COMUNE DI ASCIANO PROVINCIA DI SIENA LOCALITA’ PIAN DELLE CORTINE PROGETTO PER LA REALIZZAZIONE DI UNA SEZIONE PER LA PRODUZIONE PALLET BLOCKS IN PROSSIMITA’ DELL’IMPIANTO DI SELEZIONE E COMPOSTAGGIO o OGGETTO: VALUTAZIONE DI INCIEDENZA DATA: settembre 2014 GEOSOL Srl ARKITEN Srl VIALE EUROPA N. 31 – 53100 SIENA VIA F.LLI ROSSELLI N. 10 – 41012 CARPIMO) TEL. 0577 44470 TEL. 059 698199 TELEFAX 0577 222011 TELEFAX 059 6224119 MAIL [email protected] MAIL [email protected] P.IVA 00707530523 P.IVA 03244810366 DOTT. GEOL. ANDREA CAPOTORTI ARCH. RENZO SALDI 2 INDICE 1. PREMESSA......................................................................................................... 4 1.1 Inquadramento geografico dell’area ................................................................................ 4 1.2 Vincoli ambientali ........................................................................................................... 7 2 NORMATIVA DI RIFERIMENTO ....................................................................... 10 3. TIPOLOGIA DELL’INTERVENTO ..................................................................... 13 3.1 Descrizione di massima dell’impianto ............................................................................. 15 3.2 Dimensioni dell’impianto .............................................................................................. 17 3.3 Descrizione della tipologia impiantistica ........................................................................ 19 3.5 Metodi di controllo elettronico del processo produttivo .............................................. 54 3.6 Considerazione sugli obiettivi e motivazioni progettuali ............................................... 55 4. SCHEDA INFORMATIVA DEL SIC IT5180004 CRETE DI CAMPOSODO E LEONINA 4.1 IDENTIFICAZIONE ............................................................................................................ 57 4.2 LOCALIZZAZIONE DEL SIC IT5180004 ............................................................................... 57 4.3 TIPOLOGIA AMBIENTALE DEL SIC IT5180004 ..................................................................... 57 4.4 PRINCIPALI EMERGENZE DEL SIC IT5180004 ...................................................................... 58 4.5 Qualità ed importanza del SIC IT5180004 Crete di Camposodo e Leonina .................. 65 4.6 Principali elementi di vulnerabilità interni ed esterni al sito .......................................... 65 5. CARATTERISTICHE GENERALI DELL’AREA OGGETTO D’INTERVENTO ... 66 5.1 Piano Strutturale Comunale vigente .............................................................................. 66 5.2 Strumenti urbanistici provinciali .................................................................................... 68 5.3 SUOLO E SOTTOSUOLO ............................................................................................... 71 5.4 CARATTERISTICHE CLIMATICHE.................................................................................. 91 6. VERIFICA DELLA COMPATIBILITÀ DELL’INTERVENTO CON GLI STRUMENTI URBANISTICI VIGENTI......................................................................................... 95 6.1 VERIFICA DEL PIANO STRUTTURALE DI ASCIANO .................................................................. 95 7. DESCRIZIONE DEL SISTEMA AMBIENTALE................................................ 105 7.1 PECULIARITÀ DELL’AREA ...................................................................................................105 7.2 SPECIE VEGETALI PROSSIME ALL’AREA OGGETTO D’INTERVENTO ........................................... 107 7.3 SPECIE ANIMALI NELL’AREA D’INTERVENTO E ALL’INTORNO ................................................. 112 7.4 Specie animali interne all’area interessata dall’intervento ............................................. 115 57 3 8. VALUTAZIONE DELLE INTERFERENZE TRA LE SPECIFICHE CARATTERISTICHE PROGETTUALI PREVISTE E LE CRITICITÀ E PECULIARITÀ DELL’AREA .... 118 8.1 Impatto dovuto alle caratteristiche generiche del processo produttivo ed al suo malfunzionamento ............................................................................................................ 119 8.2 Impatto sull’aria .......................................................................................................... 122 8.3 interferenze sui fattori climatici .................................................................................... 125 8.4 Interferenze su suolo e sottosuolo ............................................................................... 125 8.5 Interferenze sull’acqua ................................................................................................. 126 8.6 Interferenze sull’ecosistema.......................................................................................... 128 8.7 Interferenze su flora e fauna ........................................................................................ 128 8.10 Interferenze visive sul paesaggio................................................................................. 133 8.11 Interferenze sul patrimonio naturale, architettonico e assetto demografico ................ 143 8.12 Impatto positivo: aspetto socio-economico ................................................................ 144 9. ANALISI DELLE ALTERNATIVE ................................................................... 147 10. MISURE DI MITIGAZIONE E PREVENZIONE............................................... 147 10.1 Misure di mitigazione e prevenzione per caratteristiche generiche del processo produttivo e dovute al malfunzionamento del processo produttivo ....................................................... 148 10.2 Mitigazione e prevenzione delle emissioni gassose nell’aria ........................................ 150 10.3 Mitigazione e prevenzione dell’impatto su suolo e sottosuolo.................................... 154 10.4 Mitigazione impatto acque superficiali e sotterranee .................................................. 155 10.5 Opere di mitigazione sul paesaggio ............................................................................ 163 11. CONCLUSIONI .............................................................................................. 168 4 1. PREMESSA Il presente studio di Incidenza Ambientale è redatto a supporto dell’implementazione dell’attività che la Società Siena Ambiente S.p.A. svolge presso il centro di selezione e compostaggio di Pian delle Cortine all’interno del territorio comunale di Asciano: l’intervento prevede la costruzione di una nuova sezione dedicata alla produzione di Pallet Blocks. L’area interessata dal progetto è ubicata nella Provincia di Siena, all’interno del territorio comunale di Asciano in località Pian delle Cortine, ed è individuata nella foto aerea riportata qui di seguito. FOTO AEREA DELL’AREA IN STUDIO (NON IN SCALA) 1.1 Inquadramento geografico dell’area L’area in studio è posta nel territorio comunale di Asciano subito a sud-ovest di Pian delle Cortine, a sud della SGC E78 Grosseto-Fano (Strada Statale 73): essa è delimitata a nord-est dal Borro Campora ed è indicata nelle seguenti corografie in scala 1:25.000 e 1:10000 qui di seguito allegate. 5 ESTRATTO CARTA D’ITALIA 6 ESTRATTO CTR 1:10.000 DELL’AREA IN STUDIO Le strutture per la produzione di Pallet Blocks verranno ubicate all’interno dell’area dell’impianto di selezione e compostaggio esistente, nella zona di proprietà della Committenza ma attualmente lasciata incolta (si veda la foto aerea seguente). Inquadramento catastale L’area interessata dal progetto è censita al foglio di mappa catastale n. 13, particella 7 (si veda la planimetria catastale seguente). 7 1.2 Vincoli ambientali Il terreno in oggetto ricade all’interno delle aree sottoposte a vincolo idrogeologico ai sensi del R.D.L. n. 3267 del 30/12/1923 e successive modifiche (vedere seguente figura). ESTRATTO CARTA DEI VINCOLI AMBIENTALI – SIT PROVINCIA DI SIENA. 8 Per quanto riguarda le aree protette, la zona non è compresa tra le aree a, b, c, d, di cui alla L.R. n°52/82 art. 10 in attuazione della L.n°431/85 "Legge Galasso" e tra le aree riperimetrate di cui la Del.C.R.T. 296/88. Essa non ricade all’interno delle zone con vincolo paesaggistico, come si evince dall’estratto della carta dei vincoli del S.I.T. della Provincia di Siena qui riportata, ai sensi del D.Lgs. 42/04: essa non è inserita tra le aree di notevole interesse pubblico (D.Lgs. 42/04 art. 136), né è interessata da territori prossimi a laghi, grandi corsi d’acqua, né montagne sopra i 1200 m s.l.m., né territori coperti da foreste e da boschi, né zone di interesse monumentale (D.Lgs. 42/04 art. 142, commi b, c, d, g, m); l’area non è interessata da vincolo monumentale (Legge n. 1089 del 1939, D.Lgs. 42/04 art. 10 e 11). ESTRATTO CARTA DEI VINCOLI PAESAGGISTICI – SIT PROVINCIA DI SIENA. In base alla L.R. 56/00 l’area non ricade nelle Zone di Protezione Speciale; inoltre, in base all’estratto della cartografia del Piano Strutturale di Asciano, l’area dell’impianto di Pian delle Cortine e quella di futura realizzazione dell’impianto di produzione di Pallet Blocks, risulta esterna alla perimetrazione di SIR (siti di importanza regionale). 9 ESTRATTO CARTA DELLE AREE VINCOLATE DEL PS VIGENTE. Qui di seguito si riporta anche l’estratto del Sistema Informativo Territoriale e Ambientale della Regione Toscana il quale riconferma la perimetrazione del SIR riportata nel PS vigente e da cui si evince che l’area in studio si trova all’esterno delle aree vincolate. ESTRATTO CARTA DEI VINCOLI AMBIENTALI DEL SIT PROVINCIALE. 10 Al fine di avere una visione completa delle zone vincolate dai SIR è opportuno infine prendere visione della cartografia delle Criticità dei SIR del PTCP 2010 approvato con D.C.P. n. 124 del 14.12.2011, in cui è visibile la perimetrazione del SIC Crete di Leonina e Camposodo, coincidente con quella del SIR del PS di Asciano e del SIT provinciale (si veda il seguente estratto): anche da tale cartografia si evince che l’area in studio non rientra all’interno del SIR Crete di Leonina e Camposodo. ESTRATTO CARTA DEL SIR CRETE DI LEONINA E CAMPOSODO DEL PTCP 2010. 2 Normativa di riferimento La Valutazione di Incidenza fa riferimento alle seguenti normative: - La Direttiva “Uccelli” 79/409/CE, adottata nel 1979, richiede che le popolazioni di tutte le specie di uccelli viventi allo stato selvatico siano mantenute ad un livello sufficiente dal punto di vista ecologico, scientifico e culturale. Il mezzo designato per raggiungere questo scopo è la conservazione degli habitat delle specie ornitiche; - La Direttiva Habitat 92/43/CEE, adottata dal 1992 da tutti gli Stati Membri dell'Unione Europea e recepita Decreto Ministeriale 20 gennaio 1999. Con questa norma vengono di fatto tutelate le diverse specie attraverso il mantenimento dell’integrità strutturale e funzionale degli habitat; - Progetto nazionale “BioItaly”: progetto che in sede tecnica ha individuato i siti proponibili come “siti di importanza comunitaria” in base ai loro contenuti in termini di habitat e 11 specie di cui alla citata direttiva 92/43/CEE; - Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 22 novembre 1993: “Variazioni all'elenco delle specie cacciabili di alcuni volatili”; - Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 21 marzo 1997: “Modificazioni dell'elenco delle specie cacciabili di cui all'atto 18, comma 1, della legge 11 febbraio 1992, n. 157”; - Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n.357 e successive modificazioni: “Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche” (Testo aggiornato e coordinato al D.P.R. 12 marzo 2003 n. 120, G.U. n. 124 del 30.05.2003); - Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 27 settembre 1997: “Modalità di esercizio delle deroghe di cui all'art. 9 della direttiva 409/79/CEE, concernente la conservazione degli uccelli selvatici”. - Deliberazione Consiglio Regionale n. 342 del 10/11/1998 (Boll. n 8 del 24/02/1999): “Approvazione siti individuati nel progetto Bioitaly e determinazioni relative all’attuazione della direttiva comunitaria "Habitat"; - Decreto Ministeriale 3 aprile 2000: “Decreto con il quale il Ministero dell'Ambiente ha reso pubblica la lista dei proposti siti di importanza comunitaria (pSIC)”; - Legge regionale 6 aprile 2000 n. 56 e successive modifiche: “Norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatiche - Modifiche alla legge regionale 23 gennaio 1998, n. 7 - Modifiche alla legge regionale 11 aprile 1995, n. 49”; - Decreto Ministeriale 3 settembre 2002: “Decreto con il quale il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio ha dettato “Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000”. - Decreto del Presidente della Repubblica 12 marzo 2003, n.120: “Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonche' della flora e della fauna selvatiche”. - Legge Regionale 12 febbraio 2010, n. 10: “Norme in materia di valutazione ambientale strategica “VAS”, di valutazione di impatto ambientale “VIA” e di valutazione di incidenza”; - Legge Regionale 12 febbraio 2010, n. 11: “Modifiche alla legge regionale 12 febbraio 2010, n.10 (Norme in materia di valutazione ambientale strategica “VAS”, di valutazione di impatto ambientale “VIA” e di valutazione di incidenza)”. Inoltre, sono valide le seguenti Convenzioni per la salvaguardia della flora e della fauna: - Convenzione di Berna (Flora): la convenzione di Berna promuove la conservazione della flora e della fauna europea e dei loro habitat naturali vietando qualsiasi forma di cattura, di detenzione, di uccisione ed il commercio di tutte le specie elencate negli allegati. Le specie floristiche protette sono riportate nell’Allegato 1. La ratifica da parte dell’Italia è avvenuta mediante la Legge n. 503 del 5 agosto 1981; 12 - Convenzione di Washington (Flora): la Convenzione di Washington (CITES) promuove la conservazione e l’incremento delle popolazioni di specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione mediante la disciplina del Commercio Internazionale delle medesime. La ratifica da parte dell’Italia è avvenuta mediante la Legge n. 874 del 19 dicembre 1975 ed è attualmente disciplinata dal Regolamento UE 338/97 e successive modificazioni. Le specie floristiche protette sono riportate negli Allegati A, B e D (Regolamento (CE) n. 2307/97). - Convenzione di Barcellona (Flora): la Convenzione di Barcellona nasce al fine della protezione del Mar Mediterraneo dall’inquinamento. Essa prevede l’attuazione di protocolli specifici tra cui quello relativo alle aree specialmente protette ed alle azioni a favore delle specie minacciate di estinzione e della conservazione degli habitat. Le specie floristiche protette sono riportate nell’Allegato 2. Tale convenzione è stata approvata con Decisione del Consiglio Europeo 25 luglio 1977, n. 77/585/CEE. La ratifica da parte dell’Italia è avvenuta mediante la Legge n. 30 del 21 Gennaio 1979; - Legge 24 novembre 1978, n. 812: adesione alla convenzione internazionale per la protezione degli uccelli, adottata a Parigi il 18 ottobre 1950, e sua esecuzione; - Decreto del Presidente della Repubblica 13 marzo 1976, n. 448: esecuzione della convenzione relativa alle zone umide d'importanza internazionale, soprattutto come habitat degli uccelli acquatici, firmata a Ramsar il 2 febbraio 1971; - Decreto del Presidente della Repubblica 11 febbraio 1987, n. 184: esecuzione del protocollo di emendamento della convenzione internazionale di Ramsar del 2 febbraio 1971 sulle zone umide di importanza internazionale adottato a Parigi il 3 dicembre 1982; - Legge 19 dicembre 1975, n. 874: ratifica ed esecuzione della convenzione sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali in via di estinzione, firmata a Washington il 3 marzo1973; - Legge 25 gennaio 1983, n. 42: ratifica ed esecuzione della convenzione sulla conservazione delle specie migratorie appartenenti alla fauna selvatica, adottata a Bonn il 23 giugno 1979, con allegati; - Legge 5 agosto 1981, n. 503: ratifica ed esecuzione della convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica e dell'ambiente naturale in Europa, adottata a Berna il 19 settembre 1979, con allegati; - Legge 14 ottobre 1999, n. 403: ratifica ed esecuzione della convenzione per la protezione delle Alpi, con allegati e processo di verbale di modifica del 6 aprile 1993, fatta a Salisburgo il 7novembre 1991; - Legge 14 febbraio 1994, n. 124: ratifica ed esecuzione della convenzione sulla biodiversità, con annessi, fatta a Rio de Janeiro il 5 giugno 1992; - Legge 27 maggio 1999, n. 175: ratifica ed esecuzione dell'Atto finale della Conferenza dei plenipotenziari sulla Convenzione per la protezione del Mar Mediterraneo dall'inquinamento, con relativi protocolli, tenutasi a Barcellona il 9 e 10 giugno 1995. Il presente studio d’incidenza è stato redatto tenendo conto della limitrofa ubicazione dell’intervento al SIC IT5180004 denominato Crete di Camposodo e Leonina. 13 Va infatti evidenziato che secondo l’articolo 6 della direttiva Habitat (Commissione Europea, DG Ambiente, 2000) è opportuno eseguire lo studio di incidenza anche per quelle opere ricadenti esternamente al Sito di interesse comunitario in quanto: “La probabilità di incidenze significative può derivare non soltanto da piani o progetti situati all’interno di un sito protetto, ma anche da piani o progetti situati al di fuori di un sito protetto.… La procedura dell’articolo 6, paragrafi 3 e 4, è attivata non dalla certezza ma dalla probabilità di incidenze significative derivanti non solo da piani o progetti situati all’interno di un sito protetto, ma anche da quelli al di fuori di esso”. La L.R. 56/2000, come modificata dal Capo XIX della L.R. 1/2005, ha ribadito l’obbligo della procedura di incidenza a livello di piani e programmi: “Gli atti della pianificazione territoriale, urbanistica e di settore, non direttamente connessi o necessari alla gestione dei siti, per i quali sia prevista la valutazione integrata ai sensi della l.r. 1/2005, qualora siano suscettibili di produrre effetti sui siti di importanza regionale di cui all’allegato D, o su geotipi di importanza regionale di cui all’articolo 11, devono contenere, ai fini dell’effettuazione della valutazione d’incidenza di cui all’articolo 5 del d.p.r. 8 settembre 1997, n. 357, apposita relazione di incidenza” (comma 2, art. 15, L.R. 56/2000 come modificato dall’art. 195 della L.R. 1/2005). In base alla direttiva comunitaria n.43 del 21 maggio 1992 (92/43/CEE) “Direttiva del Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche”; in particolare, il D.P.R. 120/2003 all’articolo 6 - comma 3, stabilisce che si dovranno sottoporre a Valutazione di Incidenza tutti gli “…interventi non direttamente connessi e necessari al mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat presenti nel sito, ma che possono avere incidenze significative sul sito stesso, singolarmente o congiuntamente ad altri interventi, presentando, ai fini della valutazione di incidenza, uno studio volto ad individuare e valutare …… i principali effetti che detti interventi possono avere sul proposto sito di importanza comunitaria o sulla zona speciale di conservazione, tenuto conto degli obiettivi di conservazione dei medesimi”. In relazione a ciò, la relazione che ne segue è mirata all’analisi delle interferenze tra il complesso opera/attività previsto ed il sistema ambientale esistente, nonché alla valutazione della significatività dell’incidenza ambientale del progetto sulle componenti biotiche ed abiotiche esistenti; lo studio è stato redatto secondo i seguenti step: - inquadramento conoscitivo dell’area; - descrizione degli habitat esistenti con riferimento alle qualità del SIC; - inquadramento dell’area nel contesto della pianificazione urbanistica; - valutazione dei rapporti e delle significatività fra le opere previste e le criticità individuate. 3. TIPOLOGIA DELL’INTERVENTO Per i particolari esecutivi e per una migliore descrizione di tutte le caratteristiche progettuali previste, si rimanda a tutti gli elaborati tecnici progettuali allegati, di cui se ne riporta l’elenco qui di seguito: o TAV.01 Piano quotato rilievo: stato di fatto (planimetria in scala 1:500 con andamento planoaltimetrico) o TAV.02 Planimetria generale stato di progetto in scala 1:500 14 o TAV.03 Plastico in 3D dell’area di intervento o TAV.04 Planimetria generale area d’intervento in scala 1:200 o TAV.05 AREA 01: Piante, prospetti e sezione, layout impianti di lavorazione o TAV.06 AREA 02: Piante, prospetti e sezione, layout impianti di lavorazione o TAV.07 AREA 03: Piante, prospetti e sezione, layout impianti di lavorazione o TAV.08 AREA 04: Piante, prospetti e sezione, layout impianti di lavorazione o TAV.09 Flow sheet o TAV.10 Aree di deposito temporaneo/Stoccaggio rifiuti o TAV. 11 Schema rete fognaria intero comparto o TAV. 12 Fognatura di progetto con profilo altimetrico o TAV. 13 Progetto del verde per mitigazioni impianto o TAV. 14 Schema rete acqua e gas con particolari o TAV. 15 Schema illuminazione esterna con particolari o TAV. 16 Schema polifere linea media tensione con particolari o TAV. 17 Schema elettrico a blocchi o TAV. 18 Emissioni in atmosfera o TAV. 19 Protezione antincendio attiva e passiva o TAV. 20 Rete idrica o TAV. 21 Evacuatori fumo e calore o TAV. 22 Analisi di visibilità o ALL. 01 Valutazione previsionale di impatto acustico o ALL. 02 Relazione tecnica di prevenzione incendi o ALL. 03 Relazione autorizzazione allo scarico Ai fini descrittivi del ciclo di produzione, è possibile suddividere l’impianto in aree funzionali indicate negli allegati riportanti le Aree di produzione Impianto Pallet Blocks e qui di seguito riassunte: AREA 01: Deposito e macinatura legno post-consumo AREA 02: Pulizia ed essiccazione AREA 03: Pressatura AREA 04: confezionamento e spedizione 15 3.1 Descrizione di massima dell’impianto La Società Siena Ambiente S.p.A. sta valutando la realizzazione di un impianto industriale per la lavorazione/trasformazione del legname post consumo meglio identificabile con i rifiuti speciali ed urbani riferibili ai seguenti codici CER: 16 030101: scarti di corteccia e sughero 030105: segatura, trucioli, residui di taglio e legno, pannelli di truciolare e piallacci diversi da quelli di cui alla voce 030104 030199: rifiuti non specificati altrimenti 030301: scarti di corteccia e legno 150103: imballaggi in legno 170201: legno 191207: legno diverso da quello di cui alla voce 191206 200138: legno diverso di quello di cui alla voce 200137 200201: rifiuti biodegradabili (sfalci, ramaglie, tronchi, rami ed altro materiale organico proveniente da potature) 200301: altri rifiuti urbani: materiale biodegradabile di risulta della pulizia delle aree verdi stradali. La quantità di rifiuto “tal quale” da reperire è prevista in 45.000 t/anno. L’impianto è progettato per lavorare in ciclo automatico 24h/24h ed il personale svolgerà la funzione di carico/scarico impianto e manutenzione. Il prodotto finale, denominato ‘Pallet Blocks’ è un blocco realizzato con legno riciclato indicato nella seguente immagine. IMMAGINE RIPORTANTE IL PRODOTTO FINITO “PALLET BLOCKS” CHE VERRÀ PRODOTTO. I suddetti blocchi prodotti verranno utilizzati nella costruzione/riparazione dei bancali per imballaggio e verranno inseriti come blocchetti al loro interno, visibili nella seguente foto di un bancale in cui è visibile l’utilizzo dei Pallet Blocks prodotti. 17 IMMAGINI RIPORTANTI BANCALI IN CUI VENGONO INSERITI I “PALLET BLOCKSS” PRODOTTI. 3.2 Dimensioni dell’impianto L’area, su cui sarà realizzato l’impianto in oggetto è un lotto di terreno avente una superfice di circa 55.500 mq. Le caratteristiche dimensionali dell’impianto in progetto di realizzazione, sono meglio indicate negli allegati tecnici riportanti i dati dimensionali dell’impianto di produzione Pallet Blockss. Il fabbricato avente grandezza maggiore ed adibito ad ospitare parte degli impianti di processo e i locali di servizio, quali uffici, servizi igienici, officina di manutenzione, locale ristoro, etc…., avrà forma articolata in pianta ed interesserà una superficie di 90.00 m x 37.15 m ed altezza utile di 7.00 m. 18 Si riassumono qui di seguito le caratteristiche tecniche principali dell’impianto di produzione Pallet Blockss in progetto: o Fabbisogno di Legno post consumo: 45.000 t/anno; o Capacità area preparazione: 4,5 ton/h BD; o Energia Elettrica: 1200 Kw con cabina di Trasformazione 15000/400 V 50 Hz; o Energia termica da caldaia Gas per produzione di vapore: 1,5 MW; o Essiccatoio: energia richiesta 1.5 MW; o Consumo Vapore per linea produzione: 0.15 kg vapore / kg di prodotto finito; o Acqua industriale: circa 4 m³/gg; o Acqua demineralizzata per la produzione di vapore: 30 m³/gg; o Aria compressa: 6 bar (l’aria deve essere priva di acqua e olio e essere a temperatura ambiente per l’utilizzo nelle valvole: trattasi di consumi limitati). Come detto, l’impianto di Produzione Pallet Block prevede l’utilizzo di cica 45.000 t/anno di legna ‘Post Consumo’: i fornitori di legna sono presenti nell’ambito della Regione Toscana ed hanno una disponibilità di materiale suddivisa come riportato nella seguente tabella. Fornitore Quantità a disposizione (t/anno) Stato del Materiale Distanza (km) 1 Municipalizzata di Siena 6000 Ragnato 15 2 Municipalizzata di Firenze 10000 Macinato 70 3 Municipalizzata di Empoli 7000 Macinato 80 4 Municipalizzata di Prato 10000 Macinato 90 5 Società Pianigiani Siena 13000 Macinato 15 6 Società Rugi Poggibonsi 3000 Macinato 30 7 Società Cerroni Anghiari 10000 Macinato 100 8 Società Lonzi Livorno 10000 Macinato 100 9 Società Dife Pistoia 7000 Macinato 100 10000 Macinato 100 1 Società Geofor Pontedera 0 Quantità disponibili suddivisa per fasce chilometriche Distanza Quantità a disposizione (t/anno) entro 30 km 22000 19 da 31 fino a 80 km 17000 > 81 km 47000 Quantità disponibile totale 86000 t/anno Quindi, in base alla suddetta analisi, si prevede che il nuovo impianto possa facilmente reperire le quantità di materiale necessarie alla produzione prevista direttamente all’interno di un raggio di 100 km. 3.3 Descrizione della tipologia impiantistica Il processo produttivo è caratterizzato da un flusso delle materie prime che accederanno all’area di produzione attraverso veicoli dall’ingresso posto subito a ovest dell’impianto esistente (si veda immagine seguente dello svincolo): da qui le materie prime (legno post-costumo) verranno depositate nell’area 01 e subiranno i processi di macinatura. IMMAGINE RIPORTANTE L’ACCESSO ALL’AREA PRODUTTIVA. In seguito le materie tritate passeranno attraverso la pulizia ed essiccazione nell’area 02, subiranno la pressatura ed il confezionamento (area 03), per confluire infine nell’area 04 (spedizione): da qui verranno caricati i prodotti finiti su mezzi appositi e usciranno dall’impianto attraverso lo stesso svincolo di accesso. 20 IMMAGINE RIPORTANTE IL FLUSSO DEL PROCESSO PRODUTTIVO. È possibile suddividere l’impianto nelle seguenti aree funzionali: - Area 1200: macinazione materia prima; - Area 2100: stoccaggio materia prima; - Area 2200: pulizia truciolo; - Area 2300: raffinazione truciolo; - Area 2400: essiccazione e vagliatura; - Area 2500: raffinazione ed oversize; - Area 3200: dosaggio; - Area 3300: resinatura; - Area 4100: pressa ad estrusione; - Area 5100: sega dadi; - Area 5200: imballaggio dadi; - Area 5300: copertura superiore; - Area 5900: aspirazione polveri e filtri; - Area 7300: sistemi di sicurezza in linea; - Area 7500: sistema di raffreddamento; - Area 8000: macchine da laboratorio; - Area EL: armadi e controllo elettrico. 21 Segue una breve descrizione di ogni singola area. AREA 1200: macinazione materia prima Il materiale in ingresso (identificabile come legno post consumo riferibile ai CER indicati in premessa) proveniente da centri di raccolta, da impianti di trattamento rifiuti e da raccolta differenziata effettuata presso aziende, viene scaricato in un’area cortiliva ben definita, realizzata con pavimentazione in cemento, parete di delimitazione in cemento e idoneo sistema di raccolta acque piovane. Il materiale subirà una riduzione di sezione e contemporanea deferizzazione, tramite un Macinatore Primario “lento” alimentato a Gasolio, ed un macinatore secondario, al fine di ottenere un materiale di dimensioni idonee per le successive fasi di processo. Area 2100: stoccaggio materia prima Il materiale a disposizione per la produzione, tramite una Pala Semovente viene stoccato in un silo a piedini di capacità idonea a garantire la dovuta autonomia dell’impianto di seguito descritto. Il materiale dal silo viene scaricato in una coclea e quindi trasportato, per mezzo di un trasporto a nastro, alla zona di vagliatura e pulizia del truciolo. Sul nastro di trasporto sopra citato è installato un nastro deferizzatore al fine di eliminare eventuali materiali ferrosi. Area 2200: pulizia truciolo Il materiale proveniente dal nastro trasportatore viene introdotto all’interno di una trappola magnetica al fine di eliminare qualsiasi traccia di materiale ferroso che può aver superato il controllo precedente. I materiali ferrosi catturati vengono scaricati in un opportuno contenitore mentre il materiale legnoso attraversa un separatore di materiali non ferrosi; a questo punto la materia prima viene sottoposta ad una vagliatura dimensionale. Il materiale idoneo viene traportato direttamente al bunker di stoccaggio all’ingresso dell’essiccatoio mentre il materiale di dimensioni troppo elevate viene macinato e poi introdotto a sua volta nel bunker di alimentazione dell’essiccatoio. Area 2300: raffinazione truciolo Come detto, il materiale di dimensioni elevate proveniente dal vaglio viene introdotto in un bunker di stoccaggio che alimenta il mulino a martelli per macinare il truciolo e portarlo alle dimensioni idonee. Il materiale così macinato viene trasportato al bunker di alimentazione dell’essiccatoio. Area 2400: essiccazione e vagliatura Il materiale che ha subito il trattamento sopra citato viene introdotto in un bunker di stoccaggio e quindi dosato all’interno dell’essiccatoio mediante un sistema di coclee. L’essiccatoio a nastro, che sfrutta uno scambiatore aria/acqua calda, è in grado di essiccare il materiale portandolo al grado di umidità idoneo per le successive fasi di lavorazione. Una coclea estrae il materiale dall’essiccatoio e lo introduce in un trasportatore a catena che lo trasporta alla successiva fase di vagliatura. Un vaglio oscillante a reti separa il materiale in tre frazioni: materiale di dimensioni idonee alla produzione, materiale di dimensioni eccessive, polveri. Questi ultimi due vengono esclusi dai successivi processi produttivi. E’ previsto che inizialmente l’energia termica necessaria per l’essiccazione del truciolo (circa 1,5 MW sotto forma di acqua calda) sia fornita da una caldaia alimentata a gas metano e successivamente, sarà studiata la possibilità di scambiare (ottenere) parte di calore attraverso scambio con l’impianto ‘Biofiltro’ in fase di ottenimento dell’Autorizzazione. 22 Area 3200: dosaggio In questa sezione vengono stoccati, preparati e dosati i componenti chimici e la miscela collante da iniettare sul truciolo. Opportune pompe dosatrici prelevano i liquidi da serbatoi dedicati e li inviano alle apparecchiature per la mescolazione di queste sostanze con la materia prima legnosa. Area 3300: resinatura Il materiale secco idoneo alla produzione viene trasportato all’interno di una bilancia in grado di misurare in continuo il peso del flusso del materiale legnoso. La bilancia scarica poi il materiale all’interno della resinatrice che mescola il materiale legnoso con la miscela collante. Una volta resinato, il materiale viene inviato ai bunker dosatori delle linee di pressatura mediante un trasporto a dischi. Area 4100: pressa ad estrusione I bunker dosatori introducono il materiale sul caricatore pressa in modo omogeneo il quale, seguendo il ciclo pressa, entra tra lo stampo superiore ed inferiore della pressa per depositare il giusto quantitativo di truciolo nello stampo. La pressa, ricevuto il materiale, conferisce le dimensioni prestabilite e mantiene il prodotto per il tempo necessario alla cottura iniettando vapore per accelerare il processo di indurimento delle resine incollanti. I vapori che scaturiscono durante il processo di pressatura vengono evacuati dalla macchina tramite ventilatori assiali in modo da garantire agli operatori un ambiente idoneo anche nelle vicinanze della macchina. Area 5100: sega dadi Dalla pressa fuoriesce quindi un estruso continuo di materiale legnoso che ha già raggiunto le sue caratteristiche finali di durezza. Quindi viene tagliato automaticamente in blocchetti per mezzo di una sega rotante multilama, capace di tagliare fino a 6 dadi contemporaneamente. Successivamente una macchina speciale controlla che le caratteristiche dimensionali di ogni singolo blocchetto siano conformi alle specifiche; i blocchetti non conformi vengono scartati automaticamente. Area 5200: imballaggio dadi I blocchetti idonei vengono posizionati su un pallet per mezzo di un braccio robotizzato che è adibito anche al posizionamento dei cartoni di protezione sulla base del bancale. Successivamente il pallet completo viene protetto lateralmente con un film estensibile trasparente che garantisce anche una maggiore solidità della pila di blocchetti. Area 5300: copertura superiore I pallet così formati devono rimanere in stoccaggio per 24 ore senza copertura superiore. Dopo tale periodo, oppure prima di essere spediti, devono essere completati con la copertura superiore eseguita da questo sistema: durante tale stoccaggio, il prodotto si raffredda emettendo vapori e pertanto è prevista una collocazione all’esterno del fabbricato sotto una tettoia provvista di sola copertura e aperta su tre lati. Area 5900: aspirazione polveri e filtri In questa sezione sono contemplate le apparecchiature adibite alla captazione, aspirazione e trasporto di polveri e vapori generati durante il processo di produzione: in un unico filtro a maniche vengono convogliate le polveri generate durante il processo di macinazione del truciolo, 23 durante la sezionatura dei blocchetti ed in altri punti del processo soggetti a generazione di polveri. Le polveri raccolte dal filtro vengono convogliate in un opportuno contenitore. Area 7300: sistemi di sicurezza in linea Nelle zone critiche dell’impianto in cui è possibile che si sviluppino scintile o braci che potrebbero causare un incendio sono installati dei punti di rilevamento e spegnimento mediante acqua pressurizzata. Un gruppo di pressurizzazione dedicato è adibito a questa funzione. Area 7500: sistema di raffreddamento Le centraline idrauliche installate nelle presse e la resinatrice necessitano di un sistema di raffreddamento che mantenga la temperatura nel campo di valori idonei. Il sistema è costituito da un gruppo di raffreddamento aria-acqua, da una vasca di stoccaggio dell’acqua refrigerata e dai gruppi di pompaggio che portano l’acqua ai rispettivi utilizzatori. AREA 8000: macchine da laboratorio Per la realizzazione del processo produttivo è indispensabile una zona di ubicazione delle macchine di laboratorio: sarà presente una macchina per i test meccanici sui blocchi prodotti, dotata di un misuratore di dimensioni, di una colonna per il test, di una bilancia di precisione e di un computer. Inoltre, sarà necessaria una macchina misuratrice di umidità che servirà per misurare l’umidità del materiale ed il peso dei singoli campioni o delle singole frazioni di vagliatura (l’essicazione del materiale è ottenuta tramite l’impiego di una lampada riscaldante a raggi infrarossi: il metodo non risente di effetti collaterali dati dal colore, densità, caratteristiche chimiche o di assorbimento che rendono incerte le misure ottenute con altri metodi) e di un vaglio da laboratorio (separatore infrasonico) necessario per la separazione accurata e veloce dei trucioli e della fibra di legno e funzionante applicando una pressione acustica a frequenza ed intensità regolabili, in modo da ottenere la vagliatura a secco del materiale che viene raccolto in appositi vagli calibrati posizionati in sequenza (diametro particelle trattenute compreso tra 0,15 mm e 5,6 mm). Mediante tale vaglio l'operatore, pesando i singoli vagli, può calcolare la percentuale delle singole granulometrie, ottenendo un'informazione quantitativa della composizione della fibra utilizzata. AREA EL: armadi e controllo elettrico Il processo produttivo per funzionare necessita di un sistema di controllo elettronico (si veda paragrafo seguente) e di supervisione mediante principio di funzionamento elettrico: saranno presenti dei raggruppamenti di macchine, ognuna delle quali rappresenta una funzione ed uno scopo comune; ogni area verrà supervisionata tramite un PC, installato nella sala controllo, sul quale agirà l’operatore per monitorare lo stato dell’area stessa. Nelle tavole grafiche allegate sono indicate nel dettaglio anche le tipologie impiantistiche relative agli impianti fognari, all’impianto elettrico, all’impianto di illuminazione e agli impianti di acqua e gas. Infine si riporta qui di seguito una rapida descrizione con i dati tecnici, le principali parti costituenti i macchinari utilizzati durante le varie fasi produttive ed i loro principi di funzionamento, con i codici identificativi delle varie aree funzionali (per il dettaglio si rimanda agli allegati descrittivi dell’impianto). 24 o MACINAZIONE MATERIA PRIMA HAMMEL PRIMARIO (MACCHINA VB 750 DK della HAMMEL, modello VB 750 DK configurazione standard) DESCRIZIONE: trituratore primario DIMENSIONI ed INGOMBRI: larghezza: approx. 2.500 mm, altezza: approx. 2.880 mm, lunghezza: nastro chiuso approx. 8.129 mm, nastro aperto: approx. 11.945 mm (inclinazione nastro 35°) PESO: approx. 22 ton.; approx. 24 ton. con magnete MOTORE: motore diesel CAT C9 – 350 CV IMPIANTO IDRAULICO: pompe principali a portata variabile, pompe secondarie ad ingranaggi per pilotaggio utenze: nastri ed attuatori vari, pompe idrauliche Bosch Rexroth, motori idraulici Bosch Rexroth, motoriduttore epicicloidale brevettato di marca italiana IMPIANTO ELETTRICO: interfaccia utente per programmazione funzioni quali inversione, senso di rotazione rotori e temporizzazione tramoggia; PLC IFM ottimizzazione delle prestazioni in funzione del materiale da trattare e delle risposte della macchina con n.3 programmi di default impostati dalla Fabbrica più n. 1 programma personalizzabile; Modalità ECOMODE: in assenza di pressione sui rotori la macchina si mette automaticamente in modalità risparmio (stand-by); dispositivo di arresto automatico in caso di anomalia di funzionamento, eventualmente collegabile con altri sistemi; quadro elettrico con protezione da polvere e acqua; interruttori di emergenza dislocati bordo macchina; contatore NASTRO di SCARICO: − larghezza: approx. 1.400 mm − velocità a vuoto: approx. 2 m/s − altezza scarico (35°): approx. 4.570 mm (regolabile idraulicamente) − scolpitura a “V” per garantire il trasporto del materiale anche in forte pendenza − avviso elettroidraulico di sovraccarico per il funzionamento solidale con i rotori ORGANI DI TRITURAZIONE: rotori contro-rotanti brevettati in speciale acciaio antiusura (CREUSABRO 8000) Modello: 5-5/5 (denti-dischi/dischi) con sequenza di denti e rostri saldati a disposizione elicoidale (diametro dell'albero: approx. 250 mm, lunghezza dell’albero: approx. 1.874 mm, rotazione dell’albero: 14-38 rpm); coppia max.: approx. 220.000 Nm; pettini laterali 5/5 con utensili in speciale acciaio antiusura (CREUSABRO 8000) per la pulizia dei rotori e la triturazione del materiale in fase di inversione; inversione dei rotori automatica e manuale 25 TRAMOGGIA: tramoggia composta da tramoggia principale e ribaltabile: volume totale approx. 7 m³, lunghezza approx. 5.413 mm, larghezza approx. 2.000 mm, azionamento idraulico radiocomandato e temporizzabile RADIOCOMANDO: principali utenze della macchina: avvio/arresto triturazione, inversione dei rotori, inclinazione tramoggia, arresto di emergenza; traslazione cingolo “track system control” CINGOLO: passo approx. 3.380 mm; larghezza approx. 400 mm; altezza approx. 634 mm; protezione gommata del pattino EMISSIONI ACUSTICHE: I livelli misurati soddisfano i requisiti DIN 45635. Emissioni acustiche senza materiale: livello medio di pressione sonora - regime di 720 giri/min - LpA= 67 dB(A); livello di pressione sonora – regime di 2200 giri/min LpA= 88 dB(A); livello di potenza sonora max. in lavorazione LWA= 112 dB(A) HAMMEL SECONDARIO (MACCHINA NZS 700 D della HAMMEL, modello NZS 700 D configurazione standard) DESCRIZIONE: trituratore secondario DIMENSIONI ed INGOMBRI: larghezza approx. 2.620 mm, altezza approx. 4.000 mm, lunghezza approx. 6.615 mm PESO: approx. 14 ton. (approx. 16,5 ton. con magnete) MOTORE: motore diesel CAT C9 – 350 CV; consumo approx. 1 lt/ton NASTRO di SCARICO: nastro di scarico larghezza approx. 1.000 mm, velocità a vuoto approx. 2 m/s, altezza scarico approx. 4.000 mm, scolpitura a “V” per garantire il trasporto del materiale anche in forte pendenza ORGANI DI TRITURAZIONE: rotore brevettato in speciale acciaio 26 antiusura (CREUSABRO 8000) con diametro dell'albero approx. 700 mm e lunghezza dell’albero approx. 1.500 mm; screen basket (griglia) in speciale acciaio antiusura (CREUSABRO 80000) EMISSIONI ACUSTICHE: I livelli misurati soddisfano i requisiti DIN 45635. Emissioni acustiche (senza materiale): livello medio di pressione sonora LpA= 94 dB(A); livello di potenza sonora max. in lavorazione LWA= 115 dB(A). o STOCCAGGIO TRUCIOLO 2110 Silo stoccaggio materiale verde Dimensioni 3 x 10 m Potenza installata 37 kW Telaio struttura con aste movimentazione materiale Sistema di tenuta materiale Cilindri idraulici Gruppo idraulico composto da: 27 - Motore principale - Pompa - Elettro valvole - Filtri e pressostati - Serbatoio olio - Sistema raffreddamento olio Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza Olio idraulico Pareti silo in cemento Travi di fondazioni in acciaio 2115 Coclea Lunghezza Potenza installata 5.5 m 5.5 kW Coclea Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza Strutture di sostegno 2220 Trasporto a catena Lunghezza 9m Trasporto a catena Porta d’ispezione in Plexiglas Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza Carter di protezione Strutture di sostegno 28 2125 Vaglio a rulli Modello Potenza installata DYN.1-2500(6D)–3000 4 Kw Vaglio Gruppo motore e trasmissione Controllo rotazione Dispositivi elettrici a bordo macchina Strutture di sostegno Tramogge di scarico 2130 Trasporto a nastro Lunghezza 22 m Trasporto a nastro Spazzola rotante per la pulizia Sistema di auto-pulizia per la parte interna del nastro Copertura in lamiera galvanizzata con rilievi Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza Strutture di sostegno 2140 Nastro deferrizzatore Potenza installata 1.5 kW Nastro deferrizzatore Gruppo motore e trasmissione Controlli di rotazione Strutture di sostegno o PULIZIA TRUCIOLO 2210 Separatore metalli non ferrosi Modello IGM.100/250 Portata 50 m3/h 29 Aspirazione 2x 100 + 2x 800 m3/h Potenza installata 4 kW Separatore completo Gruppo motore e trasmissione Connessioni per aspirazioni Strutture di sostegno 2220 Vaglio a rulli Modello DYN.1-4000-1000 Portata 50 m3/h Frazioni fine / micro / macro / troppo grosso Aspirazione 9000 m3/h Potenza installata 5.5 kW Vaglio completo Clappe regolazione Connessioni flessibili tra vaglio e valvola filtrante Gruppo motore e trasmissione Connessioni per aspirazioni Strutture di sostegno 2225 Valvola rotativa filtrante Modello VS.1000 Portata aria 9000 m3/h Dimensioni valvola 500 x 500 mm Lunghezza tubazione 15 m Potenza installata 15 + 3 kW Ventilatore Tubazioni tra vaglio e valvola filtrante Valvola filtrante Gruppo motore e trasmissione Connessioni per aspirazioni 30 Strutture di sostegno Tubazioni tra valvola filtrante e filtro 2230 Coclea Dimensioni Potenza installata Ø 400 x 2000 mm 3 kW Coclea Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza Strutture di sostegno 2235 N.1 Pulitore ad aria chips Tipo ARC 10 Materiale chips da vaglio Potenza installata 27 + 3 x 0,09 kW Corpo macchine Valvole stellari scarico Ventilatore Tubazioni tra pulitore e valvola filtrante Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza Strutture di sostegno Tubazioni tra pulitore e filtro 2236 Opzione: N.1 Pulitore ad aria chips Tipo ARC 10 Materiale chips da vaglio Potenza installata 27 + 3 x 0,09 kW Corpo macchine Valvole stellari scarico Ventilatore 31 Tubazioni tra pulitore e valvola filtrante Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza Strutture di sostegno Tubazioni tra pulitore e filtro 2240 Opzione: Pulitore ad aria frazione fine Tipo WCL15 Materiale Fini da vaglio Capacità 15 m³/h Aspirazione 3200 m³/h Potenza installata 30 + 2x 1.5 kW Corpo macchine Valvola stellare scarico inquinanti Telaio Ventilatore Tubazioni tra pulitore, ventilatore e ciclone Ciclone Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza Strutture di sostegno Tubazioni tra pulitore e filtro 2245 Opzione: Re-Hammer chipper Tipo RC.850.4 Materiale Grosso da vaglio Capacità 15 m³/h Rotore Ø 850 Martelli 64 Potenza installata 55 kW 32 Corpo macchina Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza Strutture di sostegno o RAFFINAZIONE TRUCIOLO 2310 Trasporto a catena Lunghezza 12 m Trasporto a catena Porta d’ispezione in Plexiglas Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza Carter di protezione Strutture di sostegno 2320 Bunker di dosaggio Corpo completo bunker dosaggio Livello massimo elettro-meccanico Livello intermedio di funzionamento Livello minimo elettro-meccanico No.1 Coclea estrazione Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza Strutture di sostegno 2331 No.1 Canale vibrante Potenza installata 2x0.9 + 1.1 kW Tramoggia di alimentazione Alimentatore vibrante, completo di due moto-vibratori, molle di sospensione, 33 sostegni e fissaggi Gruppo rimozione ferro, completo di tamburo magnetico e carcassa, motoriduttore Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza Strutture di sostegno 2341 No.1 Mulino a martelli Tipo Falcon 125/195 Portata 7 ton/h b.d. Diametro rotore 1250 mm Aspirazione 16000 m³/h Potenza installata 315 kW Rumorosità 95 ±2 dB(A) a 1 m. Carcassa macchina Rotore equilibrato Rete calibrata Puleggia rotore Contro telaio di base Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza Strutture di sostegno 2350 Trasporto a catena Lunghezza Trasporto a catena Porta d’ispezione in Plexiglas Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza 22 m 34 Carter di protezione Strutture di sostegno o ESSICCAZIONE E VAGLIATURA 2405 Trasporto a catena Lunghezza 16 m Trasporto a catena Porta d’ispezione in Plexiglas Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza Carter di protezione Strutture di sostegno 2410 Silo stoccaggio materiale verde Dimensioni Potenza installata 6 x 18 m 2x 37 kW Telaio struttura con aste movimentazione materiale Sistema di tenuta materiale Cilindri idraulici Gruppo idraulico composto da: - Motore principale - Pompa - Elettro valvole - Filtri e pressostati - Serbatoio olio - Sistema raffreddamento olio Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza Olio idraulico 35 Pareti silo in cemento Travi di fondazioni in acciaio 2415 Coclea Lunghezza Potenza installata 5.5 m 5.5 kW Coclea Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza Strutture di sostegno 2418 Trasporto a catena Lunghezza 20 m Trasporto a catena Porta d’ispezione in Plexiglas Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza Carter di protezione Strutture di sostegno 2420 Essiccatoio Tipo BTL 1/3000-14 Temperatura min. acqua in ingresso 110 °C Portata truciolo essiccato 4.5 ton/h b.d. Altezza materasso 70 ~ 140 mm Umidità iniziale 20 % total Umidità finale 3 % total Acqua evaporata 0.8 ton/h Energia termica richiesta 1.2 MW circa Potenza installata 78 kW Coclea d’alimentazione e distribuzione 36 Canale d‘essiccazione Generazione aria calda Nastro in tessuto Dispositivo ribaltamento materiale umido Controllo nastro Pulizia nastro Antincendio Ventilatori Struttura in acciaio Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Strumentazioni di controllo Dispositivi di sicurezza Strutture di sostegno, piattaforme e scale Coibentazione termica Generatore acqua calda e vapore 2430 Misuratore di umidità in continuo IMAL UM700 Unità opto-elettronica per la generazione, ricezione ed elaborazione del segnale infrarosso Unità di visualizzazione 2440 Trasporto a catena Lunghezza 15 m Trasporto a catena Porta d’ispezione in Plexiglas Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza Carter di protezione Strutture di sostegno 37 2450 Vaglio oscillante Tipo VME-8 Frazioni 3 Superficie totale 24 m² Portata 45 m³/h Materiale da trattare particelle essiccate Peso specifico 130 kg/m³ Potenza installata 5.5 kW Rumorosità 88 ±2 dB(A) Vaglio completo Connettori flessibili Pannelli anti-esplosione Tubi flessibili per l’acqua Rete per l’acqua all’interno del vaglio, completa di ugelli Gruppo motore e trasmissione Controlli di rotazione Dispositivi elettrici a bordo macchina Strutture di sostegno 2470 Trasporto a catena Lunghezza 20 m Trasporto a catena Porta d’ispezione in Plexiglas Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza Carter di protezione Strutture di sostegno 2480 Silo Tipo Diametro HYD 4,0 4m 38 Capacità teorica totale 88 m³ Potenza installata 5.5 kW Corpo silo Coclea estrazione Controllo rotazione Unità idraulica Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza Strutture di sostegno 2490 Trasporto a catena Lunghezza 25 m Trasporto a catena Porta d’ispezione in Plexiglas Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza Carter di protezione Strutture di sostegno o DOSAGGIO 3210 Trasferimento/stoccaggio componenti chimici Sistema di trasferimento colla grezza da camion, incluso: pompa, filtro, valvole manuali e pneumatiche, valvole di non ritorno, manometro Serbatoio stoccaggio colla Sistema di trasferimento colla grezza da serbatoio, incluso : pompa, filtro doppio, valvole manuali e pneumatiche, 39 valvole di non ritorno, manometro Sistema di preparazione e trasferimento indurente incluso : sistema carico acqua calda e fredda vasca di preparazione con motoagitatore valvole, filtro e pompa di trasferimento vasca di stoccaggio con moto-agitatore valvole, filtro e pompa di trasferimento Sistema di trasferimento emulsione da camion, incluso: pompa, filtro, valvole manuali e pneumatiche, valvole di non ritorno, manometro Serbatoio stoccaggio emulsione Sistema di trasferimento emulsione da serbatoio, incluso : pompa, filtro doppio, valvole manuali e pneumatiche, valvole di non ritorno, manometro Tubazioni 3220 Dosaggio Gruppo pompaggio e dosaggio colla, consiste in una struttura pre-montata in acciaio inox, che comprende: vasca sistema di misurazione della portata composto da un conta litri volumetrico doppio. gruppo motopompa. manometro a contatto valvole manuali e pneumatiche 40 ruppo pompaggio e dosaggio acqua, indurente ed emulsione, consiste in una struttura pre-montata in acciaio inox che comprende: vasca divisa in 3 sezioni N.3 sistemi di misurazione della portata ciascuno composto da un conta litri volumetrico singolo. N.3 gruppi motopompa. N.3 manometri a contatto valvole manuali e pneumatiche Miscelatore statico in acciaio inox con collettore per raccogliere i componenti chimici e valvola manuale per l’ingresso dell’acqua di lavaggio Tubazioni o RESINATURA 3310 Bunker di dosaggio Tipo BCD4 Volume utile 0.9 m³ Portata truciolo 4 ton/h b.d. Aspirazione 3860 m³/h Potenza installata 2.1 kW Bunker di dosaggio Nastro pesatura Trasduttori di peso e amplificatore segnale Gruppo motore e trasmissione Controllo rotazione Dispositivi di sicurezza Strutture di sostegno 3320 Misuratore di umidità in continuo IMAL UM700 Unità opto-elettronica per la generazione, ricezione ed elaborazione del segnale infrarosso Unità di visualizzazione 41 3330 Resinatrice Tipo IPV 6 Capacità massima 6 ton/h b.d. Dimensioni camera Ø440x 1680 mm Raffreddamento richiesta 21000 kcal/h Potenza installata 30 kW Resinatrice completa, composta di : albero con supporti e eliche di miscelazione, comando nastro, puleggia di comando e rinvio Carter di protezione Sensore di sicurezza magnetico e codificato per rilevare coperchio resinatrice chiuso Sensore rotazione albero Flussostato Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Strutture di sostegno 3340 Trasporto a dischi Trasporto a dischi Tubazione in lamiera galvanizzata Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza Strutture di sostegno o PRESSA ESTRUSIONE 4111~3 n.3 Coclee di dosaggio Coclea di dosaggio con tramoggia Livello massimo elettro-meccanico Livello minimo elettro-meccanico Dispositivi elettrici a bordo macchina 42 Dispositivi di sicurezza Strutture di sostegno 4121~3 n.3 Presse ad estrusione Pressa Unità idraulica Stampo estruso Riscaldamento elettrico stampo Predisposizione per iniezione vapore Olio idraulico Tubazioni vapore 4130 Opzione : n.1 Stampo aggiuntivo Stampo estruso Predisposizione per iniezione vapore o TAGLIO DADI 5111~3 n.3 Seghe multilama Sega multilama Cabina insonorizzazione Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza Carter di protezione 5121~3 n.3 Controlli qualità dadi Misuratore di spessore Bilancia Scarto automatico Sistema raccolta dadi difettosi 5131~3 n.3 Linee movimentazione dadi Nastro trasportatore Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina 43 Dispositivi di sicurezza o IMBALLAGGIO DADI 5211~3 n.2 Robot movimentazione dadi Robot Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza 5221~3 n.3 Rulliere trasporto pallet dadi Rulliera a terra Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza 5231 Rulliera trasporto pallet dadi Rulliera a terra Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza 5241~3 n.2 Sistemi imballaggio Rulliera a terra Sistema di imballaggio con pellicola plastica trasparente Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza Pellicola plastica trasparente 5251~3 n.2 Rulliere trasporto pallet dadi Rulliera a terra Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza 44 o COPERTURA SUPERIORE 5310 Rulliera trasporto pallet dadi Rulliera a terra Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza 5320 Copertura superiore Rulliera a terra Sistema di copertura superiore con pellicola plastica trasparente Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza Pellicola plastica trasparente 5330 Sistema imballaggio Rulliera a terra Sistema di imballaggio con pellicola plastica trasparente Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza Pellicola plastica trasparente 5340 Rulliera trasporto pallet dadi Rulliera a terra Gruppo motore e trasmissione Dispositivi elettrici a bordo macchina Dispositivi di sicurezza o ASPIRAZIONE POLVERI E FILTRI 5910 Aspirazione e filtro polvere n.2 Cicloni n.2 Valvole stellari 45 n.2 Ventilatori Filtro completo Coclea di scarico Motori e trasmissioni Tubazioni Strutture di supporto 5920 Trasporto pneumatico polvere vaglio e scarico filtro n.2 Valvole stellari Soffiatore Motore e trasmissione Tubazioni Strutture di supporto Container stoccaggio polvere o SISTEMI DI SICUREZZA IN LINEA 7310 Rilevamento scintille - IMAL SDS-4 Unità di controllo Rilevatori scintille Gruppi di spegnimento Sistema di pressurizzazione acqua UPS per unità di controllo e rilevatori Tubazioni acqua o SISTEMA RAFFREDDAMENTO 7510 Sistema raffreddamento resinatrice e idraulica presse Gruppo frigo Vasca compensazione termica Pompe, valvole Valvole Flusso stati, termostati, pressostati ecc Tubazioni o LABORATORIO 46 8010 Macchina per test meccanici - IMAL LABLOCK Tavolo di lavoro con colonna per test, misuratore di dimensioni e bilancia di precisione Pistola colla e utensili Computer, monitor e stampante Aria compressa e collegamenti 8020 Misuratore di umidità - IMAL UM2000 Sistema a micro processore Sorgente infrarossa Bilancia di precisione Stampante nel pannello frontale Set di contenitori per materiale da testare 8030 Vaglio da laboratorio - IMAL VU100 Vaglio Set di setacci Inoltre, si riportano qui di seguito delle brevi descrizioni relative alle caratteristiche delle colle utilizzate nel processo produttivo, alle cisterne del gasolio da porre in opera e ad altri macchinari operativi necessari alla produzione. o TAN FUEL: Contenitore-distributore mobile per gasolio omologato Si tratta di un serbatoio contenitore-distributore mobile TANK FUEL per gasolio costruito a norma di legge DM 31/7/34 TITOLO I N. XVII e DM 19/3/90, omologato dal Ministero dell'Interno con Prot. n. 8338/4113 Sott. 189 del 25/05/92 e successivi rinnovi ed estensioni. Il serbatoio TANK FUEL 9/50 (capacità lt.9000, diam.mm.1900, lungh. con armadietto mm. 3910) è caratterizzato da un asse orizzontale cilindrico su selle d'appoggio costruito con materiale di prima scelta, saldato esternamente in arco sommerso ed internamente a filo continuo: possiede verniciatura esterna, previa pulizia e decapaggio delle lamiere, con strato di antiruggine ed a finire uno strato di smalto ad alta resistenza agli agenti esterni color verde Emiliana (ES5025): 47 Gli accessori sono costituiti da: quadro elettrico contenuto in apposita cassetta con grado di protezione IP 55 completa di gestione “blocco pompa al minimo livello”; passo d'uomo diam. mm. 420 con bulloni e guarnizione, attacco di carico da 3" a presa rapida con valvola limitatrice di carico al 90% omologata; sfiato con reticella rompifiamma; indicatore di livello visivo esternamente con tubo di protezione interno per il galleggiante; scarico di fondo per eventuali pulizie periodiche con tappo di sicurezza; tubo di aspirazione esterno rialzato per consentire un idoneo deposito del fondame di gasolio, dotato di valvola di non ritorno; presa per messa a terra ed equipotenzialità; gradino di accesso al passo d’uomo, in lamiera zincata e zigrinata antiscivolo e relativa maniglia di appoggio. Il gruppo erogatore è costituito da armadietto metallico verniciato a forno con chiusura a chiave comprendente elettropompa autodescante a palette portata 50 litri/min., by-pass incorporato, motore 220/380 volt monofase/trifase, conta litri ad uso privato con parziale azzerabile e totalizzatore progressivo metri 4, gomma carbopress con pistola terminale automatica, filtro di linea. Il bacino di contenimento sarà in lamiera di acciaio al carbonio con bordo superiore piegato ad U e con telaio di fondo autoportante già predisposto ed imbullonato ai piedi del serbatoio, adatto al posizionamento su qualsiasi terreno (anche per un'ubicazione permanente) studiato in rapporto alla capienza del serbatoio in conformità alle prescrizioni previste dal DM 19/3/90 completo di golfari di sollevamento, attacco di messa a terra e manicotto con tappo di scarico, n. 4 invasature idonee al bloccaggio dei montanti per eventuale tettoia, trattato totalmente con uno strato di antiruggine ed uno strato di smalto color verde Emiliana (ES5025) a finire. La tettoia di protezione sarà in acciaio al carbonio secondo le norme del DM del 19/03/90 con copertura in lamiera zincata (non combustibile), completa di telaio superiore (profilo quadro), n. 4 montanti verticali, copertura in lamiera zincata e grecata autoportante, bulloni, piastra di rinforzo e varie. Il Tank Fuel sarà dotato degli appositi documenti a corredo, quali il manuale di istruzioni in lingua italiana, la copia di approvazione rilasciata dal Ministero dell’Interno, il certificato di collaudo della prova a pressione serbatoio, la conformità CE e la tabella di ragguaglio. 48 o TRASPO ® Si tratta di serbatoi per trasporto carburante, omologati in base alle normative vigenti ADR, costruiti in acciaio al carbonio con materiale di prima scelta, saldati a tenuta, con intelaiatura di protezione esterna, aventi le seguenti caratteristiche tecniche: TFT0250 (Omologazione Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture) *** capacità ........................................................... lt. 258 *** diametro serbatoio……………………………….. mm 750 *** larghezza ……………………………………….. mm 770 *** lunghezza………………………………………… mm 770 *** lunghezza con armadio………………………… mm 1065 *** altezza…………………………………………….. mm 855 *** peso……………………………………………….. kg 90 *** peso con armadio………………………………… kg 124 ca TFT0380 (Omologazione Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture) *** capacità ........................................................... lt. 366 *** diametro serbatoio……………………………….. mm 650 *** larghezza ……………………………………….. mm 725 *** lunghezza………………………………………… mm 1400 *** lunghezza con armadio………………………… mm 1595 *** altezza…………………………………………….. mm 920 *** peso……………………………………………….. kg 128 *** peso con armadio………………………………… kg 162 ca A corredo possiedono un armadietto metallico con serratura di sicurezza fissato al serbatoio comprendente: elettropompa 12/24 volts portata ca 40 litri/min con by-pass incorporato, morsetti ed interruttore; 5 m di tubo in gomma carbopress; pistola terminale ad arresto automatico, contalitri mod K33 ad uso privato con parziale azzerabile e totalizzatore progressivo. Inoltre è presente carico con attacco rapido da 3" lucchettabile, boccaporto diam.mm.300 con bulloni e guarnizione, valvola di sicurezza da 2” a norma di legge, n. 2 golfari per il sollevamento dall'alto (anche a pieno carico), l’intelaiatura di protezione esterna, l’attacco in rame di messa a terra, la verniciatura esterna eseguita a forno elettrostaticamente a polvere previo trattamento di sabbiatura. Anche tali serbatoio saranno dotati degli appositi documenti a corredo quali il certificato di prova iniziale rilasciato da Ente Autorizzato, il libretto CE per utilizzo e manutenzione, il manualetto pompa c.c. installata e la tabella di taratura. o COLLE E INDURENTI Le colle e gli indurenti utilizzati nel processo sono i seguenti: 49 COLLA - SELOFORUM UM 7272/22: preparato risultante dalla miscelazione di una resina urea-formaldeide e di una resina melammina-formaldeide (formula chimica [C3H6N2O]n e [C7H10N6]m). Il prodotto è impiegato come agente collante nella fabbricazione dei compensati idrofughi AW100 (DIN 68705), di pannelli MDF idrofughi secondo la norma DIN 317 e ignifughi secondo la norma DIN 4102; per il suo basso contenuto in formaldeide è utilizzato per la produzione di pannelli a norma E1 (DIN EN 120). Esso possiede le seguenti caratteristiche fisico chimiche: INDURENTE - AMMONIO SOLFATO: prodotto chimico di laboratorio (formula chimica (NH4)2SO4), caratterizzato dalle seguenti proprietà fisico-chimiche: PARAFFINA – HydroWax 954: si tratta di una miscela di idrocarburi solidi prevalentemente alcani, che si presenta come una massa cerosa biancastra insolubile in acqua. 50 o PALE GOMMATE (LIEBHERR L 524 – L542) 51 o RAGNO (LIEBHERR LH 22 M) o GRU A BANDIERA A COLONNA CON BRACCIO IN PROFILO CON TIRANTI Si tratta di una gru costituita da un braccio in esecuzione con tiranti, realizzato in speciale profilo di acciaio presso piegato “Serie PT2” a forma di canalina a lembi chiusi; all’interno del 52 profilo di scorrimento sono ricavate le piste di scorrimento del carrello porta paranco. Il braccio è sostenuto da uno o più tiranti che si raccolgono all’apice superiore del supporto di rotazione che porta a sua volta il collegamento nella parte inferiore del profilo di scorrimento del carrello porta paranco. Il gruppo di rotazione del braccio è realizzato mediante assale completo di cuscinetti radiali ed assiali, con predisposizione per la lubrificazione. La linea di alimentazione del paranco è realizzata in cavo a festoni multipolare a formazione piatta, scorrevole lungo il braccio in appositi carrelli portacavo. La colonna in profilato strutturale ST52, è completa di piastra di base per il fissaggio alla pavimentazione o al predisposto plinto di fondazione. 53 o ESTRATTORE STOF 400EC 302 Si tratta di unità ventilanti costituite da torrini estrattori idonei all’aspirazione di aria viziata da edifici industriali; il modello utilizzato è qui di seguito descritto. 54 3.5 Metodi di controllo elettronico del processo produttivo Il processo produttivo in progetto è pensato per funzionare in modalità automatica e pertanto non necessita di un numero elevato di addetti, che comunque hanno il compito di caricare e scaricare l’impianto e di fare dei controlli campione. Si riporta a tale proposito schematicamente il metodo di controllo del processo produttivo e di supervisione dell’impianto che verrà effettuato mediante principio di funzionamento elettrico. L’impianto nella sua completezza viene suddiviso elettricamente in aree, ognuna delle quali rappresenta un raggruppamento di macchine che assolvono ad una funzione e ad uno scopo comune: ogni area verrà supervisionata tramite un PC, installato nella sala controllo, sul quale agirà l’operatore per monitorare lo stato dell’area stessa. Sul PC l’operatore potrà effettuare le seguenti operazioni: - prendere visione dello stato dell’area stessa: Start/Stop; - vedere quale tipo di funzionamento è attivo: Manuale/Automatico; - monitorare eventuali allarmi sopraggiunti; - vedere lo storico degli allarmi; - visionare i Trend dei parametri monitorati; - impostare valori di Set-point di velocità, livelli e altre grandezze che richiedono un valore di riferimento. Il PC con relativo monitor e tastiera viene posizionato su di un pulpito all’interno della sala di controllo nella quale sono presenti anche i seguenti comandi manuali: pulsante a fungo di emergenza (rosso), selettore chiave 0/1 impulso (abilita tensione comandi) di colore nero, lampada tensione inserita (bianco), pulsante reset allarme (giallo), lampada allarme (gialla), cicalino, pulsante test lampade (nero) e lampada allarmi. Il PC di supervisione comunica attraverso la rete Ethernet con la CPU del PLC per lo scambio dati necessario; la CPU raccoglierà quindi tutte le informazioni dal campo (finecorsa, fotocellule, sensori….) per poi elaborarle grazie al software dedicato e inviare al campo le sue risposte (ad esempio avviare motori, cambiare lo stato di elettrovalvole, attivare segnalazioni luminose o sirene….). La CPU, grazie alla rete profibus e a dei moduli remotati, comunicherà con gli armadi di potenza. Gli Armadi di potenza dislocati nella sala quadri, contengono tutto il necessario per il controllo elettrico dei motori presenti in una determinata area, alimentatori, trasformatori, interruttori automatici, teleruttori, termici e magnetotermici, inverter o softstart quando necessari. La sala quadri dovrà essere climatizzata. La CPU, grazie alla rete profibus e dei moduli remoti, comunicherà inoltre con le pulsantiere locali poste lungo la linea; ogni pulsantiera locale contiene oltre alle schede di I/O remoto i pulsanti per il funzionamento manuale dell’area stessa. Ogni pulsantiera locale raccoglie tutte le utenze elettriche di una determinata sotto area (finecorsa, sensori, fotocellule, elettrovalvole ….). 55 Le utenze elettriche di una determinata macchina o di più macchine facenti parte di una sotto area, ma che per dislocazione si trovano vicine tra loro, sono raggruppate in cassette di derivazione contenenti delle morsettiere di collegamento allo scopo di minimizzare e raggruppare i cavi necessari per portare i segnali di queste utenze alle pulsantiere locali. 3.6 Considerazione sugli obiettivi e motivazioni progettuali L’impianto prevede la produzione da scarti di legno, di elementi finali in legno di alta qualità: i pallet blocks sono indispensabili per la creazione di bancali o genericamente detti pallet, utilizzati per l'appoggio di vari tipi di materiale, destinati ad essere trasportati con vari mezzi di trasporto, immagazzinati nelle industrie e movimentati con attrezzature specifiche. L’utilizzo dei bancali o pallet per il trasporto dei materiali è un’attività oramai consolidata nel campo civile: l'appoggiare le merci da trasportare su piattaforme di legno, le rende più facilmente movimentabili con attrezzature meccaniche ed anche nell'uso civile la funzione delle piattaforme d'appoggio sopraelevate mediante dei piedini alla base e fornite di apposite feritoie per poter essere sollevate con i carrelli elevatori, è diventata una modalità comune ed indispensabile alle attività industriali. Infatti, l'utilizzo di una base d'appoggio sopraelevata consente, oltre che un notevole risparmio di tempo nei trasferimenti di grandi quantità di merci da un punto all'altro, anche un isolamento dei materiali dal fondo sottostante con riduzione dei danni causati ad esempio dalla presenza di una superficie bagnata. Il materiale maggiormente utilizzato nella sua costruzione è attualmente il legno: il truciolare di legno trova ampiamente uso per la produzione a minor costo e senza la necessità di smaltimento finale. Inoltre, relativamente alle misure dei bancali, si è passati nel corso degli anni da un inizio in cui le misure erano lasciate a discrezione totale dei singoli utilizzatori, arrivando alla situazione odierna in cui il pallet per usi generici ha caratteristiche standard e, a condizione che riporti le regolari omologazioni, è diventato un'attrezzatura scambiabile quasi ovunque, risolvendo il problema del dover riportare al punto di partenza il pallet stesso ogni volta che fosse terminata la sua utilizzazione nel singolo trasporto. In Europa, nel corso degli anni si sono diffuse due misure classiche: da 800x1200 mm definita subito come pallet "EUR" e da 1000x1200 mm gergalmente conosciuta come pallet "Philips". Entrambe le misure classiche hanno in comune il dato relativo all'altezza da terra e la conformazione della base con la presenza di 9 piedini (da 145 e 100 mm di lato) uniti inferiormente tra loro in gruppi di tre attraverso liste di legno dallo spessore di 22 mm poste nel senso della misura maggiore. Questo tipo di pallet può essere così inforcato da ogni lato e viene definito a quattro vie. Attualmente, sono presenti delle specifiche normative relativamente ai dati tecnici che un pallet deve rispettare per potersi fregiare del logo registrato (EPAL-EUR): nell'ultima revisione regolamentare sono stati tenute in particolare considerazione le tematiche relative all'ecologia e alla sicurezza sanitaria. Nonostante l'unificazione a livello europeo delle dimensioni della base del pallet, non si è ancora arrivati a definire una dimensione standard per l'altezza del carico sul pallet stesso. 56 Scopi e vantaggi dell’utilizzo di bancali con Pallet Blocks Si può dire che il pallet sia ormai entrato a far parte a tutti gli effetti della catena della logistica; anche le aziende che, vista la particolarità delle merci da esse prodotte, non sono in grado di utilizzare il pallet generico provvedono ad approvvigionarsi di pallet con caratteristiche specifiche (sia nelle misure che nel materiale di costruzione) per poter completare al meglio l'imballaggio dei propri materiali. Oggi si possono incontrare pallet di moltissimi tipi, da quelli leggerissimi per il carico di oggetti di plastica a quelli robustissimi per il carico di metalli (in lingotti ad esempio), da quelli di formato dimezzato rispetto allo standard per le piccole spedizioni a quelli lunghissimi per il carico di materiali in barre (profili per mobili ad esempio). Un valore aggiunto della pallettizzazione delle merci è anche quella che, dopo aver avvolto il contenuto con le pellicole trasparenti in materie plastiche (ormai anch'esse di uso comune), si può ottenere un’ulteriore protezione dei materiali contro i danni causati dal movimento dei mezzi di trasporto e dalle intemperie, nonché una maggiore garanzia contro i furti. La sua primaria finalità è comunque quella di velocizzare gli spostamenti in blocco o sfusi di grosse quantità di merce da un posto all'altro, da una regione all'altra, da uno stato all'altro e, non da ultimo, da un continente all'altro. Altrettanta utilità nel suo uso si ha nell'immagazzinamento delle merci presso le aziende dove, grazie all'utilizzo di apposite scaffalature, consente un migliore utilizzo dello spazio disponibile sfruttando l'altezza dell'immobile industriale. Il pallet può essere visto come una interfaccia o "collante" fra produzione e logistica. Dato che la logistica prevede l'utilizzo del pallet, la produzione industriale ha adottato come passaggio tra la linea di produzione e la consegna al cliente, la fase di carico del pallet. Il pallet può essere caricato a mano, ma il peso dei pallet, il peso del prodotto da impilare, l'altezza di impilamento e la successive fasi di movimentazione del pallet comportano sforzi più adatti a macchinari che all'uomo. Sostanzialmente, il pallet è ideale per il trasporto di merce per varie tipologie di industrie e dunque migliora l'efficienza durante le operazioni di stoccaggio e di trasporto e garantisce, mediante la tipologia a 4 vie, la compatibilità con tutte le attrezzature standard per la movimentazione. Inoltre, la base perimetrale robusta permette una maggiore resistenza e una distribuzione uniforme dei carichi pesanti, riducendo i danni ai prodotti. Considerazioni sulle motivazioni progettuali e sui costi/benefici I bancali in legno hanno caratteristiche tali che, come detto, sono largamente utilizzati nel trasporto e nelle industrie: pertanto, la produzione dei Pallet Blockss in progetto, diventa indispensabile per la creazione dei bancali stessi e trova di conseguenza larga richiesta nel mercato odierno. Di conseguenza, sebbene l’impianto per funzionare richieda macchinari specifici che possiedono un costo soprattutto di acquisto più che di manutenzione, tuttavia, vista la notevole richiesta dei Pallet Blocks di legno nel mercato e la capacità produttiva dell’impianto prevista (produzione per vendita pari a 150 m³/gg il cui prezzo sul mercato è pari a 145 €/m³), si ritiene che il costo venga ampiamente ammortizzato già nei primi anni di produzione (già nei primi 4 anni), relativamente alla richiesta del materiale prodotto sul mercato: si veda a tale proposito la 57 valutazione economica dei costi e ricavi indicata nel dettaglio nell’elaborato O relativamente all’impatto sull’aspetto socio-economico in cui si evince che quanto in progetto possiede un impatto positivo relativamente all’aspetto costi/benefici. Inoltre, i Pallet Blocks verranno prodotti partendo dalle materie prime costituite da scarti selezionati di legno; anche tale aspetto influisce positivamente sull’analisi costi/benefici in quanto: 1) verranno riciclati dei materiali che, anziché distrutti, troveranno adeguato impiego nel mercato; 2) partendo da scarti di legno naturale, si otterranno dei Pallet Blockss di alta qualità, di elevata resilienza naturale ed elasticità; 3) poiché si utilizzeranno criteri produttivi di elevata qualità, il prodotto finale ottenuto, oltre che avere eccellenti caratteristiche finali, è ecocompatibile e non richiede particolari manipolazioni per essere smaltito in fase finale dell’utilizzo. 4. SCHEDA INFORMATIVA DEL SIC IT5180004 CRETE DI CAMPOSODO E LEONINA 4.1 IDENTIFICAZIONE Nome: Crete di Camposodo e Crete di Leonina Tipo sito: B Codice: IT5180004 4.2 LOCALIZZAZIONE DEL SIC IT5180004 Regione biogeografica: Mediterranea Regione amministrativa: Toscana 100% Comuni: ASCIANO (Siena), CASTELNUOVO BERARDENGA (Siena), SIENA (Siena) Superficie: 1.855.01 (ha) Altitudine minima: 186 m s.l.m. Altitudine massima: 266 m s.l.m. Longitudine: 11.28.00 Latitudine: 43.17.00 4.3 TIPOLOGIA AMBIENTALE DEL SIC IT5180004 Tipologia ambientale prevalente: area collinare con seminativi, praterie secondarie, prati, pascoli, calanchi e biancane; Altre tipologie ambientali rilevanti: boschetti, arbusteti, affioramento di sedimenti e specchi d’acqua artificiali. 58 4.4 PRINCIPALI EMERGENZE DEL SIC IT5180004 Habitat naturali CODICE DESCRIZIONE COP SR RP CS GL Praterie di pascoli abbondanti su substrato calcareo (Festuco 15% B C B B brometalia) (stupenda fioritura di orchidee) 6210 6220 Percosi substeppici di graminacee e Brachypodietea) piante annue (Thero- 5% C B B B LEGENDA DELLA TABELLA HABITAT NATURALI CODICE: Codice Natura 2000; COP: copertura percentuale dell’habitat sul sito; SR: Superficie relativa, cioè superficie coperta dall’habitat nel sito in relazione alla presenza dell’habitat sull’intera superficie del territorio nazionale: - A: 100% > = SR >15% - B: 15% > = SR >2% - C: 2% > = SR >0% RP: Rappresentatività; - A: eccellente - B: buona - C: media o limitata CS: Conservazione; - A: eccellente - B: buona - C: media o limitata GL: Valutazione globale; - A: eccellente - B: buona - C: media o limitata Altre emergenze da segnalare: presenza di “biancane dei terreni argillosi della Toscana con formazioni erbacee perenni ed annue pioniere” (habitat non indicato nella Scheda Natura 2000). 4.5Specie animali e vegetali Si riporta in maniera schematica, qui di seguito, tutte le specie animali e vegetali, ognuna 59 corredata di una scheda tecnica descrittiva ed illustrativa, individuate all’interno del sito in oggetto, soggette a salvaguardia. Tipo Invertebrati Codice Nome Libellula depressa Arthropoda Insecta Lepidoptera Papilionidae P Retinella olivetorum Mollusca Gastropoda (Pulmonata) Stylommatophora Zonitidae P Codice o Libellulidae CA PR CN IS GL MT A P Zerynthia polyxena Farfalla cassandra Lumaca Libellula depressa – Libellula 1167 Nome Famiglia volgare Arthropoda Insecta Odonata Libellula Nome Triturus carnifex Zerynthia polyxena cassandra – Farfalla Tipo Anfibi Nome volgare Tritone crestato italiano Triturus carnifex - Tritone crestato italiano B Retinella olivetorum - lumaca Famiglia Urodela Salamandridae CA PR CN IS GL MT C D A 60 Codice 1344 o Nome Hystrix cristata Tipo Mammiferi Nome volgare Famiglia Rodentia Istrice Hystricidae CA PR C IS GL MT N C D A Hystrix cristata – Istrice Tipo Uccelli Codice Nome Nome volgare Famiglia Popolazione CA PR CN IS GL MT A096 Falco tinnunculus Gheppio Falconiformes Falconidae Residente A278 Oenanthe ispanica Monachella Passeriformes Turdidae Tappa P A113 Coturnix coturnix Quaglia Galliformes Phasianidae Riproduzione P A097 Falco vespertinus Falco cuculo Falconiformes Falconidae Tappa D D C B C B C B C B 61 o Falco tinnunculus - Gheppio Specie inserita nella lista rossa regionale - Residente o Oenanthe ispanica - Monachella-Specie inserita nella lista rossa regionale - Migrante regolare (Tappa) o Coturnix coturnix - Quaglia - Vulnerabile - Nidificante (Riproduzione) o Falco vespertinus - Falco cuculo - Migrante regolare (Tappa) Tipo Uccelli Codice Nome Nome volgare A339 Lanius minor Averla cenerina A073 Milvus migrans Nibbio bruno A082 Circus cyaneus Albanella reale A081 Circus aeruginosus Falco di palude Famiglia Passeriformes Laniidae Accipitriformes Accipitridae Accipitriformes Accipitridae Accipitriformes Accipitridae Popolazione CA PR CN IS GL MT Riproduzione C B C A Tappa C B C B B C C Svernante P C Tappa P D 62 o Lanius minor - Averla cenerina - Rara - Nidificante (Riproduzione) o Milvus migrans - Nibbio bruno - Minacciata - Migrante regolare (Tappa) o Circus cyaneus - Albanella reale – Svernante o Circus aeruginosus - Falco di palude - Minacciata - Migrante regolare (Tappa) Tipo Uccelli A080 Circaetus gallicus Biancone A224 Caprimulgus europaeus Succiacapre A133 Burhinus oedicnemus Occhione A084 Circus pygargus Albanella minore A338 Lanius collurio Averla piccola A255 Anthus campestris Calandro Accipitriformes Accipitridae Caprimulgiformes Caprimulgidae Charadriiformes Burhinidae Accipitriformes Accipitridae Passeriformes Laniidae Passeriformes Motacillidae Tappa Riproduzione C P B C C D Riproduzione C B C A Riproduzione C B C A Riproduzione Riproduzione P D C B C B 63 o Circaetus gallicus - Biancone - Rara - Migrante regolare (Tappa) o Caprimulgus europaeus - Succiacapre - Vulnerabile - Nidificante (Riproduzione) o Burhinus oedicnemus - Occhione -Vulnerabile - Nidificante (Riproduzione) o Circus pygargus - Albanella minore - Minacciata - Nidificante (Riproduzione) o Lanius collirio - Averla piccola - Vulnerabile - Nidificante (Riproduzione) o Anthus campestris - Calandro - Vulnerabile - Nidificante (Riproduzione) 64 LEGENDA DELLE TABELLE DELLA FAUNA CA: Classe d’abbondanza PR: Popolazione relativa – Densità di popolazione della specie presente sul sito in rapporto a quella del territorio nazionale: A: 100% > =PR >15%; B: 15 > =PR >2%; C: 2% > =PR >0%; D: specie presente con popolazione non significativa - CN: Conservazione - A: eccellente, B: buona, C: media o limitata IS: Isolamento - A: eccellente, B: buona, C: media o limitata GL: Valutazione globale - A: eccellente, B: buona, C: media o limitata MT: motivazione Codice Nome Tipo Piante Vascolari Nome volgare Famiglia Artemisia cretacea Angiospermae Compositae Melampyrus pratense Artemisia cretacea Descrizione Endemismo locale, specie caratteristica dei calanchi argillosi Specie rara presente in Toscana solo alle Cerbaie ed Asciano Melamyrus pratense 65 4.5 Qualità ed importanza del SIC IT5180004 Crete di Camposodo e Leonina L'area è di grande importanza per la conservazione di specie ornitiche rare o minacciate legate ad habitat steppici naturali o semi-naturali; in particolare, di notevole interesse sono le popolazioni nidificanti di Burhinus oedicnemus (Occhione), Circus pygargus (Albanella Minore), Anthus campestris (Calandro) e Lanius minor (Averla cenerina). E’ inoltre caratterizzata dalla presenza di Artemisia caerulescens ssp. cretacea, specie endemica dei terreni argillosi ricchi di sali sodici della Toscana e dell'Emilia Romagna. Inoltre, altre emergenze del sito consistono nella presenza di colline a prevalenza di terreni agricoli a seminativi o a prato-pascolo con nuclei residui di calanchi e biancane, forme di erosione tipiche dei terreni argillosi pliocenici che, inserite nel contesto paesaggistico delle crete, costituiscono una notevole emergenza di tipo geomorfologico ed un paesaggio naturale da sottoporre a tutela. 4.6 Principali elementi di vulnerabilità interni ed esterni al sito In questo paragrafo si riportano le norme tecniche relative alle forme ed alle modalità di tutela e conservazione dei Siti d’importanza regionale regolamentate dalla delibera n. 644, 5 luglio 2004 della Giunta Regionale Toscana, in attuazione all’art. 12, comma 1, lett. a della L. 56/00 (Norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatica). Nello specifico per il SIC Crete di Camposodo e Leonina, sono state individuate le seguenti criticità all’interno del sito: La modifica delle pratiche colturali, ed in particolare la riduzione delle aree pascolate a favore dei seminativi, minacciano la conservazione delle emergenze che caratterizzano maggiormente il sito (le biancane, gli habitat prioritari di prateria e le specie strettamente legate a questi ambienti). Lo spianamento a scopi agricoli delle tipiche formazioni erosive e le pratiche agricole (diserbo chimico e lavorazioni superficiali) effettuate in primavera in terreni non messi a coltura, che potrebbero ospitare siti di nidificazione di specie ornitiche minacciate. Perdita di siepi, alberature e aree marginali incolte, con conseguente riduzione della biodiversità e con la scomparsa di alcune delle specie di maggiore importanza. Introduzione di specie ittiche alloctone ai fini della pesca sportiva, nei laghetti di irrigazione, che potrebbero danneggiare le specie autoctone presenti. Altresì, esternamente al SIC delle Crete di Leonina e Camposodo, sono state individuate le seguenti criticità: Problematiche analoghe a quelle descritte per il sito e diffuse in tutta la Toscana centrale e meridionale, che riducono la consistenza numerica delle popolazioni delle principali specie di interesse conservazionistico presenti nel sito, accrescendone anche la frammentazione e l’isolamento. Divisione in porzioni distinte a causa della presenza di corridoi infrastrutturali con strade e comunque presenza di zone urbanizzate. 66 5. CARATTERISTICHE GENERALI DELL’AREA OGGETTO D’INTERVENTO 5.1 Piano Strutturale Comunale vigente Per quanto riguarda lo strumento urbanistico comunale vigente, l’area è inserita all’interno del Sistema territoriale di paesaggio 3 “Le crete senesi attraversate dalla Lauretana”, per cui valgono le prescrizioni dell’Art. 71 delle NTA comunali, qui di seguito riportato: “Art. 71 – Sistema N°3: Le crete senesi attraversate dalla Lauretana 1. Il sistema è attraversato dalla strada Lauretana, storica connessione del Capoluogo con Siena. Il paesaggio è di tipo aperto, con prevalenza di colture erbacee. Le Crete presentano un quadro morfologico caratterizzato da minori intensità di rilievo rispetto agli altri sistemi collinari, che vede l’alternarsi di crinali dolci e poco pronunciati ad impluvi delineati da specchi d’acqua e dalle caratteristiche bandinelle, elementi caratteristici del paesaggio, con siepi di olmo che delimitano naturalmente anche gli appezzamenti coltivati. Per la minore aggressività erosiva e la prevalenza dei fenomeni di deposizione, i fondovalle presentano consistenti riempimenti alluvionali e l’insieme è caratterizzato dalle biancane, vere e proprie emergenze paesaggistiche. Importanti gli insediamenti di crinale ed il patrimonio edilizio rurale. 2. Sono obiettivi e indirizzi per il sistema: - la conservazione dei quadri paesaggistici che si percepiscono attraversando la Lauretana e da tutti i percorsi di valore paesistico individuati dal piano; - monitorare e tutelare le biancane, definendo gli interventi volti alla conservazione e al controllo delle dinamiche naturali di ricolonizzazione, che ne ha trasformato la gran parte inarbusteti e delle pratiche agricole, che troppo spesso ne hanno ridotto l’estensione; - evitare ulteriori perdite di habitat (querceti, arbusteti, comunità igrofile); - favorire la presenza negli impluvi di elementi di vegetazione riparia, ove possibile in continuità con quelle presenti nei fondovalle; - tutelare e monitorare le superfici boscate presenti, evitando che intervengano ulteriori processi di frammentazione; - mantenere il disegno della maglia fitta per evitare l’eccessiva uniformità del paesaggio dovuta alla diffusione delle colture di tipo estensivo preservando l’interruzione dei campi con elementi naturali quali siepi, macchie boschive e alberature; ricostruire, intorno ai poderi deruralizzati, la trama tradizionale di orti e frutteti; - la tutela e la valorizzazione delle testimonianze storiche e culturali; - riqualificare le aree di pertinenza dell’edificato sparso; - recupero e riqualificazione ambientale delle aree di crinale e poggio interessate dalla presenza di manufatti incongrui e di grandi dimensioni connessi alla zootecnia o altre attività; - organizzazione di una rete di percorsi pedonali, ciclabili ed equestri in grado di collegare i siti di pregio ambientale e storico; - il recupero dell'edilizia rurale di antica formazione secondo rapporti di compatibilità tra i nuovi usi e la conformazione architettonica e tipologica. 67 3. Per il Regolamento Urbanistico ed altri atti comunali, valgono le seguenti prescrizioni: - per gli interventi da realizzarsi in aree direttamente percepibili dalla Lauretana e dai principali tracciati d’interesse paesistico individuati dal PS, il Regolamento Urbanistico dovrà prevedere particolari criteri per la valutazione delle proposte progettuali richiedendo elaborati che documentino il corretto inserimento delle proposta nel rispetto dei caratteri paesistici dei luoghi preservando i punti di vista più caratteristici; - si dovranno prevedere modalità di manutenzione della vegetazione lungo i percorsi panoramici individuati, che garantiscano la fruizione visiva delle formazioni a biancane, oltre che modalità di sistemazione delle strade (guard-rail, modalità di consolidamento dei terreni, eventuali banchine laterali e strutture di servizio) coerenti con il mantenimento dell’interesse paesaggistico dell’area; - sia nel caso di interventi di ristrutturazione e riqualificazione che in occasione di eventuali deruralizzazioni di poderi, l’intorno degli edifici dovrà mantenere una caratterizzazione agricola ed è auspicabile che, qualora l’area pertinenziale dell’antico podere sia stata sostituita da colture agrarie specializzate, questa sia ricostituita e disegnata opportunamente; - dovranno essere limitate le movimentazioni di terra, in corrispondenza delle formazioni geologiche di pregio, biancane e calanchi, al fine della loro conservazione, così come individuate nella cartografia di piano strutturale; - è altresì vietata la realizzazione di attività (golf, ed altre) che incidano fortemente nella rimodellazione dei luoghi, e l’inserimento di strutture troppo artificiali quali piazzole, laghetti e volumetrie a servizio dell’accoglienza turistica che creino impatto nel paesaggio; - si dovrà evitare più possibile la creazione di nuovi percorsi interpoderali e appoggiarsi il più possibile ai tracciati storici esistenti, per i percorsi si dovrà privilegiare l’utilizzo di materiali conformi alla tradizione costruttiva locale e l’utilizzo di asfalti o bitumature sarà vietato; è fatto obbligo il mantenimento delle “strade bianche”; - l’impiego di coperture piane o elementi tipologici e costruttivi non tradizionali, necessiteranno di un’attenta definizione dei materiali e delle finiture al pari delle facciate del manufatto; - dovrà essere evitata la recinzione dei poderi, limitandola alle sole situazioni in cui questa si renda indispensabile e dovrà essere garantita la percorribilità pubblica delle strade vicinali e poderali; i confini fra le proprietà dovranno limitare al massimo l’uso di siepi rettilinee continue, preferendo vegetazione bassa e dalle forme curvilinee che meglio si conformano al naturale andamento della morfologia naturale dei luoghi.” L’area in studio, prossima ad impianti tecnologici e facente parte del perimetro antropizzato, alla luce di quanto fin qui riportato, non insiste e non interferisce con i luoghi caratteristici del paesaggio definiti dal precedente art. 71, quali biancane, calanchi, percorsi panoramici, strade bianche, ecc… 68 L’area in studio, prossima ad impianti tecnologici e facente parte del perimetro antropizzato, alla luce di quanto fin qui riportato, non insiste e non interferisce con i luoghi caratteristici del paesaggio definiti dal precedente art. 71, quali biancane, calanchi, percorsi panoramici, strade bianche, ecc… 5.2 Strumenti urbanistici provinciali Il paesaggio è stato descritto all’interno dei sistemi territoriali della “Toscana delle Aree interne e meridionali” nel Piano di Indirizzo Territoriale come sottoambito dell’area senese. Lo schema nel quale si sviluppa viene rappresentato all’interno della scheda del PIT vigente di cui si riporta un estratto. ESTRATTO SCHEDA PIT: TOSCANA DELLE AREE INTERNE E MERIDIONALI 69 Come visibile dall’estratto sopra riportato gli insediamenti produttivi di cui l’intervento in progetto fa parte, sono solitamente ubicati nel fondovalle ed oramai inseriti e consolidati nel contesto del paesaggio, mentre gli edifici colonici che costituiscono il patrimonio architettonico sono posti generalmente nelle sommità dei rilievi collinari. Estratto tavola QC07 del PS del Comune di Asciano – Carta degli elementi del patrimonio naturale ed antropico Il contesto territoriale in cui è inserito l’impianto di compostaggio esistente, è indicato nella tavola delle Unità di Paesaggio del PTCP 2010 di Siena con “Unità di paesaggio 8: Crete d’Arbia” (si veda estratto seguente). Il PTCP 2010 conferma le Unità di paesaggio del PTCP 2000, che erano definite dal seguente articolo: “ PTCP 2000 - Art. I10. Unità di paesaggio delle Crete dell’Arbia 1. Comprende le crete della Sorra, il fondovalle dell’Arbia, le crete di Asciano, le colline di Bibbiano, per una superficie di 321,6 kmq. Interessa i comuni di Siena (parte), Monteroni, Asciano (parte), Buonconvento, Murlo (parte), Montalcino (parte). Centri principali: Arbia, Taverne d’Arbia, Isola d’Arbia, Monteroni, Ponte d’Arbia, Buonconvento. 2. É costituita per quasi tre quarti da colline argillose, a carattere estensivo (Tipo B, Art. I22), per quasi un quarto da piani alluvionali a carattere estensivo (Tipo B, Art. I20) o intensivo (Tipo C, Art. I20) lungo il fiume principale. Piccole lenti sabbiose con paesaggi a carattere intensivo (Tipi C e E, Art. I23). 3. Il paesaggio ha subito gli effetti dell’espansione urbana e produttiva intorno alla via Cassia, mentre le colline argillose risentono del degrado del patrimonio edilizio e degli interventi di rimodellamento artificiale, con eliminazione delle biancane e di altre emergenze naturali. 4. Le emergenze naturali di interesse paesistico costituiscono un patrimonio essenziale da 70 proteggere. Nella gestione di questa Unità assume inoltre un ruolo chiave la tutela del fondovalle dell’Arbia, nel quale si concentrano tutte le iniziative urbane. 5. Da segnalare il valore paesistico della via Lauretana (SS 438), che comprende un tratto segnalato come “tracciato di interesse paesistico europeo”.” ESTRATTO PTCP: LE UNITÀ E TIPI DI PAESAGGIO. Dalla legenda sopra riportata, si evince che l’area in studio ricade all’interno della forma di paesaggio agrario definita come “paesaggio dei seminativi con appoderamento rado”, cioè con una maglia insediativa < 50%, così definito: “Paesaggio largamente prevalente in tutto il bacino delle Crete. La presenza di incolti in misura superiore al 30% è segnalata con apposito segno grafico nella Tav. P04. Dominio delle colture a seminativo aperto e del prato da foraggio. Recente espansione delle attività pastorali. Effetti di rimodellamento artificiale del suolo. Piccole lingue boscate negli impluvi. Comprendono sporadiche emergenze agrarie di tipo M2 (tessuto agrario tradizionale a maglia fitta con prevalenza dell'olivo e del promiscuo), nonché emergenze naturali di interesse paesistico (forme di erosione). Da regolare la costruzione di annessi agricoli e pastorali in relazione alla morfologia argillosa. Da ricostituire le presenze arboree intorno agli insediamenti.” Tra le categorie morfologiche, l’area è inserita tra le colline argillose, anche se interessa una piccola pianura alluvionale; infatti, il sito in studio è ubicato nel fondovalle solcato dal Borro Campora ed è delimitato ad ovest, sud ed est dalle colline plioceniche di natura argillosa. 71 L’orografia complessiva dell’area in studio è rappresentata principalmente da rilievi collinari limitrofi alla valle che delimitano il territorio in analisi. L’altezza massima raggiunta dai rilievi circostanti la zona è di 345 m s.l.m. in corrispondenza del poggio dove si sviluppa l’agglomerato urbano di Mucigliani, posto a circa 1,75 km a SE; i rilievi secondari sono presenti a sud, est ed ovest e l’area oggetto dell’intervento è compresa tra le altitudini di 199 m s.l.m. e 205 m s.l.m. (fig. 8). Il Borro Campora rappresenta l’elemento idrografico principale ed è caratterizzato da un regime torrentizio fortemente influenzato dalla quantità di precipitazioni; l’impluvio confluisce nel Torrente Biena circa 900 m a NW rispetto all’area in studio. Il territorio è inoltre delimitato a nord dalla pianura alluvionale di Pian delle Cortine ed il patrimonio naturale che costituisce le strette vicinanze dell’area in studio consiste nella presenza di vegetazioni ripariali di specie igrofile a sud, localmente da arbusteti e cespuglieti e da un appezzamento di terreno censito come bosco di latifoglie posto ad ovest. 5.3 SUOLO E SOTTOSUOLO Il sito in studio è ubicato nel fondovalle solcato dal Borro Campora ed è delimitato ad ovest, sud ed est dalle colline plioceniche di natura argillosa; il territorio è inoltre definito a nord dalla pianura alluvionale di Pian delle Cortine. Caratteristiche geomorfologiche L’altezza massima raggiunta dai rilievi circostanti la zona è di 345.7 m s.l.m. in corrispondenza del poggio dove si sviluppa l’agglomerato di Mucigliani, posto a circa 1,75 km a SE; in particolare, l’area oggetto dell’intervento è compresa tra le altitudini di 199 m s.l.m. e 205 m s.l.m.. Come mostra la seguente carta fisica del territorio qui di seguito allegata, oltre a podere Campora che raggiunge 203.2 m s.l.m., i rilievi secondari sono presenti a sud, est ed ovest e i maggiori possiedono le seguenti massime quote (in m s.l.m.): - rilievi est: Podere Campora 250.7, Podere Faule 320.6; - rilievi sud-est sud: Mucigliani 345.7, Poggio Cetinali 283.7, Poggio dei Cipressi 273.5, Poggio delle Casacce 270; - rilievi sud-ovest ovest: crinale degradante verso nord da Poggio delle Casacce 254.2 e 256.6. 72 Estratto della Carta delle fasce altimetriche Il contesto nel quale è inserita l’area in studio è caratterizzato da rilievi collinari di forma rotondeggiante ed incisioni vallive con densità modesta che bordano la pianura alluvionale interessata dai corsi d’acqua principali e dai canali di normale regimazione agraria. L’area in analisi è posta alle pendici di rilievi collinari ad una quota media di 200 m s.l.m. ed il profilo morfologico è subpianeggiante, poiché il terreno interessato dall’intervento previsto è posto in una zona di fondovalle: come visibile dal seguente estratto della carta delle pendenze del P.S. vigente, esso possiede per lo più una pendenza minore del 5%, che passa al 5-10% verso i versanti del rilievo collinare ad ovest. Estratto della Carta delle pendenze 73 In vicinanza dei terreni in studio, in corrispondenza dei versanti presenti, sono stati evidenziati fossetti di ruscellamento mentre, a distanza dall’intervento in progetto, sono presenti fenomeni di dissesto costituiti da soliflusso connessi all’acclività non trascurabile dei versanti ed alla loro componente argillosa; nell’area da edificare tuttavia, non sono stati evidenziati fenomeni gravitativi in atto o paleofrane in relazione morfologia dei terreni caratterizzati da profilo morfologico subpianeggiante. I fenomeni geomorfologici sono stati segnalati in sede di Piano Strutturale, come riportato dall’estratto qui di seguito della carta geomorfologica. Estratto della Carta geomorfologica del PS vigente In particolare in vicinanza del Podere Campora a nord-est dell’area interessata dal progetto, sono stati evidenziati soliflussi: Soliflusso Poiché i terreni affioranti appartenenti al Complesso Neoautoctono sono costituiti prevalentemente da sedimenti argillosi, si tratta di dissesti gravitativi dovuti ad ammollimento di masse limo-argillose con movimento di tipo fluido-viscoso e velocità spesso non elevata. Si possono considerare come fenomeni di soliflusso che interessano il terreno in profondità e che scendono con moto più o meno continuo come lingue in vallette lunghe e ramificate. Inoltre, ad ovest della zona in studio è presente l’area a Calanchi e Biancane di Leonina (si veda la seguente ripresa aerea): Area a Calanchi e Biancane Si tratta di un fenomeno morfologico caratteristico e tipico delle zone argillose: i calanchi e le Biancane. I calanchi costituiscono morfostrutture molto frequenti nella zona perché proprio qui si realizzano le condizioni di nascita e sviluppo. Il processo evolutivo del calanco non avviene per incisione e asportazione graduale ma per eventi parossistici, il fenomeno per scatenarsi deve prevedere un crepacciamento diffuso e profondo che costituisca la via preferenziale di approfondimento delle acque meteoriche. Queste, generando il distacco dal terreno lasciano il 74 substrato soggetto all’erosione rapida, si vengono così a creare i solchi di ruscellamento veloce dei versanti che evolvono in forma calanchiva. L’evoluzione dei calanchi presuppone un andamento del terreno a reggipoggio e una forte pendenza del versante. Le Biancane sono rilievi cupoliformi alti pochi metri e con profilo asimmetrico. La genesi di questo fenomeno è incerta, taluni (Mazzanti ed altri) fanno risalire le cause a differenti comportamenti diagenetici all’interno delle formazioni argillose che portano per erosione differenziale all’isolamento di questi elementi. Il nome deriva dalla patina biancastra che spesso le ricopre. Si ricorda che l’area in oggetto non è in ogni caso interessata dai suddetti fenomeni morfologici di calanchi e biancane tutelate. Ripresa aerea della zona a Calanchi e Biancane di Leonina Caratteristiche geologiche Il sito esaminato si trova all’interno dei margini del bacino di sedimentazione dei depositi marini pliocenici del Graben di Siena. Il rilievo geologico effettuato ha permesso di individuare la successione stratigrafica ed i rapporti stratigrafici delle formazioni affioranti; in particolare sono presenti in affioramento formazioni appartenenti ai Depositi Continentali quaternari, sovrastanti i terreni pliocenici appartenenti al Complesso Neoautoctono (si veda la carta geologica seguente). 75 Carta geologica In particolare durante il sopralluogo sono state individuate le seguenti unità litostratigrafiche: DEPOSITI CONTINENTALI OLOCENICI Depositi colluviali (b7a) Si tratta di depositi costituiti da elementi eterometrici a tessitura fine (limosa e sabbiosa) con rari frammenti litoidi grossolani, derivanti dall'alterazione e disgregazione della formazione in posto ed accumulati in posto o dopo un breve trasporto (età Olocene). Depositi alluvionali terrazzati recenti (bn1) Tali depositi sono osservabili a varie altezze sui versanti vallivi. La granulometria può essere molto variabile e dipende dal regime del corso d’acqua e dalle dinamiche esistenti al momento della deposizione: sono stati osservati spessori anche di alcuni metri costituiti da ghiaie ma anche frequentemente da sabbie, limi e argille. I terrazzi alluvionali più recenti costituiscono dei depositi attualmente incisi dal corso d’acqua, e si raccordano all’attuale letto fluviale tramite scarpate anche di alcuni metri (età Olocene). DEPOSITI MARINI PLIOCENICI Tale complesso è costituito da depositi marini del Pliocene inferiore che rappresentano il prodotto di una ripresa di sedimentazione dopo la fine dei movimenti traslativi che caratterizzarono l'ultima fase tettogenetica (Fase Tortoniana) nel versante tirrenico dell'Appennino settentrionale e giacciono in discordanza sul Complesso delle formazioni di facies Toscana. Argille azzurre (FAA) Sono costituite da argille e argille siltose, solo localmente marnose, dalla tipica colorazione grigio azzurra o nocciola, caratterizzate da un aspetto generalmente massiccio; a queste possono talora intercalarsi lenti limo-sabbiose. Lo spessore delle Argille azzurre varia molto da zona a zona e può raggiungere un massimo di circa 1000 m. Generalmente esse sono dotate di notevole consistenza dovuta ad un alto grado di consolidazione. All’interno di tali argille, che conferiscono al paesaggio una conformazione morfologica tipica, si rinvengono ricorrenti Molluschi che indicano un 76 ambiente deposizionale marino, con batimetrie variabili di norma riferibili alla zona neritica esterna: dal punto di vista cronostratigrafico, le Argille azzurre si sono deposte nel Pliocene Inferiore. In particolare, l’area in studio si trova posta in corrispondenza dell’affioramento dei sedimenti alluvionali terrazzati recenti (bn1), in vicinanza del contatto con le argille azzurre (FAA) plioceniche. Elementi litologico-tecnici delle formazioni affioranti Si riporta qui di seguito un estratto della carta litologico–tecnica del P.S. vigente nella quale, indipendentemente dalla loro posizione stratigrafica e dai relativi rapporti geometrici, vengono raggruppati i vari litotipi che presentano caratteristiche tecniche comuni (granulometria, composizione mineralogica, densità, porosità, ecc…) in base anche ai dati geologici di base. In particolare, nell’area in studio ed al suo intorno, sono state definite le seguenti unità litotecniche: o Litotipi Semicoerenti Terreni argillosi sovraconsolidati In questa classe litotecnica vengono raggruppati i depositi argillosi pliocenici aventi generalmente caratteristiche geotecniche medio buone, con valori di consistenza che tendono ad aumentare con la profondità; essi, vista la natura prettamente argillosa, sono soggetti a fenomeni di ritiro e rigonfiamento in superficie e sono facilmente suscettibili alle variazioni di umidità stagionali. La formazione riconducibile a tale classe è a prevalente composizione argillosa, mentre l’orizzonte superficiale di alterazione del substrato è dotato di spessore variabile, mediamente di circa 1.00 m. o Litotipi Pseudocoerenti Terreni sciolti o poco addensati a prevalenza limoso-argillosa In questa classe litotecnica vengono raggruppati i depositi alluvionali recenti e terrazzati presenti nei fondovalle principali ed in particolare nell’area in studio; essi sono dotati di elevata 77 eterogeneità verticale ed orizzontale e generalmente sono interessati da un livello basale avente maggiore granulometria. Si tratta di depositi eterogenei di mediocre consistenza, caratterizzati da giacitura orizzontale. Gli spessori aumentano nelle zone morfologicamente depresse e l’orizzonte pedogenetico superficiale di alterazione del substrato è dotato di spessore limitato. o Litotipi Incoerenti Terreni di riporto Tale unità litotecnica è costituita da tutti i terreni d riporto messi in opera dall’uomo per vari scopi: tra questi ci sono anche i terreni di riporto per gli sbarramenti dei laghi. Tale unità litotecnica è generalmente caratterizzata da parametri geotecnici modesti. Caratterizzazione pedologica USO DEL SUOLO E SUA EVOLUZIONE L’area oggetto della realizzazione del nuovo impianto è costituita da un appezzamento di terreno incolto (si veda foto seguente). Panoramica dell’area in studio costituita da un appezzamento di terreno incolto. Per quanto riguarda l’uso del suolo, si riporta qui di seguito un estratto della carta dell’uso del suolo al 2007 del S.I.T. della Provincia di Siena, in cui si può notare che il sito in studio, pur essendo prossimo ad una area industriale e commerciale, è definito come “seminativo in aree non irrigue”. 78 Carta dell’uso del suolo (SIT Provincia di Siena). Inoltre, si riporta qui di seguito l’evoluzione dell’uso del suolo dell’area in studio documentabile da foto aeree (ortofoto S.I.T. Provincia di Siena): si evince che l’area in oggetto è costituita da un appezzamento seminativo già nel 1954 fino al 1996; in seguito alla realizzazione dell’impianto di selezione e compostaggio visibile nella foto del 2002 l’area in studio, acquisita dalla società, è stata lasciata incolta (ortofoto 2010). 79 All’interno dell’appezzamento di terreno lasciato incolto si sono insediate nel corso degli anni vegetazioni per lo più erbacee ed in minor parte arbustive. Inoltre, la zona oggetto d’intervento è delimitata, oltre che dall’impianto di compostaggio di Pian delle Cortine verso nord est, da altri appezzamenti agricoli impiegati come seminativi, lasciati incolti o dediti alla pastorizia. Caratteristiche pedologiche dei terreni Per quanto riguarda le caratteristiche pedologiche dell’area in oggetto, si riporta l’inquadramento della Carta dei Suoli in scala 1:250.000 della Regione Toscana relativa alla Val d’Arbia e Val d’Asso (codice sistema 61.3_F) che è definita con questi caratteri generali: - Morfologia: superfici pianeggianti e debolmente pendenti di bassa quota e basse colline fortemente pendenti; - Litologia principale: argille plioceniche (62%); - Litologia secondaria: sabbie plioceniche (20%) e depositi alluvionali recenti (15%). 80 Carta dei suoli (Regione Toscana) Come visibile dalla precedente cartografia, l’area in studio si trova in prossimità dei suoli più diffusi di questo sistema, cioè quelli sviluppatisi su depositi marini argillosi pliocenici che fanno parte delle unità cartografiche ORC1_QUE1_CRV1 (37%) e QUE1_CRV1 (27%), all’interno dei quali dominano con varia intensità i processi di erosione, vertisolizzazione, salinizzazione e gleizzazione. Tale Unità Cartografica 6 ORC1 (Val d’Orcia)_QUE1 (Quercia)_CRV1 (Cervognano), è così definita: Litologia principale Argille plioceniche. Morfologia Versanti con pendenze da deboli a forti soggetti ad erosione idrica diffusa ed incanalata da moderata a forte, nonché a fenomeni di erosione di massa. Nelle superfici di raccordo con il fondovalle l’erosione superficiale è generalmente più contenuta. 81 Uso del suolo Seminativi nudi e subordinatamente prati e bosco. Modello di distribuzione - Suoli VAL D’ORCIA (ORC1) (Typic Ustorthents fine, mixed, calcareus, mesic): essi sono moderatamente profondi, a profilo Ap-C, non ghiaiosi, a tessitura da argilloso limosa a franco limoso argillosa, molto calcarei, debolmente alcalini, moderatamente salini in profondità da moderatamente ben drenati a piuttosto mal drenati; essi sono ubicati prevalentemente su versanti a pendenza per lo più forte, interessati da erosione idrica diffusa forte e da fenomeni di dissesto. Sono utilizzati quasi esclusivamente a seminativo nudo (frumento) e sono molto frequenti; - Suoli QUERCIA (QUE1) (Vertic Haplustepts fine, mixed, mesic), da moderatamente profondi a profondi, a profilo Ap-Bg-Cg, non ghiaiosi, a tessitura prevalentemente argilloso limosa, da molto a fortemente calcarei, da debolmente a moderatamente alcalini, con caratteri vertici, moderatamente salini in profondità, piuttosto mal drenati, sono ubicati prevalentemente su versanti a pendenza da debole a moderata, interessati da erosione idrica moderata di tipo prevalentemente diffuso e sono frequenti. Sono utilizzati a seminativo nudo e subordinatamente prato e bosco; negli ultimi anni sono diffusi gli impianti di vigneto specializzato. - Suoli CERVOGNANO (CRV1) (Aquic Haplustepts fine, mixed, mesic), da moderatamente profondi a profondi, a profilo Ap-Bg-Cg, non ghiaiosi, a tessitura argilloso limosa e franco 82 limoso argillosa, molto calcarei, moderatamente alcalini, mal drenati, si riscontrano su superfici moderatamente erose in situazioni di drenaggio difficoltoso e sono poco frequenti. Sono occupati prevalentemente da seminativi nudi. Inoltre, essendo l’area prossima ad un corso d’acqua, è interessata da sedimenti alluvionali recenti ed attuali ed è interessata anche dall’Unità Cartografica VER1_LSR1_ARB1 (14%) tipica di ambienti pianeggianti di fondovalle con pedotipi che mostrano un’evoluzione contenuta ed una moderata tendenza ai processi di gleizzazione. Tale Unità Cartografica 209 VER1 (Vergaia)_LSR1 (La Speranza)_ARB1 (Arbia), è così definita: Litologia principale Alluvioni fluviali e fluvio-lacustri. Morfologia Fondivalle dei fiumi Arbia, Asso, Orcia, Cecina ed Elsa (nel tratto superiore). Uso del suolo Seminativo avvicendato prevalente e prato avvicendato. Modello di distribuzione - Suoli VERGAIA (VER1) (Fluventic Haplustepts fine-loamy, mixed, mesic): suoli profondi, a profilo Ap-Bw-C, non ghiaiosi, a tessitura franca, da debolmente calcarei a molto calcarei, moderatamente alcalini, ben drenati, ubicati nelle piane di fondovalle su superfici da 83 pianeggianti a subpianeggianti, molto frequenti. Sono utilizzati a seminativo (cereali) e prato avvicendato; - Suoli LA SPERANZA (LSR1) (Aquic Haplustepts fine, mixed, mesic): profondi, a profilo ApBw-Cg, non ghiaiosi, a tessitura da franco limoso argillosa ad argilloso limosa, da moderatamente calcarei a molto calcarei, da debolmente a moderatamente alcalini, da moderatamente ben drenati a piuttosto mal drenati, ubicati nelle piane di fondovalle su superfici pianeggianti a drenaggio esterno difficoltoso, frequenti. Sono utilizzati a seminativo (cereali) e prato avvicendato; - Suoli ARBIA (ARB1) (Fluventic Haplustepts fine-silty, mixed, mesic): profondi, a profilo ApBw-C, scarsamente ghiaiosi a tessitura prevalentemente franco limosa, da moderatamente calcarei a molto calcarei, da debolmente a moderatamente alcalini, ben drenati sono ubicati su superfici alluvionali recenti subpianeggianti di natura prevalentemente limosa, poco frequenti. In base a quanto fin qui riportato ed alle caratteristiche riscontrate nel sito in studio, si ritiene che i terreni affioranti nell’intorno dell’area oggetto dell’intervento, sono generalmente costituiti da sedimenti marini pliocenici a forte componente argillosa; essi possono quindi essere assimilati ai suoli definiti ORC1, che mostrano le principali caratteristiche qui di seguito elencate. SUOLI VAL D’ORCIA - ORC1 Origine dei dati: Costantini E.A.C., Barbetti R., Bucelli P., Cimato A., Franchini E., L’Abate G., Pellegrini S., Storchi P. Vignozzi N. (2006). Zonazione viticola ed olivicola della provincia di Siena. Grafiche Boccacci editore, Colle val d’Elsa (SI). Regione Toscana. Dipartimento Agricoltura e Foreste. (1984 – 1994). Rilevamenti pedologici nell’ambito del Progetto “Sistemi Territoriali”. Località tipica: Val d’Orcia (SI). Descrizione dell’Ambiente: Argille del Pliocene. Substrato pedogenetico di tipo minerale, non consolidato, costituito da sedimenti marini a granulometria argillosa e limosa. Fisiografia: versanti a pendenza prevalentemente da moderata a forte (14-35%), soggetti ad erosione idrica diffusa di forte intensità e di massa; forte dinamicità. Pietrosità: assente. Uso del suolo: seminativo avvicendato o prato. Caratteri dei suoli: I suoli Val d’Orcia sono moderatamente profondi, non ghiaiosi, a tessitura da argilloso limosa a franco limoso argillosa, molto calcarei, debolmente alcalini, da moderatamente ben drenati a piuttosto mal drenati. Moderatamente salini in profondità, presentano fessurazioni superficiali. Essi sono classificati secondo la Soil Taxonomy come Typic Ustorthents, fine, mixed, calcareous, mesic (2003) e come Calcaric Regosols (1998) secondo il World Reference Base. Orizzonti principali e range di variabilità: La sequenza caratteristica degli orizzonti genetici è Ap-C: l’orizzonte Ap è spesso da 15 a 50 cm circa, di colore da bruno grigio scuro (2,5Y 4/2), a bruno oliva (2,5Y 4/4), a bruno oliva chiaro (2,5Y 5/4), a tessitura da argilloso limosa a franco limoso argillosa, generalmente non ghiaioso, da neutro a moderatamente alcalino, a struttura da debolmente a fortemente sviluppata, da molto a fortemente calcareo, esso presenta frequentemente fessure quando visibili, ed è talvolta leggermente salino a causa 84 della presenza di solfati. L’orizzonte C sottostante è di colore da grigio giallastro chiaro (2.5Y 6/4), a grigio (2,5Y 5/0, 6/1, 5Y 5/1), a grigio scuro (5Y 4/1), a tessitura prevalentemente argilloso limosa, generalmente non ghiaioso, da neutro a moderatamente alcalino, per lo più massivo, da molto a fortemente calcareo. Presenta frequentemente screziature, per lo più di colore giallo brunastro (10YR 6/6, 6/8), bruno oliva chiaro (2,5Y5/4), giallo oliva (2,5Y 6/6, 6/8) ed è moderatamente salino a causa della natura del materiale parentale. Qualità dei suoli e problematiche di gestione e conservazione: Suoli idonei alla coltivazione, ma con limitazioni molto forti, tali da ridurre drasticamente la scelta delle colture e da richiedere accurate e specifiche pratiche di coltivazione o di conservazione. Tali limitazioni sono dovute, principalmente, al rischio severo di erosione superficiale, per la presenza di erosione idrica diffusa di forte intensità, di fenomeni di erosione di massa e per la pendenza da moderata a forte; secondariamente al drenaggio a volte piuttosto difficoltoso, alla profondità moderata, alla tessitura argilloso limosa, alla salinità, leggera in superficie e moderata in profondità, al carattere fortemente calcareo, con un contenuto elevato in calcare attivo. Per quanto concerne le altre caratteristiche idrauliche, si contraddistinguono per una moderata capacità di accumulo di acqua utilizzabile dalle piante, per la conducibilità idraulica satura molto bassa con prevalenza dei flussi in senso orizzontale, per l’assenza di falda nei primi 120 cm di profondità; hanno inoltre una capacità di accettazione delle piogge molto bassa. La capacità di trattenere o inattivare i potenziali inquinanti è alta. Sono suoli tenaci e pesanti nelle tessiture più fini, con un rischio elevato di diventare asfittici per il drenaggio piuttosto difficoltoso e la permeabilità molto bassa ed in assenza di una buona struttura. Tali caratteristiche, insieme ai caratteri vertici, che favoriscono la rottura degli apparati radicali, li rendono inidonei ad ospitare le colture arboree. L’elevato contenuto in carbonati totali ed in calcare attivo può comportare problemi di insolubilizzazione del fosforo e del ferro con conseguenti effetti clorosanti. La salinità può avere un effetto depressivo sulle rese ed indurre a limitare la scelta alle colture più tolleranti. La presenza di un rischio severo di erosione superficiale richiede la messa in atto di interventi rigorosi per la conservazione del suolo. Presentano un rischio medio d’incrostamento superficiale; la formazione di crosta a seguito di piogge intense, su terreni lavorati finemente, può comportare difficoltà nell’emergenza per le erbacee con minore forza germinativa e richiedere il ricorso ad interventi più o meno energici di scarificatura. Principali caratteristiche fisiche, chimiche, territoriali dei suoli ORC1 N med std.err mediana pctl 20 pctl 80 quota (m s.l.m.) 24 374,2 29,40 342 232 488 pendenza (%) 24 15,3 1,84 14 6 20 pietrosità piccola (%) 24 0,0 0,00 0 0 0 pietrosità media (%) 24 0,1 0,09 0 0 0 pietrosità grande (%) 24 0,0 0,00 0 0 0 rocciosità (%) 24 0,2 0,21 0 0 0 85 N prevalente n secondaria n classe di drenaggio 17 5 11 4 4 classe di permeabilita 22 6 9 5 7 TOPSOIL 0- 50 cm N med std.err Mediana pctl 20 pctl 80 argilla (%) 22 43,0 1,58 40,7 37,5 50,0 sabbia (%) 22 6,9 0,85 7,0 3,0 10,0 scheletro (%) 24 3,2 1,81 0,0 0,0 2,7 carbonati (%) 22 16,8 1,16 16,0 11,6 20,7 pH 22 7,6 0,07 7,5 7,3 7,8 csc (meq/100g) 22 19,3 1,24 17,6 14,5 24,0 EC (mS/cm 1:2,5) 14 0,8 0,25 0,4 0,1 1,1 sostanza organca (%) 22 1,8 0,14 1,7 1,1 2,3 N prevalente n Secondaria n 22 AL 11 FLA 9 N med std.err Mediana pctl 20 pctl 80 argilla (%) 16 42,1 1,57 40,2 36,3 46,1 sabbia (%) 16 7,0 1,33 5,2 2,9 9,0 scheletro (%) 21 5,6 3,96 0,0 0,0 3,0 carbonati (%) 16 17,2 1,48 15,3 12,2 21,8 pH 16 7,6 0,11 7,7 7,0 8,0 csc (meq/100g) 12 18,0 1,68 17,7 11,8 21,0 EC (mS/cm 1:2,5) 10 1,2 0,41 0,9 0,1 1,8 sostanza organica (%) 16 1,2 0,20 0,9 0,5 1,9 N prevalente n Secondaria n 16 AL 9 FLA 6 classe tessiturale USDA SUBSOIL 50-100 cm classe tessiturale USDA 86 Descrizione del profilo caposaldo Sigla dell'osservazione: S01_P_104 Comune e Provincia: San Giovanni d'Asso (SI) Data di descrizione: 12/10/1999 Quota: 327 m s.l.m. Pendenza: 5% Esposizione: E Rocciosità: Pietrosità piccola: assente Pietrosità media: assente Pietrosità grande: assente Formazione geologica: Foglio 121, depositi argillosi di origine fluviolacustre o marina Materiale Parentale e Substrato di tipo minerale, non consolidato a substrato: granulometria argillosa. Materiale parentale a granulometria argillosa Morfologia : versante rimodellato Uso del suolo e seminativo avvicendato vegetazione: Drenaggio: piuttosto mal drenato Classificazione Soil Typic Ustorthents, fine, mixed, calcareous, mesic (2003) Taxonomy: Classificazione WRB: Calcaric Regosols (1998) Descrizione degli orizzonti Ap 30 cm: umido, colore umido bruno oliva chiaro (2.5Y 5/4). Consistenza: molto friabile, debolmente adesivo, debolmente plastico. Struttura poliedrica subangolare, media, debolmente sviluppata; pori molto fini (0,5 mm), abbondanti (3%). Effervescenza violenta. Limite inferiore: abrupto, lineare; pH di campagna: 8,5. C 120 cm: umido, colore umido grigio giallastro chiaro (2.5Y 6/4). Screziature: masse impoverite di ferro, con aree di arricchimento di ferro ossidato, di colore grigio bruno pallido (2.5Y 6/2), comuni, piccole; masse arricchite di ferro ossidato, di colore giallo brunastro (10YR 6/8), scarse, piccole. Consistenza: friabile, debolmente adesivo, debolmente plastico. Struttura assente, massivo; pori molto fini (0,5 mm), comuni (1%). Effervescenza violenta; pH di campagna: 8,5. 87 Analisi chimiche e fisiche sabbia CaCO3 % Complesso di scambio (meq/100g) orizzonte limite inferiore (cm) Ap 30 2.0 9.0 53.0 38.0 FLA 18.6 10.5 8.50 C 120 0.0 4.0 58.0 38.0 FLA 17.6 9.4 8.50 cod. molto fine % totale % limo % argilla % Classe USDA totale attivo pH in H2O CSC Ca Mg Ca+Mg Na K 15.50 8.35 3.70 12.05 0.35 3.10 acidità di scambio TSB (%) 100.00 EC carbonio (mS/cm) organico 1:2,5 % 0.31 1.29 0.99 0.29 Altresì la maggior parte dell’area oggetto d’intervento è posta su sedimenti alluvionali e continentali, di componente argilloso-limosa dominante; di conseguenza, possono essere inseriti all’interno dei suoli definiti LSR1, che mostrano le principali caratteristiche qui di seguito elencate. SUOLI LA SPERANZA - LSR1 Origine dei dati: Costantini E.A.C., Barbetti R., Bucelli P., Cimato A., Franchini E., L’Abate G., Pellegrini S., Storchi P. Vignozzi N. (2006). Zonazione viticola ed olivicola della provincia di Siena. Grafiche Boccacci editore, Colle val d’Elsa (SI). Regione Toscana. Dipartimento Agricoltura e Foreste. (1984 – 1994). Rilevamenti pedologici nell’ambito del Progetto “Sistemi Territoriali”. Località tipica: Pienza (SI). Descrizione dell’Ambiente: Depositi alluvionali recenti e attuali. Substrato pedogenetico di tipo minerale, non consolidato, costituito da sedimenti fluviali e fluvio-lacustri a granulometria prevalentemente argillosa. Fisiografia: piana alluvionale di fondovalle dei fiumi Arbia, Asso ed Orcia, superfici da subpianeggianti a pianeggianti. Rischio di erosione: assente; pietrosità: assente. Uso del suolo: seminativo a cereali e prato. Caratteri dei suoli: I suoli La Speranza sono profondi, a tessitura da franco limoso argillosa ad argilloso limosa, non ghiaiosi, da moderatamente calcarei a molto calcarei, a reazione da debolmente a moderatamente alcalina, da moderatamente ben drenati a piuttosto mal drenati. Sono caratterizzati dalla presenza di un orizzonte diagnostico cambico e di frequenti problemi di ristagno, evidenziati da abbondanti screziature grigie ed ocra. I suoli La Speranza sono classificati secondo la Soil Taxonomy come Aquic Haplustepts, fine, mixed, mesic (2003) e come Calcari Stagnic Cambisols (1998) secondo il World Reference Base. Orizzonti principali e range di variabilità: Sequenza caratteristica degli orizzonti genetici: ApBw-Cg. L'orizzonte Ap ha spessore compreso fra i 30 ed i 65 cm e colore da bruno oliva chiaro (2,5Y 5/4), a bruno grigio scuro (2,5Y 4/2), ad oliva (5Y 4/3), a bruno scuro (10YR 4/3). Ha tessitura prevalentemente franco limoso argillosa ed argilloso limosa, con scheletro generalmente assente. Il pH è da debolmente a moderatamente alcalino, la struttura per lo più moderatamente sviluppata. E’ moderatamente a molto calcareo. L’orizzonte Bw sottostante ha spessore compreso, prevalentemente, fra i 25 ed i 65 cm, colore da bruno grigiastro scuro/bruno oliva (2,5Y 4/3) a bruno oliva chiaro (2,5Y 5/4), tessitura da argilloso limosa a franco limoso argillosa, scheletro assente. Ha pH da debolmente a moderatamente alcalino, struttura da debolmente a fortemente sviluppata ed 88 è da moderatamente a fortemente calcareo. Sono presenti scarse screziature di colore da bruno giallastro (10YR 5/6, 10YR 5/8), a giallo oliva (2,5Y 6/8), a varie tonalità di grigio (2,5Y 6/1, 5Y 6/1, 5G 5/1, 5GY 5/1). Al di sotto si riscontra la presenza di un orizzonte Cg, che arriva oltre i 150 cm di profondità, di colore da bruno oliva (2,5Y 4/4) a grigio bruno pallido/grigio giallastro chiaro (2.5Y 6/3), a tessitura prevalentemente franco limoso argillosa ed argilloso limosa, con scheletro da assente a frequente, massivo, a pH da moderatamente alcalino a fortemente alcalino e da moderatamente a fortemente calcareo. Sono presenti abbondanti screziature di colore da bruno giallastro scuro (10YR 4/6), a giallo brunastro (10YR 6/6), a giallo oliva (2,5Y 6/6, 2,5Y 6/8), a varie tonalità di grigio (2,5Y 6/1, 5Y 6/1, 5G 5/1, 5GY 5/1). Qualità dei suoli e problematiche di gestione e conservazione: Suoli idonei alla coltivazione, ma con limitazioni intense, tali da ridurre la scelta delle colture o da richiedere speciali pratiche conservative. Tali limitazioni sono dovute principalmente al drenaggio piuttosto difficoltoso ed alla tessitura, soprattutto quando argilloso limosa; secondariamente alla presenza di rischio di inondazione, raro e di durata molto breve. Per quanto concerne le altre caratteristiche idrauliche, tali suoli si contraddistinguono per una capacità di accumulo di acqua utilizzabile dalle piante molto elevata, per la conducibilità idraulica satura da moderatamente bassa a bassa con prevalenza dei flussi in senso orizzontale, per la presenza di una falda profonda o molto profonda; hanno inoltre una bassa capacità di accettazione delle piogge. La capacità di trattenere o inattivare i potenziali inquinanti è, in generale, molto alta. Sono suoli tenaci e pesanti nelle tessiture più fini, con un rischio elevato di diventare asfittici per il drenaggio piuttosto difficoltoso ed in assenza di una buona struttura, che richiedono interventi accurati di sistemazione idraulico-agraria per l’allontanamento delle acque in eccesso. Presentano un rischio d’incrostamento superficiale medio, più accentuato dove è più consistente la presenza del limo; la formazione di crosta a seguito di piogge intense, su terreni lavorati finemente, può comportare difficoltà nell’emergenza per le erbacee con minore forza germinativa e richiedere il ricorso ad interventi più o meno energici di scarificatura. Principali caratteristiche fisiche, chimiche, territoriali dei suoli LSR1 N med std.err Mediana pctl 20 pctl 80 quota (m s.l.m.) 11 253,2 13,91 255 197 288 pendenza (%) 11 2,6 0,83 2 1 3 pietrosità piccola (%) 11 0,0 0,00 0 0 0 pietrosità media (%) 11 0,0 0,00 0 0 0 pietrosità grande (%) 11 0,0 0,00 0 0 0 rocciosità (%) 11 0,0 0,00 0 0 0 89 N prevalente n Secondaria n classe di drenaggio 11 4 5 5 4 classe di permeabilita 11 4 7 5 3 N med std.err Mediana pctl 20 pctl 80 argilla (%) 11 35,5 2,34 35,7 27,3 41,9 sabbia (%) 11 16,4 1,40 17,0 11,0 20,0 scheletro (%) 11 2,0 1,03 0,0 0,0 3,0 carbonati (%) 10 12,3 1,89 10,5 6,6 16,8 pH 11 7,8 0,11 7,8 7,4 8,1 csc (meq/100g) 11 21,7 1,68 21,5 14,3 25,0 EC (mS/cm 1:2,5) 6 0,2 0,01 0,2 0,1 0,2 sostanza organca (%) 9 1,8 0,21 1,5 1,3 2,0 N prevalente n Secondaria n 11 FLA 5 AL 2 N med std.err Mediana pctl 20 pctl 80 argilla (%) 11 37,7 3,74 38,0 21,7 47,3 sabbia (%) 11 14,0 2,11 12,0 8,9 19,5 scheletro (%) 11 2,3 1,09 0,0 0,0 3,0 carbonati (%) 11 13,4 2,49 10,5 5,9 16,7 pH 11 8,0 0,14 7,8 7,5 8,4 csc (meq/100g) 11 19,6 1,69 19,5 14,6 20,4 EC (mS/cm 1:2,5) 7 0,2 0,02 0,2 0,1 0,2 sostanza organica (%) 9 1,2 0,22 1,1 0,9 1,3 N prevalente n Secondaria n 11 AL 4 FLA 3 TOPSOIL 0- 50 cm classe tessiturale USDA SUBSOIL 50-100 cm classe tessiturale USDA 90 Descrizione del profilo caposaldo Sigla dell'osservazione: V10_P_84 Comune e Provincia: Pienza (SI) Data di descrizione: 10/04/1995 Quota: 288 m s.l.m. Pendenza: 2% Rocciosità: Pietrosità piccola: assente Pietrosità media: assente Pietrosità grande: assente Formazione geologica: Foglio 121, Alluvioni Materiale Parentale e Substrato di tipo minerale, non consolidato costituito Substrato: da sedimenti fluviali a granulometria argillosa. Materiale parentale costituito da sedimenti fluviali a granulometria argillosa Morfologia: Natura della forma: piana alluvionale di fondovalle. Elemento morfologico: pianura Uso del suolo e Seminativo avvicendato vegetazione: Drenaggio: Piuttosto mal drenato Classificazione Soil Aquic Haplustepts, fine, mixed, mesic (2003) Taxonomy: Classificazione WRB: Calcari Stagnic Cambisols (1998) Descrizione degli orizzonti Ap 40 cm: umido, colore umido bruno oliva chiaro (2.5Y 5/4). Struttura prismatica, media, moderatamente sviluppata; pori molto fini (0,5 mm), comuni (1%) e fini (1 mm), comuni (1%). Radici molto fini, poche. Effervescenza violenta. Limite inferiore: chiaro, lineare. Bw 80 cm: umido, colore umido da bruno grigiastro scuro a bruno oliva (2.5Y 4/3). Screziature: masse arricchite di ferro ossidato, di colore bruno giallastro (10YR 5/6), scarse, medie; masse impoverite di ferro, con aree di arricchimento di ferro ossidato, di colore 5GY 5/1, scarse, medie. Struttura prismatica, fine, debolmente sviluppata. Radici molto fini, poche. Effervescenza violenta. Limite inferiore: chiaro, irregolare. 2Cg 120 cm: umido, colore umido bruno oliva (2.5Y 4/4). Screziature: masse arricchite di ferro ossidato, di colore 10YR 4/6, abbondanti, piccole; masse impoverite di ferro, con aree di arricchimento di ferro ossidato, di colore 5GY 5/1, abbondanti, piccole. Struttura assente, massivo. Radici molto fini, poche. Effervescenza violenta. 91 Analisi chimiche e fisiche sabbia cod. orizzont e limite inferior e (cm) Ap 40 Bw 80 CaCO3 % molt o fine % total e% 8.0 17.4 lim o% argill a% Class e USD A total e 52. 4 30.2 FLA 23.2 attiv o Complesso di scambio (meq/100g) pH in H2 O 8.10 CSC C a M g Ca+M g N a K acidità di scambi o 24.6 0 TSB (% ) EC (mS/cm ) 1:2,5 carboni o organic o% 0.18 0.78 5.4 CARATTERISTICHE CLIMATICHE Il territorio dell’area in esame si trova nel Comune di Asciano e fa parte del bacino del fiume Ombrone – sottobacino Fiume Arbia. Le stazioni idrometrografiche di riferimento per tale zona sono le seguenti: - Stazione 019 - Castelnuovo Berardenga - località San Giusto a Tentennano 300 m s.l.m.; - Stazione 082 - Monteroni d’Arbia - località Biena 165 m s.l.m. Di seguito si riportano i dati relativi a temperature, piogge ed umidità delle due stazioni metereologiche sopraccitate, relative rispettivamente agli anni 2004-2009 e 1994-2009. Planimetria con indicazione delle stazioni metereologiche di riferimento 92 Stazione 019 - CASTELNUOVO B.GA Comune di CASTELNUOVO BERARDENGA (SI), località S.Giusto a Rentennano 300 m s.l.m., 696326 E UTM, 4804726 N UTM Temperatura Massima Gen Valore Medio Anni elaborati Feb Mar Apr Mag Giu 9.2 10.2 13.2 18.2 22.8 27.0 5 5 6 6 6 6 Lug Ago Set Ott Nov 31.1 30.1 25.3 20.2 14.0 6 6 6 6 6 Dic 9.9 6 Valore Massimo (anno) 19.6 18.2 21.4 26.7 34.6 35.0 38.2 37.4 35.7 27.2 23.8 17.0 ('08) ('06) ('05) ('07) ('09) ('05) ('05) ('09) ('08) ('07) ('04) ('06) Valore Minimo (anno) -0.2 1.4 0.9 7.5 11.2 16.5 21.7 20.1 14.5 8.7 4.3 -0.9 ('05) ('05) ('05) ('04) ('04) ('09) ('04) ('05) ('07) ('07) ('05) ('05) Temperatura Minima Gen Feb Mar Apr Mag Valore Medio 1.0 0.5 2.8 6.3 Anni elaborati 5 5 6 6 Giu 9.6 13.2 6 6 Lug Ago Set 15.1 15.3 12.5 6 6 6 Ott Nov Dic 9.7 4.9 1.7 6 6 6 Valore Massimo (anno) 9.9 8.8 10.6 13.1 17.5 19.3 19.5 20.9 20.2 16.0 13.5 12.1 ('09) ('08) ('09) ('08) ('08) ('08) ('05) ('09) ('08) ('06) ('04) ('09) Valore Minimo (anno) -8.5 -6.8 -10.8 0.3 2.4 5.6 9.2 9.5 5.1 -0.2 -4.4 -9.7 ('06) ('08) ('05) ('06) ('04) ('05) ('04) ('06) ('07) ('07) ('05) ('05) Temperatura Media Gen Feb Valore Medio 4.8 4.9 Anni elaborati 5 5 Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott 7.6 12.0 16.0 19.8 23.0 22.2 18.3 14.3 6 6 6 6 6 6 6 6 Nov Dic 9.0 5.5 6 6 Valore Massimo (anno) 11.1 10.8 14.3 17.8 24.6 26.1 28.2 28.2 25.9 19.5 17.5 14.3 ('07) ('08) ('09) ('07) ('09) ('05) ('05) ('09) ('06) ('06) ('04) ('09) Valore Minimo (anno) -2.9 -1.2 -3.5 5.6 7.6 11.5 15.2 15.5 10.8 5.5 0.5 -5.4 ('06) ('05) ('05) ('05) ('04) ('06) ('04) ('05) ('07) ('07) ('05) ('05) Umidità Media Valore Medio Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic 80.0 73.0 74.0 71.0 68.0 67.0 58.0 64.0 70.0 81.0 83.0 83.0 93 Anni elaborati 5 5 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 Pioggia Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Valore Medio Ott Nov Dic 27.9 40.5 54.1 44.5 62.8 21.9 23.5 60.3 91.2 112.3 84.0 88.2 Anni elaborati 3 3 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 Evento giornaliero massimo 26.4 20.2 18.0 23.4 25.6 12.4 32.6 32.4 53.2 122.0 62.2 55.2 (anno) ('06) ('07) ('06) ('05) ('04) ('07) ('06) ('04) ('06) ('04) ('05) ('04) Stazione 082 - MONTERONI D'ARBIA Comune di MONTERONI D'ARBIA (SI), località Biena 165 m s.l.m., 698239 E UTM, 4790388 N UTM Temperatura Massima Gen Valore Medio Anni elaborati Feb 11.0 12.7 13 15 Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov 16.1 19.3 25.1 29.0 32.2 31.9 26.2 21.5 15.3 16 16 16 16 16 16 16 14 14 Dic 11.1 14 Valore Massimo (anno) 20.2 20.0 25.1 28.3 34.4 39.9 39.6 40.3 36.0 30.0 23.6 25.1 ('08) ('08) ('01) ('05) ('03) ('02) ('03) ('01) ('06) ('00) ('99) ('00) Valore Minimo (anno) 0.1 2.2 1.6 8.3 13.7 16.7 20.3 20.2 16.3 8.9 5.3 -5.2 ('05) ('05) ('05) ('97) ('95) ('09) ('00) ('96) ('04) ('97) ('98) ('96) Temperatura Minima Gen Feb Mar Apr Mag Valore Medio 0.2 -1.0 1.4 4.3 8.3 Anni elaborati 13 15 16 16 16 Giu Lug Ago Set 11.5 13.5 14.4 10.9 16 16 16 16 Ott Nov Dic 8.7 4.4 1.0 14 14 14 Valore Massimo (anno) 12.8 9.7 ('01) ('97) 12.3 14.2 16.0 21.3 21.2 21.7 19.9 17.5 16.5 12.0 ('01) ('08) ('08) ('08) ('98) ('03) ('08) ('01) ('98) ('03) Valore Minimo (anno) -11.7 -9.9 -10.3 -6.2 0.3 3.3 6.5 6.4 1.5 -2.6 -8.9 -18.6 ('00) ('03) ('05) ('97) ('95) ('05) ('07) ('95) ('95) ('95) ('95) ('96) Temperatura Media Gen Valore Medio 5.0 Feb 5.2 Mar 8.3 Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott 11.3 16.0 19.8 22.5 22.6 18.0 14.4 Nov 9.2 Dic 5.6 94 Anni elaborati 13 15 16 16 16 16 16 16 16 14 14 14 Valore Massimo (anno) 14.1 12.7 16.1 17.0 23.3 27.6 27.8 28.8 26.7 22.5 18.6 15.0 ('01) ('97) ('01) ('03) ('09) ('08) ('08) ('98) ('08) ('00) ('02) ('03) Valore Minimo (anno) -3.8 -1.6 -3.2 2.4 8.8 10.7 14.6 14.5 10.4 6.1 -1.1 -12.2 ('02) ('05) ('05) ('03) ('04) ('06) ('00) ('95) ('95) ('07) ('95) ('96) Umidità Media Gen Valore Medio Anni elaborati Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic 88.0 84.0 81.0 81.0 80.0 76.0 69.0 70.0 77.0 86.0 90.0 89.0 15 16 16 16 16 15 16 16 16 14 15 14 Set Ott Nov Dic Pioggia Gen Feb Mar Apr Mag Giu Valore Medio Anni elaborati Lug Ago 33.8 41.9 38.0 58.3 55.6 48.4 22.3 35.0 79.5 70.4 85.1 54.0 12 12 13 14 14 13 14 14 12 11 13 12 Evento giornaliero massimo 32.0 33.5 22.0 31.5 43.5 111.0 44.5 50.0 87.0 36.0 61.5 45.0 (anno) ('06) ('97) ('95) ('96) ('96) ('97) ('06) ('02) ('94) ('99) ('05) ('95) Il clima dell’area definito in base agli elementi forniti dal servizio idrografico dello stato, secondo la classificazione di Koppen (1936) è di tipo temperato delle medie latitudini o mesotermico appartenente al gruppo C. Esso ha calore e precipitazioni sufficienti da permettere la crescita di alberi di alto fusto con vegetazione forestale e boschiva. Inoltre, la stagione asciutta nell’estate determina il sottogruppo s, mentre la temperatura media estiva superiore a 22°C nel mese più caldo, determina la sottocategoria a. Il clima quindi è di tipo mediterraneo Cs con sottotipo Csa, secondo la classificazione completa di Koppen. Esso è fortemente influenzato dall’anticiclone estivo e presenta precipitazioni prevalentemente invernali, legate ai venti occidentali ed alle depressioni cicloniche che dominano in questa stagione; le estati, normalmente calde e secche, sono seguite da autunni tiepidi e umidi. Nello studio sulla piovosità e sulla termometria, definite in base ai dati nei periodi analizzati, si può notare che la media delle precipitazioni di Castelnuovo Berardenga è di 710 mm mentre quella di Monteroni d’Arbia è di 620 mm. La distribuzione mensile delle piogge presenta un massimo invernale nei mesi da settembre a dicembre ed un minimo estivo nel mese di luglio. L’andamento delle precipitazioni mostra, a partire dal mese di gennaio, lo stabilizzarsi su valori medi fino al mese di maggio; seguono poi le basse piovosità dei mesi di giugno e luglio. Le piovosità aumentano poi a settembre, con una impennata nel mese di ottobre, a cui segue il massimo nel mese di novembre. 95 In generale quindi le piovosità seguono un andamento che è caratteristico di molte località della Toscana (massimo autunnale o invernale e minimo estivo). L’area si caratterizza per una stagione estiva piuttosto siccitosa; nel trimestre giugno, luglio e agosto, infatti, la somma delle precipitazioni medie ammonta a soli 105 mm, quando ad esempio de Philippis pone a 130 mm il limite al di sotto del quale la somma delle precipitazioni estive indica un’estate siccitosa di tipo mediterraneo. La temperatura media annua è di 13.1°C ed i mesi più caldi sono luglio e agosto, cosa ricorrente per le stazioni Toscane. Il mese più freddo è gennaio, subito seguito da dicembre e febbraio. L’andamento delle temperature è regolare, con aumento delle stesse da gennaio a luglio e poi un graduale decremento. Possiamo anche rilevare che i mesi della seconda metà dell’anno sono marcatamente più caldi dei mesi della prima metà. Questo fenomeno è tipico delle stazioni con caratteri di mediterraneità. 6. VERIFICA DELLA COMPATIBILITÀ DELL’INTERVENTO CON GLI STRUMENTI URBANISTICI VIGENTI Durante il presente studio è stata eseguita una valutazione sulla compatibilità degli interventi in oggetto con quanto previsto dagli strumenti urbanistici comunali, dagli strumenti di coordinamento territoriali provinciali e regionali e dall’Autorità di Bacino. 6.1 VERIFICA DEL PIANO STRUTTURALE DI ASCIANO Il Piano Strutturale di Asciano prevede (articolo 61 delle Norme Tecniche di Attuazione) delle norme specifiche per le aree ricadenti nei S.I.R. (LR 56/2000). A scopo conoscitivo qui di seguito si riporta la suddetta normativa: Norme tecniche d’attuazione Piano Strutturale di Asciano “Art. 61: Norme particolari per le aree ricadenti nei SIR (LR 56/2000) 1) Rete Natura 2000: è la rete ecologica europea costituita da un sistema coerente e coordinato di zone di protezione nelle quali è prioritaria la conservazione della diversità biologica presente, con particolare riferimento alla tutela di determinate specie animali e vegetali rare e minacciate a livello comunitario e degli habitat di vita di tali specie. Nel territorio di Asciano sono presenti due Siti di interesse comunitario (pSic) che, riconosciuti come SIR e Zone di protezione speciale (ZPS), costituiscono parti strutturanti della rete ecologica di livello locale: - SIR 90 “Crete di Camposodo e Crete di Leonina”; - SIR 91 ”Monte Oliveto Maggiore e Crete di Asciano”. 2) Nelle aree ricadenti all’interno dei suddetti SIR, tutti gli interventi non direttamente connessi o necessari alla gestione naturalistica degli stessi siti sono soggetti alla valutazione d’incidenza (valutazione degli effetti significativi sul sito), ai sensi dell’Art. 195 della LR 1/2005, che dovrà essere prodotta dai soggetti proponenti gli eventuali piani ed i progetti; in ogni caso qualunque piano o intervento, sia esso interno o esterno al SIC/SIR, suscettibile di aver un’incidenza sul sito deve essere sottoposto alla procedura di valutazione di incidenza prevista dall’art.5 del DPR 357/97 così come modificato dal DPR 120/2003. 3) Il PS recepisce le norme tecniche relative alle misure di conservazione dei Siti di importanza regionale (SIR) approvate con DGR n. 644 del 5/07/2004, per il mantenimento o il ripristino in uno stato di conservazione soddisfacente degli habitat naturali e/o delle specie presenti. Inoltre il PS recepisce la DGR n. 923 dell’ 11/12/2006, relativa alle “Misure di conservazione per la 96 tutela delle Zone di Protezione Speciale (ZPS)”, per la quale, fino all’approvazione dei piani di gestione, previsti al comma 1, art. 3 della LR 56/2000, tra le altre cose è vietato: - realizzare nuovi impianti eolici; - realizzare nuove discariche o nuovi impianti di trattamento dei rifiuti; - realizzare nuove cave o ampliare quelle esistenti ad eccezione di quelle previste negli strumenti di pianificazione generali e di settore vigenti alla data di approvazione del presente atto, a condizione che sia conseguita la positiva valutazione di incidenza degli interventi previsti, prevedendo che il recupero finale delle aree interessate dall’attività estrattiva sia realizzato a fini naturalistici; - realizzare nuovi elettrodotti di media ed alta tensione e di impianti a fune permanenti ad eccezione degli interventi di razionalizzazione delle linee esistenti qualora si prevedano le opere di prevenzione del rischio di elettrocuzione/collisione mediante l’applicazione di piattaforme di sosta, la posa di spirali di segnalazione, di eliche o sfere luminescenti, di cavi tipo elicord o l’interramento dei cavi, specialmente nelle vicinanze di pareti rocciose, dove sono presenti siti di nidificazione di rapaci, ardeidi ed altre specie sensibili, nonché nei siti di passaggio dei migratori; - eliminare gli elementi naturali e seminaturali tradizionali degli agro-ecosistemi quali stagni, maceri, pozze di abbeverata, fossi, muretti a secco, siepi, filari alberati, canneti, risorgive, fontanili; - svolgere attività di circolazione motorizzata fuori strada ad eccezione dei mezzi agricoli, di soccorso, di controllo o sorveglianza nonché per l’accesso ai fondi degli aventi diritto; - svolgere attività di forestazione artificiale di prati, pascoli, incolti, arbusteti e brughiere, tranne nei casi di interventi necessari alla difesa del suolo e per il ripristino naturalistico, da effettuare tramite l’impiego di specie autoctone; - effettuare il taglio dei pioppeti dal 20 Febbraio al 31 Agosto; - utilizzare diserbanti e pirodiserbo per il controllo della vegetazione presente lungo le sponde dei fossati e nelle aree marginali tra i coltivi.” Poiché l’intervento in progetto si inserisce come fase aggiuntiva del trattamento rifiuti già attuata all’interno dell’impianto di selezione, compostaggio e valorizzazione già presente di Pian delle Cortine, con lo scopo primario di massimizzare le forme di recupero, si ritiene che esso sia compatibile con quanto sancito dalle NTA del Piano Strutturale di Asciano. Considerazioni sulla pericolosità geomorfologica e idraulica dell’area in studio Considerazioni sulla pericolosità geomorfologica Nella figura seguente si riporta un estratto della carta della pericolosità geomorfologica del P.S. del Comune di Asciano, in cui si nota che l’area oggetto dei lavori rientra nelle seguenti classi di pericolosità geomorfologica: CLASSE G.1 - PERICOLOSITÀ GEOMORFOLOGICA BASSA Sono aree in cui i processi geomorfologici e le caratteristiche litologiche e giaciturali non costituiscono fattori predisponenti al verificarsi di movimenti di massa. CLASSE G.2 - PERICOLOSITÀ GEOMORFOLOGICA MEDIA Sono aree in cui sono presenti fenomeni franosi inattivi stabilizzati (naturalmente o artificialmente); aree con processi geomorfologici e caratteristiche litologiche-giaciturali dalla cui valutazione risulta una bassa propensione al dissesto. 97 ESTRATTO CARTA DELLA PERICOLOSITÀ GEOMORFOLOGICA DEL PS VIGENTE. Inoltre, qui di seguito si riporta anche un estratto della carta della pericolosità geomorfologica ai sensi del PAI del Fiume Ombrone del P.S. del Comune di Asciano, da cui si evince che l’area in studio non rientra nelle zone con classe di pericolosità geomorfologica elevata o molto elevata perimetrate nel PAI del Fiume Ombrone. ESTRATTO CARTA DELLA PERICOLOSITÀ GEOMORFOLOGICA DI ADEGUAMENTO AL PAI DEL PS VIGENTE. Considerazioni sul rischio idraulico Per quanto concerne il rischio idraulico, nel P.S. del Comune di Asciano è stata prodotta la carta delle aree allagabili: per l’area in studio, come si evince dall’estratto qui di seguito riportato, non si hanno notizie storiche di inondazioni, né per quanto riguarda gli eventi alluvionali del 2004 (PAI Ombrone), né legati agli eventi alluvionali del 2004 causati da problemi alla rete fognaria successivamente risolti con lavori di manutenzione e potenziamento (PAI Ombrone e Amministrazione Comunale), né rientra nelle aree inondabili soggette a ricorrenti e significativi fenomeni di esondazione e ristagno (Carta delle aree inondabili della Regione Toscana del 1995) o 98 nelle aree inondabili soggette a fenomeni di esondazione eccezionali (Carta delle aree inondabili della Regione Toscana del 1995). Invece, l’area ricade interamente all’interno delle zone morfologicamente sfavorevoli di fondovalle cartografate: si tratta delle aree poste di norma a quote altimetriche inferiori a 2.00 m dal piede esterno dell’argine o dal ciglio di sponda, ricavate dalla cartografia in scala di dettaglio disponibile: esse sono state tracciate per tutti quei corsi d’acqua ricompresi nel reticolo d’interesse per la difesa del suolo definito dal PAI del Bacino Ombrone, caratterizzati dalla presenza di depositi alluvionali recenti. Infatti, la presenza di depositi alluvionali è stata considerata come una predisposizione del corso d’acqua alla sedimentazione (e quindi all’allagamento), mentre nei tratti fluviali verso monte la dinamica fluviale assume caratteristiche di erosione. ESTRATTO CARTA DELLE AREE ALLAGABILI DEL PS VIGENTE. Quindi, per quanto riguarda il rischio idraulico, si riporta un estratto della carta della pericolosità idraulica del P.S. del Comune di Asciano in cui si nota che l’area oggetto dei lavori ricade all’interno della seguente classe di pericolosità idraulica: CLASSE I3 - PERICOLOSITÀ IDRAULICA ELEVATA Aree interessate da allagamenti per eventi compresi tra 30 anni<Tr≤200 anni. Fuori dalle unità territoriali organiche elementari (UTOE) potenzialmente interessate da previsioni insediative ed infrastrutturali, in presenza di aree non riconducibili agli ambiti di applicazione degli atti di pianificazione di bacino e in assenza di studi idrologici ed idraulici, rientrano in classe di pericolosità idraulica elevata le aree di fondovalle per le quali ricorra almeno una delle seguenti condizioni: a) vi sono notizie storiche di precedenti inondazioni; b) sono morfologicamente in condizione sfavorevole di norma a quote altimetriche inferiori rispetto alla quota posta a 2.00 m sopra il piede esterno dell’argine o, in mancanza, sopra al ciglio di sponda. 99 ESTRATTO CARTA DELLA PERICOLOSITÀ IDRAULICA DEL PS VIGENTE. Inoltre, si riporta anche un estratto della carta della pericolosità idraulica in adeguamento al PAI del Fiume Ombrone del P.S. vigente del Comune di Asciano, in cui si nota che l’area in studio rientra nelle zone a pericolosità idraulica elevata. ESTRATTO CARTA DELLA PERICOLOSITÀ IDRAULICA IN ADEGUAMENTO AL PAI DEL PS VIGENTE. 100 Poiché è stato evidenziato che l’intervento in progetto ricade nella Classe di pericolosità idraulica I.3 del PS vigente, la dimostrazione delle condizioni di sicurezza per eventi con tempo di ritorno di 200 anni è stata dimostrata tramite l’esecuzione di un apposito studio idraulico. In particolare le verifiche idrauliche espletate per il Borro Campora hanno evidenziato che il colmo di piena, relativo agli eventi meteorici con tempo di ritorno di 200 anni, è sempre contenuto all’interno degli attuali argini del Borro Campora: pertanto si ritiene che l’intervento edilizio previsto verrà eseguito in sicurezza idraulica e non arrecherà turbative all’andamento del deflusso di piena. Le verifiche idrauliche eseguite considerano la perfetta efficienza degli alvei, vale a dire l’assenza di vegetazione sul fondo e sulle sponde e accumuli di terra e detriti; ciò potrà essere ottenuto, mediante adeguati interventi di manutenzione degli stessi per garantire il libero deflusso delle acque. Vulnerabilità degli acquiferi Per quanto concerne la compatibilità idrogeologica di quanto in progetto con le falde acquifere profonde, è stata valutata qui di seguito la compatibilità con gli strumenti urbanistici esistenti. La vulnerabilità degli acquiferi è stata stabilita dal P.S. del Comune di Asciano: la zona in studio, come visibile dall’estratto della Carta della Vulnerabilità degli acquiferi del P.S. vigente qui di seguito allegata, poiché ricade all’interno di una formazione continentale costituita da alternanza di limi, argille e sabbia, a cui il P.S. assegna un grado di vulnerabilità medio-alto. Estratto della Carta della vulnerabilità PS vigente Qui di seguito si riporta un estratto della Carta delle aree sensibili del P.S. del Comune di 101 Asciano del dicembre 2007, da cui si evince che l’area in studio è inserita nelle aree di sensibilità di Classe 2. In particolare nelle aree sensibili di classe 2, come definite dal PTC della Provincia di Siena, le attività antropiche sono orientate in modo da perseguire la limitazione delle infiltrazioni di sostanze inquinanti: a tal fine, come definito dall’Art. 39 delle NTA del P.S. “Disciplina delle acque sotterranee”, in tali aree devono essere limitati allo stretto necessario i nuovi impegni di suolo a fini insediativi e infrastrutturali. Estratto della Carta delle Aree sensibili PS vigente PTCP approvato con D.P.C. n. 124 del 14/12/2011 Qui di seguito si riporta un estratto della Carta della sensibilità degli acquiferi del PTCP della Provincia di Siena approvato con D.P.C. n. 124 del 14/12/2011, da cui si evince che l’area in studio è stata inserita in parte nelle aree di sensibilità di Classe 2; di conseguenza essa è soggetta alla normativa per le aree sensibili di classe 2 qui di seguito riportata. Estratto della Carta delle Aree sensibili PTCP vigente 102 La tutela e la gestione degli acquiferi è stabilita nella Disciplina del PTCP 2010, nell’Art. 10.1.1: 10.1.1 Tutela e gestione degli acquiferi 1. In materia di acquiferi, il PTCP persegue tre obiettivi complementari: - tutelare gli acquiferi strategici, in specie quelli dell’Amiata e della zona Monte Maggio/Montagnola senese, che racchiudono risorse idropotabili fondamentali per la Provincia di Siena, nonché quelli della dorsale Rapolano - M. Cetona, che costituiscono le aree di ricarica dei sistemi termali; - tutelare in maniera diffusa i corpi idrici sotterranei, con discipline differenziate in funzione del loro grado di vulnerabilità; - tutelare le aree di alimentazione delle opere di captazione per uso idropotabile e termale. 2. Con l’obiettivo di giungere ad una migliore e più aggiornata conoscenza idrogeologica del territorio tramite l’implementazione del database dei pozzi e dei prelievi, l’Amministrazione Provinciale, nella sua azione di tutela e gestione della risorsa idrica sotterranea in materia di pozzi per acqua di qualsiasi tipologia, ivi compresa quella ad uso domestico, intende richiedere, anche in aggiunta a quanto richiesto dalle leggi e dai regolamenti vigenti, tutta una serie di adempimenti e dati tecnico scientifici in relazione all’opera di captazione, così come indicato all’art. 10.1.4 (Procedure di richiesta di riclassificazione da utilizzarsi per la formazione e gestione degli strumenti della pianificazione territoriale comunale e degli atti di governo del territorio comunale) delle presenti norme. 3. E’ stabilito di ridurre i prelievi idrici di falda e da acque superficiali entro la capacità di ricarica delle risorse, attraverso innovazione nei cicli tecnologici e riciclo delle acque reflue. 4. Nelle aree di ricarica della falda: - sono vietati insediamenti e interventi di qualunque genere compresi scarichi, depositi, accumuli o stoccaggi direttamente su terra, produzioni agricole intensive, che possano produrre inquinamenti; - gli interventi di riutilizzo del patrimonio edilizio e urbanistico esistente sono limitati e definiti dagli esiti della preventiva valutazione dell’eventuale rischio di inquinamento delle falde dai diversi usi proponibili; - devono essere monitorati eventuali impianti o reti di urbanizzazione (soprattutto fognarie) esistenti per verificarne il buono stato, in modo da procedere, con priorità nei programmi di intervento dei soggetti competenti, alle manutenzioni e riparazioni per evitare rischi di inquinamento delle falde; - nelle aree urbanizzate ed in relazione alle infrastrutture esistenti sono da ritenersi fattibili: tutti gli interventi di ordinaria manutenzione degli edifici e delle reti; tutti gli interventi straordinari che inducono un miglioramento delle condizioni di salvaguardia e quindi una riduzione del rischio di inquinamento delle acque superficiali e sotterranee; tutto ciò anche se tali interventi richiedono profondità di scavo maggiori rispetto a quanto consentito dalle norme PTCP estrinsecate nei successivi articoli; - nelle aree destinate a servizio cimiteriale e in quello di loro espansione, se contigue, si applica la disciplina di cui al DPR 285/90 dalla quale all'art. 57, punto 7; - le nuove aree cimiteriali dovranno essere scelte in modo da rispettare le norme del PTCP 2010. Le aree sensibili di classe 2 sono normate nella Disciplina del PTCP 2010 dal seguente Art. 10.1.3: Art. 10.1.3 Disciplina delle aree sensibili di classe 2 1. Nelle aree sensibili di classe 2, così come individuate nella Tav. ST IG 1, le attività antropiche sono orientate in modo da perseguire la limitazione delle infiltrazioni di sostanze inquinanti. 103 2. I depuratori di reflui urbani ed industriali sono dotati, se di nuova realizzazione, di opere e di impianti accessori atti ad evitare il rischio di inquinamento connesso al fermo impianti. 3. Tali opere ed impianti accessori sono realizzati anche nei casi di ristrutturazione ed ampliamento dei depuratori esistenti. 4. Opere ed impianti accessori atti ad evitare il rischio di inquinamento delle falde sono da prevedersi anche per la realizzazione di: - impianti e strutture di depurazione di acque reflue, ivi comprese quelle di origine zootecnica; - impianti di raccolta, recupero, stoccaggio o trattamento rifiuti di qualsiasi tipo; - centri di raccolta, demolizione, rottamazione di veicoli fuori uso di cui al DLGS 209/2003, di macchine utensili, di beni di consumo durevoli, anche domestici nonché i centri di raccolta differenziata di cui al DM 8 Aprile 2008 e sue successive modifiche ed integrazioni; - attività comportanti l’impiego, la produzione, lo stoccaggio di sostanze nocive, sostanze radioattive, prodotti e sostanze chimiche pericolose, così come individuate dalla vigente normativa nazionale e comunitaria, ivi comprese quelle sostanze che, in base alle loro caratteristiche di tossicità, persistenza e bioaccumulabilità, possono essere ritenute tali; tubazioni di trasferimento di liquidi diversi dall’acqua. 5. Le pratiche colturali sono orientate alla prevenzione del dilavamento di nutrienti e fitofarmaci, in applicazione del Codice di buona pratica agricola redatto dall’ARSIA. 6. Nell’esercizio delle attività agricole lo spandimento di fanghi provenienti da impianti di depurazione è oggetto di specifico regolamento, che ne disciplina le modalità ed i limiti finalizzati alla tutela della risorsa acqua e del paesaggio. 7. In tali aree devono essere limitati allo stretto necessario i nuovi impegni di suolo a fini insediativi e infrastrutturali. 8. Nei corpi idrici superficiali ricadenti nelle aree sensibili di classe 2 o comunque ad esse connessi, le caratteristiche qualitative delle acque devono rientrare, in tutte le condizioni di portata, in quelle stabilite per le acque per salmonidi dalla Tab. 1/B dell’Allegato 2 del D.Lgs. 152/06, fatti salvi i casi citati al terzo comma del punto 10.1.2. 9. Negli insediamenti urbani e comprendendo in questi anche tutte le tipologie edilizie approvate sulla base dei Programmi di Miglioramento Agricolo–Ambientale, sia in fase di ristrutturazione e/o recupero, sia in fase di nuova edificazione o cambiamento di destinazione d’uso in abitativo e/o produttivo, ove ricadenti in aree sensibili di classe 2, sono presi provvedimenti tesi a limitare l’infiltrazione di sostanze inquinanti; le nuove fognature e le eventuali fosse biologiche sono alloggiate in manufatti a tenuta ed ispezionabili. 10. Ovunque possibile, è da privilegiare il teleriscaldamento od il riscaldamento a gas metano. 11. La previsione di nuovi insediamenti urbanistici interessanti le aree sensibili di classe 2 dovrà sempre essere accompagnata da specifici studi (da redigersi secondo quanto previsto all’art. 10.1.4), atti a dimostrare la compatibilità con gli obiettivi di tutela, quali-quantitativa, di cui alla presente disciplina. 12. In tali zone, oltre all’adozione di misure tese ad evitare l’infiltrazione di sostanze inquinanti, i comuni nei loro atti pianificatori devono indirizzare l’uso del territorio verso tipologie costruttive che non creino “viacoli” di inquinamento per le acque sotterranee, in altre parole che non creino vie preferenziali di infiltrazione dal suolo alle falde sottostanti escludendo da tale vincolo la parte pedologica superficiale di copertura della roccia in posto e/o il riporto. 104 13. Comunque gli scavi sono da escludersi dove la soggiacenza minima annua della falda è minore di 10 m dal piano campagna (escludendo da tale vincolo la parte pedologica superficiale di copertura della roccia in posto e/o il riporto), mentre per soggiacenza maggiore di 10 m dal piano campagna è possibile effettuare scavi tali che la profondità della falda dal piano di fondazione non risulti mai inferiore a 10 m. 14. In particolare tutte le opere e le attività, anche produttive, avendo come riferimento le condizioni topografiche naturali ed il livello piezometrico massimo annuo della falda, che prevedono escavazioni sono da ritenersi: - incompatibili per soggiacenza della falda minore o uguale a 10 m dal piano campagna; - compatibili per soggiacenza della falda maggiore di 10 m, ma minore di 50 m dal piano campagna, qualora si prevedano interventi di escavazione che non superino il 15% della reale soggiacenza locale; - compatibili per soggiacenza della falda maggiore di 50 m, ma minore di 150 m dal piano campagna, qualora si prevedano interventi di escavazione che non superino il 20% della reale soggiacenza locale; - compatibili per soggiacenza della falda maggiore di 150 m, qualora si prevedano interventi di escavazione che non superino il 30% della reale soggiacenza locale. 15. Il tutto escludendo dai vincoli suddetti la parte pedologica superficiale di copertura della roccia in posto e/o il riporto. 16. Per la regolamentazione in materia di attività estrattive insistenti in classe di sensibilità 2, si rimanda a quanto disposto negli artt. 10.6.4 e 10.6.5 delle presenti norme. 17. Dalle suddette limitazioni sono da escludersi tutti gli interventi di emergenza destinati alla messa in sicurezza di persone ed infrastrutture nonché gli interventi volti alla realizzazione di opere pubbliche “strategiche”. Compatibilità dell’intervento previsto con le formazione idrogeologiche riscontrate In base alle analisi sopra esposte, per quanto concerne la compatibilità idrogeologica dell’intervento con la idro-litologia dei terreni affioranti, le falde acquifere profonde, i produttori reali e potenziali di inquinamento dei corpi idrici sotterranei e i principali soggetti ad inquinamento, si ritiene che la natura e la conformazione geologica del sito, costituito da uno spessore modesto di limi-sabbiosi alternati a livelli di sabbie e ghiaie a permeabilità media, a cui seguono argille compatte impermeabili, possa conferire un grado di vulnerabilità medio all’inquinamento; si osserva che la presenza di livelli a marcata frazione limosa-argillosa intercalata a livelli di sabbie e ghiaie, garantisce un’ulteriore protezione dell’eventuale falda acquifera. Per quanto concerne la compatibilità di quanto in progetto con la Classe di Sensibilità 2 degli acquiferi, si fa presente che la realizzazione del nuovo impianto per la prodizione di Pallet Blocks verrà realizzata effettuando le relative opere di fondazione che non prevedono ulteriori sbancamenti oltre alle normali operazioni di scotico del primo livello di terreno vegetale e/o terreno di riporto, consentito dal Art. 10.1.3 Disciplina delle aree sensibili di classe 2. Inoltre, si fa presente che quanto in progetto sarà realizzato ad opera d’arte, essendo dotato di tutti gli accorgimenti necessari ad evitare il rischio di inquinamento delle falde (si veda il seguente paragrafo 8.7): di conseguenza si ritiene che l’intervento in progetto sia compatibile con i requisiti ambientali disposti dalle normative vigenti per la tutela degli acquiferi e pertanto, ne consegue che le falde acquifere risultino tutelate da possibili inquinanti. 105 7. DESCRIZIONE DEL SISTEMA AMBIENTALE Al fine di garantire una corretta valutazione ambientale dell’intervento in progetto l’analisi della flora e della fauna presente non sarà limitata all’area di progetto ma anche alle aree circostanti limitrofe. 7.1 PECULIARITÀ DELL’AREA La zona in studio e l’ambiente circostante sono stati influenzati storicamente dalla presenza antropica, in particolare il pascolo ovino e la presenza di terreni con uso seminativo, che hanno modificato le originarie prerogative dell’area. Tale vocazione pastorale ed agricola dei terreni è testimoniata dai numerosi allevamenti di ovini che pascolano nelle immediate vicinanze dell’area (zona est) e dalla presenza di coltivazioni (zona ovest), come evidenziato nella seguente documentazione fotografica: si presume che la zona dell’impianto di compostaggio di Pian delle Cortine, in passato, abbia avuto comunque prevalentemente funzione agricola. In linea generale la zona in analisi è inserita nel contesto delle praterie seminaturali presenti su terreni argillosi pliocenici, che sono fortemente influenzate dal contesto morfologico. A tale proposito assume particolare importanza la scarsa permeabilità del substrato presente che può creare una serie di microambienti in relazione a: - fenomeni di ruscellamento e conseguente erosione che interessano i fianchi dei rilievi collinari; - fenomeni di ristagno nelle porzioni vallive e pianeggianti. In tali ambienti naturali caratterizzati dall’affioramento di terreni argillosi, un carico eccessivo di bestiame pascolante facilita l’erosione che porta al degrado rapido del cotico erboso, con risalita di sali sodici. L’abbondante salinità dei terreni crea le condizioni per lo sviluppo di una vegetazione del tutto particolare, caratterizzata dalla presenza di piante alofite che ben sopportano un elevato grado di salinità, tra le quali l’associazione Parapholido-Artemisia cretacea; questa ultima specie è endemica della Toscana e dell’Emilia Romagna. Generalmente, tutti i fenomeni erosivi spinti su tali terreni argillosi, creano le caratteristiche morfostrutture dette calanchi e biancane; durante i sopralluoghi e dall’analisi delle foto aeree comunque non è stata rilevata la presenza di tali strutture nelle immediate vicinanze (distanza minima di zone a calanchi: 950 m in linea d’aria verso SW). L’area in oggetto non è interessata dai suddetti fenomeni morfologici di calanchi e biancane tutelate (si veda immagine seguente). 106 Vista di una zona a calanchi e biancane distante dall’area in studio In alternanza alle praterie naturali e seminaturali presenti nei dintorni dell’area in studio si rileva la presenza di lembi e fasce residuali di vegetazione arborea ed arbustiva varia e di boschi misti (lecci, cerri, roverelle) di limitata estensione (si veda immagine seguente). Tipologie ambientali delle aree limitrofe alla zona in studio La conservazione delle peculiarità dell’ambiente e delle specie vegetali sopra descritte sono fra le emergenze e fra gli obbiettivi di qualità sia del SIR che dei Piani di Indirizzo Territoriale: l’interferenza con l’intervento in progetto è affrontata nei seguenti paragrafi. 107 7.2 SPECIE VEGETALI PROSSIME ALL’AREA OGGETTO D’INTERVENTO Specie vegetali e flora di interesse presenti nella zona Nel dettaglio, l’area in studio è delimitata dal Fosso Campora ad est-nord est, a nord nordovest da un piazzale aziendale e lungo i limiti rimanenti da appezzamenti agricoli: la zona agricola in prossimità, quando è incolta, è pertanto interessata essenzialmente da essenze erbacee annuali appartenenti alla famiglia delle graminacee (si vedano le seguenti immagini delle zone di bordo). Panoramica degli appezzamenti agricoli ad ovest. Viasta del piazzale a nord-ovest. 108 Panoramica degli appezzamenti agricoli ad est (pascolo). Inoltre, l’area è delimitata verso est nord-est dal Fosso Campora che presenta scarsa o nulla vegetazione ripariale (si veda immagine seguente). Panoramica del Borro Campora che delimita il terreno ad est nord-est. Il patrimonio naturale che costituisce le strette vicinanze dell’area in studio consiste nella presenza di vegetazioni ripariali di specie igrofile a sud, localmente da arbusteti e cespuglieti e da un appezzamento di terreno censito come bosco di latifoglie posto ad ovest: tali specie vegetali non interessano direttamente l’area in studio. In particolare, durante i sopralluoghi eseguiti è stata rilevata prevalentemente la presenza nell’area in esame di essenze vegetali annuali caratteristiche dei prati non concimati e non sfalciati 109 con predominio della vegetazione erbacea in quantità rilevanti quali: - Brachypodium (paleo, ecc…..); - Bromus (avena selvatica, forasacco, ecc….); - piante stagionali graminacee del genere Cynodon (gramigna), Festuca (pratensis, rubra), Dactylis glomerata (mazzolina), Deschampsia (cespitosa, flexuosa); - Phalaris arundinacea (scagliola). Nel pieno del periodo vegetativo la struttura della cotica erbosa è monostratificata, con altezza media delle essenze pari a 0.60 m, e copertura media superiore all’80%. Particolare essenze vegetali erbacee in primavera. E’ stata rilevata la presenza di sporadiche essenze arbustive quali Rosa canina (Rosa Selvatica) e Rubus (Rovo). Particolare rosa selvatica e rovo in primavera. 110 Particolare rosa selvatica e rovo in inverno. Si riporta qui di seguito la documentazione fotografica di altre essenze erbacee individuate nella zona oggetto degli interventi, di scarso pregio. 111 Particolare di essenze erbacee individuate nell’area in studio. La vegetazione sopra descritta, soprattutto per quanto riguarda le vegetazioni erbacee, interessa anche la zona nella quale è stata realizzata in passato la collina artificiale (area NW) che funge da schermo visivo dell’impianto dal Podere Pian delle Cortine. Collina artificiale inerbita. Nell’area prossima al corso d’acqua Fosso Campora è stata rilevata la presenza di scarsa vegetazione ripariale maggiormente presente più a nord dell’area da edificare; gli arbusti presenti nell’alveo del fosso sono sottoposti dalla Committenza a manutenzione con taglio annuale, al fine di non creare situazioni di deflusso difficoltoso delle acque e fenomeni di impaludamento del Fosso. In particolare è stata rilevata la presenza lungo l’alveo di Phragmites communis (cannuccia di palude), mentre negli argini dal lato dell’impianto esistente sono presenti Ulmus minor (olmi) di probabile origine antropica (si veda la seguente documentazione fotografica della vegetazione ripariale presente a nord). 112 Vegetazione ripariale Inoltre, nell’area in analisi non sono presenti le emergenze vegetazionali legate all’habitat riscontrabili nel SIC delle Crete di Leonina e Camposodo esterno all’area in oggetto, qui sotto indicate: CODICE DESCRIZIONE 6210 6220 COP SR RP CS GL Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco brometalia) (stupenda fioritura di 15% B C B B orchidee) Percosi substeppici Brachypodietea) di graminacee e piante annue (Thero- 5% C B B B 7.3 SPECIE ANIMALI NELL’AREA D’INTERVENTO E ALL’INTORNO Le zone limitrofe all’area in studio sono inserite nelle aree faunistiche omogenee individuate in provincia di Siena ed analizzate nel PTC secondo le seguenti tipologie: - Aree a vegetazione erbacea e/o arbustiva - Aree coltivate Le aree faunistiche omogenee sono definite come “aree rappresentative dei vari ambienti presenti nel territorio provinciale ed accomunate dal fatto di possedere un popolamento faunistico 113 relativamente caratteristico che permette di distinguerle facilmente”. Si è proseguito pertanto all’indagine faunistica attraverso lo studio e l’osservazione teriologica e ornitologica della zona in esame; l’obiettivo principale è fornire un livello di conoscenza superiore circa le popolazioni di mammiferi, l’avifauna presente nell’area e le relazioni con l’ambiente in oggetto, indispensabile per programmare una gestione integrata che tenga conto delle componenti sia naturalistiche che antropiche. Tale analisi faunistica ha permesso di evidenziare, nell’area in studio ed al suo strettissimo intorno, la presenza degli ordini e famiglie, indicati per classi di appartenenza qui di seguito. o Insetti e molluschi Si segnalano sia nell’area in studio, sia in quelle limitrofe, numerose specie. Data la complessità e la grande varietà di questo gruppo tassonomico non è possibile in tale sede redigere un rapporto completo, anche perché i generi non sono meritevoli di attenzione data la grande distribuzione areale e l’abbondanza. Durante i sopralluoghi e da informazioni bibliografiche è stata rilevata una grande abbondanza dei seguenti ordini e famiglie: Insetti Ortotteri (cavallette e grilli); Imenotteri (api, vespe e formiche); Ditteri (mosche e zanzare); Lepidotteri (farfalla); Molluschi Gasteropodi (lumache e chiocciole). o Anfibi Gli anfibi segnalati in bibliografia nelle aree prossime al sito ed internamente al sito sono: Triturus carnifex -> Tritone Crestato Bufo bufo -> Rospo Hyla variegata -> Raganella o Rettili I rettili segnalati in bibliografia nelle aree prossime al sito ed internamente al sito sono: Podarcis sicula -> lucertola campestre Chalcides chalcides -> luscengola Lacerta bilineata -> ramarro Coluber viridiflavus -> biacco Angius fragilis -> orbettino 114 Vipera aspis -> vipera A partire dall’analisi delle caratteristiche ambientali dell’area oggetto del presente studio e dall’analisi delle informazioni bibliografiche, si presenta una lista delle specie nidificanti e/o svernanti nelle aree prossime al sito in studio: Scolopax rusticola -> Beccaccia Buteo buteo -> Poiana Columba palumbus -> Colombaccio Streptopelia turtur -> Tortola Cuculus canorus -> Cuculo Troglodydes troglodytes -> Scricciolo Erithacus rubecula -> Pettirosso Luscinia megarhynchos -> Usignolo Turdus merula -> Merlo Sylvia atricapilla -> Capinera Parus caeruleus -> Cinciarella Parus major -> Cinciallegra Garrulus glandarius -> Ghiandaia Corvus monedula -> Taccola Corvus corone cornix -> Corvo Passer italiane -> Passero Alauda arvensis -> allodola Galerida cristata -> cappellaccia Sturnus vulgaris -> storno Pica pica -> gazza Corvus corone -> cornacchia grigia Coturnix coturnix -> quaglia Apus apus -> rondone Hirundo rustica -> rondine Merops apiaster -> gruccione Phasianus colchicus -> fagiano Circus pygargus -> albanella minore 115 Falco tinnunculus -> gheppio Milvus migrans -> nibbio bruno Il Cuculo (Cuculus canorus), lo Scricciolo (Troglodydes troglodytes), il Pettirosso (Erithacus rubecula) e l’Usignolo (Luscinia megarhynchos) rientrano tra le specie dichiarate rigorosamente protette (All. II) dalla Convenzione di Berna. Lo storno (Sturnus vulgaris) è invece dichiarata protetta (All. III) dalla Convenzione di Berna, così come la Taccola ed il Corvo (rispettivamente Corvus monedula e Corpus corone cornix). o Mammiferi A partire dall’analisi delle caratteristiche ambientali dell’area oggetto del presente studio e dall’analisi delle informazioni bibliografiche, si presenta una lista delle specie presenti nelle aree prossime al sito: capriolo -> Capreolus capreolus cinghiale -> Sus scrofa volpe -> Vulpes vulpes riccio -> Erinaceus europaeus istrice -> Hystrix cristata tasso -> Meles mels topo campagnolo -> Apodemus sylvaticus topolino delle case -> Mus domesticus lepre comune -> Lepus europaeus 7.4 Specie animali interne all’area interessata dall’intervento Durante i sopralluoghi eseguiti all’interno dell’area in analisi, è stata rilevata prevalentemente la presenza di famiglie animali piuttosto comuni, escluse dalle liste di protezione e comunque presenti in quantità rilevanti nella regione, quali: - Insetti: mosca, formica, zanzara, vespa, ape, farfalla, cavalletta; - Molluschi: chiocciola; - Rettili: lucertola; - Uccelli: fagiano e aironi; - Pesci: non rilevati; - Mammiferi: non rilevati. La presenza di pesci e di specie acquatiche è strettamente legata al Fosso Campora, che risulta caratterizzato da scarse portate, strettamente connesse con le variazioni stagionali e quindi spesso in secca durante le stagioni estive: si esclude quindi la presenza di specie animali legate agli habitat acquatici. 116 Qui di seguito si riporta la documentazione fotografica relativa alle specie individuate durante i sopralluoghi nell’area in studio e nel suo prossimo intorno, effettuati durante i periodi invernali e primaverili. Chiocciole su cassonetti dei rifiuti. Farfalle. Lucertola. 117 Formicaio. Fagiani. Airone. 118 Insetti: mosca e vespa. 8. VALUTAZIONE DELLE INTERFERENZE TRA LE SPECIFICHE CARATTERISTICHE PROGETTUALI PREVISTE E LE CRITICITÀ E PECULIARITÀ DELL’AREA In relazione alle caratteristiche progettuali, viene fatta qui di seguito una valutazione sulle interferenze che esse possono avere con il sito, tenendo in considerazione sia la fase di realizzazione dell’opera che la fase d’esercizio dell’impianto. Poiché l’intervento è di tipo edificatorio, all’interno di un’area antropizzata, in cui non è previsto lo sfruttamento di risorse provenienti direttamente dal SIC, si ritiene che, in relazione alle criticità e peculiarità dell’area individuate (specie animali e vegetali protette segnalate e riportate nel precedente paragrafo), gli aspetti da valutare nello specifico siano i seguenti: 1: problematiche relative all’impatto del nuovo impianto sull’ecosistema presente, su suolo e sottosuolo, sui fattori climatici, sull’aria, sull’acqua e non di meno considerazioni sull’impatto acustico e visivo; 2: problematiche relativamente agli effetti del nuovo impianto su flora e fauna anche nel rispetto delle emergenze del SIC Crete di Leonina e Camposodo presente in vicinanza; 3: incremento della zona urbanizzata con possibili ripercussioni sul patrimonio culturale, sull’assetto demografico e socio-economico della zona. 119 8.1 Impatto dovuto alle caratteristiche generiche del processo produttivo ed al suo malfunzionamento Si procede qui di seguito ad un attento esame del processo produttivo, al fine di individuare quelli che potrebbero essere gli eventuali impatti e ripercussioni negativi sull’ambiente, relativamente ai seguenti aspetti: Materie impiegate nel processo produttivo: relativamente alla tipologia dei materiali primi impiegati durante il processo produttivo si ritiene che la materia prima utilizzata per definizione non costituisce pericolo per l’ambiente e per le persone in quanto trattasi di lavorazione/trasformazione del legname post consumo meglio identificabile con i rifiuti speciali ed urbani riferibili qui di seguito riassunti: scarti di corteccia e sughero (030101), segatura, trucioli, residui di taglio e legno, pannelli di truciolare e piallacci diversi da quelli di cui alla voce 030104 (030105), rifiuti non specificati altrimenti (030199), scarti di corteccia e legno (030301), imballaggi in legno (150103), legno (170201), legno diverso da quello di cui alla voce 191206 (191207), legno diverso di quello di cui alla voce 200137 (200138), rifiuti biodegradabili: sfalci, ramaglie, tronchi, rami ed altro materiale organico proveniente da potature (200201) e altri rifiuti urbani: materiale biodegradabile di risulta della pulizia delle aree verdi stradali (200301). Relativamente al rischio di radioattività, si fa presente che tutti i rifiuti e i materiali impiegati non sono soggetti al controllo di radioattività in quanto sono costituiti da materiali biodegradabili derivanti da legno ed altro materiale vegetale, completamente biologici e non radioattivi per stato di fatto. La materia prima in entrata non è costituita, pertanto, da elementi radioattivi: il prodotto finale è di alta qualità e completamente ecompatibile. Inoltre, durante il processo produttivo, il materiale viene pulito in modo tale da togliere qualsiasi traccia di materiale ferroso mediante l’utilizzo di una trappola magnetica: i materiali ferrosi catturati vengono separati dai trucioli di legno e accantonati in apposito contenitore. Oltre a questo, durante il processo produttivo per la formazione dei Pallet Blockss è indispensabile l’utilizzo di collanti e componenti chimici indurenti da miscelare con la materia prima, prelevati dai serbatoi dedicati mediante pompe dosatrici: tali collanti da utilizzare sono il seloforum, l’indurente ammonio solfato e la paraffina. Caratteristica comune a tali composti chimici è la classificazione di prodotti non pericolosi e non infiammabili per i quali durante il normale utilizzo non si riscontra nessun pericolo specifico. Tuttavia, i prodotti possono comunque essere soggetti a sversamenti accidentali. Infine, relativamente al seloforum è possibile che il prodotto, se sottoposto a fonti di calore, possa produrre emissioni di formaldeide; inoltre la sua decomposizione che può essere solo di tipo termico, può produrre i seguenti prodotti pericolosi di decomposizione: CO, CO2, CH2O, Nox; per quanto riguarda l’ammonio solfato, nel caso di combustione può produrre fumi tossici per SO2 e SO3, inoltre, può formare sottoprodotti esplosivi se viene a contatto con alogeni (cloro, bromo) o a reazioni pericolose dando luogo a prodotti tossici se a contatto con cloro o ipocloriti. Utilizzo di gasolio: durante il processo produttivo viene utilizzato gasolio, che può essere soggetto a sversamento accidentale. Produzioni di polveri e vapori durante il processo produttivo: le polveri che si possono generare durante il processo sono dovute soprattutto alla macinazione, alla pulizia e vagliatura del truciolo mentre, relativamente alla produzione vapori, si possono avere localmente esalazioni di vapori durante la pressatura ed in altre fasi del processo; tuttavia, il sistema produttivo prevede l’utilizzo di aspiratori opportunamente posizionati nelle aree in 120 cui si produce polvere e vapore. Infine, si sottolinea che i collanti utilizzati non sono nocivi per l’ambiente (il tema è analizzato anche nel successivo paragrafo dell’impatto sull’aria). Surriscaldamento di alcune zone del processo produttivo: le zone del processo produttivo in cui si trovano le centraline idrauliche delle presse e della resinatrice sono soggette a surriscaldamento e pertanto si ritiene che ciò implichi un impatto negativo basso in quanto un eccessivo surriscaldamento può provocare un rischio incendio. Malfunzionamento del sistema produttivo: il processo produttivo in progetto è pensato per funzionare in modalità automatica e pertanto non necessita di un numero elevato di addetti, che hanno il compito di caricare e scaricare l’impianto e di fare dei controlli campione; tuttavia la rottura o il malfunzionamento del processo produttivo può causare impatto negativo per i seguenti aspetti: a) rottura del sistema di aspirazione delle polveri: la rottura del sistema di aspirazione delle polveri potrebbe causare un aumento della concentrazione delle polveri in atmosfera e quindi il rischio scintille e combustioni improvvise; b) rottura del sistema di controllo elettronico del processo produttivo con possibile blocco dei macchinari. A tale proposito si fa presente che il rischio incendio è stato oggetto di valutazione, i cui risultati sono riportati nell’apposita documentazione allegata, redatta da tecnico abilitato, in cui è stato sviluppato ampiamente il tema della prevenzione incendio. Transito mezzi: l’impianto in progetto implicherà un implemento del traffico veicolare al fine di caricare e trasportare il prodotto finito, nonché per portare la materia prima da utilizzare. Si riporta qui di seguito la valutazione del traffico indotto sull’area in conseguenza alla realizzazione delle nuove attività previste. Valutazione del traffico veicolare indotto dal nuovo impianto di Pallet Blockss. o Veicoli in ingresso L’impianto di Produzione Pallet Block prevede l’utilizzo di cica 45.000 t/anno di legna ‘Post Consumo’; il materiale viene trasportato con autotreni che mediamente caricano circa 18 t ciascuno. Si stima che il fabbisogno annuale necessiti di circa 2.500 viaggi (45.000/18). L’impianto ritira il materiale in orario diurno, per 47 settimane/anno a 5 gg a settimana per un totale di 235 gg (5x47). Avremo quindi un traffico medio giornaliero di autotreni in ingresso per 5 gg a settimana, pari a circa 2.500/235 = 10,64 autotreni/giorno. Indicativamente il 20% del traffico, in partenza dal Comune di Siena, percorre il raccordo SS715 Siena-Bettolle e raggiunge il sito di Pian delle Cortine, il 60% del traffico percorre l’asse stradale che va dall’uscita dell’autostrada A1 di Firenze “Certosa”, si immette sul raccordo 03 Firenze-Siena, prosegue sul raccordo SS715 Siena-Bettolle e raggiunge il sito di Pian delle Cortine, mentre il 20% del traffico percorre l’asse stradale che va dall’uscita dell’autostrada A1 di Valdichiana-Sinalunga, si immette sul raccordo SS715 Siena-Bettolle e raggiunge il sito di Pian delle Cortine. o Veicoli in uscita L’impianto di Produzione Pallet Block, ha una capacità di produzione annuale pari a circa 66.000 m³: il prodotto finito viene confezionato in bancali, con le dimensioni di 121 1200x800x1700 mm ed ogni bancale ha un volume di circa 1,63 m³. Il materiale, destinato alla vendita pertanto viene trasportato con autotreni che mediamente caricano circa 22 t ciascuno: quindi 22 x 1.63 = 35,86 m³. L’impianto spedisce il materiale in orario diurno per 47 settimane all’anno per 5gg a settimana, per un totale di 235 gg: avremo quindi un traffico medio giornaliero di autotreni in uscita dall’impianto pari a circa 66.000/235/35,86 = 7.83 autotreni al giorno. o Altri veicoli transitanti In aggiunta al traffico suddetto si aggiungeranno: - N° 5 Autovetture dei Dipendenti suddivisi in 3 turni/gg, compresi i festivi - N° 1 Autobotte/Settimana per fornitura Colle/Indurenti - N° 1 Autobotte/15gg per fornitura Gasolio. o Calcolo traffico totale indotto Quindi si avranno in media al giorno i seguenti viaggi complessivamente in entrata+uscita dal nuovo impianto in progetto, considerando anche che 1 volta a settimana ci sarà l’aggiunta di n. 1 viaggio per l’autobotte colla e 1 volta ogni 2 settimane n. 1 viaggio per l’autobotte gasolio: - N° 10,63 autotreni/giorno in entrata ≈ 11, - N° 7,83 autotreni/giorno in uscita ≈ 8, - N° 5 Autovetture dei Dipendenti suddivisi in 3 turni/gg. Valutazione del traffico veicolare già presente su Pian delle Cortine. Il traffico veicolare da e per gli impianti esistenti di Pian delle Cortine, in una settimana tipo, attualmente è il seguente: IMPIANTO COMPOSTAGGIO Totale uscite 9 Totale entrate 53 Totale impianto 62 IMPIANTO DI SELEZIONE Totale uscite 54 Totale entrate 135 Totale impianto 189 IMPIANTO VALORIZZAZIONE RD Totale uscite 30 122 Totale entrate 130 Totale impianto 160 TRAFFICO VEICOLARE DIPENDENTI Numero di dipendenti 80 Considerazioni finali sul traffico veicolare indotto. In base a quanto fin qui elaborato ed in relazione al fatto che il traffico indotto dalla realizzazione del nuovo impianto di Pallet Blockss sulla zona è in aggiunta ad un transito mezzi già abbondantemente presente sull’area per l’impianto di compostaggio esistente (come dimostrabile dalla precedente stima l’incremento potrà essere considerato pari ad una 7-10% rispetto al traffico attuale), si valuta complessivamente un impatto negativo basso per traffico veicolare in aggiunta a quello esistente già molto intenso. Infine, relativamente all’impatto delle emissioni gassose in atmosfera dello scarico dei mezzi, si veda l’impatto con l’aria. Salute umana: relativamente alla salute umana, tutto l’impianto sarà realizzato rispettando i sistemi di sicurezza secondo le norme regionali, nazionali ed europee in termini di sicurezza e pertanto si ritiene che il processo produttivo analizzato nel suo insieme, sotto il punto di vista della salute umana, non presenti fattori di rischio gravi dovuti ad usi di particolari sostanze nocive o alla realizzazione di processi produttivi pericolosi e pertanto si ritiene che nel complesso l’impatto sia trascurabile o nullo per la salute umana. Riassumendo, in base a tali aspetti analizzati, si ritiene che gli impatti sull’ambiente derivanti dalle caratteristiche insite del processo produttivo ed al suo malfunzionamento che possano causare impatti negativi sull’ambiente possano essere i seguenti: - collanti: sversamento accidentale, contatto con zone surriscaldate, con alogeni, cloro e ipocloriti con conseguente produzione di sostanze tossiche e sostanze esplosive → impatto negativo basso (a tale proposito si veda anche l’impatto con il suolo); - gasolio: sversamento accidentale → impatto negativo basso (a tale proposito si veda anche l’impatto con il suolo); - generazione di polveri: combustione che si può generare in un ambiente saturo di polveri → impatto negativo medio (a tale proposito si veda anche l’impatto con l’aria); - malfunzionamento del processo produttivo: rottura del sistema di aspirazione delle polveri che potrebbe causare un aumento della concentrazione delle polveri in atmosfera e quindi il rischio scintille e combustioni improvvise; con il blocco dei macchinari si potrebbe avere un blocco del processo produttivo, con un surriscaldamento delle centraline idrauliche delle presse e della resinatrice → impatto negativo basso. 8.2 Impatto sull’aria Relativamente all’aria, si esaminano qui di seguito i vari impatti che si possono generare nell’aria valutando se si possano avere ripercussioni date dalle emissioni in atmosfera di sostanze di vario tipo (di seguito esaminate) o ripercussioni sullo stato acustico dell’area dovute dalla realizzazione del nuovo processo produttivo. 123 Impatto generato dalle emissioni gassose in atmosfera Si ritiene che il nuovo impianto durante il processo produttivo, interferisca con l’aria nei seguenti casi: 1. processo per la macinazione, pulizia e vagliatura del truciolo, sezionatura dei blocchetti ed in altri punti del processo: generazione di polveri; 2. il processo prevede la produzione di vapori nell’area presse: in questa fase ne scaturiranno dei vapori diffusi in atmosfera; 3. il processo prevede la produzione di vapori nell’area incappucciamento dadi e durante lo stoccaggio di 24 ore per il raffreddamento: durante il raffreddamento dei Pallet Blockss vengono prodotti vapori. Per queste tipologie di emissioni gassose, si valutano qui di seguito le conseguenze e gli impatti: 1. generazione di polveri → la generazione di polveri che verranno disperse nell’aria, oltre che creare un ambiente non idoneo agli operatori, predispongono la formazione di scintille e di conseguenza di incendi: impatto negativo medio; 2. generazione di vapori durante la pressatura e durante il raffreddamento → si ritiene che tali emissioni in atmosfera non creino un ambiente idoneo agli operatori; tuttavia, vista la natura dei materiali impiegati (scarti di legname come materia prima e colle ed indurenti classificate come sostanze non pericolose per l’ambiente) si ritiene che l’impatto da vapori prodotti sia da considerarsi comunque poco significativo: impatto trascurabile – impatto negativo basso. Inoltre, relativamente all’impatto sull’aria da emissioni si esaminano anche i seguenti aspetti: - emissioni in atmosfera da traffico veicolare: è previsto un incremento dei mezzi di trasporto in ingresso ed in uscita al fine di confluire all’impianto le materie prime di lavorazione, nonché in seguito al trasporto dei pallet Blockss finiti ai consumatori finali (18 autotreni al giorno che percorrono l’accesso a cui si aggiungono n. 1 autobotte alla settimana per le colle ed indurente, e n.1 autobotte ogni 15 giorni per la fornitura del gasolio), mentre si considera l’incremento dei veicoli personali degli operatori di servizio al processo sia comunque di entità trascurabile rispetto al traffico dei mezzi di trasporto; inoltre, si ricorda che tutti i veicoli in transito saranno omologati nel rispetto delle vigenti normative in materia di emissioni gassose degli scarichi in atmosfera, e pertanto in base a quanto fin qui elaborato, si ritiene che l’impatto da traffico veicolare sia nell’insieme trascurabile o nullo; - emissioni da macchine operatrici: il processo produttivo prevede l’utilizzo di diverse macchine operatrici (pale gommate semoventi, altri mezzi per il carico scarico dei prodotti, macchinari vari necessari al processo produttivo come la gru a bandiera con paranco, i trituratori, ecc…) che saranno dotate di motore elettrico o motore diesel a gasolio); comunque, allo stesso modo che per i veicoli, tutte le macchine utilizzate rispetteranno le vigenti normative in materia relative alle emissioni gassose degli scarichi in atmosfera e, pertanto, si ritiene che esse apportino all’aria un impatto trascurabile o nullo; - emissioni derivanti da caldaie: si ritiene che tutte le caldaie installate che dovranno essere utilizzate per vari scopi (servizi per la zona uffici e bagni, ecc…) rispettino i requisiti disposti 124 dalle vigenti normative per le emissioni in atmosfera degli scarichi prodotti dalle caldaie e, pertanto, si ritiene che l’impatto sia trascurabile o nullo; - emissioni odorigene: il processo produttivo utilizza materie prime e sostanze non nocive per l’ambiente e le persone (legname); tuttavia tale impatto è comunque da ritenersi limitato ai locali chiusi in prossimità delle zone in cui vengono impiegati i collanti, pertanto, si ritiene tale impatto trascurabile o negativo basso. Infine, in relazione all’aspetto dei possibili impatti sulla qualità dell’aria, dovrà essere considerata la possibilità di emissioni fuggitive di polveri che possono provocarne un aumento della quantità dispersa e quindi un impatto negativo medio: questo tema è trattato nell’elaborato P relativo alle misure di prevenzione e mitigazione. Nell’apposita tavola delle emissioni in atmosfera sono indicati i nuovi punti di immissione in atmosfera relativi al nuovo impianto di produzione Pallet Blockss, qui di seguito indicati. 125 Impatto acustico: modifiche apportate con l’inserimento dell’impianto In merito alla zonizzazione acustica del territorio comunale di Asciano ed in relazione agli impatti acustici derivanti dalla realizzazione di quanto in progetto, si rimanda all’apposito studio sul rumore redatto dall’Ing. Fabio Miniati allegato. Visti i risultati della valutazione ed in virtù delle modalità di funzionamento delle sorgenti rumorose e del clima acustico di zona (allegate nello studio del rumore allegato), ne risulta un impatto negativo medio alto dall’utilizzo dell’impianto produttivo in progetto: di conseguenza, risulta necessario attuare degli interventi di riduzione delle emissioni sonore (a tale proposito si veda l’elaborato P misure di prevenzione e mitigazione). 8.3 interferenze sui fattori climatici Il nuovo impianto sarà dotato di macchinari necessari al processo produttivo che, dotati di motore elettrico, produrranno calore. Tuttavia, relativamente agli eventuali impatti sui fattori climatici, si ritiene che sebbene ci sia uno sviluppo di calore, questo non sia così elevato da interferire in modo significativo sul clima esistente tanto da modificarne le caratteristiche. Pertanto, si ritiene che l’inserimento dell’impianto di produzione di Pallet Blockss nella zona di selezione e compostaggio di Pian delle Cortine, non interferisca di fatto sul clima globale esistente e pertanto che l’impatto sul clima sia trascurabile o nullo. 8.4 Interferenze su suolo e sottosuolo L’aspetto di contaminazione del suolo assume un ruolo significativo in presenza di attività inquinanti o di sorgenti di inquinamento che possano disperdersi sulla matrice ambientale. A tale proposito, si analizzano gli aspetti in cui si possano generare impatti su suolo e sottosuolo durante il processo di produzione, in parte individuati nel precedente paragrafo O.1: - aree in cui si svolgono le attività in cui vengono impiegate sostanze potenzialmente inquinanti, che possono essere accidentalmente sversate e raggiungere il terreno: le zone di stoccaggio ed utilizzo delle colle e degli indurenti possono essere soggette a sversamenti accidentali che si possono ripercuotere sul suolo; tuttavia le sostanze utilizzate durante il processo non sono classificate come pericolose per l’ambiente e gli ambienti a loro dedicati saranno opportunamente realizzati con superfici impermeabili → impatto negativo basso; - stoccaggio del gasolio destinato al rifornimento dei mezzi utilizzati nel processo produttivo: si può avere sversamento accidentale, tuttavia le zone di utilizzo del gasolio sono impermeabilizzate e vengono utilizzati appositi impianti per lo stoccaggio del gasolio → impatto negativo basso; - il processo da realizzarsi prevede lo stoccaggio delle materie per la realizzazione dei Pallet Blockss all’aperto → nessun impatto con il suolo poiché le zone di stoccaggio sono opportunamente rivestite e comunque la materia prima utilizzata nel processo è costituita da scarti di legnami; - utilizzo di porzione di suolo per la realizzazione del nuovo impianto di produzione Pallet Blockss → impatto trascurabile – impatto negativo basso poiché verrà utilizzata una piccola porzione di suolo incolto ed il contesto agricolo avente notevole estensione all’intorno 126 non ne verrà comunque intaccato; inoltre, il carico antropico della zona rimmarrà variato di poco in quanto il progetto si inserirà in un contesto attualmente già interessato da uso antropico relativamente all’attività di selezione e compostaggio esistente. La mitigazione e prevenzione di impatto negativo su suolo e sottosuolo sono comunque affrontati nell’elaborato P. 8.5 Interferenze sull’acqua L’impianto previsto necessita delle seguenti quantità d’acqua: o Acqua industriale: circa 4 m³/gg; o Acqua demineralizzata per la produzione di vapore: 30 m³/gg; o Vapore per linea di produzione: 0.15 kg vapore / kg di prodotto finito. Tali quantitativi d’acqua sono stimati incrementati fino a 60 m³/gg (0.70 l/sec) considerando nell’insieme tutti i processi che impiegano acqua durante tutto il c iclo di produzione giornaliero. Vista la presenza nel sottosuolo di un substrato argilloso praticamente impermeabile, non è prevedibile il reperimento dei quantitativi richiesti tramite lo sfruttamento di falde sotterranee, pertanto se ne prevede l’approvvigionamento dalla linea acquedottistica. Il progetto prevede infatti l’allacciamento del nuovo impianto alla rete acquedottistica già presente per l’impianto esistente mediante la posa in opera di una apposita tubazione interrata per acqua lungo un percorso che parte dalla cabina all’ingresso di accesso al sito esistente ed è indicato negli elaborati grafici allegati e q ui di seguito riassunto. Il progetto prevede lo stoccaggio di un certo quantitativo d’acqua in apposita vasca antincendio situata nella zona sud. La tubazione interrata verrà posta in opera dopo aver realizzato adeguato scavo: sul fondo della trincea, opportunamente livellato con sabbia, verrà sistemata sia la tubazione del gas che quella dell’acqua, poi ricoperta nella porzione superiore con ghiaia e stabilizzato di cava (si veda immagine seguente di sezione tipo per l’installazione della tubazione acqua e gas). 127 Acque superficiali In merito agli impatti sulla matrice acqua superficiale dovuti alla realizzazione del processo di produzione Pallet Blockss, sono presi in analisi i seguenti aspetti per la valutazione dell’impatto: - sfruttamento diretto di acqua superficiale; - sversamento di sostanze potenzialmente inquinanti sul reticolo idrografico circostante. Relativamente allo sfruttamento dell’acqua superficiale, poiché il processo produttivo reperirà l’acqua dall’acquedotto, si ritine che sotto tale aspetto vi sia impatto nullo. Per quanto riguarda lo sversamento di sostanze inquinanti nel reticolo idrografico, oltre alla produzione di acque reflue assimilate a civili (uffici e bagni) che generano impatto trascurabile o nullo poiché idoneamente depurate secondo la vigente normativa, il processo prevede l’utilizzo di componenti indurenti e miscela collante da iniettare sui trucioli al fine di generare il Pallet Blocks comunque classificate non nocive per l’ambiente e l’utilizzo di gasolio per alimentare alcune macchine operatrici: in questo contesto si ritiene che eventuali sversamenti di sostanze inquinate possano raggiungere le acque superficiali o sotterranee causando un impatto negativo basso. Si ritiene pertanto che quanto in progetto non reperisca quantitativi d’acqua dal reticolo idrico esistente e quindi non intacchi tale risorsa idrica superficiale; tuttavia l’impatto negativo basso può essere generato da possibilità di raggiungere con sostanze inquinati il reticolo idrografico superficiale esistente: le considerazioni per la mitigazione e la prevenzione di impatto negativo sull’acqua superficiale, sono affrontati nell’elaborato P. Acque sotterranee Come detto, il processo prevede l’utilizzo di acqua stimata fino ad un massimo di 60 m³/gg: tuttavia, poiché tali quantitativi verranno reperiti direttamente da rete acquedottistica, poichè la porzione di acqua necessaria al nuovo processo produttivo non verrà reperita da falde acquifere sotterranee, si ritiene che relativamente allo sfruttamento delle risorse sotterranee vi sia impatto nullo. 128 Tuttavia, relativamente alla vulnerabilità degli acquiferi, poiché l’area ricade in parte all’interno della Classe di Sensibilità 2 del PTC 2010, essa è soggetta alle norme del PTCP. La mitigazione e prevenzione di impatto negativo sull’acqua sotterranea, sono affrontati nell’elaborato P. 8.6 Interferenze sull’ecosistema L’area che verrà occupata dal nuovo impianto per la produzione di Pallet Blockss è attualmente lasciata incolta: l’ecosistema che si è sviluppato in tale zona nel corso degli anni, tuttavia, è rappresentato da vegetazione per lo più erbacea ed in minor parte arbustiva di scarso interesse vegetazionale e faunistico. Vista l’adiacenza del nuovo impianto con un’area già antropizzata, complessivamente la realizzazione del progetto costituirà l’ampliamento dell’area antropica esistente, in cui l’uso di suolo e le attività svolte per la selezione ed il compostaggio hanno già da tempo escluso l’espansione dell’ecosistema circostante tranne che per lo sviluppo di alcuni lembi vegetazionali residui e di alcune aree a verde: a tale proposito, anche il nuovo impianto previsto comprenderà la sistemazione di alcune zone a verde. Allo stesso modo per quanto riguarda la fauna, la prevalenza di un ambiente antropico ha ridotto lo sviluppo delle specie naturalmente esistenti nell’ecosistema: tuttavia, la notevole vicinanza con l’ambiente agricolo circostante ha permesso allo stesso tempo la coesistenza di alcune specie animali molto comuni e maggiormente compatibili con la presenza dell’uomo, quali ad esempio gli insetti più comuni, le lumache, le lucertole, le farfalle, le formiche, i fagiani, ecc….. Pertanto, si ritiene che l’inserimento del nuovo impianto di realizzazione Pallet Blockss non influirà sull’equilibrio esistente tra ambiente antropizzato ed ecosistema, che si è già consolidato nel tempo (impatto trascurabile o nullo). 8.7 Interferenze su flora e fauna Per quanto riguarda le interferenze dell’intervento in progetto su flora e fauna, si tiene in considerazione il possibile effetto di riduzione della consistenza numerica delle popolazioni delle principali specie presenti nell’area in studio ed in considerazione anche a quelle di interesse conservazionistico essendo prossimi all’area SIR Crete di Leonina e Camposodo. Per quanto riguarda l’impatto sulla flora, il Sic IT5180004 Crete di Leonina e Camposodo, individua le seguenti specie vegetali soggette a salvaguardia, che tuttavia non sono state individuate nell’area in studio: Codice Nome Artemisia cretacea Melampyrus pratense Tipo Piante Vascolari Nome volgare Famiglia Angiospermae Compositae Descrizione Endemismo locale, specie caratteristica dei calanchi argillosi Specie rara presente in Toscana solo alle Cerbaie ed Asciano 129 Di conseguenza, in relazione all’analisi vegetazionale realizzata, si possono trarre le seguenti conclusioni: le associazioni e la vegetazione rilevate nell’area in studio, sono pressochè assenti o relegate alla presenza di specie ubiquitarie di scarso valore ecologico; all’interno dell’area su cui è previsto l’inserimento dell’impianto per la produzione di Pallet Blockss, non sono presenti specie rare o endemismi definite dalla lista di attenzione del Progetto Rete Natura Toscana qui sopra riportate; l’intervento prevede comunque l’inserimento di essenze arboree ed arbustive lungo le zone perimetrali e nell’area a verde. Per quanto riguarda l’impatto sulla fauna, nell’area in studio ed in quelle limitrofe sono segnalate numerose specie di specie animali piuttosto comuni, escluse dalle liste di protezione e comunque presenti in quantità rilevanti nella regione. Si evidenzia che le specie comuni presenti sono legate sia ad ambienti antropizzati che ad ambienti naturali. Pertanto, vista anche la scelta progettuale di realizzare aree a verde e l’abbondanza e la distribuzione di tali animali, si ritiene che l’intervento in progetto non abbia un impatto significativo per le specie presenti. La presenza di pesci e di specie acquatiche è strettamente legata al Fosso Campora che risulta caratterizzato da scarse portate, strettamente connesse con le variazioni stagionali e quindi spesso in secca durante le stagioni estive: si esclude quindi generalmente la presenza di specie animali legate agli habitat acquatici fluviali. Inoltre, qui di seguito si riportano schematicamente le specie animali soggette a salvaguardia in base alle direttive del Sic IT5180004 Crete di Leonina e Camposodo limitrofo all’area oggetto degli interventi: Tipo Invertebrati Codice Nome Nome volgare Famiglia CA PR CN IS GL MT Libellula depressa Libellula Arthropoda Insecta Odonata Libellulidae P Zerynthia polyxena cassandra Farfalla Arthropoda Insecta Lepidoptera Papilionidae P Retinella olivetorum Lumaca Mollusca Gastropoda (Pulmonata) Stylommatophora Zonitidae P A B Tipo Anfibi Codice 1167 Nome Triturus carnifex Nome volgare Tritone crestato italiano Famiglia Urodela Salamandridae CA PR CN IS GL MT C D A 130 Tipo Mammiferi Codice 1344 Nome Nome volgare Hystrix cristata Istrice Famiglia Rodentia Hystricidae CA PR CN IS C GL MT D A Tipo Uccelli Codice Nome Nome volgare A096 Falco tinnunculus A278 Oenanthe ispanica Monachella A113 Coturnix coturnix Quaglia A097 Falco vespertinus Falco cuculo A339 Lanius minor Averla cenerina A073 Milvus migrans Nibbio bruno A082 Circus cyaneus Albanella reale A081 Circus aeruginosus Falco di palude A080 Circaetus gallicus Biancone A224 Succiacapre A084 Caprimulgus europaeus Burhinus oedicnemus Circus pygargus A338 Lanius collurio Averla piccola A255 Anthus campestris Calandro A133 Gheppio Occhione Albanella minore Famiglia Falconiformes Falconidae Passeriformes Turdidae Galliformes Phasianidae Falconiformes Falconidae Passeriformes Laniidae Accipitriformes Accipitridae Accipitriformes Accipitridae Accipitriformes Accipitridae Accipitriformes Accipitridae Caprimulgiformes Caprimulgidae Charadriiformes Burhinidae Accipitriformes Accipitridae Passeriformes Laniidae Passeriformes Motacillidae Popolazione CA PR CN IS GL MT D Residente Tappa P Riproduzione P D C B C B Tappa C B C B Riproduzione C B C A Tappa C B C B B C C B C C Svernante P C Tappa P D Tappa Riproduzione C P D Riproduzione C B C A Riproduzione C B C A B C B Riproduzione Riproduzione P D C LEGENDA DELLE TABELLE CA: Classe d’abbondanza PR: Popolazione relativa – Densità di popolazione della specie presente sul sito in rapporto a quella del territorio nazionale: - A: 100% > =PR >15% - B: 15 > =PR >2% - C: 2% > =PR >0% - D: specie presente con popolazione non significativa 131 CN: Conservazione - A: eccellente - B: buona - C: media o limitata IS: Isolamento - A: eccellente - B: buona - C: media o limitata GL: Valutazione globale - A: eccellente - B: buona - C: media o limitata MT: motivazione Nell’area oggetto d’intervento, dal punto di vista della fauna, non è stata riscontrata la presenza delle specie faunistiche protette indicate dal SIC IT5180004, né è risultato presente un habitat predisponente alla loro formazione. Il Repertorio Naturalistico della Toscana (RE.NA.TO.) segnala alcune specie tra quelle indicate nel SIC IT5180004, che possono essere presenti in vicinanza dell’area oggetto d’intervento; se ne riporta qui di seguito un’analisi speditiva del possibile impatto dell’intervento in progetto con tali specie: Triturus carnifex (Tritone crestato italiano) - Codice 00000028, anfibi Sebbene venga segnalata la sua possibile presenza nella cartografia regionale RE.NA.TO., durante i sopralluoghi in primavera-estate esso non è stato individuato nel sito in studio; inoltre, la zona non è caratterizzata da specchi d’acqua quali laghi o pozze o fontoni ricchi di melma che costituiscono il suo habitat naturale, ma da un piccolo corso d’acqua, il Fosso Campora, che risulta caratterizzato da scarse portate, strettamente connesse con le variazioni stagionali e quindi spesso 132 in secca durante le stagioni estive particolarmente siccitose. Pertanto, si ritiene che la realizzazione di quanto in progetto non vada ad interferire con l’habitat tipico del Tritone Crestato Italiano. Milvus migrans (Nibbio bruno) - Codice 00034330 - uccelli L’area oggetto d’intervento non può essere considerata un ambiente estremamente idoneo per la nidificazione di tale specie, data l’assenza di uno specchio d’acqua esteso con abbondante vegetazione riparia, che risulta essere il suo habitat naturale per eccellenza; a tale proposito si ricorda che il Fosso Campora presenta scarse portate ed è spesso in secca. Per tale motivazione si ritiene che tale habitat sia già attualmente inadatto alla nidificazione della specie, ed allo stesso modo lo sarà anche in seguito alla realizzazione di quanto in progetto. Inoltre, non verranno inseriti cavi elettrici per l’alta tensione che tendono ad aumentarne il tasso di mortalità, mentre quanto in progetto, realizzato secondo le vigenti normative relativamente alle emissioni in atmosfera ed agli scarichi, non ne aumenta il rischio di avvelenamento. Falco tinnunculus (Gheppio) - Codice 00042186 - uccelli Nel sito oggetto d’intervento e nei suoi intorni non sono presenti pareti rocciose né sono interessate dall’edificazione delle pareti calanchive, che rappresentano gli ambienti idonei alla nidificazione del Gheppio, poiché la morfologia è sub-pianeggiante e tipica di un fondovalle. Per quanto riguarda l’ambiente circostante l’area in oggetto (vedere le foto seguenti), esso è costituito da un pascolo di ovini e da campi incolti o coltivati generalmente a frumento: queste zone naturalmente possono essere frequentate dal gheppio, ma non saranno interessate dall’intervento e pertanto rimarranno inalterate. Inoltre, una delle principali cause di deterioramento dell’habitat di questa specie è la rarefazione delle aree aperte: a questo proposito si ritiene che l’intervento, poichè sarà effettuato in continuità con una zona già antropizzata avente un’estesione areale modesta, non interferisca in modo sostanziale con l’habitat tipico del gheppio. 133 Retinella olivetorum (lumaca) - Codice 00003313 – molluschi La specie, endemica italiana, ha diffusione appenninica ed è localmente abbondante nei boschi toscani: la specie vive a quote medio basse, sempre nelle aree di fondovalle a una quota compresa tra m 50 e 1000 s.l.m. ed il suo habitat è costituito da aree collinari con boschi di latifoglie termofile e castagneti, in cui la Retinella olivetorum si muove esclusivamente nella lettiera e tra i detriti vegetali dei boschi di caducifoglie. Poiché il sito oggetto d’intervento non è costituito da bosco di latifoglie, i cui detriti vegetali rappresentano l’habitat naturale di tale mollusco, si ritiene che l’intervento previsto non interferisca con il naturale sviluppo e diffusione della Retinella olivetorum. 8.10 Interferenze visive sul paesaggio Come si vede dalla foto seguente in cui l’area è ripresa dalla località Mucigliani posta in alto morfologico rispetto al fondovalle da cui è possibile avere una veduta d’insieme a 360°, il nuovo intervento andrà ad interessare una zona sostanzialmente già adibita ad uso di stazione ecologica e di stoccaggio per la produzione del compost, posta in prossimità del limitrofo fondovalle del Torrente Biena, comunque già urbanizzato (presenza del Cartodromo di Casetta e della Stazione di Castelnuovo Berardenga); inoltre, in vicinanza dell’area in studio è presente anche la linea ferroviaria Siena-Chiusi e la superstrada Siena-Bettolle. 134 Vista dei fondovalle urbanizzati dalla località Mucigliani La valutazione delle interferenze visive è stata eseguita in primis determinando le zone dalle quali l’area è visibile, ed in seguito è stato valutato il grado di impatto visivo di quanto in progetto attraverso uno studio di visibilità specifico ed effettuando sopralluoghi in campagna. L’area in studio è ubicata ad una quota media di 205 m s.l.m.; nella seguente immagine sono indicate le zone più prossime all’area in studio e le rispettive quote in m s.l.m., poste su una possibile direttiva visiva e situate ad altimetrie tali da cui si rende possibile la vista del nuovo impianto produttivo: - raccordo stradale Siena – Bettolle e Ferrovia: 196 m s.l.m.; - Podere Cortine: 203.2 m s.l.m.; - Podere Campora: 250.7 m s.l.m.; - crinale ad ovest dell’impianto di selezione e compostaggio: 254.2 m s.l.m.; - Poggio delle Casacce: 270.8 m s.l.m.; - Poggio dei Cipressi: 273.5 m s.l.m.; 135 - Poggio Cetinali: 283.7 m s.l.m.; - Mucigliani: 345.7 m s.l.m.; - Podere Faule: 320.6 m s.l.m.. Per una corretta valutazione dell’impatto visivo, è stata data la priorità alle zone abitate e di conseguenza non sono stati valutati gli apetti di visibilità ralativamente al crinale ad ovest, ai Poggi Cetinali, delle Casacce e dei Cipressi non abitate. Quindi la valutazione degli impatti visivi si è concentrata per le zone abitate di Podere Campora, Mucigliani, Podere Faule, Podere Cortine ed il Raccordo stradale Siena-Bettolle e Ferrovia: si è proceduto ad una individuazione della visibilità dell’impianto previsto in queste zone, mediante la realizzazione di uno studio di visibilità su elaborazione di modello DTM. Studio di visibilità Lo studio di visibilità è indicato nell’elaborato grafico allegato alla presente (tavola 22), ottenuto mediante una base DTM del territorio su cui è stato possibile inserire gli elementi visivi in progetto di maggiore entità e rilevanza. In particolare, si è inserito nel modello di base, oltre che l’edificio con gli uffici e servizi annessi e la tettoia raggiungenti 9.00 m dal p.c. (area 03 e 04), la presenza 136 delle macchine operatrici da porre in opera al fine di realizzare il processo produttivo aventi le altezze maggiormente rilevanti ed indicate nelle seguenti immagini (altezze comprese tra 6.67 m e 12.75 m dal p.c. attuale). Si tenga presente che la maggior parte dei macchinari utilizzati nel ciclo produttivo e dei silos non compresi all’interno del fabbricato maggiore, verranno comunque racchiusi all’interno di strutture, come indicato nelle seguenti immagini e negli elaborati allegati. Inoltre, lo studio di visibilità è stato eseguito tenendo conto della presenza delle colline artificiali realizzate a nord nord-ovest dell’impianto di selezione e compostaggio, al fine di schermare la visibilità dell’impianto esistente dalla vista a nord nord-ovest (si veda la seguente planimetria con l’indicazione dell’ubicazione delle colline artificiali). Tenendo conto dei dati di base precedentemente descritti ed inseriti, è stata realizzata la carta dell’analisi della visibilità riportata nella tavola 22 allegata al progetto dell’intervento, di cui qui di seguito si allega un estratto. analisi di visibilità dell’intervento in progetto Nella figura sopra riportata sono indicate in viola le zone da cui rimane visibile l’intervento. 137 Tenendo conto dei dati di base precedentemente descritti ed inseriti, è stata realizzata la carta dell’analisi della visibilità riportata nella tavola 22 allegata al presente elaborato: nella cartografia è indicata in viola la zona da cui rimane visibile l’intervento. Ne è risultato che il nuovo impianto è visibile dai rilievi collinari che bordano strettamente l’area verso est, sud ed ovest: relativamente alle zone abitate, l’intervento è visibile dall’abitato nord-ovest di Mucigliani e da Podere Campora, mentre non è visibile da Podere Faule. Relativamente alla zona nord e nord-ovest, dalla cartografia ottenuta si evince che da Podere Cortine l’intervento non è visibile in quanto schermato dalle colline artificiali, mentre è visibile dal crinale denominato Banditone che tuttavia non è abitato, mentre è visibile dal Raccordo Stradale Siena-Bettolle per un tratto di circa 600 m e dalla Ferrovia Siena-Chiusi per un tratto di circa 400 m. Rendering della struttura in progetto Si riportano qui di seguito gli elaborati di fotoinserimento di quanto in progetto da vari punti di ripresa: fotoinserimento della struttura in progetto su foto aerea; rendering con ripresa panoramica da monte e da sud, da cui si evince l’inserimento del nuovo impianto di produzione Pallet Blockss, del quale è visibile la tettoia di stoccaggio delle materie prime; 138 rendering da cui si evince l’inserimento del nuovo impianto di produzione Pallet Blockss con ripresa panoramica da monte e da sud-est; 139 rendering da cui si evince l’inserimento del nuovo impianto di produzione Pallet Blockss con ripresa panoramica da sud-sud/est. Considerazioni conclusive sui risultati dello studio di impatto ambientale In base alle elaborazioni grafiche qui riportate ed ai sopralluoghi di campagna effettuati, è possibile trarre le seguenti conclusioni dell’impatto visivo di quanto in progetto dalle zone abitate più prossime situate in corrispondenza dei corridoi visivi. → PODERE LE CORTINE Ubicato 860 m in linea d’aria verso WNW rispetto all’area in analisi. Da informazioni reperite in loco il podere è in fase di ristrutturazione ed al momento risulta disabitato. Quota 203.20 m s.l.m.. In seguito ai sopralluoghi eseguiti, l’area della stazione di compostaggio e l’area dove è previsto il nuovo impianto, sono allo stato attuale schermate dalla barriera morfologica delle colline artificiali e dal lembo di bosco presente nel crinale della collina naturale adiacente l’area. 140 Vista dell’impianto di Pian delle Cortine e dell’area in studio da Podere Cortine. Da questa zona, l’area di realizzazione del nuovo impianto sarà praticamente invisibile dall’esterno grazie alla sua ubicazione completamente interna alla collina artificiale. In base a quanto elaborato, poiché Podere Cortine potrebbe essere abitato nei prossimi anni, tuttavia essendo schermato dalle sistemazioni artificiali, si stima per Podere le Cortine un impatto visivo da basso a nullo. → PODERE CAMPORA Ubicato 350 m in linea d’aria verso E rispetto all’area in analisi. Il podere e gli annessi sono utilizzati per attività pastorizia. Quota 250.70 m s.l.m.. Per tale area viene stimata potenzialmente una media-alta criticità, in relazione alla vicinanza alla zona ed alla quota. 141 Vista dell’impianto di Pian delle Cortine e dell’area in studio da Podere Campora. Tuttavia, in seguito alle elaborazioni effettuate e dalla documentazione fotografica allegata, l’area oggetto di studio è parzialmente schermata dalla barriera rappresentata dall’impianto esistente. Concludendo si stima che l’intervento in progetto, rispetto alla situazione attuale, avrà un impatto visivo basso a nullo per Podere Campora. → MUCIGLIANI Ubicato 1750-1800 m in linea d’aria verso SE rispetto all’area in analisi, l’agglomerato urbano è abitato e vi sono strutture ricettive; sono inoltre presenti anche capannoni ad uso agricolo. La località è da ritenersi ad alto valore paesaggistico-paesistico con presenza di strutture turistico-ricettive ed abitazioni private e va considerato che, essendo il rilievo più elevato del contesto paesaggistico delle crete, rappresenta un elemento fisiografico da tutelare; per tale area viene stimata potenzialmente una medio bassa criticità, a causa della lontananza dalla zona in oggetto di circa 2 km (si veda ripresa fotografica di Pian delle Cortine da Mucigliani). Quindi, dal punto di vista paesaggistico l’inserimento dell’impianto di recupero energetico nel complesso di compostaggio esistente, non altererà la percezione visiva che si ha da Mucigliani come un unico complesso. Vista dell’impianto di Pian delle Cortine e dell’area in studio da Mucigliani. Concludendo si stima che l’intervento in progetto, rispetto alla situazione attuale, avrà un impatto visivo basso per Mucigliani. 142 → PODERE FAULE Ubicato 2700 m in linea d’aria verso ESE rispetto all’area in analisi. Zona di scarsa accessibilità con quota 320.60 m s.l.m.. Poiché tale agglomerato di immobili è posto a notevole distanza dalla zona in studio e poiché nella direttiva visiva è presente un crinale raggiungente circa 266 m s.l.m., come mostra anche l’elaborazione dell’impatto visivo della tavola allegata, si ritiene che per Podere Faule ci sia un impatto visivo nullo. → RACCORDO STRADALE SIENA-BETTOLLE E FERROVIA SIENA-CHIUSI Ubicato 1000 m in linea d’aria verso NW rispetto all’area in analisi. Zona con quota 196 m s.l.m.. Dalla tavola allegata della valutazione dell’impatto visivo elaborata, si evince che quanto in progetto è visibile solo per un piccolo tratto di pochi metri della strada e della Ferrovia, situato lungo la direttiva visiva che lo collega all’area in studio. Tuttavia, in relazione alla distanza con l’area in studio ed al tratto di strada e Ferrovia da cui si può scorgere il nuovo impianto relativamente breve in considerazione alla velocità di transito dei mezzi in tali viabilità, si ritiene che per il Raccordo stradale Siena-Bettolle e per la Ferrovia sienaChiusi ci sia un impatto visivo da basso a nullo. Riassumendo, si riporta l’impatto visivo estrapolato dalle elaborazioni effettuate: Località abitata Valutazione dell’impatto visivo PODERE LE CORTINE da basso a nullo PODERE CAMPORA da basso a nullo MUCIGLIANI basso PODERE FAULE nullo RACCORDO STRADALE SIENA-BETTOLLE E FERROVIA SIENACHIUSI da basso a nullo Complessivamente, in relazione al contesto in cui si inserisce l’intervento previsto ed in relazione all’analisi visiva effettuata poiché l’impatto visivo ottenuto è compreso tra basso a nullo, si ritiene che nell’insieme l’impatto sul paesaggio sia: impatto trascurabile – impatto negativo basso. In relazione alle considerazioni sopra esposte, si ritiene che quanto in progetto non crei problematiche inerenti la percezione e integrazione complessiva nel paesaggio: l’inserimento dell’attività di produzione Pallet Blockss nell’area adiacente a quella già antropizzata verrà percepita puntuale, costituita in sostanza da un unico complesso; si veda comunque l’elaborato P relativamente alle misure di mitigazione dell’impatto visivo. Illuminazione L’intervento prevede la realizzazione di un impianto elettrico per l’illuminazione esterna ed interna al fine di ottenere la visibilità anche durante le ore di scarsa illuminazione e notturne all’interno dell’area produttiva e nelle zone esterne di accesso alle aree produttive. 143 Infatti, oltre che ovviamente all’illuminazione all’interno dei locali, è prevista la presenza dell’illuminazione esterna che servirà da accompagnamento nel viale di collegamento alla strada e di accesso all’impianto, nonché nell’area del parcheggio per auto dipendenti/visitatori ed infine è prevista illuminazione esterna anche nelle zone produttive esterne in cui sono realizzate delle porzioni della catena produttiva (area stoccaggio e triturazione, zone vaglio, pulizia, triturazione e pulitura trucioli, zona dosaggio ed essiccatoio, ecc….). A tale proposito, lo schema dell’illuminazione esterna è visionabile in dettaglio negli elaborati grafici allegati: qui di seguito si riporta la tipologia di palina per l’illuminazione prevista, che avrà un’altezza di 7 m. Nel complesso, per quanto riguarda l’impatto visivo dell’illuminazione, si ritiene che valga quanto definito nel precedente paragrafo: si ritiene che il potenziamento dell’illuminazione crei impatto trascurabile – impatto negativo basso nella percezione generale dell’area, in quanto la nuova attività di produzione Pallet Blocks si inserisce in un contesto già antropizzato poiché adiacente all’impianto di compostaggio esistente e verrà pertanto percepita puntuale e costituita in sostanza da un unico complesso. 8.11 Interferenze sul patrimonio naturale, architettonico e assetto demografico Per quanto riguarda le interferenze sul patrimonio naturale, esso è individuabile essenzialmente nella presenza di vegetazioni ripariali di specie igrofile a sud, localmente nella presenza di arbusteti e cespuglieti e in un appezzamento di terreno censito come bosco di latifoglie posto ad ovest; infine, non molto vicino all’area in studio si trovano biancane e calanchi, che fanno parte del paesaggio protetto del SIR di Leonina e Camposodo, ma non interessano direttamente il sito in studio. A tale proposito, direttamente nell’area in studio e nelle strette vicinanze, tali emergenze naturalistiche non sono presenti e pertanto, l’impianto per la produzione di Pallet Blockss in progetto non impatta negativamente su tale patrimonio naturalistico, poiché non insisterà su bosco, vegetazione ripariale, arbusteti, cespuglieti, biancane o calanchi. Sono altresì presenti delle specie arboree ripariali di probabile origine antropica (olmi) in corrispondenza del Fosso Campora al bordo dell’impianto di selezione e compostaggio esistente che non verranno comunque intaccate da quanto in progetto. Inoltre, si ritiene che quanto in progetto non influisca sul patrimonio architettonico della zona poiché l’area d’intervento si inserisce nel contesto produttivo già esistente e consolidato da 144 tempo nella zona: quindi, esso non interessa né direttamente, né indirettamente edifici rurali di vario tipo (colonici, monumentali, edifici presenti nel catasto leopoldino, ecc….), o sentieri e tracciati d’interesse paesistico. Per quanto riguarda l’assetto demografico si ritiene che l’intervento previsto, essendo di modesta entità, non interferisca sulla dimensione antropica esistente: la zona è comunque caratterizzata da una bassa densità abitativa ed inoltre il nuovo impianto di recupero energetico non influirà sostanzialmente sul numero degli addetti ai lavori che già attualmente sono impiegati sul ciclo di compostaggio. 8.12 Impatto positivo: aspetto socio-economico Dal punto di vista socio economico, si ritiene che quanto in progetto s’inserisca positivamente nel contesto dell’area: sebbene lo smaltimento ed il recupero dei rifiuti non rientri tra le attività comunali di maggiore rilevanza come l’agricoltura, incrementare tale attività crea possibilità di lavoro e permette una corretta gestione dei rifiuti incentivandone il riciclo. I bancali in legno hanno caratteristiche tali che da essere largamente utilizzati nel trasporto e nelle industrie: pertanto, la produzione dei Pallet Blockss in progetto trova larga richiesta nel mercato odierno. Anche se la realizzazione dell’impianto richiede dei costi rilevanti, soprattutto per quanto concerne l’acquisto e gestione dei macchinari, tenendo conto della richiesta del materiale prodotto sul mercato e la capacità produttiva dell’impianto, si ritiene, che esso in termini economici venga ampiamente ammortizzato già nei primi anni di produzione. A tale proposito, si riporta qui di seguito la valutazione economica effettuata da Sienambiente relativamente ai costi e ricavi dell’impianto in progetto. Complessivamente il costo dell’investimento ammonta a 11,708,153 €; la spesa di gestione dell’impianto è pari a 4,332,370.03 € all’anno (totale costi d’esercizio comprensivi di colle, indurenti, materie prime, manutenzioni, ricambi, energia , addetti, ecc….), mentre il ricavo è stimabile in 7,177,500 € all’anno poiché si prevede di produrre 150 mc al giorno, ovvero 49,500 mc all’anno di pallet Blockss, vendibili sul mercato a 145 €/m³. Di conseguenza, in base a tale valutazione si stima che all’anno vi sia un ricavo pari a 7,177,500 € - 4,332,370.03 € = 2,845,129.97 €, pari alla differenza tra ricavi e costi, che ipoteticamente riesce ad ammortizzare il costo dell’investimento in poco più di 4 anni con una proiezione nel futuro in cui la richiesta sul mercato dei materiali prodotti rimane la stessa. IMPIANTO PALLET BLOCKS –PIAN DELLE CORTINE BUSINESS PLAN 0° anno Totale costo investimento (€) IVA (€) 11,708,153 1,287,897 145 Due diligence 351,245 Interessi realizzazione 468,326 Ricavi d'esercizio produzione per vendita m³/gg 150.00 gg/anno 330.00 m³/anno 49,500.00 ore/anno 7,590.00 €/m³ 145.00 Ricavi (€) 7,177,500 Costi d'esercizio (€) Riciclato 791,000 colla 1,188,000 parafina 95,723 indurente 13,591 bancali 50,000 energia elettrica 712,800 gas metano 431,256 manutenzioni 95,000 ricambi vari 10,000 ricambi IMAL addetti impianto 60,000 490,000 responsabile impianto 50,000 addetti amministrativi 35,000 commerciali 60,000 costi amministrativi/gestionali 50,000 costi commerciali 50,000 costi vari ed imprevisti 50,000 146 diritto di superficie 50,000 IMU 50,000 Totale Costi d'eserczio (€) 4,332,370.03 Aliquote fiscali Aliquota IRAP 3.90% Aliquota IRES 27.50% Inflazione ricavi 1.00% Inflazione costi 1.50% Tasso di finanziamento 7.00% Oltre alla stima dei costi dell’impianto e dei ricavi inoltre, è indispensabile fare le seguenti considerazioni: i Pallet Blockss verranno prodotti partendo da materie prime facilmente reperibili sul mercato essendo costituite da scarti selezionati del legno. Ciò influisce considerazioni: positivamente sull’analisi costi/benefici secondo le seguenti diverse 4) verranno riciclati dei materiali che, anziché distrutti, troveranno adeguato impiego nel mercato; 5) partendo da scarti di legno naturale, si otterranno dei Pallet Blocks di alta qualità, di elevata resilienza naturale ed elasticità; 6) poiché si utilizzeranno criteri produttivi di elevata qualità, il prodotto finale ottenuto, oltre che avere eccellenti caratteristiche finali, è ecocompatibile e non richiede particolari manipolazioni per essere smaltito in fase finale dell’utilizzo. Sulla base di quanto fin qui esposto si ritiene che l’integrazione impiantistica in oggetto determini un riscontro economico positivo e pertanto abbia impatto positivo: quanto in progetto contribuisce a migliorare le già buone caratteristiche di efficienza e tecnologiche dell’impianto di selezione e compostaggio presente, utilizzando inoltre le migliori tecniche disponibili (BAT - Best Available Techniques). Quindi complessivamente la produzione di Pallet Blockss mediante l’utilizzo di legname di scarto (si vedano i codici Cer indicanti le tipologie di rifiuti organici utilizzati), è vantaggiosa in termini economici. Sulla base di quanto sopra esposto si ritiene che la realizzazione impiantistica in oggetto non produca notevoli ripercussioni negative sull’ambiente ma che, tutt’altro, determini effetti sul sistema socio-economico comunale e provinciale ampiamente positivo vista la richiesta sul mercato 147 dei prodotti e contribuisce a migliorare le già buone caratteristiche di efficienza e tecnologiche dell’impianto esistente di Sienambiente. 9. ANALISI DELLE ALTERNATIVE Il processo di produzione di Pallet Blocks non è altrimenti delocalizzabile: vista l’attuale ubicazione degli impianti di compostaggio operativi in provincia di Siena, si ritiene che nessuna altra localizzazione possa rappresentare una valida alternativa alla soluzione impiantistica proposta ed analizzata. Il sito scelto rappresenta, in base alla sua collocazione limitrofa all’impianto di compostaggio esistente, la migliore collocazione possibile; per contro, la ridistribuzione delle attività in una zona distaccata, oltre che essere ovviamente di maggiore impatto, ne renderebbe difficile una migliore organizzazione delle funzioni svolte e ne aumenterebbe il costo di realizzazione. Inoltre, l’impianto di compostaggio in oggetto è già in funzione da diversi anni ed è quindi diventato ormai una realtà acquisita nella zona; pertanto si ritiene che non vi siano alternative logistiche valide. 10. MISURE DI MITIGAZIONE E PREVENZIONE Nel precedente elaborato O sono stati analizzati tutti i possibili impatti che si possono avere sull’ambiente in relazione all’impianto da porre in opera: sono emersi nell’analisi degli impatti positivi, degli impatti trascurabili o nulli e degli impatti negativi di vario grado (da trascurabilebasso ad alto) relativamente ad alcuni aspetti. Qui di seguito si riportano una serie di misure di prevenzione e mitigazione di tali impatti negativi precedentemente individuati nell’analisi delle criticità (elaborato O), in particolare relativamente ai seguenti aspetti: o misure di mitigazione e prevenzione per il malfunzionamento del processo produttivo: rottura del sistema di aspirazione e del sistema del processo produttivo (impatto negativo basso); o misure di mitigazione e prevenzione per il surriscaldamento di alcune zone del processo produttivo (impatto negativo basso) o misure di mitigazione e prevenzione per il transito mezzi (impatto negativo basso); o misure di mitigazione e prevenzione emissioni in atmosfera di polveri generate durante il processo produttivo (impatto negativo medio); o misure di mitigazione e prevenzione emissioni in atmosfera di vapori generati durante il processo produttivo (impatto trascurabile – impatto negativo basso); o misure di mitigazione e prevenzione emissioni in atmosfera di odori generati durante il processo produttivo (impatto trascurabile – impatto negativo basso); o misure di mitigazione e prevenzione del rumore (impatto negativo alto); o misure di mitigazione e prevenzione impatto su suolo e sottosuolo per sversamenti accidentali di gasolio e sostanze collanti (impatto negativo basso); 148 o misure di mitigazione e prevenzione per l’utilizzo di suolo (impatto trascurabile – impatto negativo basso); o misure di mitigazione e prevenzione acque superficiali e sotterranee in seguito all’utilizzo di componenti chimici e gasolio (impatto negativo basso); o misure di mitigazione e prevenzione dell’impatto visivo da zone abitate e impatto visivo da illuminazione (impatto trascurabile – impatto negativo basso). 10.1 Misure di mitigazione e prevenzione per caratteristiche generiche del processo produttivo e dovute al malfunzionamento del processo produttivo Le misure di mitigazione e prevenzione dovute alle interferenze con l’ambiente per alcune caratteristiche del processo produttivo che generano impatti negativi sono individuate nei seguenti paragrafi considerando l’impatto su aria, suolo ed acqua e sono essenzialmente legati all’utilizzo di sostanze chimiche (collanti ed indurenti) e all’utilizzo di gasolio. Relativamente al malfunzionamento in senso stretto del processo produttivo analizzato, si possono generare impatti negativi bassi in seguito alla rottura del sistema di aspirazione delle polveri e dei vapori che potrebbe causare un aumento della concentrazione degli stessi in atmosfera. In particolare, un aumento della concentrazione delle polveri crea la possibilità dell’innesco di scintille e combustioni improvvise, mentre un aumento dei vapori può creare problemi agli operatori. Al fine di limitare l’eventualità di emissioni fuggitive di polveri, in merito ad eventuali rotture del sistema di aspirazione delle stesse, il processo sarà dotato di idoneo sistema di controllo di malfunzionamento che analizza in continuo il sistema, dotato di apposito sistema di allarme. La prevenzione consiste nell’attuare manutenzione costante dei sistemi di aspirazione delle polveri e, nel caso di rotture, avere parti e pezzi di ricambio sempre disponibili. Il sistema di aspirazione consiste nell’utilizzo di un estrattore STOF 400EC 302, costituito da torrino estrattore idoneo all’aspirazione di aria viziata da edifici industriali qui di seguito indicato. 149 Inoltre, un guasto del sistema di controllo elettronico può provocare un blocco dei macchinari e quindi un blocco del processo produttivo. A tale proposito, anche relativamente a questo problema, si dovrà provvedere alla manutenzione costante e continua delle apparecchiature e ad avere disponibilità di pezzi di ricambio al fine di poter effettuare la sostituzione veloce ed istantanea delle parti danneggiate. Per quanto riguarda invece il surriscaldamento delle centraline idrauliche delle presse e della resinatrice, il processo sarà dotato di apposita area (sistema di raffreddamento) in cui verrà installato idoneo sistema di raffreddamento che manterrà la temperatura delle stesse nel campo dei valori idonei: tale sistema sarà costituito da un gruppo di raffreddamento aria-acqua, da una vasca di stoccaggio dell’acqua refrigerata e dai gruppi di pompaggio che portano l’acqua ai rispettivi utilizzatori. Inoltre, il processo produttivo in progetto interferirà con l’ambiente creando un impatto negativo basso in seguito all’implemento del traffico veicolare al fine di caricare e trasportare il prodotto finito e per il conferimento della materia prima da utilizzare. Per la mitigazione tale impatto saranno adottate delle misure di limitazione del traffico evitando una concentrazione dei mezzi in determinate fascie orarie e favortendone la diluizione durante gli orari diurni. 150 Si fa in ogni caso presente che l’attenuazione dell’impatto del traffico veicolare verrò favorita dalla realizzazione del sovrappasso ferroviario e della nuova uscita dalla strada a quattro corsie dall’Anas. 10.2 Mitigazione e prevenzione delle emissioni gassose nell’aria Si riportano qui di seguito le varie tecniche di mitigazione e prevenzione degli impatti possibili dell’impianto in progetto sull’aria. Misure di mitigazione e prevenzione delle emissioni in atmosfera di polveri e vapori Come detto nell’analisi degli impatti, relativamente alle emissioni gassose in atmosfera da traffico veicolare, dovute dalle macchine operatrici e dall’utilizzo di caldaie, si ritiene che esse siano da considerarsi non significative poiché essi rispettano i requisiti ambientali disposti dalle normative vigenti in materia. Il processo produttivo interferisce con l’aria poiché provoca generazione di polveri durante la macinazione del truciolo, sezionatura dei blocchetti ed in altri punti del processo: le misure di mitigazione di tale aspetto consistono nella realizzazione di una apposita sezione (area aspirazione polveri e filtri) composta da apparecchiature adibite alla captazione, aspirazione e trasporto di polveri e vapori generati durante il processo di produzione. Le polveri raccolte dal filtro vengono convogliate in un opportuno contenitore. Relativamente a questo aspetto inoltre, poiché le zone in cui vi sono elevate concentrazioni di polveri sono soggette alla realizzazione di scintille e inneschi di incendi, il processo prevede anche misure di prevenzione che consistono nell’installazione dei punti di rilevamento e di contenimento mediante punti di distribuzione di acqua pressurizzata per necessità improvvise, posti nelle zone critiche dell’impianto in cui è possibile che si sviluppino scintile o braci: un apposito gruppo di pressurizzazione è adibito a questa funzione. Il processo produttivo prevede la generazione di vapori durante la pressatura: tali vapori verranno evacuati dalla macchina tramite ventilatori assiali, in modo da garantire agli operatori un ambiente idoneo anche nelle vicinanze della macchina stessa. Infine, il processo prevede la produzione di vapori durante il raffreddamento nell’area incappucciamento dadi e durante lo stoccaggio di 24 ore dei Pallet Blockss: tali vapori prodotti verranno evacuati predisponendo lo stoccaggio dei materiali all’esterno del fabbricato, sotto una tettoia provvista di sola copertura superiore ed aperta sugli altri tre lati, al fine di garantire un ambiente idoneo agli operatori ed adeguata ventilazione ed areazione. Inoltre, per quanto riguarda le emissioni gassose di tipo diffuso nell’aria prodotte dall’insieme delle operazioni del processo di produzione dei Pallet Blocks, si riportano qui di seguito anche eventuali tecniche che possono essere adottate al fine di ridurne e contenerne la produzione e dispersione: - produzione di polvere dallo stoccaggio/macinazione: evitare la triturazione in condizioni di vento forte; - produzione di materiali leggeri dallo stoccaggio: raccolta di eventuali materiali dispersi. Relativamente all’utilizzo del seloforum, poiché si possono avere emissioni di formaldeide superiori al valore limite delle vigenti normative in materia se il prodotto è sottoposto a fonti di 151 calore accidentali, è previsto un adeguato impianto di ventilazione ed in caso di carenza di ventilazione per gli addetti potrà essere utilizzata una personale protezione respiratoria con filtro contro la formaldeide. Prevenzione e contenimento degli odori Al fine di limitare la produzione di odori durante la realizzazione dei Pallet Blockss, saranno adottati i seguenti provvedimenti: il fabbricato e le zone all’interno delle quali verranno realizzate alcune porzioni del processo in cui potrebbero essere prodotti odori, saranno mantenute chiuse e separate dalle altre aree: al loro interno l’aria sarà aspirata e trattata da appositi filtri, così da ridurre al minimo qualunque tipo di impatto legato ad emissioni odorigene; all’interno del capannone verranno garantiti dei cambi d’aria mediante il sistema di aspirazione, in modo tale da garantire un ambiente idoneo alla lavorazione. Mitigazione impatto acustico L’aspetto di mitigazione dell’impatto acustico, in relazione ai valori di rumori emessi dalle apparecchiature da utilizzarsi nel processo produttivo confrontati con i valori limite ammissibili secondo le vigenti normative, rientra tra i principali aspetti da considerare al fine di ottenere un minore impatto possibile sull’ambiente e sulle zone circostanti. Il progetto di mitigazione è indicato nell’apposita sezione relativa al rumore allegata alla presente e redatta dall’Ing. Fabio Miniati: sostanzialmente, il progetto di mitigazione ha seguito le seguenti metodologie al fine di abbattere le emissioni sonore dei macchinari ed ottenere dei valori che rispettino le soglie di emissioni acustiche della zona: scelta di macchinari da case produttrici con il più basso valore di emissioni acustiche; abbattimento del rumore nelle zone con maggiore produzione l’inserimento di barriere fonoassorbenti. mediante Relativamente a questo secondo punto, si riportano qui di seguito a titolo conoscitivo le tipologie di pannelli silenti fonoassorbenti metallici e barriere fonoassorbenti da utilizzarsi lungo il perimetro dei macchinari che producono maggiore rumore (vaglio a rulli, separatore aeraulico, mulino a martelli, ventilatore essiccatoio, resinatrice, presse ad estrusione, seghe multilama, filtro a polvere e trasporto pneumatico), che sono meglio descritte nelle apposita relazione sul rumore allegata. Tra le tipologie di pannelli fonoassorbenti da porre in opera, si indica qui di seguito la tipologia di pannello che possiede le caratteristiche tecniche necessarie al caso in esame: pannelli silenti TECNOWALL 115AV10 (si veda la seguente riproduzione fotografica riportante una vista della tipologia di tali pannelli qui di seguito riportata). 152 Si tratta di pannelli modulari ed autoportanti fonoassorbenti e fonoisolanti specifici per la realizzazione di barriere acustiche esterne industriali e stradali, costituiti da: 153 È possibile realizzare i pannelli TECNOWALL 115AV10 con all’interno un materassino in fibra poliestere sp. 60 mm, densità non inferiore a 40 kg/mc, modificandone le caratteristiche acustiche di fonoisolamento e di fonoassorbimento. 154 I pannelli silenti avranno lo scopo di limitare entro i limiti di soglia stabiliti dalla legge, l’emissione di rumore verso l’esterno e quindi faranno in modo che nelle zone abitate più prossime, non si abbia impatto acustico negativo. 10.3 Mitigazione e prevenzione dell’impatto su suolo e sottosuolo Si riportano qui di seguito le misure di prevenzione e mitigazione del rischio di inquinamento di suolo e sottosuolo per le azioni a rischio del processo produttivo: - aree in cui si svolgono le attività in cui vengono impiegati collanti ed indurenti, che possono essere sversate e raggiungere il terreno sottostante → tali aree sono dotate di opportuni sistemi impermeabilizzanti che serviranno per raccogliere eventuali sversamenti al fine di evitare il contatto di questi con il terreno; - stoccaggio del gasolio destinato al rifornimento dei mezzi → lo stoccaggio del gasolio avviene all’interno di un deposito costituito da idoneo serbatoio appositamente impermeabilizzato e dotato di doppia intercapedine secondo quanto disposto dalla normativa vigente, al fine di evitare il contatto dello stesso con il terreno. Relativamente all’utilizzo dei collanti in cui si possono avere impatti negativi bassi in seguito a sversamenti accidentali e, attraverso il contatto con zone surriscaldate, con alogeni, cloro e ipocloriti si può avere impatto negativo basso per la conseguente produzione di sostanze tossiche e sostanze esplosive; al fine di mitigare e ridurre tali impatti, si applicheranno le seguenti misure precauzionali: nel caso di rilascio accidentale di tali prodotti, l’impianto è dotato di apposite zone opportunamente impermeabilizzate e dotate di apposite fosse per la raccolta di eventuali sversamenti: questo nelle aree in cui viene addotto il collante al silos e nelle zone comunque di utilizzo e di stoccaggio del materiale nella catena di produzione dove il pavimento è opportunamente impermeabilizzato; ad ogni modo in seguito a sversamenti, dopo avere recuperato tutto il prodotto possibile, la zona potrà essere lavata con acqua calda, il refluo raccolto ed inviato ad apposito impianto di smaltimento autorizzato; per l’ammonio solfato, nel caso di sversamento, se il prodotto è liquido verrà assorbito con materiale poroso inerte, mentre per polveri verrà usato un aspirapolveri: esso verrà poi raccolto e smaltito da apposito impianto; per i collanti e gli indurenti, al fine di evitare il contatto con alogeni (cloro, bromo, 155 ipocloriti), al fine di evitare la combustione che può produrre fumi tossici, ecc… essi verranno conservati in recipienti ben chiusi e realizzati secondo normativa vigente; è previsto idoneo impianto antincendio (con vasca antincendio) che ovviamente sarà necessario per evitare il contatto dei collanti con zone in cui si possono sviluppare incidentalmente alte temperature. Ad ogni modo, tutta l’area produttiva in cui sono presenti i macchinari utilizzati nel processo produttivo e le zone di solo stoccaggio, sebbene le materie da utilizzarsi non consistano in rifiuti pericolosi, sono realizzate con pavimentazione in cemento impermeabilizzata (con parete di delimitazione in cemento per lo stoccaggio delle materie prime all’aperto), al fine di isolare il terreno sottostante dal processo produttivo ed eliminare qualunque processo di contaminazione. Si segnala in ogni caso che nello svolgimento dell’attività di trattamento rifiuti presente a Pian delle Cortine, mai in passato il personale e i mezzi dell’azienda sono stati coinvolti in incidenti che abbiano provocato la contaminazione del terreno; in ogni caso, l’intervento così come concepito, e comunque tutta la zona dell’impianto di selezione e compostaggio comprese le aree di stoccaggio dei rifiuti, sono progettati e gestiti in maniera tale da evitare l’immissione accidentale di qualsiasi inquinante nel suolo. Inoltre, relativamente all’uso di suolo, si evidenzia che l’inserimento di schermature vegetazionali determinerà una sorta di continuità con l’ambiente agricolo circostante e ne diminuirà comunque l’impatto negativo. Per il trattamento delle acque raccolte in tali aree impermeabilizzate con rischio sversamento si veda il seguente paragrafo: trattamento acque prima pioggia. 10.4 Mitigazione impatto acque superficiali e sotterranee In merito agli impatti sulla matrice acqua superficiale e sotterranea dovuti alla realizzazione del processo di produzione Pallet Blockss, in linea teorica è possibile che si abbiano sversamenti di sostanze sul terreno che possono percolare fino al raggiungimento del reticolo idrografico superficiale e la falda acquifera sotterranea. Le sostanze potenzialmente inquinanti sono i componenti chimici (collanti ed indurenti) da iniettare sui trucioli al fine di creare i Pallet Blockss e il gasolio utilizzato per alimentare alcuni mezzi necessari alla produzione che possono essere accidentalmente soggetti a sversamento. Inoltre, la nuova struttura produttiva sarà dotata di servizi igienici, le cui acque reflue sono assimilabili a scarichi civili recapitanti fuori pubblica che saranno comunque adeguatamente depurate secondo le vigenti normative. La prevenzione dall’inquinamento dei corpi idrici superficiali e sotterranei, dovuti agli aspetti sopra menzionati potrà essere attuata tramite le seguenti strategie di mitigazione e tutela: - è prevista la raccolta e la depurazione delle acque reflue prodotte da uffici e servizi mediante depurazione secondo le vigenti normative in materia, i cui reflui chiarificati potranno essere dispersi direttamente nel suolo o nel reticolo idrografico; - le aree del processo saranno opportunamente impermeabilizzate e dotate di idonea depurazione per le acque di prima pioggia: le acque di prima pioggia saranno raccolte in apposite vasche di stoccaggio anch’esse impermeabilizzate e da qui inviate ad appositi sistemi di depurazione al fine di depurarle, secondo le vigenti normative, da eventuali sostanze disperse prima di immetterle nel corso d’acqua più prossimo; pertanto i corpi 156 idrici recettori superficiali e sotterranei non sono soggetti ad inquinamento per sversamento di elementi tossici; - relativamente alla vulnerabilità degli acquiferi, per quanto concerne la compatibilità con la Classe di Sensibilità 2 del PTC 2010 in cui l’area in studio ricade in parte, si fa presente che quanto in progetto non è altresì delocalizzabile in altri luoghi distanti dall’impianto delle Cortine esistente: inoltre, come detto, il nuovo impianto sarà dotato di tutte le opere necessarie ad evitare il rischio di inquinamento delle falde e di conseguenza si ritiene che l’intervento in progetto sia compatibile con i requisiti ambientali disposti dalle normative vigenti per la tutela degli acquiferi; - per quanto riguarda il gasolio, i serbatoi utilizzati per il suo stoccaggio saranno certificati per il contenimento di carburanti, realizzati in doppia parete e prima della loro messa in esercizio saranno sottoposti a collaudo a pressione; inoltre essi saranno dotati di apposito dispositivo automatico per il monitoraggio delle eventuali perdite fornito dalla casa costruttrice che si basa sul riempimento a liquido dell’intercapedine e sulla relativa variazione di livello, così come indicato nel certificato di garanzia. L’intervento così come concepito, e comunque tutta la zona dell’impianto di selezione e compostaggio di Pian delle Cortine comprese le aree di stoccaggio dei rifiuti, sono progettati e gestiti in maniera tale da evitare l’immissione accidentale di qualsiasi inquinante nelle acque superficiali e sotterranee. I rifiuti urbani pericolosi o liquidi e i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, saranno conservati in appositi contenitori stagni. Gli eventuali liquidi che dovessero fuoriuscire accidentalmente dai contenitori saranno intercettate dalle griglie a pavimento e raccolti in un pozzetto a tenuta per essere successivamente smaltiti separatamente dalle altre acque. Si fa presente anche che l’intero sistema di gestione degli scarichi sarà assicurato da un gruppo elettrogeno ausiliario che sopperisce ad eventuali interruzioni di erogazione di energia elettrica nella rete pubblica. Tutto lo schema delle acque reflue e lo schema di depurazione è descritto in dettaglio nell’apposito elaborato allegato alla presente e nella tavola degli impianti fognari, di cui se ne riporta un riassunto qui di seguito. Sistema di smaltimento fognario Il progetto architettonico-funzionale dell'impianto è stato progettato in modo tale da evitare qualsiasi flusso anche casuale ed estemporaneo di percolati inquinanti, prevedendo la copertura totale e completa di tutte le aree soggette a depositi dei materiali di lavorazione. Il sistema di smaltimento fognario previsto è conforme a quanto previsto dalle norme di applicazione delle leggi vigenti in materia: o D.Lgs. n.152 del 03/04/06 “Norme in materia ambientale”; o L.R. 31/05/2006, n. 20 “Norme per la Tutela delle acque dall’inquinamento”; o D.P.G.R.T. 8 settembre 2008 n.46/R “Regolamento di attuazione della L.R. 31-05-2006, n. 20 “Norme per la Tutela delle acque dall’inquinamento”; 157 o D.M. 12 giugno 2003 n. 185 “Regolamento recante norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue in attuazione dell'articolo 26, comma 2, del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152”; o D.P.G.R. 17 dicembre 2012, n. 76/R “Modifiche al regolamento emanato con decreto del Presidente della Giunta regionale 8 settembre 2008, n. 46/R (Regolamento di attuazione della legge regionale 31 maggio 2006, n. 20 “Norme per la tutela delle acque dall’inquinamento”); o D.P.G.R. 22 ottobre 2013, n. 59/R “Modifiche al regolamento emanato con decreto del Presidente della Giunta regionale 8 settembre 2008, n. 46/R (Regolamento di attuazione della legge regionale 31 maggio 2006, n. 20 “Norme per la tutela delle acque dall’inquinamento”). Con tali premesse possiamo stabilire che il sistema di smaltimento fognario previsto per l'impianto, si comporrà degli elementi qui di seguito descritti (si veda la seguente planimetria con indicazione dell’ubicazione degli impianti di trattamento previsti e le tavole progettuali allegate). 158 Rete di raccolta e successiva stazione di depurazione delle acque nere La rete di raccolta e depurazione delle acque nere consiste nell’insieme in un trattamento primario ed un trattamento secondario finale. Il trattamento primario consiste in: n.4 fosse biologiche per i servizi e uffici, n.1 degrassatore per cucine, n. 1 pozzetto disoleatore nella zona della cisterna gasolio e n.1 pozzetto disoleatore per il trattamento acque provenienti dall’area rifornimento silos colle. In particolare, nella rete di depurazione delle acque nere, convogliano i due rami di fluidi oggetto di trattamento di depurazione che sono: il ramo dei reflui provenienti dall'area rifornimento carburanti, opportunamente pretrattati tramite un pozzetto disoleatore ed il ramo dei reflui provenienti dall'area rifornimento silos di miscela collante, anch'essa opportunamente confinata e dotata di pozzetto diseolatore. Dalle schede di sicurezza della colla, dell'indurente e della paraffina si tratta di resine a bassa tossicità e comunque trattabili in un opportuno impianto di depurazione prima dello scarico. Sono inoltre componenti inerti alle normali temperature ed attivabili solo con vapori ad alta temperatura. Nella planimetria precedente allegata e negli altri elaborati progettuali allegati, lo scarico di queste acque depurate nel Borro Campora viene indicato con la sigla S1. Si riportano inoltre qui di seguito i particolari delle zone in cui è prevista l’installazione dei suddetti pozzetti disoleatori con la relativa legenda della rete fognaria acque nere. 159 Planimetria con particolare della zona di ubicazione del pozzetto disoleatore nella zona stoccaggio carburante Planimetria con particolare della zona di ubicazione del pozzetto disoleatore nella zona rifornimento colle Planimetria con particolare della zona di ubicazione del pozzetto degrassatore in prossimità delle cucine 160 Il trattamento secondario consiste nell’utilizzo di un depuratore a fanghi attivi; a depurazione avvenuta, le acque chiarificate si immetteranno nella rete idrografica esistente (Borro Campora) come indicato nella planimetria precedente dei punti di immissione. Relativamente a tale impianto di trattamento (fosse settiche e depuratore a fanghi attivi), esso risulta appropriato, poiché rispetta quanto definito nella Tabella 2 - Allegato 3 - Capo 1: “Trattamenti appropriati per le acque superficiali" del vigente D.P.G.R. 22 ottobre 2013, n. 59/R, ed è idoneo in relazione al numero di abitanti equivalenti ad esso allacciati (3 A.E.). Pozzetto degrassatore Per gli scarichi delle acque provenienti dalle cucine verrà installato un pozzetto degrassatore allo scopo di trattenere oli e grassi. Nel pozzetto degrassatore, miscele di acqua, sostanze oleose non in emulsione e solidi galleggianti, si separano per gravità in modo continuo e naturale. Il liquame, attraversando i comparti dell’impianto, abbandona in superficie tutto ciò che galleggia purché di peso specifico inferiore a quello dell’acqua e contemporaneamente lascia sul fondo ciò che è più pesante (materiale sedimentabile): tutto ciò che galleggia, tracima e rimane trattenuto in un apposito comparto di raccolta, mentre l’acqua esce dall’impianto attraverso uno scarico (canale di uscita). I degrassatori sono costituiti da una vasca a pianta circolare, quadrata o rettangolare, da installare entro terra, ispezionabile dall’alto attraverso le ispezioni situate nella copertura della vasca stessa. Schemi indicanti fax-simili pozzetti degrassatori per il pretrattamento delle acque della cucina Pozzetto disoleatore I pozzetti disoleatori vengono impiegati per separare oli minerali ed idrocarburi leggeri in tutti i luoghi nei quali si può verificare lo scarico di acqua mista ad oli minerali ed idrocarburi. Sono generalmente costituiti da una vasca monoblocco prefabbricata in calcestruzzo armato vibrato a pianta circolare, quadrata o rettangolare, da installare entro terra, in prossimità del luogo dove avviene lo scarico, ed ispezionabile dall'alto attraverso i fori situati nella copertura della vasca stessa. 161 Il funzionamento avviene nel modo seguente: l'acqua raccolta contenente oli minerali, idrocarburi, grassi e morchie, sabbie e terricci, affluisce nel primo settore della vasca dove avvengono la sedimentazione dei fanghi pesanti (sabbie e terricci) e la flottazione in superficie degli oli minerali liberi, idrocarburi e morchie grasse. Gli oli minerali ed idrocarburi risalenti in superficie vasca verranno con azione immediata catturati e trattenuti da speciali filtri oleoassorbenti (filtri-cuscini a ricambio periodico, idrorepellenti, in grado di catturare e trattenere ognuno fino a 5 kg di oli minerali ed idrocarburi). Nel secondo settore, collegato idraulicamente al primo, avverrà la separazione degli oli minerali e idrocarburi residui a mezzo di filtro a coalescenza in poliestere a canali aperti inserito in scatolato di acciaio inox. Il filtro a coalescenza è attrezzato di apparato per la pulizia periodica dello stesso con aria compressa; i disoleatori possono essere inoltre attrezzati di sistema di allarme (comprendente la sonda di rilevamento e l'unità di controllo) per il rilevamento livello oli ed idrocarburi. Schemi indicanti fax-simili pozzetti disoleatori Rete di raccolta e trattamento acque di prima pioggia La rete di depurazione mediante impianto di prima pioggia è costituita da un pozzetto di sedimentazione e da un pozzetto di disoelazione: dopo la depurazione le acque reflue chiarificate verranno immesse nella rete idrografica esistente: nella planimetria precedente allegata e negli altri elaborati progettuali allegati, lo scarico di queste acque depurate nel Borro Campora viene indicato con la sigla S2. Le acque meteoriche dei piazzali e degli spazi di manovra, per una superficie complessiva pari a 10823 mq circa, subiscono un trattamento nell'impianto di prima pioggia composto da una vasca di sedimentazione e disoleazione: il dimensionamento di tale impianto di trattamento di prima pioggia è riportato nell’apposita relazione tecnica allegata. L'impianto è realizzato con due manufatti in c.a. monoblocco all'interno dei quali avvengono la separazione delle acque di prima pioggia dalle successive, la sedimentazione e la separazione 162 degli idrocarburi: il sistema separatore è composto da un primo comparto di dissabbiamento per la separazione dei solidi decantabili, che trattiene particelle aventi diametro superiore al millimetro, le sabbie fini vengono successivamente sedimentate dal pacco lamellare nel secondo comparto di disoleazione, preposto alla rimozione degli idrocarburi in conformità con le norme DIN 1999 con rendimento minimo del 97%. La separazione degli oli e degli idrocarburi avviene mediante un filtro a pacchi lamellari coalescenti. Nell'impianto viene montato un otturatore a galleggiante che, opportunamente tarato sul peso specifico degli idrocarburi da rimuovere, chiude il condotto di ingresso o di uscita del disoleatore, impedendo la fuoriuscita degli inquinanti dall'apparecchiatura in caso di sversamenti occasionali o di eccessivo accumulo di queste sostanze. Gli idrocarburi separatisi si accumulano alla superficie della zona di separazione e devono periodicamente essere asportati. Schema impianto di trattamento acque di prima pioggia L’effluente scaricato dall'impianto avrà standard di accettabilità conformi a quanto disposto dal D.Lgs n°152/06 e direttiva europea 271/91 limitatamente ai parametri idrocarburi totali e solidi sedimentabili per lo scarico in tabella 4. Inoltre, al fine di garantirne la funzionalità, l'impianto di prima pioggia verrà realizzato con le seguenti modalità costruttive: le vasche saranno realizzate in calcestruzzo autocompattante (SCC - self compacting concrete), con rapporto acqua/cemento a/c <= 0,45 con classe di resistenza C35/45 (Rck>= 45 MPa, con controllo di tipo A) e con coefficiente di spandimento F6 (diametro spandimento allo slump flow >= 630 mm.). Attraverso queste specifiche e con il fatto che l'autocompattante annulla quasi totalmente l'aria intrappolata nel getto ed è esente da "bleeding" (essudazione del calcestruzzo), il calcestruzzo risulta essere impermeabile (permeabilità all'acqua k <= 1,0 *10 -11 m/s). Questo permette di poter garantire l'impermeabilità all'acqua del calcestruzzo anche senza l'impiego di verniciatura. Riassumendo, l'impianto completo sarà dunque composto da: 163 - n° 1 regolatore della portata a stramazzi tarati: vasca che ha lo scopo di by-passare la portata superiore a quella della prima pioggia; - n° 1 bacino di trattamento combinato di sedimentazione e di disoleazione del tipo monolitico rettangolare delle seguenti dimensioni; - filtro a pacchi lamellari coalescenti verificato per 65 l/s per idrocarburi costituito cadauno da una serie di fogli termoformati in PVC di alta qualità conforme alla direttiva 94/96/CE avente un rendimento del 90% di separazione (le particelle di olio rimangono intrappolate sul pelo libero); - valvola di sicurezza automatica in acciaio inox DN 315 con chiusura mediante otturatore a galleggiante, all’ingresso della vasca di separazione oli, che blocchi il deflusso del refluo in caso di presenza eccessiva oli nella vasca. Rete di raccolta e riutilizzo delle acque piovane È previsto un sistema di raccolta delle acque piovane che raccoglierà le acque dei tetti e le manterrà ben separate da quelle dei piazzali soggette al trattamento di prima pioggia e di quelle nere: le acque provenienti dalle coperture del complesso produttivo (2700 mq complessivi circa) verranno raccolte in pluviali e idonea rete fognaria delle acque bianche per un eventuale successivo filtraggio e riutilizzo nelle attività industriali e produttive dell'azienda. 10.5 Opere di mitigazione sul paesaggio L’impatto visivo di quanto in progetto è stato ampiamente valutato nell’analisi di visibilità effettuatata nel precedente Elaborato O e complessivamente ne è risultato un impatto visivo da basso a nullo per le seguenti località abitate: Località abitata Valutazione dell’impatto visivo PODERE LE CORTINE da basso a nullo PODERE CAMPORA da basso a nullo MUCIGLIANI basso RACCORDO STRADALE SIENA-BETTOLLE E FERROVIA SIENACHIUSI da basso a nullo Gli effetti dell’opera in progetto, per quanto riguarda l’impatto visivo seppur bassi o nulli, potranno essere opportunamente mitigati e ridotti al minimo inserendo schermature vegetazionali lungo le maggiori direttrici visive e comunque lungo il perimetro di confine. Tale mitigazione della struttura da edificare mediante l’inserimento di idonee essenze vegetali è stata valutata mediante le seguenti simulazioni con fotoinserimento: 164 confronto tra fotoinserimento della struttura in progetto su foto aerea senza essenze vegetali e con essenze vegetali inserite lungo il perimetro sud e sud-ovest e nelle zone a verde; 165 fotoinserimento delle essenze vegetali con ripresa panoramica da monte e da sud, da cui si evince la schermatura della tettoia di stoccaggio delle materie prime; 166 foto inserimento di essenze vegetali con ripresa panoramica da monte e da sud-est; 167 rendering da cui si evince l’inserimento di essenze vegetali di schermatura del nuovo impianto di produzione Pallet Blockss con ripresa panoramica da sud-sud/est. Inoltre, una ulteriore misura di mitigazione dell’effetto visivo dell’impianto consiste nell’inserimento della maggior parte dei macchinari operativi all’interno di strutture che li racchiuderanno sui quattro lati e forniranno copertura al tetto: in tale modo, oltre a limitare 168 l’impatto acustico, si realizzerà anche una barriera visiva delle apparecchiature che, rimanendo all’interno, favoriranno la percezione visiva dell’impianto come opera puntuale, costituita in sostanza da un unico complesso di fabbrica, estensione dell’impianto esistente, riducendone nell’insieme l’impatto visivo. Relativamente all’impatto trascurabile o negativo basso sul paesaggio e sull’ambiente dovuto alla presenza di illuminazione, potranno essere utilizzate le seguenti misure preventive: - la messa in opera di schermatura mediante filari di piante di alto fusto lungo il perimetro dell’impianto sud-est in progetto fornirà la schermatura non solo del complesso produttivo, ma anche dell’impianto luminoso (si veda la precedente simulazione su foto); - utilizzo di lampade a luce calda, concentrata e con potenze più basse possibili. Inoltre, al fine di limitare l’impatto visivo dell’illuminazione esterna, verrà adottata la tecnica di accensione parziale durante mezza notta di una metà delle paline di illuminazione: nella seguente planimetria sono indicati i punti di posizionamento dei lampioni e quali rimarranno accesi tutta la notte e quali invece verranno spenti durante mezza notte. 11. CONCLUSIONI Nell’area oggetto d’intervento, dal punto di vista della flora e della fauna, non è stata riscontrata la presenza delle specie protette indicate dal Sic IT5180004, né è risultato presente un habitat predisponente alla loro formazione. Quindi, in base a quanto fin qui elaborato, si ritiene che nel complesso gli interventi previsti in relazione alla loro collocazione e alle caratteristiche progettuali scelte, in relazione alle valutazioni effettuate, siano oltre che compatibili con l’ambiente circostante sia nell’immediato che nel lungo periodo, anche migliorative della situazione esistente, e che non vi siano interferenze negative ed impatti significativi né sulle specie esistenti che hanno stabilito una coesistenza con la zona antropizzata, né su quelle prossime alla zona in studio e tutelate dalle direttive del SIR Crete di Leonina e Camposodo. E’ opportuno sottolineare che, ai fini autorizzativi, l’implementazione dell’impianto di Pian delle Cortine tramite la realizzazione della nuova sezione per la produzione di Pallet Blocks non costituisce modifica sostanziale ai sensi dell’art. 5 lettera l-bis del D.Lgs. 152/06 in quanto non presenta effetti negativi e significativi sull’ambiente né prevede un incremento del valore di una delle grandezze, oggetto della soglia, pari o superiore al valore della soglia stessa di cui all’all. VIII (50 t/g). 169 Di conseguenza si ritiene che l’intervento previsto tenga conto sia delle cenosi presenti, sia delle emergenze e peculiarità del sito. Dott. Geol. Andrea Capotorti Dott. Arch. Renzo Saldi
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