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MARTEDÌ 20 MAGGIO 2014 ANNO 139 - N. 118
Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821
Roma, Piazza Venezia 5 - Tel. 06 688281
Letteratura e paradossi
Quella smania censoria
per essere corretti
P
Prenotazioni
online
LL’Antitrust indaga
E
Expedia e Booking
Con il Corriere
Braccialetti Rossi:
il primo dvd della fiction
di Pierluigi Battista
a pagina 31
di Fabio Savelli
a pagina 27
Oggi in edicola a 9,90 euro
più il prezzo del quotidiano
Giannelli
Verso le Europee Il debutto del leader Cinque Stelle a Porta a Porta su Raiuno
MILIZIE LIBICHE
MIOPIA ITALIANA
Grillo all’attacco, show in tv
Battaglia finale con Renzi
di FRANCO VENTURINI
9 771120 498008
40 5 2 0>
Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano
difendere la capitale. E un
fantomatico governo ha
sospeso il primo ministro
appena designato e sciolto il Parlamento. Davanti
a un simile rompicapo
Haftar avrà i mezzi per
prevalere, oppure sarà
guerra civile su larga scala?
Visto dall’Italia l’ennesimo terremoto libico
può soltanto far crescere
un allarme ormai permanente. È facile immaginare quale accelerazione
imprimerebbe una guerra generalizzata al macabro business dei migranti
che aspettano di rischiare
la vita per giungere da
noi. E sebbene l’Eni sia
riuscita finora a limitare i
danni, non è difficile prevedere che gas e petrolio
diretti in Italia ne soffrirebbero ulteriormente.
È ora che il governo italiano, mentre sollecita la
solidarietà europea in tema di immigrazione,
chieda anche la definizione di una strategia nei
confronti della Libia. Non
ha più molto senso invocare una illusoria «transizione democratica». Non
basta che l’America affidi
l’addestramento di soldati libici all’Italia (che lo sta
facendo) e a qualche altro
Paese europeo. Serve il
coraggio di scegliere. Siamo per la Cirenaica autonoma o per il centralismo
di Tripoli? Siamo con o
contro, come si dovrebbe
presumere, gli islamisti?
Con o contro gli Haftar
del momento? A favore o
contro interventi senza
«scarponi sulla sabbia»
ma capaci di correggere
almeno una parte degli
errori commessi nel 2011
abbattendo Gheddafi
senza pensare al domani?
La bussola libica è impazzita, d’accordo. Ma
prima o poi bisognerà aggiustarla, se non vogliamo che qualcuno chieda
quante divisioni ha l’Occidente.
La corsa siciliana
del sardo Soru
di GIAN ANTONIO STELLA
R
iuscirà un ispido uomo
dell’isola del mirto nel
miracolo di prendersi almeno un
pezzo dell’isola del fico d’India? La
storia della campagna elettorale
per le Europee nella circoscrizione
Isole, versante pd, è tutta qui.
CONTINUA A PAGINA 6
Nei Comuni che hanno già deciso, la prima rata dell’imposta sulla casa si paga a giugno
L’incontro
Tasi, rinvio per le città in ritardo
RASSEGNARSI,
LA PAROLA
CHE IL PAPA
NON AMA
Proroga al 16 settembre per chi non fissa subito le aliquote
di LUIGI ACCATTOLI
Incriminati dagli Usa cinque ufficiali di Pechino
UN’INCREDIBILE
E MOLTO SALATA
TASSA DELLE BEFFE
di ENRICO MARRO
C
i avevano detto —
governo Letta — che
non avremmo più pagato
l’Imu sulla prima casa. E
non è vero. Anzi, una
parte dei proprietari
pagherà di più.
CONTINUA A PAGINA 2
Cyberguerra
America-Cina:
atto primo
di MASSIMO GAGGI
W
ashington denunciava da anni attacchi
informatici cinesi contro aziende americane.
Ieri è passata alle vie di fatto: per la prima volta
nella storia dei rapporti tra le due potenze, il
ministero della Giustizia ha incriminato 5 ufficiali
cinesi (le foto segnaletiche sono quelle dell’Fbi),
accusati di aver rubato segreti industriali.
A PAGINA 10
© RIPRODUZIONE RISERVATA
di FRANCESCO ALBERTI
A PAGINA 21
ALLE PAGINE 4 E 5 Guerzoni, Trocino
«L
Storia di una rinascita (dopo il sisma)
miracoli sono di moda in Emilia
da quando, maggio 2012, le fauci
della terra si mangiarono a rate case e aziende, chiese e negozi, centri
storici e scuole. Paolo Preti, modenese di 55 anni, il suo personale
miracolo se lo è costruito da solo: la
sua azienda, la «Meta» (meccanica
di precisione), completamente distrutta due anni fa, non solo ha ripreso a pieno ritmo, «ma l’ultimo
fatturato è stato superiore del 10% a
quello del 2011, prima del sisma».
CONTINUA A PAGINA 4
di ALDO GRASSO
Emilia L’imprenditore Paolo Preti, l’azienda distrutta con 3 morti, la ripresa
I
a mia è una mossa politica,
sono qui per combattere un
pregiudizio…». Beppe Grillo si dice
commosso di entrare nello studio
di Porta a Porta ma svela subito che
il pubblico è «la coreografia del
Paese, pagato per non dire nulla».
Alla fine ha deciso di usare
l’arma della tv per tentare di
vincere la sfida alle Europee
con Matteo Renzi: dopo 20
anni di assenza dalla Rai, Beppe Grillo torna e si presenta
sui divanetti della tanto vituperata Porta a Porta di Vespa.
La battaglia con il leader di Pd
e governo dura dal mattino,
da quando il capo dei 5 Stelle
ha previsto per «Renzie»
sconfitta e sparizione con la
«lupara bianca».
E davanti a Vespa
abbassa i toni
AP / CHARLES DHARAPAK
C
Servizio Clienti - Tel 02 63797510
mail: [email protected]
Fondato nel 1876
IL CAOS DI TRIPOLI RIGUARDA ANCHE NOI
on il suo gusto
della provocazione Stalin chiedeva
quante divisioni
avesse il Papa, ma oggi,
nel caos libico che è tornato ad infiammarsi, non
è per nulla retorico domandarsi quante milizie
abbia il generale Khalifa
Haftar.
In Libia è facile conquistare la ribalta del grilletto, non esiste il monopolio della forza perché non
esiste lo Stato. Ma poi, fatalmente, giunge il momento di fare la conta: chi
appoggia Haftar, quanti
uomini ha, e quali mezzi?
Nel puzzle di armi e petrolio che è oggi la Libia
non vai lontano se non
vinci questa gara a chi è
più forte. Per questo è importante che la base aerea
di Tobruk e le truppe speciali di stanza a Bengasi si
siano schierate con Haftar. Per questo è un segnale che la milizia di
Zindan (la più numerosa
dopo quella di Misurata)
si stia coordinando con il
generale. E per questo
contano gli appoggi che
Khalifa Haftar dovrebbe
aver maturato negli Usa e
in Egitto: negli Usa vivendoci a lungo dopo aver
rotto con Gheddafi, in
Egitto perché il maresciallo Fattah al Sisi, che
sarà eletto presidente tra
una settimana, dopo
Morsi vuole colpire tutti i
Fratelli Musulmani, compresi quelli che crescono
al di là del confine libico.
Forse è proprio pensando all’Egitto e agli Usa
che Khalifa Haftar ripete
ad ogni occasione di «voler liberare la Libia dagli
islamisti». Ma gli ostacoli
restano formidabili. L’Algeria ha fatto sapere che
interverrà qualora forze
egiziane superassero il
confine. Il sud della Libia
è popolato da guerriglieri
qaedisti che combattono
nel Sahel. Alcune autorità
di Tripoli hanno chiesto
proprio agli islamisti di
In Italia EURO 1,40
www.corriere.it
italia: 51575551575557
La strage in Gallura
L’inchiesta
Arrestato il killer
del piccolo Pietro
e dei genitori:
un amico di famiglia
Eroina e canapa
dall’Albania
all’Italia
su aerei da turismo
di ALBERTO PINNA
di A. GALLI e G. SANTUCCI
A PAGINA 17
A PAGINA 23 Menicucci
La scadenza per il pagamento della prima rata
della Tasi, la nuova tassa
sulla casa, slitta dal 16
giugno al 16 settembre.
Ma solo nelle città che
non fisseranno aliquote e
detrazioni entro il termine già previsto dalla legge
per venerdì prossimo. Al
momento sarebbero la
stragrande maggioranza:
secondo Confedilizia
hanno provveduto 972
Comuni su 8 mila.
ALLE PAGINE 2 E 3
Pica, Pagliuca, S. Rizzo, L. Salvia
Expo, ecco le nuove intercettazioni
L’archivio di Scajola
nella casa di uno 007
di FIORENZA SARZANINI
L’
inchiesta sulla latitanza di Amedeo Matacena: Claudio
Scajola aveva affidato parte del suo archivio, centinaia
di documenti portati via dal Viminale, a un agente del servizio segreto militare, che li custodiva nel suo appartamento. Nuove intercettazioni nell’inchiesta sull’Expo.
U
na forte chiamata a
scuotersi e a non
cedere al sentimento
della crisi è venuto ieri da
papa Francesco che ha
rivolto un doppio monito
ai vescovi italiani riuniti
in assemblea: perché
reagiscano alla
tentazione della
«tristezza», entrino nel
«vissuto della gente» e
aiutino la società a «non
cedere al catastrofismo e
alla rassegnazione»,
sostenendo con ogni
forma di «solidarietà
creativa» disoccupati,
cassintegrati, precari,
imprenditori, migranti e
rifugiati. Si direbbe che il
primo obiettivo che si
propone il Papa
argentino in riferimento
all’Italia sia quello di
aiutare la Chiesa del
nostro Paese a liberarsi
dal complesso
dell’arretramento e a
uscire da sé per ritrovare
vita e scopo nella
missione.
CONTINUA A PAGINA 33
ALLE PAGINE 8 E 9
ALLE PAGINE 14 E 15
Cavallaro, Guastella, Martirano, Piccolillo, Rosaspina
Calabrò, Frattini, Vecchi
2
Primo Piano
Martedì 20 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Le tasse Il negoziato
Il prelievo sulla casa
Come si prospetta la Tasi sulle prime abitazioni
Aliquota prima casa
Per i Comuni che non hanno deciso
slitta al 16 settembre la scadenza Tasi
Il posticipo nei centri che non fisseranno l’aliquota entro venerdì
✒
L'analisi
LA TASSA DELLE BEFFE,
LE FALSE PROMESSE DEL FISCO
SEGUE DALLA PRIMA
E anche gli inquilini dovranno far fronte a una nuova tassa, la
Tasi, sui servizi indivisibili: illuminazione pubblica, polizia
municipale, eccetera. Ma le salate addizionali Irpef che cosa le
paghiamo a fare? Ci avevano detto, anzi è scritto nella legge di
Stabilità, che per il pagamento della Iuc (Tasi, Imu e Tari) i
Comuni avrebbero inviato a casa dei contribuenti i bollettini
precompilati. E non è vero. I tecnici del ministero
dell’Economia avevano preparato il relativo provvedimento,
che però è rimasto, chissà perché, nel cassetto. Forse si sono
resi conto che tantissimi Comuni non sarebbero stati in grado
di fare i calcoli e spedirli in tempo, col rischio di una
montagna di ricorsi. Eppoi dovremmo credere che dal 2015 il
Fisco ci manderà a casa addirittura la dichiarazione dei redditi
precompilata?
Ci avevano detto che il nuovo sistema sarebbe stato
all’insegna della semplificazione e del federalismo. E non è
vero. Il governo Letta, estenuato da un pressing di mesi
dell’allora Pdl che pretendeva l’abolizione dell’Imu sulla
prima casa, si inventò una nuova tassa, la Iuc (imposta unica
comunale) che ne nasconde tre: due vecchie, l’Imu e la Tari
(tassa sui rifiuti) e una nuova, la Tasi appunto. Un gioco delle
tre carte che cela un aumento del prelievo complessivo. Tanto
è vero che mentre nel 2013 il gettito Imu era stato di 20
miliardi, per il 2014 quello di Imu+Tasi oscillerà tra i 24 e i 27
miliardi (ipotesi più probabile, visto che la gran parte dei
Comuni imporrà le aliquote massime). L’ufficio studi della Uil
ha calcolato che in 12 città capoluogo delle 32 che hanno
fissato le aliquote si pagherà in media per la Tasi sulla prima
casa più di quanto si pagava per l’Imu: dai 2 euro di Palermo
agli 89 di Mantova, passando per i 64 di Milano.
Quanto alla semplificazione, nessun passo avanti. Basti
pensare che c’è chi pagherà quattro tasse diverse. Si tratta di
coloro che hanno una seconda casa nel Comune di residenza
sfitta: verseranno l’Imu, la Tasi, la Tari e infine l’Irpef nella
dichiarazione dei redditi. Ovviamente con scadenze diverse,
tra acconti, rate e saldi, ognuno secondo aliquote diverse e
districandosi in un groviglio di detrazioni. Si calcola che per
la sola Tasi si possono avere fino a 8.092 modalità di
applicazione diverse e 75mila combinazioni di aliquote e
detrazioni (per reddito, per rendita catastale, per nucleo
familiare e così via). Morale: i calcoli uno non se li può fare da
solo, ma deve mettersi in fila al caf o da un consulente. E lo
deve fare all’ultimo minuto. E già, perché come è sempre
accaduto negli ultimi anni, i Comuni mica decidono per
tempo. Un po’ perché devono aspettare gli adempimenti del
governo. Un po’ perché sperano che alla fine ci sia qualche
proroga. Quest’anno poi ci sono pure le elezioni: domenica si
vota per le europee, ma anche per le comunali in ben 3.900
municipi. Dove si vota, le amministrazioni hanno preferito
non deliberare le aliquote odiate dagli elettori. Degli altri
4mila e passa Comuni meno di mille si sono assunti la
responsabilità di decidere. Il resto non lo ha fatto e non si
capisce perché.
A questo punto, sulla prima casa, parte dei cittadini, quelli dei
Comuni che hanno deciso, deve pagare la prima rata della Tasi
entro il 16 giugno, come prevede la legge. Il resto, la maggior
parte, avrebbe dovuto versare tutto a saldo il 16 dicembre.
Normale, si direbbe seguendo la logica federalista che, ci
hanno spiegato, ispira la riforma: i Comuni che hanno fatto i
compiti a casa incassano il dovuto a giugno, gli altri niente
fino a dicembre, così imparano. E invece no. E’ montata negli
ultimi giorni la richiesta al governo della proroga della prima
rata per i Comuni inadempienti. Richiesta che è stata accolta,
con lo spostamento del termine al 16 settembre. Alla faccia
del federalismo che dovrebbe responsabilizzare gli enti locali.
Con l’aggravante che i cittadini dei Comuni che hanno fatto il
loro dovere pagheranno subito mentre quelli dei Comuni
inadempienti potranno comodamente aspettare fino a
settembre. Non solo. I municipi ritardatari, spiega l’Anci,
associazione dei Comuni, riceveranno dal governo un
anticipo sul mancato gettito di giugno. Insomma, non ci
rimetteranno nulla: ritardare ha pagato. Una beffa, invece, per
chi ha rispettato i termini di legge.
Il governo Renzi ha ereditato l’impianto di questa tassazione
dal precedente esecutivo. Ma non se ne può disinteressare.
Che senso avrebbe, appunto, lavorare per mandare a casa la
dichiarazione dei redditi precompilata se
contemporaneamente restasse in piedi questo sistema
sgangherato di prelievo sugli immobili? Una proroga, per di
più fatta così, non serve. Tranne che a premiare i furbi.
Enrico Marro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ROMA — Un rinvio ma non
per tutti. Alla fine il governo
decide di far slittare la scadenza per il pagamento della prima rata della Tasi, la nuova
tassa sulla casa. Dal 16 giugno
si passa al 16 settembre. Ma
solo nelle città che non fisseranno aliquote e detrazioni
entro il termine già previsto
dalla legge per venerdì prossimo. Al momento sono la stragrande maggioranza, visto che
secondo Confedilizia hanno
provveduto solo 972 Comuni
su 8 mila. Ma qualche amministrazione si potrebbe mettere in regola proprio in questi
ultimi giorni, adottando le delibere in zona Cesarini. Almeno così spera il governo, che
preme lasciando intendere di
non voler anticipare i soldi ai
Comuni ritardatari, anche se il
presidente dell’Anci afferma
che l’anticipo ci sarà. Un dettaglio importante per i cittadini
che, giustamente, vogliono
solo sapere se devono pagare
oppure no. Una questione di
sopravvivenza per i sindaci,
alle prese con bilanci sempre
più difficili da far quadrare.
L’Anci, l’associazione dei
Comuni, aveva appoggiato la
proroga chiedendo però al governo di anticipare i soldi che,
senza i versamenti dei cittadini, verrebbero a mancare nei
loro bilanci. Palazzo Chigi aveva risposto chiedendo di concedere il rinvio solo ai 4 mila
Comuni dove si vota domenica
prossima. In vista delle elezioni i consigli di queste città sono stati sciolti un mese fa e
quindi c’è qualche giustificazione in più per non aver deciso in tempo i dettagli della
Settemila
ritardatari
Soltanto 972
città hanno
stabilito il
prelievo, ne
mancano
oltre settemila
nuova imposta. Forse un alibi
più che una giustificazione,
perché parlare di tasse non è
mai popolare in campagna
elettorale e secondo la Uil la
Tasi peserà più della vecchia
Imu in 12 capoluoghi su 32. In
ogni caso la soluzione è stata
esclusa dai tecnici del ministero dell’Economia perché un
rinvio mirato sui soli Comuni
al voto sarebbe stato giuridicamente discutibile. E così si è
tornati all’ipotesi del rinvio
per i soli ritardatari che, una
volta sforata la scadenza di venerdì prossimo, avranno tempo fino al 31 luglio per adottare le relative delibere. Sono
state scartate anche le altre
due ipotesi sul tavolo fino a ieri mattina: rinviare la prima
Il calendario
La scadenza
Per i «virtuosi»
Per i Comuni che entro il 23
maggio avranno deliberato le
aliquote della Tasi, la scadenza per
il pagamento resterà il 16 giugno
La proroga
Per i ritardatari
Per i Comuni in ritardo sulla
delibera, la scadenza per il
pagamento Tasi è stata prorogata
dal governo al 16 settembre
rata in tutti gli 8 mila Comuni
italiani oppure lasciare le cose
così come stanno facendo pagare entro giugno dove le delibere sono state adottate e tutte
le seconde case con l’aliquota
base e rinviare al saldo di dicembre i versamenti per la prima casa nei Comuni ritardatari. Un rebus poco digeribile,
specie a pochi giorni dal voto.
Il ministero dell’Economia
parla di scelta fatta per «venire
incontro alle esigenze determinate dal rinnovo dei consigli comunali e al bisogno di
garantire ai contribuenti certezza sugli adempimenti fiscali». Il presidente dell’Anci Piero Fassino la giudica la «soluzione migliore». Per il momento si tratta solo di un
annuncio. Per formalizzarlo
serve un decreto legge che potrebbe essere approvato al
prossimo Consiglio dei ministri, forse proprio venerdì
prossimo. Sarà quella la sede
per decidere se il governo anticiperà i soldi ai Comuni ritardatari, come sostengono i
sindaci, oppure no. Nel governo c’è chi dice di no, perché si
premierebbero due volte, rinviando il pagamento e anticipando i soldi, proprio le amministrazioni che non hanno
rispettato una scadenza fissata
per legge. Ma c’è anche chi si
dice convinto del contrario,
perché alla fine gli ultimi dettagli sulla Tasi il governo li ha
decisi solo il 10 aprile, poco
più di un mese fa. Fassino dà
per scontato l’aiuto del governo: «Naturalmente — dice il
presidente dell’Anci — ci sarà
un’anticipazione in ragione
tale che non si produca una
Aosta
0,10%
ad esclusione
degli immobili A7, allo 0,15%
con detrazioni dipendenti
Brescia
0,25% dalla rendita catastale
Bologna
0,33% dalla rendita catastale
Cagliari
con detrazioni dipendenti
con detrazioni e aliquote
0,28- 0,33% dipendenti dalla rendita catastale
con detrazioni dipendenti
Ferrara
0,33% dalla rendita catastale
Firenze
0,33% dalla rendita catastale
Genova
0,33% dalla rendita catastale
Milano
0,25% dal reddito e dalla rendita catastale
Modena
0,25% dalla rendita catastale
Napoli
0,33% con detrazioni da determinare
Novara
0,25% per tutti
Palermo
0,29% più detrazioni da determinare
Pordenone
con detrazioni dipendenti
con detrazioni dipendenti
con detrazioni dipendenti
con detrazione dipendente
0,13%
con detrazione dipendente
dalla rendita catastale
con detrazioni dipendenti
Reggio Emilia
0,33% dalla rendita e del numero dei figli
Roma
0,25% dalla rendita catastale
Savona
0,25% più 30 per ogni figlio convivente
Torino
0,33% dalla rendita e del numero dei figli
Venezia
0,33% con detrazioni da determinare
con detrazioni dipendenti
con detrazione fissa di 80 euro
con detrazioni dipendenti
Fonte: Elaborazione Corriere della Sera su dati Agenzia Entrate
240
euro
a famiglia
è quanto,
secondo
la Uil, si
pagherà in
media per
la Tasi
8
mila
le modalità di
applicazione
della Tasi,
con 75 mila
combinazioni
di aliquote e
detrazioni
crisi di liquidità». E il presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia, dice che trasferire
prima quei soldi comunque
dovuti costerebbe solo «qualche milione di euro». Ma l’ultima parola spetta al decreto.
Ieri, con 324 sì e 110 no, è
passata la fiducia alla Camera
sul decreto legge per l’emergenza abitativa. Oggi il voto finale sul provvedimento che
introduce uno sconto fiscale
per chi ha un reddito basso e
un affitto da pagare e riduce al
10% la cedolare secca, il prelievo fisso per chi dà una casa in
affitto a canone concordato.
Per protesta i manifestanti del
movimento per il diritto all’abitare hanno lanciato uova
contro Montecitorio.
Lorenzo Salvia
@lorenzosalvia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il rapporto Confartigianato
I 42 primati negativi dell’Italia in Europa
di SERGIO RIZZO
ROMA — Per dare la misura dell’abisso che la crisi
ha scavato fra l’Italia e la Germania basterebbero due
numeri: i 941.500 posti di lavoro che noi abbiamo
perduto e il milione 684.200 che loro invece hanno
guadagnato. Tutta materia, questa, per chi sostiene
che in Europa è arrivato il momento di farla finita con
l’austerity alla tedesca; e si prepara, dicono i sondaggi, a mandare un segnale forte e chiaro alle elezioni di
domenica prossima. Se non fosse che il rapporto appena sfornato dall’ufficio studi della Confartigianato
descrive un Paese che arranca rispetto a tutti gli altri
partner continentali per ragioni ben più profonde
della politica di rigore nei bilanci pubblici. Un’Italia
che scivola sempre più in basso in tutte le classifiche,
dovendo fare i conti con problemi strutturali mai affrontati e risolti. Soltanto così si può spiegare perché
nei principali indicatori economici e sociali presi in
esame nel documento in questione, dall’occupazione
alla spesa pubblica fino ai tassi di abbandono scolastico e all’uso di Internet, il nostro Paese presenti valori al di sotto della media dell’eurozona in ben 42 casi su 50.
Prendiamo quello che nelle ultime settimane ci ha
tristemente proiettato di nuovo all’attenzione delle
cronache giudiziarie europee: la corruzione. Per l’autorevole Transparency international l’Italia occupa la
casella numero 69 su 177 nazioni. Da quando l’indice
viene misurato, nel 1995, anno in cui in Italia si celebravano molti processi di Mani pulite, abbiamo perduto ben 36 posizioni in graduatoria. Fra i Paesi dell’eurozona la sola Grecia è dietro di noi, all’ottantesimo posto. Semplicemente avvilente il confronto con
la Germania, dodicesima fra i più virtuosi.
Ed è perfino tedioso sottolineare come questa poco
edificante performance italiana abbia certamente a
che fare pure con una burocrazia lenta e oppressiva.
Perché se è vero che il costo del personale della pub-
blica amministrazione (10,5% del Pil) è in linea con la
media del Continente, e nettamente inferiore a quello
della Francia (13,3%), la differenza è tutta nell’efficienza. Da noi una disputa commerciale davanti al
giudice civile si risolve mediamente in 1.185 giorni,
contro i 547 dell’eurozona e i 394 della Germania. E se
paradossalmente siamo oggi più veloci della media
dell’area euro nella tempistica per avviare un’attività
(6 giorni contro 11) e registrare una proprietà (16
giorni contro 31), restiamo al palo quando si tratta di
ottenere una licenza edilizia (233 giorni a fronte di
167) o pagare le tasse (269 ore contro 187). Per non
parlare dei tempi di pagamento dei fornitori da parte
della pubblica amministrazione, che nonostante gli
sforzi viaggiano ancora al ritmo gasteropode di 170
giorni, 124 in più rispetto alla Germania e 90 ai Paesi
euro. Ancora: secondo Paese manifatturiero continentale, l’Italia impiega 37 giorni per esaurire una
procedura di import-export, a fronte di 16 in Germania e 21 nell’eurozona. Il costo dell’energia per le piccole e medie imprese è da noi superiore del 30,1%.
Paghiamo il gasolio per autotrazione mediamente il
37
l’Italia impiega 37 giorni per esaurire
una procedura di import-export, a
fronte di 16 in Germania e 21 nell’eurozona. In Italia una disputa commerciale dal giudice civile si risolve in 1.185
giorni, contro i 547 dell’eurozona e i
394 della Germania
17,4 per cento in più. E trasportiamo su rotaia appena
il 12,2% delle merci, contro il 15,4 nell’eurozona e il
18,4 nell’intera Unione.
E’ la fotografia, secondo il presidente della Confartigianato Giorgio Merletti, di un Paese «ancora troppo poco europeo a poche settimane dall’inizio del semestre di presidenza».
Sintomo drammatico, l’andamento dell’occupazione: giovanile e non. In Italia i ragazzi di età compresa fra i 15 e i 24 anni che lavorano sono il 16,3%:
metà delle media dei Paesi euro, attestata al 31,4%. I
giovani sotto i trent’anni che hanno un’attività lavorativa e contemporaneamente seguono percorsi formativi sono il 3,4%, a fronte del 14,4% nell’eurozona.
Il tasso di abbandono scolastico è di quasi quattro
punti superiore alla media europea: circa il doppio
della Germania. Paese nel quale il livello di scolarizzazione degli adulti è triplo del nostro.
E l’uso delle nuove tecnologie? Oltre un terzo degli
italiani (34%) non ha mai navigato su Internet, quota
che si riduce a meno di un quinto (19,8%) nell’eurozona. Mentre i nostri connazionali che hanno rapporti telematici con la pubblica amministrazione sono il 10%, contro il 23% europeo.
Difficile dunque stupirsi, di fronte a questi dati, se
negli ultimi dieci anni la nostra produttività è diminuita dello 0,9 per cento mentre quella dell’eurozona
aumentava del 6,9 per cento.
E se la nostra crescita è da un ventennio la più bassa d’Europa, mentre la ricchezza prodotta da ciascun
italiano (25.600 euro) risulta inferiore di 3 mila euro a
quella dell’eurozona (28.600) e di quasi 8 mila a quella tedesca (33.300). Certo, sono numeri che non possono tenere conto dell’impatto dell’economia sommersa, che qui supera un quinto del Pil (21,1%), rispetto a una media dei Paesi euro pari al 14,4%: dato
peraltro fortemente condizionato dal peso dell’Italia.
Ma di questo non si può certo andare fieri.
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Corriere della Sera Martedì 20 Maggio 2014
Il confronto con l’Imu 2012
Delibera pubblicata
Aosta
sì
sì
Brescia
sì
no
58
33
25
208
210
Bologna
no
136
76
Ferrara
no
24
65
Novara
0
44
129
58
Pordenone
18
16
Reggio Emilia
0
0
sì
sì
Savona
no
no
305
281
230
165
sì
no
60
Torino
-109
71
243
286
-43
119
-221
340
15
-139
232
265
-33
248
326
-77
661
951
-234
494
724
725
-290
-1
342
403
-65
443
448
-5
791
-207
998
674
-92
286
395
0
199
338
486
578
150 metri quadrati
A7
260
-130
-44
2
95
80
640
770
Villetta
-1
0
Milano
Modena
-266
422
48
-26
sì
110 metri quadrati
A2
155
304
256
204
231
no
Casa
-204
879
363
-192
556
252
304
-52
186
-209
395
485
535
-50
250
-237
487
910
1.386
-476
CORRIERE DELLA SERA
La bussola Per la seconda casa contribuenti subito allo sportello, il saldo di dicembre
Detrazioni per i figli
Proprietari e inquilini
Chi paga (e quanto)
la nuova super Imu
La Tasi sulla prima casa
costerà più o meno
dell’Imu?
Non è possibile dare una risposta univoca; in linea di massima costerà meno
per le rendite catastali elevate, nella
maggior parte dei casi sarà uguale a zero
per le rendite basse (fino a 300 euro) che
però anche con l’Imu non pagavano nulla. C’è poi una grande fascia di mezzo,
diciamo tra i 300 e i 900 euro di rendita,
dove la Tasi può costare di più, almeno
dove il Comune non è intervenuto prevedendo detrazioni. Nelle tabelle di questa pagina presentiamo un quadro ancora provvisorio di come si presentano le
aliquote nelle principali città italiane.
Ricordiamo che perché la delibera sia efficace per determinare il pagamento della prima rata è necessario che entro il 31
maggio sia pubblicata sul sito del ministero dell’Economia e che il termine ultimo per inviare le delibere stesse è fissato
in venerdì prossimo. Di fatto solo 850
Comuni fino a oggi hanno effettuato la
pubblicazione e tra questi non ci sono ad
esempio né Milano né Roma. Ma, al di là
della tempistica dei pagamenti, vediamo
nel concreto cosa potrebbe succedere
con la Tasi in alcune città.
Le detrazioni di Milano
pesano sulle famiglie
Il capoluogo lombardo ha deciso di tenere l’aliquota allo 0,25% prevedendo
detrazioni legate al reddito (la discriminante è 21mila euro all’anno) e alla rendita catastale dell’immobile. Il criterio
adottato da Palazzo Marino penalizza le
abitazioni di medio livello e le famiglie
con figli. Ipotizziamo un’abitazione ci
categoria A3 e di 70 metri quadrati: un
proprietario senza figli conviventi pagherà 230 euro a fronte dei 165 sborsati
per l’Imu. Una differenza di 65 euro che
nel caso vi fossero 2 figli salirebbe a 165.
curo si avvantaggeranno rispetto all’Imu
2012 i proprietari di abitazioni di alta
rendita catastale perché la Tasi sarà allo
0,25% a fronte dello 0,5% dell’Imu. Ipotizziamo un alloggio del valore catastale
di 1500 euro (un quadrilocale in buona
zona di categoria catastale A/2): nel 2012
ha pagato 1060 euro, con la Tasi si scende a 630.
Bologna si fa in 23: le
fasce di sconto in base
alla rendita
Il capoluogo emiliano ha compiuto
una pregevole operazione matematica e
ha previsto 23 fasce di detrazione a seconda del valore fiscale dell’immobile;
per le case con rendita catastale fino a
circa 1700 euro un contribuente senza figli pagherà praticamente la stessa cifra
dell’Imu 2012, per cifre superiori pagherà meno: per un’abitazione A2 da 110
metri il conto Tasi sarà di 547 euro, quello dell’Imu era di 548.
Aliquote massime a
Genova, niente detrazioni
ai figli
La città della Lanterna ha portato al
massimo l’aliquota prevedendo detrazioni per le rendite più basse ma non per
i figli. Per cui su una casa di 70 metri
quadrati il proprietario senza prole convivente può godere di un piccolo sconto
di 26 euro ma se ci sono due figli pagherà 74 euro in più rispetto a due anni fa.
Sconto doppio a Torino
anche con l’aliquota top
Doppia detrazione nel capoluogo piemontese, che tra l’altro aveva un’aliquota
Rendita
Per chi ha un’abitazione la cui
rendita catastale è compresa
Il vantaggio di Roma alle
tra i 300 e i 900 euro la Tasi
rendite catastali più alte
Per la Capitale non è ancora chiaro co- potrebbe costare più dell’Imu
me si articoleranno le detrazioni; di si-
3
Differenza
547
548
Genova
no
Imu 2012
-2
0
0
no
sì
Tasi 2014
A3 70 metri quadrati
Casa
sì
Primo Piano
italia: 51575551575557
?
Imu tra le più alte (lo 0,575%). Fino a 700
euro di rendita ci sarà una detrazione di
110 euro e 30 per ogni figlio. Così nonostante l’aliquota Tasi spinta fino allo
0,33% i contribuenti avranno un sicuro
vantaggio; su una casa A3 da 70 metri si
risparmieranno 139 euro, su una casa A2
da 110 metri il vantaggio sale a 290 euro
La scelta di Novara, niente
addizionale e detrazioni
Restando in Piemonte, Novara ha fatto
una scelta minoritaria, aliquota allo
0,25% senza l’ulteriore addizionale e
nessuna detrazione.
E’ una soluzione fiscale regressiva rispetto all’Imu. Per una casa A3 da 70 metri il proprietario senza figli paga 71 euro
in più, che diventano 171 se i figli sono
due. Per una villetta di 150 metri si risparmiano 52 euro.
Brescia, le fasce
intermedie restano
penalizzate
L’aliquota prevista è dello 0,25% con
detrazioni che intervengono fino a una
rendita da 700 euro. Le fasce intermedie
rimangono penalizzate. Un’abitazione
medio signorile da 110 metri infatti pagherà 48 euro in più rispetto all’Imu; con
un figlio a carico il gap sale a 98 euro.
Con una villetta si spenderanno 65 euro
in meno senza figli, 35 in più con due figli.
Aosta, pagherà chi era
esente.Risparmi per tutti
gli altri
Il capoluogo della Vallée ha il primato
delle pretese più moderate: 0,1% per tutti. Per le case di valore basso che prima
non pagavano vi sarà da mettere in conto un piccolo esborso, ma per una villetta da 150 metri si risparmieranno i 234
euro che costituiscono al differenza tra i
260 della Tasi e i 494 versati nel 2012 per
l’Imu.
Gino Pagliuca
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Tassi La frenata di Milano, l’attesa per le mosse Bce
L’incertezza inizia
a pesare in Borsa
La spinta di Draghi
Si è aperta all’insegna di un preve- «Article IV» dedicato alla Germania gli
dibile nervosismo, e qualche vendita, economisti del Fondo sottolineano
la settimana dei mercati finanziari che che «in un contesto più ampio» sono
porta dritta al voto europeo. Piazza necessarie «condizioni monetarie più
Affari ha scontato l’incertezza più di accomodanti per sostenere la ripresa
altre Borse europee, con un ribasso nella regione».
dell’1,6% dell’indice Ftse Mib, dopo
Intervenuto a Francoforte, il presiperò scivoloni anche superiori al 3%. dente della Bundesbank Jens WeidSolo in parte, e solo in Italia, le ragioni mann ha osservato che sarebbe «miodel calo dei prezzi di Borsa sono tecni- pe concentrarsi solo sul cambio delche (ieri su molti titoli è stata «stacca- l’euro e ignorare l’effetto di stimolo
ta» la cedola, il dividendo, provocan- derivante dai bassi tassi di interesse».
do un impatto negativo anche sul paSecondo qualche analista, le attese
niere generale) ed è chiaro che gli in- di un ridimensionamento dell’euro
vestitori hanno cercato e trovato più giocano una parte nella corrente di
di un’occasione utile per portare a ca- vendite in Piazza Affari dei fondi amesa qualche guadagno, interrompendo ricani, i più esposti in Italia in questo
così un ciclo positivo che durava più o momento. Ma l’idea prevalente nelle
meno dall’inizio dell’anno. Lo spread sale operative è che listino e spread
tra Btp e Bund è anch’esso risalito a abbiano sofferto la doccia fredda del
quota 181 punti (con il rendimento dato sul Pil negativo.
del titolo di Stato decennale italiano al
3,14%), dopo aver
sfiorato i 190, dai 173
punti della scorsa
settimana e dopo i
minimi visti a 154.
Non giova l’affermarsi dei movimenti
euroscettici e non è
stato preso bene l’anMILANO
nuncio di un maxi
20.600
aumento di capitale
da 8 miliardi di Deut-1,60 20.400
sche Bank, il primo
20.200
gruppo tedesco del
20.000
credito, che si prepa19.800
ra con il resto delle
10:00
12:00
14:00
16:00
banche europee (ieri
in calo generalizzato)
LONDRA
agli stress test della
6.860
Bce.
Alle aspettative
-0,16 6.840
sulle prossime mosse
della Banca centrale
6.820
europea è legata la te6.800
nuta dei mercati du11:00
13:00
15:00
17:00
rante e dopo il voto.
Ha sostenuto ieri Yves
Mersch, componente
FRANCOFORTE
lussemburghese del
9.700
Comitato esecutivo
dell’istituto presiedu+0,31 9.650
9.600
to da Mario Draghi:
9.550
«Le probabilità che il
consiglio agisca già
9.500
alla prossima riunio10:00
12:00
14:00
16:00
18:00
ne a giugno sono auLo spread Btp-Bund
mentate sostanzial181
mente». Mersch ha
punti
185
lasciato capire che
l’orientamento sarebbe quello di procede- 180
re all’acquisto di Abs
(«asset backed secu- 175
rities»), titoli emessi
dalle banche a fronte 170
di cartolarizzazioni di
10:00
12:00
14:00
16:00 17:30
prestiti alle imprese.
CORRIERE DELLA SERA
Il meccanismo individuato per sbloccare il credito e sti«Sui mercati c’è una correzione,
molare l’economia potrebbe essere che potrebbe durare relativamente
annunciato il 5 giugno dal presidente poco. Lo spread era sceso parecchio
della Bce, Mario Draghi, e poi messo a considerato che il 2014 è un anno di
punto nelle settimane successive. Si ripresa ancora fragile. Tuttavia il Pil
vedrà se l’effetto annuncio produrrà crescerà a fine anno tra lo 0,5 e lo
lo stesso percorso virtuoso ottenuto 0,7%», dice Gregorio De Felice, capo
nel 2012 dalla dichiarazione di Draghi economista di Intesa Sanpaolo che
a difesa della moneta unica, l’ormai oggi presenta a Milano il rapporto di
celebre «faremo qualsiasi cosa» per analisi dei settori industriali che mosalvare l’euro. Già scontato dai merca- stra un anno di crescita per la maniti, invece, è secondo più di un osser- fattura. «La frenata dello 0,1% nel privatore il taglio dei tassi d’interesse (al- mo trimestre non è un dramma, anlo 0,15% dallo 0,25% attuale) che po- che se certo ha un impatto emotivo,
trebbe accompagnare le misure «non ma non compromette gli altri trimeconvenzionali» della Bce.
stri» osserva ancora De Felice conferIl Fondo monetario internazionale mando il target di 140 punti per lo
è tornato a chiedere intanto un ulte- spread a fine 2014.
Paola Pica
riore allentamento delle politiche
© RIPRODUZIONE RISERVATA
monetarie della Bce. Nel rapporto
Le Borse
4
Primo Piano
Martedì 20 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
#
Verso il voto Le scelte
Grillo nel salotto di Vespa:
noi la rabbia buona
Ma vuole i processi online
A Porta a Porta con plastico e assegno da 5 milioni
✒
«Costretto»
ad abbassare
i toni da comizio
SEGUE DALLA PRIMA
Perché Grillo è andato da
Vespa? Perché ha scherzato
sulle accuse rivolte in
passato al conduttore? Per
almeno tre motivi. Il primo è
il più ovvio, teorizzato dallo
stesso leader pentastellato:
«Vado a Porta a Porta per
rivolgermi a quella gente di
una certa età che ha un
pregiudizio su di me e per
dirgli che non sono né un
violento né un esagitato». Ha
ripetuto che rappresenta una
«rabbia buona». Il secondo
motivo è per ribadire la sua
leadership, come Casaleggio
ha fatto andando ospite di
Lucia Annunziata. Quando il
gioco si fa duro, entra in
azione il Capo: «La nostra
sarà una marcia trionfale».
Il terzo motivo, il meno
esplicito. Grillo cerca uno
sfondamento a destra, cerca
di prendere voti anche dai
moderati che non hanno più
fiducia in Berlusconi ma
sono interessati a certi temi
su cui l’ex comico ha molto
insistito. Come l’Expo:
«L’Expo deve chiudere, certo
c’è la mafia dappertutto in
quel posto». Dopo gli arresti,
la tangentopoli da larghe
intese può veicolare verso il
M5S i voti di strati di società
che non ne possono più, ma
che qualche settimana fa non
l’avrebbero preso in
considerazione.
Entomologia dei media: la
vespizzazione di Grillo o la
grillizzazione di Vespa? Mai
e poi mai avremmo creduto
di vedere Grillo nel salotto di
Vespa ma la politica, com’è
noto, è l’arte dell’impossibile.
Grillo è costretto a fare un
mini comizio, un po’ per
volontà sua, un po’ per le
domande incalzanti del
conduttore. Se interrotto, è
meno efficace. Del resto, il
pubblico di Vespa, il
«fossile», è tradizionalmente
anziano, non è abituato ai
toni esasperati, ad arringhe
turpiloquenti. Si può dire che
la classe politica è «una
società a delinquere di
stampo legale» che verrà
cacciata, ma non in modo
violento. L’abilità del comico,
con la sua «pancia d’attore»,
è quella di cavalcare tutti i
mal di pancia del Paese (per
questo ha molto seguito),
senza però mai indicare una
soluzione che non sia
l’avventura. Succeda quel che
succeda, «non mi interessa».
Aldo Grasso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ROMA — Comincia la giornata avvertendo «Renzie» che
lo attende «la lupara bianca»,
ovvero la sparizione (politica).
La termina in una sede per lui
inconsueta, lo studio di «Porta
a Porta», dove viene accolto dal
direttore di Rai Uno Giancarlo
Leone e da Bruno Vespa e dove
prova (invano) a portare un
plastico che raffigura il castello
di Lerici con delle segrete da
cui spuntano le facce di Renzi,
Vespa, Monti e Napolitano.
Il leader dei 5 Stelle smentisce mesi di campagna contro i
talk show («ma questa è un’intervista faccia a faccia e non un
talk», spiegava in settimana) e
contro la Rai. Supera ogni riserva e va in quella tv di Stato
con la quale i rapporti si sono
chiusi da oltre 20 anni, da
quando fu espulso per una
battuta sui «socialisti che rubano», che fece infuriare Bettino Craxi e il suo scopritore
Pippo Baudo. Ora il grande ritorno, non più da comico ma
da capo dei 5 Stelle. «Una mossa politica», la definisce Grillo.
Che aveva provato inutilmente
ad avere uno streaming, ma
che è comunque riuscito a
spuntare una diretta, per sventare il rischio «manipolazioni».
Grillo prova a portare con sé
il plastico che aveva annunciato ore prima: «Se non me lo
fanno portare, potrei anche offendermi e non andare più».
Alla fine, però, il castello non
viene mostrato in video: «Non
mi fanno entrare con cose di
plastica e poi fanno entrare
Berlusconi...». Grillo, entrando, annuncia «processi online
per politici e imprenditori» e
nuove gogne che «dureranno
un anno» per i cronisti, perché
«abbiamo bisogno di uno sputo digitale». Si fa due risate e
un «selfie» con Vespa. Ed eccolo in piedi, in studio, con la camicia bianca: «Sono commosso, è dal ‘93 che non vengo in
diretta alla Rai». Gironzola per
un po’, per sfuggire all’ingessatura del divano bianco, ma
stavolta la tecnica del monologo funziona poco, perché Vespa lo incalza più volte: «Sono
venuto qua per parlare con chi
ha un pregiudizio, per dire che
non sono Hitler o Stalin. È vero, qualche volta esagero, ma
non abbiamo mai sfasciato vetrine o picchiato in piazza. Grido perché sono arrabbiato, ma
è una rabbia buona». Poi le Europee: «Non solo vinceremo,
sarà una marcia trionfale».
Grillo chiede le dimissioni del
presidente Napolitano, la
chiusura dell’Expo («è una rapina»), definisce gli 80 euro di
Renzi «una depravazione da
voto di scambio», propone il
reddito di cittadinanza recuperando soldi dai rimborsi
elettorali, dai finanziamenti ai
giornali, dal gioco d’azzardo
online e dalle spese militari.
Duetta con Vespa: «Sono qui
per un comizio, mica per farmi
intervistare da te, che sei un
consulente in pensione, un
fossile». Prova a mostrare un
volto più rassicurante, scherza
con «il figlio di Mussolini»
(Vespa), cita Benedetto Croce e
non dice parolacce: «Ma ogni
tanto una serve».
In trasmissione mostra un
simbolo della «lotta al sistema»: l’assegno con i cinque
L’arrivo
Beppe
Grillo arriva
in Rai
accolto
da Bruno
Vespa.
Il leader
dei Cinquestelle
era assente
dalla Rai
da oltre 20
anni, da
quando fu
espulso per
una battuta
sui «socialisti che
rubano»
(Lapresse)
milioni che i parlamentari a 5
Stelle restituiranno grazie al
dimezzamento del loro stipendio.
Prima di «Porta a Porta» era
stata un’altra giornata all’at-
tacco. Dopo le offese rivolte alla Merkel, l’«invito» alla vivisezione di Dudù (con correzione, perché «vogliamo vivisezionare il suo padrone,
Berlusconi») e le citazioni di
Hitler e di Stalin, in mattinata
era toccato ai morti di mafia.
«Prevenire è meglio che curare. La lupara bianca attende
Renzie che in fondo è uno
smargiasso, un fanfarone, ma
Le immagini
Il selfie Prima di entrare in studio Bruno
Vespa si fa un selfie con Beppe Grillo. Nel
corso della trasmissione molte le frecciate
tra i due, che si danno sempre del tu. «Tu
non sei un giornalista, sei un consulente in
pensione», ha attaccato il leader M5S
La riproduzione Un plastico del
castello di Lerici, racchiuso in una teca di
vetro, con un carcere dove compaiono
le facce di Renzi, Vespa, Monti e
Napolitano. Lo consegna Grillo a Vespa
nel cortile della sede Rai di via Teulada
I soldi In onda Grillo, in giacca e camicia
bianca fuori dai jeans, mostra un
gigantesco assegno a simboleggiare la
restituzione delle eccedenze delle
indennità e delle diarie dei parlamentari
del Movimento 5 Stelle
va avvertito: il Sistema assume
i suoi uomini a progetto, se ci
riescono, bene, altrimenti vengono fatti scomparire nel nulla. Come per la mafia. Lupara
bianca». Il premier replica invitando a usare un linguaggio
più moderato e a rispettare i
morti di lupara bianca.
Ma Grillo ostenta sicurezza,
forte di sondaggi che lo danno
sempre in crescita e gioca sui
timori degli altri partiti su una
sua vittoria: «Sono nel panico,
sono terrorizzati! I mezzucci
che stanno utilizzando sono
ridicoli». Allusione alla segnalazione di una sua attivista, la
cui madre avrebbe ricevuto
una chiamata da una sezione
del Pd per convincerla a non
votare M5S. Ogni arma è buona per portare voti e così sul
blog si moltiplicano parodie,
lettere aperte e post polemici.
C’è la rubrica che si chiede
«Chi è il più grande contapalle?» (Renzi), la lettera ai piddini scritta imitando Totò e Peppino e perfino l’arruolamento
di Rino Gaetano, con la citazione di «E io ci sto» («A te che odi
i politici imbrillantinati...»).
Alessandro Trocino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’intervista «Altro che sbarramento. L’euro? Serve un’uscita concordata, la moneta unica ha fallito»
Meloni punta molto in alto: valiamo l’8 per cento
La leader di Fratelli d’Italia: solo noi
faremo l’interesse nazionale a Bruxelles
ROMA — «Lo sbarramento? Non ci fa
paura, potenzialmente abbiamo l’8%».
Non starà esagerando, onorevole
Giorgia Meloni?
«No, non siamo sovrastimati. Alle
politiche ci davano all’1% mentre avevamo il 2 e poiché gli ultimi sondaggi ci
davano sopra al 4...».
Una buona ragione per votarvi?
«Il voto a Fratelli d’Italia è di destra e
tutto italiano, a differenza degli altri.
Chi sceglie Forza Italia e Ncd fa gli interessi della Germania, perché entrambi
stanno in un Ppe governato dalla Merkel».
Ma il Pd sta nel Pse...
«Il Pse ha candidato Schulz, alleato
della Merkel. La sinistra ha fatto una li-
sta in omaggio a un comunista greco
che si chiama Tsipras e Scelta europea
ha messo sul simbolo il nome impronunciabile di un liberale belga, che comincia per “V”».
Guy Verhofstadt.
«In questo panorama desolante, con
la Lega che vuole scindere la Padania e
Grillo che fischierebbe volentieri l’inno, noi diciamo votate Fratelli d’Italia,
un partito che non prende ordini da
nessuno e lavora per difendere i vostri
interessi».
Non è avventato proporre di sciogliere l’area euro?
«Noi proponiamo lo scioglimento
concordato e controllato. L’euro è una
moneta destinata a crollare».
❜❜
Il bivio
Tornare alla lira
presenta incognite,
ma l’alternativa
è la certezza del declino
Se Renzi la sente, la mette a capo
dei «gufi d’Italia»...
«Renzi dovrebbe confrontarsi con i
dati, che provano come l’euro abbia
prodotto un fallimento. Tutte le nazioni, tranne la Germania, sono cresciute
meno di quelle che stanno fuori. Noi
non abbiamo adottato la moneta unica,
ma il marco tedesco. Stiamo tirando la
carretta per qualcun altro».
Ma lei si immagina cosa accadrebbe se l’Italia uscisse dall’euro?
«Uscire presenta alcune incognite,
restare offre la certezza che andrà sempre peggio. Noi vogliamo smascherare
le forze politiche, compreso il M5S. Cosa vuole fare Grillo in Europa? La sua rivoluzionaria proposta non è euro sì o
euro no, ma euro forse».
Non la spara grossa quando dice
che con i duecento parlamentari di
Grillo farebbe la rivoluzione?
«Avere in mano un terzo della Came-
ra e un quarto del Senato è un potere
enorme, con cui Grillo non è stato in
grado di portare a casa una risposta per
migliorare la vita agli italiani. Io invece
le cose le cambierei davvero».
Fin qui cosa avete fatto?
«Con nove deputati abbiamo fatto
approvare l’impignorabilità della prima
casa, la moratoria sulle sale giochi e siamo arrivati a un passo dall’abolire le
pensioni d’oro».
Che ci si fa con 80 euro?
«Ci si pagano le tasse messe dalla sinistra».
Grillo su Hitler?
«Gli ha fatto contatto il microchip».
Si è pentita di aver messo sui manifesti la celebre foto taroccata?
«Era una banale bella foto. Non accettano che una donna possa essere coraggiosa, di destra e non avere i baffi».
Monica Guerzoni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Martedì 20 Maggio 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
5
#
Il retroscena Gli obiettivi del premier nella competizione con il Movimento di Grillo
La corsa di Renzi per far decollare il Pd:
successo solo con 5 punti di vantaggio
Oggi l’ingresso nel quartiere generale del Biscione, ospite della D’Urso
ROMA — «I gufi e i conservatori
non si illudano, appena si chiuderà la
campagna elettorale, riprenderò il
cammino delle riforme che non è affatto interrotto. C’è ancora tanto da
fare per ammodernare il Paese, cambiare le istituzioni, ridurre gli sprechi
e sburocratizzare»: è il solito Matteo
Renzi quello che si impegna negli ultimi giorni del suo tour de force prima del voto del 25 maggio. Il Renzi
che non ha ancora finito di fare una
cosa e già guarda avanti.
Il che, ovviamente, non significa
che il presidente del Consiglio non sia
più che concentrato in questa battaglia contro Beppe Grillo. Sa che la vittoria dipenderà non solo dalla percentuale che riuscirà a ottenere il Pd
ma anche dalla distanza che lo separerà dal Movimento 5 Stelle. Servono
almeno cinque punti di distacco per
poter dire che quello del Partito democratico versione Matteo Renzi è
un successo pieno. Già, perché anche
se, intervistato da Corrado Formigli a
Piazza Pulita, l’inquilino di Palazzo
Chigi sostiene di non considerare «le
europee un voto politico», il suo
Così sul blog
Dopo la «vivisezione» per Berlusconi e Dudù, Beppe Grillo
continua ad alzare il tiro nella campagna per le Europee. Ha
parlato di «lupara bianca» il leader dei Cinquestelle attaccando
ieri Matteo Renzi sul blog: «La lupara bianca attende Renzie. Il
Sistema assume i suoi uomini a progetto, se ci riescono, bene,
altrimenti vengono fatti scomparire nel nulla. Come per la
mafia. Lupara bianca. Renzie è stato assunto a progetto per
vincere le elezioni europee che perderà». E quindi, è la
conclusione, «il 26 maggio, dopo le elezioni perse, partirà la
caccia a Renzie». «I morti di lupara bianca esigono rispetto e
credo che la politica dovrebbe riprendere il significato delle
© RIPRODUZIONE RISERVATA
parole» è stata la replica del premier.
Il richiamo Agcom
Ripresi Tg3, La 7 e Sky tg 24
per «l’eccessiva presenza
del presidente del Consiglio»
nelle loro trasmissioni
obiettivo è proprio quello di «rovesciare il risultato delle elezioni politiche dello scorso anno in cui il M5S ha
vinto rispetto al Pd».
Per ottenere il risultato prefissato,
comunque, Renzi confida agli amici
che nello sprint finale «non tirerà
fuori un coniglio dal cilindro». Per
intendersi, nessuna mossa berlusconiana come quella dell’abolizione
dell’Ici. E nemmeno nessun «cedimento alla demagogia alla Grillo».
Ciò non significa che non farà niente:
«In questi miei giri elettorali — spiega ai fedelissimi — ho visto l’Italia
che funziona, ma non ho fatto finta di
non vedere quella che invece non
funziona, quella che non ce la fa. Ed è
per questa parte del Paese che proporrò delle soluzioni concrete». Di
qui l’annuncio che «questa sarà la
settimana chiave per la scuola, perché dopo aver sbloccato il Patto di
stabilità, venerdì ci saranno le risposte dei sindaci e poi finalmente si partirà con i cantieri». E ancora: verran-
Bilaterale
Il presidente
del Consiglio
Matteo Renzi,
39 anni, con
il premier
polacco Donald Tusk, 57,
a Villa Doria
Pamphilj
(Liverani)
no sbloccati i fondi per gli ammortizzatori sociali lì dove promesso, come,
per esempio, in Calabria. Mentre
sempre Renzi fa sapere che in settimana Fincantieri «annuncerà un’importante novità». Infine non si esclude una nuova «mossa fiscale» e nel
frattempo il premier assicura che gli
80 euro varranno «anche per il 2015».
Insomma, gli ultimi giorni di
campagna saranno densi di impegni, anche se il presidente del Consi-
glio continua a dire che non saranno
«promesse elettorali alla Berlusconi».In questo suo tour elettorale in
cui Grillo resta il bersaglio principale
(come Renzi lo è per il comico genovese, del resto), il premier fa mostra
di un certo ottimismo: «Stiamo dimostrando di non avere più paura
delle piazze, di usarle, non stiamo
più facendo l’errore che abbiamo
fatto l’anno scorso. E nelle piazze, tra
la gente, io vedo che c’è fiducia e
«Mi tengo ben lontano dalla campagna elettorale»
Napolitano: il governo
ha un bel carnet di problemi
«Mi tengo ben lontano» dalla campagna elettorale. Così
Giorgio Napolitano a Ginevra, prima tappa della sua visita di
Stato in Svizzera. Però, appunto: «Non parlo di questa fase
interna dell’Italia che ha una contornazione di fondo non molto
brillante». Eppure, il capo dello Stato ne è consapevole più di
chiunque altro: «Questo governo ha un bel carnet di problemi
da affrontare». Anche perché «razionalizzare significa sempre
usare un po’ di bisturi. E questo provoca alte grida anche
quando si tratta di rami secchi». Parlando ai funzionari italiani
delle Nazioni Unite, il capo dello Stato ha poi affrontato i temi
dell’immigrazione. Sottolineando «l’assoluta esigenza di
ottenere un operativo e concreto modello di cooperazione con
l’Unione Europea», dato che al momento invece «troviamo una
certa sordità dell’Ue». In particolare, «non si riesce a far entrare
negli schemi della Ue un uso effettivo di Frontex », l’agenzia
che dovrebbe occuparsi della sorveglianza delle frontiere
esterne dell’Unione: «Senza considerarci l’unico Paese con
problemi di questo tipo, dovremo ottenere un maggior
sostegno da parte delle istituzioni europee». Napolitano
ha anche parlato del «profondo travaglio» che sta vivendo
l’Ucraina. Secondo il presidente, «l’Italia sta dando il suo
contributo. C’è la necessità di evitare irrigidimenti fra l’Unione
Europea e la Russia». In Ucraina, ha aggiunto, «i diritti umani
sono violati da più parti».
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speranza in questo governo. Anzi,
devo ammettere che il clima d’attesa
che si è creato attorno all’esecutivo
mi provoca un po’ di inquietudine. I
populisti sono tanti, in Italia come in
Europa, però non mi fanno paura,
sono loro che hanno paura di noi e
per questo provocano, ma io credo
che la gente capisca che riesce a cambiare chi governa e propone, non chi
sa solo urlare e insultare». Come
Grillo a cui Renzi ricorda: «I morti di
lupara bianca esigono rispetto, credo che dovremmo abituarci a un linguaggio più serio». E invece a quanto pare, secondo il premier, una parte dell’Italia politica pratica un altro
sport: «C’è un lungo elenco di buffoni» dice a Piazza Pulita, non fa i loro
nomi, ma aggiunge: «Mi preoccupa
come viene vista l’Italia in Europa,
perché la credibilità di Fi e M5S non
è all’altezza delle aspettative che il
nostro Paese suscita». Un avvertimento anche «agli statisti in camicia
verde»: «Noi — dice Renzi scandendo bene le parole nel suo comizio serale a Napoli — cambieremo la legge
sull’immigrazione».
La mossa fiscale
Non si esclude una nuova
«mossa fiscale», mentre il
leader assicura che gli 80 euro
varranno anche per il 2015
Con Formigli, invece, il premier
non elude le domande sul «caso» suscitato dalle sue polemiche nei confronti dei costi della Rai: «È giusto
che anche chi sta lì guardi ai numeri
e contribuisca alla ripartenza dell’Italia. Comunque io non ho mai incontrato né il direttore generale né il
presidente della Rai e non metterò
mai il mio partito nelle condizioni di
prendere decisioni sulla Rai». A proposito di tv l’Agcom ha ripreso il Tg3,
la 7, Sky Tg24 e Rainews per l’eccessiva presenza di Renzi nelle loro trasmissioni.
E oggi nuova girandola di incontri
e performance televisive: inclusa
una comparsata in un programma
nazional-popolare di Barbara D’Urso. Dopo la visita del 1996 di Massimo D’Alema è la seconda volta che
un leader del maggior partito del
centrosinistra mette piede nella tana
del Biscione, a Cologno Monzese.
Maria Teresa Meli
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Primo Piano
Martedì 20 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
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Verso il voto Le scelte
La campagna in salita del sardo Soru:
trovare in Sicilia i voti indispensabili
Missione (quasi) impossibile nella circoscrizione delle isole
Previste tre preferenze e la regione di Crocetta ha il triplo degli elettori
SEGUE DALLA PRIMA
Quella di Renato Soru, infatti,
appare sulla carta come una missione impossibile. O quasi.
Certo, agli Aragonesi riuscì per
qualche tempo di tenere insieme le
due grandi isole del Mediterraneo.
Da allora, però, è passato moltissimo tempo. E molto ne è passato da
quando un sardo è andato a Bruxelles con le sue gambe, eletto dai sardi. Si chiamava Mario Melis. Ma fu
eletto col vecchio sistema elettorale. Con quello nuovo che prevede
tre preferenze, sospirano tutti da
Cagliari a Sassari, è come scalare
l’Everest con i sandali: la Sicilia ha il
triplo degli abitanti e il triplo degli
elettori. Se fanno asse, non c’è partita. Tanto è vero che la Gazzetta del
Medio Campidano ha polemicamente raccontato la storia di Giovanna Corda, nata a Carbonia nel
novembre del ‘52, che «ha dovuto
emigrare in Belgio, a seguito dei
genitori» per essere eletta al Parla-
no» e tanto teneva alla propria patria isolana da usare l’identità come
una sassata contro Luigi Pintor («se
io sono un ex presidente, lui è un ex
sardo») usava parole simili: «La
sensazione di isolamento e di solitudine è un portato del nostro carattere. Il sardo è diffidente. Guardingo. Teme chiunque venga dal
mare». Soru lo sa, che rischia di
passare per un estraneo sbarcato
dal mare su terra altrui. Ma è convinto che siano moltissime le prospettive in comune. «La terra. Da lì
❜❜
Solo se si alleano
le nostre terre
possono contare
qualcosa nel
cuore dell’Europa
Il leader greco a Milano, Torino e Bologna
facce
da Europee
mento europeo.
Piazzato al secondo posto dopo
Caterina Chinnici nella lista del Pd,
l’ex governatore sardo polemizza
che sì, «le regole sono fatte in un
modo sbagliato: perfino nei cda
delle società private è obbligatorio
avere più rispetto per le minoranze». Sia come sia, ha preso a battere
da settimane la Sicilia cercando di
spiegare quanto possa essere essenziale, soprattutto oggi, «uscire
dalla logica del campanilismo isolano e capire che solo se si alleano e
danno battaglia insieme su certi
obiettivi e certe criticità comuni, le
nostre terre possono contare qualcosa nel cuore dell’Europa».
Punto di partenza? I sentimenti
comuni, su tutti il senso di «isolitudine», quello che Gesualdo Bufalino definiva così: «Isola e solitudine
insieme. Da questo siamo dominati, noi siciliani: da una parte ci sentiamo rassicurati dal mare che ci
avvolge come un ventre materno,
dall’altra amputati di ciò da cui siamo esclusi. Presi da un sentimento
insieme di claustrofilia e di claustrofobia». Francesco Cossiga, che
si sentiva «prima sardo e poi italia-
Tsipras:
«Noi diversi
dai 5 Stelle»
Tour in Italia del leader greco Alexis Tsipras,
candidato delle sinistre radicali alla presidenza
della commissione Ue. Tsipras è stato nelle
università di Milano e Torino (foto Ansa) e ha
concluso con un comizio a Bologna. «Noi siamo
diversi da Grillo — ha detto — denunciare non
basta, si devono avere proposte alternative».
bisogna cominciare. Dal rapporto
con la terra, il paesaggio, la storia.
Abbiamo insieme, noi e i siciliani,
un serbatoio di bellezza unico nel
Mediterraneo. E non ha senso che
ciascuno difenda per conto proprio
le proprie ragioni».
Figlio della Sardegna contadina,
raccontò un giorno a Simonetta
Fiori del suo rapporto col nonno
materno «Giovanniccu» Spada,
bracciante agricolo alla giornata:
«Nonno era gerunnaderi: non possedeva niente, oltre le sue braccia.
Piccolo, scuro, i piedi avvolti negli
stracci: le calze erano già un lusso.
Viveva in una casa a un piano, in
cucina la camera da letto. Non
mangiava a tavola, ma davanti a
uno sgabello basso. Trebbiava, potava in vigna, faceva guardianìa.
“Chi non miete spigola”, mi diceva.
Lui spigolava, raccoglieva quel che
rimaneva delle spighe. E in autunno andava a cercare su scricchilloni,
piccoli raspi d’uva. Non l’ho visto
mai triste. E dalla campagna tornava sempre con le tasche piene di
doni: mandorle, fichi, ciliegie, olive».
Quanti vecchi simili a lui, sia pure più chiusi nell’angoscia, si ritrovano nelle pagine della Sicilia di
Giovanni Verga, Federico de Roberto, Luigi Pirandello, Renato Sciascia? Per non dire delle miniere.
Che unirono nello stesso destino i
sardi che scavavano il carbone e i
siciliani nelle zolfatare descritte da
Adolfo Rossi: «Ad una svolta trovai
un caruso biondo, disfatto dalla fatica, che non riuscendo più a salire,
aveva deposto il fardello e accoccolato sopra uno scalino piangeva silenziosamente. Aveva gli occhi azzurri colle palpebre tutte rosse e
grosse lacrime gli rigavano le guance incavate e illividite».
Un passato comune di sofferenze, di isolamento, di emigrazione. E
poi di illusioni industriali, di errori,
di tradimenti di una classe politica
spesso disastrosa. Di nuovi arretramenti. Di soldi europei buttati via.
Da dove ricominciare? «Si possono
fare un sacco di cose», spiega il fondatore di Tiscali, convinto che proprio il Web «senza luogo, senza
tempo, senza nulla» possa essere
una carta importante perché
«l’unica cosa che puoi portarci è la
tua identità».
Grande spazio al turismo intelligente, responsabile, diffuso «che
Chi è
Imprenditore
Renato Soru, 56 anni,
è nato a Salnuri, in
Sardegna. Nei primi
anni Novanta inizia a
collaborare nel settore
dell’innovazione con
l’imprenditore
cagliaritano Nicola
Grauso, creatore di
Video On Line, il primo
provider internet di
dimensioni nazionali
Nel 1997 fonda
Tiscali, provider
informatico che si
impone come
alternativa a basso
costo alla telefonia
tradizionale. La
società cresce anche
all’estero e nel 1997
viene quotata in Borsa
Politico
Inizia l’attività politica
nel 2003, creando il
movimento Progetto
Sardegna. L’anno
successivo viene
eletto alla guida della
Regione sostenuto
dallo schieramento di
centrosinistra. Si
dimette nel 2008 per
la mancata
approvazione della
legge urbanistica da
parte del Consiglio
regionale. Si
ripresenta nel 2009
ma viene sconfitto dal
candidato del
centrodestra Ugo
Cappellacci. È
candidato alle
Europee per il Pd
nella circoscrizione
Isole
esca dalla logica dei villaggi che
ammucchiano seconde case in riva
al mare usate un mese all’anno per
preferire piuttosto la scelta di vivere “dentro” i paesi che già ci sono,
un progetto ancora più interessante
in Sicilia dove esistono meravigliosi paesi a ridosso della costa».
Grande spazio alla cultura «perché
potremmo unire le forze e mettere
su, insieme, una università del Mediterraneo». Grande attenzione
«all’uso intelligente delle nostre risorse: i paesaggi, le ricchezze archeologiche, architettoniche, artistiche. E poi la gastronomia, i vini,
le eccellenze. E l’agricoltura, dove
noi sardi abbiamo molto da imparare da certe aree della Sicilia così
belle e così ricche».
Ma a cosa servirebbe tutto questo, se poi i trasporti restassero
quelli di oggi, che inchiodano sia la
Sicilia sia la Sardegna non solo all’isolamento degli abitanti ma a
una condizione di inferiorità nella
politica dell’accoglienza turistica
rispetto alle realtà molto diverse
come ad esempio le Baleari, che oggi vantano un reddito pro capite
nettamente superiore? «I trasporti
sono essenziali. Quale che sia il
progetto per il futuro delle nostre
isole, non puoi che partire da lì».
E su questi temi sta battendo a
tappeto non solo le terre sue, ma
quelle dell’«isola sorella». Da Lampedusa («Ho passato una giornata
con Giusi Nicolini, siamo andati insieme al cimitero. È pazzesco che
l’Europa ci abbandoni, soli, ad affrontare questa tragedia epocale»)
a Palermo, da Gela a Corleone. Il
paradosso, però, spiegano sotto
l’Etna, è che l’imprenditore-politico potrebbe farcela non tanto grazie alla buona volontà che impiega
nella sua campagna elettorale
«fuori piazza» ma perché il partito
democratico siciliano è frantumato
da risse intestine insanabili. Tanto
che alla fine potrebbe spuntarla
davvero, nel gioco di veti e di ripicche, l’uomo venuto dall’isola del
mirto…
Gian Antonio Stella
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Corriere della Sera Martedì 20 Maggio 2014
Primo Piano
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Verso il voto Le scelte
Le mosse di Berlusconi
Ora teme una diaspora
del centrodestra
FI nella morsa tra Grillo e Renzi
ROMA — L’ultima paura si
chiama «diaspora». Così la
chiama un Silvio Berlusconi
sempre più scorato rispetto alla
piega che sta prendendo la sua
campagna elettorale. Doveva
essere una cavalcata verso
l’obiettivo (probabilmente dall’inizio irrealistico) del 25%, si è
rivelata una strenua resistenza,
quasi un corpo a corpo, per non
scendere troppo rispetto alla
soglia psicologica e non solo
del 20%.
Il travaso
In caso di risultato
negativo c’è chi parla del
passaggio di parlamentari
a sostegno del governo
In attesa del voto di domenica, e degli ultimi giorni di battente e furiosa campagna elettorale tutta volta a convincere
gli indecisi a non votare «chi
vuole solo tasse e Grillo», non
sembra infatti che FI sia riuscita
almeno nell’intento di riprendersi i voti persi rispetto agli altri partiti di centrodestra: né
Ncd, né Fratelli d’Italia, né tantomeno la Lega — a quanto raccontano gli uni e gli altri — starebbero perdendo consensi in
favore degli azzurri. Il travaso
verso «il voto utile» tanto invocato da Berlusconi, insomma,
non c’è. E se lunedì i voti veri
Dal Libano
Dell’Utri:
accetterò
l’estradizione
«Come ho sempre detto, e
come confermato
dall’evoluzione di questa
assurda vicenda, la
decisione di recarmi in
Libano non è stata
determinata
dall’intendimento di
sottrarmi all’esecuzione
della pena». Marcello
Dell’Utri, da Beirut,
annuncia che non si
opporrà alla procedura di
estradizione richiesta
dall’Italia: «Non avrei
scelto — ha detto — un
Paese legato da un accordo
d’estradizione con l’Italia
viaggiando con il mio
passaporto e comunicando
a tutti col mio telefono
cellulare che mi trovavo a
Beirut presso l’hotel
Phoenicia». La procedura
di estradizione potrebbe
essere completata tra
domani e giovedì. Dell’Utri
ha confermato che
impugnerà la condanna
davanti alla Corte Europea
dei Diritti dell’Uomo.
dovessero vedere una Forza Italia a livelli molto bassi e un Ncd
e altri piccoli ben in sella, la ristrutturazione del centrodestra
sarebbe tutta da inventare. Con
il coltello non più dalla parte
del manico di Berlusconi.
Un cruccio enorme per Berlusconi, che ai suoi chiede «come sia possibile» quello che sta
accadendo, ma che non ha ancora trovato né l’arma per contrastare i piccoli, né quella per
cercare di non perdere altri voti
nei confronti di Grillo e di Renzi. Sì perché ormai, tra gli azzurri lo dicono tutti, la vera
competizione è a due, e Berlusconi è molti passi indietro.
Impossibilitato com’è ad usare i
toni virulenti del leader del
M5S sull’Europa (è nel Ppe e ne
sostiene il candidato Juncker)
come quelli contro Renzi, con il
quale ancora non ha deciso di
rompere sulle riforme, il messaggio che manda risulta poco
chiaro.
Anzi, in Forza Italia ormai il
caos è tale che nessuno ha idea
di cosa potrebbe succedere se
davvero Grillo vincesse le elezioni, e il governo ne uscisse
enormemente indebolito. Perché nello stesso Berlusconi
convivono due pensieri opposti: «Potrebbe essere il momento per tornare al governo e organizzare tutti insieme la resistenza contro quel pazzo», ha
detto ad alcuni. Pronto però a
scegliere anche la via opposta:
L’intervista tv Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi ieri era ospite di Paolo Del Debbio a «Quinta colonna» su Rete 4
«Se tutto crolla, forse converrà
andare al voto con questa legge,
e magari formare dopo un serio
governo di larghe intese».
In questo clima, si moltiplicano le voci di chi dà già per
pronto una sorta di «soccorso
bianco» per Renzi: un gruppo
di forzisti, secondo alcuni con
la benedizione di Verdini, in
aggiunta a senatori sparsi, sarebbe pronto a staccarsi dalla
casa madre per andare a puntellare almeno nei numeri il governo: «C’è un sacco di gente
che ci sta pensando...», confermano i bene informati. Aggiungendo che, in caso di risul-
La «gara» con Ncd
Se Ncd dovesse ottenere
un buon risultato, la
ristrutturazione sarebbe
tutta da inventare
tato drammatico, l’esodo potrebbe essere ancora più massiccio. Ma una sola cosa sembra
mettere d’accordo tutti in FI:
«Berlusconi — dicono in coro
— non lascerà». Comunque vada. Il sostegno della famiglia al
partito e il suo personale non
verranno meno, troppo cruciale è mantenere una presenza
pesante in politica. Ma certo, in
caso di sconquassi, molto andrà riorganizzato. E presto. Un
ufficio di presidenza è stato già
convocato per martedì per analizzare il voto e prendere eventuali decisioni. Tra le più urgenti, quella di dare un forte organo dirigente al partito visto
che le dimissioni di Bondi da
amministratore sono sempre
più irrevocabili. Ma chi entrerà
nel direttorio, con che poteri, lo
si capirà anche dai risultati delle Europee. Cruciali per tutti.
era onnipotente ministro dell’Economia
continuasse. Desiderava prendere il posto del presidente del Consiglio. E ha
semplicemente lasciato che altri facessero per lui. Gli altri stavano strozzando
Berlusconi, lui si limitò a tenerlo fermo,
non consentendogli di far nulla».
Questo pensa, e racconta, Brunetta di
Tremonti.
Quello che invece pensa Tremonti di
Brunetta è piuttosto
noto.
Restano memorabili un paio di incidenti. E uno, addirittura, finì in un video.
Nella sala stampa
del ministero del
Tesoro (mercoledì 7
luglio 2011) Brunetta, che all’epoca era
ministro della Pubblica amministrazione, stava dicendo
la sua ai giornalisti
quando Tremonti,
titolare dell’Economia, ignaro che il
Maggio 2011 Tremonti e Brunetta, ministri nel governo Berlusconi suo microfono fosse
aperto, farfugliò ai
collaboratori: «È proprio un cretino...».
Autostima comune
Poi, come annotò con attenzione GianSi conoscono da trent’anni,
carlo Perna sul Giornale, si aggiustò la
cravatta per darsi un contegno innocennon si sono mai amati
te. Subito, però, ebbe come un guizzo, e
e da sempre uno pensa
si chinò pure sul ministro del Lavoro,
di essere più colto
Maurizio Sacconi: «È scemo, eh?». E Sacconi: «Non lo seguo neppure».
e geniale dell’altro
Poche ore dopo, tra Tremonti e Bru-
di Massimo Franco
L’incognita maggiore
è un nuovo bipolarismo
con un Sud antisistema
L
Fabrizio Roncone
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Paola Di Caro
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Abbracci, insulti e accuse di complotto
L’ultima baruffa tra Brunetta e Tremonti
Su questo punto interrogativo, Brunetta inietta la sua dose di veleno. Sentite
(sebbene la sintassi non sia felicissima, il
concetto appare comunque abbastanza
chiaro): «Forse perché avrebbe corso il
rischio di salvare con l’Italia il per lui ormai nemico personale numero uno: Berlusconi, con tutto il suo governo».
Punto, a capo, e accusa finale: «Insomma, lui non voleva che il governo di cui
La Nota
’ascesa dell’Italia sulla cima dell’euroscetticismo era prevedibile: anche se attribuirla soprattutto alla crescita del Movimento 5 Stelle forse
sottovaluta una lunga incubazione dentro altre
forze politiche; e l’impatto che la crisi economica e il calo dell’occupazione, tornata ai livelli di undici anni
fa, stanno producendo. L’aspetto nuovo, sottolineato dall’Istituto Carlo Cattaneo di Bologna nella sua inchiesta su
diciotto nazioni europee, è il trasferimento di una tematica
alimentata per anni dalla Lega Nord verso un Beppe Grillo
che potrebbe fare il pieno di voti in primo luogo nel Mezzogiorno.
D’altronde, scontento e rabbia sono più marcati in
un’Italia meridionale dove la disoccupazione giovanile
non è al 43 per cento nazionale, ma più alta; e dove il radicamento dei partiti tradizionali ha lasciato il posto ad una
frammentazione figlia di lotte tra gruppi di potere. Per
questo, nelle elezioni europee del 25 maggio si intravede
non solo un potenziale bipolarismo tra il Pd del premier
Matteo Renzi e il grillismo antisistema. Rischia di accentuarsi anche la spaccatura tra Nord e Sud del Paese sia sulle
percentuali dei votanti, sia sui partiti premiati e puniti.
La crescita delle forze ostili
all’Europa è abbastanza uniforme. Eppure, si tenta di accreditare un’area mediterranea stremata dalle misure di
austerità, e dunque più ostile
Uno studio
all’Ue. Il tema è poco dibattuto,
del Cattaneo
in Italia. Soprattutto in quefa emergere
st’ultima settimana di comizi e
in tv, è sovrastato
un’Italia sempre apparizioni
dagli insulti che Grillo contipiù euroscettica nua a riservare a Renzi, a Silvio
Berlusconi, e a un capo dello
Stato del quale già chiede le
dimissioni, in attesa di una vittoria alla quale mostra di voler credere.
Ma sotto traccia si avverte la preoccupazione di ritrovarsi il 26 maggio con un Paese disomogeneo anche politicamente. Più «governativo» al Centro-Nord, e più esasperato
e d’opposizione, non solo all’Europa ma ai partiti tradizionali, al Sud. Le divisioni all’interno del Pd siciliano fanno
dire che la sinistra sta aiutando, più o meno volutamente,
proprio Grillo. E a Napoli il premier e il capo del M5S cercano di dedurre dalla piazza gli umori dell’elettorato: sebbene Grillo qualche giorno fa abbia dovuto fare i conti con
lo scetticismo della città anche nei suoi confronti. Colpisce
che la stessa Lega, in crisi negli insediamenti tradizionali,
«sconfini» nel Mezzogiorno a caccia di consensi.
Non può pensare di ottenerli con la strategia tradizionale. Il Carroccio, però, spera che la sua retorica antieuropea
trovi terreno fertile anche sotto il fiume Po; e dunque di
raccogliere almeno le briciole dei consensi a Grillo. La virulenza del suo linguaggio e il modo contraddittorio con
cui il M5S si esprime non sono ostacoli, sembrerebbe.
Conta il messaggio distruttivo, teso a esasperare lo scontro
e a ridurre le distanze dal Pd. Se, come dice Valter Veltroni,
il senso delle elezioni di domenica è «politico» (ma Renzi,
prudente, dice di no), Grillo punta alla sconfitta della coalizione del premier, almeno con l’obiettivo di indebolirla.
Alcuni alleati già chiedono una riunione di maggioranza
subito dopo il 25: un presagio di difficoltà forse eccessivo,
ma indicativo delle incognite in aumento.
Il caso Il capogruppo di FI sfida l’ex ministro dell’Economia: non fece nulla per evitare il «golpe» del 2011
È primavera, le bouganville sono in
fiore, Renato Brunetta e Giulio Tremonti
litigano. Le loro baruffe hanno cadenza
periodica, stagionale. Niente di feroce,
vola qualche cretino e scemo, poi fanno
pace, fingendo d’ignorarsi.
A marzo Tremonti pubblicò con Mondadori un libro — Bugie e verità. La ragione dei popoli — in cui spiegava che,
nel luglio del 2011, a travolgere Silvio
Berlusconi fu un golpe contro l’Italia, ma
non un «colpo di Stato» del Quirinale. Si
trattò, secondo l’ex ministro dell’Economia, di una manovra del tutto esterna alla politica italiana. Ideata in Europa, tra i
palazzi di Bruxelles e la Cancelleria di
Berlino. Per far pagare all’Italia il conto
delle banche tedesche (e magari francesi).
Domani Brunetta manda in edicola
con il Giornale la sua versione dei fatti,
raccolta in un saggio — Berlusconi deve
cadere. Cronaca di un complotto — nel
quale ricostruisce gli ultimi giorni del
Cavaliere a Palazzo Chigi. Dove — Brunetta ne è convinto — avrebbe voluto andarsi a sedere come premier proprio Tremonti. Che, per questo, avrebbe tramato
con Giorgio Napolitano.
Scrive Brunetta: «Fa male leggere all’alba di marzo 2014, a firma dell’ex ministro Tremonti, la ricostruzione di quello che è accaduto nel 2011. Una descrizione degli eventi di chi vuol dimostrare,
ex post, che aveva capito tutto... Ma chi
era ministro dell’Economia e delle Finanze fino al novembre del 2011? Se Tremonti aveva capito tutto di quello che
stava succedendo, perché non ha fatto
nulla per evitare che accadesse?».
(Ansa)
netta, chiarimenti e abbracci.
Gli abbracci, però, solo se ci sono i fotografi nei paraggi. Al termine di un Consiglio dei ministri del 2009, come svelò
Francesco Verderami sul Corriere, dopo
una gazzarra fatta d’insulti e pesanti allusioni (Renato rimprovera regolarmente a
Giulio di essere un economista con la
laurea in Legge) Brunetta si alzò tendendo la mano a Tremonti. Il quale, però, reagì con un ghigno e una frase stretta tra i
denti: «Non ti avvicinare, altrimenti ti
prendo a calci nel culo...».
Non si sono mai amati.
Tremonti, 67 anni ad agosto, è leggermente più anziano di Brunetta, 63. Giulio
viene da una ricca famiglia liberale bellunese trapiantata in Valtellina; adora le
baite, gli abiti di sartoria, ha la «erre» che
gira un po’ a vuoto. Renato è figlio di un
ambulante veneziano — «Avevamo una
bancarella accanto alla stazione, vendevamo gondole di plastica nera» — in nove vivevano in novanta metri quadrati,
però poi fa il classico, si laurea in Economia e a 31 anni è in cattedra (ma trova
Tremonti che è già un brillante docente)
Quando diventano socialisti, Giulio
viene accolto alla corte del marchese
Franco Reviglio, gran professore e ministro delle Finanze; Brunetta s’arruola con
i veneziani più ruvidi comandati da
Gianni De Michelis.
Giulio e Renato si conoscono da trent’anni. E, da trent’anni, uno pensa di essere più geniale e colto dell’altro (entrambi, da tempo, hanno però smesso di
gareggiare in simpatia).
❜❜
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Primo Piano
Martedì 20 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Il caso Expo L’inchiesta
La cupola premeva per le nomine
Tutte le telefonate di Grillo
I contatti dell’ex senatore di Forza Italia, da Moretti a Guzzetti
MILANO — Qualunque occasione era buona per estendere sempre
più la rete delle relazioni oppure
per far scendere in campo un proprio candidato, quando in un ente
pubblico si liberava una poltrona
utile. L’ex senatore di Forza Italia
Luigi Grillo, uno dei personaggi più
importanti della «cupola» politicoaffaristica abbattuta dagli arresti
dell’inchiesta sull’Expo, provò a
condizionare la nomina del nuovo
amministratore delegato di Terna e
a influenzare quello neodesignato
per Finmeccanica.
Arrestato l’ 8 maggio con altri sei
dell’economia decide di cambiare i
vertici della Sogin, la società pubblica per le bonifiche nucleari i cui
appalti erano la gallina dalle uova
d’oro per la cupola che aveva incassato munifiche tangenti dall’ impresa Maltauro, aggiudicataria di
uno di essi. «L’intera vicenda è, naturalmente, oggetto di particolare
attenzione» degli indagati, scrivono gli investigatori, per «gli ovvi rischi» di perdere contatti, soprattutto quello con Giuseppe Nucci, l’allora amministratore delegato (per
lui erano stati chiesti gli arresti domiciliari, ma dopo che il gip Fabio
Antezza ha detto
no, i pm hanno fatto appello al TribuIn tribunale
nale del Riesame).
L’ex manager
Nucci è una pedina
Angelo Paris,
troppo importante
ieri a Milano
per Grillo. Quando
per l’interroa fine aprile si sta
gatorio daper arrivare alla
vanti ai pm
nomina del nuovo
nell’ambito
ad di Terna, Grillo
dell’inchiesta
scende in campo
su Expo (Ansa)
per provare a collocare Nucci sul
nell’indagine per associazione per ponte di comando del gruppo che
delinquere finalizzata alla turbativa gestisce con 8 miliardi di investid’asta, alla corruzione e alla rivela- menti 63.500 chilometri di reti eletzione del segreto d’ufficio, l’ex se- triche di alta tensione. L’ex senatore
natore ligure contribuiva a presi- si rivolge anche a Giuseppe Guzzetdiare con Gianstefano Frigerio, an- ti, presidente della Fondazione Cache lui ex parlamentare, ma ai tem- riplo, per sostenere «la candidatura
pi della DC e poi anche di Forza di Giuseppe Nucci» al «vertice di
Italia, e con Primo Greganti, il Terna» e realizzare il suo «disegno»,
«compagno G» arrestato durante annotano gli atti dell’inchiesta. Il 24
Mani Pulite per le tangenti rosse, i aprile scorso, una settimana prima
rapporti dell’organizzazione crimi- delle nomine e quando ne mancano
nale con i partiti e a garantire ai due ai futuri arresti, in una telefofunzionari corrotti promozioni in nata intercettata dagli inquirenti
carriera. I tre si comportavano co- Guzzetti sembra rassicurare Grillo:
me fossero «l’interfaccia» tra gli «Io ho segnalato, ho insistito,
imprenditori e la politica, maggio- aspetto che mi dicano». Ma Nucci
ranza e opposizione, secondo i pm non verrà nominato. Cassa Depositi
Claudio Gittardi e Antonio D’Ales- e Prestiti, infatti, il 30 aprile indisio.
cherà come nuovo ad Matteo Del
A settembre 2013 il ministero Fante.
Ex sottosegretario Luigi Grillo, 71 anni, ex parlamentare di FI (Imagoeconomica)
❜❜
La capitale di Finmeccanica in
Italia è Genova, non dimenticarlo
Luigi Grillo a Mauro Moretti
L’attività di Grillo è sempre e comunque incessante. L’ex senatore
ligure non perde tempo e riesce a
contattare anche Mauro Moretti,
fresco di nomina quale amministratore delegato di Finmeccanica
dopo l’uscita dalle Ferrovie dello
Stato. «Guarda che la capitale della
Finmeccanica in Italia è Genova...
non ti dimenticare... quando vuoi ti
faccio un report di tutte le cose che
ci sono a Genova», gli dice il 19
aprile in una telefonata registrata
dalla Guardia di finanza di Milano.
Anche in questo caso, la conversazione non ha alcun esito, ma insieme a tanti contatti dello stesso genere serve agli investigatori a dimostrare, appunto, come agiva Grillo.
Si muoveva anche Sergio Cattozzo, l’ex segretario regionale dell’Udc in Liguria, ora nell’Assemblea
nazionale dell’Ncd, pure lui arrestato quale componente della cupola.
Anche il questo caso, come nei precedenti, la sua sembra un’attività
lobbistica. Cattozzo, esattamente
come Grillo, contatta chi riesce a
raggiungere. Il 17 aprile, annota la
Gdf che lo ha pedinato, incontra il
presidente della Provincia di Milano Guido Podestà, probabilmente
per parlagli «di un progetto che ha
in mente a Genova che riguarda lo
stesso Podestà».
Sul piano delle indagini, ieri i pm
Gittardi e D’Alessio hanno interrogato per 5 ore l’ex manager di Expo
Angelo Paris, anche lui finito in cella, difeso dagli avvocati Luca Troyer
e Luca Ponzoni, il quale nel primo
interrogatorio di fronte al gip Antezza aveva già fatto ammissioni.
Chiuso alle 20.45, il verbale è stato
segretato dai due sostituto procuratori, ma Paris sarà sentito nuovamente nei prossimi giorni. Sempre
ieri, il gip ha respinto la richiesta di
arresti domiciliari presentata dagli
avvocati difensori di Gianstefano
Frigerio e basata sulle precarie condizioni di salute del loro assistito,
che si era presentato al giudice su
una sedia a rotelle. Il gip ha detto di
no scrivendo che colui che per la
Procura è la testa dell’organizzazione criminale non ha «dimostrato
nessuna resipiscenza» e che restano
«eccezionali le esigenze cautelari».
Giuseppe Guastella
✒
Il Pd siciliano
scivola
sull’antimafia
di FELICE CAVALLARO
I
veleni dell’antimafia
declamata sono da tempo una
insidia, ma a pochi giorni dal 23
maggio e dalle Europee
sorprende la scivolata interna
al Pd siciliano, consumata con
un attacco dell’estroverso
presidente della Regione
Rosario Crocetta contro uno dei
candidati del suo partito, il
professore Giovanni Fiandaca,
maestro di tanti magistrati di
trincea, una vita a sinistra, nel
Csm ai tempi del Pci, ma autore
di un controverso testo
sull’altrettanto controverso
processo impiantato per fare
luce attorno alla cosiddetta
trattativa Stato-mafia. È
accaduto tutto a Gela, con il
governatore impegnato a
sostenere la sua candidata, la
sua ex segretaria. Ma non basta
questo dettaglio a spiegare la
violenza contro Fiandaca
definito «il negazionista della
trattativa che vuole anche
l’abolizione del 416 bis», «una
vergogna coperta con il nome di
Caterina Chinnici (capolista)».
Una «falsità», come replica
Fiandaca, mentre reagiscono i
colonnelli di Renzi, da Guerini a
Faraone, big del Pd come il vice
ministro Bubbico, magistrati
che lavorarono con Falcone, da
Giuseppe Ayala a Peppino Di
Lello, tutti contro il
«professionista»
dell’antimafia. Risposta allo
schiaffo di Crocetta che da ieri
ha rafforzato un paladino,
appunto Fiandaca, osannato
quando si scaglia contro
«l’antimafia delle carriere e
degli affari». Psicodramma che
ormai non potrà fermarsi al
match di domenica.
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Lo scontro in Procura La controreplica del magistrato al Csm per smentire le dichiarazioni del capo: «Nobili non fu sentito sul passaggio dell’inchiesta a Boccassini»
Robledo e il caso Ruby: «Falso che Bruti abbia interpellato il pm»
Il vice procuratore di Milano su Formigoni
«Non ho mai chiesto la sua iscrizione»
ROMA — Mente. L’ultima controreplica di Alfredo Robledo, alle
contestazioni di Edmondo Bruti Liberati, giunta ieri al Csm esplode
come una bomba nella guerra interna ai vertici della procura di Milano. E alla vigilia della seduta cruciale della prima e della settima
commissione, che stamane alle
9.30 si riuniranno per tirare le conclusioni, assesta un duro colpo alle
speranze di riportare la pace in procura e confermare lo stesso assetto
per il futuro.
Nelle cinque pagine di fuoco della relazione, infatti, Robledo respinge ogni appunto fatto dal procuratore, a partire dal «doppio-pedinamento» che, dice, non è «mai
esistito». Ma, soprattutto, sul caso
Ruby e sulla presunta rinuncia del
procuratore aggiunto Alberto Nobili al coordinamento dell’inchiesta,
in sostanza dà del bugiardo a Bruti
Liberati. Secondo quanto riportato
dalla stampa, dichiara Robledo, il
procuratore capo avrebbe reso una
dichiarazione «del tutto difforme
dall’effettivo svolgimento dei fatti».
Come prova porta lo stesso Nobili,
capo del pool della criminalità comune. In «via diretta» gli avrebbe
confermato che «non è mai stato
interpellato sul punto, nè è stata richiesta la sua opinione». Non è ve-
ro, dunque, che Nobili fu «ben felice» di rinunciare al Rubygate. Nessun assenso al subentro di Ilda Boccassini, avvenuto nella versione di
Bruti Liberati e della collega in una
riunione. Secondo Robledo, Nobili
«venne meramente informato della
decisione che era già stata presa dal
Procuratore, della quale si limitò a
prendere atto senza interloquire o
commentare in alcun modo». Per
verificare ciò Robledo chiede l’audizione urgente di Nobili.
Alle critiche di aver assegnato a
suo piacimento le inchieste, Bruti
Liberati aveva replicato al Csm ricordando che il potere gerarchico
del procuratore è insito nella legge.
Ma Robledo contrattacca: il capo
avrebbe violato i propri criteri di
organizzazione interna, senza fornirne una motivazione.
Poi, accusato da Bruti Liberati di
aver condotto indagini non autorizzate rischiando con sovrapposizioni di metterle a repentaglio, Robledo ribatte punto su punto.
Il pedinamento? «Confermo non
essere mai avvenuto», replica Robledo. In caso contrario la Gdf
avrebbe dovuto fare un rapporto,
che agli atti non c’è: in allegato produce la conferma in tal senso della
Gdf .
Gli atti forniti al Csm con omissis
di «dubbia efficacia» che avrebbero
potuto compromettere l’inchiesta
Expo? Non è successo. Ciò dimostra
che furono efficacissimi.
I cattivi rapporti con il capo della
squadra mobile descritti dal capo?
Solo scarsa frequentazione.
Il contrasto sull’iscrizione sul registro degli indagati di Formigoni?
«Mai affermato la necessità della
iscrizione dell’on. Formigoni», rimarca Robledo. Ma, «alla luce dei
verbali delle dichiarazioni di persone informate sui fatti» e «dalla mo-
La vicenda
Le accuse
Il procuratore capo di
Milano, Edmondo
Bruti Liberati, accusa
il procuratore
aggiunto, Alfredo
Robledo, di essere
stato di «intralcio alle
indagini» sull’Expo,
anche con un doppio
pedinamento
La replica
Robledo accusa a
sua volta Bruti
Liberati di presunte
violazioni
nell’assegnazione dei
fascicoli d’inchiesta
I sindacati
«Una follia
fermare i lavori
dell’esposizione»
Fermare i lavori dell’Expo
«sarebbe una follia per il nostro
Paese». Ne sono convinti i
segretari generali di Cgil, Cisl e
Uil, Susanna Camusso, Raffaele
Bonanni e Luigi Angeletti, a
Berlino per il congresso
mondiale dei sindacati. Per
Camusso «l’Italia ci ha messo la
faccia, l’insieme del Paese. Non
condivido un’idea che rischia di
farsi strada: che è inutile fare
gli investimenti perché ci può
essere la corruzione. Sarebbe il
regresso di un Paese che non ha
prospettive». Intanto Rosy
Bindi (Pd), presidente
dell’Antimafia, e Paolo
Naccarato (Ncd) hanno
presentato un ordine del giorno
al decreto Casa che chiede che
tutti i contratti per Expo che
saranno stipulati in deroga al
Codice dei contratti pubblici
siano tracciati, cioè sia data
comunicazione alla Guardia di
Finanza e alla Dia per accertare
«eventuali anomalie».
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Insieme Alfredo Robledo (a sinistra) con il procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati (Newpress)
tivazione del provvedimento di intercettazione in atti», affonda, «appare evidente che alcune iscrizioni
che vennero effettuate nel mese di
luglio 2012 avrebbero dovuto essere effettuate invece nel luglio 2011».
Le «dichiarazioni richiamate», rileva infatti, «descrivono specifici fatti
reato di corruzione, attribuendoli a
soggetti ben individuati».
Intanto mercoledì prossimo il
plenum del Csm dovrà esprimersi
su un’altra vicenda che riguarda
Robledo: un esposto presentato
Il doppio pedinamento
«Confermo che non è mai
avvenuto: la mancanza
di un rapporto della Guardia
di finanza lo dimostra»
contro di lui dall’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini che lamentava alcuni comportamenti del pm
nell’inchiesta Penati-Serravalle e in
un’altra su «emendamenti in bianco» al bilancio del Comune di Milano. La Prima Commissione ha proposto l’archiviazione, ma con l’invio degli atti al Pg della Cassazione,
titolare dell’azione disciplinare che
attualmente sta anche conducendo
una pre-istruttoria sull’esposto di
Robledo contro Bruti Liberati da cui
è nato lo scontro.
Virginia Piccolillo
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Corriere della Sera Martedì 20 Maggio 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
9
Il caso Matacena L’ex ministro
La perquisizione
L’estradizione
In cella
Claudio
Scajola, ex
coordinatore
di Forza Italia
ed ex ministro dell’Interno nel governo Berlusconi II, è stato arrestato
l’8 maggio
scorso insieme ad altre
sette persone con l’accusa di aver
favorito la latitanza dell’ex deputato
di Forza Italia,
Amedeo Matacena
Quei dossier affidati da Scajola
a un agente dei servizi segreti
ROMA — Claudio Scajola aveva affidato una parte del suo archivio a
uno 007 del servizio segreto militare.
Si tratta di centinaia di documenti
portati via dal Viminale e custoditi
nell’appartamento di un funzionario
dell’Aise. Lo hanno scoperto alcuni
mesi fa gli investigatori del Nucleo
tributario della Guardia di Finanza. E
adesso, dopo l’arresto ordinato dal
giudice di Reggio Calabria, la circostanza si trasforma nell’ennesimo
misterioso tassello della vicenda giudiziaria che riguarda proprio il ruolo
avuto dall’ex ministro dell’Interno nel
gruppo di persone accusate di aver favorito la latitanza dell’ex parlamentare Pdl Amedeo Matacena, compresa la
moglie di quest’ultimo Chiara Rizzo.
Il segretario
e l’eredità dei Salesiani
Accade tutto nell’estate scorsa
quando Luciano Zocchi, capo della
segreteria di Scajola, subisce una perquisizione nell’ambito dell’inchiesta
sull’eredità dei Salesiani avviata dalla
Procura di Roma. L’uomo è un ex prete, è sospettato di aver partecipato al
raggiro che l’ordine religioso avrebbe
subito nella spartizione del patrimonio lasciato dal marchese Gerini. Nei
suoi confronti è stata chiesta l’archiviazione, e l’avvocato Michele Gentiloni che assiste i Salesiani ha presentato opposizione.
Il 9 luglio gli investigatori delle
La vicenda
La perquisizione
Il 9 luglio dell’anno
scorso gli uomini del
Nucleo tributario della
Guardia di Finanza di
Roma hanno eseguito
una perquisizione
nella casa romana di
Luciano Zocchi
Il personaggio
Zocchi era il capo della
segreteria di Claudio
Scajola. È un ex prete
e la perquisizione
scatta nell’ambito
dell’inchiesta
sull’eredità dei Salesiani:
Zocchi era sospettato
di aver partecipato
al raggiro ai danni
dell’ordine religioso
I faldoni
In quella perquisizione
vengono trovati diversi
documenti usciti
dal Viminale e parte
dell’archivio personale
di Scajola
Fiamme Gialle entrano nel suo appartamento della capitale e trovano
decine di faldoni e documenti. C’è
una cartellina verde «contenente appunti manoscritti riguardanti la morte di Marco Biagi», un faldone blu
«contenente documentazione variaa
relativa a Marco Biagi, Michele Scandroglio, Claudio Scajola e carteggio
“Forza Italia”», una cartellina azzurraa
«recante la dicitura “Cs/Im ml” contenente carteggio relativo alla vicenda del latitante Mario Ledda»,
una cartellina azzurra «recante laa
dicitura “potere e verità non coincidono” contenente un nastro registrato, corrispondenza e documentazione relativa alla vicendaa
Mario Ledda» e poi «appunti relativi al ministero dell’Interno»,
fogli che riguardano compravendita di appartamenti, fascicoli relativi a pratiche pensionistiche. Ledda è il pluricondannato poi morto in carcere che
accusò Scajola di averlo aiutato
mentre era latitante e sosteneva di essere stato lui a presentargli, nel 1995, Silvio Berlusconi.
Il quaderno rosso
e lo 007
Ad attirare l’attenzione dei finanzieri è un «quaderno rosso contenente l’elenco dei fascicoli consegnati a
A.G.». Chiedono spiegazioni e accer-
Il documento
Una pagina del decreto di perquisizione
nella casa dell’allora capo della segreteria di
Claudio Scajola il 9 luglio 2013 da parte degli
uomini del Nucleo di polizia tributaria di Roma
tano che si tratta di uno 007. Vanno a
casa sua dove trovano svariate buste
imballate e piene di documenti. L’uomo si limita a spiegare che gli involucri «mi sono stati consegnati da Zocchi», ma nega di conoscere il contenuto. Una versione analoga la fornisce lo stesso Zocchi il giorno dopo,
quando viene convocato dai pubblici
ministeri e dichiara: «A.G. è un poliziotto che ho segnalato al generale
Niccolò Pollari perché venisse assunto al Sismi. È stato effettivamente assunto e ora è funzionario. Quando mi
sono dimesso sono state le segretarie
a fare gli scatoloni e li hanno inviati
nella sede di Forza Italia. Io li ho mandati a prendere ma poiché non avevo
spazio a casa ho chiesto a T. di custodirle».
Come è possibile che un ex ministro dell’Interno decida di affidare
carte riservate a un’agente dei servizi
segreti? Che cosa c’è in quelle buste e
in quegli appunti? Una parte del materiale è stato trasmesso alla Procura
di Bologna che ha avviato una nuova
indagine e ha già interrogato lo stesso
Zocchi e la moglie dell’ex ministro del
Lavoro Maurizio Sacconi, molto vicino a Biagi. E ciò fa presumere che nei
documenti sequestrati ci fossero riferimenti specifici su quanto accaduto
prima dell’agguato mortale delle Brigate Rosse al giuslavorista. Anche
perché il fascicolo è stato assegnato al
p
pub
pubblico ministero Antonello Gustapane, che aveva già indagato sulla scelta di non assegnare
una scorta a Biagi. Una vicenda
che certamente ha segnato la
vita politica di Scajola, costretto
a dimettersi da ministro dell’Interno dopo averlo definito «un
rompicoglioni».
Le società
aperte all’estero
Altri elementi potrebbero arrivare dall’analisi delle carte e dai
contatti tra i magistrati di Roma e
Reggio Calabria. Nei prossimi giorni il pubblico ministero Giuseppe
Lombardo e il collega dell’Antimafia Francesco Curcio analizzeranno i
fascicoli sequestrati a Imperia e Roma alla ricerca di nuove tracce sugli
affari che avrebbero legato lo stesso
Scajola a Matacena e a Chiara Rizzo.
L’attenzione è concentrata su tutti i
possibili canali di riciclaggio che portano all’estero e proprio su questo
stanno lavorando gli investigatori
della Dia che avrebbero già individuato alcune aziende intestate a prestanome ma in realtà al servizio dell’ex parlamentare di Forza Italia e,
questa è l’accusa, delle cosche di
‘ndrangheta.
Il ritorno
di Chiara Rizzo
oggi in Italia
Con il furgone della polizia
penitenziaria francese Chiara
Rizzo arriverà oggi in tarda
mattinata a Ventimiglia, poi in
auto sotto scorta proseguirà
fino a Genova, da qui in volo
per Roma e infine, sempre in
aereo, per Reggio Calabria.
Salvo ripensamenti o cambi
improvvisi di rotta, si
conclude così il lungo periplo
dagli Emirati Arabi uniti, via
Francia, verso la giustizia
italiana della moglie
dell’armatore ed ex
parlamentare di Forza Italia,
Amadeo Matacena,
condannato in contumacia a 5
anni per concorso esterno in
associazione mafiosa.
I giudici di Reggio Calabria
hanno molte domande da
porle, soprattutto sui suoi
rapporti con l’ex ministro
Scajola, e qualche reato da
contestarle riguardo
all’organizzazione della fuga
del marito e di qualche illecita
manovra finanziaria per
occultarne il patrimonio.
Chiara Rizzo arriverà provata
all’appuntamento. E non
soltanto per la claustrofobia di
cui avrà sofferto durante il
viaggio in cellulare da
Marsiglia, dove è stata
detenuta, a Ventimiglia.
Grazie alla legge francese, che
permette le telefonate dal
carcere, Lady Matacena ha
potuto telefonare alla figlia,
sfogando la sua disperazione,
in una cella dove nessun’altra
detenuta parla italiano, senza
possibilità di incontrare i suoi
legali italiani: «Il gip di Reggio
Calabria ci vieta di
comunicare con lei per altri
cinque giorni — si lamenta
l’avvocato Bonaventura
Candido —. Stiamo valutando
un ricorso alla Corte europea
per i diritti dell’uomo».
Elisabetta Rosaspina
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Fiorenza Sarzanini
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L’intervista D’Ascola (Ncd) è anche senatore e relatore del ddl su falso in bilancio e riciclaggio: «Nessuna incompatibilità: lui è accusato di un altro reato»
«Sono suo avvocato, ma non c’è conflitto d’interessi»
ROMA — «Rinunciare alla difesa di
Claudio Scajola? Mi dimostrino che c’è
una incompatibilità, ma lo facciano
con argomenti seri, e io rimetto il mandato...». L’avvocato reggino Nico
D’Ascola, un professionista che veste e
parla come un uomo di altri tempi, tira
in ballo onore, rispettabilità, valori etici. E non indietreggia di un solo millimetro davanti a chi paventa il fumus di
un possibile conflitto d’interessi per la
sua doppia veste: quella di senatore del
Ncd, nonché relatore del ddl anticorruzione, e la nomina a difensore dell’ex
ministro dell’Interno di Forza Italia finito a Regina Coeli con l’accusa di aver
favorito la latitanza del condannato
Amedeo Matacena.
Le è stato affidato il compito di redigere il testo base con le norme anticorruzione, poi è arrivata la richiesta
dell’indagato Scajola. Non si poteva
evitare la «contemporaneità»?
«Guardi, io non faccio l’avvocato per
caso. Un avvocato difende chiunque.
Non può rifiutare, anche perché andrebbe incontro a un provvedimento
disciplinare. Deve accettare, sempre, a
meno che per motivi di coscienza poi
non sia in grado di assicurare la sua
prestazione professionale».
Al Senato, lei ha appena depositato
il testo base anticorruzione, sarà impegnato a partire dal 26 con i lavori di
commissione e dell’Aula.
«Ecco, appunto, io mi sto occupando di reati contro la Pubblica amministrazione, di false comunicazioni sociali e di autoriciclaggio. Invece a
Scajola viene contestato l’articolo 390
per il favoreggiamento di un condannato in via definitiva. Il contenuto del
ddl anticorruzione non c’entra nulla
con quello che viene contestato a
Scajola».
Quindi, lei è sereno.
Palazzo Madama
Il senatore Nicola
D’Ascola, è il relatore del ddl anticorruzione e il difensore di Scajola
(Benvegnù-Guaitoli)
«Ripeto, mi dimostrino con argomenti seri che c’è una incompatibilità e
io ci ripenso».
Il testo base anticorruzione che lei
ha confezionato è ben più garantista
della proposta originaria formulata
dal presidente Pietro Grasso.
Il testo
Al Senato
Dal 27 maggio
si discuterà il
disegno di legge
anticorruzione
Le novità
Il testo introduce
il reato di
autoriciclaggio,
ripristina il reato
di falso in
bilancio con
pene da 1 a 4
anni e prevede
un aumento dei
tempi di
prescrizione
«Partiamo da un dato: quel testo in
commissione ha avuto larghi consensi,
compreso quello del M5S e del Pd. Ha
votato contro solo Forza Italia. Poi il regolamento impone al relatore di non
privilegiare il testo di Tizio o di Caio ma
di considerarli tutti allo stesso modo. E
nel nostro caso i testi presentati erano
5».
Ma il ddl Grasso era più incisivo
sul fronte della lotta alla corruzione.
«Diciamo che il mio testo e quello
del presidente sono perfettamente sovrapponibili per quel che riguarda
l’inasprimento delle pene per i reati
contro la Pubblica amministrazione. Io
non sono intervenuto con il bilancino:
ho semplicemente detto “fate voi”».
Sulla non punibilità del concusso,
però, non ha seguito l’indicazione di
Grasso.
«Guardi, una inversione a U di questo tipo non me la sono sentita di farla.
L’intervento della legge Severino, che
ha introdotto al punibilità del concusso, è stato molto importante ed è stato
fatto anche in seguito alle raccomandazioni dell’Ocse. Per cui tornare indietro mi sembrerebbe una follia».
E il falso in bilancio?
«Anche su questo il mio testo si sovrappone a quello di Grasso perché inquadra un reato di pericolo procedibile
d’ufficio».
Invece per l’autoriciclaggio lei ha
preso un’altra strada.
«Con la formulazione larga si rischiava il paradosso: quello di fare
condannare un ladruncolo a sei mesi
per il furto e a 12 anni per aver utilizzato il provento di quel reato per comprarsi un panino. Io invece l’autoriciclaggio lo limito ai casi di chi investe in
attività produttive e finanziarie».
Come definirebbe il suo testo?
«Di sicuro non è affetto da estremismo garantista».
Dino Martirano
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Martedì 20 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Esteri
Cyberguerra La mossa dell’amministrazione Obama può aumentare la diffidenza tra le due superpotenze
Usa, incriminati militari cinesi
L’accusa: spionaggio elettronico
I cinque ufficiali avrebbero rubato segreti industriali
DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK — Uno, nel mondo
degli «hacker», è stato soprannominato «Ugly Gorilla». Un altro era noto
in Rete come KandyGoo. Ma Wang
Dong, Gu Chunhui e gli altri tre cinesi finiti nel mirino della giustizia Usa
non sono «smanettoni» qualsiasi:
sono ufficiali dell’Esercito popolare
di liberazione, l’Armata Rossa di Pechino. E lavorano nell’unità 61398:
un palazzone bianco di uffici a Shanghai dal quale sono partiti alcuni dei
più insidiosi attacchi informatici
contro aziende americane.
Washington li denuncia da anni.
Non avendo ottenuto alcun risultato,
è passata alle vie di fatto: ieri, per la
prima volta nella storia dei rapporti
tra le due potenze, il ministero della
Giustizia ha formalmente incriminato i cinque ufficiali cinesi, accusati di
Guerra segreta
aver rubato segreti industriali a vari
grandi gruppi americani: Westinghouse per il progetto di nuove centrali nucleari, Us Steel (acciaio), Alcoa (alluminio), Solar World (pannelli solari) e altro ancora. Ai cinque
un «grand jury» che si è riunito a Pittsburgh, in Pennsylvania, ha contestato ben 31 capi di imputazione.
Che, se processati, potrebbero costare loro diverse decine di anni di carcere.
L’amministrazione Usa è la prima
a sapere che la Cina non consegnerà
mai i cinque militari. Ma, non essendo riuscita ad ottenere alcun risultato attraverso i negoziati diplomatici,
Washington ha deciso di alzare comunque il tono dello scontro con un
atto che è, sì, simbolico, ma manda
un messaggio forte: «Non accetteremo più il sabotaggio di compagnie
americane: sono azioni che costano
molti posti di lavoro al nostro Paese»
ha dichiarato ieri lo stesso ministro
della Giustizia, Eric Holder.
Il governo cinese ha reagito con
veemenza accusando gli Usa di aver
costruito a tavolino le prove contro i
cinque militari e ha deciso, per rappresaglia, di sospendere la partecipazione ai negoziati bilaterali del Internet Working Group sino-americano: un comitato che era stato costituito proprio per cercare di risolvere
le controversie sullo spionaggio cibernetico tra i due Paesi. Il comitato
Il ministro della Giustizia
«Non accetteremo il
sabotaggio delle compagnie
Usa: sono azioni che costano
posti di lavoro al Paese»
venne creato un anno fa: una decisione scaturita dal primo vertice informale tra Barack Obama e il nuovo
presidente cinese Xi Jinping che si
incontrarono lontano dalle telecamere a Rancho Mirage, in California.
Allora il presidente Usa pose con
forza la questione dello spionaggio
industriale: un fenomeno di vastissime dimensioni, che ormai interessa
almeno 140 gruppi statunitensi e che
ha provocato all’America danni economici molto estesi. Le stime, su
questo, variano dai 25 ai 120 miliardi
di dollari. Ricostruite nei minimi
dettagli da società specializzate nella
sicurezza informatica come la Mandiant, queste incursioni informatiche per carpire segreti hanno già
portato a gravi alterazioni della concorrenza. E fin dal 2012 il ministero
della Giustizia ha creato una squadra
di magistrati specializzati in questo
tipo di indagini. Anche se i cinesi negano tutto, gli inquirenti hanno potuto facilmente dimostrare che, ad
esempio, gli «hacker» militari rubavano le tecnologie nucleari di Westinghouse proprio mentre il governo cinese discuteva col gruppo Usa
della costruzione di una nuova centrale atomica.
Un anno fa Obama sperò di poter
ottenere un cambiamento di rotta
dal nuovo presidente. Ma Pechino,
facendo leva anche sulle rivelazioni
di Edward Snowden circa lo spionaggio a tappeto della Nsa, ha ignorato le richieste di Washington atteggiandosi, anzi, a vittima delle intrusioni senza limiti della potente macchina spionistica Usa. Washington,
però, ha sempre sostenuto di spiare
solo per motivi di sicurezza, non per
dare un vantaggio illecito alle sue
aziende. Ed è questo che contesta ora
alla Cina che, ad esempio, nei pannelli solari sta togliendo quote di
mercato all’americana Solar World
vendendo a prezzi stracciati sistemi
basati sulla tecnologia trafugata in
America. Da qui la decisione di rompere gli indugi e andare allo scontro
anche se questo può compromettere
i pochi canali di dialogo rimasti tra i
due Paesi.
Massimo Gaggi
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Tra Cina e Stati Uniti è in corso da tempo
temp un conflitto nascosto che corre lungo
g le linee ad alta velocit
velocità
cità di Internet
Pechino
LA STRUTTURA
Secondo indiscrezioni, dietro gli attacchi informatici all’estero
(Stati Uniti e altri Paesi occidentali) ci sarebbe l'«Unità 61398»,
una divisione segreta dell’Esercito di liberazione cinese con sede
a Shanghai, nel distretto finanziario di Pudong
CINA
USA
Shanghai
LA REAZIONE
Il presidente Barack Obama (nella foto).
La Casa Bianca ha definito l’attacco informatico come
«inaccettabile e un qualcosa che non può essere tollerato,
sia da parte della Cina che di altri Paesi»
PRECEDENTI
Le foto segnaletiche
diramate dall’Fbi di cinque ufficiali
dell’esercito cinese accusati per la prima
volta ufficialmente da un Grand jury
americano di «spionaggio economico
e furto di segreti commerciali»
141
Le organizzazioni, le industrie
e gli enti internazionali che
avrebbero subito «furti informatici»
da parte dell’Unità 61398
In passato, gli Stati Uniti sono stati
ati
più volte nel mirino degli hacker
ono,
cinesi: colpiti i server del Pentagono,
di grandi industrie e società
informatiche e anche di grandi
quotidiani come il New York Timess
CDS
La visita Alla firma un accordo per fornire alla Repubblica Popolare 38 miliardi di metri cubi all’anno
Putin a Shanghai: «Venderò a voi il mio gas»
Il Cremlino prova a rompere l’isolamento
corteggiando la Cina, che resta «prudente»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PECHINO — Vladimir Putin si è fatto precedere a Shanghai da una mezza dozzina di
navi, un sommergibile, aerei ed elicotteri. Le
unità della marina russa partecipano a
un’esercitazione di una settimana con la
flotta cinese. Il leader del Cremlino invece
incontra oggi il presidente Xi Jinping e punta soprattutto a concludere un grande accordo sulla fornitura di gas naturale russo alla
Cina sul quale Mosca e Pechino stanno negoziando da anni. Il contratto tra la Gazprom
e il governo cinese prevede che, a partire dal
2018 e per trent’anni, dalla Siberia arrivino
38 miliardi di metri cubi di gas all’anno, con
la prospettiva di raddoppiare il quantitativo.
Per Putin si tratta di uscire dall’imbuto nel
quale si è infilato con l’avventura in Crimea,
dimostrando che il suo regime non è isolato
e ha un partner della forza della Cina che
può aiutarlo a resistere alle sanzioni degli
Stati Uniti e alle pressioni dell’Europa. «Le
nostre posizioni sulle principali questioni
internazionali sono simili se non identiche», ha detto Putin alla stampa cinese. Eppure, sia la presenza nel porto di Shanghai
delle navi russe guidate dal potente incrociatore lanciamissili Varyag, sia la possibile
firma della fornitura di gas, sono segnali di
una relazione tra Mosca e Pechino sbilanciata a favore della Cina. Il viceministro dell’Energia russo dice che il contratto è pronto
al 98 per cento: ma nel 2 per cento da risolvere c’è la questione del prezzo, anche se, secondo Russia Today, l’intesa sarebbe intorno ai 456 miliardi di dollari.
I cinesi trattano al ribasso, forti della loro
superiorità economica e della consapevolezza che Mosca ha un urgente bisogno di diversificare la clientela ora che tra shale gas
americano e nuove fonti di energia europee
la ricchezza di idrocarburi della Russia conta
meno per l’Occidente. Il fatturato di Gaz-
prom è generato all’80% in Europa. È dal
2004 che delegazioni russe e cinesi discutono sul gasdotto che dovrebbe collegare i giacimenti nella Siberia orientale con la Cina; lo
scoglio è sempre stato il prezzo. Pechino ha
saputo tener duro aspettando il momento
più favorevole e nel frattempo ha trovato altri fornitori, come il Turkmenistan, il Qatar e
la Birmania: a questo punto gli analisti
scommettono che i russi saranno costretti a
cedere sul prezzo. Anche le grandi manovre
aeronavali nel Mar cinese orientale sono interpretate come un vantaggio per Pechino
nella relazione con Mosca. Gli esperti di sicurezza ci vedono il sostegno russo ai cinesi
nel confronto con il Giappone.
La Cina invece non è stata altrettanto disponibile ad appoggiare il Cremlino nella
sua avventura in Crimea ai danni dell’Ucrai-
Il russo Rybolovlev
Per l’oligarca il divorzio da 3 miliardi
MOSCA — Un amore carissimo: Dmitrij Rybolovlev, il
multimiliardario russo proprietario della squadra di calcio
del Monaco, dovrà pagare oltre 4 miliardi di franchi svizzeri
(circa 3,2 miliardi di euro) all’ex moglie Elena. Ultimo
capitolo di una vicenda giudiziaria iniziata nel 2008, dopo
una matrimonio durato 23 anni. La cifra fa impallidire
anche quelle sborsate da personaggi come Rupert Murdoch
e Roman Abramovich: è «il divorzio del secolo».
na. Xi Jinping ha ordinato ai suoi diplomatici alle Nazioni Unite di restare fuori dalla sfida tra russi e occidentali, sia per non mettere a rischio i rapporti commerciali con Stati
Uniti ed Europa che sono i mercati più importanti per le esportazioni cinesi, sia perché ogni caso di secessione di un territorio
mette in allarme l’impero cinese che pensa
al suo Tibet e allo Xinjiang.
Per quanto riguarda il contratto sul gas,
una fonte di Gazprom ha detto che a Shanghai tra oggi e domani si potrebbe arrivare
comunque a una firma «politica» anche senza l’accordo definitivo sul prezzo. Dopo tutto
la Cina, che già importa un terzo del suo gas,
ha messo nel nuovo piano energetico la promessa di ridurre la dipendenza dal carbone
altamente inquinante: l’obiettivo fissato da
Pechino per il 2020 è di consumare 420 miliardi di metri cubi di gas all’anno, tre volte
tanto rispetto ai 170 miliardi del 2013. I 38
miliardi di metri cubi di gas siberiano (che
dovrebbero arrivare a 62 a pieno regime)
rappresentano una quota importante.
Ancora ieri però, Pechino ha voluto chiarire che sono gli amici russi ad avere più bisogno della firma: «La crisi per l’Ucraina e le
sanzioni occidentali stanno forzando Mosca
a guardare a Oriente», ha detto in un briefing per la stampa il professor Wang Yiwei,
direttore del centro per gli studi europei dell’Università del Popolo.
Guido Santevecchi
@guidosant
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Verso le presidenziali
In marcia Soldati ucraini nell’Est (Afp)
Mosca annuncia
(di nuovo)
il ritiro
dall’Ucraina
MOSCA — È la quarta volta che
Vladimir Putin annuncia il ritiro delle
truppe dalla frontiera ucraina e viene
subito smentito dalla Nato che con i
suoi satelliti dice di non aver visto
alcun cambiamento significativo. Ora,
però, al comunicato del Cremlino si
accompagnano altri segni che
potrebbero fare pensare a sostanziali
passi avanti sulla strada della
distensione. Nei prossimi giorni, tra
l’altro, ci sarà una ripresa delle
trattative tra Ucraina, Russia ed Europa
anche sul fronte del gas e dei necessari
finanziamenti per evitare il tracollo
dell’economia di Kiev. Una indicazione
importante della reale situazione potrà
venire domenica, quando si
svolgeranno nel Paese le elezioni
presidenziali. Ci si chiede, infatti, cosa
potrà accadere nelle regioni dell’Est e
soprattutto nelle autoproclamate
repubbliche indipendenti di Donetsk e
Luhansk, i cui dirigenti hanno già
detto che non riconosceranno i
risultati del voto e non apriranno
nemmeno i seggi. Hanno fatto molto
rumore in Russia le notizie pubblicate
dall’autorevole sito internet Slon su chi
comandi effettivamente nelle
roccaforti dei ribelli indipendentisti.
Un giornalista che lo conosceva da
tempo, afferma che il primo ministro
della Repubblica di Slovyansk,
Aleksandr Borodaj, è un politologo
russo abbastanza noto. Russo è anche
Igor Strelkov, il capo dei separatisti di
questa città. Entrambi sarebbero stati
poi dipendenti di un piccolo oligarca
moscovita, tale Konstantin Malofeev.
Sono state diffuse intercettazioni
telefoniche in cui Malofeev, che
finanzierebbe il tutto (magari con
quattrini dei servizi segreti russi),
impartisce ordini ai ribelli. Dopo aver
detto al ministro della Difesa di ritirare
negli alloggiamenti normali i 35-40
mila uomini che si trovano alla
frontiera con l’Ucraina, Putin ha
parlato al telefono con la cancelliera
Angela Merkel. Il presidente russo ha
anche giudicato positivamente i primi
contatti tra il governo di Kiev e gli
indipendentisti. Ha poi chiesto che
anche le autorità ucraine ritirino
l’esercito dall’Est dove è ancora in
corso la cosiddetta «operazione
antiterrorismo». Ma è improbabile che
ciò avvenga, visto che pure i separatisti
non cessano la loro attività: ieri si sono
impossessati della sede delle ferrovie
di Donetsk, uno snodo fondamentale.
Il ministro degli Esteri russo Sergej
Lavrov ha detto che l’eventuale
fornitura di gas all’Ucraina da parte
della Slovacchia (che girerebbe a Kiev
metano di Gazprom) non viola gli
accordi. Un altro segno di apertura. Ma
è sul ritiro delle truppe dalla frontiera
che è puntata l’attenzione. Putin
l’aveva detto la prima volta il 31 marzo.
Poi lo aveva ri-annunciato il ministro
della Difesa e quindi ancora lo stesso
presidente il 7 maggio. Si spera che
questa sia la volta buona. Ma Nato e
Washington sono scettiche: «Vogliamo
prove certe dell’effettivo movimento di
uomini e mezzi».
Fabrizio Dragosei
@Drag6
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Martedì 20 Maggio 2014
Esteri 11
italia: 51575551575557
La crisi
Libia, sospeso il Parlamento. La Farnesina: «Italiani, valutate il rientro»
La Libia trattiene il fiato, mentre il
braccio di ferro tra fronte islamico e
forze laiche si fa più serrato.
«Siamo nella massima incertezza.
Potrebbe prevalere la ragione che
porta al dialogo, ma anche lo
scoppio di una guerra civile
fratricida destinato a devastare la
capitale e a non produrre alcuna
soluzione concreta, visto che le
milizie nei due campi più o meno si
equivalgono», sostengono tra i
circoli diplomatici occidentali nella
capitale libica. Segnale della crisi è
anche la produzione petrolifera:
Le elezioni
sprofondata dal milione e 400mila
barili quotidiani un anno fa ai
150.000 odierni. La grande
maggioranza dei Paesi arabi chiude
le proprie ambasciate e fa partire il
personale. Lo hanno fatto nei giorni
scorsi Algeria, Giordania ed Egitto,
cui si sono aggiunti ieri Arabia
Saudita ed Emirati. A Bengasi
l’aeroporto è chiuso. Intanto cresce
il numero delle unità scelte
dell’esercito che ha deciso di
sostenere Khalifa Haftar, l’ex
generale di Gheddafi che sta
coalizzando le milizie laiche contro
quelle legate ai Fratelli Musulmani.
Negli ultimi giorni gli scontri
hanno causato oltre 80 morti a
Bengasi. A Tripoli invece l’attacco
domenica contro il Parlamento
sarebbe costato almeno due
vittime.
Anche l’Italia, da sempre partner
europeo e vicino privilegiato della
Libia, prende provvedimenti. «La
Libia è il Paese da cui provengono il
96 per cento degli sbarchi. Per noi è
una priorità assoluta», allerta
Matteo Renzi chiedendo la
collaborazione dell’Europa.
A Tripoli Militari dell’esercito libico
Rafforzati dunque i contatti con i
circa 1.200 tra italiani e italo-libici
che risiedono nel Paese. Alitalia,
che continua a volare da Roma (due
compagnie aeree tunisine per
contro hanno sospeso i
collegamenti), favorisce biglietti e
rientri. Soprattutto, il personale
dell’ambasciata segue da vicino
l’ottantina di imprenditori e
rappresentanti italiani che da un
paio di giorni si trovano nel Paese
per partecipare alla «Libya Build»,
la fiera voluta dal governo locale
per cercare di rilanciare l’economia.
Tra loro molti imprenditori edili
marchigiani decisi a non perdere le
grandi opportunità che, nonostante
la destabilizzazione, la Libia
continua ad offrire. L’interscambio
tra Italia e Libia resta in crescita, nel
2013 ha superato gli 11 miliardi di
euro. Eppure adesso l’ordine di
evacuazione arriva direttamente
dalla Farnesina. Pare che la grande
maggioranza dei visitatori italiani
rientrerà oggi con un giorno e
mezzo di anticipo sul programma.
Lorenzo Cremonesi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Entrambi i candidati in lizza sono espressione di visioni sorpassate imprescindibili dall’esercito. Ma gridare alla controrivoluzione è un errore
Quei vecchi stereotipi sull’Egitto
Il generale Al Sisi non sarà un Faraone
Ecco perché molti intellettuali appoggiano l’ex ministro della Difesa
Pubblichiamo un articolo dello
scrittore Marco Alloni. Nato in
Svizzera nel ‘67, vive al Cairo da
17 anni. Sposato con una giornalista egiziana, ha due figli e si
professa «musulmano ateo»,
«ateo per vocazione e musulmano per necessità». Ha scritto il
romanzo «Shaitan» (Imprimatur, 2013)
L’Egitto è sempre visto in termini
di apocalisse. Che sia l’apocalittico,
abusato «autunno arabo» che ha fatto seguito all’esultanza della «primavera» o l’allarmistico «golpe» con cui
si è rimosso di fatto lo spettro della
guerra civile, la misura intermedia
della Realpolitik sembra negatagli.
Ora un nuovo pathos, una nuova
sindrome da «incompatibilità con la
democrazia», si abbatte sulle rive nilotiche: il timor panico che, con la
probabile vittoria di Abdel Fattah Al
Sisi alle presidenziali del 26 e 27
maggio, si assista a un ripristino dell’ancien régime e al cosiddetto «ritorno dei militari».
È un’ennesima deriva, forse un
vero e proprio naufragio, di quel realismo politico che misurando il contingente per categorie dimentica che
ancien régime è termine che mal si
applica a un Paese che ha volto le
spalle al passato, traversato tre ondate rivoluzionarie e scongiurato nel
sangue l’alternativa islamista. E che,
nell’equiparare sessant’anni di regime all’eventuale nomina di Al Sisi a
raìs, rimuove di fatto ogni elemento
di novità incarnato dall’ex ministro
della Difesa e il sostegno trasversale
che ne accompagna l’avvento.
Un assioma dualistico vorrebbe
In piazza
Sostenitori
dell’ex ministro della Difesa egiziano e
candidato alla
presidenza
Abdel Fattah
Al Sisi (Epa)
che l’appoggio a Al Sisi sia eo ipso
sostegno ai militari o alla gestione
militare del Paese. Eppure non pro o
contro l’esercito si esplicano le prossime presidenziali, ma in due visioni
vecchio stampo — liberale (Al Sisi) e
socialista-nasseriana (Sabahi) —
che il commentatore Ibrahim Issa sa
analogamente «imprescindibili dal
sostegno delle forze armate».
Riproporre la contrapposizione
rivoluzionari/reazionari è quindi un
azzardo anche sul piano sociale. Non
foss’altro perché il sostegno a Al Sisi
è trasversale ai due fronti, la vecchia
classe intellettuale paradossalmente
schierata con i giovani del Tamarrud
e il fronte progressista frammentario
al punto da risultare insussistente.
La vera incongruità nell’evocare
un ritorno all’ancien régime è anche
nel fraintendimento della figura del
mushir, che per la prima volta pronuncia una frase senza precedenti:
«Se il popolo volesse depormi, lascerei il posto». Uomo intelligente, di
smisurate ambizioni patriottiche, Al
Sisi sa che sull’altare della storia gli si
offre l’occasione di una svolta epocale più remunerativa dei biechi arricchimenti o della perpetuazione dello
status quo, e che misurandosi con
un popolo insorto, non con l’Egitto
dell’obbedienza, se rifiuta l’agenda
dei famosi «100 giorni» all’europea
— su cui era scivolato il populismo
Al voto
di Morsi — nondimeno non può
ignorare la svolta antropologica che
il suo popolo reclama come contropartita alla fiducia. E questo atteggiamento, da statista non ancora
prono all’equivoco dell’autoritarismo, lascia presagire uno scenario
che mal si attaglia all’idea di una
semplice replica del passato.
Cruciale per cogliere il divario fra
un Egitto macchiettizzato nei suoi
manicheismi e la sua autentica vocazione rivoluzionaria resta comunque
il sentire della gente. Lo scrittore Gamal Al Ghitani lo sintetizza in una
formula: «Nel voler liberare il Paese
dal terrorismo, Al Sisi ha assunto la
decisione più pericolosa: l’Occidente
non se ne avvede, ma incarna la richiesta di milioni di
persone». Analoga posizione in Mohammad
Hasanein Heikel, veterano del giornalismo
nazionale: «Al Sisi è il
candidato della necessità, l’unica alternativa
possibile per sconfiggere il terrorismo». Gli fa
eco Abdel Rahman Al
Abdudi, bardo popolare: «Al Sisi, rispetto a
Sabahi, rappresenta la
novità politica adeguata al nuovo tempo di
guerra». E lo scrittore Sonallah
Ibrahim si spinge a parlare addirittura di un «cambio di rotta imprescindibile».
Certo, resta l’incognita dell’incoronazione plebiscitaria, che in passato ha coinciso con la faraonizzazione del potere. Resta l’enigma sul
margine di manovra effettivo delle
future opposizioni. Ma se qualificare
— come Alaa Al-Aswani — la prospettiva di una presidenza Al Sisi
«espressione della rivoluzione» ha
dell’ottimistico, gridare alla controrivoluzione è disfattismo della ragione.
Marco Alloni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Seconda volta
Per la seconda volta
della rivoluzione del
2011 l’Egitto tornerà
alle urne il 26 e 27
maggio per eleggere il
presidente. Dal luglio
2013, quando il
generale Al Sisi depose
il presidente islamico
Morsi, eletto l’anno
prima, il Paese è retto
da un presidente ad
interim senza poteri di
fatto. Il 5 giugno
saranno annunciati i
risultati
Candidati
I candidati sono due,
ma l’esito è scontato. Il
generale Abdel Fattah
Al Sisi, 59 anni, ex
ministro della Difesa
nominato da Morsi,
vincerà con una
percentuale che si
prevede superiore al
90%. Lo sfidante è il
nasseriano e laico
Hamdeen Sabahi (foto),
59 anni, figura chiave
dell’opposizione sotto
Mubarak, arrivato terzo
nelle presidenziali 2012
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italia: 51575551575557
Martedì 20 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 20 Maggio 2014
Esteri 13
italia: 51575551575557
La polemica Il leader dello Ukip costretto a scusarsi
Catastrofe
«No a vicini romeni»
Sul populista Farage
l’accusa di razzismo
Alluvione
nei Balcani:
47 morti
Londra, gli euroscettici in difficoltà
LONDRA — Alla vigilia di
un’elezione che sembrava destinata a sigillare con i numeri
l’importanza di Ukip nel panorama politico britannico, Nigel
Farage scivola. Se ieri il leader
del partito ha acquistato una
pagina intera del quotidiano
Daily Telegraph, storicamente
schierato con i conservatori, per
spiegare i suoi commenti sui
romeni, vuol dire che quella frase, apparentemente «formulata
male a causa della stanchezza»,
ha fatto qualche danno.
Non era una frase innocua.
Alla domanda «secondo lei ci si
dovrebbe preoccupare se un
gruppo di romeni si trasferisce
nella casa accanto?» la risposta
di Farage è stata un inequivocabile «sì». Le accuse di razzismo
sono arrivate da destra e sinistra, ma il relativo silenzio del
premier David Cameron e del
leader laburista Ed Miliband è
illustrativo della reale minaccia
che l’Independence Party rappresenta non solo alle europee,
ma anche alle politiche dell’anno prossimo. Per Cameron «Farage è il simbolo della politica
dell’odio e della divisione, non
la politica delle risposte», mentre secondo Miliband «Farage
ha pronunciato una frase razzista, ma non è razzista». Il mes-
La carta d’identità
Il partito anti Europa
nato dopo Maastricht
«Ukip» sta per «United
Kingdom Independence
Party»: è il partito
antieuropeista fondato
nel 1993, un anno dopo
il Trattato di Maastricht
A Strasburgo insieme
alla Lega Nord
L’Ukip è rappresentato
all’Europarlamento
con 9 deputati sui 73
del Regno Unito.
A Strasburgo fa gruppo
con la Lega
Rigidi sugli immigrati
Meno tasse per i ricchi
Il partito di Farage è
euroscettico, ha una
visione molto ristretta
sull’immigrazione (anche
all’interno dei Paesi Ue) e
vuole detrazioni fiscali
per chi ha redditi alti
saggio è chiaro. Sparare a zero
contro Farage, anche quando ha
torto, può essere pericoloso.
Il leader di Ukip non ha fatto
marcia indietro, ha solo chiarito
cosa voleva dire. In un’intervista
con la Bbc ieri ha sopportato
quattro volte che gli fosse chiesto se voleva scusarsi senza farlo, ammettendo esclusivamente
di non aver utilizzato bene le
parole: «Avrei dovuto spiegare
subito che c’è un problema vero
con la criminalità delle bande
romene — ha sottolineato —.
La maggior parte dei romeni
che si sono trasferiti in Gran
Bretagna è alla ricerca di una vita migliore, non costituisce una
minaccia, ma è vero che il 92%
dei crimini vicino ai bancomat è
commesso da romeni, così come è vero che nei 28 Paesi dell’Unione il 7% dei reati è responsabilità di 240 bande romene».
Se Miliband e Cameron hanno
utilizzato toni moderati — «la
politica è brutta abbastanza
senza andare in giro ad accusare
gli altri di razzimo», ha ricordato il premier — diversi deputati
sono stati meno pacati. «Le frasi
di Farage mi ricordano il razzismo che ha accolto i miei genitori quando si sono trasferiti
qui», ha detto il laburista David
Lammy, i cui genitori sono della
Dietrofront Il leader del partito britannico «Ukip» Nigel Farage, 50 anni, in un pub di Bath (Ap)
Ha detto
❜❜
La spiegazione
La maggior parte
degli immigrati
cerca una vita
migliore, ma c’è
un problema vero
con la criminalità
delle bande romene
Guyana. Dura anche la posizione di Yvette Copper, ministro
degli Interni del governo ombra: «Essere preoccupati per
l’immigrazione non vuol dire
essere razzisti, ma è razzismo
fomentare i timori altrui su vicini stranieri, come isolare un
gruppo di stranieri piuttosto
che un altro».
Con le sue giacche tweed, le
camicie a quadri e le cravatte
con gli stemmi, Farage è un populista, un grande comunicatore nel quale la middle England
tanto corteggiata da conservatori e laburisti sembra ritrovarsi
con facilità. Non ha né l’accento
di Eton di Cameron né il piglio
da intellettuale di Miliband.
Non si lascia intimidire e rara-
mente perde colpi. La scivolata
sui romeni si nota anche per
questo. Se prima era un grande
lavoratore, all’indomani delle
critiche Farage è instancabile.
Ha sull’agenda due giorni di
fuoco. Parla con tutti, promette
un «Carnevale multietnico» per
«neri e minoranze» nel tentativo di trascinarli dentro il suo
movimento, che definisce «una
vera rivoluzione politica». I
sondaggi danno segnali misti.
Ukip potrebbe raddoppiare i
suoi europarlamentari. Dalle
urne uscirà come primo partito
secondo alcune analisi, secondo
o terzo secondo altre. Certo non
è più una minoranza.
Paola De Carolis
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La peggior catastrofe degli
ultimi 120 anni. È quella che ha
colpito i Balcani. Un’alluvione
che ha già causato 47 vittime in
Serbia e Bosnia. Belgrado è in
allarme per la piena della Sava.
A Krupanj (nella foto) e a
Obrenovac, la località più
colpita, sono già state evacuate
quasi ottomila persone. E altre
duemila sono intrappolate sui
piani alti delle case. Alle
operazioni di soccorso in
Serbia partecipano diecimila
volontari. In Bosnia tre quarti
della popolazione ha subito
danni.. Tutto il Nord del Paese
è allagato e destano
preoccupazione per il rischio
epidemie i corpi in
decomposizione degli animali
annegati. Sui luoghi interessati
sono stati inviati inceneritori
mobili. L’ambasciata della
Serbia a Roma ha lanciato
richieste d’aiuto per
medicinali, indumenti,
donazioni che si possono
consegnare nelle sedi
diplomatiche in Italia. Le
donazioni si possono effettuare
sul conto dell’ambasciata della
Repubblica di Serbia, Iban: IT
86 I 02008 05120
000400724321, Swift:
UNCRITM1723, Unicredit.
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Martedì 20 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Cronache
Santa Sede Per la prima volta un pontefice apre i lavori della Conferenza episcopale
Il Papa e l’Italia della crisi:
non cedere al catastrofismo
Il discorso ai vescovi: «Le divisioni deturpano la Chiesa»
CITTÀ DEL VATICANO — C’è
un’immagine che dice tutto,
quando Francesco ricorda ai vescovi italiani la tentazione distinguere «tra “noi” e “gli altri”»
e mette in guardia dalle «chiusure» e dall’«attesa sterile di chi
non esce dal proprio recinto e
non attraversa la piazza, ma rimane a sedere ai piedi del campanile, lasciando che il mondo
vada per la sua strada». La stessa
crisi è una «emergenza storica»
che «interpella la responsabilità
sociale di tutti», dice: «Come
Chiesa, aiutiamo a non cedere al
catastrofismo e alla rassegnazione».
È la prima volta che il Papa
apre un’assemblea Cei, nell’aula
del Sinodo c’è afa e il pienone
delle grandi occasioni e l’attesa
di una scossa storica: Bergoglio
entra alle 16,53, accolto dal cardinale Bagnasco e dagli applausi, ascolta assorto la lettura del
Vangelo di Giovanni sul primato
di Pietro — il brano nel quale
Gesù gli dice: «Pasci i miei
agnelli...» — ed esordisce così:
«Mi ha sempre colpito come fi-
I tre luoghi
«Come cristiani siate
presenti prima di tutto in
tre "luoghi": la famiglia,
i disoccupati, i migranti»
nisce questo dialogo:“Sèguimi”.
Pietro ha avuto ancora la tentazione della curiosità e Gesù gli
ripete: “A te che importa? Tu sèguimi”. Ecco, io vorrei andarmene con questo messaggio
soltanto...».
Risate dalla platea, ma il segnale è chiarissimo. «Quel seguire Gesù: questo è importante!». Francesco che spiega:«La
spiritualità è ritorno all’essenziale». Che a uno degli episcopati più organizzati al mondo, anche economicamente, parla della «tentazione» e «presunzione»
di chi si «illude di poter far conto solamente sull’abbondanza di
risorse e di strutture, sulle strategie organizzative». E soprat-
tutto consegna a tutti il discorso
che Paolo VI tenne cinquant’anni fa ai vescovi italiani per chiedere «un forte e rinnovato spirito di unità», un testo che è una
sorta di secondo atto di fondazione della Cei, «un gioiello, come fosse stato scritto ieri», dice,
quasi chiedesse un nuovo inizio:
«La mancanza o la povertà di comunione costituisce lo scandalo
più grande, l’eresia che deturpa
il volto del Signore e dilania la
sua Chiesa», scandisce Bergoglio. L’unità «richiede un cuore
spogliato di ogni interesse mondano», senza verticismi: la «nota dominante» indicata da Montini è «la libera e ampia possibilità discussione» tra i vescovi, in
L’entrata
L’arrivo di papa Francesco
nell’aula del Sinodo, in
Vaticano, per l’apertura dei
lavori dell’assemblea della
Conferenza episcopale italiana
(foto Ansa / Claudio Peri)
un’assemblea «è importante che
ognuno dica ciò che sente, senza vergogna». I problemi sono
altri: «Le chiacchiere, le mezze
verità che diventano bugie, la litania delle lamentele, il rodersi
della gelosia, l’accecamento indotto dall’invidia, l’ambizione
che genera correnti, consorterie,
settarismo: quant’è vuoto il cielo di chi è ossessionato da se
stesso». La Chiesa italiana deve
cambiare e guardarsi dal «ripiegamento che va a cercare nelle
forme del passato le sicurezze
perdute». Ai vescovi chiede «un
annuncio cadenzato, mi raccomando, sull’eloquenza dei gesti:
siate semplici nello stile di vita,
distaccati, poveri e misericordiosi, interiormente liberi per
affiancare le persone lungo le
notti delle loro solitudini».
Accanto al Papa ci sono il cardinale presidente Bagnasco e il
vice Bassetti, possibile successore. L’assemblea discuterà le
nuove regole ma i vescovi desiderano che il presidente resti di
nomina papale, dopo una consultazione ampia della «base»
con una rosa di nomi. Ma non è
questione di persone, chiarisce
Bergoglio, «i membri della presidenza sono tutti uomini del
Papa!». Francesco cita I bambini
ci guardano di De Sica: «Il popolo di Dio ci guarda». Ed esorta i
vescovi a essere presenti in tre
«luoghi» soprattutto: la famiglia
(l’invito a «chinarsi» su chi «vede compromesso il progetto di
vita» sembra riferirsi ai divorziati), i migranti e i disoccupati .
Gian Guido Vecchi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riciclaggio Il rapporto della vigilanza vaticana
Transazioni sospette
Da 6 a 202 in un anno
ROMA — Il 2013 è stato un
anno-record per quanto riguarda la segnalazione di
operazioni finanziarie sospette in Vaticano. Sono passate dalle sei del 2012 a ben
202 dell’anno passato. La
metà di queste segnalazioni
(per la quasi totalità riguardanti lo Ior) si sono concentrate negli ultimi due mesi
del 2013 (novembre e dicembre), visto che al Comitato
Moneyval ne erano state segnalate (a far data dal 30 ottobre 2013) 105.
Questa crescita, ha spiegato il direttore dell’Aif René
Bruelhart, illustrando il Rapporto annuale,«riflette sia lo
sviluppo della strumentazione legale, sia un miglioramento sostanziale della performance operativa delle entità soggette alla supervisione dell’Aif». Cinque di tutte le
segnalazioni sono state inoltrate al Promotore di giustizia per le indagini penali.
Il direttore Bruelhart ha
parlato anche dell’ispezione
interna allo Ior, sollecitata dal
Comitato Moneyval. In particolare in relazione alla esistenza dei cosiddetti «conti
misti ». Lo Ior infatti è cliente
delle banche estere e come
tale possiede dei suoi conti,
ma il danaro che muove non
è solo suo, ma anche quello
dei propri clienti.
Questo problema è emerso
nel corso dell’ispezione e dovrà essere risolto: si tratta del
nodo centrale nei rapporti
con la Banca d’Italia e con il
sistema bancario italiano.
Proprio a motivo dell’esistenza di «conti misti» sono
partite le indagini della ma-
gistratura italiana per il reato
di riciclaggio, a partire dal sequestro di 23 milioni di euro
nel 2010. E dal 2011 è stata
«congelata» tutta l’operatività dello Ior in Italia, con circa
120 milioni di euro ancora
«bloccati» presso le banche
italiane corrispondenti.
Quanto al fatto che lo Ior
ha annunciato a oltre mille
clienti che non avevano più
diritto a possedere un conto,
Bruelhart ha precisato che
nessun conto è stato chiuso
per sospetto riciclaggio, né
120
Milioni di euro
I soldi «congelati» dal 2011
presso le banche italiane
dove erano stati aperti
«conti misti» dallo Ior
poteva esserlo, perché i conti
sospetti devono essere monitorati secondo le procedure
dell’autorità finanziaria (così
come avviene in tutti i Paesi)
e non semplicemente chiusi.
L’Aif ha lavorato con quattro
controparti estere, tra cui
l’Uif della Banca d’Italia: 28
sono state le richieste di informazioni inoltrate dal Vaticano; 53 le richieste di informazioni ricevute. Tra le informazioni inviate in Italia
anche quelle relative ai conti
dell’arcivescovo emerito di
Siena Gaetano Bonicelli e del
manager bergamasco Giovanni Morzenti.
M.Antonietta Calabrò
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Martedì 20 Maggio 2014
Cronache 15
italia: 51575551575557
Gerusalemme La celebrazione di Francesco e la preoccupazione per le trattative su una possibile gestione cattolica
«Luogo sacro per noi»
No degli ebrei oltranzisti
alla messa nel Cenacolo
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
Le scritte in ebraico
«Morte agli arabi, ai cristiani e a quelli
che odiano Israele»: è la scritta apparsa
al Centro Notre Dame di Gerusalemme
GERUSALEMME — Ricostruito dai crociati, affidato da Roberto d’Angiò e la regina Sancia di
Napoli ai francescani, conquistato da Solimano il Magnifico che
lo trasformò in moschea, venerato dagli ebrei ultraortodossi che
lo considerano il luogo dove venne seppellito re Davide. Tra le
pietre contese di Gerusalemme
quelle che formano l’edificio dove papa Francesco celebrerà la
messa alla fine del suo viaggio
sono ancora più contese. Sacre a
tutte e tre le religioni monoteiste
e sotto il controllo dello Stato
israeliano.
Gli oltranzisti ebrei sostengono che permettere al Pontefice di
svolgere il rito nella sala del Cenacolo contravvenga alle regole
in vigore dai tempi del Mandato
britannico: ai fedeli è garantito
l’accesso, ma le cerimonie non
sono quasi mai permesse. In realtà già Giovanni Paolo II nel
2000 potè pronunciare queste
parole: «Celebrando questa Eucaristia nella Stanza Superiore a
Gerusalemme, siamo uniti alla
Chiesa di ogni tempo e di ogni
L’edificio
La tradizione cristiana
identifica con il piano
superiore di un antico
edificio posto sul monte
Sion, a Gerusalemme,
il luogo dove Gesù
e gli apostoli consumarono
l’Ultima cena. Al piano terra,
la tradizione ebraica
colloca la tomba di re Davide.
Durante la dominazione
ottomana l’edificio era stato
trasformato in una moschea
La città vecchia
Porta
di Erode Cupola
della Roccia
Chiesa
del Santo
Sepolcro
Sala dello
Spirito Santo
3
2
Muro
del pianto
Cittadella
(Palazzo di Erode) Città
di Davide
Cenacolo
1
Cenacolo
o Sala superiore
Tomba
di Davide
D’ARCO
luogo».
A preoccupare gli haredim (e i
musulmani) sono soprattutto le
trattative tra il governo israeliano
e la Santa Sede. L’anno scorso
sembrava che un accordo fosse
stato trovato: l’affidamento del
Cenacolo alla Custodia di Terra
Santa e quindi alla Chiesa cattolica. Con una formula di compromesso: lo Stato di Israele ne resterebbe il proprietario, lo spazio
sul Monte Sion che secondo la
tradizione ospitò l’ultima Cena di
Gesù verrebbe dato in gestione ai
francescani e aperto al culto cristiano.
Le smentite non hanno fermato le proteste e le teorie complottiste, l’intesa segreta lascerebbe
fuori e delusi gli altri. Secondo
una voce, il Vaticano darebbe in
cambio una Menorah, il candelabro salvato dalla distruzione del
Secondo tempio di Gerusalemme. «Sono tollerante, posso
capire, però condanno un attacco
aggressivo a norme che funzionano dall’epoca dei britannici»,
dice il rabbino Yitzhak Goldstein
al quotidiano Financial Times. Il
giornale israeliano Haaretz ha
invece lanciato un appello alla libertà di culto: «I cristiani a Gerusalemme non sono visitatori
temporanei, sono parte della città, della sua storia e del suo presente. Sarebbe giusto permettere
la libertà di culto sul Monte Sion
anche per loro e un accordo che
dia il via libera alle preghiere nella sala del Cenacolo porterebbe
grandi benefici diplomatici».
Gli ultraortodossi preparano
una nuova manifestazione per
giovedì, a pochi giorni dall’arrivo
del Papa. La polizia israeliana e i
servizi segreti interni temono
che gli estremisti ebrei (quelli
che lo scrittore Amos Oz ha definito «neonazisti») tentino azioni
durante la visita. Gesti più vio-
Le forze di sicurezza
Giovedì, poco prima dell’arrivo
di Bergoglio, ci sarà una
manifestazione: polizia e 007
temono azioni durante la visita
lenti e spettacolari degli insulti
anti-cristiani apparsi sul centro
Notre Dame a Gerusalemme. È
per questo allarme che gli spostamenti di Francesco in Israele
saranno molto più blindati che
quelli tra i palestinesi a Betlemme. Dove lo aspettano anche
una serie di manifesti-denuncia
che associano opere pittoriche
classiche a scene quotidiane per
raccontare la vita sotto l’occupazione.
Come si chiede Allison Kaplan
Sommer su Haaretz: «Riuscirà lo
stile amichevole e accessibile del
Papa a sopravvivere al Medio
Oriente? Se la paura impedirà
agli israeliani, cristiani o meno,
di vedere il vero Francesco sarà
una grande perdita per noi».
Davide Frattini
@dafrattini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Martedì 20 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 20 Maggio 2014
Cronache 17
italia: 51575551575557
#
Tempio Pausania Il fermato è incensurato, per il procuratore ha agito da solo
Prato
L’assassino era un amico di famiglia
Con le mani in tasca sul luogo del delitto
Giovane donna
strangolata,
interrogato
il compagno
Il piccolo Pietro è tornato a casa troppo presto: la strage era in corso
PRATO — Ci sono segni di
strangolamento sul
collo di una ragazza cinese
trovata morta a Prato. È
quanto si apprende dagli
investigatori. L’omicidio
sarebbe avvenuto in una
camera da letto
dell’abitazione di via
Pistoiese di proprietà di
un cinese che la utilizza
per l’attività di affittacamere. Nella casa vivono
almeno altre quattro
persone, tutte
connazionali della vittima,
ciascuno nella propria
stanza. Il medico legale
farebbe risalire la morte
della giovane a circa seisette ore prima del
ritrovamento. Il compagno
della vittima, cher aveva
anche il volto tumefatto è
stato a lungo ascoltato
dagli inquirenti che si sono
serviti di un interprete
perché non parla l’italiano.
TEMPIO PAUSANIA — Non c’è un
serial killer che gira per la Gallura,
spietato anche con i bambini. L’assassino di Giovanni Maria e Giulia
Azzena e del figlio Pietro, 12 anni,
ha 32 anni, si arrangiava a tempo
perso lavorando nella bottega del
padre, tappezziere, a pochi passi dal
palazzotto degli Azzena. Si chiama
Angelo Frigeri, è di Tempio Pausania, fedina penale senza macchia:
contro di lui «elementi oggettivi,
certi», garantisce il capo della Procura Domenico Fiordalisi. Che tuttavia non aggiunge altro. Ha confessato? «Non dico nulla». Aveva complici? «Non mi esprimo». Frigeri è
in stato di fermo: omicidio plurimo
con l’aggravante della particolare
crudeltà, accusa da ergastolo.
Il procuratore vuole rassicurare la
gente, scossa per la tragedia. Il caso
sembrerebbe risolto dopo neanche
48 ore, ma non è chiuso. Gli elementi certi trapelano: tracce dappertutto, sangue, impronte, telefonate e immagini, sia pur sfocate e
sommarie, di una delle telecamere
di videosorveglianza. Frigeri è addirittura ritornato sul luogo del delitto, ha osservato con le mani in ta-
Il ritorno
Angelo Frigeri fotografato domenica
mattina, il giorno dopo il delitto, in piazza
Gallura a Tempio Pausania, a pochi metri
dalla casa della famiglia Azzena. Il
massacro secondo gli inquirenti è
avvenuto nel primo pomeriggio di
sabato. Il giovane arrestato è tornato per
osservare i carabinieri al lavoro,
mescolandosi tra i curiosi. Nella foto a
lato ancora Frigeri ripreso ieri mattina
all’uscita della caserma dei carabinieri di
Tempio: è stato sottoposto a fermo
perché dal suo racconto sono emerse
numerose contraddizioni
La difesa
L’avvocato sostiene che
Frigeri abbia avuto un ruolo
marginale «rispetto ad altri
esecutori materiali»
sca i carabinieri del Ris in tuta bianca al lavoro nella casa e nel negozio
di scarpe. Poche ore dopo è stato
convocato in caserma. Fra i tabulati
del cellulare di Giovanni Maria Azzena c’erano negli ultimi giorni ripetute telefonate, proprio con Frigeri. Lui ha cercato di giustificarsi:
«Sono amico di famiglia». Poi ha
voluto far ricadere i sospetti su tre
fantomatici individui, «persone che
non conosco», sostenendo di essersi limitato ad accompagnarli sotto
casa Azzena. Racconto inverosimile,
versioni contrastanti, dinieghi categorici e mezze ammissioni. Fra le
altre, non confermata ma credibile
— di fronte alle contestazioni sempre più stringenti e andate avanti
per tutta la notte — la «quasi confessione» di aver soltanto ripulito la
casa dopo il delitto. Poi è arrivato il
suo avvocato Giovanni Azzena
(omonimo di una delle vittime) e
Frigeri ha fatto scena muta, facendosi scudo della facoltà di non rispondere.
«Riteniamo che abbia agito da
solo», è la convinzione dei carabinieri, «ma l’indagine continua».
Punti non chiari: il movente e i
complici. Può il fermato aver massacrato i tre da solo? Non è convinto
l’avvocato difensore che infatti afferma: «Il mio assistito ha una posizione marginale rispetto all’esecutore materiale».
Ma c’è una ricostruzione del delitto, «compiuto — ha precisato
Fiordalisi — d’impeto e in più momenti»: Frigeri è arrivato nel negozio con Giovanni Maria Azzena prima delle 13, poco dopo sono saliti a
casa, Giulia Zanzani li ha raggiunti
dopo aver abbassato le serrande per
la chiusura antimeridiana. E ha trovato il marito già legato e imbavagliato. Frigeri lo bastonava e lei ha
cercato di difenderlo. Colpi per tutti
e due, con una spranga. Una furia
scatenata. Su Giulia già a terra, sfigurata, e sul marito ancora botte, fino all’ultimo sfregio: i fili strappati
dal computer e stretti intorno al collo. Ed ecco il bambino: Pietro è arrivato verso le 13.45, ha fatto la strada
scuola-casa, come sempre, con un
compagno. Aveva le chiavi, ha aperto il portone; papà e mamma erano
forse già nell’andito, riversi, l’assassino aveva forse già cominciato a ri-
Ucciso a 12 anni
Pietro Azzena, il ragazzino
dodicenne rimasto vittima
della strage in cui sono morti
i suoi genitori, in una foto
tratta da Facebook. Secondo
gli inquirenti il bambino è
rientrato a casa dalla scuola
sabato proprio mentre era in
corso l’aggressione
pulire l’appartamento e si è precipitato su di lui con i fili elettrici fra le
mani. Lo aveva riconosciuto, non
poteva lasciarlo vivo: «Il ragazzino
era un testimone scomodo — ha
confermato il procuratore — anche
di fatti di delinquenza pregressi».
Ma perché una così spietata brutalità? Sul movente non c’è soltanto
l’ombra dell’usura, di regolamenti
dei conti su vecchie storie. I rapporti fra Azzena e Frigeri si erano fatti
più stretti negli ultimi mesi, un incrocio di rapporti opachi e lo sfondo, tutto da esplorare, di furti e ricettazioni. Oro, gioielli. Roba da poche migliaia di euro. E Frigeri era
probabilmente convinto di essere
stato «bidonato». Cercava qualcosa
nel negozio (e infatti i Ris hanno
trovato anche lì impronte), forse un
sacchetto. Azzena lo ha fatto salire a
casa, nel tentativo (vano) di rabbonirlo. Ma il balordo lo ha legato a
una sedia, «interrogato» e torturato. E dopo, massacrata la famiglia, è
ritornato nel negozio per cercare il
sacchetto. Sparito, insieme con la
spranga.
«Bastardo, devi sperare di non
uscire presto di galera. Ti aspettia-
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Giornalismo
Il premio
Ischia
a Sarzanini
e Ben Mehnni
ratorio, tappezzerie per divani e tessuti, quasi dirimpetto alla casa degli
Azzena, fa anche lavoretti di pronto
intervento nelle case. Come e quando le strade di Giovanni Maria Azzena e di Angelo Frigeri si siano incrociate, fra amicizia e affari, non si
sa. Il balordo, si sospetta, era uno
degli «esattori» di un giro di usura.
Lina Ben Mehnni, la blogger
tunisina, che ha avuto un
ruolo di rilievo nella
informazione durante la
«Primavera araba», è la
vincitrice del Premio Ischia
Internazionale di giornalismo
(35/esima edizione). A Mario
Orfeo, direttore del Tg1 e a
Fiorenza Sarzanini del
Corriere della Sera, sono stati
assegnati i premi «giornalisti
dell’anno» per la tv e per la
carta stampata, mentre per la
sezione «giornalismo online»
riconoscimento al sito
ANSA.it. Premio
Mediterraneo a Lucetta
Scaraffia per l’inserto «Donne
Chiesa Mondo»
sull’Osservatore Romano. Un
riconoscimento speciale della
Fondazione Giuseppe
Valentino ad Antonio Manzo
de Il Mattino per le interviste.
La cerimonia di consegna del
Premio Ischia si svolgerà il 27
giugno a Lacco Ameno e sarà
trasmessa da SkyTg24.
Alberto Pinna
© RIPRODUZIONE RISERVATA
mo», ha gridato un gruppetto di
giovani mentre Frigerio usciva dalla
caserma su un’auto civetta. Non alto, non robustissimo, fisico asciutto, un fascio di nervi. Mai un lavoro,
a tempo perso idraulico, elettricista,
tuttofare. Ha perduto la madre 7 anni fa ed è rimasto — dice chi lo conosce — sotto choc per mesi. Il padre Giorgio è artigiano, ha un labo-
Il movente
Secondo gli inquirenti
l’aggressore cercava dell’oro
o dei soldi in possesso di
Giovanni Maria Azzena
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Martedì 20 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
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Corriere della Sera Martedì 20 Maggio 2014
Cronache 19
italia: 51575551575557
Milano I sindacati: interrompere la protesta. Domani l’incontro con il ministro Lupi
Tassisti contro l’app dei noleggi
Inseguimenti e due autisti feriti
Corteo anti Uber. Il prefetto: sanzionato chi viola le regole
MILANO — Scioperi selvaggi, divisioni sindacali, liti
notturne tra guidatori di auto
bianche e auto blu, tentativi
di linciaggio sventati per un
soffio. Tassisti ormai padroni
delle strade di Milano, la questione, ieri, è ufficialmente
diventata di ordine pubblico.
Nella protesta contro Uber
— la app della discordia che
aggira le leggi offrendo vetture a noleggio che si comportano come taxi — è intervenuto ieri anche il prefetto
Francesco Paolo Tronca, che
ha convocato d’urgenza un
vertice sulla sicurezza con il
questore Luigi Savina. Due i
fronti d’azione decisi. I tassisti saranno sanzionabili per
interruzione di pubblico servizio se continueranno le agitazioni spontanee. E gli autisti Ncc (noleggio con conducente) affiliati a Uber potranno essere multati anche dagli
agenti di polizia.
Reato penale contro illecito
amministrativo. La linea dura
dei responsabili di sicurezza
ha ulteriormente diviso i tassisti, già scissi in 23 diverse
sigle sindacali. «Ma come? Se
la prendono con noi e non
con loro?» inveivano alcune
delle 200 persone riunite sotto la prefettura, in corso Monforte, nel cuore nobile della
città. Anche perché dopo il
lancio di uova contro la
Lo sciopero Un cliente in attesa alla Stazione centrale di Milano: i tassisti sono rimasti fermi per protesta (Ansa)
20
per cento
Di quanto sono
mediamente superiori i prezzi di
Uber rispetto a
quelli dei taxi considerando lo stesso tragitto
30enne manager di Uber, Benedetta Arese, culmine della
contestazione di sabato, ieri i
tassisti avrebbero dovuto osservare una giornata di protesta «mitigata» con i turni liberi, svincolati dagli orari
delle licenze comunali. Almeno in attesa dell’incontro di
domani con il ministro dei
Trasporti, Maurizio Lupi.
E invece la tensione era già
alta fin dal mattino, a causa
delle aggressioni avvenute
nella notte: due tassisti, in
due diverse circostanze, tra le
due e le quattro di lunedì
mattina, hanno accerchiato
due autisti Ncc che, nel tentativo di scappare, li hanno investiti con la propria vettura
causando loro lievi ferite.
Msc e Fincantieri
Che cos’è
Sullo smartphone
Uber (in alto, il logo) è
un servizio che
permette di prenotare
un’auto con conducente
attraverso
un’applicazione che si
scarica sullo
smartphone: l’app
sfrutta il sistema di
localizzazione e il
pagamento con carta di
credito
Gli inizi
Uber è partito quattro
anni fa a San Francisco
grazie a una start up
fondata nel 2009 da
Garrett Camp e Travis
Kalanick ed è presente
in ottanta città di tutto il
mondo, in Italia a
Milano e Roma
I conti
Uber ha superato un
miliardo di dollari
d’incassi e pensa a una
eventuale quotazione a
Wall Street: al momento
la valutazione si aggira
su tre miliardi e mezzo
di dollari. La società ha
ricevuto capitali freschi
per 307 milioni di dollari
Con Google
Tra gli investitori c’è
anche Google: Uber si è
impegnata ad
acquistare dal colosso
web le sue auto «senza
conducente», al
momento in fase di test
Sciopero «bianco» saltato,
tutti in corteo dalla Stazione
Centrale, centro di presidi e
picchetti, prima di ascoltare il
resoconto del vertice sulla sicurezza dalla delegazione sindacale, con la «garanzia che
ogni tipo di sanzione» ventilata da prefetto e questore
«non avrebbe riguardato il
passato ma solo il futuro».
Ma nonostante l’ultimatum del prefetto e le richieste
dei sindacati d’interrompere
l’agitazione, qualche ora più
tardi i blocchi erano ricominciati, con i delegati sindacali a
fare gara nel «dissociarsi».
«Azioni disarticolate e disomogenee» per gli stessi tassisti, divisi nei conciliaboli alle
piazzole della città tra chi vorrebbe lavorare e chi lo impedisce. Manca una guida ergo
decide chi urla di più, di solito
i 2-300 «irriducibili», legati
all’universo ultrà e all’estrema destra. L’unico punto
d’incontro dunque è il nemico Uber. E Uberpop, la versione low cost che permette a
tutti di fare il tassista. L’accusano gli stessi Ncc: «Innovazione non significa illegalità».
Alla sera, anche il viceministro dell’Economia, Enrico
Morando, rimarrà ostaggio
della contestazione allo scalo
di Linate, non riuscendo a
raggiungere l’incontro sulle
banche alla fondazione Ambrosianeum dov’era atteso.
L’onda lunga delle agitazioni milanesi, adesso, rischia
di espandersi nel resto della
Penisola. In particolare a Roma: «Siamo preoccupati — ha
spiegato all’Adnkronos Alessandro Atzeni di Lazio Uilt
settore taxi — l’incontro con
il ministro di domani ci farà
decidere come organizzarci» .
Giacomo Valtolina
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Quattro navi
«allungate»
nei Cantieri
di Palermo
PALERMO — Potrebbe
davvero fare rinascere la
speranza negli storici Cantieri
navali di Palermo il
programma di Msc Crociere e
Fincantieri chiamato
«Rinascimento» e avviato ieri
con i lavori per ampliare la
prima di quattro grandi navi
della compagnia. Un impegno
complessivo di 200 milioni di
euro. Un ottimo risultato per
l’impianto di Fincantieri, per
le maestranze che avevano
chiesto di lavorare ai resti
della Concordia e che adesso
saranno impegnate per oltre
un anno. Primo intervento lo
scafo da inserire al centro
della «Msc Armonia», lunga
251 metri, stazza da 60 mila
tonnellate, capacità di
trasporto fino a 2.200
passeggeri. Tutto pronto per
allungarla prima con un taglio
chirurgico e poi con una maxi
saldatura fino a 275 metri in
modo da potere ospitare 2.680
viaggiatori con 193 nuove
cabine passeggeri e 59 nuove
cabine per l’equipaggio.
Stessa operazione da
compiere entro il 2015 sulle
altre tre navi, Msc Lirica, Msc
Sinfonia e Msc Opera. Tutti al
lavoro adesso per la nuova
sezione della Armonia che
arriverà a Palermo il 31 agosto
e ripartirà allungata il 17
novembre alla volta delle isole
Canarie per le crociere
settimanali della stagione
invernale.
Felice Cavallaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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italia: 51575551575557
Martedì 20 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 20 Maggio 2014
La storia
Paolo Preti aveva avuto l’azienda distrutta dal terremoto dell’Emilia: tre suoi dipendenti erano morti sotto il capannone collassato
5,9
Prima e dopo
Il capannone
della Meta (a sinistra) crollato a
San Felice sul
Panaro (Modena) dopo la
scossa del 29
maggio. A destra Preti davanti alla nuova
sede della sua
azienda ricostruita a Bomporto
Il grado della scala
Richter toccato
dalla scossa di
terremoto che
investì l’Emilia e la
provincia di
Mantova il 20
maggio 2012. Il 29
maggio nuova
scossa del 5,8
27
I morti causati dal
terremoto, tutti
residenti nelle
province di
Modena, Ferrara e
Bologna. Le
persone rimaste
ferite in occasione
delle due scosse
furono invece 300
13,5
I miliardi di euro a cui
ammontano i danni
provocati dall’evento.
Per il momento lo
Stato ha stanziato
per le opere di
ricostruzione 4
miliardi. Un altro
dovrebbe arrivare a
breve
6.000
Le famiglie ancora
oggi costrette a
vivere fuori delle
loro case e ospitate
in moduli abitativi
prefabbricati.
Subito dopo il
terremoto le
famiglie sfollate
erano 18 mila
Cronache 21
italia: 51575551575557
«Così sono rinato (da solo) dopo il sisma»
DAL NOSTRO INVIATO
MODENA — Ha il tono del miracolato
quando, ripensando all’abisso di due anni fa, sospira: «Non avrei mai creduto di
fare così presto a rialzarmi…». I miracoli
sono di moda in questo pezzo d’Emilia
da quando, maggio 2012, le fauci della
terra si mangiarono a rate (20 e 29 maggio, poi il 3 giugno, per non contare altre
decine di scosse oltre il quinto grado
della scala Richter) case e aziende, chiese
e negozi, centri storici e scuole, sfregiando il profilo di una porzione di Italia (58 i
Comuni colpiti tra Modena, Bologna,
Ferrara, Reggio Emilia) che da sola rappresenta il 10% del Pil regionale e l’1% di
quello nazionale. Morirono 27 persone,
altre 300 rimasero ferite. L’incubo dell’Aquila e di altri sismi mai risolti aleggiava su queste terre. E invece, anche se i
problemi restano e le proteste non mancano, molto è cambiato. Paolo Preti, modenese di 55 anni, sposato con 5 figli, il
suo personale miracolo se lo è costruito
praticamente da solo: la sua azienda, la
«Meta» (meccanica di precisione), una
trentina di dipendenti, un giro di affari
sui 3 milioni, completamente distrutta
nel maggio di due anni fa, non solo ha ripreso a pieno ritmo, «ma l’ultimo fatturato è stato superiore del 10% a quello
del 2011, prima del sisma». Non fa polemica, non ha tempo, è uomo concreto: «I
danni superavano i 6 milioni, se si considera la distruzione del capannone, la
perdita delle scorte e dei macchinari. Ho
Un aiuto subito
Dai lettori del Corriere
1 milione alla Sardegna
Lavori
in corso
La scuola
media di
Terralba
(Oristano)
sta rinascendo grazie alla
sottoscrizione del Corriere
OLBIA — A giugno sarà pronto il progetto per ricostruire la
scuola Maria Rocca di Olbia, devastata dall’alluvione. Gli
elaborati verranno presentati a giorni al concorso indetto
dall’Ordine degli architetti della provincia di Sassari e dal
consiglio nazionale. Il progetto premiato verrà messo
gratuitamente a disposizione del Comune di Olbia e finanziato
nel quadro di un accordo fra Il Corriere della Sera e il TG/la7 (che
hanno raccolto più di un milione
fra lettori e telespettatori, confluito
Un aiuto per
nel fondo «Un aiuto subito per la
la Sardegna
Sardegna») e la Fondazione Banco
di Sardegna. Un intervento rapido,
Saldo attuale
del conto
costo previsto 2 milioni e 200 mila
euro, il primo a prendere corpo
proprio nei giorni in cui a Olbia c’è
Soldi spesi per scuola media
Erminio Marcias di Terralba (OR) stata una manifestazione di
protesta per i ritardi, dello Stato e
ripristino opere
11.224 per
della Regione Sardegna. Sei mesi
murarie
dopo l’uragano Cleopatra, infatti,
7.500 per lavori di edilizia
le popolazioni stanno lamentando
16.958 adeguamento
di non aver ricevuto gli aiuti
sicurezza (nuovo
gruppo antincendio)
pubblici promessi. Soltanto a Olbia
D’ARCO
vi sono più di 500 ordinanze di
sgombero, famiglie che hanno non hanno più una casa e vivono
in alloggi provvisori o ospitati dai parenti. La scuola Maria Rocca
era a ridosso di un canale, venne semidistrutta dall’onda di piena.
Verrà ricostruita in un sito sicuro. Intanto una parte dei fondi, 35
mila euro, sono sati già spesi da Corriere della Sera e TGL/La7
nella scuola media Erminio Marcias di Terralba (Oristano) per
lavori di ripristino edilizio e degli impianti di sicurezza.
1.065.482,17
L’imprenditore
«Ho ricevuto
dallo Stato solo
il 15% dei danni»
fatto domanda di risarcimento e finora
ho ricevuto dallo Stato un primo acconto
in aprile pari a circa il 15-20% dei danni».
Da quel maggio 2012 esistono due
«Meta». Una, a San Felice sul Panaro
(Modena), è un ammasso di macerie segnato dal ricordo crudele di tre vite spezzate: l’ingegnere Gianni Bignardi, 62 anni, il caporeparto marocchino Mohamad
Azarg, 46, e l’operaio indiano Kumar
Pawar, 27. «Eravamo appena tornati in
azienda – racconta Preti – dopo la scossa
del 20 maggio. Non avevamo subito
grandi danni e ci era stata concessa l’agi-
bilità provvisoria. L’ingegner Bignardi
stava effettuando sopralluoghi, i due
operai erano al lavoro. A differenza nostra, non sono riusciti a scappare. Ancora adesso mi torna in mente quella scena…». L’altra «Meta», quella funzionante
ora, è poco distante, a Bomporto. «Siamo stati costretti a delocalizzare. Il vecchio stabilimento è rimasto per 6 mesi
sotto sequestro, i dipendenti sono finiti
in cassa integrazione, ma nel frattempo
siamo riusciti a recuperare qualche macchinario e a ricostruire la rete della clientela». Preti è solo uno dei tanti volti di
una ricostruzione che, a strappi, rallentata dalla burocrazia e da una crisi feroce
(la protesta dei vari comitati riguarda le
disagiate condizioni di vita nei moduli
provvisori, l’esosità delle bollette e la
mancanza di una fiscalità agevolata), ha
già investito più di 4 miliardi (un altro è
in arrivo): «Non abbiamo mai promesso
miracoli - ripete il governatore Vasco Errani -, ma torneremo più forti». Quando
qui dicevano «tin bòta!» (tieni botta!)
non era solo uno slogan.
Francesco Alberti
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Martedì 20 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 20 Maggio 2014
Cronache 23
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L’inchiesta Da gennaio sequestrati 9.730 chili di canapa. Tutte le vie d’ingresso in Europa
Piper L’aereo sequestrato dalla polizia albanese il 10 maggio dopo un incidente su una spiaggia a sud-ovest di Tirana: a bordo un italiano, sospettato di trafficare droga
Eroina e erba dall’Albania in Italia
La droga vola sugli aerei da turismo
Gli investigatori: ora i trafficanti atterrano nei piccoli aeroporti
MILANO — «Praticabilità campo: tutti i giorni
e tutto l’anno». «Avvertire per atterrare: no».
«Personale campo: soltanto su richiesta» oppure
«dalle 9 al tramonto» o ancora «il fine settimana». Salvo abbordabili tasse di hangaraggio e stazionamento, nei piccoli aeroporti d’Italia meglio
conosciuti come aviosuperfici — una striscia
d’asfalto e più spesso d’erba come pista, nascosta
fra il grano, i boschi, non lontano dalle strade statali di provincia che diventano facili vie d’accesso
e comode vie di fuga —, i decolli e gli atterraggi
sono gratuiti e liberi. In ogni senso. È facoltà dei
piloti, che normalmente si affidano a un vecchio
classico, il Cessna 172, o a un Piper, dichiarare la
L’allarme
Spostamenti sotto i 1.500 piedi per
evitare i radar. L’allarme alla Questura di
Milano: più controlli negli scali del Nord
propria identità e la merce trasportata. In teoria
dovrebbero firmare un’autodenuncia. Nei fatti i
controlli sono rarissimi se non nulli. Da qualche
mese, alla cloche di molti velivoli, specie in arrivo
dall’Albania, ci sono personaggi scafati i quali,
magari, hanno precedenti di polizia e detenzioni.
Volano sotto i 1.500 piedi (450 metri) per fregare i
radar. Hanno materiale da nascondere: droga.
Certamente i criminali sono mele marce e i loro viaggi rappresentano anomalie in un mondo,
il volo turistico, che ha appassionati e volontari,
che mobilita energie e investimenti. Ma il nuovo
fronte ormai è aperto. I narco-voli nei cieli d’Europa seguono rotte delineate: dal Marocco verso
la Spagna e il Portogallo (tra 2011 e 2012 sono
state scoperte 132 piste o «approdi» d’atterraggio
clandestini, per lo più in Andalusia); dalla Fran-
✒
E Alfano lancia
le denunce per sms
I premi L’Oréal
lia il territorio più esposto, non fosse altro per un
discorso di numeri: 70 le aviosuperfici in Veneto,
30 in Friuli, 80 in Lombardia e altre 80 in Piemonte senza contare l’apertura di scali che privati ricavano sulle proprie tenute. Non serve granché.
Dice un pilota: «Ho bisogno di una pista di quattrocento metri. Ho a bordo droga? Il volo da turismo rimane sotto quota 1.500 piedi, il fine settimana i cieli sono pieni di velivoli. Stranieri che
arrivano da noi dalla Germania, dall’Austria, dalla Slovenia. Siamo tanti. Mischiarsi è facile. Sì, un
radar militare ti nota. Ma poi? Perché seguire me
e non un altro? Sulla base di quale sospetto?».
Dall’Albania si trasportano marijuana e
hashish prodotte in loco ed eroina in precedenza
acquistata dalla Turchia. Gli stupefacenti riempiono valigie e sacchi imbarcati su Cessna e Piper.
Da gennaio ad aprile, informano fonti della polizia albanese, in Italia sono stati sbarcati (e sequestrati) 9.730 chilogrammi di marijuana. Le organizzazioni criminali preferiscono, secondo tradizione, differenziare gli investimenti e così ecco i
canali aperti anche con la Grecia (nell’identico
periodo confiscati 13mila chilogrammi) e la Baviera, in Germania (5.600 chili). Ieri in Albania è
stato convalidato l’arresto di Giorgio Riformato,
58 anni, originario di Luino, in provincia di Varese, autore di un atterraggio d’emergenza in Albania con il suo Piper; vicino al luogo, una spiaggia
a un’ottantina di chilometri da Tirana, erano stati
scoperti 460 chilogrammi di marijuana a lui ricollegabili, quantomeno secondo l’accusa. I tecnici stanno decriptando iPad e cellulare che aveva
in borsa, alla ricerca di nomi, numeri, dritte.
Ancora voci investigative, non convalidate da
prove, parlano in queste ore di un atterraggio
d’un pesante carico di droga in Emilia Romagna.
Ma dove di preciso? Nella regione ci sono sessanta piccoli aeroporti, per lo più, come succede
ovunque, privi di particolari restrizioni. Per
esempio è sconsigliato il movimento in arrivo e
in partenza in caso di pioggia intensa; spesso, alla
Le rotte
Uno degli aerei
sequestrati
dalla polizia inglese
Voli carichi di cannabis nella
notte o al tramonto: sono 30
gli aerei precipitati in questi
tre Paesi dal 2007
INGHILTERRA
RRA
GERMANIA
FRANCIA
di ERNESTO MENICUCCI
S
e in America esiste l’Ncis (Naval
Criminal Investigative Service), nella
Capitale arrivano le Sms: «È l’acronimo di
Squadre Mai Spaccio», annuncia il ministro
dell’Interno Angelino Alfano, presentando al
Viminale la direttiva «Roma Capitale
sicura». Sei aree di intervento, più il
capitolo a parte dei cortei, dall’abusivismo
commerciale ai reati connessi alla movida,
dalle norme sullo stadio ai furti e rapine.
Fino alla prostituzione, specie quella
minorile, e — appunto — allo spaccio di
sostanze stupefacenti che, secondo il
vicepremier e leader di Ncd, «si svolge
soprattutto di fronte alle scuole dei nostri
figli». Ecco, allora, la novità: la città divisa
in tre macroaree (una alla Polizia, una ai
Carabinieri, l’altra alla Guardia di Finanza)
e le segnalazioni via cellulari, con un
messaggino. «I due numeri sono già attivi»,
insiste Alfano. E li detta: «Il 338-6640311 è
per avvertire della presenza di spacciatori.
Il 334-6903373 è sulla prostituzione».
Difficili da tenere a mente, quasi impossibili
da memorizzare: meglio salvarli sul proprio
telefonino, in caso.
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Elicottero sequestrato a Cadice
a una banda tedesco-spagnola
Quadrante strategico per
superare lo stretto della
Manica. Il primo caso è del
2009: arrestato un pilota
della Raf in pensione che
portava cocaina dalla
Francia al nord del Galles
ALBANIA
SPAGNA
PORTOGALLO
ITALIA
GRECIA
MAROCCO
Velivolo sequestrato
in Andalusia nel 2010
In Albania marijuana
e hashish sono prodotte
in loco mentre l’eroina
arriva dalla Turchia
CORRIERE DELLA SERA
cia all’Inghilterra; dai Paesi Bassi al Baltico. Nel
2010 l’Europol già aveva alzato il livello d’allarme.
In alcune parti dell’Europa hanno provato a correre ai ripari (Francia, Belgio, Olanda e Regno
Unito condividono un lavoro di intelligence); da
altre parti sono in ritardo. Eppure gli esempi non
mancano: le offensive dei narcos sudamericani
(che possiedono intere flotte per traffici verso
Messico, Caraibi, Africa) e le controffensive degli
Stati Uniti, in una contesa che dura da anni tra
strategie e nuovi trucchi. In Inghilterra, la National crime agency ha appena lanciato un allarme
sul traffico di droga e armi a bordo di piccoli aerei, sollecitando segnalazioni da parte di chi abita
vicino agli aeroporti.
Ora dei viaggi Albania-Italia è stata informata
la Questura di Milano. Forse è proprio il Nord Ita-
voce «regole da rispettare» segue la voce «nessuna».
E allora introdurre restrizioni nei piccoli aeroporti e sollecitare ispezioni a campione delle forze dell’ordine, spiegano gli amatori del volo da
turismo, soffocherebbe la filosofia stessa dello
sport. Altro discorso, come le prossime indagini
potrebbero scoprire, è la presenza di coperture e
connivenze. Negli scali è scarsa la presenza di torri di controllo, ancorché artigianali, e di volontari
alla radio che seguano l’atterraggio e invitino il
pilota sbarcato a compilare il libro mastro: nome,
provenienza, merce da dichiarare. Troppo, troppo poco per dichiarare guerra alla droga.
Andrea Galli
Gianni Santucci
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Le cinque
promesse
della scienza
al femminile
MILANO — Maria Loredana
Marcovecchio (Chieti), Alice
Frigerio (Milano), Irene
Paterniti (Messina), Maria
Enrica Di Pietro (Università
della Calabria), Sarah
Caronni (Pavia). Cinque
donne, cinque promesse
italiane della scienza. La più
giovane ha 27 anni, tre si
sono formate in atenei del
Centro-Sud. Sono state
scelte fra 300 ricercatrici in
giro per l’Italia. Sono le
cinque scienziate under 35
che si sono aggiudicate
quest’anno le borse di
studio da 15 mila euro l’una
del programma «L’Oréal
Italia per le donne e la
scienza». Con l’edizione di
quest’anno — la dodicesima
— arrivano a quota 60 le
italiane premiate dall’avvio
del progetto nell’ottobre del
2002, in collaborazione con
la Commissione nazionale
italiana per l’Unesco. Come
ogni anno, le vincitrici del
premio sono state
selezionate da una giuria di
nomi «illustri», presieduta
dall’oncologo Umberto
Veronesi, e gli assegni sono
stati loro consegnati durante
una cerimonia all’università
Statale di Milano, moderata
da Eliana Liotta, alla
presenza dei rettori
Giovanni Puglisi (Iulm) e
Gianluca Vago (Università
degli Studi di Milano) e di
Cristina Scocchia (ad di
L’Oréal Italia), Patrizia Toia
(parlamentare europea) e, a
sorpresa, Anna Maria
Tarantola, presidente della
Rai. Gli studi delle vincitrici
(sopra nella foto con l’ad
Scocchia) spaziano dalle
scienze naturali alla
Medicina, con obiettivi
ambiziosi. Come quello di
Sarah Caronni, 35 anni,
dell’università degli Studi di
Pavia, che si spende per la
salvaguardia del
Mediterraneo dall’invasione
delle alghe.O come gli
occhiali «bionici» per la
riabilitazione delle paralisi
facciali, progetto firmato da
Alice Frigerio, 34 anni, della
Statale di Milano.
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Martedì 20 Maggio 2014 Corriere della Sera
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Economia
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La lente
UNIPOL LANCIA
L’INCUBATORE
PER LE START-UP
SOCIALI
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arà il primo
incubatore «di
scopo», dove lo scopo è
quello di dare risposte
innovative, anche dal
punto di vista
tecnologico, ai
cambiamenti sociali ed
economici del Paese:
dalla povertà alla
diseguaglianze sociali
alla mobilità fino ai
cambiamenti climatici.
Si chiama «Unipol
Ideas» ed è stato
presentato ieri a Milano
dal presidente della
compagnia bolognese,
Pierluigi Stefanini, e
dall’amministratore
delegato Carlo Cimbri,
che debuttano così nel
mondo delle start-up.
L’incubatore di Unipol ha
la particolarità di essere
tutto orientato al
welfare. Per essere
ammesse alla selezione,
le start-up dovranno
avere un’idea di business
in grado di contribuire a
ridurre le diseguaglianze
e migliorare la qualità
della vita dei cittadini.
Oltre a selezionare i 10
progetti più promettenti
(il 10 luglio scade il
termine per presentare
domanda), metterli in
condizione di diventare
un’azienda vera e
propria e collegarli al
proprio network, Unipol
si è riservata la
possibilità di investire
direttamente nella startup con una quota di
minoranza. Purché
l’attività sia in linea con
quella della compagnia
assicurativa.
Federico De Rosa
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il cambio Arriva la lista congiunta Milano-Brescia per il rinnovo con un anno di anticipo del board della società
A2A, i sindaci scelgono Camerano
Valotti dalla MM al gruppo energetico. Il nodo deleghe. Cao in consiglio
MILANO — Si cambia. A2A
dice addio al sistema duale e al
management con un anno di
anticipo rispetto alla scadenza
naturale del mandato: Valerio
Camerano sarà il nuovo amministratore delegato e Giovanni
Valotti presidente, Giovanni
Comboni vice.
Dopo giorni di trattative ieri i
Comuni di Milano e Brescia, soci
di maggioranza della multiutility lombarda con il
27,5% a testa, hanno
depositato la lista
co n g i u n ta p e r i l
consiglio di amministrazione che sarà
nominato dall’assemblea del prossimo 13 giugno. Nella
0,955
lista di maggioranza
figurano anche Stefano Cao, Michaela
0,877
Castelli, Stefano Pareglio (indicati da
0,789
Milano), Elisabetta
Ceretti, Fausto Di
Mezza e Antonio Bo0,701
nomo (indicati da
Brescia).
0,613
Le diplomazie dei
due Comuni hanno
lavorato fino all’ulti0,520
mo. Ieri nel primo
pomeriggio l’ultimo
faccia a faccia tra i
sindaci Giuliano Pisapia ed Emilio Delbono nella sede di A2A a Brescia.
La Leonessa puntava sull’attuale
direttore generale Renato Ravanelli come amministratore delegato, in nome della continuità
aziendale e dei buoni risultati
ottenuti, mentre Milano spingeva per Stefano Cao, ex direttore
generale Eni già nel consiglio di
gestione e dal curriculum internazionale. I veti incrociati hanno fatto convergere i sindaci su
Camerano fino a un paio di mesi
fa amministratore delegato della società di vendita Gdf-Suez
2,55
miliardi La
capitalizzazione
in Borsa di A2A
Il titolo in un
anno è salito
del 29,5%
Energie, dal 2003 al 2006 direttore generale di Enel Gas e prima al vertice di Camuzzi. È stato
selezionato con i cacciatori di teste, ma c’è chi sostiene che sia
anche gradito agli ambienti renziani.
Il nuovo board prevede 12
componenti, nove alla maggioranza (amministratore delegato
condiviso, 4 consiglieri a Milano, 4 a Brescia) e tre alle mino-
ranze. Per il collegio sindacale
(la presidenza andrà alle minoranze) i sindaci hanno indicato
Norberto Rosini e Cristina Casadio per il ruolo di sindaco effettivo e Paolo Prandi come sindaco supplente. La partita che ora
si apre è quella delle deleghe. I
Comuni sarebbero intenzionati
a mantenere come direttore generale unico Ravanelli, anche se
formalmente la decisione sarà
presa dal board.
Il mercato ha accolto bene le
nuove nomine: il titolo ha chiuso a +1,86% a 0,82 euro. Certo,
valore lontano dai massimi di
marzo quando aveva raggiunto
l’euro: è probabile che i Comuni
posticipino la vendita del 5% annunciata nei mesi scorsi.
Francesca Basso
BassoFbasso
Comune
di Milano
Ieri
27,5%
0,82 euro
+1,86%
Comune
di Brescia
27,5%
Lug
Set
Nov
2013
Gen
Mar
Mag
2014
Carlo
Tassara spa
Flottante
41,6%
A2A spa
(azioni proprie)
0,9%
2,5%
D’ARCO
Dalla lista della spesa ai mercati
ecco il (vero) bilancio dell’euro
sa e, contemporaneamente l’Europa è
in grado di uscire da una visione totalmente incentrata sull’austerità,
oppure non c’è spazio per la politica».
Il punto è che «l’euro ha dodici anni di vita – sottolinea Sommella – è
una moneta unica ma non unita» e
che «l’Europa sta compiendo il percorso opposto degli americani: prima
la moneta unica e poi, forse, una BanIl volume
La copertina
del libro
di Roberto
Sommella
«L’euro
è di tutti»
(Giovanni
Fioriti
Editore)
ca centrale prestatore di ultima istanza. Prima i vincoli di bilancio e poi,
forse, un debito comune. Prima o sacrifici e chissà quando i diritti. Si odia
l’euro perché si teme il futuro. Ma
l’euro è di tutti ed è l’unico futuro
possibile». Anche se Sommella non si
sottrae dal sottolinearne i costi, come
quando ricorda che «dal confronto
tra i prezzi di cento beni di largo consumo nel 2001, ultimo anno di vita
della lira, e il 2013, undicesimo anno
di vita della moneta europea, emergono aumenti oltre il 100%». Nel dettaglio «per un litro di latte fresco nel
2001 bastavano 2.100 lire, cioè 1,08
euro, mentre oggi ne servono 1,65.
Analogo discorso per carne, pesce,
pizza».
Fr. Bas.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Farmaceutica
Pfizer, offerta
a 120 miliardi
Nuovo no
di AstraZeneca
AstraZeneca ha detto di nuovo
no. E ha respinto l’ennesima
avance di Pfizer. Il colosso
farmaceutico americano ha
rivisto al rialzo l’offerta d’acquisto
a quasi 120 miliardi di dollari, 55
sterline per azione. Ma il
consiglio di amministrazione di
AstraZeneca ha bocciato la
proposta, definendo la cifra
offerta troppo ancora troppo
MILANO — Non è servito neppure l’ultimo
incontro, convocato ieri a Brescia alle 13.30.
«Vogliamo discontinuità» ha insistito il
sindaco Giuliano Pisapia di fronte al suo
collega Emilio Del Bono, primo cittadino
bresciano e ai due direttori generali uscenti
di A2A, Paolo Rossetti e Renato Ravanelli. Un
incontro breve, mezz’ora o poco più, per
ribadire ciascuno le proprie posizioni. Alla
fine, i sindaci hanno chiesto di poter stare da
soli per fare il punto e prendere la decisione
definitiva. Poi, più nulla. Rossetti e Ravanelli
non hanno più avuto informazioni dirette da
quelli che, di fatto, sono i soci di
maggioranza della società in cui lavorano.
Prima di arrivare all’annuncio ufficiale della
nuova governance di A2A ci sono state anche
due giorni di telefonate vorticose per cercare
di ribaltare una decisione di fatto già presa:
nominare amministratore delegato Paolo
Camerano lasciando al palo chi si è occupato
fino ad oggi dell’azienda garantendo risultati
egregi (lo dicono i numeri, lo ripetono in
molti tra Brescia e Milano) e che, nel caso di
Ravanelli, almeno da quattro mesi era
considerato il
candidato
naturale
all’incarico di
ad.
Lo sconcerto è
diffuso: il
La partecipazione
consiglio di
detenuta da ciascuno
sorveglianza
dei Comuni di Milano
lo ha messo
e di Brescia nel
nero su
capitale di A2A
bianco
mentre si
muovevano i sindacati, i consiglieri di
minoranza, i politici di uno e dell’altro
schieramento, i dirigenti dell’azienda. Uno
schieramento variegato a sostegno di
Ravanelli. Pisapia, in realtà, ha spiegato a
tutti quelli con cui si è confrontato di avere
avuto altri riscontri: la società ha lavorato
bene, ma possono esserci soluzioni migliori,
ha ripetuto. Tra l’altro, i cacciatori di teste
che aveva messo all’opera gli avevano
consigliato come prima scelta Stefano Cao,
sostenuto anche in qualche ambiente
bresciano. «Usiamo come criterio il merito,
non i punteggi» ha consigliato qualcuno. Ma
le decisioni non sono cambiate e unica
mediazione è stata quella di rinunciare a Cao
per trovare una soluzione condivisa con
Brescia puntando su un terzo nome.
Camerano, appunto. Dopo lo sconcerto, ecco
la preoccupazione: con la nuova governance,
A2A avrà un presidente con deleghe, un
vicepresidente che ne chiederà, un comitato
esecutivo (da nominare: saranno da 3 a 5
membri) un amministratore delegato, i due
attuali direttori generali, dipendenti della
società. Il rischio che dove comandano molti
alla fine non comandi nessuno.
27,5
La recensione Dai confronti alle prospettive nel libro di Sommella
MILANO — «Economia reale, moneta, decisioni di politica finanziaria,
movimenti di capitali, sono vasi comunicanti e solo all’apparenza fiumi
carsici paralleli. Leggere in tempo i
segnali che arrivano da questi fronti
serve a capire dove soffierà il vento,
su tutti i mercati». Attorno a questa
analisi ruota il libro di Roberto Sommella «L’euro è di tutti» (Giovanni
Fioriti Editore), che traccia un bilancio dell’Europa a partire dall’introduzione della moneta unica.
Nella prefazione il premier Matteo
Renzi sottolinea che «l’Europa non è
un’istituzione “altra” rispetto a ciò
che siamo noi. Italia ed Europa, a dispetto di una certa propaganda, non
sono due controparti, sono sulla stessa barca». E dunque per il premier
«l’Italia è in grado di cambiare se stes-
L’ultima mediazione
tra Pisapia e Del Bono
Poi la decisione
sulla «discontinuità»
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I soci
Un anno in Borsa
Retroscena
bassa. Un «no» che è costato alla
società inglese un capitombolo in
Borsa. E che potrebbe far
naufragare in via definitiva
l’ipotesi di un colosso
farmaceutico transatlantico:
Pfizer ha infatti precisato che si
tratta dell’ultima chance per
raggiungere un’intesa visto che la
legge inglese le concede tempo
per ritirarsi fino al 26 maggio.
Elisabetta Soglio
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26 Economia
Martedì 20 Maggio 2014 Corriere della Sera
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Sul mercato Il consigliere delegato, Jain: abbiamo scelto Paramount perché vuole diventare un socio centrale
La classifica PwC
Uno sceicco del Qatar per Deutsche
La City
di Londra
sorpassa
New York
Investirà 1,75 miliardi di euro e rileverà il 6% della banca tedesca
Ai mercati non è piaciuto il nuovo aumento di capitale da 8 miliardi, annunciato domenica sera da
Deutsche Bank, che fa diventare la
famiglia reale del Qatar primo azionista del primo istituto di credito
tedesco, con una quota del 6% e un
investimento di 1,75 miliardi di euro. Il titolo ieri ha chiuso in discesa
dell’1,74%, a 30,20 euro, sul listino
di Francoforte, ma nel corso della
seduta era arrivato a perdere oltre il
2%, trascinando al ribasso l’intero
settore bancario europeo.
A entrare nell’azionariato di
Deutsche Bank, tecnicamente, è
Paramount Services holding, un
veicolo di investimento posseduto
e controllato dallo Sceicco Hamad
Bin Jassim Bin Jabor Al-Thani del
Qatar, al quale il gruppo tedesco ha
ceduto circa 60 milioni di azioni, al
prezzo di 29,20 euro a titolo, per un
controvalore complessivo di 1,75
miliardi. Gli ulteriori 6,3 miliardi di
aumento saranno chiesti agli altri
soci, che sono prevalentemente
fondi, con in testa l’americano
BlackRock, finora maggiore azionista con una quota del 5,14% della
banca tedesca (al 31 dicembre
2013). Il prospetto per emettere fino a 300 milioni di nuove azioni è
atteso per il 5 giugno, dopo il via libera della BaFin, l’autorità di controllo sui mercati tedeschi, e ci sarà
tempo fino al 24 giugno per sottoscriverlo.
Il nuovo aumento di capitale,
appena 13 mesi dall’ultimo, servirà
a rafforzare il patrimonio di una
banche meno capitalizzate d’Europa, alla vigilia degli stress test della
Bce. E aiuterà l’istituto ad affrontare «le sfide impreviste», ha affer-
D’ARCO
miliardi
L’andamento in Borsa 1,8
L’ammontare del nuovo
I numeri di Deutsche Bank
(Gli ultimi 6 mesi sul listino di Francoforte)
Ieri
30,20 euro
-1,74%
38
3
36
3
34
3
Jürgen Fitschen
(a sinistra)
e Anshu Jain,
co-ceo
di Deutsche Bank
dic
mato Anshu Jain, co-ceo di Deutsche Bank durante una conference
call con gli analisti, ammettendo
che è «impossibile quantificare» le
richieste ulteriori che i regolatori
potrebbero domandare per rendere il sistema finanziario più resi-
gen
feb
mar
apr
6%
La quota venduta
al Qatar per 1,75 miliardi
200 milioni
32
3
Le risorse per ristrutturare
la banca commerciale
in Germania e in Europa
30
3
100
mag
stente verso le crisi. Con l’aumento
di capitale, Deutsche Bank farà salire il suo Common Equity Tier 1,
uno degli indicatori più importanti
della solidità di un istituto di credito, dal 9,5 all’11,8%. Ma non è soltanto l’Unione bancaria, in vigore
aumento di capitale
Gli advisor che saranno assunti
per aiutare i maggiori clienti
da novembre, a costringere le banche dell’eurozona ad accumulare
riserve, i famosi cuscinetti di capitale, per far fronte ai nuovi standard europei. Deutsche Bank si
prepara anche ad affrontare un futuro pieno di «contenziosi difficili
Convegno Aifi
Poste, per Caio
servono accordi
per creare valore
Poi c’è la Borsa
MILANO — Francesco Caio,
amministratore delegato di Poste Italiane
ieri al settimo giorno di lavoro, ha avviato
la ricognizione in vista della Borsa. «Sono
entusiasta del lavoro che mi aspetta — ha
detto ieri all’incontro con Aifi in Kpmg —.
Stiamo lavorando a stretto contatto con il
governo. Voglio avere consapevolezza di
ogni area del gruppo. Quando il quadro
sarà completo, informeremo il mercato».
Ma quanto tempo richiederà l’indagine?
Anche perché Poste si avvia a essere
vigilata da Banca d’Italia con i criteri più
stretti riservati alle banche. La quotazione,
ipotizzata entro l’anno, potrebbe in parte
slittare. L’idea di Caio è replicare la
gestione Avio (venduta a Ge), che guidò.
«Abbiamo riletto la storia di Avio come un
pivot di filiera — ha detto —.
Producevamo la scatola di riduzione dei
motori aerei. È piccola, ma senza quella
non si vola. Così ci siamo proposti non
come fornitori, ma come il partner
necessario a clienti come Ge, Safran.
Come l’Intel dell’ingranaggio aeronautico.
Siamo riusciti a creare valore con il
riposizionamento». Altra leva per Poste è
la digitalizzazione: «Renzi è sul tema. La
pubblica amministrazione va trasformata
da zavorra di Stato a competitività».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Giuliana Ferraino
@16febbraio
Londra supera New York e
diventa il primo centro
finanziario al mondo: è il
risultato del nuovo indice
preparato dalla società di
consulenza PwC. La capitale
inglese si aggiudica poi per
la prima volta il titolo di
città migliore a livello
globale secondo la classifica
PwC intitolata «Cities of
Excellence», che analizza i
più diversi parametri,
economici, sociali e
ambientali, dei 30 maggiori
centri. La capitale britannica
può contare su un margine
di 55 punti rispetto alla
seconda classificata, la
«Grande Mela», seguita da
Singapore, Toronto e San
Francisco.
Fra i fattori che più hanno
influito sul successo di
Londra, rileva il quotidiano
britannico «Daily
Telegraph» — che ha
anticipato la ricerca — c’è
stata la sua crescita
tecnologica, che le ha fatto
conquistare nella classifica
della ricerca hi-tech il
primo posto con Seul. La
facilità del fare business,
secondo David Snell di
PwC, dipende molto dalla
creazione di un «hub»
tecnologico nella capitale
come quello di Shoreditch,
East London, cresciuto
attorno a un «campus» in
cui nascono le start-up
legate a Internet.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti
Provveditorato Interregionale per le Opere
Pubbliche Puglia - Basilicata
BARI
AVVISO ESITO DI GARA PER ESTRATTO
Pubblicazione ai sensi e per gli effetti dell’art.
65 del D.Lg. 163/2006 e s.m.i.. Procedura
aperta per l’appalto relativo ai lavori di Realizzazione di una nuova infrastruttura a servizio
del 6° Nucleo elicotteri dei Carabinieri presso
l’aeroporto civile di Bari-Palese. Importo a base
d’appalto: 5.237.681,92 di cui € 5.083.562,27
per lavori a corpo ed € 154.119,60 per oneri
della sicurezza non soggetti a ribasso. Data di
aggiudicazione definitiva: 23.03.2014 a seguito
del perfezionamento del finanziamento CIPE.
Criterio di aggiudicazione: prezzo più basso inferiore a quello posto a base di gara determinato mediante ribasso sull’importo posto a base
di gara, ai sensi degli artt. 81, 82 co. 2 lett. b),
del D.lg. 163/2006 e s.m.i.. Offerte ricevute:
N.ro 47. Impresa aggiudicataria: RTI Caradonna
ing. Paolo srl - Tecnoedilizia Meridionale di
Oronzo Caradonna - Tecnoelettra srl - Dema Impianti srl, con sede in Bari - via Zanardelli 64
per la complessiva somma di € 2.831.631,87 di
cui € 2.677.512,27 per lavori a corpo, al netto
del ribasso del 47,33%, ed € 154.119,60 per
oneri inerenti l’attuazione dei piani di sicurezza.
L’avviso integrale, trasmesso alla GUCE il
2.05.2014, pubblicato su GURI, 5^ Serie Speciale n. 54 del 14.05.2014, è disponibile sui siti
Internet ai seguenti indirizzi www.serviziocontrattipubblici.it - www.provveditoratooopppuglia.it.
Bari, lì 9.05.2014
IL PROVVEDITORE
Dott. Ing. Francesco Musci
AVVISO DI GARA MEDIANTE PROCEDURA APERTA
CIG 5737041400
La Società CASA LIVORNO E PROVINCIA S.P.A.
(CASALP) indice una procedura aperta, ai sensi degli
artt. 3.37 e 55.5 del D. Lgs. 163/2006 e s.m.i., per STIPULA POLIZZA GLOBALE FABBRICATI (GARANZIE INCENDIO E RESPONSABILITA’ CIVILE TERZI) ED
EVENTI CATASTROFALI relativa al patrimonio immobiliare di proprietà o amministrato da CASALP posto nei
Comuni della provincia di Livorno - periodo 30/6/14 30/6/17. L’importo a base d’asta è di € 1.050.000,00
per l’intero periodo contrattuale di 3 anni. Il servizio
verrà aggiudicato con il criterio del prezzo più basso,
determinato mediante ribasso sull’importo posto a base
d’asta, ai sensi dell’art. 82 del D. Lgs. 163/2006 s.m.i.
Il termine perentorio per la ricezione delle offerte,
(corredate dalla documentazione richiesta), da inviare
a mezzo raccomandata del Servizio Postale o servizi autorizzati o a mano, alla SOCIETA’ CASA LIVORNO E
PROVINCIA S.P.A. (CASALP) - Servizi Generali e
Contratti - Viale I. Nievo, 57/59/61 - 57122 LIVORNO
(Tel. 0586/448611 - Fax 0586/406063), è fissato entro
e non oltre le h. 12,00 del giorno 13 GIUGNO 2014, a
pena di irricevibilità. L’apertura dei plichi avverrà in
seduta aperta dalle ore 9,30 del giorno 16 GIUGNO
2014. Per ogni informazione, il bando di gara, il disciplinare con i relativi allegati ed il capitolato speciale
sono disponibili sul profilo committente della Società:
www.casalp.it sezione Bandi di gara.
Livorno, 20/5/2014
L’AMMINISTRATORE UNICO
(Avv. Stefano Taddia)
Ferrotramviaria S.p.A.
Per la pubblicità
legale e finanziaria
rivolgersi a:
Alessandra Puato
e imprevedibili», ha spiegato il direttore finanziario Stefan Krause,
nonostante abbia già stanziato miliardi per far fronte a multe e cause
legali.
L’ingresso dell’emirato arabo
serve a rendere meno doloroso il
contributo dei soci attuali. La scelta
del Qatar? «Abbiamo deciso per la
società Paramount Services, società di investimento controllata da
Hamad Bin Jassim Bin Jabor Al Thani del Qatar, perché ha intenzione
di diventare un investitore centrale
e di rimanere», ha affermato Jain.
D’altronde l’emirato non è nuovo a incursioni nelle banche europee. Nel 2008 Qatar Holding, il
braccio di investimento diretto della Qatar Investment Authority, e
Challenger, un altro veicolo di investimento dello sceicco Al-Thani,
nel 2008 hanno investito 6,1 miliardi di sterline in Barclays, permettendole in questo modo di non
ricorrere al salvataggio pubblico. Il
fondo di investimento del Qatar ha
inoltre il 6% del Credit Suisse e partecipazioni in Bank of America e in
Agricultural Bank of China. Ma anche in Italia il piccolo emirato, sia
attraverso il fondo sovrano sia la
famiglia reale, è molto attivo, soprattutto nel settore immobiliare e
della moda, con investimenti nel
complesso di Porta Nuova a Milano
(possiede il 40%), in Costa Smeralda, rilevata dal tycoon americano
Tom Barrack, in Valentino e Pal Zileri. Sono suoi inoltre gli hotel Baglioni e il Four Seasons di Firenze e
il Gallia di Milano.
RCS MediaGroup S.p.A.
Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano
Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano
Tel. 02 2584 6665/6256 - Fax 02 2588 6114
Via Valentino Mazzola, 66/D - 00142 Roma
Tel. 06 6882 8650 - Fax 06 6882 8682
Ferrovie del Nord Barese
Sede legale Piazza Winckelmann n. 12
00162 Roma
Appalto di lavori - Avviso di aggiudicazione
Settori speciali
Si rende noto che la Ferrotramviaria S.p.A. ha esperito
una procedura aperta, ai sensi della parte III del D.Lgs.
163/2006 s.m.i., per l’affidamento dell’appalto per la
progettazione esecutiva e la esecuzione dei lavori per
la realizzazione della Stazione Andria Sud della Ferrovia Bari-Barletta, (CUP: H91C08000070008 CIG:
5098545C6C). Sono state ricevute n. 9 offerte. In data
14/02/2014, è stata definita la procedura di aggiudicazione dell’appalto suddetto in favore del costituendo
RTI composto dal Consorzio Cooperative Costruzioni
- CCC Soc. Coop. Designato mandatario; COBAR
S.p.A; BALFOUR BEATTY RAIL S.p.A., designate mandanti. L’importo contrattuale finale, al netto del ribasso
offerto pari a 21,22%, è pari a € 12.087.648,60, di cui
€ 119.745,60 per corrispettivo progettazione esecutiva, € 11.592.193,11 per lavori, € 45.542,09 per bonifica ordigni bellici, € 330.167,80 per oneri per la
sicurezza non soggetti a ribasso, il tutto oltre IVA.
L’avviso di aggiudicazione è stato inviato, per la relativa pubblicazione, alla GUUE e alla GURI.
Roma, 20 maggio 2014
IL LEGALE RAPPRESENTANTE - Gloria Pasquini
AVVISO
INDAGINE DI MERCATO
Invito a manifestare interesse per la disponibilità di immobili in Milano
da adibire a Nuovo Centro di Produzione della RAI - Radiotelevisione italiana Spa
La RAI - Radiotelevisione italiana Spa (di seguito “RAI”), in attuazione del programma di razionalizzazione e sviluppo dei propri attivi immobiliari, ha interesse a valutare la possibilità di concentrare le attività direzionali, operative e di produzione radio televisiva della propria Sede di Milano,
in un nuovo complesso immobiliare, con una tempistica la più possibile ridotta.
A tal fine, con il presente invito, la RAI intende sollecitare Manifestazioni di Interesse da parte di
soggetti interessati a fornire a RAI la disponibilità di un complesso immobiliare da adibire a Nuovo
Centro di Produzione di Milano (di seguito “NCP”).
Tutte le informazioni relative alle caratteristiche dell’area e del NCP nonché i contenuti e le modalità
di presentazione delle Manifestazioni di Interesse sono riportati nel documento “Invito a
manifestare interesse per la disponibilità di immobili in Milano da adibire a Nuovo Centro
di Produzione della RAI Radiotelevisione Italiana Spa” disponibile nell’indirizzo internet
www.ncpmilano.rai.it.
Ciascun interessato dovrà far pervenire, entro le ore 13:00 del giorno 13 giugno 2014, la Manifestazione di Interesse in un plico chiuso con qualsiasi mezzo idoneo a garantire la chiusura
originaria del plico e la segretezza della manifestazione di interesse, nonché ad escludere qualsiasi manomissione, a:
RAI - RADIOTELEVISIONE ITALIANA
Direzione Servizi Generali
Presso “Ufficio Ricezioni e Spedizioni” RAI
Via Pasubio, 7 - piano terra
00195 Roma
La pubblicazione del presente invito e la ricezione della Manifestazione di Interesse non comportano per la RAI alcun obbligo nei confronti dei soggetti interessati, né, per questi ultimi, alcun
diritto a qualsivoglia prestazione da parte della RAI, a qualsiasi titolo.
Il presente avviso costituisce un invito a manifestare interesse, e non un invito ad offrire, né un’offerta al pubblico ex art. 1336 cod. civ., né una sollecitazione del pubblico risparmio ex art. 94 e ss.
del D.Lgs. n. 88/98.
La Rai si limita a rendere pubblica la sua esigenza di immobili di certe caratteristiche, non vincolandosi però a nessun criterio di scelta e anzi riservandosi il più ampio potere di valutare liberamente la convenienza delle offerte.
La RAI si riserva di sospendere, interrompere temporaneamente o definitivamente i contatti con
uno o tutti i soggetti che hanno manifestato interesse.
REPUBBLICA ITALIANA
Vico II San Nicola alla Dogana, 9
80133 Napoli
Tel. 081 49 777 11 - Fax 081 49 777 12
Via Villari, 50 - 70122 Bari
Tel. 080 5760 111 - Fax 080 5760 126
REGIONE PUGLIA
Il Commissario Straordinario Delegato
Per l’attuazione degli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico nella Regione Puglia
previsti nell’Accordo di Programma siglato il 25/11/10
AVVISO PUBBLICAZIONE ESITO DI GARA
Categoria Prevalente OS21 per classifica II fino a € 516.000,00
Il Commissario Delegato avvisa che sul sito www.dissestopuglia.it nella sezione
“AVVISI E BANDI” è pubblicato l’AVVISO RELATIVO AGLI APPALTI AGGIUDICATI
inerente l’aggiudicazione della procedura negoziata ai sensi dell’art.122 del
Decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 e s.m.i. relativa all’Intervento “FG
039_A/10 Comune di Rocchetta Sant’ Antonio via Lacedonia - Consolidamento
e recupero di aree comunali con interventi di ingegneria naturalistica in via
Lacedonia e via Pioppi”. CUP: J75D12000090001 - CIG: 5477624651 L’avviso
per estratto sarà altresì pubblicato sulla G.U.R.I. Il Commissario Straordinario
Delegato: Dott. Maurizio Croce
Corriere della Sera Martedì 20 Maggio 2014
Economia 27
italia: 51575551575557
#
La fondazione
Nomine
Mps, il dopo Mansi nelle mani di Valentini. I fondi esteri in assemblea
Pirelli, consiglio
di transizione
in attesa
di Rosneft
MILANO — Si profilano tempi non brevi
per la successione di Antonella Mansi alla
presidenza della Fondazione Mps dopo
l’indisponibilità della manager a un
nuovo incarico. Si riuniscono oggi la
deputazione amministratrice, in
scadenza, e quella generale — cui spetta
per statuto la nomina dell’organo
amministrativo — anche se è chiaro a
tutti a Siena che la scelta sarà influenzata
dai grandi elettori della Fondazione, cioè
il Comune retto dal sindaco Bruno
Palazzo Sansedoni, sede
della Fondazione Mps
Valentini e la Provincia, che peraltro
sparisce l’8 giugno come ente locale.
Probabilmente si andrà oltre la scadenza
del mandato di Mansi del 9 giugno e
questo comporterà un periodo di
prorogatio. Tra i papabili si sono fatti i
nomi di Enrico Totaro, attuale membro
della deputazione amministratrice ed ex
dirigente di Mps (considerato in quota
Fisac-Cgil), l’ex sindaco ed ex
vicepresidente del Parlamento europeo
Roberto Barzanti, e l’ex vicesindaco Anna
Carli (citata ieri dalla Nazione). Intanto
Mansi domani parteciperà all’assemblea
di Mps che dovrà votare l’aumento di
capitale da 5 miliardi chiesto dai vertici
Alessandro Profumo e Fabrizio Viola.
Saranno presenti per la prima volta anche
i fondi Fintech Advisory (messicano, ha il
4,5%) e Btg Pactual (brasiliano, al 2%),
legati all’ente di Palazzo Sansedoni in un
patto sul 9% che punta al controllo della
banca anche ampliandosi ad altri soci.
Tecnicamente i fondi saranno delegati
della Fondazione perché la girata delle
azioni non è arrivata in tempo per
l’assemblea. Il via libera dei soci sancirà
la svolta dell’istituto, che rinforzerà il
capitale in vista degli esami della Bce e
rimborserà gran parte dei Monti bond.
L’aumento aprirà anche la partita dei
nuovi azionisti, che potrebbe rimettere in
discussione anche la governance in vista
del rinnovo del board nel 2015.
F. Mas.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Turismo Prezzi e tariffe delle due agenzie su Internet limiterebbero la concorrenza e danneggerebbero i consumatori
«Il cartello delle prenotazioni online»
L’Antitrust indaga Expedia e Booking
Denuncia degli albergatori sulle clausole che escludono altre offerte
Per capire forse conviene
partire dalla metafora del
«portiere» che si frapporrebbe
tra noi (clienti) e loro (albergatori) imponendo il prezzo di
affitto di una camera senza che
le due parti possano fare alcunché. Di portieri in questo
caso ce ne sarebbero due soli
in tutto il mondo, dice Alessandro Nucara, direttore generale di Federalberghi, e sarebbero in grado di condizionare
il rapporto tra domanda e offerta a causa dell’esistenza della cosiddetta «parity rate», una
clausola messa nero su bianco
dai colossi delle agenzie online
booking.com ed Expedia nei
contratti stipulati con gli alberghi. Vincolo che impedisce
alle strutture turistiche di praticare prezzi più bassi al cliente
pena l’estinzione dell’accordo
e la sparizione degli hotel dai
principali motori di ricerca.
L’esito - secondo l’accusa dell’associazione degli albergatori - sarebbe persino l’oblio del
proprio nome da Internet e
l’incapacità di intercettare la
clientela che cerca alloggi in
Rete. La crociata degli alberghi
ieri ha avuto a suo modo una
rivincita. L’Antitrust ha deciso
di avviare un’istruttoria nei
confronti di questi due colossi
2,2
miliardi di euro
all’anno, gli
investimenti
di Expedia.inc
in tecnologia
e marketing
La clausola
La clausola di «parity rate»
è quel vincolo sul contratto
che lega le agenzie online
come Booking ed Expedia e
l’albergatore per il quale
l’hotel s’impegna a garantire
l’identico prezzo su tutti i
canali distributivi. Se la
struttura ricettiva applica
una tariffa più bassa al
cliente finale sul proprio
portale le agenzie online
possono rescindere il
contratto comportando la
sostanziale sparizione
dell’albergo dai motori di
ricerca come Google.
Secondo Federalberghi
sarebbe anti-concorrenziale
del turismo online «per verificare se limitino o meno la concorrenza nei servizi di prenotazione ostacolando la possibilità per i consumatori di trovare offerte più convenienti».
Il faro dell’Authority sarà acceso per oltre un anno perché la
fine dell’indagine è prevista
per luglio 2015. E potrebbe
portare a due soluzioni alternative: 1) Una sanzione parametrata al mercato italiano e al
giro d’affari di Booking ed
Expedia; 2) Una presentazione
di impegni utili a rimuovere
ogni ostacolo che impedisca
l’effettiva concorrenza sul
mercato. La difesa dei colossi
del turismo in Rete è tutta basata sul predominio tecnologico che Booking ed Expedia
avrebbero rispetto a tutti gli
altri portali aggregatori. Van-
Garanzia Giovani Il ruolo delle Regioni e delle agenzie
Lavoro, la spinta di Poletti
«Delega avanti o sarà stralcio»
O in tempi ragionevoli (si parla di sei mesi o
poco più) il parlamento vara la legge delega sul lavoro. O il governo stralcerà i temi più urgenti. E
andrà avanti in altro modo. Sottinteso: via decreto. Parola del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ieri a Milano per un convegno organizzato dall’agenzia per il lavoro Adecco con il patrocinio
della regione Lombardia.
Poletti è entrato di nuovo sul delicato tema della concertazione: «Negli ultimi dieci anni ha paralizzato l’azione dei governi. Ciascuno deve abbassare la propria bandiera. Le bandiere sono importanti: ci dicono chi siamo e da che storia arriviamo. Ma a volte vanno davanti agli occhi e
impediscono di vedere il futuro». Per quanto riguarda i possibili argomenti oggetto di stralcio,
Poletti non si sbilancia. Di certo i contenuti «forti»
della delega sono soprattutto la riforma degli ammortizzatori, la semplificazione contrattuale e la
creazione di una agenzia nazionale per il lavoro.
Il ministro del Lavoro ha rilanciato sulla Garanzia giovani. Come opportunità in sé: 1,5 miliardi
Ue tra fondi Ue e nazionali per offrire opportunità
di lavoro a 900 mila giovani. Ma anche come prova generale della riforma dei servizi per l’impiego.
A oggi i giovani che si sono iscritti al portale della
Garanzia Giovani sono 50 mila. Il ministro ha annunciato una campagna di informazione che scatterà subito dopo le elezioni europee. «Ma attenzione, non sarà indirizzata ai giovani, quelli ci sono già. Ci rivolgeremo piuttosto alle imprese. Abbiamo bisogno delle loro opportunità di lavoro».
Ma la Garanzia giovani suscita anche qualche
perplessità. Tra i dubbiosi c’è Pietro Ichino, giuslavorista, senatore di Scelta Civica. «I centri per
l’impiego non si sono ancora attivati per contattare i 50 mila iscritti al portale della Garanzia Giovani. Avanti così e l’iniziativa sarà un buco nell’acqua», ha detto Ichino, ieri, durante una videochat
sul sito del Corriere con il
giuslavorista Tiziano Treu.
Cruciali per l’attuazione
Le aziende
della Garanzia Giovani saranno le regioni. La Lombardia è
già partita con il sistema della
«dote lavoro». Determinate a
Il ministro
entrare in partita anche le
I giovani
agenzie per il lavoro private.
iscritti alla
Ieri Adecco ha annunciato lo
stanziamento di 10 milioni
garanzia
aggiuntivi per la formazione.
sono 50
Una buona parte andranno ad
mila. Ora
aiutare giovani con profili ditocca alle
stanti da quelli cercati dalle
aziende. «Contatteremo dieimprese
cimila imprese entro settembre – ha assicurato l’amministratore delegato Federico Vione –. L’obiettivo è
creare 100 mila posti colmando il gap che esiste
tra occasioni d’impiego reali e curriculum dei giovani disoccupati».
❜❜
Rita Querzé
rquerze
© RIPRODUZIONE RISERVATA
taggio competitivo ottenuto al
prezzo di significativi investimenti. Jean-Philippe Monod,
direttore Corporate per il Mediterraneo di Expedia, li quantifica in 2,2 miliardi di euro al-
In alto Darren Huston,
ceo di booking.com
A sinistra Dara Khosrowshahi, ad di Expedia
l’anno, la gran parte spesi in
strumenti di indicizzazione
sui motori di ricerca. In filigrana s’intravede però il presumibile motivo del contendere tra
gli albergatori di casa nostra
(che citano il caso tedesco,
perché anche in Germania c’è
un’analoga iniziativa dell’authority locale) e le agenzie
online: la percentuale di commissioni su ogni transazione
effettuata su questi portali. Federalberghi fissa l’asticella al
30%. Come dire: per ogni 100
euro spesi dal cliente, 30 andrebbero a Booking ed Expedia per la loro attività di intermediazione. I manager delle
agenzie online la contabilizzano a meno della metà. Certo è
che sorprende come i portali
comparatori di prezzi - Trivago.com e Kayak.com - siano
controllati dalle holding a
monte di Booking ed Expedia.
Una forma indiretta di controllo sui prezzi praticati sui
siti degli alberghi?
Fabio Savelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pirelli si avvia verso un
rinnovo provvisorio del
consiglio. Provvisorio perché
nel board ci saranno ancora i
rappresentanti di Lauro61, la
holding controllata da
Clessidra, Intesa Sanpaolo e
Unicredit, a cui fa capo il
26,19% della Pirelli, che ieri ha
depositato la lista per il
rinnovo del board indicando
al primo posto Marco
Tronchetti Provera. Sulla
quota, come noto, è in corso
una trattativa con Rosneft che
Clessidra, la venditrice (le due
banche resteranno anche se
con quote inferiori alle
attuali), puntava a chiudere in
tempo utile per lasciare ai
russi i posti nel board e uscire
dalla partita del riassetto
Pirelli dopo aver raddoppiato
il valore dell’investimento in
poco meno di un anno. Ma
mancano ancora diversi
dettagli da definire e dunque
il 12 giugno l’assemblea Pirelli
nominerà un consiglio di
transizione, destinato a
cambiare una volta che
Rosneft avrà diritto a
subentrare a Clessidra nella
stanza dei bottoni. Solo oggi
si saprà invece se nel board ci
sarà la famiglia Malacalza, gli
ex alleati di Tronchetti che
nello scioglimento
dell’alleanza hanno ottenuto il
6,9% di Pirelli. Ieri sera, a
poche ore dalla scadenza del
termine, la lista non risultava
ancora depositata.
Federico De Rosa
© RIPRODUZIONE RISERVATA
28
Martedì 20 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Nome
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
AcomeA SGR - numero di tel. 800.89.39.89
[email protected]
Nome
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
AZ F. Best Cedola DIS
15/05 EUR
5,129
5,129
Asia Consumer Demand A
19/05 USD
13,920
13,920
PS - Best Global Managers B
13/05 EUR
105,940
106,150
AZ F. Best Equity
15/05 EUR
5,130
5,147
Asia Consumer Demand A-Dis
19/05 USD
13,570
13,570
PS - Best Gl Managers Flex Eq A
16/05 EUR
108,730
108,980
AZ F. Bond Target 2015 ACC
15/05 EUR
5,996
6,003
Asia Infrastructure A
19/05 USD
13,930
13,960
PS - Bond Opportunities A
16/05 EUR
163,620
163,800
AZ F. Bond Target 2015 DIS
15/05 EUR
5,500
5,507
Asian Bond A-Dis M
19/05 USD
10,245
10,240
ASIAN OPP CAP RET EUR
16/05 EUR
11,565
11,672
PS - Bond Opportunities B
16/05 EUR
122,010
122,140
Balanced-Risk Allocation A
19/05 EUR
14,950
14,960
FLEX QUANTITATIVE HR6 A EUR
16/05 EUR
110,652
110,890
PS - Dynamic Core Portfolio A
13/05 EUR
98,790
98,950
15,214
15,167
FLEX STRATEGY RET EUR
16/05 EUR
91,944
92,135
PS - EOS A
13/05 EUR
132,630
133,210
HIGH GROWTH CAP RET EUR
16/05 EUR
115,300
114,427
PS - Equilibrium A
16/05 EUR
101,040
101,010
ITALY CAP RET A EUR
16/05 EUR
25,117
25,081
PS - Fixed Inc Absolute Return A
16/05 EUR
99,480
99,470
SHORT DURATION CAP RET EUR
16/05 EUR
904,871
904,437
PS - Global Dynamic Opp A
16/05 EUR
98,150
99,400
PS - Global Dynamic Opp B
16/05 EUR
98,390
99,640
PS - Inter. Equity Quant A
16/05 EUR
109,090
110,000
PS - Inter. Equity Quant B
16/05 EUR
111,330
112,250
PS - Liquidity A
16/05 EUR
124,840
124,870
PS - Opportunistic Growth A
16/05 EUR
96,580
96,670
PS - Opportunistic Growth B
16/05 EUR
101,880
101,980
PS - Prestige A
13/05 EUR
99,380
98,150
PS - Quintessenza A
13/05 EUR
102,970
102,650
PS - Quintessenza B
13/05 EUR
106,080
105,750
PS - Target A
13/05 EUR
107,100
106,370
PS - Target B
13/05 EUR
107,120
106,380
PS - Titan Aggressive A
13/05 EUR
102,960
103,150
PS - Total Return A
16/05 EUR
102,200
102,190
PS - Total Return B
16/05 EUR
95,720
95,710
PS - Valeur Income A
16/05 EUR
111,190
111,230
PS - Value A
13/05 EUR
103,020
102,860
PS - Value B
13/05 EUR
105,210
105,040
AZ F. Bond Target 2016 ACC
15/05 EUR
5,415
5,437
Nome
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
Num tel: 178 311 01 00
www.compamfund.com - [email protected]
Nome
AcomeA America (A1)
16/05 EUR
16,116
16,028
AZ F. Bond Target 2016 DIS
15/05 EUR
5,134
5,155
Bluesky Global Strategy A
15/05 USD
1523,816
1524,126
Em. Loc. Cur. Debt A
19/05 USD
AcomeA America (A2)
16/05 EUR
16,627
16,536
AZ F. Bond Target 2017 Eq Op ACC 15/05 EUR
5,148
5,168
Bond Euro A
15/05 EUR
1240,849
1241,582
Em. Loc. Cur. Debt A-Dis.M
19/05 USD
9,700
9,670
AcomeA Asia Pacifico (A1)
16/05 EUR
4,066
4,110
AZ F. Bond Target 2017 Eq Op DIS
15/05 EUR
5,148
5,168
Bond Euro B
15/05 EUR
1199,507
1200,226
Em. Mkt Corp Bd A
19/05 USD
12,298
12,288
AcomeA Asia Pacifico (A2)
16/05 EUR
4,181
4,226
AZ F. Bond Target Giugno 2016 ACC 15/05 EUR
5,642
5,650
Bond Risk A
15/05 EUR
1443,877
1448,057
Euro Corp. Bond A
19/05 EUR
16,703
16,715
AcomeA Breve Termine (A1)
16/05 EUR
14,649
14,647
AZ F. Bond Target Giugno 2016 DIS 15/05 EUR
5,220
5,227
Bond Risk B
15/05 EUR
1383,031
1387,051
Euro Corp. Bond A-Dis M
19/05 EUR
12,703
12,711
AcomeA Breve Termine (A2)
16/05 EUR
14,808
14,806
AZ F. Bond TargetSettem.2016 ACC 15/05 EUR
5,867
5,874
CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. A
15/05 EUR
1652,380
1652,612
Euro Short Term Bond A
19/05 EUR
10,937
10,937
AcomeA ETF Attivo (A1)
16/05 EUR
4,485
4,465
AZ F. Bond TargetSettem.2016 DIS 15/05 EUR
5,526
5,533
CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. B
15/05 EUR
1590,575
1590,815
European Bond A-Dis
19/05 EUR
5,642
5,650
AcomeA ETF Attivo (A2)
16/05 EUR
4,594
4,574
AZ F. Cash 12 Mesi
15/05 EUR
5,352
5,352
CompAM Fund - SB Bond B
14/05 EUR
1075,937
1075,658
Glob. Bond A-Dis
19/05 USD
5,793
5,792
AcomeA Eurobbligazionario (A1)
16/05 EUR
17,227
17,223
AZ F. Cash Overnight
15/05 EUR
5,258
5,258
CompAM Fund - SB Equity B
14/05 EUR
1130,755
1129,685
Glob. Equity Income A
19/05 USD
61,010
60,910
AcomeA Eurobbligazionario (A2)
16/05 EUR
17,423
17,420
AZ F. Cat Bond ACC
30/04 EUR
5,305
5,304
CompAM Fund - SB Flexible B
14/05 EUR
1019,200
1017,457
Glob. Equity Income A-Dis
19/05 USD
15,370
15,340
AcomeA Europa (A1)
16/05 EUR
13,028
13,005
AZ F. Cat Bond DIS
30/04 EUR
5,268
5,286
European Equity A
15/05 EUR
1397,665
1407,222
Glob. Inv. Grade.Corp. Bd A-Dis M
19/05 USD
11,451
11,456
AcomeA Europa (A2)
16/05 EUR
13,361
13,337
AZ F. CGM Opport Corp Bd
15/05 EUR
6,080
6,083
European Equity B
15/05 EUR
1323,238
1332,305
Glob. Structured Equity A-Dis
19/05 USD
40,500
40,530
AcomeA Globale (A1)
16/05 EUR
11,085
11,085
AZ F. CGM Opport European
15/05 EUR
6,791
6,842
Multiman. Bal. A
14/05 EUR
116,715
116,750
Glob. Targeted Ret. A
19/05 EUR
10,433
10,414
AcomeA Globale (A2)
16/05 EUR
11,502
11,501
AZ F. CGM Opport Global
15/05 EUR
6,257
6,293
Multiman. Bal. M
14/05 EUR
116,269
116,302
AcomeA Italia (A1)
16/05 EUR
19,824
19,654
AZ F. CGM Opport Gov Bd
15/05 EUR
5,555
5,568
AcomeA Italia (A2)
16/05 EUR
20,352
20,176
AZ F. Commodity Trading
15/05 EUR
4,391
4,415
AcomeA Liquidità (A1)
16/05 EUR
8,900
8,901
AZ F. Conservative
15/05 EUR
6,454
6,478
AcomeA Liquidità (A2)
16/05 EUR
8,901
8,902
AZ F. Core Brands
15/05 EUR
5,616
AcomeA Paesi Emergenti (A1)
16/05 EUR
6,383
6,393
AZ F. Corporate Premium ACC
15/05 EUR
AcomeA Paesi Emergenti (A2)
16/05 EUR
6,562
6,571
AZ F. Corporate Premium DIS
15/05 EUR
Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond A
19/05 EUR
12,952
12,954
72,883
Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond E-Dis
19/05 EUR
11,835
11,837
Greater China Eq. A
19/05 USD
44,130
44,240
India Equity E
19/05 EUR
30,160
29,850
5,634
Japanese Eq. Advantage A
19/05 JPY
2870,000
2889,000
5,589
5,586
Pan European Eq. A
19/05 EUR
17,330
17,360
5,312
5,309
Pan European Eq. A-Dis
19/05 EUR
15,640
15,670
Pan European Eq. Inc. A-Dis
19/05 EUR
11,660
11,650
Pan European High Inc A
19/05 EUR
18,790
18,790
Pan European High Inc A-Dis
19/05 EUR
13,660
13,670
Pan European Struct. Eq. A
19/05 EUR
14,170
14,140
Pan European Struct. Eq. A-Dis
19/05 EUR
13,470
13,440
Renminbi Fix. Inc. A
19/05 USD
10,579
10,587
Renminbi Fix. Inc. EUR A-Dis
19/05 EUR
9,358
9,380
US Equity A EH
19/05 EUR
14,120
14,090
US High Yield Bond A
19/05 USD
11,867
11,917
AcomeA Patrimonio Aggressivo (A1) 16/05 EUR
3,917
3,917
AZ F. Dividend Premium ACC
15/05 EUR
5,680
5,702
AcomeA Patrimonia Aggressivo (A2) 16/05 EUR
4,035
4,035
AZ F. Dividend Premium DIS
15/05 EUR
5,023
5,043
Multiman. Eq. Afr. & Mid. East A
14/05 EUR
74,698
Multiman. Eq. Afr. & Mid. East M
14/05 EUR
77,724
75,925
Multiman.Target Alpha A
14/05 EUR
103,902
103,926
DB Platinum
AcomeA Patrimonio Dinamico (A1) 16/05 EUR
5,247
5,242
AZ F. Emer. Mkt Asia
15/05 EUR
5,798
Agriculture Euro R1C A
15/05 EUR
67,130
67,140
Comm Euro R1C A
16/05 EUR
112,270
112,230
Comm Harvest R3C E
07/05 EUR
74,930
74,490
5,799
AcomeA Patrimonio Dinamico (A2) 16/05 EUR
5,354
5,349
AZ F. Emer. Mkt Europe
15/05 EUR
3,198
3,221
AcomeA Patrimonio Prudente (A1) 16/05 EUR
6,263
6,256
AZ F. Emer. Mkt Lat. Am.
15/05 EUR
5,025
5,065
AcomeA Patrimonio Prudente (A2) 16/05 EUR
6,401
6,394
AZ F. European Dynamic
15/05 EUR
5,173
5,205
AcomeA Performance (A1)
16/05 EUR
21,977
21,941
AZ F. European Trend
15/05 EUR
3,324
3,363
AcomeA Performance (A2)
16/05 EUR
22,302
22,265
AZ F. Formula 1 Absolute
15/05 EUR
5,210
5,294
AZ F. Formula 1 Alpha Plus ACC
30/04 EUR
5,583
5,578
Currency Returns Plus R1C
16/05 EUR
935,200
934,760
DB Platinum IV
16/05 EUR
Croci Euro R1C B
AZ F. Formula 1 Alpha Plus DIS
AZ F. Formula Target 2014
Invictus Global Bond Fd
13/05 EUR
14/05 EUR
Invictus Macro Fd
Sol Invictus Absolute Return
15/05 EUR
107,154
80,433
102,320
30/04 EUR
15/05 EUR
5,522
4,767
Croci Japan R1C B
16/05 JPY
8048,390
8172,450
Croci US R1C B
16/05 USD
162,410
162,160
Dyn. Cash R1C A
16/05 EUR
101,530
101,530
Paulson Global R1C E
07/05 EUR
6173,080
6156,720
Sovereign Plus R1C A
16/05 EUR
107,340
107,490
Systematic Alpha R1C A
14/05 EUR
10371,970
10321,000
US High Yield Bond A-Dis M
4,783
AZ F. Formula Target 2015 ACC
15/05 EUR
6,066
6,087
80,123
AZ F. Formula Target 2015 DIS
15/05 EUR
5,569
5,588
AZ F. Formula 1 Conserv.
15/05 EUR
4,940
4,971
AZ F. Global Curr&Rates ACC
15/05 EUR
4,417
4,425
AZ F. Global Curr&Rates DIS
15/05 EUR
4,161
4,168
AZ F. Global Sukuk ACC
30/04 EUR
4,951
4,925
AZ F. Global Sukuk DIS
30/04 EUR
4,856
4,925
AZ F. Hybrid Bonds ACC
15/05 EUR
5,303
5,328
AZIMUT CAPITAL MANAGEMENT SGR - tel.02.88981
AZ F. Hybrid Bonds DIS
15/05 EUR
5,191
5,215
19/05 USD
19/05 USD
US Value Equity A
19/05 USD
US Value Equity A-Dis
10,764
31,170
29,800
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
www.multistarssicav.com [email protected]
T. +41 (0)91 640 37 80
Orazio Conservative A
16/05 EUR
100,850
100,860
Sparta Agressive A
16/05 EUR
101,540
101,450
WM Biotech A
16/05 EUR
137,900
138,180
WM Biotech I
16/05 EUR
1404,200
1407,070
www.newmillenniumsicav.com
Distributore Principale: Banca Finnat Euramerica - Tel: 06/69933475
NM Augustum Corp Bd A
16/05 EUR
190,920
190,840
NM Augustum High Qual Bd A
16/05 EUR
146,270
146,030
NM Balanced World Cons A
16/05 EUR
134,310
134,430
NM Euro Bonds Short Term A
16/05 EUR
138,190
138,110
NM Euro Equities A
16/05 EUR
47,600
47,460
NM Global Equities EUR hdg A
16/05 EUR
71,030
70,910
NM Inflation Linked Bond Europe A 16/05 EUR
105,490
105,450
NM Italian Diversified Bond A
16/05 EUR
112,290
112,400
NM Italian Diversified Bond I
16/05 EUR
114,680
114,770
NM Large Europe Corp A
16/05 EUR
135,780
135,890
NM Market Timing A
16/05 EUR
105,590
105,910
NM Market Timing I
16/05 EUR
106,380
106,700
NM Q7 Active Eq. Int. A
16/05 EUR
62,550
62,580
NM Q7 Globalflex A
16/05 EUR
105,480
105,090
NM Total Return Flexible A
16/05 EUR
121,800
122,070
NM VolActive A
16/05 EUR
100,370
100,100
NM VolActive I
16/05 EUR
100,790
100,510
10,809
31,120
29,750
Nome
www.pegasocapitalsicav.com
Strategic Bond Inst. C
15/05 EUR
107,040
106,960
Strategic Bond Inst. C hdg
15/05 USD
107,210
107,120
Strategic Bond Retail C
15/05 EUR
105,630
105,560
Strategic Bond Retail C hdg
15/05 USD
105,740
105,660
Strategic Trend Inst. C
16/05 EUR
103,700
103,960
Strategic Trend Retail C
16/05 EUR
101,570
101,830
Fondo Donatello-Michelangelo Due 31/12 EUR
51470,165
52927,939
Fondo Donatello-Tulipano
31/12 EUR
46691,916
47475,755
Fondo Donatello-Margherita
31/12 EUR
27926,454
27116,197
Fondo Donatello-David
31/12 EUR
58259,864
57863,932
Fondo Tiziano Comparto Venere
31/12 EUR 468728,464 477314,036
Caravaggio di Sorgente SGR
31/12 EUR
Tel: 02 77718.1
www.kairospartners.com
Fondi Unit Linked
14/05
Flex Equity 100
www.azimut.it - [email protected]
119,730
5,535
106,673
102,269
119,700
Nome
Kairos Multi-Str. A
31/03 EUR 873555,970 873230,021
Kairos Multi-Str. B
31/03 EUR 571470,686 571552,756
Kairos Multi-Str. I
31/03 EUR 588531,969 588092,605
Global Equity
14/05
5,456 EUR
Maximum
14/05
5,253 EUR
Progress
14/05
6,464 EUR
Azimut Dinamico
15/05 EUR
26,353
26,494
AZ F. Income ACC
15/05 EUR
6,267
6,294
Azimut Formula 1 Absolute
15/05 EUR
6,958
7,068
AZ F. Income DIS
15/05 EUR
5,781
5,806
Azimut Formula 1 Conserv
15/05 EUR
6,868
6,907
AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 ACC 15/05 EUR
4,635
4,642
Azimut Formula Target 2013
15/05 EUR
6,946
6,963
AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 DIS 15/05 EUR
4,345
4,352
KAIROS INTERNATIONAL SICAV
Azimut Formula Target 2014
15/05 EUR
6,746
6,763
AZ F. Institutional Target
15/05 EUR
5,522
5,570
KIS - America A-USD
15/05 USD
266,990
269,500
AZ F. Italian Trend
15/05 EUR
3,476
3,628
KIS - America P
15/05 EUR
187,730
189,510
KIS - America X
15/05 EUR
188,870
190,650
14/05
Quality
www.sorgentegroup.com
11,105 EUR
Kairos Multi-Str. P
31/03 EUR 537043,435 537063,412
Kairos Income
16/05 EUR
6,801
6,804
Kairos Selection
16/05 EUR
10,375
10,383
AUGUSTUM EQUITY EUROPE I
16/05 EUR
108,870
109,220
AUGUSTUM G.A.M.E.S. A
16/05 EUR
111,580
111,760
AUGUSTUM G.A.M.E.S. I
16/05 EUR
148,370
148,610
7,072 EUR
Azimut Garanzia
15/05 EUR
12,881
12,887
Azimut Prev. Com. Crescita
30/04 EUR
11,073
11,031
AZ F. Lira Plus ACC
15/05 EUR
4,923
4,955
ABS- I
31/03 EUR
15709,208
14994,109
15/05 EUR
4,822
4,853
ABSOLUTE RETURN EUROPA
09/05 EUR
5029,131
5020,233
Azimut Prev. Com. Crescita Cl. C
30/04 EUR
11,086
11,042
AZ F. Lira Plus DIS
Azimut Prev. Com. Equilibrato
30/04 EUR
12,137
12,092
AZ F. Macro Dynamic
15/05 EUR
6,004
6,019
BOND-A
28/02 EUR 721205,818 703354,240
Azimut Prev. Com. Equilibrato Cl. C 30/04 EUR
12,145
12,098
AZ F. Opportunities
15/05 EUR
5,197
5,232
BOND-B
28/02 EUR 721205,818 703354,240
Azimut Prev. Com. Garantito
30/04 EUR
11,002
10,923
AZ F. Pacific Trend
15/05 EUR
4,050
4,057
EQUITY- I
30/04 EUR 613699,760 608277,667
Azimut Prev. Com. Protetto
30/04 EUR
11,904
11,865
AZ F. Patriot ACC
15/05 EUR
6,575
6,670
PRINCIPAL FINANCE 1
31/12 EUR
Azimut Prev. Com. Protetto Cl. C
30/04 EUR
11,913
11,872
AZ F. Patriot DIS
15/05 EUR
6,103
Azimut Prev. Com. Obbli.
30/04 EUR
10,226
10,177
AZ F. Qbond
15/05 EUR
5,278
Azimut Prev. Com. Obbli. Cl. C
30/04 EUR
10,226
10,177
AZ F. Qinternational
15/05 EUR
Azimut Reddito Euro
15/05 EUR
17,427
17,510
AZ F. QProtection
Azimut Reddito Usa
15/05 EUR
6,020
6,018
Azimut Scudo
15/05 EUR
8,746
Azimut Solidity
15/05 EUR
Azimut Strategic Trend
2451,889
2506,583
Numero verde 800 124811
[email protected]
Nextam Bilanciato
16/05 EUR
6,867
6,861
Nextam Obblig. Misto
16/05 EUR
7,412
7,398
BInver International A
16/05 EUR
6,399
6,391
Cap. Int. Abs. Inc. Grower D
16/05 EUR
5,571
5,565
Asian Equity B
16/05 EUR
95,510
96,240
CITIC Securities China Fd A
16/05 EUR
4,989
4,985
Asian Equity B
16/05 USD
134,070
135,090
Fidela A
16/05 EUR
5,448
5,465
Emerg Mkts Equity
16/05 USD
448,740
446,610
Income A
16/05 EUR
5,703
5,703
Emerg Mkts Equity Hdg
16/05 EUR
438,350
436,270
International Equity A
16/05 EUR
7,052
7,032
European Equity
16/05 EUR
275,560
276,530
Italian Selection A
16/05 EUR
6,819
6,798
European Equity B
16/05 USD
340,590
341,800
Liquidity A
16/05 EUR
5,339
5,341
Greater China Equity B
16/05 EUR
103,930
104,390
Multimanager American Eq.A
16/05 EUR
4,738
4,741
Greater China Equity B
16/05 USD
147,940
148,600
69,050
KIS - Bond A-USD
15/05 USD
171,600
171,950
KIS - Bond D
15/05 EUR
122,810
123,060
KIS - Bond P
15/05 EUR
126,940
127,190
KIS - Bond Plus A Dist
15/05 EUR
125,710
125,980
KIS - Bond Plus D
15/05 EUR
130,800
131,070
6,191
KIS - Bond Plus P
15/05 EUR
132,820
133,090
5,286
KIS - Dynamic A-USD
15/05 USD
175,320
175,040
5,143
5,160
KIS - Dynamic D
15/05 EUR
122,130
121,930
15/05 EUR
5,280
5,297
KIS - Dynamic P
15/05 EUR
124,400
124,190
AZ F. Qtrend
15/05 EUR
5,042
5,079
KIS - Emerging Mkts A
15/05 EUR
124,020
124,220
8,782
AZ F. Renminbi Opport
15/05 EUR
5,253
5,256
Dividendo Arancio
16/05 EUR
49,880
49,730
KIS - Emerging Mkts D
15/05 EUR
122,460
122,660
8,822
8,882
AZ F. Reserve Short Term
15/05 EUR
6,300
6,302
Convertibile Arancio
16/05 EUR
61,290
61,250
KIS - Europa D
15/05 EUR
124,240
126,410
Multimanager Asia Pacific Eq.A
16/05 EUR
4,519
4,507
Growth Opportunities
16/05 USD
69,470
15/05 EUR
6,259
6,272
AZ F. Short Term Gl High Yield ACC 15/05 EUR
5,108
5,113
Cedola Arancio
16/05 EUR
59,010
59,000
KIS - Europa P
15/05 EUR
126,390
128,590
Multimanager Emerg.Mkts Eq.A
16/05 EUR
4,275
4,272
Growth Opportunities Hdg
16/05 EUR
76,090
75,630
Azimut Trend America
15/05 EUR
12,459
12,546
AZ F. Short Term Gl High Yield DIS 15/05 EUR
5,030
5,034
Borsa Protetta Agosto
14/05 EUR
61,960
61,890
KIS - Europa X
15/05 EUR
126,930
129,140
Multimanager European Eq.A
16/05 EUR
4,568
4,604
Japanese Equity
16/05 JPY
123,770
125,710
Azimut Trend Europa
15/05 EUR
13,359
13,507
AZ F. Solidity ACC
15/05 EUR
5,997
6,031
Borsa Protetta Febbraio
14/05 EUR
60,710
60,400
KIS - Global Bond P
15/05 EUR
102,890
102,850
Strategic A
16/05 EUR
5,208
5,212
Japanese Equity B
16/05 USD
122,790
124,720
Azimut Trend Italia
15/05 EUR
17,683
18,423
AZ F. Solidity DIS
15/05 EUR
5,603
5,634
Borsa Protetta Maggio
14/05 EUR
62,840
63,310
KIS - Income D
15/05 EUR
104,090
104,120
Usa Value Fund A
16/05 EUR
5,895
5,873
Japanese Equity Hdg
16/05 EUR
160,980
163,510
Azimut Trend Pacifico
15/05 EUR
6,781
6,799
AZ F. Strategic Trend
15/05 EUR
5,767
5,783
Borsa Protetta Novembre
14/05 EUR
60,910
60,970
KIS - Income P
15/05 EUR
107,640
107,660
Ver Capital Credit Fd A
16/05 EUR
5,573
5,577
Swiss Equity
16/05 CHF
132,800
132,790
15/05 EUR
5,081
5,090
Inflazione Più Arancio
16/05 EUR
56,740
56,710
KIS - Italia P
15/05 EUR
129,470
131,350
Swiss Equity Hdg
16/05 EUR
100,830
100,830
61951,842
59550,161
Tel: 848 58 58 20
Sito web: www.ingdirect.it
www.vitruviussicav.com
Azimut Trend Tassi
15/05 EUR
10,145
10,201
AZ F. Top Rating ACC
Azimut Trend
15/05 EUR
27,880
27,929
AZ F. Top Rating DIS
15/05 EUR
5,081
5,090
Mattone Arancio
16/05 EUR
45,520
45,860
KIS - Italia X
15/05 EUR
129,320
130,820
US Equity
16/05 USD
166,720
165,150
AZ F. Trend
15/05 EUR
6,120
6,131
Profilo Dinamico Arancio
16/05 EUR
64,560
65,120
KIS - Key
15/05 EUR
135,010
135,480
US Equity Hdg
16/05 EUR
183,610
181,880
AZ F. US Income
15/05 EUR
5,442
5,441
Profilo Equilibrato Arancio
16/05 EUR
62,340
62,660
KIS - Key X
15/05 EUR
137,730
138,210
AZ FUND MANAGEMENT SA - tel.00352 2663811
AZ F. Active Selection
15/05 EUR
5,370
5,418
Tel: 0041916403780
www.pharusfunds.com [email protected]
AZ F. Active Strategy
15/05 EUR
5,063
5,070
Profilo Moderato Arancio
16/05 EUR
58,560
58,700
KIS - Multi-Str. UCITS A USD
15/05 USD
150,630
151,010
AZ F. Alpha Man. Credit
15/05 EUR
5,486
5,484
Top Italia Arancio
16/05 EUR
48,910
48,370
KIS - Multi-Str. UCITS D
15/05 EUR
110,740
111,010
PS - 3P Cosmic A
16/05 EUR
72,660
AZ F. Alpha Man. Equity
15/05 EUR
4,867
4,880
KIS - Multi-Str. UCITS P
15/05 EUR
113,490
113,780
PS - 3P Cosmic C
16/05 CHF
72,190
71,080
AZ F. Alpha Man. Them.
15/05 EUR
3,567
3,578
Abs. UK Dynamic Fd P1
19/05 GBP
1,450
1,455
KIS - Multi-Str. UCITS X
15/05 EUR
114,310
114,590
PS - Absolute Return A
16/05 EUR
113,160
113,340
AZ F. American Trend
15/05 EUR
3,152
3,177
Abs. UK Dynamic Fd P1 H
19/05 EUR
1,592
1,598
KIS - Selection D
16/05 EUR
122,870
123,140
PS - Absolute Return B
16/05 EUR
119,350
119,540
AZ F. Asset Plus
15/05 EUR
5,551
5,553
Abs. UK Dynamic Fd P2
19/05 GBP
1,482
1,487
KIS - Selection P
16/05 EUR
124,820
125,090
PS - Algo Flex A
16/05 EUR
109,710
110,380
AZ F. Asset Power
15/05 EUR
5,388
5,394
Abs. UK Dynamic Fd P2 H
19/05 EUR
1,661
1,668
KIS - Selection X
16/05 EUR
124,580
124,800
PS - Algo Flex B
16/05 EUR
104,740
105,370
AZ F. Asset Timing
15/05 EUR
5,026
5,030
UK Abs. Target Fd P1
19/05 GBP
1,162
1,162
Invesco Funds
KIS - Sm. Cap D
16/05 EUR
99,230
100,030
PS - BeFlexible A
16/05 EUR
85,980
85,910
AZ F. Best Bond
15/05 EUR
5,369
5,372
UK Abs Target Fd P2
19/05 EUR
1,111
1,110
Asia Balanced A
19/05 USD
24,670
24,630
KIS - Sm. Cap P
16/05 EUR
103,950
104,780
PS - BeFlexible C
16/05 USD
84,730
84,660
AZ F. Best Cedola ACC
15/05 EUR
5,671
5,672
UK Abs Target Fd P2
19/05 GBP
1,191
1,190
Asia Balanced A-Dis
19/05 USD
16,220
16,200
KIS - Target 2014 X
15/05 EUR
100,230
100,230
PS - Best Global Managers A
13/05 EUR
102,190
102,420
La lista completa dei comparti Invesco autorizzati in Italia
è disponibile sul sito www.invesco.it
71,610
Tel 0332 251411
www.ottoapiu.it
8a+ Eiger
16/05 EUR
6,107
6,111
8a+ Gran Paradiso
16/05 EUR
5,229
5,246
8a+ Latemar
16/05 EUR
5,931
5,927
8a+ Matterhorn
09/05 EUR 841561,700 856702,492
Legenda: Quota/pre. = Quota precedente;
Quota/od. = Quota odierna
13351E7B
Corriere della Sera Martedì 20 Maggio 2014
Sussurri & Grida
Piazza Affari
GIÙ UNIPOLSAI E GENERALI
IN CONTROTENDENZA STM
Il ritorno di Bianchi allo Sviluppo, il piano di Guidi
di GIACOMO FERRARI
Lo stacco dei dividendi è il
principale responsabile del calo
di ieri di Piazza Affari. La discesa
dell’indice Ftse-Mib (-1,6%)
risulta però meno grave se si
tiene conto che l’effetto cedola
ha coinvolto 16 dei 40 titoli che
compongono l’indice principale e che il suo impatto
è stato calcolato nell’1,46%. Al netto dunque di
questo elemento puramente statistico, la Borsa
italiana appare allineata al resto d’Europa, dove
hanno pesato le nuove incertezze politiche,
dall’Ucraina alla Libia. In più, il nostro listino è stato
condizionato ieri dallo spread Bund-Btp (in chiusura
a 181 punti base), che ha colpito soprattutto i valori
finanziari. Unipolsai ha così ceduto il 3,9%, seguita
da Generali (-3,76%), mentre fra i bancari il peggiore
è stato Unicredit (-3,20%). Giù inoltre Yoox (-3,42%),
Snam (-3,29%) e Gtech (-3,12%). In controtendenza
StM (+2,27%), il cui management ha confermato agli
analisti tutti i target per il corrente esercizio. Bene
anche A2a (+1,86%) e World Duty Free (+1,83%),
spinta dal giudizio buy (comprare) di Citigroup, oltre
a Tod’s (+1,65%) e Finmeccanica (+1,55%). Nel resto
del listino, infine, Rcs è cresciuta del 4,54%.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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(a.duc.) La data si avvicina. Il 26 maggio saranno trascorsi novanta giorni dal primo voto sulla fiducia al Governo di Matteo Renzi. La scadenza coincide con il termine per la cessazione automatica degli incarichi di alta dirigenza nella pubblica amministrazione. Il cosiddetto
spoils system. Tra i candidati a fare le valige c’è Antonio
Lirosi, ex Mister Prezzi, nominato segretario generale del
ministero dello Sviluppo economico il 31 gennaio, appena tre settimane prima dell’insediamento di Renzi. La
brusca uscita di scena dell’ex ministro Flavio Zanonato e
l’arrivo di Federica Guidi hanno cambiato verso al ministero di Via Veneto. Lirosi, già ex capo di gabinetto di Enrico Letta nel 1999 quando era ministro dell’Industria, ha
scontato anche l’eredità di un riassetto organizzativo del
ministero che si è rivelato poco efficiente. L’estate scorsa
l’ex capo di gabinetto, Goffredo Zaccardi, aveva letteralmente smantellato i quattro mega dipartimenti a cui facevano capo i settori energia, impresa, comunicazione e
coesione, in pratica le funzioni dei tre diversi ministeri
confluiti a suo tempo sotto il nome di ministero dello
Sviluppo economico. In base al riordino nei mesi scorsi
tutte le attività sono finite sotto quindici direzioni coordinate dal segretario generale. L’obiettivo della riforma
mirava, tra l’altro, alla riduzione dei dirigenti generali
(da 25 a 19) e dei dirigenti di seconda fascia (da 185 a
130). Nei fatti il piano di riorganizzazione di una struttura, dove lavorano oltre 3 mila persone, non ha portato finora alcun beneficio né miglioramento, tanto che ai ver-
tici del ministero di Via Veneto pensano di fare un passo
indietro e vorrebbero ripristinare i dipartimenti. Il progetto è allo stato embrionale, ma intanto sarebbe stato
individuato il successore di Lirosi. La scelta dovrebbe cadere su Andrea Bianchi, ossia l’ex direttore generale delle
Politiche industriali e della competitività del ministero
dello Sviluppo Economico, che nel maggio scorso aveva
deciso di lasciare per accettare l’incarico per la direzione
delle politiche industriali di Confindustria. Il suo sarebbe, insomma, un ritorno dopo un anno esatto e con una
mission che prevede l’ennesimo piano di riordino della
struttura. Bianchi era arrivato al ministero per la prima
volta nel 2007 al fianco di Pier Luigi Bersani, del quale era
stato precedentemente capo della segreteria tecnica.
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(c.d.c) Non succedeva da cinque anni: Ryanair ha
chiuso l’anno fiscale con un utile netto di 523 milioni di
euro, in calo dell’8% ma al di sopra delle attese degli analisti. Tant’è che alla Borsa di Dublino il titolo della low
cost irlandese ha toccato ieri un incremento del 10% portandosi verso i 7 euro ad azione. Il calo dei profitti è stato
giustificato dalla riduzione dei prezzi adottata per contrastare la concorrenza, della sterlina debole e dei più
elevati costi del carburante. Ma il management del vettore si è detto ottimista per l’esercizio in corso. Il fatturato e
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della prima pietra di Jihua park destination center, il primo network di strutture mix di fashion outlet, aree dedicate al divertimento, sport e alberghi, che Jihua, gruppo
cinese controllato dallo Stato ha affidato per la ideazione
e gestione ad Arcoretail, controllata da Arcotecnica specializzata nella fornitura di chiavi in mano per il real estate. Un progetto da 3,8 miliardi che punta a creare mete
per il nuovo turismo interno cinese e che punterà anche
sui grandi brand internazionali della moda.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Ryanair aumenta ricavi e passeggeri, di Jihua park
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(s. bo.) Si è svolta a Changchun la cerimonia di posa
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per l’anno 2014-2015 la compagnia ha rassicurato gli investitori con previsioni di guadagni futuri tra i 580 e i 620
milioni di euro con una crescita del traffico del 4% a 84,6
milioni di passeggeri. Non è stato un anno facile, quello
appena archiviato, per il vettore guidato da Michael
O’Leary: due tagli delle stime sugli utili, riduzione del
traffico annuale dei passeggeri, incremento della concorrenza. Questioni che hanno portato O’Leary a cambiare del tutto strategia, con tariffe più flessibili per il bagaglio, nuovo sito internet, pubblicità e offerte per il segmento business. Uno sforzo valutato positivamente dagli
analisti. Ora manca solo il giudizio dei passeggeri.
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Martedì 20 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Cultura
Dialoghi di Pistoia, cultura in 140 caratteri
Si può definire la condivisione in 140 caratteri? È la sfida lanciata dal
festival di antropologia del contemporaneo Pistoia-Dialoghi sull’uomo
(23-25 maggio). La rassegna, giunta alla quinta edizione, propone il
tema «Condividere il mondo. Per un’ecologia dei beni comuni».
Da oggi, sul profilo Twitter @DialoghiPistoia e su @La_Lettura, temi,
anticipazioni e riflessioni dai protagonisti del Festival e dai lettori.
Anteprima Parla il giallista nordico, erede della scuola di Stieg Larsson. Con «L’inganno del passato» (Marsilio) ne ripropone temi e ambienti
Quando i cuori battevano per Mosca
Ombre rosse nel paradiso svedese
Montelius racconta una storia di spie alla Le Carré. Quasi vera
dal nostro inviato
STEFANO MONTEFIORI
STOCCOLMA — «Solo mio padre si è salvato, ed è tutto merito della Corea del Nord», dice,
a suo modo grato a Pyongyang, Magnus Montelius, seduto nel caffè a due passi dalla stazione di
Stoccolma. Lo scrittore svedese, 49 anni, proviene da una famiglia molto nota in Svezia, per meriti accademici e per un attaccamento irragionevole alla Russia dei soviet.
Sua nonna, docente di chimica, imparentata
con diversi membri dell’Accademia che sceglie i
premi Nobel, ha presieduto a lungo l’Associazione sovietica di Svezia. Suo nonno è stato per
molti anni parlamentare comunista e direttore
del Partito comunista svedese. «Anche i miei genitori erano comunisti — racconta Montelius
—, si sono conosciuti nel partito e solo mio padre a un certo punto ha aperto gli occhi, grazie
appunto a un viaggio premio in Corea del Nord.
Al ritorno era sconvolto e del comunismo non
voleva più saperne. Il resto della famiglia non
l’ha presa bene, lo hanno trattato da traditore,
amici di trent’anni non hanno più voluto parlargli. Mia madre non lo ha seguito nella scelta, è
rimasta fedele alla sua ideologia, una specie di
religione. Mio zio materno, giornalista nel giornale svedese «Aftonbladet», tuttora la pensa così. E non stiamo parlando di eurocomunismo, di
un comunismo all’italiana… I comunisti svedesi
erano stalinisti, per loro Mosca era il Vaticano».
Il gioco delle appartenenze, delle lealtà di
gruppo e delle fedeltà ideologiche sta al fondo di
L’inganno del passato (Marsilio), il primo romanzo di Montelius dopo alcuni racconti di successo. Consulente di tematiche ambientali, soggiorni di lavoro in America Latina, Asia ed Europa dell’Est, Montelius è diventato all’improvviso
una star in Svezia, tradotto poi in Francia e nel
resto dell’Europa, grazie a questa spy story che
ricorda il Le Carré de «La talpa». «La vicenda dei
Cinque di Cambridge è quello che mi ha fatto
appassionare alla Guerra fredda e alla sua letteratura, ho letto tutto l’esistente su di loro e credo
che sia questo interesse ad avermi spinto a scrivere. Oltre naturalmente alla mia storia famigliare che era lì, sullo sfondo».
I cinque di Cambridge erano gli agenti segreti
britannici che a partire dagli anni Trenta, durante la Seconda guerra mondiale e poi negli anni
Cinquanta passarono informazioni al nemico,
l’Unione Sovietica. L’«inganno del passato» di
Montelius si apre con il ritrovamento di un corpo, ai piedi della terrazza di Ersta a Stoccolma,
nel 1990, nei giorni del disfacimento del blocco
comunista dell’Est. Addosso al cadavere c’è un
passaporto albanese, ma le autorità di Tirana ne-
L’autore
Uno scorcio del quartiere di Gamla Stan a Stoccolma (Nancy Steve Ross)
❜❜
I comunisti
da noi
erano
stalinisti,
l’Urss era
il Vaticano
❜❜
La passione
per la
Guerra
fredda
viene da
«La talpa»
gano che un loro connazionale con quelle generalità sia mai esistito. La polizia svedese sembra
pensare ad altro, non ha voglia di perdere tempo
dietro alla morte dell’ennesimo immigrato, ma il
giornalista precario Tobias Meijtens — che fa il
tassista per arrivare alla fine del mese — intuisce
che c’è qualcosa di misterioso intorno a quella
morte e decide di andare a fondo, facendosi aiutare dalla più titolata collega Natalie Petrini.
«Il personaggio di Tobias è ispirato a una persona che ho conosciuto davvero — racconta
Montelius —, un tassista che un giorno mi ha
accompagnato dall’aeroporto di Arlanda verso la
città. Aveva una pila di libri sul sedile davanti,
continuava a parlarmene e a chiedermi se li avevo letti, mi sembrava una persona entusiasta e
molto in gamba. Quando sono sceso dal taxi ho
pensato che avevo il mio protagonista». Ha rubato molto alla realtà per i suoi personaggi?
«Abbastanza, non solo per i personaggi ma anche per gli ambienti. La scena di Belgrado, nel libro, l’ho scritta durante uno dei miei soggiorni
di lavoro nella capitale serba. È un romanzo al
quale ho dedicato una enorme quantità di tempo, ma continuando con la mia occupazione.
Quindi, di giorno scrivevo dossier e fredde relazioni per punti sui problemi per l’ambiente, e la
sera portavo avanti di nascosto il mio romanzo:
non ho voluto parlarne a nessuno prima di finirlo, e prima di sentirmi soddisfatto del risultato.
Ce n’è voluta, perché l’ho riscritto sei volte: volevo evitare scene troppo lunghe con troppe informazioni, che di solito fanno comodo a chi scrive
ma stancano il lettore, e anche trovare una via di
mezzo nell’affrontare Stoccolma. I luoghi sono
riconoscibili, ma senza troppi indirizzi e descrizioni: credo che i lettori abbiano piacere a fare
lavorare un po’ anche la loro immaginazione».
Se Stieg Larsson con la saga Millennium ha
esplorato l’influenza sotterranea dell’estrema
destra nella società svedese, e ha evocato il nazismo come scheletro nell’armadio di alcuni suoi
protagonisti, Montelius ambienta il romanzo in
una non meno affascinante associazione d’estrema sinistra, la «Veritas» dell’Università di Uppsala, di fantasia ma non troppo. Perché ha voluto
parlare di quegli ambienti accademici filosovietici?
«Una volta finito il libro, mi è sembrato chiaro
chiaro che c’era anche un bisogno personale, legato ai miei nonni e ai miei genitori. Ho compiuto ricerche, ho chiesto di vedere gli archivi dei
servizi segreti svedesi, e ho scoperto per esempio che c’erano spie del governo al matrimonio
Magnus
Montelius
(49 anni, nella foto)
è cresciuto in un
ambiente
diplomatico svedese
legato all’Unione
Sovietica, ha lavorato
come consulente per
l’ambiente nei
Balcani e nelle
vecchie repubbliche
sovietiche.
Dopo aver vissuto in
Africa e America
Latina, Magnus
Montelius è tornato
(per ora) a vivere a
Stoccolma.
«L’inganno del
passato» (pubblicato
dalla Marsilio nella
traduzione di Laura
Gemi, pagine 368,
18,50) ha segnato
il suo esordio come
scrittore, oltre a
costituire una grande
sorpresa per critici,
librai e lettori del suo
Paese.
Il volume ha riscosso
immediatamente un
grande successo in
diversi Paesi europei,
anche per le
descrizioni di
ambienti poco noti al
pubblico della
società svedese
dei miei genitori, ho visto le foto della festa di
nozze nel dossier a loro dedicato».
Montelius non ha l’aria di voler regolare i conti con il proprio passato, sembra avere attraversato serenamente questo pezzo di storia nazionale e famigliare. «Da quando mi sono avvicinato alla politica da ragazzo mi sono sempre sentito liberale piuttosto che legato alla sinistra, ma
non vivo questa differenza come una dramma —
spiega. «Ho pensato che anzi era un buon punto
di partenza per parlare dei comunisti in Svezia: li
conosco benissimo, ma non sono coinvolto in
prima persona, non ho niente da farmi perdonare».
Erano importanti? «Non molto, da un punto
di vista di percentuali elettorali, ma molto presenti nella cultura, molto capaci di influenzare il
dibattito politico».
Come mai questa fascinazione degli scrittori
svedesi per la descrizione delle correnti estremistiche nella società? Larsson scrive della destra,
lei della sinistra. «Non so, forse è un caso, ma
potrei aggiungere che la Svezia è da sempre percorsa da movimenti sotterranei, anche se non
importanti numericamente. Siamo un Paese
non abituato al conflitto, esporre chiaramente il
proprio disaccordo non è visto di buon occhio. I
due partiti principali, la socialdemocrazia e il
centrodestra, sono sempre stati poco diversi tra
loro. Sotto il nostro benessere si è sempre nascosto un malumore sotterraneo, espresso dalle ali
estreme. Credo che questo sia un elemento piut-
Il fascino del thriller
È una conseguenza del fatto che
il Paese non è abituato ai conflitti,
ad esporre i propri disaccordi. Così
lo attirano tutti gli estremismi
tosto affascinante per uno scrittore: ha a che fare
con il mistero, con una realtà più complessa di
quel che appare, con l’importanza dei non detti
che qualcuno si incarica di fare venire finalmente alla luce. È una cosa molto svedese, questa
tendenza di mettere la polvere sotto al tappeto.
Già in Danimarca, i nostri vicini scandinavi sono
molto più capaci di litigare, di difendere apertamente la loro diversità di vedute: credo che sia
un atteggiamento più sano».
Se il cadavere dal passaporto albanese non è
quel che sembra, a che cosa porta il suo ritrovamento? «Tobias e Natalie scoprono che c’è di
mezzo un vecchio e clamoroso tradimento, avvenuto anni prima, a favore dell’Urss. Descrivendo
l’associazione Veritas uso molte delle mie conoscenze di quel mondo, fatto di insigni docenti,
intelligenti, colti e preparati, che per cecità volontaria e granitici patti di lealtà a un gruppo ristretto hanno scelto di restare fedeli a una causa
chiaramente impresentabile».
«L’inganno del passato» è una spy story fatta
di colpi di scena, ma anche di psicologia dei personaggi, di indagine sui motivi che li fanno agire
in un certo modo. La lezione di Le Carré.
@Stef_Montefiori
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Corriere della Sera Martedì 20 Maggio 2014
Cultura 31
italia: 51575551575557
Valori Ne «Il mistero nuziale» (Marcianum) il cardinale rilancia i temi dell’indissolubilità e della verginità
Il dibattito
Letteratura e paradossi dai campus Usa
QUELL’ANSIA CENSORIA
PER ESSERE CORRETTI
di PIERLUIGI BATTISTA
Perché la Chiesa non dice solo no
Il «bell’amore» secondo Scola è differenza fra uomo e donna
di ALDO CAZZULLO
Il volume
«C
Scrittori sotto accusa: Nabokov, Dostoevskij e Shakespeare
P
er chi avesse ancora
qualche dubbio sulla
smania censoria che
si nasconde dietro le
pur nobili motivazioni del
«politicamente corretto»,
l’ultima conferma viene dall’America, fonte «New York
Times»: i rappresentanti degli studenti di alcune università, prima fra tutti quella di
Santa Barbara in California,
vorrebbero imporre ai docenti l’obbligo di segnalare
un «pericolo» nel caso in cui
nei programmi di studio ci si
dovesse imbattere in libri che
contengano scene di sangue,
«abusi sessuali» e «violenza
misogina», e tutto per non
urtare la sensibilità di allieve
e allievi che abbiano vissuto
episodi drammatici e che abbiano manifestato sintomi
da «stress post-traumatico».
Intenzioni più che ammirevoli. Peccato però che, se prese alla lettera, dovrebbero
suggerire un minaccioso
bollino rosso da applicare
sulla copertina di un’infinità
di «libri pericolosi».
Lolita di Nabokov dovrebbe andare direttamente al rogo, insieme a una copia dei
due film che hanno tratto dal
romanzo. Il grande Gatsby
aveva una relazione insana
con il crimine, e per di più ha
sfiorato lo stalking con la venerata Daisy: bollino rosso
nelle università. Delitto e castigo configurava un atteggiamento discriminatorio
nei confronti delle donne anziane e sole, per quanto usuraie: avviso di pericolo da affiggere nei college. Senza
considerare che le malefatte
di Lady Macbeth, le inclinazioni omicide di Coriolano, i
maltrattamenti subiti da Re
Lear, il pregiudizio razziale
vagamente accarezzato nel
Calibano, le vessazioni imposte ai giovani Romeo e Giulietta dovrebbero consigliare
un gigantesco bollino rosso
sull’opera omnia di William
Shakespeare.
I libri raramente contengono buoni sentimenti. E
quasi mai i buoni libri promuovono l’edificazione morale di chi legge. Nulla, nella
tragedia greca, è facilmente
riconducibile ai dettami del
politicamente corretto: stupri, violenza, parricidi, matricidi, conflitti cruenti per il
potere e per il denaro, dèi capricciosi e meschini. Non si
può eliminare la guerra feroce dell’Iliade e non si impara
da Achille che non bisogna
fare scempio dei cadaveri.
Ha scritto Harold Bloom
che la letteratura non fa di
noi dei «buoni cittadini». I libri non possono essere devitalizzati e non c’è nessun
marchingegno che possa difendere chicchessia dal pericolo contenuto nei romanzi,
nei film, a teatro. Non sarà
l’ansia censoria degli studenti americani a fare della cultura qualcosa di asettico,
inodore e insapore come l’acqua.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’autore dell’articolo, Pierluigi Battista, ha appena
pubblicato da Rizzoli il pamphlet «#I libri sono pericolosi. Perciò li bruciano» (pagine 154, 11)
ontinua a diffondersi
un’immagine dell’insegnamento della Chiesa
sulle questioni legate
all’amore, al matrimonio e alla famiglia lontana dalla verità. Si dice che a
prevalere nell’esperienza e nella comprensione cristiane dell’amore sia la
parola “no”. E questo è radicalmente
falso».
Prende lo spunto da questa considerazione Il mistero nuziale, il saggio
(appena pubblicato da Marcianum
Press) con cui il cardinale Angelo Scola rielabora i due libri già usciti sul tema nel 1998 e nel 2000, anche in vista
delle due prossime assemblee del Sinodo dei vescovi che Papa Francesco
ha voluto dedicare alla famiglia.
Al centro della riflessione dell’arcivescovo di Milano c’è il concetto di «bell’amore». L’amore come fondamento
del cristianesimo, l’amore che
tiene insieme
l’universo e la
storia, «dal rapporto uomoAngelo Scola
donna a quello
tra le Persone della Trinità».
«La proposta del bell’amore, che la
Chiesa compie da duemila anni, racchiude in sé il grande “sì” di Dio all’umanità: sì al bene della differenza
sessuale, sì al dono di sé che non si risparmia, sì alla consegna della propria esistenza per sempre, sì al dono
della vita generata e accompagnata, in
un paziente lavoro di educazione» —
scrive Scola. «Del bell’amore sono
espressioni paradigmatiche sia il “per
sempre” del matrimonio indissolubile, sia quello della “verginità” per il
Regno dei cieli. Entrambe le vocazioni
dicono la pienezza umana del cristianesimo e si illuminano vicendevolmente. Entrambe, tuttavia, appaiono
“scandalose” per la mentalità dominante».
L’arcivescovo di Milano evoca un
dato di fatto: la rottura sempre più frequente dei matrimoni, di cui è segno
anche il progetto di legge avviato nel
parlamento italiano sul divorzio breve; e le pressioni per il superamento
del celibato dei sacerdoti. La sfida è
non rinunciare ai propri valori, anzi
rilanciarli, nella convinzione che lo
stile di vita affettiva e sessuale indica-
Il saggio del cardinale Angelo Scola,
arcivescovo di Milano, «Il mistero
nuziale, Uomo-donna, matrimoniofamiglia», è pubblicato dalla
Marcianum Press (pp. 296, 29), e
viene presentato oggi alle 18
nell’Aula Magna dell’università
Lumsa di Roma, in Borgo
Sant’Angelo 13.
Intervengono il rettore Giuseppe
Dalla Torre, il presidente dell’Unione
giuristi cattolici Francesco D’Agostino,
la vicepresidente del Comitato
nazionale per la bioetica Laura
Palazzani. Modera Gian Guido Vecchi,
giornalista del «Corriere della Sera»
Marc Chagall, «Il cantico dei cantici», illustrazione per i versetti 3-4
to dalla Chiesa sia buono e conveniente per l’uomo di oggi. Proprio mentre
la proposta della dottrina cattolica
viene considerata datata, impotente a
favorire il desiderio umano di gioia
piena, contraria alla libertà e priva di
realismo, incapace di tener conto di
ciò che l’uomo ha imparato circa se
stesso e circa il mondo delle emozioni, degli affetti, dei rapporti con l’al-
tro, proprio in un momento come
questo Scola valuta che la proposta
cristiana basata sul «per sempre» sia
una grande chance di realizzazione e
di felicità.
Da qui il recupero dell’idea biblica
del «bell’amore», con la sua capacità
di coniugare l’amore alla bellezza, e
di farla splendere sul volto degli altri.
Non a caso i padri della Chiesa riferi-
Su Corriere.it
Il booktrailer del nuovo Murakami
Haruki Murakami,
nato nel ‘49 (foto
di Elena Seibert)
In occasione dell’uscita del nuovo libro dello
scrittore giapponese Haruki Murakami (L’incolore
Tazaki Tsuruku e i suoi anni di pellegrinaggio,
traduzione di Antonietta Pastore, Einaudi, pp. 272,
20), è online un booktrailer. Il video ispirato al
romanzo è da oggi accessibile dal sito Corriere.it
ed è stato scritto e diretto da Alessandro Toscano e
Valentina Vannicola. Si avvale inoltre dei disegni e
dell’animazione di Fabio Valesini con la musica e il
sound design di Stefano Guzzetti. La voce è di
Felice Montervino. (c. br.)
scono il tema biblico del «bell’amore» non solo alla Madonna, ma anche
a Gesù. Tommaso parla della bellezza
come dello «splendore della verità»;
per Bonaventura colui che contempla
Dio, cioè che lo ama, è reso «tutto
bello».
Ma questa capacità — annota il cardinale — spesso manca nell’esperienza sessuale degli uomini e delle donne
di oggi. Viverne la bellezza significa
strappare la sessualità al dualismo tra
spirito e corpo; come se trattenessimo
la sessualità nell’animalesco e poi a
tratti avessimo spiritualissimi slanci
d’intenzione di bell’amore. In realtà
ognuno di noi, inscindibilmente uno
di anima e di corpo, ha da fare i conti
con la dimensione sessuale del proprio io per tutta la vita, dalla nascita fino alla morte.
Da qui l’esigenza di riscoprire il nesso tra il «bell’amore» e la sessualità: la
soddisfazione piena del desiderio è ritrovare il vero volto dell’altro. E la risposta cristiana alla questione resta il
matrimonio indissolubile, basato sulla differenza uomo-donna, e la castità
dei sacerdoti, vista non come sacrificio e rinuncia ma come parte del bell’amore, dell’impegno che va oltre le
contingenze, e quindi come componente del mistero nuziale: «Nella vita
del popolo di Dio — conclude Scola
— la famiglia educa tutti i fedeli a
concepire i propri rapporti, anche
quelli legati al compito sacramentale
del ministero presbiteriale, secondo
la dinamica nuziale del sacramento».
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Milano Dal 22 al 25 maggio il Congresso della Società Psicoanalitica
Industria Il libro di Stefano Righi sull’opera del fondatore dell’Edison
Il soggetto motore dell’inconscio
La via che rilancia gli eredi di Freud
Un progresso fatto di luce (elettrica)
L’avventura di Giuseppe Colombo
di SILVIA VEGETTI FINZI
di MARCO GERVASONI
cercare soluzioni. Il suo oggetto,
l’Inconscio, rappresenta infatti quella dimensione atemporale che, attraversando individuo, società e cultura, proietta un’ombra sulla soggettività razionale e cosciente. L’interpretazione dei sogni costituisce, in
questa prospettiva, un’esperienza
che riconsegna alla narrazione del
giorno i fantasmi della notte. Porre
l’Io là dove dominano esperienze
anonime e impersonali aiuta a supe-
rare l’alienazione dell’estraneità senza volto.
In questo senso, l’estensione dell’atteggiamento psicoanalitico all’intero ambito delle esperienze umane
potrebbe consentire di passare dalla
passività del soggetto che subisce,
all’attività del soggetto che responsabilmente agisce. L’indagine psicoanalitica risale alle origini dell’esperienza psichica per coglierne tutte le
potenzialità. Non da sola però, ma
cercando sinergie con altre conoscenze. Cito, come esempi di questa
nuova, straordinaria apertura: la collocazione del Congresso nell’Università Statale di Milano, il commento
di produzioni musicali, la lettura di
brani letterari, la lezione magistrale
di Antonino Ferro Da Freud a Francis Bacon, l’attribuzione del Premio
Musatti allo scienziato Vittorio Gallese, coscopritore dei «neuroni a
specchio», la progressiva introduzione di articoli in inglese nella storica «Rivista di Psicoanalisi».
Sull’insieme spira l’aria di una stagione nuova che sembra smentire
chi vorrebbe relegare il sapere dell’inconscio nell’archivio del passato.
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N
el suo volume La città illuminata (Rizzoli, pp. 320, 20),
Stefano Righi pubblica una pagina dell’«Illustrazione italiana» del
1877 che riproduce il secondo «esperimento di luce elettrica». Siamo a
Piazza del Duomo a Milano, si vede
una folla con ombrelli e al centro una
specie di moderno obelisco dalla cui
testa promanano scintille di luce.
L’invenzione dello statunitense Edison era solo all’inizio in Italia, ma da lì
a pochi anni, e a pochi metri, in via
Santa Radegonda, il centro di Milano
sarebbe stato elettrificato dalla prima
centrale non solo d’Italia ma d’Europa. A quel punto l’obelisco sarebbe diventato assai più alto e il camino della
centrale avrebbe sovrastato le case e le
costruzioni, quasi a eguagliare in altezza le guglie del vicino Duomo. Era
la marcia del progresso.
Non da oggi si ironizza sul progresso e soprattutto sulla concezione che
ne possedevano gli uomini dell’Ottocento. Ma se si pensa all’effetto che
l’introduzione dell’elettricità ebbe
sulle vite di tutti, l’invenzione di Edison fece veramente l’effetto della luce
che squaderna le tenebre.
Se l’Italia o almeno, negli anni Ottanta dell’Ottocento, Milano, poteva
dirsi elettrificata, lo si deve però a
Giuseppe Colombo, il vero protagonista di questo volume. Ingegnere, docente del Politecnico, imprenditore,
acuto interprete dei tempi nuovi, con i
suoi viaggi per introdurre in Italia
GIUSEPPE COLOMBO (1836-1921)
complesse combinazioni scompongono la trama identitaria della parentela. Di fronte a questa dispersione di consapevolezza e intenzionalità, la psicoanalisi, forte del suo sapere e di una plurisecolare pratica di
ascolto, si trova in una posizione privilegiata per cogliere il problema e
LUCIAN FREUD, «IB AND HER LOVER»
L’
insieme delle relazioni che
saranno presentate, dal 22 al
25 maggio, durante il XVII
Congresso della Società Psicoanalitica Italiana a Milano, costituisce la
più aggiornata radiografia del nostro stato d’animo durante un periodo di crisi talmente grave che sembra cancellare il futuro.
L’imperativo del titolo: All’origine
dell’esperienza psichica. Divenire
soggetti contiene, al tempo stesso, il
problema e una possibile via d’uscita. Il termine «soggetto», subiectum, nel contradditorio significato
di «sottoposto» e di «protagonista»,
percorre tutta la tradizione filosofica. Ma negli ultimi decenni si propone con particolare urgenza per
l’espandersi, nella nostra vita, di dimensioni impersonali, derive incontrollabili, esiti imprevedibili. Negli scambi cifrati della finanza mondiale, come nella galassia di internet, il soggetto si disperde nel
proliferare d’interazioni senza referenti, comunicazioni anonime, che
non consentono di rispondere alla
domanda «chi parla?». Mentre, nel
campo dell’ingegneria genetica,
quelle tecnologie che ne permettessero l’elettrificazione. Certo, non sarebbe bastato il genio schumpeteriano,
come ben scrive Righi, di Colombo, se
non fosse stato attorniato da tecnici e
scienziati altamente qualificati, non
solo del Politecnico, ma anche delle
Università di Padova, Torino e Pavia,
di maestranze e soprattutto di investitori che credettero in quello che poteva apparire un folle sogno.
Su questo folle sogno c’era però il
sostegno non solo della borghesia
milanese, ma anche di tutta la popolazione: Righi lo mette ben in mostra
inventando la figura di Carlo, ragazzo
di fatica del Caffè Gnocchi in Galleria
— il primo a essere elettrificato —
che segue l’impresa di Colombo con
sforzo e passione, fino quasi a volerla
emulare. Era un tempo in cui la borghesia milanese si occupava degli affari pubblici: Colombo, un liberale
ostile a Crispi e alla sua impresa coloniale, fu deputato, ministro e presidente della Camera nei mesi a cavallo
dei due secoli. Un esponente di quel
liberalismo lombardo un po’ troppo
sommariamente raccontato come
gretto e conservatore.
La storia narrata da Righi procede
ben oltre: mostra il cammino dell’elettrificazione che si estende via via
al Paese con la Edison, la società fondata dallo stesso Colombo. Il cuore
del libro sta però nella prima parte,
con quel clima da grande ballo Excelsior, da fiat lux, in quella Milano — lo
mostra il saggio di Andrea Colombo
nella seconda parte del volume — che
era la capitale della modernità. E non
era retorica né uno slogan pubblicitario.
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Martedì 20 Maggio 2014 Corriere della Sera
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NOI E BRUXELLES
SEGUE DALLA PRIMA
Questo Papa non segue le vie gerarchiche, rimescola le carte, non rispetta le priorità acquisite: possono essere tante le metafore per descrivere le iniziative di papa Francesco verso l’episcopato italiano. L’ultima è
quella di ieri e tutte portano il segno della
sorpresa e mandano in confusione il compassatissimo destinatario, cioè il vertice
della Cei. L’anno scorso papa Bergoglio sorprese tutti non solo con le direttive che trasmise all’assemblea — tra esse il richiamo a
un maggiore protagonismo nel dialogo con
la società — ma soprattutto con il gesto di
fermarsi a parlare con tutti e di uscire dalla
Basilica in amichevole camminata. Ieri di
nuovo la novità è stata di governo e di gesto:
ha dato la linea ad apertura dell’assemblea
invitando i vescovi a fare uso della loro «libertà» di dibattito e ha voluto che il suo discorso fosse seguito da una libera discussione.
Papa Bergoglio ama sparigliare i giochi
della nomenklatura ecclesiastica, in particolare di quella italiana che è la prima al mondo per storia e ambizioni. In novembre aveva
spostato improvvisamente il vescovo Mariano Crociata dalla segreteria della Cei a Lati-
na, in dicembre sorprendendo ogni aspettativa ha messo al posto di Crociata il vescovo
di Cassano all’Ionio Nunzio Galantino.
Per il Concistoro di febbraio si attendevano due cardinali residenziali italiani, Venezia e Torino, che non sono arrivati. Ha dato
invece la porpora, inaspettatamente, all’arcivescovo di Perugia Gualtiero Bassetti, che è
anche uno dei tre vicepresidenti della Cei:
ecco dunque che il vertice della Conferenza
episcopale è stato abbondantemente terremotato, se non anche rifatto.
Né Francesco agisce solo sul vertice. Il 21
giugno andrà in visita a Cassano all’Ionio
dov’è vescovo Galantino. Il 5 luglio andrà in
visita a Campobasso dov’è arcivescovo Giancarlo Bregantini al quale aveva affidato le
meditazioni della Via Crucis al Colosseo:
dunque anche con le visite governerà o almeno provocherà la Cei a muoversi. Anche
per questa via pare di intendere che l’obiettivo di papa Francesco in riferimento alla nostra Chiesa — almeno il più urgente — sia
quello di smuoverla dalle postazioni dove da
decenni si è ritirata in difesa e di rimetterla
in missione.
Luigi Accattoli
www.luigiaccattoli.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA
UNA ÉLITE DI INSEGNANTI A TEMPO PIENO
PER RITROVARE IL PRESTIGIO PERDUTO
✒
Si dice — ed è vero — che la qualità di un sistema scolastico non
può essere superiore a quella degli insegnanti. Come tutti i suoi predecessori, il
ministro Giannini ha dichiarato di voler
mettere gli insegnanti in cima all’agenda e
introdurre novità radicali entro giugno,
con modi e tempi, diciamo, da «riforma del
Senato». Per ora ha formato una commissione, chiamata «Cantiere Docenti».
I temi di cui la commissione si occuperà — formazione, reclutamento e
valorizzazione della carriera — sono decisivi per
elevare la qualità dei docenti: oggi, a causa del
meccanismo delle graduatorie per anzianità, la
scuola è caratterizzata da un eccesso patologico di precari, dall’assenza di giovani (in
Italia solo l’1% degli insegnanti ha meno di
30 anni, altrove spesso più del 10%) e dall’incapacità di attrarre i migliori laureati.
Cambiare è necessario, ma finora nessun
ministro ci ha provato. Ne avrà il coraggio il
ministro Giannini, che è anche il segretario
di un partito in campagna elettorale? Il
Cantiere dovrà concentrarsi su poche priorità. Per dare agli insegnanti nuove motivazioni e un prestigio sociale oggi appannato, la principale è, a mio avviso, la differen-
ziazione delle carriere. Un passo in avanti
sarebbe di offrire ai docenti l’opzione di un
orario di lavoro full time, circa doppio di
quello attuale. Ne trarrebbe riconoscimento il lavoro di preparazione delle lezioni e
dei compiti che tanti insegnanti — ma non
tutti — già svolgono a casa. Ma non è solo
questo. A chi scegliesse il tempo di lavoro
prolungato andrebbero
infatti affidate quelle attività che, accanto alle lezioni, sono cruciali per una
buona scuola: il supporto
e il recupero di chi ha più
difficoltà, la programmazione dell’offerta formativa, l’orientamento degli
studenti, il rapporto con le
famiglie. Poiché una simile opportunità professionale non potrà riguardare tutto il corpo insegnante, chi è disponibile al tempo pieno
dovrebbe essere selezionato attraverso severi concorsi ad hoc che non premino, però, solo l’anzianità. A tutto ciò dovrebbe
corrispondere un sostanzioso adeguamento contributivo che metta i docenti in linea
con gli standard europei, chiudendo con
l’epoca del «poco ti do, poco ti chiedo».
Andrea Gavosto
Direttore Fondazione
Giovanni Agnelli
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ESPERIENZA ALL’ESTERO E NEL LEGGERE BILANCI
CHI MANDARE AL PARLAMENTO DELL’UNIONE
✒
Ma chi vogliamo mandare in Europa? Vecchi arnesi della politica italiana che vogliono riciclarsi? Pensionati
senza arte né parte con qualche spintarella
politica? Animatori di onlus, ma volontari
non disinteressati? È possibile tracciare un
profilo del candidato/a ideale a occupare
un seggio del parlamento europeo?
Credo che in primo luogo vorremmo vedere dal curriculum che abbia svolto con
qualche successo un’attività professionale,
cioè che non abbia fatto solo attività politica o sindacale. In secondo luogo vorremmo
che avesse qualche familiarità con le istituzioni europee: ma non nel senso di essere
stato un funzionario europeo, perché è anche alla burocrazia europea che imputiamo
una serie di inadempienze, ritardi, eccessi
(con le dovute eccezioni, come Mario Monti o Stefano Micossi). Può aver rappresentato un’impresa, un’associazione di categoria
nei suoi rapporti con l’Unione europea e
aver conosciuto la burocrazia di Bruxelles
dall’altra parte della barricata. Può aver rappresentato un’istituzione culturale e aver
aspirato alla distribuzione di fondi europei
destinati alla cultura. Oppure può aver rappresentato un’istituzione educativa, scientifica, di ricerca e aver aspirato anche qui alla distribuzione di fondi europei. Però eviterei al riguardo i dinosauri dell’università
italiana a caccia di riconoscimenti e titoli.
Qualcuno ha parlato di attitudine a gestire
fenomeni migratori: ma qui il problema è
politico-diplomatico e non è certo affidato
ai singoli parlamentari. Eviterei di diffondere facili illusioni. Penso che vorremmo
avere a Bruxelles o a Strasburgo persone
che sappiano riportare in Italia uno stile,
un comportamento, una disciplina che nel
nostro Paese manca. Non solo dare alla Ue
ma anche prendere e non soltanto soldi. Invece sarebbe opportuno che avesse dimestichezza coi bilanci pubblici e sapesse valutare il grado di solvibilità di un Paese con
sane regole contabili, che spesso non hanno molto a che fare coi rating: perché di bilanci si parlerà nel prossimo parlamento e
ci aspettiamo qualche positiva novità in tema, ad esempio, di fiscal compact.
Franco Morganti
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Le riforme per contare in Europa
e ottenere una spinta alla crescita
di MICHELE SALVATI
C
hi insiste sulla necessità di profonde
riforme strutturali affinché il nostro
Paese possa ritornare a crescere
corre il rischio di essere annoverato
tra i seguaci di Jens Weidmann, il
super-austero governatore della Bundesbank.
Le riforme di struttura sono spesso da lui
presentate in alternativa a misure di espansione e di solidarietà promosse dall’Unione
europea, a suo dire inefficaci e comunque
inaccettabili per i Paesi più prosperi e meglio
governati a causa dei loro effetti ridistributivi
a favore dei Paesi più poveri e indisciplinati.
Rigore e riforme strutturali non sono però
alternative secche: nei limiti in cui è politicamente possibile — è la sfiducia reciproca tra i
vari Paesi dell’Unione il vero scoglio da superare — l’Europa può (e deve) essere indotta a
sostenere misure espansive più forti e nello
stesso tempo l’Italia può (e deve) accelerare
misure strutturali serie, che eliminino i veri
ostacoli che stanno alla radice del suo declino. Ostacoli che si annidano nella confusione
e nell’incapacità di decisione della politica,
negli sprechi e nella inefficienza delle amministrazioni pubbliche, nella scarsa competitività dei segmenti dell’economia meno esposti alla concorrenza internazionale. Oltre a
corruzione e delinquenza, che sono purtroppo caratteri diffusi nell’intera società.
Una piena coscienza di questi ostacoli, e
anche, nei loro tratti generali, delle misure
necessarie ad affrontarli, l’avevano sia Monti,
sia Letta. E comune era la convinzione che la
possibilità di ottenere iniziative favorevoli alla
crescita in sede europea è strettamente legata
all’incisività delle misure strutturali adottate
in Italia: senza di queste anche impulsi
espansivi forti provenienti dall’esterno
sarebbero sprecati e si fornirebbero buone
scuse ai numerosi Weidmann pronti ad
alimentare sfiducia nei confronti del nostro
Paese. La differenza di Renzi rispetto a Monti
e Letta sta soprattutto nella maggiore forza
che l’attuale capo del governo è riuscito ad
accumulare, in parte per fortuna, in parte per
abilità politica. E di conseguenza nel disegno
di riforma più ambizioso che è riuscito a
impostare e che include tutti e tre gli ostacoli
alla crescita prima menzionati: la riforma
della politica, quella dell’amministrazione
pubblica e quella dell’economia. Come i
giornali ci ricordano un giorno sì e l’altro
pure, è un disegno che incontra molte
resistenze, soprattutto all’interno del Pd, a
cominciare dalla sua impostazione iniziale —
CONC
LE TANTE SORPRESE DI PAPA FRANCESCO
CON L’OBIETTIVO DI SMUOVERE LA CHIESA
l’accordo con Berlusconi —, continuando con
le difficoltà opposte dai tradizionali
orientamenti politici e dagli insediamenti
elettorali della sinistra e finendo — questa è
la difficoltà maggiore per un politico che ha
fatto della velocità la sua cifra caratterizzante
— con la lentezza con la quale matureranno i
risultati delle riforme.
Sulla lentezza si può scommettere, perché
non sarà certo una spending review
straordinaria a rendere efficiente una
pubblica amministrazione lasciata degradare
per tanti anni: sarà necessaria una cura
ordinaria, paziente e continua, per ottenere
quest’effetto. E non è nel giro di pochi anni, e
con miracolistiche politiche industriali, che
si possono creare dal nulla le centinaia di
medie imprese competitive che ci mancano
al fine di sostenere un reddito e
un’occupazione come quelli che ancora gli
italiani si aspettano: che i risultati
occupazionali del nostro Paese possano
essere a fine d’anno ancor peggiori di quelli
con cui l’anno è iniziato è una possibilità da
tenere purtroppo in seria considerazione. Le
uniche riforme che possono avere un effetto
rapido sono quelle che indirizzano la politica
su un binario di maggiore stabilità ed
efficacia, se le riforme elettorali e
costituzionali saranno approvate nei tempi
previsti. Ma, nonostante se ne discuta da
decenni e siano numerose le proposte
elaborate in tutti i loro dettagli che giacciono
in Parlamento, le esitazioni, i sospetti, le
ostilità nel confronti del progetto riformatore
del governo sembrano crescere di giorno in
giorno.
Forse tutto questo non inciderà
negativamente sulle probabilità di successo
del Partito democratico nelle imminenti
elezioni europee, affidate per ora al passo di
carica con cui Renzi ha affrontato il suo
compito e alle aspettative che ha suscitato.
Forse c’è ancora la possibilità che un buon
successo elettorale e un rafforzamento del
governo indeboliscano le resistenze che il
processo riformatore incontra. Ma se è vera la
connessione che ho prima suggerito tra
riforme strutturali interne e credibilità
esterna nel sollecitare un maggior impegno
europeo per politiche di crescita, il successo
di Renzi nel gestire il semestre europeo è
strettamente legato ai suoi successi italiani. E
dunque, oltre alla qualità delle proposte di
riforma della governance europea che egli
illustrerà, sarà determinante l’impressione
che riuscirà a suscitare nei nostri partner che
le riforme strutturali interne che ha
preannunciato, per quanto lente nel
maturare effetti, sono state avviate e saranno
proseguite. Insomma, che Weidmann ha
torto e che un maggiore impulso di crescita
esterno non sarà sprecato dai «soliti italiani».
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LETTERA SUL LAVORO
Decreto Poletti, i limiti di un testo storico
di PIETRO ICHINO
C
aro direttore, solo un osservatore un
po’ fazioso può negare che il decreto
Poletti, convertito definitivamente
in legge giovedì, costituisca una
svolta importante nel nostro diritto
del lavoro. Non è forse importante stabilire,
per la prima volta in mezzo secolo, che il contratto di lavoro a termine non può più essere
considerato «socialmente pericoloso»? Tuttavia il decreto, oltre a essere scritto in modo illeggibile per la quasi totalità dei suoi destinatari (su questo punto torno più avanti), contiene diverse disposizioni scritte in modo difettoso: dei veri e propri errori tecnici.
Non sarebbe il caso di scriverne per il grande pubblico, se non fosse per questo: la Commissione parlamentare che ha approvato il testo definitivo era pienamente consapevole di
questi difetti; eppure non ha voluto o potuto
correggerli. Conoscere questa vicenda dal di
dentro aiuta a capire perché le leggi italiane
sono così frequentemente mal fatte.
Il più vistoso dei difetti contenuti nel decreto è nella norma che commina la nuova sanzione per i contratti a termine stipulati in violazione dell’unico limite rimasto: quello per
cui i lavoratori assunti in questo modo non
possono essere più del 20 per cento rispetto ai
lavoratori stabili. Fino a ieri — essendo il contratto a termine considerato «in sé cattivo», in
assenza di adeguata motivazione — il rimedio
per la stipulazione irregolare era pacificamente costituito dalla conversione in contratto a
tempo indeterminato. Ora che, con questo decreto, il contratto a termine non è più conside-
rato intrinsecamente pericoloso, la Commissione lavoro del Senato, modificando una
scelta compiuta su questo punto in prima lettura dalla Camera, decide di prevedere per il
caso di superamento del limite del 20 per cento soltanto un’ammenda a carico del datore di
lavoro, che non incide sulla validità del termine apposto al contratto. Non c’è pieno consenso su questa scelta tra i partiti della maggioranza; ma, per evitare il rischio che il decreto
decada, mancata conversione in legge entro il
termine di 60 giorni, il compromesso viene
raggiunto con l’aumento dell’ammenda. Il governo si incarica di presentare l’emendamento. Senonché nel corso del suo esame ci si accorge di un difetto di chiarezza: esso non dice
esplicitamente che la sanzione pecuniaria sostituisce la vecchia sanzione della conversione
in contratto a tempo indeterminato, cosicché
qualcuno potrebbe intendere che ora si applichino entrambe le sanzioni. Basterebbe un subemendamento che contenesse il chiarimento; ma se il governo o il relatore lo presentasse,
occorrerebbe differire ulteriormente la chiusura dei lavori per consentire la presentazione
di eventuali sub-subemendamenti, col rischio
di sforare rispetto ai tempi previsti. D’altra
parte la correzione non potrà essere fatta in
sede di assemblea plenaria, perché il governo
— per accelerare l’approvazione ed evitare
sorprese — porrà la questione di fiducia sul
testo uscito dalla Commissione.
Si opta dunque per la soluzione di inserire
il chiarimento nella relazione che viene svolta
in Aula dal relatore a nome della maggioran-
za, prima della discussione generale e del voto
di fiducia: così si esplicita l’intendimento del
legislatore. Già, ma il chiarimento resta solo
negli atti parlamentari: non nel testo che andrà nella Gazzetta Ufficiale. E di difetti di chiarezza come questo, corretti soltanto da un
chiarimento contenuto nella relazione in Aula
(oppure non corretti neppure in quel modo,
perché il compromesso politico è consistito
proprio nel lasciare la norma ambigua), ce ne
sono altri tre o quattro, di non secondaria importanza. Con tutto il rischio di contenzioso
che ne consegue, per la gioia dei soli avvocati.
Poi c’è un difetto di forma del testo legislativo, che è davvero imperdonabile. Il decreto è
scritto nella forma dell’«intarsio». Per esempio: «Nell’articolo 4, comma 1, del d.lgs. n.
368/2001, le parole da … a … sono sostituite
con le seguenti: … ». Risultato: nessuno, tranne i funzionari del ministero che hanno scritto la norma, può capirne immediatamente il
significato e la portata pratica, se non dopo un
paziente lavoro di taglia e incolla sulla base del
vecchio testo. Non sarebbe costato nulla scriverla così: «L’articolo 4 del d.lgs. n. 368/2001 è
sostituito dal seguente: “…”». Gli stessi parlamentari lavorerebbero assai meglio su di un
testo scritto in questo modo. E forse, anche
nelle situazioni di emergenza, si eviterebbero
molti errori.
www.pietroichino.it
Senatore di Scelta civica
relatore in Senato
sul decreto legge n. 34/2014
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italia: 51575551575557
Martedì 20 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 20 Maggio 2014
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italia: 51575551575557
Lettere al Corriere
L’IMMUNITÀ PARLAMENTARE
NEI PAESI DELLA «COMMON LAW»
Risponde
Sergio Romano
Che cosa succede a un
parlamentare indiziato per
un delitto grave nel diritto
anglosassone, la «common
law»? Intendo per grave
quello che loro chiamano
«felony», vale a dire:
omicidio, anche colposo,
violenze, incendio doloso,
evasione fiscale, frode,
smercio di narcotici,
intralcio alla giustizia, e
cosi via. E come si
comportano le democrazie
che sono rette dal diritto
«civile», di origine
napoleonica, come quella
italiana o francese? È
diverso? Lo chiedo pensando
ai parlamentari accusati di
un delitto grave che
rimangono al loro posto per
anni, di appello in appello,
fino al giudizio definitivo.
Frank Rizzo, Roma
Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a:
«Lettere al Corriere» Corriere della Sera
via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79
Che a decidere l’ arresto di
un cittadino italiano — in
teoria con diritti pari ai miei
e di chiunque altro — siano i
parlamentari, mi suona
come un’incredibile
barzelletta. Stento a credere
che anche negli altri Paesi
del mondo (dittature a
parte) esista questa sorta di
immunità politica.
Franco Milletti
[email protected]
Cari lettori,
e vostre lettere affrontano aspetti diversi di una
stessa questione: il trattamento che un’Assemblea riserva a un parlamentare incriminato o condannato. Quella
che Franco Milletti giudica,
con riprovazione, una «immunità politica», è in realtà
una delle garanzie che hanno
L
permesso ai Parlamenti di tutelare la proprio indipendenza
contro le intromissioni dei sovrani e le decisioni di una magistratura tradizionalmente al
servizio del trono o del potere
esecutivo. La diffidenza con
cui molti italiani considerano
oggi i loro deputati e senatori
non dovrebbe autorizzarli a
dimenticare che non vi è democrazia là dove il Parlamento non può garantire a se stesso un alto grado d’intangibilità. Il caso della Gran Bretagna
è significativo. La magistratura britannica può processare
un parlamentare e infliggergli
una pena detentiva, ma non
può impedirgli di partecipare
ai dibatti ed esercitare il diritto di voto. Toccherà alla sua
Camera, se mai, limitare con
decisioni autonome le sue
prerogative.
Il caso degli Stati Uniti è
forse ancora più interessante.
In linea di principio un candidato incriminato continua a
godere dei diritti collegati alla
sua funzione e può addirittura
candidarsi al Congresso in
una successiva tornata elettorale. Ma il Congresso, a sua
volta, può diventare per lui
una specie di magistratura
straordinaria. Può impedirgli,
anche nella fase che precede il
processo, di presiedere una
commissione o un gruppo
parlamentare. Può condurre
una indagine parallela. Può
privarlo del diritto di voto se è
condannato a una pena de-
tentiva superiore ai due anni.
La Camera dei rappresentanti,
in particolare, può infliggergli
una misura disciplinare: ammonimento, censura, riduzione del trattamento pensionistico nel caso dei reati di corruzione. Se il caso è particolarmente grave, la Camera dei
rappresentanti può anche
espellere un suo «congressman»; ma soltanto se la maggioranza è composta da due
terzi dell’Assemblea.
In altre parole, cari lettori,
nessun parlamento democratico può interamente rinunciare a essere giudice dei suoi
membri. Se questo accadesse,
il Legislativo smetterebbe di
essere un potere e l’unico potere pressoché totalmente autogovernato sarebbe quello
dei magistrati.
sono 40 carceri fantasma,
costruite, inaugurate e mai
utilizzate. I parlamentari
come si giustificano?
SUCCESSIONI
TASI / 1
SVIZZERA
La legge salica
Slittamento inutile
Referendum bocciato
Caro Romano, vuole spiegarci
in che consiste esattamente
la legge salica da lei citata
nella risposta «I guai dello
stato islamico: come
scegliere il successore»?
Si fa un gran parlare della
Tasi, e molti sembrano
dimenticare la questione
della pressione fiscale. A
furia di mettere tasse, la
ripresa dei consumi diventa
una chimera. Invece di far
slittare la Tasi al 16
settembre, bisognerebbe fare
marcia indietro. Per farlo,
basta tagliare tante spese
inutili a livello pubblico.
Maurizia Massari
Codogno (Lo)
Ai Franchi Sali (un gruppo
nazionale da cui discendono,
fra gli altri, Clodoveo e Carlomagno) viene attributo un
corpus legislativo che ebbe
grande importanza nell’alto
Medioevo. Fra le loro leggi
non vi era, paradossalmente,
una norma sulle successioni
reali che va, per l’appunto
sotto il nome di legge salica.
Statuisce che la successione
sia soltanto maschile e fu per
molto tempo quella di alcune
monarchie europee. Ma non
fu applicata in altre monarchie, fra cui quella inglese,
dove la donna, in mancanza
di un erede maschile, può salire al trono. Recentemente la
legge britannica è stata modificata: l’erede è il primogenito, indipendentemente dal
sesso.
Giovanni Attinà
[email protected]
TASI / 2
Una sola aliquota
È quanto mai deprimente
seguire le vicende Tasi che
avvalorano l’inettitudine, a
La Svizzera ha sonoramente
bocciato il salario minimo
maggiorato richiesto dai
sindacati. Là, alle proposte
cervellotiche, si risponde con
il buon senso; qui si sciopera
(meglio se il venerdì)!
tutti i livelli, della nostra
burocrazia. La causa della
impasse forse si trova nella
scellerata scelta di
demandare ai Comuni la
definizione delle aliquote.
Perché non fissare un’unica
aliquota? Non siamo forse
tutti cittadini uguali davanti
al fisco anche locale? Perché
dobbiamo sentirci ostaggi
dell’ultimo amministratore
comunale incapace di
decidere o, meglio, piuttosto
capace di far pagare ai
cittadini le sue inefficienze
gestionali?
Giorgio Tincani, Monza
RICHIESTA AI POLITICI
Carceri fantasma
Tommaso Marchisio
[email protected]
Periodicamente viene
richiesta la costruzione di
nuove carceri per evitare il
disumano affollamento.
Secondo «Italia più giusta»,
che riporta i dati dei
sindacati di polizia
carceraria confermati anche
da Emergency, in Italia ci
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Teresiana Eliodeni
[email protected]
ELEZIONI EUROPEE
Festival di frottole
In questa campagna
elettorale assistiamo al
festival di chi la spara più
grossa. Grande è il
disorientamento e la rabbia
degli elettori, i quali
vorrebbero poter porre la
domanda: dove si prendono
le risorse? Quale spesa
pubblica si taglierà? Quando
si parlerà di come risolvere i
mali del nostro Paese?
Sergio Guadagnolo
[email protected]
PROMESSE ELETTORALI
La tua opinione su
sonar.corriere.it
Graziano Delrio: a giorni
decideremo sulla
proroga della Tasi.
Sarebbe una scelta
opportuna?
E i casalinghi?
SUL WEB Risposte alle 19 di ieri
La domanda
di oggi
Sì
Tassisti di Milano in
rivolta contro le «auto
con conducente» di
Uber. Siete d’accordo
con la loro protesta?
87
No
13
Tra le tante promesse
elettorali c’è quella di dare
1000 euro alle casalinghe.
Senza nulla togliere alle
donne, e i casalinghi?
Giuseppe Bodini
Gessate (Mi)
@
E-mail: [email protected]
oppure: www.corriere.it
oppure: [email protected]
Il sale sulla coda
di Dacia Maraini
Quel parco conteso
per il bene comune
A
mici di Caserta mi scrivono esasperati. Ancora una
volta il cuore della città, il bene della collettività, il
grande parco di Macrico (Magazzino centrale ricambi
mezzi corazzati) viene fatto oggetto di cupidigia da
parte di imprenditori. Lo spazio verde, che comprende ben 324.505 mq, di cui buona parte coperta da alberi e prati, fa
gola a molti. In teoria si dichiarano tutti d’accordo che il parco
debba restare tale, ma c’è chi lo chiama ipocritamente Parco Urbano, riservandosi la possibilità di nuove costruzioni al suo interno. E c’è invece chi chiede l’assoluta proibizione di ogni costruzione, per mantenere al centro della città un polmone verde, necessario al bene di una Caserta, i cui bambini, come è stato scritto, sono «costretti a convivere in mezzo a cave, cementifici,
discariche, con un tasso di mortalità per tumori tra i più alti d’Italia».
Da una parte stanno le istituzioni, sempre in bilico fra interessi
privati (spesso collusi col malaffare) e gli interessi della comunità. Dall’altra, a difendere i beni cittadini c’è stato finora il coraggioso vescovo Nogaro, ci sono state le tante e tenaci associazioni
di difesa del territorio, fra cui «Macrico verde» e la Associazione
«Ex Canapificio». C’è la prestigiosa suor Rita che lavora da anni
nella città per dare riparo alle prostitute africane.
«Recentemente, il Consiglio comunale di Caserta ha approvato
all’unanimità una delibera alquanto “nebulosa”», mi scrive
Vincenzo Fiano. Gli chiedo cosa
intenda per nebulosa e mi risponÈ un’area verde de che il Comune, pur avendo
preso in considerazione le ricernel cuore di
che e i progetti delle associazioni
cittadine, e pur avendo espresso
Caserta che fa
«l’intento di escludere la realizzagola a molti
zione di una edilizia residenziale», lascia ancora delle porte aperimprenditori
te all’abuso. Da una parte si dimostra sensibile alle richieste dei casertani che si battono da anni per rendere pubblica la proprietà
dell’Istituto diocesano di sostentamento del clero, ormai abbandonata, con baracche fatiscenti dal tetto di lamiera, che va in rovina. Dall’altra cerca di introdurre la possibilità di nuovi fabbricati.
Il problema è che si sta per elaborare il nuovo Piano urbanistico comunale e le ingordigie degli speculatori si sono riaccese,
cercando appoggi politici. I cittadini più attenti e combattivi oggi
chiedono: 1) Rendere il Macrico area «non edificabile». Giorni fa
c’è stata una bellissima manifestazione a cui hanno partecipato
in massa le scuole medie ed elementari della città colorando le
mura abbandonate. 2) Acquisire l’area, sull’esempio della Reggia
di Carditello, presa a suo tempo dall’ex ministro ai Beni culturali,
Bray. Per questo sono stati invitati i ministri ai Beni culturali e all’Ambiente Franceschini e Galletti: perché conoscano di persona
il parco e appoggino il progetto comune. 3) Permettere, nelle costruzioni che già sono presenti nel Macrico, solo attività turistiche, culturali, sportive e sociali, co-gestite dalle associazioni.
Chiedono troppo? Certamente no. Ma abbiamo visto e vediamo
continuamente come sia difficile per la nostra classe dirigente
capire quale sia il bene comune di una città.
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Interventi & Repliche
Nidasio
Villa Adriana di Tivoli
Leggo sul Corriere del 14 maggio
l’articolo di Sergio Rizzo sul presunto
rischio per Villa Adriana di uscire dalla
Lista dei siti Unesco «Patrimonio
dell’Umanità». Purtroppo nel testo vi
sono inesattezze che richiedono alcune
precisazioni. Il ministero per i Beni
Culturali, che dovrà rispondere ai
chiarimenti chiesti dall’Unesco (in
nessun documento ufficiale l’organo
internazionale ha parlato di
cancellazione dalla Lista), ha già
espresso — attraverso le
Soprintendenze Regionale ai Beni
Culturali e Archeologica del Lazio — il
proprio parere favorevole alla
lottizzazione, dopo un iter accuratissimo,
con stringenti prescrizioni concordate
con la proprietà, la Impreme srl.
Prescrizioni che hanno comportato una
riduzione delle cubature e delle altezze
degli edifici, due piani, e una serie di
accorgimenti per eliminare l’impatto
ambientale. Anzitutto, è stata eseguita
un’indagine archeologica con la scoperta
di una villa romana che rimarrà visitabile
con percorso didattico — a spese
dell’impresa costruttrice — all’interno del
nuovo insediamento. E’ stata definita
l’area, all’interno del lotto, direttamente
visibile da Villa Adriana, prescrivendone
la inedificabilità e concordando la
creazione di un parco diviso in due parti:
la prima è un belvedere sulla Villa, di
grande interesse paesaggistico, con la
piantagione di cipressi e ulivi; la seconda
è un orto botanico in cui coltivare le
piante di cui sono stati ritrovati i semi
negli scavi recenti della Villa. Il criterio
seguito con le soprintendenze è stato di
ridefinire il margine dell’abitato di Tivoli,
rivolto verso Villa Adriana, con un assetto
che rispetti l’inestimabile sito
archeologico. Purtroppo attualmente il
margine è segnato da una zona
industriale disordinata, che non tiene in
nessun conto la vicinanza con un
insieme monumentale così importante.
Per conferire al margine dell’abitato
dignità urbana, è stata concordata con la
soprintendenza una quinta alberata
continua, di cipressi e lecci, che in futuro
costituirà il nuovo margine urbano. Il
lungo iter di approvazione del progetto di
Tivoli è un esempio di pieno rispetto
delle regole e di attento controllo da
parte degli organi di tutela del territorio,
che comunque non possono prescindere
dai diritti acquisiti, riconosciuti in questo
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caso anche dal Consiglio di Stato con una
sentenza del 2006. Battersi per la tutela
del territorio è un dovere, ma occorre
scegliere bene i casi in cui esercitarlo.
Non è questo il caso.
Paolo Portoghesi
Faccio sinceramente fatica a individuare
nel mio articolo le inesattezze di cui parla
Portoghesi. Il quale ha perfettamente
ragione, quando dice che è un dovere
battersi per la difesa del territorio.
Bisognerebbe davvero che se ne
ricordassero tutti, a cominciare proprio
da chi quel territorio lo divora da anni
magari al riparo dei diritti acquisiti
garantiti da qualche sentenza. Peccato
soltanto che in questo Paese i vuoti di
memoria siano così frequenti.
Sergio Rizzo
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Martedì 20 Maggio 2014 Corriere della Sera
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Spettacoli
Da stripper
a lottatore
Channing Tatum (34), star di
«Magic Mike»,
sul red carpet di
«Foxcatcher»
in cui interpreta
un wrestler
In platea
C
L’altra faccia di Hollywood
secondo Cronenberg e Miller
di PAOLO MEREGHETTI
Finzione e realtà
Robert Pattinson,
Mia Wasikowska e i
ragazzi di «Maps to
the Stars»: attori
corteggiatissimi
che interpretano
spesso personaggi
ambigui
e diventano simbolo
di cinismo e
spregiudicatezza
ronenberg e Miller con i due film presentati ieri in
concorso a Cannes, rispettivamente Maps to the Stars
(Le mappe per vedere le case delle star) e Foxcatchers (I
cacciatori della volpe), raccontano in due modi diversi lo
stesso tema, l’altra faccia del sogno americano e della sua
degenerazione. Cronenberg lo fa con lo sguardo stralunato e
«amorale» dell’adolescente Agatha (Mia Wasikowska) che
sbarca a Hollywood con un segreto da nascondere dietro le
bruciature che le hanno rovinato il corpo: diventa la
segretaria tuttofare di un’attrice che teme la china degli anni
(Julianne Moore), frequenta un autista con ambizioni
artistiche (Robert Pattinson) e si interessa a un nevrotizzato
Il vento
di Jessica
A sinistra Jessica
Chastain (37 anni) sul tappeto
rosso di Cannes.
L’attrice è protagonista al Certain
Regard di «The
Disappearance of
Eleanor Rigby». A
fianco, gli attori
del film di David
Cronenberg
«Maps To The
Stars»: da destra,
Mia Wasikowska
(24 anni), Robert
Pattinson (28),
Evan Bird (14) e
Sarah Gadon (27)
Belli e perduti
La generazione dei ventenni superstar
«Cattivi sullo schermo, insicuri nella vita»
CANNES — L’avevamo lasciato
due anni fa, miliardario accovacciato
nella smisurata limousine bianca di
Cosmopolis a fare cosacce proibite
con Juliette Binoche. Lo ritroviamo
adesso chauffeur di una limousine
nera, pronto a scivolare sul sedile posteriore per un veloce quanto rovente
incontro erotico con Julianne Moore,
nevrotica diva di Maps of the Stars,
sempre per la regia di David Cronenberg. Donne belle e mature. Ma Robert Pattinson non bada all’anagrafe.
«Do sette a entrambe» risponde
scoppiando a ridere all’impertinente
che ha osato chiedergli con quale
delle due gli sia piaciuto di più. E aggiunge guardando la rossa Julianne:
«Certo, lei è davvero sublime. È stata
un’esperienza magnifica anche se mi
ha fatto sudare molto».
Scordatevi Twilight. Robert ha
messo un paletto nel cuore del casto
vampiro Edward e pure in quello della sua fidanzatina fedifraga Kirsten
Stewart. E ora, forte di un sex appeal
speziato allo humour, non se ne lascia sfuggire una. Nella vita come
sullo schermo. Ma perché sempre in
auto? Cronenberg, che le adora e ne
fa uso improprio fin dai tempi di
Crash, spiega che un’intera generazione di americani è stata concepita
sul sedile posteriore delle vetture,
free zone della rivoluzione sessuale,
fuori dal controllo dei genitori.
Quarant’anni fa. Anzi quattromila.
Per i giovani attori ieri al Festival, come parlare del tempo degli Egizi. Del
gruppetto Pattinson è il più «vecchio»: 28 anni contro i 23 di Mia Wasikowska e i 14 di Evan Bird. Tre talenti giovani e giovanissimi. Incarnazioni di una generazione di belli e
perduti: troppo precoci, troppo cinici, troppo fragili. L’aria innocente di
Le fragilità di Tatum
Ruolo complesso anche per
Channing Tatum, 34 anni,
muscoloso wrestler che
affronta le ansie della celebrità
Mia, così bionda e delicata, non deve
trarre in inganno. Nei panni di Agatha ha già dato fuoco alla casa, e ora è
pronta a massacrare l’odiosa Julianne Moore a colpi di statuetta dorata.
Premio vero vinto da Cronenberg per
Spider. «La Los Angeles del film è
davvero la città degli Angeli caduti —
ammette Mia, già adolescente con
pulsioni suicide in The Treatment
—. Ma qui non si parla solo di Hollywood. Il culto della celebrità, del
denaro, dell’essere qualcuno non ri-
guarda solo il mondo dello showbiz.
Per emergere dall’anonimato la gente è pronta a tutto. E il web spinge al
massimo verso quelle frontiere pericolose».
Peggio di lei fa solo Evan Bird, vera
rivelazione del film, fratello incestuoso di Mia-Agatha. Un angioletto
tutto riccioli biondi, occhi azzurri e
pelo sullo stomaco. La star di una serie tv (nella realtà Bird lo è stato di
«The Killing») pagata in modo esagerato, viziata oltremisura, drogata e
psicotica. Temendo di venir scavalcato da uno ancora più piccolo di lui,
strozzerà il «rivale» mentre fa pipì.
«Benji non ha il senso del limite, è
ossessionato dai fantasmi e teme di
diventare pazzo come sua sorella»,
spiega Evan. Fuori dal set però, la sua
è una vita normale, tutta scuola e
chitarra, garantisce. Ma non è facile
essere una star e restare un ragazzo
come tutti. Pattinson ha ammesso di
aver sofferto di insicurezza e crisi
d’ansia per le responsabilità sempre
Valerio Cappelli
più grandi che la logica del successo
gli parava innanzi.
Le stesse crisi che in Foxcatcher si
trova ad affrontare Mark Schultz,
campione olimpionico di lotta libera
nell’84, adocchiato dallo straricco e
nevrotico John Du Pont (Steve Carell)
per realizzare un delirio di onnipotenza: diventare il suo coach. Una
storia vera, cui ha collaborato il vero
Schultz. A interpretarlo sullo schermo l’aitante Channing Tatum, 34 anni, per l’occasione dotato di muscolatura impressionante, da vero wrestler. «Me la sono conquistata con
sei mesi in palestra. Le ho prese di
santa ragione e le ho anche date. A
furia di colpi avevo le orecchie e le ginocchia dolenti». Ma la lotta più dura Mark ha dovuto ingaggiarla con se
stesso. «Con i sentimenti e i turbamenti smossi da quell’uomo, che si
poneva come un padre ma si comportava come un padrone».
Un ruolo complesso anche per la
presenza sul set dell’originale. «Vedevo il vero Mark, mentre tentavo di
avocare il suo doppio. Non è stato facile». In cambio ha recuperato quegli
addominali che la vita familiare, sposato con Jenna Dewan, una bimba di
due anni, avevano trasformato in rassicuranti cuscinetti di ciccia facendogli perdere il titolo di uomo tra i
più sexy del mondo. Una carriera iniziata a 19 anni come spogliarellista e
che gli verrà buona qualche anno dopo, quando Soderbergh gli proporrà
il ruolo di Magic Mike, subito diventato idolo di donne e gay. Prossimo
film? «X-Men: Apocalypse». Nuovi
combattimenti in vista... «Ma stavolta solo per fiction: sarò Gambit, un
mascalzone dal cuore d’oro».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Giuseppina Manin
La tredicenne lanciata da «Le meraviglie»
Gelsomina, diva per un giorno: vorrei tornare in Romania
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
CANNES — Maria Alexandra Lungu è un po’
intimidita dalla baraonda di Cannes. Lei è la
piccola protagonista di Le meraviglie. Interpreta
Gelsomina, la maggiore delle quattro sorelle del
piccolo, strano regno campestre creato da suo
padre nel film di Alice Rohrwacher che
rappresenta l’Italia in concorso. Ha 13 anni, vive a
Montefiascone, vicino a Viterbo, e ha un
desiderio: «Vorrei tornare in Romania, dove sono
nata e dove ci sono il mio cane e i miei nonni».
Perché? «Perché qui non ho amici, e un po’ me ne
vergogno. Vivo in Italia da quando ho sei anni,
ma alle compagne di classe (devo fare gli esami di
terza media) sono antipatica. Si è alzata una in
piedi e me l’ha detto chiaramente a nome di tutti.
Quando finalmente un giorno sono riuscita a
uscire con alcune di loro, siamo andate alle
giostre e mi hanno abbandonato là». E quando
sei partita per Cannes cosa è successo? «Una
compagna mi ha detto “beata te”, e un ragazzo ha
aggiunto che il film fa schifo. Non l’aveva
Figlia Maria Alexandra Lungu in «Le meraviglie»
nemmeno visto». La discriminano, ma non vuole
parlare di razzismo. «In Romania mi sentivo più
libera». È nata in un villaggio chiamato
Negrlaesti, dove la vita non è così lontana da
quella che racconta Alice Rohrwacher. «Il suo film
è diverso dagli altri, non è finto, dice cose vere,
che possono succedere». Come ci sei arrivata?
«Avevo visto un volantino, cercavano quattro
bambine dagli 8 ai 14 anni. Mi sono presentata
per curiosità». I suoi genitori la sorvegliano a
pochi passi da lei, il padre fa il camionista, la
madre è casalinga. «E quello laggiù è mio fratello
di 14 anni. Mi prende in giro perché ho recitato,
secondo me è un po’ invidioso». Monica Bellucci
nel film è la fatina del concorso televisivo. «Io la
tv non la guardo molto, vedo i film al computer».
Non hai in camera il poster di un’attrice? «Lo
avevo di Miley Cyrus, ma dopo che ha fatto dei
video in cui era nuda non mi piace più. La mia
attrice preferita è Vittoria Puccini». Pensi che ti
sarà difficile tornare alla normalità? «No, sto
vivendo tutto come un gioco. La produzione mi
ha dato quattro vestiti, spero che mi regaleranno
quello rosa con le scarpe e il cinturino blu». Cosa
vorresti fare da grande? «La veterinaria o la
biologa. Ma mi piacerebbe continuare nel
cinema. Vorrei incontrare un’altra regista come
Alice, è una persona dolce, vuole bene a tutti».
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Corriere della Sera Martedì 20 Maggio 2014
Spettacoli 37
italia: 51575551575557
L’urlo del cast
di «Turist»
Da sinistra, Kristofer Hivju,
Vincent Wettergren, Lisa
Kongsli, Ruben
Ostlund, Clara
Wettergren
attore di 13 anni (Evan Bird) e alla sua famiglia (John Cusack
e Olivia Williams). A tenere insieme tutti c’è la fragilità
psicologica di chi vive col terrore di perdere la propria
popolarità, l’invidia per il successo altrui, la depressione
curata con pseudo-guru e droghe varie oltre all’angoscia per
un passato che torna a manifestarsi sotto forma di strani e
inquietanti «fantasmi». Ma che Hollywood fosse il regno
dell’apparire lo sapevamo dai tempi di Rodolfo Valentino
almeno, e Cronenberg non fa quasi niente per scavare più a
fondo: registra dialoghi ipocriti e vuoti, mostra dive che
fanno le puzze in bagno, racconta di incesti, gelosie, egoismi
con uno stile volutamente dimesso e «quotidiano». Che
La capriola
del ballerino
L’acrobatica
performance
dell’ex fidanzato di Madonna, il ballerino Brahim
Zaibat
I disegnatori
per la libertà
Da sinistra, Pisan, Zlatkovsky,
Plantu e Nadia
Khiari tra i protagonisti del
docufilm «Caricaturistes»
funzionava e bucava lo schermo quando ci parlava della
follia dell’umanità (come nel geniale Crash) ma che su
Hollywood e la sua mancanza di libertà (l’omonima poesia
di Eluard fa da filo conduttore del film) dà solo
l’impressione dell’ennesimo proiettile sparato sulla Croce
Rossa. Ben diverso, invece, l’approccio di Bennett Miller che
sceglie uno stile classico e controllato per raccontare la follia
(autentica) del miliardario John du Pont (Steve Carell,
irriconoscibile e bravissimo) e del suo sogno di diventare
l’allenatore dei lottatori americani alle Olimpiadi di Seul
(1988), di cui faranno le spese i fratelli Schultz, Dave (Mark
Ruffalo) e Mark (Channing Tatum). Dialoghi ridotti l’osso,
La polemica
Maps to the Stars
di David Cronenberg
Foxcatcher
di Bennett Miller
da evitare interessante
da non perdere capolavoro
Il fascino
di Julianne
L’attrice americana Julianne Moore
(53 anni), in
gara con
«Maps to the
Stars»
una grande direzione d’attori e una messa in scena che
sembra «fermarsi» sulle persone e sulle cose (la gigantesca
villa del miliardario, il suo parco immenso) come per offrire
allo spettatore la possibilità di scavare nell’immagine, di
scoprire quello che a un primo sguardo potrebbe sfuggire. Il
risultato è una tensione sempre più palpabile, di cui si
intuiscono le «ragioni» (il peso della tradizione di famiglia,
una madre — affidata a una indimenticabile Vanessa
Redgrave — fredda e intransigente) e che però non toglie
sorpresa e mistero alla follia di chi pensa che i soldi diano
l’onnipotenza.
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L’attrice di «Una separazione» avrebbe offeso la «castità e l’innocenza» delle donne
Teheran condanna la giurata
Il bacio di Leila è un caso politico
Jacob: l’ho abbracciata io. Le iraniane in Francia: regime misogino
In giuria
Leila Hatami è
nata a Teheran, il 1º ottobre 1972. L’attrice fa parte
della giuria
di Cannes
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
Il film scandalo
Strauss-Kahn denuncia Abel Ferrara
Dominique Strauss-Kahn non vedrà
Welcome to New York. Ma sporgerà
denuncia per diffamazione contro il
film di Abel Ferrara che ricostruisce
lo scandalo in cui fu coinvolto l’ex
direttore del Fondo monetario
internazionale, accusato di stupro da
una cameriera. «Il mio cliente è
inorridito e disgustato», ha detto il
legale di DSK, Jean Veil. Ma non ne
impedirà la circolazione: «Non è un
censore». Indignata anche l’ex
moglie di Strauss-Kahn, Anne
Sinclair.
CANNES — Gilles Jacob si è affidato anche a Twitter per cercare di
smorzare quello che sta diventando
un caso internazionale tra Iran e
Francia. Il presidente del Festival di
Cannes, squisito padrone di casa,
mercoledì sera, in occasione dell’inaugurazione di Cannes 67, ha
accolto sul red carpet l’attrice Leila
Hatami, una della componenti della giuria di Jane Campion, con un
bacio sulla guancia. Rabbiosa la reazione delle autorità iraniane. «Che
si tratti o meno di un’artista, la donna iraniana è il simbolo della castità
e dell’innocenza», ha commentato
con durezza il viceministro della
Cultura del governo di Rohani Hossein Noushabadi stigmatizzando il
comportamento «inappropriato»
della acclamata protagonista di
Una separazione di Asghar Farhadi. «Coloro che partecipano a avvenimenti internazionali devono tenere in considerazione la credibilità e la castità degli iraniani, per non
mostrare un’immagine negativa».
Jacob ha affidato a due tweet la difesa dell’attrice. «Sono io che ho
baciato Mme Hatami. In quel momento, lei rappresentava per me
tutto il cinema iraniano, dopo è ridiventata se stessa». E, ancora.
«Questa polemica basata su un’abitudine consolidata in Occidente
non avrebbe dovuto aver luogo».
Leila Hatami è più di un’icona
per il cinema iraniano. Nata a Teheran 41 anni fa, figlia d’arte. Il padre è
il rinomato regista Ali Hatami, la
Sulla guancia
Il bacio sulla
guancia tra
Leila Hatami e
Gilles Jacob, 83
anni, presidente del Festival
Affetto
I tweet del presidente
del Festival: manifestazione
di affetto consolidata
in Occidente
madre attrice celeberrima, Zari
Khoshkam. Una figura fondamentale per Leila. «Mio padre era molto
possessivo» ha raccontato tempo fa
in un’intervista. «Mia madre, dopo
un po’, non ha fatto più film se non
con la sua regia. Dopo la rivoluzione islamica a mia madre è stato
proibito continuare perché all’inizio della carriera aveva recitato in
ruoli considerati leggeri. Da allora
si è accontentata di fare il bucato e
cucinare. È stato durissimo per lei e
per molti altri. Io non l’ho mai dimenticato».
Oggi la censura colpisce lei, non
per un french kiss, ma per il castissimo bacio di un signore gentile di
83 anni (la legge islamica istituita
nel 1979 proibisce ogni contatto fisico tra un uomo e una donna che
non sia della stessa
famiglia) che rischia di avere un’eco
maggiore di tutte le
denunce sulla libertà di espressione artistica dei cineasti
iraniani. Pare sia
stato criticato anche
il vestito troppo corto che lasciava scoperte le caviglie.
Laila Hatami non è nuova a gesti
dal grande significato simbolico.
Come quando, in un’intervista nel
2012 a Euronews, alla domanda sulla condizione delle donne nel cinema iraniano, più che le sue parole
furono le lacrime che non riuscì a
trattenere a fare il giro del mondo.
Il bacio e la polemica che ne è seguita dicono moltissimo della condizione di «misoginia imperante in
Iran», ha commentato Simin Nouri, che dirige l’Associazione delle
donne iraniane in Francia.
Il paradosso è che la censura arriva mentre l’attrice è stata chiamata qui per esercitare il suo insindacabile giudizio. Libero arbitrio,
qualcosa che nell’Iran del moderato Rohani fa ancora molta paura.
Stefania Ulivi
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Il personaggio L’attore premio Oscar gira in Costa Azzurra. «Vivo da 18 anni in Italia, resta il Paese dove sto meglio»
Colin Firth: sul set per Woody, tra ciarlatani e truffe
CANNES — Se l’aspettava così Woody Allen? «No. Prima di girare mi ero
fatto mille fantasie su di lui. Poi però…
È stata una vera sorpresa», ammette
Colin Firth, fresco di set di Magic in
The Moonlight, riprese tra Nizza e dintorni, a giugno nelle sale Usa, da noi a
dicembre. «Sono cresciuto con i suoi
film — prosegue l’attore premio Oscar
nel 2011 per Il discorso del re —. Da
Prendi i soldi e scappa a Manhattan.
Ogni volta mettevo un nuovo tassello al
mio ritratto immaginario. Uno dei
miei libri preferiti è la sua biografia.
Quando mi ha chiamato per questa
commedia romantica ambientata in
Costa Azzurra degli anni Venti, ero entusiasta. Un po’ emozionato all’idea di
incontrarlo come regista. L’impatto è
stato molto diverso. Woody è gentile sì,
ma non socializza con nessuno».
Mai usciti una sera a cena?
«Mai. Nemmeno una telefonata ».
Sorriso L’attore Colin Firth, 53 anni
E come regista?
«Avevo sentito dire che non dirigeva
quasi. Invece dirige eccome. Cura ogni
inquadratura. Quando tutto è pronto ti
dice: ora fammi vedere. E se quello che
gli mostri non gli piace te lo fa ripetere
finché non viene come ha in mente».
Il suo ruolo?
«Sono un inglese un po’ arrogante
che arriva qui per smascherare una
truffa imbastita da una bella mistica
ciarlatana, Emma Stone».
Naturalmente se ne innamorerà?
«Naturalmente».
E tutto finirà bene?
«Non posso dirlo se no Woody s’arrabbia. Mi sono divertito a indossare
quei costumi e girare su auto d’epoca».
Insomma quasi una vacanza
«Per niente. La commedia è il genere più difficile per un attore. Con il tragico te la cavi sempre, con il comico
devi fare centro e basta».
È vero che il suo Mr. Darcy sarebbe dovuto comparire nudo in un momento di «Orgoglio e pregiudizio»?
«È vero. In una scena lui deve fare
un tuffo nel laghetto del giardino. È un
uomo solo, ha caldo, mi pareva normale che si buttasse in acqua senza
niente. Ma la Bbc che l’ha prodotto non
ha approvato. Il costumista ha dovuto
confezionare in fretta e furia un paio di
orrendi bragoni d’epoca. Peccato».
Stavolta è al festival senza un film
«Non mi pare vero... Adoro i festival
ma una volta tanto sono qui in altra veste, per promuovere un progetto di
“lusso sostenibile” ideato da mia mo-
Il programma di oggi
In concorso
Due titoli in gara: «Deux Jours, une nuit» di JeanPierre e Luc Dardenne con Marion Cotillard (foto)
e «Still the water» di Naomi Kawase
Fuori concorso
«Coming Home» di Zhang Yimou con Gong Li e
«Geronimo» di Tony Gatlif; nella sezione Un
certain regard sarà la volta di «The salt of the
heart» di Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado
glie Livia e realizzato da Chopard»
Lusso sostenibile: sembra un ossimoro.
«No. Si possono fare oggetti di alto
artigianato realizzati con oro “fairmind”, estratto dalle miniere della Colombia, dove i lavoratori sono pagati il
giusto. Quest’anno la Palma d’oro del
Festival sarà fatta con quest’oro».
Prossimo film?
«Un thriller su una guerra con i droni. Helen Mirren sarà un colonnello
dei servizi segreti. E io sarò per la prima volta anche produttore».
Da tempo vive in Italia, che pensa
del nostro cinema?
«Sembra in ripresa, sta creandosi
una nuova identità. La grande bellezza
mi ha colpito. Voglio fare un film nel
vostro Paese con un vostro regista».
E dell’Italia che pensa?
«È il Paese dei paradossi. Vorrei incontrare un italiano che lo capisce. Da
18 anni vivo in Toscana. Forse non ho
più l’innamoramento dei primi tempi.
Ma resta il luogo dove sto meglio».
G. Ma.
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Martedì 20 Maggio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 20 Maggio 2014
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Taormina Il concerto con gli amici Cortellesi, Baglioni, Mengoni, Antonacci, Mannoia. Stasera su Raiuno
Il regista aveva 80 anni
Addio a Mario Missiroli
innovatore del teatro
È morto ieri a Torino Mario Missiroli,
regista teatrale e di cinema. Aveva 80 anni
e dal 1977 al 1985 diresse il Teatro Stabile
di Torino. Missiroli era nato a Bergamo il
13 marzo del 1934. Era considerato uno
dei registi più innovativi della scena teatrale italiana. Domani al Teatro Gobetti
verrà allestita la camera ardente.
di FRANCO CORDELLI
Festa
A
Laura Pausini, 40 anni, ieri a
Taormina per «Stasera
Laura». Qui sopra la cantante
nel duetto con Marco
Mengoni (25) su «Primavera
in anticipo»
ndando a ritroso nel tempo, per quel tanto o quel
poco che si incrociano la storia di un regista e
quella di uno spettatore fedele — di più: di un
ammiratore —, il primo pensiero è per la telefonata
ricevuta la scorsa primavera. Non sentivo Mario
Missiroli da tanto tempo, sapevo che non viveva più a
Roma, che si era trasferito a Torino e che non era stato
bene. Missiroli mi annunciava l’uscita di un suo libro, Il
moderno e la crepa. Lo ricevetti, ne scrissi. Lo sentivo
guarito, era in forma. Ma come regista quando lo avevo
visto all’opera l’ultima volta? Dieci anni prima, con Victor
di Roger Vitrac, ne fu interprete l’attore che più lo
rappresentò, Paolo Bonacelli: una commedia come Victor
e un autore come Vitrac non potevano mancare nella sua
straordinaria vicenda sottilmente, insidiosamente
riformistica. Dico riformista invece di rivoluzionaria
credo a ragion veduta. Missiroli fu in sostanza un
borghese illuminato. Come persona a volte rischiò di più,
in molti ricordano un intervento nel grande convegno di
Prato sul teatro del 1975. Con il giovane assistente Flavio
Ambrosini aveva preparato un certo tipo di intervento.
Laura e la lunga notte dei duetti:
musica e gag contro la pioggia
Alla fine canta da sola sul palco, senza orchestra e ballerini
DAL NOSTRO INVIATO
TAORMINA — Ne resterà soltanto uno. La frase culto di Highlander va girata al femminile. E
quella che resta è la Pausini. Non
molla mai. Dritta all’obiettivo
perché, lo dice il sottotitolo di
«Stasera Laura», il concerto evento andato in scena domenica a
Taormina: «Ho creduto in un sogno e ho fatto bene». Per celebrare il sogno di vent’anni di successi nel mondo (e quaranta, appena
compiuti, all’anagrafe) Laura ha
invitato amici e colleghi. Maggio
pieno, Sicilia, ma si sa, signora
mia, non ci sono più le mezze stagioni. Un maglione di lana ci sta
tutto. Dopo un’ora e mezza di
canzoni, ospiti e sketch che pescano dal libro dei ricordi, arriva
la pioggia.
Serata tv (questa sera alle 21.15
su Rai1) a rischio. Gli autori tagliano le canzoni di Laura e via
con gli ospiti uno dietro l’altro.
Verso mezzanotte l’orchestra deve mollare. Suonano a cielo aperto, non c’è copertura per non nascondere il monumento e gli
strumenti rischiano di andare a
farsi benedire. Vola qualche parola dietro le quinte. Il maltempo
non molla. Il palco è scivoloso, e
anche i ballerini danno forfait.
Alla fine persino la band abbandona: troppo rischioso con tutti
quei cavi che girano...
Siamo attorno all’una di notte.
Si potrebbe anche andare a casa.
Laura ferma tutti. E da sola si
mette a cantare i pezzi tagliati. La
sua voce riempie il Teatro Antico.
Anche quando grida contro
l’omofobia e per l’amore senza distinzione di genere (andrà in onda o verrà tagliato?). Finisce, esce
dal palco. Le passano un accappatoio e torna in scena fradicia
per un ultima cantatina, addirittura senza microfono... «Mi sembrava giusto fare i brani che avevamo tagliato. La gente aveva pagato un biglietto e ne aveva diritto. Poi mi sono fatta prendere la
mano dal pubblico che ne chiedeva altre», ride l’Highlander di
Solarolo a notte inoltrata. E chissà se questo fuori programma andrà in onda. Per lo show gli ospiti
erano da grande serata. Pippo
Baudo cui è affidata l’apertura:
«Quell’uomo mi ha cambiato la
vita. Fu per sua scelta personale
se andai a Sanremo nel 1994», riconosce Laura. Con Paola Cortellesi c’è un siparietto sui tic delle
neomamme come loro. A Claudio Baglioni chiede di autografare il diario delle superiori per sostituire quello falso che mostrava
alle amiche con orgoglio. Benedizione per Marco Mengoni che
cerca di seguire le sue orme conquistando il mercato latino. Divertimento a mille con una band
di tutte donne: Malika (violoncello), Emma e Paola Turci (chitarra), Noemi (pianoforte), L’Aura
(basso), Syria (deejay), La Pina a
rappare e la Pau al flauto traverso.
Sono le colleghe-amiche.
Ma ci sono anche le amiche
dei tempi della scuola. Con una
c’è un debito: Laura andò senza di
lei a vedere un concerto di Raf per
paura che il suo idolo di gioventù
notasse l’altra. Li presenta. Con
altre tre canta «Le cose che vivi».
In scena anche la Mannoia, Biagio Antonacci che le regalò «Tra
te e il mare» e «Vivimi». E un
duetto virtuale con Lucio Dalla:
«Mi vide in un piano bar e mi disse: “Vai e spacca il c... ai passeri”.
Ho scelto “Felicità” perché è malinconica, romantica e scherzosa
allo stesso tempo. Come me».
Tutto made in Italy: «Qui celebro i miei anni formativi e io durante l’adolescenza ascoltavo solo
musica italiana». È la sua prima
avventura televisiva. «Fare tv è
più difficile e anche più appagante di quello che mi immaginassi». Ci tornerà presto. «Spero non
sia l’ultima volta. Mi piace l’idea
di fare il varietà. Devo solo imparare a ballare, anche se non arriverò mai ai livelli della Cuccarini». E se gli ascolti di questa serata andassero male? «Torno da
mia figlia Paola. È lei che mi ha
dato il coraggio per fare queste
cose».
Andrea Laffranchi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il film Sandrelli in «La bella di Lodi» diretta da Missiroli nel 1963
Ma quando sentì Dario Fo aggredire il partito Comunista
(e si era alla vigilia del trionfo elettorale del Pci) gettò
quell’intervento e appoggiò le tesi già oltranziste di Fo.
Egli era da poco direttore dello Stabile di Torino, sindaco
Diego Novelli. Quell’intervento gli costò qualche
problema. Ma gli anni di Torino furono gli anni della
consacrazione, con spettacoli memorabili, ossia
dissacratori, beffardi, irriverenti, come Verso Damasco di
Strindberg, Trilogia della villeggiatura di Goldoni, La
Mandragola di Machiavelli, I Giganti della montagna di
Pirandello e (lo ricordo come fosse oggi) il più bel Pasolini
che abbia visto, un’edizione di Orgia con Laura Betti. Il
punto cruciale è come Missiroli arrivò a dirigere un teatro
pubblico: durò a lungo, ma se non sbaglio fu l’unica volta,
di lui non ci si fidava né politicamente né da un punto di
vista commerciale. Vi arrivò come regista rivoluzionario,
un termine forse più adatto a descrivere la prima fase
della sua storia. Partì dalle cantine romane, lui che era
nato a Bergamo e di famiglia agiata. Faceva spettacoli a
basso costo. Non erano spettacoli di teatro-immagine o
gestuali, erano spettacoli per così dire normali. Ma non
erano normali i suoi autori, erano anzi sconosciuti. Chi
potrà mai dimenticare Il matrimonio di Gombrowicz e
Commedia ripugnante di una madre di Witkiewicz. E chi
potrà dimenticare A proposito di Liggio? Era uno
spettacolo sulla mafia, scritto dallo stesso Missiroli sulla
base di documenti. A proposito di Liggio, prodotto in
modo privato, con gli attori tutti coperti da una maschera
ripugnante come la commedia della madre, fu un
successo ma fu anche l’atto di coraggio di un artista che
se girò un film con Arbasino era altrettanto prossimo a
uno scrittore come Sciascia, che in quegli anni si
occupava dello stesso tema mafioso e che più di una volta
fu inviso ai nemici e ai presunti amici.
Il film
Eros sul web,
arrivano
le ragazze
di «Cam Girl»
Donne che si vendono sul
web, rincorrendo il sogno
dell’indipendenza economica
attraverso una webcam: la
regista Mirca Viola affronta il
fenomeno della cyber
prostituzione nel film Cam
Girl, in sala da giovedì.
Interpretato da Antonia
Liskova, Alessia Piovan, Sveva
Alviti e Ilaria Capponi (con la
partecipazione di Marco
Cocci, Maria Grazia Cucinotta
ed Enrico Silvestrin), il film
racconta le storie
drammatiche di quattro
ragazze fragili, e delle
difficoltà a cui vanno incontro
in seguito a scelte sbagliate.
«Volevo raccontare il mondo
di tante donne che non
trovano lavoro e si vendono
sul web», ha detto la regista.
I L
L A T O
H A
O S C U R O
D E L L ’ E U R O P A
I L T H R I L L E R C H E
C O N Q U I S T A T O I L M O N D O
JOAKIM Z ANDER
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’ologramma che divide
Alla Scala
«Vergogna»: il pubblico
contro Lachenmann
Jacko resuscita: è polemica
Michael Jackson resuscita e scuote i Billboard
Awards 2014: vestito con una giacca dorata e
pantaloni rossi, è tornato sul palco grazie ad
un ologramma. Una performance surreale che
ha suscitato polemiche sui social media.
Applausi m anche urla («vergogna)»: si è
diviso ieri sera il pubblico della Scala dopo
la prima parte del concerto del ciclo Pollini
in cui la Musikfabrik Koln ha eseguito
Zwei Gefuhle. Musik Mit Leonardo (Due
sentimenti. Musica con Leonardo), brano
contemporaneo di Helmut Lachenmann
che era anche voce recitante. Non appena
è terminato si sono sentiti fra gli applausi
buu e grida del tipo «Fuori dalla Scala». A
mettere poi tutti d’accordo ci ha pensato
Maurizio Pollini che ha eseguito nella
seconda parte le sonate 109, 110 e 111 di
Beethoven fra applausi scroscianti.
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40
Martedì 20 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Sport
ManU a Van Gaal, Enrique al Barça Serie B, colpo di Bari e Siena
Sarà Louis Van Gaal, attuale c.t. dell’Olanda, l’uomo della ricostruzione al Manchester United dopo il flop con David Moyes. Suo vice sarà
Ryan Giggs, che aveva guidato la squadra nelle ultime 4 giornate di Premier League. Annunciato anche il nuovo tecnico del Barcellona: è Luis
Enrique, ex tecnico della Roma che quest’anno allenava il Celta Vigo.
Posticipi della 40ª giornata di serie B: Bari-Cittadella 1-0, Latina-Siena 0-3. La classifica: Palermo p. 82; Empoli 68; Cesena 65; Latina 64; Modena 62; Bari (-4) 60; Crotone 59; V. Lanciano, Spezia e Siena (-8) 58; Trapani 57; Avellino 56; Carpi 55; Brescia 53; Pescara 51; Ternana 48; Cittadella 45; Varese e Novara 43; Padova 38; Reggina (-1) 28; Juve Stabia 19.
Destino granata
La sorpresa Trovato l’accordo nell’incontro (segreto) con i dirigenti
Gli dei maligni
contro il Toro
Caro Alessio
sei uno di noi
La Juventus
vota Antonio
di ALDO GRASSO
Il rigore di Cerci non poteva
che finire così, nelle braccia
del portiere della Fiorentina. È
da domenica sera che non
riesco a cancellare la scena, mi
gira in testa come
un’ossessione, come una
moviola infernale. È il 94’, la
partita volge al termine, il
Toro ha recuperato due volte
lo svantaggio, dopo vent’anni
ha la grande occasione per
tornare in Europa, persino il
pubblico di Firenze lo
incoraggia. Alessio Cerci
(nella foto) è il nostro
giocatore di maggior talento,
si è dannato tutta la partita e
adesso si prende la
responsabilità degli undici
metri (i suoi compagni si
voltano dall’altra parte). È da
domenica sera che penso a
cosa gli è balenato per la
testa: basta un niente per
passare alla storia (la piccola
ma indispensabile storia del
calcio), la porta è spalancata.
È stato uno strano e fantastico
campionato, nonostante quei
gol presi all’ultimo minuto, i
non pochi errori arbitrali,
l’Europa buttata via a Torino
contro il Parma (uno a zero,
undici contro dieci, Immobile
che si fa scioccamente
espellere...). È il 94’, se Cerci
la butta dentro non solo c’è
l’Europa, ma c’è qualcosa di
ancora più importante, una
sorta di grande riscatto contro
il destino. Da Superga, gli dei
maligni si sono coalizzati
contro il Toro. Non si
distraggono mai, non scelgono
mai un altro obiettivo. Il
rigore di Cerci è come i pali e la
traversa presi ad Amsterdam
contro l’Ajax (13 maggio
1992), le sue lacrime sono
come le lacrime versate per
Ferrini, Meroni, il campionato
«rubato» del 1972, i presidenti
indagati, la sfortuna, l’onta
della serie B. L’aspetto più
bello del gioco del calcio sono i
sogni che regala. Ma è come se
noi, tifosi granata, fossimo
espropriati del diritto di
sognare. Da domenica sera
Cerci è uno del Toro, ovunque
vada, fratello di sfiga. Ma
forse conviene consolarci con
un campionato bello, al di là
delle aspettative, sperando
che il presidente Cairo ci
restituisca presto il piacere di
sognare ancora.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Tweet del club dopo il faccia a faccia
Conte resta almeno per un altro anno
Colazione con Sinisa, merenda con Antonio. Ed è questa che
fa la differenza. La Juventus vota
Antonio. In fondo è una storia
alla Totò, quella che si è conclusa ieri sera, un po’ farsesca. Alle
20.34 ora di Twitter la Juventus
cinguetta: «Stagione 2014/15:
allenatore Antonio Conte».
Stringato e paradossale. Così si
conclude la lunga giornata di
Andrea Agnelli, vissuta nel tentativo di combinare il presente
(e anche il passato) con il futuro. Non c’è la stretta di mano in
diretta, come un anno fa, mentre è identica l’assenza di spiegazioni che manda in archivio le
tribolazioni dell’allenatore tricampeon, nell’ultimo mese un
tormento per i tifosi bianconeri.
Doveva finire ieri sera per forza.
L’allenatore scelto per il dopoConte, Sinisa Mihajlovic (ricevuto a Torino da Agnelli), aveva
comunicato alla Sampdoria che
entro oggi, martedì 20 maggio,
avrebbe dato una risposta sulla
proposta di rinnovo contrattuale al club genovese. A proposito.
Il tweet bianconero è paradossale: Conte, come lui stesso aveva sottolineato domenica, ha
ancora un anno di contratto. E
quindi annunciare che siederà
in panchina anche per la stagione 2014-2015 non vuole dire
nulla. Prima di ricostruire cosa
nasconde il tweet, facciamo un
riassunto della giornata.
In una Torino uggiosa fin dal
mattino si cerca la sede dell’incontro chiarificatore tra l’allenatore in carica, il presidente e i
dirigenti Beppe Marotta e Fabio
Paratici. Però, a differenza di un
anno fa, il chiarimento avviene
lontano dal palazzotto di corso
Galileo Ferraris. Probabilmente
(ma anche su questo nessuno
dei diretti interessati dà soddisfazione) alla Mandria, nella residenza della famiglia Agnelli.
Intorno alle 19, Conte è avvistato a Torino, mentre azzanna un
gelato insieme con il fratello Daniele. Un’ora e mezzo dopo, ecco
il tweet societario.
Oggi «Vota Antonio» è atteso
a un tour nel Centrosud tra Melfi e Rieti come conferenziere a
un evento Fiat e come prescelto
per il premio Scopigno. La vicenda si è risolta in fretta, quasi
che le parole di Antonio Conte
delle ultime settimane non siano state pronunciate. Domenica
sera, alla fine delle sue fatiche
annuali, l’allenatore aveva ammesso che, ripensandoci, sareb-
5
titoli vinti
da Antonio Conte
nelle sue tre stagioni
alla Juventus: oltre ai tre
scudetti, due Supercoppe
italiane, nel 2012
e nel 2013
be stato meglio stare zitti. Non
ha tutti i torti. Bene per i titoli
dei media, ma frasi come «questa Juventus non può vincere la
Champions» o «non si può entrare in un ristorante da 100 euro con 10 euro» hanno provocato un po’ (eufemismo) di irritazione in Andrea Agnelli, che per
molto meno ha allontanato Alex
Del Piero. Il presidente era favorevole a chiudere con Conte e
avviare un rinnovamento. E non
era il solo. Forse anche l’allenatore voleva uscire da trionfatore, convinto che in Europa la
squadra, senza grandi investi-
menti non possa andare lontano e che anche in campionato,
con alcuni giocatori fondamentali logorati (e con il Mondiale
ad aumentare i problemi), non
sia possibile ripetersi ai livelli
abissali del 2013-2014.
È successo che le parti si sono
Richiesta Mihajlovic
Mihajlovic (che ha
incontrato Agnelli) voleva
una risposta entro oggi
per informare la Samp
assestate su posizioni conosciute. Nel club è prevalsa la linea
Marotta, cioè mediazione e conservazione: allenatore che vince
non si cambia, ma si tiene fino a
prova contraria. Soprattutto se,
come in questo caso, l’alternativa individuata (Mihajlovic) è rischiosa, per l’inesperienza del
tecnico con una squadra di vertice e per l’opposizione dei tifosi. Insomma, meglio il noto che
l’ignoto. Conte, invece, che non
ha chiesto nulla (non si è discusso nemmeno di rinnovo,
bizzarro per un chi ha vinto tanto ed è in scadenza nel 2015),
Futuro rossonero Inaugurata la nuova sede. Berlusconi ha confidato di «poter essere costretto» a tenere Seedorf. A meno che non si liberi Ancelotti
«Il Milan ha deluso, torneremo grandi»
Barbara promette investimenti
«In Champions entro 2 anni»
MILANO — Fortissimamente
voluta da Barbara Berlusconi,
proprio ora proprio qui, con
uno sforzo supremo per rispettare i tempi (e consueti brividi
last minute), l’inaugurazione
della nuova sede del Milan arriva al momento giusto. Cosa si fa
quando ci si sente giù? Ci si
chiude in casa e si cerca chi può
capirci. Ecco perché nel momento più duro dei rossoneri,
fuori dall’Europa dopo 16 anni,
può essere salutare consolarsi
nelle mura avveniristiche di Casa Milan, 9 mila metri quadrati
divisi tra negozio, ristorante,
uffici e museo.
«È stata una stagione molto
deludente — ammette Barbara
—. Noi abbiamo il dovere morale di metterci subito al lavoro
per far tornare il Milan ai livelli
che merita. Dal punto di vista
sportivo tornando in Champions entro due anni e da quel-
lo commerciale con iniziative
come questa». E poi, la frase che
fa più sperare i tifosi: «La mia
famiglia ha deciso di investire
per colmare il gap con gli altri
top club europei. Noi non abbiamo nessuna intenzione di
lasciare l’impegno del Milan, è
una questione di cuore. L’apertura ad altri possibili partner di
minoranza riguarda esclusivamente la realizzazione di un
nuovo stadio». Per lo stadio, si
vedrà. Intanto c’è stato il taglio
del nastro di Casa Milan, con i
milanisti di oggi (Clarence Seedorf acclamato dai tifosi) e di
ieri, senza Roberto Donadoni
(accostato alla panchina rossonera, ha preferito non alimentare le voci) e ovviamente senza
l’ex tecnico Allegri che, al memorial Currò a Savona, ha però
tenuto a precisare: «Se c’è qualcosa di Allegri in questo Milan?
Sì, c’è molto». Hanno tutti visi-
Taglio del nastro
Barbara Berlusconi
inaugura la nuova sede. Alla sua sinistra il
sindaco Pisapia,
a destrra Galliani. Nel
tondo, Clarence Seedorf (Buzzi, LaPresse)
tato il museo ipertecnologico
ideato dall’architetto Fabio Novembre: tanti touch screen, una
nuova sala con una mega riproduzione della Coppa dei Campioni, una postazione in cui gli
ologrammi di Barbara, Baresi,
Shevchenko, Maldini e Kakà
spiegano cos’è il Milan e una riproduzione in fil di ferro dell’elicottero con cui, nell’86, Silvio Berlusconi atterrò all’Arena
per dar via alla sua era nel calcio. Altri tempi. «Il Milan deve
tornare a vincere, deve tornare
competitivo, nei prossimi giorni mio padre e Galliani si incontreranno per indicare la strada
per tornare grandi e decideranno anche sull’allenatore», continua Barbara.
Seedorf in realtà vede in crescita le sue chance di restare:
Berlusconi, in ambienti politici,
ha confessato che, alla fine, potrebbe essere «costretto» (parola sua) a continuare con
l’olandese, perché troppo costoso pagare i 5 milioni di contratto. L’unico candidato vero,
in grado di accontentare la
piazza e valere uno sforzo economico simile, è Carlo Ancelotti: per il clamoroso ritorno è però necessario che il Real perda
la Champions.
Le perplessità su Seedorf, però, restano tutte. Ieri il tecnico è
stato visto conversare (con la
mano di fronte alla bocca per
impedire la lettura del labiale)
solo con i tre brasiliani: Kakà
(che «resterà al Milan al 99,9%»,
secondo quanto svelato da Galliani), Robinho e Gabriel. Freddezza con il resto della squadra.
Dopo la partita col Sassuolo,
l’allenatore ha ammesso per la
prima volta l’esistenza di giocatori scontenti nello spogliatoio:
si mormora che, se dovesse restare, una decina di giocatori
chiederebbe di andarsene. Nel
caso, sarà compito di Galliani
ricostruire certi equilibri. Intanto l’a.d. ha comunicato al Valencia di non voler riscattare
Rami a 7,5 milioni, ma di essere
disponibile ad acquistarlo per
4. Venerdì l’incontro a Lisbona,
dove Galliani andrà per assistere alla finale di Champions.
Forse, per la prima volta in vita
sua, tifando contro Ancelotti.
Arianna Ravelli
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Corriere della Sera Martedì 20 Maggio 2014
No alla licenza Uefa
Ora il Parma rischia
l’esclusione dalla Coppa
Sport 41
italia: 51575551575557
Fra le squadre che hanno ottenuto dalla Federcalcio la licenza Uefa, non c’è il Parma. La
società presieduta da Tommaso Ghirardi (foto), che ha ottenuto il diritto a partecipare all’Europa League partendo dal terzo preliminare, si è vista respingere il ricorso per la
mancata concessione della licenza dalla Commissione di secondo grado. La bocciatura è
legata ad una ritenuta Irpef di circa 300 mila
euro, che il club non ha pagato perché riteneva di non doverlo fare. «Riteniamo la nostra
documentazione corretta», aveva ribadito
Ghirardi. C’è anche un problema legato allo
stadio: «Avevamo indicato Modena come sede con la volontà di intervenire nelle prossime settimane sul nostro stadio. Confidiamo
anche in questo caso di avere la possibilità di
giocare a Parma dopo un nuovo sopralluogo». Il Parma è assente dall’Europa dal 2007
(Coppa Uefa). Ora sarà l’Alta Corte di Giustizia
del Coni a discutere il caso mercoledì 28 maggio. Nel caso in cui venisse bocciato ancora il
ricorso del Parma, in Europa League andrà il
Torino, che ha chiuso al settimo posto.
A Coverciano Tutti in raduno: Prandelli deve gestire gli strascichi del campionato
Il caso
Tristi, nervosi e preoccupati
L’Italia sul lettino del c.t.
Cerci, Balotelli, Destro: in azzurro per ritrovarsi
DAL NOSTRO INVIATO
FIRENZE — Cerci è affranto,
Balotelli nervoso, Destro preoccupato. Le facce tristi dell’Italia.
Il campionato ha lasciato il segno sulla nazionale che ieri sera
(entro la mezzanotte con piccola
deroga per i milanisti) si è radunata a Coverciano. Questa mattina Cesare Prandelli inaugurerà
il raduno con un breve ma sentito discorsetto ai 30 convocati
(più Mirante): dimenticatevi del
campionato e del mercato, mettetevi alle spalle ciò che è stato e
concentratevi su ciò che sarà.
Cioè sul Mondiale. «Voglio gente che abbia un solo pensiero in
mobile, che con Alessio ha trascorso la domenica sera e buona
parte del lunedì. Anche Cairo, il
presidente che vorrebbe trattenere Cerci al Toro, è stato magnanimo: «Non deve prendersela. I rigori, a volte, si sbagliano». Però il giocatore va ricostruito psicologicamente.
Balotelli, invece, ha raggiunto
Coverciano di cattivo umore,
dopo essersi presentato in mattinata al tribunale di Brescia che
stabilirà tempi e modi con i quali l’attaccante potrà vedere la figlia Pia. L’esclusione dalla partita con il Sassuolo lo ha innervosito. Per lui il Mondiale diventa
un passaggio fondamentale, il
Il programma
Gli azzurri
lavoreranno a
Coverciano fino a
giovedì. Due giorni di
riposo e nuovo
raduno, stavolta
definitivo, da
domenica. Il 31
amichevole a Londra
con l’Irlanda, il 4
giugno test col
Lussemburgo a
Perugia. La sera del 5,
partenza per il Brasile
Chi invece sorride
Cassano euforico per la
conquista dell’Europa
col Parma, Pepito Rossi
confortato dai numeri
forse si è reso conto che questa
volta non ci sarebbero stati
margini. O sì, o no. Il successore
era già sull’uscio. Come il club,
ha fatto qualche conto. Ah, last
but not the least, nessuno dei
due contendenti voleva perdere
un tallero. E un divorzio non
consensuale è sempre molto dispendioso. Messa così, appare
una scelta all’italiana, di retroguardia. A un futuro radioso il
compito di smentire questa
sensazione.
Insieme
Antonio Conte, 44 anni,
festeggia con lo staff
tecnico la vittoria del
terzo scudetto
consecutivo in
bianconero, a lato il
presidente della
Juventus Andrea Agnelli
(PegasoNews)
Filippo Bonsignore
Roberto Perrone
RIPRODUZIONE RISERVATA
testa», aveva detto il c.t. al Corriere della Sera. Anche la condizione psicologica sarà una discriminante nella scelta (entro
la mezzanotte del 2 giugno) dei
23 che voleranno a Rio.
Ma i giocatori non sono robot
e per alcuni cancellare l’ultima
domenica di campionato non
sarà facile. Cerci è avvilito. Il suo
errore dal dischetto ha significato l’esclusione del Toro dall’Europa League. Ieri è scattata
una specie di catena della solidarietà per rincuorare l’ala granata, tanto forte tecnicamente,
quanto fragile dal punto di vista
psicologico: «Non è un rigore
che cambia il tuo campionato.
Sempre a testa alta, l’importante
è aver dato il massimo e tu lo hai
fatto», il tweet del gemello Im-
crocevia decisivo dopo una stagione più ricca di ombre che di
luci. Mario è sicuro di andare in
Brasile, ma non di giocare titolare. Il suo futuro è un buco nero:
non sa cosa lo aspetta in azzurro
e non sa se il Milan lo confermerà. Intanto riceve l’incoraggiamento di Roberto Baggio, a Firenze per la partita del cuore:
«Spero che al Mondiale Balo faccia meglio di me. Ha grandi qualità, deve solo capirle…». Destro, invece, è legittimamente
preoccupato per le sue condizioni: dopo le 4 giornate di
squalifica è tornato nella Roma
senza incantare. Due presenze,
zero gol. Un mese fa era sicuro di
partecipare alla missione sudamericana, ora dovrà rimontare
per restare tra i 23. Però sa di godere della stima quasi incondizionata di Prandelli.
Diverso, invece, lo stato
d’animo degli altri tre attaccanti. Cassano è euforico per aver
conquistato l’Europa League e
sogna il suo primo campionato
del mondo; Rossi ha scritto sulla
sua pagina facebook un messaggio che fotografa il suo stato
d’animo: «Orgoglioso di esserci». I due sono in ballottaggio.
Antonio il viaggio in Brasile può
solo perderlo, Giuseppe deve
guadagnarselo, anche se i numeri lo confortano: 16 gol in 21
presenze, uno ogni 99 minuti
(soltanto Destro ha fatto meglio). «Spero che Pepito possa
andare al Mondiale», l’augurio
di Baggio, un altro che ha molto
sofferto. Occhio a Insigne: dopo
un campionato sottotono ha
giocato alla grande l’ultimo mese, tanto da far sbilanciare Benitez: «A Lorenzo non rinuncerei
mai». Ma a decidere sarà solo
Prandelli.
Alessandro Bocci
Opposti Balotelli triste, Cassano euforico (Forte, Sport Image)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Dopo il 5° posto Mazzarri per ora continua con il contratto in scadenza, mentre resta incerto il futuro del club
Inter in Europa, ma i conti non quadrano
La caduta con il Chievo ha chiuso
una stagione appena sufficiente
MILANO — Domani a metà
giornata, Walter Mazzarri racconterà tutta la verità, nient’altro che
la verità sulla sua prima stagione
all’Inter, quella che ha definito come la più sofferta della sua carriera. Dopo mesi d’inferno, si annunciano considerazioni clamorose, visto che da almeno un mese
tutto è rinviato a questo momento. Una specie di redde rationem
per tutti e su tutto. All’appuntamento, il tecnico che ha riportato
l’Inter in Europa si presenta senza
rinnovo di contratto (scade il 30
giugno 2015, ma prima del ritiro
di Pinzolo verrà allungato al 2016,
nonostante il passo sia in contrasto con le convinzioni di Thohir),
dopo un campionato sofferto e
tormentato, chiuso da una partita
sciatta contro il Chievo, che ha
coinciso con l’ottava sconfitta. È
vero che tutto era deciso, quinto
posto compreso, ma l’atteggiamento visto a Verona, le scelte di
formazione e le modalità con le
quali è stato affrontato l’impegno
sono apparse poco in linea con
quello che dovrebbe essere lo spirito nerazzurro. Essere «da» Inter
e non solo essere «dell'» Inter. Situazione aggravata dal fatto che il
«clan dell’asado», come si sono
autodefiniti Zanetti (ieri, attraverso www.inter.it ha diffuso una
commovente lettera di ringraziamento a tutti, ricordando che la
«partita» continua), Cambiasso,
Samuel e Milito, ha chiuso con
una sconfitta, che non
mai una sensazione
piacevole. Soprattutto perché in tribuna
c’era Moratti, che
si era mosso pensando ad un finale diverso.
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non è stato il massimo.
I 60 punti conquistati, sei in
più rispetto alla precedente stagione, non sono un grande traguardo, pur con tutte le attenuanti del caso, compreso il passaggio
di proprietà da Moratti e Thohir e
la chiusura di campionato, nemmeno lontanamente paragonabile al disastro di aprile-maggio
2013. Tralasciando i 42 punti di
distacco dalla Juve e i 25 dalla Roma, che sono apparse di un altro
pianeta, pesano i 18 punti in meno rispetto al Napoli e anche i cinque dalla Fiorentina, che non ha
quasi mai avuto Gomez; il 5 gennaio ha perso Rossi; è arrivata in
finale di Coppa Italia ed è arrivata
ai quarti di Europa League, partendo dal preliminare.
Quindici pareggi sono troppi,
così come è sconcertante il fatto
che la squadra abbia chiuso con
un solo rigore a favore in 38 giornate (sbagliato da Milito). In sintesi: il bilancio è appena sufficiente, non entusiasmante, e di
questo forse società e tecnico dovranno tenere conto nel programmare la nuova stagione.
Archiviato l’anno zero, l’Inter
riparte senza più alibi, visto che
se ne sono andati anche quelli che
negli ultimi tempi sono state considerate presenze ingombranti e
ormai fuori moda. Si vedrà che
cosa sarà in grado di fare in concreto la nuova generazione, perché nel calcio, più della carta
d’identità contano i valori tecnici,
la forza morale del gruppo e la capacità di non sentirsi mai arrivati.
La rosa sarà di 24-25 giocatori;
l’obiettivo è quello di fare una
squadra da corsa e da combattimento; il mercato resta in salita,
fra il rientro di alcuni giocatori in
prestito, il budget limitato per gli
acquisti e il monte-ingaggi da
media classifica. Più che parole,
dalla nuova Inter si attende chiarezza verso l’esterno e un piano
credibile, dopo tante parole, che
per ora non hanno trovato riscontro nei fatti. Ieri Massimo Moratti
ha detto alla tv svizzera, ricordando quanto gli diceva suo padre,
Angelo: «Il compito di un presidente è distribuire felicità fra la
gente. Con una vittoria, con un
grande acquisto, con le emozioni». Se lo sentono i nuovi dirigenti, lo portano in tribunale.
Fabio Monti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Bologna
in vendita
con il via libera
degli ultrà
BOLOGNA — Albano Guaraldi,
Massimo Zanetti e il capo degli
ultrà del Bologna. Incontro
decisamente particolare quello
che venerdì si è svolto a
Villorba, vicino Treviso, in cui
l’attuale presidente del
Bologna Guaraldi (nella foto)e
il socio di minoranza Zanetti,
proprietario del colosso del
caffè Segafredo, hanno parlato
del futuro del club. Come
scrive il Corriere di Bologna,
infatti, Guaraldi si è portato
all’incontro Cristian Frabboni,
43 anni, esponente del gruppo
Beata Gioventù: l’elemento
decisamente spiazzante è che
la curva rossoblù da tempo
(ben prima della retrocessione
in B) contesta il presidente e
proprio gli ultrà di Beata
Gioventù sono tra i
contestatori più accaniti, allo
stadio Dall’Ara e anche nel
corteo pacifico che a marzo
portò 2.000 tifosi a protestare
vicino a casa di Guaraldi.
Delusi e arrabbiati per le tante
bugie che Guaraldi ha detto in
passato e diffidenti sulle reali
volontà del presidente di
lasciare il club, i tifosi hanno
chiesto e ottenuto (come e
perché, dovrà spiegarlo
Guaraldi) di partecipare
all’incontro, mentre Zanetti e il
suo uomo di fiducia, l’ex
dirigente di Parma e Bologna
Luca Baraldi, non erano a
conoscenza di chi fosse la
persona che accompagnava
Guaraldi. Ieri il presidente del
Bologna aveva a più riprese
smentito la presenza del tifoso,
ma è stato lo stesso gruppo
Beata Gioventù poi a
confermare il tutto con un
comunicato: «Nella giornata di
venerdì — si legge nella nota
— un nostro rappresentante
ha avuto modo di constatare
quanto entrambi gli
imprenditori abbiano voglia di
aiutare il Bologna. Invitiamo
Massimo Zanetti e Albano
Guaraldi a proseguire ciò che
noi abbiamo appurato,
presenziando all’incontro,
visto il paventarsi di una
soluzione positiva apprezzata
da tutti. Prendiamo atto del
tentativo di Guaraldi di
rimediare a errori madornali
evidenti a tutti e nel contempo
chiediamo a Zanetti di non
diminuire la voglia
dimostrataci di aiutare i nostri
colori». A Bologna — ma
anche nella maggior parte
delle piazze italiane — non era
mai accaduto che un capo ultrà
partecipasse ad un incontro
per la cessione della società.
Alessandro Mossini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
42
Martedì 20 Maggio 2014 Corriere della Sera
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Corriere della Sera Martedì 20 Maggio 2014
Sport 43
italia: 51575551575557
Basket
Formula 1
Milano
doma Pistoia
Sassari salva
in rimonta
Gente da Giro
Una sera ci servono champagne e aragosta (finale
dell’Eurolega tra Maccabi e Real), e quella dopo uno
scorfano di basket, nella grande osteria del Forum
che 12 ore prima era un raffinato ristorante. Misteri
della depressione? Al via i playoff del campionato
italiano, con gara 1 dei quarti di finale. Che Milano
vince (73-59) contro la matricola Pistoia. Quello che
conta è mettere 1-0 in tabella, tutto il resto è noia. O
forse semplicemente troppo scontato. Nicolò Melli
il migliore in campo (18), efficace Samardo Samuels
(10), prospettici i 6 assist di Alessandro Gentile.
Forse Paolino Moretti, appena nominato allenatore
dell’anno (e dei miracoli), per una sera ha sentito
cantare il gallo dell’appagamento e ha abdicato alla
fede ad oltranza, rinunciando anche a correre. C’era
sì il rischio di farsi male, ma sarebbe servita
una via d’uscita dalla partita-palude nella quale i
caimani milanesi, di norma, non lasciano scampo.
Molto più pathos e brividi blu a Sassari, nell’altra
apertura del tabellone di sinistra. Brindisi ha
sempre condotto, anche di 14 punti (46-50),
sfiorando il colpaccio esterno. Ma l’Enel è stata
bloccata sul limitare della vittoria da Caleb Green
(18), che a 15 secondi dal termine infilzava la tripla
del primo vantaggio sardo (75-73), trasformatosi
poi nella sentenza definitiva perché il brindisino
James, sullo scadere, si mangiava i 3 tiri liberi del
sorpasso offrendo su un piatto d’argento l’1-0 al
Banco di Sardegna. Stasera, alla destra del tabellone,
primo atto anche tra Siena e Reggio Emilia e tra
Cantù e Roma: la seconda, a naso, sarà la sfida più
lunga e cruenta.
Quarti, gara 1
Disputate ieri
EA7 Emporio Armani Mi
Giorgio Tesi Pistoia
Banco Sardegna Sassari
Enel Brindisi
Oggi (ore 20.30)
Montepaschi Siena
Grissin Bon Reggio Emilia
Acqua Vitasnella Cantù
Acea Roma (diretta Raisport1)
Gara 2
Domani a Milano e a Sassari,
giovedì a Siena e a Cantù
73
59
75
73
Werther Pedrazzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Due vite che sembrano un film: pallottole, malattie e fatica. Il manager: «Sono come i keniani dell’atletica, umili e affamati»
Nairo e Rigo, quei rivali uniti dal passato
km
61
11. Basso (Ita) a 2’01’’
12. Rolland (Fra) a
2’56’’
13. Poels (Ola) a 3’03’’
14. Monfort (Bel) a
3’41’’
15. Brambilla (Ita)
a 3’45’’
22. Cunego (Ita) a
6’35’’
183. Bol (Ola) a
1.52’32’’
Così oggi
10ª tappa, ModenaSalsomaggiore
Terme, 173 km. Tv:
15.10 Raitre,
Raisport 2
98
112
132
75 - Fidenza
23 34
166 - Salsomaggiore
SALSOMAGGIORE TERME
156 m
62 - Parma
MODENA
35 m
24 - Brescello
Connazionali
Nairo Quintana (a
sinistra), 24 anni e
Rigoberto Uran, 27
(Ansa, Ap)
Classifica generale
1. Evans (Aus) in
38.49’34’’
2. Uran Uran (Col) a 57’’
3. Majka (Pol) a 1’10’’
4. Pozzovivo (Ita) a 1’20’’
5. Morabito (Svi) a 1’31’’
6. Aru (Ita)
a 1’39’’
7. Ulissi (Ita)
a 1’43’’
8. Kelderman (Ola) a
1’44’’
9. Quintana (Col) a 1’45’’
10. Kiserlovski (Cro) a
1’49’’
25 - Guastalla
condo solo dietro a Froome non c’è
molto da stupirsi. Su questi schermi
siamo ancora in attesa del primo ciak
buono. Le salite iniziali del Giro sono
state condizionate dalla maxi caduta di
«Montecasino», come dice con ironia
involontaria la maglia rosa Cadel
Evans, scaltro in quell’occasione a guadagnare 50’’, che si aggiungono a quelli
incassati nella cronosquadre iniziale.
Gli avversari comunque non hanno
gradito che l’australiano abbia approfittato di un incidente che ha coinvolto
quasi tutti e alla prima occasione buona proveranno a farglielo capire.
anche nelle corse a tappe. Petacchi in
pianura e Brambilla sulle prime salite
sono un aiuto importante. Ma i ragazzi
delle Ande, che oggi al Giro rispetteranno il lutto nazionale per la tragedia
dei 32 bambini morti in un incidente
stradale a Fundacion, sanno che devono fare da soli. E Rigoberto non è mai
stato così in forma.
Nel panorama sempre più ristretto
di pretendenti a Giro, Tour o Vuelta, i
colombiani sono il fattore nuovo (in
gara c’è anche il team Colombia diretto
da Claudio Corti) e dopo la Vuelta conquistata da Lucho Herrera ormai 27 anni fa, sono qui per vincere: «Adesso
sbarcano in Europa molto più giovani
— spiega Giuseppe Acquadro, procuratore di Quintana, Uran, Betancur e altri talenti — mentre una volta arrivava-
La situazione
18 - Mirandola
DAL NOSTRO INVIATO
MODENA — Dalle Ande a Montecarlo. Passando per Oropa e lo Zoncolan. Dalla durezza degli inizi, tra miracoli, taxi notturni e pallottole in una
Colombia che sembra quasi in bianco e
nero, al sogno della maglia rosa che
può cambiare una carriera. Le vite di
Nairo Quintana e Rigoberto Uran sembrano un film. E non solo perché sono
loro gli attori principali del Giro o perché il Principato dei vip adesso è la loro
casa.
Il capellone Rigo a 12 anni ha avuto il
padre ucciso accidentalmente in una
sparatoria tra narcotrafficanti e per
portare qualche soldo a casa ha venduto biglietti della lotteria agli angoli delle strade. Quando poi, vestito coi pantaloni lunghi e la camicia, ha cominciato a vincere le prime gare in bicicletta,
ha capito che il tagliando giusto ce
l’aveva nel taschino: è emigrato giovanissimo a Brescia (domenica ha riabbracciato la sua famiglia «adottiva»
prima della partenza) ed è cresciuto
gradualmente, fino al secondo posto al Giro dell’anno scorso dietro
al dominatore Nibali.
Nairo è di tre anni più giovane
(classe ’90) ma sembra più vecchio. Da neonato ha avuto una
malattia dal nome poco rassicurante, «il male del morto», che
nella credenza popolare andina
verrebbe trasmessa alle donne
incinta da chi è stato vicino a un
defunto. Tre anni di coliche micidiali si sono risolti grazie a
una pozione magica, un infuso
di nove radici e tuberi. «El cichitito» per guadagnare ha guidato anche i taxi di notte ed è diventato ciclista per raggiungere la
scuola, 16 km di discesa e soprattutto 16 di salita all’8%, ogni giorno. A
18 anni Quintana fu investito da un taxi
e restò cinque giorni in coma. Se poi
uno così debutta al Tour e finisce se-
Tra questi c’è sicuramente Quintana. L’uomo più atteso sembra una sfinge pensierosa dietro agli occhiali scuri.
Ma una volta ridotto l’ematoma all’anca sinistra, sulle grandi salite Nairo
uscirà allo scoperto: Montecampione
domenica prossima è il primo traguardo che ha cerchiato di rosso. La sua
squadra, la spagnola Movistar, sembra
attrezzata per l’alta montagna: «E lui è
davvero un duro» sintetizza Eros Capecchi, che assieme ad Adriano Malori
fa parte della guardia scelta del 24enne
colombiano.
Uran è passato da Sky, che l’anno
scorso lo ha promosso capitano solo
quando Wiggins gli aveva già fatto perdere tempo prezioso, alla squadra belga Omega, dominatrice storica delle
classiche alla ricerca di un po’ di gloria
21 - San Giovanni
in Persiceto
19 - Crevalcore
Quintana e Uran, entrambi colombiani
Dai duri inizi al sogno della maglia rosa
157 168173
no qui troppo tardi per crescere. E poi
oggi la possibilità di vivere lunghi periodi in altura fa la differenza. I colombiani sono come i keniani nell’atletica.
E sono meno viziati degli europei: già il
fatto di dover emigrare per forza in Europa è un grosso sacrificio, anche perché loro sono molto legati alla famiglia.
Questo li fa crescere più in fretta».
Nairo, che ha una bimba di tre mesi,
ha la fama di un carattere difficile, ma
in realtà è solo un po’ introverso e diffidente. Rigo, fidanzato in Colombia
con la figlia di un industriale, è più
espansivo e prende la vita con il sorriso. Anche se come tutti i cavallini di
razza, sente molto la corsa. E naturalmente anche la rivalità con il connazionale, l’elemento chiave per la riuscita del film. Con un finale ancora
tutto da scrivere.
Paolo Tomaselli
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Addio a Jack Brabham
Campione del mondo
anche come costruttore
Vinse un titolo a piedi
Se n’è andato serenamente nella casa sulla
Gold Coast australiana, assicurano i familiari,
nonostante la malattia al fegato avesse ormai
preso il sopravvento sulla sua tempra di
guerriero, che resisteva a dispetto della
rispettabile età di 88 anni. L’automobilismo si
leva il cappello e saluta Sir Jack Brabham,
«Black Jack» per tutti, l’unico in F1 capace di
diventare campione del mondo sia come pilota
sia guidando un’auto che portava il suo nome.
Cominciamo da qui: Brabham conquistò i
primi due titoli, nel 1959 e nel 1960, a bordo di
una Cooper Climax. Il terzo, nel 1966, arrivò
invece grazie a una monoposto autoprodotta,
la Brabham BT 19. In quella stessa stagione
centrò pure l’iride dei costruttori, impresa
bissata nel 1967 assieme alla vittoria tra i piloti
del neozelandese Dennis Hulme. In realtà Sir
Jack vanta una curiosità precedente, in una
A spinta Brabham iridato spingendo l’auto
carriera in F1 sviluppatasi tra il 1955 e il 1970
nella quale ha collezionato 126 «start», 14
vittorie, 31 podi e 13 pole position: Brabham
sarà infatti ricordato anche come l’unico
campione del mondo che si è laureato... a
piedi. Accadde nell’ultimo giro del Gp degli
Usa del 1959, a Sebring: a 800 metri dal
traguardo, la sua Cooper Climax rimase senza
benzina. Ma «Black Jack» ebbe la lucidità di
realizzare che, se fosse riuscito a spingere la
monoposto oltre la linea d’arrivo, sarebbe stato
classificato e avrebbe centrato il titolo. Detto e
fatto: scese in fretta e furia, spinse (senza aiuti,
pena squalifica), passò il traguardo e arrivò
quarto, battendo per 4 punti Tony Brooks e per
5,5 Stirling Moss. Fu il trionfo della fantasia e
della passione per i motori (estesa
all’aviazione: era stato meccanico dell’Air Force
australiana), una vita legata a filo doppio con
velocità e brivido. Nel 1962, Brabham aveva
deciso di lanciare una scuderia assieme a Ron
Tauranac. Il sodalizio proseguì fino al ‘70, anno
del ritiro di «Black Jack» e della cessione della
squadra al socio. Ma la crisi s’era ormai
appropriata del team, che nel 1972 fu rilevato
da Bernie Ecclestone: sarebbero arrivati altri
due Mondiali con Nelson Piquet e pure pagine
tristi, come la morte di Elio De Angelis, in
prova al Castellet nel 1986. Brabham, dopo la
scomparsa nel 2013 del ferrarista José Froilan
Gonzalez, era il più anziano pilota vincitore di
un Mondiale rimasto in vita. Ma già a fine
carriera lo chiamavano il «nonno volante».
Così una volta, al via di un Gp, Sir Jack si
presentò con una barba finta. Campione e
spiritoso: un mix spesso presente in una F1
che purtroppo, da ieri, forse è stata
definitivamente inghiottita dalla storia.
Flavio Vanetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Martedì 20 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
La moglie Ninna, i figli Pietro con Jenny, Stefano con Eloisa, Andrea con Aicha, le nipotine
Zoë e Bianca, le sorelle Matilde, Pinuccia con
Francesco, Maria Luisa e i parenti tutti annunciano con dolore la scomparsa del loro caro
Mino Potestà
Il funerale avrà luogo a Milano nella parrocchia
San Giuseppe della Pace il 21 maggio alle ore
11.- Non fiori ma opere di bene.
- Milano, 19 maggio 2014.
Partecipano al lutto:
– Carlo Baccaredda Boy.
– Alessia Molteni.
– Gisella Moroni.
– Elio D’Aniello.
– Paolo Aziani.
– Marco Sbrozi.
– Eugenio Franti.
– Lorenza e Luigi Ferrari.
Il Presidente Paolo Mieli e l’Amministratore Delegato Laura Donnini con tutta RCS Libri si uniscono alla famiglia nel dolore per la scomparsa
di
Girolamo Potestà
- Milano, 19 maggio 2014.
Naila e Michele Casini profondamente addolorati per la perdita del caro ed indimenticabile
amico
Mino
abbracciano affettuosamente Ninna, Pietro, Stefano e Andrea. - Milano, 19 maggio 2014.
Franca Guglielmino con Marta abbraccia forte
forte l’amatissima moglie Ninna e la sua famiglia
nel ricordo di un grande editore
dott. Mino Potestà
raro esempio di onestà intellettuale, sempre
aperto al nuovo.- Pur con l’amara coscienza dei
tempi, non aveva mai smesso di credere "nel libro" fino all’ultimo al timone della barca: la Principato.- Ciao Mino, antico amico vivace e ironico.- Grazie per la tua costante disponibilità e
generosità. - Milano, 19 maggio 2014.
Rosa Marinoni Mingazzini e Luciana Salmoiraghi, profondamente colpite dalla perdita del
Dott. Girolamo Potestà
ricordano commosse le sue doti intellettuali e
umane e la sincera amicizia che ha caratterizzato
anni di fattiva collaborazione.
- Legnano, 19 maggio 2014.
Federico Cerruti profondamente addolorato
per la scomparsa dell’amico
Dott. Girolamo Potestà
ammirato per la sua grande vita operosa porge
infinite condoglianze alla moglie e ai suoi tre figli. - Torino, 20 maggio 2014.
Franco, Carla e Claudia partecipano commossi
al dolore per la scomparsa di
Mino Potestà
e sono vicini con grande affetto a Ninna e ai figli
Pietro, Stefano, Andrea.
- Milano, 19 maggio 2014.
Tutto il personale della Casa Editrice Cetem
partecipa commosso alla scomparsa del
Dott. Girolamo Potestà
che fino all’ultimo ha dimostrato grande forza
d’animo e tenacia.- Un affettuoso abbraccio alla
moglie e ai figli. - Milano, 19 maggio 2014.
Giulio, Emanuele, Alessio Bona e i collaboratori della Vincenzo Bona partecipano al dolore
della famiglia per la scomparsa del
dott. Girolamo Potestà
Mino
Partecipano al lutto:
– Il professore Paolo Auteri.
– Ulrico Carlo Hoepli con i figli Barbara, Giovanni e Matteo.
Silvana Bertè Gianotti affettuosamente vicina
alla famiglia per la perdita del caro amico
Dott. Mino Potestà
- Genova, 19 maggio 2014.
Il presidente Franco Menin, il consigliere delegato Gianni Cicognani, i dipendenti, collaboratori e promotori editoriali della casa editrice Principato e Cdslibri partecipano con grande
commozione al dolore della moglie Ninna e dei
figli Pietro, Stefano e Andrea per la scomparsa
del
Dott. Mino Potestà
di cui non dimenticheranno mai la profonda
umanità e l’infaticabile dedizione all’azienda nei
tanti anni di presidenza del gruppo Principato.
- Milano, 19 maggio 2014.
Franco Menin piange la scomparsa dell’amico
fraterno
Mino Potestà
e ricorda con gratitudine e nostalgia i tanti anni
passati assieme alla Casa Editrice Principato, la
naturale consonanza d’intenti, i sentimenti profondi, la fiducia e la spontanea confidenza che ci
hanno uniti nel rapporto personale e nel lavoro.Un affettuoso, commosso abbraccio a Ninna, Pietro, Stefano e Andrea, con tanta ammirazione per
il coraggio e la serenità che hanno saputo avere
nel lungo tempo della malattia.
- Milano, 19 maggio 2014.
Profondamente addolorata per la prematura
scomparsa del
Sandro Disertori
e nel ricordo dei tanti anni di lavoro trascorsi insieme, porge le più sentite condoglianze.- Famiglia Torri. - Milano, 19 maggio 2014.
uomo unico che ha condotto una vita lunga e
straordinaria e che rimarrà per sempre un esempio per tutti noi che lo abbiamo conosciuto e
amato e a cui continueremo ad ispirarci.- Grazie
per tutti i momenti che ci hai regalato e per gli
insegnamenti che ci hai impartito.- I funerali
avranno luogo venerdì 23 maggio 2014 alle ore
11.30 nella parrocchia di Cavaion Veronese (Vr).
- La Casetta - Affi, 19 maggio 2014.
Il Presidente dell’Associazione Italiana Editori,
Marco Polillo, ed il Direttore Alfieri Lorenzon, partecipano al dolore della famiglia e della casa editrice Principato per la scomparsa del
Dott. Girolamo Potestà
per molti anni Consigliere dell’AIE, a cui ha sempre dedicato il suo generoso e fattivo contributo
anche in qualità di tesoriere dell’associazione.
- Milano, 19 maggio 2014.
Partecipano al lutto:
– Ivan Cecchini.
– Federico Motta.
Tutti i dipendenti e i collaboratori dell’Associazione Italiana Editori partecipano al dolore della
famiglia e della casa editrice Principato per la
scomparsa del
Dott. Girolamo Potestà
la sua sensibilità e disponibilità sono state decisive per il lavoro di tutti.
- Milano, 19 maggio 2014.
Il Presidente Giorgio Palumbo e il Consiglio del
Gruppo Educativo dell’Associazione Italiana Editori partecipano al dolore per la scomparsa del
Dott. Girolamo Potestà
sinceramente sensibile ai problemi generali
dell’editoria e in particolare alle politiche relative
al settore educativo.
- Milano, 19 maggio 2014.
La casa editrice Lattes partecipa al dolore della
famiglia per la scomparsa di
Girolamo Potestà
- Torino, 19 maggio 2014.
Pietro Donzella, Giorgio Giampiccolo e tutto il
personale dello studio esprimono profonda commozione per la scomparsa del
nonno
grazie per il tempo trascorso insieme e per quello
che mi hai insegnato.- Ti porterò sempre nel mio
cuore.- Ale. - Milano, 19 maggio 2014.
Dott. Girolamo Potestà
Ciao
Mino
grazie per l’affetto, l’amicizia e gli insegnamenti.- Un abbraccio a Ninna e ai tuoi figli.- Pietro
Donzella. - Milano, 19 maggio 2014.
È mancata improvvisamente
Marisa Vittoria Bianchi
Lo annunciano addolorati Luisa Ermanno con
Paola Daniele e Marta insieme agli amati nipotini
Viola Giacomo Giulio Pietro e Carlo.- Per giorno
ed ora delle esequie telefonare allo 02.32867.
- Milano, 19 maggio 2014.
Le amiche dell’esagono Anna, Olga, Mirella,
Paola, Gianna, Ester e Vera, addolorate e commosse, partecipano al dolore dei familiari per la
perdita della carissima
Vittoria Bianchi
- Milano, 19 maggio 2014.
Gianni e Lorenza, Franz e Anna, Giovanni e
Donata, Betta, Pierre, partecipano con grande affetto al dolore della cara Mariacarla per la scomparsa del suo amatissimo
Ing. Oreste Spadoni
che ci ha costretto a pensare con le sue riflessioni
e che ora ha raggiunto in pace i suoi amici Newton, Leibniz e Platone.
- Milano, 19 maggio 2014.
Lo Studio Nicolini - Commercialisti Associati
partecipa sentitamente al dolore della famiglia
per la scomparsa del
Dott. Lodovico Maria Reina
Mario Rubagotti
Ne danno il triste annuncio la moglie Linda con
le figlie Cristina e Claudia, i nipoti Alessandra e
Francesco con Alessandro e Luca.- I funerali si
svolgeranno martedì 20 maggio, alle ore 15, nella chiesa di Santa Gemma, in Monza, indi proseguiranno per il cimitero di Biassono.- Si ringraziano quanti interverranno alla cerimonia.
- Monza, 19 maggio 2014.
Massimo Lilly con Mariacristina nel ricordo
dell’indimenticabile
Sandro
si stringono con affetto a Marisa e Luca.
- Milano, 19 maggio 2014.
Anna e Mario Chiaravalli piangono l’amico
Sandro
e si stringono in questo doloroso momento in un
affettuoso abbraccio a Marisa e Luca.
- Cavaria con Premezzo, 19 maggio 2014.
Elena, Alberto, Paola e Matteo si stringono con
affetto al dolore di Linda, Cristina e Claudia per
la perdita di
Mario Rubagotti
Partecipano al lutto:
– I dipendenti del Gruppo Chiaravalli.
Franco Battaglia con Anna, Francesca con Giuseppe, e Adelchi si uniscono con tutto il loro affetto all’inconsolabile dolore di Linda, Claudia e
Cristina Rubagotti per la scomparsa del caro
Rossella e Luigi con grande dolore per la perdita dell’amico
- Erbusco (Bs), 19 maggio 2014.
Sandro
Mario
Carla, Marcello, Luisa, Renato si stringono con
profondo cordoglio a Linda, Claudia e Cristina
Rubagotti per la perdita del caro
sei stato prezioso per me in questi anni, mi mancherai tanto.- Marisa.
- Milano, 19 maggio 2014.
Partecipano al lutto:
– Enrico Nicolini.
– Corrado De Girolami.
– Antonio Fontana.
– Paola Tasselli Fumagalli.
Cristina e Corrado si stringono a Marisa e Luca
nel ricordo di
- Erbusco (Bs), 19 maggio 2014.
Enrica commossa è vicina con tanto affetto a
Filippo Alessandro e Marisa, ad Agnes, Peter e
familiari in questo momento di dolore per la repentina scomparsa del carissimo
Sandro Disertori
ammirandone gli alti valori umani, la grande cultura, la simpatia e la semplicità.
- Turbigo, 19 maggio 2014.
Franca Barberini, Gianni Vetrini, il Consiglio di
Amministrazione ed il Collegio Sindacale di Barberini S.p.A., partecipano al lutto della famiglia
Reina e della Illva Saronno Holding S.p.A. per la
scomparsa del
Dott. Lodovico Reina
- Silvi, 19 maggio 2014.
Lello ed Elisabetta si stringono con un abbraccio affettuoso a Filippo per la perdita dell’insuperabile papà
Sandro Disertori
- Busto Arsizio, 19 maggio 2014.
Lorenzo e Mariachiara sono vicini al super cugino Alessandro per la perdita del suo adorato
nonno Sandro
- Busto Arsizio, 19 maggio 2014.
Pinuccia, Chicca e Giovanni Miramonti con i
loro familiari si stringono con affetto a Filippo
Alessandro e Marisa, ad Agnes e tutta la famiglia
per la perdita del caro
Alessandro Disertori
- Robecchetto, 19 maggio 2014.
Alessandro
Ezio e Silvia si stringono a Filippo, Marisa e
Alessandro per la scomparsa del caro
Alessandro Disertori
- Milano, 19 maggio 2014.
Partecipa al lutto:
– Lo Studio Simonelli Associati.
Quando è un titano a salutarci, il distacco è
difficile, indipendentemente da età e condizioni
Alessandro Disertori
è stato un titano e Filippo e Peter ne proseguiranno l’esempio con le loro splendide famiglie.Ne siamo convinti.- Per questo sorridiamo anziché rattristarci.- Maurizio ed Enrica.
- Milano, 19 maggio 2014.
Il Rotary Club Milano Nord-Est si stringe con
grande affetto alla famiglia del socio fondatore
Alessandro Disertori
Tutti i soci ricorderanno con grande amicizia
l’amico Alessandro testimone storico del nostro
secolo breve. - Milano, 19 maggio 2014.
Franzo Grande Stevens, soci, collaboratori e
dipendenti tutti dello Studio Grande Stevens si
stringono all’Avvocato Filippo Disertori nel dolore per la perdita del padre
Ing. Alessandro Disertori
- Torino, 19 maggio 2014.
Presidenza, direzione e soci tutti del Circolo
dell’Unione di Milano ricordano con profondo
rimpianto il consocio
dott. ing. Alessandro Disertori
- Milano, 19 maggio 2014.
I dipendenti e i collaboratori della Vetrobalsamo S.p.A. si stringono con affetto alla famiglia
per la perdita del caro
Dott. Lodovico Maria Reina
I suoi insegnamenti non verranno mai meno.
- Milano, 19 maggio 2014.
Il Consiglio di Amministrazione, i Sindaci e i
Dirigenti della Vetrobalsamo S.p.A. partecipano
al lutto della famiglia per la perdita del
Dott. Lodovico Maria Reina
- Milano, 19 maggio 2014.
Il consiglio di amministrazione, dirigenti e collaboratori della Illva Lugano SA nel porgere le
loro più sentite condoglianze, sono vicini al loro
amministratore delegato Augusto Reina e alla
sua famiglia per la perdita del
Dott. Lodovico Reina
- Lugano, 19 maggio 2014.
L’azienda Bormioli Rocco SpA partecipa commossa al lutto della famiglia Reina per la perdita
del
Dott. Ludovico Reina
- Fidenza, 19 maggio 2014.
Luca Garavoglia, presidente di Davide Campari-Milano S.p.A., gli officers e tutti i collaboratori
partecipano con profondo cordoglio al lutto della
famiglia per la scomparsa del
Dott. Lodovico Reina
- Milano, 19 maggio 2014.
Lodovico Maria Reina
Partecipano al lutto:
– I soci ed i collaboratori dello Studio Legale
Savanco.
Antonio e Gabriella Gandini con Ubaldo e Maria Teresa Baldi sono vicini a Elena e Giorgio Balma per la scomparsa del caro
Dott. Giuseppe Gorini
- Voghera, 19 maggio 2014.
Carmela con tanto affetto abbraccia Pupa e famigliari nel ricordo del caro
Dott. Giuseppe Gorini
- Albizzate, 20 maggio 2014.
Il maestro
Franco Daleffe
ha concluso il cerchio della natura da lui celebrata con la sua arte per risvegliarsi in un mondo
abitato dal vero, dal bello e dal buono.- Gli tributiamo l’ultimo saluto terreno oggi dalle ore 10
fino alle ore 14.30 presso la sua abitazione in
Nova Milanese via Mazzini 13 che si concluderà
con la cerimonia nella chiesa di Sant’Antonino
Martire.- La famiglia.
- Nova Milanese, 19 maggio 2014.
Sandro
- Milano, 18 maggio 2014.
Sandro Arminio
Partecipano al lutto:
– Franca, Renzo e Matteo.
Si è spenta
Rita Pagani Cesa Cito
Ne danno l’annuncio i figli, i nipoti e la pronipote
uniti nel dispiacere ma certi del suo premio eterno.- I funerali si terranno mercoledì 21 maggio
alle 11 presso la parrocchia di Santa Francesca
Romana.- Non fiori ma un contributo all’Associazione Prometeo Onlus IRCCS oppure alla Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica.
- Milano, 19 maggio 2014.
Partecipano al lutto:
– La cugina Vittoria con figlie e nipoti.
– La famiglia Lang.
Nicoletta Masoni con le figlie Daniela, Stefania
e Paola partecipa al dolore della famiglia Cito
per la perdita della cara
nonna Rita
- Milano, 20 maggio 2014.
Il Dipartimento di Scienze Radiologiche del Policlinico "Agostino Gemelli" dell’Università Cattolica del Sacro Cuore partecipa commosso al dolore della famiglia per la scomparsa del
Mario
Il condominio Villa Margherita di via Ramazzotti 1 Monza si unisce al cordoglio della famiglia
per la scomparsa di
Mario Rubagotti
- Monza, 19 maggio 2014.
Elena, Bindo ed Alessandro annunciano con
immenso dolore la scomparsa del nostro amatissimo
Partecipano al lutto:
– Cristina Rastelli e Riccardo Peroni.
Philippe Elena e Sebastiano Daverio abbracciano con tanto affetto Elena Bindo e Alessandro
nel ricordo di
Mario
artista, grande amico e un vero signore.
- Milano, 19 maggio 2014.
Prof. Enrico Bock
Sergio Escobar, Luca Ronconi e il Piccolo Teatro
tutto ricordano con affetto
Mario Missiroli
Luigi Formenti
I funerali si terranno nella chiesa di S. Martino,
a Veduggio con Colzano, il giorno 21 maggio,
ore 14,30. - Veduggio, 20 maggio 2014.
rag. Giuseppe Vassena
ha raggiunto la Casa del Padre lasciando a coloro che l’hanno conosciuto ed amato l’esempio
di una vita semplice ed onesta conforme ai principi della fede cristiana che l’ha sempre ispirato.I funerali verranno celebrati nella chiesa parrocchiale di San Martino in Villapizzone mercoledì
21 maggio alle ore 14,45.- La cognata Linuccia
e i nipoti tutti. - Milano, 20 maggio 2014.
RCS MediaGroup SpA - Direzione Pubblicità
partecipa al dolore di Louise Santoniccolo per la
perdita della madre, signora
Maria Quaquarelli
- Milano, 19 maggio 2014.
20 maggio 2010 - 20 maggio 2014
Incancellabile e dolcissimo vive il ricordo di
Pier Federico Bergamini
La moglie Relly, la figlia Marcella, il nipote Alessandro con immenso amore di sempre.
- Milano, 20 maggio 2014.
20 maggio 1994 - 20 maggio 2014
Incancellabile e dolcissimo vive il ricordo di
Ele Natale Borroni
I tuoi cari con l’immenso amore di sempre.
- Confienza, 20 maggio 2014.
Domani, 21 maggio, ad un anno dalla sua
scomparsa i figli Marco, Alberto, Daniel ricordano con infinito affetto e nostalgia il papà
Francesco Federico Pavoncelli
- Napoli, 20 maggio 2014.
Mario Missiroli
Per un ultimo saluto mercoledì al Teatro Gobetti
di Torino dalle ore 10 alle 18.- I funerali giovedì
22 presso la Sala del Tempio crematorio del cimitero Monumentale di Torino.- Per orario telefonare allo 0118194094.- Un ringraziamento
particolare al dottor Comandone, al dottor Gulotta ed al personale medico-infermieristico
dell’ospedale San Luigi di Orbassano.- Non fiori
ma offerte a Onlus - Gruppo Italiano Tumori Rari
Iban IT77P0200830740000002341216 (UniCredit - agenzia di Pianezza).
- Torino, 19 maggio 2014.
ricordando il suo pluridecennale impegno
nell’Istituto di Radiologia del Policlinico "Gemelli". - Roma, 19 maggio 2014.
Renato, Anna e Giancarlo annunciano la scomparsa del loro amato padre
Il 17 maggio circondato dall’affetto dei suoi cari il
- Biassono, 19 maggio 2014.
si stringono a Marisa e Luca.
- Milano, 19 maggio 2014.
- Milano, 19 maggio 2014.
- Milano, 19 maggio 2014.
Eurovetro Srl, Origgio.
- Origgio, 19 maggio 2014.
È mancato all’affetto dei suoi cari
Sandro
- Milano, 19 maggio 2014.
- Milano, 19 maggio 2014.
- Milano, 19 maggio 2014.
Dott. Lodovico Maria Reina
sono vicini in questo triste momento a tutta la
famiglia. - Saronno, 19 maggio 2014.
Ti ricorderemo sempre con immenso affetto
ci mancherai tanto.- Un forte abbraccio a Marisa
e Luca.- Maso, Lela, Davide e Simona.
- Milano, 20 maggio 2014.
Sandro
Ciao
I Sindaci della Cetem Srl partecipano commossi al lutto della famiglia per la scomparsa del
Il Collegio Sindacale della Casa Editrice Giuseppe Principato SpA esprime le più sentite condoglianze alla famiglia del compianto
Pierluigi e Patrizia Galli partecipando al dolore
per la scomparsa del
Dott. Lodovico Maria Reina
Caro
Maurizio, Luca, Massimo e Luciano sono vicini
a Filippo in questo momento di tristezza per la
perdita del papà
Dott. Girolamo Potestà
Dott. Ludovico Reina
Amministratori, Dirigenti e dipendenti tutti,
porgono le più sentite condoglianze alla famiglia
per la scomparsa del
Partecipa al lutto:
– Vittorio Dotti.
- Torino, 19 maggio 2014.
Dott. Girolamo Potestà
Caro
te ne sei andato.- Con te scompare un editore
nobile e un vero amico, un uomo illuminato e
coraggioso.- Abbraccio la tua famiglia e i collaboratori della casa editrice che hai creato e reso
grande, ma soprattutto tua moglie che ha lottato
accanto a te e ti ha straordinariamente sostenuto.- Con rimpianto e affetto Laura Cavallari.
- Milano, 19 maggio 2014.
Agnes, Peter con Lydia Michael Alexandra ed
Edoardo, Filippo con Marisa e Alessandro annunciano con profondo dolore la scomparsa a 95 anni dell’amatissimo
protagonista di tante stagioni teatrali.
- Milano, 19 maggio 2014.
Presidente, Consiglio di Amministrazione, Collegio Sindacale, Direzione e personale tutto della
Banca di Credito Cooperativo di Sesto San Giovanni sono vicini in questo tristissimo momento a
Angelo Lamperti per la perdita dell’adorata consorte
20 maggio 2006 - 20 maggio 2014
Amelia Vidotto
Ti pensiamo sempre.- Augusto, Nicoletta, Annalisa, Luca. - Milano, 20 maggio 2014.
“Sorgiamo tutti dal rumore delle
nostre vite, attraverso lo spazio
del silenzio e ritroviamo il tempo
per amare, per amarci di nuovo”.
Nel trigesimo della scomparsa di
CORRADO ZAINI
Silvana.
Ozzano Emilia, 20 maggio 2014
A tutti voi che, con una manifestazione
d’affetto unica, avete trasformato una
tristissima giornata di dolore in un caloroso e affettuoso grande abbraccio a
CORRADO ZAINI
un grazie infinito. Non dimenticheremo
mai. Silvana, Giovanni, Alessandra, Silvia,
Nicoletta e Simona Zaini.
Ozzano Emilia, 20 maggio 2014
Raffaella Villa
Ciao
nonno Luigi
ti porteremo sempre nei nostri cuori.- Renato, Ornella, Jacopo e Gaia.
- Capriano di Briosco, 20 maggio 2014.
Anna e Sandro con Stefano, Fabrizio e Tatiana
salutano con tanto affetto il caro papà e nonno
Luigi
Ci mancherai. - Veduggio, 20 maggio 2014.
Giancarlo, Lorenzo e Nicolò conserveranno per
sempre nei loro cuori il caro ricordo del loro papà
e nonno
Luigi
Michele Damone
CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE
A funerali avvenuti Franca Quaroni Cattaneo
con i figli, i nipoti e Marco annuncia l’ultimo viaggio della mamma
SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA
CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO
L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO
DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’
Santina (Nina) Brandini
Cattaneo
- Milano, 20 maggio 2014.
Ferdinando, Vince e Lionello partecipano con
molta commozione al dolore della famiglia per
la scomparsa dell’amico carissimo
Luigi Formenti
ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30
Tel. 02 50984519 - Fax 02 25846003
www.necrologi.corriere.it
e-mail: [email protected]
I dipendenti della Formenti e Giovenzana SpA
partecipano con profonda commozione al lutto
della famiglia del signor
Il vuoto che lasci è straziante
SERVIZIO
ACQUISIZIONE NECROLOGIE
I funerali si terranno oggi alle ore 14.45 presso
la parrocchia Ognissanti via Bressanone, 25 Milano. - Milano, 19 maggio 2014.
Con immenso amore.
- Monza, 20 maggio 2014.
- Veduggio, 20 maggio 2014.
RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano
- Sesto San Giovanni, 19 maggio 2014.
I Grafici di Redazione del Corriere della Sera
si uniscono al dolore della collega Anna per la
scomparsa del padre
Ing. Franco Brunner
- Milano, 19 maggio 2014.
È mancato all’affetto dei suoi cari
Isabelle Berthet
Romano Curti
Ci mancherai tanto.- Con amore Matteo e Stefano con Cristina e la piccola Violante, Maria Rosa
con Sergio. - Milano, 19 maggio 2014.
A funerali avvenuti lo annunciano la moglie Piera, i figli Antonella, Riccardo e Simona e lo zio
Gianni. - Monza, 20 maggio 2014.
TARIFFE BASE IVA ESCLUSA:
PER
PAROLA:
A
MODULO:
Corriere della Sera
Necrologie: € 5,00
Adesioni
al lutto: € 10,00
Solo anniversari,
trigesimi e
ringraziamenti:€ 540,00
Gazzetta dello Sport
Necrologie: € 1,90
Adesioni
al lutto: € 3,70
Solo anniversari,
trigesimi e
ringraziamenti: € 258,00
Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67
pagamento differito € 5,00
L’accettazione delle adesioni è subordinata
al pagamento con carta di credito
Servizio fatturazione necrologie:
tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30
fax 02 25886632 - e-mail: [email protected]
Corriere della Sera Martedì 20 Maggio 2014
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Corriere il secondo dvd,
Sarajevo: 28 giugno 1914,
della collana dedicata
alla Grande Guerra 19141918 curata da Paolo
Mieli e raccontata
da Carlo Lucarelli.
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Da giovedì
con il Corriere
Grande Guerra
secondo dvd:
il «casus belli»
Come si gioca
Bisogna riempire la
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riga, colonna e riquadro
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volta i numeri da 1 a 9
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di Milano, l’intervento
del presidente del Consiglio.
Giornata
lombarda
per il
premier,
poi a
Bergamo.
46
Martedì 20 Maggio 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Tv in chiaro
Teleraccomando
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di Maria Volpe
PER DISTRARSI
PER DISTRARSI
Fabio De Luigi
sceneggiatore
Quella villa
piena di bugie
Questo film di Gabriele
Salvatores (2010), che torna
alla commedia, si ispira a
«Sei personaggi in cerca
d’autore» di Pirandello ed è
tratto dall’omonima
commedia di Alessandro
Genovesi prodotta dal
Teatro dell’Elfo di Milano.
Protagonista è Fabio De
Luigi ( foto), che dà il volto a
Ezio, uno sceneggiatore. I
personaggi del film — tra
loro Diego Abatantuono,
Margherita Buy, Fabrizio
Bentivoglio — parlano con
la macchina da presa e
interagiscono con il loro
autore, Ezio. Molti brani di
Simon and Garfunkel nella
colonna sonora.
Graceland è il nome di una
villa nel sud della California
confiscata a un ex trafficante
di droga, amante di Elvis
Presley, e divenuta dimora per
agenti sotto copertura della
DEA, dell’ FBI e delle dogane.
Per vivere sicuri, tutti gli
abitanti della villa sono
costretti a creare una fitta rete
di bugie, che condizionano
ogni loro mossa. L’arrivo del
neo agente FBI Mike Warren
(Aaron Tveit), uno dei
migliori elementi che l’agenzia
ha addestrato a Quantico,
renderà la vita del leggendario
collega, l’agente FBI Paul
Briggs (Daniel Sunjata), e di
tutti i suoi coinquilini, ancora
più complicata.
Happy family
Rai Movie, ore 21.15
Graceland
FoxCrime, ore 21.55
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Rai Storia, ore 21.15
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Corriere della Sera Martedì 20 Maggio 2014
47
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Film
e programmi
Checco Zalone
sogna di sfondare
Checco Zalone (foto) è un
aspirante cantante che lascia il
suo paesino in Puglia per
trasferirsi a Milano in cerca del
successo. E si innamora della
figlia di un leghista.
Cado dalle nubi
Premium Cinema, ore 21.15
L’asso nella manica
di Julia Stiles
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Scoraggiata dal proprio fallimento
elettorale, Hannah (Julia Stiles)
scommette con una collega che
riuscirà a trasformare un venditore
di birra in un perfetto candidato
per la Camera dei Rappresentanti.
Un amore di candidato
Sky Cinema Passion, ore 21
Clooney e Tarantino
banditi in fuga
I fratelli Seth e Richard (George
Clooney e Quentin Tarantino, foto
insieme) dopo una rapina fuggono
in Messico. Hanno appuntamento
in un bar: scopriranno che si tratta
del covo di vampiri sanguinari.
Dal tramonto all’alba
Studio Universal, ore 21.15
Lo storico concerto
di Cocker a Berlino
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In occasione del 70esimo
compleanno di Joe Cocker, il
concerto che il rocker tenne al
Metropol di Berlino nell’ottobre
del 1980, dove cantò alcuni tra i
suoi successi più famosi.
Joe Cocker: live at Rockpalast
Sky Arte HD, ore 23.30
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A fil di rete
di Aldo Grasso
Jay Leno da Fazio:
grande lezione di tv
C
hissà cosa avrà pensato Jay Leno, uno dei più
grandi conduttori della tv americana ospite domenica di Fabio Fazio a «Che tempo che fa», della tv italiana. La speranza è che i consigli che Fazio gli ha chiesto, parlando molto di sé lungo
tutta l’intervista, abbiano lasciato il segno. Un’intervista
che pareva la negazione del modo di fare tv di Leno, resa
ancor più surreale dalla traduzione simultanea. Il 6 febbraio scorso Jay Leno ha lasciato
dopo ventidue anni di messa
Vincitori e vinti
in onda su NBC la conduzione
del «Tonight Show», un pezzo
Megan
della storia della tv ma anche
Montaner
di storia della cultura americaSpagna
na. Dal suo divano sono passacontro
ti tutti quelli che valeva la peGermania,
na di intervistare: politici, atla soap-opera batte il
tori, musicisti, personaggi che
tv-movie. Domenica sera
stavano attraversando il loro
è leader Canale 5, con
quarto d’ora di celebrità.
l’ormai consueta soap «Il
Curiosamente, Leno si ritira
segreto» (interpretata da
nello stesso anno in cui anche
Megan Montaner): gli
David
Letterman ha annunciaspettatori del prime time
to l’addio al suo show: due
sono 3.802.000, per una
maestri
che si sono dimostrati
share del 15,5%
grandi anche nel cogliere il
momento di fare un passo inJulia
dietro senza aspettare che la
Brendler
brillantezza dei loro programDomenica
mi si appannasse, lasciando
la prima
spazio a una nuova interesserata di
sante generazione di condutRai1 è dedicata
tori, da Stephen Colbert a Jimall’Africa vista dal film
my Fallon, che da Leno ha racper la tv tedesco «La
colto il testimone su NBC.
leggenda delle gru»
Lo stile di Leno è stato mol(interpretato da Julia
to diverso da quello di LetterBrendler e da Kai
man, anche perché i loro
Schumann): per
show sono stati molto in3.595.000 spettatori,
fluenzati dall’umore della cit14,4% di share
tà da cui vanno in onda, Letterman da New York, Leno da
Los Angeles: forse meno cinico, ma incredibilmente comunicativo e comico. Per dire, è uno che prima di ogni
puntata s’intratteneva a lungo fuori onda con il pubblico
in studio, improvvisando sketch a volte anche più brillanti
di quelli nel programma. E proprio al pubblico ha dedicato con umiltà e commozione il discorso di chiusura del
suo «Tonight Show». Una lezione da non dimenticare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Martedì 20 Maggio 2014 Corriere della Sera