Anno XI - n° 1 Gennaio 2014 TARIFFA REGIME LIBERO: POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE 70% - DCB (BOLOGNA) www.comune.bologna.it/iperbole/buonenuove 5 Capirli? Un nostro dovere DUE ESPERTI RACCONTANO LUCI E OMBRE DEI GIOVANI Una nuova Associazione Davanti a noi più altruismo 7 Se il cavallo può aiutare un disabile L’Economia deve pensare agli ‘ultimi’ Appuntamento internazionale 8 ArteFiera illumina Bologna 3 Non lasciatevi abbattere, ecco l’augurio per il nuovo anno Ce la metteranno tutta, davvero senza risparmio di energie. Si impegneranno, a cominciare dai cosiddetti mezzi d’informazione, nel rendervi la vita impossibile. E quindi eccoci, anche nel 2014, tutti sull’orlo di una crisi di nervi, tutti sul ponte del Titanic, intenti a ballare mentre il mondo affonda. L’eccesso di informazione negativa, il catastrofismo dilagante, soprattutto di natura finanziaria, vorrebbero renderci tutti più fragili, indifesi, alla ricerca di una svolta, di un episodio, che possa far tornare indietro le lancette a un periodo storico recente che, diciamocelo in tutta onestà, sarà stato anche florido ma sicuramente non ricco di valori. Mentre tutto andava ‘bene’ lasciavamo che i nostri figli navigassero, senza guida, verso mari perigliosi. Il disagio giovanile non è stato anche, e soprattutto, figlio degli anni del benessere, del consumismo esasperato, dei genitori che volevano divertirsi ancora più dei figli, tra viaggi e avventure spensierate? L’iceberg della crisi, contro il quale le nostre sicurezze si sono infrante, ci ha ricordato quanto deboli siano le nostre certezze, quanto necessario sia il dialogo con gli altri, quanto illusori fossero i nostri confini. Noi con una vita agiata, gli altri abbandonati a se stessi o quasi. Con qualche lacrimuccia spesa per passare da illuminati, misericordiosi o altro. Pronti, la sera stessa, a brindare ai nostri successi, ai nostri conti correnti in ascesa, ai profitti delle nostre società. Lo scenario, oggi, è ben diverso. E per molti versi può solo spingerci a far meglio, a ricostruire un tessuto sociale oramai disgregato, a credere maggiormente nella nostra missione. Non Visitate il nostro sito www.comune.bologna.it/iperbole/buonenuove Il Consiglio direttivo dell’Associazione no profit, editrice di “Le Buone Notizie”, è così formato: Giorgio Albéri - Presidente Fabio Raffaelli - Vice Presidente Ornella Elefante - Segretario/Tesoriere Maria Dagradi - Consigliere Paola Miccoli - Consigliere Andrea Ponzellini - Consigliere Luisella Gualandi - Revisore dei conti (Presidente) Donatella Bruni - Revisore dei conti Comitato di Redazione: Roberta Bolelli, Giorgia Fioretti, Francesca Rispoli Valenti, Manuela Valentini, Antonio Vecchio mi sono mai lasciato vivere dalla vita e non ho intenzione di delegare in futuro, qualsiasi avversità mi trovassi di fronte. Il nostro incarico è importante, gli anni fuggono. E abbiamo tanto da fare: ricostruire questo Paese, creare opportunità di lavoro concrete per i giovani, credere nei nostri mezzi e nella nostra grandezza. Tutto il resto sono chiacchiere e distintivo. Non degno di gente come noi, importanti perché importanti sono le cose che saremo obbligati (serenamente) a portare a termine. Buon anno dal vostro direttore Fabio Raffaelli Le Buone Notizie nasce da un’idea di Francesca Golfarelli e Fabio Raffaelli Testi e fotografie vanno inviati all’e-mail [email protected] Edito da Associazione Buone Notizie Redazione: Piazza Volta, 7 - 40134 Bologna Tel. 051.614.23.27 - Fax 051.46.67.51 Direttore responsabile: Fabio Raffaelli Direttore editoriale: Giorgio Albèri Segreteria di redazione: Ornella Elefante Stampa: Tipolito Casma - via B. Provaglia 3 - Bologna Registrazione al Tribunale di Bologna n° 7361 del 11/09/2003 BASTANO 30 EURO PER SOSTENERE da ritornare via fax al 051.46.67.51 SCHEDA PER SOSTENERE E ABBONARSI ALLA RIVISTA “LE BUONE NOTIZIE” Io sottoscritto, per conto - proprio, dell’Associazione, dell’Ente - chiede di attivare n° ...................... abbonamenti (10 numeri a 30 euro) a partire dal mese di ............................................ dell’anno ............................... Allego fotocopia del pagamento avvenuto sul c/c postale n° 60313194, ABI 07601, CAB 02400, Codice Iban IT47 N076 0102 4000 0006 0313 194 intestato all’Associazione Buone Notizie. La rivista è da inviare a: 1. Nominativo ............................................................................................................................................................. Via .............................................................................................................................. cap ............................................ città .......................................................................................................................... prov. ...................................... tel. ............................................................................. e-mail ............................................................................................... 2. Nominativo ............................................................................................................................................................. Via .............................................................................................................................. cap ............................................ città .......................................................................................................................... prov. ...................................... tel. ............................................................................. e-mail ............................................................................................... data ............................................ 2 Firma ............................................................................................................... 2014, l’economia deve pensare agli ‘ultimi’ O ggi stiamo assistendo, con un misto di speranza e di preoccupazione, ad una diffusa riorganizzazione dell’economia mondiale. Le grandi Nazioni, unitamente alla mondializzazione dei rapporti finanziari e commerciali, stanno riorganizzando il processo produttivo con gravi conseguenze sull’occupazione. La richiesta di una maggiore efficienza è legittima, ma a condizione, però, che non sia motivato dal profitto, ma rispetti il lavoro stesso come un bene da promuovere e condividere. La tragica e spesso ingiusta situazione di coloro che non trovano lavoro, o che lo hanno perso, deve essere una preoccupazione prioritaria nella ricerca di una maggiore efficienza nei sistemi economici e produttivi. Allo stesso modo, come possiamo non ricordare i modi in cui i lavoratori in alcune parti del mondo sono rari oggetto di uno sfruttamento vergognoso, spesso come risultati di idee dell’economia che disprezzano tutti i valori morali? Come possiamo non condannare il comportamento inaccettabile di coloro che, anche in Regioni che possiedono una solida base industriale, sfruttano il lavoro delle donne e dei bambini? Nel contesto mutevole e dinamico dell’economia odierna, il diritto al lavoro deve essere riaffermato come diritto fondamentale, che corrisponda alla responsabilità essenziale delle persone di sostenere se stesse e le proprie famiglie. I nuovi problemi sollevati dalla mondializzazione dell’economia e dall’introduzione delle nuove tecnologie richiedono un ripensamento del ruolo dei sindacati e del rinnovamento del mondo nel quale esso rappresenta la forza lavoro nelle diverse situazioni. Un impegno comune alla virtù della solidarietà è la condizione necessaria per la determinazione di politiche che, in ultima analisi, si indirizzino verso un nuovo tipo di economia, un’economia che non mancherà di ricordare che “la principale risorsa dell’uomo è l’uomo stesso”! I sindacati devono essere efficaci strumenti di tale solidarietà, che si può ottenere solo per mezzo del dialogo, della cooperazione e ampia convergenza fra i diversi settori della società. Insieme ad altri corpi sociali, i sindacati hanno un ruolo diretto da svolgere nell’edificazione di un mondo realmente giusto e democratico, un mondo arricchito dalla partecipazione attiva e responsabile di ognuno nell’economia, perchè tutti hanno il dovere di operare per il bene dell’intera comunità. Giorgio Albéri Così valorizziamo le risorse dell’individuo R soggettivi ed interpersonali. Il Counseling si definisce dunque come una pratica professionale che si focalizza sul concetto di salute, inteso come sviluppo e promozione del benessere, dell’autonomia, dell’autoefficacia e dell’autodeterminazione, attraverso un orientamento alla consapevolezza ed alla valorizzazione delle risorse personali dell’individuo. I Counselors del Centro ASPIC hanno promosso l’apertura di un Centro di Ascolto rivolto a quanti quali avvertano la necessità di un sostegno in un momento particolare della propria vita. Aperto dal lunedì al venerdì, offre la possibilità di una consulenza professionale su queste tematiche, oltre ad uno spazio di condivisione e sostegno. E’ inoltre prevista, dal prosIl Team di Counselors, Psicologi, Medici e Psicoterapeuti simo febbraio, dell’ASPIC Modena e del Centro ASPIC Bologna l ’ a t t i va z i o n e con il Prof. Edoardo Giusti (Presidente ASPIC Roma, di un training in piedi in fondo) ed il Prof. Raffaele Marangio (Presidente ASPIC Modena e Bologna, in basso a sinistra). teorico-esperienziale dal la più importante BiblioVi- titolo “Counseling e Nutrideoteca europea nel settore zione” rivolto a tutti coloro delle terapie psicologiche ed è che svolgono un ruolo attivo proprio con il corso di Videodi- nell’ambito della nutrizione dattica, tenuto da Giusti (nella e delle problematiche inefoto) con la partecipazione di renti all’alimentazione ed ai 35 professionisti, che è stato Disturbi del Comportamento inaugurato il nuovo Centro di Alimentare. Ho conosciuto nel 2009 l’ASPIC proprio a Bologna. Il Counselor è una figura pro- L’Aquila, dopo il sisma che fessionalmente riconosciuta, il ha scosso la città (e, più procui intervento mira a consen- fondamente, l’animo dei suoi tire ai clienti di sviluppare il abitanti). E’ stato proprio in proprio potenziale, personale quell’occasione che ho capie professionale, e di gestire to quanto fosse importante al meglio le proprie risorse fornire un sostegno emotivo nella risoluzione di problemi e psicologico alle persone. Le ecentemente in Bologna, è stato inaugurato il nuovo Centro ASPIC (Associazione per lo Sviluppo Psicologico dell’Individuo e della Comunità) - Scuola Superiore Europea di Counseling – Centro Regionale per l’Emilia Romagna. Fondata nel 1988 dal professor Edoardo Giusti e dalla professoressa Claudia Montanari, promuove attività formative, di ricerca, di consulenza psicologica e psicoterapeutica attraverso percorsi di formazione. L’Associazione possiede notti in cui ho assistito come medico la popolazione colpita dal sisma, le molte richieste di intervento che ho ricevuto erano richieste di conforto, di gestione dell’ansia, del panico, della paura, del dolore. Nessun farmaco poteva aiutarmi, se non i ricordi della Scuola di Counseling e la sensibilità dettata dal fatto che quel 6 aprile a L’Aquila c’ero anch’io, c’era mia madre, c’era la mia casa ricca di ricordi e speranze per il futuro. Pertanto, comprendevo bene il senso di smarrimento e di impotenza che avvolgeva il cuore di tutti noi. è stato allora che ho realizzato come la medicina rappresenti una scienza di straordinaria utilità pratica, che sicuramente ci cura e ci salva la vita, ma che poco può fare, se rimane fine a se stessa, per curare i mali dell’anima, per scardinare quelle sensazioni di fragilità, di vuoto, di dolore, di tristezza, di rabbia, di paura che spesso ci attanagliano il cuore. Ecco il motivo per cui ho scelto di percorrere questa strada: perché sono convinta che il nostro benessere sia frutto di una perfetta interazione ed integrazione tra corpo e anima, tra mente e cuore e lì dove la medicina finisce, il Counseling comincia. Ritengo sia davvero una buona notizia sapere di avere la possibilità di trovare una mano tesa, una persona professionale e preparata pronta ad accoglierci, ad ascoltarci, ad accompagnarci in un percorso di crescita e sviluppo personale. Desidero concludere con una citazione di Umberto Galimberti: “Nessuno di noi abita il mondo, ma esclusivamente la propria visione del mondo… Non tutto il dolore è patologia. Spesso il dolore è solo ignoranza di sé”. Giuliana Crisman 3 A Bologna crescono i Piccoli Grandi Cuori U na bella mattinata passata in … ospedale. Si, proprio in ospedale, precisamente presso l’unità di cardiochirurgia pediatrica e dell’età evolutiva del policlinico Sant’Orsola di Bologna, che ha organizzato, venerdì 20 dicembre scorso, una festa “di fine anno”, con medici, pazienti, genitori e volontari, impegnati a fare un breve bilancio dell’anno ormai giunto al termine e gettare così le basi per le attività da effettuare durante tutto il 2014. Tante persone convenute, tra cui, testimonial di eccezione, la famosa Tata Adriana del programma “SOS Tata” in onda su alcune reti televisive e, direttamente da Zelig, il comico Giuseppe Giacobazzi, personaggio ormai cult delle nuove generazioni. Anche l’Esercito Italiano e Automobili Lamborghini hanno voluto essere presenti all’avvenimento, portando la propria solidarietà ed alcuni doni a tutti i piccoli pazienti. L’evento, ispirato dal personale medico e paramedico dell’unità operativa di cardiochirurgia pediatrica guidata dal professore Gaetano Gargiulo, è stato organizzato e tradotto in realtà, dai tanti volontari dell’associazione “Piccoli Grandi Cuori ONLUS”, diretta dalla brava Paola Montanari, che collabora attivamente con il personale del reparto, fornendo sostegno psicologico ai ricoverati ed alle loro famiglie, raccogliendo fondi per l’acquisto di attrezzature e di borse di studio, e curando tutti gli aspetti legati all’accoglienza in città durante il periodo 4 della degenza, che, mi riferisce il dottor Lucio Careddu “ può protrarsi per molti mesi, tori, dalla Prefettura di Bologna, allertata dall’unità operativa di cardiochirurgia, sino in attesa che un organo compatibile si renda disponibile sul territorio nazionale”. “Ed è proprio in tali circostanze che si attiva – mi spiega il dottor Gargiulo - una procedura d’urgenza che richiede l’intervento di diversi at- al Ministero della Difesa che mette a disposizione velivoli/elicotteri per il trasporto immediato dell’organo da impiantare presso la struttura chirurgica richiedente”. In tali frangenti, l’intervento dell’associazione è fondamentale nel fornire a genitori e congiunti, provenienti da tutt’Italia e dall’estero, il sostegno all’accoglienza che si traduce in alloggiamento, anche con la disponibilità di alcuni appartamenti presenti in città. In trasporto, con la messa a disposizione dei mezzi di alcuni volontari per rispondere alle basilari esigenze di mobilità dei parenti dei piccoli ospiti del reparto. E anche in compagnia (e solidarietà), con l’offerta, sempre da parte dei volontari, del proprio tempo libero, Arrigo, un esempio di coraggio per tutti I l 13 dicembre scorso, è venuto a mancare a Bologna il Maggiore Arrigo Bompani. L’Ufficiale, di anni 99, originario di Crespellano (Bologna), che con i gradi di Tenente di Fanteria prima e di Cavalleria poi servì durante tutto il secondo conflitto mondiale, fu arrestato il 13 settembre 1943 dalle truppe tedesche ed internato nei lager nazisti di Sandbostel e Wietzendorf, in Germania, al cui interno rimase recluso sino alla Liberazione. Sempre ispirato dai più alti valori spirituali e morali, Bompani ha dedicato l’intera sua esistenza a testimoniare l’alto tributo pagato da circa seicentomila suoi commilitoni, di ogni Arma o grado, che, all’indomani della proclamazione dell’Armistizio, fedeli al giuramento prestato ed agli ordini ricevuti, avendo deciso di non collaborare con l’esercito occupante, furono arrestati, chiusi in carri ferroviari e trasferiti nei campi di concentramento, in Germania e Polonia, per lavorare nelle fabbriche di guerra del Reich od in miniera, in qualità di internati militari. L’attribuzione, da parte tedesca, della qualifica di “internati militari” (Italienische MilitärInternierten) al posto di quella di “prigionieri di guerra”, permise di sottrarre i prigionieri italiani, comunque ampiamente nota, al controllo e all’assisten- za degli organi internazionali previsti dalla convenzione di Ginevra del 1929. Anche per tale motivo, più di quarantamila furono i soldati italiani che, nel periodo di detenzione, morirono per fame, tubercolosi, per le sevizie subite, od in seguito ad esecuzioni sommarie. La vita del Maggiore Bompani è sempre stata indirizzata a tramandare la memoria di quegli avvenimenti, anche nell’ambito dell’Associazione Nazionale ex Internati (ANEI), Ente Morale dei Reduci dai lager nazisti istituito con D.P.R. n. 403 del 12-4-1948, in cui ha avuto, sino all’ultimo, un ruolo di primo piano nel promuovere ricerche e divulgare il ricordo. Proprio di recente, il 4 maggio u.s., in occasione della festa dell’Esercito, al Maggiore era stata donata, dal Comandante Regionale dell’Esercito, Generale D. Antonio De Vita, una sciarpa azzurra, simbolo degli Ufficiali delle Forze Armate della Repubblica Italiana. Antonio Vecchio A. Vec. per dare la possibilità ai papà ed alle mamme dei ricoverati di lasciare, seppur per brevi periodi, la struttura sanitaria, e così scaricare, anche solo con una semplice passeggiata, l’immancabile tensione nervosa che un genitore prova in simili circostanze. L’unità diretta dal professor Gaetano Gargiulo (con M. Cristina Mazzari coordinatore infermieristico), oltre a costituire l’unico centro accreditato della Regione Emilia Romagna per la cura chirurgica delle cardiopatie congenite attraverso l’esecuzione di tutti i tipi di chirurgia “convenzionale” ed “innovativa” - (inclusi i trapianti pediatrici, che ammontano a circa 400 l’anno) - rappresenta, per i traguardi raggiunti, un punto di riferimento nazionale ed europeo. Tali traguardi, che mettono in luce un’eccellenza scientifica tutta italiana, non sarebbero possibili senza l’infaticabile ed appassionata opera dei volontari dell’associazione “Piccoli Grandi Cuori Onlus”, i quali, garantendo ai giovani pazienti, sia in ospedale che una volta tornati a casa, sul piano umano e relazionale, una miglior qualità della vita, dimostrano, con il loro quotidiano operare, un’altra eccellenza, anch’essa tutta italiana, costituita dal grande spirito di solidarietà e - come direbbe Giorgio Gaber – dall’alto senso di partecipazione, che solo gente dal cuore grande è in grado di esprimere. Per saperne di più: www. piccoligrandicuori. it Antonio Vecchio Racconti per capire le ‘ombre’ dei giovani di Giulia Petrozzi ISBN 978-88-905751-3-6 K. Lanosa e C. Corda D i sicuro farà parlare. Perché non siamo di fronte ai soliti racconti noir di un fantasioso scrittore ma ai racconti ‘veri’ dei nostri ragazzi. no le loro storie. Che chiedono di essere capiti e lanciano un messaggio forte e chiaro: noi siamo qui, con le nostre ansie, le nostre paure, voi siete disposti a dedicarci qualche ora per capire come siamo fatti e cosa chiediamo? 9 788890 575136 “25 storie vere per capire i nostri ragazzi” curato da Katia Lanosa, matrimonialista con profonda competenza su tutto quanto attiene alla sfera familiare e Claudio Corda, dirigente dell’Arma (prefazione di Fabio Raffaelli, edizioni Editutto, euro 12, nelle migliori librerie di Bologna) parla proprio di questi figli, giovani ragazzi d’oggi che più si cerca di incasellare più sfuggono e sfidano le etichette sociali. Una guida importante, questo volume, non solo per genitori e nonni, ma anche per insegnanti, in quanto raccoglie proprio storie vere, cronaca reale che a colpi di linguaggio giovanile e immaturità adolescenziale ci mostra il volto nuovo della gioventù più attuale, aprendo una finestra sul tema drammatico del disagio giovanile. C’è la ragazza che Mi ero chiesta tante volte cosa volesse dire aver paura. Non di volare, della velocità, di un incidente. No, parlo di paura come di un qualcosa che ti consuma, che ti rode dentro, che non riesci nemmeno a descrivere tanto difficile è trovare le parole. Paura come un senso di vuoto, come un momento in cui non c’è nessuno accanto per poterti aiutare. E tu, quattordicenne che appena ti lasciano andare a qualche festa, una ragazzina che guai se non hai il cellulare ‘perché senno come facciamo a sapere dove sei’ ecco che ti ritrovi alle prese con qualcosa più grande di te, così difficile da condividere. 25 STORIE VERE o, i ragazzi assonnati che vediamo lle fermate dell’autobus, teggiano, all’uscita di scuola, davanti alle ragazzine, Shaarawy e tatuaggio d’ordinanza. accanto a loro e brontola hiasso, per il turpiloquio gratuito la sfacciataggine di alcuni, mine poco importa. no chi siano realmente, ro pensieri, le loro aspirazioni, zze in questo mondo retolarsi ogni giorno di più. nsare che sono ragazzi veri i. STORIE VERE per capire I NOSTRI RAGAZZI a cura di Katia Lanosa e Claudio Corda prefazione di Fabio Raffaelli chi non li capisce le loro storie, per piccole che siano, proprio come fa questo libro. In tutti e 25 gli spaccati di vita i ragazzi si mostrano per quello che son, con le loro fragilità e la loro arroganza, portando alla luce il posto vacante che in più occasioni gli adulti, genitori e insegnanti, non riescono ad occupare perché troppi impegnati a correre freneticamente tra casa e lavoro. I ragazzi, però, ci insegnano che è sbagliando che si impara. L’importante è ricordarsi di essere accanto a loro mentre mettono il piede in fallo. 05/12/13 10.10 t ra d i s c e l ’ a m i c a , quella che viene adescata su Facebook e il ragazzo cleptomane. Ma, ancora, quello che ruba e quello che gioca alla macchinette con l’approvazione del padre o quello che invece di uscire e divertirsi con gli amici ritiene che passare le ore sui siti vietati gli calzi a pennello. Non sono mostri, non sono anime perse e irrecuperabili. Sono semplicemente ragazzi che nel tentativo di trovare uno spazio loro in questa società così poco materna e accogliente sbagliano, cadono e si fanno male ferendo anche le persone vicine. Ma si rialzano, eccome se si rialzano. Bisogna solo tendere loro una mano, aiutarli a togliere la polvere che hanno accumulato inciampando e raccontare a Forbes incorona la cucina dell’Emilia Romagna N ella ricerca dell’eccellenza, l’Emilia Romagna si colloca al top, almeno nel panorama della grande cucina internazionale. Il mensile Forbes, infatti, ha dedicato alla nostra cucina un ampio reportage e ci ha proclamato come la regione “dove si mangia meglio nel mondo”. Per spiegare questo successo solitamente si indica lo straordinario numero di prodotti e piatti della regione (il Parmigiano Reggiano, l’aceto balsamico, il prosciutto di Parma, i tortellini, ecc.) ma dal suo recente viag- gio l’inviato del mensile americano ha ricavato la sensazione che la nostra reputazione gastronomica poggia su due solide gambe: certamente un gruppo specifico di prodotti ma anche una cucina creativa, che rivive la tradizione rinnovandone – si potrebbe dire costumi e linguaggi. Per cui anche un ristorante stellato Michelin di cucina molecolare come l’Osteria Francescana ha nel suo menù le tagliatelle alla bolognese. Nella cucina creativa dell’Emilia-Romagna molti piatti si basano sull’anima gastronomica della regione. La potente connessione con le radici non può essere abbandonata. E nel cuore vinicolo della regione si produce il Lambrusco, vino perfetto per accompagnare questo tipo di cucina. E la terra del Lambrusco, secondo il giornalista americano, è una delle ambientazioni rustiche più belle d’Italia, che sembra ferma nel tempo ed è forse il posto migliore per scoprire l’eccellenza della cucina dell’Emilia-Romagna. Una eccellenza che, ovviamente, non si ferma nei confini della nostra regione ma è estesa e diffusa, facendo sì che l’agroalimentare di qualità (garantito anche da 112 Consorzi di tutela e da 49 Organismi di certificazione) sia una risorsa importante e preziosa dell’economia del nostro Paese. Roberta Bolelli 5 Proteggere gli altri, un mestiere faticoso U n po’ di tempo fa, abbiamo condiviso alcune riflessioni sulla fatica alla quale sono sottoposte le persone che lavorano in ambiti sanitari e socio assistenziali. La continua esposizione al dolore, alla sofferenza, alla morte, può portare a forme di esaurimento psico-fisico anche gravi, definite proprio con un termine inglese burn out che significa: bruciato. In pratica, avviene un lungo e spesso inconsapevole processo di logoramento, che finisce per bruciare, nel senso di esaurire tutte le risorse della persona coinvolta, la quale si trova a vivere, come conseguenza, una grande condizione di disagio, a volte di disperazione e sempre di solitudine. Qualcosa di molto simile, anche se con aspetti e matrici differenti, può accadere ad un’altra tipologia di persone: gli operatori delle forze dell’ordine. Qualche anno fa conobbi, all’interno di una relazione di aiuto, un ragazzo di trentacinque anni, appartenente ad un determinato settore della sicurezza. Lo chiamerò Andrea, utilizzando naturalmente un nome di fantasia. Andrea venne per alcuni problemi personali, ma procedendo nel percorso di counseling, emerse chiaramente che la causa scatenante del suo momento di crisi, andava ricondotta proprio al lavoro che egli amava sopra ogni cosa e nel quale si identificava e riconosceva. In pratica, questa persona, ogni giorno e da tanto tempo, molti anni ormai, si trovava a contatto con situazioni intrise di violenza e di degrado, dove la menzogna e la manipolazione costituiscono l’unico dato di realtà. Pian piano, giorno dopo giorno, senza che nemmeno lui se ne rendesse conto, nella mente e 6 nel cuore di Andrea si insinua la convinzione che non ci si può mai fidare dell’altro. Occorre stare all’erta, dubitare sempre. Perché qual è il rischio? Il rischio è quello di essere traditi. E ancora: mai dare fiducia all’altro, mai mettersi in gioco veramente. L’altro non aspetta altro, per attaccare i nostri punti deboli. Ora, proviamo a spostare una visione interna di questo tipo sul piano personale e familiare e forse facilmente potremo comprendere riconoscere ed accogliere quello che proviamo e sentiamo. Ma attenzione: riconoscere ed accogliere senza giudicare. Che significa, senza giudicarsi. Questo è un aspetto molto importante per gli operatori delle forze dell’ordine, perché spesso in loro è molto radicato il senso del dovere e della disciplina e rischiano di faticare ad accettare di provare emozioni e sentimenti giudicati inadeguati come ad esempio la paura, l’angoscia, il senso di impotenza. di impotenza. Non devo giudicarmi debole od inadeguata per questo, perché è assolutamente normale: è la normale conseguenza del mio istinto di sopravvivenza. Anzi, è proprio questa condizione di allerta che mi permette di attivare tutta una serie di risorse e strategie per potere stare e sostare in quella realtà. Però, se queste sensazioni, ad un certo punto… cambiano, cioè drea come trascorreva il suo tempo libero, mi rispose che i suoi unici amici erano i suoi colleghi. “Con loro mi sento tranquillo, perché ci capiamo nei nostri discorsi. Uno sguardo è un’intesa, perché ci siamo passati”. Andrea esprimeva chiaramente il senso di sicurezza, ma contemporaneamente di isolamento che gli offriva La gentilezza paga... U n ragazzo che si alza in autobus per cedere il posto ad una persona anziana, che apre la portiera dell’auto ad un’amica, che cede il passo all’ingresso di un locale…semplici gesti, ma sempre più rari, tanto da far spesso percepire come eccezionale ciò che invece dovrebbe rientrare nella quotidianità . Ecco, perché mi piace ricordare ai lettori che il 13 novembre si è celebrata la Giornata mondiale della Gentilezza; ricorre infatti, in questa data la giornata d’apertura della Conferenza del “World Kindness Movement” tenutasi a Tokyo nel 1997 e conclusasi con la firma della Dichiarazione della Gentilezza. Un’occasione quindi per fare piccoli gesti “gentili” e guardare il mondo con occhi diversi. La gentilezza coinvolge chiunque ne venga a contatto, grazie ad essa si guadagnano simpatie, si crea intorno un clima positivo e sereno, dà un senso e un valore alla nostra esistenza, ci fa dimenticare i guai quotidiani e sentire bene con noi stessi. A volte essere autentici, essere sinceri, potrebbe significare dire le cose in un modo niente affatto gentile o per lo meno quello è il rischio. Lo sforzo dovrebbe essere allora quello di trovare un modo non aggressivo di dire le cose, anche quando la rabbia sta per avere il sopravvento (è riscontrato scientificamente che la gentilezza calma l’aggressività e placa la rabbia). Se tutti noi, nel nostro piccolo, ci sforzassimo a compiere qualche piccola azione gentile nei confronti dell’ambiente, degli animali e, soprattutto del nostro prossimo, potremmo vivere più felici. Essere cortesi e ben disposti verso il prossimo fa bene al cuore: le probabilità di ictus e infarto aumentano, infatti in coloro che hanno un temperamento aggressivo. La gentilezza però dovrebbe essere celebrata non solo nella giornata ad essa dedicata, ma tutti i giorni dell’anno ed in questo modo faremo del bene agli altri, ma anche e soprattutto a noi stessi, poiché in un mondo aggressivo e competitivo, la gentilezza si rivela sempre più una risorsa vincente, una forza rivoluzionaria, in grado di cambiare il mondo. Eleonora Dimichino quale tributo di scompenso e di solitudine possono rischiare di pagare questi professionisti. Cerchiamo insieme di individuare come si può evitare di arrivare a situazioni così estreme, non perché non se ne possa uscire, ma semplicemente perché sono molto dolorose; troppo mi viene da dire, quindi vale proprio la pena di … pensarci un po’ su. Innanzitutto, dobbiamo imparare ad ascoltarci, che significa Al contrario, sono esperienze emotive molto importanti e fisiologicamente sane, ma quando diventano eccessive e pervasive devono poter suggerire alla persona che è giunto il momento di chiedere aiuto. Esploriamo meglio questo aspetto perché è veramente importante. Se io svolgo un lavoro che mi espone alla violenza ed alla menzogna, è normale che io provi della paura, dell’angoscia, del senso diventano più intense, sempre presenti dentro di me, allora è il momento di chiedere aiuto. Il primo interlocutore può essere senz’altro il proprio medico di base, perché possiede le competenze e gli strumenti per comprendere ed eventualmente inviare a professionisti che ritiene possano essere d’aiuto. Un’altra cosa poi, credo sia molto importante: evitare l’isolamento. Quando chiesi ad An- l’appartenenza al suo gruppo. Comprensibilissimo certo, ma il rischio è quello di … non staccare mai. Invece, la frequentazione di altre persone, che svolgono altre professioni e vivono diverse esperienze, può restituirci l’altra dimensione della realtà: quella più tranquilla, più rassicurante, più chiara. Può restituirci uno sguardo più sereno ed equilibrato: fuori e dentro di noi. Paola Miccoli Quando i cavalli aiutano i piccoli disabili è nata Pegasjus Bologna Equitazione, associazione sportiva equestre dilettantistica, nuova costola della grande e dinamica famiglia Jus Bologna Sport - Fondazione Forense Bolognese. “ L’A s s o c i a z i o n e spiega la Presidente, l’avvocato Katia Lanosa - racchiude come si evince dal nome ius, tutti coloro che hanno a che fare con il diritto, avvocati,magistrati, notai, personale di cancelleria, ausiliari del giudice, studenti ecc. uniti dalla passione per l’attività equestre e dallo spirito di aggregazione nell’ottica di un’attiva solidarietà: oltre alla passione per i cavalli, Pegasjus, rietà che - continua l’avvocato Lanosa abbiamo organizzato lo scorso 28 novembre presso il ristorante G.E.S.E. di San Lazzaro, all’interno dell’omonimo maneggio, una serata conviviale per sostenere l’associazione Aiasport Onlus che si occupa di riabilitazione equestre per persone diversamente abili: ogni 25 euro, il costo procapite della cena, 5 euro sono stati devoluti ad Aiasport”. La Pet-Terapy è usata sempre più in ambito medico per la riabilitazione psicologica e fisica in quanto il cavallo è un animale decisamente efficace in questi generi di terapie ed offre risultati veramente tangibili e to per stimolare lo sviluppo delle abilità residue. Il prendersi cura di esso, la progressiva capacità di gestirlo e l’intensa polarizzazione affettiva che da tutto ciò ne deriva porta la persona disabile a migliorare la sua qualità della vita sul fronte relazionale, dell’autonomia, dell’afficacia che si avvarrà della collaborazione di gruppi sportivi equestri ben radicati sul territorio, si prefigge di organizzare manifestazioni ed eventi per il perseguimento di finalità non solo ludiche, ma anche benefiche e sociali”. “è proprio in quest’ottica di attiva solida- duraturi nel settore della riabilitazione equestre. Da anni infatti è riconosciuto il valore riabilitativo ed educativo dell’interazione con gli animali. Il cavallo in particolare è capace di smuovere intense emozioni ed è particolarmente indica- personale e della generalizzazione delle competenze alla vita di tutti i giorni. Ne hanno parlato davanti a tanti partecipanti accanto alla presidente di Pegasjus, Katia Lanosa, Isabella Benni, presidente di A.S.D. Aiasport Onlus e Maria Laura Tabacchi, coordinatrice del servizio di attività equestre di Aiasport che si sono avvalse della proiezione di un breve filmato per spiegare in concreto come operano a favore di chi versa in situazioni di svantaggio sociale. Nel corso della serata è stata inoltre conferita (nella foto) la tessera n.1 in formato gigante - sulla falsariga delle cerimonie di oltre oceano - ma anche tascabile al Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Bologna, Sandro Gallegaro, primo socio sostenitore di Pegasjus. Si ringraziano tutti coloro che con il loro piccolo gesto hanno reso possibile l’acquisto di attrezzatura equestre per disabili. 7 Artefiera, un ponte tra passato e presente I n un momento in cui la città di Bologna ha subito con rammarico la cancellazione del Motorshow, è con piacere che presentiamo ai nostri lettori alcune novità che riguardano la più longeva fiera italiana dell’arte contemporanea: “ArteFiera”, giunta alla sua 38esima edizione, che si terrà a Bologna dal 24 al 27 gennaio. La prima delle novità è già la buona notizia che le gallerie partecipanti, italiane e straniere, superano di più del 20 per cento di quelle delle edizione passate. Inoltre, va sottolineata l’apertura all’arte dell’Ottocento, puntando l’attenzione sulla capacità di molti artisti del secolo precedente di anticipare i tempi. Per questo l’Ottocento dei Macchiaioli, di De Nittis, di Boldini sarà affiancato all’arte contemporanea, a sottolineare la continuità ideale con un passato che aiuta a comprendere il presente C’è stata poi maggiore apertura ai molteplici campi della produzione artistica proprio per rispondere ad un pubblico che esprime esigenze sem- pre diverse e, poiché l’arte è in ogni parte del mondo, questa edizione presenta un particolare focus sui paesi dell’Europa orientale, le cui economie emergenti hanno dato un grosso slancio al mercato dell’arte e alla scena culturale in genere. Il mercato del collezionismo dell’arte contemporanea cinese avrà una particolare attenzione all’interno di ArteFiera che collaborerà poi alla nuova edizione in Cina di “BolognaFiere Sh contemporary Art”, la principale manifestazione di arte contem- Come unire realtà e immaginazione U na nuova tecnica artistica capace di unire realtà ed immaginazione. Questa è l’idea di Beppe Giacobbe, pittore ed artista poliedrico che con le sue opere apre le porte ad una nuova concezione di comunicazione dove il nostro sguardo si sofferma sulle emozioni che solo l’arte è in grado di evocare. L’idea è quella di integrare i quotidiani aggiungendo alle parole immagini che aiutino il lettore ad immedesimarsi e vivere sulla propria pelle le sensazioni che l’autore vuole suscitare con il proprio messaggio. 8 Ogni opera infatti cela un proprio tenore che spesso le parole non sono in grado di esprimere. A volte perché troppo complesso, altre invece si dimostra troppo umana la nostra incapacità di non comprendere ciò che si cela dietro un momento di silenzio o lo sguardo sincero del dolore. Beppe Giacobbe produce molta della sua arte per il corriere della sera ed una delle sue ultime opere si intitola ‘Speranza’. In essa l’autore raffigura un astronauta con lo sguardo perso a scrutare l’orizzonte e con in mano un secchio in cui è contenuto l’universo. Il suoi occhi fissano il vuoto, forse perché in cerca di risposte ai propri interrogativi, o forse perchè scosso dall’incertezza del proprio destino, dalla paura che oscura e silenziosa ti avvolge tutte le volte che le lasci la possibilità di stravolgere le tue certezze. Il secchio invece rappresenta l’infinito, l’ignoto, cosi a portata di mano che lo si può contenere in un secchio, ma alla stesso tempo cosi misterioso e complicato che nella nostra apatia non troviamo il coraggio di guardarlo, proprio come l’astronauta. In- fine è proprio la scelta di utilizzare la figura dell’astronauta come personaggio principale, che ci espone implicitamente il messaggio profondo dell’artista; come il navigatore spaziale anche noi siamo in perenne viaggio, esplorando continuamente e venendo sempre a contatto con qualcosa di sconosciuto. L’idea di Beppe Giacobbe è sicuramente valida in quanto ci dona la possibilità di utilizzare la nostra capacità interpretativa smuovendo le nostre coscienze ed arrivando alle corde della nostra anima. Marco Bressan poranea che si terrà a Shanghai dall’11 al 14 settembre 2014. La collaborazione si concretizzerà in una mostra in fiera dedicata al tema della carta e dell’inchiostro nell’arte contemporanea cinese. Per la prima volta c’è anche un’intera sezione dedicate alle gallerie che propongono fotografie artistiche e stampe. Anche questa edizione avrà un occhio molto attento alla valorizzazione del Made in Italy e, allo stesso tempo, dell’internazionalità, riconoscendo e proponendosi come luogo privilegiato di scambio e conoscenza. Accanto alle grandi sezioni dedicate all’Arte Moderna e Contemporanea, alla sezione riservata alle nuove proposte dell’Est Europa, ArteFiera conferma “Solo Show”, ovvero le piccole monografiche di grandi interpreti del contemporaneo e “Nuove Proposte”, sezione riservata a gallerie che presentano esclusivamente artisti nati dopo il 1979. Saranno ospitate anche Tavole Rotonde sul mercato dell’arte e sulla creazione artistica nei paesi dell’Europa Orientale. In collaborazione con il Comune di Bologna sarà riproposta ART CITY, con un ricco calendario che coinvolgerà i luoghi d’arte della città per tutti i giorni della manifestazione per terminare poi con la Notte Bianca dell’Arte, che richiama ogni anno a Bologna migliaia di visitatori. Donatella Bruni Un sorriso può aprire le porte del paradiso P arola d’ordine? Sorriso! Già, perché se tieni il broncio non entri. Sembra strano, ma è così. Dal 29 novembre per accedere al maestoso spazio della Chiesa di Santa Maria Maddalena di Via Zamboni 47 a Bologna bisognerà armarsi di buonumore. Il collettivo di artisti Antonello Ghezzi ha dato vita a un progetto intitolato Mind the door! che consiste nell’installazione di una web-cam collegata ad un computer che riconosce il viso delle persone che si accingono ad entrare nel luogo sacro. Un messaggio positivo in un periodo in cui di positivo c’è poco, che la città ha dimostrato di apprezzare con entusiasmo vista la grande quantità di gente che ha parteci- pato all’inaugurazione. E in tutta onestà le reazioni delle persone, spesso inconsa- – conosciutisi anni fa sui banchi dell’Accademia di Belle Arti di Bologna. pevoli dell’esistenza di questo meccanismo, sono state a dir poco bizzarre, alle volte degne della più divertente candid-camera. Il collettivo Antonello Ghezzi prende il nome dai cognomi di due artisti – Nadia Antonello e Paolo Ghezzi Invece, fino al 29 dicembre le sale della Pinacoteca Nazionale di Bologna ospiteranno The artists are IN, un’installazione che ricrea lo studio dello stesso collettivo mediante l’uso di lavagne e gessetti bianchi. Tutto ciò è stato frutto di un lungo lavoro di collaborazione tra diverse persone che hanno creduto da subito nel progetto e che hanno deciso di contribuire con le loro competenze o mediante un contributo economico per vedere l’effettiva realizzazione dello stesso. Mind the door! è stato infatti commissionato dal prior parroco don Pierluigi Toffenetti e finanziato da Antonio e Annamaria Maccaferri, Luigi Melegari, Davide Cervellati, I.M.A S.p.a, Marchesini Group, Ponzi Porte Automatiche, mentre entrambi i progetti sono a cura di Silvia Evangelisti e Luigi Ficacci. Durante la presentazione dell’evento, nella Chiesa di Santa Maria Maddalena, il prof. Marco Arlotti insieme agli allievi Wladimir Matesic e Istvan Batori del Conservatorio G.B. Martini di Bologna, hanno suonato lo storico organo del XVIII secolo con musiche di Frescobaldi, Zipolo, Morandi e Pasquini. Insomma cosa aspettate? Provare per credere e…non dimenticate di sorridere! Manuela Valentini 9 Umberto Bonfiglioli, un bolognese doc I ntervistiamo Sonia Lolli, nipote di un noto personaggio bolognese nato nel 1892 dalla molteplici attività: pittore, caricaturista, illustratore, attore e cantante. Può raccontare ai nostri lettori chi era Umberto Bonfiglioli? Nasce da una famiglia benestante di estrazione borghese. Suo padre, Augusto, uomo generoso e di buon carattere, è proprietario di immobili e di frequentai caffè, il Bar Nettuno, in Piazza del Re Enzo, e il Bar Centrale. Umberto, figlio unico, è un bambino vivace e intelligente, si distingue per le ‘attestazioni di lode’, le ‘menzioni onorevoli’ ricevute in tutti gli anni della scuola primaria e le eccellenti valutazioni nel disegno. Si diploma nel 1915 al Real Istituto di Belle Arti, dove è compagno di Giorgio Morandi e allievo di Domenico Ferri e di Augusto Majani, eccellente artista soprannominato bonariamente Nasica. Sotto la sua guida si esercita, oltre che nella pittura, anche nell’arte della caricatura accostandosi a maestri quali Umberto Tirelli e a Cleto Tomba. Mostra una mano fluida dal tratto essenziale a cui si aggiunge abilità, ironia e arguzia nel cogliere i caratteri e le fisionomie dei personaggi. Mi rendo conto che parlare sinteticamente di questo eclettico personaggio bolognese, che ebbe grande successo nella vita, è difficile, ma può sottolineare quanta importanza hanno avuto le “arti” in genere per Bonfiglioli? Dagli anni venti agli anni 10 trenta, Umberto gode di notevole fortuna e popolarità. Si dedica, come lui stesso scrive, all’arte pura e per un periodo di diversi anni, Un ritratto di Bonfiglioli esponendo quadri nelle principali esposizioni nazionali e lavorando specialmente nel ritratto. Si distingue come pittore discretamente conosciuto e affermato, illustratore di riviste e libri, caricaturista, insegnante di figura e inoltre coltiva e sviluppa altre sue grandi passioni giovanili, il teatro, la recitazione e il canto. I giornali dell’epoca sottolineano il carattere estroso ed eclettico dell’artista. Uomo elegante Sonia Lolli e di buon gusto, amante della bella società e delle donne, dei ristoranti di lusso e della vita mondana, Umberto fa lunghe vacanze disegnando scorci di città con inquadrature originali e una tecnica rapida ma non meno descrittiva. E’, tra l’altro, uno dei pochi ritrattisti del Re Vittorio Emanuele III che lo chiama a Roma per un ritratto che ha poi una larga circolazione e di cui si conserva una copia fotografica autografata. E’ presente inoltre insieme ad altri pittori emiliani, alla XVIII Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia nel 1930. Socio fondatore e collaboratore fin dal 1928 della famèja bulgnèisa, è oratore ufficiale di Alfredo Testoni e viene ricordato per la sua interpretazione dialettale de ‘Èl Cardinál Lambertein’ nella riduzione realizzata dallo stesso autore. Le pareti del suo studio sono arricchite da numerosissime foto con dedica di amici artisti, drammaturghi, costumisti, musicisti, attori e attrici, tra i quali Ruggero Ruggeri, Alfredo Testoni, Ermete Zacconi e Maria Melato. Mi risulta che abbia avuto anche un’importante vena come caricaturista Certo, alla fine degli anni Venti, Umberto realizza a penna numerosissime caricature di semplice ma efficace effetto che ritraggono direttori di compagnie teatrali, attori, cantanti e musicisti creando una nutrita galleria di visi ed atteggiamenti tipici del mondo dello spettacolo di quel tempo e numerose sono le mostre e gli eventi che lo vedono espor- re le sue opere caricaturali. Umberto, come ho detto, è stato anche cantante scrivendo canzoni o monologhi in vernacolo bolognese che Bonfiglioli nel Cardinale Lambertini vengono poi incisi dalla prestigiosa casa discografica ‘La Voce del Padrone’, in tre differenti edizioni. Umberto muore il 31 maggio del 1974 e mi piace riportare quanto fu scritto di lui nel 1966 dal giornalista Giorgio Ruggeri: ‘Il personaggio di Bonfiglioli vince il pittore, il caricaturista, l’attore. Questo uomo grande e buono, galante e fortunato, questa formidabile forchetta, questo petroniano arguto, fecondo, estroverso e instancabile conversatore, oggi fa tenerezza. Costretto a camminare lentamente da una stanza all’altra della sua nuova casa di via Indipendenza … costretto a guardare i suoi quadri appesi alle pareti….. il suo parlare è tutto uno struggente e dignitoso rimpianto del passato … Quest’uomo è un personaggio…… che gli anni e i malanni non hanno incrinato’ Giorgio Albéri Quanti sogni rivivono con la Miura L amborghini viene fondata nel 1963 a Sant’Agata Bolognese. Deve il proprio nome a Ferruccio Lamborghini, figlio di agricoltori bolognesi, che ha rifiutato di proseguire l’attività di famiglia e ha scelto invece di impegnarsi nel mondo della meccanica applicata alla coltivazione dei campi. Dal 1946 ha iniziato ad acquistare residuati bellici e li ha convertiti in trattori economici, destinati ai contadini del bolognese. Ha fondato così la Trattori Lamborghini, azienda destinata a trasformarsi leader del mercato. Dopo un viaggio negli Stati Uniti ha dato vita alla Lamborghini Calor (bruciatori per il riscaldamento domestico) ed alla Lamborghini Oleodinamica. L’incontro con le auto del Cavallino Rampante e soprattutto con il loro fondatore, Enzo Ferrari, cambiò la vita di Lamborghini. Fu proprio un piccolo alterco con il padrone della casa di Maranello a spingere Ferruccio a fondare la sua casa automobilistica. Stando a quanto raccontato da lui stesso, una volta che si lamentava dei problemi che aveva con le rosse, in particolare con le frizioni, Ferrari gli rispose: “Lamborghini, sarai anche capace di guidare un trattore. ma non saprai mai come portare una Ferrari”. In quell’istante Ferruccio Lamborghini decise che avrebbe costruito lui delle vere auto sportive, anche da corsa, eleganti ed esclusive. Era il 1962. Un anno dopo al Salone dell’automobile di Torino debuttava la Lamborghini “350 GT”, disegnata da Franco Scaglione. Del 1965 è l’auto della consacrazione definitiva, la Miura. Dopo questa, quasi tutte le creature di casa Lamborghini hanno avuto nomi di tori famosi o legati alla corrida (una passione di Ferruccio, il cui segno zodiacale è il toro, simbolo di tutte le sue aziende). Dopo anni di gestione familiare dell’azienda, la crisi petrolifera e quella dell’industria automobilistica della metà degli anni ottanta, costrinsero la proprietà a cedere le proprie quote a un acquirente nordamericano; nel 1987 la Lamborghini venne assorbita dal gruppo Chrysler. Un nuovo passaggio di proprietà avviene nel 1994 con la cessione da parte di Chrysler ad un gruppo di investitori indonesiani, mentre l’ultimo cambio al Lucia Gazzotti rieletta al vertice del Centergross L ucia Gazzotti è stata eletta presidente del Centergross per la seconda volta, dopo i precedenti tre anni di m and at o. I consiglieri hanno espresso con voto unanime il pieno consenso verso l’imprenditrice bolognese e all’attività da lei svolta per il Centergross, finalizzata ad ampliarne sempre più la notorietà nel mondo. Oggi, Lucia Gazzotti, è alla guida del più grande distretto di commercio all’ingrosso in Europa, un centro che rappresenta l’in- contro fra la domanda e l’offerta del Made in Italy, riconosciuto come il più importante per il pronto moda a livello internazionale. Copre un’area di 1 milione di mq, è attraversato quotidianamente da 10.000 buyer, il volume complessivo di affari è di circa 5 miliardi di euro, per il 60% con l’estero: Asia, Europa, Stati Uniti e Medio-Oriente. Sono presenti circa 540 aziende di cui 350 operano nella moda e 200 nel commercio di alta tecnologia e nei servizi, occupando 6.000 lavoratori al giorno. vertice azionario risale al 24 luglio 1998, quando venne firmato a Londra l’accordo tra gli azionisti della Lamborghini e l’Audi per la cessione totale dell’azienda al gruppo tedesco Volkswagen. A prescindere dal proprietario, la Lamborghini è sempre stata sinonimo di potenti auto di lusso, dal prezzo inarrivabile e dal design unico (basti pensare allo sportello che si apre verticalmente): sogno impossibile per molti. Lamborghini, la casa automobilistica che rappresenta l’eccellenza italiana nel mondo, compie quest’anno 50 anni e ha festeggiato il compleanno presentando al salone di Ginevra la nuova Veneno, la più veloce e costosa vettura nella storia del Toro. Donatella Bruni 11 La Fondazione Golinelli festeggia il quarto di secolo “F ermo nella convinzione che l’obiettivo principale per l’agire imprenditoriale sia la realizzazione del profitto ( ) ho deciso di non investire mai la mia ricchezza personale in termini finanziari e immobiliari, ma ho sentito che fosse per me eticamente un imperativo reinvestirne parte sostanziosa nella società. ( ) Ho avvertito l’urgenza di restituire alla società parte di quanto la società mi ha dato e l’ho fatto. ( )” Con queste straordinarie parole Marino Golinelli ha voluto sottolineare, nella celebrazione del venticinquennale della sua Fondazione, nella splendida cornice dell’Aula Magna dell’Università di Bologna, anni. Si è iniziata la giornata con un grande convegno su “Le Fondazioni come strumento di sviluppo”, con numerose testimonianze di esperienze istituzionali all’incrocio tra mondo pubblico e mondo privato. Nel corso della celebrazione sono stati ricordati i diversi settori di attività (e premiati anche giovani studenti che hanno partecipato ad esse), dalla divulgazione scientifica (gli eventi di “Arte e Scienza in Piazza” con 8 edizioni e 450.000 visitatori), le grandi mostre di “Arte+Scienza” (4 edizioni ed oltre 70.000 visitatori), gli incontri e convegni sulla “Scienza nella Società” con 70.000 presenze); alla formazione attraverso i centri perma- alla presenza del Rettore Ivano Dionigi e a tutte le Autorità cittadine, la profondità di un significato e di un impegno sociale e culturale che lo hanno guidato e ne hanno fortemente caratterizzato l’attività. Per il 25esimo anno dalla sua costituzione la Fondazione ha preparato iniziative speciali, nel solco già tracciato attraverso i progetti sviluppati con indubbio successo in questi nenti (LLC-“Life Learning Center” sulle Scienze della vita (13 anni e 113.000 studenti) per formare e aggiornare docenti e studenti con una autentica esperienza di laboratorio. Di qui e dal coraggio e lungimiranza di Marino Golinelli nasce il grande progetto “Open M” (open mind, mente aperta) che, in un’area industriale dismessa completamente trasformata e riqualificata, Come sostenere le Buone Notizie? Vedi a pagina 2 12 realizzerà una sorta di città della scienza con “Centro polifunzionale per la conoscenza e la cultura”, rivolto in particolare alle scuole e ai giovani “futuri cittadini di un mondo globale”, ma aperto anche a tutta la collettività. Un investimento di circa 8 milioni su una superficie complessiva di circa 9.000 metri quadrati, una riqualificazione e trasformazione importante dell’area, con logiche simili a quelle che hanno ispirato la creazione del Mast da parte della Fondazione Isabella Seragnoli, con l’obiettivo di diffondere la cultura scientifica, tecnologica e umanistica ai più giovani e alle nuove generazioni, come è nella mission della Fondazione Golinelli. “Open M” si dovrebbe inaugurare nel contesto dell’Expo 2015, con capacità di attrazione a livello nazio- nale oltreché bolognese. In un Paese come il nostro dove la filantropia ha avuto difficoltà ad avere diffusione e condivisione, diversamente da quanto tradizionalmente avviene nei Paesi anglosassoni, la Fondazione Marino Golinelli è forse l’unico esempio di fondazione filantropica privata totalmente operativa, ispirata al modello delle fondazioni filantropiche americane, che si occupa in modo integrato di educazione, formazione e cultura, in particolare promuovendo la cultura scientifica e umanistica verso i giovani. Per usare le parole del commosso ringraziamento di Marino Golinelli che ha rinnovato il suo pensiero ai giovani “che mi danno la forza e l’emozione per dire che la Fondazione deve continuare per loro”. Roberta Bolelli 30 Bastano Euro A Bologna esplode la guerra degli orecchini U Gabriele Via na arriverà a febbraio, dopo un lungo tour che l’ha portata in giro per il mondo. E’ ‘La ragazza con l’orecchino di perla’ di Vermeer, quella che ha fatto sbalordire gli organizzatori della mostra in programma a Bologna, a Palazzo Fava, per l’incredibile numero di prenotazioni. Ma c’è un’altra ragazza che rischia di portarle via la scena, proprio all’ombra delle Due Torri, ed è la ‘Giuditta’ di Caravaggio che, fra poche settimane, apparirà sulla cover del romanzo d’esordio del poeta bolognese Gabriele Via. Anche lei bellissima, l’espressione imbronciata, anche lei una magnifica, luminosa, perla all’orecchio. Ad illustrare un titolo ‘Caravaggio, assente’, un amore sotto le due torri tra braci di memoria il soffio della speranza (prefazione di Italo Moscati, Editutto Bologna) che rischia di far discutere e dividere il popolo petroniano. Chi vincerà la ‘guerra degli orecchini’? Le scommesse sono aperte. Articontro. com, la rivista online di Vittoria Coen, ha aperto, in esclusiva, la contesa con u n te s to in e d i t o proprio dell’Autore. (Andrea Barrica) Finì in copertina, era di notte. Lo stomaco basso dei portici di via del Pratello inghiottì la sagoma scura della do.connna, nella pancia di Bologna. Ma l’orecchino, colpito dal riverbero della bugia della vecchia, sulla porta in vestaglia oscillante nel silenzio, come uno strillo nel sonno della vita arrivò diretto all’iride del giovane poeta. La ragazza, l’orec- Gabriele Via chino, i portici cavi fuggitiva, Musa, poedi nero universo, e il tessa e pittrice, visse risveglio di catrame alla macchia. Era bella dal cinema dei sogni. come l’eternità della Cosa ci facevo a dialo- sua figura. gare con Dina Campa- Morì di veleno e sorrina, Emanuel Carnevali si: visse per sempre. ed Elisabetta Sirani ? I suoi piedi carezzaGiurarono di avere vi- rono le ali inutili degli sto Caravaggio e Ver- angeli. Vescovi, conti, meer litigare sull’idea centurioni, principi, di bellezza, davanti poeti musici e pitalla Cleopatra di Cre- tori impazzirono per spi anche lei con l’e- lei. Lei disparve e la nigma cifrato del suo nostalgia esplose col pendente orecchino nome saporito di queUsciti da un bordello, sta città. dietro palazzo Da Via, Ancora, presenti e asnei pressi del porti- senti, Caravaggio e co dei servi, avevano Vermeer come ombre trovato la loro modella nel respiro del cuore L’itinerario di poeti e sono tornati a soffiare pittori suona le stesse sul cuore di Bologna, canzoni. Primogenita negli occhi visionari di Un romanzo breve che rimanda, come un candidato dicheuna famiglia della declini per modestia prima di un’arduaCrespi. impresa, a temi alti e gravi. Amore, tradimento e vicende familiari. Intanto le giovani di cerchia borbonica, lei, La storia di un incontro, capace di far luce sul dramma ogni tempo; come già a della Bologna dal 1517; vita. Sullo sfondo la voce, il profilo, il colore e l’odore dieducanda una città antica e misteriosa; i suoi avvenne per l’ennesiprima poi come canali sommersi, le torri mozze e i mille cortili nascosti. Poesia e narrazione, strade e canali, disegnano l’intreccio finito e infinito dove storia e metafora ci guardano come un personaggio di una tela. * * * Vivi un’intera esistenza con tuo padre, corri tra le sue braccia, ti ci affidi… E poi scopri che ti ha ingannata. E il tarlo inizia a lavorare dentro di te. Quando un giorno incontri un uomo, per caso, lo guardi negli occhi e senti che puoi affidargli il tuo cuore… * * * Ma tutto questo dura un’ora e mezza. Come un buon film. Spesso il presagio in noi si manifesta. Tremiamo, allora, e guardiamo tra le nostre mani questa benedetta racchetta, piena di buchi: e una pioggia di metafore ci trafigge. La differenza fra noi e la racchetta, non sappiamo coglierla appieno. E quel che chiamiamo mondo è in realtà il perimetro della casella con cui inquadriamo le cose… I nostri occhi devono ancora svegliarsi, distrarsi dall’incanto della vita. Sono i giorni in cui si deve uscire. * * * Il dolore, se interrotto da amore, può insegnare cose importanti. Basta non fuggire. ma volta nel febbraio del 1848 (dentro un altro sogno rivelato o confuso, di cui ora non diremo) fanno a gara nel mettere in mostra il loro dolce ovale con la perla, tonda, goccia, con una o altra montatura. Solitaria o gemella. Sullo sfondo il trionfo muto della pittura e il fragore vivo della poesia. Bologna dal sonno di Saturno dei suoi canali (piccoli figli di Nettuno) si ricorda di sé E vicino all’orecchino il profumo di Venere bella e l’ascolto che ritrova la sua calda misura. Caravaggio assente di Gabriele Via Editutto www.editutto.com CArAVAGGIo ASSENTE In arrivo il liquido che non cristallizza mai O Caravaggio, assente un amore sotto le due torri tra braci di memoria il soffio della speranza prefazione di Italo Moscati ltre la natura. Dai laboratori scientifici stanno uscendo nuovi tecnomateriali che superano in qualità e prestazioni quelli che si rinvengono in natura. Tra gli ultimi arrivati sono il liquido che non cristallizza mai, una scoperta che vede lo «zampino» di ricercatori italiani dell’Università La Sapienza di Roma. Appartiene al mondo della materia soffice - composto da sostanze come i gel, i colloidi, le schiume o le creme che sono troppo dense per essere liquide e troppo morbide per essere solide - e servirà a realizzare materiali innovativi con proprietà elettriche, meccaniche e ottiche controllabili. Si tratta di un nuovo colloide che non cristallizza mai, realizzato da Frank Smallenburg e Francesco Sciortino del dipartimento di fisica di Sapienza, che hanno annunciato la scoperta su Nature Physics. I colloidi sono soluzioni di particelle, della dimensione da 10-20 nanometri fino al micron, disperse in un liquido o in un gas. (a.bar.) 13 Mi ha catturata la lettura di un libro... Q ualche mese fa, dopo aver divorato diver si romanzi leggeri adatti al periodo spensierato dell’estate, mi ritrovo in libreria a brancolare nel buio nella scelta di un altro libro da sfogliare. Politica? Religione? Fantascienza? No, rimaniamo sulla storia d’amore romantica. Ed ecco giungere il consiglio di una cara amica ‘bibliofila’ come me. “Non l’hai ancora letto? Non puoi assolutamente perderlo!” mi ha detto Cristina. Così la mia ricerca può finalmente dirigersi verso un titolo mirato: La scommessa. Per gioco o per destino (Ed. Tea) di Raffaello Mastrolonardo. La copertina mi intriga, le pagine da leggere non sono troppe ed il riassunto della trama mi invo- glia a saperne di più. Il protagonista del libro è Gian Lorenzo Manfredi – alias Maestrale – un architetto di successo che si trova a vivere un amore segreto con un’affascinante donna di nome Miriam. Le origini ar- 14 mene di quest’ultima forniscono anche un ottimo spunto per ricordare Hrand Nazariantz, un poeta della stessa nazionalità che nel 1924 fondò a Bari ‘Nor Arax’, un villaggio per esuli armeni che traeva sostentamento dalla produzione di tappeti e merletti. A fare da cornice a questa appassionante storia d’amore ci sono i colori e profumi delicati della Puglia, descritti con una dovizia di particolari tale da invogliare chiunque a visitarla almeno per una volta. Ma non è finita qui. Non si può leggere il secondo romanzo di un autore senza conoscere il libro d’esordio, suvvia! Perciò nel giro di poco tempo mi sono trovata nuovamente in libreria per ‘tuffarmi’ in un’altra storia romantica firmata Mastrolonardo risalente a cinque anni fa. E forse, a essere sincera, Lettera a Léontine (Ed. Tea) mi ha coinvolto ancor di più rispetto a La scommess a , g ra z i e a l continuo contrasto che vede il protagonista diviso tra il desiderio di vivere appieno la propria esistenza e l’impossibilità di esaudirlo. A questo punto non mi resta che ringraziare Cristina che, con i suoi consigli, mi ha avvicinato a delle letture che mi hanno arricchito l’anima. I romanzi di Mastrolonardo sintetizzano valori, cultura e emo- zioni che dovrebbero essere alla base della formazione di tutti noi, perciò ho ritenuto opportuno approfondire la sua poetica per mezzo di qualche domanda. Raffaello, considerata la tua attitudine per le materie umanistiche, immaginavo nella vita svolgessi una professione che avesse a che fare con le stesse. Invece se non mi sbaglio lavori in banca… E’ così? «La mia formazione è tutta impregnata di umanesimo, per mia grande fortuna poiché solo esso consente di vivere in maniera speciale. Il Destino, però, ci conduce spesso su sentieri che n o n av r e m m o mai pensato o deciso di esplorare. Mi ha condotto in banca. Per quanto possa apparire inusuale, sono orgoglioso di questa mia metà apparentemente prosaica che mi ha dato molte soddisfazioni. L’ho vissuta con la stessa intensità e passione che riverso nella narrativa e nel’arte in generale. E’ l’unico modo per poter affermare d’aver vissuto degnamente.» Quanto troviamo di autobiografico nei tuoi libri? «Tutto salvo le storie che racconto. Non è un ossimoro. La trama sia in Léontine che ne La Scommessa è frutto di fantasia. Tutto ciò che attorno ad esse ruota è vita, la mia: sogni, ricordi, speranze, rimpianti, rimorsi, pittura, poesia e musica, mio padre, il mare, la vela, la mia città, la mia terra. La mia anima che trasferisco nelle pagine dei romanzi e che, ecco cosa c’è di stupefacente, trova la condivisione emotiva dei lettori. A questo servono i poeti e i narratori, non a raccontare storie ma a suscitare emozioni.» Quale il tuo rapporto con la poesia? Cosa rappresenta per te? Tu ne scrivi? «La poesia è il primo amore. Un po’ per pigrizia, un po’ per incoscienza è stato con i versi che ho iniziato a cimentarmi. La narrativa è venuta dopo, molto dopo. Ho un’idea molto semplice di poesia. Essa è la capacità di comunicare e suscitare emozioni grazie a un’armonia di parole, suoni, immagini evocative di ciò che vibra nell’anima del poeta e, allo stesso tempo, in quelle dei suoi lettori. Ho sempre scritto poesie (sebbene di nascosto) e continuerò a farlo (alla luce del sole). Sono nato poeta e vorrei anche morire tale.» Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai per caso già in mente idee per il prossimo romanzo? «L’unico progetto è continuare a scrivere. Cosa ancora non so. Ho un’idea importante che sta maturando lentamente. Mi fa un po’ paura, ma prima o poi l’affronterò. Un appuntamento che so di non poter eludere. Nel frattempo attendo che il cuore ricominci a battere, è lui che detta, io mi limito a raccogliere i suoi palpiti.» Manuela Valentini Massimiliano Struchel e l’influenza della Pop Art M assimiliano Struchel: tanti mestieri artistici racchiusi in un unico nome. Fin da giovane Max (per gli Amici), si dimostra incline, per indole, alla sfera creativa e a un forte senso estetico applicato all’arte. Fondatore e CEO di Struchel Communication Consulting, agenzia pubblicitaria situata nel cuore di Bologna, inizia la sua carriera come fotografo in ambiente fashion, collaborando nei primi anni di attività con Mustafa Sabbagh. Max ha il privilegio di essere nominato art director presso BBDO, uno tra i gruppi pubblicitari più importanti su scala mondiale. Nel corso degli anni ’90, ottiene due cattedre di insegnamento del corso di Comunicazione, presso il Liceo Malpighi e la Scuola di Scultura Applicata di Bologna. Nel medesimo periodo, espone le proprie opere a Ferrara in occasione di diverse mostre. Nel corso degli anni l’artista ha avuto modo di affinare la propria tecnica e dare sfogo all’immaginazione, dedicando il tempo libero alla passione per la pittura. Le prime opere di Max Struchel sono collocabili agli inizi degli anni ’90 e, in seguito ad una pausa creativa durata qualche anno, ha avuto inizio il secondo periodo di attività dell’artista, in coincidenza con l’avvento del nuovo millennio. Quale momento migliore per ricostruire la propria identità artistica, sperimentando nuove tecniche, al fine di arricchire la propria cifra stilistica? La peculiarità dell’artista è rappresentata dall’orientamento e dall’utilizzo delle nuove tecnologie di stampa digitali. Il pittore è spinto verso il concetto di innovazione senza dimenticare i valori impartiti dalla storia dell’arte. L’influenza della pop art sulle sue più recenti opere risulta evidente. Le opere di Max Struchel fungono da veicolo tra tra- dizione e innovazione, tra passato analogico e presente digitale come il quadro denominato “Azzurro”. Il soggetto del dipinto è composto da due figure umane in primo piano, una femminile e una maschile, affiancate dalla presenza canina contrastante, caratterizzata da una tonalità calda di rosso. L’effetto di unione ed equilibrio, reso dalla composizione delle linee e dalla cromia delle sagome umane, viene piacevolmente interrotto dal contrasto con la figura animale che al contempo riesce a risultare vicino, anche sul piano emotivo, all’armonia e all’atmosfera di empatia tra i soggetti rappresentati. Giorgio Albéri Due nuovi materiali che hanno del prodigioso S i fa fatica a credere. Pensate alla superficie di un supermercato, 5 mila metri quadri, compressa e rinchiusa dentro un materiale che pesa un grammo in tutto. L’idea è venuta a ricercatori dell’Università di Milano Bicocca. E sono riusciti anche a realizzarla, per di più con materiali di origine organica, privi di metalli pesanti e completamente biodegra- dabili. E non si tratta solo di una ricerca fine a se stessa, ma con un’interessante applicazione pratica. All’ateneo milanese hanno infatti creato due nuovi materiali che hanno una straordinaria caratteristica simile alle spugne: assorbono e mantengono al loro interno elevate quantità di gas, in particolare idrogeno, metano e anidride carbonica. Il gruppo, coordinato da Piero Sozzani, professore di chimica industriale al dipartimento di scienza dei materiali di Milano-Bicocca, ha condotto il progetto H2-Ecomat, finanziato con 750 mila euro totali, per il 50% ciascuno dall’università stessa e dalla Regione Lombardia. I due nuovi materiali, dall’aspetto granuloso, hanno la caratteristica di avere al proprio interno una porosità elevatissima: in pratica si tratta di un ammasso di nanotubuli di dimensioni nanometriche che assorbono ben precisi gas e non altri (come azoto e ossigeno). I due materiali - in cui è in corso il deposito dei brevetti - sono stati momentaneamente battezzati con due sigle: Mir (Materiali sintetici iperreticolati) e Mpob (Materiali porosi di origine biologica). Andrea Barrica 15 Il popolo della notte Continua la pubblicazione del racconto di Federico Nenzioni. …L’uomo non può tornare mai allo stesso punto da cui è partito, perché, nel frattempo, lui stesso è cambiato. Da sé stessi non si può fuggire. Andrej Arsen’evič Tarkovskij il ritorno L’onda di piena comprimendo l’aria davanti a sé generava cupe sonorità a mano a mano che avanzava lungo i canali, facendoli vibrare come canne d’organo e, contemporaneamente, una forte corrente d’aria ci investì alle spalle, provocando gelidi brividi lungo la schiena. La piena ci travolse con violenza, scaraventandoci sul fondo del canale, da cui immediatamente riemergemmo come fantocci di gomma, prigionieri Archi di vari stili si susseguono lungo la volta del torrente Aposa. di un cavallone che, rotolando fra le strette sponde del canale, ci spingeva alternativamente in su e in giù. moda e misteri Poi, certe cose non si sa bene come avvengano, ci ritrovammo tutti e quattro aggrappati a un grosso ramo che mulinando e beccheggiando procedeva veloce sulla cresta dell’onda di piena. Un tenue chiarore illuminava la scena di una livida luce crepuscolare, eravamo forse giunti là dove il canale sfocia all’aperto? Davanti a noi scorgemmo Scarpan e Lametta in fuga nel tentativo di sottrarsi all’onda di piena. Travolti, sparirono sott’acqua, per poi, ironia della sorte, riapparire accanto a noi aggrappati allo stesso nostro ramo, con l’espressione stravolta dalla paura. Procedemmo così per un tempo che ci parve interminabile, nel buio fitto, perché quella lieve luce era svanita e con essa la speranza di uscire da lì. Intanto la corrente aveva rallentato via via la sua corsa fino a fermarsi, mentre il livello dell’acqua cresceva velocemente; le nostre teste sfioravano ormai la volta del tunnel. Il livello continuava ad au- Moda e misteri 16 mentare; l’acqua ci lambiva il mento, quindi la bocca, poi il naso; trattenemmo il respiro, ma per quanto tempo ancora avremmo potuto resistere in quelle condizioni? Ci prendemmo per mano, nella mia sentii quella grande e callosa di Scarpan: in certe drammatiche situazioni ogni rancore e controversia non hanno più ragione d’esistere. Poi, improvvisamente, l’impedimento che aveva arrestato la corrente, determinata probabilmente da un accumulo dei detriti trattenuti dagli archi della volta, venne meno. Il canale riprese a scorrere impetuosamente per poi subito dopo rallentare e abbassarsi velocemente; l’acqua aveva trovato sfogo nei livelli inferiori, in cui si riversava con un sibilante risucchio. Eravamo salvi, immersi fino alla cintola fra una moltitudine di ratti che squittendo fuggivano in tutte le direzioni; di Scarpan e Lametta nessuna traccia. Riprendemmo la marcia e dopo un po’ riconoscemmo la “riva” da cui eravamo partiti: lo scantinato della nonna di Sussezza. Ci sdraiammo su quella “spiaggia” per nulla ansiosi di far sapere a qualcuno del nostro ritorno. Quanto rimanemmo lì in silenzio a rimuginare tristi pensieri? Eravamo sporchi, pesti e stracciati, demoralizzati e vergognosi dello stato in cui versavamo. Un rumore di vetri infranti ci riportò alla realtà; Alfredo, un pensionato, di ritorno dalle cantine con alcuni bottiglioni di vino, aveva lasciato cadere a terra il suo carico e se ne andava gridando: “Venite, venite presto, sono ritornati, sono ritornati!”. Una piccola folla ci si raccolse intorno, silenziosa e imbarazzata, come noi. Il serraglio dell’aposa, dove il torrente s’inabissa Eravamo ufficialmente tornati nel mondo! E i nostri genitori? Della reazione di quelli degli altri so poco, ma a giudicare dalle conseguenze non devono essere state molto dissimili. Mia madre, mi guardava e piangeva, ogni tanto mi allungava uno scappellotto, ma aveva più la parvenza di una carezza che di uno schiaffo. Mio padre mi tolse la parola e me la riconcesse solo dopo qualche anno; seppi invece subito quello che aveva deciso per me. Fu la zia Concetta a comunicarmelo: dal prossimo anno scolastico sarei stato ospite di un collegio in alta Italia e se la scelta dell’Istituto fu di un certo livello lo devo alla sua generosità. Anche a Cicciomegar e a Calzinaz toccò una sorte simile alla mia: collegio per il primo, però non così titolato come il mio, Seminario diocesano per il secondo. Solo a Sussezza fu concesso di rimanere in famiglia: sua madre tanto pianse e pregò che il padre finì per perdonarlo. E Scarpan e Lametta?. Dopo la piena si erano come dissolti nel nulla. Fine 10a puntata (segue nei prossimi numeri)
© Copyright 2024 Paperzz