, estratto dalle macerie e portato immediatamente all’ospedale di Borgosesia con un grave trauma toracico da schiacciamento. Ora l’uomo si trova ricoverato in prognosi riservata nel reparto di animazione. Sull’accaduto ieri la procura di Vercelli ha aperto un’inchiesta, al momento contro ncora un vittima del maltempo. Un trentaseienne, Armando Vagni, è morto a Moscazzano, nel Cremonese. Il corpo é stato recuperato dai sommozzatori dei vigili del fuoco nei pressi di un mulino invaso dall’acqua (nella foto Ansa). L’uomo, giardiniere e manutentore di chiuse, è annegato proprio mentre stava cercando di aprire una chiusa per far defluire l’acqua da una roggia-mulino. A far scattare l’allarme sono state alcune persone che erano con lui mercoledì sera e lo stavano guardando mentre svolgeva il suo lavoro: subito hanno chiamato i vigili del fuoco quando lo hanno visto A ignoti. Omicidio colposo il reato ipotizzato dai magistrati, che intendono accertare eventuali responsabilità. Un’altra tragedia si era consumata martedì sul Lago Maggiore, dove un 70enne, residente a Bodio Lomnago (Varese), era stato ripescato senza vita al porto di Ispra, dai sommozzatori dei vigili del fuoco. L’anziano stava cercando di svuotare una piccola imbarcazione di sua proprietà quando è finito in acqua. Martedì invece le forti piogge avevano provocato la morte di una coppia i pensionati, Carlo Arminise, 73 anni, e Franca Iaccino, 69, sepolta da una frana che aveva investito la loro abitazione a Leivi, in provincia di Genova. LA CONTA DEI DANNI Frane, allagamenti e disagi al Nordovest La perturbazione che ha messo in ginocchio il Settentrione si allontana per poco. Tregua fino ad oggi, quando la situazione tornerà critica soprattutto sul territorio ligure reve tregua al maltempo nel nord, dove si è alle prese con la conta dei danni dovuti dalle frane e gli allagamenti che hanno colpito in particolare la Lombardia, il Piemonte e la Liguria. Sarà purtroppo una veloce parentesi di bel tempo, perché già da stasera le condizioni meteo torneranno a peggiorare sensibilmente Lombardia – La Lombardia è una delle regioni in cui si sono registrati i maggiori disagi. Milano mercoledì ha vissuto l’ennesima emergenza per le piene del Seveso e del Lambro. Il Seveso, dopo aver allagato alcune zone della città mercoledì, è tornato nel suo alveo e la viabilità nell’area Niguarda è tornata alla normalità. Il Lambro, che è esondato anche nel Monzese, rimane a livelli elevati, con il parco Lambro sott’acqua e problemi in alcune aree limitrofe. Per ieri nella zona più colpita (la zona 9, nel nord della città) è stata decisa la chiusura delle scuole e il Comune ha invitato a limitare al minimo l’uso dell’auto privata. Nel Varesotto invece, dove è esondato il Lago Maggiore, non ci sono stati ulteriori danni. L’altra notte invece una frana a Cernobbio (Como) ha sfiorato una casa e un’auto, senza però fare feriti. Allagamenti avvenuti nella serata di mercoledì in degli impianti di Melzo Scalo hanno rallentato la circolazione dei treni sulla tratta Milano-Brescia. In particolare, i danni provocati dall’acqua hanno reso necessari alcuni interventi sulla linea che hanno inoltre determinando ritardi di circa 30 minuti. Riprogrammata di conseguenza l’offerta commerciale del trasporto regionale con una riduzione del 50% dei treni. Regolare l’offerta dei treni a lunga percorrenza. Piemonte – Ancora sotto osservazione i laghi in Piemonte. Scuole e Provincia chiusi ieri a Verbania, dove il Lago Maggiore è uscito dagli argini. Il lungolago a Pallanza risulta impraticabile, mentre tra Stresa e Belgirate la circolazione ferroviaria è stata interrotta a causa di uno smottamento. Critica la situazione anche sul Lago d’Orta, dove il paese più colpito dai danni del maltempo è Pella, nel Novarese. Mercoledì inoltre una frana ad Alzo di Pella si è abbattuta su una abitazione, senza conseguenze drammatiche. Tuttavia una cinquantina di persone hanno passato la notte fuori casa, da parenti o in albergo. Non lontano da Ivrea un masso è invece caduto su una strada provinciale, isolando il paese di Robordone, B Lambro, l’allarme ignorato on sono bastate le tragedie viste in Toscana e Liguria, perché il Comune di Monza prendesse con sufficiente serietà la situazione meteo e lo stato di piena del fiume Lambro. Mentre il tam-tam su Facebook tra i cittadini, corredato da Foto e Video della situazione, mostrava chiaramente uno stato di piena preoccupante, il Comune di Monza ignorava lo stato di allerta diramando invece comunicati rassicuranti. “… non c’è nessun codice rosso a Monza” rispondeva il comune di Monza con tono scocciato a chi chiedeva informazioni sulla probabile esondazione del fiume in città. Peccato che dopo poche ore, la protezione civile chiedeva agli abitanti della zona centrale a confine con il Lambro di abbandonare le proprie case per ragioni di sicurezza. Così mentre arrivavano notizie dagli sfollati, il Comune ancora minimizzava sulla situazione meteo. “I cittadini Monzesi sono molto arrabbiati per come il Comune ha gestito questa emergenza, il Sindaco ha preso davvero poco seriamente lo stato di piena del fiume, e con qualche attenzione in più non saremmo stati costretti ad affrontare lo stato di piena e le evacuazioni in piena notte, speriamo non di debba attendere una nuova tragedia perché le regole del buon senso siano rispettate” dichiarazione Coord.Provinciale Monza e Brianza de La Destra Meloni Massimiliano Meloni Massimiliano. N dove vivono una trentina di famiglie. Lo smottamento si è verificato sulla strada provinciale 49, che in Alta Valle Orco collega i paesi di Sparone, Ribordone e Soana, nell’Eporediese. Intanto nella giornata di ieri la pioggia ha concesso una tregua sul Piemonte, ma da oggi è atteso un nuovo peggioramento delle condizioni metereologiche. Allarme Po in Emilia – Sotto osservazione anche il livello che ha superato il livello 2 a Boretto: la protezione civile dell’Emilia Romagna prevede il superamento del livello 3 a Casalmaggiore e Boretto nelle prime ore di oggi, a Borgoforte nel pomeriggio. L’organizzazione ha quindi attivato quindi dalle 4 di oggi l'allarme per piena per Colorno, Mezzani, Boretto, Brescello, Gualtieri, Guastalla e Luzzara. Resta il preallarme (criticità moderata 2, con livelli prossimi al 3) per i comuni piacentini e parmensi già oggetto d’allerta alcuni giorni fa. Sempre a Piacenza, a causa del pericolo di esondazione del torrente Riello, è stato chiuso un tratto della Tangenziale sud in entrambe le direzioni. Cessata allerta in Liguria – In Liguria è cessato ieri mattina lo stato di allerta, come comunicato dalla Protezione Civile, che dispone però il monitoraggio delle aree a rischio frana, esondazione e in tutte le zone che i comuni ritengono di par- ticolare criticità. Continuano le operazioni dei soccorritori a Chiavari e nelle altre aree alluvionate. A Genova, dopo i numerosi smottamenti avvenuti mercoledì e nei giorni scorsi, l’altra notte si è avuta una frana in Val Polcevera, in via Domenico Carli. Uno smottamento è stato segnalato in nella mattinata di ieri in località Monte Guano. Parchi e cimiteri sono chiusi in considerazione dello stato del terreno. Da oggi però la situazione sembra destinata a peggiorare nuovamente. La Protezione Civile ha emesso una nuova allerta meteo di livello 1 su tutto il territorio regionale dalle 21 di stasera alla mezzanotte di sabato. Peggiore nel fine settimana – Mentre si procede con la conta dei danni, ci si prepara a un nuovo peggioramento meteo. Secondo le previsioni dovrebbe tornare a piovere tra sabato e domenica. Mentre oggi non pioverà su quasi tutta Italia, è già pronta una nuova forte perturbazione che sabato colpirà il Nord e la Toscana con piogge intense, nubifragi e nuova allerta per rischio alluvionale sulla Liguria, Piemonte, Alpi, Prealpi e Toscana, per spostarsi anche su Lazio e Sardegna. Domenica ancora piogge ovunque, mentre da giovedì prossimo la pressione aumenterà su tutta la Penisola riportando il bel B.F. tempo ovunque. 9 8 Venerdì 14 novembre 2014 Dall’Italia MAXI INCHIESTA A GENOVA SCOPERTA DAGLI INVESTIGATORI A TORINO Appalti in cambio di sesso, retata e arresti all’Amiur Nei guai imprenditori e dirigenti della municipalizzata che si occupa della raccolta dei rifiuti nel capoluogo ligure remano i palazzi dell’Amiu di Genova, l'azienda municipalizzata che si occupa della raccolta dei rifiuti nel capoluogo ligure. I carabinieri del Noe, con il coordinamento dei pm Francesco Cardona Albini e Paola Calleri, hanno infatti arrestato sette persone, a conclusione di un'inchiesta in corso da tempo sugli appalti truccati. A finire in manette anche Corrado Grondona, responsabile legale e affari generali dell'Amiu, e i due noti imprenditori del settore movimento terra Vincenzo e Gino Mamone. Le persone colpite da ordinanza di custodia cautelare sono nel complesso sette: il dirigente area acquisti ufficio legale di Amiu Corrado Grondona, gli imprenditori Gino e Vincenzo Mamone, Luigi Mamone, figlio di Vincenzo, Claudio Deiana, titolare della società RGD, Stefano Raschellà e Daniele Raschellà, imprenditori della società Edildue. T Tre funzionari dovrebbero invece essere interdetti dalle loro funzioni, dopo l'interrogatorio col gip Roberta Bossi. Secondo l'accusa, gli uomini di Amiu avrebbero concesso appalti agli imprenditori in cambio di notti con escort e cene. La procura ipotizza a vario titolo l'associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, alla turbativa d'asta, all'omessa denuncia e alla falsità ideologica. Una svolta inaspettata per l’azienda tanto che nella sede di via D'Annunzio Massimo Bizzi e Roberto Ademio, tra i protagonisti della vicenda, si sono presentati regolarmente in ufficio ed hanno appreso la notizia da internet. Il primo è il dirigente responsabile della raccolta ri- fiuti della municipalizzata, il secondo un funzionario dell'Ufficio Acquisti di Amiu. Carlo Sacco, direttore della discarica di Scarpino da un mese è assente dall'azienda per malattia. Nell'ordinanza di custodia cautelare si legge che "Mamone e Raschellà sistematicamente remuneravano Grondona mediante l’offerta di cene spesso implicanti incontri sessuali con prostitute retribuite dagli stessi Mamone". Inparticolare, i presunti episodi di corruzione sarebbero "correlati a servizi per eventi alluvionali... tra cui la redazione da parte del responsabile del procedimento attestante i motivi dello stato di urgenza... in violazione dei principi di buon andamento, correttezza ed imparzialità della pubblica amministrazione". Francesca Ceccarelli Furti seriali di rame sgominata banda Secondo gli inquirenti un “colletto bianco” dietro l’organizzazione gestirebbe il commercio. 29 in manette n’organizzazione capillare: vere e proprie squadre di "operai" specializzati nel furto di rame nelle fabbriche dismesse e abbandonate del torinese. I malviventi gestivano il “lavoro” con turni di più o meno cinque persone per volta, focalizzandosi su una micro area per volta. Le indagini portate avanti dai carabinieri hanno portato negli ultimi 40 giorni all’arresto di 29 persone, ritenute responsabili del furto di oro rosso, ma c’è di più: gli investigatori ritengono che, dietro tutto il giro ci siano dei "colletti bianchi", ovvero persone insospettabili che organizzano e gestiscono il traffico di rame. Negli ultimi giorni i carabinieri della compagnia di Chieri hanno arrestato 13 persone, U 12 romeni e un italiano. Le azioni dei ladri erano così organizzate secondo quanto ricostruito: gli "operai" suddivisi in due squadre, assaltavano le fabbriche. Quindi ogni squadra aveva un suo furgone e un "mastro" che coordinava le operazioni. L’ultimo assalto è stato fatale: mentre sette malviventi, tutti romeni tra i 19 e i 52 anni, cercavano di ripulire un ex fabbrica, , sono stati colti in flagrante dai carabinieri e quindi arrestati. È finito in manette anche un italiano, Antonio Fioravante, 53 anni, di Santena: i carabinieri pensano sia lui il basista dei ladri che da mesi stanno colpendo gli stabilimenti della zona. La refurtiva recuperata dai militari consiste in 700 chili di metallo. F.Ce. OPERAZIONE DEL NOE DI BARI IL BLITZ A VARESE Eternit interrato in un’azienda nel Foggiano Traffico di cuccioli: liberato canile lager Le lastre di amianto immesse a poche centinaia di metri dal Parco Naturalistico del Lago di Lesina Gli animali importati illecitamente dall'Est Europa Denunciate due donne che gestivano l’allevamento astre di eternit smontate e interrate in un terreno situato alle spalle dell’edificio di un’azienda agricola di Poggio Imperale, oltre a materiale di risulta e materie plastiche. A scoprirlo sono stati i carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Bari, che su disposizione della Procura di Foggia hanno sequestrato il piazzale della ‘San Michele Spa’. L’area, situata a poche centinaia di metri dal parco naturalistico del Lago di Lesina e accanto all’impianto di depurazione della falda acquifera utilizzata per lavare ortaggi, si estende per oltre 5000mila metri quadrati per un valore di 150mila euro. Da una documentazione risultavano però lavori di rimozione di lastre d’amianto per una superficie di 350 metri quadrati. Durante l’ispezione i militari del NOE hanno notato nel retrostante piazzale aziendale riporto di materiale da risulta ricoperto a sua volta da terreno da scavo che presentava strane chiazze di colore grigio scuro. In seguito all’indagine, ed in particolare confrontando dati di rilevazione satellitare del sito, grazie ad una costante e dedicata attività satellitare per la prevenzione e repressione dei crimini ambientali, l’autorità giudiziaria foggiana ha emesso un decreto di se- n casolare isolato usato come un canilelager, a Varese le forze dell’ordine e associazioni animaliste hanno trovato un allevamento abusivo di cani. Sì è conclusa, nella giornata di ieri un’operazione della polizia provinciale di Monza Brianza contro il traffico illecito di cuccioli di razza provenienti dall’Est Europa, che ha portato alla perquisizione di un casolare situato a Coquio Trevisago (Varese), e il salvataggio di 45 animali. Durante il blitz , effettuato su ordine della Procura di Monza , al quale hanno partecipato anche la polizia locale di Macherio e dell’Unione dei Comuni del Basso Verbano, oltre alle Asl di Monza e Brianza e Varese, sono stati rinvenuti e sequestrati 45 cuccioli di cane di varie razze (42 chihuahua, 2 shitsu,1 levriero afgano), che erano detenuti in spazi angusti ed in pessime condizioni igienico-sanitarie. Ad occuparsi degli animali erano due donne dell’Est Europa, che per ora sono state denunciate per maltrattamento. I cuccioli, evidentemente appena arrivati dai Paesi dell’Est, entravano in Italia con documentazione falsificata, attestante un’età anagrafica diversa da quella reale, per poter essere immessi sul mercato con maggiore facilità. Le indagini sono partite circa otto mesi prima da Macherio, residenza delle due donne originarie della Cecoslovacchia che gestivano il business di compravendita degli animali. Queste ultime, durante le attività investigative avevano trasferito L U questro ed informazione di garanzia nei confronti dei legali rappresentanti, direttori tecnici e procuratori dell’azienda, per aver "illecitamente smaltito mediante tombamento rifiuti speciali pericolosi e nel contesto ordinato attività di escavazione presso l’area con nomina di consulente chimico". Dalle operazioni di escavazione sono affiorati rifiuti riconducibili a frammenti di lastre di eternit, residui di demolizione, materiale combusto e plastiche con grave danno all’ambiente ed all’integrità del sottosuolo e delle falde acquifere, in un’area attigua all’impianto di depurazione di acqua di falda per la produzione e il lavaggio Ch.C. di ortaggi. la loro sede operativa nel basso Verbano, in Provincia di Varese, scegliendo un casolare in una località isolata come centro di smercio dei cuccioli che venivano venduti con prezzi fino a 1.700 euro. Ma nella villa viveva anche un uomo che è risultato essere proprietario di alcuni dei cani. L’operazione è stata congiunta tra Polizia Provinciale, che da tempo seguiva la pista di un traffico di cuccioli dall’Est, Polizia locale, Corpo Forestale dello Stato, associazioni Oipa ed Enpa di Monza. Gli animali sono stati ricoverati in parte al canile sanitario della Asl di Varese, in parte presso associazioni animaliste, ora al lavoro per trovare una sistemazione ai 45 cani, oggi ospitati presso varie strutture tra Ch.C. Milano, Monza e Varese. 10 Venerdì 14 novembre 2014 Dall’Italia INCREDIBILE SENTENZA IN CALABRIA: SESSANTAMILA EURO A TESTA PER INGIUSTA DETENZIONE. UNO DI LORO È “CADUTO” IN SIRIA Combattono per l’Isis: lo Stato li risarcisce Arrestati nel 2011 perché sospetti di terrorismo, vengono scagionati in Cassazione: addestrarsi su internet a realizzare cinture esplosive e a fare i cecchini “non è reato” di Bruno Rossi rahim è vivo e lotta insieme a noi. Con i soldi dello Stato italiano, s’intende. Che, per l’intanto, andranno ad un imam, un simpatico religioso islamico impiantatosi in Calabria. Brava persona, senz’altro. Ma qualcuno è pronto a giurare che i sessantamila euro concessi dalle istituzioni del Paese che lo ospita non finiranno ora, almeno in parte, a finanziare la Jihad in atto in Siria? Chi se la sente lo faccia. Ma prima legga la storia di Brahim, da cima a fondo. Il ragazzo, era stato arrestato dalla Digos nel 2011 perché accusato di addestramento al terrorismo, insieme a Younes, un suo amico, e a suo padre Mohammed. I tre erano stati trovati in possesso di video in cui veniva spiegato ai futuri jihadisti come fabbricare ad esempio una cintura esplosiva, o come diventare un bravo cecchino. Ro- B In alto, Brahim Garouan betta da far tremare i polsi, perché con queste storie non si scherza. Di cellule dormienti dell’Isis, tanto per dire, ne sono arrestati 200 a Parigi nei giorni scorsi, sulla scorta di puntuali indicazioni fornite dall’intelligence irachena. Da chi cioè sta sul campo e assiste, dall’altra parte della trincea, al flusso sia di nuovi arruolati che delle ingenti somme che occorrono ad uno Stato qualsiasi, che sia un autoproclamato Califfato o meno, per combattere le sue guerre. Per carità, i coltelli con cui staccare misericordiosamente le teste degli infedeli catturati a vario titolo in Siria e Iraq sono tutto sommato a buon mercato, e le televendite occidentali sono piene di vari “tagli” disponibili a qualche decina di euro. Ma qualche decina di migliaia dio euro per esplosivi e armi di precisione potrebbe pur sempre utile. A prescindere dall’utilizzo che se ne voglia fare: a Kobane, per dire, o a Baghdad e ad Aleppo. Oppure in Occidente. Fatto sta che per la giustizia italiana adesso Brahim Garouan, suo padre Mohammed, imam di Sellia Marina (Catanzaro) e Younes Dahhaki non erano terroristi, tanto che, oltre all’assoluzione nel processo penale, adesso riceveranno il risarcimento per ingiusta detenzione di circa 180 mila euro. In Cassazione le accuse non ressero in quanto, per la Suprema Corte, “il terrorismo virtuale, fatto di manuale e corsi di formazione, non è reato”: dopo 8 mesi e 8 giorni di reclusione, i tre furono dunque scarcerati e fuggirono nuovamente in Marocco. Tutti e tre, però, sono partiti in Siria per combattere a fianco dell’esercito di Assad e uno di loro, Brahim Garouan, è morto lo scorso aprile durante uno scontro. Il denaro del risarcimento potrebbe ora andare alla loro famiglia. In molti hanno finora accusato l’Occidente di aver finanziato i tagliagole dell’Isis. Ebbene, per una volta, grazie a un magistrato, l’Italia riesce finalmente ad essere la prima nel mondo ad averlo fatto ufficialmente. TERRIBILE INCIDENTE A PAVIA Travolta e trascinata da un’auto rubata: è grave Elena Maria Madama, consigliere comunale del Pd, investita in Strada Nuova, in centro città, sarebbe in condizioni stabili. I ladri sono riusciti a fuggire a piedi ravolta da un'auto rubata e trascinata per centinaia di metri. È molto grave ma in condizioni stabili Elena Maria Madama, 26 anni, consigliera comunale a Pavia per il Pd, vittima mercoledì sera di un investimento in Strada Nuova, nel centro storico del capoluogo. La macchina, di colore bianco, non si è fermata ed è stata abbandonata in una via adiacente. L'auto, una Opel Insigna, risultata rubata nel Milanese, ha travolto la ragazza all’altezza dell’università e in molti hanno assistito alla scena drammatica del corpo della ragazza, inca- T strato sotto l’auto che procedeva ad alta velocità. La folle corsa del mezzo si è interrotta solo perché in direzione opposta stava arrivando un autobus che ha bloccato il percorso. Soltanto in quel momento il corpo della giovane si è finalmente liberato dal fondo dell’auto rimanendo a terra. Il mezzo ha poi svoltato in una via adiacente e i due uomini sono fuggiti a piedi. La polizia li sta cercando in tutta la città. La donna è stata soccorsa dai medici del 118 che, dopo averla intubata e sistemata su una barella, l’hanno caricata su un’ambulanza e trasportata al pronto soccorso del Policlinico San Matteo di Pavia, dove i medici hanno riscontrato sul corpo della giovane diverse fratture e ferite. Le sue condizioni generali, spiega un bollettino della direzione sanitaria, “si sono stabilizzate. La paziente, che ha subìto un grave politrauma con interessamento cranio-encefalo-facciale, toracico e addominale, non ha più sanguinamenti in atto, è sedata profondamente ed è assistita con ventilazione meccanica. La prognosi è ancora riservata, in particolare per il trauma cranio-encefalico. In considerazione della gravità delle le- sioni della faccia, che richiederanno interventi plurimi di alta specializzazione come nel grande ustionato - prosegue il bollettino - i rianimatori del San Matteo hanno preso contatto con i colleghi dell’Anestesia e Rianimazione 1 dell’Ospedale Niguarda di Milano, dove la paziente verrà trasportata oggi stesso (ieri,ndr) per la prosecuzione delle cure”. Il drammatico investimento è avvenuto sotto gli occhi di centinaia di persone e di numerosi commercianti che svolgono la loro attività nei negozi di Strada Nuova, la via dello shopping cittadino. Una via nella quale transitano solo gli autobus, i taxi e le vetture dotate di permesso speciale. Per questa ragione a molti è parso strano che sfrecciasse una macchina a tutta velocità. E lo sconcerto iniziale ha lasciato spazio alle urla disperate di tanti che hanno visto il corpo della donna incastrato sotto l'automobile, trascinato per centinaia di metri lungo la strada. Qualcuno, stando ad alcune testimonianze, CASO STORICO A BOLOGNA L’EPISODIO SUL MESSINA-MILAZZO Chiede il biglietto, accoltellato capotreno Protesi all’anca a bimba di 17 mesi La piccola aveva una rara forma di tumore, ora ha due anni e potrà camminare n caso di buona sanità. Evento storico, il primo al mondo, all'Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna. Una protesi all'anca è stata impiantata a una bimba di 17 mesi. "E' il primo caso nella storia dell'ortopedia internazionale di intervento di questo tipo su un paziente non ancora in grado di camminare", fa sapere la struttura. La piccola paziente aveva una forma rara di tumore os- U seo. Ora, a 2 anni e mezzo, cammina. "In letteratura scientifica non ci sono casi di impianto di protesi d'anca in pazienti così piccoli, non ancora in grado di camminare" spiega l'ortopedico l'ha seguita, Marco Manfrini. A illustrare l'intervento è l'ortopedico che ha seguito la bambina, Marco Manfrini, che coordina il Centro di riferimento specialistico terapie chirurgiche innovative nei sarcomi muscolo-scheletrici dell'età evolutiva della Clinica Ortopedica III a indirizzo oncologico, diretta da Davide Maria Donati. "Zoe – afferma il medico - aveva una forma rara di tumore alle ossa, sviluppatasi nel femore. Con l'intervento dovevamo prima eliminare la parte di femore attaccata dal cancro e poi sostituirla. Ma dovevamo capire come, visto che nella letteratura scientifica non ci avrebbe anche cercato di inseguire a piedi i due ladri d'auto, che però sono riusciti a far perdere le proprie tracce. Alle ultime elezioni comunali, Elena Maria Madama era stata la più votata, con 481 preferenze. Impegnata in politica fin dagli anni della scuola, sta svolgendo la pratica legale nello studio di un avvocato. Carlotta Bravo ncora violenza a bordo di mezzi pubblici. Un capotreno è stato accoltellato verso le 11 di ieri mattina sul convoglio Messina-Milazzo. In prossimità della stazione di Spadafora il controllore Riccardo Caristi, 41 anni (nella foto di MessinaOra), ha chiesto a due viaggiatori, che potrebbero essere stranieri, di esibire il biglietto. Per tutta risposta è stato prima insultato e poi aggredito e ferito alla spalla. La vittima è ricoverata in ospedale in prognosi riservata ma non in pericolo di vita. A sono ad oggi casi di impianto di protesi d'anca in pazienti così piccoli, non ancora in grado di camminare". Così, in prima linea, è partito il lavoro d’equipe medica insieme a Manfrini ed altri ricercatori dell'Istituto Ch.C. bolognese. Appena il treno è arrivato in stazione, i due aggressori sono scesi e sono fuggiti. I carabinieri di Milazzo sarebbero sulle loro tracce. Solidarietà è stata espressa dal comitato dei pendolari. Il capotreno accoltellato è un dirigente del sindacato Orsa trasporti. “Da anni – dice il segretario provinciale Michele Barresi – chiediamo maggiore sicurezza nelle stazioni e sui treni. Ci vogliono più controlli da parte delle forze dell’ordine. E’ inconcepibile che dei dipendenti debbano rischiare la vita facendo il proprio lavoro”. 11 Venerdì 14 novembre 2014 Cinema PRODOTTO DA CATTLEYA E DISTRIBUITO DALLA UNIVERSAL PICTURES “La scuola piu bella del mondo” è quella di Luca Miniero Dopo il successo di “Benvenuti al Sud”, il regista partenopeo torna in sala di Luciana Caprara l Miniero d’oro, più volte campione d’incassi al botteghino con i suoi film,ritenta il successo diBenvenuti al sudproponendo in forma di commedia,gli antipodi nell’incontro-scontro fra settentrione e meridione costruendo la risata sui pregiudizi di entrambi. Così anche in questo film,si ride degli stereotipi e dell'escalation paradossale degli eventi, dalle battute colte come di quelle trash. Insomma Miniero prosegue la messa in scena confrontarsi su schermo due scuole in un gemellaggio all'insegna del "misunderstanding": la prima di Acerra provincia di Napoli diretta dal preside Lello Arena, la seconda Toscanadiretta dal preside un po' snob: Christian De Sica. Niente di nuovo su schermo, ma Miniero ha l'indubbia capacità di allontanarsi dagli stereotipi da cinepanettone per presentare ancora una commedia all'italiana che vira al musical in forma favolistica, senza dimenticare quella sottotraccia sociale, a tema scolastico, che fa da collante all'intero soggetto e che riporta anche un po’ alla mente lo spaccato pedagogico-campano di Io speriamo che me la cavo. Così Miniero prova a giocare con alcuni cliché che lo fanno, questa volta, quasi scivolare in alcune scene alquanto banali e di un buonismo di fondo che nei primi minuti era stato intelligentemente evitato. Tra incomprensioni, cinismo di stampo razzista,La scuola più bella del mondo parte con tutte le buone intenzioni del caso, per poi cadere in una prevedibile farsa da scolaresca e da svolte tanto improvvise quanto particolarmente inspiegabili ed inutili. I Inevitabile la critica politica, che vede la disastrata Italia attuale passata dall'educazione scolastica di un tempo firmata Maria Montessori a quella televisiva alla Maria De Filippi come esempio di una globalizzazione sbagliata e diseducativa. Un film con cui proprio Miniero in prima persona racconta le diverse realtà sociali del nostro paese; declinandolo stavolta sul tema dell'istruzione. Vieneinfatti chiesto, agli attori, qualche parola sui personali ricordi legati al mondo della scuola: "Io, da ragazzino, a scuola ero una pippa", confessa De Sica. "Ho rifatto il primo liceo e mi sono trovato in classe con Carlo Verdone, e lì sono diventato bravo. Per me e Carlo, la scuola è stata una vera accademia di arte drammatica.“Finché non ho deciso di mollare tutto per fare la scuola del night. Ho fatto prendere un colpo a mio padre, conquesta decisione, ma è stata anche la mia fortuna". "Io andavo a scuola dalle suore", rivela Arena. "Più che ricordarmi io di loro, sono loro che si sono ricordate di me... visto che ero uno dei peggiori allievi che avessero mai avuto! Mi sono fatto perdonare solo recentemente, regalando alla scuola 90.000 volumi. Ho iniziato a recitare lì a 6 anni: ma la cosa terribile era che i più bravi venivano premiati con un bacio da parte di questa vecchia suora. Un incubo." "Io andavo bene a scuola", rivela infine Papaleo. "Non facevo a botte, avevo ottimi voti, i miei genitori erano contenti. Ho avuto un'infanzia di merda, insomma, da cacasotto: non ho quei ricordi bellissimi di chi ha marinato la scuola o fatto cose proibite. La folgorazione l'ho avuta grazie al mio professore di storia e filosofia: lui ha scalfito questa mia superficialità corta, mi ha emancipato, mettendomi addosso questa curiosità, specie verso la storia e la poesia. Non riesco a scherzare sul tema della scuola: la ritengo un nodo fondamentale della società”. Insomma, tra i protagonisti un De Sica mai volgaree sempre vicino ai propri studenti e continuamente intenzionato a stimolarne il lato 'buono'. Il suo personaggio affianca quello del menefreghista professore interpretato da Papaleo, annoiato, stanco e con una considerazione dei propri alunni che non va oltre la pura e semplice delinquenza. Nemmeno la vicinanza di Miriam Leone, candida professoressa della scuola toscana che per lui perderà la testa anche se incapace di capirne le battute, finisce per dargli sostanza. A suon di Currecurreguaglió dei 99 Posse, La scuola più bella del mondo sembra spesso cedere la propria missione 'comica' alla strada del politically correct un po’ alla maniera radical chic. Nel momento stesso in cui gli 'scugnizzi' napoletani approdano al 'nord' il film cala d'intensità, lasciandosi andare a sketch spenti e tendenzialmente ingenui, per poi, purtroppo,giungere al termine con una vera e propria pantomima gratuita sul finale. DALLA COLLABORAZIONE DI NEXO DIGITAL, RTL 102.5, RDS, RADIO ITALIA E MYMOVIES.IT Dal palco al grande schermo: i Modà sbarcano al cinema Un live report nato dall’intuizione del leader della band, Kekko Silvestre opo l'Olimpico e il San Siro, i Modà conquistano le sale cinematografiche italiane con il lungometraggio "Come in un film", in cui raccontano la loro storia legata ad uno dei fenomeni pop italiani di questi ultimi anni. Non solo un “film tributo”, ma un vero e proprio lungometraggio in cui i membri della band diventano attori ripercorrendo le tappe principali della loro carriera, grazie anche ad aneddoti mai svelati prima, tra backstage e immagini rubate dai due concerti che la band stessa ha tenuto sino all’estate scorsa. “È un viaggio nella nostra storia. Un modo per raccontarci, per raccontare aneddoti non conosciuti o anche fatti personali e per svelare anche i nostri difetti”- come spiega Kekko raccontando la nascita della band: “Era il 2005. Io ero un po’ allo sbando con la mia carriera. Non sapevo bene cosa avrei fatto. E una notte ho sognato Zeudi, una ragazza con cui sono stato tanti anni fa, morta in un incidente stradale. Ho chiesto a lei se dovevo andare avanti, se dovevo crederci. Lei, sorridendo, è rimasta D in silenzio. Mi sono fidato di quel silenzio e di quel sorriso”- E poi ancora:“Quando finiranno i Modà finirà anche la mia carriera”. Insomma, dopo aver conquistato una larga fetta di pubblico, dischi di platino, premi e collezionato parecchi concerti sold out, i Modà si raccontano in questo viaggio tra musica e parole, dal buio della sala prove ai riflettori puntati sul palco e gli spalti degli stadi. Dopo il trionfo del gruppo pop rock italiano in concerto allo Stadio di San Siro di Milano dello scorso luglio, il suo leader Kekko Silvestre ha infatti trasformato un intuizione / desiderio nel soggetto per la sceneggiatura. Un viaggio musicale nell’universo dei Modà, per rivivere alcune delle performance della band durante il concerto dello scorso luglio e sbirciare sogni, segreti e motivazioni che hanno guidato Kekko Silvestre e i membri del gruppo, dal lontano 2002 ad oggi. “Per raggiungere un sogno bisogna inseguirlo, bisogna proteggerlo, bisogna avere la forza di perseverare e di combattere, bisogna avere fede e stima di se stessi… Ma per raggiungere un sogno spesso bisogna fidarsi di alcuni segnali, e a volte dare peso e senso ai sogni stessi" Molto di più del reportage dei live dei Modà: è un film concerto che Kekko Silvestre insieme al suo partner collaudato, il regista Gaetano Morbioli confezionano e portano in sala. Questo film permette di entrare ancora di più nell’universo dei Modà, nei segreti e nelle motivazioni che hanno guidato Kekko Silvestre dal buio di una sala prove ai mille riflettori accesi degli stadi. Il film concerto è il racconto di una corsa verso il successo che non potrà che trovare complici e tifosi nei loro numerosissimi, appassionati fan. Idea, ma non solo: il noto regista Gaetano Morbioli (suoi, tra l’altro, i videoclip “Cuore e vento” e “Dove è sempre sole”) dirige questa storia orchestrandola tra le musiche della band e portando al cinema lo spettatore per ascoltare un po’ di nuova e buona musica italiana, per ri-vivere emozioni di una sera diun racconto tra immagini e note. Il film concerto consentiràinfattiai fan di rivivere sul grande schermo le più belle performance della band. Musiche, scene e sequenze narrative si alterneranno nella pellicola, componendo un racconto corale che ci permetterà di entrare in maniera più profonda nell’universo dei Modà. “Modà come in un film”prodotto da Ultrasuoni e F&P Group, è distribuito in contemporanea via satellite nelle sale italiane da Nexo Digital in collaborazione con RTL 102.5, RDS, RaL.C. dio Italia e MYmovies.it. 12 Venerdì 14 novembre 2014 Società GRANDI NOVITÀ PER LA SHOWGIRL ROMANA Alessia, i miei 40 anni tra famiglia e new look Per la Marcuzzi una nuova storia d’amore con il produttore Paolo Calabresi Marconi di Francesca Ceccarelli ono ormai passati da quando la bella Alessia Marcuzzi decise di buttarsi nell’avventura del fashion blog “la Pinella”: da allora per lei un grande successo di utenti da tutta Italia la seguono per restare sempre aggiornate sulle ultime tendenze in fatto di moda. In occasione del suo 42esimo compleanno, Alessia ha deciso di festeggiare in modo diverso, regalandosi un "nuovo total look". E non si parla di un abito o di un nuovo taglio di capelli, ma di un intero restyling per il suo personal magazine La Pinella. Via il vecchio logo, cambia l'impaginazione e cambia anche tutta la grafica che accoglierà i moltissimi followers che ogni giorno seguono i suoi aggiornamenti e le scrivono attraverso il sito. Un look più consapevole, più raffinato ma sempre con un tocco ironico e sbarazzino che rispecchia il carattere di Alessia. Molte le novità che si troveranno collegandosi a lapinella.com: una nuova sezione "Health" dove si parlerà di fitness, di cibo, di benessere - una mappa interattiva che si animerà con i viaggi di Alessia e le mete a lei più care - una rinnovata S collaborazione con Inside Art - due canali nuovi social,Vine e Lookbook, che si vanno ad aggiungere ai social già presenti che hanno all'attivo quasi tre milioni di fans - e una playlist personale con i brani consigliati e scelti da Alessia stessa! E non è ancora finita! In questi giorni tornerà on line, rinnovata, anche l'app mobile che racchiude al suo interno tutto il mondo de "LaPinella" e che permette di seguire tutti gli aggiornamenti in tempo reale sul proprio smartphone! Tanti consigli su viaggi, città da scoprire, shopping, ristoranti e locali, attività per i bambini, competition per i fan e contenuti esclusici con i backstage dei prossimi programmi televisivi della conduttrice. “Per i miei 42 anni, mi sono regalata un restyling, ma non ha niente a che fare con il mio corpo… Ho deciso di dare un nuovo look al mio blog LaPinella, rendendolo più fresco, moderno e raffinato. Spero vi piaccia!”. Un compleanno all’insegna della sobrietà: candeline spente in famiglia, in compagnia della figlia Mia, tre anni, e del fidanzato, Paolo Calabresi Marconi. Lei e il produttore fanno coppia fissa da poco più di otto mesi, ma l'uomo sembra già essere entrato nel cuore di entrambe. Il loro è quindi il ritratto di una famiglia allargata in armonia, alla quale si aggiunge Tommaso, il figlio tredicennne della showgirl, nato dall'amore con Simone Inzaghi. E, da qualche settimana, anche il piccolo Leone che con Mia condivide il padre, Francesco Facchinetti. “La nostra è una famiglia allargata come tante e i miei figli sono molto felici perché circondati da tanto amore. Questa è l’unica cosa che conta” ha scrittoAlessia su Facebook dopo la nascita di Leone. GRANDE ATTESA PER IL CALENDARIO DELL’EX GIEFFINA PRIME INDISCREZIONI SUL PROGRAMMA DI CANALE 5 Francesca Cipriani: il mio 2015 sarà sexy Isola dei Famosi: spunta la supercoppia Siffredi-Minetti Tra gossip e tv, la showgirl ancora senza veli rchiviata ormai da tempo la sua esperienza sotto le telecamere del Grande Fratello Francesca Cipriani di nuovo sulla cresta dell’onda. Per lei è infatti un periodo di grande successo: in primis la probabile partecipazione a L'Isola dei Famosi 10 – rispetto alla quale ha dichiarato a 'Gossip e TV': "Per ora non posso dire nulla… Tutto assolutamente top secret! Staremo a vedere" - ma anche il calendario sexy 2015. Per l'ex Pupa è il terzo calendario: il primo risale al 2007 quando, appena uscita dal Grande Fratello, posò nuda per il maestro della fotografia Bruno Oliviero. Il secondo calendario sexy di Francesca Cipriani fu quello del 2011, prodotto da Mediaset e insieme a star del calibro di Flo Marincea, Sarah Nile e Lisandra Rodriguez. Per il 2015 il set si è spostato in cucina: il tema sarà infatti a sfondo culinario. Mesi e mesi di training per rimettersi in forma e poi di nuovo a posare senza veli: “Antos, il mio personal trainer, ce la sta mettendo tutta per farmi arrivare al calendario in per- L’annuncio dal Corriere.it: i telespettatori in grande attesa A ambio di rete e non solo per uno dei programmi di punta del palinsesto italiano della prossima stagione: L'isola dei Famosi, in onda su Canale 5 dopo l’addio a Rai Due, lancia le prime indiscrezioni sul cast di quest’anno. Tra tutti spunta una super coppia impensabile, Rocco Siffredi e Nicole Minetti. Proprio loro potrebbero approdare su «L’Isola dei famosi», almeno secondo quanto annunciato sotto forma di indiscrezioni dal Corriere.it. C fetta forma. Ormai ci siamo: con una corretta alimentazione e tanta attività fisica, stiamo raggiungendo gli obiettivi che ci eravamo prefissati". La bionda maggiorata, sempre a 'Gossip e TV', ha spiegato: "Il mio sarà un calendario diverso dal solito, culinario, appunto. Un calendario goloso e sexy al punto giusto. Mi vedrete nelle vesti di cuoca, vestita di pasta, ca- ramelle ed altre bontà. Ogni mese ci sarà un piatto di stagione con la relativa ricetta. Farò cucinare anche gli uomini più svogliati. Realizzeremo a breve i primi scatti e non vedo l’ora". La partita-calendario è dunque aperta: assieme alla Cipriani concorrono nelle bacheche hot Mariana Rodriguez e Laura Forgia, anche loro nude per il Calendario 2015. La trasmissione, giunta alla decima edizione che andrà in onda su Canale5 probabilmente dal 26 Gennaio 2015 e condotta da Alfonso Signorini e Alessia Marcuzzi, ha deciso di coprirsi con una nuova veste hot che sicuramente terrà incollati al piccolo schermo gli italiani. I due concorrenti sono ben noti alle cronache: Nicole Minetti, ex consigliere Regionale, e Rocco Siffredi attore hot. I due interpellati molte volte dalla Ventura hanno sempre risposto no, mentre adesso potrebbero raggiungere gli altri e intraprendere una dura convivenza visti anche alcuni nomi dei famosi vip già stati confermati. Non solo loro: sull'isola deserta infatti vedremo la vincitrice de "La Pupa e il Secchione" Francesca Cipriani, Gue Pegueno leader e rapper dei Club Dogo, tra l'altro ex compagno proprio della Minetti, la velina mora Alessia Reato, Angela Favolosa Cubista ex opinionista di "Uomini e Donne" e l'attrice Serena Grandi.
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