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GIOVEDÌ 15 MAGGIO 2014 ANNO 139 - N. 114
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Guida
al lavoro
Misure / 1
Bonus di 80 euro
anche ai cassintegrati
Misure / 2
Oggi il sì della Camera
sui contratti a termine
Su Sette
D’Amico, Internet
e la privacy negata
di Andrea Ducci
a pagina 10
di Lorenzo Salvia
alle pagine 10 e 11
Domani il magazine
con il Corriere della Sera
RENZI, GRILLO E L’USO DELLE EMOZIONI
I SENTIMENTI
DEGLI ITALIANI
La strage
Ancora 120 persone bloccate. Tensione nelle piazze di Ankara e Istanbul, contestato e minacciato Erdogan
Orrore nella miniera:
i morti sono 274
Scontri in Turchia
di GIOVANNI BELARDELLI
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LE FRAGILITÀ
DI UN PAESE
di MONICA
RICCI SARGENTINI
È
essuno mette in dubbio che
un disastroso evento possa
accadere, ma quando un grave
incidente è prevedibile, anzi
decisamente probabile come era
stato denunciato due settimane
fa, allora è irresponsabile
definirlo «normale».
la peggior strage sul lavoro nella storia dell’industria mineraria turca. Il bilancio dell’esplosione avvenuta
martedì sera nella miniera di
Soma è salito a 274 morti, circa 400 i minatori tratti in salvo. Ma all’appello mancano
altre 120 persone. Tensione e
scontri nelle piazze di Ankara
e Istanbul, contestato e minacciato il premier Erdogan.
CONTINUA A PAGINA 15
ALLE PAGINE 14 E 15
di ANTONIO FERRARI
N
AP / EMRAH GUREL
motivi a tutti noti, il fondatore di Forza Italia non
è più in grado di muoversi in questo campo con
l’abilità (e i risultati) di un
tempo.
Ecco dunque che oggi
sono solo Grillo e Renzi a
occupare per intero il
campo di una politica dei
sentimenti che da tempo
non era praticata con
questa intensità. Fino al
punto da trasformare la
competizione politicoelettorale, tra quelli che i
sondaggi accreditano come i due principali partiti, in uno scontro, appunto, tra la speranza e la rabbia. Tra due sentimenti
che sono stati sempre elementi di base nella storia
politica degli ultimi secoli
(e forse di ogni tempo).
Ma questo scontro, in una
situazione difficile come
quella italiana, con l’incertezza di prospettive
che colpisce tutti e in particolare le nuove generazioni, rischia di assumere
un carattere particolare.
Nel senso che è più agevole il compito di chi fa appello al malessere profondo di un Paese impaurito
dal futuro, puntando sul
diffuso risentimento sociale verso corrotti e privilegiati. È più facile l’uso
politico del risentimento
rispetto a chi (Renzi) deve
riuscire a convincere che
ciò che non è stato fatto
per decenni, ad esempio
l’eliminazione dei mille
interessi corporativi che
ostacolano lo sviluppo,
sarà finalmente fatto. Il rischio oggettivo cui si trova di fronte il leader pd risiede nel fatto che la speranza a cui invita gli italiani ha bisogno di risultati,
e presto. La forza del fondatore del M5S sta invece
nel fatto di poterne fare a
meno, anzi dall’avvantaggiarsi di ogni dato negativo sull’economia, di ogni
nuovo scandalo, di ogni
riforma soltanto annunciata.
La ricostruzione del Quirinale sulle presunte pressioni. L’ex premier: se lo attacco, finisco in cella
Violenze e silenzio
Napolitano: nessun complotto
COMUNITÀ
CRISTIANE,
LE PIÙ COLPITE
AL MONDO
«Berlusconi si dimise e non fece obiezioni su Monti»
«Le dimissioni di Berlusconi furono
libere e responsabili». Il capo dello Stato
interviene nella polemica innescata dalle dichiarazioni dell’ex ministro del Tesoro Usa Geithner sull’addio dell’ex premier al governo nel 2011, escludendo
l’ipotesi di un complotto internazionale.
Berlusconi aveva sollecitato una difesa
del Colle. E ora dice: «Se attacco il Presidente finisco a San Vittore».
Giannelli
ALLE PAGINE 2 E 3 Conti, Di Caro, M. Franco
di ANDREA RICCARDI
Il commento
MA NON SERVE
LA COMMISSIONE
D’INCHIESTA
di MARZIO
BREDA
A PAGINA 39
La reazione: nessun illecito, tutto regolare
Si apre il caso della Ubi Banca
Indagati anche Bazoli e Pesenti
Procura di Milano, smentita per Bruti
di LUIGI FERRARELLA
Quindici indagati, venti perquisizioni,
le sedi di Ubi Banca e Ubi Leasing a Bergamo e Brescia visitate di prima mattina
dalla Guardia di Finanza su mandato
della Procura di Bergamo. Due i filoni di
accusa: ostacolo alla vigilanza di Consob
e Banca d’Italia; riciclaggio e truffa. Tra
gli indagati il banchiere Giovanni Bazoli
e Giampiero Pesenti (Italcementi).
ALLE PAGINE 5 E 6
A PAGINA 9
Di Landro, Gerevini, Massaro, Ubbiali
Primo sì alla Camera. In caso di contenzioso il tempo ridotto da tre anni a uno
Il divorzio breve, sei mesi per un addio
di ALESSANDRA ARACHI
S
i potrà divorziare in soli sei
mesi, in caso di separazione
consensuale. Se la separazione è
conflittuale, invece, i mesi saranno
dodici. Il divorzio breve, dunque,
diventerà ancora più breve. Così
almeno ha decretato ieri la commissione Giustizia di Montecitorio che ha accolto gli emendamenti di vari gruppi politici. Il testo sarà discusso in Aula dal 26 maggio.
Attualmente il periodo di separazione deve durare almeno tre anni.
A PAGINA 21
Colpo di scena nei due giornali
B. BARKET / GETTY IMAGES / AFP e AFP / M. MEDINA
9 771120 498008
40 5 1 5>
Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano
C
onsapevoli tutti di
quanto la politica
italiana sia ormai
incentrata sulla figura del leader, non lo
siamo forse abbastanza di
un altro fatto. Quella stessa politica fa sempre più
affidamento su alcuni
sentimenti fondamentali.
Renzi richiama ogni giorno la necessità di non cedere alle nostre paure, invita a contrastare il pessimismo; insomma, dichiara espressamente di voler
ridare al Paese un orizzonte di speranza. Grillo
punta anche lui sull’uso
politico delle emozioni,
vuole anche lui dare speranza agli italiani, ma è
convinto che intanto occorra distruggere tutto
l’assetto politico esistente. Per questo il sentimento su cui punta, quello che
sta al centro dei suoi discorsi, è la rabbia, in particolare contro l’intero
mondo dei partiti.
Il fenomeno non è certo nuovo nella storia politica italiana. Come mostrava alcuni anni fa un
bel libro di Ennio Di Nolfo
su Le paure e le speranze
degli italiani, il successo
politico di De Gasperi alle
elezioni del 1948 si basò
in gran parte sulla capacità sua e della Dc di intercettare quei due sentimenti indicati nel titolo.
Ma nella prima Repubblica i sentimenti diffusi nel
Paese, le emozioni degli
italiani, venivano richiamati dalla politica pur
sempre entro il quadro di
quelle grandi narrazioni
ideologiche che, vent’anni fa, il crollo del sistema
dei partiti doveva rendere
obsolete. Dopo di allora è
stato a lungo il solo Berlusconi ad avere piena consapevolezza della forza
che il richiamo a sentimenti elementari, ad
emozioni profonde, può
avere nella democrazia di
massa fondata sul ruolo
centrale del leader e dei
media. Ma ormai, per i
Jill Abramson e Natalie Nougayrède
Si dimettono
le direttrici
di New York Times
e Le Monde
di MASSIMO GAGGI
e STEFANO MONTEFIORI
A PAGINA 16
Le regole
Rischi non visti
e ritardi
della finanza
di SALVATORE
BRAGANTINI A PAGINA 6
P
apa Francesco andrà tra
poco in Giordania, Israele
e nei Territori palestinesi.
Saranno a riceverlo i
Patriarchi cattolici orientali.
Incontrerà i Patriarchi
ortodossi, Bartolomeo di
Costantinopoli e quello di
Gerusalemme. Sono tutti
testimoni della crisi dei
cristiani nella regione. Non si
tratta solo di un declino
dovuto a motivi storici,
spesso c’è una vera
persecuzione. In Iraq i
cristiani erano molto più di
un milione prima della guerra
di Bush a Saddam Hussein:
oggi ne restano poco più di
300.000, sottoposti a una
forte pressione. Molti sono
emigrati, taluni sono stati
uccisi perché cristiani. I
cristiani della Piana di Ninive,
nel Nord Iraq adiacente al
Kurdistan, cercano un modus
vivendi con i curdi per
garantirsi la sopravvivenza.
Ma sono soli in questo loro
tentativo.
CONTINUA A PAGINA 39
2
Primo Piano
Giovedì 15 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
La polemica Il caso Geithner
Napolitano gela Berlusconi: ecco i fatti
Nota del capo dello Stato per escludere trame segrete dietro gli avvenimenti del 2011
«Mai avuto notizia di pressioni subite dal premier». La ricostruzione data per data
ROMA — Nessuna trama segreta, nessun complotto. Nulla
che abbia in qualsiasi modo
coinvolto, o anche solo lambito, il Quirinale. Dove, tra l’altro,
non si ebbe notizia «di pressioni e coartazioni subite dal presidente del Consiglio nei momenti e nei luoghi di recente
evocati»: di quello scenario
nulla «fu mai portato a conoscenza del capo dello Stato». Le
dimissioni di Silvio Berlusconi,
preannunciate l’8 novembre
2011 e formalizzate quattro
giorni più tardi, furono «liberamente e responsabilmente rassegnate» e, soprattutto, «non
vennero motivate se non in riferimento a eventi politicoparlamentari italiani». A provocarle, cioè, era stata una precisa sequenza di fatti interni,
visto che la maggioranza sulla
quale si reggeva l’esecutivo era
ormai in dissolvimento.
Più che sgradevole è proprio
insopportabile, per Giorgio Napolitano, trovarsi nel tritacarne
di una campagna elettorale
sgangherata, feroce e senza
esclusione di colpi come quella
in corso per le europee. Tutto
succede per il libro di memorie
dell’ex segretario del Tesoro
americano, Timothy Geithner,
in un passaggio nel quale si
spiega che due anni e mezzo fa
Gli interventi del Colle nel 2011
La Nota
1
2
3
Dopo il vertice europeo
Davanti alle alte cariche
Il messaggio di fine anno
Il Colle ricorda di aver criticato le
«sgradevoli espressioni» di leader Ue:
il riferimento è ai sorrisi di Merkel e
Sarkozy al vertice del 23 ottobre 2011
alcuni «officials» (parola vaga,
riferibile a funzionari o ad alti
burocrati o perfino a esponenti
di governo) dell’Unione Europea tentarono di cooptare la Casa Bianca — che peraltro rifiutò
— in una vasta trama per costringere il premier italiano «a
cedere il potere». Una rivelazione subito colta da Berlusconi
come una conferma, stavolta
timbrata addirittura dall’amministrazione Usa, della sua
vecchia teoria del golpe. Un racconto provvidenziale, insom-
Parlando alle alte cariche dello Stato, il
20 dicembre 2011 Giorgio Napolitano
ricostruì i fatti che portarono alle
dimissioni di Berlusconi
ma. Da rilanciare con il massimo riverbero mediatico alla vigilia del voto, utilizzando l’eterna chiave vittimistica. A costo
di chiamare in causa con ripetuti strattonamenti lo stesso
presidente della Repubblica,
nella pretesa (più o meno esplicitamente suggerita agli elettori) che sia stato parte attiva o
addirittura il regista della manovra per spodestare il Cavaliere.
Un assedio polemico che il
capo dello Stato ha voluto spez-
di Massimo Franco
Un Quirinale prudente
smonta la vulgata
del complotto del 2011
zare, ieri, dopo aver verificato
per due giorni consecutivi che
la rincorsa provocatoria si esasperava, con una nota scritta di
proprio pugno nella quale ristabilisce la sequenza di quella
travagliatissima crisi. Una storia ripercorsa molte volte, puntualizza, e della quale ha dato
conto pubblicamente in diversi
interventi.
Ne parlò il 20 dicembre 2011,
durante l’incontro con le alte
cariche dello Stato convocate
sul Colle per gli auguri di Natale
L
Marzio Breda
a precisazione di Giorgio Napolitano era attesa: se non altro per l’insistenza con la quale
Forza Italia ha rilanciato l’idea di un complotto internazionale contro il governo di Silvio
Berlusconi, e chiesto al capo dello Stato di
pronunciarsi come se ne fosse in qualche modo corresponsabile. Alcune frasi contenute in un libro di
memorie di Tim Geithner, segretario al Tesoro Usa
nell’autunno del 2011, ripropongono infatti l’ostilità
delle cancellerie europee all’allora premier. Ma il comunicato di ieri pomeriggio diffuso dal Quirinale ridimensiona la tesi di una sorta di «golpe». Definisce
«rivelazioni», tra virgolette di scetticismo, quelle di
Geithner. E sfila Napolitano da una polemica che vuole coinvolgerlo in una vicenda ormai trita. Era inevitabile, però, che Berlusconi la ripescasse e la rilanciasse.
In piena campagna elettorale per le europee del 25
maggio, e con un partito dato in calo rispetto alle politiche del 2013, la vicenda potrebbe aiutare la rimonta di FI. Alimenta la narrativa su un governo che alla
fine del 2011 non sarebbe caduto per i contrasti nella
sua coalizione e perché stava portando l’Italia sull’orlo di un tracollo finanziario, ma per un intervento
estero. L’ex premier riparla di «quattro colpi di Stato».
E dice di Geithner: «Ha raccontato come nel G20 di
Cannes per due volte Angela Merkel e Nicolas Sarkozy
convocarono una riunione per far sì che il nostro Paese fosse colonizzato», affidandolo alla «troika» Bce,
Commissione Ue e Fmi. È difficile scansare l’impressione che sulla caduta di Berlusconi abbiano influito
insieme ragioni internazionali e interne.
Le prime, legate ad una situazione economica che
stava sfuggendo di mano all’esecutivo di centrodestra, e preoccupava il resto dell’Ue e gli Stati uniti;
quelle italiane, figlie di una maggioranza parlamentare che si era assottigliata e divisa sempre di più. Per
questo, da mesi il Quirinale, e non solo, captando gli
scricchiolii e registrando
l’ostilità dei mercati, si
guardava intorno per prevenire un vuoto istituzionale;
e nel novembre del 2011
nacque il governo dei tecniBerlusconi
ci di Mario Monti. Nel lessisfrutta le
co cauto del presidente della
«rivelazioni»
Repubblica, i due aspetti
sono presenti entrambi.
per risalire
Napolitano, però, non entra
nei sondaggi
nel merito delle dichiarazioni e degli episodi citati
da Geithner.
Ricorda che sono emersi in riunioni europee e internazionali alle quali «non aveva titolo per partecipare e non partecipò». Si limita a far presente che difese Berlusconi quando fu insultato da alcuni capi
esteri con «inopportune e sgradevoli espressioni
pubbliche». Per il resto, nega di avere mai avuto sentore di «pressioni e coartazioni subìte dal presidente
del Consiglio» di allora. Per quanto ne sa, le sue dimissioni furono date «liberamente e responsabilmente»; e come tali «motivate» dallo stesso Berlusconi. Una ricostruzione così calibrata non deve sorprendere: non poteva mancare, né poteva essere diversa. E
in fondo, nonostante si parli di «ricostruzione di circostanza», la replica del Quirinale sembra bastare anche a FI.
Il partito si limita a sfruttare l’episodio per scuotere
un elettorato di centrodestra deluso e tentato dall’astensione; e per contrapporre il Berlusconi democraticamente eletto ai governi successivi: dal 2011 all’attuale. Inserisce quegli avvenimenti in una campagna nella quale si accentua lo scontro non solo con
Beppe Grillo ma con lo stesso premier Matteo Renzi:
segno che Berlusconi teme la competizione del Pd nel
suo serbatoio elettorale. Il rilancio sulla riforma delle
due Camere; il martellamento su un premier arrivato
a Palazzo Chigi senza elezioni; la protesta per non potere «attaccare il capo dello Stato e la magistratura»
perché «basterebbe un passo falso per essere mandato ai domiciliari o al carcere di San Vittore»: sono tutti
tasselli di un Berlusconi che chiede voti contro le presunte ingiustizie subìte. In passato, spesso ha funzionato. Stavolta, forse, sarà meno facile.
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Anche nel messaggio di fine anno del
2011, spiega il Colle, il presidente ha
ricordato le motivazioni «relative a
fatti politici interni» di quella crisi
e con il governo Monti insediato da appena qualche settimana. Ricostruì, e senza obiezioni
di sorta, «il clima aspramente
divisivo radicatosi nei rapporti
politici» e accennò a come «la
sostenibilità anche internazionale di quello stato di cose era
giunta a un punto limite», aggravando «i problemi di fondo
del Paese», acutizzati dai continui collassi dell’economia. Uno
scenario disastrato, con una
maggioranza spappolata, nel
quale a lui «toccava solo registrare e seguire imparzialmente
le reazioni delle forze in campo». E così fece, «fino a quando
Berlusconi, prendendo atto di
una situazione così critica, dopo l’esito negativo di una votazione significativa in Parlamento, si risolse, con senso di
responsabilità, a rassegnare le
dimissioni». Il via libera all’esecutivo tecnico che lo sostituì,
per inciso, ebbe l’avallo dello
stesso Cavaliere. E, precisò allora Napolitano, senza che «nulla
fosse scalfito»: senza «nessuna
forzatura, né tantomeno alcuno
strappo al nostro ordinamento
costituzionale».
Certo, c’era poi il «contesto
europeo». Ma anche qui il memorandum del capo dello Stato
è utile a cancellare le amnesie
interessate di questa campagna
elettorale. Si vada a vedere, per
esempio, il suo commento del
25 ottobre 2011 alle «inopportune e sgradevoli espressioni
pubbliche» e di «scarsa fiducia
nei confronti degli impegni assunti dal nostro Paese», aggiungendo eloquentemente
che «nessuno può pretendere
di avanzare pretese da commissario... da 60 anni accettiamo limitazioni di sovranità, ma in
condizioni di parità con gli altri
Stati». Un ammonimento che
volle fare quando la Merkel e
Sarkozy, nel pieno di un vertice
internazionale, replicarono con
sgradevoli risolini alle domande dei cronisti sull’affidabilità
del premier italiano.
Per il resto, dell’ostilità e delle eventuali manovre dei leader
della Ue, al Quirinale non si sapeva nulla. Anche perché il nostro capo dello Stato, al pari dei
suoi omologhi europei privi di
potere esecutivo, non prendeva
parte ai meeting dell’Unione. Di
più: Berlusconi, ad ogni suo
colloquio al Quirinale, dava
una versione delle cose molto,
molto diversa. Magari spinto da
uno spirito autoconsolatorio,
riferiva i suoi contatti con gli altri partner quasi alla stregua di
una marcia trionfale, dove alla
fine si decideva esattamente
quello che aveva proposto lui.
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Corriere della Sera Giovedì 15 Maggio 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
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Il centrodestra Il leader azzurro cavalca la teoria del «golpe»
La rabbia dell’ex Cavaliere:
ma non attacco pm e Colle,
potrei finire a San Vittore
«Abbiamo motivi per essere furiosi e disgustati»
E alza ancora il tiro su Renzi e le riforme
Le dimissioni
La mano di Silvio
Berlusconi saluta
attraverso il finestrino
della sua auto
che lascia il Quirinale:
è il 12 novembre 2011,
giorno in cui rassegna
le dimissioni
da presidente
del Consiglio al capo
dello Stato
(foto Ansa/Di Meo)
Il portavoce della Cancelliera: abbiamo collaborato con tutti i governi italiani
Merkel e i timori per la tenuta del Ppe
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BERLINO — L’ultima cosa che Angela Merkel si augurava,
a 10 giorni dalle Europee, era questa nuova tempesta che
rischia di danneggiare la marcia di un Ppe in cui
convivono faticosamente la sua Cdu e una Forza Italia
sempre più antitedesca. Le rivelazioni nelle memorie
dell’ex segretario al Tesoro Usa Geithner non vengono
commentate, perché non si danno valutazioni sulla
politica interna dei Paesi e «sui libri che ne riferiscono».
È un silenzio carico di preoccupazioni. Ma Merkel fa
sapere che a Berlino «si collabora in modo amichevole e
cooperativo con tutti i governi italiani». Quindi, leggendo
tra le righe, è accaduto così anche con quell’esecutivo che
invece sarebbe stato fatto cadere, mentre l’Italia era
precipitata in una crisi senza prospettive, da un fronte in
cui la Cancelliera e il presidente francese Sarkozy
avrebbero avuto un ruolo determinante. È stata una
giornata di riflessione quella che si è conclusa con le
poche, misurate parole del portavoce del governo
tedesco. Forse si è voluto aspettare l’intervento di
Napolitano, che ha sgombrato il campo dalla teoria del
complotto. Era già accaduto in passato, quando il Wall
Street Journal aveva parlato di una telefonata di Angela
Merkel per chiedere la testa dell’allora premier. Dopo la
smentita del Colle, fu diffusa una nota per confermare
l’«accurata ricostruzione». Ieri una nuova puntata di un
conflitto che non sembra destinato ad esaurirsi.
Paolo Lepri
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ROMA — Lo spiega a metà del
suo lunghissimo discorso perché
non risponde direttamente a Napolitano: «Quando faccio comizi, devo
ricordarmi che non posso attaccare
la magistratura e il capo dello Stato
perché in quel caso, mi si dice,
“scherzi col fuoco”, e basterebbe un
passo falso per essere consegnato ai
domiciliari o a San Vittore». Silvio
Berlusconi cavalca il giallo del
«complotto» illustrato nel suo libro
dall’ex ministro del Tesoro americano Geithner, ma in serata evita di
entrare di nuovo pubblicamente in
rotta di collisione con il Quirinale.
In mattinata era stato durissimo,
e aveva sollecitato Napolitano e
Renzi a difenderlo, a scendere in
campo, a sposare la sua causa: «Siamo stati vittime di un colpo di Stato» ed è «gravissimo» che le alte cariche dello Stato restino in silenzio.
Nel pomeriggio, dopo la replica del
Quirinale, l’ex premier non è certo
più tranquillo, ma evita attacchi diretti: «Abbiamo motivi per essere
furiosi, delusi e disgustati per quello che è successo negli ultimi 100
giorni di governo e anche ieri...»,
dice all’inizio del suo intervento
nella sala gremita del Parco dei
Principi dove è arrivato per sostenere la candidatura di Antonio
Tajani. E, da quel momento in poi,
la lunghissima sfilza di recriminazioni, e lamenti, e accuse e denunce
sovrasta tutto. Anche la necessità,
pure sentita dai suoi, di mandare
messaggi di proposta e non solo di
sconforto a un elettorato stremato.
No, il Berlusconi di questi giorni
— colpito da inchieste giudiziarie
che coinvolgono suoi ex fedelissimi
come Scajola e anche personaggi
vicini a FI come nell’inchiesta sull’Expo — sembra un leone in gabbia che lotta contro sondaggi niente
affatto esaltanti e grandi difficoltà
di risalita. Tanto che considera ormai il 20% come un risultato, se non
auspicabile, certamente «non negativo», anzi «un miracolo». E tanto da non riuscire a fare un’arma di
contrattacco ma piuttosto di difesa
del suo passato la ricostruzione del
complotto che arriva dall’America.
La prima lamentela di Berlusconi
è per i giornali che non avrebbero
dato con il giusto risalto alla vicenda: «Avrei voluto vederlo sulle prime pagine: noi abbiamo subito 4
colpi di Stato in 20 anni!». Subito
dopo arriva la ricostruzione: «Un
ministro della prima amministrazione Obama ha raccontato come
nel G20 di Cannes per due volte
Merkel e Sarkozy convocarono una
riunione per far sì che il nostro Paese fosse colonizzato, attraverso un
prestito da 80 miliardi del Fmi e con
la sospensione del potere lasciato
alla Trojka». Ma Geithner ha raccontato anche di «pressioni di funzionari europei per dare una spinta
al mio governo e dar vita a un governo dei tecnici guidato dal signor
Monti. Anche Zapatero lo sapeva,
una settimana prima che lasciassi
mi chiese: “Ma perché ti dimetti? So
che arriva Monti”...».
Il fastidio
Il leader infastidito
dall’indifferenza ostentata
da Renzi dopo le
«rivelazioni» di Geithner
Il partito
La preoccupazione per i
fondi per il partito: un tempo
ero Paperon de’ Paperoni,
oggi serve il fund raising
I seggi
La necessità di avere
persone preparate ai seggi
«per evitare che vengano
sottratti voti a Forza Italia»
E però, se Berlusconi non torna a
chiamare in causa il capo dello Stato dopo la replica del Quirinale, a
farlo in nome suo sono tutti gli
esponenti del suo partito, fino alla
Santanchè che definisce Napolitano, anche dopo la sua smentita, «il
regista del complotto». Il tutto
mentre il capogruppo Brunetta deposita la richiesta di istituzione di
una commissione parlamentare
d’inchiesta ad hoc, nel silenzio del
Pd che non raccoglie.
E non c’è dubbio che l’indifferenza ostentata di Renzi e dei suoi
ha deluso e fatto arrabbiare Berlusconi, che forse non a caso — dopo
aver affondato la lama contro un
premier che è andato al governo
senza elezioni — continua a indurire la sua posizione sulle riforme:
«Renzi si faccia le riforme, è inutile
prendere accordi prima se poi non
vengono mantenuti, anzi vengono
cambiati. Noi aspettiamo, da opposizione responsabile quale siamo,
di vederle in Parlamento. Se le riteniamo buone diamo voto favorevole altrimenti non diamo il nostro
voto».
Insomma, l’ipotesi di una collaborazione dopo le elezioni su riforme e legge elettorale resta in bilico,
come un senso di precarietà emerge da tutto il discorso che Berlusconi fa ai suoi sostenitori. Perché c’è il
ricordo dettagliato degli ultimi
venti anni, passati a «lottare per la
libertà, e alla fine io non sono più
libero», ma c’è anche l’oggi difficile: «Un tempo ero Paperon de’ Paperoni — scherza — e oggi mi ritrovo con una fideiussione di 87
milioni per aver finanziato Forza
Italia... Bisogna ormai ricorrere al
fund raising, serviranno persone
specializzate nel raccogliere fondi».
Come ne serviranno ai seggi per
evitare che vengano sottratti voti a
FI, cosa che l’ex premier giura che
avvenne alle ultime elezioni: «Abbiamo calcolato che ci sono state
annullate 25 schede a seggio, per 62
mila sezioni: un milione e seicentomila voti in meno».
Paola Di Caro
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L’accademia Sandro Gori, già responsabile per il Colle, e Massimo Sgrelli, a Palazzo Chigi fino al 2008: è importante anche per gli enti locali
Come accogliere la regina d’Inghilterra: a scuola di protocollo
Esperti di cerimoniale si associano:
la forma è parte di una trattativa
Quando Pertini baciò la bandiera
ROMA — «Ricordo perfettamente la visita di Nixon in Italia
nel 1968. Per motivi di sicurezza,
era un anno complicato sul piano
dell’ordine pubblico, venne sconsigliato il tragitto in auto dall’aeroporto a Roma. E così il presidente degli Stati Uniti atterrò in
elicottero su piazza del Quirinale.
Una scena oggi impensabile...». La
memoria di Sandro Gori, per lunghi anni responsabile del cerimoniale della presidenza della Repubblica sotto i mandati di Pertini, Cossiga e Scalfaro, è una miniera di memorie,storie,
aneddoti, ricordi. Materiale utilissimo oggi per la nuova esperienza
professionale di Gori, che ha lasciato il Quirinale nel 2006 andando in pensione. È lui il presidente
della neonata «Accademia del Cerimoniale-Protocol Academy»,
una nuova associazione professionale che riunisce esperti nel
settore del protocollo internazionale e verrà presentata ufficialmente oggi. Con Gori c’è Massimo
Sgrelli, dal 1992 al 2008 capo del
Dipartimento del cerimoniale di
Palazzo Chigi, Claudio Ligas, ex
portavoce di Luciano Violante alla
presidenza della Camera ed ex
portavoce di Massimo D’Alema
durante la segreteria Pds, e poi
Laura Pranzetti Lombardini (au-
trice de «Il dizionario contemporaneo di buone maniere») e Michele D’Andrea, esperto in cerimoniale e in decorazioni onorifiche.
L’Accademia metterà a disposizione di enti locali, Comuni o Regioni, così come di aziende private, la propria esperienza nel campo dei rapporti istituzionali. Spiega Sgrelli: «Per molte ditte italiane
non è facile relazionarsi correttamente con interlocutori che vengono da Paesi in cui la forma è
parte essenziale della trattativa,
penso a tante realtà dell’Oriente o
del mondo arabo. Noi possiamo
mettere a disposizione una conoscenza approfondita e una vasta
gamma di professionalità».
Sono vite piene di aneddoti e di
ricordi. Per esempio Gori ha ancora negli occhi la prima visita di
Elisabetta II alla quale partecipò
nel 1980: «Mi fece impressione
l’istintiva distanza alla quale si te- con qualche correzione nel 2008.
nevano gli ambasciatori coinvolti Il perché lo spiega Massimo Sgrelnell’avvenimento. Vent’anni do- li: «L’Italia, nel dopoguerra, usciva
po, nella visita del 2000, tutto era dall’enfasi del cerimoniale fasciben più sciolto e informale». Il sta, tipico delle dittature. Quindi
presidente più attento alla forma e ci fu un rifiuto iniziale del probleall’etichetta? «Sicuramente Cossi- ma. Ricordo che nel 1992 ne feci
ga, che aveva anche una cono- cenno a Giulio Andreotti, allora
scenza approfondita del mondo presidente del Consiglio. E mi rimilitare». Il gesto più informale? spose con un sorriso: «Per carità,
«Il primo bacio alla bandiera di non me ne parli nemmeno, nel
Pertini. Ruppe, dopo
gli anni difficili della
nostra storia, un meccanismo che teneva
anni fa, il 14 aprile 2006, l’Italia
distante il tricolore coapprovava il primo codice di regole per
me simbolo».
il cerimoniale e il protocollo pubblico
In realtà l’Italia si è
data molto tardi un codice formale di regole protocolla- 1950 posi io il problema a De Gari. Le disposizioni in «materia di speri e ci furono discussioni su dicerimoniale e disciplina delle pre- scussioni...». E così il dossier vencedenze tra le cariche pubbliche» ne chiuso solo nel 2006.
Paolo Conti
risale appena al decreto del Consi© RIPRODUZIONE RISERVATA
glio dei ministri del 14 aprile 2006
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Bandiera Il capo dello Stato
Sandro Pertini ( 1978-1985)
bacia il Tricolore rompendo
la ritualità del cerimoniale (Ap)
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Giovedì 15 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Giovedì 15 Maggio 2014
Primo Piano
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Istituti di credito L’inchiesta
«C’era un patto per controllare Ubi Banca»
Perquisizioni nelle sedi dell’Istituto. Bazoli e Pesenti tra i 15 indagati. Massiah: fiduciosi
BERGAMO — Un incontro
segreto a casa di Franco Polotti,
il presidente del consiglio di
gestione di Ubi Banca, il 13
marzo scorso, alle 18. Un giro di
contatti tra sei uomini chiave
del gruppo bergamasco Amici
di Ubi banca e di quello bresciano Associazione banca lombarda e piemontese. È qui che
spunta anche il nome di «Nanni», Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza
di Intesa San Paolo e del consi-
Il retroscena
Sospetti su un vertice
a casa di Franco Polotti
per concordare le nomine
alla guida dell’istituto
glio direttivo dell’anima bresciana degli azionisti. Oltre al
suo, anche quelli di Andrea
Moltrasio, presidente del consiglio di sorveglianza di Ubi,
Armando Santus, suo vice, Mario Cera, vice presidente vicario
e Italo Lucchini, componente
del consiglio di gestione.
È uno dei retroscena dell’inchiesta della procura di Bergamo che ha spedito i militari del
Nucleo di polizia valutaria della
Guardia di Finanza guidati dal
generale Giuseppe Bottillo a
perquisire le sedi di Ubi Banca a
Bergamo e della controllata Ubi
Leasing, a Brescia. Quindici gli
indagati, venti le perquisizioni,
due i principali filoni su cui sta
lavorando il pubblico ministero Fabio Pelosi. Il primo è l’ipotesi di ostacolo alla vigilanza,
patti parasociali non comunicati alla Consob e alla Banca
d’Italia per manovrare le nomine degli organi societari, dei
comitati interni e delle società
controllate. Il secondo, per riciclaggio e truffa, riguarda la cessione, secondo l’accusa sottocosto, di beni di Ubi Leasing a
persone vicine ai vertici della
banca. Come la barca Akhir
108, che valeva 10 milioni di
euro e che è stata venduta a 3
milioni e mezzo, il Cessna dell’ex agente dei vip Lele Mora e
alcuni automezzi.
Nel primo filone sono indagati Emilio Zanetti, ex presidente del consiglio di gestione
di Ubi ed ex presidente di Amici
di Ubi banca, Moltrasio, Cera,
Polotti, Bazoli e Victor Massiah,
consigliere delegato di gestione Ubi. Italo Lucchini, componente del consiglio di sorveglianza di Ubi e del cda di Italcementi, lo è per operazioni
compiute in conflitto di interessi con il gruppo. Per le compravendite Ubi Leasing figurano la figlia di Lucchini, Silvia,
amministratore unico di Tuscany Charter srl, e Giampiero
Pesenti, presidente di Italcementi. Stessa ipotesi per Giampiero Bertoli, ex amministratore delegato di Ubi Leasing; Guido Cominotti, ex responsabile
del recupero e vendita di beni
Ubi Leasing; e Alessandro Maggi, vice direttore generale vica-
La carta d’identità
Nome: UBI Banca
(Unione di Banche Italiane)
Data di nascita:
Aprile 2007,
dalla fusione
per incorporazione fra Bpu
(Banche Popolari Unite)
e Banca Lombarda
Sede principale:
Bergamo
Il blitz
L’operazione ha
riguardato uffici della
società a Bergamo,
Brescia e Milano
6
5%
Le filiali
all’estero
1.725
Le filiali
in Italia
18.337
La quota di mercato
in Italia (terzo
gruppo bancario
commerciale
per capitalizzazione
di Borsa)
I dipendenti
rio di Ubi Leasing. E, ancora,
Michele Di Leo, amministratore unico di Cm Air Craft; Marco
Diana, consigliere delegato
della Marina di Verbella srl e
Alessandro Miele, titolare di
studio navale.
La bufera sui vertici della
banca - indica una nota di Ubi è stata sollevata da una serie di
esposti. Nel 2012 lo ha presentato Giorgio Jannone, l’ex onorevole Pdl che delle critiche alla
gestione aveva fatto il suo cavallo di battaglia. Ha poi corso
alle elezioni per il rinnovo del
consiglio di sorveglianza con
una propria lista nel 2013 ma
alla fine, colpo di scena, ha appoggiato la terza, minoritaria.
Un altro è di Elio Lannutti, presidente di Adusbef ed ex parlamentare Idv. Nel luglio del 2013
si è poi aggiunto quello dei cinque consiglieri di sorveglianza
capeggiati da Andrea Resti
(della lista appoggiata da Jannone). Una spina nel fianco per
i vertici. Lo si capisce da una
conversazione annotata dai finanzieri. A proposito di una seduta, il presidente Moltrasio
parla con Alberto Folonari, suo
vice: «Non c’era il professore,
nostro amico, e il clima quando
non c’è è molto diverso». Altre
circostanze sono ritenute interessanti dagli inquirenti. Come,
appunto, quell’incontro da Polotti. Che Bazoli sia stato coinvolto emerge da un sms che il
padrone di casa manda a «Nanni e Mario»: «Appuntamento
per il 13.3 a casa mia con le tre
persone che sapete». Mario è
Mario Cera. L’incontro c’è stato? Non è dato saperlo, né se
Bazoli vi abbia partecipato. Bastano però anche i soli contatti
per interrogarsi sul suo ruolo,
Azionisti
Un’immagine
della assemblea dei soci di
Ubi Banca tenutasi a Brescia il 10 maggio scorso:
all’appuntamento si erano
presentati
6.900 soci in
rappresentanza del 30%
circa del capitale. Nel 2013
l’istituto di credito ha fatto
registrare un
utile netto
di 250,8 milioni di euro
(Fotogramma)
L’inizio
La bufera giudiziaria
innescata da esposti degli
ex parlamentari Jannone
(Pdl) e Lannutti (Idv)
tro. L’oggetto sarebbe proprio il
rinnovo delle cariche nelle controllate: «Loro di Bergamo sono
pronti con delle forze che non
sono i professionisti di un certo
tipo di una volta, vicini alla Curia e basta, sono delle risorse» e
poi si fanno i nomi di grandi famiglie dell’economia «Bombassei, Radici, Confindustria».
Fabrizio Massaro
Giuliana Ubbiali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La vicenda
La Finanza
Le perquisizioni
in varie città
Ieri, nell’ambito di una
inchiesta della procura di
Bergamo su Ubi Banca sono
scattate perquisizioni da
parte della Guardia di
Finanza (che ha impiegato
100 militari) in varie città
d’Italia negli uffici di top
manager del gruppo
bancario, di noti banchieri e
imprenditori .
I nomi
Gli uffici
e gli indagati
Le reazioni Il professore di Brescia accusato solo per ostacolo alla vigilanza
La difesa: «Quegli accordi
sono inseriti negli atti ufficiali»
«Il presidente di Italcementi coinvolto per una barca»
BERGAMO — «Tutto è stato debitamente comunicato»: Giovanni Bazoli,
81 anni, più di 50 tra imprese e banche,
è intervenuto ieri con i suoi avvocati in
merito alle notizie della variegata inchiesta della procura di Bergamo su Ubi
Banca. «Il professore — hanno specificato i legali — è interessato dall’indagine in corso esclusivamente come presidente di un’associazione di Ubi Banca,
non come presidente del consiglio di
sorveglianza di Intesa San Paolo».
Il riferimento è all’associazione Banca lombarda e piemontese, che rappresenta l’anima bresciana dell’istituto di
credito insieme all’associazione (stavolta bergamasca) Amici di Ubi. «L’indagine — riferiscono gli stessi legali —
ha per oggetto presunti patti parasociali che non sarebbero stati comunica-
lui che da due anni è fuori dagli
organi di Ubi. Sul contenuto
della riunione poco si sa. Quello, però, era un periodo «caldo» per la modifica dello statuto e per il rinnovo delle cariche
sociali nelle società controllate.
Colpiscono, inoltre, le parole
tra Moltrasio e «Francesco» (si
presume Iorio, direttore generale e componente del consiglio di gestione di Ubi, annotano gli investigatori), un paio di
giorni prima la data dell’incon-
ti alle competenti autorità. Si precisa
che gli accordi che hanno dato vita a
Ubi, dal cui consiglio di sorveglianza il
professor Bazoli è peraltro uscito da oltre due anni, così come tutti i successivi, sono stati recepiti negli statuti e in
atti ufficiali debitamente comunicati.
Quanto alle altre ipotesi di reato oggetto delle indagini, esse non riguardano
in nessun modo il professor Bazoli».
Quindi una secca replica alle accuse
sui patti occulti, e una netta presa di distanza dalle contestazioni di truffa e riciclaggio, l’altra gamba dell’inchiesta,
che riguarderebbero invece la compravendita di beni di Ubi Leasing ceduti
sotto costo a società «amiche»: almeno
così ritiene l’accusa. Un fronte sul quale
ieri ha insistito parecchio, invece, l’altro indagato eccellente, il presidente
del consiglio di sorveglianza di Ubi Andrea Moltrasio. In una lettera inviata
attorno alle 17 a tutti i dipendenti del
gruppo ha parlato delle perquisizioni
della Guardia di Finanza come di una
«procedura conseguente alla presenta-
54
zione di due esposti già noti dal 2012,
prodotti da parte di Jannone (Giorgio,
l’ex deputato di Forza Italia e tuttora
presidente delle Cartiere Pigna, ndr) e
Lannutti (Elio, dell’Adusbef, ed ex senatore Idv, ndr) e di un esposto del luglio 2013 presentato dai Consiglieri di
Sorveglianza Resti, Agliardi, Cividini,
Gallarati e Zucchi. In relazione peraltro
ai fatti oggetto degli esposti, il gruppo
ha già fornito a suo tempo varie risposte e chiarimenti ai competenti organi
di vigilanza». Moltrasio ha chiuso sottolineando «il nostro corretto operato.
Ci stiamo prodigando per assistere le
indagini e far chiarezza nell’interesse
della reputazione della nostra banca e
di tutte le parti coinvolte».
La percentuale con cui la «lista
istituzionale», guidata da Andrea
Moltrasio, aveva conquistato, nel
2013, la maggioranza dei voti per il
rinnovo del Consiglio di Sorveglianza di Ubi Banca. Tra gli oppositori Giorgio Jannone e Andrea Resti
Nessun riferimento alle notizie sui
presunti patti occulti per il controllo
della banca, esattamente come ha fatto
una delle figure più storiche della famiglia Ubi, ovvero Emilio Zanetti: ex presidente della Banca Popolare di Bergamo e del Consiglio di Gestione di Ubi.
Per i bergamaschi «un uomo, una banca». È indagato: «Ho appreso la notizia
dell’inchiesta dai telegiornali e non mi
sono sorpreso. Credo sia un atto dovuto da parte della magistratura, in seguito agli esposti presentati già da tempo.
Sono sereno e continuerò a esserlo rispetto a qualsiasi contestazione». Dichiarazioni quasi all’unisono, che hanno ricalcato una delle prime uscite di
ieri, quella di Victor Massiah, consigliere delegato di Ubi Banca: «Siamo
molto rilassati, fiduciosi, è una vecchia
storia rispolverata non so per quali ragioni». Chi, invece, non ha voluto intervenire direttamente, è stato Giampiero Pesenti, presidente Italcementi,
«coinvolto nell’inchiesta per l’acquisto
dello yacht» come hanno precisato
fonti a lui vicine. Le stesse hanno confidato che l’indagine «sarà in grado di far
emergere la sua totale estraneità e la
congruità del suo operato».
Armando Di Landro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il blitz del nucleo di polizia
valutaria ha riguardato, tra
gli altri, gli uffici di Franco
Polotti, Andrea Moltrasio e
Mario Cera; del consigliere
delegato Massiah e del
consigliere Italo Lucchini.
Perquisiti anche gli uffici di
Giovanni Bazoli e
dell’imprenditore Giampiero
Pesenti
Le accuse
Accordi segreti
e riciclaggio
I filoni d’indagine sono due: il
primo ipotizza l’ostacolo
all’attività di vigilanza per
presunte anomalie nella modalità
di comunicazione delle
indicazioni dei vertici di Ubi Banca
da parte di due gruppi di azionisti.
Il secondo, ipotizza i reati di truffa
e riciclaggio per presunte
irregolarità nella compravendita
di beni di lusso per alcuni ex
dirigenti di Ubi leasing
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Primo Piano
Giovedì 15 Maggio 2014 Corriere della Sera
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Istituti di credito Le operazioni
L’aereo di Lele Mora e lo yacht
Ecco le accuse sulle «svendite»
I pm: rilevati dai clienti insolventi e poi svalutati con perizie
L’ex manager delle star: su quel jet erano saliti DiCaprio e Costner
Il rogito del notaio D’Abramo di
Livorno è del 14 novembre 2011.
Quel giorno una società schermata
dalla fiduciaria Professional Auditing di Bergamo acquista «l’imbarcazione modello Akir 108 denominata
Shedar». Insieme alla vendita di un
Cessna Citation 500, il jet che fu di
Lele Mora, è una delle tante operazioni transitate in passato dagli uffici
di Ubi Leasing e finite nel mirino della Banca d’Italia e poi della procura
(ma in molti casi intercettate anche
dal sistema di controlli interni). Proviamo a capire come si fa, per esempio, a comprare nel 2011 a prezzi apparentemente di saldo una barca
quasi nuova. Poi vediamo il jet.
«Barca» è riduttivo per un motoryacht lungo 32 metri costruito nel
2009 dai Cantieri di Pisa e che solo di
equipaggio (5 persone) costa esattamente 265 mila euro all’anno (2012).
L’Akir nel 2010 diventa oggetto di
un’operazione di leasing nautico di
Le carte sparite
La documentazione sul jet è
sparita, non si sa chi l’abbia
comprato dopo Lele Mora che
dice di non ricordarne il valore
Ubi Leasing con controparte Massimo Crespi, l’imprenditore degli yacht
che due anni dopo sarà arrestato per
evasione e frode fiscale.
Prezzo della «nave»: 10 milioni più
iva. Crespi ci fa qualche giretto poi
smette di pagare le rate, è insolvente.
Sono passati pochi mesi. Brutta grana per Ubi che si deve riprendere l’ingombrante mezzo. A inizio 2011 tra
svalutazioni e perizie l’Akir viene
«prezzata» 6 milioni e a quella cifra vi
sarebbero delle offerte serie d’acquisto. Ma non si chiude, si tergiversa.
Una «melina» che ad alcuni, anche
dentro la banca, è sembrata incomprensibile. Così dopo l’estate (stagione persa per i ricavi da noleggio) una
nuova perizia stabilisce che lo yacht
vale intorno ai 4 milioni. La firma sul
documento è del comandante Alessandro Miele che contemporaneamente è anche l’intermediario per
conto di un misterioso acquirente.
Lele
Mora,
59 anni
(Ansa)
Valore iniziale
(in euro)
Valore finale
(in euro)
Valore iniziale
(in euro)
Valore finale
(in euro)
1.313.000
60.962
Il Cessna
Il velivolo del 1974 appartenuto
a Lele Mora, modello Cessna
500-0143. L’aereo privato può
trasportare fino a nove
passeggeri ed è lungo poco
più di 14 metri
10.000.000
3.500.000
Lo yacht
La barca di lusso modello Akir
108. Lo yacht ha una lunghezza
di 32,96 metri e la velocità
massima è di 25 nodi. L’equipaggio (cinque persone) costa
265 mila euro all’anno
L’epilogo è davanti al notaio di Livorno. Tuscany Charter srl acquista
l’Akir per 3,5 milioni da Ubi Leasing.
La provvista deriva da un finanziamento soci. Già, ma chi e’ l’azionista
della Tuscany che ha preso per 3,5
milioni ciò che un anno e mezzo prima valeva 10 milioni? È un’operazione pilotata (e a danno della banca)
per favorire qualcuno?
L’unico socio è la Professional Auditing che fa capo al commercialista
Italo Lucchini. Non è uno qualsiasi,
Lucchini, perché ha poltrone di
grande rilievo: consigliere di gestione di Ubi Banca nonché consigliere di
Italcementi e vicepresidente di Italmobiliare, cioè le due holding al vertice del gruppo che fa capo alla famiglia Pesenti. Ma Lucchini con la sua
Professional Auditing è solo un prestanome. I soldi sarebbero arrivati da
Cipro, esattamente dalla società Vassiliko Cement, partecipata al 24% dal
gruppo Italcementi. Comunque sia il
proprietario finale dell’Akir, che poi,
pressoché inutilizzata, è stata messa
in vendita, è il presidente del gruppo
Italmobiliare-Italcementi, Giampiero Pesenti (nessuna carica in Ubi).
«Nei suoi confronti — riportavano
ieri le agenzie indicando “fonti vicine” a Pesenti — sono ipotizzate irregolarità riguardanti attività personali che non coinvolgono Italcementi».
Inoltre «si ipotizza un’operazione
condotta a prezzi di favore, si confida
invece che nel corso dell’indagine
emerga la totale congruità e correttezza della transazione».
Dallo yacht al jet il passo è breve,
siamo sempre dentro Ubi Leasing.
Ma il Cessna Citation 500 è un po’ più
vecchiotto (1974). Nell’ottobre 2010,
denunciando la presunta mala gestio
in Ubi Leasing, Giorgio Jannone, ex
parlamentare del Pdl, bergamasco,
azionista di riferimento delle Cartiere
Pigna, socio di Ubi, protagonista di
un duro scontro con il vertice negli
ultimi anni, pubblica la foto dell’aereo su Facebook accompagnandola
da una didascalia: «Gli affaroni di
Ubi: aereo a reazione 9 posti, acquistato da Ubi. Cliente Lele Mora (!).
Pagato 1,8 milioni di dollari (pari a
1.313.000 euro, ndr) e venduto a
60.962 euro. Perdita per Ubi: circa 2
milioni di dollari». Ma chi ha comprato? Una società del Delaware, la
Hnp Aviation. Non si sa altro perché
la documentazione è sparita. Pare
però che a intermediare la vendita
del jet da Bergamo al Delaware sia
stato lo stesso comandante Miele. Su
quel Cessna hanno appoggiato l’illustre sedere «Naomi Campbell — ricorda oggi Lele Mora — Nicole Kidman, Kevin Costner, Leonardo DiCaprio e una volta lo prestai gratis a Baglioni. Non ricordo il valore esatto
dell’aereo».
Mario Gerevini
[email protected]
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questo e altri giornali scaricateli da qui http://quoidianes.tumblr.com/
La storia La banca nata alla fine del 2006 dalla fusione tra la Lombarda di Brescia e le Popolari di Bergamo
Unite contro lo straniero, le ex rivali insieme per forza
MILANO — La rivalità e i campanilismi tra due città lombarde come Bergamo e Brescia, vicine geograficamente
ma autonome nella gestione del potere,
a fine 2006 vennero accantonate per
una causa comune: proteggersi dallo
straniero.
Era il periodo delle grandi integrazioni: Intesa e Sanpaolo si erano appena
fuse, i lavori erano in corso per Bpi e Popolare di Verona-Novara. La bresciana
Banca lombarda, ricca, concentrata nel
Nord Ovest produttivo e con un azionariato frastagliato era molto appetita per
un’integrazione ma anche il bersaglio
perfetto per una scalata. Un colosso
estero a Brescia — si parlava di Crédit
Agricole ma anche delle spagnole Bbva
e Santander — sarebbe stato un concorrente temibile per i bergamaschi. Dunque meglio unire le forze, superando
anche le difficoltà di sposare una spa, la
Lombarda, con una popolare, Bpu, dove
vige il voto capitario. Il matrimonio riuscì e nacque Ubi Banca, una popolare.
Fu il capolavoro — così definito nelle
cronache dell’epoca — di Giovanni Bazoli, vicepresidente dell’istituto bresciano e poi di Ubi. Nasceva uno dei co-
lossi bancari italiani, oggi terzo per capitalizzazione (5,8 miliardi) e quinto
per filiali (circa 1.700). Fu anche un modo per mettere al sicuro il 2,5% che la
Banca Lombarda aveva in Intesa Sanpaolo, eredità del San Paolo di Brescia nel
Nuovo Banco Ambrosiano (poi diventato Intesa) di cui Bazoli è da sempre il
presidente. L’ispirazione cattolica delle
due banche fu il collante, la lungimiranza dei grandi soci e il nuovo strumento di governo — il sistema duale —
che ampliava il numero delle poltrone
disponibili resero più agevole la fusione. A Bergamo le famiglie storiche dell’imprenditoria come Pesenti e Riva, la
Confindustria locale; a Brescia Romain
Zaleski, Cattolica Assicurazioni, l’editrice La Scuola, Mittel, Le fondazioni Cr
Cuneo e Banca del Monte di Lombardia,
La doppia anima
Il capitale maggiore era dei
bresciani ma i bergamaschi
avevano i voti e le due parti
non si sono mai amate
gli istituti religiosi rappresentati dal
notaio Giuseppe Camadini si accordarono su una governance paritaria: 11
membri a testa nel consiglio di sorveglianza, con presidente Gino Trombi
(bresciano), poi sostituito da Corrado
Faissola; 5 a testa in quello di gestione
con presidente Emilio Zanetti (bergamasco). Bergamasco era l’ad Giampiero
Auletta Armenise, bresciano il direttore
generale Victor Massiah. Bazoli ne è stato vicepresidente fino a due anni fa
quando lasciò per il divieto dei doppi
incarichi. Ufficialmente fu un’operazione tra uguali ma in realtà le differenze
c’erano. Il capitale maggiore era dei bresciani, ma i bergamaschi avevano i voti.
E di fatto le due componenti non si sono mai amate. Per questo vennero stabilite fin dall’inizio regole complesse di
«pariteticità» e «alternatività». E nacquero due associazioni di soci: gli Amici
di Ubi Banca, bergamasca, e l’associazione Banca Lombarda e Piemontese.
Nel 2013 in assemblea si scontrano
per la prima volta tre liste. Ha vinto
quella del consiglio uscente, che ha
portato alla presidenza Andrea Moltrasio, bergamasco, e alla gestione Franco
I due istituti
Banca lombarda
e piemontese
Fondata nel 1998
La sede centrale
era a Brescia
Banche Popolari
Unite
Era il settimo
gruppo bancario
italiano e la sede
sociale era a
Bergamo
Polotti, bresciano. Ma feroci sono stati
gli scontri con la lista dell’oppositore
Giorgio Jannone, che poi ha deciso di
dirottare i voti sulla terza lista, quella
capitanata dal professore della Bocconi
Andrea Resti, che ha preso 5 posti nella
Sorveglianza. Proprio Resti ha poi presentato un esposto contestando un patto occulto tra le associazioni. Su questo
indagano il pm di Bergamo Fabio Pelosi
e il nucleo valutario della Guardia di Finanza guidato dal generale Giuseppe
Bottillo: mettendo insieme le norme del
protocollo della fusione (che allora non
era tra le carte considerate patto parasociale ma comunque era conosciuto in
Consob, secondo fonti che hanno lavorato alla fusione), quelle dello statuto di
Ubi, il regolamento del comitato nomine e gli statuti delle associazioni, i
membri del comitato nomine (del consiglio di sorveglianza) sarebbero vincolati alle indicazioni provenienti dalle
due associazioni. Un groviglio giuridico
molto sottile che però renderebbe inattaccabile il controllo di Ubi.
Fabrizio Massaro
@fabriziomassar0
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le regole
IL CAMBIAMENTO
E I RITARDI
DELLA FINANZA
di SALVATORE BRAGANTINI
L’
apertura di indagini su personaggi chiave del gruppo Ubi Banca e
della finanza costringe a tornare
sulle peculiarità del nostro capitalismo;
si ipotizzano l’ostacolo alle autorità di
vigilanza e la truffa. Le indagini faranno
il loro corso, gli accusati si difenderanno. Il doveroso avviso sulla necessità di
evitare giudizi sommari va rafforzato:
sull’accusa di truffa, ad esempio, quanto
emerso echeggia note contestazioni
sgorganti da fonti non limpidissime, per
usare un eufemismo. Se è presto per
sentenziare sull’esistenza di reati, è da
tempo necessario rivedere alcuni principi alla base del nostro capitalismo relazionale, incapace di prendere atto dei
mutamenti sociali intervenuti; in passato parve a molti naturale l’esistenza di
una sorta di «zona grigia», dove certi
comportamenti erano permessi a qualcuno in forza del suo ruolo sociale. Nell’Italia degli anni 60 e 70 pochi obiettavano se un vip (o aspirante tale) chiedeva uno sconto alla Fiat sull’auto che
stava acquistando; negli anni 80 molti
giornalisti accettavano quieti privilegiate assegnazioni di azioni su un’offerta
che appariva succulenta. Da allora acqua
sotto i ponti ne è passata tanta; simili
comportamenti non sarebbero più tollerati anche da chi allora li trovò naturali. Non si può dire che gli standard etici
siano migliorati, data la gragnuola di
notizie che ci colpisce giornalmente, ma
l’opinione pubblica è oggi, assai più di
allora, assetata di informazioni trasparenti. Fino agli anni 80 la Consob (nata
nel ‘74) faticava a farsi riconoscere come
un’autorità di vigilanza con cui bisognava misurarsi, ma oggi il panorama è
diverso. Se truffa c’è stata, qualcuno la
pagherà; emergeranno le responsabilità
anche di chi non
ha controllato.
Il caso
L’ipotesi di reato
più complessa,
Italia lontana
nella prospettiva
dal mondo
di questa riflese invischiata
sione, è l’ostacoin vecchie reti
lo alla vigilanza.
Parrebbe che
alcune associazioni di azionisti abbiano concluso accordi, non resi noti nella debita forma,
sulla ripartizione degli incarichi-chiave
prima della nascita di Ubi Banca. Questa
è nata dall’incorporazione della Banca
Lombarda Piemontese Spa (una holding
bancaria controllata da un patto di sindacato) nella Bpu, a sua volta frutto
della fusione di due popolari, Bergamo e
Commercio & Industria. Tali patti sarebbero stati la condizione per l’accettazione, da parte dei soci, della fusione della
loro Spa, ove votavano in proporzione al
peso azionario, in una cooperativa, ove
ogni socio ha un voto, quale che sia il
numero di azioni possedute. La mancata
o sommaria comunicazione sarebbe
reato grave. Decisivo sarà stabilire se
sono stati raggiunti accordi, anche non
scritti, sulla suddivisione degli organi di
vertice e se sono stati debitamente comunicati a Consob e mercato. Rileverà
l’indagine che Consob e Banca d’Italia
staranno svolgendo e l’arrivo di loro
eventuali sanzioni; a tal fine esse esamineranno le comunicazioni effettuate e
valuteranno se l’effettiva ripartizione di
tali incarichi sia coerente con le richieste
comunicazioni. Siamo rimasti indietro;
agitano il capitalismo nel mondo ben
altri problemi, dai quali il nostro è anniluce remoto, invischiato nelle vecchie
reti. Viviamo gravi difficoltà, gran parte
della classe dirigente è sotto accusa; c’è
in questa una buona dose, non di populismo, ma di grossolana superficialità
(cosa significa l’urlo di Grillo, «Tutti a
casa»? Tutti chi, e dopo che sono andati
via tutti chi resta, solo lui?). Va però
riconosciuto che, al di là dei singoli,
un’intera generazione ha clamorosamente fallito. I fatti non ci danno scampo: ai giovani consegniamo un Paese
peggiore di quello che abbiamo ricevuto
dai nostri vecchi. Non era scritto nel
libro del destino.
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Politica e giustizia Il Parlamento
Genovese, slitta il voto. Scontro M5S-Pd
«Melina sull’arresto, vi serve alle urne». I dem temono agguati con lo scrutinio segreto
ROMA — Rischia di slittare a
dopo le elezioni il voto sull’arresto del deputato pd Francantonio Genovese. E Beppe Grillo
lancia un appello alle forze di
polizia: «Ha già avuto due mesi
per inquinare le prove. Secondo
le accuse ha sottratto fondi
pubblici per almeno 6 milioni
di euro. Non lasciatelo scappare». È finita così ieri, alla Camera. Al netto di un duro scambio
di accuse: la democrat Debora
Serracchiani che parlava di
«profumo d’imbroglio» nel voto del M5S; Grillo che replicava
«vaneggiamenti»; Massimo
Corsaro di Fratelli d’Italia che
accusava Sel di fare «il lavoro
sporco per conto del Pd» e i
vendoliani che replicavano:
«Ok all’arresto ma ora la battaglia è sul lavoro».
Doveva essere il giorno della
verità per Genovese, campione
di preferenze del Pd messinese.
L’aula avrebbe dovuto esprimersi sull’arresto richiesto dalla procura di Messina che lo accusa di essere stato il capo di un
sodalizio criminale dedito, con
truffe, riciclaggio e peculato, a
sottrarre milioni di euro di finanziamenti europei alla formazione professionale, per arricchirsi e fare propaganda elettorale. La Giunta, a maggioranza, aveva già detto sì. E la
riunione dei capigruppo aveva
calendarizzato per ieri il voto.
Ma i Cinquestelle, da subito,
avevano denunciato manovre
di «melina». E ieri, con Beppe
Grillo, avevano sfidato il premier Renzi a non fare opera di
«soccorso rosso» «anche se la
carcerazione di Genovese costerà 20.000 voti (di scambio?)».
Al termine di una giornata
rovente è finita proprio con un
rinvio. A stamattina, per ora.
Ma la prospettiva è di uno slittamento lungo. Tra le proteste
dei grillini che accusano: «Il Pd
vuole spostare la votazione su
Genovese a dopo le elezioni per
incassare i suoi voti!». Ufficialmente il «sì», o il «no», alle manette in aula è stato posticipato
per attendere la fine della discussione del decreto lavoro,
prevista per stamane. Ma già
dalla mattinata, ieri, si ventilava
Montecitorio
Francantonio
Genovese, 45
anni, deputato
pd: a marzo
la procura
di Messina ne
chiede l’arresto
Il calendario
Per il deputato pd rinvio a
stamattina ma si
potrebbe andare avanti
fino a superare le Europee
Il no dell’Aula
Durante il dibattito sul
decreto lavoro bocciata
la richiesta dei 5 Stelle di
una votazione immediata
l’ipotesi di uno slittamento tattico del voto (che deve stabilire
se nei confronti di Genovese c’è
una persecuzione giudiziaria).
Il come era ancora incerto.
Magari inserendo prima della
discussione su Genovese il «decreto casa» appena approvato al
Senato: un provvedimento che
contiene misure per l’emergenza abitativa e, a sorpresa, due
nuove norme sull’Expo: deroghe sugli appalti. Ma si poneva
il problema dei tempi necessari
al passaggio obbligatorio in
commissione. Per l’attesa già si
riparlava del provvedimento
sugli Opg (ex manicomi giudiziari). Nel frattempo la discussione sul dl lavoro si dilatava.
Anche a causa dell’ostruzioni-
In Francia
smo di Sel. Dura, ma vana, la
contromossa di M5S. Bocciata
per 122 voti la richiesta di votare subito, in una nota denunciavano «manovre di Palazzo»: «Il
Pd è nudo: sta provando a rinviare».
Dal partito di Renzi intanto
arrivavano le controaccuse. La
Serracchiani denunciava «puzza di imbroglio». E David Ermini rincarava: tentano «la mossa
del cavallo. Andare in Aula,
chiedere il voto segreto e poi liberare i franchi tiratori». Controreplica M5S: «Confondono le
sigle. La frase corretta è “non so
se fidarmi del Pd”». Oggi si continua.
Virginia Piccolillo
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L’esclusiva
Il trio alla festa
del 2 giugno
a Montecarlo
Udienza lampo
Chiara Rizzo
sarà estradata
Amedeo Matacena insieme
alla moglie Chiara Rizzo e
all’ex ministro Claudio
Scajola: la foto — pubblicata
in esclusiva a pagina 32 dal
settimanale «Oggi» — è
stata scattata il 2 giugno
2011 a Montecarlo, alla festa
della Repubblica organizzata
dell’ambasciatore italiano
Antonio Morabito.
L’ambasciatore ha ribadito
pochi giorni fa di aver
chiesto a Chiara Rizzo di
trovare «il modo perché il
marito Matacena
condannato con sentenza
definitiva si consegnasse alle
Autorità giudiziarie
italiane». Scajola è accusato
di aver favorito la latitanza
all’estero dell’ex
parlamentare del Pdl.
DALLA NOSTRA INVIATA
AIX-EN-PROVENCE — Meno di venti minuti
d’udienza e Chiara Rizzo è accontentata: tornerà
in Italia. Forse già domani, al massimo la
settimana prossima. Ma per il momento dovrà
restare in carcere, nella non accogliente prigione
di Marsiglia. Si troverà presto, come chiede,
faccia a faccia con i magistrati della procura di
Reggio Calabria davanti ai quali è imputata di
riciclaggio e di associazione a delinquere, per
aver partecipato all’organizzazione della fuga a
Dubai del marito, l’armatore ed ex parlamentare
Amedeo Matacena, condannato a 5 anni per
concorso esterno in associazione mafiosa.
L’accusa di «riciclaggio di denaro di provenienza
illecita», pronunciata ieri dai giudici della Corte
d’appello di Aix-en-Provence, competente a
decidere sulla richiesta di estradizione, è
suonata come una spiacevole novità alle
orecchie dei difensori italiani, avvocati
Buonaventura Candido e Carlo Biondi, presenti
in aula. Ma non ha afflitto Chiara Rizzo quanto il
doversi presentare alla sbarra in manette davanti
alla figlia ventenne.
Gli agenti le hanno
Il ritorno
tolto i «ferri». Lei si
è preparata con cura
Forse già domani
all’incontro: i lunghi
potrà tornare in
capelli biondi
Italia, davanti ai pm riavviati e
di Reggio Calabria parzialmente
raccolti, una
camicia bianca a
righe blu, pantaloni chiari, un golfino beige
traforato. Sarà stata anche una delle donne più
belle e invidiate di Montecarlo, avrà tenuto in
pugno uomini di potere come l’ex ministro
Scajola, ma adesso ha cambiato le sue priorità:
«Ti prego, se puoi fammi avere qualcosa da
mangiare. Da ieri non ho toccato nulla. Un pacco
di biscotti, qualcosa così — prega, rivolta alla
figlia —. Sei bellissima. Devi essere forte. E come
sta tuo fratello? Mi dispiace molto, perdonami».
Madre e figlia piangono abbracciate. I giudici
non hanno ancora capito bene perché la signora
non si appelli a qualche cavillo per evitare
l’estradizione: «È sicura di aver ben compreso le
conseguenze della sua decisione?», le chiede il
procuratore generale aggiunto, Solange Legras.
Sì, sì, qualunque cosa pur di lasciare la cella di
Marsiglia, dove chi non ha un conto corrente
francese non può acquistare allo spaccio
neanche una saponetta o lo shampoo.
L’avvocato d’ufficio, Geraldine Flori, promette di
portarle qualcosa nel pomeriggio. Presto a
Chiara Rizzo toccherà un altro viaggio sul
cellulare, fino a Ventimiglia: «Soffro di
claustrofobia» protesta debolmente, ma già
rassegnata.
Elisabetta Rosaspina
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Le carte I flussi del denaro proveniente da attività illecite. L’ipotesi di un passaggio dallo Ior grazie a Scajola
I soldi investiti in Lussemburgo
e le manovre per la candidatura
Le accuse dei magistrati sui canali di riciclaggio
ROMA — Sono almeno quattro i canali
di finanziamento che sarebbero stati utilizzati dal gruppo che fa capo ad Amedeo
Matacena per riciclare il denaro proveniente da attività illecite. L’associazione
criminale, accusano i magistrati di Reggio Calabria, effettuava investimenti da
milioni di euro in Italia e all’estero per
conto della ‘ndrangheta. Le tracce di questi flussi sono nelle centinaia di faldoni
sequestrati dagli investigatori della Dia. E
uno potrebbe essere passato dallo Ior, la
banca del Vaticano, proprio grazie a Claudio Scajola e al suo amico Giovanni Morzenti, l’imprenditore bergamasco indagato a Roma con monsignor Gaetano Bonicelli proprio per aver utilizzato un conto
della Santa Sede per occultare i propri soldi.
La foto a Roma con Gemayel
L’esame dei documenti trovati nelle
abitazioni di indagati e arrestati è cominciato ieri. Tra le carte custodite a Villa Ninina, la dimora ligure dell’ex ministro
dell’Interno, c’è una foto che ritrae Scajola
con Amin Gemayel, l’ex presidente libanese che si sarebbe adoperato per agevolare lo «spostamento» del latitante Matacena. È stata scattata due anni fa in occasione di un incontro ufficiale avvenuto a
Roma, ma i pm ritengono sia importante
per dimostrare la conoscenza fra i due poi
confermata con la lettera che lo stesso Gemayel ha inviato al «mio caro Claudio»
per assicurare il proprio appoggio. Altre
carte sono rimaste accatastate in un magazzino annesso alla villa, gli uomini della Dia hanno filmato i faldoni prima di
sottoporli a sequestro e nei prossimi giorni dovranno controllarli anche per verificare se custodiscano fascicoli riservati risalenti all’epoca in cui Scajola guidava il
Viminale.
I finanziamenti e la candidatura Ue
L’ex ministro è accusato di essersi
messo a disposizione di Matacena favorendo le cosche e per questo è indagato
per concorso esterno in associazione
mafiosa. I pm si sono convinti che fosse
però «portatore di un interesse autonomo» nell’ambito del gruppo, forse convinto di poter ottenere vantaggi anche
politici, per esempio la candidatura alle
Europee. Non a caso allegano al fascicolo
processuale «la conversazione ambientale registrata nello studio dell’avvocato
Paolo Romeo nel novembre 2002 durante la quale si spiega in modo chiaro la ragione per la quale l’organizzazione criminale ha necessità di disporre di parla-
mentari europei al fine di canalizzare gli
enormi flussi di denaro che derivano dai
contributi gestiti in sede comunitaria».
Romeo è indagato nell’inchiesta sfociata nell’arresto di Scajola e degli altri
presunti complici. Inserito dai rappresentanti dell’accusa nel «sistema» che
ruota intorno a Matacena e che, dopo la
sua condanna definitiva a 5 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, avrebbe puntato proprio su
Scajola. Scrivono i pm: «Scajola diviene,
per la impossibilità di Matacena ad
avanzare candidature in sede di elezioni
europee, l’interlocutore destinato, in caso di elezione, ad operare su indicazione
del primo nella gestione e destinazione
dei “finanziamenti”». Sarebbe proprio
questo il secondo canale di riciclaggio,
mentre il terzo passa dalle società di Matacena, sia pur intestate fittiziamente ad
altri.
Le operazioni finanziarie
Per i pm l’ex ministro «diviene
l’interlocutore destinato, se eletto, a
operare su indicazione di Matacena
nella gestione dei “finanziamenti”»
I dubbi dell’avvocato e la mail Mps
Per dimostrarlo gli inquirenti allegano
alla richiesta di arresto una relazione firmata dall’avvocato Giuseppe D’Ottavio,
«soggetto direttamente interessato alle
vicende societarie» che elenca alcune
anomalie relative alla gestione delle
aziende di Matacena anche relativamente
al ruolo di sua moglie Chiara Rizzo. Non a
caso i pm rimarcano come «il legale sospetta la presenza di soggetti occulti dietro l’assetto societario, ipotesi che la presente indagine conferma attraverso l’esito
delle risultanze provenienti tanto dalle
captazioni telefoniche sull’utenza francese, ora in uso a Chiara Rizzo, che dalle
mail pervenute nella casella di posta elettronica in uso a Martino Politi», il factotum di Matacena.
La donna sarebbe diventata il perno di
quel canale di riciclaggio verso il Lussemburgo, dove sarebbero stati effettuati alcuni investimenti, e Antigua, dove voleva
fondare una nuova società insieme con
Scajola. E per provare le «intestazioni fittizie», l’accusa esibisce una mail spedita il
27 novembre scorso da un funzionario di
Mps ai fiduciari di Matacena: «Al fine di
ottemperare alla normativa antiriciclaggio, e quindi poter indicare il titolare effettivo, della “Ulisse Shipping srl”, vi
chiediamo di comunicarci la composizione societaria della vostra controllante e
della eventuale catena di controllo sino ad
arrivare alla individuazione di una o più
persone fisiche che esercitano il controllo
del gruppo. Poiché tale adempimento è
fondamentale per il prosieguo del rapporto, vi chiediamo un riscontro nel tempo più breve possibile».
Fiorenza Sarzanini
[email protected]
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Corriere della Sera Giovedì 15 Maggio 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
9
Politica e giustizia L’inchiesta milanese
Le tensioni Robledo chiede tutela. Duello tra correnti al Csm: per Magistratura Indipendente necessaria un’ispezione a Milano
«Pedinamenti doppi? Mai»
Smentita per Bruti Liberati
La Guardia di finanza contraddice il capo della Procura
MILANO — «Nel corso delle
attività di osservazione e controllo svolte dal personale di questa
articolazione, non si sono registrati episodi di sovrapposizione
operativa con personale della Sezione di polizia giudiziaria della
Guardia di Finanza presso la Procura della Repubblica»: in questo
rapporto ufficiale indirizzato ieri
al procuratore aggiunto Alfredo
Robledo dai comandanti del Nucleo di Polizia Tributaria e del
Gruppo Tutela Mercato, la Guardia di Finanza milanese scrive
l’esatto contrario di ciò che il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati aveva invece affermato l’altro ieri in una lettera ufficiale al
Consiglio superiore della magistratura: quella in cui lamentava
che Robledo, «pur essendo costantemente informato del fatto
che fosse in corso un’attività di
pedinamento e controllo su uno
degli indagati svolta da personale
della polizia giudiziaria» nell’inchiesta dei pm Boccassini-Gittardi-D’Alessio su Expo, «aveva disposto un analogo servizio» di
pedinamento del medesimo indagato «delegandolo ad altra
struttura della stessa Gdf», al
punto che «solo la reciproca conoscenza del personale che si è
incontrato sul terreno ha consentito di evitare» che questo «evento surreale» arrecasse «gravi danni alle indagini».
Ma questa descrizione — apparentemente di un preciso fatto
storico nitidamente delineato
nella dinamica e tempistica —
viene ora contraddetta alla radice.
E il fatto che nella relazione Gdf
«si affermi e si dia documentalmente atto che tale episodio non
è mai avvenuto», spinge Robledo
a chiedere nuovamente tutela al
Csm contro «le affermazioni del
procuratore inveritiere e fuorvianti, radicalmente inventate e
prive di qualunque fondamento»,
che «turbano il regolare svolgimento della funzione di coordinatore del dipartimento reati
contro la Pubblica amministrazione» e sono «altamente lesive
della dignità» di questa funzione.
Se Robledo domanda dunque
al Csm di essere nuovamente convocato, Bruti Liberati ieri sera non
fa alcun commento, forse riservando al momento di un eventuale nuovo interessamento del Csm
l’illustrazione della più complessiva documentazione che ritiene
possa mostrare le sovrapposizioni che, a suo avviso, si sarebbero
rischiate per responsabilità di Robledo tra le due più «calde» inchieste sull’Expo. Evento mai visto neanche negli anni delle polemiche politiche più accese, ora a
invocare un’ispezione sulla Procura di Milano non è un componente «laico» del Csm (cioè della
quota eletta dal Parlamento) ma
«togato», cioè uno dei magistrati
eletti dai colleghi ogni quattro
anni nelle elezioni che, per l’imminente nuova consiliatura, si
terranno all’inizio di luglio: Angelantonio Racanelli, della corrente
di Magistratura indipendente (alla quale è vicino Robledo e di cui
Cosimo Ferri è rimasto punto di
riferimento anche dopo essere di-
ventato sottosegretario alla Giustizia), ritiene l’ispezione «necessaria per restituire serenità a un
ufficio dal ruolo fondamentale».
Ma il togato Paolo Carfì, eletto dal
cartello «Area» che comprende la
corrente di Magistratura democratica di cui Bruti Liberati è storico esponente, giudica «intollerabile il comportamento» di Racanelli «componente di entrambe
le commissioni che si stanno oc-
vicenda in un contesto del tutto
improprio. Immagino che la
prossimità delle elezioni per il
nuovo Csm non sia estranea», aggiunge Carfì, per il quale ciò
«porta acqua al mulino di chi in
questi giorni potrebbe avere interesse a danneggiare l’immagine
della Procura ancora sotto i riflettori per inchieste giudiziarie e dibattimenti di grande impatto».
Dalle ispezioni, per ora, il ministro Orlando sembra volersi tenere
alla larga: «Dobbiamo ragionare
i membri del Csm,
in termini di sistecompreso il capo dello
ma, attendo il laStato che lo presiede
voro del Csm che
sta affrontando il
cupando del caso, la I e la VII: tro- caso»: «rapidissimamente», si
vo estremamente grave che, così augura il vicepresidente del Csm
consapevolmente contribuendo Michele Vietti, perché «di tutto ha
ad alimentare le polemiche, un bisogno il sistema giudiziario,
componente delle commissioni tranne che di delegittimazione».
Luigi Ferrarella
che ancora devono decidere sulla
complessa questione abbia [email protected]
nuto di strumentalmente usare la
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27
Interrogatorio segretato
La kermesse
Nove ore dai pm
Maltauro ricostruisce
le azioni sull’Expo
MILANO — Dopo quasi 9 ore di interrogatorio, non ci
vuole molto a capire che l’imprenditore Enrico Maltauro —
uno dei 7 arrestati una settimana fa nell’inchiesta sugli
appalti della sanità lombarda e di Expo 2015 — per tutta la
giornata davanti ai pm Claudio Gittardi e Antonio
D’Alessio stava davvero mantenendo fede all’impegno che
aveva preso nel primo interrogatorio di garanzia davanti al
gip Fabio Antezza: e cioè quello non solo di ammettere la
gran parte dei fatti contestatigli, ma anche di ricostruire
nel dettaglio la totalità dei fatti materiali a sua conoscenza,
lasciando poi che sia la dialettica processuale tra pm e
avvocati a definirne il contenitore giuridico. E a darne
plastica conferma alle 7 di sera arriva il provvedimento con
il quale la Procura appone la segretazione al verbale,
rispetto al quale non a caso i difensori Giovanni Dedola e
Paolo Grasso declinano qualunque commento in forza
delle «tassative indicazioni» ricevute dai pm. Anche Sergio
Cattozzo, l’ex politico Udc e ora componente dell’Assembla
nazionale del Nuovo centrodestra, il «consulente» al quale
Maltauro aveva già detto di aver dato almeno 400.000 euro
per interloquire con la politica e trovare il modo di far
lavorare l’impresa di costruzioni vicentina, per 4 ore ha
risposto alle domande dei pm, che proseguiranno la
settimana prossima. Ma se
l’inchiesta si proietta sul futuro
La richiesta
di nuove acquisizioni, i pm
intanto non rinunciano a un
Per i magistrati
servono altri arresti: pezzo del (recente) passato
dell’inchiesta: e, facendo
tra i nomi, l’uomo
appello al Tribunale del
coop Levorato
Riesame contro il rigetto di
altre 12 catture di indagati per i
quali il gip Antezza aveva
ritenuto sussistenti i «gravi indizi» ma non le «esigenze
cautelari», insistono perché siano arrestati
l’amministratore Claudio Levorato di Manutencoop,
cooperativa rossa da 1 miliardo di euro di fatturato e
18.000 dipendenti, e gli altri 1 che giovedì scorso avevano
evitato o il carcere o i domiciliari. Il Tribunale del Riesame
si dovrà quindi esprimere anche sulla custodia cautelare o
meno per Giuseppe Nucci e Alberto Alatri, ex
amministratore delegato ed ex responsabile finanze della
Sogin, la società del ministero dell’Economia per le
bonifiche dei siti nucleari; Giovanni Rodighiero e Walter
Iacaccia, collaboratori dell’ipotizzato capo
dell’associazione a delinquere, l’ex parlamentare dc e pdl
Gianstefano Frigerio; Mauro Lovisari, direttore generale
dell’Azienda ospedaliera di Lecco; Patrizia Pedrotti e Paolo
Moroni, direttore amministrativo e direttore generale di
quella di Melegnano; Enzo Costa e Bruno Greco, operanti
per conto di Ferco srl, Co.Lo.Coop. e Consorzio Nazionale
Servizi; Angelo Morini e Paolo Leonardelli per la Servizi
Ospedalieri spa di Ferrara. Dal carcere, «vissuto come
esperienza drammatica», Primo Greganti invece «ha
intenzione a mente fredda di preparare un memoriale»,
spiega l’avvocato Roberto Macchia, «per fornire
chiarimenti e respingere in modo molto netto
contestazioni che sembrano poco incisive, perché dagli atti
non emergono episodi in cui abbia preso o dato denaro».
L. Fer.
[email protected]
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Pisapia e il via
al «mercato
universale»
In attesa dell’Expo, a
Milano, in piazza
Castello, hanno aperto
le bancarelle del
«Mercato universale»:
magliette e gadget delle
squadre di calcio,
vestiti, borse, fiori e
cibo. Inaugurato ieri dal
sindaco Giuliano
Pisapia (foto Newpress),
«Aspettando Expo:
mercato universale»
resterà davanti al
Castello Sforzesco fino
al 25 maggio (orario 924). E ad alcune critiche
all’iniziativa, il sindaco
ha replicato: «C’è
sempre qualcuno
scontento, ma qui vedo
persone felici, turisti,
cittadini, passanti».
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Il caso I democratici negano. Schifani: nessuna traccia? Se l’ospite entra sottobraccio a un collega il controllo non c’è
«Un mese fa in Senato». L’ultimo giallo di Greganti
Il socialista Barani non ha dubbi: l’ho visto
In cella il compagno G prepara un memoriale
ROMA — «Certo che sono sicuro! Ho
visto Primo Greganti un mese fa mentre
andava alla buvette con alcuni senatori del
Pd, credo fossero lombardi». Sono le sei
del pomeriggio, i grillini preparano esposti
in Procura sul «giallo» del «compagno G»
e dal taschino del socialista d’antan Lucio
Barani spunta l’eterno garofano rosso. Domenica l’esponente del gruppo Gal è entrato nel carcere di Opera e ha parlato con
Greganti, un pezzo di storia del Pci riesumato dalla Procura di Milano nel corso dell’inchiesta sull’Expo. E adesso, che l’ex tesserato del Pd annuncia un «memoriale»
per difendersi dalle accuse di corruzione e
turbativa d’asta, i giornalisti cercano con la
lente tracce del suo passaggio in Senato.
Barani non ha dubbi: «Era Greganti. Chi di
noi non lo riconoscerebbe?».
È strano, perché nessuno dei senatori
«dem» sembra invece averlo mai visto calcare il parquet scricchiolante di Palazzo
Madama: colpa dei capelli bianchi? Eppure, durante il voto di fiducia sulla droga, è
di lui che parlano i senatori del Pd. Chi
scherza sul «gomblotto», chi tradisce un
filo di imbarazzo, chi accentua una smorfia
di stupore. Ecco il bersaniano Miguel Gotor: «Fantasmi... A volte ritornano. Ma io
qui non l’ho mai visto, mai sentito nominare». Per la Guardia di Finanza, che lo ha
pedinato, entrava in Senato ogni mercole-
dì. Il problema è che non ha lasciato impronte. «Non risultano accrediti a nome
Greganti» assicura una nota di Palazzo
Madama, arrivata a sera dopo che Luigi
Zanda, capogruppo del Pd, aveva telefonato a Grasso per chiedere lumi.
A leggere tra le righe, però, non c’è scritto che non risultino ingressi. L’«esponente/lobbista del Pd», come lo chiama Grillo,
potrebbe aver varcato uno dei tre accessi al
braccio di un senatore, senza consegnare
documenti. Lo conferma Renato Schifani:
«Io sono qui dal ‘96 e accessi segreti non ce
ne sono. Ma se un senatore arriva con una
persona sottobraccio entra senza controlli,
è la prassi». Greganti che entra ed esce da
Palazzo Madama senza bisogno di farsi riconoscere, perché «coperto» da un membro del Parlamento... Ma chi?
In questa caccia all’uomo tra i quadri e
gli specchi il nome di Ugo Sposetti è quello
che più ricorre. «Se cercate il “compagno
G” chiedete al ”compagno S”» lo punzecchia un funzionario del Pd, alla presenza
dell’interessato. «L’ha presa bene — rac-
L’ente che organizza le esposizioni
La fiducia del Bie: Milano un successo
Ieri Vicente Loscertales, il segretario generale del Bie (Bureau international des
expositions), l’ente che organizza le esposizioni universali, ha fatto visita alla
società organizzatrice di Expo 2015. Loscertales ha incontrato il commissario
Giuseppe Sala ed i vertici della società chiedendo informazioni dopo le vicende
emerse in questi ultimi giorni. Confermata la fiducia negli organizzatori
milanesi e nel programma. «Non credo ci saranno ripercussioni sugli
investimenti e le presenze dei Paesi: Milano è una vetrina eccezionale», ha detto
il segretario generale del Bie, precisando che Expo Milano 2015 «si fa, si farà
bene e sarà un successo». «Quando è stata scelta l’Italia ero molto contento —
ha detto al termine della sua visita sul sito espositivo — perché conosco la
creatività e il senso della bellezza italiani. Ma conosco anche l’altra faccia della
medaglia e quindi sapevo che il futuro sarebbe stato un po’ movimentato».
Loscertales ha aggiunto: «Sono contento che il premier Renzi sia venuto subito
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a Milano a far vedere il suo appoggio all’evento».
conta Francesco Russo — con me ha
scherzato “Greganti? È mercoledì e lo sto
aspettando...”». Ma ai suoi l’ex tesoriere
dei Ds rivela tutto il fastidio di essere anche
solo accostato al personaggio: «Non lo frequento e non ho altro da dire». Maurizio
Gasparri, uno che sui presunti affari delle
Coop rosse ha spesso polemizzato, lascia
cadere un «provate a chiedere a Sposetti»,
ma nel Pd lo difendono tutti. Il lombardo
Massimo Mucchetti giura di non aver mai
incrociato Greganti: «Il Senato è un porto
di mare, ho visto tanti brasseur d’affaires
di Eni ed Enel su questi divanetti e nessuno
si è mai scandalizzato».
La girandola dei sospetti diffonde la voce che la «segretaria storica» di Greganti
lavori al gruppo del Pd. Ma lo spiffero non
trova conferme. «Da noi il “compagno G”
non si è mai visto — assicura il renziano
Giorgio Tonini — Sottobraccio a qualcuno
magari sarà successo, ma non penso più di
una volta». I grillini sono scatenati. Per loro la storia del black out di martedì, che per
molte ore ha spento il sistema informatico,
puzza di bruciato. Oggi Mario Giarrusso
presenterà un esposto in Procura: «Non
era mai accaduto, se c’è stata una manomissione per coprire gli accessi di Greganti
è una cosa molto grave». Palazzo Madama
assicura che il blocco non ha prodotto conseguenze sui dati di accesso e che si è trattato di un guasto. Giarrusso ride: «Ma sì,
sarà stata una coincidenza. Succede che
qualcuno vinca al superenalotto».
Monica Guerzoni
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10 Primo Piano
Giovedì 15 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Il governo Le misure
Il bonus di 80 euro
Anche cassintegrati e disoccupati
avranno diritto al bonus di 80 euro
La carica degli emendamenti per la riforma dell’Irpef, più di 800
ROMA — Il bonus Irpef di 80
euro andrà anche a disoccupati,
cassintegrati e lavoratori in
mobilità. Anche queste categorie rientrano tra i beneficiari del
premio previsto dal decreto varato dal governo. A specificarlo
è una circolare dell’Agenzia
delle Entrate, che è intervenuta
per chiarire alcuni dubbi interpretativi sull’applicazione del
taglio del cuneo fiscale.
Tra le novità della circolare è
indicato che le somme percepite come incremento della produttività (i premi produzione),
tassate al 10%, non concorrono
al superamento del limite di 26
mila euro (tetto massimo oltre
il quale si perde il diritto bonus). L’Agenzia specifica che il
credito Irpef vale anche per i lavoratori che percepiscono
somme a sostegno del reddito,
come, per esempio, la cassa integrazione, l’indennità di mobilità e di disoccupazione. Il bonus è considerato dovuto alla
luce del fatto che quelle somme
costituiscono proventi conseguiti in sostituzione di redditi
di lavoro dipendente, in altri
termini vanno considerati assimilabili alla stessa categoria di
quelli sostituiti. In dettaglio,
l’entità del bonus va calcolata
in base alle erogazioni effettuate nel 2014, tenendo pure conto
dei giorni che danno diritto alle
indennità. Va ricordato che
spetta all’ente erogatore, in
Le regole
Premi di produttività Gli affitti con cedolare Sotto i 25 mila euro
fuori conteggio
da mettere in conto
depositi sotto tutela
1
I premi produttività,
tassati al 10%, non
concorrono ai fini del
bonus, cioè sono fuori
dal calcolo della soglia
di 26 mila euro (tetto
oltre il quale non si ha
diritto agli 80 euro)
2
L’Agenzia delle Entrate
specifica che, ai fini del
calcolo del tetto dei 26
mila euro, vanno
considerati i redditi
provenienti da affitti di
immobili sotto regime
di cedolare secca
3
Un emendamento
presentato dal Pd
mira a esentare tutti i
conti correnti e i
depositi al di sotto dei
25 mila euro
dall’aumento
dell’aliquota al 26%
qualità di sostituto d’imposta,
il compito di calcolare la spettanza del credito e il relativo
importo.
A proposito dei premi, la circolare ricorda che i redditi soggetti all’imposta sostitutiva per
l’incremento di produttività
non vanno calcolati ai fini del
raggiungimento della soglia di
reddito di 26 mila euro. In particolare, nel 2014 la retribuzione di produttività individuale
che può beneficiare di questa
agevolazione non può superare
i 3 mila euro lordi e, quindi, solo fino a questa cifra resta fuori
dal calcolo del tetto.
L’Agenzia delle Entrate ha
chiarito che il bonus spetta anche ai lavoratori deceduti in
rapporto al periodo di attività
svolta nel 2014 e sarà calcolato
questo e altri giornali scaricateli da qui http://quoidianes.tumblr.com/
80€
8
0€
0€
CHI EROGA
IL BONUS
640 euro (SE C’È IL SOSTITUTO
D’IMPOSTA)
netti totali
Il sostituto
per il 2014
d’imposta,
(pagati 80 euro
direttamente
al mese
in
busta paga,
da maggio
senza necessità
a dicembre)
di richiesta
del dipendente
LA MISURA
DEL BONUS
A CHI SPETTA
IL BONUS
LIMITI
DI REDDITO
Dipendenti e
assimilati
(collaboratori
continuativi
o a progetto)
e disoccupati.
NON spetta
ai pensionati
Reddito
complessivo
Irpef del
contribuente
tra 8.000
e 24.000
euro*
*oltre 24.000€ di reddito il bonus spetta in misura ridotta e decrescente fino ad azzerarsi a 26.000€ di reddito
nella dichiarazione dei redditi
del lavoratore deceduto presentata dagli eredi. Un chiarimento
è destinato anche a chi svolge il
ruolo di sostituto d’imposta. A
partire dal fatto che una volta
calcolato il credito la successiva
ripartizione potrà avvenire tenendo conto del numero di
giorni lavorati in ciascun periodo di paga. Volendo è possibile
utilizzare anche altri criteri,
purché siano oggettivi e costanti, ferma restando la ripartizione dell’intero importo del
credito spettante tra le retribuzioni dell’anno 2014.
Ieri intanto al Senato alla scadenza dei termini per la presentazione degli emendamenti al
decreto Irpef, ritardata per un
guasto al server di Palazzo Madama, sono state depositate
quasi 800 proposte di modifica.
Il Pd, interessato a fare quadrato sul provvedimento, ha presentato 135 emendamenti, che
peraltro non incidono sulla
struttura del decreto.
Uno dei temi più delicati è
quello relativo all’allargamento
della platea dei destinatari del
bonus. A porlo, del resto, è anche l’alleato di governo Ncd di
Angelino Alfano. Tanto che
Giorgio Santini, senatore Pd, ha
specificato di non essere contrario a misure che allarghino il
numero dei beneficiari degli 80
euro. Salvo l’obbligo di non
cambiare l’impianto del decreto. Qualche novità inserita nelle
proposte emendative del Pd riguarda infine la Rai. In un’ottica
più conciliante, rispetto alla richiesta di ottenere 150 milioni
di risparmi, è stato proposto di
ripristinare il vincolo che obbliga Viale Mazzini ad avere le
sedi regionali. I saldi dovranno
restare gli stessi ha spiegato
Santini ma l’obiettivo è individuare ulteriori strade alle soluzioni indicate dal decreto (aumento del canone, cessione di
Rai Way, taglio delle sedi regionali).
✒
Più produttività
alla Electrolux
Stabilimenti salvi
di RITA QUERZÉ
F
irmata l’intesa per
Electrolux. Lo ha
annunciato ieri il ministro
dello Sviluppo economico,
Federica Guidi. Il piano
prevede 150 milioni di
investimenti. Inoltre esclude
licenziamenti fino al 2017 e
tiene aperti i battenti di tutti
i quattro stabilimenti italiani
del gruppo: Porcia
(Pordenone), Susegana
(Treviso), Solaro (Milano) e
Forlì. Seimila i dipendenti
coinvolti. «Un risultato
straordinario e innovativo –
ha commentato il ministro
Guidi –. Raggiunto grazie
all’impegno di tutte le parti
coinvolte: istituzioni,
azienda, lavoratori e
organizzazioni sindacali».
Oggi, presso la presidenza del
Consiglio, il premier Matteo
Renzi parteciperà alla
formalizzazione dell’intesa
raggiunta dopo nove lunghi
mesi di confronto. Alcuni
contenuti: i permessi
sindacali saranno tagliati del
60% mentre le ore di
assemblea non diminuiranno;
mobilità incentivata per circa
300 lavoratori; contratti di
solidarietà per quattromila
addetti. Per l’amministratore
delegato di Electrolux,
Ernesto Ferrario, l’accordo «è
di fondamentale importanza
per la continuità
produttiva». In tutti gli
stabilimenti del gruppo
l’intesa sarà sottoposta a
referendum.
Andrea Ducci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Montecitorio Testo già passato al Senato
Contratti a termine
e decreto lavoro,
il sì della Camera
slitta ad oggi
ROMA - Dopo un tira e molla andato avanti tutto il giorno, tra
ostruzionismo e accuse di doppio
gioco, la Camera ha rinviato ad oggi
il voto e l’approvazione definitiva
del cosiddetto decreto legge Poletti
che rende più flessibili i contratti a
termine. Uno slittamento che non
ha a che fare tanto con il lavoro e
con le norme contenute nel provvedimento. Ma soprattutto con il
punto successivo nel calendario di
Montecitorio, a sua volta rinviato, e
cioè il voto sulla richiesta di arresto
L’agenda
Il dibattito riprende
stamattina con
l’obiettivo di chiudere
nel giro di poche ore
Corriere della Sera Giovedì 15 Maggio 2014
Primo Piano 11
italia: 51575551575557
#
IL REDDITO IRPEF
L’AUMENTO DI STIPENDIO
La distribuzione per classi di reddito lordo annuo dei dipendenti in Italia,
sulla base delle dichiarazioni Irpef
Da 7.500
a 15 mila
IN ASSENZA
DI SOSTITUTO
D’IMPOSTA
Per i dipendenti
cessati o quelli
senza sostituto
d’imposta,
il bonus
si ottiene
in Unico o 730
del 2015
RAPPORTI
DI LAVORO
INFERIORI
AI 12 MESI
NEL 2014
Il bonus
va rapportato
ai giorni effettivi
di lavoro
nell’anno
2014
RAPPORTI
DI LAVORO
PART-TIME
Il bonus spetta
per l’intero
importo
(non va
rapportato
all’orario
di lavoro
ridotto)
6
=
26.000
20.000
40%
25%
Li spenderà
per arrivare
a fine mese
Li userà
ogni mese
per progetti
specifici
15.000
miliardi
e
Fino
a 7.500
euro annuo
655
milioni di euro
Il costo del bonus
per i lavoratori
dipendenti
Da 15 mila
a 20 mila
Gli 80 euro al mese che arriveranno in busta paga
a partire da maggio, lei in linea di massima...
Da 20 mila
a 26 mila
18,82%
dei dipendenti
20.000
15.000
7.500
20%
18,77%
17,40%
Li metterà
via per le
emergenze
e le spese extra
15%
18,45%
Li risparmierà
Fonte: Sondaggio Swg
CORRIERE DELLA SERA
Immobili e tasse Oggi l’incontro decisivo tra il ministero del Tesoro e il presidente dell’Anci, Fassino
Tasi, spunta un minirinvio a luglio
Comuni in ritardo, dovrebbero fissare le aliquote entro il 23 maggio
ROMA — Il governo è pronto a intervenire sulla Tasi per
evitare un pasticcio sul pagamento della prima rata della
nuova imposta sui servizi indivisibili che riguarda le abitazioni. Oggi il ministero dell’Economia dovrebbe ricevere
dall'Anci, l’associazione dei
Comuni, guidata dal sindaco
di Torino, Piero Fassino, un
aggiornamento sulla situazione. «Siamo in attesa di capire
se esiste un problema e di che
dimensioni sia - fanno sapere
da via XX Settembre -. Di conseguenza prenderemo le nostre decisioni senza escludere
alcuna soluzione».
Insomma oggi potrebbe essere una giornata importante.
Anche perché il 31 maggio,
data ultima per i Comuni per
pubblicare le aliquote, si avvicina, e il rischio che la nuova
imposta crei difficoltà è concreto. Attualmente infatti la
norma prevede che i Comuni
fissino entro il 23 maggio le
aliquote della «nuova» Tasi,
pubblicandole entro il 31 del
mese. Se questo non avviene,
la norma attuale prevede in
automatico che il contribuente versi il tributo in base all’aliquota standard (1 per mille) e conguagli a fine anno. Il
problema più grosso riguarda
le case affittate, per le quali i
Comuni dovrebbero anche
fissare la quota di pagamento
che spetta agli inquilini, che
può arrivare fino al 30% dell’intera imposta.
La maggioranza dei Comuni non ha ancora deliberato
l’aliquota per il pagamento
della prima rata e nemmeno la
ripartizione dell’imposta sulle
seconde case tra proprietari e
inquilini. L’ipotesi di un rinvio
del pagamento, circoscritta
agli immobili dei Comuni che
non hanno ancora scelto, viene considerata da più parti la
soluzione più utile. E tra le
idee che circolano sembra
prevalere quella di un minirinvio a luglio.
Il governo, ufficialmente,
frena. Il sottosegretario alla
Presidenza Graziano Delrio,
ha spiegato al Corriere di essere contrario a modifiche, an-
che se sta al Parlamento decidere. Il sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti,
parlando ieri in commissione,
a nome del governo, ha spiegato che «il dipartimento delle Finanze sta compiendo gli
opportuni approfondimenti
in merito alla problematica affrontata». Zanetti ha poi definito «ragionevole» lo slittamento a settembre, sia per le
prime che per le seconde case,
rinviando al confronto con
l’Anci. Il presidente della commissione, Francesco Boccia,
gli ha risposto con fermezza:
Ristrutturazione
Tra le novità c’è il via libera
all’emendamento per
svincolare i contributi dalle
spese di ristrutturazione
In affitto
I sindaci dovranno decidere
la quota di pagamento
che spetta agli inquilini
delle case in affitto
«Non si possono far pagare le
tasse a forfait e dunque la Tasi
va rinviata al 16 settembre. I
burocrati si adeguino anche se
stanno al governo. È evidente
- ha aggiunto - che non è un
problema di cassa ma di caos.
La cosa più saggia è far approvare il regolamento dei Comuni entro il 31 luglio e l’imposta
entro il 16 settembre. Si tratta
di usare il buonsenso».
Resta in campo, come si è
detto, l’ipotesi di un rinvio di
un mese che darebbe tempo ai
Comuni di deliberare prima
della fine di giugno e di incas-
Dopo la crisi
Dublino,
200 milioni
per l’edilizia
Parola /1
Tasi
‘‘
E’ il tributo sui
servizi indivisibili
come illuminazione
pubblica, sicurezza,
gestione del verde. I
servizi, insomma,
garantiti dal Comune
all’insieme dei suoi
cittadini. La Tasi
debutta quest’anno con
un’aliquota che varia
dall’ 1 al 3,3 per mille del
valore catastale della
prima casa. I Comuni
hanno tempo fino a luglio
per decidere
Parola /2
Tari
Un pacchetto di misure
da 200 milioni di euro
per stimolare il settore delle
costruzioni da qui al 2020. Il
premier irlandese Enda Kenny
ha annunciato ieri al Campus
Nazionale dello Sport in
Abbotstown a Dublino, un
progetto edile che mira a
creare 60 mila posti di lavoro.
Lasciata alle spalle la bolla
immobiliare del 2006, Kenny
ha detto di non voler ripetere
gli errori del passato. «Il
settore è crollato troppo — ha
spiegato — stiamo pagando
un prezzo troppo alto in posti
di lavoro e alloggi».
‘‘
E’ la nuova tassa sui
rifiuti. Anch’essa al
debutto (l’anno scorso si è
pagata la Tares, prima
ancora la Tarsu). La Tari è
dovuta da chi produce
rifiuti urbani,
indipendentemente dal
fatto che si tratti di un
proprietario o di un
inquilino. Il Comune può
disporre riduzioni ed
esenzioni. Insieme con Tasi
e Imu, la Tari costituisce la
Iuc, imposta unica
comunale sugli immobili
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sare delle risorse, e ai contribuenti di pagare a luglio, con
un solo mese di ritardo. Non
solo: posticipare la scadenza
di un mese consentirebbe di
scavallare le elezioni europee,
evitando a chi governa le città,
di rendere pubblica una decisione, quella sul livello di tassazione, che il più delle volte
non piace ai cittadini.
Intanto, a proposito di case,
ieri il decreto legge che porta
questo nome ha avuto il via libera del Senato con 133 «sì» e
99 «no», e ora passerà alla Camera per la terza lettura. Tra le
novità introdotte in questo
passaggio c’è il via libera all’emendamento che svincola
il bonus immobili dalle spese
per le ristrutturazioni edilizie;
l’ok alla cedolare secca al 10%
per gli affitti nei Comuni colpiti da calamità naturali; interventi di edilizia sociale ad
hoc per gli over 65; la possibilità di inserire una «clausola
di riscatto» nel contratto di affitto degli alloggi sociali. E’
stato ritirato, invece l’emendamento che stanziava 50 milioni di euro per le fondazioni
lirico-sinfoniche, che aveva
suscitato forti polemiche.
Inoltre, secondo un altro
emendamento approvato, a
decorrere dal 1° gennaio 2015
sarà considerata direttamente
adibita ad abitazione principale, una ed una sola unità
immobiliare posseduta dai
cittadini italiani non residenti
nel territorio dello Stato,
iscritti all’Aire e già pensionati
nei rispettivi Paesi di residenza. A condizione che non risulti locata o data in comodato
d’uso. Inoltre, sempre dal
2015, anche le imposte comunali Tari e Tasi saranno applicate, per ciascun anno, in misura ridotta di due terzi.
Antonella Baccaro
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del deputato Pd Francantonio Genovese.
Ad allungare i tempi della discussione sul decreto lavoro sono stati i
170 ordini del giorno presentati in
Aula. Nel corso della seduta il Movimento 5 Stelle li ha ritirati quasi tutti, proprio con l’obiettivo di arrivare
più velocemente al voto sull’arresto
di Genovese. Mentre i deputati di
Sel hanno insistito per discutere e
votare i loro, in modo da ostacolare
il via libera al decreto Poletti che,
secondo il partito, «rende ancora
più precario il mercato del lavoro».
Alle otto e mezza di sera la presidente della Camera Laura Boldrini
ha messo ai voti la richiesta, presentata dal Movimento 5 Stelle, di
andare avanti con una seduta-fiume che avrebbe portato al voto finale dopo mezzanotte. Ma la richiesta
è stata bocciata e il dibattito riprenderà stamattina con l’obiettivo di
chiudere a ora di pranzo. Non ci dovrebbero essere sorprese, perché
alla Camera la maggioranza è larga.
A questo punto mancano solo le dichiarazioni di voto e, in ogni caso,
per la definitiva conversione in legge c’è tempo fino a lunedì prossi-
mo. Il testo che dovrebbe essere approvato è uguale a quello uscito solo pochi giorni fa dal Senato.
Le novità più importanti riguardano i contratti a termine senza
causale, i più flessibili di tutti. La
durata massima passa dai dodici
mesi di adesso a tre anni mentre il
numero delle proroghe, cioè i rinnovi senza interruzione, sale da uno
a cinque. Viene fissato al 20% il limite dei lavoratori con contratto a
termine sul totale dei dipendenti,
un tetto finora rinviato alla contrattazione fra le parti. Ma per chi sfonda questa soglia non c’è più l’obbli-
go di assumere il lavoratore «fuori
quota», come nel testo uscito dal
primo passaggio alla Camera su
proposta della sinistra Pd. Bensì,
dopo la contromossa fatta al Senato
da Ncd, una semplice sanzione pecuniaria che può andare dal 20 al
50% dello stipendio previsto per il
contratto a termine. Diventa più
flessibile anche l’apprendistato, il
contratto che almeno nelle intenzioni doveva rappresentare il principale canale di accesso al mercato
del lavoro ma che negli anni non è
mai decollato. Non viene solo semplificata la parte burocratica ma sale
Le novità
Sanzioni
Apprendistato
Solidarietà
Si potranno stipulare fino a cinque contratti a
termine in tre anni senza bisogno di specificare la
causale. Sanzioni amministrative per le imprese
che assumono a termine più del 20% del personale
Le aziende con più di 50 dipendenti potranno
assumere nuovi apprendisti solo se
confermeranno a tempo indeterminato almeno
il 20% di quelli che hanno già in carico
Sale dal 25 al 35% lo sconto sui contributi per i
contratti di solidarietà. Electrolux sarà una delle
aziende che potranno accedere agli sgravi (i
criteri saranno definiti dal ministero del Lavoro)
da 30 a 50 il numero minimo dei dipendenti che un’azienda deve avere
per essere obbligata ad assumere
definitivamente il 20% degli apprendisti prima di prenderne di
nuovi.
Dopo il via libera al decreto legge,
dovrebbe partire l’esame del vero e
proprio Jobs Act, il disegno di legge
delega approvato dal governo che
contiene i principi del nuovo contratto unico a tutele crescenti e la riforma degli ammortizzatori sociali.
Ncd, con Maurizio Sacconi, dice che
quella sarà l’occasione per «unificare la regolamentazione del lavoro
sia per il settore privato sia per
quello pubblico». È la famosa armonizzazione già promessa dal governo Monti al momento di approvare la sua riforma del lavoro, quella che doveva scacciare la flessibilità
cattiva scritta da Elsa Fornero. Una
riforma che oggi, con il via libera al
decreto Poletti, dovrebbe andare
definitivamente in pensione. Senza
essere stata applicata, nemmeno in
una virgola, ai dipendenti pubblici.
Lorenzo Salvia
@lorenzosalvia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
12 Primo Piano
Giovedì 15 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Politica e tv Le tensioni
Rai, la strategia del premier
Tagli e sfida a Grillo sugli sprechi
Renzi tira dritto sui risparmi: gli italiani sono con me
Il battibecco con i tecnici di «Ballarò»: allora non votate Pd
Il saggio di Claudio Cerasa
Quella sinistra
succube
di sindacati e pm
MILANO — Tra il 32 e il 34 per cento.
Profumano di vittoria gli ultimi sondaggi del
Pd prima dell’embargo. Eppure. Provate a
sommare le forze di centrodestra. Sono lì, a
una incollatura dai democratici, inchiodati
alla soglia psicologica di un terzo degli
elettori. Incatenati, per dirla con Claudio
Cerasa, che nel suo Le catene della sinistra, a
quei vincoli dà un nome, uno per uno. Quasi
trecento pagine di cui la parte più
interessante non è tanto quella sempre
attuale — solo qualche giorno fa il ministro
della Cultura, Dario Franceschini, ha parlato
di cattiva maestra televisione — della sinistra
al cachemire schiava del «partito della
cultura», ma quella dell’asse con i sindacati,
la magistratura e la grande industria. È lì che
si capisce come un campo che pure da anni si
dice riformista sia percepito come
immobilista e per questo condannato
all’immobilismo nell’elettorato. Ancorato al
voto dei pensionati, ma incapace di sfondare
tra i 30-40enni, «un elettorato liquido, post
ideologico,
maggioritario,
potenzialmente
rivoluzionario e
figlio di una grande
e silenziosa
pacificazione».
Proprio
quell’elettorato per
il quale nelle
intenzioni il Pd era
nato, e con il quale
invece si dimostra
In libreria
più abile a parlare
Il saggio di Claudio
uno come Grillo. Ma
Cerasa «Le catene
dove nascono queste
della sinistra»,
catene? Cerasa offre
edito da Rizzoli
una chiave
(pp. 306, 16)
interessante: il
peccato originale sta
nel passaggio tra Prima e Seconda repubblica.
Unica forza rimasta in piedi tra le macerie di
Tangentopoli, il centrosinistra si
«ammanetta» alle procure. Quello di cui ha
bisogno — scrive Cerasa — è un «nuovo
collante per forgiare la sua identità», e
trovarlo «nell’azione purificatrice dei
magistrati è una tentazione alla quale, in quel
momento storico, nessun leader di
centrosinistra può resistere». Di qui anche il
rifiuto di affrontare la riforma di un sistema
che pure non solo per Berlusconi, ma per la
maggioranza del Paese, non funziona come
dovrebbe. Ed è sempre durante Mani Pulite
che il vecchio establishment «individua nella
galassia che ruota attorno al partito degli
eredi del Pci lo strumento migliore con cui
provare a ridare una forma al Paese». Da quel
momento «il tecnocrate... il banchiere, il
potere forte diviene un simbolo della
sinistra». Così Checco Zalone chiama la risata
sicura quando parla dei comunisti ricconi
mentre c’è un Paese fatto di piccole imprese,
lavoratori precari, non coperti dall’articolo
18, che da decenni non si sente rappresentato
da una sinistra che da un lato va a braccetto
con Confindustria e dall’altro non si rende
conto «che il mondo sindacale andava da una
parte e il mondo dei lavoratori, dall’altro». E
ora, riuscirà il «governo Bim Bum Bam»,
come lo chiama Cerasa, a spezzare le catene?
Qualche segnale c’è — dallo scontro con i
magistrati sui salari (che l’autore indica
essere cresciuti del 60% in 10 anni) a quello
coi sindacati sulla concertazione —, ma è
ancora molto presto per dirlo. Di certo per
augurare buona fortuna a Renzi meglio non
parlare di rupture, ché a Sarkozy, quella volta,
bene non portò.
Marilisa Palumbo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ROMA — «Andiamo avanti:
su questo la gente sta con noi»:
dopo il diverbio con Giovanni
Floris e l’offensiva sulla Rai,
Matteo Renzi, come gli è abituale, non innesta la retromarcia. Anzi va avanti spedito.
Nemmeno il siparietto con i
tecnici di Ballarò gli ha fatto
cambiare idea. Il premier ha
cercato di convincerli della
bontà delle sue tesi. I suoi interlocutori gli hanno replicato seccamente: «Gli
sprechi in Rai sono minori di
quello che lei
pensa e noi guadagniamo meno
della concorrenza». Il presidente
del Consiglio ha
motteggiato così:
«Allora non votate Pd». E quelli, di
rimando: «Renzi,
stai sereno».
Dunque, Renzi
non arretra. Eppure la sua sortita sulla tv di Stato, una volta
tanto, non è stata studiata a tavolino. È nata sul momento.
Sull’onda di quello che il presidente del Consiglio ha conside-
Il retroscena
rato un uso improprio del servizio pubblico da parte di un
conduttore con un super stipendio che difendeva interessi
corporativi. Il che non significa,
ovviamente, che il premier non
abbia in mente, e da tempo, di
cambiare il pianeta Rai. «Deve
essere un’azienda aperta al
mercato e all’innovazione, non
l’attuale struttura mastodontica e dispendiosa. Occorrerà ri-
La protesta
Lavoratori reggini con finte
banconote da 80 euro
contestano Renzi al suo
arrivo in Prefettura (Ansa)
disegnare le sue funzioni, ci
vorrà una nuova governance»,
continua a ripetere ai collaboratori e agli esperti della materia
con i quali è solito confrontarsi
sull’argomento.
«Nessuno vuole fare un favore a Mediaset»: Renzi giudica
quanto meno «risibile» l’accusa
che gli viene rivolta da una fetta
del cosiddetto partito Rai. Però
ritiene che, come sia necessario
«mettere mano agli sprechi della politica e della burocrazia,
occorra fare altrettanto con la tv
di Stato». Vuole dire questo, il
presidente del Consiglio, quando sostiene che anche la Rai è
chiamata a fare la sua parte nell’ambito della «non più rinviabile spending review». Del resto, il segretario del Partito democratico, che ha dei particolari sensori rispetto a ciò che si
agita nella società italiana, ha
capito che in questa sua battaglia l’opinione pubblica non lo
lascerà da solo né tanto meno
gli si rivolterà contro. Anche
perché su un punto il premier è
chiaro: «Non ho la minima intenzione di impadronirmi della
Rai — continua a ripetere a tutti
— non ho nessun interesse a
farlo, non è questo il mio obiet-
I Bronzi
Il premier
Matteo Renzi
ieri al Museo
archeologico
di Reggio
Calabria.
Dietro di lui
il ministro
Poletti (Ansa)
tivo e non è questo ciò a cui
penso quando immagino una
tv di Stato trasformata, moderna e competitiva».
Siccome non ci sarà «nessun
editto bulgaro né fiorentino»,
Renzi è sicuro che gli italiani
saranno dalla sua, perché in
tutti è diffusa una grande diffidenza per certi «sprechi» del
servizio pubblico, per alcuni
«mega-stipendi», per le lottizzazioni e le difese corporative
dei sindacati interni. Ciò non
significa che a viale Mazzini come a Saxa Rubra non ci siano
«ottimi professionisti», anzi, ce
ne sono tanti, ma è il sistema
che non funziona, secondo il
presidente del Consiglio. Il quale non sembra troppo spaventato nemmeno per la rivolta del
«partito Rai», che ieri gli si è
scagliato contro con particolare
virulenza. Piuttosto, un atteggiamento del genere lo stimola
allo scontro, tanto più perché è
convinto di stare dalla parte del
giusto, «perché — ripete spesso
ai suoi — non ci possono essere
sacche di sprechi e stipendi da
favola quando c’è tanta gente
che non riesce ad arrivare alla
fine del mese». E poi, sottolineano i renziani, volete mettere la
soddisfazione, di strappare a
Grillo questa bandiera? Anzi, di
costringere gli uomini del Movimento Cinquestelle a difendere l’«odiata» Rai facendosi
scavalcare dal premier in questa
battaglia?
Maria Teresa Meli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il ministro e l’incontro con i dirigenti del partito di Obama in una sede vicino alla Casa Bianca
Mogherini, missione con la spilla «Democrat»
Così il Pd tesse la tela nei circoli di Washington
DAL NOSTRO INVIATO
WASHINGTON — Alla fine della colazione di lavoro, sapendo che stava per recarsi al Dipartimento di Stato per incontrare John Kerry, Amy Dacey ha dato a Federica Mogherini una spilla con la scritta
«Democrat». «Mostrala a John e dille che
te l’ho data io. Così si ricorderà che sei
una dei nostri», le ha detto.
Amy Dacey è una delle donne più potenti di Washington. Dopo aver diretto
«Emily’s List», l’organizzazione democratica che promuove l’accesso delle
donne a cariche elettive, dallo scorso ottobre è alla guida operativa del Democratic National Committee, la direzione nazionale del Partito democratico americano. Nel 2004 Dacey aveva avuto un ruolo
I riflettori su Renzi
Presenti personalità «interessate al
successo di Renzi» ma preoccupate
che non possa troppo a lungo
confidare solo sulla popolarità
di spicco nella campagna presidenziale
di John Kerry.
Organizzato da Matt Browne, principale collaboratore di John Podesta al
Center for American Progress ed ex consigliere di Tony Blair, l’incontro della responsabile degli Esteri con Dacey e con
altri dirigenti democratici è stato tenuto
riservato dall’ambasciata d’Italia a
Washington e dall’entourage del ministro, forse preoccupati del suo alto profilo politico e di partito. Ma dal punto di
vista delle prospettive future di Matteo
Renzi e dei democratici italiani, è stato
un pezzo importante della missione
americana della Mogherini, che ieri alla
Casa Bianca ha visto Podesta e il Consigliere per la Sicurezza nazionale, Susan
Rice.
Come abbiamo appreso da una fonte
privilegiata, la lista dei partecipanti era
di primo piano. A discutere con l’ospite
italiana e Dacey, in un palazzo a un isolato dalla White House, c’erano Colm
O’Comartun, direttore esecutivo della
Democratic Governors Association, molto legato al governatore della Virginia e
probabile candidato presidenziale nel
2016, Martin O’Malley; Stan Greenberg,
celebre mago dei numeri elettorali per
Bill Clinton, Tony Blair, Al Gore e lo stesso Kerry; Cornell Belcher, sondaggista
preferito di Barack Obama e analista della Cnn; Tom McMahon, che diresse il Democratic National Committee nel 2004,
quando vennero gettate le basi della cosiddetta «strategia dei 50 Stati», quella
che quattro anni dopo avrebbe avuto un
ruolo decisivo nell’elezione di Obama.
«Era un gruppo di persone rappresentative degli ambienti democratici americani, che sono interessati al successo di
Matteo Renzi», ci ha spiegato la nostra
fonte. È la stessa connection, che nel 2012
aveva portato l’allora sindaco di Firenze
alla Convention Democratica di Charlotte.
Si è parlato soprattutto di strategie politiche. Quali sfide simili hanno di fronte
i democratici degli Stati Uniti e quelli italiani? Esistono analogie tra il movimento
del Tea Party e quello di Beppe Grillo?
Quali sono le strade per battere i movimenti populisti? In che modo si costruisce una maggioranza democratica stabile?
La preoccupazione degli amici ameri-
I colloqui
La foto ricordo su Twitter
Il mondo clintoniano
Il ministro degli Esteri Federica
Mogherini a Washington con Amy Dacey,
capo del Democratic national committee
e il sondaggista Cornell Belcher. La foto è
stata twittata da Matt Browne del Center
for american progress
Federica Mogherini a Villa Firenze con l’ex
segretario di Stato Madeleine Albright, che
starebbe lavorando per organizzare un
incontro tra il ministro degli Esteri italiano
e Hillary Clinton, quasi certa candidata
democratica alle presidenziali 2016
cani di Renzi è che il premier non possa
troppo a lungo confidare soltanto sui
suoi alti indici di popolarità, per far
avanzare il suo progetto di cambiamento. E che dunque abbia bisogno di creare
al più presto all’interno del partito le
strutture in grado di mobilitare su base
permanente i suoi sostenitori, non soltanto in tempi di campagna elettorale,
usando sia gli strumenti delle moderne
tecnologie comunicative, che il cosiddetto ground game, l’impegno sul terreno,
proprio sul modello che ha consentito il
successo di Barack Obama.
Questi temi erano stati tutti evocati in
un memorandum riservato, inviato dagli
strateghi democratici Usa a Renzi e al suo
braccio destro Marco Carrai nello scorso
marzo.
Federica Mogherini, con la sua vasta
rete di contatti internazionali, è considerata l’interfaccia ideale di questo rapporto privilegiato tra i democratici d’America e d’Italia. Tanto più che il ministro degli Esteri mantiene contatti con tutte le
galassie del Partito democratico: solo per
un problema di calendario — il ministro
è dovuto volare a Londra, dove oggi partecipa al vertice sulla Siria — a Washington è saltato l’appuntamento con Sidney Blumenthal, uno dei consiglieri più
ascoltati di Hillary Clinton, che gli stessi
ambienti a lei vicini danno per sicura
candidata alla Casa Bianca nel 2016. A un
prossimo incontro di Mogherini con
Clinton stanno già lavorando in diversi.
Non ultimo l’ex segretario di Stato nell’Amministrazione di Bill Clinton, Madeleine Albright, che proprio martedì sera
il ministro degli Esteri ha incontrato a
cena a Villa Firenze e con la quale si è a
lungo intrattenuta. Pare che Albright abbia lamentato che, quasi vent’anni dopo
la sua storica nomina, ci siano ancora poche donne ai vertici delle diplomazie
mondiali.
Paolo Valentino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Giovedì 15 Maggio 2014
Primo Piano 13
italia: 51575551575557
L’azienda Sale la tensione dopo lo scontro (non programmato) con Floris
Il partito di viale Mazzini
prepara la controffensiva:
il primo sciopero generale
Oggi il cda decide sul ricorso contro il piano
L’agenda
Tre visite in un giorno: Napoli,
Reggio Calabria e Palermo
1
Ieri Renzi è stato in una scuola elementare
di Secondigliano e a Napoli, in Prefettura;
dalle 13.30 al Palazzo del Governo
e al Museo archeologico di Reggio
Calabria; alle 17.30 a Palermo, in Regione
Oggi a Palazzo Chigi per la firma
dell’accordo sulla Electrolux
2
Oggi alle 15.30 il premier sarà a Palazzo
Chigi per la firma ufficiale dell’accordo
sulla Electrolux. Il prossimo Consiglio dei
ministri è in programma venerdì prossimo
ROMA — Scontro frontale tra
Matteo Renzi e il «partito» Rai. «La
Rai non è né dei conduttori televisivi né dei sindacalisti dell’Usigrai.
La Rai appartiene ai cittadini che la
pagano attraverso il canone e la fiscalità generale» è la prima dichiarazione del presidente del Consiglio, ieri mattina, dopo lo scambio
di battute martedì sera con Giovanni Floris durante Ballarò («Anche la Rai deve partecipare ai sacrifici, tocca anche a voi, la Rai può
vendere Raiway e eliminare sprechi clamorosi nelle venti sedi regionali», con Floris che difendeva
l’azienda e parlava di un suo possibile indebolimento dopo i 150 milioni richiesti dal governo alla tv
pubblica nella spending review).
Sempre ieri, di primissimo mattino, un tweet di Renzi: «Niente paura. Il futuro arriverà anche alla
Rai. Senza ordini dei partiti. #cambiaverso#italiariparte». Il confronto Floris-Renzi (che non sarebbe
piaciuto molto al direttore generale
Luigi Gubitosi, da sempre ostile ai
dibattiti sulla Rai in trasmissioni
Rai) ha avuto anche uno strascico
notturno. Ieri mattina presto circo-
lavano ricostruzioni su un accesissimo confronto tra Renzi e i tecnici
di studio di Ballarò, preoccupati
per le ricadute dei tagli sull’azienda.
La risposta dell’Usigrai, lo storico sindacato dei giornalisti, è immediata: «Ha ragione Renzi: la Rai
non è dei conduttori e non è dell’Usigrai. Ma non è neanche del capo del governo. Che invece vuole
decidere cosa la Rai deve vendere o
chiudere. La Rai è dei cittadini. A
partire da quelli onesti che pagano
il canone per avere il servizio pubblico», dice il segretario Vittorio Di
Il capogruppo di Forza Italia alla Camera
Brunetta: bene il leader pd,
mi copia ma gli lascio il copyright
ROMA (P.Co.) — Renato Brunetta, Forza Italia, incoraggia Renzi:
«Ha ragione quando dice che la Rai non è dei conduttori e non è
dell’Usigrai. Il premier continua a copiarmi ma gli regalo volentieri
il copyright». Poi Brunetta aggiunge: «Direi anche che la Rai non è
nemmeno di chi la invade 5 ore al giorno, come sta facendo Renzi.
Ma da questo punto di vista chi è senza peccato scagli la prima
pietra ed essendo io una persona seria, sono pronto all’autocritica».
Brunetta, lei è d’accordo anche sui 150 milioni che lo Stato chiede
alla tv publica con la spending review? «Prima mi preoccuperei
dell’efficienza, della produttività, del recupero del canone, della
razionalizzazione del lavoro, dei 40 dirigenti nominati da Gubitosi...
© RIPRODUZIONE RISERVATA
e solo dopo arriverei ai 150 milioni».
La vicenda
Trapani che accusa il premier di
aver richiesto i 150 milioni a Viale
Mazzini ma di non aver minimamente pensato al recupero dell’evasione del canone «che da solo
vale 500 milioni.» Il «partito» Rai si
sta comunque organizzando. È in
vista, per la prima volta, uno sciopero generale proclamato da tutte
le sigle sindacali dei dipendenti
(dalla Cgil all’Ugl) con i giornalisti.
Però dall’esecutivo arriva un segnale distensivo dal sottosegretario Enrico Morando in Vigilanza:
«Nella conversione del decreto Irpef il governo promuoverà una riforma del testo che escluda la Rai
dalle società che devono garantire
risparmi sui costi operativi del
2,5% nel 2014 e del 4% nel 2015, limitando il contributo ai soli 150
milioni di euro». Sulla linea Renzi,
Massimo D’Alema: «Credo che anche la Rai possa dare il suo contributo alla spending review e penso
che la proposta di una sua riorganizzazione vada nella giusta direzione».
Oggi il consiglio di amministrazione di Viale Mazzini esaminerà il
tema del possibile ricorso contro la
richiesta del governo (appunto, i
150 milioni di euro). Il direttore generale Luigi Gubitosi non sarebbe
convinto dello strumento, mentre
molti consiglieri (Antonio Verro in
prima fila) premono per presentarlo subito. La direzione generale sta
studiando la revisione del piano
industriale per tagliare spese (tranne l’adeguamento al digitale, ritenuto strategico dall’azienda). E
quindi tutto appare possibile: tagli
al personale, agli investimenti sul
prodotto. Tra un mese e mezzo si
vedrà.
Paolo Conti
L’attacco nello studio
di «Ballarò»
Martedì a «Ballarò» Renzi
parla dei tagli alla tv
di Stato: «Anche la Rai
partecipi ai sacrifici, può
vendere Raiway ed
eliminare enormi sprechi
nelle 20 sedi regionali»
Il botta e risposta
con il conduttore
In onda c’è uno scontro
con il conduttore Floris,
che difende l’azienda
e parla di un suo possibile
indebolimento dopo
i 150 milioni chiesti
dalla spending review
L’annuncio online:
«Il futuro arriverà»
Ieri il premier torna
sull’argomento e assicura
su Twitter: «Niente paura.
Il futuro arriverà anche
alla Rai. Senza ordini dei
partiti.#cambiaverso
#italiariparte»
Le sigle sindacali
unite nella protesta
Per l’Usigrai, il sindacato
dei giornalisti, la Rai «non
è del governo, che decide
se vendere o chiudere».
Tutte le sigle sindacali dei
dipendenti sono pronte a
scioperare coi giornalisti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Giovedì 15 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
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Esteri
Turchia Scontri da Ankara a Istanbul. Il primo ministro: «Gli incidenti capitano»
Strage in miniera, sale la rabbia
Erdogan contestato: «Assassino»
Il bilancio è di almeno 274 morti, ancora in 120 bloccati
DALLA NOSTRA INVIATA
ISTANBUL — Davanti alla miniera di Soma si sta in piedi e si
attende. C’è chi piange, chi grida ma la maggior parte delle
persone rimane in silenzio, lo
sguardo perso nel vuoto che si
anima solo quando, disteso sulla barella, esce il corpo di uno
dei minatori morti. Allora si
tenta di riconoscerlo ma i soccorritori coprono i cadaveri con
un lenzuolo bianco e si fanno
strada tra la gente. «È lui — grida all’improvviso un uomo anziano tentando di raggiungere
la barella — fatemi salire sull’ambulanza, vi prego».
È la peggior strage sul lavoro
nella storia dell’industria mineraria turca. Ieri sera il bilancio
dell’esplosione era salito a 274
morti mentre sono circa 400 i
minatori tratti in salvo. Ma all’appello mancano altre 120
persone. Dalla miniera di San
José in Cile, dove nel 2010 33
minatori rimasero intrappolati
per 69 giorni, mandano a dire ai
fratelli turchi di non mollare. E
loro continuano a cercare anche
se le speranze di trovare vivi gli
operai rimasti intrappolati sono
pochissime perché a uccidere è
stato il monossido di carbonio
espulso da un vecchio trasformatore che si è surriscaldato:
«Hanno ventilato ma il monossido uccide in 3 o 5 minuti — ha
spiegato Mehmet Torun, membro della Camera degli ingegneri —. A meno di un miracolo,
non dovrebbero esserci altri sopravvissuti a questo punto». Tra
i soccorritori, però, c’è chi spera
che i minatori abbiano raggiunto una «stanza sicura» rifornita
di maschere d’ossigeno che è a
circa 200 metri di profondità. Lì,
con la porta chiusa, è possibile
che qualcuno sia ancora vivo.
In piazza
A destra, nella
foto grande,
scontri tra
manifestanti
e polizia a
Istanbul. Nella foto a sinistra, il primo
ministro turco
Recep Tayyip
Erdogan tra i
minatori
C’è tantissima rabbia nell’aria. A Soma, ieri, la tensione si
tagliava con il coltello. I rappresentanti del governo, come il
ministro dell’Energia Taner Yildiz, che hanno tentato di rag-
giungere il luogo dell’incidente riyet, si è vantato nel 2012 di
si sono trovati di fronte ad una avere ridotto da 130 a 24 dollari
folla ostile. «Erdogan assassi- il costo di una tonnellata di carno», «Erdogan ladro», gli slo- bone dopo la privatizzazione.
gan più ripetuti. Al governo non Oggi la Turchia occupa il terzo
viene perdonato di avere igno- posto nella classifica mondiale
rato i ripetuti allarmi sulla mi- e il primo in quella europea per
niera. L’ultimo era un’interro- le morti bianche. Nel 2012 hangazione presentata in Parla- no trovato la morte nelle miniemento appena due settimane fa re del Paese 61 persone, più di
dal Chp, il partito laico di oppo- 1.000 tra il 2002 e il 2012.
sizione, sui troppi incidenti avErdogan, però, ha respinto le
venuti a Soma.
accuse al mittente accusando i
Così quando Erdogan è arri- contestatori di strumentalizzare
vato l’accoglienza non è stata la tragedia per screditare il godelle migliori: la sua
auto è stata presa a
Mar Nero
calci e, all’uscita
Soma
dalla conferenza
Qui martedì
Istanbul
stampa, il premier è
un’esplosione
stato accolto da fiAnkara ha fatto
crollare parte
schi e da urla di «didi una miniera
missioni» tanto viodi carbone
lente da costringerT u r c h i a a 2 km
lo a rifugiarsi in un
di profondità
vicino supermercaMar Mediterraneo
to. La rabbia è dilagata in tutto il Paese. A Istanbul ci sono stati scon- verno in vista delle elezioni pretri violenti intorno a piazza Tak- sidenziali di agosto. Ma alla
sim dove è avvenuta la rivolta di gente non sono bastati i tre
Gezi Park, e un gruppo di giova- giorni di lutto e le bandiere a
ni ha protestato davanti alla se- mezz’asta. Soprattutto molti
de dell’azienda Soma Coal Mi- non hanno apprezzato le parole
ning Company, che gestisce la del premier che, dopo essersi
miniera, imbrattando il muro detto profondamente colpito
dello stabile con scritte come dalla tragedia, ha precisato che
«questo palazzo sorge sul san- gli «incidenti nelle miniere sogue dei lavoratori». Ad Ankara no un fatto normale. Avvengola polizia ha usato gas lacrimo- no anche in altre parti del mongeni e cannoni ad acqua per di- do».
sperdere una folla di 3-4 mila
Vaglielo a dire agli abitanti di
persone.
Soma, un paese dove ci sono 16
I sindacati hanno proclamato mila minatori su 105 mila abiper oggi un giorno di sciopero e tanti e che davanti al pronto
puntano il dito contro le «priva- soccorso hanno fatto appendere
tizzazioni selvagge» attuate dal la scritta: «Per quelli che danno
governo islamico, a beneficio, la vita per una manciata di cardicono, di imprenditori amici. Il bone».
Monica Ricci Sargentini
proprietario della miniera di
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Soma, ha ricordato ieri Hur-
La Farnesina
La solidarietà dell’Italia
«Ogni aiuto necessario»
ROMA — Il ministro degli Esteri Federica Mogherini ha
inviato ieri al suo omologo turco Ahmet Davutoglu un
messaggio di condoglianze per la tragedia avvenuta nella
miniera a Soma con un pesante bilancio di vite umane e di
feriti. La responsabile della Farnesina ha espresso la solidarietà
di tutta l’Italia al popolo turco, offrendo ogni assistenza
ritenuta necessaria e rivolgendo un pensiero particolare di
vicinanza ai parenti delle vittime. Anche l’Unione Europea ha
offerto assistenza e aiuti alla Turchia per l’incidente minerario
che ha fatto centinaia di morti. Il presidente del Consiglio
europeo, Herman Van Rompuy, ha espresso le «condoglianze»
al governo di Ankara e il presidente della Commissione, José
Manuel Barroso, si è detto «molto triste» per il «terribile»
incidente. Amnesty international ha invece chiesto
«un’inchiesta imparziale e indipendente per l’accertamento
delle responsabilità di funzionari dello Stato e di funzionari
della compagnia che gestisce la miniera». «Giustizia va fatta
per le vittime di questa tragedia», scrive sul proprio sito la
sezione turca di Amnesty. La solidarietà con le famiglie delle
vittime attraversa anche il mondo della musica. Su Twitter la
popstar Rihanna ha dedicato la foto del proprio profilo alla
tragedia della miniera di Soma.
Corriere della Sera Giovedì 15 Maggio 2014
Esteri 15
italia: 51575551575557
#
Soccorsi
Un padre bacia il figlio salvato dalla miniera di Soma;
a fianco, volti
di sopravvissuti all’esplosione. Molti
minatori sono
ancora dispersi, centinaia le vittime
(Afp, Ap, Epa)
Le storie Lacrime e disperazione nelle vicende di povere famiglie
I gemelli, il bambino
La tragedia colpisce
operai da «2 centesimi»
I parenti: rischiano tutti la vita per nulla
✒
L'analisi
787
ERRORI E SCANDALI
SCENE DA UN PAESE
CHE ANNASPA
SEGUE DALLA PRIMA
La Turchia piange centinaia di minatori morti, e altre
centinaia di dispersi, che sono sepolti nelle viscere
della terra a Soma, vena carbonifera ritenuta essenziale
per il Paese, e il primo ministro Recep Tayyip Erdogan,
anche stavolta, non si smentisce. Dimostrando, con
quella che è riduttivo definire una gaffe, l’assoluta
incapacità a gestire passaggi delicati e a contenere
emozioni. Le frasi, pronunciate davanti ai familiari
delle vittime, che lo avevano accolto prendendo a calci
la sua auto, insultandolo come «assassino» e «ladro»,
dimostrano, ancora una volta, come la Turchia stia
attraversando una fase delicatissima, con un premier
arrogante e assai poco avveduto e con un risentimento
popolare condizionato e silenziato soltanto dalla
paura. Invece di spiegare perché il partito di governo,
l’islamico-moderato Akp, abbia deciso di respingere
— appunto 15 giorni fa— la mozione dell’opposizione
laica, presentata dal partito Repubblicano del Popolo,
che chiedeva una commissione d’inchiesta sulla
sicurezza proprio delle miniere di Soma, Erdogan ha
risposto con una lezioncina storica sull’inevitabilità
delle tragedie in miniera. Ha citato i gravi incidenti
dell’Ottocento in Gran Bretagna, e forse ha
dimenticato quanto disse nel 2010, per un’altra strage
mineraria turca, sostenendo che le vittime erano
«beatamente morte, perché questo è il destino di chi fa
quel mestiere». Tuttavia,
oltre inopportune
In crisi
esternazioni di Erdogan, è
l’immagine complessiva del
Dalle proteste
Paese che appare assai
del parco di Gezi,
deficitaria. Dopo anni di
lo sgretolamento
crescita costante e di
recuperata credibilità
è stato costante
internazionale, la Turchia si
ritrova ad annaspare. Dalla
repressione per le manifestazioni contro
l’abbattimento di 600 alberi nel parco di Gezi, è stato
un continuo sgretolamento: gli errori in politica
estera, gli scandali, le frodi, le truffe elettorali, gli
scontri con i fideisti dell’oppositore Fetullah Gülen, la
sconfitta olimpica per i Giochi del 2020. E soprattutto
un timore dilagante e contagioso fra la gente comune.
Chi protesta con veemenza sa che lo aspetta la galera.
Ci sono più giornalisti in prigione in Turchia che in
Cina. Erdogan, che non conosce le regole della
diplomazia, si sente forte del consenso numerico
ottenuto nelle ultime elezioni amministrative. Vuole
diventare presidente della Repubblica ad agosto. Ma
non sarà facile. E’ pur vero che, in Parlamento, l’Akp
ha i numeri per sostenerlo, magari non al primo
scrutinio. Però alla fine il partito potrebbe cambiare
strategia, frenando le ambizioni di un leader forte ma
divisivo, e impedendogli di abbandonare una forza
politica che, senza il premier, si indebolirebbe
notevolmente. In quel caso, come sostengono molti
osservatori, vi potrebbe essere il nuovo mandato del
presidente uscente, Abdullah Gül.
I minatori
al lavoro nelle
viscere della
miniera di carbone
di Soma al
momento
dell’incidente,
martedì scorso.
Circa 300 sono
riusciti a
raggiungere le
uscite, gli altri
sono rimasti feriti
o intrappolati, la
maggior parte a
due chilometri di
profondità
DALLA NOSTRA INVIATA
ISTANBUL — I primi funerali sono
stati quelli di Ismail e Suleiman Ciad,
32 anni, gemelli monozigoti che il destino non ha voluto separare neanche
nella morte. Ieri parenti e amici li hanno salutati per l’ultima volta. In ginocchio. Piangendo e pregando. I due uomini lavoravano nella stessa miniera
da 11 anni e martedì erano nello stesso
turno, i loro corpi sono stati rinvenuti
uno accanto all’altro. Una storia che ha
commosso gli abitanti di Soma dove
tutti li conoscono. Ismail e Suleiman
erano da sempre inseparabili. Quando
erano partiti per il militare — raccontano gli amici — avevano fatto di tutto
per essere messi nello stesso squadrone. E alla fine l’esercito li aveva accontentati. Anche il matrimonio, doppio
naturalmente, era stato celebrato contemporaneamente. Uno di loro lascia
due figlie gemelle. L’altro una figlia.
«Oggi ho sepolto tre miei ex compagni di liceo», dice Giza Nergiz,
un’insegnante d’inglese di 28 anni che
si aggira sconsolata insieme al marito
Onur Nergiz, 30 anni, che nella miniera ci lavorava ma come impiegato. «Un
sacco di gente si lamentava della sicurezza — spiega l’uomo — ma la proprietà non ha mai fatto nulla. Ed ora
eccoci qui». «Anche i miei amici me
l’avevano detto», aggiunge lei e scoppia a piangere. I familiari dei minatori
presidiano l’ospedale dove ogni tanto
esce qualcuno con una lista in mano: è
l’elenco dei sopravvissuti. Attendono
col fiato sospeso che l’infermiere pronunci i nomi, pochissimi, di chi è stato
salvato. E poi ripiombano nell’oblio.
La dinamica
Cortocircuito
Martedì un’esplosione ha
devastato la miniera di
carbone di Soma, nella
provincia occidentale
turca di Manisa, a circa
400 chilometri da
Istanbul. La
deflagrazione sarebbe
stata provocata da un
cortocircuito in un
generatore, seguita da un
incendio e dal rilascio del
micidiale monossido di
carbonio
Carbone
I soccorritori, divisi in
quattro squadre, hanno
lavorato tutta la notte per
cercare di salvare i
compagni intrappolati, in
condizioni difficilissime.
Quasi ottocento minatori
erano al lavoro al
momento dell’incidente,
e la maggior parte di loro
è rimasta intrappolata
fino a due chilometri di
profondità
Rapidità
In casi come quello di
Soma, la tempestività dei
soccorsi è fondamentale,
perché, in assenza di
un’adeguata
ventilazione,
il monossido di carbonio
che invade le gallerie
uccide un essere umano
in pochi minuti (dai tre ai
cinque)
Bilancio
Ieri sera i corpi senza vita
estratti dalla miniera
erano 274, circa 400 i
minatori tratti in salvo,
molti dei quali feriti. Ma
almeno 120 mancavano
ancora all’appello
Visite e polemiche
Di recente, il ministro
dell’Energia Taner Yildiz
aveva visitato l’impianto
lodandone la «tecnologia
avanzata». In realtà da
settimane i sindacati del
settore denunciavano le
carenze nelle misure di
sicurezza
Primo ministro
Il primo ministro Recep
Tayyip Erdogan, subito
accorso sul luogo
dell’incidente dopo aver
cancellato una trasferta
in Albania, è stato accolto
da dure proteste e inviti a
«dimettersi», mentre
molti gli gridavano:
«assassino»
questo e altri giornali scaricateli da qui http://quoidianes.tumblr.com/
Antonio Ferrari
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Sembrano i fantasmi di loro stessi perché sono immobili e piangono, piangono e pregano, finché la disperazione
non prevale e allora si agitano in un
improvviso moto di rabbia. Magari si
mettono a lanciare pietre contro gli
agenti, anche se loro di solito non protestano mai. È che da ore non esce più
nessuno con in mano quell’elenco
prezioso. L’ultima ambulanza con su
una persona ancora viva è arrivata ieri
all’alba. «Non le sentiamo più da tante
ore le sirene, stiamo per perdere la
speranza», dice una donna. Sengul,
una signora anziana, si strugge per la
sorte dei suoi due nipoti: «Ecco cosa
facciamo in questo Paese, rischiamo la
vita per due centesimi», dice con un filo di voce. E tutti la consolano. Qui e là
si raccolgono frammenti di vita e di
disperazione. «Mio figlio se ne è andato, il mio Mehmet», grida Emine Gulsen all’entrata della miniera, ormai
certa della morte del suo ragazzo di 31
anni. «Non perdere la speranza — le
sussurra la zia — speriamo in Dio. Inshallah».
Un signore si aggira davanti al magazzino che è stato adibito ad obitorio.
Un giornalista gli chiede: «Ha perso un
suo parente». Lui risponde: «Sì, mio
nipote, Kemal Yıldız». Quanti anni
aveva? «Quindici». sussurra lui. «Ma
come era minorenne? E quante ore lavorava?», incalza il giornalista. «Non
lo so, non voglio dire delle cose sbagliate. Non riesco più a ragionare», risponde lo zio e se ne va col capo chino.
Di Kemal non sappiamo nulla a parte
l’età. Ma tanto basta per far scoppiare
la polemica sullo sfruttamento dei minori. Le autorità non confermano la
presenza di quel nome nella lista dei
dipendenti. Ma l’idea dei minatori
bambini colpisce l’immaginazione, fa
Fianco a fianco
I due uomini lavoravano nella
stessa miniera da 11 anni,
i loro corpi sono stati trovati
uno accanto all’altro
La lista del dolore
I familiari dei minatori
presidiano l’ospedale dove
ogni tanto esce qualcuno
con una lista in mano
venire in mente il Rosso Malpelo di
Giovanni Verga o le storie di Émile Zola. In Turchia succede anche nel XXI
secolo. Secondo un rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro
(Ilo), nel 2010 degli 1,6 milioni di
bambini economicamente attivi in
Turchia, 310.400 (19,4%) hanno avuto
infortuni sul lavoro e altri problemi di
salute. Ieri Sol, un quotidiano di sinistra, accusava l’Akp di Erdogan di aver
varato un nuovo regolamento in cui i
ragazzi fra i 15 e i 18 anni sono considerati «operai giovani» e non ci sono
lavori pesanti a loro vietati.
Ogni tragedia ha i suoi eroi. Sono i
soccorritori. Gli uomini che hanno
avuto il coraggio di entrare nei cunicoli resi irrespirabili dall’esplosione.
Uno di loro racconta di aver salvato tre
persone ma aggiunge: «Poi siamo dovuti tornare indietro, altrimenti saremmo morti anche noi». Il monossido di carbonio uccide in pochi minuti.
E la miniera ne era piena. Ma valeva la
pena rischiare. Lo sa bene quel giovane che ha portato un minatore fino all’ambulanza e si è commosso nel sentirlo dire, ferito e stremato com’era:
«Tolgo gli scarponi? Non vorrei sporcare».
Mo. Ri. Sar.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
16 Esteri
Storie di carta
Giovedì 15 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Abramson e Nougayrède, le prime donne al vertice dei due grandi quotidiani internazionali, estromesse nello stesso giorno
NYTimes, l’addio di Jill
in rotta con la redazione
Al suo posto il primo afro-americano
DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK — È durato appena due
anni e mezzo il turbolento regno di Jill
Abramson alla guida del New York Times. La prima donna a dirigere il più
autorevole quotidiano americano e del
mondo è stata letteralmente rimossa
ieri a sorpresa dal suo editore, Arthur
Sulzberger che l’ha sostituita col suo
vice, Dean Baquet. Il quale diventa, a
sua volta, il primo direttore afroamericano della storia del Times.
La decisione, comunicata all’improvviso ieri pomeriggio, ha lasciato
senza fiato la redazione che non si
aspettava una svolta così traumatica.
Ma nuvole all’orizzonte per la Abramson ce n’erano da tempo. Poco amata in
redazione per i suoi atteggiamenti
sprezzanti e per l’impegno un po’ «a
corrente alternata», protagonista di
scontri interni con lo stesso Baquet dei
quali qualche «gola profonda» del
giornale aveva subito informato le testate rivali, la direttrice aveva più volte
parlato, anche in interviste, delle sue
difficoltà in redazione. Raccontando di
aver pianto di rabbia quando i suoi
problemi interni erano finiti su altre
testate. Negli ultimi tempi erano peggiorati anche i suoi rapporti con l’amministratore delegato del giornale,
Mark Thompson, che sta gestendo
l’azienda con uno stile manageriale
molto interventista. La rottura potrebbe essere maturata proprio qui, anche
se Sulzberger, nello spiegare l’accaduto, ha detto che l’uscita di scena della
Abramson è da attribuire ai metodi da
lei seguiti nel gestire i rapporti con la
Dal 2011 Jill
Abramson, 60 anni, era stata nominata direttrice del
«New York Times»
nel settembre
2011, prima donna sulla tolda in
160 anni di storia
del giornale
redazione, mentre non è in discussione la qualità del giornalismo fin qui
prodotto. L’editore ha anche smentito
conflitti tra la redazione e la dirigenza
amministrativa. Certo che è la seconda
volta in un decennio che Sulzberger
deve intervenire per cambiare all’improvviso il timoniere del giornale. Nel
2003 ci fu la rimozione di Howell Raines, che pagò per lo scandalo Jayson
Blair, il giornalista-prodigio che inventava o copiava le sue storie. Poi la lunga
e autorevole direzione di Bill Keller fino all’arrivo, nel settembre 2011, di Jill.
Massimo Gaggi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Paralleli
New York
Fondato nel 1851 , il
«New York Times» è il
maggiore quotidiano
liberal degli Stati Uniti. La
diffusione media è di un
milione di copie
giornaliere. La nuova
sede, in un grattacielo di
52 piani sull’Ottava
Avenue inaugurato nel
2007, è stata disegnata
da Renzo Piano. Jill
Abramson, newyorkese,
60 anni, guidava il
giornale dal 2011.
In precedenza aveva
lavorato tra l’altro per il
settimanale «Time» negli
anni 70 e per il «Wall
Street Journal» (fino al
1997)
Parigi
Fondato nel 1944, «Le
Monde» è un quotidiano
che esce nel primo
pomeriggio, campione
dell’autorevolezza
francese, con una linea
politica di centro-sinistra.
È presente su Internet
dal 1995. Ha circa 400
giornalisti. La direttrice
uscente, Natalie
Nougayrède, ha
cominciato la carriera nel
‘91 come corrispondente
di «Libération» da Praga
Le Monde, esce Natalie
Si è scontrata sul digitale
I 400 giornalisti la costringono a lasciare
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI — La redazione di Le Monde
ha vinto la sua battaglia, la direttrice
Natalie Nougayrède si è dimessa. Prima donna a guidare il più influente
quotidiano francese, la 46enne ex corrispondente da Mosca aveva preso il
comando nel marzo 2013, con un blitz
che aveva colto tutti di sorpresa: dai
giornalisti, che conoscevano poco
quella collega a lungo inviata nell’Est
europeo, al trio di editori Xavier Niel,
Pierre Bergé e Mathieu Pigasse, che accolsero con curiosità e favore l’inaspettata auto-candidatura di una reporter
estranea alla vita di redazione e ai suoi
giochi di potere. Nougayrède ottenne il
gradimento di quasi l’80 per cento dei
colleghi: quindici mesi dopo, quel capitale di stima e fiducia è svanito. La
redazione si è rivoltata contro una direttrice giudicata autoritaria, e poco in
linea con la tradizione di sinistra del
giornale.
Una settimana fa sette capiredattori
su 11 avevano lasciato l’incarico con un
clamoroso ammutinamento di massa,
e pochi giorni dopo anche i due vicedirettori hanno rinunciato. Ieri è stata lei
stessa a dare l’annuncio delle sue dimissioni. «La volontà di alcuni membri di Le Monde di ridurre drasticamente le prerogative del direttore è per
me incompatibile con il perseguimento della mia missione — dice Nougayrède —. Inoltre, gli attacchi diretti e
personali nei confronti della mia direzione e della mia azione mi impediscono di realizzare il piano di trasformazione che ho sottoposto agli azionisti e
Dal 2013 Natalie
Nougayrède, 47
anni, dal 1996 a
«Le Monde», dirigeva il quotidiano
dal marzo 2013. Si
è dimessa dopo un
contrasto con la
redazione dei quasi 400 giornalisti
che ha bisogno di un largo accordo,
nell’interesse superiore del giornale.
Non sussistono le condizioni di fiducia
e ragionevolezza necessarie». I circa
400 giornalisti si sono ribellati contro
lo spostamento di 57 di loro dalla carta
all’online, percepito (a torto) come un
declassamento, e peraltro non deciso
da Nougayrède ma dal manager Louis
Dreyfus. In pochi mesi, la prima direttrice di Le Monde è diventata un capro
espiatorio, colpevole pure della transizione verso il digitale che riguarda il
mondo intero, non solo Le Monde.
Stefano Montefiori
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Corriere della Sera Giovedì 15 Maggio 2014
New York
Esteri 17
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Un percorso che conduce i visitatori tra testimonianze e macerie. Polemiche per l’interattività tipica di un parco tematico: «Un cimitero a pagamento»
Il volto di una donna vigile
del fuoco e il suo casco:
il museo termina nella
cavernosa Foundation Hall,
davanti all’Ultima Colonna
recuperata da Ground Zero
nha
tta
n
Due
«tridenti» alti
oltre 20 metri
provenienti
dalla torre
Nord sono
all’ingresso
del padiglione
di vetro
DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK — Qualcuno ha imbastito polemiche prima ancora di visitarlo, definendolo un «memorial»
che celebra la più grande tragedia
americana con la leggerezza e l’interattività tipici di un parco tematico
costruito per i turisti. Altri lo definiscono un cimitero visitabile a pagamento (il biglietto d’ingresso costa
23 dollari), visto che in un deposito
sotterraneo attiguo sono conservati
14 mila resti delle vittime dell’attacco terroristico del 2001 non identificati o non rivendicati dalle famiglie.
Ma il museo dell’11 settembre che
verrà inaugurato stamattina da Barack Obama a Ground Zero, all’ombra del grattacielo che ha preso il posto delle Torri Gemelle (la Freedom
Tower, poi prudentemente ribattezzata WTC1), è destinato a commuovere, a turbare, forse anche a sconvolgere, molto più che a intrattenere
i visitatori. Quasi tutto realizzato nelle viscere della terra, questo luogo
della memoria vuole rappresentare,
anche simbolicamente, una discesa
nell’oscurità, nell’incubo della sofferenza. Un percorso lungo il quale si è
accompagnati da suoni, rumori, voci, grida, con un’intensità sconosciuta negli altri musei che ricostruiscono grandi tragedie.
In superficie, sotto una grande cupola vetrata, ci sono quasi solo le gigantesche travi d’acciaio recuperate
tra le macerie delle Twin Towers:
strutture lunghe più di venti metri
disposte verticalmente, come due
monoliti. Poi la discesa fino al letto
di granito al quale erano ancorate le
fondamenta dei due grattacieli crollati 13 anni fa dopo essere stati colpiti dagli aerei dirottati dai kamikaze di
Al Qaeda. La rampa scavata dai soc-
Vista aerea
del Museo
(rendering)
Memorial
Plaza
Ma
Ground Zero Story
NEW YORK
Padiglione
Museo
(sezione)
Museum
Mall
Una struttura
di acciaio
della parete
della torre
Nord, così
contorta in
seguito
all’impatto
diretto
dell’aereo
dell’American
Airlines
CORRIERE DELLA SERA
I rumori, le grida: il museo dell’11/9
corritori alla ricerca delle vittime sepolte dai detriti è ora diventata una
discesa fatta di scale mobili e scale
grezze, di cemento armato: una via
crucis che sprofonda per diverse decine di metri. Scendi avvolto dalle
immagini della tragedia e, una volta
in fondo, ecco la galleria delle vittime: i 2977 ritratti dell’11 settembre e
i sei caduti nell’attentato precedente,
quello del 1993, quando un altro
gruppo di terroristi islamici fece
esplodere un camion bomba alla base delle Torri.
Lo sconvolgente
memoriale di
Ground Zero
inaugurato oggi
da Obama
Dal museo ci si può affacciare sulle «vasche riflettenti», le «piscine»
rettangolari circondate da cascate
che costituiscono il vero e proprio
monumento in memoria dei caduti. I
lavori in tutta l’area erano iniziati nel
2007 ma le Reflecting pools dell’architetto israeliano Michael Arad sono state inaugurate già quasi tre anni
fa, nel decennale dell’attacco. Per il
museo, realizzato seguendo in gran
parte il progetto originale di Daniel
Libeskind, tutto è stato più laborioso
e controverso. Un anno e mezzo fa ci
La crisi ucraina Messaggio agli Usa
September 11 Memorial Museum,
Alice Greenwald, in passato curatrice
del museo dell’Olocausto di Washington, non ha risparmiato ai visitatori
immagini forti che possono suscitare angoscia e anche un certo senso di
vertigine. Solo per i filmati più crudi,
quello degli impiegati delle torri che
si lanciano nel vuoto, è prevista la
proiezione in salette separate rispetto al percorso principale del museo,
con un’avvertenza all’ingresso.
Massimo Gaggi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Greenwald contro tutti
«Stampa reticente,
Snowden anima pura»
DAL NOSTRO INVIATO
Rappresaglia di Mosca:
«Stop alla cooperazione
nella Stazione Spaziale»
razione di 15 nazioni) almeno
fino al 2024. L’annuncio di Rogozin arriva nel pieno della tensione tra Mosca e Washington
sulla crisi ucraina. Il vice primo
ministro non ha collegato direttamente le vicende di Kiev alla
decisione sulla Stazione ma ha
spiegato: «E’ preoccupante per
noi continuare a sviluppare
progetti di alta tecnologia in
collaborazione con un partner
inaffidabile come gli Stati Uniti,
che attribuisce a qualsiasi cosa
un significato politico». Secondo le parole di Rogozin, la Russia vuole usare le risorse oggi
destinate alla Stazione per altri
progetti spaziali. Il vice primo
ministro ha aggiunto che il segmento russo della Stazione Spaziale «può esistere indipendentemente da quello americano,
ma quello americano non può
esistere senza la parte russa. In
ogni caso la Russia agirà pragmaticamente e non porrà ostacoli al lavoro della Stazione».
si mise anche l’uragano Sandy che
seppellì il cantiere sotto 4 metri d’acqua il cantiere.
Il museo che verrà inaugurato oggi dal presidente degli Stati Uniti potrà essere visitato dal pubblico a partire da mercoledì prossimo. Immagini crude, suoni agghiaccianti. Le ultime telefonate fatte ai propri cari
dalle vittime intrappolate nei grattacieli in fiamme che stavano per crollare. La ricostruzione del volo degli
aerei dirottati e del loro impatto con
le torri. La direttrice del National
L’incontro Il giornalista e il suo pubblico
Rientro
L’atterraggio
della navicella
russa Soyuz
TMA-011M
ieri in Kazakistan: la capsula torna
dalla Stazione
Spaziale Internazionale (Afp)
MOSCA — Parte dallo spazio
la prima rappresaglia russa
contro le sanzioni Usa. Mosca
non consentirà più al Pentagono di usare i motori dei razzi di
fabbricazione russa per il lancio
di satelliti militari mentre la
Nasa potrà continuare ad usarli
per quelli ad uso civile. Questa
una delle misure annunciate dal
vice premier Dmitri Rogozin,
secondo il quale Mosca ha inoltre deciso di respingere la richiesta americana di prolungare oltre il 2020 l’uso della Stazione Spaziale Internazionale
(Iss), dove sono presenti anche
moduli Made in Italy. Per la Iss
la collaborazione di Mosca è indispensabile perché le uniche
navicelle per rifornire la Stazione e cambiare gli equipaggi sono le antiquate ma affidabili
Soyuz, dopo che gli shuttle sono
andati in pensione. Gli Usa vorrebbero continuare a tenere in
volo la Iss (costata 100 miliardi
di dollari e frutto della collabo-
Padiglione
One World Trade Center
Memorial Plaza
Memorial
Museum
Parete
originale
Le scarpe di una vittima: il museo ospita
14 mila resti non identificati delle vittime,
protetti da un muro e accessibili solo ai familiari
PARTNER
NEW YORK — «Grazie per
avermi aperto gli occhi, hai
cambiato la mia vita». Mike, uno
studente della New York University, si è messo disciplinatamente in fila davanti al microfono, quando, dopo l’intervista
condotta da Matt Taibbi, è il
momento delle domande del
pubblico a Glenn Greenwald, la
penna scelta da Edward
Snowden per svelare al mondo i
segreti della Nsa: l’abnorme uso
della gran mole di dati reperibili
su Internet da parte dello spionaggio americano. A quasi un
anno dall’inizio delle rivelazioni, pubblicate in gran parte sul
Guardian, il giornalista e avvocato americano ha scritto un libro — «No Place to Hide», «Sotto controllo» nell’edizione italiana pubblicata da Rizzoli e in
edicola con il Corriere della Sera
— del quale ha discusso l’altra
sera in un affollato evento nella
Great Hall della Cooper Union, a
due passi dall’università di
Lower Manhattan.
Più una marcia trionfale che
una conversazione fatta di botta
e risposta: accolto dalla standing ovation degli studenti,
trattato da Taibbi come un eroe
che ha avuto il coraggio di sfidare le ire della superpotenza
mondiale, Greenwald ha attaccato forse più gli organi di stampa tradizionali che la Nsa,
l’agenzia dell’intelligence feder a l e p e r l a q u a l e E d wa r d
Snowden ha lungamente lavorato prima direttamente, poi come contrattista esterno, prima
di fuggire a Hong Kong coi segreti trafugati. Greenwald ha ricostruito i suoi rapporti con «la
fonte», la diffidenza iniziale, la
difficoltà di capire le sue motivazioni, il viaggio in Cina e la
scoperta di un personaggio che,
nelle parole del giornalista, non
solo non ha tradito il suo Paese,
ma è un’anima pura e coraggiosa che ha deciso di rivelare segreti sconvolgenti sapendo che
questo potrebbe costargli il carcere a vita perché convinto che
questa sia la cosa giusta da fare.
L’unico modo per svegliare la
nazione dal suo torpore e convincere le autorità a riformare
strutture spionistiche andate al
di là del loro mandato. Ma le
L’evento
Il reporter americano
autore di «Sotto
controllo» accolto come
un eroe a New York
frustate più dure sono per la
stampa tradizionale, abbandonata da Greenwald che è passato, come Taibbi, a nuove piattaforme giornalistiche digitali alternative: The Intercept, l’impresa fondata dal miliardario
della Silicon Valley, Pierre Omidyar. Greenwald attacca soprattutto il New York Times, troppo
prudente e reticente. Ma poi se
la prende con tutti: «Hanno giudicato gli atti di Snowden meritevoli di una pesante condanna
penale, ma poi quando il capo
dell’intelligence federale, James
Clapper, viene sorpreso a mentire davanti al Congresso, nessuno ha il coraggio di scriverlo».
M. Ga.
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Giovedì 15 Maggio 2014 Corriere della Sera
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Cronache
Immigrazione Il Papa: fermiamo queste stragi vergognose. La sopravvissuta siriana: mio figlio nascerà lontano dalla guerra
«Il barcone affondato dagli scafisti»
questo e altri giornali scaricateli da qui http://quoidianes.tumblr.com/
Arrestate due persone. L’agenzia Ue: in Italia sbarchi aumentati dell’823%
DAL NOSTRO INVIATO
CATANIA — Prima l’appello di
papa Francesco: «Preghiamo per le
persone che hanno perso la vita nel
Mediterraneo; si mettano al primo
posto i diritti umani e si uniscano
le forze per prevenire queste stragi
vergognose». Poi l’allarme di Frontex, l’agenzia europea per la gestione delle frontiere dell’Unione: «Nei
primi quattro mesi del 2014 i migranti verso l’Italia sono aumentati
dell’823% rispetto allo stesso periodo del 2013 (25.650 in Sicilia e
600 fra Puglia e Calabria). È necessaria un’azione immediata», con il
seguito di una lettera di 46 deputati
italiani (primi firmatari Marco Di
Lello e Pia Locatelli) che chiedono
al presidente del parlamento di
Bruxelles Martin Schulz di aprire
subito una conferenza europea sul-
l’emergenza. Mentre il premier
Renzi attacca la Ue: «L’Europa ci
spiega tutto su come si deve pescare il pesce spada, ma gira la
testa quando andiamo a soccorrere persone in difficoltà».
Infine l’atto d’accusa e il monito
del procuratore capo di Catania,
Giuseppe Salvi, che disponendo il
fermo dei due presunti scafisti del
barcone naufragato lunedì scorso
provocando la morte di 17 persone, fra cui 12 donne e due bambine, ha aperto un’indagine senza
precedenti ipotizzando un reato
che apre sinistri
scenari sul futuro
Incinta
dei flussi migratoLa giovane
ri: «Pensiamo che
siriana, al
abbiano provocato
nono mevolontariamente
se di gral’affondamento
vidanza,
della barca. Gli
tra i pass ca f i s t i h a n n o
seggeri del
cambiato mentalibarcone
tà, creano le situaaffondato
zioni di pericolo
al largo
per rendere obblidelle coste
gatorio l’intervenlibiche
to dei soccorsi in
mare. Se non si
agisce sui punti di partenza ci saranno grossi problemi». Tradotto
in codice penale: concorso in omicidio volontario plurimo, naufragio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Secondo quattro testimoni, tre
siriani e un marocchino, lunedì
Le cifre
Adelaide La bimba deceduta per arresto cardiaco (Fotogramma)
aperto un’inchiesta.
Stando alle prime ricostruzioni, da qualche settimana la
piccola soffriva di problemi
legati all’alimentazione, con
rigurgiti continui e vomiti.
L’esame del sangue aveva stabilito che era celiaca. A quel
punto la pediatra dell’Asl aveva consigliato di rivolgersi a
una specialista dell’Asl che, a
sua volta, aveva prescritto i
controlli in ospedale. E così,
ieri mattina, il padre Antonio e
la mamma Claudia Costa, che
abitano a Romano di Lombardia (Bergamo), hanno accompagnato la figlia al «Maggiore» di Crema. Insieme con loro
c’erano anche i nonni. Stando
alle testimonianze dei familia-
Attivista anticancro
Addio a Stephen
19enne coraggio
È stata la madre ad
annunciare su Facebook la
morte di Stephen Sutton, il
19enne malato di cancro,
diventato testimonial della
raccolta fondi. Una
campagna grazie alla quale
ha raccolto oltre tre milioni
di sterline a favore della
ricerca. La sua scomparsa
ha commosso tutta
l’Inghilterra.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
milioni di euro
Il bilancio nominale
per il 2014 per Frontex
(Periodo gennaio-aprile)
26.310
2.780
(+846%)
2013
2014
36.000
(1ª gennaio - 11 maggio)
23.719
14.331
13.635
42.925
36.951
NEGLI
EGLI ULTIMI DODICI ANNI
22.939
22.016 20.455
13.267
9.573
4.406
2002
2003
2004
2005
2006
Fonte: ministero dell’Interno, Aeronautica militare, Marina militare, Frontex
scorso gli scafisti avrebbero prima
spento il motore del barcone e poi
provocato una falla nello scafo.
Hanno «deliberatamente determinato un’avaria a seguito della quale
l’acqua penetrava nell’imbarcazione fino a provocarne il capovolgimento e il naufragio», scrive il pm
In ospedale per un esame
Muore bambina di un anno
ri, sino a un attimo prima
Adelaide giocava tranquilla
ma appena le è stato iniettato
l’anestetico, è andata in fibrillazione ventricolare e ha avuto
un arresto cardiaco. Erano le 9
circa. È stata subito trasferita
nel reparto di Terapia intensiva, ma le sue condizioni si sono aggravate con il passare del
89,2
milioni di euro
La spesa, al mese, per
l’operazione «Mare Nostrum»
64.261
Crema Doveva fare la gastroscopia, arresto cardiaco dopo l’anestesia
CREMA (Cremona) — Meno di un mese dopo aver
spento la sua prima candelina,
Adelaide Croce, una bambina
nata il 23 aprile, è morta all’ospedale di Crema durante
una gastroscopia. Chiamati
dai parenti della piccola, i carabinieri sono arrivati in corsia e la procura di Cremona ha
I MIGRANTI SBARCATI IN ITALIA
6-9
tempo. Il suo cuore ha definitivamente cessato di battere
un paio di ore dopo.
Anche se mancano certezze,
la morte potrebbe essere stata
causata da un’intolleranza al
farmaco anestetico, anche se
la bambina era stata sottoposta a tutti i test preliminari
previsti dalle procedure. «Non
presentava allergie — dice,
sconvolto, il neurologo dell’ospedale, Roberto Sfogliarini
—. Si tratta di un esame di
routine. Nei soggetti in tenera
età si preferisce farlo in sala
operatoria perché non serve la
collaborazione del paziente.
Nei casi di età molto bassa,
l’anestesia totale dà la possibilità di eseguire questi controlli
senza che il piccolo si agiti
troppo o si spaventi». «Siamo
senza parole, annichiliti. Stiamo cercando di capire perché
è potuto accadere», commentano dalla direzione sanitaria.
Distrutti dal dolore, i genitori della bimba (la loro unica
figlia) hanno denunciato l’accaduto ai carabinieri della
compagnia di Crema, che si
sono recati presso il nosocomio con i Nas di Cremona. È
stato ascoltato il personale
medico presente, sia durante
le fasi dell’anestesia che della
rianimazione. La magistratura
ha aperto un’inchiesta disponendo l’autopsia (che potrebbe essere eseguita già oggi)
per stabilire le ragioni della fibrillazione e della morte.
L’ospedale si è messo a disposizione dell’autorità giudiziaria e il suo direttore generale,
Luigi Ablondi, ha disposto
un’indagine interna.
Gilberto Bazoli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Foto: Alcuni dei migranti soccorsi ieri dalla Marina militare. Il loro barcone è stato intercettato a 40 miglia dalle coste della Libia
nel provvedimento di fermo.
«Un’accusa molto grave e tutta da
dimostrare — ha replicato l’avvocato Francesco Turrisi che difende i
due accusati, il marocchino Hamid
Bouchab e il tunisino Haj Hammouda Radouan, entrambi di 23
anni —. Perché si sarebbero dovuti
autoaffondare rischiando di morire? È vero che a volte determinano
la rottura del motore per andare alla deriva fino a che vengono soccorsi dalle navi italiane. Ma la falla
non è detto cioè che sia volontaria».
Per capire un po’ cosa stia succe-
2014
D’ARCO
La lettera a Schulz
In 46 deputati italiani
chiedono al presidente
dell’europarlamento un
summit sull’emergenza
dendo sul Mediterraneo era sufficiente ieri entrare al palazzetto dello sport di Catania, dove sono stati
accolti i 206 migranti superstiti
della sciagura, e salire un paio di
gradoni. Lì c’era la giovane naufraga siriana che ha sorpreso tutti per
aver deciso di sfidare il pericolo
con un bimbo in grembo. Aveva il
volto bianco di crema antiustione,
l’abito nero che le copriva i capelli
e, più giù, l’anomalo pancione. Era
seduta solitaria e diceva «nine»
mostrando le nove dita delle mani.
Nono mese di gravidanza, forse un
record per chi affronta deserti, terre, popoli e lingue sconosciute e
pure le sinistre acque del Canale di
Sicilia che ha la fama di tomba dei
fuggitivi. «Voglio andare in Germania», sorrideva mescolando
l’inglese all’arabo. Ma perché correre un rischio così alto? «Perché
voglio far nascere mio figlio in un
Paese dove non c’è la guerra. Anche mio marito è andato via dalla
Siria».
Diceva di aver viaggiato da sola.
«Yes, alone». E parlava di Libano, di
Turchia, di Egitto, di Libia. Ha attraversato le alture siriane, ha raggiunto la Turchia e da lì, in aereo, Il
Cairo. Poi il deserto con camion e
mezzi di fortuna e infine il Mediterraneo libico. «Viaggio molto
lungo», e si accarezzava il grembo.
Ha rischiato tutto, anche di far nascere la sua creatura sul rimorchio
di un camion o nell’inferno del mare. Ha rischiato di morire con lei,
pur di scappare da quella terra. Come un’altra mamma, questa annegata con i suoi due figli, lasciando
per sempre i due fratellini che urlavano fra i disperati del barcone.
Andrea Pasqualetto
[email protected]
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Giovedì 15 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Giovedì 15 Maggio 2014
Cronache 21
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Famiglia L’approvazione con modifiche in commissione alla Camera
Mumbai
Solo sei mesi per l’addio
Il divorzio ora è brevissimo
Primo sì. Novanta giorni in meno se c’è il consenso
La nuova legge
Da tre anni a 12 mesi
se c’è contenzioso nella coppia
1
La commissione Giustizia della Camera
ha dato il via libera al disegno di legge per
il divorzio breve: il testo verrà discusso in
Aula dal 26 maggio. Prevede una
riduzione dei tempi di separazione a 12
mesi in caso di contenzioso, a partire dal
momento del «deposito della domanda
di separazione». La legge attuale prevede
che il periodo minimo sia tre anni, da
quando però i coniugi compaiono
davanti al presidente del Tribunale
La procedura velocissima
in caso di consensuale
2
Se i due coniugi decidono di
intraprendere la strada della
separazione consensuale e in assenza
di figli minori, il periodo scende ancora,
a sei mesi, contando sempre dalla
presentazione della domanda
Oggi il ricorso per la consensuale
deve essere depositato presso il
Tribunale e di solito ci vogliono dai tre
ai sei mesi solo perché vengano
convocati in udienza
Ritirato l’emendamento
sullo scioglimento «diretto»
3
Non è passato l’emendamento che
prevedeva il divorzio diretto in caso di
separazione consensuale. La
Commissione ha invitato a ritirarlo
scrivendo che «pur condivisibile in linea di
principio, richiede ulteriori
approfondimenti» nella discussione
nell’aula della Camera oppure
«nell’ambito dell’esame di un autonomo
provvedimento»
ROMA — Il divorzio breve
diventerà ancora più breve.
Così almeno ha decretato ieri la commissione giustizia
di Montecitorio accogliendo
emendamenti al testo in discussione presentati da
gruppi politici diversi che
però dicevano tutti la stessa
cosa: si potrà divorziare in
soli sei mesi, in caso di divorzio consensuale. Se conflittuale, invece, i mesi diventeranno dodici.
Il testo che ha avuto il via
libera ieri in commissione
alla Camera andrà in aula il
26 maggio prossimo. Ed è
un testo ben più liberale di
quello unificato che era arrivato per essere discusso, relatori Luca D’Alessandro di
Forza Italia e Alessandra
Moretti del Pd. In questo testo, prima degli emendamenti che sono stati accolti
ieri ( e che sono stati presentati dal Pd, da M5S, dal Psi)
si prevedeva che nel caso
della via giudiziale i termini
per la richiesta del divorzio
fossero di dodici mesi mentre per la consensuale si
scendeva a nove mesi ma
soltanto nel caso non ci fossero in mezzo figli minori.
Ieri la svolta.
Non solamente perché si
è deciso di togliere novanta
giorni al periodo di attesa
per avere un divorzio con-
sensuale, ma soprattutto
perché si è cancellata del
tutto la condizione variabile
dei figli minori. Non un dettaglio. Dopo la nuova legge
sulla filiazione, i figli sono
figli uguali a tutti gli effetti e
in tutte le situazioni. Con
questo inserimento nella
legge del divorzio si introduceva di nuovo una discriminante fra figli nati fuori e
dentro il matrimonio. E la
commissione ha deciso di
dire di no ad un’introduzione che, tra le altre, avrebbe
potuto essere impugnata
come anticostituzionale.
Un’altra modifica al testo
unico che era in discussione, meno importante ma da
non sottovalutare, è l’inizio
del conteggio del periodo di
divorzio. Per capire: nel testo iniziale si pensava di far
partire il conto dal momento del deposito della modifica. Adesso, invece, si parte
dalla data di notifica, modifica fondamentale nel caso
di divorzio giudiziale.
Ancora: ieri è stato stabili-
to (con un emendamento
presentato da Sandra Zampa
del Pd) che una volta entrata
in vigore la legge verrà applicata immediatamente anche ai procedimenti in corso.
In aula
Il prossimo lunedì 26
maggio il testo sarà
presentato in aula a
Montecitorio
I figli
Evitato un emendamento
discriminante fra figli nati
fuori e dentro il
matrimonio
In India
nozze di massa
per risparmiare
Non si sa quando il testo
sarà approvato. «Andrà in
aula il 26 maggio e in commissione c’è stata una larghissima maggioranza agli
emendamenti», ha detto
Donatella Ferranti del Pd,
presidente della commissione giustizia di Montecitorio.
E ha commentato: «E’ un
passo avanti di civiltà giuridica che ci riallinea agli altri
paesi europei».
Oggi in Europa ad avere
un divorzio lungo siamo rimasti soltanto noi, insieme
caritatevoli per tagliare i costi delle
cerimonie tradizionali che possono
essere molto alti. Evitando così
difficoltà alle famiglie più povere. A
pesare sono soprattutto il costume
diffuso in alcuni strati sociali di
aspettarsi una dote cospicua e doni
costosi da parte dei parenti delle
spose (Afp/ Punit Paranjpe)
311
Separazioni
ogni mille
matrimoni in
Italia nel
2011 (ultimo
dato
disponibile),
secondo
l’Istat
182
I divorzi
ogni mille
matrimoni
nel 2011
Sono in
costante
aumento:
nel 1995
erano solo 80
Nuove regole valide subito
anche per i casi ancora pendenti
4
Spose in attesa durante un
matrimonio di massa islamico a
Mumbai, in India. Sono
trentacinque le coppie che hanno
celebrato le loro nozze in
contemporanea nella capitale del
Maharashtra. Nel subcontinente
indiano i matrimoni di massa sono
spesso organizzati da organizzazioni
15
La legge in discussione in Parlamento
stabilisce anche che l’eventuale
comunione dei beni tra i coniugi si
sciolga quando in udienza presidenziale
il giudice autorizza marito e moglie a
vivere separati
oppure al momento di sottoscrivere
la separazione consensuale. Inoltre
prevede che il divorzio breve
si possa applicare anche ai procedimenti
ancora pendenti
Anni
La durata
media dei
matrimoni
prima della
separazione
Sale
a diciotto
per i divorzi
a Polonia, Malta e Irlanda. E
dire che era il 1970 quando
l’Italia fece uno scatto in
avanti sugli altri paesi approvando una legge sul divorzio all’epoca all’avanguardia. Ci ricordiamo tutti
il referendum che cercò di
far abolire questa legge: era
il 1972, era maggio, il 12.
L’abolizione della legge non
passò, anche perché furono
in tanti pure fra i cattolici
che nel segreto dell’urna
misero una croce per mantenere questa. All’epoca ci
volevano cinque anni di attesa dalla separazione per
poter ottenere il divorzio. E
bisogna aspettare il 1987
perché questo periodo di
tempo scenda a tre anni.
Adesso siamo ad un passo:
da tre anni a sei mesi-un anno.
Non è la prima volta che il
Parlamento ci prova ad approvare il divorzio breve.
Sono alcuni anni che con
formule più o meno simili si
tenta di modificare una legge che, però, fino ad ora non
ha mai passato la soglia delle commissioni. Lunedì 26
maggio il testo che ha unificato tante proposte di legge
verrà presentato in aula alla
Camera da Luca D’Alessandro e da Alessandra Moretti.
Alessandra Arachi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Massimo Ammaniti
«Così si riduce il valore
del matrimonio»
«Ma i tempi lunghi
danneggiano i figli»
ROMA — «Non penso proprio che questa
legge sul divorzio breve sia una cosa buona,
per la coppia e per la società». Paola Vinciguerra, psicoterapeuta, guarda con molta
diffidenza al testo che ieri pomeriggio ha avuto il via libera dalla commissione di Montecitorio. Spiega: «Riducendo di molto il tempo di
attesa fra la separazione e il divorzio si riduce
di conseguenza il
valore che viene
Fretta
dato all’impegno
«Mai avere fretta di del matrimonio».
rompere un legame Paola Vinciguerra
non ha dubbi:
come quello della
«Quando velocizzi
famiglia»
la possibilità di
rompere un legame
come quello della
famiglia fai perdere significato a tutto. La famiglia è alla base della nostra struttura sociale e l’impegno che noi prendiamo al momento del matrimonio è quello di far durare per
sempre questo nucleo. E quando dico che si
perde di significato, intendo anche di valore e
di importanza».
ROMA — «Credo che la legge sul divorzio avesse dato un tempo lungo ai coniugi
perché sperava che così ci fosse il tempo di
ricomporre la crisi. In realtà questo non è
mai successo e tutto questi conflitti sono
andati a danno dei figli». Massimo Ammaniti, psichiatra dell’età evolutiva, è favorevole alla nuova legge sul divorzio breve e,
come spiega lui, lo
è proprio in funRicatti
zione dei figli. Dice
infatti: «Una delle
«Evita quelle
cose che la scienza
difficoltà e quei
ha messo in luce è
ricatti che i genitori che sono i conflitsi fanno tra di loro» ti, gli scontri e le
manipolazioni
quelli che poi fanno stare male i figli. Scatenano su di loro le
peggiori conseguenze. Per questo sono
favorevole ad un periodo ben più breve di
attesa per il divorzio: è tutto un tempo che
evita di mettere i figli in difficoltà e in balia
dei ricatti che i genitori si fanno tra di loro».
Al. Ar.
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CARRERA 85/S
Paola Vinciguerra
CARRERAWORLD.COM
Al. Ar.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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italia: 51575551575557
Giovedì 15 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Giovedì 15 Maggio 2014
Cronache 23
italia: 51575551575557
L’iniziativa Sul Corriere.it un documentario web su chi è stato giovane a cavallo tra l’era analogica e quella digitale
L’autore
Il diario
di noi ragazzi
del Vhs
di ERRICO BUONANNO
‘90
Anni
Perché un documentario web su I
ragazzi degli anni 90? Nostalgia, certo. Combustibile naturale per la generazione cresciuta nell’ultimo decennio dell’ultimo secolo dello scorso millennio, sospesa tra l’analogico
e il digitale, la Prima e la Seconda Repubblica, la lira e l’euro... Circa 9 milioni di nati tra la metà degli anni ‘70
e quella degli ‘80, che ritroveranno se
stessi nelle immagini girate da Errico
Buonanno al liceo Tasso di Roma, e
dintorni, nel 1997. Lo scrittore, all’epoca diciottenne, ha filmato in vhs
la sua vita, i compagni e gli amici (tra
cui Matteo Benedetti che ha prodotto la serie per Rcs, in collaborazione
con Icamfilms). Le puntate, da oggi
su Corrieretv, raccontano la storia di
un gruppo di ragazzi e dell’epoca in
cui vivevano: dalla politica alla musica, dagli amori ai motori(ni). Per
contenuti e stile, ricordano il primo
Nanni Moretti, autarchico, e la presa
diretta di The Blair Witch Project
(che però era finzione): un’autobiografica collettiva, una Smemoranda
audiovisivo, per tutti.
Questo revival non è solo un agrodolce rito per i ragazzi degli anni 90:
può servire anche ai fratelli minori
di oggi, i nativi digitali che non possono immaginare un’età recente ancora disconnessa; ma pure ai fratelli
maggiori e ai genitori che hanno a
cuore, oggi come ieri, il destino dei
propri cari. I ragazzi degli anni ‘90 è
Baggio, i Nirvana e Pulp Fiction
Un’epoca da rivivere, per crescere
questo e altri giornali scaricateli da qui http://quoidianes.tumblr.com/
In politica come nella cultura
c’è un immaginario collettivo
che ci riporta indietro
un viaggio nel passato che farà recuperare il tempo perduto, almeno
emotivamente, per chi allora era giovane: ma costringe tutti a misurare il
tempo passato. Un esorcismo per
uscire dall’incantesimo in cui vive il
Paese. Quale? Quello degli anni Novanta, con il loro carico illusioni perdute e promesse mancate, rinnovate,
tradite. Sono finiti da oltre un decennio, ma non sembra.
Un paradosso, facile da verificare.
La prova del nove, per chi oggi ha
circa trent’anni, è spietata: può capitare di parlare di fatti degli anni 90 (il
rigore Baggio, gli attentati a Falcone
e Borsellino, la musica grunge, la discesa in campo di Silvio) con persone nate in quegli stessi anni. E, ragionando per assurdo: davvero viviamo nel 2014? Milano è sconvolta
dalle tangenti, il compagno Primo
Greganti è stato arrestato, in giro per
il Paese ci sono le bandiere di Forza
Italia, i vecchi partiti sono in crisi,
Monica Lewinsky crea problemi ai
Clinton, vanno di moda camicie a
quadri tipo Kurt Cobain…
Fatti accaduti negli anni 90 e oggi
replicati, re-interpretati, come una
cover. Così chi è cresciuto nei 90 vive
in un luna park post-moderno di
emozioni. Per gli anni di che belli
erano i film Pulp Fiction, Trainspotting e Matrix, gli anni di Van Basten
e di Van Damme, come cantava Max
Pezzali degli 883, gli anni in motorino sempre in due, gli anni della
guerra Blur contro Oasis, dei Red
Hot Chili Peppers, dei Nirvana, gli
anni di telefilm come X-files o Beverly Hills 90210, gli anni dello spot
progresso anti-Aids gli anni di Non è
la Rai di Ambra-Boncompagni e del
Karaoke di Fiorello, gli anni dell’Erasmus che ha unito più dell’euro…
Chissà quale sarà il bilancio di
quegli anni stupendi e pacchiani,
terribili e struggenti; storicizzarli è
necessario, salutare: altrimenti il
passato non passerà, il futuro non
avverrà. Affidarsi agli storici? Nel
1992 Francis Fukujama ci ha già fregati tutti con l’accattivante teoria
espressa in La fine della storia e l’ultimo uomo; e bisognerebbe scavare
tra macerie mobili, come dimostra-
Sul sito
Un viaggio
con i lettori
su Corriere.it
A partire da oggi, ogni martedì e giovedì su Corriere.it sarà
visibile la web serie «I ragazzi degli anni 90». Scritta e
girata da Errico Buonanno, in 15 puntate, racconta la vita
privata e pubblica di un gruppo di maturandi del 97.
Su www.corriere.it/cultura/speciali/2014/ragazzi-anni-90
articoli, sondaggi, gallery per rivivere gli anni Novanta. I
lettori possono inviare le loro foto a: [email protected]
no i fatti post-sovietici in Ucraina, di
un decennio stretto tra due crolli: il
Muro di Berlino nel 1989 e le Torri
Gemelle del 2001. In mezzo, la prima
guerra del Golfo, vista solo in tv con
luminescenze notturne che la facevano sembrare il videogioco che non
era; tanto che il filosofo Jean Baudrillard sostenne che La Guerra del Golfo non c’è mai stata. Non esistono
più gli eventi storici, diceva. E il genocidio in Ruanda? E, in Italia, le
stragi di Mafia, e Tangentopoli?
Neanche i politici sono di grande
aiuto. È ancora in corso il cataclisma
iniziato vent’anni fa; alcuni meteoriti che l’hanno causato si sono eclissati di recente (Di Pietro e Bossi), altri provano a sopravviversi, come dinosauri contro i “nuovi”, esplosi negli anni Zero (Grillo e Renzi).
Ma allora, chi può aiutare I ragazzi degli anni 90 a non morire di nostalgia? A non diventare ragazzi male
invecchiati? Il documentario di Buonanno costringe tutti a guardarsi indietro, commuovendo e divertendosi, ma dando pure la sveglia: il tempo
che oggi chiamiamo presente, era il
futuro. E bisogna renderne conto, e
bisogna tornare a pensarlo, volerlo.
P.S.: fatelo inviando storie e foto
dei vostri anni ‘90 a [email protected]
Luca Mastrantonio
criticalmastra
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Nel 1997 avevo diciott’anni e
tenevo un diario. Quando mi
regalarono una telecamera Vhs,
buttai via il diario e accesi la telecamera.
Il mio piano era semplice: riprendere tutto. Filmare la vita
quotidiana, mia e dei miei amici; sabati sera, lezioni, proteste... Raccogliere immagini e
registrare parole, per realizzare
un documentario grandioso:
una cronaca esatta dei miei anni
’90.
Non ero uno storico e non
ero un regista. Ero un ragazzo
come tanti, che finiva il liceo e
lo voleva salvare. Eppure già intuivo che raccontare i miei giorni significava anche parlare di
qualcosa di grande, generale.
Qualcosa che andava un po’ più
in là della mia camera coi poster
e del liceo nuovamente occupato. Filmare la nostra adolescenza significava anche filmare un
vero momento di passaggio, la
fine di un secolo confuso, coi
nostri vestiti anni ’70, coi nostri
ritmi anni ’60, con le sue ideologie anni ‘10. Filmare la nostra
adolescenza significava — lo
sentivo — filmare la nascita di
qualcosa di nuovo, il 2000, il futuro, che si stentava a decifrare:
nuova politica, nuove idee per
l’Italia. Crollo dell’Urss, Tangen-
Nel 1997 Errico Buonanno
topoli e bombe avevano infranto la nostra innocenza. L’infanzia anni ’80 era finita, ma non
potevamo ancora dirci maturi.
Adolescente era tutto il Paese.
Perciò decisi di filmare, sempre. Nastro vergine, pila, telecamera accesa. A scuola, durante
le assemblee. Ai concerti, ai cortei: tasto «rec», luce rossa. Un
reality, prima dei reality, quando «Reality» era solo la canzone
de «Il tempo delle mele». Tutto
un anno da spiare. Chiuso il liceo, mi ritrovai con un tesoro:
giorni, montagne di girato. Un
mondo e un’epoca su nastri,
che misi in una busta gialla e
gettai in fondo ad un armadio.
Perché il ricordo diventasse
Storia, e fossimo pronti a capire
anche loro. Loro: «I ragazzi degli anni ‘90» che eravamo stati.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
24
Giovedì 15 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
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Corriere della Sera Giovedì 15 Maggio 2014
Cronache 25
italia: 51575551575557
Società Belli, ricchi e di successo: le relazioni che ci fanno sognare
Vincenti e (quasi) perfette
Storie di coppie invidiabili
Dagli amori di Clooney al gossip su D’Amico-Buffon
Le immagini
Gli scatti
Le prime voci su una
relazione in corso tra la
giornalista televisiva Ilaria
D’Amico, 40 anni, e il
calciatore Gianluigi Buffon,
36, erano state rese note a
gennaio dal settimanale
«Chi». Ora la rivista pubblica
alcuni scatti che
testimonierebbero un
avvenuto incontro tra i due
(sopra). Ieri sera Buffon era
con la moglie Alena Seredova
e i due figli allo Juventus
Stadium (sotto)
Gli altri
Quella Buffon-D’Amico non è
la sola coppia che di recente
ha alimentato le cronache:
ultima in ordine di tempo è
quella formata da George
Clooney, 53 anni, attore, e
Amal Alamuddin, 36,
avvocata (qui sopra).
«Speculare» a BuffonD’Amico, la coppia formata
dal portiere spagnolo Iker
Casillas, 32, e dalla giornalista
Sara Carbonero, 30
di MARIA LUISA AGNESE
Lei che entra e lui che entra poco dopo, e il portone è sempre lo
stesso. Dopo quattro mesi di appostamenti accaniti di paparazzi
arrabbiati il settimanale Chi ha
scodellato quelle che definisce le
«prove del gossip dell’anno». Un
gossip prima sussurrato, poi
smentito, ma sempre coltivato
sotto traccia sulla coppia BuffonD’Amico da quel 24 gennaio quando esplose sulla stampa, e che ora
si confermerebbe essere ormai
una relazione in piena regola, per
quanto non sbandierata e ancora
vissuta in una discreta clandestinità, fatta di accorti depistaggi (e
ieri sera Buffon, forse in risposta ai
gossip, si è fatto vedere con la moglie Alena Seredova e i due figli sugli spalti dello Juventus Stadium
dove si giocava la finale di Europa
League).
Ma subito la nuova coppia grazie a quelle immagini galeotte si
presenta agli occhi del mondo con
le stigmate della favola contemporanea: belli, di successo, innamorati, giovani ma già nel pieno della
consapevolezza. In
una parola, invidiabili. Una coppia di quelle che hanno il potere
di ispirare e accendere i sogni degli altri,
quelli che la favola
non ce l’hanno ancora
ma sperano di averla
presto.
Pur provenendo da
mondi differenti, il
calciatore e la conduttrice tv, hanno quel
certo non so che, quel
quid che li rende speciali, una coppia che
magari a prima vista
può sembrare basata
su alchimie improbabili e che invece si rivelano durature, magari grazie a quel mix
apparentemente sbilanciato. Proprio come era successo con un’altra coppia a loro perfettamente
speculare (calciatore più giornalista tv) e di altrettanto carisma mediatico: Iker Casillas e Sara Carbonero (eletta nel 2009 «reporter più
sexy») che rivelarono il loro amore
con un bacio «non canonico» in
diretta, alla Coppa del Mondo
2010, e ora felici neogenitori del
piccolo Martin.
O come sta succedendo in questi giorni con la coppia internazionalmente invidiabile dei Cluna-
Senato
Droghe pesanti e leggere
Sì definitivo al nuovo testo
Niente carcere per il piccolo spaccio, solo sanzioni per uso
personale e ampia possibilità di accesso a farmaci off label,
ovvero al di fuori delle indicazioni per i quali sono stati
autorizzati e previsti. Queste le novità introdotte dal decreto
Lorenzin, ormai diventato legge con l’approvazione del voto
di fiducia di ieri al Senato. Con 155 voti favorevoli, 105
contrari e nessun astenuto i senatori hanno dato il via libera,
senza modificarlo, al testo giunto dalla Camera (dove pure
era passato con la fiducia). La nuova norma va così a
colmare il vuoto creato dalla bocciatura della legge FiniGiovanardi: il testo ripristina le tabelle con la suddivisione
degli stupefacenti in base agli effetti e vede inserita la
marijuana di origine naturale nella tabella due, ovvero tra le
droghe leggere, mentre quella sintetica è nella tabella uno,
insieme a cocaina, eroina e anfetamine. Spicca la riduzione
di pena per il piccolo spaccio a 4 anni, scelta che esclude di
fatto la reclusione in carcere. Inoltre, il reato non distingue
tra droghe leggere e droghe pesanti, ma sarà compito del
giudice graduare l’entità della pena in base alla qualità e
quantità della sostanza venduta. Altre novità sono la
reintroduzione dei lavori di pubblica utilità nel caso di
condanna e la riduzione di sanzioni per l’uso personale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
muddin, crasi alla maniera dei
Brangelina di Clooney (George) e
Alamuddin (Amal): dopo anni di
vagabondaggi sul fronte sentimentale l’ex scapolo più agognato
del globo è stato catturato dal fascino fresco di Amal, esotica, bella
alla maniera di Anne Hathaway,
avvocato anglo-libanese di impegno e di grido, e apparentemente
estranea al suo mondo. Così come
sentimenti di identificazione e di
ammirazione pop suscita, tornando in casa nostra, un’altra coppia
apparentemente sbilanciata come
quella formata da Michelle Hunziker, brillante donna di spettacolo, e dal suo bel Tomaso Trussardi,
imprenditore del lusso.
Asimmetrici quanto i BuffonD’Amico, esemplari sani e vincenti
Domani su «Sette»
Internet e privacy
Cambiano le regole
Il ritorno alla privacy. Nel
nuovo numero di Sette, in
edicola domani con il
Corriere, si spiega come,
dopo anni di scarsi controlli,
i giganti del web ora lavorino
per proteggere i dati degli
utenti. Sul tema interviene
anche Ilaria D’Amico:
«Troppe regole potrebbero
limitare il diritto alla verità».
Insieme
Ilaria D’Amico,
40 anni, e
Gianluigi Buffon, 36, fotografati insieme all’Ospedale San Carlo
Borromeo di
Milano durante un evento
benefico
(Fotogramma)
del prototipo italico, con le loro
biografie opposte, anche se alfine
convergenti. Lui calciatore classico, gigante della parata con un fulmineo bernoccolo per gli affari, e
qualche intemperante simpatia
giovanile per la destra (una ma-
glietta con su scritto «boia chi
molla», ma era un ragazzo), recentemente convertito al moderatismo, con endorsement montiano.
Lei, che sul fronte estetico non ha
nulla da invidiare a Carbonero, intervistatrice sempre attenta e preparata, una dichiarata simpatia
per la sinistra, per quanto quella
democratica all’americana e non i
nostrani veterocomunismi.
Un’intesa dunque post-ideologica, che è riuscita a superare i reciproci pregiudizi, perché Ilaria
che di calciatori ne ha conosciuti
parecchi nelle sue interviste, non
ha mai avuto un debole per loro, e
ora avrebbe confessato alle amiche
«che ci ha messo parecchio tempo
a convincere se stessa ad arrendersi». Solo dieci giorni fa, il 4 maggio, Ilaria dava ancora del lei a Buffon in un’intervista su Sky. Adesso
queste foto potrebbero essere una
liberazione per tutti: e d’ora in
avanti, solo del tu, anche in tv.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La scelta di Barbara Berlusconi
Geronimo La Russa
un interista al Milan
«Penso più al Catania»
MILANO — Qualche anno fa, in un’intervista, il famoso
padre Ignazio (ex ministro della Difesa nel governo Berlusconi, ex coordinatore del Pdl ora in Fratelli d’Italia) rivelò: «Se un giorno Geronimo mi dicesse che è di sinistra?
Non ho di questi timori. Ho avuto molta più paura che diventasse milanista come mio fratello Romano». Milanista
non lo è diventato, ma Geronimo La Russa — 34 anni, avvocato come il padre e il nonno Antonino, da sempre molto amico di Barbara Berlusconi — è entrato lo scorso 16
aprile nel consiglio d’amministrazione di Milan Entertainment e Milan Real Estate (due controllate del Milan)
di cui Barbara è ora presidente. Non una posizione in cui
si prendono decisioni di particolare rilievo (l’emolumento
previsto per un posto nei due cda è di duemila e tremila
euro lordi all’anno), ma comunque un primo passo nella
galassia Milan e l’ennesimo verso la popolarità (tra i tanti
«figli di» Geronimo è uno dei più noti, ultimamente coinvolto anche in una dinasty familiare, che ruota attorno a
una polizza d’assicurazione sottoscritta dalla nonna;
«Tutto un complotto di mio zio Libero», dice Geronimo).
Per la terzogenita di Silvio Berlusconi coinvolgere
l’amico di sempre (i due escono spesso assieme e lei, un
anno fa, a Castiglione Olona, era una degli ospiti presenti
al matrimonio di lui con Patrizia Silini, figlia di industriali
del Varesotto) è stata una mossa quasi naturale: da quando è diventata vicepresidente e ad del Milan per la parte
Amici
Geronimo La
Russa, 33 anni, con Barbara Berlusconi,
29, ad del Milan insieme
ad Adriano
Galliani (Italy
Photo Press)
commerciale, Barbara si vuole circondare solo di persone
fidatissime. «Mi conosce bene come amico e come professionista, le serviva una persona di fiducia», spiega Geronimo. In effetti sono già molte le attività che i due hanno
condiviso: sono i cofondatori dell’ente benefico Milano
Young Onlus (insieme, tra gli altri, a Nicolò Cardi, Francesca Versace e Paolo Ligresti) e l’anno scorso lo stesso Geronimo era entrato nel cda della Cardi Black Box, la società
a cui fa capo una galleria d’arte contemporanea, dove è
impegnata anche BB.
Geronimo è rimasto interista, ma solo simpatizzante,
perché la fede di famiglia gli è arrivata un po’ annacquata,
superata dall’affetto per il Catania («Certo che simpatizzo
per l’Inter, ma quest’anno ho tifato perché restasse in A il
Catania, purtroppo è andata male») e, soprattutto, dalla
passione per i motori. Ama le auto sportive e la velocità
(ha avuto un brutto incidente a bordo di una Bmw), ha
corso la Mille Miglia su una Triumph TR3 del 1956 ed è
anche stato vicepresidente dell’Aci di Milano per un anno
e mezzo. Le polemiche non erano mancate perché la sua
nomina era arrivata assieme a quella del fidanzato di Michela Brambilla e del figlio di Bruno Ermolli. «Poi mi sono
dimesso io, perché non c’erano le condizioni per lavorare.
Ora mi sono candidato di nuovo, con la lista “per lo sport e
il rinnovamento”. Con me ci sono l’ex pilota Ivan Capelli,
Massimo Ciceri e Enrico Radaelli. Questa è la mia vera
passione». Insomma, il pallone non è in cima ai suoi pensieri e l’ingresso nei cda di Milan Real Estate e Milan entertainment è soprattutto un affare di amicizia. Non resta da
capire come lo prenderà il padre Ignazio.
Arianna Ravelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Giovedì 15 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Giovedì 15 Maggio 2014
Cronache 27
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Made in Italy Il ministro Guidi: «Un simbolo della nostra imprenditoria»
La storia
Francobollo e tour mondiale
La Nutella festeggia i 50 anni
Inventata ad Alba, oggi ha 30 milioni di fan su Facebook
ROMA — Lo spuntino notturno? Nutella e cracker. Anche il ministro Federica Guidi non resiste
alla tentazione della crema gianduia a base di cacao e nocciole più
famosa del mondo. La confessione
della titolare dello Sviluppo economico è stata fatta ieri in occasione dei 50 anni del prodotto di
punta della Ferrero. Mezzo secolo
di eccellenza italiana festeggiata
non solo con numeri da record ma
anche con un tour mondiale e un
francobollo distribuito già oggi
nei 14 mila uffici delle Poste.
Il francobollo, il venticinquesimo della serie tematica «Le eccellenze del sistema produttivo e economico», non è solo il riconoscimento formale a una vicenda imprenditoriale fatta di lungimiranza
e pragmatismo (la nocciola, per
esempio, è stata la risposta alla carenza di cacao dell’epoca). È anche
un passaggio simbolico chiave.
Quando, infatti, ha spiegato Anto-
nio Catricalà, presidente di sezione
del Consiglio di Stato, si entra nel
mondo della filatelia, si è davvero
nella storia. E quella della Supercrema — così si chiamava il prodotto uscito dalla fabbrica di Alba
nel 1964 — è davvero una storia di
qualità. Anzi, «un anticorpo alla
crisi, emblema della genialità dell’imprenditoria italiana», come ha
aggiunto il ministro Guidi.
Il tour invece prende avvio domani da dove iniziò tutto: da Alba,
cuore delle Langhe e del buon
mangiare italiano. A seguire eventi e incontri internazionali, con
tappe in Russia, Emirati Arabi, Canada, Stati Uniti e ovviamente Europa. Non solo gli italiani apprezzano la crema spalmabile, ma anche i tedeschi e i francesi, con consumi di 60 e 70 mila tonnellate
l’anno, intorno a 1 chilogrammo a
testa. Sarà un vero e proprio «road
show», tra assaggi e musica, con
arrivo a Napoli, perché è proprio
la Campania la regione dove si
mangia più Nutella.
L’ambasciatore Francesco Paolo Fulci, presidente della Ferrero
Spa, ci tiene a sottolineare come
salute (anche dei dipendenti) e
cultura sono i due principi fondamentali dell’azienda. Così come
mostra il quarto rapporto di responsabilità sociale presentato
dalla società, «Condividere Valori
per Creare Valore», l’unica nel settore alimentare ad aver ottenuto
dalla «Global reporting initiative»
il rating «A Plus».
I numeri del successo globale
sono evidenti: 11 stabilimenti in
Il debutto
La Nutella fa il suo
esordio nel 1964. È
prodotta dalla Ferrero,
industria dolciaria
di Alba (Cuneo). Nella
foto sopra il francobollo
emesso ieri
tutto il pianeta, presente con dipendenti in 97 nazioni, i vasetti di
Nutella commercializzati in un
anno, messi in fila, farebbero 1,7
volte il giro della Terra e peserebbero quanto l’Empire State Building. Si può davvero prendere in
prestito il titolo del libro di Gigi
Padovani per descrivere la realtà
della crema spalmabile più imitata ma inimitabile del pianeta:
«Mondo Nutella. 50 anni di innovazione» (Rizzoli). E i fan dimostrano di apprezzare, anche su Internet. La Nutella ha infatti su Facebook quasi 30 milioni di «amici», su Twitter i follower sono
invece circa 45 mila e il prodotto
viene acquistato dall’83% delle famiglie italiane. È proprio come dice con una battuta Luisa Todini,
presidente di Poste italiane, siamo
tutti un po’ «stakeholder», sostenitori, di Nutella.
Federica Colonna
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’intervista immaginaria
di ROBERTO PERRONE
Buongiorno signora Nutella.
«Signorina, prego».
Mi scusi, pensavo all’età... 50 anni.
«E non li dimostro. La vita comincia
adesso, giovanotto, io mi sento molto
giovane. Comunque la scuso, ma mi
tolga le mani di dosso».
Mi scusi, ma lei è molto appetitosa.
«Non sia sfacciato. Lei si scusa un
po’ troppo, lo sa?»
Ha ragione, come tutti i golosi sono scuse di coccodrillo.
«Basta con i convenevoli, che cosa
voleva sapere?».
Si ricorda il suo primo giorno?
«Eccome. Pioveva, era il 20 aprile del
1964».
Che cosa ha fatto?
«Quel giorno sono uscita per la prima volta dalla fabbrica di Alba».
Non erano un po’ preoccupati per
lei, in giro per il mondo, da sola?
«Beh, certo, però sapevano che ero
una brava. Anzi, direi buona».
Il primo amore?
«Un ragazzo di Alba. All’inizio era un
po’ timido, poi ha preso coraggio e si è
buttato. Da quel momento è stata passione».
Però non si è mai fidanzata.
«E come avrei potuto? Sa quanti
spasimanti ho?».
Tanti, immagino.
«Circa 120 milioni, sparpagliati in
tutto il mondo. È difficile scegliere. E io
non voglio scontentare nessuno».
Io so che lei ha cambiato nome, come fanno spesso le donne.
«Certe cose non si chiedono, però sì,
prima mi chiamavo Supercrema».
Con tutto il rispetto, meglio Nutella.
«Anche a me piace di più Nutella però anche come Supercrema non ero
male».
Nella sua prima «reclame» (allora
si chiamavano così) era abbinata a
racconti sceneggiati Cuore, con la re-
«Il mio primo nome
fu Supercrema
Nanni Moretti nudo
mi fece arrossire»
Dal Dopoguerra
In bianco e nero L’interno del primo
stabilimento ad Alba, nel 1947
Ora sono 20 in tutto il mondo
Il film Nanni Moretti alle prese con un
barattolo gigante di Nutella in una celebre scena del suo film del 1984 «Bianca»
gia di Sandro Bolchi. Al giorno
d’oggi le darebbero della buonista.
«Più che altro, le ripeto, sono
buona. Ma buonista non mi disturba affatto, il mio messaggio è rassicurante, positivo, il mio mondo è
senza barriere, come nella campagna
di Oliviero Toscani con i bambini di
tutto il mondo».
Senta, un momento di trasgressione l’avrà avuto, no? Che fa, arrossisce?
«Se mi promette che rimane tra di
noi glielo racconto».
Ma certamente, spengo il registratore.
«Rammenta il Carosello con Jo Condor che faceva i dispetti nella Valle Felice?».
Purtroppo anch’io ho una certa
età. Me la ricordo benissimo, poi arrivava il Gigante Amico e rimetteva le
cose a posto.
«Ehm... io... insomma, trovavo noioso il Gigante, mentre ho sempre avuto un debole per Jo Condor, una sera
siamo anche usciti insieme».
Ah, ah, signorina Nutella. Visto che
siamo in tema, da quale dei suoi colleghi Ferrero accetterebbe un invito.
«Nessuno dubbio. Dal Rocher, così
elegante, a modo. Ha una classe innata».
E poi ha anche Ambrogio e una bella auto.
«Mi crede così venale?».
Via, non s’inalberi che le salgono le
calorie. A proposito, cosa risponde a
chi l’ha accusa di essere troppo «pesante».
«È una questione di quantità e frequenza: il segreto è tutto qui».
I suoi spot restano nella memoria,
lei quale preferisce?
«Tutti, però sono legata all’ultimo,
quello con i vasetti personalizzati. Anche “Che mondo sarebbe senza Nutella?” è molto significativo».
Che mondo sarebbe senza Nutella?
«Un mondo più incattivito. Io trasmetto calore e soprattutto convivialità. Ha mai fatto colazione con me in
mezzo al tavolo?».
Eccome, solo che io la guardavo e
Le origini
La Nutella è una crema
gianduia a base di
cacao e nocciole
(in alto una delle prime
pubblicità). La ricetta si
basa su quella di una
precedente crema
«Pasta Giandujot»
(1945). Poco dopo
arriva «Supercrema»
Il nome e le cifre
Nutella è la
combinazione tra la
parola inglese «nut»
(nocciola) e il suffisso
«ella». Nel 2013 il
fatturato della Ferrero è
stato di 8,1 miliardi di
euro
gli altri spalmavano.
«Come dicevo, basta non
esagerare».
Lei non ha mai avuto testimonial famosi, il grande attore, il famoso cantante. Se
potesse prenderne in prestito uno da un altro prodotto?
«Si aspetta che le dica
George Clooney, eh? Invece
scelgo l’orso con la voce di
Abatantuono. Sono sicura
che saprebbe apprezzarmi».
Mi sembra di capire
che nel dolce si sente
una primadonna, Ma se
fosse una spalmabile
salata?
«Sarei la pasta d’acciughe».
Di quale squadra è
tifosa?
«Io tifo per la Nazionale».
Si sbilanci. Il suo
giocatore preferito?
«Tutti, però ho un
debole per Francesco Totti. Di me
ha detto che sono il suo “doping”».
Quali sono i suoi pregi e i suoi difetti?
«Entusiasta, romantica, ottimista.
Tra i difetti testarda e con un forte desidero di protagonismo. Sono ancora qui
dopo 50 anni malgrado tutti i tentativi
di imitazione».
Il momento più imbarazzante della
sua vita?
«Quando mi sono trovata con Nanni
Moretti nudo accanto. Non sapevo che
fare».
Grazie del suo tempo. Adesso avrei
una richiesta personale, potrebbe autografare un barattolo per mio figlio?
«Ma certo. Perché non l’ha portato?
Io adoro i ragazzi e loro adorano me».
Appunto, se lo portavo l’intervista
durava tre cucchiaiate.
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28
Giovedì 15 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Ministero della Giustizia
DIPARTIMENTO GIUSTIZIA MINORILE
CENTRO PER LA GIUSTIZIA PER LA CAMPANIA - NAPOLI
AVVISO DI GARA
E’ indetta procedura aperta per l’affidamento del servizio di fornitura e confezionamento vitto per
i minori ristretti presso gli Istituti Penali per i Minorenni (I.P.M) di Airola (Bn), di Nisida (Na) e per
il personale di Polizia Penitenziaria e del Comparto ministeri dei predetti Istituti e del personale
della Comunità per minori con annesso S.D.P. di Nisida (Na), ed il servizio di fornitura e confezionamento vitto con modalità di asporto per i minori ristretti presso il Centro di Prima Accoglienza
di Napoli e Comunità per minori con annesso S.D.P. di Nisida (Na) e di S. Maria C.V. (Ce). Importo
complessivo stimato (periodo 01.07.2014 - 31.12.2014) di € 326.697,00= I.V.A. esclusa - oltre €
6.533,94= per oneri relativi alla sicurezza, non soggetti a ribasso di gara. Aggiudicazione in unico
lotto. Il bando integrale di gara è accessibile su www.giustiziaminorile.it, pubblicato su GUCE n.
S64 del 01.04.2014 ed in estratto sulla GURI V^ Serie n. 46 del 23.04.2014. Eventuali informazioni
e chiarimenti circa l’oggetto della gara, la procedura di partecipazione e la documentazione da
produrre potranno essere richiesti per iscritto via fax al n. 0817448263 o per posta elettronica:
[email protected].
IL DIRIGENTE CENTRO GIUSTIZIA MINORILE PER LA CAMPANIA - Giuseppe Centomani
REGIONE TOSCANA
ESTAV Nord-Ovest
Sede Legale: via Cocchi, 7/9 Loc. Ospedaletto - 56121 PISA
AVVISO DI RETTIFICA PUBBLICAZIONE
Si rettifica il titolo della gara pubblicata in data 22/04/2014 con
oggetto Servizio trasporto e sporzionamento pasti per l'Azienda
Sanitaria USL 2 come segue: Servizio trasporti per la Fondazione Toscana Gabriele Monasterio. Le offerte dovranno pervenire telematicamente, nel rispetto delle modalità specificate nella
documentazione di gara entro e non oltre le ore 12.00 del giorno
26/05/2014 (termine perentorio). Il bando integrale di gara è stato
trasmesso alla G.U.U.E. il giorno 07/04/2014. La documentazione
di gara è disponibile sul profilo della stazione appaltante al
seguente indirizzo: https://start.e.toscana.it/estav-nordovest e
sul sito internet all’indirizzo www.estav-nordovest.toscana.it.
Per ulteriori informazioni tel. 0584.6056502 fax 0584.6059501.
Le offerte non vincolano l’Estav Nord Ovest.
U.O.C Acquisizione Servizi e Atttività Territoriali
f.to dott. Antonio Riccò
RESOCONTO INTERMEDIO DI GESTIONE AL 31 MARZO 2014
Si comunica che il Resoconto Intermedio di Gestione al 31 marzo 2014 sarà depositato, a disposizione
del pubblico, presso la sede sociale e presso Borsa Italiana S.p.A. ed altresì pubblicato sul sito internet
della Società www.rcsmediagroup.it entro la data odierna.
Milano, 15 maggio 2014
AdF - Aeroporto di Firenze S.p.A.
AdF - Aeroporto di Firenze S.p.A.
AdF - Aeroporto di Firenze S.p.A.
TRIBUNALE DI MODENA
ESTRATTO DEL BANDO DI GARA
La Committente: AdF - Aeroporto di Firenze
S.p.A., con sede in Firenze, Via del Termine n.
11. Tel. 055/3061609-635, fax 055/3061779,
comunica che è stato pubblicato sulla Gazzetta
ufficiale dell’Unione europea, sulla Gazzetta
Ufficiale della Repubblica Italiana n. 54 del
14/05/2014, sul sito internet dell’Osservatorio
Regionale dei Contratti Pubblici della Regione
Toscana, e sul sito internet della società
http://aeroporto.firenze.it/ il bando di gara
a procedura aperta ai sensi del D.Lgs. n.
163/2006 per l’affidamento l’Appalto per il
servizio di conduzione e manutenzione degli
impianti elettrici, più specificamente la conduzione il presidio, l’avviamento quotidiano e la
manutenzione ordinaria e straordinaria degli
impianti elettrici dell’Aeroporto di Firenze. L’importo complessivo stimato dell’appalto, per
l’esecuzione del Servizio suddetto, è pari ad
Euro 281.614,27 Iva esclusa di cui Euro
7.194,33 Iva esclusa non soggetti a ribasso
d’asta in quanto oneri per la sicurezza. Pertanto
l’importo posto a base d’asta soggetto a ribasso è pari a Euro 274.419,94 (euro duecentosettantaquattromilaquattrocentodiciannove/9
4) Iva esclusa. Si precisa che l’importo sopraindicato è riferito alla durata complessiva di 1
(uno) anno del contratto di appalto. Il contratto
avrà durata complessiva di 1 (uno) anno decorrente dalla data indicata in apposito verbale di
consegna degli impianti sottoscritto congiuntamente da AdF e dall’Appaltatore. Alla scadenza naturale del contratto è facoltà di AdF
prorogare, agli stessi termini e condizioni, il
contratto fino ad un massimo di 1 anno.
L’eventuale proroga, e la sua durata, verrà comunicata dalla AdF per iscritto con un preavviso di 60 giorni. Informazioni presso: AdF Aeroporto di Firenze S.p.A. (tel.055/3061609635) e sul sito http://aeroporto.firenze.it/. Le
offerte dovranno pervenire entro e non oltre le
ore 12:00 del 3 luglio 2014 al seguente indirizzo: AdF - Aeroporto di Firenze S.p.A., Via del
Termine n. 11, 50127 - Firenze, Attenzione: Ufficio Acquisti. Aggiudicazione: Offerta economicamente più vantaggiosa ai sensi dell’art. 83
del D.Lgs. 163/2006. Responsabile del Procedimento: il Responsabile del Procedimento in
fase di affidamento è l’Ing. Nicolino D’Ippolito.
L’Amministratore Delegato
Dott. Vittorio Fanti
ESTRATTO DEL BANDO DI GARA
La Committente: AdF - Aeroporto di Firenze
S.p.A., con sede in Firenze, Via del Termine n.
11. Tel. 055/3061609-635, fax 055/3061779,
comunica che è stato pubblicato sulla Gazzetta
ufficiale dell’Unione europea, sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 54 del
14/05/2014, sul sito internet dell’Osservatorio
Regionale dei Contratti Pubblici della Regione
Toscana, e sul sito internet della società
http://aeroporto.firenze.it/ il bando di gara a
procedura aperta ai sensi del D.Lgs. n.
163/2006 per l’affidamento l’Appalto per il
servizio di conduzione e manutenzione degli
impianti di smistamento bagagli, più specificamente la conduzione, il presidio, l’avviamento
quotidiano e la manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti di smistamento, trasporto e riconsegna dei bagagli da stiva
dell’Aeroporto di Firenze. L’importo complessivo stimato dell’appalto, per l’esecuzione del
Servizio suddetto, è pari ad Euro 376.782,85
Iva esclusa di cui Euro 11.510,95 Iva esclusa
non soggetti a ribasso d’asta in quanto oneri
per la sicurezza. Pertanto l’importo posto a
base
d’asta
soggetto
a
ribasso
è pari a Euro 365.271,90 (euro trecentosessantacinquemiladuecentosettantuno/90) Iva
esclusa. Si precisa che l’importo sopraindicato
è riferito alla durata complessiva di 1 (uno)
anno del contratto di appalto. Il contratto avrà
durata complessiva di 1 (uno) anno decorrente
dalla data indicata in apposito verbale di consegna degli impianti sottoscritto congiuntamente da AdF e dall’Appaltatore. Alla scadenza
naturale del contratto è facoltà di AdF prorogare, agli stessi termini e condizioni, il contratto fino ad un massimo di 1 anno.
L’eventuale proroga, e la sua durata, verrà comunicata dalla AdF per iscritto con un preavviso di 60 giorni. Informazioni presso: AdF Aeroporto di Firenze S.p.A. (tel.055/3061609635) e sul sito http://aeroporto.firenze.it/. Le
offerte dovranno pervenire entro e non oltre le
ore 12:00 del 7 luglio 2014 al seguente indirizzo: AdF - Aeroporto di Firenze S.p.A., Via del
Termine n. 11, 50127 - Firenze, Attenzione: Ufficio Acquisti. Aggiudicazione: Offerta economicamente più vantaggiosa ai sensi dell’art. 83
del D.Lgs. 163/2006. Responsabile del Procedimento: il Responsabile del Procedimento in
fase di affidamento è l’Ing. Nicolino D’Ippolito.
L’Amministratore Delegato
Dott. Vittorio Fanti
ESTRATTO DEL BANDO DI GARA
La Committente: AdF - Aeroporto di Firenze
S.p.A., con sede in Firenze, Via del Termine n.
11. Tel. 055/3061609-635, fax 055/3061779,
comunica che è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 54
del 14/05/2014, sul sito internet dell’Osservatorio Regionale dei Contratti Pubblici della
Regione Toscana, e sul sito internet della società http://aeroporto.firenze.it/ il bando di
gara a procedura aperta ai sensi del D.Lgs. n.
163/2006 per l’affidamento del servizio di manutenzione preventiva e straordinaria di mezzi
ed attrezzature di rampa presso l’Aeroporto
“Amerigo Vespucci” di Firenze. L’importo
complessivo stimato dell’appalto, per l’esecuzione del Servizio suddetto, è pari ad Euro
395.204,93 Iva esclusa di cui Euro 16.326,88
Iva esclusa non soggetti a ribasso d’asta
in quanto oneri per la sicurezza. Pertanto
l’importo posto a base d’asta soggetto a ribasso è pari a Euro 378.878,05 (euro trecentosettantottomilaottocentosettantotto/05) Iva
esclusa. Si precisa che l’importo sopraindicato è riferito alla durata complessiva di 1
(uno) anno del contratto di appalto. Il contratto avrà durata complessiva di 1 (uno)
anno decorrente dalla sottoscrizione del verbale di consegna degli spazi. Alla scadenza
naturale del contratto è facoltà di AdF prorogare, agli stessi termini e condizioni, il contratto fino ad un massimo di 1 anno.
L’eventuale proroga, e la sua durata, verrà comunicata dalla AdF per iscritto con un preavviso di tre mesi. Informazioni presso: AdF Aeroporto di Firenze S.p.A. (tel.055/3061609635) e sul sito http://aeroporto.firenze.it/. Le
offerte dovranno pervenire entro e non oltre
le ore 12:00 del 3 luglio 2014 al seguente indirizzo: AdF - Aeroporto di Firenze S.p.A., Via
del Termine n. 11, 50127 - Firenze, Attenzione: Ufficio Acquisti. Aggiudicazione: Offerta
economicamente più vantaggiosa ai sensi
dell’art. 83 del D.Lgs. 163/2006. Responsabile del Procedimento: il Responsabile del
Procedimento in fase di affidamento è l’Ing.
Nicolino D’Ippolito.
L’Amministratore Delegato
Dott. Vittorio Fanti
INVITO AD OFFRIRE
CONCORDATO PREVENTIVO N. 12/2013
Fonderia Scacchetti Leghe Leggere srl
Giudice Delegato: Dott.ssa Alessandra Mirabelli
Commissario Giudiziale:Rag. Massimo Bettalico
Il liquidatore Giudiziale invita ad offrire per l’acquisto di: Ramo aziendale produttivo per l’attività di fonderia composto come da perizie agli
atti della procedura, per il quale è recentemente
pervenuta offerta irrevocabile per l’acquisto al
prezzo base di Euro 3.500.000,00 con pagamento parte immediato (1.200.000,00 Euro) il
resto dilazionato entro un anno dall’aggiudicazione. L’offerta contiene inoltre l’obbligo del
mantenimento di parte del livello occupazionale
del personale dipendente, l’obbligo dell’acquisto
delle giacenze esistenti e la loro valorizzazione
oltre alle garanzie e la dichiarazione di manleva
e rinuncia alla richiesta limitata di risarcimenti
in caso di sopravvenienze. I soggetti interessati
all’acquisto dovranno far pervenire agli organi
della procedura, entro le ore 12,00 del giorno
29 Maggio 2014, via fax, con raccomandata a.r.
o a mezzo P.E.C. ([email protected]), una offerta con l’indicazione del prezzo
che non dovrà essere inferiore a € 3.500.000 e
delle condizioni accessorie sopracitate (che potranno essere visionate a richiesta formulata dai
possibili offerenti al Commissario Giudiziale),
accompagnata da fotocopia del documento
d’identità del sottoscrittore e, se formulata da
società, da visura camerale portante i poteri del
sottoscrittore.
Il presente annuncio non comporta per la procedura alcun obbligo o impegno di vendita né
alcun onere per eventuali mediazioni o consulenze. Ogni definitiva determinazione in ordine
alla cessione è in ogni caso soggetta ad autorizzazione degli organi della procedura. Si precisa che, a parità di condizione, verrà preferita
l’offerta già pervenuta prima del presente
annuncio.
Perizie, planimetria e fotografie sono a disposizione presso il liquidatore giudiziale. Per ulteriori informazioni contattare il Liquidatore
Giudiziale Avv. Daniela Rozzi, con Studio in Modena, Via Canalino, 36 tel. 059 230515.
Per la pubblicità
legale e finanziaria
rivolgersi a:
Capitale sociale sottoscritto e versato EURO 61.218.802,00
Sede sociale in Sant’Elpidio a Mare (FM) - Via Filippo Della Valle, 1
Codice Fiscale e numero di iscrizione nel Registro delle Imprese
di Fermo 01113570442
Sede in Milano - via Angelo Rizzoli 8
Capitale sociale € 475.134.602,10 interamente versato
Registro delle Imprese di Milano e Codice Fiscale n. 12086540155
RCS MediaGroup S.p.A.
Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano
Via Rizzoli, 8
20132 Milano
Tel. 02 2584 6665/6256
Fax 02 2588 6114
RESOCONTO INTERMEDIO SULLA GESTIONE AL 31 MARZO 2014
Si rende noto che, in conformità a quanto disposto dall’art. 154 ter,
5° comma, del D. Lgs. 24 febbraio 1998 n. 58 (“TUF”), il resoconto
intermedio sulla gestione al 31 Marzo 2014, approvato dal Consiglio di
Amministrazione in data 14 Maggio 2014, è depositato presso la sede
legale della Società e messo a disposizione degli Azionisti e del pubblico
nella sezione “Relazioni finanziarie” del sito internet della Società
www.todsgroup.com.
Sant’Elpidio a Mare, 15 Maggio 2014
Per il Consiglio di Amministrazione
Il Presidente
Diego Della Valle
BANCA PROFILO S.P.A.
Iscritta all’Albo delle Banche e dei Gruppi bancari.
Appartenente al Gruppo bancario Banca Profilo e soggetta
all’attività di direzione e coordinamento di Arepo BP
S.p.A. ai sensi dell’articolo 2497 e seguenti del c.c. Sede
legale in Milano, Via Cerva n. 28. Capitale sociale Euro
136.794.106 interamente versato. Partita I.V.A., Codice
Fiscale ed Iscrizione al Registro delle Imprese di Milano n.
09108700155.
AVVISO DI MESSA A DISPOSIZIONE
DEL RESOCONTO INTERMEDIO DI GESTIONE
CONSOLIDATO AL 31 MARZO 2014
Ai sensi della vigente normativa, si rende noto
che il Resoconto Intermedio di Gestione Consolidato al 31.03.2014 di Banca Profilo S.p.A.
è messo a disposizione del pubblico presso la
sede sociale e sul sito internet della Società,
www.bancaprofilo.it, nella sezione Investor Relations/Bilanci e Relazioni 2014 (http://www.bancaprofilo.it/investor-relations/reports/2014).
Milano, il 15 maggio 2014
Via Valentino Mazzola, 66/D
00142 Roma
Tel. 06 6882 8650
Fax 06 6882 8682
Vico II San Nicola
alla Dogana, 9
80133 Napoli
Tel. 081 49 777 11
Fax 081 49 777 12
Via Villari, 50
70122 Bari
Tel. 080 5760 111
Fax 080 5760 126
Corriere della Sera Giovedì 15 Maggio 2014
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italia: 51575551575557
Economia
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Mercati Collocati sette miliardi di Buoni del Tesoro poliennali a 15 anni, tassi in calo al 3,57%
La lente
CONFCOMMERCIO:
L’AUTOTRASPORTO
È IL BANCOMAT
DELLO STATO
I
l settore
dell’autotrasporto «come
un bancomat per lo Stato».
Una ricerca presentata ieri
da Confcommercio ribalta
la convinzione che questo
comparto assorba risorse
pubbliche più di quante ne
produca. Il carico di
imposte indirette che pesa
sulle imprese del comparto
sarebbe invece pari a più di
sei volte il loro contributo
al valore aggiunto
nazionale. La pressione
fiscale è pari al 44,1% a
fronte del 40% tedesco, del
32,3% della Polonia e del
28,4% della Romania.
Questi due ultimi Paesi
sono diventati una sorta di
pietra di paragone
necessaria, dal momento
che è proprio dall’Est che
giunge la maggiore
concorrenza per gli
operatori italiani. Una
concorrenza che non
rispetta le regole se è vero,
come documenta
Conftrasporto, che per
un’impresa italiana far
operare un veicolo pesante
(Tir), sul solo fronte del
costo del lavoro, equivale a
sborsare annualmente oltre
21 mila euro in più che per
un’impresa slovena, circa
21 mila euro in più che una
greca e oltre 12 mila euro in
più che una spagnola. A
tali penalizzazioni ogni
anno vanno aggiunti tra
assicurazione Rc auto, bolli
e costi di revisione per
ciascun veicolo extra costi
aggiuntivi pari a 1.500 euro
rispetto ad un’impresa
spagnola, 1.200 euro
rispetto ad una slovena e
500 euro rispetto ad una
greca.
A. Bac.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Bankitalia, nuovo record del debito
questo e altri giornali scaricateli da qui http://quoidianes.tumblr.com/
A quota 2.120 miliardi. Weidmann (Bundesbank): non puntare il dito sull’Italia
ROMA — Il debito pubblico
italiano, in marzo, ha toccato i
2.120 miliardi di euro, un nuovo
massimo. Questa volta però,
spiega Bankitalia,l’incremento
mensile (12,8 miliardi) è stato
inferiore al fabbisogno (17,8
miliardi), per due motivi: perché sono diminuite di 2,7 miliardi le disponibilità liquide del
Tesoro e perché l’emissione di
titoli sopra la pari, l’apprezzamento dell’euro e gli effetti della
rivalutazione dei Btp indicizzati
all’inflazione hanno complessivamente contenuto l’incremento del debito per 2,3 miliardi.
E proprio sul fronte dei titoli
di Stato ieri il Tesoro, dopo aver
fatto il pieno alle aste di Bot e
Btp lunedì e martedì, ha ottenuto un nuovo successo con il collocamento della prima tranche
del nuovo Btp a 15 anni, con
scadenza 1 marzo 2030 effettuato mediante sindacato bancario.
Il nuovo titolo è stato emesso
per 7 miliardi di euro ad un tasso lordo annuo del 3,575%.
Sui mercati continua tuttavia
a prevalere il clima di attesa per
le prossime mosse della Bce, annunciate per i primi di giugno. I
riflettori ieri sono rimasti infatti
puntati sulla Bundesbank e sulle indiscrezioni attorno ad una
sua «apertura» verso misure
più espansive dell’Eurotower. A
confermare il cambio di passo,
ipotizzato per la banca centrale
tedesca nell’ambito del dibattito
del consiglio direttivo guidato
dal presidente Mario Draghi, è
La corsa del debito pubblico
Dati inn miliardi di euro
1.989
2050
1.851
2.089
2.107
1.907
2.120
1.769
1900
1750
2.069
stato ieri lo stesso capo della
Bundesbank, Jens Weidmann,
insolitamente benevolo con la
situazioni dei cosiddetti paesi
periferici dell’eurozona. «Si
punta il dito contro l’Italia, la
Spagna, la Grecia, ma la Germania - che nel passato è stata anche “la malata” d’Europa - ha
molto da fare», ha affermato in-
1.671
2008
08
2009
2010
2011
2012
2013
gen ‘14
feb ‘14
mar ‘14
D’ARCO
Fonte: Banca d’Italia
fatti Weidmann.
«Non tutte le misure in discussione sul tavolo della Bce
sono adatte a combattere l’apprezzamento dell’euro e la tendenza al ribasso dell’inflazione», ha poi aggiunto il banchiere centrale. In particolare non lo
sarebbe il Quantitative easing,
cioè in primo luogo l’acquisto di
titoli pubblici o privati, ha spiegato Weidmann, circoscrivendo
così il possibile raggio d’azione
della Bce. «Se necessario, la
Bundesbank è pronta ad agire»,
ha affermato tuttavia Weidmann, ribadendo che «occorre
prima valutare» i prossimi dati
su inflazione e crescita e che comunque a Francoforte nessun
impegno è stato ancora preso.
Stefania Tamburello
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Il Leone Il gruppo brasiliano è già socio di Mps con il 2%. Oggi la trimestrale di Trieste
Generali verso la vendita della Bsi
Trattativa in esclusiva con Btg pactual
Generali avvia trattative in
esclusiva per la vendita della Bsi
con il gruppo d’investimento
brasiliano Btg pactual, che in Italia è socio con il 2% di Mps, quota
che fa parte del patto di sindacato sottoscritto con la Fondazione
senese che ha venduto le azioni.
Il gruppo del Leone, il cui consiglio ieri ha approvato i conti
trimestrali che saranno resi noti
questa mattina, ha così fatto il
primo importante passo verso la
dismissione del 100% detenuto
nella banca svizzera, asset inserito dal group ceo Mario Greco fra
quelli considerati «non core» e
quindi compreso nel pacchetto
di 4 miliardi di dismissioni previste dal piano industriale, già
realizzate per oltre metà dell’obiettivo.
Su Bsi, svalutata nel 2013 per
217
milioni la svalutazione
effettuata dal Leone sulla
partecipazione del 100%
in Bsi nel bilancio 2013
217 milioni, passo preliminare
alla cessione, da tempo correvano voci di trattative. Ma Greco ha
sempre sottolineato che Trieste
intendeva vendere con beneficio,
quindi a prezzi considerati adeguati. L’istituto, entrato nel perimetro delle Assicurazioni Generali nel 1998, ha progressivamente spostato il raggio del proprio interesse dall’area ticinese
all’Oriente. Oggi è ben posizionata a Hong Kong e Singapore.
Per Btg pactual, società che capitalizza 13 miliardi di dollari e ha
100 miliardi di franchi svizzeri in
gestione, Bsi rappresenterebbe
dunque un’acquisizione strettamente «core».
Per Trieste sarebbe un ulteriore passo verso il traguardo delle
cessioni previsto nell’arco di piano e la concentrazione nel business assicurativo. La decisione di
assegnare l’esclusiva per la trattativa non prevede una specifica
delibera del board ma è molto
probabile che ieri se ne sia parlato. Oggi, in conference call, è
possibile che Greco fornisca sul
punto ulteriori dettagli.
Per quanto riguarda i conti trimestrali, il consensus del mercato si orienta verso un risultato
netto in linea o leggermente superiore a quello del primo trimestre 2013 (pari a 603 milioni). Il
mercato si aspetta inoltre un incremento dell’indice Solvency,
con un consensus a 151%.
Sergio Bocconi
Mario Greco, alla guida di Generali
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Metalli preziosi
Addio
al fixing
per l’argento
Dopo 117 anni chiude il
fixing dell’argento, cioè la
«fissazione» della
quotazione ufficiale sul
mercato di Londra.
L’ultimo fixing avverrà a
mezzogiorno del 14
agosto. A determinarne la
fine è stato il ritiro della
Deutsche Bank dal
ristretto numero di
banche responsabili del
meccanismo con cui si
definiscono i prezzi di
riferimento dei metalli
preziosi. L’istituto tedesco
non è riuscito a trovare un
sostituto e se per il fixing
dell’oro - nato 12 anni
dopo quello dell’argento non sembra che ci siano
problemi visto che sono
rimaste in campo quattro
banche a governarlo, per
l’argento le operazioni
ricadrebbero solo su due
istituti che non se la
sentono di proseguire da
soli anche perché sono
aumentati i controlli.
S.Ta
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30
italia: 51575551575557
Giovedì 15 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Giovedì 15 Maggio 2014
Economia 31
italia: 51575551575557
Banche Il Tesoro autorizza l’operazione. Il rafforzamento patrimoniale scatterà a metà giugno
Editoria
Fondazione, 125 milioni su Mps
Rcs MediaGroup, perdite
del trimestre a 53,9 milioni
«Segnali dalla pubblicità»
L’ente potrà aderire all’aumento di capitale da 5 miliardi
MILANO — La Fondazione
Mps ha ricevuto dal Tesoro il
suggello finale per restare e
avere ancora un ruolo, seppur
minoritario, nella banca senese. Il ministero dell’Economia
ha autorizzato l’ente senese,
presieduto da Antonella Mansi, a sottoscrivere l’aumento
di capitale di Banca Mps da 5
miliardi di euro. In una nota la
Fondazione ha poi spiegato
che aderirà per la sua quota
del 2,5%, «con un esborso pari
a circa 125 milioni». Il rafforzamento patrimoniale, cresciuto rispetto all’originario
aumento da 3 miliardi, dovrebbe partire a metà giugno
per concludersi entro fine luglio.
Ieri a Siena è arrivato anche
il via libera di Bankitalia alla
vendita da parte della Fondazione Mps del 6,5% della banca ai due soci sudamericani,
Fintech (4,5%) e Btg Pactual
(2%). Lo ha confermato l’ente
senese un una nota. Con l’ok
di Palazzo Koch, Fintech —
hedge fund messicano con
base in Usa — e Btg — holding
di investimento brasiliana —
dovrebbero poter partecipare
all’assemblea del 20-21-22
maggio per votare sull’aumento di capitale. Nel patto
con la Fondazione Mps, Fintech e Btg si impegnano a tenere
le azioni per 16-24 mesi e a
presentare una lista di sei persone per il board, all’appuntamento del rinnovo del consiglio nel 2015: all’ente senese
Il gruppo Airbus-Alenia
La trimestrale
Atr, 100 ordini
per 3 miliardi
Astaldi, l’utile sale
a quota 19 milioni
Atr ha ottenuto «oltre 100 ordini fermi
nei primi 4 mesi del 2014» per un valore
stimabile in 3 miliardi di dollari. Lo ha
comunicato la joint venture paritetica
Airbus Group e Alenia Aermacchi
(gruppo Finmeccanica), sottolineando
che si tratta di un numero di vendite
superiori alle 89 registrate nell’intero
2013.
Utile netto in crescita del 4,9% nel primo
trimestre 2014 per Astaldi, a 19,2 milioni
di euro. I ricavi totali sono saliti a 551,6
milioni di euro (+3,8%). Margine operativo
lordo (Ebitda) in crescita a 73,4 milioni
(+24,4%). Il risultato aziendale prima delle
imposte si attesta a 57,9 milioni (+20,2%).
Oggi l’attività del gruppo si concentra in
aree con profilo di rischio più ridotto.
zato Mps al riscatto parziale di
questi “Nuovi strumenti finanziari”. Ad esito dell’aumento di capitale, a cui sono
subordinate le autorizzazioni,
la banca «sarà in grado di riscattare Nuovi strumenti finanziari per 3,46 miliardi».
L’ok riguarda, si legge in una
nota della banca, il riscatto di
nominali 3 miliardi (oltre a
126,9 milioni quale maggior
importo dovuto in sede di riscatto). Banca d’Italia ha quindi autorizzato un ulteriore riscatto di 329 milioni «in considerazione della volontà di
corrispondere gli interessi sui
Nuovi strumenti finanziari relativi all’esercizio 2013 attraverso l’emissione di ulteriori
Nuovi strumenti finanziari
che saranno riscattati contestualmente all’emissione».
Sul fronte giudiziario, il tribunale del riesame di Siena
dovrà analizzare nuovamente
il ricorso dei pm titolari delle
inchieste su Mps valutando se
«il collegamento tra la ristrutturazione di Alexandria e la
stipula del complesso derivato sui Btp 2034 fosse stato limpidamente comunicato, come
doveroso, a tutti i soggetti
chiamati a pronunciarsi sull’opportunità o meno della seconda operazione». Lo hanno
scritto i giudici della seconda
sezione penale della Corte di
Cassazione. Secondo quest’ultima, Banca Mps non è stata
vittima del reato di usura.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Giovanni Stringa
Il titolo a Piazza Affari
Ieri
-2,42%
23,39 euro
27
24
20
17
mag
giu
lug
ago
set
ott
nov
dic
gen
feb
mar
apr
mag
D’ARCO
spetta l’indicazione del candidato alla presidenza della
banca, ai fondi quella del candidato al ruolo di «chief executive officer».
«Da inizio anno - ha ricordato all’Ansa il direttore generale della Fondazione Mps,
Enrico Granata - siamo scesi
dal 31 al 2,5% del capitale della
banca, vendendo gran parte
delle quota sul mercato. Abbiamo azzerato il debito» con
le banche e «post aumento
avremo 450 milioni di risorse
disponibili che verranno in-
© RIPRODUZIONE RISERVATA
vestite nell’arco dei prossimi
mesi».
Novità anche per i Monti
bond, le obbligazioni emesse
dal Montepaschi e sottoscritte
dal Tesoro per rafforzare la patrimonializzazione della banca: Bankitalia ha ieri autoriz-
Rcs MediaGroup chiude il primo trimestre 2014 con perdite
dimezzate a 53,9 milioni e fatturato in calo del 7,8% a 262,9
milioni. Crescono però del 3,8% le attività digitali che
raggiungono quota 35,3milioni, pari al 13,4% dei ricavi
consolidati. Le cifre, ha detto agli analisti l’amministratore
delegato Pietro Scott Jovane, «dimostrano che la squadra
continua a fare il suo lavoro» ed «è quello che serve per
raggiungere gli obiettivi di piano». Jovane ha aggiunto che per
quanto riguarda la pubblicità «dal nostro punto di vista avremo
una crescita in maggio e giugno, anche grazie ai mondiali di
calcio». Il consiglio presieduto da Angelo Provasoli, che ieri ha
approvato i conti, ha inoltre deliberato che il periodo per la
conversione facoltativa delle azioni di risparmio in ordinarie sarà
compreso fra il 19 maggio e il 6 giugno.
L’andamento, si legge nella nota diffusa dal gruppo che pubblica
il Corriere della Sera, «è in linea con i target comunicati». Le
azioni di efficienza «hanno portato nel primo trimestre, rispetto
al 2013, benefici per 14 milioni» a livello di margine operativo,
«che posizionano la prospettiva di benefici complessivi» per
quest’anno «nella fascia alta del target annuo di 50-60 milioni».
Sempre nella nota si legge che il gruppo ha effettuato nel
trimestre investimenti per 8,9 milioni, «oltre la metà in area
digitale». L’indebitamento netto, come già noto, sale a 520,8
milioni «per la stagionalità tipica dei flussi di cassa, negativa nei
primi mesi dell’anno». Il direttore finanziario Riccardo Taranto ha
detto agli analisti che in Rcs «non consideriamo l’ipotesi di una
rottura dei covenant» a fine anno. «La generazione di cassa è il
mio primo target personale». Considerando poi l’evoluzione della
gestione, se per il 2014 si prevede un risultato netto in
miglioramento ma ancora negativo, si stima che i «ricavi
crescano anche per effetto dello sviluppo atteso per le attività
digitali». Il nuovo sito Corriere.it, ha sottolineato Jovane, «è al di
sopra dei livelli precedenti al lancio» e nell’ultimo periodo, in
alcune occasioni, «abbiamo ripetutamente superato il
concorrente diretto». In particolare vengono visti in aumento «i
ricavi pubblicitari», «per l’effetto positivo atteso per le nostre
testate sportive derivante dai campionati di calcio 2014, per la
crescita dei ricavi digitali e l’acquisizione di nuovi ricavi a seguito
dei contratti di raccolta con altri editori». Previsto in aumento
anche il margine operativo ante oneri non ricorrenti, con
l’obiettivo di triplicarlo rispetto al 2013.
Nell’area Media italia, Corriere e Gazzetta dello Sport confermano
la posizione di leadership diffusionale (con copie digitali in
crescita per il Corsera del 36% a quota 130 mila) e la raccolta dei
mezzi online raggiunge il 24,2% dei ricavi pubblicitari.
S.Bo.
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Il Forum della Bers
Rating
Nicastro (Unicredit):
così gli italiani crescono a Est
Sul mercato seimila imprese
DALLA NOSTRA INVIATA
VARSAVIA — C’era anche l’ex ministro dell’Economia Fabrizio
Saccomanni tra i relatori del Forum della Banca europea per la
ricostruzione e lo sviluppo (Bers). Ne è stato vicepresidente dal 2003 al
2006. L’appuntamento annuale organizzato quest’anno a Varsavia era
sembrato, fino a qualche mese fa, una delle occasioni buone per
festeggiare i 25 anni della caduta del Muro di Berlino e i 10 anni
dell’allargamento a Est dell’Unione europea. Ma le recenti vicende che
hanno coinvolto l’Ucraina e la Russia hanno annullato l’aspetto
celebrativo. Anzi, la situazione geopolitica ha pesato sulle nuove
previsioni per il Centro ed Est Europa presentate ieri. La contrazione
della crescita nel 2014 del 7% in Ucraina e del 2,5% in Russia farà sentire
in propri effetti nella regione, che invece cominciava a beneficiare
dell’uscita dalla crisi dell’eurozona. Si
tratta di un mercato importante per il
made in Italy. Come conferma
Unicredit, la banca italiana con la
presenza più importante nell’area (fu
la prima a mettere piede in Polonia nel
1999 con l’acquisto di Bank Pekao):
«Delle 19 mila aziende che assistiamo
nella regione, un terzo sono italiane –
ha spiegato il general manager Roberto
Nicastro –. Con un mercato domestico
asfittico l’export è fondamentale. Per
questo abbiamo sviluppato una serie
di iniziative, dai centri sul territorio
Il general manager
nazionale a quelli nei Paesi di
Roberto Nicastro
destinazione, agli incontri tra
operatori italiani di piccole dimensioni
e possibili buyers stranieri, per offrire un supporto alle imprese».
L’istituto di piazza Cordusio è anche la prima banca straniera in Russia.
Le tensioni politiche dell’area non spaventano il gruppo. «Si tratta di
capire cosa accadrà – ha commentato Gianni Papa, capo della divisione
Cee di Unicredit –. Ma in ogni caso bisogna allargare la prospettiva dalla
banca all’Europa». Non vengono fatti pronostici. «C’è cautela e
attenzione sui prossimi sviluppi» spiega Saccomanni, che è intervenuto
nel panel di apertura su riforme e sviluppo. L’ex ministro dell’Economia
ha messo in evidenza che «le riforme sono importanti per la crescita, ma
serve un’azione forte per sostenerla. E’ difficile farle in recessione».
Quanto all’Italia, «ha avuto una recessione più lunga degli altri Paesi, ma
ne siamo usciti nel 2013. Ora si sentono gli effetti dei conti in ordine, le
condizioni sui mercati finanziari sono favorevoli, ci sono costi minori
per banche e imprese. La nostra linea delle riforme viene portata avanti
dal governo attuale, forse con maggiore forza, ma la via è quella». E sulla
polemica di questi giorni sul “complotto” di Francia e Germania per
sostituire il governo Berlusconi, Saccomanni si limita a ricordare che
«erano cosa nota le pressioni internazionali sull’Italia».
S&P promuove 4 banche greche
Standard & Poor’s ha alzato il rating di 4 banche greche,
inclusa la National Bank of Greece . L’agenzia americana ha
giustificato l’upgrade con il miglioramento della capacità di
credito legata al continuo accesso alla liquidità fornito dalla Ue
Le stime di Sotheby’s
Alberghi di lusso, Milano e Roma
nel radar degli investitori asiatici
MILANO — Si apre la caccia all’albergo di lusso italiano. Se a
fare l’ultimo colpo a livello internazionale è stata la casa di
orologi e gioielli svizzeri Chopard, che la settimana scorsa ha
acquistato Hôtel Vendôme a Parigi, anche in Italia torna
l’appetito per gli hotel nel segmento più alto. Nel mirino,
soprattutto, le città di Milano e Roma. La prima a causa
dell’Expo, l’evento che dalla prossima primavera porterà
milioni di turisti all’ombra del Duomo, rilanciando così anche
il mercato degli affitti, in forte affanno durante la crisi. A
riaccendere l’interesse verso il settore alberghiero della capitale
invece sono i programmi di espansione annunciati da
Aeroporti di Roma, la holding della famiglia Benetton, che con
il rilancio di Fiumicino punta al raddoppio dei passeggeri in
arrivo sullo scalo romano. Obiettivo a cui contribuirà anche
l’alleanza in dirittura di arrivo tra Alitalia ed Etihad, che ha
scelto lo scalo romano come hub. L’interesse? Viene soprattutto
da investitori asiatici, Singapore e Thailandia in testa, spiegano
a Sotheby’s International Realty, il broker che si prepara a
aprire il terzo ufficio in Italia: dopo Como e Milano, a giugno
verrà inaugurata la sede di Firenze.
Francesca Basso
Giuliana Ferraino
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32
Giovedì 15 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Nome
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
AcomeA SGR - numero di tel. 800.89.39.89
[email protected]
Nome
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
AZ F. Best Cedola DIS
12/05 EUR
5,124
5,121
Asia Consumer Demand A
14/05 USD
13,860
13,720
PS - Best Global Managers B
13/05 EUR
105,940
106,150
AZ F. Best Equity
12/05 EUR
5,141
5,116
Asia Consumer Demand A-Dis
14/05 USD
13,510
13,380
PS - Best Gl Managers Flex Eq A
13/05 EUR
108,230
108,100
AZ F. Bond Target 2015 ACC
12/05 EUR
5,996
5,993
Asia Infrastructure A
14/05 USD
13,990
13,820
PS - Bond Opportunities A
13/05 EUR
163,470
163,360
AZ F. Bond Target 2015 DIS
12/05 EUR
5,500
5,498
Asian Bond A-Dis M
14/05 USD
10,210
10,175
ASIAN OPP CAP RET EUR
13/05 EUR
11,604
11,485
PS - Bond Opportunities B
13/05 EUR
121,900
121,810
Balanced-Risk Allocation A
14/05 EUR
14,940
14,840
FLEX QUANTITATIVE HR6 A EUR
13/05 EUR
110,169
109,811
PS - Dynamic Core Portfolio A
13/05 EUR
98,790
98,950
15,164
15,124
FLEX STRATEGY RET EUR
13/05 EUR
92,201
92,136
PS - EOS A
13/05 EUR
132,630
133,210
HIGH GROWTH CAP RET EUR
13/05 EUR
118,456
119,492
PS - Equilibrium A
13/05 EUR
100,900
100,900
ITALY CAP RET A EUR
13/05 EUR
25,439
25,530
PS - Fixed Inc Absolute Return A
13/05 EUR
99,310
99,320
SHORT DURATION CAP RET EUR
13/05 EUR
905,678
905,054
PS - Global Dynamic Opp A
13/05 EUR
100,990
100,970
PS - Global Dynamic Opp B
13/05 EUR
101,230
101,200
PS - Inter. Equity Quant A
13/05 EUR
109,680
108,690
PS - Inter. Equity Quant B
13/05 EUR
111,930
110,910
PS - Liquidity A
13/05 EUR
124,830
124,820
PS - Opportunistic Growth A
13/05 EUR
96,390
96,210
PS - Opportunistic Growth B
13/05 EUR
101,680
101,480
PS - Prestige A
13/05 EUR
99,380
98,150
PS - Quintessenza A
13/05 EUR
102,970
102,650
PS - Quintessenza B
13/05 EUR
106,080
105,750
PS - Target A
13/05 EUR
107,100
106,370
PS - Target B
13/05 EUR
107,120
106,380
PS - Titan Aggressive A
13/05 EUR
102,960
103,150
PS - Total Return A
13/05 EUR
101,910
101,890
PS - Total Return B
13/05 EUR
95,440
95,420
PS - Valeur Income A
13/05 EUR
110,990
110,940
PS - Value A
13/05 EUR
103,020
102,860
PS - Value B
13/05 EUR
105,210
105,040
AZ F. Bond Target 2016 ACC
12/05 EUR
5,428
5,417
Nome
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
Num tel: 178 311 01 00
www.compamfund.com - [email protected]
Nome
AcomeA America (A1)
13/05 EUR
16,278
16,226
AZ F. Bond Target 2016 DIS
12/05 EUR
5,147
5,137
Bluesky Global Strategy A
13/05 USD
1522,716
1520,804
Em. Loc. Cur. Debt A
14/05 USD
AcomeA America (A2)
13/05 EUR
16,793
16,738
AZ F. Bond Target 2017 Eq Op ACC 12/05 EUR
5,162
5,153
Bond Euro A
13/05 EUR
1241,251
1240,838
Em. Loc. Cur. Debt A-Dis.M
14/05 USD
9,668
9,642
AcomeA Asia Pacifico (A1)
13/05 EUR
4,088
4,039
AZ F. Bond Target 2017 Eq Op DIS
12/05 EUR
5,162
5,153
Bond Euro B
13/05 EUR
1199,918
1199,530
Em. Mkt Corp Bd A
14/05 USD
12,257
12,225
AcomeA Asia Pacifico (A2)
13/05 EUR
4,203
4,153
AZ F. Bond Target Giugno 2016 ACC 12/05 EUR
5,641
5,639
Bond Risk A
13/05 EUR
1449,314
1447,929
Euro Corp. Bond A
14/05 EUR
16,707
16,676
AcomeA Breve Termine (A1)
13/05 EUR
14,683
14,666
AZ F. Bond Target Giugno 2016 DIS 12/05 EUR
5,219
5,218
Bond Risk B
13/05 EUR
1388,273
1386,962
Euro Corp. Bond A-Dis M
14/05 EUR
12,706
12,682
AcomeA Breve Termine (A2)
13/05 EUR
14,842
14,824
AZ F. Bond TargetSettem.2016 ACC 12/05 EUR
5,868
5,866
CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. A
13/05 EUR
1651,785
1648,925
Euro Short Term Bond A
14/05 EUR
10,952
10,945
AcomeA ETF Attivo (A1)
13/05 EUR
4,586
4,587
AZ F. Bond TargetSettem.2016 DIS 12/05 EUR
5,527
5,525
1587,300
European Bond A-Dis
14/05 EUR
5,672
5,660
AcomeA ETF Attivo (A2)
13/05 EUR
4,698
4,699
AZ F. Cash 12 Mesi
12/05 EUR
5,352
5,351
Glob. Bond A-Dis
14/05 USD
5,800
5,795
AcomeA Eurobbligazionario (A1)
13/05 EUR
17,287
17,257
AZ F. Cash Overnight
12/05 EUR
5,258
5,257
CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. B
CompAM Fund - SB Bond B
CompAM Fund - SB Equity B
13/05 EUR
12/05 EUR
12/05 EUR
1590,036
1074,345
1125,620
1074,390
1118,037
14/05 USD
Glob. Equity Income A
61,520
13/05 EUR
17,484
17,453
AZ F. Cat Bond ACC
30/04 EUR
5,305
5,304
CompAM Fund - SB Flexible B
12/05 EUR
1015,605
1013,107
Glob. Equity Income A-Dis
14/05 USD
15,490
15,450
AcomeA Europa (A1)
13/05 EUR
13,322
13,439
AZ F. Cat Bond DIS
30/04 EUR
5,268
5,286
European Equity A
13/05 EUR
1410,858
1412,889
Glob. Inv. Grade.Corp. Bond A-Dis M 14/05 USD
11,465
11,443
AcomeA Europa (A2)
13/05 EUR
13,661
13,781
AZ F. CGM Opport Corp Bd
12/05 EUR
6,070
6,066
European Equity B
13/05 EUR
1335,765
1337,709
Glob. Structured Equity A-Dis
14/05 USD
41,050
41,100
AcomeA Globale (A1)
13/05 EUR
11,206
11,201
AZ F. CGM Opport European
12/05 EUR
6,842
6,814
Multiman. Bal. A
12/05 EUR
116,534
116,309
Glob. Targeted Ret. A
14/05 EUR
10,456
10,405
AcomeA Globale (A2)
13/05 EUR
11,626
11,621
AZ F. CGM Opport Global
12/05 EUR
6,267
6,237
Multiman. Bal. M
12/05 EUR
116,084
115,853
Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond A
14/05 EUR
12,958
12,938
AcomeA Italia (A1)
13/05 EUR
20,574
20,839
AZ F. CGM Opport Gov Bd
12/05 EUR
5,556
5,558
Multiman. Eq. Afr. & Mid. East A
07/05 EUR
72,883
72,719
Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond E-Dis
14/05 EUR
11,841
11,823
AcomeA Italia (A2)
13/05 EUR
21,120
21,391
AZ F. Commodity Trading
12/05 EUR
4,396
4,387
Multiman. Eq. Afr. & Mid. East M
07/05 EUR
75,925
75,746
Greater China Eq. A
14/05 USD
44,330
44,100
AcomeA Liquidità (A1)
13/05 EUR
8,906
8,906
AZ F. Conservative
12/05 EUR
6,477
6,475
Multiman.Target Alpha A
07/05 EUR
103,926
103,953
India Equity E
14/05 EUR
29,270
29,130
AcomeA Liquidità (A2)
13/05 EUR
8,907
8,906
AZ F. Core Brands
12/05 EUR
5,628
5,614
Japanese Eq. Advantage A
14/05 JPY
2923,000
2920,000
AcomeA Paesi Emergenti (A1)
13/05 EUR
6,402
6,369
AZ F. Corporate Premium ACC
12/05 EUR
5,582
5,573
Pan European Eq. A
14/05 EUR
17,740
17,780
AcomeA Paesi Emergenti (A2)
13/05 EUR
6,580
6,547
AZ F. Corporate Premium DIS
12/05 EUR
5,305
Pan European Eq. A-Dis
14/05 EUR
16,000
16,040
Pan European Eq. Inc. A-Dis
14/05 EUR
11,860
11,870
Pan European High Inc A
14/05 EUR
18,870
18,850
Pan European High Inc A-Dis
14/05 EUR
13,720
AcomeA Patrimonio Aggressivo (A1) 13/05 EUR
3,941
3,936
AZ F. Dividend Premium ACC
12/05 EUR
5,687
5,668
AcomeA Patrimonia Aggressivo (A2) 13/05 EUR
4,059
4,054
AZ F. Dividend Premium DIS
12/05 EUR
5,030
5,013
DB Platinum
AcomeA Patrimonio Dinamico (A1) 13/05 EUR
5,267
5,252
AZ F. Emer. Mkt Asia
12/05 EUR
5,714
5,374
5,359
AZ F. Emer. Mkt Europe
12/05 EUR
3,177
3,167
AcomeA Patrimonio Prudente (A1) 13/05 EUR
6,283
6,255
AZ F. Emer. Mkt Lat. Am.
12/05 EUR
5,017
4,976
6,421
6,393
13/05 EUR
22,016
21,913
12/05 EUR
66,980
67,110
Comm Euro R1C A
13/05 EUR
114,160
113,920
Comm Harvest R3C E
06/05 EUR
74,490
74,360
Currency Returns Plus R1C
13/05 EUR
935,390
935,070
13/05 EUR
120,940
120,760
5,698
AcomeA Patrimonio Dinamico (A2) 13/05 EUR
AcomeA Patrimonio Prudente (A2) 13/05 EUR
Agriculture Euro R1C A
AZ F. European Dynamic
12/05 EUR
5,205
5,193
AZ F. European Trend
12/05 EUR
3,360
3,335
Croci Euro R1C B
AcomeA Performance (A2)
13/05 EUR
22,340
22,235
AZ F. Formula 1 Absolute
12/05 EUR
5,314
5,287
AZ F. Formula 1 Alpha Plus ACC
30/04 EUR
5,583
5,578
AZ F. Formula 1 Alpha Plus DIS
AZ F. Formula Target 2014
Invictus Global Bond Fd
13/05 EUR
07/05 EUR
Invictus Macro Fd
Sol Invictus Absolute Return
08/05 EUR
107,154
80,123
102,269
106,673
79,564
104,220
www.azimut.it - [email protected]
AZIMUT CAPITAL MANAGEMENT SGR - tel.02.88981
Azimut Dinamico
12/05 EUR
26,498
26,442
AZ F. Formula Target 2015 ACC
AZ F. Formula Target 2015 DIS
30/04 EUR
12/05 EUR
12/05 EUR
12/05 EUR
5,522
4,778
6,077
5,579
7983,240
164,320
163,730
Dyn. Cash R1C A
13/05 EUR
101,530
101,530
Pan European Struct. Eq. A
14/05 EUR
14,330
14,350
Pan European Struct. Eq. A-Dis
14/05 EUR
13,630
13,640
Renminbi Fix. Inc. A
14/05 USD
10,594
Renminbi Fix. Inc. EUR A-Dis
14/05 EUR
9,377
9,370
US Equity A EH
14/05 EUR
14,290
14,280
US High Yield Bond A
14/05 USD
11,920
11,913
Paulson Global R1C E
07/05 EUR
6173,080
6156,720
Sovereign Plus R1C A
13/05 EUR
107,200
106,930
Systematic Alpha R1C A
07/05 EUR
10321,000
10321,770
US High Yield Bond A-Dis M
14/05 USD
14/05 USD
US Value Equity A
6,069
14/05 USD
US Value Equity A-Dis
10,812
31,530
30,150
Quota/pre.
www.multistarssicav.com [email protected]
T. +41 (0)91 640 37 80
Orazio Conservative A
13/05 EUR
101,090
100,880
Sparta Agressive A
13/05 EUR
102,170
101,920
WM Biotech A
13/05 EUR
139,260
140,330
WM Biotech I
13/05 EUR
1417,950
1428,780
www.newmillenniumsicav.com
Distributore Principale: Banca Finnat Euramerica - Tel: 06/69933475
NM Augustum Corp Bd A
13/05 EUR
191,250
190,860
NM Augustum High Qual Bd A
13/05 EUR
146,240
146,020
NM Balanced World Cons A
13/05 EUR
134,790
134,540
NM Euro Bonds Short Term A
13/05 EUR
138,260
138,190
NM Euro Equities A
13/05 EUR
47,980
47,930
NM Global Equities EUR hdg A
13/05 EUR
71,750
71,660
NM Inflation Linked Bond Europe A 13/05 EUR
105,530
105,340
4,973
4,972
12/05 EUR
4,401
4,398
AZ F. Global Curr&Rates DIS
12/05 EUR
4,146
4,144
AZ F. Global Sukuk ACC
30/04 EUR
4,951
4,925
AZ F. Global Sukuk DIS
30/04 EUR
4,856
4,925
AZ F. Hybrid Bonds ACC
12/05 EUR
5,324
5,314
AZ F. Hybrid Bonds DIS
12/05 EUR
5,212
5,202
6,302
NM Italian Diversified Bond A
13/05 EUR
112,570
112,370
NM Italian Diversified Bond I
13/05 EUR
114,940
114,740
NM Large Europe Corp A
13/05 EUR
135,840
135,670
NM Market Timing A
13/05 EUR
106,150
105,890
NM Market Timing I
13/05 EUR
106,930
106,670
NM Q7 Active Eq. Int. A
13/05 EUR
62,230
61,770
NM Q7 Globalflex A
09/05 EUR
105,090
104,730
NM Total Return Flexible A
09/05 EUR
122,070
122,120
NM VolActive A
13/05 EUR
99,890
99,810
NM VolActive I
13/05 EUR
100,320
100,250
10,805
31,530
30,140
07/05
Flex Equity 100
Kairos Multi-Str. A
31/03 EUR 873555,970 873230,021
Kairos Multi-Str. B
31/03 EUR 571470,686 571552,756
Global Equity
07/05
5,339 EUR
Maximum
07/05
5,183 EUR
Kairos Multi-Str. I
31/03 EUR 588531,969 588092,605
Progress
07/05
6,393 EUR
Quality
07/05
7,020 EUR
Kairos Multi-Str. P
7,095
7,061
AZ F. Income DIS
12/05 EUR
5,815
5,814
6,910
6,907
AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 ACC 12/05 EUR
4,614
4,613
Azimut Formula Target 2013
12/05 EUR
6,954
6,945
AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 DIS 12/05 EUR
4,326
4,325
KAIROS INTERNATIONAL SICAV
Azimut Formula Target 2014
12/05 EUR
6,760
6,752
AZ F. Institutional Target
12/05 EUR
5,565
5,557
KIS - America A-USD
12/05 USD
271,530
267,970
Azimut Garanzia
12/05 EUR
12,886
12,888
AZ F. Italian Trend
12/05 EUR
3,720
3,708
KIS - America P
12/05 EUR
190,920
188,410
Azimut Prev. Com. Crescita
30/04 EUR
11,073
11,031
AZ F. Lira Plus ACC
12/05 EUR
4,934
4,932
ABS- I
31/03 EUR
15709,208
14994,109
KIS - America X
12/05 EUR
192,070
189,540
Azimut Prev. Com. Crescita Cl. C
30/04 EUR
11,086
11,042
AZ F. Lira Plus DIS
12/05 EUR
4,833
4,831
ABSOLUTE RETURN EUROPA
09/05 EUR
5029,131
5020,233
KIS - Bond A-USD
13/05 USD
171,820
171,620
Azimut Prev. Com. Equilibrato
30/04 EUR
12,137
12,092
AZ F. Macro Dynamic
12/05 EUR
6,000
5,999
BOND-A
28/02 EUR 721205,818 703354,240
KIS - Bond D
13/05 EUR
122,980
122,850
Azimut Prev. Com. Equilibrato Cl. C 30/04 EUR
12,145
12,098
AZ F. Opportunities
12/05 EUR
5,238
5,209
BOND-B
28/02 EUR 721205,818 703354,240
KIS - Bond P
13/05 EUR
127,110
126,970
12/05 EUR
3,967
3,986
EQUITY- I
31/03 EUR 608277,667 608644,044
PRINCIPAL FINANCE 1
31/12 EUR
11,002
10,923
30/04 EUR
11,904
11,865
AZ F. Patriot ACC
12/05 EUR
6,644
6,656
Azimut Prev. Com. Protetto Cl. C
30/04 EUR
11,913
11,872
AZ F. Patriot DIS
12/05 EUR
6,166
Azimut Prev. Com. Obbli.
30/04 EUR
10,226
10,177
AZ F. Qbond
12/05 EUR
5,264
Azimut Prev. Com. Obbli. Cl. C
30/04 EUR
10,226
10,177
AZ F. Qinternational
12/05 EUR
Azimut Reddito Euro
12/05 EUR
17,541
17,538
AZ F. QProtection
Azimut Reddito Usa
12/05 EUR
5,992
5,992
Azimut Scudo
12/05 EUR
8,771
Azimut Solidity
12/05 EUR
Azimut Strategic Trend
106,820
107,150
106,980
Strategic Bond Retail C
13/05 EUR
105,570
105,420
Strategic Bond Retail C hdg
13/05 USD
105,690
105,530
Strategic Trend Inst. C
13/05 EUR
104,150
103,780
Strategic Trend Retail C
13/05 EUR
102,020
101,660
Fondo Donatello-Michelangelo Due 31/12 EUR
51470,165
52927,939
Fondo Donatello-Tulipano
31/12 EUR
46691,916
47475,755
Fondo Donatello-Margherita
31/12 EUR
27926,454
27116,197
Fondo Donatello-David
31/12 EUR
58259,864
57863,932
Fondo Tiziano Comparto Venere
31/12 EUR 468728,464 477314,036
Caravaggio di Sorgente SGR
31/12 EUR
www.sorgentegroup.com
AUGUSTUM EQUITY EUROPE I
13/05 EUR
110,950
110,890
AUGUSTUM G.A.M.E.S. A
13/05 EUR
112,920
112,770
AUGUSTUM G.A.M.E.S. I
13/05 EUR
150,060
149,860
31/03 EUR 537043,435 537063,412
12/05 EUR
30/04 EUR
106,970
13/05 USD
11,076 EUR
12/05 EUR
Azimut Prev. Com. Protetto
13/05 EUR
Strategic Bond Inst. C hdg
Fondi Unit Linked
Azimut Formula 1 Conserv
Azimut Prev. Com. Garantito
www.pegasocapitalsicav.com
Strategic Bond Inst. C
Tel: 02 77718.1
www.kairospartners.com
Azimut Formula 1 Absolute
AZ F. Pacific Trend
Nome
10,591
5,572
12/05 EUR
6,303
8141,670
13/05 USD
4,769
AZ F. Global Curr&Rates ACC
12/05 EUR
13/05 JPY
Croci US R1C B
5,535
AZ F. Formula 1 Conserv.
AZ F. Income ACC
Croci Japan R1C B
Quota/od.
13,710
DB Platinum IV
AcomeA Performance (A1)
Data Valuta
61,340
AcomeA Eurobbligazionario (A2)
5,296
Nome
Kairos Income
13/05 EUR
6,806
6,806
Kairos Small Cap
13/05 EUR
10,442
10,436
2451,889
2506,583
Numero verde 800 124811
[email protected]
Nextam Bilanciato
13/05 EUR
6,930
6,926
Nextam Obblig. Misto
13/05 EUR
7,428
7,418
BInver International A
13/05 EUR
6,445
6,444
Cap. Int. Abs. Inc. Grower D
13/05 EUR
5,587
5,564
Asian Equity B
13/05 EUR
96,000
94,670
CITIC Securities China Fd A
13/05 EUR
4,999
4,937
Asian Equity B
13/05 USD
134,750
132,890
Fidela A
13/05 EUR
5,488
5,481
Emerg Mkts Equity
13/05 USD
447,490
445,210
Income A
13/05 EUR
5,715
5,708
Emerg Mkts Equity Hdg
13/05 EUR
437,130
434,890
International Equity A
13/05 EUR
7,108
7,085
European Equity
13/05 EUR
284,180
283,480
Italian Selection A
13/05 EUR
7,004
7,092
European Equity B
13/05 USD
351,260
350,390
Liquidity A
13/05 EUR
5,342
5,341
Greater China Equity B
13/05 EUR
104,170
104,470
Multimanager American Eq.A
13/05 EUR
4,796
4,750
Greater China Equity B
13/05 USD
148,290
148,730
70,090
www.vitruviussicav.com
KIS - Bond Plus A Dist
13/05 EUR
125,900
125,710
KIS - Bond Plus D
13/05 EUR
130,990
130,800
6,177
KIS - Bond Plus P
13/05 EUR
133,010
132,810
5,261
KIS - Dynamic A-USD
13/05 USD
174,700
174,280
5,127
5,106
KIS - Dynamic D
13/05 EUR
121,690
121,390
12/05 EUR
5,277
5,255
KIS - Dynamic P
13/05 EUR
123,950
123,650
AZ F. Qtrend
12/05 EUR
5,051
5,018
KIS - Emerging Mkts A
12/05 EUR
122,320
121,210
8,763
AZ F. Renminbi Opport
12/05 EUR
5,246
5,251
Dividendo Arancio
13/05 EUR
50,000
49,670
KIS - Emerging Mkts D
12/05 EUR
120,790
119,700
8,863
8,874
AZ F. Reserve Short Term
12/05 EUR
6,301
6,302
Convertibile Arancio
13/05 EUR
61,600
61,470
KIS - Europa D
13/05 EUR
126,540
126,160
Multimanager Asia Pacific Eq.A
13/05 EUR
4,475
4,431
Growth Opportunities
13/05 USD
70,140
12/05 EUR
6,260
6,252
AZ F. Short Term Gl High Yield ACC 12/05 EUR
5,110
5,106
Cedola Arancio
13/05 EUR
58,960
58,830
KIS - Europa P
13/05 EUR
128,720
128,330
Multimanager Emerg.Mkts Eq.A
13/05 EUR
4,253
4,209
Growth Opportunities Hdg
13/05 EUR
76,820
76,760
Azimut Trend America
12/05 EUR
12,624
12,493
AZ F. Short Term Gl High Yield DIS 12/05 EUR
5,032
5,028
Borsa Protetta Agosto
07/05 EUR
61,890
61,890
KIS - Europa X
13/05 EUR
129,270
128,870
Multimanager European Eq.A
13/05 EUR
4,616
4,588
Japanese Equity
13/05 JPY
125,150
122,970
Azimut Trend Europa
12/05 EUR
13,494
13,399
AZ F. Solidity ACC
12/05 EUR
6,017
6,024
Borsa Protetta Febbraio
07/05 EUR
60,400
60,480
KIS - Global Bond P
12/05 EUR
102,700
102,670
Strategic A
13/05 EUR
5,248
5,243
Japanese Equity B
13/05 USD
124,140
121,980
Azimut Trend Italia
12/05 EUR
18,890
18,829
AZ F. Solidity DIS
12/05 EUR
5,621
5,627
Borsa Protetta Maggio
07/05 EUR
63,310
62,770
KIS - Income D
13/05 EUR
104,130
104,130
Usa Value Fund A
13/05 EUR
5,963
5,965
Japanese Equity Hdg
13/05 EUR
162,750
159,900
Azimut Trend Pacifico
12/05 EUR
6,642
6,678
AZ F. Strategic Trend
12/05 EUR
5,770
5,759
Borsa Protetta Novembre
07/05 EUR
60,970
61,090
KIS - Income P
13/05 EUR
107,670
107,670
Ver Capital Credit Fd A
13/05 EUR
5,583
5,579
Swiss Equity
13/05 CHF
133,150
133,030
Azimut Trend Tassi
12/05 EUR
10,226
10,225
AZ F. Top Rating ACC
12/05 EUR
5,077
5,071
Inflazione Più Arancio
13/05 EUR
56,610
56,480
KIS - Italia P
13/05 EUR
131,980
132,730
Swiss Equity Hdg
13/05 EUR
101,100
101,000
Azimut Trend
12/05 EUR
27,786
27,739
AZ F. Top Rating DIS
12/05 EUR
5,077
5,071
Mattone Arancio
13/05 EUR
46,210
45,940
KIS - Italia X
13/05 EUR
131,320
131,910
US Equity
13/05 USD
167,910
168,600
AZ F. Trend
12/05 EUR
6,100
6,087
Profilo Dinamico Arancio
13/05 EUR
65,200
64,880
KIS - Key
13/05 EUR
135,360
135,300
US Equity Hdg
13/05 EUR
184,920
185,640
AZ F. US Income
12/05 EUR
5,421
5,423
Profilo Equilibrato Arancio
13/05 EUR
62,650
62,410
KIS - Key X
13/05 EUR
138,080
138,020
AZ FUND MANAGEMENT SA - tel.00352 2663811
AZ F. Active Selection
12/05 EUR
5,417
5,405
61951,842
59550,161
Tel: 848 58 58 20
Sito web: www.ingdirect.it
Tel: 0041916403780
www.pharusfunds.com [email protected]
AZ F. Active Strategy
12/05 EUR
5,064
5,066
Profilo Moderato Arancio
13/05 EUR
58,600
58,470
KIS - Multi-Str. UCITS A USD
12/05 USD
150,840
150,290
AZ F. Alpha Man. Credit
12/05 EUR
5,477
5,477
Top Italia Arancio
13/05 EUR
50,360
50,920
KIS - Multi-Str. UCITS D
12/05 EUR
110,900
110,490
PS - 3P Cosmic A
13/05 EUR
71,720
AZ F. Alpha Man. Equity
12/05 EUR
4,843
4,824
KIS - Multi-Str. UCITS P
12/05 EUR
113,650
113,230
PS - 3P Cosmic C
13/05 CHF
71,220
71,120
AZ F. Alpha Man. Them.
12/05 EUR
3,552
3,533
Abs. UK Dynamic Fd P1
14/05 GBP
1,464
1,466
KIS - Multi-Str. UCITS X
12/05 EUR
114,460
114,030
PS - Absolute Return A
13/05 EUR
113,220
113,130
AZ F. American Trend
12/05 EUR
3,198
3,163
Abs. UK Dynamic Fd P1 H
14/05 EUR
1,608
1,609
KIS - Selection D
13/05 EUR
124,470
124,410
PS - Absolute Return B
13/05 EUR
119,410
119,310
AZ F. Asset Plus
12/05 EUR
5,537
5,532
Abs. UK Dynamic Fd P2
14/05 GBP
1,496
1,498
KIS - Selection P
13/05 EUR
126,430
126,370
PS - Algo Flex A
13/05 EUR
110,670
109,960
AZ F. Asset Power
12/05 EUR
5,370
5,358
Abs. UK Dynamic Fd P2 H
14/05 EUR
1,678
1,680
KIS - Selection X
13/05 EUR
125,870
125,820
PS - Algo Flex B
13/05 EUR
105,630
104,960
AZ F. Asset Timing
12/05 EUR
5,028
5,025
UK Abs. Target Fd P1
14/05 GBP
1,190
1,192
Invesco Funds
KIS - Sm. Cap D
13/05 EUR
101,700
102,090
PS - BeFlexible A
13/05 EUR
85,580
85,400
AZ F. Best Bond
12/05 EUR
5,363
5,363
UK Abs Target Fd P2
14/05 EUR
1,138
1,139
Asia Balanced A
14/05 USD
24,610
24,510
KIS - Sm. Cap P
13/05 EUR
106,530
106,930
PS - BeFlexible C
13/05 USD
84,340
84,170
AZ F. Best Cedola ACC
12/05 EUR
5,666
5,663
UK Abs Target Fd P2
14/05 GBP
1,220
1,221
Asia Balanced A-Dis
14/05 USD
16,190
16,120
KIS - Target 2014 X
13/05 EUR
100,240
100,230
PS - Best Global Managers A
13/05 EUR
102,190
102,420
La lista completa dei comparti Invesco autorizzati in Italia
è disponibile sul sito www.invesco.it
71,650
Tel 0332 251411
www.ottoapiu.it
8a+ Eiger
13/05 EUR
6,232
6,267
8a+ Gran Paradiso
13/05 EUR
5,243
5,259
8a+ Latemar
13/05 EUR
5,981
5,979
8a+ Matterhorn
02/05 EUR 856702,492 860696,577
Legenda: Quota/pre. = Quota precedente;
Quota/od. = Quota odierna
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Corriere della Sera Giovedì 15 Maggio 2014
Sussurri & Grida
Piazza Affari
IL RIMBALZO DI TELECOM
I CONTI SPINGONO BREMBO
L’Inter di Thohir mette il marchio in cassaforte
di GIACOMO FERRARI
Ancora una seduta senza storia per
le Borse europee, con gli indici che
alla fine sono rimasti mediamente
sui livelli della vigilia. Quanto a
Piazza Affari, è stato soprattutto il
comparto bancario a frenare il
Ftse-Mib, che in chiusura ha
registrato un calo dello 0,34%. Le trimestrali
continuano a tenere banco e a orientare le mosse degli
operatori, anche se spesso le prime reazioni vengono
corrette il giorno successivo. È ciò che è accaduto per
esempio a Telecom Italia, rimbalzata del 2,79% dopo il
calo di martedì. Sempre i conti del trimestre hanno
spinto ieri Salvatore Ferragamo (+2,15%), mentre Fiat
ha recuperato il 2,07% e Campari l’1,76%, grazie anche
al giudizio positivo di Société Générale che ha elevato il
target-price a 6,6 euro.
Balzo, fuori dal listino principale, per Brembo (+5,96%),
anche in questo caso dopo i risultati trimestrali. Sul
fronte delle perdite spicca soprattutto Mediaset (6,58%), colpita dal downgrade di Nomura. Tra i bancari,
invece, più di tutti hanno perso terreno la Popolare
dell’Emilia Romagna (-3,47%), Banco Popolare (3,31%) e Mediobanca (-3,17%). Significativa, infine,
anche la flessione di Yoox (-3,36%).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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( f.ta.) L’Inter chiude il cerchio della riorganizzazione
messa in cantiere con l’arrivo di Erick Thohir. Lo schema
dell’operazione, piuttosto complessa, prevede la nascita entro l’estate di una società controllata al 100% che diventerà
riferimento esclusivo per le attività di sponsorizzazione e
valorizzazione del marchio, nonché proprietaria dello stesso. Questo significa che diventerà titolare dei contratti attualmente in carico alla capogruppo e, per quanto riguarda
il marchio, all’Inter brand srl. La nuova società sta dando gli
ultimi ritocchi a un finanziamento bancario intorno a 200
milioni che finiranno alla capogruppo e daranno la possibilità di far fronte interamente ai 150 milioni di debiti verso le
banche. Così verrà rispettato l’impegno preso da Thohir
quando ha chiuso l’accordo con il venditore, Massimo Moratti. Tra le banche coinvolte ci sono Unicredit e Goldman
Sachs. La riorganizzazione societaria è stata approvata nei
giorni scorsi dall’assemblea ordinaria della capogruppo ma
le tecnicalità, confermano fonti bancarie, sono ancora in via
di definizione. L’assemblea aveva come ordine del giorno la
cessione di ramo d’azienda, spiegata dallo stesso Thohir (in
lingua inglese, con l’intervento di un traduttore). Al tavola
della presidenza era presente Massimo Moratti, che è rimasto in silenzio, mentre il figlio Angelomario, molto attivo
nel seguire le vicende societarie e molto legato al direttore
generale Marco Fassone, era seduto in prima fila. Un paio di
azionisti ha espresso qualche perplessità, sottolineando che
attraverso la creazione della nuova società Tohir tiene fede
agli impegni presi con Massimo Moratti ma senza far arri-
vare soldi freschi. L’imprenditore indonesiano, del resto, ha
già versato 75 milioni in occasione dell’aumento di capitale
fatto quando è diventato l’azionista di controllo.
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Più profitti a Banca Imi (e 24 collocamenti)
(f.d.r.) Banca Imi chiude i primi tre mesi dell’anno con
181 milioni di euro di utile netto, in aumento del 24,5%, e
416 milioni di margine di intermediazione, grazie anche all’effetto del ritorno di interesse degli investitori per il mercato italiano. «C’è un forte flusso di liquidità sul mercato e
sul settore corporate», spiega Gaetano Miccichè, amministratore delegato di Banca Imi e direttore generale di Intesa
Sanpaolo, mostrando ottimismo sull’evoluzione dei risultati e sottolineando la «sostenibilità dei conti, dimostrata per
il decimo trimestre consecutivo, nonostante la crisi e la forte
volatilità degli spread». Il margine di intermediazione ha
potuto beneficiare in particolare di una decisa crescita dei
profitti da negoziazione titoli e derivati, che hanno raggiunto i 173 milioni. Al contempo sono diminuite le rettifiche e
gli accantonamenti sui crediti, del 13,6%, a 43 milioni. Con
24 collocamenti, per un controvalore di 2,4 miliardi di euro,
Banca Imi si è confermata leader nel segmento delle emissioni obbligazionarie, e per il resto dell’anno ha già messo in
cantiere i mandati per le Ipo di Fincantieri, Poste, Rottapharm e Cerved, rafforzando così il peso sull’equity capital
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© RIPRODUZIONE RISERVATA
Terna, la rete greca nel mirino
Utile netto trimestrale a 125 milioni di euro (+2,5%) per
Terna. Ma la notizia è uscita dalla conference call: il responsabile finanza Andrea Crenna ha rivelato che la società della
rete ha manifestato l’interesse per la privatizzazione della
rete greca. Tra i concorrenti anche i cinesi di China State
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(giu.fer.) Chiunque frequenti gli Stati Uniti sa che il fundraising è la leva che muove (quasi) ogni cosa: lo praticano
l’asilo e l’università, la biblioteca e il museo d’arte moderna,
l’ospedale e perfino il giornale investigativo online (è il caso
di ProPublica). In Italia, per diffondere la cultura di donare a
una giusta causa, finora poco applicata, è nato il Festival del
Fundraising. In parte occasione di incontro (non solo per
conoscere ma anche per raccogliere risorse), in parte percorso formativo, con 4 percorsi tematici e 6 Masterclass, il
Festival è giunto alla settima edizione. Durante l’evento di
quest’anno, in corso fino a venerdì, a Pacengo di Lazise, in
provincia Verona, per la prima volta verrà inoltre presentato
il primo censimento dei fundraiser italiani, curato da Philanthropy Centro Studi Doxa in collaborazione con Assif,
che ha individuato oltre seimila persone opranti nel settore.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Giovedì 15 Maggio 2014 Corriere della Sera
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Cultura
Un convegno sugli studi umanistici
Si svolgerà domani, all’università La Sapienza di Roma (Sala
Partenope, ore 11), il convegno «Saperi umanistici e
valutazione», dedicato all’identificazione dei criteri per valutare
la qualità degli studi letterari. Parteciperanno, tra gli altri, Valeria
Viparelli, Maurizio Bettini, Paolo Matthiae e Marco Mancini.
Interverrà il ministro Stefania Giannini.
Maestri A piedi, in treno, in corriera: il racconto del lungo percorso compiuto dallo scrittore, che fu ispirato da Giulio Einaudi
Ritorno al paese del dolore invisibile
questo e altri giornali scaricateli da qui http://quoidianes.tumblr.com/
Il viaggio in Italia di Ceronetti trent’anni dopo: pietà per gli eterni mali nazionali
di GIORGIO MONTEFOSCHI
R
itrovo ad uso di
segnalibro, nelle
pagine della vecchia edizione di
Un viaggio in Italia di
Guido Ceronetti, un biglietto ferroviario RomaFondi andata e ritorno,
classe seconda, pagato un po’ meno di diecimila lire il 25 gennaio 1997: una data che, essendo parecchio lontana da quella dell’uscita del volume, il 1983, è indizio di una rilettura. Sottolineate a matita sono soltanto quattro righe della prefazione, nelle quali sta
scritto: «Campo di lotta tra Bene e Male è
dappertutto, dove c’è un uomo capace di
pensare: in Italia il loro contendere ha sempre coinvolto anche la bellezza, l’ha avuta come suprema moderatrice, oggi per vittima».
Dunque non rileggo a salti, guidato dalla
matita, bensì da capo e per intero questo libro violento, in cui abitano il furore e la pietà, e un desiderio inesausto di rivelazione,
quale adesso, integro e con poche
aggiunte, lo ripropone Einaudi.
Subito, confine dell’Asia, ritrovo
Trieste, il sabato verso sera «sommersa dalla carta sporca», con i
compratori slavi che vengono da oltre confine, contratti, gravati da una
profonda tristezza. Poi, corriere e
treni; in trattoria uova e insalata, polenta e ceci; noia bene addomesticata nelle stanze d’albergo; un lago
Maggiore, al crepuscolo, corrusco e sublime; Santa Chiara quieta con l’altare rivolto
verso Dio; molte altre chiese, e a Rogarolo il
Po: «calmo, antico, sublime (ormai è una
marasca di veleni, ma l’occhio ancora sogna)
col tremolare senza fine delle foglie morenti
sulla sponda lombarda…». Il dio acquatico,
è vero, ha abbandonato il fiume alle centrali
elettriche e a quelle nucleari; il vuoto della
vita agricola è assordante nei campi; i preti
dagli altari rivolti al pubblico dicono cose
stupide o banali; nelle serate culturali i freudiani fanno di peggio; nei treni e nelle corriere la gente non parla, apre la bocca (invece
nelle cabine dei telefoni afferrano le cornette e le consumano quasi); sui muri, per le
strade, le scritte espongono l’ottusità e la paura; eppure «questo grande rottame naufrago col vecchio nome di Italia è ancora, per la
sua bellezza residua, un non pallido aiuto alla pensabilità del mondo». E a Torino, la città delle messe nere, c’è il Cottolengo. Qui «le
facce di felicità pura e come incantata, delle
piccole suore e dei fratelli cottolenghini sono facce di ben remunerati, di soddisfatti da
una paga che non appartiene al mondo e che
si guadagna ancora più per grazia che per fa-
L’autore
La nuova
edizione di «Un
viaggio in
Italia» di Guido
Ceronetti è
pubblicata dalla
Einaudi (pp.
XVI-376, 22)
con
un’appendice di
testi inediti
e una nuova
prefazione
dell’autore.
L’edizione
originale del
viaggio,
compiuto fra il
1981 e il 1983,
era stata
pubblicata con
supplementi
nel 2004.
Guido
Ceronetti, 87
anni, è poeta,
filosofo,
scrittore,
giornalista e
drammaturgo.
Tra le sue
ultime opere
«L’occhiale
malinconico»,
«La lanterna
del filosofo» e
«Insetti senza
frontiere»
tica. Nella paga della gente cottolenghina c’è
un barlume di quel che giustifica l’essere e
salva da un orrore senza fine la vita».
Quanti Ospizi della Carità, quanti Alberghi dei Poveri, quante bocche sdentate piegate sulla minestra, quanti cucchiai impugnati con l’ultima forza per vincere il tremore, quanta generosità salvatrice in questa Italia priva di Spirito, assediata dalla volgarità,
corrotta dalla Bestia del danaro. E quanti
Ospedali, quante corsie, quanti letti a contenere piaghe e dolori indescrivibili. Quanti
pazzi storditi dagli psicofarmaci. Quante
donne nude, o che si cambiano, in questi
ospedali dei pazzi: deformi, come Aida a Nemi. Siamo a Lucca, ora, nel vecchio Ospedale: «Mi manca di non aver fatto il medico, sarei stato benissimo in un posto come questo,
tra i busti e le crepe, avviluppato nel grande
lenzuolo della sofferenza umana, prescrivendo pochissimo, tisane e qualche cardiotonico, aiutando a morire bene, con poco
dolore, gli incurabili, chiudendo finestroni,
rincalzando coperte, leggendo poesie ai più
intelligenti…». Sicuramente non le poesie
del Pascoli, «poeta e scrittore di una mediocrità intollerabile, autore di versi e prose il-
da Cima da Conegliano
al rogo di Riccardo Perucolo
leggibili»; e neppure quelle di Ezra Pound,
sepolto a Venezia nell’isola di San Michele, a
due passi da Stravinskij, autore di musiche
buone «per accompagnare il salto delle pulci».
Da Barga a Castelvecchio, per un momento, i torrenti, le montagne innevate e il tripudio primaverile nel fondo valle hanno dischiuso il mistero delle cose. A Venezia, la
Tempesta del Giorgione «è una rappresentazione difficilissima da capire, per la sua privazione assoluta di tragico, di movimento, di
angoscia… Il silenzio della Tempesta più la
guardi più si dilata, si prova un disagio per
un mistero che non ha ombre… Si possono
immaginare parecchi fulmini: nessuno di
loro farà paura». A Santo Stefano di Sessanio, in Abruzzo, c’è un vero asino: «splendida immagine di pace, orecchie di sapiente,
occhi di bontà», con il quale vale la pena parlare un poco «della vita e della morte, di chi
vince e di chi perde, di chi sa e di chi non
sa…».
Palermo è devastata, non si vede il mare
(però anche il porto di Genova è un inferno,
con navi disumane di Caronte). I paesi attorno a Catania deturpano le pendici del vulca-
Le tappe
Cavallerizza
e Mole
Antonelliana
di Torino
fotografate da
Gabriele Basilico
ed esposte
nella mostra
«Sei per Torino».
Oltre a Torino, il
viaggio di Guido
Ceronetti
compie tappe
significative
a Trieste,
in Romagna, in
Abruzzo, Napoli
fino a Palermo
no. A Sulmona, appena finita la celebre processione della Settimana Santa, dopo che la
Madonna è corsa incontro al Risorto, tutti
mangiano e bevono e ascoltano la musica
sui prati. Tutti mangiano, ovunque, in Italia,
e troppo (cosicché «la sovralimentazione
non produce tanto adipe e malattia coronarica quanto demenza»). Tutti urlano, sporcano, inquinano, rubano, uccidono, si ammazzano. Il paesaggio è sconvolto. I miasmi
industriali nascondono il cielo. La Chiesa ha
dimenticato o spento i suoi riti. Come non
capire che «le società umane civilizzate,
guardatele, non sono più che aggregazioni
di follia tenute insieme dalla paura e dalle
coercizioni»?
Dov’è la Luce? A Segesta, dopo la pioggia,
davanti alle colonne percorse da quei soffi
ineffabili? A Noto, un piccolo borgo che percorri come l’infinito, un sogno dell’immanenza divina? Nell’arte barocca, «in quel non
terminato che racchiude e invita al riposo»?
Nei cimiteri? Nei libri? Nella povertà cristiana? Nelle Acque Superiori del Po, vale a dire
nelle acque invisibili?
Napoli è «uno dei peggiori luoghi d’Italia». Ma ha anche spazi perfetti (per esempio, la chiesa del Gesù Nuovo: «Mi piacerebbe essere prete in una chiesa come il Gesù
Nuovo, o altra, purché barocca, ma conservando la mente libera»), e un quadro mirabile a Capodimonte, San Girolamo che toglie
la spina al leone, sul quale meditare quando
la mente fa fatica. La spelonca è tutta stipata
di libri e di «materiale mentale», eppure il
santo filologo ha sospeso ogni sua attività
mentale per dedicarsi a togliere la Spina dalla zampa dolente del Leone: «Così bisogna
ricordarsi di essere: mai troppo assorbiti nel
mentale e nell’astratto, nella parola (anche la
più sacra), per non dimenticare il Piede dell’Animale-che-soffre, il Leone dal ruggito
implorante a cui va tolta, prima di pensare
ad altro, la spina che lo tortura».
Trent’anni sono trascorsi da questo viaggio nel dolore e nell’invisibile. Il dolore è
eterno. E l’invisibile non si manifesta. Quasi
mai. A noi non è concesso altro che bussare
a qualche porta. Per esempio a quella del
monastero di Sant’Antonio in Polesine,
«luogo incantato di vecchia Ferrara fuori del
tempo». Lì, una suora decrepita, molto sorda, suor Ildefonsa, mostra gli affreschi
(scambiando un santo per un altro) e soprattutto «tiene sermone». Vorrebbe che il viaggiatore si confessasse perché — dice — è
sufficiente una piccola confessione ogni
tanto, tutti i peccati sono lavati, poi ci ritroveremo tutti in Paradiso…
«Anche lei — insiste — avrà peccati…».
«Pochi, suor Ildefonsa».
«Bisogna lavare anche quelli».
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Corriere della Sera Giovedì 15 Maggio 2014
Status symbol L’enciclopedia, che da 85 anni classifica lo scibile, pubblica un’altra Appendice
Elzeviro
In un saggio Boncinelli e Giorello a confronto
TEATRO DEL BARDO
METAFORA DEL MONDO
C
❜❜
Amleto e Cleopatra,
due personaggi
di Shakespeare
che valgono
come archetipi
li momenti difficili, scuotere
e risvegliare le coscienze oggi
palesemente in crisi. Ambedue appassionati cultori di
Shakespeare, i due ragazzi
suppergiù settantenni, s’incontrano, chissà quanto per
caso, in occasione del 450°
anniversario della nascita del
Bardo di Avon.
Ed ecco prendere forma
Noi che abbiamo l’animo libero di Edoardo Boncinelli e
Giulio Giorello (Longanesi,
pp. 202, € 14,90): due saggi,
E.B. sull’Amleto di Amleto,
G.G. sulla Cleopatra di Antonio e Cleopatra più un lungo
dialogo tra i due a cura di Ilaria Cozzaglio. Detto per inciso, quel «noi che abbiamo
l’animo libero» lo recita il
principe danese, trasmettendo qualcosa di più della propria innocenza: «Dal piano
dell’assenza di colpa ci fa
passare alla possibilità di affrontare le sfide del mondo
senza timore». Meglio ancora: Cleopatra e Antonio, tragici personaggi liberi: «...anzitutto, dall’ossequio al miserabile potere delle corti, ai
giochi della politica, alla stessa finitudine delle umane
creature. Si tratti di purificare la Danimarca dalla corruzione o di salvare l’Egitto dall’imperialismo di un ingombrante alleato».
Il XXI secolo secondo la Treccani
Otto nuovi volumi : da Internet alla classifica dei Paesi più corrotti
di ARMANDO TORNO
I nostri due — sia detto
con immensa, empatica stima — scienziati mattacchioni («Cos’è mai la pazzia?»,
Amleto Atto II, il cortigiano
Polonio, «Se vogliamo definirla, cos’altro è, se non l’essere pazzi?») si divertono così, rimandando al Bardo e poi
divagando e poi a Shakespeare ritornando. Usano il teatro
come metafora del mondo,
parlano e sparlano di italici
filosofi di oggi, e di Copernico, Socrate e tanti altri, di
questioni «di genere», di Camus, di infiniti ispiratori e
portatori di conoscenza e
saggezza. Vagliano la condizione umana, ovviamente la
vita e ovviamente la morte, la
fallibilità della ragione e la sete di gloria, la precarietà dell’esistenza e la molla creatrice, la responsabilità, l’anelito
alla libertà. E la contrapposizione tra il «fragile principe
ribelle» e la «regina accorta e
sensuale» diviene la strada
attraverso cui affrontare timori, speranze e passioni degli uomini e delle donne contemporanei che arrancano attraverso i dilemmi della morale, della religione, della
politica.
Scrive G.G. che «Shakespeare annuncia e mette in scena
le crisi che segnano il trapasso dal medioevo all’età moderna». E.B. sottolinea a sua
volta la potente vicinanza del
Bardo «con la sua dinamica
di guerra e amore, col suo intrico di passioni che alimentano e sono alimentate dal
conflitto, tra popoli ed entro
un popolo, fino a quel tipo di
“guerra civile” che si dispiega
nell’animo dei singoli protagonisti». Quindi G.G. ritorna
a una sorta di guerra civile
della coscienza, riconoscendo in ciò l’ombra lunga di
Giordano Bruno. Di rinvio in
rinvio, sorta di ping pong tra
due menti «pazze» e sopraffine.
La conclusione? Impossibile. Scegliamone, fra le tante, una proposta dal genetista
biologo riferita all’ultimo
monologo dell’Amleto. Scrive
E.B.: «”Che cos’è mai l’uomo,
se il suo massimo pregio e
l’impiego del suo tempo non
consistono che nel dormire e
nel mangiare? Una bestia,
niente di più. Certo, chi ci fece con tanto discernimento,
capaci di guardare in avanti e
indietro, non ci diede tali abilità e una ragione quasi divina
perché ammuffissero in noi
per il disuso”. Shakespeare
insegna, se non a “beffarsi”, a
cercar di indovinare ciò che
pare “invisibile”, e ad agire
coraggiosamente nelle nebbie del domani».
[email protected]
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Pubblicato il bando
L’edizione dedicata alle donne
del premio Barbiellini Amidei
Fino al 15 giugno sono aperte le iscrizioni al premio
giornalistico intitolato a Gaspare Barbiellini Amidei,
rivolto ai giovani giornalisti sotto i 35 anni che
abbiano saputo raccontare l’Italia e l’Europa
contemporanee. Il premio è rivolto ai servizi
giornalistici pubblicati o trasmessi tra il 1° gennaio
2013 e il 15 giugno 2014, che abbiano riguardato il
tema «Verde, Bianco e ROSA? L’Italia delle donne».
La giuria, composta da nomi prestigiosi del
giornalismo, valuterà il miglior articolo pubblicato
su quotidiani, periodici e web e il miglior servizio
radiotelevisivo trasmesso da emittenti locali e
nazionali. La scrittrice Dacia Maraini sarà il giurato
speciale per l’edizione 2014.
I
n molti ricorderanno il programma televisivo ideato da Renzo Arbore, andato in onda nel 1985:
Quelli della notte. In una puntata
Riccardo Pazzaglia, in vesti professorali, pose un quesito che fece discutere
accanitamente: «Ma Parigi è sempre
Parigi?». Se ben ricordiamo non si arrivò a soluzioni ma, tra retoriche e ironici voli nella logomachia, la domanda
servì per rintuzzare un mito tra frizzi e
lazzi. Parigi, appunto.
Ora potremmo aggiornarla: «Ma la
Treccani è sempre la Treccani?». Per rispondere ricorriamo ai dati: nell’era di
Internet si vendono ogni anno poco
più di 150 copie dell’Enciclopedia italiana, meglio nota come «la Treccani».
Insomma, una ogni due giorni e qualche ora. L’Istituto, fondato nel
’25, cominciò a
pubblicare
l’opera nel ’29.
Tale enciclopedia è uno status
symbol da 85
anni, anzi l’Italia
soffre di «treccanite».
Ora è disponiL’opera
bile l’VIII Appendice. È di
L’VIII Appendice,
ben otto volumi,
coordinata da
dedicati rispetTullio Gregory
tivamente a filo(qui sopra),
sofia, economia,
verrà presentata
diritto, scienze,
oggi all’Istituto
storia e politica,
Lombardo a
tecnica e gli ultiBrera (ore 16)
mi due a un Lessico del XXI secolo. Tullio Gregory, direttore scientifico di questa parte e anima dell’iniziativa, ci ha confidato: «Il complesso
panorama odierno, con tutte le sue
trasformazioni e contraddizioni, si rispecchia anzitutto nel nostro linguaggio quotidiano. Non soltanto nell’invasione della terminologia legata alla Rete ma anche nella trasposizione nell’uso corrente di vocaboli nati in
contesti tecnici, quali per esempio default, spread, debito sovrano o banca
etica. Il Lessico del XXI secolo costituisce uno strumento critico per comprendere questi primi anni del millennio, passando attraverso i linguaggi e,
IL FONDATORE GIOVANNI TRECCANI DEGLI ALFIERI (1877-1961)
di STEFANO JESURUM
he cosa succede se un
noto filosofo della
Scienza che è stato
anche matematico,
un simpatico signore con
l’aria di aggirarsi perennemente per le piazze e le strade di Paperopoli — chiamiamolo Giulio — incontra un
suo semicoetaneo, biologo
genetista di vaglia che un
tempo era un fisico, altrettanto buontempone e svagato — chiamiamolo Edoardo?
Accade che, naturalmente,
parlano, si confrontano, conversano. Badate bene: non argomentano di pallose tematiche scientifiche, interessanti, certo, utilissime, seppur per noi cittadini comuni
astruse e lontane, ma di ciò
che forse più amano al mondo, ovvero di arte, letteratura,
teatro. Insomma di cultura,
sola arma, con i suoi insostituibili archetipi psicologici,
capace a loro avviso di farci
procedere, superare gli attua-
Terza Pagina 35
italia: 51575551575557
con essi, presenta i grandi problemi
posti dalla globalizzazione, dalla concentrazione di esagerate ricchezze e di
immense povertà». Conclude Gregory:
«Non sono dimenticate realtà sconcertanti, quali il continente di plastica, ovvero l’isola galleggiante formatasi nel
Pacifico di 2.500 chilometri di diametro; né taluni nuovi dati, come la statistica internazionale dei Paesi corrotti».
E qui, aggiungiamo, l’Italia è in una posizione di rilievo. Questa VIII Appendice verrà presentata oggi all’Istituto
Lombardo Accademia di Scienze e Let-
tere (Milano, Palazzo Brera, ore 16) da
sette relatori: Enrico I. Rambaldi, Giorgio Lunghini, Antonio Padoa- Schioppa, Paolo Mazzarello, Giuseppe Galasso, Giuseppe O. Longo, Tullio Gregory.
Qualcuno si chiederà quanti sono i
volumi degli «aggiornamenti» della
Treccani. Referendo dati dello stesso
Istituto, diremo che la I Appendice fu
pubblicata nel 1937, l’anno dopo la fine
dell’opera, costituita da 35 volumi.
Eccone poi una seconda in 2 tomi
(usciti nel 1949) che, come scrisse Gaetano De Sanctis, «obbiettivamente e
serenamente aggiornano»: ospitava
quelle voci che non comparivano nell’originale, per esempio Matteotti. Ci
fu inoltre un volume di indici, comprensivo di quest’ultima parte, nel
1952. La III Appendice riguardava gli
anni 1949-60 (2 volumi); la quarta il periodo 1961-1978 (3 volumi); la quinta
copriva il lasso di tempo tra il 1979 e il
1992 (5 volumi). Poi arrivò il 2000: si realizzò la VI Appendice in 4 tomi, 2 di
testo e altri 2 di nuovi indici (ne circolarono anche 2 di fotografie, oggi introvabili e non più venduti nel «pacchetto» dell’opera). La VII Appendice
era di 3 volumi con l’aggiunta di un dvd
(2005) e infine ecco l’ottava con gli 8
tomi ricordati.
Va detto che non tutti gli acquirenti
della «grande» comprano gli aggiornamenti. L’Istituto ricorda le 70 mila
copie vendute del corpus maggiore e
offre i dati delle ultime appendici: la V
del 1992 si è fissata a 55 mila, la VI del
2000 a circa 35 mila, la VII del 2005 è
arrivata intorno alle 21 mila e quella
che verrà presentata oggi è già a quota
8 mila. Va da sé che taluni dati non sono controllabili, come quelli relativi ai
volumi usciti tra il 1935 e il 1943 con testi dell’enciclopedia: il primo di essi
conteneva Fascismo, voce firmata da
Benito Mussolini (redatta da Giovanni
Gentile) e Gioacchino Volpe.
Il futuro della Treccani? Crediamo
che il nuovo presidente Franco Gallo (e
i novelli vice Giovanni Puglisi e Mario
Negri) abbiano notevoli progetti. Per
chi scrive l’avvenire è legato alla capacità dell’Istituto di essere una realtà
culturale e non una delle tante imprese editoriali. La «treccanite» insegna.
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Premio Volponi alla carriera
Corrado
Stajano
lascia
la Garzanti
Corrado Stajano (foto) lascia la casa editrice
Garzanti. E lo fa con una lettera al presidente
Gherardo Colombo. La frattura arriva a
pochi mesi dall’uscita dell’ultimo libro di
Stajano, La stanza dei fantasmi, accolto con
grande favore dalla critica.
Einaudiano, si dimise (con Carlo Ginzburg)
dalla casa editrice torinese quando l’acquistò
Silvio Berlusconi per passare appunto alla
Garzanti dove ha pubblicato sette libri, tra i
quali Promemoria (Premio Viareggio 1997) e
La città degli untori (Premio Bagutta 2010).
In ottobre, con le Edizioni
Archinto, uscirà Destini.
Testimonianze di un modo
perduto, una raccolta di
ritratti di personaggi della
cultura italiana. Stajano ha
appena vinto il premio
Volponi alla carriera «Lettere ed Arti». La
motivazione fa riferimento al suo stile netto
e penetrante oltre al fatto che «la sua opera
si configura nel complesso come caso
esemplare di etica della scrittura».
L’iniziativa La presentazione sabato, sarà attivo in autunno
Presto al via il portale dei festival
Online programmi, date, budget
di IDA BOZZI
S
arà annunciato anche il nuovo portale nato
su iniziativa del Cepell, Centro per il Libro e
la Lettura, durante il nuovo incontro del
network «Città del libro», cui aderiscono 75 festival culturali italiani — il terzo incontro dopo
Torino nel 2013 e Roma a gennaio 2014. L’appuntamento sarà a Cagliari domani e il 17 maggio, ed
è promosso dal Cepell e dalla Fondazione per il
Salone del Libro, con Anci Associazione nazionale comuni italiani, ed è organizzato dal festival
«Leggendo Metropolitano» di Cagliari.
Nel programma dei lavori, domani gli interventi di Romano Montroni presidente del Cepell,
e Rolando Picchioni presidente del Salone del libro, con Luigi Zoja e Gian Arturo Ferrari. E sabato
17, dopo l’intervento di Maurizio Braccialarghe
dell’Anci, proseguirà il confronto sulle esperienze e «buone pratiche» dei festival culturali con
Oliviero Ponte di Pino per la kermesse milanese
di Bookcity, Gian Mario Villalta per Pordenonelegge e Matteo Salvi per BergamoScienza, oltre a
interventi di Marino Niola (su festival, nuove tecnologie e Internet), Rossana Rummo e Francesca
Barracciu.
Una novità che riguarda i festival ma anche gli
utenti sarà presentata sabato 17 dalla direttrice
del Cepell Flavia Cristiano, insieme a Luca Fornara e Claudio Giustini del Poligrafico dello Stato: il
nuovo «Portale delle Città del libro», non ancora
online ma completo per quanto riguarda la struttura e pronto per accogliere i dati dei festival, che
sarà lanciato di quest’autunno. «Presenteremo a
Cagliari — illustra Flavia Cristiano — la struttura
del portale che è stata realizzata a cura del Poli-
grafico dello Stato, e che una volta online (pensiamo in autunno) avrà lo scopo di informare il
pubblico su tutti i festival delle Città del libro,
con programmi, date, e in futuro anche numero
di visitatori, budget e altro».
Intanto, molta strada è ancora da fare, spiega il
presidente del Cepell Romano Montroni, proprio
sui requisiti cui le Città del libro devono corrispondere: «Occorre stilare un decalogo — spiega
Montroni — e non è ancora terminata l’identificazione delle caratteristiche e dei requisiti necessari, e le proposte verranno fuori dalle discussioni». Tra gli argomenti dell’incontro sardo, i prossimi programmi
di lavoro: «È nostra intenzione
nel 2015 attivare
le Città del libro
in maniera propositiva: faremo
il possibile perché vi siano tanti piccoli o meno piccoli “Saloni
del libro”, come abbiamo fatto per l’iniziativa del
”Maggio dei libri”, che è in corso e intorno alla
quale c’è moltissima animazione».
In autunno sarà probabilmente online anche
un’altra iniziativa del Cepell, il portale «Invito alla
lettura». Spiega Flavia Cristiano: «Si tratterà di
un portale dedicato ai grandi libri e autori degli
ultimi 150 anni, sull’impronta della mostra torinese per i “150 anni di editoria italiana”. Lungo
alcuni percorsi cronologici e tematici si potranno trovare i testi digitalizzati, i materiali iconografici e audiovisivi, oltre alla posizione nelle biblioteche italiane e così via».
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biennale disegno
rimini
36 Cultura
Giovedì 15 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Le iniziative del Corriere
1914-1918
L’iniziativa Da oggi in edicola i dvd prodotti La questione «Tutte le maggiori potenze
da Rcs e Rai per il centenario della guerra
furono responsabili, non solo la Germania»
l’Isonzo e arrivare a Vienna in un paio
di mesi. Sperava di risolvere la guerra a
favore dell’Intesa. Ma non è un caso
d’incoscienza isolato. I generali di tutti
gli altri Paesi in lotta, all’inizio del 1915,
credono ancora, al pari di Cadorna,
che si possa chiudere il conflitto in
breve tempo, magari entro l’estate.
Perciò lanciano una serie di offensive
sanguinose e inconcludenti».
Resta da capire perché prevalse la
scelta dell’intervento, cui erano contrarie le masse popolari socialiste e
cattoliche, nonché un leader liberale
influente come Giovanni Giolitti. «La
classe dirigente in realtà era quasi tutnia e la Gran Bretagna, anche se non ta a favore della guerra, era convinta
bisogna sottovalutare le responsabili- che l’Italia, se voleva essere una potentà di piccoli Stati come la Serbia».
za europea, non potesse rimanere fuoPerò la prima mossa dei tedeschi è ri dal conflitto. Anche la piccola boraggredire il Belgio, Paese neutrale. ghesia urbana era in prevalenza inter«Potrà sembrare un discorso cinico, ventista, soprattutto gli studenti. Lo
ma in guerra atti del genere sono da stesso Giolitti era più prudente di Anmettere in conto. Nella lotta per la so- tonio Salandra, che lo aveva sostituito
pravvivenza di solito non si rispettano alla guida del governo, ma non prese
le regole. Per quanto grave sia quel- mai posizione in modo netto».
E la Chiesa? «Il Papa Benedetto XV
l’episodio, non credo si possa parlare
di una prevalente colpa tedesca. Del invoca la pace e nel 1917 definisce la
resto la Germania imperiale del 1914 guerra “inutile strage”, ma nel comnon è quella di Hitler: ha un Parlamen- plesso il mondo cattolico italiano tieto eletto a suffragio universale ma- ne a dimostrare il suo patriottismo e
schile, un forte movimento operaio, la aderisce allo sforzo bellico, così come
libertà di stampa. Lo stesso vale per avviene in tutti gli altri Paesi. Per
esempio Angelo Roncalli, il futuro Papa
Giovanni XXIII, presta
Lo studioso
servizio senza nessun
problema nei servizi
Nato a Pavia nel 1936,
sanitari dell’esercito.
Giorgio Rochat è uno dei
Prevale nelle grandi
maggiori studiosi di storia
Chiese la visione tramilitare. Ha scritto con
dizionale per cui il
Mario Isnenghi il saggio
buon cristiano deve
«La Grande guerra 1914obbedire alle autorità
1918» (Il Mulino)
costituite, anche se si
tratta di combattere».
Però durante il conflitto cresce l’inl’Austria-Ungheria, ma non per la Russofferenza dei soldati italiani, come
sia zarista, Paese dell’Intesa».
Eppure c’è chi pensa che si debba dimostra il gran numero dei fucilati in
parlare di una «guerra dei trent’anni» modo sommario o per ordine delle
dal 1914 al 1945. Rochat non è convin- corti marziali. «Da noi — osserva Roto: «La Grande guerra è un conflitto a chat — le esecuzioni sono un migliasé, anche se non ne esce un assetto io, il quadruplo rispetto alla Francia e
stabile e quindi c’è un legame con le dieci volte più che in Germania. Dicrisi successive. Del resto nelle guerre pende dalla migliore organizzazione
mondiali vediamo una tendenza della tedesca: dalle capacità degli ufficiali e
Germania ad acquisire l’egemonia eu- dal rispetto dell’autorità diffuso nella
ropea che non è cessata dopo il 1945 e truppa. D’altronde un terzo dei nostri
anzi sembra essersi realizzata proprio soldati sono analfabeti, mentre quasi
nessuno lo è nelle armate tedesche e
adesso con mezzi pacifici».
E l’Italia? Nel 1915 la guerra di trin- asburgiche. Però nell’esercito italiano
cea era già cominciata: perché il no- non avvengono i massicci ammutinastro Paese non ricavò alcun insegna- menti che si verificano invece tra i solmento da quanto stava accadendo? «In dati francesi e austro-ungarici, per
effetti i progetti del comandante Luigi non parlare dei russi».
Cadorna –—spiega Rochat — si fon@A_Carioti
davano sull’illusione di sfondare sul© RIPRODUZIONE RISERVATA
Giunse al fronte la modernità
E colse i generali di sorpresa
di ANTONIO CARIOTI
I documentari
F
Ogni giovedì
col «Corriere»
olle incoscienza è forse l’espressione più adatta a descrivere il
clima in cui l’Europa corse alle
armi nel 1914, come sottolinea
lo storico militare Giorgio Rochat: «Da
entrambe le parti, nei Paesi dell’Intesa
come negli Imperi centrali, tutti erano
convinti che il conflitto sarebbe durato pochi mesi, sarebbe stato eroico e
vittorioso. Troppi sottovalutavano, o
consideravano in modo errato, l’influenza del progresso tecnico».
Secondo Rochat l’unica innovazione di cui si era capita l’importanza era
la ferrovia: «Dall’antichità ai tempi di
Napoleone, gli eserciti si erano mossi
a piedi e il cavallo era rimasto il più efficiente mezzo di locomozione. Rifornire un armata in territorio nemico era
molto difficile. Ma le ferrovie cambiano tutto. Masse enormi possono essere spostate in fretta e adeguatamente
nutrite. Se nel 1859 il Piemonte aveva
faticato ad alimentare 50-60 mila uomini impiegati in Lombardia contro
gli austriaci, nel 1917 e nel 1918 l’Italia
riesce a sostentare circa due milioni di
uomini schierati al fronte».
Si contava appunto sui treni per accorciare la guerra. Ma non fu così.
«Una volta trasportati grandi eserciti
alla frontiera, oltre i confini i soldati
dovevano muoversi a piedi e bisognava rifornirli con i carri trainati da cavalli, in un contesto nel quale l’enorme
aumento di potenza delle bocche da
fuoco, cannoni e mitragliatrici, favoriva i difensori rispetto agli attaccanti. Si
potevano distruggere le fortificazioni
con l’artiglieria, ma poi nell’avanzare
bisognava spostare i pezzi a mano,
dando al nemico il tempo di riorganizzarsi. Ciò spiega lo spaventoso dispendio di vite umane per guadagnare pochi chilometri. Solo con l’uso intenso
dei veicoli a motore, specie dei mezzi
corazzati appoggiati dall’aviazione, la
situazione sarebbe cambiata nella Seconda guerra mondiale».
Oggi
È in vendita da oggi in
edicola con il «Corriere
della Sera» e la «Gazzetta
dello Sport» il dvd «La
Belle époque finisce a
Sarajevo» (nella foto),
prima uscita della serie
«14-18 Grande guerra
100 anni dopo». Si tratta
di venti documentari,
presentati da Paolo Mieli
e condotti da Carlo
Lucarelli, che narrano le
vicende del primo
conflitto mondiale con la
consulenza storica di
Antonio Gibelli e Mario
Isnenghi. I dvd saranno
in edicola ogni settimana
al giovedì fino al 25
settembre. Il primo è in
vendita al prezzo speciale
di 1,99 più il costo del
quotidiano, mentre il
secondo costerà 5,99 e i
successivi 10,99, cui va
sempre sommato il
prezzo del giornale.
Del resto negli eventi del 1914 pesò
anche un caso di parziale di motorizzazione: «È un po’ un mito la storia dei
taxi parigini utilizzati per spostare le
truppe francesi durante la vittoriosa
resistenza sulla Marna. Tuttavia è vero
che il generale Joseph Joffre fu avvantaggiato dal fatto di poter trasportare i
soldati più facilmente, trovandosi in
territorio amico, rispetto ai tedeschi,
che erano giunti alla porte di Parigi,
ma dovevano marciare a piedi. Decisive furono le ferrovie, ma anche i taxi
servirono a far affluire rinforzi nel
punto giusto al momento giusto».
A proposito di trasporti, spesso si
dice che il precipitare della guerra fu
dovuto anche alla necessità di attuare
una mobilitazione rapida. In particolare i generali tedeschi erano ossessionati dall’idea di sconfiggere subito la
Francia, prima che la Russia riuscisse
a mettere in campo le sue masse sterminate di soldati. «La questione esiste
— replica Rochat — ma non è determinante. Nell’estate del 1914 non si
mostrano bellicosi soltanto i militari.
Anche i leader politici spingono verso
la guerra. È vero che la mobilitazione è
un meccanismo rigido, per cui anche
un breve ritardo può avere effetti gravi.
Ma non sono le esigenze della mobilitazione che costringono ad affrettare
l’inizio delle ostilità: semmai sono il
pretesto con cui si giustifica una condotta dettata dalla volontà politica di
ricorrere alle armi».
C’è un responsabile principale della
catastrofe? Si può parlare di colpa tedesca? «L’Europa all’epoca era dominata dall’asse franco-britannico, appoggiato dalla Russia. La Germania
era la potenza emergente, che voleva
sovvertire quell’equilibrio. La guerra
nasce da un contrasto di potenza in cui
tutti gli attori seguono una logica imperialista: non vedo francamente uno
Stato più responsabile degli altri. Direi
che tutti lo sono in proporzione al loro
peso sullo scacchiere internazionale,
quindi i più colpevoli sono la Germa-
22 maggio
29 maggio
5 giugno
VEDETTA DI UN BATTAGLIONE DI MARINA, MUSEO CENTRALE DEL RISORGIMENTO, ROMA
Giorgio Rochat: nel 1914 si pensava a un conflitto breve
12 giugno
Ottimismo illusorio
sull’orlo dell’abisso
Una scintilla a Sarajevo
incendia il continente
L’invasione del Belgio
Neutralità o intervento
e la battaglia della Marna il terribile dilemma
Inutili fiumi di sangue
nella lotta per Verdun
La crescita dell’economia e lo sviluppo
della scienza, agli inizi del Novecento,
sembravano proiettare l’Europa verso un
futuro di prosperità. Ma i nazionalismi
s’inasprivano, le potenze rafforzavano i
loro arsenali, le ingiustizie sociali non
venivano meno. Come racconta il primo
dvd, «La Belle époque finisce a Sarajevo»,
sotto l’apparenza spensierata si preparava
la tragedia che avrebbe travolto le illusioni
e precipitato il continente nell’abisso.
Con l’uccisione dell’arciduca Francesco
Ferdinando d’Asburgo, erede al trono
dell’Austria-Ungheria, assassinato assieme
alla moglie da un giovane bosniaco di
etnia serba, Gavrilo Princip, si mette in
moto un meccanismo infernale. Vienna
accusa la Serbia, la Russia si schiera con
Belgrado, la Germania appoggia gli
austriaci. Il dvd «Sarajevo: 28 giugno
1914» spiega come dall’attentato si sia
arrivati a un conflitto con milioni di morti.
Nel dvd «L’attacco» è ricostruita la prima
drammatica fase del conflitto. Il 3 agosto
1914 i tedeschi invadono il Belgio, Paese
neutrale, e dilagano in Francia. Sembra
che nulla possa arrestare la poderosa
macchina bellica del Kaiser, ma a breve
distanza da Parigi, nella prima metà di
settembre, i francesi respingono gli
invasori sul fiume Marna. Man mano il
fronte si stabilizza e comincia la terribile,
logorante guerra di trincea.
Quando il fronte occidentale si stabilizza,
comincia il grande carnaio delle offensive
che costano perdite enormi senza sortire
risultati apprezzabili. Nel dvd «Morire a
Verdun» si racconta forse la più
emblematica di queste vicende. L’attacco
tedesco contro la roccaforte francese di
Verdun, che costa fiumi di sangue a
entrambe le parti per lunghi mesi di
asprissimi combattimenti, ma lascia la
situazione pressoché invariata.
19 giugno
26 giugno
3 luglio
Passano dieci mesi dal 28 luglio 1914, data
d’inizio della guerra, al 24 maggio 1915,
giorno in cui l’Italia apre le ostilità con
l’Austria-Ungheria. Un periodo di
polemiche, incertezze, discussioni,
trattative sottobanco. Infine, con il patto di
Londra del 26 aprile 1915, Roma decide di
schierarsi con l’Intesa (Gran Bretagna,
Francia e Russia). È la complessa vicenda
ricostruita nel dvd «Non ancora: l’Italia
dalla neutralità all’intervento».
10 luglio
17 luglio
Cadorna non sfonda
la linea dell’Isonzo
Jutland, nulla di fatto
Le imprese di Rizzo
Il tramonto ottomano
cambia il Medio Oriente
Resistenza ad Asiago
e conquista di Gorizia
Il rifugio della scrittura
per tollerare l’inferno
Anche sul fronte italiano prevale la guerra
di trincea, con le truppe del comandante
supremo Luigi Cadorna che danno
inutilmente l’assalto, per lunghi mesi, alle
solide posizioni difensive austroungariche. S’intitola «L’Italia in guerra» il
dvd che racconta le prime quattro
battaglie dell’Isonzo, combattute nella
seconda metà del 1915. L’esercito italiano
perde 250 mila uomini tra morti e feriti,
senza ottenere alcun reale successo.
Il conflitto viene deciso dagli eserciti di
terra, ma combattono anche le flotte. Nel
dvd «Guerra in mare» si parla della
offensiva sottomarina condotta dai
tedeschi; dell’incerta battaglia dello
Jutland, con cui i britannici impediscono
alla flotta del Kaiser di lasciare le sue basi;
delle imprese compiute dai Motoscafi
antisommergibile (Mas) italiani, che con
Luigi Rizzo affondano nel giugno 1918 la
corazzata austriaca Santo Stefano.
S’intitola «L’Impero ottomano nella
Grande guerra» il dvd dedicato al
tramonto della potenza turca, che entra in
guerra nell’autunno 1914 al fianco della
Germania e dell’Austria-Ungheria. I turchi
non possono mantenere possedimenti
così vasti: si macchiano di un genocidio
nei riguardi degli armeni, devono subire la
rivolta degli arabi. Ma dal crollo del loro
impero deriveranno molti dei problemi
che tuttora tormentano il Medio Oriente.
Gli austro-ungarici non restano sulla
difensiva sul fronte italiano: nel maggio
1916 lanciano la Strafexpedition,
un’offensiva che li porta a conquistare
Asiago, che poi però dovranno presto
abbandonare. In seguito Cadorna ottiene il
suo maggiore successo: l’ingresso delle
truppe italiane a Gorizia il 9 agosto 1916.
Ma l’esito della guerra resta altamente
incerto. Sono le vicende narrate nel dvd
«Punire l’Italia: la Strafexpedition».
Nel dvd intitolato «Lettere dal fronte» si
parla di un fenomeno relativamente
nuovo: l’enorme massa di corrispondenza
(per la sola Italia sono 4 miliardi di lettere
e cartoline) che viene scambiata tra i
combattenti al fronte e i loro cari. Molti
soldati imparano a leggere e scrivere
durante il conflitto. Era anche un modo
per fuggire dall’orrore della guerra e per
affermare la propria esistenza, messa a
rischio ogni giorno dal fuoco nemico.
Corriere della Sera Giovedì 15 Maggio 2014
Cultura 37
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Grande Guerra
Geopolitica Il grande caos suscitato dalla sconfitta dei turchi
Un sisma che sconvolse
anche il Medio Oriente
Pesano tuttora gli errori di Londra e Parigi
di LORENZO CREMONESI
M
edio Oriente e Prima guerra mondiale: è il
tema affrontato nell’ottavo dvd della serie
«14-18 Grande guerra». Ma di solito se ne
parla poco. In genere tendiamo a raccontare il conflitto come una «guerra civile europea». Dimenticando però che quello stesso conflitto condusse
non solo alla fine dell’Impero ottomano, ma soprattutto resta all’origine della destabilizzazione cronica
che da un secolo scuote gli ex Paesi coloniali sulla
sponda meridionale del Mediterraneo, dal Marocco
alla Mezzaluna fertile. Tanto che il caos violento delle
cosiddette Primavere arabe, esplose nel 2011 e tuttora
al centro delle tensioni regionali, viene letto anche come l’ennesimo tentativo da parte delle popolazioni locali di cambiare e rimodellare i confini «artificiali»
concordati segretamente nel 1916 tra Francia e Inghilterra (i cosiddetti patti Sykes-Picot), ancora prima che
le truppe del generale Allenby raggiungessero Gerusalemme nel novembre 1917.
Se è vero che in Europa la Grande guerra terminò
solo nel 1945, in Medio Oriente invece la si sta ancora
combattendo e in questo momento in modo più
cruento che mai. Lo scenario più apocalittico è quello
siriano, oltre 150 mila morti in tre anni, quasi 9 milioni
di profughi, il Paese in ginocchio sotto il tallone della
repressione della dittatura alawita e spaventato dagli
eccessi anarcoidi dei fondamentalisti sunniti. Questa
era stata per oltre quattro secoli una provincia ottomana, comprendente anche Palestina e Transgiordania.
Se paragonata ai tumulti del Novecento, l’era del dominio del sultano da Costantinopoli appare tutto
sommato pacifica. Alla fine dell’Ottocento Mark
Twain nel suo scanzonato Innocenti all’estero descrive una Gerusalemme «quieta, trasandata e sonnolenta
sino alla noia». La sua indignazione nasce dopo aver
rilevato la sporcizia dei Luoghi Santi e le beghe da pollaio tra le diverse denominazioni cristiane. Nulla a che
vedere però con le tensioni politiche che seguiranno
le prime sommosse arabe antisioniste scaturite dalla
Dichiarazione Balfour del 1917, con cui Londra prometteva di creare in Palestina un «focolare ebraico».
Alla base di tutto questo sta quella Linea nella sabbia, così come recita il titolo di un libro dell’inglese James Barr pubblicato di recente, tracciata brutalmente
con il righello dagli ufficiali coloniali di Londra e Parigi. La logica era semplice. La regione veniva divisa in
due, senza tener conto affatto delle realtà locali, ignorando tradizioni religiose, etniche, divisioni tribali antiche millenni. Il confine partiva sopra San Giovanni
d’Acri, tra la Galilea settentrionale e il Libano meridionale, tracciava la frontiera che tutt’oggi divide la Giordania dalla Siria e quella tra l’Iraq e la Turchia contemporanei. A sud est stava la zona di influenza britanni-
24 luglio
31 luglio
7 agosto
ca, a nord quella francese. Poco importava che in mezzo si trovasse l’unità etnico-territoriale del popolo
curdo, ancora meno che i cristiani dei monti del Libano fossero amalgamati ai drusi, con i quali si massacravano da anni. E poco importava soprattutto che venissero così tradite le promesse di indipendenza nazionale fatte dagli inglesi agli arabi per garantire la loro fedeltà nella lotta contro turchi e tedeschi.
Dallo sgambetto nacquero quelli che un altro noto
storico britannico, David Fromkin, nel suo Una pace
senza pace, chiama gli «Stati figli di Francia e Inghilterra: Libano, Siria, Giordania, Iraq, Israele e Palestina». Un tradimento che pesa tutt’oggi nei modi di
pensare e nei pregiudizi delle piazze arabe nei confronti degli occidentali, una volta soprattutto gli inglesi e adesso gli americani. Scriverà Lawrence d’Arabia
nell’introduzione al suo classico I sette pilastri della
saggezza: «Era evidente, sin dall’inizio, che, se avessimo vinto la guerra, le nostre promesse sarebbero state
carta straccia». È una condanna impietosa, la sua, contro le ingiustizie commesse nei confronti degli arabi
Il mito
L’ufficiale britannico
Thomas Edward
Lawrence (1888-1935),
detto «Lawrence
d’Arabia», nella Grande
guerra operò in Medio
Oriente contro i turchi
da parte delle potenze vittoriose. «Se fossi stato un
consigliere onesto, avrei detto agli arabi di tornare a
casa e non arrischiare la vita per una simile prospettiva», aggiunge autocritico, giustificandosi solo con la
sua speranza di allora per cui una travolgente vittoria
della rivolta araba contro l’esercito ottomano avrebbe
potuto indurre le grandi potenze a rivedere il proprio
atteggiamento.
Ma così non fu. Di conseguenza la versione tradizionale dell’antisionismo arabo, che sia di matrice laica
come quello di Nasser o dell’Olp, oppure islamicofondamentalista come quello di Hamas e dei Fratelli
musulmani, resta fortemente impregnata dal «peccato originale» derivato dalla Prima guerra mondiale.
Come del resto non è difficile trovare tra le milizie
estremiste sunnite, che oggi stanno cavalcando il progetto del «nuovo califfato» per abolire il confine tra Siria centro-meridionale e Iraq occidentale, il desiderio
di ricostruire un Medio Oriente rinato dalle ceneri dei
confini coloniali.
14 agosto
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21 agosto
La strada della vittoria
passa per le fabbriche
Due rivoluzioni in Russia Prigionieri abbandonati
Vincono i bolscevichi
a un destino disumano
Caporetto, ottobre 1917
È il momento più buio
L’intera società mobilitata
donne e civili compresi
Con il dvd «L’industria della guerra» si
passa dal fronte alle retrovie, analizzando
il ruolo primario che ebbe la produzione
di massa nell’alimentare il conflitto. C’è
uno sviluppo enorme dei mezzi bellici:
cannoni e mitragliatrici più potenti, aerei
e sottomarini da combattimento, i primi
carri armati, le armi chimiche. Le necessità
militari portano inoltre all’immissione di
forti contingenti di donne nel lavoro,
specie nelle fabbriche di armi e munizioni.
Dopo due anni e mezzo di guerra la Russia
è esausta, come racconta il dvd «La fine
degli Zar». Nel marzo 1917 la capitale
Pietrogrado si ribella e Nicola II è costretto
ad abdicare: è la «rivoluzione di febbraio»
(il calendario russo è indietro rispetto a
quello occidentale). Il governo provvisorio
cerca di continuare la guerra, ma il 7
novembre è abbattuto dalla «rivoluzione
d’ottobre» dei bolscevichi di Lenin, che
nel marzo 1918 sigla la pace con i tedeschi.
Il 24 ottobre 1917 le forze austro-tedesche
sfondano il fronte italiano a Caporetto,
nell’alta Val d’Isonzo, e dilagano alle spalle
dello schieramento di Cadorna. Al nostro
esercito non rimane altro da fare che
ritirarsi disordinatamente nella pianura
friulano-veneta. Soltanto sulla linea del
Piave e del Monte Grappa si riesce a
organizzare una linea capace di bloccare
l’avanzata nemica. È un momento buio,
ricostruito nel dvd intitolato «Caporetto».
La Grande guerra non coinvolge soltanto i
combattenti al fronte. Si tratta di un
conflitto totale, in cui le società dei Paesi
in lotta vengono mobilitate e sottoposte ai
rigori di una rigida disciplina. Il dvd
«Fronti interni» si sofferma su questi
aspetti, con le donne chiamate al lavoro
per sostituire gli uomini, la creazione di
«zone di guerra» nelle regioni interne, le
varie forme di sostegno ai combattenti,
l’esplosione della propaganda bellica.
28 agosto
4 settembre
S’intitola «Il lato oscuro della vittoria» il
dvd che si sofferma sul prezzo terribile
pagato dai soldati italiani durante la
guerra. Una vicenda particolarmente grave
riguarda i prigionieri catturati dagli
austriaci e dai tedeschi, per i quali il
governo di Roma non organizza alcuna
assistenza, sospettandoli di scarso
patriottismo o di diserzione. Ma c’è anche
il dramma dei troppi soldati che vengono
fucilati per ordine delle corti marziali.
11 settembre
18 settembre
25 settembre
Imbracciano il fucile
anche gli americani
Garrisce il tricolore
su Vittorio Veneto
Le armate del Kaiser
costrette ad arrendersi
Ma la pace non placa
nazionalismi e rancori
Un ricordo indelebile
per poeti e romanzieri
Il 6 aprile 1917 si verifica una svolta
decisiva per le sorti del conflitto, illustrata
nel dvd «Gli Stati Uniti e la Grande
guerra». Il presidente americano
Woodrow Wilson, che già da tempo
aiutava le potenze dell’Intesa, decide di
scendere direttamente in campo contro la
Germania e l’Austria-Ungheria. Il
trasporto delle forze Usa in Europa non è
immediato, ma il loro arrivo cambia
l’equilibrio complessivo delle forze.
Fallita in giugno l’ultima offensiva
austriaca sul Piave, l’iniziativa passa alle
forze italiane, che in autunno sfondano le
linee nemiche a Vittorio Veneto. L’impero
asburgico è allo stremo e il suo esercito
collassa. Il dvd «Vittorio Veneto»
ricostruisce l’ultimo atto della guerra, che
si conclude con la resa austro-ungarica. Il
4 novembre 1918 il generale Armando
Diaz, nuovo comandante italiano, emana il
celebre «bollettino della vittoria».
I tedeschi lanciano le loro ultime offensive
nella primavera del 1918, ma la superiorità
dell’Intesa è ormai netta in fatto di uomini
e mezzi, soprattutto grazie al contributo
degli Stati Uniti. Il dvd «La resa dei conti»
ricostruisce le ultime fasi della guerra, con
la progressiva avanzata degli Alleati sul
fronte francese, che comincia con la
battaglia di Amiens (agosto 1918) e
acquista sempre maggior vigore, fino a
determinare la resa dell’esercito tedesco.
Con la resa della Germania, l’11 novembre
1918, la guerra termina. E due mesi dopo, a
Versailles, si apre la conferenza di pace. Ma
l’assetto che i vincitori danno all’Europa
lascia aperti molti problemi, senza contare
i conflitti provocati dai tentativi
rivoluzionari di chi vorrebbe imitare la
Russia bolscevica. Il dvd «La fine della
guerra» si sofferma su queste vicende,
oltre che sul modo in cui viene coltivata e
tramessa la memoria del conflitto.
Bastano i nomi di pochi autori famosi per
comprendere quanto il primo conflitto
mondiale abbia inciso sulla poesia e sui
romanzi del Novecento: Giovanni
Comisso, Carlo Emilio Gadda, Emilio
Lussu, Carlo Salsa, Ardengo Soffici, Giani
Stuparich, Giuseppe Ungaretti. È una
produzione letteraria vasta, articolata,
spesso molto sofferta. Un territorio
esplorato appieno nel dvd «La guerra degli
scrittori», che conclude la serie.
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Giovedì 15 Maggio 2014 Corriere della Sera
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AFRICA, ASIA, AMERICA LATINA
✒
Una commissione parlamentare d’inchiesta per verificare la
vecchia teoria del «golpe» rilanciata da
Berlusconi dopo le rivelazioni dell’ex segretario del Tesoro Usa, Tim Geithner?
Un’ipotesi tutta elettorale e montata sul
nulla. E non solo per il fatto che qualcuno, tra i falchi di Forza Italia, potrebbe
magari essere tentato di chiamare come
testimoni il presidente degli Stati Uniti,
Barack Obama, o la cancelliera Angela
Merkel o chissà chi altro, dei vertici Ue,
coprendoci di ridicolo. Ma perché sarebbe sufficiente un minimo di memoria storica, per smontare una simile pretesa. Tanto più se si pensa di giocare
d’azzardo fino in fondo, a costo di associare il capo dello Stato al presunto
schema di trame e manovre incrociate
di cui ha fatto cenno — ma quasi mordendosi la lingua come chi sa e non può
dire — lo stesso premier detronizzato.
Basterebbe ricordare come andarono
le cose in quell’autunno 2011, quando il
Cavaliere cominciò a parlare dei «traditori irriconoscenti» che facevano evaporare la sua maggioranza, ammettendo con «tristezza e dolore» l’estrema
difficoltà del proprio governo. Baste-
rebbe che, in un soprassalto di sincerità, Berlusconi ricostruisse ciò che disse
a Napolitano la sera dell’8 novembre,
presentandosi al Quirinale con un’aria
provatissima e chiedendogli «che cosa
debbo fare?», per sentirsi rispondere
quel che ormai era ovvio: «Non ci sono
ragioni per continuare...».
Basterebbe che non negasse di aver
accettato e avallato lui stesso, dopo aver
confermato quattro giorni più tardi le
dimissioni e mentre i suoi gruppi parlamentari si guardarono bene dal chiedere un reincarico, la nomina di Mario
Monti a Palazzo Chigi, per evitare uno
scioglimento delle Camere destinato ad
avere «ricadute dirompenti».
Basterebbe che ammettesse quanto
era nel frattempo accaduto in Europa,
dove si scontrava con un crescente clima di ostilità del quale aveva però sempre evitato di fare cenno al suo rientro a
Roma. Ecco, basterebbe questo per domandare — e questa sì sarebbe una cosa utile — la ricostruzione di una verità
storica su cui alcune zone d’ombra gravano davvero.
Marzio Breda
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALLARME PER GLI ANZIANI DENUTRITI
SCOMPARSI DAI RADAR DELLA SOCIETA’
✒
La metà dei pazienti anziani che
arrivano in stato di malnutrizione
al Policlinico di Pavia non è una notizia, è
un allarme. Lo studio del reparto di Nutrizione Clinica che segnala un aumento dei
casi di disagio nell’alimentazione spiega
meglio dell’Istat le condizioni reali di tanti pensionati italiani. Un milione e seicentomila, oltre 65 anni, non vivono: sopravvivono. Sono anziani fragili scomparsi dai radar della società civile, sopraffatti
dalla solitudine e dalle dinamiche dell’invecchiamento precoce. Su di loro
si abbattono patologie rese croniche dalla moderna
medicina: ipertensione,
abbassamento delle difese
immunitarie, depressione, ictus, infarto, Parkinson, demenze, Alzheimer. Una famiglia
su dieci deve affrontare l’emergenza di
una persona non autosufficiente: e non
sempre ce la fa. Gli aiuti dello Stato sono
scarsi, a volte quasi nulli. La crisi accentua
un allarme che riguarda migliaia di pensionati: il 42 per cento riceve meno di mille euro al mese. Molti addirittura la metà.
È facile scivolare nella povertà, che significa deprivazione, apatia, abbandono. In
questo caso, spiega il geriatra del Policlinico di Milano, Carlo Vergani, «senza una
vera medicina sul territorio e senza l’attenzione della comunità, il pensionamento al minimo diventa una ghigliottina».
Nel secolo degli anziani, l’Italia è impreparata. Lo studio di Pavia documenta
una situazione che non si può nascondere
come la polvere sotto il tappeto. Chissà
quanti altri sono i casi nelle città e nei paesi che non
vengono radiografati. La
crisi è impietosa con le fasce deboli, dice il medico
che ha curato l’indagine,
Riccardo Caccialanza:
«Carne e pesce si mangiano poco, si diminuiscono
le proteine fondamentali
per la salute dei muscoli e
delle ossa, è più facile ammalarsi».
Il ministro della Salute Lorenzin non
lasci cadere questa denuncia. La malnutrizione è la spia di una condizione di grave disagio. L’appoggio del volontariato è
utile e importante, ma non basta. Per i
tanti anziani che sopravvivono, serve un
nuovo welfare, politico e sanitario.
Il silenzio sul martirio dei cristiani
le comunità più perseguitate nel mondo
di ANDREA RICCARDI
SEGUE DALLA PRIMA
La grave situazione siriana è sotto gli occhi di
tutti. Nelle zone controllate dagli islamisti, la
vita dei cristiani è impossibile. Il gesuita
italiano, Paolo Dall’Oglio, è ancora
prigioniero. Lo sono altri religiosi, come Mar
Gregorios Ibrahim, siro-ortodosso, e Paul
Yazigi, greco-ortodosso. Da Aleppo assediata
e senz’acqua da giorni, giungono le voci
disperate dei cristiani, terrorizzati di finire
nelle mani islamiste. Forse, tra qualche anno,
il Medio Oriente, che ha visto nascere il
Cristianesimo, sarà vuoto di cristiani. Del
resto i territori della Turchia attuale, un
tempo abitati da folte comunità cristiane e
ebraiche (più del 19% nel 1914), registrano
una presenza cristiana ridotta allo 0,2 % della
popolazione turca. Nel 2015 si compiranno
cent’anni dalla strage degli armeni, una
questione che vede un duro dibattito tra la
storiografia turca che nega il genocidio e
quella armena. Si dimentica spesso che, nel
1915, furono uccisi con gli armeni in Turchia
anche mezzo milione di cristiani siriaci,
caldei, cattolici, assiri, prefigurando una vera
strage cristiana. A cent’anni da quella
dolorosa storia, sarà forse necessario che le
Chiese cristiane s’interroghino assieme se c’è
futuro nella regione, piuttosto che procedere
in ordine sparso e senza visione. Anche
questo è ecumenismo.
La persecuzione dei cristiani da parte dei
musulmani (o dei gruppi islamisti) non può
essere spiegata con lo scontro tra Occidente
e Islam. Ghassan Tuéni, grande giornalista
libanese, ricordava che i musulmani si
uccidono soprattutto tra loro, mentre i
cristiani sono un obiettivo secondario. Sono
colpiti nel Nord Nigeria da parte di Boko
Haram, che attacca pure i musulmani (le
giovani recentemente rapite appartengono a
tutte le religioni). I cristiani si trovano in una
difficile condizione non solo nei Paesi
musulmani. In alcuni Stati dell’India
soffrono la pressione dei fondamentalisti
induisti e la vittoria elettorale del BJP di
Narendra Modi, fondato sull’ideologia
nazionalista dell’Hindutva, fa molto temere.
In tante situazioni le minoranze cristiane
rappresentano l’«altro», che si vuole
sopprimere per il suo messaggio pluralistico.
Come sostiene il libanese musulmano
Mohammed Sammak, tante società, private
della minoranza cristiana, sono a rischio di
totalitarismo religioso.
Già i totalitarismi del Novecento avevano
percepito la presenza cristiana come una
forte resistenza al loro dominio sui popoli.
Giovanni Paolo II, che aveva conosciuto da
vicino il nazismo e il comunismo, parlò del
Novecento come di un secolo del martirio.
DORIANO SOLINAS
LE DIMISSIONI DI SILVIO BERLUSCONI
NON SERVE UNA COMMISSIONE D’INCHIESTA
Nella solenne celebrazione al Colosseo, nel
2000, evocò i martiri di tutte le confessioni
cristiane, ricordando come nel sangue i
cristiani fossero già uniti in un ecumenismo
dei martiri. Papa Wojtyla ha avuto un ruolo
decisivo nel risvegliare la coscienza cristiana
e occidentale distratta di fronte a questo
dramma. All’Occidente, preso dai sensi di
colpa, sembrava eccessivo — quasi vittimista
— parlare di persecuzione dei cristiani.
Oppure parlarne serviva fondare la teoria
dello scontro di civiltà e di religione.
Ma i cristiani non sono solo occidentali.
Abitano i Paesi del Sud del mondo, sono
spesso minoritari. La loro condizione
d’insicurezza rivela quanto il Cristianesimo
sia cambiato: è una religione che
prevalentemente vive in quello che un tempo
veniva chiamato il Terzo Mondo, una realtà
di poveri, non protetta da istituzioni o da
legami internazionali. Le storie di questi
cristiani sono spesso ignorate, come quella
dei cattolici laotiani costretti ad abbandonare
una regione del Paese sotto la congiunta
pressione buddista e comunista. Perché in
Asia restano anche i drammatici problemi
delle minoranze cristiane con i governi
comunisti. I cristiani nel mondo sono
tutt’altro che un’estensione dell’Occidente
cristiano, anche se vengono considerati tali
dai loro persecutori a fini di propaganda. La
Chiesa cattolica nel 2025 — secondo alcune
proiezioni — vivrà per il 74% nel Sud e solo
per il 26% in Europa e in Nord America. Non
va dimenticato che anche nella cattolica
America Latina, religiosi e religiose sono
colpiti dalle mafie o dalla violenza diffusa
perché, con una vita pacifica e generosa,
ostacolano il dominio dei poteri oscuri.
Oggi la sensibilità al dramma dei cristiani è
cresciuta. Le istituzioni europee, fino a ieri
riservate nel parlarne, riconoscono che
ormai i cristiani sono la comunità più
perseguitata nel mondo. L’ebraismo italiano
ha mostrato grande attenzione a questa
realtà. Non è un problema confessionale, ma
di coscienza civile. Quello che uccide, dopo i
colpi dei persecutori, sono il silenzio e
l’ignoranza. Per questo bisogna parlare di
questo dramma e sensibilizzare l’opinione
pubblica. Resta una grave questione per la
Chiesa cattolica che si deve interrogare su
come essere solidale con i cristiani in
difficoltà. Il prestigio di Francesco può essere
influente, come possono esserlo il dialogo e i
rapporti personali. Rimane la responsabilità
degli Stati che intendono dare spazio ai
diritti umani nella loro politica
internazionale. Sono scenari nuovi che
chiedono nuove responsabilità.
Questa sera il Colosseo si spegne per accendere i riflettori sui cristiani perseguitati nel
mondo: alle 19,45 la Comunità di Sant’Egidio e la Comunità ebraica di Roma, con il sostegno del sindaco Ignazio Marino, si riuniranno sotto l’Anfiteatro Flavio assieme alla
cittadinanza per esprimere solidarietà ai
cristiani che rischiano la vita per professare
la propria religione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Giangiacomo Schiavi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
SALVARE I NAUFRAGHI NON BASTA
GIORNATA IN GONNA CONTRO LE MOLESTIE
QUELLE POLEMICHE CHE DIVIDONO LA FRANCIA
Bloccare all’origine la rotta di Lampedusa
✒
L
«Quel che solleva la gonna» è il libro della sociologa Christine
Brard sulla relazione tra abbigliamento e
rapporto uomo-donna, e anche l’iniziativa
di alcuni liceali della regione di Nantes,
che hanno invitato i compagni e le compagne ad andare a scuola domani indossando la gonna, per protestare contro le discriminazioni e le molestie sessuali. Dal
2010 in Francia si organizzano «giornate
della gonna», nelle quali le studentesse
sfidano gli atteggiamenti sessisti dei compagni: in molte scuole, soprattutto in
banlieue, una ragazza che indossa una
gonna si attira apprezzamenti, insulti,
quando non violenze. «La giornata della
gonna» è diventato anche un film interpretato da Isabelle Adjani. La novità è che
domani anche i ragazzi sono invitati a
mettersela, come mostra il manifesto dell’iniziativa — patrocinata dal ministero
dell’Educazione nazionale —, nel quale da
una gonna spuntano due gambe, una delle
quali è chiaramente maschile. In realtà,
agli studenti dei 27 licei viene chiesto soprattutto di portare un adesivo con la scritta «Io sono contro il sessismo, e voi?», come è già successo un anno fa. Allora solo
tre o quattro ragazzi si spinsero oltre indossando il kilt. In ogni caso, l’idea ha
scandalizzato gli organizzatori della manif
pour tous, cioè il vasto movimento che si è
opposto al matrimonio degli omosessuali
e che ha individuato nella «teoria di genere» un nuovo motivo di aggregazione e di
scontro con il governo. Di fronte alla veemenza delle proteste l’esecutivo è sembrato fare marcia indietro. Il ministro dell’Educazione nazionale, Benôit Hamon,
duramente interpellato in Parlamento dalla deputata di centrodestra Véronique Louwagie, ha negato che gli istituti chiedano
anche ai ragazzi di andare a scuola in gonna, e ha parlato di «menzogne propagate
dalle organizzazioni radicali».
La richiesta di indossare la gonna non è
comunque posta in nome della teoria di
genere o di una presunta indifferenziazione sessuale: il senso dell’iniziativa è solo
mostrare solidarietà alle ragazze molestate. Le polemiche mostrano però quanto
questi temi siano delicati e sensibili, in
una Francia ancora divisa dal mariage
pour tous.
Stefano Montefiori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
di ALDO CAZZULLO
e drammatiche testimonianze degli
uomini dello Stato impegnati nell’operazione Mare Nostrum non possono
essere ignorate. I marinai che lunedì
scorso hanno salvato 240 naufraghi —
e recuperato almeno 17 salme — raccontano
una situazione insostenibile. Basta ascoltare la
denuncia dell’elicotterista Vincenzo Romano,
raccolta sul Corriere da Andrea Pasqualetto:
«Qui è un inferno, bisogna esserci per rendersene conto. È un inferno di proporzioni enormi
che solo chi fa il nostro lavoro può capire».
Non è possibile fare come se tutto questo
non stia accadendo. Lampedusa è al centro di
una vera e propria crisi internazionale. Che va
affrontata e risolta. Invece finora la reazione
prevalente è l’ipocrisia. Salviamo i migranti dal
mare e lasciamo che spariscano, verso il cuore
di un’Europa pilatesca che si disinteressa di
quel che avviene nel Canale di Sicilia e nel luogo dove la crisi ha origine: la sponda africana e
mediorientale del Mediterraneo.
Salvare i naufraghi è un dovere. Ma non basta. Bisogna chiudere la rotta di Lampedusa. Invocare la povertà dei migranti non è sufficiente.
La carità va sempre praticata. Ma la dignità non
è un valore meno importante. Il divario tra Nord
e Sud del mondo non si colma salendo su un
barcone, mettendo la propria vita e quella dei
propri cari nelle mani degli scafisti, cioè di mercanti di carne umana, e affidandosi ai capricci
del caso e ai cavilli del diritto, per cui approdare
in un lembo di terra vicino alle coste africane dà
accesso al mondo che va dalla Sicilia alla Scandinavia. Un mondo che è certo infinitamente
più ricco, ma che in questo momento non ha
bisogno di manodopera (anzi ha un eccesso di
manodopera), e che prima rinchiude i disperati
in campi strapieni e disumani, per poi destinarli spesso al ruolo di manovali della malavita o
del lavoro nero.
Non è in discussione il diritto di asilo per i
profughi. A maggior ragione per i profughi della guerra siriana, da cui l’Occidente ha distolto
gli occhi. Ma la dignità di un profugo non può
essere affidata a un mercante di schiavi. I Paesi
al confine della Siria, a cominciare dalla Turchia, ospitano già milioni di siriani. Salvare loro
la vita è un dovere della comunità internazionale. Ma la salvezza non passa dalle carrette che
percorrono il Canale di Sicilia.
Non si tratta ovviamente di rimpiangere
Gheddafi, e tanto meno i suoi aguzzini, che
per anni hanno esercitato sui migranti e sui
profughi ruberie e violenze. Ma è chiaro che
Frontex, l’impotente agenzia europea che do-
vrebbe fermare i flussi clandestini, non può
prescindere da una politica molto più ambiziosa rivolta a stabilizzare i nuovi governi nordafricani e a costruire con loro partnership e
accordi seri. La tragedia che si consuma tra la
Libia e Lampedusa è uno dei frutti avvelenati
del collasso di Stati — non da ultimo la Somalia — in cui si sono insediati gli estremisti islamici, che approfittano della debolezza del potere centrale per occupare intere regioni e imporre la propria legge, sollevando ondate di
fuggiaschi. Si tratta di una questione epocale,
che richiede un impegno lungo e difficile, e
anche un consenso convinto dalle opinioni
pubbliche. Oggi questo consenso non c’è.
L’aria tira semmai verso il disimpegno e l’isolazionismo. Le notizie dei morti in mare generano tentativi di strumentalizzazione, che sfruttano da una parte il senso di colpa, dall’altra
l’indifferenza e l’allarme sociale per l’immigrazione. Se la lotta per stabilizzare il Sud del Mediterraneo appare oggi difficilissima, da qualche parte bisognerà pur cominciarla. Fermare
la rotta di Lampedusa, non sbarrando la porta
nell’ultimo miglio ma chiudendola sulle coste
da cui parte il traffico di vite umane, è il primo
passo. Rimandarlo non è più possibile.
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40
Giovedì 15 Maggio 2014 Corriere della Sera
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Corriere della Sera Giovedì 15 Maggio 2014
41
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Lettere al Corriere
STORIA DI QUALCHE FALSO
DA NAPOLEONE A HIMMLER
Risponde
Sergio Romano
A quasi 70 anni dal suicidio
di Heinrich Himmler (il 23
maggio 1945 spezzò una
capsula di cianuro che aveva
inserito in una fessura fra i
denti) sarebbero state
ritrovate a Tel Aviv le lettere
che il gerarca nazista, capo
delle SS, avrebbe scritto alla
moglie Marga. A me
interesserebbe molto leggerle
ma ricordo con disappunto
che i supposti diari di Hitler
si rivelarono una truffa di cui
fu vittima il Times: 60
quaderni, pagati quasi 4
milioni di dollari
semplicemente contraffatti.
Ci si può fidare stavolta?
Ubaldo Di Ubaldo
diubaldo.ubaldo@
hotmail.it
SBARCHI DI MIGRANTI / 1
Una linea di traghetti
Caro Romano, potrebbe
sembrare una provocazione
ma lo è solo in parte. Se non
vogliamo usare le maniere
forti per fermare l’assalto alle
nostre coste e ci arrendiamo
all’inevitabile, vediamo
almeno di adottare una
soluzione meno costosa del
piano «Mare nostrum».
Penso che l’istituzione di un
servizio regolare e gratuito di
traghetto tra un porto a scelta
del nord Africa e l’Italia ci
costerebbe meno. Inoltre
faremmo risparmiare soldi e
rischi ai migranti e saremmo
più coerenti con la nostra
politica di accoglienza.
Luigi Nale, Modena
L’organizzazione di un traghetto è obiettivamente un
invito al viaggio. Possiamo
salvare la vita a quelli che corrono un rischio, ma non possiamo trattarli come profughi
se abbiamo facilitato il loro
viaggio. Aggiungo che l’esistenza del traghetto aumenterebbe considerevolmente il
numero dei viaggiatori.
SBARCHI DI MIGRANTI / 2
I rottami galleggianti
Perché gli Stati occidentali
non finanziano l’acquisto e
Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a:
«Lettere al Corriere» Corriere della Sera
via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79
Caro Di Ubaldo,
personaggi storici, soprattutto quando accendono l’immaginazione e
suscitano consenso o riprovazione, hanno una seconda
vita: quella in cui parlano
dall’oltretomba grazie a testi
autografi che appaiono improvvisamente sul mercato
editoriale e giornalistico. Dopo Waterloo e l’esilio di Napoleone nell’isola di Sant’Elena, cominciarono a circolare documenti che gli venivano attribuiti. Il caso più
interessante fu quello di un
«Manoscritto pervenuto misteriosamente da Sant’Elena»
che aveva, a prima vista, il
crisma dell’autenticità. Era
scritto nello stile dell’impe-
I
ratore, conteneva giudizi e
analisi interessanti. In Inghilterra fu pubblicato da John
Murray, uno dei maggiori
editori del tempo, ed ebbe
varie edizioni anche in Italia.
Napoleone era ancora vivo,
ne ricevette una copia a Sant’Elena, lo lesse rapidamente
e lo dichiarò falso. Cominciò
allora una caccia all’autore
che finì per puntare il dito sul
circolo ginevrino degli amici
di Madame de Staël. Ma qualcuno continuò a credere che
fosse opera di Napoleone e lo
l’immediata distruzione dei
rottami galleggianti usati per
i trasporti? Il traffico si
bloccherebbe e il costo
sarebbe irrisorio .
Ugo Papa
[email protected]
CONTRO LA RUSSIA
Sanzioni francesi
Sembra che la Francia non
intenda sospendere la
fornitura di navi
portaelicotteri Mistral alla
Russia, anche se si dichiara
anche non essere armate.
Certo non sono battelli per
turismo lungo il Volga. Le
sanzioni così fermamente
annunciate pochi giorni fa da
Hollande con una tale enfasi
che sembrava volesse
«spezzare le reni» alla
Russia, forse si ridurranno a
qualche marca di
champagne... «Pecunia non
olet» e tutto il mondo è paese!
NO ALL’IMU E ALLA TASI
Tornare alla vecchia Ici
Manca un mese alla
scadenza della prima rata sia
dell’Imu che della Tasi e
ancora nessuno sa dire come
e quanto si deve pagare: né
l’Agenzia delle Entrate, né i
Comuni, né i Caf, né i
commercialisti. E per i privati
temo che sarà impossibile
districarsi nel marasma
anche quando, come sempre
all’ultimo momento, i dati
verranno comunicati. Per
favore, Renzi, cancelli questi
provvedimenti e riproponga
la vecchia cara Ici con regole
uguali per tutti e con, magari,
qualche agevolazione in più
sulle prime case non di lusso!
Licio Felici
[email protected]
Arrigo Borin, Milano
La tua opinione su
sonar.corriere.it
Il premier Renzi: lo Stato
è più forte dei ladri,
bisogna vincere la sfida
dell’Expo. Siete
ottimisti?
TURISMO
scorsa un giocatore è stato
punito dal giudice sportivo
con tre giornate di squalifica.
Il ct Prandelli ha ritenuto di
convocarlo ugualmente
perché il fallo era lieve...
Perché dobbiamo vergognarci
così spesso di essere italiani?
E perché Coni e Federazione
rimangono in silenzio?
Carlo Radollovich
carlo.radollovich@
libero.it
MONDIALI DI CALCIO
Le convocazioni
Per mesi è stato sbandierato
il codice etico della nazionale
di calcio: chi è squalificato
non può essere convocato.
Ebbene per un grave fallo di
gioco commesso domenica
SUL WEB Risposte alle 19 di ieri
La domanda
di oggi
Sì
L’appello ai giovani
di Laura Boldrini,
presidente della
Camera: impegnatevi
nella politica. Servirà?
59
No
41
di Beppe Severgnini
dio invece è quello del 2007
quando Marcello Dell’Utri
annunciò di essere entrato in
possesso di diari relativi al
periodo dal 1935 al 1939. Suscitarono molti dubbi ma furono pubblicati, sia pure con
un caveat nel titolo («veri o
presunti»), dall’editore Bompiani. Qualche tempo dopo,
presso Bollati e Boringhieri,
apparve uno studio di Mimmo Franzinelli intitolato Autopsia di un falso.
Per concludere, caro Di
Ubaldo, credo che di queste
rivelazioni dovremmo essere
sempre molto diffidenti e attendere il responso degli
esperti che in questo caso sono gli storici e i grafologi.
È spiacevole ammettere che la
Spagna, prima in coda
all’Italia per quanto concerne
il turismo, ci sta superando.
Tra i 50 migliori ristoranti al
mondo, Madrid ne annovera
7 e noi solo 3, mentre le
nostre Riviere (Ligure e
Adriatica) subiscono sempre
più la concorrenza di Canarie
e Baleari. A quando un
concreto rilancio del nostro
settore turistico?
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Flavio Arcidiacono, Milano
RINNOVO CARTA D’ARGENTO
Domanda a Trenitalia
Sono titolare di una Carta
d’Argento Trenitalia di
validità annuale che scadrà il
21 maggio. Trovandomi a
Formia, mi sono recato alla
biglietteria della locale
stazione ferroviaria, ma
l’addetta si è rifiutata di
rinnovarla affermando che
ciò è possibile solo dopo
quella data! E non ha
cambiato parere neanche
dopo che le ho detto che
l’anno scorso, a Roma, hanno
convalidato la Carta circa un
mese prima della scadenza.
Domanda a Trenitalia: c’è
una spiegazione a questi due
comportamenti diversi nella
stessa regione?E ha senso il
rinnovo annuale per un
documento che è gratuito ed
essendo personale non è
utilizzabile da altri?
Luigi Contemi , Roma
Interventi & Repliche
Comunione e Liberazione: l’attività
La notizia delle recenti indagini sull’Expo
ha provocato la pubblicazione, sulle
pagine del Corriere, di una serie di articoli
che − senza l’attribuzione di alcun fatto
preciso − coinvolgevano Comunione e
Liberazione nella ricostruzione degli
interessi e/o delle strategie che avrebbero
mosso coloro che sono indagati. Questo
lede la dignità del movimento ecclesiale di
Cl, totalmente estraneo alla vicenda.
L’unico scopo di Cl è l’educazione alla fede,
come noto ai suoi aderenti e a tutti i lettori
dei quotidiani sui quali sono stati
pubblicati articoli e interviste di don
Carrón. Cl non ha interessi economici o
partitici, neppure in via strumentale alla
realizzazione del proprio scopo, come più
volte evidenziato dagli stessi responsabili:
court al movimento in quanto tale con
l’effetto di alimentare pregiudizi senza
ragione.
Alberto Savorana
Ufficio stampa di Cl
Scrutatori scelti fra i disoccupati
Sul Corriere del 12 maggio un lettore tesse
l’elogio del proprio Comune di residenza
dove, per le prossime consultazioni
elettorali, è stata data la possibilità di
lavorare ai disoccupati e invita gli altri
centri italiani ad agire in questo senso.
Sino a quando tale prassi non diventerà
legge, si continuerà impunemente a
nominare scrutatori architetti,
commercialisti, professionisti in genere e...
milionari. Faccio presente che, qualche
© 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
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DIRETTORE GENERALE DIVISIONE MEDIA
Alessandro Bompieri
Le case troppo asettiche
dei «social network»
H
o visitato quattro cafeterie, tre ristoranti, capanne
del Montana in California, prati verticali, mastodontici passeri di legno. Ho visto mense spaziali e cabine insonorizzate; ho ammirato sale per l’allattamento, ho giocato a calciobalilla e a ping pong. Ho
letto la parola «Mojo!» sulle tazze da caffè. Ho scattato foto, ho
percorso il corridoio dov’è passata Lady Gaga. Ho guardato
l’America da terrazze dove si può fare tutto. Cantare, mangiare,
amoreggiare: salvo fumare.
Ecco le mie visite nei quartieri generali di Twitter (mercoledì, San Francisco), Skype (sabato, Palo Alto), Google (Mountain
View, 2012) e Amazon (2012). Le visite ad Apple e a Microsoft
sono lontane nel tempo, ma i ricordi sono simili. Facebook, mi
dicono, non è diverso. Capisco la necessità di proteggere la proprietà intellettuale. Ma tutto mi pare, francamente, esagerato.
Mettiamola così: i social network sono poco sociali, quando
gli bussi alla porta di casa; e i giganti della Rete sono piuttosto
guardinghi, se si tratta di accogliere ospiti. Non spaventosi come The Circle, dall’omonimo romanzo di Dave Eggers. Spaventati, invece. È vero quello che mi dice Diego Piacentini: «Noi di
Amazon possiamo aprire i magazzini al pubblico, e lo facciamo.
Ma cosa può mostrarti una compagnia basata sul software?».
Ribatto: d’accordo. Ma, allo stesso tempo, cosa può temere?
Skype è essenzialmente un algoritmo di compressione video:
e gli algoritmi, è vero, non si visitano come il Grand Canyon. Non
capirei nulla anche se mi venisse
Le deludenti
messo sotto il naso: faccio parte
visite nei
della vasta schiera degli utenti
inoffensivi. Potrei chiedere cosa
quartier
pensano della net neutrality e se
generali di
ha ragione Claudio Scajola a sceTwitter e Skype gliere Skype perché «i cellulari
sono uno strumento del c...». Ma
prima dovrei spiegargli chi è
questo gentiluomo, e perché non ama parlare al cellulare.
Dopo aver firmato un impegno a non divulgare informazioni
— quali? — ho visitati gli uffici di Skype in compagnia di Paolo
Zuliani, udinese, affezionato a «Italians». I luoghi di lavoro sono comunque interessanti: come le case, rivelano molto di chi li
abita. Skype opera in un luogo allegro, è una società simpatica e
offre uno splendido servizio. Speriamo che Microsoft — campione di diffidenza — non ne cambi lo stile, ora che l’ha acquisita.
Più di tutti mi ha colpito Twitter. Ho apprezzato la visita nel
nuovo quartier generale di Tenderloin, a San Francisco. Ma ho
avuto l’impressione di seguire i passi di cantanti, attori, sottosegretari in visita: qualche sala, caffè, foto, grazie, arrivederci. Ho
provato a dire che con 529 mila followers un po’ di business
glielo porto. Ho fatto notare d’aver centrato la buca giocando a
Cornhole, conosciuto come bean bag toss, corn toss, baggo, bags e Lawn Darts for Drunks (dardi da giardino per ubriachi).
Niente da fare: visita standard. Vuoi vedere che è meglio tenersi
i sogni, invece d’infilarsi in casa loro?
@beppesevergnini
❜❜
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Vauro
«Fin dall’inizio il movimento è vissuto
esclusivamente grazie ai sacrifici
economici delle persone che vi
aderiscono. […] Per sostenere la vita delle
nostre comunità in Italia e nel mondo e le
iniziative caritatevoli, missionarie e
culturali, il movimento di Comunione non
ha bisogno d’altro; e per questo siamo
liberi da tutto e da tutti nello svolgere il
nostro compito come movimento» (don
Julián Carrón, 2012). Da giornalista ben
comprendo che l’uso della parola
«ciellino» per indicare persone un tempo
aderenti al Movimento Popolare e oggi a
partiti o a imprese iscritte alla CdO
costituisca una semplificazione
giornalistica. Ma questo impiego risulta
fuorviante quando le condotte e gli
interessi dei singoli vengono attribuite tout
FONDATO NEL 1876
CONDIRETTORE
E-mail: [email protected]
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oppure: [email protected]
Italians
stesso André Malraux, intellettuale e ministro della Cultura, negli anni Settanta del
secolo scorso rischiò di cadere nella trappola.
Terminata la Seconda
guerra mondiale, i falsi più
diffusi furono quelli attribuiti a Hitler e a Mussolini. I diari
del primo furono considerati
autentici persino da uno dei
maggiori storici inglesi, Hugh Trevor Roper, autore di un
buon libro su Gli ultimi giorni di Hitler apparso nel 1947.
Erano falsi, come lei ricorda
nella sua lettera, ma l’errore
di Trevor Roper fu trattato dai
suoi colleghi britannici come
un perdonabile incidente di
percorso. Nella storia dei falsi
mussoliniani, l’ultimo episo-
Superati dalla Spagna
@
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mese fa, per iniziativa del Partito radicale e
altre organizzazioni, si raccoglievano le
firme per indire un referendum su questa
questione perché è solo in tal modo che si
risolverebbe la annosa e disonorevole
macchia del nostro apparato legislativo!
Mauro Mai, Rieti
Leggi scritte in modo chiaro
È vero: come scrive l’autore della lettera
«Burocrazia: troppe leggi confuse»
(Corriere di ieri), per poter fare a meno
della burocrazia e dei superburocrati
basterebbe saper scrivere le leggi in buon
italiano e farsi capire con poche e chiare
parole in riferimento a ciò che si vuole
decidere.
Franco Bellini, Udine
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42
Giovedì 15 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Spettacoli
Insieme
Nicole Kidman
(46 anni) e Tim
Roth (53), protagonisti di
«Grace di Monaco», alla cerimonia di apertura del Festival
L’apertura del Festival
A
Una storia patinata sullo sfondo
dello scontro Francia-Monaco
di PAOLO MEREGHETTI
nche i sovrani piangono. E se ti capita di sposarne uno,
come successe nel 1956 a Grace Kelly diventata moglie di
Ranieri III di Monaco, lacrime e dispiaceri sono dietro la
porta. È un po’ questa la morale che sembra volerci
trasmettere il film Grace di Monaco di Olivier Dahan, scelto
per inaugurare (fuori concorso) questa sessantasettesima
edizione del Festival di Cannes, costruito secondo il più
rodato (e prevedibile) schema delle biografie
cinematografiche: l’eroe — in questo caso l’eroina — scopre
di aver fatto una scelta discutibile (il matrimonio reale), deve
decidere se cogliere l’occasione di fuggire (tornare a
Hollywood per interpretare Marnie) ma alla fine accetta fino
L’attore inglese
opo mille ruoli Tim Roth (il pianista
di Tornatore) è diventato il principe
Ranieri (nella foto sotto). Con quel sorriso
sornione che Quentin Tarantino ha ben
sfruttato in Le iene dice: «Da sempre mi
piacciono le sfide. Questa è stata
particolarmente stimolante e mi sono
molto divertito anche a indossare i blazer
blu del Principe Ranieri e le sue camicie
con gemelli. Perché questo film racconta
prima di ogni altra cosa una relazione e
un matrimonio d’amore; e, poi, parla
anche di politica, dei problemi del
Principato, del bel mondo. Non è stata
sempre una favola la vita dei coniugi
Ranieri, insomma, e per me è stato un
vero piacere impossessarmi di un mondo
intero in una vicenda che non è un film
biografico bensì un’avventura dei
sentimenti, su uno sfondo sociale».
Per prepararsi al ruolo, l’attore inglese
dice: «Ho letto molti libri, sfogliato tante
Grace Kelly in una foto degli anni Cinquanta
L’orgoglio di Roth:
figlio di immigrati
nei panni di Ranieri
D
questo e altri giornali scaricateli da qui http://quoidianes.tumblr.com/
riviste d’epoca, sono entrato nella vita
privata di una donna, non di un’attrice e, a
poco a poco, sono diventato il Principe di
una storia che a mio parere è stata e resta
romantica. Poi, siccome spesso il lavoro
mi ha portato in Francia, ho anche
analizzato i rapporti tra la cosiddetta
Rocca di Monaco, Parigi e Charles De
Gaulle. Il film di una vita, anzi di due vite,
quelle di Grace e del suo Principe, mi ha
coinvolto e ci ho creduto e prima di
giudicarlo o di accettare le critiche di chi
lo rifiuta a priori sarà bene che sia visto
con serenità, curiosità e anche stupore da
coloro che vorranno viverlo senza
preconcetti. Non come una biografia
storica, ma come un film». I percorsi della
vita, prosegue, sono imprevedibili. «Da
ragazzo volevo diventare uno scultore e
un artista, poi mi sono innamorato del
cinema. Essere attore mi ha offerto
avventure senza pari, come recitare con
quello spirito libero che è Werner Herzog ,
andare a spasso nel Pianeta delle scimmie
diretto da Tim Burton, recitare per quella
donna e regista deliziosa che era Nora
Ephron e… essere presente a Cannes.
Tutto ciò è un privilegio». Ha recitato per
Giuseppe Tornatore in La leggenda del
pianista sull’Oceano: rimpianti per ruoli
rifiutati, premi non ricevuti, scelte
professionali e di vita? «No. Sono figlio di
immigrati inglesi e irlandesi, mia madre
era un’insegnante, mio padre un
giornalista pieno di passioni e curiosità.
Da loro ho imparato che la vita va sempre
vissuta con slancio, generosità, interesse.
E, sebbene abbia interpretato tanti film
violenti, non ho mai glorificato la
violenza sugli schermi».
Giovanna Grassi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Principesse
DAL NOSTRO INVIATO
CANNES — Alte, bionde, algide,
inarrivabili (anche per i tacchi), patinate, sofisticate… Si possono
guardare come se fossero un quadro, Grace Kelly e Nicole Kidman.
Solo che la prima, alta 1 metro e 70,
è il «ritratto» della perfezione non
palestrata, il famoso ghiaccio bollente, con quella sensualità che, se
scoperta, può essere esplosiva; l’altra, 10 centimetri di più, combatte
ogni giorno con le efelidi e dopo il
botulino («è stato un errore») ha
perso l’originale espressività. Impossessandosi di sei mesi della vita
di Grace, quando deve decidere se
accettare la proposta di Hitchcock
di tornare, da principessa, sul set
per Marnie («una frigida cleptomane»), Nicole Kidman ha aperto un
festival tiepido alla prima proiezione per la stampa.
Grace di Monaco di Olivier Dahan
è il film della discordia, osteggiato
dai Grimaldi che rinfacciano al regista il «Delitto perfetto» per gli
aspetti romanzeschi tra politica e
gossip (uno fra tutti, Ranieri le chiede «preferisci Hollywood a me?», il
matrimonio rischia di andare a rotoli e Nicole-Grace si domanda a sua
volta lacrimando in uno dei tanti
primi piani «cosa succede se divorzio?»). Ma il festival corre più veloce
del rancore: «Mi rattrista che la famiglia Grimaldi si sia opposta, capisco i figli, ma siamo stati rispettosi,
Grace e Nicole a confronto:
due simboli di bellezza
diversi per stile e ritocchi
Ha detto di loro
❜❜
Francesca Neri
La sovrana ha
incarnato i due
sogni delle ragazze:
sposare un principe
e diventare attrice.
La Kidman vuole
congelare il tempo
non c’era nessuna malizia», commenta la protagonista. Sotto gli abiti di Chanel e Dior, Grace portò a
Monaco lo stile del film Alta Società. In Nicole, questo ruolo ha risvegliato l’amore per la moda che aveva
abbandonato da tempo: «Grace mi
ha contagiata, ho messo in soffitta i
jeans». L’hanno acconciata allo
stesso modo. Secondo i biografi di
corte, Grace passò dallo chignon
delle nozze al taglio corto, ribattezzato artichoke, «carciofo», per poi
tornare nella maturità alle onde
bionde. Se la principessa diceva che
«il mio vero successo è di non aver
mai dato scandali», l’altra si mostrò
nature in Eyes Wide Shut all’ombra
preistorica di Tom Cruise, e proprio
a Cannes, due anni fa, in Paperboy
era una ninfomane che usava tutto
quello che aveva a portata di mano
per una seduta di sesso, compresa
la lavatrice.
Ma c’è tempo per le analogie. Sia
Nicole (con The Others) che Grace
Kelly (La ragazza di campagna)
hanno vinto l’Oscar; entrambe cominciarono da piccole come ballerine. Poi Nicole dice: «Anche per
me la famiglia viene prima di tutto», ed eccoci giunti al cuore di questa storia monegasca, che nasce e
muore a cinquanta chilometri dal
festival.
Principesse. Una vera e l’altra sul
set. Un mito di ieri a confronto con
un’icona di Hollywood. Due modelli
di bellezza, con schiere di fan e ammiratrici. Come Francesca Neri, che
cominciò la sua carriera proprio a
Cannes: qui fece i primi provini per
Le età di Lulù di Bigas Luna. Al Centro sperimentale di cinematografia,
nella foto ricordo ogni allievo doveva impersonare un famoso film,
Francesca scelse Grace di Monaco
«con la gonna bianca a ruota» in La
finestra sul cortile. Per lei Grace è
un mito doppio, perché «ha incar-
nato i due sogni delle ragazze: diventare principessa e fare l’attrice.
Lei è il simbolo dell’eleganza innata.
La Kidman attira per la sua intelligenza di scegliersi i film, di costruirli, di produrli. È un nuovo tipo
di diva, inarrivabile ma attiva dal
punto di vista lavorativo. I ritocchi
chirurgici? Quando ti proponi come
icona di bellezza e di stile perdi il
senso della misura, vorresti congelare il tempo e commetti degli errori. Non è facile, con noi donne i giudizi passano da “quanto è bella” a
“com’è invecchiata”, per voi uomini
si dice invece “quanto è invecchiato
bene”. Grace Kelly non si è ritoccata,
o forse poco e bene. È una cosa che
appartiene al nostro tempo. Strano
che il ruolo più intenso di Nicole è
Virginia Woolf in The Hours, dove
viene imbruttita».
Grace era l’armonia: la fronte alta,
lo sguardo, le gambe. Aveva fatto
spot per un insetticida, aspirapolveri e dentifrici. «Ho visto tanti documentari su di lei, la cosa più straordinaria è il momento che racconta il
film di Dahan: la rinuncia al cinema.
Probabilmente l’avrebbe fatta anche
se avesse sposato un borghese, all’epoca era un gesto che si faceva. È
giusto che i figli di Grace si arrabbino e che il festival proponga il film,
che è un’altra cosa dalla vita reale».
Ma se non è la Kidman c’è un’altra
erede di Grace? L’attrice direbbe
piuttosto Cate Blanchett, connazionale di Nicole. Ma forse la moglie di
Ranieri ricorda un’altra principessa
triste, Lady Diana, per l’abilità mediatica, la capacità di entrare senza
filtri nel cuore della gente. «In entrambe ci si poteva immedesimare
nei loro sentimenti, nelle loro rinunce».
Valerio Cappelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Giovedì 15 Maggio 2014
Spettacoli 43
italia: 51575551575557
In attesa
Fan attendono
l’arrivo del cast
di «Grace» e di
Nicole Kidman
con una gigantografia
della star australiana
La giuria
La presidente
Jane Campion
(60) tra i giurati
Sofia Coppola
(43) e l’attore e
regista messicano Gael Garcia Bernal (35)
in fondo il suo ruolo e si dimostra all’altezza del compito
(dimostrando di avere più carattere si sarebbe detto in un
film un po’ meno ingessato di questo). Niente di
particolarmente scandaloso, grazie anche alla bellezza
ancora radiosa di Nicole Kidman nel ruolo della
protagonista, sul cui volto la macchina da presa si ferma in
insistiti primi piani (per testimoniare che sono svaniti i segni
degli interventi estetici degli anni passati?). Certo, il principe
Ranieri di Tim Roth non è particolarmente simpatico e
l’influenza di Aristotele Onassis (Bruce Lindsay) nelle
decisioni politiche del Principato è un po’ troppo sottolineata
per salvaguardare l’autonomia delle decisioni reali, ma forse
il vero motivo dello scandalo — e della mancanza dei
principi monegaschi alla proiezione — è stato quello di
attribuire alla principessa Antoinette, sorella di Ranieri, la
parte della traditrice, pronta a svendere la sovranità di
Monaco alla Francia e a De Gaulle in cambio del trono.
Rivelazione storiografica o invenzione cinematografica?
Probabilmente di tutto un po’, aggiungendo una bella dose
di finzione alla storia reale del blocco che la Francia aveva
messo nel 1961/62 intorno al Principato per fermare il flusso
di società francesi che sceglievano Monaco per evadere il
fisco nazionale. Mentre la sceneggiatura di Arash Amel
sembra preoccupata soprattutto di trasformare la vita di
In rosso
L’attrice americana Jane Fonda (76 anni) alla proiezione di
«Grace di Monaco» che ha
aperto il Festival di Cannes
Il film ripercorre gli anni di
matrimonio tra Grace Kelly
e il principe di Monaco
da evitare interessante
da non perdere
capolavoro
Chic
L’attrice franco-italiana
Chiara Mastroianni (41),
figlia di Marcello e Catherine Deneuve,
ieri a Cannes
Grace in una serie di colpi di scena con rovesciamenti di
fronte (la dama di corte interpretata da Parker Posey è fedele
o no?) e «duelli» vari all’interno della famiglia reale. Altre
cose sono decisamente inventate (Hitchcock non è mai
andato a Monaco per riportare Grace sulle scene, De Gaulle
non ha partecipato al ballo della Croce Rossa del 1961 con cui
la principessa contribuisce a sbloccare il braccio di ferro con
Parigi). Ma quelli sono anche i soli momenti in cui il film
sembra scrollarsi di dosso quella patina accademica e
asettica che ingessa tutta l’operazione, dandogli un’aria
educata e un po’ inutile.
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La storia Angélique Litzenburger, protagonista di «Party Girl», diretta dal figlio
In passerella
L’attrice premio Oscar Nicole Kidman (46) a Cannes (Epa)
Se la seduttrice femminista
trasforma la vita in commedia
La presidente Jane Campion
«Ma le registe restano poche»
Durante la tradizionale conferenza stampa della giuria che si è tenuta
ieri pomeriggio a Cannes, la regista neozelandese premio Oscar (Lezioni
di piano, 1994) Jane Campion, presidente della giuria, non ha dato
alcuna indicazione su come lei intenda giudicare i suoi colleghi. La
produttrice e sceneggiatrice ha voluto inoltre sottolineare ancora una
volta la grave carenza di donne nell’industria del cinema. «Le donne non
sono affatto rappresentate tra i registi — ha detto —. Solamente il 7 per
cento dei film, sui 1800 sottoposti alla selezione per partecipare al
Festival, sono diretti da donne». In giuria con la regista, altre 4 donne:
Carole Bouquet, Leila Hatami, Do-yeon Jeon e Sofia Coppola. E 4 uomini:
Willem Dafoe, Gael Garcia Bernal, Jia Zhangke e Nicolas Winding Refn.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
CANNES — La ragazza delle feste sbar- te prima di girare». Quel che ne esce è il
cherà sulla Croisette oggi. Una ragazza di ritratto di una donna libera, fuori dalle
sessanta e passa anni, tutta riccioli grigi, convenzioni, indipendente. «Una femmiocchi azzurri bistrati sotto le rughe e un nista dei suoi tempi. Non nel senso politisorriso malizioso che nasconde appena co del termine, ma in quello di una donna
un pizzico di malinconia. Perché Angéli- che si è sempre mantenuta da sé, senza
que Litzenburger, protagonista di Party mai contare sugli uomini e che da sola ha
Girl, film che aprirà Un Certain Régard, se- cresciuto i figli. Coraggiosa in ogni scelta,
conda sezione ufficiale del Festival, è una in primis per quel lavoro insolito che a lei
seduttrice militante, che ha fatto della sua piaceva così tanto».
arte un mestiere. Rigorosamente notturUn lavoro ai margini del perbenismo
no e dal sapore un po’ peccaminoso. En- sociale, che Angélique ha svolto con imtraineuse in una «boîte de nuit» della Lo- peccabile professionalità. «Altri tempi —
rena, impegnata notte dopo notte a sorri- assicurano i registi —. L’entraineuse allodere ai clienti, a stuzzicarli,
convincerli a brindare con lei.
Un bicchiere via l’altro, finché
il conto sale debitamente. E così passano il tempo, gli amori,
le delusioni. Ma un giorno Angélique si rende conto che tra
le colleghe è diventata la decana. Gli uomini le piacciono
sempre e lei piace a loro, però
gli «anta» incalzano. È arrivato
il momento di ritirarsi, cambiare vita e dire sì a un cliente Sul set Angélique Litzenburger in «Party Girl»
che le chiede di sposarlo.
E con quel matrimonio da terza età si
apre il film, collettivo e anomalo, che atIl programma di oggi
tinge dalla realtà trasformandola in finzione. A realizzarlo tre giovani registi così
In gara
amici da voler intrecciare le risposte tutti
Due i film in concorso oggi: «Mr.
insieme: Marie Amachoukeli, Claire BurTurner» di Mike Leigh con Timothy
ger, Samuel Theis. Quest’ultimo figlio di
Spall e «Timbuktu» di
Angélique, uno dei quattro che lei ha avuAbderrahmane Sissako con Ibrahim
to con tre uomini diversi, due dei quali
Ahmed e Toulou Kiki
anche suoi mariti. «La storia di mia maAltre sezioni
dre è così speciale che ho deciso di rac«Party girl» di M. Amachoukeli,
contarla come fosse un romanzo», spieC. Berger, S. Theis aprirà la sezione
ga. Dove il filo della memoria di AngéliUn Certain Régard mentre «Bande
que si dipana tra aneddoti e battute, fede filles» di Céline Sciamma la
stosità e tristezza. Sempre con la capacità
Quinzaine des Réalisateurs e «Più
di andare avanti, di buttarsi alle spalle dobuio di mezzanotte» di Sebastiano
lore e fatica. «Una vitalità indomita che fa
Riso la Semaine de la Critique
pensare a quella di Anna Magnani in
Mamma Roma. L’abbiamo rivisto più vol-
ra aveva a che fare con il mondo festoso
del varietà. In qualche modo rientrava
nello spettacolo, anche lei era un’artista
della notte. Oggi è tutto diverso, le ragazze
arrivano in gran parte dall’Est, girano di
locale in locale senza fermarsi e la seduzione si limita a esercizi di lap dance».
Forte del rapporto di fiducia con i registi, Angélique è stata al gioco: si è raccontata, ha interloquito con i figli e con i nipotini, ha accettato di fare i conti con un
passato comune non sempre facile e felice. «La cinepresa ha registrato tutto senza
mai giudicare, anche se il nostro è stato
un légame complicato — accenna Samuel
—. Angélique ha dato a noi figli tanto
amore e si è fatta amare. Ma il suo è un
amore forte, violento, faticoso. Sono andato a vivere a Parigi. Tra noi c’è stata una
frattura. Poi ci siamo ritrovati. Questo è il
film della riconciliazione».
Alle riprese hanno preso parte anche
molti abitanti del paesino della Lorena
dove la donna vive. «Attraverso la sua storia si racconta anche quella di una regione mineraria oggi segnata dalla crisi. La
gente del posto si è prestata con entusiasmo a ricostruire quel mondo. Angélique
è diventata l’eroina della zona».
Il film pone anche molte domande sull’amore, sugli inevitabili compromessi
della vita. «Quando si è ritirata dal mestiere mia madre ha sentito vacillare la sua
forza. E tra la sorpresa di tutti, ha accettato
un matrimonio “sicuro”, “ragionato”. Che
invece è finito presto e male». Visto che il
marito numero tre è sparito in fretta, nel
film a interpretarlo è un attore vero, Joseph Bour. «Si è calato così tanto nel ruolo
che alla fine ha detto che si sentiva parte
della famiglia». Famiglia oggi festosamente allargata, figli, nipoti, registi, concittadini, tutti in arrivo sul tappeto rosso
del Festival capitanati da Angélique. Attrice per una notte, seduttrice per sempre.
Originale
Laetitia
Casta, 36,
in un particolare
modello
di Dior
Spacco
Blake Lively,
26, in un
abito Gucci
Première
dal profondo spacco
Giuseppina Manin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
GENOVA-PALERMO:
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CARLA - 46 ANNI - PRIMO COMMISSARIO
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Giovedì 15 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Giovedì 15 Maggio 2014
Spettacoli 45
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Personaggi Morto a Stoccolma. Il suo documentario aveva rilanciato il cantante Sixto Rodríguez
Autore
Malik Bendjelloul era
nato a Ystad, in Svezia, 36 anni fa. Il regista è stato trovato
morto a Stoccolma e i
familiari hanno subito
avvalorato l’ipotesi
del suicidio. La polizia
ha infatti escluso che
l’artista possa essere
stato ucciso.
Bendjelloul era salito
alla ribalta lo scorso
anno con il
documentario sulla
storia del cantante
folk Sixto Rodríguez,
diventato famoso a
sua insaputa, che
aveva ottenuto ampi
consensi al punto
da arrivare a vincere
il premio Oscar
Con la statuetta
Malik Bendjelloul sorridente nel
2013 a Los Angeles, dopo aver vinto l’Oscar per il miglior documentario, «Searching for Sugar Man»
Il regista che inseguiva le storie
e fece riscoprire «Sugar Man»
Bendjelloul suicida a 36 anni: vinse l’Oscar nel 2013
C
ercava storie in giro per il
mondo, ma non ha saputo cercare se stesso. Malik Bendjelloul, il regista
premio Oscar di Searching for
Sugar Man, è morto. Aveva 36
anni e la polizia ha ritrovato il
corpo martedì nella periferia di
Stoccolma e la famiglia ha annunciato che si è trattato di un
suicidio. «Non sempre la vita è
semplice — ha detto il fratello
Johar —. Sono stato molto con
lui negli ultimi tempi. Soffriva di
depressione. E adesso non so
che fare».
Nel 2013 il regista svedese aveva vinto l’Oscar
per il miglior documentario con Searching for Sugar Man, racconto della ricerca di Sixto Rodríguez,
folker americano di origini
messicane diventato famoso a sua insaputa in Sudafrica durante l’apartheid.
«Aveva fatto un gran
film e ci mancherà», ha
twittato Michael Moore,
altro documentarista da
Oscar. Simon Chinn, produttore
del docu, lo ha ricordato così:
«Era pieno di vita, speranza e ottimismo e felicità e guardava al
futuro. L’idea che non ci sia più è
troppo difficile da gestire». Bendjelloul era stato giornalista per
la tv pubblica svedese Svt, poi si
era licenziato per girare il mondo alla ricerca di storie da raccontare e proprio uno viaggio in
Sudafrica aveva avuto l’idea su
Sixto. «Aveva trovato questa storia incredibile ed era determina-
Il musicista
Chi è
Sixto Díaz Rodríguez (foto) è
nato a Detroit il 10 luglio
1942. Famiglia di origini
messicane, dopo un laurea in
filosofia ci prova con la musica.
Debutta nel 1967 con un 45
giri, quindi nel ’70 e nel ‘71 gli
album, «Cold Fact» e «Coming
From Reality», fra folk, blues,
psichedelia e testi impegnati
to a renderle giustizia. Il fatto
che nessuno ci credesse non lo
aveva scoraggiato», ha detto
Chinn. Malik ci aveva messo 4
anni a finire il progetto, a corto
di fondi aveva terminato le riprese usando un iPhone. In questi
mesi stava lavorando a un nuovo
docu-film sull’ambientalista sudafricano Lawrence Anthony.
Dopo il documentario, presentato al Sundance Festival nel
2012, Sixto è diventato un artista
cult tanto da mettere in piedi un
tour mondiale (a marzo ha suonato a Bologna e Milano).
Sugar Man, dal titolo di una
canzone che parla di uno spacciatore, era una star a sua insaputa. A cavallo fra anni 70 e 80
aveva venduto centinaia di migliaia di dischi. Nel momento
sbagliato e nel posto sbagliato
però... In Sudafrica allora c’era
l’apartheid e il Paese era un fortino chiuso e impermeabile al resto del mondo. Così Sixto, che
dopo un paio di album senza
successo si era ritirato dalla musica e faceva il muratore, non sapeva di essere l’idolo di una generazione: i suoi dischi erano
una boccata d’ossigeno per
quella parte di borghesia bianca
che non si rassegnava all’apartheid. Laggiù nessuno sapeva
che fine avesse fatto. Qualcuno
lo dava addirittura per suicida
con un gesto spettacolare su un
palco. Qualcuno, protetto dall’isolamento internazionale del
Sudafrica, gli aveva pure fregato
i soldi dei diritti. Nel 1997 due
fan sudafricani avevano provato
a cercarlo e si erano imbattuti
nella figlia che aveva raccontato
loro la vera storia. Sixto era tornato a suonare trionfalmente
con tour sold out in Sudafrica. Il
mondo è arrivato grazie a Malik.
«Pereira ha modificato
una stagione pronta
Io a Parigi non l’ho fatto»
H
a tracciato un bilancio positivo e felice dei suoi nove
anni alla Scala, ieri, il sovrintendente Stéphane Lissner.
Poi si è tolto qualche sasso dalla scarpa con la stampa e,
spinto dai giornalisti, ha accennato al suo successore,
quell’Alexander Pereira di cui oggi il Cda del teatro
dovrebbe decidere la sorte. «Tutti i Paesi d’Europa fanno
transizione di anni tra i sovrintendenti. Forse qui non si è
abituati. Se ci sono stati errori dovete chiedere al Cda. La
stagione 2014-15 che io ho presentato era pronta e in
equilibrio finanziario. Pereira ha fatto delle modifiche:
alcuni titoli sono rimasti, alcuni ritirati, altri aggiunti. Io, a
Parigi, non ho cambiato nulla di quanto pianificato da
Nicolas Joel (il suo predecessore all’Opera, ndr)». È stato
questo l’unico, ma significativo, accenno diretto al «caso
Pereira», al quale si aggiungono le considerazioni che si
possono trarre dai dati presentati. «In nove anni abbiamo
fatto 172 produzioni, 117 di opera e 55 ballo», ha riferito
Lissner. «Le coproduzioni sono state 26, di cui 12 andate in
scena prima alla Scala. Non ho acquistato opere ma
abbiamo fatto 15 affitti. Complessivamente 131 allestimenti
sono stati fatti in Scala, riprese comprese (ndr anche dagli
anni precedenti la sua gestione), ma circa la metà sono
state nuove produzioni».
Quindi il bilancio dei suoi anni. Pochi i riferimenti artistici,
molti economici. Tra i primi, il ricordo dello spettacolo più
amato (Il Tristan di Barenboim e Chéreau), la complessità
di rappresentare l’opera italiana («alcuni cantanti si sono
rifiutati di venire a cantare il repertorio italiano per timore
dei fischi; per convincere Anja Harteros a cantare il Simon
Andrea Laffranchi
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partner selezionato
La carriera
Poca fortuna, vendite scarse e
la casa discografica taglia il
suo contratto, lo licenzia. I suoi
dischi diventano famosi in
Sudafrica (e Australia) dove fa
alcuni tour. Viene riscoperto
nel Sudafrica post apartheid
da due fan che vogliono
ricostruire la sua storia. Con il
documentario «Searching for
Sugar Man» diventa un cult
nel mondo
Lissner e la Scala. Oggi il Cda
Insieme Stéphane Lissner (61 anni) e Alexander Pereira (66)
Boccanegra ci sono voluti 5 anni), l’orgoglio per aver
portato quasi tutti i migliori cantanti e i direttori
d’orchestra, a parte Simon Rattle e Riccardo Muti: «Nel
2010 gli ho inviato una lettera per invitarlo a dirigere
qualunque titolo nell’anno verdiano e wagneriano. Non ha
risposto». Una stoccata sull’orchestra: «La sua qualità è
migliorata grazie a Barenboim, anche perché ha ampliato il
repertorio». Lissner ha ribadito che «nove-dieci anni per un
sovrintendente in un teatro sono sufficienti» e ha insistito
su due aspetti: l’equilibrio economico (con lui 9 anni di
bilancio in pareggio) e l’impegno dello Stato per conservare
il teatro pubblico, «e in Italia questo aspetto non c’è perché
lo Stato destina solo lo 0,6% del bilancio alla cultura». Con
un Fus in calo del 25% «abbiamo portato il patrimonio
netto da 32 milioni a 35, aumentato la biglietteria del 40%
(da 21 a 30,3 milioni), portato gli abbonati da diecimila a
16.962. Su 950 milioni di bilancio abbiamo ricevuto in 9
anni solo 3 milioni di fondo straordinario. Oggi su un
bilancio di 115 milioni, 43 sono privati. La Scala ha 32
milioni di biglietteria e 42 di contributi pubblici e si
mantiene per ricavi propri al 63%, unico teatro in Europa».
E questo grazie ai contributi dei fondatori, anche di quelli
(Mapei, Telefonica e Tod’s) che nemmeno siedono nel Cda.
Lascia un teatro decisamente rinnovato per il tipo di
spettacoli proposti e un buon rapporto con lavoratori e
l’Accademia: «Avevamo 523 allievi nel 2005, oggi sono
1.191 e il 70% di loro trova un posto di lavoro».
Pieluigi Panza
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Rinnovata la convenzione
Il 31 a Cagliari
Rai Scuola e Miur
«Uniti contro l’ignoranza»
Nannini, Renga e Marcorè
Show benefico pro Sardegna
Uniti contro «l’ignoranza» in una battaglia «per la crescita
culturale, economica e sociale» dell’Italia, a partire dagli
studenti. Il ministero dell’Istruzione, con Stefania Giannini, e
la Rai, con la presidente Anna Maria Tarantola, hanno
rinnovato la convenzione (ideata negli anni Sessanta da Aldo
Moro) per la produzione di programmi formativi a partire dal
canale Rai Scuola. «Il ministero dell’Istruzione e la Rai hanno
lo stesso avversario — ha esordito il ministro Giannini —
l’ignoranza». Il direttore di Rai Scuola Silvia Calandrelli ha
sottolineato: «Il canale (Rai Scuola ch. 146 del Digitale
Terrestre e ch. 33 TivùSat) è una mediateca che mette insieme
le competenze televisive e le conoscenze scientifiche». Ricca
la programmazione con una prima serata dedicata alla scienza
con «Nautilus» (Elena Cattaneo la prima protagonista) e
accordi con la Biennale di Venezia, Banca d’Italia, Accademia
dei Lincei, Teatro di Roma, Indire, Polizia e Guardia di
Finanza, per citarne solo alcuni. «La Rai — ha concluso la
presidente Tarantola — è la maggiore agenzia culturale del
Paese nella formazione informale, capace di comunicare con
il linguaggio dei giovani attraverso i nuovi media».
Un concertone per la Sardegna. L’iniziativa «Sardegna
chi_ama» ideata e diretta dal jazzista Paolo Fresu, si terrà
il 31 maggio a Cagliari all’Arena Grandi Eventi di
Sant’Elia e l’incasso verrà interamente destinato al
ripristino delle scuole danneggiate dall’alluvione che ha
colpito la Sardegna lo scorso novembre. Fra gli ospiti
musicali della serata che partirà alle 19.30 ci sono Gianna
Nannini, Francesco Renga, Mauro Pagani, Eugenio
Finardi, Gianmaria Testa, Omar Pedrini, Ornella Vanoni,
Samuele Bersani, Raphael Gualazzi, Gaetano Curreri e gli
Stadio, Salmo, Marco Carta, Paola Turci, Ron, Cristiano
De André, Alice, Claudio Coccoluto, i Perturbazione, Amii
Stewart, il Devil Quartet, Tazenda, Sikitikis, Raffaele
Casarano, Luca Aquino, Piero Marras, Luigi Lai, Elena
Ledda, Antonello Salis, Gavino Murgia, NeonElio, Franca
Masu, Menhir, Lavinia Viscuso, l’Orchestra d’archi del
Teatro Lirico di Cagliari e Celso Valli. Ci sarà anche il
contributo di attori come Lella Costa, Ascanio Celestini,
Neri Marcorè e Geppi Cucciari. I biglietti (35 euro in
platea e 25 in tribuna) si possono acquistare presso i
punti vendita del circuito Box Office.
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46 Spettacoli
Giovedì 15 Maggio 2014 Corriere della Sera
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In Platea
ESCHILO E ARISTOFANE
Orestea Agamennone e
Coefore/Eumenidi, nel cast Elisabetta
Pozzi, Francesco Scianna, Ugo Pagliai;
Le vespe (foto) regia di Avogadro (in
scena al Teatro greco, Siracusa)
7 giorni
sul palco
di CLAUDIA PROVVEDINI
Così fan tutte
Quando si sceglie
di dirigere Mozart
con una tastiera
di ENRICO GIRARDI
Opera Una scena del «Così fan tutte» di Mozart
S
e a 33 anni — 30 al netto del servizio militare
obbligatorio in Israele — un ragazzo ha già diretto
40 titoli d’opera in tutta Europa, parla sette lingue, è
salito più volte sul podio della Scala e diventa ospite
fisso della Staatskapelle di Dresda, la più antica
orchestra del mondo, si può dire quel che si vuole.
Ma nulla sarà mai oggettivo quanto la realtà, che dice
che Omer Meir Wellber è un musicista con una
marcia in più rispetto a ogni altro della sua
generazione. Alla Semperoper di Dresda il direttore
scritturato per la Daphne di Strauss si ammalò alla
vigilia della «prima». Nacque così il rapporto
privilegiato tra Wellber e quel teatro: poche ore ed
egli era lì, in buca, a dirigere quel titolo raro e
difficile. Non così male, se il giorno dopo ancora era
pronto un contratto per lui di sette opere negli anni a
venire. Così fan tutte è una di queste sette. La prima
della trilogia Mozart-Da Ponte che Wellber farà per
intero proprio alla Semperoper, suonando il
clavicordo non solo nei recitativi secchi, come è
prassi, ma anche in diversi numeri musicali. La
partitura mozartiana prescrive, a tal proposito, l’ad
libitum ma quasi nessuno decide di farlo (lo si sente
solo in qualche disco). È un rischio non obbligatorio,
perché mai prenderlo? Se però si realizza il basso
continuo con estro e sensibilità l’effetto è garantito:
si può giocare con le citazioni, dare il tempo del
numero che viene anticipandolo nel recitativo, si
possono cucire recitativi e arie a favore del ritmo
teatrale dello spettacolo. Queste cose Wallber le fa
così bene che spiace non le faccia sistematicamente
in tutta l’opera. Non dirige «dalla» tastiera ma «con»
la tastiera, dettando tempi rapidi, un caleidoscopio
di colori ma anche momenti di indugio elegiaco,
quando necessario. La messinscena è di Andreas
Kriegenburg. Gioca su quanto c’è d’astratto nel
dramma dapontiano ma incide poco. Ha fatto un bel
Ring a Monaco e presto lo si vedrà anche in Italia. In
compenso il cast, pur senza essere di alto livello, è
funzionale alla concertazione di Wellber. Si distingue
il soprano Rachel Willis-Sørensen, giovane e
bravissima Fiordiligi. La Staatskapelle suona
stupendamente, come sa. Questo Così fan tutte e le
Nozze di Figaro incise per Sony da Currentzis sono,
in materia di cose mozartiane, i fatti salienti della
stagione.
teatro e musica
NUOVE VISIONI
Barbiere di Siviglia A capriole, Quelli
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voto
8
CLASSICA The Gospel According To The Others
Passione per orchestra
nell’oratorio laico di Adams
Nel 2000 John Adams
compose un Oratorio laico
sul tema del Natale.
Ora chiude il cerchio con una
sorta di Passione per soli,
coro e orchestra che affronta
il tema della morte in termini
altrettanto laici, ponendo cioè
l’accento sul riflesso della morte di Cristo
nell’animo dei fratelli Maria Maddalena, Marta e
Lazzaro. Ben congegnato il libretto di Peters Sellars,
una collazione dei testi biblici con frammenti
di vari scrittori, tra cui Primo Levi. Ma la vera
sorpresa viene dalla musica. Il minimalismo
è ormai una pallida matrice sullo sfondo; più in
evidenza arrivano le sonorità della tradizione
Gospel e degli oratori di Elgar e Tippett. Il risultato
di tale alchimia è una musica viva e appassionata,
ben diretta in questo cd DG da Gustavo Dudamel a
capo delle maestranze orchestrali e corali di Los
Angeles. (E. Gir.)
dischi
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voto
8
PIANO E VOCE
Dino Rubino Piano, flicorno, con
Casini e Lanzoni; F. Puglisi piano solo
e con G. Guidi, voce John Di Leo (dal
15, Asioli, Correggio)
Il gabbiano A Firenze il festival teatrale Fabbrica Europa, a Scandicci la nuova «Eneide» di Cauteruccio
Sette ore di «volo» verso la libertà
di FRANCO CORDELLI
I
naugurazioni e ritorni a Firenze lo
scorso fine settimana. Si è inaugurato il Teatro del Maggio, si è celebrato il ritorno in pubblico di Francesco Nuti, a Scandicci Giancarlo Cauteruccio, uno dei nostri maggiori registi, ha allestito l’Eneide trent’anni
dopo il debutto, e alla Stazione Leopolda ha preso il via un’edizione di
Fabbrica Europa tra le più ricche di
proposte degli ultimi anni.
Prima di parlarvi dell’in patria celebratissimo Gabbiano di Tomi Janežic
(nato a Lubiana nel 1972 e detto «il
Peter Brook slavo» ma anche «un Mozart del teatro contemporaneo») voglio dire due parole proprio sull’Eneide, uguale e diversa da quella del ricordo. Era uguale per come salivano
dal nulla le immagini dell’addio alla
Grecia e quelle di una costa sconosciuta, il litorale del Lazio: figure disegnate come nei fumetti, figure imponenti come ci appaiono nell’infanzia. Era uguale per la musica dal vivo,
la musica travolgente dei Beau Geste
(Gianni Maroccolo, Antonio Aiazzi e
Francesco Maielli, tutti provenienti
dai Litfiba e da ormai lungo tempo
autonomi). Era uguale per la voce del
racconto, mentre lo stesso regista traversava su e giù la scena: voce remota,
dolente e trionfale. Era diversa in due
cose: per l’uso dei laser, che questa
volta rendeva la scena tridimensionale invece che bidimensionale; e per
quel raggio rosso che compare all’improvviso, come a tagliare tutto in due,
a spaccare in due il mondo. Era il segnale di una rottura, di una liberazione dal testo, dalla sua ipoteca, dal suo
peso. Se oltre che conoscenza, a teatro cerchiamo piacere, quello fu un
segnale di piacere assoluto, totale.
Si potrebbe parlare di liberazione
dal testo anche per Il gabbiano, ma in
tutt’altro senso. Qui siamo nel cuore
del teatro occidentale contemporaneo. Lo voglio dire meglio: nel brodo
di coltura del contemporaneo. È come se non si riuscisse a uscire dal recinto di ciò che in letteratura si chiama autofiction e in teatro è il teatro
chiuso in se stesso: non nella drammatica riflessione su di sé nel senso
di Pirandello ma nel senso della pura
domesticità, della vita quotidiana,
come essa entra, penetra, si insinua
nelle pieghe di ogni drammaturgia e
di ogni scrittura scenica. Gli attori di
Janežic colpiscono per tecnica, carattere e fisicità. Ma siamo lontani da ciò
che il vecchio Tanizaki intendeva in
Sulla maestria (ora tradotto per
Prima nazionale Una scena di «Il gabbiano» di Cechov del Teatro Nazionale Serbo, per la regia di Tomi Janežic
Adelphi). Tanizaki parla di tecnica
come concentrazione spirituale e come esercizio in levare. Qui siamo all’opposto. Nel primo tempo (due ore)
gli attori, vestiti con i propri abiti, dicono cose come: occorrono nuove
forme; chi sono io? come sono? com’è
Trigorin? non lo capisco, è molto riservato; Nina dice che ama: ma in che
modo lo dice? qui c’è solo declamazione e in un pezzo teatrale ci deve essere un po’ di amore; gli attori sono
persone che vengono scelte, se non lo
sei non vali niente; di fronte a un’attrice sono tutti in ginocchio, e io sulla
scena mi sento ebbra. Tutte cose così,
ripeto: per due ore.
Poi comincia Il gabbiano, con i costumi. Ma si procede nel senso consunto e disinvolto della destrutturazione del testo attraverso la coazione
gestuale (l’attore che fa Trigorin si
spoglia e riveste per quaranta minuti), la ripetizione (d’una stessa frase),
la dilatazione (d’una sillaba), il denudamento (di un corpo, quello di Nina). Noi ascoltiamo con le cuffie, siamo quindi condizionati. E anche se i
quattro atti cambiano quattro volte
prospettiva (la quarta è analoga alla
seconda) la durata di oltre sette ore
più che liberare Il gabbiano dal testo
lo sfibra, e sfibra lo spettatore.
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voto
7
Enrico IV Branciaroli dirige e interpreta il dramma di Pirandello
La follia per difendersi dall’accusa di omicidio
di MAGDA POLI
N
ell’Enrico IV di Luigi Pirandello al
Sociale di Brescia con la regia di
Franco Branciaroli, c’è una netta separazione espressiva tra il primo e il secondo atto. Quasi una dicotomia insanabile, il primo è recitato sopra le righe in un grottesco stilizzato a significare ipocrisia, vacuità, sventatezza
mentre nel secondo prende sopravvento un crudo, nostalgico ragionare,
con Branciaroli che offre di Enrico una
interpretazione bellissima, carica di
crudeltà, fatica di vivere, lucidità verso
un senso della vita che sfugge e bisogna reinventare, rendendo quasi visibile il processo del reale che perde peso e consistenza nella misura in cui la
finzione e l’arte ne acquistano: la realtà
dei personaggi reali è ben poca cosa ri-
POP Mini World
In scena Branciaroli (a destra) sul palco
spetto alla verità complessa della «finzione» del personaggio «irreale.
Nel «pazzo» Enrico la finzione è
l’unica «realtà» percorribile sia perché
rinsavito dopo anni gli sarebbe impossibile rientrare in una vita che gli risulta estranea, sia perché uccide il responsabile della sua sventura e la «follia» diventa protezione. Paradosso di
JAZZ Play Blue
questo affascinante spettacolo, il secondo atto sembra venire a spiegare il
primo, è come se i personaggi che arrivano ipocritamente benevoli per aiutare a uscire dalla sua gabbia mentale
Enrico, siano come lui li pensa, mediocri e corrotti, convenzionali e inconsistenti, fissati da sempre e per sempre
nei loro stilemi di perbenismo, capaci
di uccidere e seppellire la vita altrui.
Bravi gli attori Melania Giglio, Antonio Zanoletti, Giorgio Lanza, Tommaso Cardarelli che efficacemente seguono il dettato registico. Folgorante il finale nel quale Enrico, nella bella scena
di Margherita Palli, sale su un cavalluccio da giostra pronto a scomparire tra
essere e apparire.
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voto
8
ROCK Turn Blue
Indila, nei sussurri leggeri Le improvvisazioni di Bley Black Keys di nicchia
c’è il fascino dell’Asia
insofferenti ad ogni regola ma allargano gli orizzonti
Ogni tanto dalla Francia arriva una
ventata di freschezza e di novità
(ricordate Vanessa Paradis, Guesch
Patti, Alizée o la più recente Zaz?).
Il nuovo fenomeno della scena
musicale francese si chiama Indila,
cantautrice di origini indiane che
con il singolo «Dernière Danse» ha
raggiunto 39 milioni di visualizzazioni su YouTube.
Considerata la nuova Edith Piaf, con il disco d’esordio
«Mini World» (Capitol) spopola nelle classifiche del suo
Paese e si prepara a conquistare anche il pubblico
italiano. È un concentrato di stilemi musicali d’Oltralpe:
eleganza, intensità, sussurri leggeri e gusto sofisticato, a
cui si aggiunge il fascino dell’Asia meridionale presente in
molte atmosfere musicali. Lei è graziosa e ha un timbro
vocale ammaliante. Un po’ come la Bjork degli inizi,
unisce melodie d’altri tempi a sonorità moderne. Canzoni
come «Tourner Dans Le Vide», «Comme Un Bateau» e
«Tu Ne M’Entends Pas» possiedono una magia
incontaminata e naif. (Mario Luzzatto Fegiz)
«Play Blue» è anagramma del
nome di Paul Bley, il
protagonista di questo
potente recital per pianoforte
registrato a Oslo nell’agosto
2008 e ora pubblicato dall’Ecm.
Il rapporto dello storico jazzista
canadese (classe 1932, un
passato al fianco di grandi nomi quali Ornette
Coleman, Charles Mingus e Sonny Rollins) con
l’etichetta tedesca è antico: quarantenne aveva
realizzato per essa «Open, To Love», uno dei dischi
imprescindibili del jazz contemporaneo. Questa
musica è tutt’altro: quattro lunghe improvvisazioni
(più un bis che rivisita appunto un brano di Rollins,
«Pent Up House») basate su sentimenti più che su
temi strutturati, una pubblica confessione che da un
lato conferma Bley come uno dei grandi del free jazz
storico, dall’altro ne esalta l’afflato lirico insofferente a
ogni regola. Come ogni poeta, in fondo, dovrebbe
essere. (Claudio Sessa)
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di Grock. Egumteatro Bellas
Mariposas fiaba crudele (Dal 15; fino
al 18, Franco Parenti, Milano)
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voto
8 1111111111
voto
La nicchia per tutti. Sembra un
controsenso, anzi lo è. Ma è la
chiave del successo dei Black Keys.
Con «Turn Blue» (Nonesuch/
Warner) gli americani Dan
Auerbach e Patrick Carney sono
arrivati all’ottavo album, fanno
musica per rock-snob ma con
numeri da popstar. A differenza del precedente «El
Camino» che puntava sulle canzoni, qui si privilegia il
collettivo. L’impianto resta quel blues-rock ruvido e
scarno che gli ha fatto vincere 6 Grammy: chitarra e
batteria restano i cardini su cui girano storie d’amore
finite male (Dan ha appena divorziato) come «It’s Up to
You Now», ma più spesso lasciano il posto di guida ad
altri strumenti. «Weight of Love» apre psichedelica alla
Pink Floyd di «Wish You Were Here», la ritmica apre gli
spazi e la voce di Dan arriva dopo 2 minuti abbondanti.
«Fever» ha un irresistibile riff di synth, «Year in Review»
ricorda gli Arctic Monkeys (e c’è un campione di Nico
Fidenco). Uno dei dischi dell’anno. (Andrea Laffranchi)
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voto
8,5
Corriere della Sera Giovedì 15 Maggio 2014
FABBRICA EUROPA
Dai Balcani Balanescu e Manole in
Gogol; Kamerni T. 55 con Karanovic e
Bravo. Danza: Singspiele, Maguy
Marin sperimentale; Home, Louise
Vanneste (15, 16, 17, Firenze)
cinema
THE GREAT DISASTER
Sul Titanic Tragica storia di Giovanni
Pastore lavapiatti. Con Mathieu
Pastore, regia Renato Sarti (fino al
17, Cooperativa, Milano)
NON SI UCCIDONO COSÌ
ANCHE I CAVALLI?
Gigi Dall’Aglio/Michela Lucenti
Regia/coreografia per la maratona di
ballo disperato (foto a destra) dal
SPIDER-MAN 2
di Marc Webb
545.254
2
W
UN FIDANZATO
PER MIA
MOGLIE
di Davide
Marengo
295.719
Classifica
Cinetel relativa
all’ultimo
weekend
LEGENDA
in discesaU in salitaW
novità N stabile =
La malinconica eternità
dei vampiri di Jarmusch
Due vampiri si aggirano
tra Detroit e Tangeri a rinnovare eccessi romantici e
seduzioni con il rock:
d’amore si muore per
sempre, lo diceva l’amico
Marlowe. Jarmusch trabocca di malinconia in
questo ménage a tre di canini. Portati dalla desolazione degli occhi della Swinton e di Tom
Hiddleston si può vagare con loro nell’eternità
tempo puntando sul dolore di vivere, ma ci sono anche tempi morti, tempi vampiri. (m. po.)
voto
7
La moglie del sarto
Cucinotta vedova
armata di ago e unghie
Il melodramma del regista teatrale Massimo Scaglione spinge fino alla tragedia: la Cucinotta vedova
di un sarto è bersagliata da
speculazioni immobiliari
mentre la gente mormora
e la figlia si sposa. Ostacolata dal potere ma difesa dalla Chiesa, rischia di
finire in rovina. Benvenuti nel Sud del 60, dove
la donna vince con una nuova creatura: un inno
alla speranza che non manca di retorica ed eccessi ma tiene un ritmo da sceneggiata. (m. po.)
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111111r
romanzo di McCoy e film di Pollack
(dal 21, Elfo Puccini, Milano)
NUOVA DRAMMATURGIA
Detto Gospodin L’uomo e il lama, di
P. Lohle, regia Jorio; Vera, Vera, Vera
amori al funerale, di H.Squires, regia
Benvenuti (fino al 17; dal 20, Piccola
Corte, Genova)
ANNO KILOWATT
Iaia Forte Reading di L’isola di Arturo
della Morante, dopo Silvia Gribaudi
What age are you acting?. Dal 18/7
Festival (16, 17 Sansepolcro)
FOLLIA COSCIENTE
Enrico IV Di Pirandello. Metateatro
con Franco Branciaroli anche regista,
Godzilla 3D Adrenalina e dialoghi convenzionali nel kolossal di Edwards
Solo gli amanti sopravvivono
Box
office
1
= 1111111111
THE AMAZING
Spettacoli 47
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voto
6,5
Melania Giglio, Antonio Zanoletti
(fino al 18, Sociale CTB, Brescia)
CANTIERE GARIBALDI
Warlikowskij Dopo il suo master,
Eros e Priapo da furore a cenere con
Massimo Verdastro, regia Roberto
Bacci (19; 24, Garibaldi, Palermo)
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Il treno va a Mosca
reale
Dopo 60 anni ritorna il mostro Ilvalsocialismo
bene un viaggio
per colpa di un disastro nucleare
Questo documento di
Ferrone-Manzolini tratta
del racconto di uno di quei
viaggi laici della speranza
che invece di andare a
Lourdes puntavano su Mosca per vedere il socialismo
reale. Gioia grande ma anche grande reticenza nel
tacere alcune brutture. Testimonianza forte, da
Romagna a Urss, spiritosa, italiana: the end con
la morte di Togliatti e sembra l’ideale prefazione
al film di Veltroni su Berlinguer. (m. po.)
di MAURIZIO PORRO
C
ome ogni vera star, Godzilla arriva ad agitarsi sullo schermo 3D
solo 60 minuti dopo l’inizio. Al
suo secondo film dopo Monsters, il regista inglese Gareth Edwards racconta
che nel 1999 in una base nucleare delle
Filippine muore in un misterioso incidente la moglie di un ingegnere, lasciando un piccino da accudire.
Ed eccoci 15 anni dopo col giovanotto cresciuto che aiuterà il padre a scoprire la verità sul maxi mostro preistorico simile all’antenato che provoca
tsunami (bella la corsa del cane e dietro il finimondo) e distrugge S. Francisco, minacciando di nuovo la rovina
della famiglia. Per clausola, il nuovo
film, 29° della serie, col compito di
farci dimenticare il deludente remake
di Emmerich del ‘98, doveva rispettare
l’origine nucleare del disastro.
Tenuta in notturna l’azione, color
del fango, sotto cieli bigi, rimorsi e
rimpianti, l’autore si diverte a rinnovare gli optional per cui il lucertolone
dalla grafica squamosa spigolosa lunga 106 metri e 70 cm d’altezza (designer Andrew Baker), torna in superficie dove combatte non solo contro i
soldatini ma con altri suoi pari mostruosità come Muto, creatura a 8
zampe, finendo per inabissarsi di nuo-
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voto
7,5
Padre vostro
Gli scherzi da prete
e il boom di cicogne
Paura Una scena di «Godzilla 3D» diretto dall’inglese Gareth Edwards
vo nel profondo dell’oceano in attesa
del 30° reboot. Ma lasciamo aperto il
pacco sorpresa.
Ossequioso al genere nella tradizionale scansione narrativa che rispetta
al millesimo, per cui gran retorica familiare e grand bouffe di sentimentalismo da happy birthday daddy prima
delle scene clou in cui il mondo va in
pericolo (è colpa sua), Edwards firma
un’edizione con momenti di presa
adrenalinica ma anche alcuni «tacet»
di emozione, di buona coerente presa
scenografica ma convenzionale nei
dialoghi.
La priorità è degli effetti speciali, gli
attori fanno il loro dovere e Bryan
Cranston passa il testimone ad Aaron
Taylor-Johnson, mentre intorno si agitano e piangono Sally Hawkins, reduce da Woody Allen, la Binoche per un
saluto, Ken Watanabe che non può
certo lanciare la prima pietra.
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1111
111111r
voto
Questa condom pochade di Vinko Bresan è stata il
successo più clamoroso
della Croazia e racconta
l’exploit del giovane prete
che per frenare il crollo
delle nascite in un’isola
dalmata, si mette a bucare i
preservativi sostituendo
poi con le vitamine le pillole anticoncezionali.
Sarà un’originale commedia degli equivoci che
finisce con un boom di cicogne, tutto con
un’aria molto rustica e casereccia. (m. po.)
6,5 1111111111
voto
7
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Sport
Striscione antigay, multa e lavori sociali Scolari evasore in Portogallo?
I quattro giovani tifosi altoatesini del Bayern, che in Champions contro
l’Arsenal avevano esposto uno striscione antigay, dovranno versare al Bayern
una multa di 2.000 euro ciascuno e svolgere 10 ore di lavori socialmente utili.
L’Uefa aveva imposto al Bayern 10.000 euro di multa e la chiusura di una curva. Il danno economico complessivo ammonterebbe a 150.000 euro.
Il dopo Seedorf
L’operazione
è difficile e costosa
(il tecnico
guadagna 7 milioni
netti) ma Galliani
ci prova e guarda
interessato alla
finale di Ronaldo
e compagni contro
l’Atletico Madrid
di Simeone
MILANO — Carlo Ancelotti
torna al Milan? Che sia una suggestione o un’ipotesi concretamente percorribile lo scopriremo
fra dieci giorni. Nelle ultime ore il
Milan sta valutando un nome affascinante per la panchina rossonera, dopo aver contemplato e
scartato diversi candidati. Inzaghi considerato l’erede naturale
di Seedorf è stato giudicato inesperto, Spalletti troppo costoso,
Montella troppo blindato (clausola rescissoria da 6 milioni), Donadoni non risponde totalmente
al profilo richiesto per riportare
entusiasmo alle latitudini milaniste.
Il sogno di Galliani è quello di
richiamare a Milano l’allenatore
del Real Madrid atteso sabato 24
maggio dalla finale di Champions
League a Lisbona con l’Atletico.
Gara che da un lato può lanciare
Carletto nell’olimpo merengue
propiziando la conquista della
Decima, dall’altro nasconde il rischio di certificare una stagione
fallimentare (visto che il Real ha
detto addio alla Liga). La speranza dei rossoneri è quella di riaccogliere a Milanello colui che occupò la stanza numero 5 per otto
stagioni. «Resto al Real anche il
prossimo anno» ha dichiarato
Ancelotti a inizio mese, legato com’è ai madridisti da un contratto
di due anni a 7 milioni di euro
netti. In effetti, a mente fredda,
viene da chiedersi: perché un tecnico che guida una delle più ricche e forti squadre del mondo,
dovrebbe acquistare un biglietto
di sola andata Barajas-Malpensa
consapevole di non ritrovare più
la grandeur di un tempo?
È rimasto legato a tutto l’ambiente milanista (di certo Galliani
sente con maggior frequenza
Carletto rispetto all’attuale allenatore), potrebbe propiziare la
permanenza a Milano di Mauro
Tassotti (al momento determinato a preparare le valigie dopo una
sofferta convivenza con Seedorf),
consentirebbe a Pippo Inzaghi di
crescere sotto la sua ala protettiva, riporterebbe armonia in un
gruppo ora lacerato in microclan. Soprattutto, dopo uno scudetto e due Champions ottenute
nel suo precedente mandato, garantirebbe al Milan una ripartenza con rinnovato slancio.
Altro domandone: perché mai
il Real dovrebbe privarsi dopo
una sola temporada del suo celebrato tecnico (che finora ha vinto
la coppa di Spagna)? Qualora l’allenatore emiliano arrivasse a sollevare la Champions che in Plaza
de Cibeles non viene festeggiata
dal 2002, potrebbe chiedere di
Giovedì 15 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Brutte notizie dal Portogallo per il ct della nazionale brasiliana, Felipe
Scolari, a poche settimane dall’inizio dei Mondiali: Scolari, che ha allenato il
Portogallo dal 2003 al 2008, è finito nel mirino del fisco portoghese per una
presunta evasione di circa 7,4 milioni di euro. Lo rivela la stampa brasiliana,
precisando che se fosse condannato rischierebbe 12 anni di reclusione.
Aspettando
Ancelotti
Il Milan tenta Carlo per un clamoroso ritorno
Se
il Real dovesse mancare la Champions...
questo e altri giornali scaricateli da qui http://quoidianes.tumblr.com/
andare via da trionfatore dopo
aver regalato la Decima? Difficile.
In caso contrario, dopo un eventuale flop Florentino Perez tratterrebbe ancora al Bernabeu Ancelotti? Radio-mercato dice di no.
Insomma, il Milan (che pur augura a Carletto ogni bene: anche
ieri non sono mancati i contatti)
vigila e aspetta. «Un giorno tornerò in Italia e poi il Milan lo allenerei pure gratis. Galliani lo sa e
penso che in passato ne abbia pure approfittato un po’...» disse
nell’agosto di due anni fa Carlo.
Chissà se hanno parlato anche di
questo Bronzetti (vicinissimo ad
Ancelotti e al mondo Real) e Galliani nell’incontro che ieri mattina hanno avuto a Casa Milan. Di
Dopo una notte in discoteca
Balotelli a caccia del ladro
MILANO — (m. col.) Notti tragiche
inseguendo un gol (e un ladro). Dopo il
derby del 4 maggio scorso, vinto con una
capocciata di De Jong, Mario Balotelli ha
avuto l’ennesima serata no limits. Uscito
all’alba dall’Hollywood, la discoteca cult di
corso Como — secondo la ricostruzione di
«Diva e donna» — il giocatore rossonero, in
compagnia del fratello Enoch, si sarebbe
accorto al momento di salire in macchina di
essere stato derubato del cellulare. A quel
punto sarebbe iniziata la caccia al ladro con
Enoch lanciatosi all’inseguimento del
presunto colpevole. Braccato (il settimanale
parla di uno straniero di colore), sarebbe
iniziata una rissa nella quale sarebbero stati
coinvolti altri passanti e Mario. Qualcuno
avrebbe anche provato a fermare
l’attaccante milanista. Poi solo l’arrivo
dell’ambulanza ha sedato il tumulto. Il
Milan ha fatto sapere di non essere a
conoscenza dell’episodio e ha evitato
commenti sull’argomento.
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certo è stato affrontato l’argomento riguardante il riscatto di
Adil Rami dal Valencia. Gli spagnoli sarebbero disposti a concedere uno sconto sui 7 milioni di
euro già fissati, arrivando però a
6. Il Milan ne mette sul piatto 4 e
conta sulla volontà del giocatore
di rimanere. In sede si è rivisto
anche Mino Raiola, ufficialmente
per la firma sul primo contratto
da professionista di Cosimo La
Ferrara, il baby attaccante degli
Allievi, classe 1998, fino al 30 giugno del 2017. Ma si è discusso
anche del rinnovo di Abate e ovviamente di Mario Balotelli. Resta
il grande dilemma: Supermario ci
sarà al Milan anche l’anno prossimo? Le frecciate di Silvio Berlusconi alla punta, la necessità di
fare cassa sacrificando un big, le
intemperanze continue del giocatore fanno propendere per un
addio prima della fine dell’estate.
Chissà se a quell’epoca in panchina ci sarà Ancelotti.
Monica Colombo
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L’identikit perfetto Ai rossoneri serve un condottiero in grado di unire e riappacificare le varie anime dopo una stagione tormentata
Esperto e amato: l’uomo giusto al momento giusto
MILANO — Italiano, perché deve
conoscere alla perfezione cosa significhi essere l’allenatore del Milan. Con esperienza, perché non è
più tempo di certi esperimenti tattici e ci vuole un fisico bestiale, abituato a navigare in tutti i mari, per
gestire uno spogliatoio abbattuto e
litigioso. Ecco, soprattutto un uomo
che sappia mettere d’accordo tutti.
All’interno e all’esterno.
Se si uniscono i puntini dell’identikit tracciato dal Milan in questi
giorni per il futuro allenatore, viene
fuori il faccione di Carlo Ancelotti. A
pensarci, l’uovo di Colombo. Soluzione apparentemente semplice e
perfetta, ma ovviamente complicata
(molto complicata) sul piano dei
quattrini. Il ritorno del tecnico che
tutti (media compresi) ricordano
con affetto, al quale generazioni di
giocatori rossoneri e non si dicono
debitori e che è il modello sia dell’allenatore attuale, Seedorf, sia di
uno dei candidati, Filippo Inzaghi,
destinato ora a crescere con calma
perché tanto, un giorno, quella panchina sarà sua.
Al Milan nessuno ricorda una stagione così: già un esonero è qualcosa che non si vede di frequente a
queste latitudini, figurarsi due
(quello di Seedorf arriverà nelle
prossime settimane, anzi pare che
siano già iniziate le discussioni tra
gli avvocati delle due parti). E poi:
veleni, spifferi, polemiche, clan
contrapposti, manie di grandezza,
giocatori convocati a cena dal presidente, battutacce presidenziali e la-
Altri pretendenti
Troppo caro Luciano Spalletti
ha ancora un contratto
con lo Zenit di 4 milioni (Ansa)
Blindato Vincenzo Montella
è blindato da una clausola di
rescissione di 6 milioni (LaPresse)
Inesperto Filippo Inzaghi,
ora alla Primavera, è giudicato
troppo inesperto (Fotogramma)
biali vicepresidenziali. A monte, una
società condotta da un duopolio che
ora lavorerà anche in pace, ma è pur
sempre costretto a una convivenza
difficile e precaria.
In tutto ciò serve un uomo con la
capacità di unire, una specie di presidente della Repubblica superpartes, una figura che sappia riportare
armonia, in grado di abbozzare di
fronte alle richieste del presidente
(Carlo è un uomo di mondo), di saper domare anche i cavalli più bizzosi (Ibra adorava Ancelotti ai tempi
del Psg, la speranza è che succeda
anche con Balotelli), di far cambiare
idea anche a Mauro Tassotti, il vice
di una vita, ora deciso ad andarsene
dopo il difficile periodo con Seedorf.
Se l’operazione riuscisse, sarebbe il
capolavoro di Adriano Galliani.
a. rav.
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Corriere della Sera Giovedì 15 Maggio 2014
Sport 49
italia: 51575551575557
Magic zittisce Donald Sterling
Scott spodesta il re Woods
Marquez prolunga fino al 2016
L’ex stella della Nba Magic Johnson ha risposto duramente al patron
dei Los Angeles Clippers Donald Sterling per il suo atteggiamento razzista verso i neri e verso chi ha contratto il virus Hiv come Magic. «Vive
ancora nell’età della pietra, non si possono fare quei commenti su afroamericani, latinos e malati di Aids», ha dichiarato Magic Johnson.
L’australiano Adam Scott, 33 anni, si appresta a diventare il nuovo n.1
del golf mondiale, spodestando il mito Tiger Woods, nella nuova classifica
internazionale che sarà pubblicata lunedì. Scott non parteciperà questa
settimana alla Open Irving che inizia oggi in Texas, ma perderà meno punti di Woods in classifica, tenendo conto dei risultati degli ultimi due anni.
Marc Marquez in Honda fino al 2016. Il pilota spagnolo, leader del MotoGp con quattro vittorie su quattro, ha rinnovato il suo contratto con la casa
giapponese in scadenza quest’anno. Marquez, campione del mondo lo
scorso anno con la Honda da esordiente, è il primo dei big che definisce il
suo futuro in questa stagione, in cui scadono la maggior parte degli accordi.
Il sogno Carlo Ancelotti,
54 anni, ha allenato
il Milan dal 2001 al 2009
e ha giocato in rossonero
dal 1987 al 1992 . È al
Real da una stagione (Afp)
Mondiale Le nazionali del passato erano più attrezzate, ma anche questa può pensare in grande
Il piano di Prandelli per lanciare in alto
un’Italia figlia della crisi e degli stranieri
Buffon, la difesa e Pirlo i punti di forza; i dubbi veri restano in attacco
MILANO — Ci sono state nazionali più forti fra quelle che
hanno rappresentato l’Italia al
Mondiale. Ma Cesare Prandelli
da martedì potrà lavorare in serenità per ripetere il mezzo miracolo di Euro 2012. La sua storia dimostra che il c.t. è un allenatore più che un selezionatore:
partito dal settore giovanile,
non ha perso la passione di insegnare calcio e di lavorare sulla
squadra, anche se si tratta di nazionale. Se l’Italia è tornata a
pensare in grande, è perché ha
trovato un c.t. che ha rimesso il
gioco al centro del progetto. I
tempi di costruzione dell’Italia
per il Brasile (esordio il 14 giugno con l’Inghilterra) sono
Grandi bellezze
1970: staffetta Rivera e Mazzola
La solidità di Bearzot
Questa nazionale non ha
la solidità di quelle di
Bearzot e nemmeno la
forza di quella di Valcareggi
data a centrocampo con Pirlo,
che in Brasile ritroverà l’ammirazione di un popolo per le sue
giocate, come si è visto durante
la Confederations 2013, De Rossi, al terzo Mondiale e Thiago
Motta, reduce dalla migliore
stagione della sua carriera (al
Psg) e da costruire bene in attacco, dove si vive di una doppia
speranza: la voglia di Balotelli e
la possibilità di avere Rossi.
Rispetto al passato, questa
Italia, seconda a Euro 2012 e terza alla Confederations, appare al
momento lontana dalla vetta
rappresentata da altre nazionali.
Non ha la solidità di quelle di
Bearzot, quarta nel 1978 e prima
nel 1982, sintesi perfetta di qualità tecniche, dedizione alla causa, carisma, con il blocco Juve
(Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea,
Tardelli e Rossi) innervato da
campioni come Oriali, Conti,
Antognoni, Graziani e Altobelli
più la felice incoscienza di Bergomi. E non ha nemmeno la forza dell’Italia di Valcareggi, seconda nel 1970, con De Sisti (il
Pirlo di oggi), la staffetta Mazzola-Rivera e una coppia d’attacco
eccezionale (Boninsegna-Riva).
La forza di Lippi
Superiore anche l’Italia di
Vicini, la sintesi di Sacchi,
una grande squadra
quella mondiale di Lippi
1982: blocco Juve Pablito Rossi
Inter
Cambiasso,
il divorzio
è vicinissimo
MILANO — Mercoledì di
lavoro all’Inter con un
lungo vertice ad Appiano
fra il d.g., Fassone, il d.s.
Ausilio (rientrato da
Londra) e Mazzarri. Più
che parlare di mercato in
entrata, si è cercato di
programmare la prossima
stagione e di mettere a
fuoco alcuni movimenti
(reali e ipotetici) in uscita.
Adesso la questione
centrale è legata al nome
di Esteban Cambiasso
(foto), che ha il contratto
in scadenza. La dirigenza
nerazzurra punta a
incontrare il giocatore in
queste ore, per arrivare ad
un annuncio prima della
partita con il Chievo. La
volontà di Thohir e dei
suoi collaboratori è quella
di non rinnovare il
contratto a Cambiasso,
uno dei giocatori simbolo
dell’Inter morattiana (15
trofei in dieci anni, visto
che era arrivato a Milano
nel 2004 a parametro zero
dal Real) e del triplete del
2010, per segnare una
cesura chiara con il
passato. Resta però un
piccolo margine per
avviare una trattativa,
anche perché Cambiasso
ha spiegato che i soldi
sono secondari. Ma forse
questo non conta più.
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strettissimi, perché la nazionale
è considerata dalla Lega di serie
A quasi un fastidioso intralcio e
Prandelli dovrà scegliere i 23
con una sola amichevole a disposizione (31 maggio a Londra
con l’Irlanda), dopo quella del 5
marzo a Madrid; ai tempi di Sacchi, la nazionale era al centro del
mondo: il campionato era finito
il 1° maggio 1994 e il Mondiale
azzurro era cominciato al Giants
Stadium di New York il 18 giugno, e comunque un mese esatto dopo la finale di Coppa dei
campioni del Milan (4-0 al Barcellona, 18 maggio).
Come all’Europeo, Prandelli
ha puntato sul blocco Juve (sei
azzurri) più quattro milanisti.
Sono stati chiamati giocatori di
dodici squadre: oltre a Juve e
Milan, Torino, Fiorentina, Parma e Paris St. Germain (3); Roma e Napoli (2); Genoa, Inter,
Verona e Lazio (1). Con una scelta comunque coraggiosa, il c.t.
ha puntato su un mix fra la coscienza storica dell’Italia (Buf-
1994: singoli e squadra Robi Baggio
Leader
Andrea Pirlo,
34 anni, è il leader
di centrocampo
su cui il c.t.
Cesare Prandelli
vuole costruire
le proprie fortune
al Mondiale
(Andreoli)
fon, gli juventini della difesa,
Pirlo, De Rossi, Marchisio, Montolivo e Thiago Motta più Balotelli) e quelli che gli sembrano
gli azzurri più in forma, anche se
con pochissima esperienza in
nazionale (10): Perin, Darmian e
Romulo non hanno mai giocato
in azzurro; Paletta e Immobile, il
capocannoniere, sono fermi a
una presenza; Parolo è a quota
due; Verratti e Insigne a quattro;
Destro e Pasqual a cinque. Viste
le caratteristiche del gruppo e le
scelte tutt’altro che scontate per
passare da 30 a 23 giocatori (in
attacco, ad esempio, c’è il ballottaggio Cassano-Rossi), saranno
decisivi gli allenamenti fino all’Irlanda, perché qualsiasi progetto calcistico, senza la verifica
sul prato, è pura teoria.
Al momento l’Italia, guidata
da Buffon, appare solida in difesa, anche se è da verificare la
condizione di Barzagli, collau-
2006: difesa Fabio Cannavaro
Era più forte anche l’Italia di Vicini, terza nel 1990, con una difesa quasi insuperabile (Zenga,
Bergomi, Ferri, Baresi, Maldini,
un gol subito in sei partite) più
Donadoni e Giannini più Schillaci e Baggio. E l’Italia di Sacchi,
seconda a Usa 1994, è stata la
sintesi fra le qualità dei singoli (i
due Baggio, 7 gol su otto) e la capacità di essere squadra (zona,
pressing, fuorigioco), senza libero e senza centravanti.
Era una grande Italia quella di
Marcello Lippi, campione del
mondo nel 2006, costruita sulla
difesa (Buffon e Cannavaro),
sull’asse Pirlo-Gattuso in mezzo
al campo, ma capace di chiudere
con la Germania con Totti,
Iaquinta, Gilardino e Del Piero.
Quella che volerà in Brasile è un’
Italia diversa, figlia di un campionato pieno di stranieri e della
crisi, ma la garanzia è Prandelli:
dategli una squadra e vi solleverà il mondo.
Fabio Monti
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Tempi che cambiano Antonini attacca Prandelli per l’esclusione di Gilardino, la moglie di Nasri insulta Deschamps in 140 caratteri
Polemiche, liti, insulti: il Bar Sport oggi è su twitter
Cesare Prandelli lascia a casa dal
Mondiale Alberto Gilardino e Luca
Antonini, che del Gila deluso e arrabbiato è compagno di squadra al
Genoa, entra a gamba tesa sulle caviglie del c.t. con un tweet: «Tu non
hai i requisiti per questa nazionale:
troppo eticamente corretto, troppe
presenze, troppi gol, troppo forte! Mi
spiace, amico Gilardino».
Benvenuti al Bar Sport della Luisona, del professore, dello sparaballe e
dell’espertone capace di declinare tutte le formazioni dell’Italia dal paleolitico ai giorni nostri, quel luogo di aggregazione, caffé e parole in libertà
che nell’era dei social network ha
cambiato indirizzo. Si è trasferito nell’iperspazio sconfinato di Internet,
dove, con la fondamentale complicità
di chi facebookka e ritwitta la qualunque (i tifosi attivi sulla piattaforma di
Facebook sono 500 milioni nel mon-
I messaggi
Luca Antonini:
«Tu non hai i requisiti
x questa nazionale:
troppo eticamente corretto, troppe
presenze, troppi gol, troppo forte!
Mi spiace amico @GilaGilardino»
Domenico Criscito:
«Non nascondo il dispiacere.. ci
sono rimasto piu di merda adesso
che due anni fa all’europeo.. grazie
a tutti per il sostegno»
Anara Atanes
(compagna di Samir Nasri):
«Fuck France and fuck
Deschamps. What a shit
manager!»
do, 14,88 milioni solo in Italia, cioé il
60% degli italiani che vi accedono
ogni mese: più di spagnoli, inglesi,
francesi), chiunque si sente in diritto
di mettere per iscritto il proprio parere. Il cambiamento non è da poco. Se a
Rivera giravano le scatole per la staffetta con Mazzola al Mondiale ‘70, a
saperlo erano solo Valcareggi e i compagni; e a nessuna moglie veniva in
mente di condensare la sua irritazione
in 140 caratteri, come invece, complice quel pettegolo di twitter, ieri ha fatto la compagna di Samir Nasri, centrocampista francese del Manchester City
escluso dal c.t. Deschamps dal gruppo
dei Bleus che voleranno in Brasile.
«Fuck France and fuck Deschamps —
ha scritto madame —, what a shit manager...» (per la traduzione rivolgersi
all’Accademia della Crusca).
Moglie e tweet dei paesi tuoi. «Odio
i tifosi del Livorno. Divertitevi in B!»
ha augurato la fidanzata di Giuseppe
Rossi, Jenna Lynn, agli ultrà amaranto, colpevoli di aver fischiato e dileggiato Pepito al ritorno in campo dopo
il lungo infortunio. E se delle love
story Mario Balotelli/Fanny Neguesha
e Mauro Icardi/Wanda Nara sappiamo
tutto, ahinoi, grazie agli aggiornamenti via social puntuali come il bollettino dei naviganti, nel marzo 2010
scoprimmo con sgomento che l’apparentemente mite Carolina Celico, moglie di Kakà, nasconde sotto mentite
spoglie un’anima guerriera. Con il Re-
Ultima moda
Kakà e Pepito Rossi difesi
dalle compagne sui social,
dove poi basta un clic per
smentire o cancellare tutto
al Madrid eliminato negli ottavi di
Champions e il suo Ricky sostituito
nel secondo tempo, «Pellegrini è un
vigliacco incompetente» twittò iraconda, salvo ritirare il messaggio a
stretto giro. Perché sui social si vomita
di tutto e poi si cancella, ci si sfoga e
poi si dà la colpa ad altri, si lancia il
sasso e si nasconde la mano, si smentisce, conferma e poi smentisce di
nuovo con un clic, e non si perdona
mai. «Finalmente godo anch’io!!!»
sbottò lady Antonini all’esonero di
Max Allegri dal Milan, il club che ha
venduto il suo Luca a quel Genoa dove
oggi il povero Gilardino giace cornuto
e mazziato. La Luisona, accigliata, osserva il traffico di dati, probabilmente
pensando che si stava meglio quando
si stava peggio e ci si accapigliava, vivaddio, di persona.
Gaia Piccardi
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50 Sport
Giovedì 15 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
A Torino La vittoria arriva dal dischetto, impressiona la serie di finali perse dai portoghesi
Benedetta dai rigori la festa del Siviglia
È l’ottava maledizione del Benfica
questo e altri giornali scaricateli da qui http://quoidianes.tumblr.com/
L’Europa League va agli spagnoli, il rimpianto di Conte in tribuna
DAL NOSTRO INVIATO
TORINO — L’Europa League
buttata. Cominciamo col dire
chi è la vera sconfitta di questa
finale 2014: la Juventus. Il solito
maldestro atteggiamento bianconero di Coppa ha ingigantito
il Benfica, ma il Siviglia, speculativo e cinico, è anche peggio.
Antonio Conte, in tribuna con
molti dei suoi annunciati sostituti, avrà avuto la stessa amara
sensazione di fronte a due squadre mediocri, incapaci di superarsi. L’irresolutezza di entrambe le contendenti non può che
trascinare la risoluzione di tutto
ai rigori e qui la maledizione di
Bela Guttmann è per l’ottava
volta più forte della benedizione
di Eusebio. Il Benfica perde ancora, per il secondo anno consecutivo.
L’Europa League è per la terza
volta del Siviglia, per gli sbagli
dal dischetto di Cardozo e Rodrigo e in misura minore, però
c’entra anche lui, per le parate
del portoghese Beto. Viene così
premiata la tattica della squadra
più debole, la tattica di tutti coloro che si sentono in inferiorità, nel pronostico e nella tecnica. Uno: cercare di non prendere
gol; due: cercare di fare un gol
magari approfittando di un contropiede o di un errore degli avversari; tre: tirare tardi, verso i
calci di rigore. Missione compiuta.
Ovviamente questa, all’inizio,
Siviglia
Benfica
4
2
(ai calci di rigore;
0-0 dopo i tempi supplementari)
Sequenza rigori: Lima (gol),
Bacca (gol), Cardozo (parato),
Mbia (gol), Rodrigo (parato), Coke
(gol), Luisao (gol), Gameiro (gol)
SIVIGLIA (4-2-3-1): Beto 8; Coke
6, Pareja 7, Fazio 6, Moreno 6;
Mbia 6,5, D. Carriço 6; Reyes 6,5
(Marin 5 33’ s.t.; Gameiro 7 14’
p.t.s.), Rakitic 6, Vitolo 5,5
(Figueiras s.v. 5’ s.t.s.); Bacca 5.
All. Emery 6
BENFICA (4-3-3): Oblak 7; Maxi
Pereira 6,5, Luisao 6,5, Garay 6,5,
Siqueira 6 (Cardozo 4,5 9’ p.t.s.);
Amorim 6, A. Gomes 6, Gaitan 5
(Cavaleiro s.v. 13’ s.t.s.); Sulejmani
6 (Almeida 6 24’ s.t.), Lima 5,
Rodrigo 4,5. All. J. Jesus 5,5
Arbitro: Brych (Germania) 5
Ammoniti: Fazio, Moreno,
Siqueira, Coke, Almeida
Recuperi: 2’ più 2’; 1’ più 2’
appare la strada più impervia,
ma non la meno percorribile. Il
Benfica ha le migliori occasioni
nel finale del primo tempo con
Maxi Pereira e Rodrigo. Interventi decisivi di Beto. La capacità di palleggio del Benfica è notoria e decisamente superiore,
ma la ruvidezza del Siviglia la
tiene a bada, anche con le cattive. Sulejmani, sulla fascia destra, costringe in pochi minuti
Fazio e Moreno a due falli da
ammonizione, però paga con
l’uscita anticipata dal campo. Il
Benfica reclama almeno due rigori, e quello di Fazio su Gaitan,
nel finale del primo tempo, for-
Esultanza
Beto, portiere portoghese
del Siviglia, esulta: ha appena parato il suo secondo
rigore (a Rodrigo, dopo
quello respinto a Cardozo)
ed è stato protagonista
nella vittoria sul Benfica
(Afp)
Il presidente Uefa
se ci stava. Ma l’arbitro tedesco
Brych appartiene alla categoria
«se non vedo il sangue non fischio».
Jorge Jesus opta per un 4-3-3,
Unai Emery invece per il 4-2-3-1
e consegna le chiavi della squadra a Rakitic biondo e mobile
raccordo tra centrocampo e attacco. La differenza c’è e si vede.
Il Siviglia offre una furiosa resistenza, il Benfica si distingue
per le occasioni fallite. Lima,
Rodrigo e di nuovo Lima, con,
nel primo caso, salvataggio clamoroso a portiere battuto, di
Pareja, rappresentano la fiammata iniziale dei portoghesi a
inizio secondo tempo. In tribuna Antonio Conte guarda il match, con qualche rimpianto, parlottando con Andrea Agnelli e
John Elkann. Buon segno? In
campo la partita si sfilaccia. A
differenza di una classica finale
tutta tensioni e braccino corto,
questa diventa una specie di
prateria con spazi aperti dove si
infilano veloci e ripartenti gli attaccanti dell’una e dell’altra
squadra. Il Siviglia ha più di una
occasione con Vitolo e, soprattutto, con Reyes che esalta le doti di Oblak. Dall’altra parte è Beto che salva su una traiettoria
maligna di Lima da lontano,
mentre Garay salta bene ma alza
troppo di testa.
È più forte Bela Guttmann di
Eusebio, lassù, tra le nuvole fresche? In attesa di decisioni, dopo un assedio finale sterile – il
Siviglia è ormai tutto barricate e
rarissime sortite – il Benfica viene trascinato ai supplementari.
Nel primo quarto è il Siviglia,
con il vice Falcao, il colombiano
Bacca, a fallire il vantaggio. Il secondo quarto è una lunga agonia che trascina i pochi giocatori
non stremati ai calci di rigore.
Perché non siamo stupiti di
questo finale?
Roberto Perrone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Platini: «Bene
la tecnologia
ma non troppo»
TORINO — Tecnologia nel
calcio, sì ma con giudizio.
Parola di Michel Platini: «Non
sono contrario a utilizzarla
per determinare se è gol o no,
ma non ritengo corretto
impiegarla per il fuorigioco».
Il presidente dell’Uefa
ribadisce la sua posizione in
occasione del briefing sugli
arbitri prima della finale di
Europa League, insieme al
responsabile arbitrale Uefa,
Pierluigi Collina. «Quando
sono diventato presidente —
spiega Platini — ho
immaginato di avere più occhi
sul campo per controllare
meglio ciò che accade».
Questa considerazione ha
ispirato il sistema dei cinque
arbitri con i due addizionali
dietro le porte. «Già 35
federazioni su 54 lo adottano»
rileva Collina. Altro tema
sensibile, la cosiddetta «tripla
sanzione» per il giocatore che
commette fallo in area di
rigore e che viene sanzionato
con calcio di rigore,
espulsione e successivo turno
di squalifica. Collina conferma
il giudizio del Comitato
Esecutivo Uefa: «È troppo
penalizzante, propendiamo
per il cartellino giallo al posto
del rosso». Ora si attendono le
determinazioni dell’Ifab.
Platini chiosa con un accenno
all’Italia: «Il problema del
calcio italiano non sono gli
arbitri ma la violenza negli
stadi che si combatte con
strutture più moderne».
Filippo Bonsignore
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Giovedì 15 Maggio 2014
Sport 51
italia: 51575551575557
Il rombo in F1 resta un problema
Il motore a trombetta fa pernacchie e non crea rumore
Prova La «tromba» montata (Colombo)
La soluzione studiata per ridare la voce
ai motori della F1 è terribile. Meglio
l’«afonia» del turbo che questa
pernacchietta insistente. La soluzione è
stata sperimentata ieri dalla Mercedes
nei test di Montmelo, a Barcellona, ma i
presenti ci sono rimasti male nel sentire
quel suono che non ha nemmeno la
forza della sgradevolezza: peggio, è
comico. Anche esteticamente, quella
trombetta posteriore, una specie di
megafono, è brutta da vedere. La
macchina che sta dominando il
Mondiale (con Hamilton e Rosberg)
pareva, sul piano del sound, e solo su
questo, un giocattolo, non certo un
prodigio della tecnica. Dov’è finito il
rombo? Non può essere quella
trombetta piazzata nel posteriore a
riscoprirlo. La malattia è seria, la terapia
impostata no. La Lotus, anch’essa
impegnata nei test, ha scherzato su
twitter domandando ai colleghi della
Mercedes: «Potete abbassare il
volume?». La replica, altrettanto ironica:
«Cosa? Non riusciamo a sentirvi. Alzate
la voce». Questa improvvisa assenza del
rumore ha spiazzato gli appassionati,
non solo i nostalgici, che ricordano con
emozione quel ruggito, interprete
perfetto dell’aggressività di una
macchina che supera i 300 all’ora. Il
turbo ha smorzato quell’acuto che
creava fascino, massì anche un certo
timore. Il ronzio da turbo ha provocato
polemiche, l’opposizione persino di
Ecclestone, da qui la ricerca di una
soluzione, che non può essere quella
impostata ieri. La stessa Renault prende
le distanze: «Siamo coinvolti nel
processo supervisionato dalla
federazione internazionale, ma bisogna
pensare alle conseguenze che ogni
modifica può portare». Come dire: il
rumore sarà pur importante, ma stiamo
attenti alle conseguenze e soprattutto
non peggioriamo la situazione. Quanto
ai test di ieri il più veloce è stato Pastor
Ciclismo Finale di gara tra pioggia, freddo, vento e poi sole. Oggi salita conclusiva di 9 km
L’impresa di Ulissi riscalda il Giro
«Mi aspettavano al varco, eccomi»
L’italiano scatta e fa il vuoto: «E dicono che non vinco sopra i 200 km»
78
105 113
147 168 176
215
248 257
C.D.S.
Ordine d’arrivo
5ª tappa, TarantoViggiano, di 203 km
1. Ulissi (Ita) in 5.12’39’’
(media 38,957 km/h)
2. Evans (Aus)
a 1’’
3. Arredondo (Col) s.t.
4. Uran Uran (Col) s.t.
5. Majka (Pol)
s.t.
6. Matthews (Aus) s.t.
7. Rodriguez (Spa) s.t.
9. Pozzovivo (Ita)
s.t.
10. Quintana (Col) s.t.
12. Scarponi (Ita) s.t.
19. Aru (Ita)
s.t.
20. Pellizotti (Ita)
s.t.
24. Basso (Ita)
s.t.
26. Cunego (Ita)
s.t.
55. Sanchez (Spa)
a 1’15’’
195. Stamsnijder (Ola)
a 26’12’’
Classifica generale
1. Matthews (Aus)
in 17.41’23’’
2. Weening (Ola) a 14’’
3. Evans (Aus)
a 15’’
4. Uran Uran (Col) a 19’’
5. Majka (Pol)
a 26’’
6. Boasson Hagen (Nor)
a 35’’
7. Roche (Irl)
a 37’’
8. Scarponi (Ita) a 41’’
9. Cataldo (Ita) a 49’’
10. Aru (Ita)
a 52’’
12. Basso (Ita) a 1’07’’
13. Brambilla (Ita) s.t.
14. Quintana (Col)
a 1’09’’
19. Pozzovivo (Ita)
a 1’12’’
22. Ulissi (Ita) a 1’23’’
34. Sanchez (Spa)
a 1’35’’
40. Rodriguez (Spa)
a 1’47’’
55. Moser (Ita) a 2’33’’
69. Hesjedal (Can)
a 3’40’’
195. Carretero (Pan)
a 50’27’’
la sua seconda tappa rosa, dopo
quella a tavolino (con Visconti
declassato per scorrettezze) nel
2011. La punta della Lampre si
conferma il giovane italiano più
vincente, anche come istinto killer, e la speranza più solida per le
grandi classiche, sulla scia del
compaesano Paolo Bettini e «grazie a un allenatore-motivatore
no delle arpe dove in effetti
sembra di essere in provincia
d’Irlanda: negli ultimi quindici
chilometri piove, tira un vento
freddo ma poi torna di nuovo il
sereno. Una tempesta, anche
emotiva, che accompagna
Gianluca Brambilla, all’attacco
sulla discesa tecnica e scivolosa.
Il vicentino viene ripreso a 1300
metri dal traguardo, dopo aver
avuto anche 37’’ di vantaggio. A
testimonianza che tra gli uomini
di classifica più adatti a questi
brevi strappi c’è l’intenzione di
cominciare a marcare il territorio: il più attivo, Rodriguez, è
anche quello più in ritardo in
classifica dopo l’imbarcata nella
cronosquadre. Purito frusta il
suo gregario Moreno, fa selezione nell’ultimo chilometro, ma
fino a un certo punto: la maglia
rosa Matthews resiste. Evans si
lamenta di essere rimasto senza
squadra al momento decisivo,
ma su questi traguardi ha sempre sofferto la velocità e la freschezza di scattisti come Ulissi:
l’abbuono di 6’’ rafforza comunque la sua pole position tra i
motori adatti alle tre settimane,
a soli 15’’ dalla maglia rosa del
Rivincita Diego Armando Ulissi, 24 anni di Cecina, alza le mani sul traguardo di tappa (LaPresse)
come Michele Bartoli».
«Partire tra i favoriti è sempre
difficile — dice Ulissi, che colleziona vini rossi e nel tempo libero mette a dura prova i pollici
con la playstation — tutti mi
aspettavano al varco, ma mi sono fatto trovare pronto. Sto godendo, perché mi ci voleva proprio una vittoria così. Sono stato
bravissimo e alla mia età credo
di essere più avanti del previsto,
nonostante i presunti esperti dicano che sopra i 200 chilometri
io non riesca a vincere. Per
emergere ci vuole tempo. Io sto
crescendo gradualmente. Peccato solo che sia una testa di c… e
quando non sento sensazioni ottime mi demoralizzo, come nelle
classiche di quest’anno. Ma con
questa vittoria si è invertito il
trend».
L’inglese è d’obbligo in questo Giro, ma dopo le volate bagnate tra l’Irlanda e Bari, Ulissi,
papà di una bimba di un anno e
mezzo, risveglia il Giro degli italiani sullo strappo (percorso
due volte) di Viggiano, il paesi-
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In vendita a 1.500 euro su
eBay il tesserino della
Federazione ciclistica
italiana appartenuto a
Marco Pantani. La cosa ha
suscitato l’ira della madre
del Pirata, Tonina: chi l’ha
fatto «si deve vergognare».
A farlo, secondo Tonina,
sarebbe stato «un amico di
squadra» del figlio, che
oltre alla licenza dell’Uci
del 1997 ha messo in
vendita all’asta anche
diverse maglie della
Mercatone Uno indossate
da Pantani.
Cadel (e poi forza Mark Bresciano: sì, la
gloria pedatoria italo-australiana, che qui
tutti ti raccontano avere cromosomi viggianesi). Il primo che sul cellulare ha la foto del Porsche Cayenne da 160mila dollari,
posteggiato a Montecarlo. L’altro che, la
macchina, se l’arreda con gli adesivi Free
Tibet. Il ventitreenne Bling che deriva il
soprannome dalla mania di correre con gli
orecchini, le croci, il bracciale di diamanti
e oro bianco, gode con una Honda sotto il
sedere e un Calvin Klein addosso, tenta
(spesso inutilmente) di cambiarsi la reputazione: «Molti pensano che io sia vanitoso, ma non è vero…». Il campione Evans
che è cresciuto con gli aborigeni e ha cominciato a vincere tardi, solo quando i dopati gli han lasciato spazio, e ha sposato
una pianista di Varese e ha adottato un
bimbo etiope e ha incontrato il Dalai Lama
e sulla bici tiene una poesia talismano: «Il
mio nome significa guerriero in gaelico»,
dice sempre, nemesi d’un pacifista. Così
appaiati dal presente, così diversi nelle
vittorie conquistate (dieci a zero per
Evans) e nei pensieri (giudicate voi). Ehi
Blind, è l’affondo, ma tu ed Evans andate
d’accordo o no? «Qualche volta». E quando? «Non quando ho io la maglia rosa».
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Francesco Battistini
Messo all’asta
Il tesserino
di Pantani
fa infuriare
la mamma
Rivali Michael Matthews (a sinistra),
23 anni, e Cadel Evans, 37 (Ansa, Ap)
rimasto solo ed è andata così…».
Australiani di Viggiano. Aussie di seppia che riaffiorano sempre e si consumano
piano, pianissimo, in questo Giro pluvio.
Maglia rosa e maglia chissà. Che s’appendono al palco della Val d’Agri ed è come se
fossero a casa loro, perché un po’ questa
terra lo è: per un secolo ci sono stati più
emigranti che abitanti, erano tanti a far la
vita agra laggiù e le vie dei canti di Viggiano sono piene di piroscafi e di bauli riempiti e partiti, spesso mai tornati, sicuramente mai dimenticati. Forza Bling e forza
ROMA — Solo un paio di
giorni. È quanto è durata la
permanenza di Roger Federer
nell’amata Roma per gli
Internazionali d’Italia. Una
rapida uscita di scena, ma
con finale thrilling, quella
toccata all’ex n.1 del mondo,
rispedito a Basilea tra le
braccia di Mirka e dei suoi
quattro figli da un Chardy,
francese n. 47 al mondo, che
a un quindici dalla doccia ha
deciso di non darla vinta ad
avversario illustre e pubblico.
Uscito dal centrale battuto
per 1-6, 6-3, 7-6, Federer ha
fatto capire di non aver
immediatamente
metabolizzato una sconfitta
che potrebbe costargli un
posto nella classifica Atp e, di
conseguenza, anche la testa
di serie numero 4 al
prossimo Roland Garros: in
altre parole la garanzia di non
incontrare Nadal o Djokovic
prima delle semifinali. «Non
è stato divertente uscire dal
campo pensando a cosa era
appena successo –— ha
chiarito Roger, che non ha
sfruttato un matchpoint nel
Paolo Tomaselli
Bling e Cadel, gli opposti in bicicletta
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
Tonfo Federer
Roma stregata
«Sono frustrato
e arrabbiato»
connazionale.
Anche perché oggi si replica,
ma su scala più ampia. La salita
finale verso Montecassino è ben
più lunga (9 km)e impegnativa.
E i balconi aperti ieri sul nuovo
Giro, possono già sbattere in
faccia a qualcuno.
Personaggi Matthews e Evans, gli australiani diversi. Unica cosa in comune: la voglia di vincere
VIGGIANO (Potenza) — Dalla vita si
può voler di più d’un lucano: un australiano, per esempio. O magari due. Il giovane
Michael «Bling» Matthews. Il veterano Cadel Evans. L’uno che resiste con la maglia
del primo contro ogni gufo, il rosa logora
chi non ce l’ha, e intanto mette le mani sul
manubrio e ben avanti: «Ho voglia di tenermela finché posso, da adesso però sarà
tutto molto più duro». L’altro che a 37 anni
vola ancora come una rondinella, all’arrivo come in classifica, e se qualcuno pensa
ci voglia provare, beh, lui non smentisce:
«Conosco il piacere della vittoria». Due
«aussie» che si sfiorano e un (bel) po’
s’ignorano. Al giovin canguro chiedono a
chi s’ispiri: «Io non ho modelli, sono un
corridore diverso da tutti…». Dall’anziano
vogliono sapere chi sia l’erede: «Ho ancora
tutta la vita davanti…». A Bling buttiamo lì
se si senta di somigliare in qualcosa a
Evans, e il riferimento non è alla bici, ma
l’effetto è in surplace: «Non ci somigliamo
in niente, lui è uno da scalate lunghe e io
sono uno da scalate brevi…». Su Evans si
vorrebbe sapere se senta rivalità col ragazzo, ma siccome è troppo felice e arrabbiato
per la tappa, quel che sente è soltanto per i
compagni di squadra, maledizione, «sono
d.d.
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Tennis
Il trend da invertire
«Per emergere ci vuole
tempo, io sto crescendo
gradualmente. Questa
vittoria inverte il trend»
41 - Cassino
53
MONTECASSINO
484 m
150 - Vairano
Scalo
473 - Scorzo
101 - Eboli
km 20
55 - Maddaloni
65 - Caserta
463 - Polla
SASSANO
469 m
37 - Nola
La tappa di oggi
6ª tappa, SassanoMontecassino di 247
km, tappa di media
montagna con arrivo
in salita, con una
pendenza del 5%
negli ultimi 8 km.
Viene commemorato
il bombardamento di
Montecassino nel 1944
Così in tv
ore 14.30: Eurosport
ore 15.10:
Raitre, RaiSport2
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
VIGGIANO (Potenza) —
Eccola qua, l’Italia che cresce, si
abbatte, si rialza, ci riprova e alla
prima occasione buona vince,
aprendo i balconi al futuro e a
quel po’ di sole che finalmente
scalda la prima vittoria azzurra.
Diego Armando Ulissi, chiamato
così in onore di Maradona e di
suo nonno, si inventa un tiro a
Giro che finisce sotto l’incrocio
dei pali, con Cadel Evans e soprattutto Joaquin Rodriguez a fare la figura di un portiere e di un
difensore frastornati: il 24enne di
Cecina scatta negli ultimi cento
metri e fa il vuoto, conquistando
5 - Salerno
196 - Cava
de’ Tirreni
Le classifiche
Maldonado che con la sua Lotus ha
fermato il cronometro sull’1’24’’871.
Rosberg, con la Mercedes «a
trombetta», si è limitato a far registrare
un 1’26’’187. Soddisfatto, e questa è una
novità, anche Kimi Raikkonen con la
Ferrari che, dopo i tanti problemi di
martedì, ha fatto 93 giri e il terzo crono
della giornata in 1’26’’480 (a 1’’6 da
Maldonado).
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tie break del terzo set —. Ero
arrabbiato e frustrato per
aver perso in quel modo, ma
devo accettarlo perché ho
dato tutto». L’ennesima
delusione da queste parti per
il fuoriclasse svizzero, mai in
grado in carriera di fare suo il
titolo del Foro Italico.
La giornata ha invece sorriso,
oltre a Nadal (ma che fatica
con Gilles Simon: 7-6, 6-7, 62), Serena Williams e
Sharapova, anche alle nostre
Errani, Schiavone e Pennetta.
Sarita, ancora alle prese con
problemi respiratori durante
il match vinto (6-2, 6-3)
contro la russa Makarova, al
terzo turno troverà la sua
bestia nera, la ceca
Cetkovska, con cui ha perso
entrambi i precedenti
mancando sempre palle
match. La ritrovata Leonessa
si è sbarazzata alla distanza
(3-6, 6-1, 7-6) della spagnola
Muguruza, mentre la
Pennetta, anche lei dopo una
lotta serrata, ha avuto la
meglio (6-2, 2-6, 6-3) sulla
svizzera Bencic. Fuori gioco
al termine di una partita
«double face» Camila Giorgi,
eliminata dalla statunitense
McHale con il punteggio di 16, 6-3, 6-1.
Sergio Torrisi
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Giovedì 15 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Donatella e Stefania con Diego e Alberto, Federica e Yuri, Pierandrea, Micol e Samantha annunciano che la loro adorata mamma e nonna
Elisabetta abbraccia con tanto affetto Stefania,
Donatella e famiglie e partecipa al loro grande
dolore per la perdita dell’amatissima mamma
Letizia e Gian Marco Moratti sono vicini con
affetto a Stefania e si stringono al suo dolore per
la scomparsa della mamma
Il mio sole non risplende più ma la sua luna
continuerà a rifletterne la luce.- Anty annuncia
che ha perso il suo grande amore
Tere Orelli Broggini
Tere
Tere Orelli Broggini
Alfonso Franco Grassi
ha raggiunto il suo Carlo.- I funerali si svolgeranno oggi nella chiesa di Santa Maria Beltrade
via Nino Oxilia 8 alle 14.45.- Non fiori, ma, chi
lo desidera, può donare a: "Non basta il pensiero" Onlus - telefono 0332.523367.
- Milano, 15 maggio 2014.
Grazie
mamma
per tutto l’amore grande che ci hai dato, per
averci insegnato che la famiglia è il bene più
grande e importante e per averci fatto crescere
ogni giorno con il tuo sorriso.- Sei stata la nostra
"roccia" e ci mancherai tanto, anche se ti pensiamo felice con il nostro fantastico papà.- Le tue
ragazze Dona e Stefi.
- Milano, 15 maggio 2014.
Ciao
nonna
grazie per esserci sempre stata.- Chicca.
- Milano, 15 maggio 2014.
- Monza, 15 maggio 2014.
- Milano, 15 maggio 2014.
Partecipa al lutto:
– Cocchi Castoldi.
Carlo e Silvia De Benedetti si stringono affettuosamente a Stefania e ai ragazzi nel dolore per
la scomparsa di
Guido e Nicoletta abbracciano con affetto Stefania e Donatella in questo momento di dolore
per la scomparsa della cara mamma
Tere Broggini
- Milano, 14 maggio 2014.
Cara
Tere
nonna
la tua bontà continuerà a vivere con la mamma,
la zia e tutti noi.- Mi mancherai tantissimo ma so
che sarai sempre lì con il nonno Carlo al nostro
fianco a proteggerci ed a volerci bene.- Ti voglio
bene Micky. - Milano, 15 maggio 2014.
Pierandrea e Samantha con le loro bambine
Alex e Tali ricorderanno per sempre l’amore e la
bontà della nonna più tenera del mondo
nonna Tere
- Milano, 15 maggio 2014.
Per quella tua timida "accoglienza" che chiamiamo amore, grazie
Tere
Diego. - Milano, 15 maggio 2014.
Giorgio, Marino e Lucia, Leopoldo e Irene,
Paolo e Marinella, Alberto ed Anita, Paolo e Giulia partecipano con affetto al grande dolore di
Stefania per la perdita della mamma
Tere Orelli Broggini
- Milano, 14 maggio 2014.
Marco e Nicoletta Castellani con Federico partecipano con affetto al dolore di Stefania e della
sua famiglia per la perdita della mamma
Siamo vicini con affetto a Stefania, Donatella
e a tutta la famiglia per la perdita della cara
mamma
- Milano, 14 maggio 2014.
Valeria e Nicola abbracciano con tutto il loro
affetto Stefy amica carissima che ha perso la sua
mamma tanto amata, signora
Carlo e Dorina Tognoli partecipano addolorati
al lutto per la morte dell’amico
Tere Broggini
Alfonso Grassi
Tere Broggini
Juanita, Alessia e Lorenzo abbracciano commossi Stefania, Donatella e i nipoti per la perdita
dell’amata e indimenticabile mamma
Tere
- Milano, 15 maggio 2014.
Alberto, Clara con Alessandro e Annalisa sono
affettuosamente vicini a Stefania nel dolore per
la scomparsa della mamma
Tere Broggini
- Montecarlo, 14 maggio 2014.
Guido e Rezan sono vicini con affetto a Stefania per la perdita della
sig.ra Tere Broggini
Teresa Orelli Broggini
- Milano, 14 maggio 2014.
Mariuccia Massimo ed Elena sono vicini con un
forte abbraccio a Stefania e Donatella per la perdita della loro adorata mamma
Tere
- Milano, 14 maggio 2014.
Carlo e Noris sono vicini con affetto a Stefina
e a tutta la famiglia per la scomparsa della madre
Gigi e Cicci abbracciano con l’affetto di sempre
Stefania per la perdita della mamma
Partecipano al lutto:
– Etty e Sergio Dente.
Tere
e partecipano al dolore della famiglia.
- Milano, 14 maggio 2014.
Tere
Tere Broggini
Rirì abbraccia forte Stefania nel ricordo della
mamma
sei stata la migliore moglie, mamma, suocera e
nonna del mondo.- Grazie.- Tuo genero Alberto.
- Crans Montana, 15 maggio 2014.
Cara Stefina ti abbracciamo forte in questo triste
momento.- Rubina e Riccardo.
- Milano, 14 maggio 2014.
Teresa
Tere
- Milano, 15 maggio 2014.
I dipendenti di Api Gioielli S.r.l. sono vicini alla
signora Stefania e partecipano al dolore per la
scomparsa della cara mamma
Tere
- Milano, 15 maggio 2014.
Reyes Dietrich e Lourdes Flores della Sabbadini
of America si stringono con affetto alla signora
Stefania per la scomparsa della cara mamma
Tere
- New York, 15 maggio 2014.
Birgit Krhal, Maurizio Bennardo e Michela Paganini di Four Emotions si uniscono al dolore della signora Stefania per la scomparsa della cara
mamma
Tere
- Saint Moritz, 15 maggio 2014.
Peter e Francesca abbracciano con tutto il loro
affetto la loro cara Stefi e Donatella nel ricordo
dell’amatissima mamma
Teresa Broggini
Teresa Orelli Broggini
- Milano, 14 maggio 2014.
- Milano, 14 maggio 2014.
Piero e Marilena Francese partecipano al dolore di Stefania per la scomparsa della mamma
Lo Studio Boselli & Partners partecipa al dolore
della famiglia Sabbadini per la scomparsa della
sig.ra Teresa Orelli Broggini
- Bogogno, 14 maggio 2014.
Elio e Rosanna con Giacomo e Francesca abbracciano con affetto Stefania addolorati per la
perdita della cara mamma
Tere Broggini
- Londra, 14 maggio 2014.
Solo, Jeannette con Marco e Alessandra, Claudia e Eugenio sono vicini con affetto a Stefania
per la perdita della sua cara mamma
Tere Orelli Broggini
sig.ra Tere Orelli Broggini
- Milano, 14 maggio 2014.
Teresa Orelli Broggini
Partecipano al lutto:
– Tony e Anna Antognini.
– Marco e Cristina Stella.
In loving memory
George William Barrow
- Milano, 14 maggio 2014.
Ludovica, Andrew e Paul.
- Milano, 13 maggio 2014.
Daniela e Silvia sono vicine alle care amiche
Stefania e Donatella nel profondo dolore per la
perdita della adorata mamma
Un abbraccio da Patrizia, Pietro, Martina e
Margherita a Ludo, Andrew e Paul.- Vi siamo vicini nel triste momento della perdita di
Tere Orelli Broggini
George
- Milano, 14 maggio 2014.
Elisabetta, Nella, Nicoletta, Reyes e Lourdes
abbracciano la signora Stefania e partecipano
con affetto al suo grande dolore per la scomparsa dell’amatissima mamma
Carlo e Rossella, Leonardo e Nicoletta, si stringono affettuosamente a Stefania per la perdita
della cara mamma
Tere
Tere
- Milano, 15 maggio 2014.
- Milano, 14 maggio 2014.
- Londra, 14 maggio 2014.
Luca e Patrizia con Giacomo e Nausicaa esprimono il loro cordoglio per la morte di
George Barrow
e sono vicini a Paul e alla famiglia.
- Milano, 14 maggio 2014.
Tutta l’ADI ricorda con commozione
Alfonso Grassi
protagonista di tanti momenti condivisi ed è vicina con affetto ad Anty Pansera.
- Milano, 14 maggio 2014.
Arturo Dell’Acqua Bellavitis con Silvana Annicchiarico, a nome del Triennale Design Museum
e Claudio De Albertis con Andrea Cancellato, a
nome della Triennale di Milano, profondamente
addolorati per la scomparsa di
Alfonso Grassi
Alfonso Grassi
- Milano, 14 maggio 2014.
ricordano la sua generosa attività progettuale e
di divulgazione culturale e abbracciano fortemente Anty Pansera.
- Milano, 14 maggio 2014.
Partecipa al lutto:
– Kebebush Jacob.
Tutte le donne di DcomeDesign si uniscono in
un grande abbraccio ad Anty e al suo
- Milano, 14 maggio 2014.
Ciao caro
Alfonso
sarai sempre con noi.- Angelo, Marina, Nicolò,
Alberto, Luisa, Alberto, Rosalba.
- Milano, 14 maggio 2014.
Ucci Frattini partecipa al dolore di Anty per la
perdita di
Alfonso Grassi
- Milano, 14 maggio 2014.
Alberto Marangoni ricorda il fraterno compagno di vita e di lavoro
Alfonso
Alfonso
- Milano, 14 maggio 2014.
Partecipano al lutto:
– Luisa Bocchietto.
– Valentina Downey.
– Annalisa Gamba.
– Daniela Gerini.
– Silvana Peira.
– Patrizia Sacchi.
– Loredana Sarti.
– Patrizia Scarzella.
– Quadrifoglio Comunicazione.
I condomini e l’amministratore del condominio
di corso Garibaldi 104 - Milano partecipano al
lutto della Dottoressa Pansera per la scomparsa
del signor
Arch. Alfonso Grassi
- Milano, 14 maggio 2014.
I dipendenti dell’azienda Panarello si stringono
con affetto al dolore di Giangiuseppe, Daniela e
di tutta la famiglia Zappacosta per la perdita del
caro amico e collega
- Milano, 14 maggio 2014.
Mariateresa è vicina ad Anty con l’affetto e ad
Alfonso
con la preghiera. - Milano, 14 maggio 2014.
- Milano, 14 maggio 2014.
Paolo e Giuliana Clerici sono vicini con grande
affetto a Stefina e partecipano al dolore di tutta
la famiglia per la scomparsa della madre
Alfonso Grassi
del quale ricordano le grandi doti umane e professionali. - Milano, 15 maggio 2014.
Todo abbraccia con grande affetto Anty e partecipa al dolore per la perdita di
Teresa Broggini Orelli
- Milano, 14 maggio 2014.
- Milano, 14 maggio 2014.
Cara
I dipendenti della Sabbadini S.r.l. partecipano
con profonda commozione al lutto della signora
Stefania per la scomparsa dell’amata mamma
Partecipano al lutto:
– Patrizia e Mimosa.
– Paola Ferrario e famiglia.
– Paolo e Giuliana Berzi.
– Irene e Fabio Lopez.
– Vanni e Medi, Chicco e Silvia, Giorgio ed Elena, Guido e Rosella, Stefano e Serena.
– Elena e Piero De Amicis.
– Maria ed Emilio Pinetti.
per l’amicizia che ci lega da generazioni se ne va
con te una parte di me.- Stringo forte Donatella
e Stefania che per me sono sorelle.- Gabriella
con Angelica e Niccolò.
- Milano, 14 maggio 2014.
Franco, Patrizia, Daniele e Sabrina.
- Milano, 14 maggio 2014.
Ciao
Tere Orelli Broggini
- Milano, 15 maggio 2014.
designer
I funerali si svolgeranno il 16 maggio alle ore 11
presso la chiesa Santa Maria Incoronata, corso
Garibaldi 116 Milano.
- Milano, 14 maggio 2014.
Il Presidente Adolfo Guzzini e il Consiglio di
Amministrazione del Gruppo Guzzini sono vicini
ad Anty con sentita commozione per la scomparsa del marito
Piernoè e Daniela con i figli abbracciano Anty
in questo triste momento ricordando il caro amico
Alfonso
con cui hanno condiviso viaggi e piacevoli giornate a Dorga. - Milano, 14 maggio 2014.
Mauro Zappacosta
- Genova, 14 maggio 2014.
Il consiglio di amministrazione e i soci
dell’azienda Panarello si stringono con affetto al
dolore di Giangiuseppe, Daniela e di tutta la famiglia Zappacosta per la perdita del caro amico
e collega
Mauro
- Genova, 14 maggio 2014.
Dopo una vita interamente dedita alla famiglia
ed al lavoro, è mancato all’affetto dei suoi cari
È mancato all’affetto dei suoi cari il
Prof. Giuseppe Migliori
Ne danno notizia la moglie Albarosa, i figli Giovanni, Chiara, Fausto e le loro famiglie, ricordandone la fede incrollabile e il suo amore per la
vita.- I funerali avranno luogo giovedì 15 maggio
alle ore 10.30 presso la parrocchia della Brunella
a Varese. - Varese, 14 maggio 2014.
I nipoti ed i cugini Canti, Grando, Migliori, Sevesi, Trevisan di Saint Leon, il fratello Camillo con
Mariangela e la cognata Annamaria si stringono
con affetto alla moglie Albarosa ed ai figli Giovanbattista, Fausto, Chiara e alle loro famiglie
nel ricordo del fratello, cognato e zio
Prof. Giuseppe (Puccio)
Migliori
- Saronno - Milano - Genova, 14 maggio
2014.
Partecipano al lutto:
– I cugini Rigamonti.
Il Presidente, l’Amministratore Delegato e i colleghi tutti del Gruppo Salini Impregilo S.p.A. annunciano con profonda tristezza la prematura
scomparsa di
Ernesto Zocchi
e si uniscono commossi al dolore della famiglia.
- Milano, 14 maggio 2014.
Il Dottor Giuseppe (Pino) Folli ringrazia sentitamente tutti coloro che hanno partecipato con
affetto e simpatia al suo lutto per la morte della
moglie
Dottoressa
Silva Nascimbeni Folli
- Milano, 15 maggio 2014.
15 aprile 2014 - 15 maggio 2014
Nel trigesimo della scomparsa del
Rag. Dino Bonavita
L’Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani - AOGOI - con il suo Presidente, Professor Vito Trojano ed il suo Segretario Nazionale, Professor Antonio Chiantera, partecipa con
profondo cordoglio al lutto della famiglia per la
perdita del caro collega e amico
Prof. Giuseppe Migliori
- Milano, 14 maggio 2014.
Paolo, Francesco ed Eleonora con Emanuela,
Evelina e Clemente e tutti i nipoti, annunciano la
scomparsa del loro adorato padre e nonno affettuoso
la moglie Maria, il figlio Alberto con Roberta e
Isabella lo ricordano con immutato affetto.
- Milano, 15 maggio 2014.
1987 - 2014
Gastone De Santis
Ci mancano tuttora la tua voglia di essere, il tuo
sostegno e il tuo amore.- Marisa, Francesco,
Claudio, Nadine, Simona e le loro famiglie.
- Milano, 15 maggio 2014.
Avvocato
Filippo Nazzaro
Una funzione verrà celebrata venerdì 16 maggio
alle ore 10.30 nella Basilica di Santa Maria del
Popolo. - Roma, 15 maggio 2014.
Renato e Giuliana abbracciano affettuosamente Eleonora e i suoi famigliari nel triste momento
della scomparsa del papà
Avvocato
Filippo Nazzaro
- Milano, 14 maggio 2014.
Gabriele ed Evelina Galateri partecipano con
affetto al dolore di Eleonora per la scomparsa del
padre
Filippo Nazzaro
Josel Gang
Da tre anni custodiamo i tuoi ricordi, ci prendiamo cura dei tuoi fiori e ricordiamo le tue piccole
grandi massime di vita.- In fondo è come se tu
fossi ancora qui.- Tua sorella Susi e tua nipote
Giulia. - Milano, 15 maggio 2014.
15 maggio 2011 - 15 maggio 2014
Dott. Luciano Damiani
Carissimo Luciano è stato facile volerti bene sei
rimasto nei nostri cuori.- Angioletta Antonio Luigi
Francesco. - Brescia, 15 maggio 2014.
15 maggio 2004 - 15 maggio 2014
Ti ricordiamo sempre con tanto amore
Alberto Rusignuolo
- Milano, 15 maggio 2014.
Gli amici del Dipartimento di Neurochirurgia
della Fondazione Istituto Neurologico "Carlo Besta" medici, infermieri e segretarie, sono vicini ad
Adriana Scardigli in questo momento di profonda
tristezza per la perdita della madre
Gisella Bartolini
- Milano, 14 maggio 2014.
La moglie, i figli, le nuore, i nipoti.
- Bresso, 15 maggio 2014.
Stefano Rocchi
Ciao Stefano, sei sempre nel mio cuore.- Manchi
a tutti.- Cristina. - Monza, 15 maggio 2014.
Lino Erba
Ciao
Alfonso
Ora mi resteranno soprattutto i nostri ricordi
bambini.- Sei stato un fratello e l’ultimo legame
della mia famiglia d’origine.- Lella coi figli Roberto e Silvia e il compagno Renato.
- Milano, 14 maggio 2014.
Ci ha lasciato il carissimo amico
Arch. Alfonso Grassi
indimenticabile riferimento delle nostre vacanze
a Dorga.- Adele, Viviano, Mariagrazia, Alberto,
Ida, Giorgio, Lucia, Alfredo, Maride, Franco, si
uniscono al dolore di Anty e della famiglia in un
forte abbraccio. - Milano, 14 maggio 2014.
Amico di sempre
Alfonso Grassi
Si uniscono al profondo cordoglio Pier Carlo e
Inge. - Milano, 14 maggio 2014.
L’Associazione Amici della Presolana, e in particolare Vincenzo, Elvira, Ruggero, Piergiovanni,
Maria e Beatrice, si stringono affettuosamente attorno all’amica Anty, profondamente addolorati
per la scomparsa del caro
Alfonso Grassi
- Castione della Presolana, 14 maggio 2014.
Ne danno il triste annuncio la figlia Laura con
Daniele, il figlio Michele con Alessandra, le adorate nipoti Caterina e Camilla, parenti ed amici
tutti.- I funerali saranno celebrati domani venerdì
16 maggio alle ore 15.30 nella Basilica del Duomo. - Monza, 15 maggio 2014.
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Partecipano al lutto:
– La cognata Titti con i figli.
– Giorgio e Duccio Battistoni.
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Ciao
Lino
rimarrai sempre nel nostro cuore.- Grazia, Francesca, Camilla, Fiore.
- Monza, 14 maggio 2014.
Enrica ricorda i lunghi anni affettuosamente
condivisi e con Gheri, Tata, Mario e Dodo abbraccia Laura e Michele nel loro profondo dolore
per la perdita del padre
Lino Erba
- Villasanta, 14 maggio 2014.
Mario, Paolo, Luca, Matteo Ramella con le loro
famiglie sono vicini con affetto ai cugini Fiorina
e Massimo nel ricordo del loro papà
Carlo Gino
e dei tanti momenti felici condivisi in gioventù.
- Milano, 14 maggio 2014.
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Adesioni al lutto: € 10,00
Necrologie: € 1,90
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A MODULO:
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trigesimi e ringraziamenti: € 540,00
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Servizio sportello da lunedì a venerdì: Milano: Via Solferino 36 orario continuato dalle 9 alle 17.45
Corriere della Sera Giovedì 15 Maggio 2014
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Giovedì 15 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Tv in chiaro
Teleraccomando
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di Maria Volpe
PER DISTRARSI
PER RIFLETTERE
Elisa, aneddoti
Innocenzi ospita
musica, emozioni Salvini e Kyenge
Terza puntata del programma
dedicato alla musica italiana.
Stasera è di scena Elisa
(foto). Un’ora di racconto tra
musica e parole con cui la
poliedrica cantautrice svela
come è nato il suo primo
album interamente scritto in
italiano, «L’anima vola» (che
dà il titolo alla puntata). Ad
aneddoti e confidenze
raccontate dall’artista con la
consueta ironia, si alternano
le immagini del concerto che
si è svolto lo scorso 22 marzo
all’Unipol Arena di Bologna in
occasione della prima parte
de «L’anima vola». C’è anche
il duetto con Giuliano
Sangiorgi sul brano di Elisa
«Ti Vorrei Sollevare».
Titolo molto chiaro: «A chi la
banana?». Stasera Giulia
Innocenzi (foto) ospita, il
primo faccia a faccia tra
Matteo Salvini, leader della
Lega Nord, e Cécile Kyenge del
Pd. I temi al centro del
dibattito sono l’immigrazione,
l’emergenza sbarchi e il
razzismo che negli ultimi
tempi ha segnato le cronache
italiane, addirittura quelle
sportive (il lancio delle
banane contro un giocatore di
colore a Bergamo, durante la
partita Atalanta-Milan).
Marco Travaglio, Vauro e
Gianni Dragoni racconteranno
a loro modo la campagna
elettorale mentre Michele
Santoro introdurrà la puntata
Canzone - Elisa
Rai1, ore 23.20
AnnoUno
La7, ore 21.10
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Film e programmi
Demi Moore bollata AldoGiovanniGiacomo
come adultera
vainondalacomicità
Massachusetts, 1600. La moglie
di un colono (Demi Moore, foto),
ha una relazione extraconiugale
e rimane incinta. Non volendo
rivelare il nome del padre, viene
bollata con la «A» di adultera.
La lettera scarlatta
Iris, ore 21.05
Secondo appuntamento con
Aldo, Giovanni e Giacomo
(foto) e il loro spettacolo
comico. Sul palco anche
l’attrice Silvana Fallisi, moglie
di Aldo.
Ammutta Muddica
Canale 5, ore 21.10
L’opera che ricorda
la strage di Brescia
Cervicalgia,
cause e cure
Il compositore Montalbetti ha
scritto «Il sogno di una cosa»
opera dedicata alla memoria
della strage di piazza della
Loggia di Brescia, andata in
scena il 9 maggio a Brescia
Il sogno di una cosa
Rai5, ore 21.20
Cervicalgia, quali sono le cause
che la provocano e come si può
curare? Michele Mirabella ne
parla con Stefano Negrini,
docente di Medicina fisica
all’Università Statale di Brescia.
Elisir
Rai3, ore 11.15
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Corriere della Sera Giovedì 15 Maggio 2014
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Film
e programmi
Accorsi e Mezzogiorno
amore in crisi
Carlo (Stefano Accorsi, foto con
Giovanna Mezzogiorno) sta per
sposare Giulia, che è incinta. Ma
il matrimonio non va come
previsto: un’adolescente (Martina
Stella) affascina lo sposo.
L’ultimo bacio
Cinema Emotion, ore 21.15
La rockstar Brand
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Aaron (Jonah Hill), impiegato
presso una casa discografica,
riceve un compito molto delicato:
accompagnare una rockstar fuori
di testa (Russell Brand, foto con
Hill) in concerto a Los Angeles.
In viaggio con una rock star
Cinema Comedy, ore 21.15
Il misterioso sequestro
della famiglia di Cavill
Un uomo d’affari (Henry Cavill,
foto) in vacanza con la famiglia, al
ritorno da una gita scopre che
hanno rapito sua madre, suo
fratello e la sua fidanzata. Colpa di
una misteriosa valigetta...
La fredda luce del giorno
Sky Cinema Hits, ore 21.10
A fil di rete
di Aldo Grasso
Chiambretti in studio
è un po’ impacciato
I
l primo giudizio su un programma lo dà il palinsesto. Se
«Chiambretti Supermarket» va in onda a mezzanotte, significa che la rete nutre qualche perplessità, pur avendo
messo a disposizione del conduttore un mega-studio,
scenografie sontuose, coreografie, persino l’intervento
scritto di Fulvio Abbate su Andy Warhol (Italia 1, tutti i giorni).
Il caso di Chiambretti è curioso: da quando si è intestardito
a condurre un programma in studio ha perso tutta quella forza innovativa che caratterizzava
i suoi primi interventi. È come
Vincitori e vinti
svuotato, impacciato, smarrito.
Forse non ha più alle spalle un
Anna
Bruno Voglino che gli dica cosa
Valle
fare, forse non è stato capace di
costruirsi una efficace squadra
Fiction contro
cinema, vince
di autori (dicono abbia il bracci«Mister
no corto), forse è in preda alle
Ignis». Prima serata
sue ossessioni.
con in testa Rai1: in
Il suo tormento (non ne fa un
onda Anna Valle nella
mistero) è non essere Fabio Fafiction che racconta la
zio. Non la persona ma il ruolo
storia dell’imprenditore
che Fazio ricopre nella tv italiaGiovanni Borghi,
na. Il parlare continuamente di
«Mister Ignis», per
markette, il desiderio di «ven5.224.000 spettatori,
dere» l’arte in tutte le sue forme
20,1% di share
e di allestire una telepromozione alla sua massima espressioJulianne
ne, persino la classifica dei libri
Hough
più venduti sono sintomi peCinema
santi del suo assillo: guarda che
contro
anche tu, caro Fabio, fai solo
Fiction in
markette.
prime time. Canale 5
E se il brodo di coltura di Farisponde a «Mister
zio è la sinistra politicamente
Ignis» con «Vicino a te
corretta,
quello di Chiambretti è
non ho paura», film
il «mostruoso», è Cristiano Maldel 2013 diretto da
gioglio,
è
il variegato discount
Lasse Hallström con
del baraccone mediatico, è BeJulianne Hough: per
len
che
legge
Dostoevskij, è il fi3.081.000 spettatori,
glio di Salvador Dalì…
12,7% di share
C’è anche il momento in cui
potrebbe riscattarsi, intervistando Ciro Immobile. Ma Chiambretti ci fa sapere che Ciro è
in collegamento dalla sua pizzeria di Torino (sua di Piero) e la
cosa non pare molto elegante.
Se poi bisogna stare svegli per vedere Malgioglio che la tira
in lungo per cantare «Malafemmina», beh forse è il caso di
aspettare che in rete finiscano i momenti più riusciti senza
perdere altro tempo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso
Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv
Empire State Building
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icona architettonica
L’Empire State Building è
probabilmente uno degli edifici
più famosi al mondo. Ma una
nuova struttura sta per ridefinire
lo skyline di New York: la Torre
Uno del World Trade Center.
Megastrutture
National Geographic, ore 21.55
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Giovedì 15 Maggio 2014 Corriere della Sera