Calcestruzzo Strutturale e Acciaio per il Calcestruzzo Armato 4 novembre 2014 Giacomo Boffi Il Calcestruzzo Il calcestruzzo è un materiale artificiale composto con aggregati lapidei di diverse dimensioni uniti da un legante idraulico (il cemento) la cui attivazione avviene grazie alle reazioni chimiche con l’acqua. I componenti essenziali del calcestruzzo sono • Il Cemento • Gli Aggregati • L'Acqua Il Calcestruzzo Un primo tipo di calcestruzzo, avente per legante la pozzolana mista a calce, fu impiegato dai romani con il nome di “betunium” (da cui "beton“, usato oggi da francesi e tedeschi). Si trattava di un conglomerato impiegato per fondazioni, per murature di grande spessore e, a volte, per riempire i cassettoni delle cupole compresi tra i costoloni di muratura di mattoni disposti secondo i meridiani e i paralleli ovvero per realizzare delle cupole. La cupola del Pantheon a Roma è un esempio dell’impiego di questo conglomerato, al cui interno si ritrovano cocci di laterizio e di altro materiale, in quanto il confezionamento del betunium era anche l’occasione per smaltire notevoli quantità di materiali di risulta. Il Cemento • Il cemento è un legante idraulico – l.i. è una polvere inorganica che miscelata con acqua da luogo a una pasta lavorabile, che nel tempo, grazie a reazioni di idratazione, indurisce. • Il cemento più comune nella preparazione del calcestruzzo è il Cemento Portland, ottenuto dalla macinazione del clinker, prodotto cuocendo ad alta temperatura rocce di opportuna composizione, e di altri componenti che correggono la composizione finale del cemento. Gli Aggregati Gli inerti formano lo scheletro solido del calcestruzzo e ne costituiscono la percentuale prevalente in peso e volume: la loro qualità è determinante per la buona riuscita del calcestruzzo. Per minimizzare il volume dei vuoti nell’impasto, si usano aggregati di diverso diametro: • aggregati a grana grossa (ghiaia o pietrisco); • aggregati a grana fine (sabbia). Per ottenere un buon calcestruzzo occorre che la miscela di aggregati abbia una corretta granulometria, ottenuta mescolando in proporzioni opportune aggregati di tipo diverso. Aggregati: granulometria Il controllo della granulometria si fa tracciando la curva granulometrica della miscela, che si ottiene riportando in un diagramma, in funzione del diametro, la percentuale in peso degli aggregati passanti in crivelli con fori di diametro crescente. Un criterio valido per giudicare della qualità della curva consiste nel verificare che essa sia contenuta all’interno di una zona (fuso di Fuller): Caratteristiche degli aggregati L’influenza degli aggregati sulla qualità dell’impasto è ovviamente legata anche alle loro qualità intrinseche: gli aggregati grossi non devono essere costituiti da rocce tenere di bassa resistenza, mentre le sabbie dovrebbero essere di tipo siliceo piuttosto che calcareo. Inoltre gli aggregati devono essere ben “puliti”, cioè privi di argilla e materie organiche che, interponendosi, possono ostacolare l’aderenza tra il cemento e gli aggregati. La scelta degli aggregati •influenza il costo del calcestruzzo; • fornisce stabilità dimensionale; • influenza durezza, resistenza alla abrasione, modulo elastico, …. L'Acqua L’acqua, combinandosi con il cemento nel fenomeno dell’idratazione, dà luogo alla “presa” che trasforma l’impasto in una massa solida. Tuttavia l’acqua deve svolgere anche la funzione di lubrificante nell’impasto, rendendolo sufficientemente fluido da essere lavorabile. Per questo motivo l’acqua impiegata nell’impasto deve essere in quantità superiore a quella strettamente necessaria per l’idratazione del cemento. Peraltro all’aumentare dell’eccesso di acqua peggiorano sensibilmente le caratteristiche meccaniche del calcestruzzo. L’acqua da usare nell’impasto deve essere il più possibile pura, quando è possibile si consiglia quindi l’uso di acqua potabile. In particolare devono essere evitate acque contenenti percentuali elevate di solfati e le acque contenenti rifiuti di origine organica o chimica. La presenza di impurità infatti interferisce con la presa, provocando una riduzione della resistenza del conglomerato. Composizione media di un m3 di calcestruzzo Resistenza Il calcestruzzo si caratterizza con prove a rottura di compressione su cubi o cilindri di opportune dimensioni calcolando la tensione corrispondente al carico massimo applicato per causare la rottura del provino. P f= C P max AC . P Sulla base del peso per unità di volume, il calcestruzzo può essere classificato in tre categorie: • calcestruzzo normale (2400kg/m3) • calcestruzzo leggero (< 1800 kg/m3) • calcestruzzo pesante (>3200 kg/m3) Sulla base della resistenza a compressione, il calcestruzzo può essere classificato in: • calcestruzzo a bassa resistenza: resistenza minore di 20 MPa; • calcestruzzo a moderata resistenza: resistenza fra 20 e 40 MPa; • calcestruzzo alta resistenza: resistenza superiore a 40 MPa. FATTORI CHE INFLUENZANO LA RESISTENZA • Quantità di cemento; • Composizione degli aggregati; • Rapporto acqua/cemento; • Additivi; • Condizioni ambientali durante la maturazione. Quantità di cemento La resistenza del calcestruzzo aumenta quasi proporzionalmente al quantitativo di cemento impiegato; tuttavia dosi eccessive (> 500 kg/m 3) sono inutili o addirittura dannose. Gli aggregati Gli aggregati i devono essere di buona qualità, puliti e dosati accuratamente. Rapporto Acqua/Cemento Per la presa sono necessari circa 30 litri di acqua per ogni quintale di cemento, ma per rendere il calcestruzzo lavorabile questa quantità deve aumentare (circa il doppio). Tuttavia all’aumentare del rapporto acqua/cemento a/c le prestazioni del calcestruzzo peggiorano drasticamente. Additivi L’aggiunta di fluidificanti o superfluidificanti consente l’impiego di valori più bassi del rapporto a/c. Effetto della quantità d’acqua sulla resistenza Rapporto a/c 0.5 0.6 0.7 0.8 .. Resistenza media (N/mm2) a 28 gg di un cls confezionato con cemento 32.5 30 25 20 15 42.5 40 32 25 20 52.5 50 40 30 25 Le condizioni ambientali La velocità della presa del cemento aumenta rapidamente con la temperatura. Il caldo secco e l’insolazione diretta sono dannosi, perché producono l’evaporazione dell’acqua superficiale. Il getto in estate deve essere tenuto coperto e bagnato. Il freddo rallenta la presa. Se l’acqua gela, la formazione del ghiaccio interrompe il processo e la dilatazione rompe i legami già formati. La stagionatura I processi chimici della presa del cemento si protraggono per un lungo periodo di tempo (anni); le prestazioni meccaniche variano di conseguenza. Le condizioni di umidità durante la stagionatura influenzano la resistenza finale del calcestruzzo. Una maturazione accelerata si può ottenere con trattamenti con vapore ad alta temperatura (a 24 ore si hanno già resistenze dell’ordine del 60% delle resistenze a 28 giorni con normale maturazione. Lavorabilità La lavorabilità è una proprietà importante del calcestruzzo, in quanto essa consente di ottenere getti compatti, privi di cavità e di difetti. Le prime 48 ore sono molto importanti per le performance di una struttura di calcestruzzo. Controllano il comportamento a lungo termine, la resistenza, il modulo elastico, la viscosità e la durabilità. La lavorabilità si migliora aumentando il contenuto in acqua, che però riduce la resistenza. La compattazione si migliora con la vibrazione o con l’aggiunta di fluidificanti o superfluidificanti. Proprietà a breve termine • Lavorabilità; • Perdita Slump; • Segregazione/Bleeding; • Ritiro Plastico; • Tempo di getto; • Temperatura. Caratteristiche meccaniche Le prove di compressione si effettuano in genere su provini cubici con spigolo di 15 cm o cilindrici con D = 15 cm e H = 30 cm. Le curve tensione σ−deformazione ε di provini di calcestruzzo con diverse resistenze sono evidenziate in figura. Resistenza Quale valore della tensione di rottura? Un valore che sia garantito “quasi sempre” Valore caratteristico fck: frattile 5% della distribuzione delle resistenze (la resistenza sarà minore solo nel 5% dei casi) Resistenza Si definisce la classe di resistenza del calcestruzzo in base alla resistenza cilindrica caratteristica (5%), fck, o alla resistenza cubica, fck,cube, in accordo con la EN 206-1 (Cfck/fck,cube) In genere fck < fck,cube Tabella 3.1 – Caratteristiche del calcestruzzo C16/20 C20/25 C25/30 C28/35 C32/40 C35/45 C40/50 C45/55 C50/60 fck Rck Ec fctm fcfm fctk fcfk min(fbk) max(fbk) 16 20 25 28 32 35 40 45 50 20 25 30 35 40 45 50 55 60 28600 29900 31400 32300 33300 34000 35200 36200 37200 1.90 2.21 2.56 2.77 3.02 3.21 3.51 3.80 4.07 2.29 2.65 3.08 3.32 3.63 3.85 4.21 4.55 4.89 1.33 1.55 1.80 1.94 2.12 2.25 2.46 2.66 2.85 1.60 1.86 2.15 2.32 2.54 2.70 2.95 3.19 3.42 2.10 2.44 2.83 3.05 3.33 3.54 3.87 4.18 4.49 3.00 3.48 4.04 4.36 4.76 5.06 5.53 5.98 6.41 Resistenza di calcolo La resistenza di calcolo si ottiene dalla resistenza cilindrica caratteristica applicando un coefficiente moltiplicativo αcc = 0.85 che tiene conto della resistenza per i carichi di lunga durata e di un coefficiente di sicurezza γc specifico per il materiale calcestruzzo, γc =1.5 fcd = αcc fck / γc Modulo elastico Il legame costitutivo del calcestruzzo manca di una fase lineare ben definita. • Il modulo elastico è fissato convenzionalmente come il modulo secante ad una tensione σ = 0.4 fc • Il modulo elastico è correlato alla resistenza. Il coefficiente di Poisson Può essere assunto uguale a 0,2 per calcestruzzo non fessurato e 0 per calcestruzzo fessurato. Il coefficiente lineare di dilatazione termica Può essere assunto uguale a 10 x10-6 K -1. Resistenza a trazione Il calcestruzzo teso ha un comportamento fragile. La resistenza a trazione si misura spesso mediante prove indirette. La resistenza a trazione è correlata con quella a compressione. Prova di trazione diretta. Prova di flessione (indiretta). Prova brasiliana (indiretta). Prova Brasiliana Trazione Compressione La resistenza a trazione è definita dalla più alta tensione raggiunta sotto carichi concentrici di trazione. Quando la resistenza a trazione è determinata da prove brasiliane (splitting), fct,sp, un valore approssimato della resistenza a trazione diretta, fct, può essere fatta con la relazione: fct = 0,9 fct,sp. La resistenza a trazione in flessione può essere valutata dalla relazione: fctm,fl = max {(1,6 - h/1000)fctm; fctm }; dove h é l’altezza dell’elemento strutturale in mm e fctm è la resistenza media a trazione. Resistenza a trazione La resistenza a trazione puo essere posta in relazione alla resistenza caratteristica a compressione fck, per classe fino a C50/60 fctm = 0.30 (fck2)1/3, mentre i valori caratteristici (5% e 95%) si ottengono moltiplicando il valore medio, rispettivamente, per 0.70 o per 1.30. Viscosità Quando un carico viene applicato per un lungo periodo di tempo le deformazioni non si arrestano al momento dell’applicazione, ma continuano a crescere tendendo asintoticamente ad un valore finito. Nel calcestruzzo la deformazione viscosa non è interamente removibile; una parte della deformazione rimane anche dopo la rimozione del carico a t = ∞. Ritiro Il ritiro del calcestruzzo è un fenomeno che si manifesta la riduzione del volume del getto. L’entità del ritiro è fortemente influenzata dal rapporto a/c e dall’umidità ambientale. Viscosità e ritiro (1) Viscosità e ritiro del calcestruzzo dipendono dall’umidità ambientale, dalle dimensioni dell’elemento e dalla composizione del calcestruzzo. La viscosità è anche influenzata dal grado di maturazione del calcestruzzo alla prima applicazione dei carichi e dipende dalla durata e dall’entità del carico. La valutazione del coefficiente di viscosità (t, t0), e della deformazione da ritiro cs, dovrebbero tener conto di questi parametri. (2) Se non è richiesta grande accuratezza, il valore determinato come in Figura 3.1 può essere considerato come coefficiente finale di viscosità (h, t0), a meno che il calcestruzzo a tensioni di compressione superiori a 0,45 fck(t0) all’età t0 dell’applicazione del carico. Figura 3.1 Figura 3.1 (3) La deformazione viscosa del calcestruzzo cc(h,t0) al tempo t = hper tensione di compressione costante c può essere calcolata da: cc(h,t0) = (h,t0) ( c /Ec0) dove Ec0 è il modulo di elasticità secante al tempo t0. (4) Quando la tensione di compressione del calcestruzzo all’età t0 è superiore a 0,45 fck(t0) dovrebbero essere considerati gli effetti non lineari nella viscosità ( es. precompressione, membrature in calcestruzzo preconfezionato a livello cavi, ….). In questi casi il coefficiente di viscosità può essere ottenuto da : k(h, t0) = (h, t0) exp (1,5 (k – 0,45)), dove: k(h, t0) è il coefficiente di viscosità non lineare, k è il rapporto tensione-resistenza σc/fcm(t0), con σc è la tensione di compressione fcm(t0) è la resistenza media a compressione del calcestruzzo al tempo di carico. (5) I valori in Figura 3.1 sono validi per temperature fra -40 °C e +40 °C e umidità relativa fra RH = 40% e RH = 100%. (h, t0) è il coefficiente viscosità finale; h0 è la dimensione nominale o fittizia = 2Ac /u, con Ac area sezione e u perimetro esposto all’atmosfera; S N R per cementi a lento indurimento; per cementi a normale e rapido indurimento; per cementi a rapido indurimento. (6) La deformazione totale da ritiro è composta da due componenti, - il ritiro da essicamento; - il ritiro autogeno. Il ritiro da essicamento si sviluppa lentamente e dipende dalla migrazione dell’acqua attraverso il calcestruzzo indurito; Il ritiro autogeno si sviluppa durante l’indurimento del calcestruzzo e quindi nei primi giorni dopo il getto. Il ritiro autogeno è una funzione lineare della resistenza del calcestruzzo. Dovrebbe essere considerato specificamente con getti contro calcestruzzi già induriti. Deformazione totale da ritiro: cs = cd + ca, dove: cs è la deformazione totale da ritiro; cd è la deformazione da essicamento; ca è il ritiro autogeno. Il valore finale del ritiro da essicamento è cd,h = kh cd,0. cd,0 dalla Tabella (3.2) in %o Nel tempo: cd(t) = ds(t, ts) kh cd,0 dove: kh è un coefficiente che dipende dalla dimensione h0 in accordo con la seguente Tabella 3.3: dove: t è l’età del calcestruzzo al momento considerato, in giorni; ts è l’età del calcestruzzo (giorni) all’inizio del ritiro da essicamento (o rigonfiamento). Normalmente alla fine della maturazione. h0 è la dimensione nominale o fittizia (mm) della sezione = 2Ac u-1, dove u è il perimetro della sezione esposto all'aria Il ritiro autogeno segue da: ε ca (t )=β as (t )ε ca (∞), dove ε ca (∞)=2.5( f ck −10)10−6 , β as (t )=1−exp(−0 .2t 0. 5 ) , dove t è espresso in giorni. La NTC: Resistenza caratteristica Durante l’esecuzione dei lavori deve essere controllato che il valore caratteristico della resistenza del calcestruzzo non è inferiore a quello fissato in fase di progetto dal progettista. Prelievi Per la normativa italiana un prelievo è formato da due campioni, prelevati da uno stesso getto al momento della posa in opera; la media delle resistenze dei due campioni è detta resistenza di prelievo. Il controllo di accettazione si può eseguire secondo due diverse modalità: •Si esegue un prelievo (2 provini) ogni 100 m3 di getto con un minimo di 3 prelievi; •Nel caso di costruzioni con più di 1500 m3 di calcestruzzo è ammesso un controllo di tipo statistico. Viene eseguito almeno un prelievo ogni giorno di getto e, complessivamente, non meno di 15 prelievi ogni 1500 m3. Controlli di accettazione Per un prelievo ogni 100 m3 di getto: Indicando con Rm la media aritmetica delle tre resistenze di prelievo e con R min il valore minimo tra i tre, il controllo è superato se: Rm ≥ Rck + 3.5 (N/mm2) Rmin ≥ Rck- 3.5 (N/mm2) •Il controllo di tipo statistico è superato se sono verificate le condizioni seguenti: Rm ≥ Rck + 1.4s Rmin ≥ Rck - 3.5 (N/mm2) in cui Rmin è i l valor e minimo delle resistenze di prelievo ed s2 il loro scarto quadratico medio. Acciai da cemento armato Gli acciai da c.a. vengono prodotti in barre trafilate di 4 classi )F e B 2 2 k, F e B 3 2 k, F e B 3 8 k e F e B 4 4 k) di diametro compreso tra i 6 ed i 30 mm (26 mm per FeB44). Il numero indica la tensione di snervamento minima garantita in dN/mm2. Gli acciai sono classificati sulla base della tensione di snervamento. Gli acciai delle prime due classi (non più utilizzate) sono prodotti in barre tonde e lisce, quelli delle altre due in barre sagomate. Tensione dN/mm2 Comportamento a trazione Aderenza acciaio-calcestruzzo L'aderenza tra l’acciaio e il calcestruzzo è di fondamentale importanza per ogni elemento strutturale, in quanto una ottima aderenza è necessaria per un corretto funzionamento delle strutture in cemento armato. Il comportamento del calcestruzzo viene suddiviso in due stati in base alla presenza di fessure o meno: • stato I: assenza di fessure e comportamento elastico lineare; • stato II: quadro fessurativo sviluppato e comportamento non lineare. Tensione di aderenza • La tensione di aderenza è data in funzione della resistenza a trazione del calcestruzzo: – con a descrivere le condizioni di aderenza e – con dipendente dal diametro delle barre Lunghezza di ancoraggio La lunghezza di ancoraggio di base lb,rqd è la lunghezza di ancoraggio (misurata in asse alla barra, sia essa rettilinea o curva) ottenuta assumendo tensione di aderenza costante: dove σsd è la tensione presente nella barra allo stato limite ultimo nella sezione a partire dalla quale si considera la zona di ancoraggio. Durabilità è l'abilità di resistere ad azioni ambientali, attacco chimico, abrasione, o qualsiasi processo di deterioramento. Principali cause di degrado delle strutture in c.a. Degrado del cls meccaniche Abrasione erosione urto esplosione fisiche Degrado delle armature strutturali Sovraccarichi assestamenti carichi ciclici Gelo-disgelo incendio chimiche corrosione Carbonatazione cloruri correnti vaganti Reaz. alcali aggregati attacco acido attacco da solfati attacco da solfuri attacco da acque pure Durabilità Fino agli anni 70 a livello normativo non si parlava di durabilità (introdotto dal Model Code CEB, 1978). Sempre più oggi nella progettazione si dovrebbe tener conto di diversi fattori che influenzano la durabilità quali: ● ● ● ● ● ● ● Le condizioni ambientali attese; L’utilizzo della struttura; Le condizioni di prestazioni richieste; La composizione, proprietà e comportamento dei materiali; La forma degli elementi strutturali e i dettagli costruttivi; Qualità e controllo della manodopera; La manutenzione. Come è noto, differenti sono le condizioni di temperatura, vento, inquinamento atmosferico, polveri, fumi, gas, …. Meccanismi che portano ad un degrado del calcestruzzo sono: Corrosione delle armature; ● Carbonatazione del calcestruzzo; ● Presenza di cloruri; ● Azione dei cicli di gelo-disgelo; ● Reazione alcali-silice; ● Attacco da solfati; ● Abrasione ● Fasi da considerare: 1. stabilire l’aggressività dell’ambiente; 2. scelta dei materiali e progetto per resistere alle condizioni ambientali per la vita utile. Corrosione armature Fenomeni di corrosione Corrosione armature • Ambiente alcalino – si forma ossido di ferro – il ferro si passiva • Ambiente meno alcalino, porosità – si forma idrossido di ferro – la resistenza va a zero – forte aumento di volume dell'armatura che si rigonfia ed espelle il calcestruzzo del copriferro Corrosione delle armature • Carbonatazione – reazione calce – anidride carbonica dell'aria – diminuisce pH – la reazione è lenta, relativamente più veloce quanto più il calcestruzzo è poroso e quindi più veloce per maggiori valori del rapporto a/c • Cloruri in presenza di ione cloruro, CL-, sopra lo 0.2% in peso del cemento la struttura protettiva del calcestruzzo diviene porosa e acqua e ossigeno raggiungono l'armatura, innescandone la corrosione Carbonatazione • Lo spessore di carbonatazione aumenta nel tempo, sc = k t1/2, dove sc è dato in mm e t in anni. • In tabella, in quanti anni il carbonato arriva a interessare l'armatura per prefissato ricoprimento e rapporto a/c. Ricoprimento/mm Rapporto a/c Costante k Tempo di carbonatazione 20 mm 0.6 10.1 3.9 40 mm 0.6 10.1 15.7 20 mm 0.5 7.0 8.2 40 mm 0.5 7.0 32.7 20 mm 0.4 3.8 27.7 40 mm 0.4 3.8 110.8 Carbonatazione Calcestruzzo esposto a CO 2 Calcestruzzo carbonatato Calce + anidride carbonica = carbonato di calcio. Si riduce l'alcalinità del calcestruzzo, si può formare idrossido di ferro. Cloruri • Attacco esogeno – acqua di mare – sali antigelo lo ione cloruro penetra per – suzione in calcestruzzo asciutto – diffusione nell'acqua dei pori in calcestruzzo saturo • Attacco endogeno – aggregati contaminati, aggregati di origine marina • Velocità di diffusione: analoga alla carbonatazione Attacco da cloruri Strutture in calcestruzzo armato esposte ad ambiente marino: corrosione da cloruri evidente dopo 2-3 anni, e collassate dopo 7 anni e mezzo. Degrado del calcestruzzo • Reazioni chimiche – attacco solfatico – reazione alcali-siliciati • Fenomeni fisici – cicli di gelo e disgelo Degrado del calcestruzzo Attacco solfatico – lo ione solfato SO4 reagisce con la calce e l'acqua formando gesso, che reagisce con gli alluminati di calcio e l'acqua per formare ettringite: entrambe le reazioni provocano aumento di volume e rottura, a partire dalle parti superficiali – a bassa temperatura, T<10oC, alta umidità e in presenza di CO2 lo ione solfato reagice con i silicati di calcio cui è prevalentemente dovuta la resistenza meccanica della pasta cementizia, disgregando il calcestruzzo Il solfato si può trovare nelle acque o nei terreni, o anche negli aggregati. Nel primo caso si diffonde attraverso i pori, quindi la diffusione può essere limitata agendo su a/c. Degrado del calcestruzzo Cicli di gelo e disgelo – dipende dal grado di saturazione dei pori – se ho il poro quasi pieno di acqua, questa gelando si espande ad un volume superiore a quello del poro esercitando una pressione in grado di danneggiare il calcestruzzo – negli elementi soggetti a essere bagnati, gli strati esterni possono essere saturi di acqua (pioggia) e gelando il calcestruzzo può quindi fessurarsi – attraverso le fessure, l'acqua meteorica penetra maggiormente, etc Degrado del calcestruzzo Cicli di gelo e disgelo: mitigazione – basso valore del rapporto a/c – aerazione del calcestruzzo (usando addittivi aeranti) le (minuscole) bolle d'aria dovute all'areazione del calcestruzzo agiscono come valvole di sfogo per l'espansione dell'acqua sospinta dal ghiaccio formatosi nei pori, riducendo la sovrapressione interna e il danneggiamento Si deve notare però che la presenza di aerazione riduce la resistenza meccanica del calcestruzzo Reazione alcali - silice La reazione Alcali-Silice (Alkali-Silica Reaction o ASR) è una delle forme di degrado chimico del calcestruzzo e si manifesta in presenza di silice amorfa e da luogo a un rigonfiamento e alla fessurazione della superficie del manufatto Rimedi Per prevenire la ASR si possono utilizzare i sali di litio, sotto forma di fluoruri, carbonati o nitrati, tali sali però hanno l'inconveniente del costo elevato, in alternativa si possono utilizzare: – cementi d'altoforno; – cementi pozzolanico; che hanno la peculiarità di neutralizzare la reazione alcali - aggregato. I sali di litio però diventano indispensabili nel caso di restauro di costruzioni danneggiate da ASR. ASR ASR Prescrizioni per la durabilità Al fine di garantire la vita utile, adeguate misure devono essere adottate per proteggere tutti gli elementi strutturali contro le rilevanti azioni ambientali. Queste riguardano: Concezione Strutturale, Scelta dei Materiali, Dettagli Costruttivi, Esecuzione, Controlli di Qualità, Sorveglianza, Verifiche, Misure Speciali (e.g. uso di acciaio inossidabile, rivestimenti, protezione catodica). Copriferro nominale cnom = cmin + cdev cmin dipende sia dall’aderenza che dalle condizioni ambientali cmin = max {cmin,b; cmin,dur +cdur,γ - cdur,st - cdur,add; 10 mm} cmin,b: copriferro minimo per aderenza cmin,dur: copriferro minimo per condizioni ambientali cdur,γ: incremento per sicurezza cdur,st: riduzione per uso di acciaio inox cdur,add: riduzione per uso di agenti protettivi Copriferro minimo per aderenza cmin,b Barra singola cmin,b = diametro della barra √ Fasci di barre cmin,b = diametro equivalente φ n=φ n b≤55 mm nb= numero di barre ≤ 4 per barre verticali compresse e giunti sovrapposti nb ≤ 3 in tutti gli altri casi Se il valore nominale dell’aggregato massimo è maggiore di 32mm cmin,b deve essere incrementato di 5mm Simili raccomandazioni valgono per le armature presollecitate Ntc 2008 Indicano la durabilità come uno dei requisiti di una costruzione e stabilisono che di ciò si tenga conto fino dalla fase di progettazione. Tuttavia, non danno indicazioni applicative e rimandano a norme specialistiche (“Linee guida sul calcestruzzo strutturale” del CSLP, norme UNI EN 206-1:2006 e UNI 11104:2004). Possiamo tuttavia fare comunque riferimento all'Eurocodice. EC L'EC prevede diverse classi (e sottoclassi) di esposizione al rischio di degrado. Vediamo prima le classi e poi le sottoclassi Classe Causa di degrado # sottoclassi X0 Nessun rischio di corrosione 1 XC Corrosione promossa da carbonatazione 4 XD Corrosione promossa da cloruri non in acqua di mare 3 XS Corrosione promossa da cloruri presenti in acqua di mare 3 XF Danni al calcestruzzo dovuti a cicli di gelo e disgelo 4 XA Danni al calcestruzzo dovuti ad attacco chimico 3 EC Descrizione dell'ambiente Esempi XC1 Asciutto o permanentemente bagnato Interno di edifici con bassa umidità rel. o costantemente immerso in acqua XC2 Bagnato, raramente asciutto Superfici a contatto con acqua per lungo tempo, fondazioni XC3 Umidità moderata Interno, con umidità moderata o elevata, oppure esterno ma protetto dalla pioggia XC4 Ciclicamente bagnato e asciutto Superfici a contatto con acqua non in XC2 EC Descrizione dell'ambiente Esempi XD1 Umidità moderata Superfici a contatto con atmosfera salina XD2 Bagnato, raramente asciutto Piscine, cls esposto ad acque industriali contenenti cloruri. XD3 Ciclicamente bagnato e asciutto Parti di ponti esposte a spruzzi, pavimentazioni di parcheggi. EC Descrizione dell'ambiente Esempi XS1 Nebbia salina, no contatto Strutture prossime alla costa o su di essa XS2 Permanentemente sommerso Parti di strutture marine XS3 Esposto a onde, spruzzi, maree. Parti di strutture marine EC Descrizione dell'ambiente Esempi XF1 Moderata saturazione d'acqua, senza agenti antigelo Superfici vericali esposte a pioggia e gelo XF2 … con impiego di agenti antigelo Superfici verticali di str.stradali esposte al gelo e agli agenti antigelo. XF3 Elevata saturazione, senza come 1 XF4 Elevata saturazione con agenti antigelo o acqua di mare Strade, impalcati da ponte con antigelo, superfici esposte, strutture marine soggette a spruzzi e al gelo... EC In funzione dell'esposizione al rischio, EC2 dispone la minima classe di resistenza necessaria: Corrosione Carbonatazione XC1 XC2 Cloruri XC3 C25/30 XC4 XD1 XD2 C30/37 XS1 C30/37 XD3 C35/45 XS2 C30/37 XS3 C35/40 Danni al calcestruzzo Nessuno X0 C12/15 Cicli di gelo e disgelo XF1 XF2 C30/37 XF3 Attacco chimico XA1 XA2 C30/37 XA3 C35/45 Copriferro minimo per condizioni ambientali cmin,dur La scelta dipende dalla classe di esposizione e dalla classe strutturale. Classe strutturale: per una struttura con vita utile di 50 anni la classe suggerita è 4. Modifiche alla classe possono essere effettuate in base alla Tabella: Copriferro minimo per condizioni ambientali cmin,dur Gli incrementi e le riduzioni sono indicati nelle appendici nazionali. Se non ci sono ulteriori specificazioni i valori raccomandati sono: cdur,γ = 0 mm cdur,st = 0 mm cdur,add = 0 mm Tolleranze per qualità di esecuzione cdev Definito nelle appendici nazionali Valore raccomandato cdev = 10mm Riduzioni possibili: Produzione soggetta a controllo di qualità 5mm≤ cdev ≤10mm Produzione soggetta a monitoraggio con eliminazione di elementi non conformi 0mm≤ cdev ≤10mm Incrementi: Nel caso di getti su superfici non regolari incremento al minimo tale da considerare la massima deviazione Valori raccomandati k1 = 40 mm (terreno regolarizzato) k2 = 75 mm (getto diretto sul terreno) Esempio 1.Edificio, vita utile 50 anni, parti esterne protette, rischio carbonatazione, che calcestruzzo? per le parti interne, XC1 → C25/30 per le parti esterne, XC3 → C30/37 Si sceglie quindi per tutta la struttura calcestruzzo di classe C30/37. Esempio 2.Quale sarà lo spessore del ricoprimento? Per la parte esterna, non posso applicare riduzioni e sono in classe S4, quindi S4 e XC3 richiedono 25 mm. Per gli interni, realizzati in C30/37, posso scalare a S3, S3 e XC1 richiedono 10 mm. Posso considerare tutto a 25 mm, da considerare a filo staffa, cui aggiungere un margine di sicurezza di 5 mm nell'ipotesi di utilizzo di distanziatori. Esempio 3.Per i solai? non avendo parti esterne sono in XC1, scalo due classi per la qualità del calcestruzzo e per il comportamento a soletta, quindi S2 e ricoprimento minimo richiesto di 10mm, inferiore al valore richiesto per l'aderenza. Ipotizzando dei diametri fino a 14 mm, con 5 mm per i distanziatori arriviamo a 19 → 20 mm di ricoprimento per le armature dei solai. Metodologie di intervento Indagine preliminare: - Individuare l'eventuale necessità di interventi immediati per la sicurezza - Programmazione di eventuali prove per stabilire le cause e la probabile estensione dei difetti e fenomeni nella struttura. Indagine principale - identificare le cause dei difetti, - stabilire l'estensione e la profondità dei difetti - stabilire se i difetti si possono propagare ad altre parti della struttura - valutare la resistenza del calcestruzzo in sito, - stabilire l'effetto dei difetti sulla sicurezza strutturale, - identificare le posizioni in cui si deve intervenire Estensione dei difetti - entità delle superfici interessate, difetti localizzati e diffusi; - profondità del materiale degradato o comunque da rimuovere e ricostituire; - quantità di armatura degradata o corrosa. - condizione di elementi metallici fissi nella struttura, - condizioni di elementi della struttura diversi dal cemento armato (giunti, …) Relazione finale Valutare se le cause del degrado possono essere rimosse Fenomeni di corrosione Fattori responsabili della perdita di passività: 1. la variazione del pH della pasta di cemento (carbonatazione): l’anidride carbonica presente nell’atmosfera quando viene a contatto con il calcestruzzo reagisce con i suoi componenti alcalini per dare carbonati, soprattutto di calcio. Il pH si riduce dal valore usuale di 12,5-13,5 fino ad 8-9, cioè ben al di sotto del valore necessario per assicurare le condizioni di passività. 2. La presenza dei cloruri: i cloruri solubili sono presenti nel calcestruzzo sia perché apportati dai vari componenti dell’impasto, sia perché capaci di diffondere all’interno se presenti nell’ambiente (acqua di mare, sali disgelanti) a causa della presenza di fessure o della permeabilità del calcestruzzo. Quindi le strutture che possono subire il danno sono fondamentalmente quelle situate in ambiente marino e quelle soggette all'uso di sali disgelanti, che vengono impiegati nelle zone molto fredde per evitare la formazione di ghiaccio sulle pavimentazioni stradali, autostradali e pedonali Una piccola quantità di ione cloruro è sufficiente a modificare la morfologia dello strato di ossido passivante, formando ioni complessi instabili e provocando una riduzione di pH ed un riciclaggio di ione cloro. Indagini relative alla corrosione Indagini elettrochimiche “Mappatura di potenziale”: si ottiene individuando dall’esterno dei manufatti, in corrispondenza di un reticolo regolare di punti predeterminati, il potenziale delle barre d’armatura che, laddove raggiunge valori minori di 0,4V indica con probabilità molto elevata la presenza di un fenomeno di corrosione in atto. Strumento che consente di leggere il potenziale nei vari punti è l’elettrodo rame/solfato di rame, che deve essere poggiato sulla superficie di estradosso del manufatto opportunamente umidificata; l’altro elettrodo è costituito da una delle barre d’armatura, che viene scoperta in un punto in modo da poter essere collegata con il voltmetro che misura la differenza di potenziale. Analisi chimiche, tenore di cloruro Analisi chimica su carotaggi. I carotaggi vanno eseguiti sia nelle zone con calcestruzzo ammalorato che in quelle di calcestruzzo sano; sulle carote dovranno essere eseguite analisi chimiche sezione per sezione procedendo dall'esterno verso l'interno, in modo da determinare la quantità di cloruro presente a diverse profondità. In alternativa il calcestruzzo può essere prelevato mediante un trapano, raccogliendo la polvere prodotta forando a differenti profondità. La valutazione qualitativa della presenza o meno di cloruro sull'intera lunghezza della carota può essere condotta con fluoresceina, come indicato nella UNI 7928. Per la valutazione quantitativa del cloruro presente occorre eseguire un'analisi chimica del calcestruzzo (su carote oppure su prelievi di polvere, si veda la norma UNI 9944) relativamente alle sezioni che interessano. L'interpretazione dei dati forniti dall'analisi chimica può fare riferimento alla UNI 8981 parte 5a (Tabella 3 della Norma) In mancanza di informazioni precise sulla composizione del calcestruzzo, si potrà considerare che la quantità di cloruro presente rispetto al peso del cemento è circa 7 volte più alta di quella rispetto al peso del calcestruzzo. Carbonatazione La diagnosi si effettua eseguendo un test colorimetrico con fenolftaleina su carotaggi o su frammenti di calcestruzzo, con le modalità del testo UNI 9944, spruzzando una soluzione idroalcolica di fenolftaleina su una superficie perpendicolare alla superficie di estradosso dell'elemento strutturale. La soluzione con fenolftaleina colora di rosso il calcestruzzo se la pasta di cemento è alcalina (pH> 10.2) e rimane incolore se viene a contatto con un calcestruzzo avente pH < 8.6 nel quale per effetto della carbonatazione il Ca(OH)2 si è completamente trasformato nel CaCO3. Attacco Solfatico L’attacco solfatico si verifica in presenza di acque marine, di terreni con tenore di SO42->di 0,2%, di ambienti industriali che emettono nell’atmosfera gas ricchi di SO2 e/o SO3, ma può verificarsi anche quando il solfato è presente all’interno del calcestruzzo per l’errata composizione degli ingredienti. L’attacco solfatico si manifesta attraverso un rigonfiamento del conglomerato, soprattutto nelle zone corticali, a causa di tre reazioni distruttive: formazione di gesso biidrato, formazione di ettringite e formazione di thaumasite. Nel processo di degrado si riconoscono tre livelli: in un primo stadio il degrado si presenta sotto forma di una fessurazione diffusa, priva di una direzione preferenziale; in un secondo stadio la fessurazione è accompagnata da rigonfiamenti dello strato corticale, che alterano la planarità delle superfici ed aumentano l’ampiezza delle fessure in seguito al fenomeno del rigonfiamento; il terzo ed ultimo stadio è caratterizzato da distacchi e sfaldamenti dello strato corticale. Indagini Esecuzione di carotaggi sia in aree con calcestruzzo sano che ammalorato, e successiva valutazione del tenore di solfato presente, sezione per sezione, lungo la carota prelevata. In tal modo è possibile rilevare se il solfato proviene dall’ambiente esterno o se è già contenuto all’interno del calcestruzzo, per l’errato impiego di uno dei suoi componenti; nel caso il solfato provenga dall’ambiente esterno, è possibile valutare a che profondità è penetrato all’interno del calcestruzzo. La seconda operazione prevede l’utilizzazione della diffrattometria a raggi X su elementi di calcestruzzo degradati. Questa analisi permette di definire il tipo di sostanza che si è formata per combinazione dello ione solfato e conseguentemente il grado di gravità dell’attacco. Reazione alcali-aggregato (ASR) In ambiente umido la presenza di alcali (sodio e potassio) nel cemento e di silice reattiva (opale,calcedonio e certe forme di quarzo) negli aggregati innesca la cosiddetta reazione alcali-silice. Il degrado si può manifestare sotto forme distinte. Per strutture massive contenenti una quantità rilevante di aggregato reattivo distribuito con omogeneità nel conglomerato: fessurazione diffusa (a carta geografica), accompagnata da un rigonfiamento (soprattutto nelle zone più esposte all’umidità ambientale). Per elementi strutturali armati: formazione di fessure lineari parallele al lato lungo del manufatto (ad esempio su pilastri si formano fessure sulla mezzeria delle facce verticali). Se invece gli aggregati reattivi sono pochi e situati in vicinanza della superficie esposta all’umidità, il degrado si manifesta nel sollevamento e successiva espulsione di una piccola area di calcestruzzo che circonda l’inerte reattivo (pop out). Poiché il decorso della reazione alcali-aggregato richiede in genere tempi molto lunghi (da qualche mese a qualche decina di anni), il fenomeno si presenta molto insidioso, in quanto comporta il degrado della struttura quando essa è ormai da tempo in pieno servizio. Indagini Dopo una prima indagine visiva, la diagnosi viene condotta eseguendo un’analisi chimica ed un’analisi diffrattometrica a raggi X, per escludere che il fenomeno del rigonfiamento sia stato provocato dall’accidentale presenza di gesso o di anidride dell’aggregato; per confermare la reazione ASR si deve individuare la silice reattiva nell’aggregato, oppure la presenza di gel di silice nei prodotti di reazione, o eseguire un test accelerato su un provino ricavato dal calcestruzzo. Azione di acque aggressive Tutte le acque naturali contengono una certa quantità di anidride carbonica. Il carbonato di calcio,contenuto nel calcestruzzo, in contatto con un’acqua ricca di anidride carbonica libera, e quindi di acido carbonico, porta alla formazione di bicarbonato di calcio, sale molto solubile e pertanto facilmente dilavabile. Il dilavamento della calce ed in genere di tutti i sali di calcio, consiste in una parziale rimozione della pasta cementizia portando ad una sensibile degradazione del materiale. Il riconoscimento si basa essenzialmente sull’osservazione visiva della superficie del calcestruzzo che si presenterà con gli inerti in vista più o meno sporgenti a seconda dell’entità dell’attacco. Cicli gelo – disgelo Quando l’acqua comincia a gelare in una cavità capillare della pasta di cemento, l’aumento di volume richiederebbe una dilatazione della cavità pari circa al 9% del volume di acqua gelata; si genera perciò una pressione idraulica, che però non è la sola causa dell’espansione della pasta di cemento: la pressione osmotica, dovuta alle differenze di concentrazione del sale nel fluido dei pori, e l’effetto capillare, che implica una migrazione su larga scala dell’acqua dai pori piccoli alle cavità più grandi, sono ugualmente responsabili dell’espansione dei corpi porosi. Anche gli aggregati costituiti da roccia porosa, pietra arenaria, calcari e scisti possono essere interessati dallo stesso fenomeno. Questo tipo di degrado si manifesta con modalità diversa a seconda che siano presenti o meno Sali disgelanti: se questi ultimi non sono presenti, i cicli, per effetto dell’aumento di volume dell’acqua, provocano un progressivo sfarinamento della pasta cementizia della superficie del manufatto, in modo tale da far sgretolare la frazione di malta ed evidenziare l’aggregato grosso; in presenza dei suddetti sali si verifica il distacco e sollevamento di strati corticali di calcestruzzo. L’osservazione visiva, oltre al tipo di esposizione, permette di riconoscere il fenomeno. Azione del fuoco E’ necessario determinare come l'azione del fuoco abbia ridotto la resistenza meccanica del calcestruzzo a diverse profondità rispetto alla superficie di estradosso. Indagini meccaniche per misurare la resistenza a compressione (mediante carotaggio o altre tecniche adeguate) Indagini chimiche, tendenti ad individuare trasformazioni dei composti che costituiscono la pasta legante o gli aggregati, sempre a diverse profondità all'interno della struttura. Effetto del sisma-urti A seguito del sisma si richiedono generalmente soltanto indagini volte a determinare la resistenza a compressione del calcestruzzo e l'effetto complessivo del fenomeno dal punto di vista strutturale. Effetti di erosione ed abrasione Anche in questo caso la natura dei fenomeni è conosciuta; le indagini necessarie sono generalmente solo quelle occorrenti per individuare la profondità della sezione della struttura da ricostituire. Condizioni della struttura e Metodi di intervento A seguito dell'esecuzione delle indagini, si saranno determinate le condizioni della struttura, che generalmente non presenterà situazioni di degrado omogenei in tutti i suoi elementi strutturali così da richiedere in linea di massima diversi metodi di intervento in funzione del tipo, profondità ed estensione del degrado: - Senza danno in superficie - Superficialmente degradata - Mediamente degradata - Profondamente degradata Per ogni tipo di degrado sarà possibile avere danno localizzato, esteso o generalizzato: anche questo aspetto condiziona la scelta dei prodotti Senza danno in superficie Qualora si riscontri che l'ammaloramento è praticamente nullo, come si può verificare per opere di recente costruzione, oppure che la struttura risulta ancora in buone condizioni e senza degrado superficiale, Se le indagini hanno rivelato la presenza di uno spessore di calcestruzzo carbonatato (purché inferiore al copriferro, per le opere in cemento armato), sarà da prevedere, anziché un intervento di ripristino, semplicemente un intervento di protezione superficiale per evitare l’insorgere ed il procedere dei fenomeni di degrado. Superficialmente degradata Qualora le indagini abbiano rivelato assenza di contaminazione profonda e la presenza di degrado limitato ad uno strato corticale di spessore esiguo (ad esempio da 1 fino a 10 millimetri) il metodo di intervento consiste nella rasatura , cioè nell'applicazione di uno strato di prodotto da restauro di spessore limitato. Situazioni di questo tipo si riscontrano a seguito dell'azione di un numero limitato di cicli di gelo/disgelo, di debole attacco chimico, di condizioni di esercizio che comportano abrasione ed erosione, di elementi strutturali in cui alcuni ferri di armatura (staffe) risultano fin dall'inizio collocati troppo vicino alla superficie (copriferro da 0 a due ¸ tre millimetri) Mediamente degradata Viene qualificata mediamente degradata una struttura in cui i problemi di ammaloramento comportino la rimozione e la sostituzione di spessori consistenti di calcestruzzo (da 1 fino a cinque centimetri). Tale tipo di degrado può essere prodotto da avanzati fenomeni di corrosione in atto, da reazioni chimiche espansive, da prolungati e numerosi cicli di gelo/disgelo, da problemi di erosione in strutture idrauliche e anche da azioni meccaniche rilevanti. La necessità di rimuovere spessori di calcestruzzo consistenti può derivare anche dalla presenza di strati di materiale contaminato da cloruri o carbonatati . I metodi d’intervento che vengono utilizzati sono: lo spruzzo ed il rinzaffo (applicazione manuale) quando si interviene su elementi strutturali verticali o all’intradosso di elementi orizzontali, o il colaggio quando si interviene all’estradosso di elementi orizzontali. Profondamente degradata Qualora i fenomeni descritti per le strutture mediamente degradate siano in atto ad un grado avanzato interessando spessori di calcestruzzo superiori ai 5 centimetri, dovranno essere utilizzati appositi prodotti contenenti aggregato dal diametro massimo intorno ai 10 millimetri (betoncini) all’aumentare degli spessori (>10 cm) d’intervento si utilizzeranno degli appositi calcestruzzi a stabilità volumetrica. I metodi d’intervento che vengono utilizzati sono: il colaggio quando si interviene all’estradosso di elementi orizzontali, l’incamiciatura quando si ripristinano elementi strutturali verticali o si interviene all’intradosso di elementi orizzontali. Riparazioni corticali • • in questo caso il problema consiste nel ripristinare lo strato copriferro nel modo più rapido, affidabile ed economico. Si tratta di un’operazione semplice solo all’apparenza in quanto la soluzione adottata deve assicurare le seguenti prestazioni: – – – – • buona protezione anticorrosiva ai ferri di armatura ottima adesione al sottofondo modulo elastico sufficientemente basso elevata impermeabilità dal punto di vista applicativo, inoltre, viene richiesto – – – – facile lavorabilità anche sopra testa rapida presa tale da consentire continui riporti assenza di sfridi e ricadute perfetta e facile finitura prodotti per applicazione a mano prodotti per applicazione a spruzzo Riparazioni strutturali • • • snervamento dei ferri di armatura: l’armatura esistente deve essere integrata con ulteriore armatura, che può essere sia metallica, sia in fibre di carbonio. Tale armatura addizionale va incollata monoliticamente alla struttura mediante resine epossidiche ricucitura di lesioni passanti: ripristino la monoliticità della struttura iniettando un’apposita resina epossidica fluida all’ interno della lesione, preventivamente pulita e sigillata superficialmente ripristino di sezioni erose o degradate: ricostruzione della sezione mancante utilizzando materiali ad elevata resistenza a compressione, idonei a sopportare anche a brevi stagionature carichi elevati, e ripristinare ove necessario i ferri di armatura mediante l'applicazione di piastre metalliche esterne. Materiali per la riparazione Sono attualmente disponibili tre famiglie di prodotti: • malte cementizie monomodificate, mono e bicomponenti; • malte cementizie plurimodificate con polimeri sintetici, tricomponenti; • malte sintetiche. Le malte cementizie possono essere modificate con: • Riduttori d’acqua di qualità e reattivi pozzalanici micronizzati (fumo di silice, ceneri volanti ecc). • Inibitori di corrosione in grado di assicurare il giusto ambiente alcalino nella zona adiacente il ripristino. I vantaggi delle famiglie di malte Sintetiche: ● ● maggiore resistenza a trazione e compressione a breve termine; migliore resistenza chimica. Cementizie: ● ● ● coeff. di dilatazione termica simile al calcestruzzo; permeabilità al vapore; maggiore resistenza al fuoco. Tutti i tipi di malte si deformano per effetto dei carichi, ma solo i prodotti a base cementizia subiscono deformazioni anche per ritiro da essiccamento. In generale una malta con modulo elastico inferiore a quello del calcestruzzo garantisce una migliore adesione al supporto. Al contrario nel caso di restauro statico si devono utilizzare malte con modulo elastico uguale o maggiore di quello del calcestruzzo da riparare. Inibitori migranti di corrosione • Essi agiscono sui ferri d’armatura in modo da impedire l’innesco di fenomeni di corrosione, allungando di fatto la vita utile delle strutture. • Sono disponibili nella versione additivo per c.a. (opere nuove) e come vernice impregnante (opere esistenti) La verniciatura vernici a base acrilica in dispersione acquosa specifiche per il trattamento protettivo del calcestruzzo esposto in atmosfera aggressiva. Fortemente protettiva nei confronti della carbonatazione, impermeabile all’acqua, ai gas aggressivi, permeabile al vapore
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