FN 2014 novembre ok

Sorelle Povere di Santa Chiara Foglio notizie semestrale (n. 33 anno XVII n.2) novembre 2014
Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane s.p.a.- Spediz. in Abbon. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.2.2004 n° 46) art. 1 comma 2 DCB FORLI’
Aut. Tribunale di Forlì n.10 del 18.2.2004 - dir. resp.: Riccardo Ceriani - Stampa presso Monastero Clarisse in San Biagio, p.tta P. Garbin (già S.Biagio), 5 Forlì i.r.
abbiamo credut
o all’amore
creduto
Dal 21 novembre 2014 al 2 febbraio
2016 la Chiesa dedica “un anno” alla
VITA RELIGIOSA. Non per attirare su
di essa l’attenzione, ma piuttosto per
invitare i religiosi stessi a riflettere su
di sé, a chiedersi come la loro vita
possa essere davvero una “parola
buona” per tutti.
Abbiamo dunque pensato di
dedicare alla vita religiosa questo
numero del nostro foglio notizie.
Desideriamo condividere con voi
qualcosa del significato della
nostra vita, dei desideri che
abbiamo su di essa, delle parole
che ci nutrono.
E anche confessare quanto ci
sappiamo fragili e incapaci di
restituire davvero il dono ricevuto
con una testimonianza credibile e
gioiosa.
Che cosa vuol dire essere Sorelle
Povere di Santa Chiara? Ci sembra
che lo esprima bene quanto ha
affermato qualche mese fa fr.
Michael Perry, il Ministro generale
dell’Ordine dei Frati Minori: “La vita
di Chiara non desidera essere altro
che sequela del Figlio di Dio che per
noi si è fatto via. Il suo rispondere
alla chiamata del Padre, conosciuta e
incontrata attraverso Francesco, ha
significato concretamente abitare
con le sue sorelle nel monastero di
San Damiano restando aperta alla
vita di Assisi, sentendosi parte della
sua storia e della sua gente,
permeabile alla realtà concreta della
vita dei fratelli. Chiara va ad abitare in
un luogo povero, marginale, prossimo
… Questa vicinanza le permette di
sentire il fiato della città, di conoscere
le ferite, le paure, le attese, i bisogni
della gente. Vi risponde con un
ascolto ospitale, come grembo che
accoglie e che si fa cassa di risonanza
del grido dei poveri al Padre delle
misericordie. Chiara vive così la sua
missione: a partire dall’andare
incontro alla sorella più prossima…
Chiara, dentro i confini di San
Damiano, tenendo lo sguardo fisso su
Gesù, lasciandosi abitare dai suoi
sentimenti, può lasciar entrare i
fratelli e può vivere in uscita verso di
loro, non chiusa nella propria
sussistenza e autonomia, ma
pellegrina e forestiera”.
E’ la stessa realtà che sentiamo
riecheggiare nella parole di papa
Francesco: “Un segno chiaro che la
vita religiosa è chiamata a dare oggi
è la vita fraterna … mostrare che è
possibile vivere insieme come fratelli
nella diversità. Perché nella comunità
non ci si sceglie prima, ci si trova
con persone diverse per
carattere, età, formazione,
sensibilità … eppure si cerca di
vivere da fratelli. Non sempre si
riesce. Tante volte si sbaglia,
perché siamo tutti peccatori,
però si riconosce di avere
sbagliato, si chiede perdono e si
offre il perdono. E questo fa bene
alla Chiesa: fa circolare nel corpo
della Chiesa la linfa della
fraternità. E fa bene anche a
tutta la società”.
Sperimentiamo ogni giorno come
questo sia impossibile per le
nostre forze, per il nostro cuore
diviso. Ma non siamo soli. Fissiamo lo
sguardo sul Dio fatto uomo che è
venuto ad abitare in mezzo a noi, che
ha voluto essere Dio-con-noi perché
potessimo regalarci l’un l’altro il suo
stesso amore.
Nella vostra amicizia, nella premura
generosa che sempre avete per noi,
tocchiamo con mano la Sua
tenerezza. Con riconoscenza
vogliamo augurarvi SANTO NATALE!
Le Sorelle Clarisse
2
Amici del Monastero di San Biagio
Francesco e Leone:
i due volti della “fraternità”
Questo numero del foglio notizie é interamente dedicato al tema della vita religiosa, la cui fondamentale testimonianza come il Magistero della Chiesa spesso ci ricorda - é la vita fraterna.
Un piccolissimo testo di Francesco, un biglietto scritto a frate Leone, ci apre uno squarcio su questa realta’.
Così dico a tte,
e, f ig
lio mio, come una madr
e:
iglio
madre:
che tutte le parole, che abbiamo detto lungo la via,
le r iassumo br
e vement
e in q
ues
ola di consig
lio
bre
emente
ques
uestt a par
parola
consiglio
e non c’è bisogno cche
he tu vveng
eng
a da me per consig
liar ti,
enga
consigliar
perché così ti consiglio:
in qualunque maniera ti sembra meglio di piacere al Signore Dio
e di seguir
e le sue or me e la sua po
ver
tà,
seguire
pov
ertà,
fatelo con la benedizione del Signore Dio
e con la mia obbedienza.
a consolazione,
E se a tte
e è necessar io, per
percc hé tu ne abbia altr
altra
c he la tua anima r it
or ni a me, e tu lo vuoi, vieni!
itor
(FF 250)
Consegnando a Leone questo
breve “biglietto”, Francesco gli
dona coriandoli di umanità,
un’umanità che è relazione
salvifica perché Francesco e
Leone sono dono e cura l’uno
per l’altro, sono la
manifestazione dell’Amore.
Il volto dell’uno ricorda all’altro
la loro appartenenza a Dio.
La mano tesa di Francesco per
Leone è la mano di Dio, la
gratuità del suo essergli a fianco
è memoria di Chi ci ama gratis.
La pace e la consolazione che
Leone cerca, la può ritrovare nel
volto del “suo” Francesco
perché quel volto riporta a Lui
solo e da lì passa la salvezza.
Il regalo che la vita fa’ a questi
due “fratelli” di ritrovarsi a
fianco per essere aiuto e sostegno
reciproco nella salita, a volte
ripida, che si trovano a
percorrere, insegna loro ad essere
essi stessi dono per gli altri, e per
noi che li incontriamo oggi.
Che bello sarebbe accorgersi che
chi ci è accanto è la persona che
oggi ci aiuta ad alzare lo sguardo
e a fare memoria del senso del
nostro agire, lì dove ci troviamo,
così da permettere che quella
memoria stessa ci custodisca.
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Amici del Monastero di San Biagio
3
Sfogliando le Cronache
... di oggi
Vogliamo condividere con voi la gioia di due momenti significativi che la nostra Fraternità
ha vissuto nei mesi scorsi: la vestizione di Valentina, la nostra probanda che ha così
cominciato il tempo del noviziato; e il 50° di professione religiosa della nostra sr. M.Teresa.
PORTATA IN BRACCIO
PER 50 ANNI
8 sett
embre 2014:
settembre
da oggi semplicement
e novizi
a
semplicemente
novizia
Il 5 ottobre, insieme alla mia fraternità,
ai miei parenti e a tanti amici, ho
celebrato il mio giubileo di Professione
Religiosa.
E’ stato per me un momento forte, pieno
di gioia, di lode e di ringraziamento alla
fedeltà di Dio che mi ha chiamata alla
Sua sequela sulle orme di Francesco e
Chiara.
Cinquant’anni sono un bel traguardo!
Mi ha aiutato a prendere maggiore
coscienza del valore della vita e del
significato dell’essenzialità che,
davvero, ci alleggerisce il cammino
verso la pienezza.
Guardando indietro, ho trovato così
vera e appropriata la parola della Sacra
Scrittura che dice: “Ti ho portato in
braccio, come un Padre porta il
proprio figlio, per tutto il cammino che
hai fatto”. Il che significa che il più lo
ha fatto Lui: il Padre delle misericordie.
Sì, è proprio così, fare esperienza della
Sua paternità e della Sua tenerezza è
liberante e mi ha sempre dato molta
forza nel cammino a volte accidentato e
faticoso, ma pieno di senso perché mi
ha fatto crescere uscendo da me stessa
e aprendomi a una maggior
comprensione verso gli altri.
Le letture che ho scelto per la
celebrazione eucaristica rispecchiavano
i miei sentimenti:
“Ti ho chiamato per nome: tu mi
appartieni” (Is 43, 1-4a);
desiderosa di “essere al servizio”
con il mio “nuovo grembiule”
Già, per me
indossare il saio
francescano al
termine del mio
primo anno
trascorso in questa
fraternità porta
proprio questo
significato:
“abbracciare” un abito che
mi ricorda in che direzione
sto scegliendo di andare e
come voglio camminarci
dentro: al servizio delle
“Questa vita nella carne io la vivo
nella fede del Figlio di Dio, che mi ha
amato e ha dato se stesso per me” (Gal
2, 15-20);
“Rimanete in me e io in voi” (Gv 15,1-5).
Padre Pietro Maranesi, che presiedeva
l’Eucaristia, le ha commentate
splendidamente facendone gustare a
tutti il ricco contenuto. Sono stata
felice di rinnovare solennemente il mio
“sì” all’Amore, un sì che rinnovo ogni
giorno perché lo Spirito del Signore lo
sorelle che mi sono
accanto e che sono
per me una Parola
buona e un Volto
che ogni giorno mi
insegna a restituire
la vita.
“Depose le vesti e,
preso un
asciugatoio, se lo
cinse attorno alla vita. Poi
versò dell’acqua nel catino
e cominciò a lavare i piedi
dei discepoli” (Gv 13,4-5)
Valentina
mantenga sempre fresco nella Sua
perenne giovinezza.
I preparativi a questa festa hanno
superato ogni mia aspettativa, una
sorpresa dietro l’altra: un filmino con
molti video di auguri simpaticissimi da
parte delle mie sorelle, di parenti e tanti
amici.
Per allietare il momento del pranzo, una
sorella mi ha dedicato una bella poesia
scritta da lei, poi tutte hanno eseguito
un canto, accompagna-to con la
chitarra dalla nostra novizia Valentina,
sul motivo di una canzone di Celentano,
“Il ragazzo della via Gluck”, in cui era
narrata la mia storia.
Dopo la celebrazione eucaristica,
abbiamo continuato a rendere grazie a
Dio, invitando tutti a fare festa con noi.
A tutti coloro che, in qualunque modo,
mi sono stati vicini e hanno partecipato
alla mia gioia, desidero far giungere il
mio “GRAZIE di cuore!”.
Sr. Maria Teresa
4
Amici del Monastero di San Biagio
La vita religiosa:
quasi una lunga
Secondo te, la vita religiosa ha qualcosa da
dire oggi al mondo?
Lo chiediamo a sr. Roberta:
In un mondo che sembra spesso senza méta,
la vita religiosa dice un’appartenenza, la
coscienza di avere un Padre: dentro questo
legame d’amore la vita “si orienta” e può
maturare un criterio di giudizio rispetto ad ogni
avvenimento.
Inoltre la vita religiosa può richiamare chi vive
nell’insoddisfazione e nell’affanno perché deve
sperimentare tutto e ad avere tutto subito, a
scegliere ciò che vale e che perdura
e non si consuma.
Inoltre mi sembra che la
testimonianza più bella per una
società individualista, divisa e
disgregata, sia quella della
possibilità di vivere il Vangelo da
fratelli, in comunione, nel sostegno
reciproco dentro il cammino della
vita, unendo le forze e il desiderio e
provando a vivere il comandamento
dell’amore: “Amatevi gli uni gli altri
come io vi ho amato”.
Vivere insieme da fratelli nel nome
di Dio richiama alla bellezza che
siamo suoi figli in pellegrinaggio
qui e protesi all’eternità per la
quale il nostro cuore è fatto e a cui
tende.
Risponde pure sr. M.Teresa:
La vita religiosa al mondo di oggi, superficiale
e distratto da tante cose, dice la cosa più
fondamentale: Dio esiste, Dio è Amore! Questo
spiega la “follia” di tante persone che lasciano
tutto per seguire Gesù, fino al dono totale della
propria vita, affrontando il martirio per la
diffusione del Vangelo: è questa buona notizia
che salva e porta alla vera Gioia, che come
dice il nostro Papa Francesco: “Riempie il
cuore e la vita intera di coloro che si incontrano
con Gesù”. Penso che lo scopo per cui è
stato dedicato un anno alla vita religiosa sia
quello di rendere noi religiosi più consapevoli
del dono che abbiamo ricevuto e stimolarci a
viverlo più gioiosamente, testimoniando con
passione che Dio esiste, e che è Amore.
Interviene sr. Fausta:
In un mondo come quello di oggi, spesso
caotico, frammentato, frenetico e distratto da
tante cose da fare, di tempo da riempire ad
ogni costo per non pensare troppo, la vita
religiosa ricorda il primato dell’essere su
quello del fare, il primato di Dio (questo è il
centro di ogni vita cristiana!). Vogliamo offrire
la novità del Vangelo, la “buona novella” di
Gesù Cristo, che solo può dare ai cuori inquieti
la vera pace e la vera gioia.
Il nostro specifico è di vivere la vita cristiana
come tutti i discepoli del Signore, ma
evidenziandone una dimensione: quella del
desiderio di stare con Lui, dell’attesa
dell’incontro, della cura dell’interiorità e della
contemplazione. Si tratta anche di proteggere
la vita dall’intasamento delle cose e delle
abitudini, per rimanere aperti al Dono che
sempre ci viene incontro.
Sr. Franca aggiunge:
Non sono poche le persone convinte che
una vita tutta dedicata al Signore non ha alcun
senso. Ciò che interessa è solo quanto si
vede e si tocca e può essere spiegato
scientificamente. Ma neanche la scienza è
in grado di spiegare tutto e può rispondere a
tutte le esigenze dell’uomo, non può dargli la
pienezza di vita a cui nel più profondo egli
aspira.
Dio chiama in ogni tempo alcune persone
perché diventino come delle “lanterne” che
illuminano la notte, dei richiami che riportano
in luce ciò che era sepolto, che fanno
riemergere nel cuore dell’uomo la
consapevolezza di ciò che egli davvero è:
un figlio di Dio, e come tale da lui
immensamente amato.
Anche noi Sorelle Povere di Santa Chiara
proviamo a rispondere a questa chiamata: a
testimoniare che Dio è un padre che ama con
un cuore di madre, e non si dà pace finché
non vede ritornare ogni figlio allontanatosi dalla
casa dove solo può trovare quell’amore vero
che il suo cuore desidera.
Per questo sentiamo di dover essere grembo
accogliente per tutti i fratelli e le sorelle che si
avvicinano col loro carico di sofferenze, per
condividerle con loro e
affidarle al Padre, affinché
le trasformi in occasioni di
vita.
Col nostro vivere in
comunità cerchiamo di
testimoniare che è
possibile instaurare
rapporti fraterni con tutti
coloro che il Signore ci ha
messo accanto, nonostante
le nostre diversità, e
desideriamo estendere
questa fraternità a tutto il
mondo.
La nostra è una vita
improntata a semplicità di
rapporti e familiarità anche
con chi è scelto come
responsabile, accogliendo l’esempio di Gesù,
che ha servito i suoi discepoli, rifiutando ogni
forma di potere. La rinuncia al potere, come
pure al possesso, vuole dire che si può vivere
serenamente con l’essenziale: forse se il
mondo seguisse questo criterio ci sarebbe
pane per tutti. Ciò lo sentiamo utile
particolarmente in questo tempo, in cui la
globalizzazione tende ad accumulare la
ricchezza solo in certe direzioni, creando per
tanti una situazione di estrema povertà e
addirittura miseria.
E sr. Isabella:
Secondo me, la vita religiosa è chiamata a
saper ascoltare tutti, a dialogare con tutte le
realtà senza paura del diverso.
Si tratta di testimoniare la propria fede e le
proprie convinzioni non difendendole come le
uniche valide. Non siamo i padroni della verità!
E’ importante mettersi in discussione per
Amici del Monastero di San Biagio
5
non-senso o provocazione?
intervista
scoprire la verità dell’altro. Solo nel cammino
della comunione si scopre la verità.
Credo anche che per dare speranza a chi
incontriamo occorre allenare il nostro sguardo,
per diventare capaci di cogliere nella realtà
presente i segni del Regno di Dio.
Sr. Roberta, che cos’è per te “vivere in
monastero”?
Il monastero è stato ed è il luogo dove ho
scoperto la forma di vita voluta dal Signore
per me, il mio modo specifico di appartenergli;
ed è stato l’incontro con una clarissa che ha
“destato” in me questo desiderio. Nel tempo
ho percepito che forse potevo realizzarlo
attraverso questa modalità.
Ho visto delle donne che vivevano la loro vita
donandola: al Signore, alle sorelle, a chi
incontravano ogni giorno; e la cosa che più
mi ha “toccato” è stata la presenza della gioia!
Sì, ho visto volti gioiosi dentro una vita
semplice, quotidiana, nella preghiera e nella
vita fraterna, nei lavori di casa ordinari e banali,
nell’incontro con le persone che bussavano
alla loro porta o partecipavano alla loro
preghiera.
Sr. Giovanna, qual è la scoperta più bella
che hai fatto nella vita religiosa?
Mi colpisce sempre l’inesauribile fantasia dello
Spirito Santo che in ogni tempo ha donato alla
Chiesa proprio quei modi e quelle forme di
vita religiosa di cui c’era bisogno in quel
momento. Ne ha davvero fatte “di tutti i colori”!
Sono stupita e riconoscente di questa varietà.
E tutte queste avventure di santità sono nate
dallo stesso desiderio: seguire il Signore Gesù
vivendo il suo vangelo. Poi quel desiderio,
incontrando la realtà, ha generato forme e modi
e opere così diversi.
E’ interessante che nessuno possa dire: ciò
che viviamo noi è l’unico modo di vivere la
vita religiosa. Anzi, se uno cerca davvero di
seguire umilmente il Signore, non può che
essere profondamente grato della
testimonianza di tutti gli altri. Ed è pure
interessante che nessuna di queste forme in
sé è indispensabile: tante c’erano e non ci
sono più, anche oggi forse alcune stanno
scomparendo mentre nascono nuove
esperienze. E i movimenti ecclesiali che
coinvolgono tanti laici sono frutto della stessa
variopinta fantasia dello Spirito ed esprimono
lo stesso desiderio.
A sr. Anna Letizia chiediamo di
immaginare che un giovane che sta
cercando la sua strada le chieda:“dopo
parecchi anni che vivi questa vita, che ne
dici?”
Carissimo/a,
benché siano ormai 25 anni che provo a
vivere questa forma di vita, non mi ci sono
ancora abituata! Mi sento ancora un po’
“novizia”, nel senso che il mio cuore non
solo continua ad essere abitato, come
all’inizio, da grande entusiasmo per il
Signore, ma anche da un crescente desiderio
di cercare nelle circostanze di ogni giorno di
restituire un po’ del tanto amore da Lui
ricevuto. Proprio come dice S. Paolo:
“Questa vita che vivo nella carne io la vivo
nella fede del Figlio di Dio che mi ha amato
e ha dato se stesso per me”.
Se arrivi a sentirti conquistato da un tale
amore, e provi a seguirlo, inizia per te
un’avventura umana e di fede che ti fa
davvero prendere il largo, perché tu segui
l’Amore, e non c’è nulla che non possa
essere raggiunto e trasfigurato dall’Amore.
Così è stato per me, che non avrei mai
immaginato fosse proprio questo il mio
progetto di felicità. Penso a quello che dice il
profeta Geremia: “tu, Signore, mi hai sedotto
e io mi son lasciato sedurre”.
Egli mi ha donato una fraternità di sorelle,
con la stessa missione della preghiera
universale e con una diversa personalità di
ciascuna: procedere insieme in unità al
servizio del Vangelo, nella realtà della
clausura, è stata e resta sempre una sfida
per il mio io. Ma nella logica del chicco di
grano ho sperimentato qui l’opportunità per
fare della mia esistenza un dono per tutti,
crescendo in libertà e pienezza di gioia.
Ho sperimentato la bellezza nascosta e
feconda della preghiera di lode e di
intercessione, la fatica di stare al passo
del quotidiano con i suoi imprevisti, ma
anche il gusto dell’amore gratuito donato e
poi ricevuto al centuplo attraverso le sorelle
e tanti meravigliosi amici. Soprattutto
continuo a sperimentare la presenza
delicata della misericordia di Dio che mai
viene meno e non delude.
Carissimo/a,
non temere, vale dunque davvero la pena
consegnarsi a quel progetto di felicità che
da sempre Qualcuno ha messo in cantiere
per ciascuno di noi!
E tu, Valentina, che sei ancora all’inizio
del cammino, che cosa vuoi dire a chi
guarda forse con stupore questa scelta?
A te che ci guardi e che ti chiedi il senso
del nostro essere qui oggi, vorrei dire che
è possibile amarsi e essere fratelli.
E’ possibile vivere relazioni autentiche
senza essersi scelte l’una con l’altra o
essere legate da altro vincolo se non quello
di un desiderio di risposta a Qualcuno che
qui ci ha chiamato.
Vorrei dirti che è bella la vita fraterna e che
il mio sguardo può arricchire il tuo e
viceversa; il tuo servire la vita lì dove ti
trovi è prezioso e necessario quanto il mio
e la nostra diversità condivisa alla pari ci
aiuta a portare la buona notizia che è bello
essere collocati attorno allo stesso Centro.
“Da questo tutti sapranno che siete miei
discepoli: se avete amore gli uni per gli
altri”(Gv 13, 35).
6
Amici del Monastero di San Biagio
Il sì di Dio
...un po
po’’ di poesia
Il Natale...lassù
Immerso in un campo di stelle
profumato d’infinito
Dio contemplava trepidante
l’avvicinarsi della cometa
alla terra.
L’astro luminoso era il segno
che Lui aveva scelto di iniziare
una storia nuova con l’umanità.
Con i suoi figli.
Con quel Figlio.
Ora finalmente il suo amore
avrebbe avuto un volto,
il suo silenzio una parola,
il suo infinito un corpo,
la sua musica un canto.
Era questo che Lui voleva.
Da sempre.
Trepidante Dio attendeva
il primo vagito di quella voce...
la sua. Nella notte. nella luce.
Miriam F.
Una pagina bianca
Come su un foglio bianco
scrivi in me, Signore,
come su una pagina
tutta da riempire,
come su uno spazio libero
in cui tutto è permesso...
Mi fido di te, Signore!
Oggi e sempre!
Amen.
Miriam F.
Un giono nacque un bambino.
Un bambino come i nostri,
i bambini di tutto il mondo,
i bambini di tutti i tempi,
i bambini che amiamo,
i nostri figli, i nostri fratelli.
Ha rischiato con noi l’avventura
della vita, l’avventura del limite e
dell’infinito.
Ne valeva la pena.
Lui lo sapeva, da sempre.
Era Dio. E lo ha scelto.
Ha scelto noi. E ce lo ha detto.
La nostra carne ha respirato quel sì,
come una memoria perduta e
ritrovata.
Grazie a quel bambino.
Miriam F.
“Maria è colei che sa trasformare
una grotta per animali nella casa di Gesù,
con alcune povere fasce
e una montagna di tenerezza” (Papa Francesco)
Gloria in cielo
O fratelli, sia gloria al buon Dio,
su cantate, o Angeli, in cielo,
si dischiuda stanotte quel velo
che il peccato ascose quel dì!
Il tuo canto, Signore, a Natale
è l’aurora di un mondo rinato,
di quel mondo che tu hai creato
e che Adamo ha macchiato quel dì!
Luminose son ora le stelle,
un dì lacrime pianto di Adamo,
un rimpianto di come eravamo,
sempre triste spuntava ogni dì!
Or son volti di Angeli santi,
eco sacra di canti gloriosi,
un richiamo ai pastori ansiosi
di godere la gioia di un dì!
Aspettatemi, cari pastori:
sono stanco, è già lungo il mio
giorno;
il sorriso che vedo dintorno
sia sempre la grazia del dì!
Onofrio Gianaroli
Con gratitudine affidiamo
all’intercessione di Maria
tutti voi,
le vostre famiglie,
i vostri desideri,
e auguriamo
un SANTO NATALE
e un anno 2015
di serenità e di pace.
Le Sorelle Clarisse
Amici del Monastero di San Biagio
7
Frammenti
da papa Francesco
Spesso papa Francesco si è rivolto ai religiosi o ha parlato di loro.
Vogliamo condividere alcune delle sue riflessioni.
La vita religiosa aiuta principalmente la Chiesa a realizzare quell’attrazione che la fa crescere.
La testimonianza che può attirare veramente
è quella di atteggiamenti che non sono abituali:
la generosità, il distacco, il sacrificio, il
dimenticarsi di sé per occuparsi degli altri.
E’ quella la testimonianza, il “martirio” della
vita religiosa. E per la gente questo è un segnale
di allarme. I religiosi con la loro vita dicono alla
gente: “Cosa sta succedendo? Queste
persone mi dicono qualcosa”.
Svegliate il mondo! Siate testimoni di un modo
diverso di fare, di agire, di vivere. E’ possibile
vivere diversamente in questo mondo.
consacrazione in clausura vive questa
tensione interiore nella preghiera, perché il
Vangelo possa crescere.
Il fantasma da combattere è l’immagine della
vita religiosa intesa come rifugio e
consolazione davanti a un mondo esterno
difficile e complesso.
Gesù è andato verso tutti, proprio tutti.
Non sentitevi inquieti nel rivolgervi a chiunque.
A volte è difficile vivere la fraternità, ma se non
la si vive non si è fecondi. La fraternità religiosa,
pur con tutte le differenze possibili, è una
esperienza di amore che va oltre i conflitti.
I conflitti comunitari sono inevitabili: bisogna
recuperare la tenerezza, una tenerezza
materna. La tenerezza aiuta a superare i
conflitti.
Questa è la bellezza
della consacrazione: la
gioia, la gioia... La gioia
di portare a tutti la
consolazione di Dio. Non
c’è santità nella tristezza!
La gioia non è inutile
ornamento, ma è
esigenza e fondamento
Nella vita è difficile che tutto sia chiaro, preciso,
disegnato in maniera netta. La vita è
complessa, è fatta di grazia e di peccato. Un
religioso che si riconosce debole e peccatore
non contraddice la testimonianza che è
chiamato a dare, anzi la rafforza, e questo fa
bene a tutti.
Bisogna dedicare un tempo per conoscere
davvero la realtà e la vita della gente. Se questo
non avviene, ecco allora che si corre il rischio
di essere ideologi astratti o fondamentalisti, e
questo non è sano.
C’è bisogno di un nuovo linguaggio, di un
nuovo modo di dire le cose. Oggi Dio ci chiede
questo: di uscire dal nido che ci contiene per
essere inviati. Chi poi vive la sua
della vita umana.
Nel mondo spesso c’è un deficit di gioia. Non
siamo chiamati a compiere gesti epici né a
proclamare parole altisonanti, ma a
testimoniare la gioia che proviene dalla
certezza di sentirci amati, dalla fiducia di essere
dei salvati.
Abbiamo mille motivi per permanere nella
gioia. La sua radice si alimenta nell’ascolto
credente e perseverante della Parola di Dio.
Ogni cristiano e soprattutto noi, siamo chiamati
a portare questo messaggio di speranza che
dona serenità e gioia: la consolazione di Dio,
la sua tenerezza verso tutti. Ma ne possiamo
essere portatori se sperimentiamo noi per
primi la gioia di essere consolati da Lui, di
essere amati da Lui.
È Cristo che vi ha chiamati a seguirlo nella
vita consacrata e questo significa compiere
continuamente un “esodo” da voi stessi per
centrare la vostra esistenza su Cristo e sul
suo Vangelo, sulla volontà di Dio, spogliandovi
dei vostri progetti.
Grazie per quello che fate, per il vostro spirito
di fede e per il vostro servizio. Grazie per la
vostra testimonianza, per i martiri che
continuamente date alla Chiesa, e anche per
le umiliazioni per le quali dovete passare: è il
cammino della Croce. Grazie di cuore.
Concludiamo l’anno
nel rendimento di grazie
e iniziamo il 2015
benedicendo il Padre
per il tempo che ci dona
e invocando il suo aiuto
MERCOLEDI’
31 DICEMBRE
alle 22.30
VEGLIA DI
ADORAZIONE
alle 24.00
EUCARISTIA
Dopo la Messa ci
scambiamo gli auguri
in sala d’accoglienza
8
Amici del Monastero di San Biagio
Il cantiere è ripartito!
I lavori, che erano ripresi in primavera, sono proseguiti durante
estate e autunno a un ritmo abbastanza lento. Tuttavia speriamo
ormai che manchi davvero poco alla conclusione di questo stralcio:
saranno così restituiti all’uso della fraternità gli ambienti più
importanti della vita quotidiana: cucina, refettorio, dispensa, cantina,
lavanderia, sacrestia, e una cappellina interna.
Allarga il cuore vedere ambienti antichi da tempo fatiscenti restituiti
a una bellezza che i nostri occhi non avevano mai potuto vedere.
Non sarebbe mai stato possibile senza il vostro aiuto!
Sappiamo bene quanto - nella perdurante situazione di crisi - sia
difficile per voi proseguire con il generoso sostegno che non ci
avete mai fatto mancare. Ma siamo certe che la vostra vicinanza non
verrà meno e questo ci dà fiducia anche per i debiti che ci
accompangeranno ancora per un po’.
Continuiamo anche con i nostri lavoretti
a cercare di dare un piccolo contributo
al moltiplicarsi delle spese.
ICONE IN LEGNO, CANDELE,
OGGETTI DECORATI IN DECOUPAGE,
CONFETTURE... e altro ancora!
Possono servire come bomboniere
o per fare un regalo.
Il ricavato sostiene la ristrutturazione
...come contribuire?
Si può contribuire inviando offerte direttamente al Monastero delle Clarisse, in P.tta
Pietro Garbin (già S.Biagio), 5 - 47121 Forlì (tel. 0543 26141)
Oppure versando sui conti correnti sottoscrizioni intestati al Monastero:
C/c Postale n. 17820473 intestato a Monastero delle Clarisse di San Biagio - Forlì IBAN
IT 89 L 07601 13200 000017820473
C/c Bancario c/o Banca di Forlì - Sede Centrale - Forlì
IBAN
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NUMERO E’CAMBIATO
Grazie a tutti per l’aiuto che ci date!
SEGNALIAMO CHE QUESTO