SAGGI MATERIALII I --U --A --V ilPOLIGRAFO Comitato scientifico per le iniziative editoriali dell’Università Iuav di Venezia Guido Zucconi (presidente) Andrea Benedetti Renato Bocchi Serena Maffioletti Raimonda Riccini Davide Rocchesso Luciano Vettoretto I volumi della collana sono soggetti a peer review Università Iuav di Venezia Tolentini - Santa Croce 191 30135 Venezia tel. 041 2571111 www.iuav.it Il Poligrafo casa editrice 35121 Padova via Cassan, 34 (piazza Eremitani) tel 049 8360887 - fax 049 8360864 [email protected] www.poligrafo.it L’Università Iuav di Venezia, con la qualità della sua offerta culturale e formativa, rappresenta un polo accademico, didattico e di ricerca d’eccellenza, nonché una sede privilegiata per la riflessione teorica sull’architettura, l’analisi di pratiche, tecniche e strumenti, l’approfondimento della dimensione storica della disciplina. I volumi della Collana di Ateneo “Iuav / Il Poligrafo” nascono dall’esigenza di presentare gli esiti delle attività svolte, contribuendo a promuovere la diffusione dei saperi presso un vasto pubblico, formato non solo da docenti, studenti ed esperti del settore, ma anche da lettori non professionisti interessati a queste tematiche. Di carattere istituzionale, in quanto espressione dell’identità dello Iuav, questa iniziativa, avviata nel 2013 dalla casa editrice Il Poligrafo raccogliendo il testimone dell’editore Marsilio, risulta articolata in due format, rispondenti a esigenze differenziate. I volumi della serie “Saggi” ospitano i risultati delle ricerche e presentano alcuni progetti contraddistinti da innovazione e originalità. Gli studi pubblicati all’interno della serie “Materiali”, caratterizzati da una grande varietà tematica, sono dedicati principalmente ad accogliere gli esiti dell’attività didattica di master e scuole di dottorato, nonché a presentare i contenuti dei fondi conservati presso l’Archivio Progetti. La molteplicità di sfaccettature della disciplina architettonica, sintesi di diverse competenze, si riflette nelle tematiche affrontate all’interno dei singoli volumi pubblicati: gli argomenti di interesse spaziano dalla teoria alla storia dell’architettura, dalla progettazione all’urbanistica, sino a giungere alla divulgazione dei materiali conservati presso l’Archivio Progetti. I risultati dell’attività di ricerca e della sperimentazione didattica – la cui valorizzazione rappresenta il fil rouge che unisce le pubblicazioni della collana – costituiscono un punto di riferimento per la comunità scientifica nazionale e internazionale. Una nuova veste grafica e un ricchissimo apparato iconografico costituiscono un valore aggiunto; la precisione dell’impianto metodologico, la vastità degli argomenti trattati, la qualità dei contenuti e il rigore editoriale sono gli elementi chiave che contraddistinguono questi volumi. Tutte le pubblicazioni sono disponibili anche in formato ebook. ROBERTO BURLE MARX Verso un moderno paesaggio tropicale I --U --A --V I --U --A --V ILPOLIGRAFO Roberto Burle Marx. Verso un moderno paesaggio tropicale Roberto Burle Marx (São Paulo - Rio de Janeiro ) può essere considerato uno dei maggiori esponenti del movimento artistico brasiliano del Novecento, rappresentante di quell’architettura del paesaggio che era anche peculiare espressione di un’arte globale. I suoi progetti e le sue realizzazioni muovono da un’originale interpretazione della natura tropicale, inserendosi all’interno di una prospettiva di forte rinnovamento nella costruzione dell’architettura del giardino e di una nuova coscienza del paesaggio. Autore di oltre mille progetti nel suo paese e in diverse parti del mondo, Burle Marx mette in scena, attraverso una singolare capacità espressiva, una moderna estetica del paesaggio. Profondamente radicata nella realtà brasiliana, la sua intensa attività multidisciplinare viene indagata in queste pagine da studiosi europei e brasiliani: un itinerario che si compie tra forme, colori, tessiture del giardino e dominio paesaggistico della città, tra la scala minore di un’estetica pittoresca, associata a un impiego rigoroso delle essenze autoctone, e la grande scala di un parksystem teso a ridefinire la nozione stessa di spazio pubblico e l’identità urbana. Un programma ambizioso, che si estende fino a comprendere la dimensione visionaria di un progetto territoriale ideato in virtù di processi ecologici per la difesa del paesaggio e dell’ambiente. a cura di Barbara Boifava, Matteo D’Ambros 2014 pp. 256, ill. bn e colore 978-88-7115-834-1 euro 23,00 Roberto Burle Marx (São Paulo 1909 - Rio de Janeiro 1994) può essere considerato uno dei maggiori esponenti del movimento artistico brasiliano del Novecento, rappresentante di quell’architettura del paesaggio che era anche peculiare espressione di un’arte globale. I suoi progetti e le sue realizzazioni muovono da un’originale interpretazione della natura tropicale, inserendosi all’interno di una prospettiva di forte rinnovamento nella costruzione dell’architettura del giardino e di una nuova coscienza del paesaggio. Autore di oltre mille progetti nel suo paese e in diverse parti del mondo, Burle Marx mette in scena, attraverso una singolare capacità espressiva, una moderna estetica del paesaggio. Profondamente radicata nella realtà brasiliana, la sua intensa attività multidisciplinare viene indagata in queste pagine da studiosi europei e brasiliani: un itinerario che si compie tra forme, colori, tessiture del giardino e dominio paesaggistico della città, tra la scala minore di un’estetica pittoresca, associata a un impiego rigoroso delle essenze autoctone, e la grande scala di un parksystem teso a ridefinire la nozione stessa di spazio pubblico e l’identità urbana. Un programma ambizioso, che si estende fino a comprendere la dimensione visionaria di un progetto territoriale ideato in virtù di processi ecologici per la difesa del paesaggio e dell’ambiente. Barbara Boifava si è laureata in Architettura presso l’Università Iuav di Venezia, dove ha conseguito il dottorato in Storia dell’architettura e dell’urbanistica e dove attualmente insegna e svolge attività di ricerca. All’interesse per la cultura architettonica francese del XIX secolo, affianca da sempre lo studio della storia del paesaggio. Da alcuni anni le sue ricerche sono concentrate sull’opera di Roberto Burle Marx e sul rapporto tra paesaggio e città contemporanea. Matteo D’Ambros ha studiato Architettura alla Technische Universität di Dresda e all’Università Iuav di Venezia, dove ha conseguito il dottorato in Urbanistica e svolge attività didattica e di ricerca. I suoi studi si collocano all’interno del dibattito disciplinare su città e territorio, con particolare attenzione all’indagine delle trasformazioni urbane in Brasile e Germania. SAGGI ROBERTO BURLE MARX I --U --A --V a cura di Barbara Boifava e Matteo D’Ambros ECHI ALBERTIANI Chiese a navata unica nella cultura architettonica della Lombardia sforzesca I --U --A --V I --U --A --V ILPOLIGRAFO Jessica Gritti La chiesa di Sant’Andrea di Mantova ha avuto un ruolo fondamentale nella diffusione in area lombarda del linguaggio archittettonico di Leon Battista Alberti, divenendo polo di significativa attrazione culturale per i territori limitrofi. Un riconoscimento unilaterale del magistero albertiano rischia tuttavia di occultare l’intrinseca ricchezza della cultura lombarda, nell’ambito della quale si stratificarono novità di rilievo già nel corso del XV secolo. L’analisi di un piccolo gruppo di chiese edificate in territorio lombardo tra la seconda metà del XV secolo e il primo decennio del Cinquecento – lette in passato come testimonianze esemplari della “fortuna” del Sant’Andrea di Mantova, in virtù dell’impianto comune a navata unica – permette di riconoscere un linguaggio aperto a suggestioni e innovazioni eterogenee, consentendo una più ampia riflessione sul carattere variegato della cultura architettonica del ducato sforzesco. Le chiese di San Sigismondo di Cremona, di Santa Maria Assunta di Maguzzano, di Santa Maria delle Grazie di Soncino e di Santa Maria delle Grazie di Castelnuovo Fogliani, edifici monastici situati al di fuori dei centri maggiori, sono qui contestualizzate e analizzate all’interno del panorama architettonico della loro epoca, guardando alla varietà di soluzioni e modelli di riferimento, al rapporto con la tradizione autoctona e con quelle istanze ereditate da Filarete, Alberti e Bramante che rappresentano una componente costitutiva del linguaggio architettonico del secondo Quattrocento lombardo. Echi albertiani. Chiese a navata unica nella cultura architettonica della Lombardia sforzesca 2014 pp. 456, ill. bn e colore 978-88-7115-839-6 euro 25,00 La chiesa di Sant’Andrea di Mantova ha avuto un ruolo fondamentale nella diffusione in area lombarda del linguaggio architettonico di Leon Battista Alberti, divenendo polo di significativa attrazione culturale per i territori limitrofi. Un riconoscimento unilaterale del magistero albertiano rischia tuttavia di occultare l’intrinseca ricchezza della cultura lombarda, nell’ambito della quale si stratificarono novità di rilievo già nel corso del XV secolo. L’analisi di un piccolo gruppo di chiese edificate in territorio lombardo tra la seconda metà del XV secolo e il primo decennio del Cinquecento – lette in passato come testimonianze esemplari della “fortuna” del Sant’Andrea di Mantova, in virtù dell’impianto comune a navata unica – permette di riconoscere un linguaggio aperto a suggestioni e innovazioni eterogenee, consentendo una più ampia riflessione sul carattere variegato della cultura architettonica del ducato sforzesco. Le chiese di San Sigismondo di Cremona, di Santa Maria Assunta di Maguzzano, di Santa Maria delle Grazie di Soncino e di Santa Maria delle Grazie di Castelnuovo Fogliani, edifici monastici situati al di fuori dei centri maggiori, sono qui contestualizzate e analizzate all’interno del panorama architettonico della loro epoca, guardando alla varietà di soluzioni e modelli di riferimento, al rapporto con la tradizione autoctona e con quelle istanze ereditate da Filarete, Alberti e Bramante che rappresentano una componente costitutiva del linguaggio architettonico del secondo Quattrocento lombardo. Jessica Gritti, laureata in Lettere moderne e specializzata in Storia dell’arte (Università Cattolica, Milano), è dottore di ricerca in Storia dell’architettura e dell’urbanistica (Università Iuav di Venezia, 2008) e svolge attività di ricerca e didattica presso diverse università, tra cui il Politecnico di Milano e l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Le sue ricerche sono rivolte alla storia dell’architettura, con particolare attenzione al periodo fra XV e XVI secolo. Ha pubblicato diversi contributi sull’architettura cremonese del Quattrocento, i modelli dall’antico, la plastica decorativa e i disegni di architettura; dal 2011 collabora alla realizzazione del Corpus dei disegni di architettura del Duomo di Milano. SAGGI Jessica Gritti ECHI ALBERTIANI I -U -A -V Jessica Gritti I --U --A --V ILPOLIGRAFO Il tema dell’immagine nella cultura occidentale si palesa come centrale sin da epoche remote: il cardine prospettico e l’esigenza del realismo visivo hanno permeato di sé secoli di produzione iconografica, stabilendo un canone cui l’artista – e più in generale colui che rappresenta – si è sentito vicariamente vincolato. Ma l’immagine così costruita riesce ad assumere, nel complesso arco della storia della rappresentazione, un particolare significato obliquo allorquando si pone in una condizione liminare, in cui non sempre appare chiaramente il suo significato: scatenando meccanismi associativi, suscitando rimandi all’altro da sé, essa riesce a condurci in prossimità di una soglia oltre la quale compare epifanicamente il perturbante. Fruizioni stenopeiche, deformazioni improvvise, viraggi cromatici o semplicemente riduzioni “ad arte” di alcuni elementi di riconoscibilità ottica stravolgono la narrazione lineare e continua, associabile criticamente alla prospettiva, introducendo uno iato fruitivo e percettivo che consente di scardinarne il senso. Su questo gap semantico, presente tanto nelle espressioni figurative del passato che in quelle contemporanee, si misurano gli interventi raccolti in questo volume: da osservatori disciplinari diversificati, gli autori offrono spunti di riflessione che spaziano dall’uso della prospettiva nell’opera di Duchamp, alla dimensione immaginativa e percettiva dell’immagine; dal ruolo che assenza e ombra giocano come elementi attivi nell’opera di Jorge Oteiza e di Claudio Parmiggiani, all’estetica della sparizione nella land art contemporanea; dall’idea di percorso mistico nella luce, per concludersi con un esame critico sullo statuto delle depravazioni prospettiche e sulla natura liminale del vuoto nella cultura estremo-orientale. Rappresentazioni alle soglie del vuoto. Estetiche della sparizione a cura di Agostino De Rosa, Giuseppe D’Acunto 2014 pp. 280, ill. bn e colore 978-88-7115-857-0 euro 23,00 Il tema dell’immagine nella cultura occidentale si palesa come centrale sin da epoche remote: il cardine prospettico e l’esigenza del realismo visivo hanno permeato di sé secoli di produzione iconografica, stabilendo un canone cui l’artista si è sentito vicariamente vincolato. Ma l’immagine così costruita riesce ad assumere un particolare significato obliquo quando si pone in una condizione liminare, in cui non sempre appare chiaramente il suo significato: scatenando meccanismi associativi, essa riesce a condurci in prossimità di una soglia oltre la quale compare epifanicamente il perturbante. Fruizioni stenopeiche, deformazioni improvvise, viraggi cromatici, riduzioni “ad arte” di alcuni elementi di riconoscibilità ottica stravolgono la narrazione lineare e continua, introducendo uno iato fruitivo e percettivo che consente di scardinarne il senso. Su questo gap semantico, presente nelle espressioni figurative del passato e contemporanee, si misurano gli interventi raccolti in questo volume: da osservatori disciplinari diversificati, gli autori offrono spunti di riflessione che spaziano dall’uso della prospettiva nell’opera di Duchamp, alla dimensione immaginativa e percettiva dell’immagine; dal ruolo che assenza e ombra giocano nell’opera di Jorge Oteiza e di Claudio Parmiggiani, all’estetica della sparizione nella land art contemporanea, all’idea di percorso mistico nella luce, per concludersi con un esame critico sullo statuto delle depravazioni prospettiche e sulla natura liminale del vuoto nella cultura estremo-orientale. Agostino De Rosa, architetto, professore ordinario, insegna Laboratorio di Rappresentazione, Teoria e storia dei metodi di rappresentazione e Disegno presso l’Università Iuav di Venezia. Tra i suoi libri più recenti: James Turrell: Geometry of Light (2009), Dalla terra al cielo (2008), James Turrell. Roden Crater project. Geometrie di luce (2007). Giuseppe D’Acunto, architetto, professore associato, insegna Disegno e Rilievo dell’architettura presso l’Università Iuav di Venezia. È autore di diversi saggi e monografie sui temi della rappresentazione e della storia dei metodi della rappresentazione, tra i quali: (con A. De Rosa) La Vertigine dello sguardo. Tre saggi sulla rappresentazione anamorfica (2002), Geometrie segrete. L’Architettura e le sue immagini (a cura di, 2004). SAGGI I --U --A --V RAPPRESENTAZIONI ALLE SOGLIE DEL VUOTO Estetiche della sparizione RAPPRESENTAZIONI ALLE SOGLIE DEL VUOTO I --U --A --V a cura di Agostino De Rosa e Giuseppe D’Acunto GLI UFFICI TECNICI DELLE GRANDI AZIENDE ITALIANE Progetti di esportazione di un fare collettivo I --U --A --V I --U --A --V ILPOLIGRAFO Durante il XX secolo all’interno degli Uffici Tecnici delle grandi aziende italiane disegnatori, capi progetto, direttori dei dipartimenti, tecnici, architetti, ingegneri, geometri hanno esplorato contesti e situazioni molteplici, ibridando i saperi, contribuendo alla trasformazione del territorio, disegnando luci e ombre di un’idea di mondo-azienda. Da allora si è assistito a una generale e progressiva dismissione immateriale di competenze specifiche e, insieme all’attività progettuale di questi laboratori, si è andato perdendo il loro impegno nella diffusione di progetti e idee sul territorio. La vicenda degli Uffici Tecnici delle aziende italiane è qui ripercorsa con un’attenzione particolare al periodo che va dal al , quando più intensa è stata l’attività di esportazione di progetti e idee e l’Ufficio Tecnico era luogo di produzione collettiva di nuove realtà sia per il territorio nazionale, oltre i terreni dell’azienda, sia per quello oltre confine. Attraverso la ricostruzione della vicenda storica, il confronto con i testimoni diretti, la collezione di materiali d’archivio, ma soprattutto grazie a una lettura critica interdisciplinare, vengono restituiti in queste pagine la complessità del fenomeno e gli intrecci, insiti in queste strutture, tra progettazione dei luoghi del lavoro, politica ed economia. Il recupero di esperienze provenienti da un passato ciclo produttivo è quindi funzionale al ripensamento di possibili laboratori progettuali contemporanei, al rilancio di un impegno fattivo delle aziende nel territorio e alla riflessione sul ruolo dell’architetto. Gli Uffici Tecnici delle grandi aziende italiane. Progetti di esportazione di un fare collettivo a cura di Sara Marini, Vincenza Santangelo 2014 pp. 176, ill. bn 978-88-7115-869-3 euro 22,00 Durante il XX secolo all’interno degli Uffici Tecnici delle grandi aziende italiane disegnatori, capi progetto, direttori dei dipartimenti, tecnici, architetti, ingegneri, geometri hanno esplorato contesti e situazioni molteplici, ibridando i saperi, contribuendo alla trasformazione del territorio, disegnando luci e ombre di un’idea di mondo-azienda. Da allora si è assistito a una dismissione di competenze specifiche e, insieme all’attività progettuale di questi laboratori, si è andato perdendo il loro impegno nella diffusione di progetti e idee sul territorio. La vicenda degli Uffici Tecnici delle aziende italiane è qui ripercorsa con un’attenzione particolare al periodo 1950-1970, quando più intensa è stata l’attività di esportazione di progetti e idee e l’Ufficio Tecnico era luogo di produzione di nuove realtà per il territorio nazionale e per quello oltre confine. Attraverso la ricostruzione della vicenda storica, il confronto con i testimoni diretti, la collezione di materiali d’archivio, ma soprattutto grazie a una lettura critica interdisciplinare, vengono qui restituiti la complessità del fenomeno e gli intrecci tra progettazione dei luoghi del lavoro, politica ed economia. Il recupero di esperienze provenienti da un passato ciclo produttivo è quindi funzionale al ripensamento di possibili laboratori progettuali, al rilancio di un impegno fattivo delle aziende nel territorio e alla riflessione sul ruolo dell’architetto. Sara Marini, architetto, dottore di ricerca, è professore associato in Composizione architettonica e urbana presso l’Università Iuav di Venezia. È stata membro del team curatoriale della mostra “Re-cycle. Strategie per l’architettura, la città e l’ambiente” che si è tenuta presso il museo MAXXI di Roma (2011-2012). Tra le sue pubblicazioni: Nuove terre. Architetture e paesaggi dello scarto (2010), Architettura parassita. Strategie di riciclaggio della città (2008); con Alberto Bertagna, In teoria. Assenze, collezioni, angeli (2012), The Landscape of Waste (2011). Vincenza Santangelo, architetto, dottore di ricerca, ha conseguito il dottorato internazionale “Quality of Design” coordinato dall’Università Iuav di Venezia con una tesi sulle opere pubbliche interrotte nel territorio italiano. Ha svolto attività di didattica e di tutoraggio presso diverse università italiane e straniere e all’interno di workshop nazionali e internazionali. SAGGI GLI UFFICI TECNICI DELLE GRANDI AZIENDE ITALIANE I --U --A --V a cura di Sara Marini e Vincenza Santangelo SHIP & YACHT DESIGN Forme e Architetture I --U --A --V I --U --A --V ILPOLIGRAFO Ship & Yacht Design. Forme e Architetture «Il problema dell’arredamento navale va al di là della semplice questione di comodità, di eleganza, di gusto. Esso è, attraverso l’opera degli artisti e degli esecutori, una viva testimonianza del tenore della civiltà della Nazione che sulla nave esercita l’ospitalità». Così scriveva Gio Ponti nel su «Domus», commentando gli allestimenti di Gustavo Pulitzer Finali per la Victoria, prima nave passeggeri italiana. In quegli anni, e fino al secondo dopoguerra, il mondo dell’architettura, con i suoi più alti esponenti, collaborava attivamente – anche sulle pagine delle riviste e nei padiglioni delle esposizioni internazionali – con un’industria navale che accoglieva il codice moderno adattandolo alla consolidata tradizione artigianale italiana. Da allora molto si è andato perdendo di questo fruttuoso rapporto: anche in ambito accademico, per anni le uniche sedi depositarie del sapere tecnico-scientifico del campo sono state le facoltà di Ingegneria navale. L’avvio di nuovi corsi universitari, tra i quali il Master in Architettura della Nave e dello Yacht dell’Università Iuav di Venezia dal , intende rilanciare il dialogo tra mondo della formazione e mondo dell’industria, promuovendo la ricerca universitaria al servizio delle aziende di settore e favorendo l’incontro tra queste ultime e i giovani designer e project manager. Il volume, a metà tra saggio e manuale, raccoglie gli interventi teorici di alcuni tra i maggiori esperti italiani nelle materie navali, tutti docenti del Master Iuav, che affrontano molteplici temi d’interesse: dalla rinnovata progettazione navale alla costruzione sostenibile dei mezzi marini, dall’ingegneria costruttiva al disegno degli interni, alla formazione e all’insegnamento dell’architettura navale oggi, soffermandosi anche sui regolamenti dei Registri Navali, sulle marine e i porti commerciali, sull’aggiornamento delle normative in continua evoluzione, anche a causa dei gravi incidenti navali degli ultimi anni, fino alle tendenze del mercato e della moda. Chiude il volume un excursus di progetti di workshop e tesi di master dell’ateneo veneziano, che si afferma come luogo ideale per il rilancio dello Ship & Yacht Design, recuperando dalla città che lo ospita un privilegiato legame con il mare. a cura di Carlo Magnani Caterina Frisone 2014 pp. 196, ill. bn e colore 978-88-7115-873-0 euro 28,00 «Il problema dell’arredamento navale va al di là della semplice questione di comodità, di eleganza, di gusto. Esso è, attraverso l’opera degli artisti e degli esecutori, una viva testimonianza del tenore della civiltà della Nazione che sulla nave esercita l’ospitalità». Così scriveva Gio Ponti nel 1931 su «Domus», commentando gli allestimenti di Gustavo Pulitzer Finali per la nave passeggeri Victoria. In quegli anni, e fino al secondo dopoguerra, il mondo dell’architettura collaborava attivamente con l’industria navale; da allora molto si è andato perdendo di questo rapporto. L’avvio di nuovi corsi universitari, tra i quali il Master in Architettura della Nave e dello Yacht dell’Università Iuav di Venezia dal 2008, intende rilanciare il dialogo tra formazione e industria, promuovendo la ricerca universitaria al servizio delle aziende e favorendo l’incontro tra queste ultime e i giovani designer e project manager. Il volume raccoglie gli interventi di esperti italiani nelle materie navali che affrontano molteplici temi: dalla rinnovata progettazione navale alla costruzione sostenibile dei mezzi marini, dall’ingegneria costruttiva al disegno degli interni, alla formazione e all’insegnamento dell’architettura navale oggi, soffermandosi anche sui regolamenti dei Registri Navali, sulle marine e i porti commerciali, sull’aggiornamento delle normative in continua evoluzione fino alle tendenze del mercato e della moda. Chiude il volume un excursus di progetti di workshop e tesi di master dell’ateneo veneziano, che si afferma come luogo ideale per il rilancio dello Ship & Yacht Design. Carlo Magnani è direttore del Dipartimento di Culture del progetto e responsabile scientifico del Master in Architettura della Nave e dello Yacht all’Università Iuav di Venezia. Presso lo Iuav insegna Composizione architettonica. È stato preside della Facoltà di Architettura dal 2001 al 2006 e rettore dello Iuav dal 2006 al 2009. Caterina Frisone è responsabile del progetto e del coordinamento del Master in Architettura della Nave e dello Yacht presso l’Università Iuav di Venezia. Laureata in Architettura nel 1986 presso il Politecnico di Milano e nel 1987 presso la Syracuse University (NY, USA), ha insegnato per molti anni in università americane. Tra le sue pubblicazioni L’Andrea Doria. Storia, architettura, fascino di una nave (2006). MATERIALI SHIP & YACHT DESIGN I --U --A --V a cura di Carlo Magnani e Caterina Frisone a cura di Fernanda De Maio Alberto Ferlenga Patrizia Montini Zimolo 2014 pp. 400, ill. bn e colore 978-88-7115-851-8 euro 35,00 Pubblicato nel 1966 da Aldo Rossi, allora poco più che trentenne, L’architettura della città si è da subito rivelato una pietra di paragone con cui la cultura architettonica avrebbe dovuto confrontarsi negli anni a venire, diffondendosi nelle università di tutto il mondo e contribuendo in modo decisivo alla crescita di una generale consapevolezza sull’importanza dello studio della città, non solo nei suoi aspetti economici e politici, ma, soprattutto, in quelli architettonici e formali. I contributi raccolti in questo volume ripercorrono e illuminano, a quasi cinquant’anni dalla sua prima edizione, il contesto storico e culturale da cui il libro trae origine e delineano lo specifico apporto di Aldo Rossi alla ridefinizione di una teoria dell’architettura, rivelando come i temi e le questioni da lui portate in luce siano ancora la base di discussioni ampie e attuali. Ed è proprio in questa “attualità” del testo – nei suoi effetti diretti, indiretti o collaterali – che si valuta la portata innovativa di un lavoro intellettuale che è anche racconto autobiografico: il tentativo esaltante, ma allo stesso tempo complesso, di ri-nominare un mondo dopo che i presupposti teorici delle passate letture sono venuti meno. Fernanda De Maio, laureatasi presso la Facoltà di Architettura di Napoli, dottore di ricerca in Progettazione urbana, dal 2005 è professore associato presso l’Università Iuav di Venezia. Partecipa e coordina ricerche e seminari nazionali e internazionali e suoi saggi e progetti sono stati pubblicati in libri e riviste internazionali di settore. Alberto Ferlenga è professore ordinario di Progettazione architettonica presso l’Università Iuav di Venezia, dove dal 2008 dirige la Scuola di dottorato. Curatore di importanti mostre, tra cui quella su Aldo Rossi al Beaubourg del 1991 e le successive alla Triennale di Milano e al MAXXI. Sue sono, tra le altre, le monografie Electa su Aldo Rossi e Dimitri Pikionis. Patrizia Montini Zimolo è architetto e professore di Composizione architettonica e urbana all’Università Iuav di Venezia, dove è stata assistente di Aldo Rossi dal 1987 al 1997. Tra le sue pubblicazioni: Berlino ovest, tra continuità e rifondazione (1987), L’architettura del museo (1995), Aldo Rossi e Venezia, il teatro e la città (2002). MATERIALI Aldo Rossi, la storia di un libro. L’architettura della città, dal ad oggi IL CORPO UMANO SULLA SCENA DEL DESIGN I --U --A --V I --U --A --V ilPOLIGRAFO Il corpo umano sulla scena del design Nella società odierna, perennemente connessa, contraddistinta da una fitta rete di relazioni virtuali, in cui le macchine si sostituiscono sempre più all’uomo nello svolgimento di molte attività, emerge un quesito fondamentale: qual è il rapporto intrattenuto dalle nuove tecnologie con il corpo umano? Queste tecnologie prendono forma di oggetti, abiti, protesi, tessuti, superfici, interfacce, in un processo di contiguità e ibridazione con il corpo stesso, incidendo pesantemente sulla definizione dell’identità di ogni singola persona. Maschera, abito, travestimento, chirurgia estetica, pelle artificiale, interfaccia costituiscono molteplici risvolti del medesimo fenomeno, affascinante e spaventoso al tempo stesso: lo sconfinamento dell’identità originaria in un doppio, in un avatar, in un nuovo sé. In questo spazio di riflessione si situa la ricerca qui condotta, in cui i linguaggi di diverse discipline – storia, arte, semiotica, psicologia, teatro, moda, scienza, medicina – concorrono alla definizione di questo complesso rapporto, secondo un approccio storico, analitico e progettuale. In tale contesto il design, che si avvale degli spunti provenienti dagli altri ambiti di studio legati al tema del corpo, può contribuire a migliorare il rapporto tra le tecnologie e gli utenti, realizzando una progettazione calibrata e consapevole. a cura di Massimiliano Ciammaichella 2015 pp. 288, ill. bn e colore 978-88-7115-880-8 euro 30,00 Nella società odierna, perennemente connessa, contraddistinta da una fitta rete di relazioni virtuali, in cui le macchine si sostituiscono sempre più all’uomo nello svolgimento di molte attività, emerge un quesito fondamentale: qual è il rapporto intrattenuto dalle nuove tecnologie con il corpo umano? Queste tecnologie prendono forma di oggetti, abiti, protesi, tessuti, superfici, interfacce, in un processo di contiguità e ibridazione con il corpo stesso, incidendo pesantemente sulla definizione dell’identità di ogni singola persona. Maschera, abito, travestimento, chirurgia estetica, pelle artificiale, interfaccia costituiscono molteplici risvolti del medesimo fenomeno, affascinante e spaventoso al tempo stesso: lo sconfinamento dell’identità originaria in un doppio, in un avatar, in un nuovo sé. In questo spazio di riflessione si situa la ricerca qui condotta, in cui i linguaggi di diverse discipline – storia, arte, semiotica, psicologia, teatro, moda, scienza, medicina – concorrono alla definizione di questo complesso rapporto, secondo un approccio storico, analitico e progettuale. In tale contesto il design, che si avvale degli spunti provenienti dagli altri ambiti di studio legati al tema del corpo, può contribuire a migliorare il rapporto tra le tecnologie e gli utenti, realizzando una progettazione calibrata e consapevole. Massimiliano Ciammaichella, architetto, professore associato, insegna Laboratorio di disegno e modellistica e Rappresentazione digitale presso l’Università Iuav di Venezia. È autore di vari articoli, saggi e monografie sui temi della rappresentazione, tra i quali: Disegno Digitale per la moda. Dal figurino all’avatar (2012), La pelle dell’architettura contemporanea (2012), Il modello ideale e il disegno di progetto. La tettonica della rappresentazione nell’opera di Coop Himmelb(l)au (2012). Partecipa a diversi progetti di ricerca d’interesse nazionale (PRIN), a convegni nazionali e internazionali. La sua attività di ricerca negli ultimi anni si è concentrata sugli estremi dell’evoluzione dei processi di rappresentazione, sul progetto degli artefatti e la loro comunicazione; la si può sintetizzare nei seguenti due temi: Teorie, metodi e processi innovativi; Recupero, codifica e rilettura dei fondamenti della Scienza della Rappresentazione. MATERIALI IL CORPO UMANO SULLA SCENA DEL DESIGN I --U --A --V a cura di Massimiliano Ciammaichella Architettura, paesaggio, fotografia. Studi sull’archivio di Edoardo Gellner a cura di Martina Carraro Riccardo Domenichini 2015 pp. 244 ca, ill. bn e colore 978-88-7115-856-3 euro 30,00 ca Architetto di fama internazionale, vincitore di numerosi premi e riconoscimenti, più volte al centro di polemiche e dibattiti per la forte carica innovativa delle sue opere, Edoardo Gellner (1909-2004) rappresenta una figura di primo piano nel panorama architettonico del Novecento italiano. I saggi proposti in questo volume, che nascono dai recenti lavori di ordinamento del suo archivio professionale e personale – oggi conservato presso l’Archivio Progetti dell’Università Iuav di Venezia – analizzano tappe significative della sua intensa carriera, con particolare riferimento al rapporto con la progettazione, alle relazioni culturali e professionali, alle interazioni con la terra d’origine e con Cortina d’Ampezzo, città in cui visse e per la quale ideò numerose opere, ma al tempo stesso gettano luce sull’amore mai sopito per la fotografia, coltivato con passione, talento e rigore metodologico. Il paesaggio, la difesa dell’ambiente, l’attenzione alle peculiarità del territorio rappresentano temi di riflessione imprescindibili nell’attività dell’architetto istriano. I materiali che costituiscono il suo ricchissimo lascito documentario la meticolosità, lo scrupolo professionale e l’attitudine alla sistematicità che hanno contraddistinto l’opera di questo grande professionista, capace di cogliere gli stimoli provenienti dalle esperienze più disparate e di trasformarli in progetti e realizzazioni unici. Martina Carraro, laureatasi all’Università Iuav di Venezia, ha conseguito il dottorato di ricerca presso la Scuola Superiore di Studi Avanzati in Venezia. Attualmente è impegnata nel riordino della collezione di disegni e documenti dell’architetto Pietro Nobile, conservata al Castello di Miramare a Trieste. Ha curato, con Guido Zucconi, il volume Officina Iuav, -. Saggi sulla scuola di architettura di Venezia (2011). Riccardo Domenichini, laureatosi all’Università Iuav di Venezia, dal 1991 lavora presso l’Archivio Progetti di cui dal 2011 è responsabile. Ha coordinato i lavori di ordinamento e schedatura dei fondi archivistici acquisiti dal Centro; ha curato i volumi Giuseppe Torres -. Inventario analitico dell’archivio (2001) e, con Anna Tonicello, Il disegno di architettura. Guida alla descrizione (2004). Ha pubblicato inoltre saggi su aspetti della storia architettonica di Venezia fra Otto e Novecento. MATERIALI IN PREPARAZIONE I --U --A --V ilPOLIGRAFO Gundula Rakowitz Uptat, velesed tat, consecte feu facilis nibh eu feugiam, con ulputpatisi. Cum velis dolor illandr eraesecte mincil iusciduisl dignis dolore eugueri llummodiam venis amconsed tionsectem nissi eum irit niam dolorem volore do enissi tisl ip ea ad tat. Ecte ver suscil eliquis nisi eugait nulla corperit velent eugue tion ut aliquis alit nis nonsendre enis augue erit laorem quisciduisl dolobor periusci eriusto odipsustis dolorer ciliquisis nullamet autem eugiat. Volore dolum quissit wis accum ilit pratem qui tionse con utpat ulput aut inim duisism odigna consed euis alis deliquis nit at irilit lumsand ipisi. On essed tatumsan utpat. Duisism olenis nismod molortie modion vercillut lam nonulla facillutat. Giamet laoreet, velenim vullam, quisi blan henisissi blaor sit wissequam, coreet delit lorpera estismolesto eliquis molesed doloreet dolorerat. Il erciduisis dolorer ad mincil ing ea feugiamcon vel et incilla adio dunt iuscips ustrud tin volor sissequat nim quam vel ut venim am volum exeriure essectem ip erat. Nim nisim do dunt volobor ad delendio dolore dunt acip eliquis nos et, vendiam ing esse delisit, quisi eriustrud magniam, volore min ulput doloreet volore volestrud tatisl utetuer accum iustie modit at. Tis nit et augiamcommy nullutem autat accum quam, sectem quip ea facidunt velessectet, vullam, conse venisit ing er adigna autatum delit dio dolor augait amconullaore faci blandre tat lum quisim eniat. Ut lan venibh eugiam quatet nosto dunt augue del iure dolor sum zzrit augiam, consecte min hendre faci et, se volorero euis nim diat, ver sed tetum vulput vel ulputate er si bla con vulputpat alit ip er iureriu scilit ad tie dio eugait, conse tincil in henit essequis aut am dio dolorti onsequa mconsequisci tat volor aut venisi. Iduisi bla ationullaor aut vent lam, sit enisisisisi tismod tio cortin ute faci bla feugiamet, sit ut nullamcon ullum ilit niscinim veliquamet dui exerat ad min henim acipsummy nos estrud tie minissent at. Dunt alis at nos nos doluptatie magna feuiscidunt utat, sit, quisim quis ex et, vendiam etuerostrud do ent alissi. Utpat nonsed etuero et luptat ut nummodiam, vel eriustincil ute magnis dionse te doluptat. Ut aciliquis aliquat. Re con ut augait volore dio dolor sed min ut wisim iusto exerit lorting euis dolor autat. Ostrud dio dit wis ad et lum veliquam, consequam venim zzriure el ip eu faccum ea commodo lorperat nostisim et wis ate consenit augait iustrud te volorem digna feugue magna aut incipit nonsed dolobore venim doloreet nullut augait el iurem vendre exercip sustisi. Gianugo Polesello. Dai Quaderni 2015 pp. 288 ca, ill. bn e colore 978-88-7115-883-9 euro 30,00 ca L’attenzione alla geometria progettuale, il rigore metodologico, il confronto con esperienze internazionali e la capacità di rileggere la tradizione alla luce della modernità hanno contraddistinto negli anni l’operato di Gianugo Polesello (1930-2007), allievo di Giuseppe Samonà e Ignazio Gardella, personalità eminente della Scuola di Venezia, architetto, docente universitario e uomo politico. Ripensare il problema “eterno” della composizione architettonica rappresenta il nodo principale che emerge dalla lettura dei suoi Quaderni, oggi conservati presso l’Archivio Progetti dell’Università Iuav di Venezia. La stesura di queste preziose testimonianze, collocabile tra il 1963 e il 2005, coincide con un momento significativo della Scuola di Venezia; i 121 quaderni, che accompagnano e rendono visibili le riflessioni di Gianugo Polesello lungo gli anni della ricerca e dell’insegnamento, gettano luce su alcuni aspetti di essenziale importanza. Il rapporto tra teoria e pratica, la costruzione di architetture per mezzo di architetture, la relazione tra i singoli elementi in un processo di ripetizione, combinazione, montaggio, la ricerca di un sistema generale, la traduzione di nuovi equilibri compositivi in paradigmi, l’attenzione allo spazio fisico della città rappresentano alcune delle tematiche principali. All’indagine su questi aspetti si aggiungono schizzi e disegni, appunti scaturiti da letture, viaggi, esperienze didattiche e di ricerca, nonché alcune riflessioni sulla politica, ossia sulla dimensione civile dell’architettura, in modo particolare nella serie di autoritratti, di architetture in corpore. Queste pagine consentono al lettore di scoprire alcuni risvolti, rimasti finora inediti, della ricerca, della professionalità e del pensiero di Polesello, offrendo una rinnovata chiave interpretativa della sua opera. Gundula Rakowitz, architetto, dottore di ricerca, è ricercatrice in Composizione architettonica e urbana presso l’Università Iuav di Venezia. Tra i temi affrontati in ricerche ministeriali partecipando a convegni nazionali e internazionali: mimesis et inventio in Aldo Rossi (2002), Otto Wagner (2013), Bruno Taut (2014), Roland Rainer (2014), Margarete Schütte-Lihotzky ed Emilie Winkelmann (2014), Johann Bernhard Fischer von Erlach (2005, 2015). La sua ricerca è attualmente rivolta sia al tema urbano dei theatra mundi di Istanbul e Venezia sia al tema compositivo dello Zwischenraum nel suo carattere pluriscalare. Vive e lavora tra Venezia, Vicenza e Vienna. MATERIALI I --U --A --V Gundula Rakowitz GIANUGO POLESELLO Dai Quaderni Gundula Rakowitz GIANUGO POLESELLO. DAI QUADERNI I --U --A --V IN PREPARAZIONE La casa editrice Il Poligrafo La casa editrice Il Poligrafo, attiva a Padova dal 1988, con un catalogo di oltre 1500 titoli, ha voluto fondare il proprio progetto iniziale su alcune forti opzioni di carattere culturale e di impronta umanistica. Essa si configura come una realtà indipendente dai grandi gruppi editoriali, contraddistinta da originalità, creatività, innovazione, in una prospettiva di formazione e di arricchimento culturale permanenti. Queste caratteristiche le consentono di osservare la realtà e le novità con uno sguardo inclusivo e con una spiccata propensione alla sperimentazione. L’iniziale orientamento verso la saggistica filosofica di qualità si è unito alla volontà di allargare l’offerta editoriale a nuovi campi del sapere e a nuove discipline: arte, architettura, archeologia, storiografia, critica letteraria, memorialistica, narrativa, poesia, cinema. In questa ottica di crescita selettiva, mirata e “orientata”, si inserisce il vasto catalogo delle pubblicazioni dedicate all’ambito architettura e territorio, che ha visto fin dall’inizio una collaborazione privilegiata con realtà quali l’Università Iuav di Venezia, primo “volano” per la conoscenza e la diffusione delle iniziative editoriali del settore. I rapporti con le Università, a livello nazionale, hanno dato vita a diverse collane che raccolgono gli esiti dell’attività di ricerca e didattica e a un insieme di pubblicazioni che spaziano dalla teoria alla storia dell’architettura, dall’urbanistica al paesaggio, dall’architettura di interni al restauro, dalla cartografia alla progettazione architettonica e alla rappresentazione. La casa editrice ha costruito una solida rete di rapporti con molte realtà istituzionali e private: collabora con enti, musei, fondazioni su tutto il territorio nazionale. Accanto a volumi di carattere specialistico, sono state realizzate collane e proposte editoriali di respiro più teorico, utili a connotare il settore come luogo di sperimentazione, di contaminazione tra differenti metodologie e linguaggi e di confluenza del dibattito che attualmente interessa l’ambito degli studi di architettura, territorio, progettazione. Si sono “recuperati” e riscoperti classici come Charles Garnier. Si sono stampate opere che hanno contribuito a gettare nuova luce sugli archivi e sulle “carte” dei maestri di questa disciplina (Torres, Samonà, Griffini, De Carlo ecc.). Sono stati pubblicati, in edizione critica, gli scritti di Ernesto N. Rogers, oltre alla raccolta delle sue lezioni universitarie. È stata fatta conoscere l’opera fotografica di Enrico Peressutti. Tra le pubblicazioni frutto della collaborazione con lo Iuav, i volumi dedicati al paesaggio, al restauro, alle infrastrutture, all’architettura degli interni. Tra le altre iniziative del settore, vanno ricordati inoltre: la collana “Il tempo e le opere. Saggi e ricerche di architettura”, diretta da Daniele Vitale; i cataloghi del Premio Architettura Città di Oderzo; la collana “Territori dell’architettura”, che comprende monografie e contributi dedicati all’attività di architetti italiani contemporanei, con particolare riferimento all’area del Nordest e ai mutamenti in atto in questa zona del paese; la collana “Quaderni del Territorio”, che si propone di mostrare l’architettura contemporanea legandola all’ambiente naturale e produttivo per cui è stata pensata, progettata e realizzata. Ai volumi si affiancano riviste quali “Anfione e Zeto”, che raccoglie monografie di maestri come Aalto, Siza, Piano, De Carlo, Eisenman, Meier, Aulenti, Valle, Moneo, Gabetti, Rossi, protagonisti dell’architettura contemporanea. La casa editrice garantisce un’ampia opera di promozione e diffusione delle pubblicazioni, che vengono distribuite nelle librerie su tutto il territorio nazionale, con particolare riguardo a quelle specializzate in architettura e ai principali poli universitari. Ulteriori canali di diffusione sono le librerie on-line, portali web, biblioteche, centri di ricerca e fondazioni, bookshop, fiere e manifestazioni specializzate in architettura nonché alcuni circuiti esteri. L’ufficio stampa della casa editrice cura direttamente la promozione dei volumi in modo da consentirne, attraverso l’organizzazione di presentazioni e di eventi, ma anche con segnalazioni mirate sulla stampa specializzata, la massima diffusione tra chi opera nell’architettura e per il pubblico dei lettori. Università Iuav di Venezia Tolentini - Santa Croce 191 30135 Venezia tel. 041 2571111 www.iuav.it I --U --A --V ilPOLIGRAFO Il Poligrafo casa editrice 35121 Padova via Cassan, 34 (piazza Eremitani) tel 049 8360887 - fax 049 8360864 [email protected] www.poligrafo.it
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