VITA NOSTRA BOLLETTINO PARROCCHIALE di CORNA CAMUNA in DARFO BOARIO TERME Numero 36 NATALE 2014 Supplemento a: «La Voce del Popolo» Direttore responsabile: Adriano Bianchi Autorizzazione Tribunale di Brescia N. 184 - 1 dicembre 1961 Telefoni della Parrocchia: sommario Casa canonica: 0364.531007 333.3340628 Centro Giovanile: 320.0243939 www.bessimoecorna.it SECONDA DI COPERTINA La copertina è opera del giovane artista Luca Gobbetti; laureato in architettura presso il Politecnico di Milano e titolare dello studio di architettura in Breno. Sito internet: gobbetti-arte.com L’opera si intitola ‘Maternità divina fra le macerie’ Fra le case devastate da guerra e miseria emerge la figura di Maria col Bambino in grembo; ultima speranza per la nostra umanità. Grafica e stampa: 035.4346350 - 3369.7600435 IL SALUTO DI DON ANGELO3 DIARIO E ANNUNCI MAGISTERO - Omelia del Vescovo Luciano - Gli assurdi comportamenti di Cristo - La più grande meraviglia? Esistere VITA DI PARROCCHIA - Il restauro dell’organo 4 6 8 10 12 CULTURA E SCUOLA - La nostra nuova biblioteca 15 - Cosa leggiamo a Natale? 16 - Hope Singers, ovvero vent’anni di speranza in musica17 - Orientamento scolastico, Consultorio G. Tovini 18 - Bacco, Tabacco e Internet 19 - Pasolini, il regista che raccontava l’altro volto di Cristo 21 MISSIONI - Lettera di Padre Giacomo Molinari ANAGRAFE 24 Calendario Liturgico 27 23 EDITORIALE 3 Il saluto di Don Angelo C arissimi fedeli delle Parrocchie di Bessimo e di Corna, il 30 novembre, prima Domenica di Avvento, è iniziato l’Anno della Vita Consacrata che terminerà il 2 febbraio 2016 (festa della presentazione di Gesù al Tempio). È stato Papa Francesco ad indire questo speciale anno di preghiera e riflessione e ci ha ricordato che “le persone consacrate sono segno di Dio nei diversi ambienti di vita, sono lievito per la crescita di una società più giusta e fraterna, sono profezia di condivisione con i piccoli e i poveri. Così intesa e vissuta, la vita consacrata ci appare proprio come essa è realmente: è un dono di Dio, un dono di Dio alla Chiesa, un dono di Dio al suo Popolo! Ogni persona consacrata è un dono per il Popolo di Dio in cammino. C’è tanto bisogno di queste presenze, che rafforzano e rinnovano l’impegno della diffusione del Vangelo, dell’educazione cristiana, della carità verso i più bisognosi, della preghiera contemplativa; l’impegno della formazione umana, della formazione spirituale dei giovani, delle famiglie; l’impegno per la giustizia e la pace nella famiglia umana. Ma pensiamo un po’ cosa succederebbe se non ci fossero le suore negli ospedali, le suore nelle missioni, le suore nelle scuole. Ma pensate una Chiesa senza le suore! Non si può pensare: esse sono questo dono, questo lievito che porta avanti il Popolo di Dio. Sono grandi queste donne che consacrano la loro vita a Dio, che portano avanti il messaggio di Gesù” (Angelus, 2.2.2014). A Corna abbiamo la fortuna di avere ancora le Suore che con tanto amore e impegno collaborano in Scuola Materna e nella Parrocchia. Per quanto ancora, speriamo per tanto tempo. Ora facciamo sentire loro la nostra riconoscenza. In occasione della 67ª Assemblea Generale della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) di novembre, dedicata alla vita e alla formazione permanente dei presbiteri è stato raccolto l’invito di Papa Francesco a intraprendere una nuova stagione nella formazione al sacerdozio per rendere i presbiteri capaci di “spendere la vita tra la gente delle nostre parrocchie, educare i ragazzi, accompagnare le famiglie, visitare i malati a casa e all’ospedale, farsi carico dei poveri...”; ministri “liberi dalle cose e da se stessi”, che “rammentano a tutti che abbassarsi senza nulla trattenere è la via per quell’altezza che il Vangelo chiama carità; e che la gioia più vera si gusta nella fraternità vissuta”. Considerando il valore della Vita Consacrata e del Sacerdozio risalta il messaggio del Natale. Dalla grotta di Betlemme incomincia l’era nuova del mondo, Gesù non lascerà mai più l’uomo. Continua a camminare, a consolare, a donare tenerezza e misericordia. Continua la Luce ad illuminare le tenebre, la Speranza ad accompagnare le disperazioni, la Grazia a perdonare, la Vita a vincere la morte. Nelle povere membra della Chiesa Gesù continua ad incontrare l’uomo, entra nei cuori, nelle strade, nelle solitudini, nei timori, nelle “periferie dell’esistenza”. Entra nelle case, negli ospedali, nelle carceri, negli ambienti del lavoro! Nel desiderio di costruire un “mondo nuovo”... in ogni “sogno”, progetto... nel vivere umano che vince l’orgoglio, che crede nella “convivialità delle differenze” e promuove per Amore l’unità. Coraggio tu sei la Carne di Cristo, fallo nascere dove vivi, “sii grotta di Betlemme” perché il Verbo attraverso te si fa carne, Gesù si fa nostro contemporaneo con la tua vita. Auguri di vera gioia per ciascuno. Don Angelo Diario 4 DIARIO Domenica 12 – Durante tutto il pomeriggio si è svolta la 3a edizione del Torneo di Calciobalilla di Corna. Il torneo ha visto la partecipazione di 16 coppie di giocatori, tutti di ottimo livello. OTTOBRE Domenica 5 - Inizio anno Catechistico a Corna con la S Messa al mattino; nel pomeriggio in Oratorio si sono svolti giochi ed intrattenimento con la classica merenda di metà pomeriggio. Sabato 11 - Inizio anno catechistico a Bessimo Sabato 1 - Nel 52° anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II (che tutti ricordiamo anche per il famoso Discorso della Luna “Date una carezza ai vostri bambini e dite loro questa è la carezza del Papa...”), si è tenuto uno spettacolo sulla figura di San Giovanni XXIII, dal titolo ‘Una finestra sul mondo’. Papa Roncalli fu l’iniziatore del Concilio Vaticano II. Nel 1965 lo stesso Concilio venne chiuso solennemente da Paolo VI, il Papa bresciano che il 19 ottobre è stato proclamato Beato. Sabato 18 - Jennifer Pedersoli e Stefano hanno organizzato con i loro familiari la Cena per il Burundi dal titolo Amahoro (Pace) a sostegno delle attività del VISPE (Volontari Italiani Solidarietà Paesi Emergenti). Stefano opererà presso il nuovo reparto di fisioterapia dell’Ospedale di Mutoyi; Jennifer svolgerà la sua attività all’interno dei servizi di accoglienza e reinserimento sociale delle persone con disabilità, soprattutto dei bambini. 5 DIARIO Domenica 19 - Beatificazione di Papa Paolo VI Domenica 26 - L’Associazione “Percorsi di Luce” ha organizzato presso il nostro Campo Sportivo il Torneo di Calcio tra Associazioni di Mutuo Aiuto denominato “Triangolare La Fenice”. NOVEMBRE Venerdì 14 novembre - Si è tenuta l’assemblea della Vicinia che ha eletto i seguenti membri del CDA: Zani Stefano, Biasini Giovanni Giorgio, Bonomelli Sergio, Pedersoli Marisa, Toini Monica, Gaioni Genesio. Il Vescovo ha nominato membro di diritto rappresentante della Parrocchia, su suggerimento di don Angelo, il sig. Marco Brignoli. Sabato 22 - Nella ricorrenza della patrona della Musica la Banda Cittadina ha partecipato alla S. Messa a cui ha fatto seguito la cena per i membri della Banda e i loro familiari. Oltre al nuovo Presidente don Giancarlo Pianta era presente anche il Presidente onorario il Cav. Giovanni Chini, che ha guidato la Banda per ben 30 anni. Venerdì 21 - I Volontari della Parrocchia di Bessimo si sono ritrovati a cena per rinnovare il loro impegno di collaborazione in Oratorio, nella liturgia e nella catechesi. Domenica 30 - Si è svolta la Tombolata presso l’Oratorio organizzata dai giovani volontari. DICEMBRE Sabato 6 e Domenica 7 – I Ragazzi di Terza Media hanno vissuto una esperienza di convivenza presso Villa Presolana. Il tema che ha condotto i momenti di riflessione è stato preso dalla parabola dei talenti (Matteo 25,14-30). È stata una esperienza significativa da ripetere. Venerdì 12 - È arrivata Santa Lucia a Bessimo attesa da molti bambini e dai loro familiari. Tra i doni che ha portato certamente c’è quello della serenità per tutti, grandi e piccoli. Venerdì 19 - Il Conservatorio “Luca Marenzio” di Darfo ha proposto il tradizionale concerto di Natale “Cantate Domino”: Cantate natalizie per soli, coro e orchestra barocca di Ditrich Buxtehude (1637-1707). Hanno preso parte il Coro del Conservatorio di Darfo, il Coro Antiche Armonie, l’Ensemble Barocco Luca Marenzio. Ha diretto il maestro Giovanni Duci. Sabato 20 - Presso la chiesa parrocchiale di Corna si sono tenuti i “Dialoghi di natale”. Interpreti: Coro Vallecamonica e Coro la Pineta (unico coro), quartetto (contrabbasso, violoncello, tromba, organo), narratori. Direttore: Francesco Gheza. Prima di concludere con questo concerto la 3ª Edizione di “Concerti dell’Avvento” i Coristi hanno ricordato i loro amici scomparsi durante la S. Messa delle ore 20. Domenica 21 - Presso la propria sede in Oratorio a Corna l’associazione “Percorsi di Luce” propone una rappresentazione teatrale della Compagnia Semiseria di Mezzarro sul tema del lavoro. Natale - La Banda Cittadina suona le Pastorali presso le nostre chiese nella notte di Natale. GENNAIO 2015 Lunedì 5 - Ritorna il concerto “Aspettando la Befana” diretto da Agnese Arrigoni con musiche e canti tradizionali e moderni che trasmettono serenità e gioia. ANTICIPAZIONI 2015 • Bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco (1815-2015). Nell’occasione potremo studiare un percorso di visita ai luoghi di don Bosco meno conosciuti come ad esempio Chieri e Castelnuovo. • Novantesimo della benedizione della chiesa parrocchiale di Corna che fu realizzata durante il parrocchiato di don Cirillo Invernici ed inaugurata alla presenza di mons. Mosè Tovini, delegato vescovile. Già sappiamo che il nostro Vescovo Luciano presiederà la solenne liturgia eucaristica di Domenica 22 marzo 2015 alle ore 10:30. Si stanno studiando altre iniziative culturali e religiose per rendere significativo l’avvenimento. 6 MAGISTERO Omelia del Vescovo Luciano nella S. Messa di ringraziamento per la beatificazione di papa Paolo VI Roma, San Paolo fuori le mura Lunedì 20 ottobre 2014 L e parole del Signore risorto a Pietro sono la migliore porta d’ingresso al mistero della vita del beato Paolo VI: “Simone di Giovanni, mi ami? ...Pasci i miei agnelli!” Commentando questo brano evangelico, egli stesso – Paolo VI – scrive: «il rapporto d’amore verso Cristo Gesù dev’essere profondo, confermato e riconfermato, totale, nei sentimenti, nei pensieri, nei propositi, nei fatti, fondamentale, unico e felice…. Sì, o Signore, tu lo sai che io Ti amo.” Se mi ami, continua Gesù, devi pascere, devi amare il gregge, devi servirlo come il buon pastore che dona la vita per le pecore. Dunque “la Chiesa, da amare, da servire, da sopportare, da edificare, con tutto il talento, con tutta la dedizione, con inesauribile pazienza ed umiltà, ecco ciò che resta sempre da fare, cominciando, ricominciando, finché tutto sia consumato, tutto ottenuto , finché Egli ritorni.» Non c’è altra possibilità di entrare in questo servizio, di capirlo, se non quella che nasce dall’amore per Gesù, il Cristo. L’amore per Gesù, che è stato la scelta di fondo nella vita di Giovanni Battista Montini, diventa allora spontaneamente, necessariamente, amore per la Chiesa. Lo spiega nel modo più commovente un paragrafo di quella straordinaria meditazione che è il «Pensiero alla morte». Dice così: “Prego pertanto il Signore che mi dia grazia di fare della mia prossima morte dono d’amore alla Chiesa. Potrei dire che l’ho sempre amata; fu il suo amore che mi trasse fuori dal mio gretto e selvatico egoismo e mi avviò al suo servizio; e che per essa, non per altro, mi pare d’aver vissuto. Ma vorrei che la Chiesa lo sapesse; e che io avessi la forza di dirglielo, come una confidenza del cuore, che solo all’estremo momento della vita si ha il coraggio di fare.” Papa Montini, quindi – quel Papa che una pubblicistica cieca si ostina a definire ‘freddo’ – confessa di essere un innamorato che ha cominciato a vivere davvero quando ha incontrato la sua donna e ora fa tutto per lei: per lei si espone ai pericoli, per lei soffre e a lei consacra il dono supremo della vita. Che fa tutto questo con infinita discrezione, senza dire al mondo il suo amore, incarnandolo invece in una serie ininterrotta di gesti che sono motivati da lei sola, dalla Chiesa amata, dal desiderio di farla apparire in tutta la sua bellezza, di predicarla in tutta la sua bontà. Un innamorato che solo alla fine della vita ha il coraggio di fare diventare la sua devozione una esplicita professione d’amore, umile e appassionata. Nessun narcisismo, nessuna ambizione personale, nessun ripiegamento su di sé, nessun risentimento per le incomprensioni, le critiche, le offese subite; anzi la gioia di aver potuto servire e soffrire qualcosa (molto) per lei, per la Chiesa amata. Padre Sebastian Tromp, che fu segretario della commissione teologica al Concilio, si trovò un giorno a dire: “Non ho mai accettato che qualcuno mi mettesse delle catene. Ma se è la Chiesa a mettermele, le accetto e le bacio.” Parole come queste riassumono nel modo più vero l’esperienza di Papa Montini: incatenato per amore della MAGISTERO Chiesa. Si può obiettare che Montini è sempre stato nelle alte sfere della gerarchia fino a sedere sul soglio pontificio; che, quindi, di catene messe da altri ne ha dovuto portare poche. Ma credo possa parlare così solo chi non ha esercitato con coscienza delle responsabilità o non sa cosa significhi essere innamorato. Montini lo era e per amore della Chiesa ha portato pesi che una persona preoccupata solo di se stessa avrebbe rifiutato con fastidio. Nel 1933 mons. Montini dà le dimissioni da assistente nazionale della FUCI. Era proprio ‘tagliato’ per questo servizio, per gli stimoli culturali ai quali era particolarmente sensibile, per l’opportunità di diffondere il vangelo, di animare una cultura cattolica a largo raggio. A quel servizio si era dedicato con tutta la sua energia introducendo gli universitari cattolici al mistero di Cristo nella liturgia, allo studio approfondito di san Paolo, alla riflessione teologica rigorosa. Ma a qualcuno l’opera di Montini non garbava, il successo stesso ottenuto presso gli studenti dava ombra. Le accuse raggiungono i vertici della Chiesa romana e Montini ritiene necessario fare un passo indietro; lo fa con grave sofferenza, ma anche con libertà interiore. Scrive al vescovo di Brescia: «Passati alcuni giorni da questi fatti che mi hanno profondamente commosso, mi torna ancora spontanea la fiducia che la rettitudine con cui da ogni parte si lavora debba portare a più proficue intese, e se a ciò potesse giovare questo mio brusco congedo, io ne sarei molto contento per l’opera che ho cercato di servire e per quelli che vi hanno mosso, certo in buona fede, tanta contrarietà.» Colpiscono alcune cose in queste parole: anzitutto il riconoscimento della buona fede anche di coloro che lo hanno combattuto; poi il primato riconosciuto alla missione da compiere più che all’onore da mietere. L’innamorato non si preoccupa delle sue umiliazioni; gli interessa solo che la sua amata sia bella e nobile e gioiosa. Detto con le parole della lettera ai Filippesi: «Purché in ogni maniera Cristo venga annunciato, io me ne rallegro e continuerò a rallegrarmene.» All’inizio del 1955 mons. Montini fa ingresso a Milano come arcivescovo. Da subito si danno due diverse interpretazioni di questa nomina. La prima: il Papa ha voluto fargli fare un’esperienza pastorale importante perché sia più pronto a 7 succedergli; la seconda: è stato allontanato da Roma perché le sue posizioni non coincidevano con quelle prevalenti nella curia. Qualche mese dopo Montini scrive: «Di solito, nessuno gode della conquista di condizioni conformi ai propri sogni e ai propri piani; circostanze provvidenziali cambiano il programma pratico della nostra vita; e bisogna alla fine amare e servire quella forma di vita che le vicende provvidenziali del nostro pellegrinaggio ci impongono.» Non c’è dubbio: il ministero a Milano non era nelle sue previsioni e nei suoi sogni. E tuttavia era nei piani della Provvidenza e Montini lo riconosce: non solo accetta ma ama la condizione in cui è stato messo e trasforma questo amore in un servizio indefesso. Basta elencare le cose che Montini ha fatto a Milano per capire che non ha considerato quel ministero come un intervallo di riposo, ma che si è dedicato con tutto se stesso alla sfida di annunciare il vangelo agli uomini d’oggi. Conoscerà delusioni, prenderà atto degli insuccessi, ma non perderà mai la voglia di inventare vie sempre nuove perché il vangelo giunga a tutti. Quando è la Chiesa che mette una catena, l’accetto e la bacio. 25 luglio 1968: Paolo VI pubblica l’enciclica Humanae Vitae sul “gravissimo dovere di trasmettere la vita umana.” Il mondo della comunicazione dà risalto quasi unicamente alle voci dissenzienti e il Papa si trova in mezzo a una tempesta che oggi facciamo fatica a immaginare in tutta la sua virulenza. Naturalmente non è l’unico caso in cui Paolo VI ricevette non solo critiche, ma anche offese e insulti. La sua reazione: «Non meravigliarsi di nulla, non lasciarsi abbattere da nulla di quanto può essere motivo di dispiacere o di dolore. Giudizio chiaro, sereno, benevolo. Come se fosse cosa naturale che ciò avvenga Chi è in alto è visto, criticato, giudicato da tutti D’altra parte la persona responsabile non deve uniformare la propria condotta al gusto del pubblico, né deve temere l’impopolarità per compiere la propria funzione.» Anche questa è una catena dura e inflessibile. Paolo vi ha ritenuto suo dovere parlare come ha parlato. Sapeva che non gliene sarebbe venuto bene: già prima la questione era stata trasformata in occasione di accuse. Ma sentiva di dovere parlare così e ha parlato così; il ministero petrino glielo chiedeva e non intendeva evadere da questa responsabilità. Accetto e bacio queste catene. 8 14 dicembre 1975, decimo anniversario dell’annullamento delle scomuniche fra Oriente e Occidente; Paolo Vi celebra nella Cappella Sistina alla presenza di una delegazione inviata dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli e guidata dal metropolita Melitone. Al termine della celebrazione, all’uscita dalla cappella, il Papa si ferma, consegna la croce pastorale e la mitria ai cerimonieri, poi s’inginocchia a baciare i piedi del Metropolita ortodosso. Il gesto, pensato a lungo e ‘pregato’, voleva ricollegarsi al Concilio di Firenze quando i patriarchi d’Oriente si erano rifiutati di baciare i piedi al Pontefice. Gesto tremendum, noterà Melitone, che vuole riaprire il dialogo dove le questioni di onore e di precedenza hanno interrotto i rapporti. Quanta umiltà è necessaria per chi vuole esercitare davvero l’autorità nella Chiesa! «Pensiero alla morte»: «L’ora viene. Da qualche tempo ne ho il presentimento. Più ancora che la stanchezza fisica, pronta a cedere ad ogni momento, il dramma delle mie responsabilità sembra suggerire come soluzione provvidenziale il mio esodo da questo mondo, affinché la Provvidenza possa manifestarsi e trarre la Chiesa a mi- MAGISTERO gliori fortune. La Provvidenza ha, sì, tanti modi d’intervenire nel gioco formidabile delle circostanze, che stringono la mia pochezza; ma quello della mia chiamata all’altra vita pare ovvio, perché altri subentri più valido e non vincolato dalle presenti difficoltà. Sono servo inutile.” Paolo vi sembra ritenere che la sua morte possa essere utile alla Chiesa e, per questo, accoglie il pensiero della morte ormai imminente con serenità, quasi con gioia. È l’ultimo dono che può fare alla Chiesa, il dono supremo che concentra come in un gesto unico i mille desideri, le tante occupazioni, i progetti e i programmi vari del ministero. L’ultimo strappo della catena oltre il quale si aprirà finalmente la libertà: «Vorrei fare della mia prossima morte dono d’amore alla Chiesa Vorrei abbracciarla, salutarla, amarla, in ogni essere che la compone, in ogni Vescovo e sacerdote che l’assiste e la guida, in ogni anima che la vive e la illustra; benedirla. Anche perché non la lascio, non esco da lei, ma più e meglio con essa mi unisco e mi confondo; la morte è un progresso nella comunione dei santi . Amen. Il Signore viene. Amen.» Gli assurdi comportamenti di Cristo Quando pagò agli ultimi anche le ore passate sui gradini P robabile che anche a quel tempo la situazione fosse una conseguenza di una crisi economica diffusa: perduto il posto fisso, si moltiplicarono i braccianti, i lavoratori a giornata, anche gli improvvisatori del mestiere (liturgia della XXV^ domenica del tempo ordinario). Succedeva e basta: nessuno ci faceva più di tanto caso. L’uomo che tiene una vigna è un uomo fortunato: le viti sono un piccolo impero, quella terra rende grappoli e bevande, presente e futuro. Il lavoro è tanto – un giorno quel Padrone dirà che «la messe è molta ma gli operai sono pochi» -: mancano gli operai. Che, però, vengono “selezionati” sui gradini della piazza: «Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna». Due piccioni con una fava: lui s’è organizzato la giornata, loro si guadagnano il pane. Quando poi son pochi, ritornerà dove ci sono ancora forze in abbondanza: «Verso le nove (…) Verso mezzogiorno (…) Verso le tre». Così tanto lavoro in quella vigna forse non se l’aspettava nemmeno lui: fu costretto ad uscire «ancora verso le cinque». A quell’ora i primi avevano già sulla groppa il peso di otto ore di lavoro: sole, vanga e zappa. Oppure grappoli, ceste e carretti. Sembra d’essere in un’azienda a gestione familiare: tutti collaborano, ci mettono del proprio, s’applicano nel lavorare la terra e le viti. Fino a sera, fino alla paga. Che rimase la sorpresa più inimmaginabile, ancor più dell’esser stati assunti: «Chiama i lavoratori e dai loro la paga – chiede il padrone al suo fattore -, incominciando dagli ultimi sino ai primi». Dagli ultimi: in modo tale che potessero fare proiezioni sul loro salario, immaginare la quantità delle monete rapportata alle ore lavorate. Per poi toccare con mano quant’era distante la loro imprenditoria da quella del padrone: «Questi ultimi hanno lavo- 9 MAGISTERO rato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo». Come a dire: se non sei capace di fare il padrone, torna tu a zappare la terra. Quando invece il contratto parlava chiaro: «Non hai forse concordato con me per un denaro?» Già, sempre quello rimane il problema: leggere bene (sopratutto le parole scritte in piccolissimo) prima di mettere in calce una firma. Prestare attenzione a ciò che si firma: nelle pagine del Vangelo – che sono poi vigne da coltivare, spighe da raccogliere, gigli da contemplare – non c’è mai nulla d’insignificante. Di così inutile da potergli sottrarre l’attenzione. Per quanto riguarda i “contratti delle cinque del pomeriggio”, il Padrone sembra mostrare gelosa cura, quasi un’accortezza che ai più suona come ingiustizia. Alle cinque – cioè quasi allo scadere firmò contratti fastidiosi: quello con la Samaritana, con la Maddalena dai sette demoni, con l’adultera e con Zaccheo. Per non parlare del contratto concesso al Ladrone di destra quando ormai le cinque erano già suonate: «Oggi sarai con me in Paradiso». Mica è semplice voglia d’irritare, sai: più che di provocazione sa di giustizia, quella di Dio che, prima di tutto, cerca sempre la radice: di un precariato, di un peccato, di un perdersi: «Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?» Chiede prima di tutto. E loro rispondono, prima di tutto: «Perché nessuno ci ha presi a giornata». “Sono uomini che non fanno sfoggio delle loro prestazioni di fronte a Dio. Non si presentano di fronte a Lui come una sorta di soci paritetici in affari, che in cambio delle loro azioni pretendono di essere adeguatamente ricompensati. Sono uomini che sanno di essere anche interiormente poveri, persone che amano, che accettano con semplciità ciò che Dio dona loro e proprio per questo vivono in intimo accordo con la natura di Dio e la sua Parola (...) Giungono con le mani vuote, non con mani che afferrano e tengono stretto, ma con mani che si aprono e donano e così sono pronte per la bontà generosa di Dio”. (J. Ratzinger, Gesù di Nazareth. La figura e il messaggio) Eccolo il motivo della disoccupazione: nessuno ha dato loro fiducia. Forse erano gobbi o un po’ gracili, mezzi sbilenchi o malaticci, senza una gamba o privi di qualche dita della mano. O forse erano a posto ma nessuno s’azzardò d’investire in quelle storie disoccupate: «Amico, forse tu sei invidioso perché sono buono?». Accipicchia: colpito e affondato. Altro che il peso di otto ore di lavoro sulle spalle: la vera fiacchezza era l’invidia, quell’orma schifosissima che Satana ha seminato dentro le vigne del Vangelo e nelle stanze di casa mia. Quell’inettitudine d’animo di giudicare senza conoscere, di firmare senza leggere, di parlare senza pensare. O forse era una cosa ancor più fine: l’invidia nel vedere che quell’Uomo pagò agli ultimi anche le ore passate sui gradini. Che non erano ore passate a far nulla ma a fare i conti con la mestizia di un fallimento. Ore disoccupate, le più spossanti: e Cristo lo sa. Eccomi davanti a te, Signore! Attendo le tue mani sul mio capo prima di tuffarmi nel giorno. Tieni i tuoi occhi su di me! Venga con me la certezza della tua preziosa amicizia. La tua musica calmi i miei pensieri nel rombo frettoloso della strada. Il sole del tuo amore, anche nei giorni di bufera, renda generosa la mia mente e alimenti di luce la mia vita perché maturi come frumento. Rabindranath Tagore 10 MAGISTERO La più grande meraviglia? Esistere Per quale motivo perdiamo il gusto di stupirci davanti alla realtà? L a prima meraviglia? Svegliarsi al mattino, aprire gli occhi e scoprirsi voluti bene solo per il fatto di esistere. Basta poco per accorgersene. Basta poco per dimenticarsene. Perché? Per quale motivo perdiamo spesso e volentieri il gusto di stupirci di fronte alla realtà? Come recuperarlo? portare a termine alcune cose” e “Il tempo si è dilatato”. Non è lo stesso stupore che si prova di fronte alla bellezza del Creato? 2. Più ci meravigliamo, più diventiamo creativi “La meraviglia aumenta la creatività, rende la mente più flessibile e ci fa vedere le cose sotto una luce diversa. Secondo uno studio del 2012 dell’università di Tel Aviv, il “pensiero espansivo” A 2012 aumenta la creatività: questo perché ci porta a pensare “fuori” invece che “dentro”. Più la nostra mente vaga lontano, più diventiamo creativi. Se siamo al lavoro e cerchiamo disperatamente una buona idea, possiamo provare a guardare una bella foto o un quadro che non avevamo mai visto. Ci aiuterà ad essere più creativi.” Pensiamo ad un artista visionario come Leonardo Da Vinci. Si è nutrito della bellezza per concepire opere d’arte e stupefacenti invenzioni. Sensazione di benessere La meraviglia in quanto reazione o stato emozionale è stata oggetto di alcuni studi: ridurrebbe lo stress e apporterebbe una sensazione di benessere e di pienezza alle nostre vite. Solo recentemente, come riporta Huffington Post (23 settembre) i ricercatori hanno iniziato a darle attenzione. In una ricerca del 2003, dal titolo “Approaching Awe, A Moral, Spiritual And Aesthetic Emotion”, gli psicologi Dacher Keltner della UC Berkeley e Jonathan Haidt della New York University hanno messo per iscritto esattamente come la meraviglia funziona e quali effetti ha su di noi. “Ha due elementi fondamentali: fa percepire la ‘vastità’ (qualcosa che immaginiamo sia più grande di noi), e cerca di 3. La meraviglia ci aiuta a ritrovare la speranza portarla nella nostra mente, di assimilarla”. e ad apprezzare di nuovo la vita Dunque, cosa può stimolare la meraviglia? Cosa “Io credo nella meraviglia. La meraviglia della aiuta la nostra mente e il nostro cuore a di- vita, di esserci, non ha limiti. Non importa ciò stendersi e a godere della realtà che abbiamo che perdiamo, ciò di cui abbiamo paura o ciò di cui dubitiamo, è sempre qui. È qui nei nostri modi fronte? menti peggiori, nella disperazione, è qui nella Un elenco stilato da Huffington Post USA ci conse- vita, come nella morte. Nei momenti più bui, è gna 5 cose da sapere sulla meraviglia che vale la opaca, ma è accessibile, sempre”. Così lo psicopena esaminare per capire se meravigliarsi è una fortuna di pochi o è un “lavoro” che può aiutare tutti. 1. La meraviglia cambia il nostro rapporto con il tempo “Secondo uno studio del 2012 della Stanford University, dopo un’esperienza straordinaria, le persone sentono di essersi “arricchite” di tempo. I ricercatori hanno mostrato ai partecipanti all’esperimento alcuni spot in tv pensati proprio per destare meraviglia: le immagini mostravano cascate, animali, paesaggi mozzafiato. Dopo la visione, queste stesse persone erano molto propense a dare ragione ad affermazioni come “Sento di avere molto tempo a disposizione per 11 MAGISTERO logo Kirk Schneider ha scritto in un post sul blog “Psychology Today”. La sua intenzione era quella di rendere l’idea di quanto sia “presente” nelle nostre vite la meraviglia. Quando ci sentiamo giù, può essere il modo giusto per ritrovare la fiducia e riaccenderci.” Un cristiano da un nome proprio a questa meraviglia onnipresente: Gesù, Dio fatto carne, che rende nuove tutte le cose. 4. Meraviglia per la natura “Passare del tempo immersi nella natura ha tantissimi benefici: infonde calma, aiuta la mente a concentrarsi, riduce lo stress, può essere un ottimo modo per meravigliarci. Possiamo perderci in un una vista dalle montagne, in un paesaggio che non ci saremmo mai aspettati di vedere, pos- siamo sentire profumi e beneficiare del silenzio: tutto questo può farci sentire la meraviglia di ciò che ci circonda, ricordarci di quanto siamo piccoli in confronto alla maestosità della natura.” Nella prima messa del suo pontificato Papa Francesco si era soffermato sul Creato e sulla custodia della natura “Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo “custodi” della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo! Ma per “custodire” dobbiamo anche avere cura di noi stessi!” 5. La meraviglia che sperimentiamo ogni giorno può trasformare le nostre vite “È la meraviglia che prendiamo a piccole dosi ogni giorno a trasformarci davvero. Secondo una teoria del 1964 dello psicologo, quotidianamente alcune esperienze portano con sé un po’ di meraviglia e sono queste a colpirci e a cambiarci. Ma come riconoscerle? La “folgorazione” può venire dai gesti più semplici, da un momento d’amore vissuto intensamente, da una parola o dalla vista di qualcosa di speciale.” O semplicemente dal rendere grazie perché in questo momento siamo amati ed esistiamo senza alcun merito. Da aleteia.org di settembre 2014 UN AIUTO CONCRETO AGLI ANZIANI DEL TUO PAESE Un’ora o due alla settimana o ogni quindici giorni o una volta al mese: è troppo? La CASA DI RIPOSO ANGELO MAJ di Darfo Boario Terme chiede a chi fosse disponibile un po’ di tempo per un aiuto alla realizzazione di due progetti. 1) la cura del verde: si tratta di dare la propria disponibilità per la cura del giardino e del verde che circonda la casa di riposo. Si ipotizzano cinque o sei interventi nel corso dell’anno, specialmente nei mesi estivi, per il taglio dell’erba e la sistemazione dei fiori e del verde. Il progetto dovrebbe interessare personale maschile. 2) progetto “stare insieme”. Alcuni anziani hanno bisogno di persone fidate che li accompagnino di pomeriggio nel salone comune a piano terra, facciano loro compagnia e permettano loro di passare alcune ore insieme agli altri ospiti o di partecipare alla messa. Il personale della Casa è a disposizione per un sostegno a queste iniziative e collabora per preparare i volontari che si mettono a disposizione. Chi fosse disponibile o volesse altri chiarimenti contatti la casa di riposo o don Giancarlo Pianta ( 339 3050562) 12 VITA DI PARROCCHIA Il restauro dell’organo I l Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici di Corna nella seduta del 16 novembre 2014 ha deliberato di procedere al restauro dell’Organo della parrocchiale accettando il preventivo della ditta organaria “Gianluca Chiminelli” di Darfo. Martedì 18 novembre don Angelo, accompagnato dal maestro Puritani Antonio, dal rag. Genesio Gaioni e dal rag. Fabrizio Gobbetti si sono recati presso l’Ufficio Amministrativo della Curia Diocesana per chiedere l’autorizzazione a realizzare l’intervento. Lo stesso giorno si è aperta la pratica per chiedere il contributo economico alla CEI. Soltanto nel settembre 2015 potrà essere presa in esame la domanda ed entrare in graduatoria per l’eventuale assegnazione del finanziamento che potrà coprire il 30 % della spesa, che ammonta ad € 108˙000,00. Appena giungerà il rescritto della Curia si procederà a firmare il contratto. In attesa di quanto sopra sono già iniziate le sottoscrizioni per la raccolta dei fondi e si è pensato di ricordare sul nostro notiziario parrocchiale le figure degli organisti che hanno suonato nel corso dei 65 anni di vita del nostro organo. In questo numero vogliamo ricordare i maestri Arturo Benedetti Michelangeli e Agostino Orizio. Inoltre potrete leggere una interessante testimonianza di una corista del tempo. Arturo Benedetti Michelangeli nasce nella notte tra il 5 ed il 6 gennaio 1920 a Brescia, dove inizia, all’età di quattro anni, gli studi musicali presso l’Istituto Musicale Venturi, sotto la guida di Paolo Chimeri. Successivamente prosegue gli studi a Milano perfezionandosi, per il pianoforte e la composizione, con Giovanni Anfossi e per il violino con Renzo Francesconi. Si diploma a soli quattordici anni al Conservatorio di Milano, iniziando subito un’intensa attività concertistica. La rivelazione del suo straordinario talento trova il più vivido suggello nel 1939 quando gli viene assegnato il primo premio assoluto al Concorso Internazionale di Ginevra, la cui giuria era presieduta da Paderewski; in quella occasione lo stupore destato dalla sua apparizione sarà riassunto nella famosa dichiarazione di Cortot: “È nato il nuovo Liszt”. L’affermazione ginevrina consolida la sua fama anche all’estero: per la prima volta nel 1946 suona in Inghilterra mentre nel 1948 è invitato negli Stati Uniti e nel 1949 a Varsavia per partecipare alle celebrazioni del centenario chopiniano. Parallelamente si dedica con entusiasmo all’insegnamento: dapprima al Conservatorio di Bologna, dove gli viene assegnata una cattedra di pianoforte “per chiara fama”, quindi al Conservatorio di Venezia e di Bolzano. Ma tiene anche corsi di perfezionamento, ad Arezzo, Siena, Torino ed in seguito a Lugano. Dopo un’interruzione dovuta a motivi di salute, riprende l’attività concertistica che lo porterà nel 1964 in Russia, l’anno successivo in Giappone quindi negli Stati Uniti, in Israele e di nuovo in Germania. Nel 1964 fonda il Festival Pianistico VITA DI PARROCCHIA Internazionale di Brescia e Bergamo di cui rimane direttore artistico per circa tre anni. Scelta la Svizzera come sua residenza, vive nei pressi di Lugano, a Pura, proseguendo con sempre più profonda tensione riflessiva nella propria ricerca interpretativa i cui esiti trovano riscontro in alcuni grandi appuntamenti: numerosi concerti con orchestra e recitals in tutta Europa, si ricordano in particolare i concerti in Vaticano del 1977 e del 1987, la serie dei concerti di Bregenz, quelli londinesi ed altri ancora. Attività che riprende con nuovo slancio dopo l’interruzione, tra il 1988 e 1989, dovuta ad un grave malore durante un concerto a Bordeaux. Spiccano gli straordinari concerti di Brema del 1989 e 1990, che hanno trovato poi fissazione esemplare in due dischi mozartiani, quelli di München dove ha collaborato con Celibidache, seguiti dalla intensa tournee giapponese del 1992 e il recital di Amburgo del 7 maggio 1993, che ha rappresentato l’ultima apparizione in pubblico dell’artista. Muore il 12 giugno 1995 a Lugano ed è sepolto a Pura (Svizzera). Il maestro Agostino Orizio si è spento martedì sera 9 settembre 2014 all’età di 92 anni. Figura di primissimo piano del panorama bresciano della musica classica, pianista allievo di Benedetti Michelangeli e direttore d’orchestra, è il fondatore del Festival pianistico di Brescia e Ber- 13 gamo, evento cui è indissolubilmente legato il suo nome. L’impegno con cui contribuì a rendere grande il palcoscenico musicale bresciano, gli valse numerosi riconoscimenti, su tutti il Grosso d’oro, alta onorificenza del Comune di Brescia concessa ai benemeriti nel campo della cultura e dell’arte, degni di pubblico plauso, che gli fu consegnato nel giorno del suo 85esimo compleanno, nel 2007; tributo cui aprirono la strada la medaglia d’oro della Città di Brescia per il trentennale del Festival (1994) e il titolo di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana concesso nel marzo del 2002. Una vita spesa per concorrere a dare grandezza al Festival Pianistico Internazionale, istituito nella nostra città nel 1964 per festeggiare i 25 anni di insegnamento di Arturo Benedetti Michelangeli. Proprio l’artista di cui fu allievo che cinque anni più tardi avrebbe dato l’addio ai concerti in Italia. Ciò nonostante Orizio, nelle vesti di direttore artistico, riuscì sempre a trovare soluzioni per garantire alla manifestazione successo di pubblico e rinomanza internazionale. Nelle vesti di direttore d’orchestra, Orizio ha portato l’Orchestra del Festival in tutto il mondo (Stati Uniti, Giappone, Corea, Sudafrica, Russia ed Europa). Di eccezionale rilievo i concerti al Lincoln Center di New York nel 1994, le numerose tournée con il compianto violoncellista Rostropovich e le esecuzioni a Brescia, in Vaticano e a Milano per il centenario della nascita di Paolo VI. 14 Il maestro Agostino Orizio lascia la moglie Luciana e i quattro figli, tra cui il maestro Pier Carlo che ha seguito le orme paterne sul fronte della direzione d’orchestra, come pure nell’impegno per il Festival pianistico di cui è attuale direttore artistico. Su tutti, però, Agostino Orizio amava ricordare l’amicizia con Montini, un’amicizia nata a Ponte di legno. Fu proprio nella località dell’alta Valle Camonica, scelta da entrambi come luogo di riposo, che avvenne il loro primo incontro. “Devo a Pontedilegno – scriveva qualche tempo fa il maestro Orizio - il mio primo incontro con l’allora mons. Montini, dal quale è scaturita un’amicizia devota e profonda che si è consolidata nel tempo e mi ha offerto la gioia di conoscere e ammirare le straordinarie doti sacerdotali, umane e culturali del futuro Pontefice. Ci siamo parlati molto soprattutto attraverso la voce eloquente della musica della quale desiderava approfondire la conoscenza sia per ragioni culturali che pastorali”. A quel primo incontro camuno ne seguirono molti altri. “Le serate al pianoforte in casa Montini a Ponte e nel suo appartamento in Vaticano , i concerti al Seminario di Venegono quando, da Arcivescovo, mi ascoltava felice in mezzo a una moltitudine plaudente di studenti – ricordava ancora il musicista scomparso nei giorni scorsi -, e , dopo la Sua elezione, il concerto da me diretto con la partecipazione di Arturo Benedetti Michelangeli e dell’orchestra del nostro festival nella sala del Concistoro in Vaticano l’11 ottobre del ’66”. Invitato da Ponte di legno a tenere un concerto in memoria di Paolo VI, Agostino Orizio rispondeva positivamente, “sperando vivamente – scriveva ancora – che insieme si possa presto festeggiare il riconoscimento ufficiale della sua santità. VITA DI PARROCCHIA Concerto per l’inaugurazione dell’organo nella Parrocchia di Corna – Anno 1950 Fu un concerto indimenticabile sotto ogni punto di vista. Oltre all’organo della chiesa c’erano un’orchestra di Brescia, il tenore Pasotti, una soprano, il prof. Renato Giangrandi con il suo villino solista, il maestro Consonni all’organo ed il maestro Agostino Orizio che dirigeva tutto, coro compreso. Nel Coro eravamo 80 elementi, credo che in Vallecamonica non sia più stato eseguito un concerto tanto maestoso. Erano presenti autorità di tutta la Valle e dell’alto Lago di Iseo, musicisti, amanti della musica e del bel canto. Il programma era eccezionale: La Passione di Cristo del Perosi (completa) con recitativo e solisti, chiamato Oratorio, lo Jubilate, l’Exultate, il Tui sunt coeli, il Panis Angelicus e di Mendelsson La Partita di Caccia, il Giorno del Signore, La partenza, Nel dolce april, e da altri bellissimi mottetti, di cui ora mi sfuggono i titoli. Infine non potevano mancare come bis due canzoni montanare La Pastora e Ai preât le biele stele (ho pregato la bella stella). La nostra chiesa era gremita di gente, tanta in piedi sugli altari laterali fino all’entrata principale. Il presbiterio era il palcoscenico e noi dominavamo tutta la platea che applaudiva a non finire. J. D., nata a Corna di Darfo il 3 dicembre 1934 P.S. L’organo è stato costruito dalla Ditta Pedrini e C. di Cremona. Ho avuto il piacere di conoscere il signor Pedrini, persona squisita, semplice e di grande talento. CULTURA E SCUOLA 15 La nostra «nuova» biblioteca La letteratura non è altro che un sogno guidato. (Jorge Luis Borges, Il manoscritto di Brodie) Incontriamo Adolfo Zeziola e Gianpiero Sigala, i nostri volontari che hanno risistemato la Biblioteca Parrocchiale. Rivolgiamo loro qualche domanda. D.: Quando è nata la biblioteca originaria e per opera di chi? R. La biblioteca originaria nacque nel 1922 per opera di don Bernardo Mora, all’epoca curato di Corna e originario del vicino paese di Angolo. D.: In un periodo in cui notoriamente si legge poco come mai avete deciso di farla rinascere? R. Il parroco don Ilario Vivenzi lasciò un cospicuo numero di libri in dono alla biblioteca parrocchiale, trattasi di libri in gran parte di tipo religioso e storico. Inoltre erano presenti numerosi testi di narrativa e non ultimo libri scientifici e di arte. Questi libri sono stati lo spunto per far rinascere dopo vari anni la biblioteca. Per contro il motivo dominante è quello, in questa epoca nella quale dominano le ricerche informatiche non sempre a tutti accessibili, di invogliare di nuovo la gente alla lettura come fonte primaria di conoscenza e di cultura. Tutto ciò anche allo scopo di riprendere relazioni sociali e interpersonali. La nostra frase simbolo, citata da una volontaria, è tratta dal libro ‘Una carezza per l’anima’ di Bruno Scattolin: ‘Sarà come ritrovare un caro amico e il suo incontro ti trasmetterà pace e gioia nel cuore.’ D.: Attualmente quanti sono i volumi che la compongono? R. Sono attualmente presenti circa 1.500 volumi, compresi alcuni testi teatrali. D.: Pensate di svilupparla ulteriormente in futuro? R. La biblioteca è già in fase di espansione in quanto stiamo allestendo la seconda sala di lettura. Inoltre nelle nostre sale ospitiamo la sede della neonata Associazione ‘I culturanti’. D.: L’accesso sarà gratuito per tutti? R.: No, riteniamo di non dover pesare economicamente sulla Parrocchia e pertanto abbiamo deciso di sollecitare la sensibilità degli utenti attraverso un contributo libero e volontario all’atto dell’acquisizione del prestito. Questo anche per sostenere l’ovvio aggiornamento dei testi della biblioteca. Inoltre durante l’orario di accesso alla biblioteca sarà disponibile un piccolo ‘mercatino’ di libri usati. D: La biblioteca a chi sarà intitolata? R.: La biblioteca sarà intitolata a don Ilario Vivenzi per l’ingente lascito di volumi e a Giuseppe Bontempi perché alla nascita della biblioteca originaria offrì i primi 100 libri. Alcuni amici ci hanno già fornito la loro collaborazione: Carlo Pedersoli, Genesio Gaioni, Cristina Pellegrinelli, Giacinta Ghirelli, Aldo Piantoni, Girolamo Albertinelli, Gabriele Modonesi e le Ditte Filippi Ferramenta e Gamma Darfo. Facciamo tutti insieme un appello a nuovi volontari per dedicare un poco di tempo a questo servizio di grande importanza per lo sviluppo della nostra comunità. Attraverso la conoscenza delle diverse culture dei popoli passa la chiave per abbattere pregiudizi e disuguaglianze. Fabrizio Gobbetti. 16 CULTURA E SCUOLA Cosa leggiamo a Natale? N atale, Santo Stefano, Capodanno… tante feste e tanti giorni di riposo e relax. Ma oltre alle inevitabili (o quasi..) abbuffate, tombolate e riunioni famigliari, abbiamo tanto tempo libero per noi stessi. Un buon modo per rilassarsi e godersi il meritato riposo è quell’abitudine che spesso abbiamo perso negli anni: una buona lettura. Senza pretese di critica e rispettando i gusti di tutti mettiamo sul tavolo qualche libro di sicuro interesse e piacevole passatempo. IL DIO DEL DESERTO – di Wilbur Smith. Dopo circa 20 anni dal primo romanzo del ciclo egizio, IL DIO DEL FIUME, questo libro segna il ritorno in grande stile di Taita: originariamente solo uno scriba ma divenuto poi ministro, mago, sacerdote e di tutto un po’ al servizio dei vari Faraoni del regno. Anche questa volta il suo compito è terribile: gli hyksos (gli ittiti) si sono impadroniti del delta del Nilo e il Faraone è costretto a ripiegare a monte del fiume. Per scacciare il nemico è necessario allearsi col potente Minosse, re di Creta. Ma ogni alleanza ha un pegno da pagare e stavolta il pegno è preziosissimo: si tratta di una delle figlie della regina Lostris che Taita dovrà condurre a Creta per siglare il patto che salverà l’Egitto. Non vi diciamo altro…..a voi il piacere di scoprire cosa accadrà. Wilbur Smith è lo scrittore contemporaneo più letto in Italia con oltre 24 milioni di copie vendute. I suoi libri nascono dalla profonda conoscenza del continente africano, dove è nato e dallo studio dei tempi e dei luoghi nei quali sono ambientati i suoi romanzi. Sicuramente una lettura avvincente e un modo divertente per conoscere luoghi e tempi a noi lontani. I GIORNI DELL’ETERNITA’ – di Ken Follett. Ecco il terzo volume della trilogia ‘The Century’, dedicata al novecento attraverso il racconto della storia di 5 famiglie originarie di varie parti del mondo che nel corso della storia e per gli eventi ad essa connessi, vengono ad incontrarsi e a incrociare i loro destini. Questo romanzo parte dagli anni ’60 e attraverso la guerra del Vietnam, la nascita del rock, la caduta del muro di Berlino arriva fino ai nostri giorni. ‘Ken Follett sa bene come tenere sulla corda i suoi lettori. Sa come fargli salire i battiti’. Questo il commento del New York Times al romanzo in oggetto. Certo è che Follett da circa 30 anni sforna best sellers in quantità. Da ‘La cruna dell’ago’, al ‘Codice Rebecca’, all’epico ‘I Pilastri della terra’ fino alla trilogia del novecento ogni volume è uno splendido ritratto dell’epoca letto attraverso eventi romanzeschi ma che hanno un valido riscontro storico; per ogni romanzo è noto che Follett si avvale di un nutrito gruppo di storici che forniscono all’autore ricerche dettagliate e documentate su luoghi, fatti ed eventi. E se poi volessimo impegnarci un po’ di più… LA BIBBIA Non è uno scherzo ne una battuta. Il ‘Libro dei Libri’ non ha certo bisogno di recensioni o commenti. Solo una considerazione e una domanda: noi Cristiani lo abbiamo mai letto? Non dico tutto (…si, è un po’ lungo e magari non parla nemmeno di ricette per cucinare alla svelta), ma magari qualche pagina? Se l’Antico Testamento magari ci pare troppo antico e fuori moda magari qualche passo del Nuovo Testamento? Qualche brano dei Vangeli o qualche parabola, magari quella del figliol Prodigo o del Buon Samaritano, che tutti le abbiamo ‘sentite’ in Chiesa ma mai veramente ‘ascoltate’?. Magari leggendole ci fanno fermare a riflettere su noi stessi e sul nostro mondo così veloce e spesso confuso. Forza, proviamoci…. Passiamo qualche momento seduti comodi con un buon libro fra le mani; non fa male e ci nutre il cervello ed anche lo spirito (...e non diciamo le bugie che non abbiamo tempo e che tanto c’è internet...). BUON NATALE E BUONA LETTURA. Fabrizio Gobbetti. 17 CULTURA E SCUOLA Hope Singers... ovvero vent’anni di speranza in musica E ra il 1994 quando nasceva il coro Hope Singers. Un coro, come ce ne sono di tanti generi musicali, anzi un coro gospel e spiritual…originale l’idea, soprattutto in Vallecamonica, culla di cori alpini e religiosi; ma qui sta l’errore. Gli Hope non sono un coro, o meglio non sono SOLO un coro. Sono degli esploratori delle culture del mondo. La musica non è un puro diletto o mera esibizione delle doti vocali dei singoli elementi. Quello che sta alla base del coro è un costante cammino di esplorazione, attraverso la musica e i suoni, delle anime delle varie culture del mondo. Il primo cd, ‘TRANSITI’, datato 2006, rappresenta un primo traguardo verso questa scoperta. Ai tradizionali canti gospel e spiritual già si uniscono sonorità provenienti dalla cultura yddish, cantata in modo non pietoso ma con lo spirito di chi conosce l’ironia per la propria tragica sorte come mezzo per accettarla. Ma ‘TRANSITI’ è solo una tappa di un cammino. La strada degli Hope continua e si dirige verso la Grecia, l’Ucraina; paesi diversi, anime diverse ma tutte legate da un destino di sofferenza da affrontare giorno per giorno: dai campi di cotone degli Stati Uniti ai ghetti ebraici un percorso nella storia e nel mondo. Un lungo cammino con molte verità da scoprire e da comprendere; con la musica come filo conduttore e chiave ultima per raggiungere la conoscenza dei vari popoli; capire la loro anima singola per arrivare all’anima comune che unisce l’umanità….ed ora, dopo 20 anni ecco ‘MUSICA MUNDI’, il nuovo cd che sarà presentato nel mese di dicembre. Non un punto di arrivo ma un nuovo traguardo, per ripartire poi verso nuovi suoni, nuove anime da conoscere e capire. Questo periodo natalizio, pieno di luci, feste colorate e chiassose, ma anche di crisi spirituale ed economica nella quale sentiamo le grida di dolore di chi non ha il necessario per vivere crediamo sia opportuno per un momento fermarsi in silenzio ed ascoltare, attraverso le voci degli Hope, le voci e i messaggi di popoli forse lontani geograficamente ma mai spiritualmente abbastanza vicini. i prossimi concerti degli Hope Singers si terranno in dicembre ad Erbanno il 14 e a Ponte di Legno il 26. Nel mese di gennaio li troveremo il 5 a Vezza d’Oglio e il 6 a Riva di Solto. Fabrizio Gobbetti. 18 CULTURA E SCUOLA Orientamento scolastico tra le nuove attività formative del Consultorio Familiare G. Tovini P otenziare, sviluppare e innovare le attività didattico-formative a favore delle scuole, degli oratori, delle parrocchie, delle associazioni e delle amministrazioni comunali del bacino camuno, rappresenta per il Consultorio Familiare G. Tovini un obiettivo di fondo che sottende la volontà di rilevare e di dare una risposta puntuale e qualificata ai reali bisogni del territorio e dei suoi cittadini. Da anni il Consultorio collabora e co-progetta interventi e percorsi per studenti , docenti e per genitori su varie tematiche con un approccio multidisciplinare privilegiando l’apporto delle scienze umane e delle loro metodologie. Nelle azioni innovative rientra la proposta destinata agli alunni dell’ultimo anno della scuola secondaria di primo grado che si trovano a dover esprimere una “scelta” in merito alla scuola superiore. S.O.S. ORIENTAMENTO: UN AIUTO PER SCEGLIERE CON CONSAPEVOLEZZA” è il titolo della proposta progettuale da noi elaborata e già sperimentata con successo in alcuni Istituti Comprensivi. Il titolare del progetto è il Consultorio che identifica nella proposta tre macro-finalità: quella socio-culturale , la socio-formativa e quella pedagogica. Con il progetto si vuole promuovere un’idea di Orientamento inteso non solo come il trovare la risposta giusta per chi non sa quale scelta fare, ma soprattutto come consentire allo studente di conoscersi per poi scegliere. Si vuole sostenere l’azione informativa e formativa della scuola nell’orientare i suoi studenti, promuovendo in loro una certa capacità di auto-orientamento intesa come capacità di scegliere in modo consapevole , ovvero essere soggetti attivi del proprio percorso scolastico. Tra gli obiettivi specifici correlati alle attività previste nel progetto e condotte da qualificate consulenti, rientra quello relativo allo sviluppo della capacità di affrontare le difficoltà partendo dalla riflessione personale, ma anche il valorizzare le proprie attitudini, il ridurre il rischio di insuccesso scolastico e il dare sostegno ai genitori. La formazione ai genitori sul tema dell’orientamento scolastico, gli incontri in classe con alunni per rilevazione attitudinali, i colloqui individuali con ogni alunno potenziati in caso di situazioni di maggior fragilità, e l’ incontro di restituzione ai genitori sono alcune delle attività proposte all’interno del progetto. Il Consultorio è disponibile ad accogliere e valutare le richieste di orientamento scolastico che pervengono da Dirigenti Scolastici e da Comitati dei genitori. Per il Consultorio Familiare G. Tovini Il Direttore Dr. ssa Guglielmina Ducoli 19 CULTURA E SCUOLA Bacco, Tabacco e... Internet ANGOLO TERME, ECCESSI ALCOLICI ALLA FESTA DELLO STUDENTE: DUE MINORI IN OSPEDALE Evento atteso da giorni, sabato sera presso il padiglione delle terme di Angolo è andata in scena la Festa dello Studente. Forze dell’ordine e sanitari del 118 erano in preallerta ed hanno vigilato che tutti si svolgesse nel migliore dei modi, purtroppo però i carabinieri non hanno potuto evitare che qualcuno eccedesse con l’alcol: due i ricoveri nel cuore della notte per altrettanti giovanissimi, e altri si sono sentiti male ma non hanno avuto bisogno del viaggio in ambulanza. Erano complessivamente in trecento, arrivati da mezza valle, hanno ballato e si sono divertiti senza scatenare risse o altri problemi di ordine pubblico. Purtroppo però il richiamo dello sballo alcolico in eventi del genere è sempre forte, così, una birra dopo l’altra, un cocktail dopo l’altro, un po’ per la curiosità, un po’ per mostrarsi “grandi” agli occhi di amici e amiche, diversi giovanissimi hanno accusato problemi. Due, entrambi minorenni, i ragazzi trasportati in ospedale a Esine, uno per la forte sbronza e l’altro, un 15enne, addirittura per coma etilico. Tanti altri quelli che si sono sentiti male sul posto, e sono stati soccorsi dall’ambulanza presente all’esterno delle terme. (a.c.) GIOVENTU’ BEVUTA Si intitola “Gioventù bevuta” il reportage a cura di Riccardo Bocca pubblicato oggi dall’Espresso, dove il giornalista racconta ‘una generazione che si ubriaca per trovare un’identità e sentirsi libera’. Sempre di più i teenager che si danno all’alcool per il solo gusto di ubriacarsi. E l’Italia vanta un record europeo: ‘Si inizia a bere a 11 anni, contro la media europea di 13’, spiega Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol all’Istituto superiore di sanità. Una delle storie raccontate nel reportage è quella di Martina: “Ha 15 anni, l’alito che sa di grappa e il naso sporco di sangue. Alle due di pomeriggio è seduta sul ciglio della strada nel centro di Milano, tra autobus che la sfiorano e passanti che la ignorano. Ha gli occhi socchiusi e l’aria assente. Poi si riaccende, vede che non è sola e racconta senza imbarazzi le sue giornate: ‘Tutte uguali’, dice: ‘La mattina passo dal supermercato e compero birra, grappa e pseudo soft drink. Poi arrivo a scuola e mi faccio dare i soldi dai compagni che bevono con me. Ci chiamano i bottiglioni, ma chi se ne frega. All’intervallo andiamo nei bagni e ci sfondiamo di alcol, dopodiché torniamo in classe e stiamo da dio. A volte ci assopiamo pure, mentre i professori fanno lezione e fingono di non vedere. O forse non si accorgono proprio, questo non l’ho ancora capito’’. Scrive Bocca: “I medici usano altri termini, per fotografare le baby sbronze. Parlano di binge drinking, l’abitudine a ‘consumare eccessive quantità di alcol (per convenzione sei o più bicchieri) in un’unica occasione’. Ma la questione non cambia: ‘I ragazzi italiani, a prescindere dalla latitudine e dalle classi sociali, hanno conferito al bere un potente ruolo sociale’, dice lo psichiatra Michele Sforza, direttore del servizio Alcologia alla clinica Le Betulle di Appiano Gentile (Como): ‘Ubriacarsi, per loro, è un po’ come apparire in televisione: esalta l’esistenza, la giustifica e la proietta oltre gli ostacoli. Niente a che vedere con la trasgressione: al contrario, gli under 18 si ubriacano per conformismo. Per farsi forza. Non vogliono essere sfigati e bevono: come tutti quelli che li circondano’”. Non mancano anche riferimenti al web. È infatti su Facebook la voce dei ragazzi che raccontano le sbornie. Tanti i gruppi creati sull’argomento, come quello che si denomina “30 Reasons Girls 20 Should Call It A Night”. Ma il problema non è solo sociale: “‘Con la legge 125 del 2001 è stata creata la Consulta nazionale dell’alcol. E da chi è composta, oltre che da medici qualificati e addetti ai lavori? Da un rappresentante delle associazioni di produttori e venditori di alcol’. Incredibile, dicono i medici: ‘Come se nella consulta sulla droga ci fosse un trafficante colombiano...’”. Siamo in Italia! CULTURA E SCUOLA 15 anni è raddoppiato il numero di ragazze morte per abuso di alcool. Inoltre l’agenzia nazionale “Alcohol Concern” ha dichiarato che Facebook è sintomatico di una cultura a favore dell’alcool, e che i ragazzi preferiscono postare quelle foto così imbarazzanti per integrarsi meglio nella società. A stretto giro arriva la risposta di uno dei membri del gruppo: “Quelli del Daily Mail si lamentano dice la bionda Gemma - ma perché mai le ragazze non dovrebbero divertirsi e ubriacarsi?” CENTINAIA DI FOTO HOT DI MINORENNI SCAMBIATE VIA CELLULARE: È SCANDALO IN VALLE SUL WEB IL CLUB DELLE RAGAZZE UBRIACHE Tra i tanti gruppi che riuniscono persone su Facebook, sta facendo parlare di sé quello chiamato “30 Reasons Girls Should Call It A Night”, che raccoglie le ragazze che amano ubriacarsi. Fondato dall’americana Rachel Lanter, il gruppo si rivolge a tutte le ragazze che si riconoscono nel profilo indicato. Sono 30 i punti che indentificano le ragazze che possono far parte del gruppo, tra questi: “Non hai assolutamente idea di dove siano finiti i tuoi amici; ad un certo punto ti siedi e vedi la stanza e le persone che ti girano vorticosamente intorno; collassi ad un party e il giorno dopo ti ritrovi piena di scritte; il tuo trucco è completamente sciolto”. Di ragazze che “soddisfano” questi requisiti ce ne sono evidentemente parecchie, visto che gli iscritti al gruppo (anche maschi) sono oltre 150 mila e le foto postate, in cui le ragazze appaiono in stato decisamente poco consono sono quasi 5 mila. E in quasi tutte è chiaramente indicato nome e cognome della “protagonista” di turno che - ed è questo l’aspetto forse più interessante della faccenda - decide di farsi vedere pubblicamente in quello stato, anziché nascondere o cancellare le foto. Daily Mail si è oggi occupato di questo particolare gruppo, criticando apertamente l’atteggiamento di queste ragazze e ricordando come - secondo l’Ufficio britannico di statistiche - negli ultimi Centinaia di foto hot di minorenni scambiate via cellulare sono al centro dello scandalo che sta facendo tremare la Valle Camonica. Le immagini, secondo gli allarmi che stanno circolando in rete, starebbero girando attraverso Whatsapp, la popolare applicazione di messaggistica per smartphone, e avrebbero già raggiunto i cellulari di decine di giovani della Valle. Nel terrore delle protagoniste e delle loro famiglie. Il sexy tam-tam sarebbe iniziato con la creazione di una chat multipla con diverse decine di partecipanti. Dopo il primo invio di immagini scottanti (adolescenti svestite e in situazioni inequivocabili) da parte dello sconosciuto creatore del gruppo, altri ragazzi avrebbero iniziato a inviare a tutti fotografie hot di fidanzate, ex e amiche. Centinaia di immagini che avrebbero per protagoniste giovani nate tra il 1997 e il 1998, residenti - tra gli altri - nei comuni di Branico (?), di Darfo, di Esine e di Berzo Inferiore. Le minorenni, secondo alcuni testimoni, sarebbero immortalate in pose sexy e atteggiamenti provocanti, ma anche in situazioni molto più intime, compresi atti sessuali con primi piani e a volto scoperto. Scatti fatti in privato dai partner oppure rubati e diffusi da ex vendicativi o da “amiche” gelose. Giovani in qualsiasi caso ignari dei rischi che corrono (si tratterebbe di un reato penale aggravato dal fatto che i soggetti sono minorenni) e – nell’epoca in cui con gli smartphone si immortala ogni istante di vita incuranti della propria privacy - degli effetti che la diffusione potrebbe avere sugli animi e sulle vite di un adolescente. La notizia e l’allarme per la messaggistica a luci rosse stanno circolando sui social network, in particolare su Facebook c’è chi racconta l’accaduto e mette in guardia le coetanee che si sono prestate in passato a scatti hot, invitandole comunque a denunciare eventuali diffusioni non autorizzate. 21 CULTURA E SCUOLA Pasolini, il regista che raccontava l’altro volto di Cristo C ome nacque, nel 1964, “Il Vangelo secondo Matteo”? Cosa spinse Pier Paolo Pasolini, un marxista non credente, a realizzare un film sulla vita di Gesù così aderente al testo sacro, essenziale, privo di ideologismi? (Avvenire, 24 settembre). I SEGRETI DEL “VANGELO” AD ASSISI Sulla genesi del capolavoro cinematografico è stato detto, e scritto, quasi tutto. Ma ci sono ancora pagine rimaste sommerse, forse le più intime e personali dell’autore: “Cristo mi chiama ma senza luce”, un convegno di studi promosso ad Assisi dagli Amici dell’Osservatorio della Pro Civitate Christiana, il 26 e 27 settembre, a cinquant’anni dall’uscita del film, proverà a farle riaffiorare con uno sguardo ampio e nelle pieghe del «già saputo». Fu veramente uno sconvolgimento interiore del poeta a generare il film? ARTISTA COMPLESSO Pasolini maturò la decisione di raccontare la storia del Nazareno dopo aver riletto il Vangelo «come un romanzo», in una notte «illuminata», ospite della Cittadella. Era un artista complesso e controverso, scan- dalizzava il mondo con il suo cinema e la letteratura, si trovava spesso in contrasto con il pensiero della Chiesa. Eppure sentiva vivo, dentro di sé, il senso religioso. IL POETA VENTENNE Spiega, Roberto Chiesi, critico cinematografico e responsabile del Centro studi-Archivio “Pasolini” di Bologna: «Pasolini in questa opera si confronta con il sacro, ma anche con la figura di Cristo che aveva un ruolo già importante nelle sue opere, fin dalla giovinezza. Cristo veniva evocato dal Pasolini ventenne, negli anni Quaranta e il titolo dell’incontro di Assisi, “Cristo mi chiama ma senza luce”, non è altro che il verso di una poesia scritta dal giovane Pasolini in Friuli: “La domenica uliva”». UN’IMPRONTA MARXISTA Il Cristo visto da Pasolini, prosegue Chiesi, «è il Cristo degli ultimi, dei poveri, dei diseredati, se vogliamo lontano dalla ricostruzione “ufficiale” che fa la Chiesa, e in un certo senso si contrappone quasi ad esso. Viene visto in un’ottica della interpretazione molto personale del marxismo, perché, dobbiamo ricordarlo, Pasolini si dichiarava ateo e marxista». GIUSTIZIERE DEI FARISEI In questo senso, «non ha adattato integralmente il testo di Matteo». Infatti, spiega il critico cinematografico, «troviamo alcuni discorsi di Cristo contro l’ipocrisia, i farisei, i falsi valori, insomma siamo di fronte ad un personaggio molto duro». La frase chiave per capire la visione di Cristo è “io sono venuto per portare la spada”, «che dà l’idea di una contrapposizione al mondo borghese, benestante; il Cristo degli ultimi, degli esclusi, in aperto contrasto al mondo dei farisei». 22 CRISTOLOGIA IN “ACCATTONE” La presenza di Cristo e del Vangelo, secondo una revisione del tutto personale, si evince in almeno altri tre film di Pasolini. A cominciare da “Accattone”. Secondo Luciano De Giusti, docente di Storia del cinema e di Teorie e tecniche del linguaggio cinematografico all’Università di Trieste «“Accattone” apparentemente non racconta una storia evangelica, però è una storia di redenzione per ammissione dello stesso Pasolini, seppure una redenzione che avviene con la morte. Quindi, con questa opera, siamo già in un orizzonte cristiano». L’elemento che rafforza ulteriormente questa tesi è che il regista «sacralizza il personaggio, utilizzando gli strumenti di quella che chiama sacralità tecnica, sopratutto i riferimenti pittorici. In questo modo qualifica come sacro il suo personaggio e la sua vita». SACRALITA’ DEL PERSONAGGIO Poi, continua De Giusti, «dà compimento a questa opera di sacralizzazione del suo personaggio con la musica sacra di Bach che interviene sempre in situazioni di violenza, ma questo perché Pasolini pensa che si tratti di una violenza sacra che è connaturale alla sua esistenza». A riprova di questo, Accattone «è a suo modo un film evangelico perché fa amare allo spettatore un personaggio che se non fosse visto attraverso lo sguardo sacralizzante di Pasolini, sarebbe detestabile e vituperabile. E qui che pongo una domanda: c’è qualcosa di più evangelico che far amare un personaggio che di per sé sarebbe detestabile?». ETTORE COME IL “CRISTO” DI MANTEGNA Più in generale, i personaggi che provengono dalle borgate vengono tutti sacralizzati da Pasolini. «Quello che accade in “Accattone” - spiega il docente di storia del cine- CULTURA E SCUOLA ma - è ancora più netto in Ettore, il protagonista di “Mamma Roma”. Nella sequenza in cui lui muore in carcere, è evidente che la morte di Ettore è sacra, cioè da vittima sacrificale come quella di “Accattone”. La cosa è ancora più esplicita perché ci sono tre inquadrature ripetute in cui Pasolini mostra Ettore morente e poi morto, nella postura del “Cristo Morto” di Mantegna. Tra l’altro Pasolini scrive nella sceneggiature che Ettore è un “piccolo Cristo in croce”». IL LADRONE DE “LA RICOTTA” In questa progressione, il “terzo stadio”, conclude De Giusti, il sottoproletario protagonista de “La Ricotta”, «muore addirittura sulla croce in una perfetta imitazione di Cristo, a immagine e a imitazione di quel che accade a Cristo sulla croce. Perché si sta girando un film che è “La Passione di Cristo” e il protagonista de “La Ricotta”, che impersona il ladrone buono - quello che dovrebbe morire nella Passione accanto a Cristo -, muore davvero sulla croce per indigestione». Un destino «beffardo» per un personaggio che «è sempre alle prese con la fame atavica, infatti si fa assumere come comparsa per avere il cestino di cibo che la produzione da’ a tutte le comparse». Questa linea, che lo studioso definisce «cristologica», progredirà sino al Vangelo. «Il Vangelo è la foce naturale di questo fiume». Da Aleteia.org di settembre 2014 23 MISSIONI Lettera ricevuta dal nostro concittadino Padre Giacomo Molinari (datata 15-9-2014) C arissimo don Angelo e parrocchiani di Corna e Bessimo, pace e bene! Con questo scritto voglio partecipare qualcosa della mia vita personale. Quest’anno 2014 per me è speciale; Dio mi sta provando in vari modi. Il 15 gennaio a Peschiera ho avuto l’operazione alla spalla destra per pulire quello che l’artrosi aveva rovinato e mettere una ‘protesi inversa’; poi la fisioterapia per vari mesi qui in Casa Madre dei Comboniani a Verona. Sto meglio, ma ancora continuo la fisioterapia. Con questa operazione abbastanza difficile è terminato il dolore continuo (giorno e notte) alla spalla e un malessere generale che avevo da settembre 2013 e che mi ha costretto a lasciare il Brasile per cura della salute. Dalla fine di novembre 2013 sono ricoverato qui a Verona. Il 7 agosto 2014 a Negrar altra operazione per togliere un piccolo tumore nel rene sinistro e fino al 1 settembre sono rimasto allettato. Ora sono più libero ma ho ancora problemi urologi- ci. Il 16 ottobre 2014 avrò la visita di controllo a Negrar e poi vedremo se ci sarà ancora qualche altra cosa…. Data la mia età (83 anni al 10 ottobre) e il mio stato di salute che deve essere sempre controllato , i miei Superiori Maggiori di Roma mi hanno già avvisato che nella loro riunione-Consulta di ottobre mi trasferiranno alla Provincia Italiana. E quindi “Addio Brasile, per me!!’. Rimarrò unito a tanta gente che mi ha amato e che io ho amato con l’amicizia e la preghiera. Intendo ringraziare tutti (Italiani e Brasiliani) che mi hanno aiutato in questi miei 56 anni di missione in Brasile. Dio ricompensi tutti e ci accompagni nel resto della nostra vita! Un grande saluto a tutti! In particolare salutami tua mamma, don Angelo. Dall’amico missionario comboniano . Padre Giacomo Molinari 24 ANAGRAFE PARROCCHIALE D E F U N T I Stefano Walter Alghisi, di anni 79. Deceduto il 22.09.2013. Funerato e sepolto a Corna Ilario Pellegrinelli, di anni 60. Deceduto il 25.11.2014. Funerato e sepolto a Corna Mario Ghidoni, di anni 81. Deceduto il 11.10.2014. Funerato a Travagliato e sepolto a Corna Giuseppe Bianchini, di anni 63. Deceduto il 28.11.2014. Funerato a Corna Giacinto Pellegrinelli, di anni 87. Deceduto a Eraclea (Ve) il 11.12.2014. Funerato e sepolto a Corna Ion Dumitru, di anni 67. Deceduto il 25.10.2014. Funerato a Breno e sepolto a Bessimo. 25 ANAGRAFE PARROCCHIALE B A T T E S I M I Tommaso Carbone, di Francesco e di Pina Vissia Battezzato il 19 ottobre 2014 Alice Giordani, di Massimo e di Trifoglio Greta Battezzata il 20 settembre 2014 M A T R I M O N I O Daniela Camossi e Emanuele Scalvinoni sposati nella parrocchiale di S. Maria Nascente in Berzo Inferiore il 9 agosto 2014 1° gennaio 2015 Giornata della pace: Fraternità che libera Ecco il Messaggio di Papa Francesco per la XLVIII Giornata mondiale della pace, che ha come tema “Non più schiavi ma fratelli”. Dopo aver ricordato i diversi aspetti e le cause profonde delle schiavitù di ieri e di oggi, il Papa esorta a trovare soluzioni comuni per sconfiggere questo “abominevole fenomeno”. La globalizzazione dell’indifferenza, afferma, può essere vinta solo da una pari globalizzazione della solidarietà e della fraternità. Nonostante la formale abolizione, nel mondo, della schiavitù, riconosciuta come “reato di lesa umanità”, afferma il Santo Padre nella prima parte, ancora oggi “milioni di persone sono costrette a vivere in condizioni assimilabili a quelle della schiavitù”: dai migranti ricattati alle donne sfruttate e vendute, dai minori costretti a combattere a quelli trattati per l’espianto di organi. Alla radice di tutto ciò, prosegue il Pontefice, c’è “il peccato che corrompe il cuore dell’uomo”, inducendolo a trattare il suo simile come un mezzo e non come un fine. Ma ci sono anche la povertà, la carenza di educazione e di lavoro, la corruzione. Per sconfiggere la schiavitù, afferma Francesco, occorre un’azione “comune e globale”, leggi giuste ed efficaci meccanismi di controllo. Una presa di coscienza che deve partire anche dal basso, nella consapevolezza che ogni semplice acquisto “è sempre un atto morale, oltre che economico”. Nessuno, in conclusione, può rendersi complice del male distogliendo lo sguardo dalle “sofferenze di fratelli e sorelle in umanità, privati della libertà e della dignità”, “carne sofferente di Cristo”. Don Fausto, le suore... e chi altro non ha paura dell’età e ci dice «ERO IO???» CALENDARIO LITURGICO • Domenica 21 dicembre - IV di Avvento “Canterò per sempre l’amore del Signore” • Lunedì 22 dicembre - Confessioni a Corna dalle 15 alle 16 • Martedì 23 dicembre - Confessioni a Corna dalle 20:30 • Mercoledì 24 dicembre - Vigilia del Santo Natale Battesimo, ore 18:00. Sante Messe della Vigilia: ore 22 a Bessimo (cappella); ore 24 a Corna Dopo le celebrazioni della Notte i fedeli sono invitati a fermarsi un poco per gli auguri • Giovedì 25 dicembre - Santo Natale “Oggi è nato per noi il Salvatore” Sante Messe: ore 8:15, 10:30 e 18 a Corna; ore 9:15 a Bessimo • Venerdì 26 dicembre - Santo Stefano “Alle tue mani, Signore, affido il mio spirito” Sante Messe: ore 17 a Bessimo e ore 18:00 a Corna (con il Battesimo) • Sabato 27 dicembre - Festa di San Giovanni Evangelista “Gioite giusti nel Signore” Sante Messe alle ore 17 (Bessimo) e alle ore 18 (Corna). Battesimo alle ore 19:00 • Domenica 28 dicembre S. Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe “Il Signore è fedele al suo patto” Sante Messe: ore 8:15, 10:30 e 18 a Corna; ore 9:15 a Bessimo • Mercoledì 31 dicembre - San Silvestro - Ringraziamento Sante Messe: ore 17 a Bessimo e ore 18:00 a Corna • Giovedì 1 gennaio - Maria Santissima Madre di Dio - “Dio abbia pietà di noi e ci benedica” 48ª Giornata mondiale della Pace Sante Messe: ore 10:30 e 18 a Corna; ore 9:15 a Bessimo • Sabato 3 gennaio - Santissimo Nome di Gesù Sante Messe: ore 17 a Bessimo e ore 18:00 a Corna • Domenica 4 gennaio - II Domenica dopo Natale “ Il verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in messo a noi” Sante Messe: ore 8:15, 10:30 e 18 a Corna; ore 9:15 a Bessimo. Battesimo alle ore 11:30 • Lunedì 5 gennaio - Feria del tempo di Natale Sante Messe: ore 17 a Bessimo e ore 18:00 a Corna • Martedì 6 gennaio - Epifania del Signore “Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra” Sante Messe: ore 10:30 e 18 a Corna; ore 9:15 a Bessimo - Benedizione dei bambini alle ore 15 a Corna e alle ore 16 a Bessimo • Sabato 10 gennaio - Sante Messe: ore 17 a Bessimo e ore 18:00 a Corna • Domenica 11 gennaio - Battesimo del Signore “Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza” Sante Messe: ore 8:15, 10:30 e 18 a Corna; ore 9:15 a Bessimo Nel periodo Natalizio è presente un sacerdote forestiero per le Confessioni I Sacramenti della Confermazione e della Prima Eucarestia a Corna sono programmati per Domenica 24 maggio, ore 11:00. Presiede la celebrazione don Danilo Vezzoli. La redazione di «Vita Nostra» augura a tutta la comunità parrocchiale un Santo Natale ed un felice 2015.
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