Biografia cap.2 - il futuro va al plurale

VITA MILITARE DEL CAPITANO DEL REGIO ESERCITO UMBERTO SBACCHI
CAPITOLO II: LA GRANDE GUERRA 1914-1918
04.01.1914
Sottotenente nel 25° Reggimento Fanteria (Brigata Bergamo).
4 gennaio 1914: il Sottotenente Umberto Sbacchi del 25° Reggimento fanteria della Brigata Bergamo.
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08.02.1914
Presta giuramento a Piacenza.
24.05.1915
Tale in territorio dichiarato in stato di guerra.
03.07.1915
Si hanno i primi feriti in combattimento della Brigata Bergamo. La 7a divisione (Brigate
Bergamo e Valtellina), schierata sulle alture antistanti a Santa Lucia
di Tolmino lungo la
destra del fiume, deve svolgere un’azione dimostrativa nell’intento di richiamare in questa
zona le riserve del nemico.
Il mattino del 3 luglio la 7a Divisione sferra l’assalto dimostrativo previsto, scendendo dalla
dorsale Kolovrat-M. Jeza nel vasto corridoio naturale compreso fra il gomito dell’Isonzo a
monte di Volce e l’abitato di Cigni.
La Brigata si trova al cospetto dell’erta bastionata collinare di S. Maria e S. Lucia, che si
antepone al grande arco che il fiume descrive a est fra Tolmino, S. Lucia e Podselo.
La “Bergamo” (25° e 26° Reggimento) tenta d’espugnare le linee austriache scavate innanzi
a Santa Lucia e attraverso il villaggio di Cosarsa.
La lotta, combattuta con accanimento nelle tenebre, dimostra ai Fanti l’impossibilità pratica
di snidare il nemico dai covi intatti, irti di mitragliatrici sventaglianti.
Dissanguate dai tiri intensissimi, le colonne d’assalto devono desistere dall’impresa troppo
ardua, lasciando sul terreno insanguinato grappoli di cadaveri a testimonianza del proprio
ardimento.
Balzano per la prima volta a triste notorietà quelle due incombenti e temibili alture, che
l’avversario ha ottimamente rafforzato al punto da renderle praticamente imprendibili, salvo
che ciò non avvenga per effetto di manovra a vasto raggio e cioè a livello strategico.
Ospedale militare di Pordenone, agosto 1915: i primi feriti della 7a Divisione di Fanteria.
15.07.1915
Tenente in detto con anzianità assoluta, con riserva di anzianità relativa e con decorrenza
per gli assegni.
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14.08.1915
La 7a Divisione è ancora alle prese con i rilievi di S. Maria e S. Lucia, rispettivamente
riservati alle cure delle Brigate Valtellina e Bergamo. La difesa avversaria è predisposta per
fronteggiare attacchi da varie direzioni mediante un sistema di trincee disposte a segmenti
paralleli alle curve di livello e collegate ai capisaldi ricavati sulla cresta sommitale. Nei
giorni 14, 15 e 16 gli assalti si susseguono nell’intento di guadagnare progressivamente
terreno, ed è la “Bergamo” ad ottenere infine un buon risultato sulle balze di S. Lucia,
costringendo l’avversario a riparare sulla dorsale sovrastante; riesce a conquistare letrincee
delle falde occidentali della collina di S. Lucia e le mantiene saldamente riuscendo
anche ad ampliare l'occupazione verso la quota 588.
Ospedale militare di Pordenone, agosto 1915: i primi feriti della 7 a Divisione di Fanteria a mensa.
01.09.1915
Tenente con Decreto Comando Supremo (25° Reggimento, 2° Battaglione, 7a Compagnia).
4°.trim.1915
Durante la III Battaglia dell'Isonzo (18 ottobre - 4 novembre) vengono rinnovati i tentativi di
conquista della quota 588 ma invano e con la perdita di altri 1.900 uomini di cui 31 ufficiali.
Durante la IV Battaglia dell'Isonzo (10 novembre - 5 dicembre), la Brigata attacca le
posizioni di S. Maria, ma nonostante il valore dimostrato e le notevoli perdite (1.100 fra
morti, feriti e dispersi dei quali 33 ufficiali) non riesce che a strappare solo alcuni elementi di
trincea al nemico, tra i quali il "Ridotto di S. Maria".
Si chiude quindi, col finire dell'anno, il primo periodo di ininterrotta e faticosa lotta per la
Brigata Bergamo.
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Zirano, 10 maggio 1916: nel convalescenziario del 25° Reggimento fanteria. Il Tenente Sbacchi è il secondo in piedi da destra.
1916: Mensa ufficiali della 7a Compagnia, 2° Battaglione, 25° Reggimento della Brigata Bergamo.
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Ricovero per ufficiali della 7a Compagnia del 25° Reggimento (Santa Maria di Tolmino) il 24 luglio 1916.
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24 luglio 1916: alcuni ufficiali del 25° Reggimento provano delle rudimentali maschere anti gas.
24 luglio 1916: alcuni ufficiali del 2° Battaglione del 25° Fanteria brindano con tre bottiglie di spumante.
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Santa Maria di Tolmino 1° agosto 1916: ufficiali della Brigata Bergamo partenti per raggiungere la Brigata Cuneo nei pressi di Gorizia.
29.07.1916
Tale nell'8° Reggimento Fanteria (disposizione del Comando Supremo con foglio n° 2120).
01.08.1916
In partenza da S. Maria di Tolmino per raggiungere 8° Reggimento (Brigata Cuneo) nei
pressi di Gorizia.
Cartolina dell'8° reggimento Fanteria.
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Tolmino, 24 luglio 1917: alcuni ufficiali del 25° Reggimento Fanteria (il Tenente Sbacchi è il terzo da destra in basso).
A destra dell’Isonzo
ci sta Santa Maria
se stanco sei di vivere
t’insegnerò la via…
Liga di Canale, agosto 1917: La 3a Compagnia del 258° Reggimento (Brigata Cuneo).
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I Comandanti di Compagnia del I Battaglione del 258° Fanteria (Il Capitano Sbacchi è il primo a destra).
06.08.1916
Domenica, ore 7 del mattino: inizia la prima fase dell'attacco (VI battaglia dell'Isonzo) con
un intenso fuoco di artiglieria italiana diretto contro la testa di ponte di Gorizia e su, fino alla
zona di Tolmino e sul Carso. Vengono presi di mira tutte le postazioni austro-ungariche nel
raggio della testa di ponte di Gorizia oltre a tutte le vie di comunicazione che portavano alla
città: strade, ponti, passerelle, sottopassaggi e linea ferroviaria.
Il Comando austro-ungarico è completamente preso di sorpresa: il fuoco dell'artiglieria
italiana lungo tutta la linea del fronte dell'Isonzo non permette di capire dove esattamente
verrà sferrato l'attacco principale. Iniziano anche le difficoltà di comunicazione tra i reparti
perché molte sedi di comando sono state colpite dalle granate italiane.
Il fuoco dell'artiglieria italiana fu estremamente preciso e tutta la testa di ponte di Gorizia si
trovò in mezzo ad un mare di fuoco e fiamme.
Ore 8 del mattino: il fuoco dell'artiglieria italiana aumenta ulteriormente di intensità ed è
diretto contro le postazioni austro-ungariche che vengono devastate sistematicamente; vista
dall'alto, la conca di Gorizia assomiglia molto al cratere di un vulcano. Il Monte Sabotino è
quasi completamente avvolto dal fumo così come le alture intorno ad Oslavia.
La Cuneo, schierata nel tratto di fronte Osteria-Grafenberg, ha il compito di scacciare il
nemico oltre l'Isonzo. Il II e III Battaglione dell'8° scattano dalle trincee e con impeto
travolgente raggiungono il villaggio di Grafenberg e spingono sulla sinistra del fiume due
pattuglie, prime tra tutte a passare l'Isonzo. A sostegno dei due battaglioni che incominciano
a subire gravi perdite per il continuo violento fuoco nemico, vengono inviati il I Battaglione
dell'8° ed il IV del 7°.
Primo pomeriggio: partono le pattuglie di esploratori italiane per verificare l'apertura dei
varchi nelle difese austro-ungariche. I varchi agibili ci sono sul Monte Sabotino proprio in
prossimità della cima. Ad Oslavia e quota 188 i varchi sono agibili ma i reticolati sono tutti
aggrovigliati e potrebbero costituire un problema nel momento dell'assalto della fanteria. I
varchi sul Podgora, Grafenberg e Peuma non sono stati aperti e le posizioni austro-ungariche,
pur sconvolte dal fuoco dell'artiglieria, risultano essere ancora intatte e capaci di interdire
l'avanzata della fanteria italiana.
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Il Grafenberg viene attaccato dai fanti della Cuneo ed a prezzo di spaventose perdite
l'occupazione riesce. Da qui le avanguardie italiane della Cuneo scendono fino al villaggio di
Grafenberg e passano il ponte della cartiera. Le truppe austro-ungariche oppongono
resistenza e quindi le avanguardie sono costrette a ripassare il ponte e ripiegare nel villaggio
di Grafeberg. Rimanevano ancora da espugnare:
- Il terzo ordine di trincee di Lucinico;
- Quota 240 del Podgora;
- Oslavia quota 188 e "Dosso del Bosniaco".
.Al comando di una Compagnia cade gravemente ferito mentre la guida all'attacco sotto
violento fuoco nemico di fucileria e mitragliatrici che battono il reparto di fronte e d'infilata
a Grafenberg (medaglia d'argento al valore e 2 distintivi d'onore).
Ferite d'arma da fuoco da palla di fucile a:
- I) canale completo, attraversante il bacino con foro d'ingresso alla spina iliaca posterosuperiore di destra e foro d'uscita nella fossa iliaca esterna sinistra, penetrazione nel canale
sacrale e lesione di alcuni elementi della coda equina;
- II) idem, attraversante le parti molli (cute e muscolo) alla regione deltoidea di sinistra.
Situazione alla sera del 6 agosto 1916: gli italiani sono riusciti in un'impresa mai registrata
nelle precedenti battaglie dell'Isonzo.
Le posizioni occupate sono:
- Monte Sabotino;
- Grafenberg;
- Monte Calvario;
- Monte San Michele.
25.08.1916
Partito da territorio dichiarato in stato di guerra per ferite riportate in combattimento il 6.
02.09.1916
Ricoverato nell'ospedale Civile di Padova.
06.10.1916
Rientrato nel Deposito dell'8° Fanteria.
12.11.1916
Capitano in detto, con anzianità 15 febbraio 1916 e decorrenza per gli assegni dal 12
novembre (Dispensa 102 Bollettino Ufficiale e Decreto Luogotenenziale del 12.11.1916).
08.02.1917
Collocato fuori quadro dal 10 gennaio 1917 in aggiunta alla Tabella XV, annessa al testo
unico delle leggi dell'ordinamento del (...) E: Circolare 789. Giornale Militare 1915
restando comandato al Corpo ove attualmente presta servizio (Determinazione Ministeriale
8 febbraio 1917 dispensa 13 Bollettino Ufficiale 1917).
1
2
3
Gradi di Capitano del Regio Esercito:
1 & 2: Paramano; 3: Controspallina.
La Grande Guerra comportò per il Regio Esercito un
continuo cambiamento delle gerarchie e dei distintivi di
grado. Per ridurre la visibilità degli ufficiali al fronte vennero
abolite ad esempio la sciarpa azzurra, la sciabola e altre
vistose insegne. I gradi vennero definitivamente rimossi
dalle controspalline e fissati sui paramano delle divise, in via
sperimentale con le stellette allineate orizzontalmente
oppure posti addirittura sul retro del paramano, cioè visibili
soltanto di spalle. Restarono in questa posizione fino al
1934.
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Documento attestante il conferimento della Medaglia d'Argento al Valor Militare e relativa motivazione.
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Medaglia d'Argento al Valor Militare (recto e verso).
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23.02.1917
Giunto in territorio dichiarato in stato di guerra.
06.05.1917
Tale nel 258° Reggimento Fanteria, 1° Battaglione, Brigata Tortona (costituita nel
febbraio 1917 con i battaglioni provenienti dal 77° e 8° fanteria) Comandante 3a
Compagnia. Determinazione Ministeriale del 6 maggio 1917.
Ufficiali della 3a Compagnia, 1° Battaglione, 258° Reggimento, Brigata Tortona (1917).
Al centro il Capitano Umberto Sbacchi, comandante la stessa.
Ufficiali del 1° Battaglione del 258° Reggimento dinnanzi al Comando di Battaglione.
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10.06.1917
La Brigata Tortona è riunita presso
Kambresco.
Ricomposta
negli
effettivi
dall’arrivo dei complementi, la
Tortona si porta in linea per
prendere parte alla XI Battaglia
dell’Isonzo, nel tratto di fronte tra
lo Jelenik e la quota 711 con
obiettivo, una volta vinta la
resistenza nemica, di puntare
sul
monte Oscedrik e la Bainsizza,
penetrando più in profondità
possibile.
▼ Mensa ufficiali a Kambresco (1917). ▲
Manzinello, frazione di Manzano, Udine (giugno 1917): partenza della 4a Compagnia del 258° Fanteria per formare il battaglione di marcia.
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Crior, luglio 1917: in osservazione delle linee nemiche. Il Comandante del 1° Battaglione (258° Reggimento) Maggiore Sergio Martucci
(caduto sul campo il 18 agosto) attorniato da alcuni suoi ufficiali: il Capitano Marco Garassino (Comandante dei mitraglieri), il Tenente Ugo
Milone (Comandante 1a Compagnia) e - sul fondo - il Capitano Umberto Sbacchi (Comandante 3a Compagnia).
Gran Wass, 18 agosto 1917: l'artiglieria austriaca risponde ai tiri di preparazione italiani per l'azione sulla Bainsizza.
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19.08.1917
La Brigata Tortona passa all’attacco, superato l’Isonzo le sue colonne tentano di
occupare le prime linee avversarie, ma la reazione è tale da non consentire che modeste
conquiste. Dura e più lunga è la resistenza nemica a Canale, ridotta a fortezza
inespugnabile, che i nostri alla fine riescono a espugnare al prezzo di gravi perdite.
19 agosto 1917: due vedute di Canale d'Isonzo (GO).
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Soldati italiani nella stazione di Canale d'Isonzo (19 agosto 1917).
20.08.1917
Riprende l’offensiva, la nostra artiglieria ha in parte isolato la prima linea nemica
dalla sua retrovia, l’attacco dei fanti della Tortona riesce a scalzare le difese
austriache.
Benedizione alla bandiera del 258° Reggimento.
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20 agosto 1917: soldati del 258° Reggimento fanteria appostati sull' Uhr Kuk.
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Ufficiali austriaci fatti prigionieri in una caverna sull'Uhr Kuk (Bainsizza) dalla 3 a Compagnia del 258° Fanteria il 20 agosto.
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21.08.1917
Finalmente, la quota 711 è conquistata: cinque contrattacchi vengono respinti.
22.08.1917
Con l’arrivo di nuove forze, le colonne d’attacco della Brigata puntano sullo Jelenik:
all’avversario manca il supporto del presidio sulla quota 711 conquistata nei giorni
precedenti, e dopo alcune ore di accaniti combattimenti deve cedere ai fanti italiani
anche detta cima.
Aumentato lo stipendio a £. 4.900 annue a datare dal 1° febbraio 1917.
23 agosto 1917: il 258° Fanteria in azione sul monte Jelenik alla Bainsizza.
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Il 258° Fanteria arranca sulla Bainsizza (23 agosto 1917).
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25 agosto 1917: caduti austriaci sull'altopiano della Bainsizza per mano del 258° Fanteria.
25 agosto 1917: artiglieria austriaca abbandonata sull'altopiano della Bainsizza sotto l'assalto del 258° Reggimento.
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Bainsizza 25 agosto 1917: carriaggi austriaci colpiti dall'artiglieria italiana.
26.08.1917
Il Comando supremo che fino allora aveva, specie su questo fronte, circondato di mistero
l’azione, nel suo bollettino di guerra del 26 agosto, riassume brevemente la battaglia e fa
nomi dl località e di brigate: “Le valorose truppe - dice - della II Armata, gettati 14 ponti
sotto il fuoco nemico, varcavano l’Isonzo nella notte sul 19 e procedevano all’attacco
dell’altopiano della Bainsizza, puntando decisamente sul fronte Jelenik Vhr, aggiravano le
tre linee difensive nemiche del Semmer, del Kobilek e di Madoni, poi riunitisi
contemporaneamente attaccavano le stesse linee anche di fronte e le rompevano, nonostante
l’ostinatissima difesa del nemico; conseguenza dell’ardita manovra la caduta del Monte
Santo.“Le truppe dell’Armata continuano ad avanzare verso il margine orientale
dell’altopiano della Bainsizza, incalzando il nemico che oppone vivacissima resistenza con
forti nuclei di mitragliatrici e di artiglierie leggere. Nel combattimenti dal 19 al 23 si sono fra
tutti distinti per valore ed ardire: le Brigate Livorno (Reggimenti 33° e 34°), Udine (95° e
96°), Firenze (127° e 128°), Tortona (257° e 258°), Elba (261° e 262°), il 279° fanteria
(Brigata Vicenza), la 1a e la 5a Brigata Bersaglieri (Reggimenti 6° e 12°, 4° e 21°), il 9° e il
13° Raggruppamento Bombardieri, il 2° e il 4° Battaglione Pontieri del Genio.
Carcano Mod. 91, (fuori d'Italia anche conosciuto come Mannlicher-Carcano-Parravicino), è un fucile ad otturatore girevole-scorrevole
adottato dal Regio Esercito italiano nel 1891 ed è stato l'arma d'ordinanza dell'esercito italiano per più di mezzo secolo, dal 1896 al 1945.
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27 agosto 1917: il Capitano Umberto Sbacchi, comandante 3 a Compagnia, 1° Battaglione, 258° Reggimento, Brigata Tortona,
in un momento di relax "in prima linea in periodo d'azione".
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01.09.1917
Il XXII Reparto d'Assalto viene formato il 1° settembre 1917 con la denominazione di "II
Reparto d'assalto".
Il Reparto d'assalto è formato su tre compagnie con 24 pistole mitragliatrici, otto
mitragliatrici pesanti e una sezione someggiata, ha una forza organica di 19 ufficiali, 21
sottufficiali, 108 caporali maggiori e caporali, 568 arditi e 37 artiglieri.
Il reparto si spiega con due compagnie in scaglioni di fuoco e le terza compagnia in
secondo scaglione.
Tale trasferito effettivo al Battaglione d'assalto (2°) della II Armata.
Presentazione del XXII Reparto d'Assalto tratta da un opuscolo dedicato ad esso.
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Il Capitano degli Arditi Umberto Sbacchi, comandante della 3 a Compagnia del II Reparto d'Assalto (poi XXII).
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Testo del Canto di guerra del XXII Reparto "Serenissimo".
29.09.1917
Il Reparto ha il battesimo del fuoco sulla Bainsizza.
13.10.1917
La 3a Compagnia irrompe, con magnifico slancio, nelle trincee alle falde del Rombon
(Conca di Plezzo), catturando o annientando l'intero presidio nemico.
Riporta flémmone alla mano sinistra in seguito a ferita da punta di reticolato prodottasi
durante l'azione sul monte Rombon (1 distintivo d'onore).
14.10.1917
Partito da territorio dichiarato in stato di guerra.
20.10.1917
Entrato in luogo di cura per ferita riportata nell'alto Rombon.
24.10.1917
Inizia l'offensiva austro-tedesca a Caporetto. La II Armata dà segni di cedimento.
30.10.1917
Ricoverato nell'ospedale di Genova-Mackenzie.
29.11.1917
Il nemico si ferma al Piave. Solo 38 divisioni della I e IV Armata vi si oppongono.
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25.11.1917
Ricoverato nell'ospedale di Macerata.
12.01.1918
Rimesso da luogo di cura rimanendo a Macerata in cura ambulatoria in seguito a ordine
della II Commissione Sanitaria Centrale.
Cartolina datata 8 aprile 1918 del Tenente Cortellessa che chiede notizie al Capitano Sbacchi "il valoroso comandante della 3 a Compagnia".
16.04.1918
Inviato in licenza di convalescenza di gg. 60.
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12.06.1918
Rientrato al Deposito per ultimata licenza di convalescenza.
Tessera di Riconoscimento con timbro del Comando del Deposito del 25° Reggimento Fanteria.
11.07.1918
Tale al Deposito dell'84° Fanteria per compagnia malarici (Ord. Div. n° 1258 R.M.)
04.08.1918
Collocato in aspettativa per mesi 4 dal 25 giugno per infermità temporanea proveniente da
causa di servizio presso Deposito 2° Reggimento Fanteria. Collocato fuori quadro in
aggiunta ai fuori quadro contemplati dalla Tabella XV annessa al Testo Unico delle leggi
sull'ordinamento del Regio Esercito per la durata predetta.
29.10.1918
Rientrato al Deposito del 2° Fanteria.
L’armamento e l’equipaggiamento dell'Ardito
L’equipaggiamento era costituito da un tascapane portato a tracolla contenente bombe a mano (Sipe, Carbone, Besozzi,
"la balerina Thevenot P2, il petardo PO etc), dal moschetto di cavalleria, modello 1891 TS e dal pugnale. Quest’ultima
novità, un’arma bianca che era stata dimenticata da molto tempo nell’uso militare, fu riadottata perché risultava l’unica
efficace nel combattimento individuale, specialmente nella ristrettezza di una trincea.
Il pugnale più noto, dato in dotazione agli Arditi derivò, per necessità degli eventi bellici, da una riconversione delle
giacenze di baionette per il fucile Vetterli 1870-87, ormai inadeguate all’impiego nel combattimento che si stava
conducendo. Da queste vennero ricavati due modelli di pugnale e si riuscì ad adattare anche il fodero delle vecchie armi
per le nuove. Altri tipi di baionette vennero trasformate in pugnali; quelle austriache di preda bellica e quelle del
moschetto 1891 TS. Comunque l’Ardito usufruiva di una certa libertà nell’armamento e poteva usare pugnali diversi
(quelli portati da ufficiali e graduati erano spesso modelli personali). Molti infatti preferivano usare pugnali catturati al
nemico, in particolare appartenenti ai reparti ungheresi dell’esercito austriaco.
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Documento attestante il conferimento di 2 Distintivi d'Onore e relativa motivazione.
31.10.1918
Tale nel Deposito del 66° Reggimento Fanteria perché destinato a reparti mobilitati.
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Documento attestante il conferimento di 1 Distintivo d'Onore e relativa motivazione.
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04.11.1918
Ore 16.00: termina la Grande Guerra con la resa degli Imperi Centrali.
Cartolina d'epoca titolata "il bacio della Vittoria".
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APPENDICE al CAPITOLO II
Le sue Brigate di Fanteria dal 1915 al 1918
Il fondo grigio evidenzia il periodo in cui l'Ufficiale Umberto Sbacchi era d'appartenenza.
BRIGATA BERGAMO: 25° e 26° Reggimenti Fanteria
Sede dei reggimenti in tempo di pace: Piacenza
Distretti di reclutamento: Nola, Piacenza, Pinerolo, Pistoia, Reggio Calabria, Roma, Siracusa,
Venezia, Voghera.
Sulmona, Teramo,
Anno 1915
All’inizio della guerra la Brigata è dislocata in Val Judrio, alle dipendenze della 7° divisione che ha ricevuto
come obiettivo la conquista della testa di ponte che difende Tolmino . Nei primi mesi di guerra la Bergamo,
al prezzo di gravi sacrifici, riesce a strappare al nemico alcune trincee della sua prima linea sul Santa Maria e
Santa Lucia, costituendo così un sistema di nostri avamposti a stretto contatto coll’avversario. Il 16 agosto è
tutta la 7° divisione che opera contro il Santa Lucia, dopo reiterati tentativi vengono occupati diversi
trinceramenti alle falde della collina, la Bergamo resiste poi ai contrattacchi sferrati dalle truppe
austroungariche, anzi sullo slancio riesce ad ampliare il terreno in suo possesso verso la quota 588. Dopo un
breve periodo di riposo, in ottobre, durante la III Battaglia dell’Isonzo, la Brigata si lancia ancora contro la
detta quota, dove più forti sono le difese del nemico: a nulla vale il valore dimostrato dai suoi fanti ed i
progressi sono praticamente di pochi metri.
Gli uomini fuori combattimento dal 16 agosto al 4 novembre sono 3.500. Nella IV Battaglia dell’Isonzo
l’obiettivo diventa il colle Santa Maria, dove una posizione nemica chiamata il “Ridotto di S. Maria”, aveva
fino ad allora fermato ogni nostro tentativo; la Brigata lancia attacchi senza soste fino ad ottenere
l’abbandono del ridotto da parte del nemico, tuttavia il tiro della artiglieria austriaca non permette che la
conquista divenga punto di partenza verso la cima del colle, che rimane inespugnata.
Anno 1916
La Brigata Bergamo trascorre il secondo anno di guerra nello stesso settore, alternando i reparti tra 1° e 2°
linea, senza comunque partecipare ad avvenimenti degni di nota. Oltre al servizio in trincea, svolge lavori di
consolidamento di strade e ponti per l’arrivo dei rifornimenti, opera servizi di pattugliamento ed interviene
quando il nemico tenta di rioccupare sue posizioni con improvvisi quanto brevi assalti.
Il 22 novembre la Bergamo scende a riposo, poi passa alle dipendenze della 16° divisione.
Anno 1917
All’inizio della X Battaglia dell’Isonzo la Brigata è schierata contro la quota 144, nel settore di Monfalcone;
il 23 maggio la Bergamo conquista la quota 92, poi la quota 43, quindi continua l’avanzata sulle quote 36 e
100; l’artiglieria nemica e numerose squadriglie di aeroplani che falciano le file allo scoperto, non fermano i
fanti della Bergamo ed anche il viadotto ferroviario di Flondar cade nelle sue mani. Il 25 maggio la Brigata
ha raggiunto gli obiettivi assegnati, ma ben 2.700 soldati sono fuori combattimento e la Brigata viene ritirata
dalla 1° linea. Il 17 agosto, XI Battaglia dell’Isonzo, la Bergamo è all’ala sinistra della 3° Armata, opera
contro il paese di Raccogliano, raggiunto e superato nelle prime fasi della battaglia; poi l’attacco si sposta
contro la quota 86 a nord del paese di Vertojba: per gli austriaci si tratta di una posizione di grande
importanza, nulla possono gli sforzi dei fanti della Brigata contro le fortissime difese e le numerose
postazioni di mitragliatrici avversarie; dopo alcuni giorni la Bergamo ormai dissanguata viene ritirata dai
combattimenti.
Tuttavia gli esiti incerti della grande battaglia lanciata dall’esercito italiano, richiedono che essa torni in
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VITA MILITARE DEL CAPITANO DEL REGIO ESERCITO UMBERTO SBACCHI
linea, ed il giorno 27 agosto prende posizione di fronte al San Marco, la collina maledetta, una vera porta per
l’inferno. Nulla viene lasciato di intentato, ma neppure un metro di quella collina passa in nostro possesso, la
Bergamo ormai con gli effettivi ridotti al minimo rientra nelle retrovie. Sino al 25 settembre la Brigata
rimane a riposo a Gradisca, poi ritorna in linea nel settore Raccogliano – Vertojba – Vippacco. Lo
sfondamento operato dai Tedeschi a Tolmino nella XII Battaglia dell’Isonzo, obbliga la Bergamo ad
abbandonare il Carso; durante il ripiegamento la Brigata agisce in retroguardia e viene coinvolta nello
scontro ingaggiato a Pozzuolo del Friuli dalla 2° Brigata di Cavalleria (Genova e Lancieri di Novara); due
suoi Battaglioni vengono inviati a sostenere l’azione dei Cavalleggeri che si erano asserragliati dentro al
paese, dopo cinque ore di battaglia casa per casa, contro forze nemiche preponderanti, i pochi superstiti
debbono arrendersi. Nella ritirata al Tagliamento e poi al Piave, circa 3.500 uomini della Bergamo
rimangono dispersi; dal 29 novembre al 6 dicembre la Brigata rimane a riordinarsi presso Padova, poi
ricostituita nei ranghi con nuovi complementi, torna in linea sull’Altipiano d’Asiago.
Anno 1918
Dal febbraio alla fine di marzo la Brigata è in prima linea nella zona Col Del Rosso – monte Valbella.
Alterna turni in linea ed a riposo sino alla grande battaglia del solstizio, quando il 17 giugno è chiamata a
contenere il nemico che a Monastier ha passato il Piave.
Nei giorni seguenti i suoi fanti sono prima costretti ad indietreggiare, poi riprendono l’iniziativa e con una
serie di contrattacchi riconquistano tutto il terreno perduto; sullo slancio, il giorno 25 sfondano la prima linea
nemica e costringono gli Austriaci a ripiegare sulla sponda sinistra del fiume. Per permettere l’arrivo di
nuovi complementi la Bergamo viene inviata a riposo, poi finalmente ricostituita ritorna sull’Altipiano
d’Asiago.
Iniziatasi l’ultima battaglia, Vittorio Veneto, la Bergamo è tenuta in riserva poi fatta avanzare per inseguire il
nemico in rotta ed il giorno 3 novembre si trova sulla linea del torrente Torre, monte Panarotta, San Osvaldo.
La Brigata Bergamo ottenne, oltre a numerose citazioni sui bollettini del Comando Supremo, due medaglie
d’argento alla bandiera dei reggimenti; vennero consegnate ad ufficiali e soldati 180 medaglie d’argento e
310 medaglie di bronzo.
BRIGATA CUNEO: 7° e 8° Reggimenti Fanteria
Sede dei reggimenti in tempo di pace: Milano
Distretti di reclutamento: Arezzo, Bari, Ivrea, Potenza, Ravenna, Reggio Emilia, Treviso, Milano est, Monza.
Anno 1915
La Brigata Cuneo è inviata in linea nel settembre: lasciata Brescia ove si è raccolta fin dal 24 maggio, si
trasferisce nell'alta valle dell'Oglio, con un Reggimento tra il Passo del Tonale e Cima Cadj e l'altro a Ponte
di Legno.
In questo settore resta fino al gennaio 1916, alternando i Reggimenti nel servizio di prima linea; non ha
occasione di svolgere altra attività che quella di spingere pattuglie in ricognizioni verso l'Osteria Locatori,
l'Ospizio di S. Bartolomeo, oltre la Sella Tonale e verso i passi del Monticello.
Anno 1916
Il 28 gennaio la Brigata si riunisce nei pressi di Edolo ed il 29 raggiunge Cormons a disposizione della II
Divisione. Dal 5 febbraio al 5 maggio è in trincea al "Lenzuolo Bianco" (Oslavia) ed al Podgora e non
prende parte che ad azioni vivaci di pattuglie e a piccole operazioni offensive, tendenti a logorare
l'avversario. Il 27 marzo il III Battaglione del 7° ed una Compagnia dell'8° sostengono con tre Compagnie
della Brigata Abruzzi una strenua lotta di più ore per riconquistare le posizioni del cosiddetto "Naso del
Podgora" ove catturano 127 prigionieri. Due giorni dopo, il I Battaglione del 7° concorre, con reparti del 2°
Granatieri, per ricacciare il nemico che si è impadronito di alcune trincee del "Lenzuolo Bianco". Il
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VITA MILITARE DEL CAPITANO DEL REGIO ESERCITO UMBERTO SBACCHI
contrattacco, svoltosi con molto slancio, riesce allo scopo e giunge a riprendere tutte le posizioni perdute e a
catturare un centinaio di prigionieri.
Nell'agosto la Brigata prende parte alla VI Battaglia dell'Isonzo (6-17 agosto) battaglia che, per la conquista
ottenuta, porta anche il nome di "Gorizia".
La Cuneo, schierata nel tratto di fronte Osteria-Grafenberg, ha il compito di scacciare il nemico oltre
l'Isonzo. Il 6 agosto il II e III Battaglione dell'8° scattano dalle trincee e con impeto travolgente raggiungono
il villaggio di Grafenberg e spingono sulla riva sinistra del fiume due pattuglie, prime tra tutte a passare
l'Isonzo. A sostegno dei due Battaglioni, che incominciano a subire gravi perdite per il continuo fuoco
nemico, vengono inviati il I Battaglione dell'8° ed il IV del 7°. Nella notte ed al mattino successivo, il
nemico, dal Podgora e dal Peuma, posizioni rimaste nelle sue mani, contrattacca sui fianchi i Battaglioni
dell'8° e del 7°; questi asserragliati nelle case di Grafenberg oppongono tenace resistenza, ma stretti come in
un cerchio di fuoco, decimati dalle mitragliatrici e sopraffatti nel numero, dopo una lotta disperata vengono
catturati. Soltanto un centinaio di uomini col Comandante dell'8° Fanteria risale le impervie e scoscese
pendici del Grafenberg, ripiegando sulla cresta di esso, ove reparti del Reggimento continuano nella loro
accanita resistenza.
I resti dell'8° e del 7° non abbandonano la lotta ed il giorno 8, assieme al 231° Fanteria, rinnovano l'attacco e
attraverso la selletta Grafenberg-Cave raggiungono e riconquistano il paese di Grafenberg.
Nello stesso giorno anche il Fortino, dopo intenso bombardamento, cede all'assalto vigoroso dei reparti della
Cuneo che catturano circa 300 prigionieri. La notte successiva viene costituita una piccola testa di ponte oltre
il fiume e nelle prime ore del giorno 9 la Brigata, oltrepassato l'Isonzo, entra in Gorizia e prende posizione
nei pressi di S. Andrea, rimanendovi fino al 30 agosto.
Trascorsa la prima decade di settembre nella zona Pradis - Villanova Iudrio - S. Giovanni di Manzano ove ha
modo di riordinarsi e ricostituirsi (nella VI Battaglia ha riportato 3.442 perdite di cui 112 Ufficiali), la
Brigata Cuneo l'11 settembre ritorna in linea sulla Vertojbica per prendere brillantemente parte all'VIII
Battaglia dell'Isonzo (9-12 ottobre).
In questo periodo, con dura lotta protrattasi violenta e accanita per più giorni, riesce a strappare al nemico le
colline del Sober e quota 98 ove saldamente s'afferma e resiste ai reiterati attacchi sforzi ed ai continui ritorni
offensivi dell'avversario che cerca in tutti i modi di ritogliere alla Brigata la preziosa conquista conseguita a
prezzo di grandi sacrifici. Il contributo di sangue pagato dalla Brigata in questa occasione è rilevante: dal 10
al 19 ottobre, giorno in cui si raccoglie presso Villanova per riordinarsi, essa ha riportato 1.550 perdite di cui
45 Ufficiali.
Anno 1917
La Brigata rimane nello stesso settore (Sober - quota 102 - quot 95) fino alla X Battaglia dell'Isonzo (12
maggio - 8 giugno), trascorrendo il lungo periodo ora in trincea ora nella zona di Moraro, Pubrida, S.
Lorenzo e Pradis. La normale attività non viene turbata da alcun notevole avvenimento, ma il 10 febbraio e
più volte in marzo i suoi fanti sono costretti a rintuzzare i continui colpi di mano avversari contro la
posizione di quota 102.
Il 13 ed il 14 maggio i due Reggimenti si riuniscono a Gorizia per essere impiegati in azione. Il 15 si portano
nel settore di Panovizza per entrare in azione verso il bosco omonimo, costituendo così elemento di saldatura
tra le colonne operanti, a nord contro S. Gabriele, a sud contro S. Marco. Il 16 danno inizio al loro attacco
che viene sferrato con la massima decisione e con estrema energia, ma non arride ai fanti della Cuneo il
meritato successo; il nemico tenacemente impedisce loro ogni progresso e li costringe ad aggrapparsi alla
quota 174.
L'avversario, al quale sono stati catturati un centinaio di prigionieri, vorrebbe ricacciarli anche da questa
quota, ma gli attacchi da esso lanciati il 16, il 17 ed il 18 vengono nettamente respinti; anzi, nei giorni
successivi, l'occupazione di quota 174 viene rafforzata ed il 25 reparti dell'8° riescono ad ampliarla verso
sud, conquistando la così detta "Casa a Strisce", che il nemico non smette di contrattaccare più volte, ma
invano.
In questa battaglia (dal 16 al 25 maggio) la Brigata perde 1.270 uomini di cui 33 Ufficiali.
Dal giugno all'ottobre essa è in linea nel settore del Monte Santo ed alterna il servizio di trincea con periodi
di riposo presso Subida.
Il 3 ottobre è schierata con la 66a Divisione nel settore del Monte S. Gabriele ed il 24, all'inizio dell'offensiva
di Caporetto, non riesce ad impedire che il nemico penetri nel tratto della nostra linea tra quota. 462 e Val
Sorgente (M. S. Gabriele). La situazione viene ristabilita quasi tutto mercé un pronto ed efficace contrattacco
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VITA MILITARE DEL CAPITANO DEL REGIO ESERCITO UMBERTO SBACCHI
dei Battaglioni di rincalzo. Il 27 però, in seguito alle avverse vicende su tutto il fronte, è dato l'ordine a tutte
le truppe di ripiegare sulla destra dell'Isonzo. La Brigata prende posizione sulle alture di Gradiscutta Valerisce, indi il 30, abbandonate quelle alture, inizia la marcia verso in Tagliamento.
Presso Codroipo le Compagnie di coda dell'8° Fanteria, vengono attaccate da unità nemiche e coinvolte in
un'improvvisa lotta assieme a reparti di altri Reggimenti: tentano insieme a questi di disimpegnarsi e di
difendere l'abitato, ma il nemico riesce a circondarli ed a catturarli. La Brigata, dopo aver avuto circa 1.600
tra morti e dispersi, passa il Tagliamento e raggiunge il Piave. Il 6 novembre si riunisce nei pressi di Rustega
(Camposanpietro) ancora con una forza di circa 3.000 uomini e 114 Ufficiali.
Il dicembre, rinfrancata appena dalle fatiche del ripiegamento, ritorna in linea e si schiera nel settore
occidentale del Monte Pertica. Quivi, allo scopo di alleviare la pressione nemica contro il fronte Col CaprileCol della Berretta attaccato dall'avversario, il 14 dicembre tenta di ampliare l'occupazione del Monte Pertica
e lancia all'assalto il I Battaglione dell'8° ed il II del 7°, i quali, attaccando con il loro consueto slancio e
valore, giungono rispettivamente nei pressi della cima del Pertica e del Col della Berretta, su cui però non
possono affermarsi perché un contrattacco in forze sostenuto da un violento fuoco d'artiglieria, li costringe a
far ritorno alle trincee di partenza.
Il 18 dello stesso mese il nemico attacca la nostra linea Ca' d'Anna - Monte Asolone, conquista quest'ultima
cima e riesce a far ripiegare il I ed il III Battaglione del 7° di presidio alle pendici di Val Cesilla 8fianco
orientale dell'Asolone). I reparti di rincalzo della Cuneo, prontamente intervenuti nella lotta, con un deciso
contrattacco arrestano l'irruzione degli Austriaci che devono limitare la loro occupazione alla sola sommità
del monte.
Due giorni dopo, una Compagnia dell'8° con un improvviso colpo di mano rioccupa di primo impeto la linea
di Monte Asolone, ma ne è quasi immediatamente scacciata.
Anno 1918
Nell'ultimo anno di guerra la Brigata Cuneo prende parte solo alla battaglia di Vittorio Veneto (24 ottobre - 4
novembre). Essa infatti, da gennaio, (epoca in cui lascia il Col della Beretta e l'Asolone, al marzo è a
Carmignano di Brenta, il 10 dello stesso mese si porta in linea nel settore di Cornuda ove, durante la battaglia
del giugno esplica solo azioni di pattuglia. Ripiegato il nemico sulla sinistra del Piave (23 giugno), ardite
pattuglie della Brigata tentano più volte di passare il fiume mantenendo l'avversario in continuo orgasmo.
Nella battaglia di Vittorio Veneto la Cuneo fa parte del XXVII Corpo d'Armata che, insieme ad altre unità
deve oltrepassare il Piave tra Onigo e Fontana del Buoro. Il 24 mattina essa è riunita a ridosso della strada
militare poco sotto la sommità del versante sud del Montello; verso sera si attesta sulla strada pedemontana
alla destra del fiume, in attesa di ripassarlo; ma le avverse condizioni atmosferiche ritardano l'operazione che
ha inizio la sera del 26 alle ore 20.30. Nella notte i fanti della "Costantissima", usufruendo del ponte
costruito in quella zona dal XXII Corpo e superando difficoltà non lievi derivanti dall'interruzione del ponte
stesso e dalla vivissima reazione del nemico, la cui artiglieria tempesta furiosamente anche il greto del fiume,
ne raggiungono la riva sinistra e portano subito il loro travolgente attacco alla linea avversaria tra Molino
Pilonetto e Col Bastiani. Vinta in breve la resistenza di audaci nuclei nemici che
tentano vivamente ed ostinatamente di contrastar loro il passo, i fanti della Cuneo procedono con risolutezza
verso Moriago e Mosnigo. Né il loro impeto s'arresta davanti alle successive forti difese austriache che essi
oltrepassano riuscendo la sera del 27 ad affermarsi lungo la linea Bosco Case Paludotti - pressi di Mosnigo;
linea che difendono con tenacia e con felice esito dai continui contrattacchi nemici a prezzo di perdite
sensibili (328 uomini di cui 19 Ufficiali).
Il giorno successivo, il nemico ritorna all'attacco, ma le truppe della Brigata resistono sulle posizioni
conquistate per continuare, dopo aver riattati i ponti e ricevuti i rinforzi, l'avanzata oltre il fiume. In questi
due giorni i reparti della Cuneo sono vettovagliati a mezzo di audaci stormi di aeroplani discendenti a bassa
quota. Due Battaglioni dell'8° Fanteria e uno della Brigata Messina il giorno 29 occupano il Castello, le
alture a nord di Vidor ed Abbazia, rendendo in tal modo facile e possibile il gittamento del ponte, necessario
in quel tratto per far passare altri reparti.
Nei giorni successivi la Brigata occupa Mosnigo mentre già il 30 raggiunge Fontana e Farra di Soligo, ove
sosta fino al 4 novembre.
La condotta ammirevole tenuta per tutta la guerra dalle truppe della Brigata, che anche l'avversario chiamò
"una delle migliori Brigate italiane" è stata premiata con la concessione alle bandiere dei due Reggimenti
della medaglia d'argento al valor militare. A quella dell'8° è stata anche conferita un'altra medaglia di bronzo
per il contegno tenuto nell'ultima battaglia che portò le armi italiane a Vittorio Veneto.
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VITA MILITARE DEL CAPITANO DEL REGIO ESERCITO UMBERTO SBACCHI
BRIGATA TORTONA: 257° e 258° Reggimento Fanteria
Costituita nel febbraio 1917, con i battaglioni provenienti dal 77° e 8° Fanteria.
Anno 1917
Formata con i battaglioni di marcia dei Reggimenti citati, la Brigata riceve un lungo periodo di
addestramento, il 10 maggio è posta alle dipendenze del comando zona di Gorizia. Iniziatasi la X Battaglia
dell’Isonzo, la Tortona il giorno 23 è di immediato rincalzo alle truppe che attaccano il costone che porta al
Monte Santo; il giorno 24 i larghi vuoti prodotti dall’avversario nello schieramento d’attacco, obbliga la
Brigata ad entrare in battaglia, il 257° reggimento viene impiegato contro la quota 611 del monte Kuk:
battuto da ogni parte dalle mitragliatrici nemiche, subisce pesanti perdite e viene ritirato il giorno dopo in
seconda linea.
Ripresa l’avanzata lungo il costone, due colonne del 257°, col rinforzo di altre truppe, riescono a penetrare
nelle difese nemiche alla quota 611, il mancato arrivo dei rinforzi obbliga i superstiti d abbandonare le
posizioni dopo alcune ore di disperata resistenza. Il 10 giugno la Brigata è riunita presso Kambresco.
Ricomposta negli effettivi dall’arrivo dei complementi, la Tortona si porta in linea per prendere parte alla XI
Battaglia dell’Isonzo, nel tratto di fronte tra lo Jelenik e la quota 711 con obiettivo, una volta vinta la
resistenza nemica, di puntare sul monte Oscedrik e la Bainsizza, penetrando più in profondità possibile.
Il 19 agosto la Brigata passa all’attacco, superato l’Isonzo le sue colonne tentano di occupare le prime linee
avversarie, ma la reazione è tale da non consentire che modeste conquiste; il giorno 20 riprende l’offensiva,
la nostra artiglieria ha in parte isolato la prima linea nemica dalla sua retrovia, l’attacco dei fanti della
Tortona riesce a scalzare le difese austroungariche, sì che il giorno 21, finalmente, la quota 711 è
conquistata: cinque contrattacchi vengono respinti.
Il 22 agosto, con l’arrivo di nuove forze, le colonne d’attacco della Brigata puntano sullo Jelenik:
all’avversario manca il supporto del presidio sulla quota 711 conquistata nei giorni precedenti, e dopo alcune
ore di accaniti combattimenti deve cedere ai fanti italiani anche detta cima.
Il 29 settembre riprendono le operazioni per migliorare le nostre posizioni sull’altipiano della Bainsizza, la
Tortona deve procedere contro il settore Na Kobil ( la quota 800 )-Podlaka; l’attacco, dopo la preparazione di
artiglieria é violento e deciso, le prime linee avversarie sono superate, il 257° reggimento occupa la quota
756 del Na Kobil, mentre il 258° espugna la posizione denominata “Osso di Morto”.
Gli Austroungarici, non potendo perdere altro terreno, portano un contrattacco con tutte le forze a loro
disposizione che in parte riesce, e le truppe della Tortona sono costrette a ripiegare.
Il 26 ottobre, causa lo sfondamento tedesco a Caporetto, la Tortona retrocede verso il Sabotino e la Sella di
Dol, respinge i primi attacchi avversari, poi deve ancora ripiegare verso Campoformido (UD) che non riesce
a raggiungere perché trova la strada già sbarrata dal nemico. All’alba del 30 arriva a Codroipo e si schiera
sulla destra del Tagliamento, ricevuto l’ordine di abbandonare anche dette posizioni, inizia la ritirata al
Piave, che raggiunge e supera il 9 novembre al ponte della Priula. Il 22 novembre la Brigata Tortona viene
sciolta ed i superstiti confluiscono nella Brigata Cremona.
In soli nove mesi di vita si guadagnò una medaglia d’argento alla bandiera di guerra e numerosi citazioni sui
bollettini del comando supremo.
Ufficiali e soldati ricevettero 45 medaglie d’argento, 47 di bronzo; i morti, feriti e dispersi furono
complessivamente 3.507.
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