aprile - giugno

ANNO IX n.
2
/ 2014
A PRILE /G IUGNO
R IVISTA
DI COLLEGAMENTO
C O N L E FA MI G L I E
D E L L A PA R R O C C H IA
IL CAMPANILE DI
CORONATA
SANTA MARIA INCORONATA E S AN MICHELE ARCANGE LO
L A VOC E D EL P ARROCO
Il calendario liturgico continua a scandire gli appuntamenti di preghiera e le feste.
Verso la fine di aprile la Pasqua; il mese di maggio dedicato alla Madonna; fra poco la festa di Pentecoste e la Santissima Trinità in coincidenza con le prime comunioni.
Sto terminando la benedizione delle famiglie. E' stata impegnativa,
ma ho sentito necessario farla sperando di incontrare più famiglie
possibili. D'altronde è anche la prima volta. Ringrazio dell'accoglienza che è stata cortese e spesso affettuosa.
Chiedo scusa per qualche contrattempo non intenzionale. Mi dispiace
per chi era al lavoro, ma capisco la sua importanza perché di aria
non si vive e i tempi sono critici.
Data la situazione geografica della parrocchia, per tanti anziani
diventa difficile e talvolta pericoloso uscire o muoversi, pur deside-
IL CAMPANILE DI CORONATA
randolo.
L'anno scolastico sta finendo e la stanchezza influisce sulla ridotta
frequenza.
Ho fatto queste considerazioni per ricordarvi che il Signore e la Madonna non vanno in vacanza e sono ben felici se vi vedono entrare
in chiesa per partecipare alle celebrazioni. Ne siamo felici anche
noi preti , non nascondo che sentirci utili ci tira su il cuore .
Con simpatia.
S O M M A R I O
Don Andrea
La voce del parroco
1
Dalla Redazione
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A l te mpo d i Ge sù : A t ti v i t à d ome sti c he
5
Gruppo Catechismo: Cafarnao
7
Spazio Ragazzi: Togliti la maschera!
8
Servizio e Gratuità
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Una piazza intitolata a don Bruno Venturelli
11
Cronaca: SOS ambiente
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Galleria
16
È bello salire
17
Il calendario
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Ma Dio va in vacanza?
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In primo piano
21
Peccati di gola
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Anagrafe
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Vita in Santuario
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Direttore Responsabile
Don Andrea Bertoldo
Redazione
Loris Brunetta, Carmen Monfreda, Luciana Raineri, Rosalba Tripepi, Anna Caminata
Responsabile distribuzione
Adriano Carli
Hanno collaborato a questo numero:
Anna Maria Caminata, Anna Caminata, Paola Dinapoli,
Stefania Lo Buono, Rosalba Tizza, Michele Raineri e Lorena D’Oria.
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Piazza del Santuario di Coronata 3
16152 Genova Cornigliano
Tel. e Fax 010.6518244
e-mail: [email protected]
sito: www.coronata.it
PER SOSTENERE “IL CAMPANILE DI CORONATA”
IBAN: IT82 Z 06175 01430 000000956280
con qualsiasi offerta
SA NTA MA RIA INC ORONAT A E SA N M IC HEL E A RC A NG EL O
APRILE/GIUGNO 2014
D al la r ed azio n e
di Loris Brunetta
La nostra parrocchia, in quanto comunità di fedeli, racchiude
in sé tutta una serie di attività che richiedono l’opera attiva di
persone, felicemente disponibili, che esercitano la propria azione in maniera assolutamente spontanea e volontaria.
L’esercizio del volontariato attraverso il dono del proprio tempo e della relazione gratuita, è una forma di testimonianza
cristiana, un'esperienza umana e sociale riconosciuta e che impegna persone di
diversa cultura e ispirazione. Nella nostra realtà, va purtroppo rimarcato che solo
uno sparuto gruppetto di volontari si occupa, con grande zelo, di attività senza le
quali la permanenza stessa della parrocchia non sarebbe più giustificata. Il mantenimento in decoro dei locali e degli spazi canonicali, compresa la pulizia del
Santuario, sollecitano un quotidiano impegno. La preparazione delle attività liturgiche pretende una quotidiana attenzione per scandire i tempi forti dell’impegno
spirituale e richiamare ad un maggior coinvolgimento l’intera comunità. La gestione dei ragazzi e dei bambini che frequentano il catechismo e le attività ludiche
organizzate, come i campi estivi, i bivacchi ma anche i sabati di gioco in salone,
richiede un costante lavoro di preparazione e riversa sugli educatori adulti la
grande responsabilità della formazione e dell’educazione ai valori del cristianesimo delle giovani generazioni. La gestione del Centro di Ascolto vicariale, che porta con sé il pesante fardello dell’emotività dovuto alle richieste di intervento per
casi disperati, facendosi carico delle vecchie e nuove povertà, frutto
dell’indifferenza e della perdita di valori, può essere garantita solo da un forte e
motivato impegno. La preparazione delle mille attività che ruotano attorno alla
Sagra di San Michele di fine settembre, ha bisogno di una costante dedizione lungo tutto l’arco dell’anno. Ebbene, tutto ciò nella nostra comunità è in carico ad un
esiguo numero di persone che faticano quotidianamente per garantire l’esercizio
di queste attività. Magari le persone meno attente possono pensare che questi
“sciocchi” personaggi non abbiano di meglio da fare, o siano liberi da impegni,
oppure che siano dei “baciapile” e quindi dediti alla prostrazione ed al sacrificio. La disponibilità ad impiegare qualche ora nelle attività sociali che si svolgono in parrocchia
non è una cosa riservata a “quelli di chiesa”
ma aperta a tutti. Aiutare al Centro d’Ascolto
o collaborare a preparare la Sagra non ha
proprio niente a che fare con la partecipazione alle funzioni liturgiche, significa, molto
più semplicemente, mettere parte del proprio
tempo a servizio di tutti. Nonostante i continui richiami fatti per rendere maggiormente
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IL CAMPANILE DI CORONATA
partecipati sia l’impegno che l’organizzazione delle molte attività, risulta assai faticoso ottenere un riscontro positivo. Certo parte delle responsabilità va purtroppo
attribuita alla crisi valoriale che attanaglia la nostra società ormai supina ad uno
spiccato individualismo, concentrando l’attenzione su se stessi anziché sui bisogni
comuni. L’uomo, antropologicamente parlando, è un
“animale sociale” e, come tale, trova la sua dimensione quando può appartenere e riconoscersi in un
gruppo, da solo diventa insignificante. L’esasperato
individualismo odierno cerca proprio di rendere insignificante il singolo perché così è più facilmente preda dei meccanismi che inducono al consumismo ed
alla conformazione a ciò che conviene, non a quello
che è meglio. Sembra quindi che non ci sia modo per
contrastare questa realtà, ma non è che possiamo fare spallucce e rassegnarci, prendendo atto che le cose
stanno in questi termini e non possono cambiare. Comunque sia il cambiamento dipende da noi! Il vero
problema è che se il nostro universo è racchiuso dell’esaltazione dell’Io, e degli altri non mi interessa, il rischio che la coesione sociale sia in pericolo va ricercato
proprio in questa chiusura totale alla considerazione dei bisogni dell’altro. Spesso
ci capita di leggere sui quotidiani, o di fare esperienza, riguardo a come altre realtà vivono questa prolungata crisi di valori e di sfrenato individualismo e ci meravigliamo di apprendere che esistano isole felici nelle quali tutto funziona ed il
coinvolgimento personale va ben oltre le reali necessità quotidiane. Così si organizzano attività di ogni genere proprio per non disperdere quell’ingente patrimonio di risorse umane disponibili. In questo modo una comunità si arricchisce, si
mantiene viva e cresce proprio grazie alla predisposizione al servizio gratuito e
spontaneo per il bene comune. Le comunità parrocchiali vengono spesso definite
come entità astratte e, come tali, vengono percepite all’esterno, ma ci si dimentica
che sono le persone ed il loro incontro a determinarne la differenza, contribuendo
a trasformare un’idea in un gesto concreto. Proviamo a chiederci come vorremmo
che fosse la nostra casa domani, l’ovvia risposta dovrebbe essere: confortevole ed
accogliente; ma per renderla e mantenerla così è necessario il nostro quotidiano
impegno; ebbene, la comunità parrocchiale è la casa delle tante famiglie che la
frequentano, come facciamo a renderla accogliente e confortevole? Proviamoci!
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SA NTA MA RIA INC ORONAT A E SA N M IC HEL E A RC A NG EL O
APRILE/GIUGNO 2014
AL T EMP O D I G ES U ': At t ivi t à d o me st i che
di Don Andrea
Sveglio uno, svegli tutti all'alba del giorno. Dormendo tutti insieme, non c'erano alternative.
Le donne di casa, quelle che potevano rendersi utili, preparavano la colazione. C'era da
portare legna per ravvivare il fuoco su cui scaldare il latte appena munto da pecore e
capre, nel recinto accanto alla casa. Poi
pane con formaggelle, olive in salamoia
o essiccate. Se i campi erano distanti gli
uomini e i ragazzi mangiavano strada
facendo.
A casa le donne più giovani si prendevano la brocca o l'anfora e andavano al
pozzo o alla sorgente o alla fontana del
villaggio. Questo assembramento di donne era occasione di chiacchiere, pettegolezzi, notizie aggiornate sulla vita del paese.
Intanto in casa bisognava mettersi alla
macina per macinare l'orzo o il frumento. In due ci si aiutava e si faceva prima. La macina era composta di due dischi di pietra. Quello superiore aveva una feritoia al centro
per introdurre il grano e un'impugnatura che permetteva di farlo ruotare su quello inferiore per rompere i chicchi e ridurli in farina. Il rumore della macina era abituale in
tutte le case. In assenza, voleva dire malattia o lutto.
L'impegno successivo era impastare il pane con l'acqua che era arrivata da fuori. Il lievito era la pasta di pane vecchia di qualche
giorno che era fermentata. In attesa della lievitazione c'era chi si
affaccendava attorno al fuoco per scaldare il forno. Per i dolci la
pasta del pane veniva dolcificata con il miele o con il mosto bollito
e ristretto tanto da farlo diventare come una marmellata, conservato in recipienti di terracotta e... fuori dalla portata dei golosi della famiglia.
Altra incombenza poteva essere quella di
andare al mercato che si svolgeva tutti i
giorni nella piazza del paese, eccetto il
sabato. Vi si poteva trovare dalle verdure
alle carni, dal vasellame ai sandali, erbe per insaporire i cibi
(aglio, porri, menta, coriandolo, pepe e spezie varie).
Non c'era l'abitudine di pranzare. Il clima caldo, per la maggior parte dell'anno, favoriva l'abitudine del riposo pomeridiano per tutti i componenti della famiglia. Solo chi era sotto padrone, cioè servi e serve, lavorava senza soste fino a sera. Come gli operai che si lamentano con quel padrone che dà la
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IL CAMPANILE DI CORONATA
stessa paga a loro e a quelli assunti nell'ultima ora,
senza aver sopportato la fatica e il caldo di tutta la
giornata (Matteo 20, 1-16;).
Nel pomeriggio riprendevano i lavori in casa e fuori.
Poteva essere il bucato, il che significava ulteriori
viaggi per l'acqua. Non erano comuni le vasche pubbliche. Filare lana e lino, confezionare tessuti al telaio, cucire, rammendare.
Il guardaroba ebreo era abbastanza ridotto. Vestito di
base per uomini e donne era la tunica; per le donne
lunga fino alle caviglie e potevano essere abbellite con ricami, con bordature colorate a
disegni geometrici. Per gli uomini più corta, sotto il ginocchio. Per tutti la tunica era
stretta ai fianchi da una cintura di semplice tessuto o di cuoio. Talvolta era confezionata
per avere tasche per il denaro, per eventuali scritti o documenti o altri effetti personali.
Per il lavoro gli uomini sollevavano il bordo inferiore della tunica e se lo infilavano nella cintura per avere libertà di movimento.
Sotto, sulla pelle una sottoveste di lino con le maniche. Come biancheria intima o un perizoma o mutande, ma non ridotte o sagomate come le nostre.
Un altro indumento fondamentale
per tutti era il mantello che, per i
più poveri poteva servire anche da
coperta. Per gli uomini un qualche
tipo di copricapo, generalmente un
telo trattenuto da un cordone. Per
le donne, fuori casa, il velo. Le raffigurazioni di Gesù, Maria e Giuseppe riproducono in maniera aderente alla realtà di quel tempo i capi di vestiario in uso.
Mattino e sera ci si prendeva cura
degli animali domestici.
Per ogni famiglia il pasto della sera,
la cena, era quello principale. Non
mancavano minestre di legumi,
verdure come le nostre; eccetto pomodori, fagioli, patate che sono arrivate dall'America
1500 anni dopo con Cristoforo Colombo. Carne di pecora e di capra, formaggi, olive,
pesce essiccato e fresco per coloro che vivevano vicini al lago.
Frutta di stagione: datteri e fichi per quasi tutto l'anno; uva, melograni, mandorle.
In quanto al sale la zona del Mar Morto ne forniva una quantità inesauribile.
Ad illuminare la cena qualche lampada ad olio ad uno o più beccucci sulla
tavola, nelle nicchie dei muri, su qualunque superficie di appoggio, fosse anche sul moggio (una specie di mastello), come dice Gesù (Matteo 5, 15;).
Dopo cena era ora di andare a riposare dopo aver chiuso la porta di casa con
un complicato sistema di paletti, di corde e di nodi.
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SA NTA MA RIA INC ORONAT A E SA N M IC HEL E A RC A NG EL O
APRILE/GIUGNO 2014
G r u p p o C a te ch i sm o: C a f a r na o
di Paola e Stefania
Eccomi Gesù… Gruppo Prima Comunione al Traguardo!
Bisogna dire che non avete sentito parlare molto dei nostri magnifici sette ed
è quindi venuto il momento di presentarli con nomi e cognomi:
Serena Albanese - Francesca Cavallo - Alessia Cervetto
- Michela Cozza - Irene Mantero - Luca Marzano Alessia Preziuso
In rigoroso ordine alfabetico (che speriamo di avere azzeccato) ma non di
importanza perché davanti a Lui, e anche nei nostri cuori, occupano tutti lo
stesso posto.
Il 15 giugno durante la S. Messa domenicale riceveranno per la prima volta
Gesù Eucarestia e sarà una grande festa per tutta la Comunità che speriamo
si stringa intorno a loro e alle loro famiglie e sarà anche il termine di un
pezzetto del cammino sulle orme di Gesù che io e Stefania ci auguriamo vogliano continuare nonostante le mille voci di sirene tentatrici che potrebbero
allontanarli.
Ed un augurio anche a voi genitori che troviate sempre la forza di accompagnare i vostri figli in questo cammino che li aiuterà ad essere uomini e donne di amore, non lasciatevi prendere completamente dal turbine di impegni
quotidiani: quello che i vostri figli trascorrono nell’allenamento della loro Anima non è tempo perso ma tempo prezioso!
Auguri a tutti Paola e Stefania
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IL CAMPANILE DI CORONATA
S p a z io R ag a z zi: Togl i ti la ma s che r a!
di Paola Dinapoli
La nostra Parrocchia ha un grande tesoro, di inestimabile valore, un tesoro
formato da ventisei cuori giovani e palpitanti (a volte anche troppo!) che sono i ragazzi dei Gruppi Dopocresima e Giovani.
Questi gruppi non hanno un nome vero e proprio che li contraddistingue
come siamo stati abituati durante gli anni di catechismo (Nazareth piuttosto
che Betania e altri) ma mi piace pensare che in realtà questi gruppi portino
il nome di ognuno di loro.
Si perché adesso devono imparare ad andare per il mondo ognuno con la
propria faccia ed il proprio nome, con il proprio corpo e con il bagaglio di
emozioni e tribolazioni che ognuno di loro ha.
A Monteleco è di questo che abbiamo iniziato a parlare dell’essere sé stessi,
di togliersi la maschera che a volte indossano o che altri ti fanno indossare
prendendo sempre spunto dal Vangelo che un’indicazione riesce
sempre a dartela.
E poi ci sono stati i giochi, le piccole tragedie di cuore e di amicizia,
e le notti in bianco (purtroppo!) e le risate tante veramente tante
che ti fanno dimenticare la stanchezza di giornate impegnative, e i
genitori che si sono prestati al gioco gettando anche loro la maschera della serietà e rispolverando un po’ di cuore bambino.
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SA NTA MA RIA INC ORONAT A E SA N M IC HEL E A RC A NG EL O
APRILE/GIUGNO 2014
Questo è stato il bivacco che si è svolto tra il 31 maggio e il 2 giugno che ha
visto anche una intera Messa suonata e cantata solo da i ragazzi e di questo
dobbiamo dire grazie a Gianluca e Federico (anche se alla fine non ha potuto
fermarsi) di essersi resi disponibili mettendoci anche la faccia per eventuali
prese in giro… che altro dire se non ARRIVEDERCI e tenete duro ragazzi!
Lo Staff dello Spazio Ragazzi
Anche per questo bivacco dobbiamo ringraziare delle persone
splendide che silenziosamente
hanno “adottato” i ragazzi di
Spazio Ragazzi sostentandoli.
Un pensiero vogliamo rivolgerlo a “Le Cantine
di Mattelin” che gentilmente ci hanno regalato
quel bellissimo e buonissimo barattolo che si
vede nella fotografia...
I Ragazzi e gli Adulti hanno apprezzato...
GRAZIE!!!!
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IL CAMPANILE DI CORONATA
S e r vi zio e G rat u ità
di Anna Maria Caminata
Fra tanti sportelli dinanzi ai quali siamo abituati a fare, più o meno pazientemente, lunghe code per ottenere qualche cosa: che ci venga fornito un servizio, ci sia
riconosciuto un diritto, o magari soltanto ci sia data un’informazione, fra tutti
questi sportelli ce n’è uno dinanzi al quale la “coda” è sempre corta o addirittura
non c’è per nulla.
È sempre aperto per chiunque si presenti.
Ma per fare che cosa? Ce lo indica una didascalia, che spesso i nostri occhi non
riescono o non vogliamo leggere, nonostante sia scritta a caratteri grandi. È questa: servizio e gratuità.
Che cosa significa? E dove mai si trova questo strano sportello?
Possiamo trovarlo in molti luoghi, per esempio in parrocchia c’è e ci aspetta, aspetta ciascuno di noi.
Aspetta che ci presentiamo non per ricevere, ma per… offrire. Niente paura, non
chiede denaro, ma servizio e gratuità, appunto.
Tutti abbiamo qualche cosa da offrire, ognuno secondo le proprie capacità, attitudini e competenze. In altre parole ci viene chiesto solo un po’ del nostro tempo e
di ciò che sappiamo fare.
Se ognuno mette il proprio mattoncino, tutti insieme si riesce a costruire un grande edificio.
La strada più sicura
Il Santo Padre ci ha ripetutamente ricordato che la strada più sicura per arrivare
a Gesù Cristo non è quella della speculazione filosofica e teologica, della meditazione o della penitenza, che pure sono tutte vie importanti, ma è quella della misericordia e del servizio agli altri.
Ricordiamo il famoso brano del Vangelo di Giovanni in cui si racconta come Gesù
«depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita e (…) cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto». È il famoso episodio della “lavanda dei piedi”, che viene ripetuta dal sacerdote
durante la messa in Coena Domini del Giovedì Santo. Gesù dice a Pietro e agli altri: «Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche
voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio,
perché come ho fatto io, facciate anche voi».
voi
Con questo gesto il Signore ci insegna come, per chi vuole essere suo seguace, tutta la vita debba essere un dono a Dio e un servizio ai fratelli.
«Gesù non è venuto per essere servito, ma per servire», ci ricorda spes-
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SA NTA MA RIA INC ORONAT A E SA N M IC HEL E A RC A NG EL O
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so Papa Francesco.
Tante opportunità
Le opportunità che abbiamo di seguire l’esempio di Gesù sono molte.
In parrocchia, per esempio, ci sono tanti servizi che aspettano persone disposte a
prestarli. Il Santo Padre ha rivolto ai giovani l’invito a «non rimanere alla finestra
del mondo», ma a mettersi in gioco. Questo invito vale per tutti, anche per chi
giovane non è più e magari ha “tempo” da offrire.
Non è un caso che il Santo Padre nell’omelia della Messa di inizio del suo pontificato abbia parlato proprio di questo, del «servizio, umile, concreto e ricco di fede».
A volte si sente ripetere questa frase: «In tutte le attività ci sono sempre le stesse
persone», quasi queste fossero lì per “occupare” una posizione. Proviamo, invece,
a pensare che, forse, troviamo dappertutto le stesse persone, perché non ci sono
altri che offrono il proprio servizio.
È vero che chi scende in campo rischia anche di sbagliare, ma non è vero che,
stando alla finestra, non si sbaglia, perché, ricordiamolo, esiste anche il peccato di
omissione, che consiste nel non fare ciò che potremmo e dovremmo fare.
Quello sportello, (ideale ovviamente) di cui abbiamo parlato prima, in parrocchia
è sempre aperto e ci aspetta!
U n a pi a z za i n ti to la ta a do n Br un o Ve n tu r e ll i
di Anna Maria Caminata
I l Buo n S am a ri ta no d i S. T eod o r o
Dal 30 marzo scorso lo spazio antistante la chiesa di S. Teodoro a Di negro si
chiama Piazzetta don Bruno Venturelli.
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IL CAMPANILE DI CORONATA
Anche a Coronata ci sono ancora persone che ricordano don Bruno. Era canonico
lateranense come i sacerdoti che reggono da oltre cinque secoli la nostra parrocchia e veniva spesso sulla nostra collina. Documenti e fotografie storiche
dell’archivio parrocchiale ne testimoniano la presenza in tutti i momenti importanti della vita del santuario, negli ultimi sessanta anni del secolo scorso.
La parrocchia di S. Teodoro, da quasi un anno, non è più affidata ai Canonici Lateranensi, ma molte delle opere d’arte della chiesa, pitture, sculture e arredi, ne
evocano la plurisecolare presenza. Tuttavia, la testimonianza più significativa di
questa presenza è quella delle tante persone del quartiere che ricordano con affetto molti di questi religiosi.
Fra tutti, appunto, don Bruno, che ha svolto qui tutti i sessantacinque anni del suo
ministero sacerdotale. Proprio queste testimonianze hanno suggerito all’attuale
parroco P. Omar Mazzega, che non ha conosciuto il don, di definirlo il buon Samaritano di S. Teodoro.
Parroco dal 1945 al 1991, don Bruno, oltre che pastore zelante ed efficace, parroco operoso e determinato, è stato un punto di riferimento sicuro per il quartiere, nei momenti tragici della guerra, in quelli difficili
della ricostruzione, sempre pronto, senza guardare alla provenienza o
all’ideologia dell’interlocutore, ad intervenire in soccorso di chiunque si
rivolgesse a lui, per chiedere un aiuto materiale o spirituale o anche solo
per ricevere consiglio o conforto.
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SA NTA MA RIA INC ORONAT A E SA N M IC HEL E A RC A NG EL O
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Ha vissuto sempre fra la gente, in chiesa e fuori, nei momenti tristi del bisogno,
ma anche in quelli gioiosi della festa.
Ecco perché, a undici anni dalla sua morte, un gruppo di parrocchiani ed ex parrocchiani hanno voluto onorare la sua memoria chiedendo al Comune di Genova
di intitolargli la piazza antistante la “sua” chiesa.
Domenica 30 marzo, in chiesa prima, durante la messa celebrata in suo suffragio,
e in piazza poi, durante la cerimonia civile, c’erano tante persone, autorità e semplici cittadini. Erano molti coloro che del don volevano raccontare un incontro, un
episodio particolare o un aneddoto, e non solo fra chi è abituato a frequentare la
chiesa.
Ecco perché è giusto che don Bruno sia ricordato, non solo nella sua chiesa, dove è
sepolto, ma anche fuori di essa, dove ha vissuto sempre fra la sua gente.
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IL CAMPANILE DI CORONATA
C r o n a ca : S O S A M BI E NT E
di Anna Caminata
Fatti gli armadi per il cambio di stagione, indossati capi
adeguati all’aumento delle temperature, possiamo andare incontro al profumo dell’estate, con le sue note fiorite
di gelsomino, pitosforo, ginestra, rosa, lavanda, glicine,
mentuccia…
Ma come non cogliere le note fruttate dell’albero di fico,
l’odore aspro del rovo che, proprio in questa fase dell’anno, è tutto un brulichio di
api mellifere, bombi e sfingi, del maestoso tiglio che stordisce con i grappoli della
sua fioritura?
Provate per un attimo a chiudere gli occhi e ad immaginare di ripercorrere un
tratto di strada a piacere: riuscite a identificarne gli odori, gli aromi e i profumi
dominanti?
Sapreste effettuare una mappatura del nostro quartiere affidandovi al vostro naso?
Non siamo più abituati ad usare l’olfatto, uno dei sensi più antichi e raffinati.
Pensiamo che solo attraverso gli occhi sia possibile fare esperienza di quanto ci
circonda: guardiamo, guardiamo e guardiamo, ma talvolta senza saper osservare,
senza cogliere l’anima dell’oggetto su cui la nostra vista si posa.
Mentre “lavorare di naso” ci consente di introiettare l’informazione e registrarla
ad un livello di coscienza e consapevolezza più profondo, più resistente all’azione
del tempo che passa.
Beh, a questo punto il lettore critico potrebbe osservare che lungo le strade del
nostro quartiere, volendo proprio dirla tutta, non si colgono solo delicati e poetici
bouquet di fiori e frutta; ma talvolta è la puzza a farla da padrona: escrementi di
amici a quattro zampe al guinzaglio di padroni poco rispettosi degli spazi pubblici, gas di scarico, falò di materiali plastici; e poi l’odore di un autentico flagello del
verde: l’ailanto (ailanthus altissima) pianta importata dalla Cina per la prima volta nel 1740 come specie ornamentale di velocissima crescita e altrettanto velocemente divenuta specie invasiva grazie alla sua capacità di imporsi prepotentemente sulle piante autoctone.
Ed è proprio questa caratteristica a preoccupare poiché l’ailanto sta colonizzando tutto il nostro territorio. Ha la meglio persino su acacie e robinie (anche se non così aggressive, piante invasive anch’esse, ma almeno durante la fioritura profumano!)
Qualcuno dirà: “Ma cosa c’entra l’ailanto con gli odori?”
C’entra, c’entra. Perché questa varietà di albero è detta anche “albero
della puzza”.
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SA NTA MA RIA INC ORONAT A E SA N M IC HEL E A RC A NG EL O
APRILE/GIUGNO 2014
Un autentico flagello che minaccia, con la sua presenza, l’equilibrio delle nostre
aree verdi.
Vi capita mai di percorrere a piedi via Monte Guano? Se si, provate a censire il
numero degli esemplari di questa specie e ad osservare come, senza tanti complimenti, si insinua nei campi, negli orti e nei giardini, negli anfratti del cemento,
nelle scarpate.
Pian piano le sue fronde si estenderanno sugli alberi da frutta, sui castagni, i nespoli, gli ulivi e tutti gli altri alberi di temperamento più discreto.
Ma cosa possiamo farci noi, uomini e donne della strada, si dirà qualcuno…
Questa pianta è l’emblema dell’incuria, dell’abbandono dello stato di trascuratezza in cui versa il nostro territorio ferito dalle acciaierie, dalle raffinerie, dalle colate di cemento, dall’uso di pesticidi, dalle polveri sottili, dalle piogge acide…
Ma soprattutto dal nostro disinteresse, dall’abitudine di servirci di quanto si trova
in natura, di quanto offre il Creato senza la minima disponibilità a servire.
Prendiamo, arraffiamo, sradichiamo, raccogliamo; ma cosa restituiamo in cambio?
Come ripaghiamo Madre Natura per l’ombra dei suoi alberi, i colori dei fiori, i sapori dei frutti di stagione, il volo delle rondini, il ronzio delle api, lo spettacolo
delle lucciole, il profumo della bella stagione che viene?
Abbiamo tutta l’estate per pensarci e per iniziare a rimboccarci le maniche.
Perché non è mai troppo tardi!
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IL CAMPANILE DI CORONATA
G a ll e ri a
di Anna Caminata
Ripensando a questi primi sei mesi, quali sono le immagini che ritraggono la vita della
nostra comunità?
A me ne vengono in mente alcune: file di persone, già la mattina presto, dinanzi alla
porta del Centro d’Ascolto le giornate di distribuzione; il gatto Romeo che transita sulla
piazza nei paraggi di casa e che, fiducioso, offre il suo manto alla carezza del passante;
appello dello Spazio Ragazzi al fine di poter assicurare la merenda ai bambini durante
le attività quale occasione di condivisione conviviale; la corsa di un’ambulanza per soccorrere chissà chi; il via vai alle Cantine di Mattelin; la luce accesa in Oratorio durante
le sere delle prove di uno dei tanti concerti del Gonfalone; il muraglione della Chiesa
coperto di bocche di leone con tonalità di colore dal cremisi, all’ arancio, al giallo, al rosa e all’albicocca, sino a sfumare nel bianco; la fioritura di narcisi in Via Monte Guano;
le peonie di via del Boschetto; l’incontro con un tasso furtivo in Via delle Rocche; la corona d’alloro per Pierino Pesce, quindicenne antifascista, ucciso il 1° maggio del ‘23 nei
pressi della fermata del bus (attuale 62); donne di tutte le età che intrecciano foglie di
palma per autofinanziamento a ricordo dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme; la recita
del rosario nella quiete della sera del mese mariano; le tante scale fatte dal parroco per
raggiungere tutte le famiglie durante la benedizione delle case; uomini e donne che si
incontrano sul piazzale, che camminano o corrono o portano a spasso i bambini o gli
anziani.
Ma più di tutte c’è un’immagine che deve catturare la nostra attenzione: quella dalla lavanda dei piedi, atto simbolico forte, eredità spirituale di tutto il cristianesimo: chi vuole
essere primo si faccia servo, cinga il grembiule per portare aiuto, conforto, amore fraterno.
Abbracciare la logica del servizio con coerenza consente di andare in “direzione ostinata e contraria” testimoniando la possibilità di alternativa rispetto alla mentalità dominante; in una fase storica caratterizzata dal ripiegamento esclusivo sulla dimensione individuale, uscire dai confini del proprio sé diventa una via di fuga dai piccoli
orizzonti del proprio mondo privato e a lungo andare asfittico.
Non c’è limite di età per partire alla ricerca di senso e per accrescere il proprio capitale umano.
Donne, uomini, vecchi e bambini, tutti possono fare qualcosa per rafforzare i
legami di comunità, ciascuno ascoltando il proprio cuore e accettando di
chiamare all’appello i propri talenti per metterli al servizio del bene comune.
Cosa aspettiamo ancora? Al lavoro, tutti insieme appassionatamente!
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SA NTA MA RIA INC ORONAT A E SA N M IC HEL E A RC A NG EL O
APRILE/GIUGNO 2014
È b e ll o s al i r e
di Rosalba & Michele
Giovedì 1 maggio, come ormai da vent’anni, siamo saliti in pellegrinaggio alla Guardia. Eravamo un gruppetto di una quindicina a camminare, nel pieno
splendore della Primavera, lungo il bellissimo itinerario della ex guidovia che
parte dalla frazione di Gaiazza. Grandi, piccoli e cane siamo saliti in libertà,
raccontandocela, ammirando, e facendo alcune soste di preghiera per ringraziare, lodare e affidarci alla Madonna.
E’ stato bello arrivare a questo appuntamento con Maria che tutti accoglie e
consola. Abbiamo partecipato alla S. Messa e poi via, tutti fuori nel sole e
nella gioia di stare insieme.
Nei primi anni questo appuntamento era vissuto dalle quattro parrocchie di
Cornigliano con i loro sacerdoti ed era un momento di vera comunione con
cui iniziava il Mese Mariano. Noi di Coronata auspichiamo che l’anno prossimo l’invito a partecipare venga di nuovo raccolto a livello vicariale e si possa vivere in modo più allargato una giornata intensa e profonda pur nella
sua semplicità. AVE MARIA.
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IL CAMPANILE DI CORONATA
I l ca le nd a ri o: a p p un ta me n ti di Vi ta d el la Co m un i tà
di Michele Raineri
Non Ti chiedo, oggi, o Signore, il tempo di fare questo e poi ancora quello; Ti chiedo la grazia di fare coscienziosamente nel tempo
che Tu mi dai, quello che Tu vuoi che io faccia.
Come voi, che seguite queste pagine, avete capito il Calendario è
un po’ “fissato” con l’idea del TEMPO. Sia perché è il suo
“mestiere” sia perché alla sua veneranda età è ben consapevole di
quanto sia importante avere il senso del tempo. La nostra vita è tempo. Detto a
grandi linee: un tempo per venire al mondo, un tempo per crescere e capire, uno
per costruire nella responsabilità e nel rispetto usando dei nostri doni, uno per
raccogliere, verificare e trasmettere le buone esperienze a chi verrà dopo di noi e
per lasciare il mondo migliore di come lo abbiamo trovato.
Quante volte abbiamo udito espressioni come: «Ammazzare il tempo», «Perdere
t…», «Ingannare il t..», «Non trovo il t.», «Non so come passare il tempo», etc. Come
se il tempo fosse un peso da sopportare invece che un dono di Dio inestimabile da
vivere con gioia e gratitudine. Ora si avvicina il tempo delle vacanze: un tempo
speciale in cui ci possiamo concedere il “divertimento” cioè spostare la nostra attenzione dalle normali occupazioni ad altre attività piacevoli e rilassanti ma anche
a momenti utilissimi di riflessione sul nostro personale tesoro di tempo cioè di vita.
Vale la pena di ricordare che “fugit irreparabile tempus” (fugge irreparabilmente
il tempo) e questo non ci deve far paura ma convincerci di quanto sia opportuno
usarlo al meglio consapevoli che, come dice S. Paolo “il mondo, la vita, la morte, il
presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio”. (1 Cor
3,22-23). Che bella notizia !!!!
Michele
La Comunità è viva nella misura in cui ognuno vi partecipa. Ecco i prossimi
appuntamenti (alcuni già passati ma serve a ricordarceli)
Mese di GIUGNO
SABATO 7: ore15,00 in Santuario Chiusura dell’anno catechistico. ore 20,30
Santuario della Guardia – Veglia di Pentecoste per i giovani
DOMENICA 8: Solennità di Pentecoste – ore 16,00 1a Confessione
DOMENICA 15: SS. Trinità - Santa Messa di 1a comunione in Santuario
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SA NTA MA RIA INC ORONAT A E SA N M IC HEL E A RC A NG EL O
APRILE/GIUGNO 2014
SABATO 21: ore 17,00 processione Eucaristica cittadina del Corpus Domini
DOMENICA 22: Solennità del Corpus Domini – ore 21,00 ora di Adorazione Vicariale al
Santuario di Coronata
LUNEDÌ 23: ore 21,00 nelle Aree Verdi “Festa di Inizio Estate”
MARTEDÌ 24: Festa di S. Giovanni Battista - Patrono di Genova - ore 17,00 Benedizione
del mare
Mese di LUGLIO
Mese di AGOSTO
Come ogni anno la nostra comunità si prepara a vivere un “secondo
secondo mese mariano”
mariano ad
Agosto con le celebrazioni per la Madonna di Coronata titolare del nostro Santuario,
per l’Assunta titolare dell’Oratorio e per l’anniversario dell’apparizione di N.S. della
Guardia.
In questo mese, in cui si parla solo di vacanze, sono bellissime e imperdibili occasioni di
preghiera
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Triduo in preparazione alla Festa di N. S. INCORONATA
GIOVEDÌ 31 – VENERDÌ 1 – SABATO 2 – alle ore 20,30 recita S. Rosario in Santuario
DOMENICA 3: Festa della B. V. INCORONATA – S. Messe ore 8 e 10,15 Segue programma
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DOMENICA 10: S. LORENZO titolare del Duomo di Genova - S. Messa in Cattedrale Ore
10,30 - Guardiamo le stelle cadenti
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Triduo in preparazione alla festa di N. S. Assunta titolare dell’Oratorio
Nei giorni MARTEDÌ 12 / MERCOLEDÌ 13 / GIOVEDÌ 14 alle ore 20,30 recita del S. Rosario
in Oratorio
VENERDÌ 15 – Solennità di N.S. Assunta – S. Messa delle 10,15 in Oratorio
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MERCOLEDÌ 27 Festa di S. Monica madre di S. Agostino
GIOVEDÍ 28 - S. Agostino:
Agostino Padre, maestro e legislatore dei Canonici Regolari Lateranensi
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Triduo in preparazione alla festa della Madonna della Guardia
Nei giorni MARTEDÌ 26 / MERCOLEDÌ 27 / GIOVEDÌ 28 alle ore 20,30 recita del S. Rosario
VENERDÍ 29: Festa della Madonna della Guardia; ore 10,00 S. Messa in Santuario e supplica.
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Mese di SETTEMBRE
Ci prepariamo alla grande festa patronale di S. Michele: che sia festa di tutta la comunità.
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IL CAMPANILE DI CORONATA
Tratto da www.paoline.it
Il sole dell’estate non rende aridi i cuori di chi ama, ma ne riscalda il terreno perché il
suo tepore protegga la vita, negli inverni che certamente verranno. Per questo la nostra
voce, non può che ringraziare per ogni dono ricevuto e per tutto ciò che non abbiamo e
forse non avremo, per ogni desiderio che resterà tale e per ogni sogno realizzato.
Al Signore della vita, al Dio fedele, a colui che resta Presente anche nei nostri tempi di
vacanza, a lui il nostro grazie e la nostra lode.
O Signore nostro Dio
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.
Il cielo e le sue stelle mi sussurrano l’immensità del tuo amore,
che abbraccia un universo di cui nessuno sa tracciare i confini.
La luna e il sole mi raccontano le infinite volte in cui, per ogni uomo e donna,
ti sei fatto luce nelle notti più oscure
e hai sciolto quei gelidi inverni della vita che congelano il cuore.
Il mare e il suo orizzonte mi dicono la profondità del tuo mistero
e ogni vetta montuosa mi invita a esplorarlo.
O Signore nostro Dio,
quanto è grande il tuo amore su tutta la terra.
Le rughe sul volto di un anziano mi dicono la tua fedeltà nel tempo
e la freschezza del leggero andare di un bambino mi dice la tua effervescenza.
Il grembo gravido di una madre mi insegna a credere
nel mistero della vita che rinasce ogni volta
e le mani consumate di una nonna mi chiedono di lasciarmi scolpire dalla vita.
Tutto ciò che vive incide sulla roccia della storia ciò che fai per noi
e ogni essere vivente canta, con la vita,
i prodigi e le meraviglie che per noi hai creato dal nulla.
O Signore nostro Dio,
quanto è grande e stupefacente il tuo amore per noi!
Amen
(salmo 8)
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SA NTA MA RIA INC ORONAT A E SA N M IC HEL E A RC A NG EL O
APRILE/GIUGNO 2014
I N P RI M O PI AN O
A cura della Redazione
IO CI SONO: LA MIA STORIA DI NON AMORE di Lucia Annibali
16 aprile 2013, una sera qualunque. Lucia, una giovane avvocatessa di
Pesaro, torna a casa dopo essere stata in piscina. Ad attenderla, dentro
il suo appartamento, trova un uomo incappucciato che le tira in faccia
dell’acido sfigurandola.
Le ustioni, devastanti, corrodono anche il dorso della sua mano destra.
Quella stessa notte viene arrestato come mandante dell’aggressione Luca Varani, avvocato, che con Lucia aveva avuto una tormentata relazione troncata da lei nell’agosto del 2012 e che, secondo la magistratura,
aveva assoldato per l’agguato due sicari albanesi, pure loro poi arrestati.
Come avviene in molti, troppi episodi di violenza contro le donne, anche
in questo caso è stato l’abbandono a innescare la miccia del risentimento. Lo schema è purtroppo “classico”: il possesso scambiato per amore,
la rabbia che diventa ferocia, fino all’essenza della crudeltà: l’acido in
faccia.
In questo libro Lucia Annibali ripercorre la sua storia con quell’uomo,
dal corteggiamento al processo («Il tempo con lui è stato una bestia che
digrignava i denti e io mi lasciavo sbranare »); passa in rassegna i momenti dell’emozione e quelli della sofferenza; racconta l’acido che scioglieva il suo viso («Un minuto dopo la
belva era ammaestrata») e poi i mesi bui e dolorosissimi, segnati anche dal rischio di rimanere cieca. Per la
sua tenacia, la sua determinazione e il coraggio di mostrarsi, oggi Lucia è diventata un’icona, punto di riferimento per tutte le altre donne («Io non mi arrendo, e questa ferita diventerà la mia forza»). Testimonianza
autentica e toccante di un grave fenomeno del nostro tempo, Io ci sono è un libro importantissimo. Per uomini e donne consapevoli che l’amore sia “solo quello buono” ma anche per tutte le Lucie ancora prigioniere di un non amore.
LA GRANDE BELLEZZA di Paolo Sorrentino con T. Servillo, C. Verdone, S.
Ferilli. Ita 2013
Scrittore di un solo libro giovanile, "L'apparato umano", Jep Gambardella,
giornalista di costume, critico teatrale, opinionista tuttologo, compie sessantacinque anni chiamando a sé, in una festa barocca e cafona, il campionario freaks di amici e conoscenti con cui ama trascorrere infinite serate
sul bordo del suo terrazzo con vista sul Colosseo. Cantore supremo di un
bestiario umano senza speranza, prossimo all'estinzione, eppure ancora
sguaiatamente vitale fatto di poeti muti, attrici cocainomani fallite, cardinali-cuochi in odore di soglio pontificio, drammaturghi di provincia, Jep
Gambardella tutti seduce e tutti fustiga con la sua lingua affilata, la sua intelligenza acuta, la sua disincantata ironia. Lo sfondo del film è proprio la
grande bellezza di Roma, la città eterna già raccontata con maggior poesia
dal Fellini della “Dolce Vita” ma che qui rinvigorisce tutto il suo splendore
perché paragonata ad una umanità fallita e persino grottesca nel suo dipanarsi nella quotidianità della vita. Una umanità staccata dal tempo che emerge solo al calar del sole per sparire all’alba come una sorte di fantasma. Giudicata con cinismo e spregiudicatezza dal suo regista che circonda i personaggi con una specie di gabbia capace di togliere loro il respiro. Concede solo a Ramona
(Ferilli) e Romano (Verdone), uno spazio di manovra per dipingere tratti di umanità ad un ritratto disumano. Proprio il contrario della “pietas” della quale Fellini circondava i suoi personaggi della “Dolce Vita”, consentendo allo spettatore di emozionarsi con loro. Film comunque da vedere.
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IL CAMPANILE DI CORONATA
P e c c a ti di go la: “ G N O C CH I F RIT TI D I PATAT E”
di Lorena D’oria
INGREDIENTI :
500gr.di farina 00
30 gr. di lievito madre disidratato
(o 25 gr. di lievito di birra);
150 ml d’acqua e 150 ml di latte (tiepidi);
2 patate medie lessate;
una noce di strutto o due cucchiai di olio e.v.o.;
1 cucchiaino di zucchero;
mezzo cucchiaino di sale;
crescenza; mortadella; salame per farcire
PREPARAZIONE
Unire alla farina il lievito, il sale e lo zucchero mescolando bene. Aggiungere il
latte e l’acqua tiepidi, lo strutto o l’olio e
le patate sbucciate e setacciate quando
sono ancora calde. Se occorre aggiungere
farina o altra acqua per ottenere un impasto morbidissimo. Fare lievitare per almeno un’ora coperto. Dopodiché rimpastare e stendere l’impasto su una spianatoia (deve avere uno spessore di poco più
di 1 cm). Lasciare lievitare coperto per almeno mezz’ora. Tagliare con una
rotella taglia pizza tanti rettangoli (circa cm 10 x 5) e friggere in abbondante olio di arachide. Cospargere con poco sale e tagliare a metà ciascun gnocco fritto, farcire con crescenza e a piacimento con mortadella o salumi vari.
Ottimi come aperitivo accompagnato con un buon vino bianco mosso. Le patate rendono gli gnocchi più morbidi, senza, risulteranno più croccanti. Con
lo stesso impasto si ottiene una buonissima focaccia di patate che
rimarrà morbida per giorni, da arricchire nell’impasto con pezzetti
di salumi o timo, rosmarino e salvia.
BUON APPETITO!
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SA NTA MA RIA INC ORONAT A E SA N M IC HEL E A RC A NG EL O
APRILE/GIUGNO 2014
A nag ra fe
La comunità parrocchiale gioisce immensamente coi genitori di coloro che
sono rinati in Cristo con il Battesimo:
SOLDI GIORGIA
di ANTONIO e diVENDRA LORELLA
RUTA MATTEO
di IGNAZIO e FASCETTI PATRIZIA
MARTINO IRENE
di LUCA e FICHERA ELISA
CORBELLA ELISA CHARLOTTE
di ALESSANDRO e MARISOL JARA
MOREIRA LOOR JACK DEREK
di RODOLFO e INGRID LOOR
BELLIA LUDOVICA
di MAXIMILIANO e SANTAGATI SANDRA
EVIANI ILEANA
di ERMANNO eVENTURA PAOLA
Ricordiamo coloro che sono tornati alla Casa del Padre. La comunità parrocchiale esprime a tutti i parenti la più sentita vicinanza spirituale.
Bianco Giuseppe
Valentini Valentina
Stipcich Onelia
D'Astice Tommaso
Lupi Bruna
Multari Salvatore
Abbate Aldo
Laghi Bruna
Basile Antonietta
Fotia Maria
Magro Leone Riccardo
Salsone Catena
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V I TA I N S AN T UA R IO
Ufficio Parrocchiale: Lunedì, Mercoledì e Venerdì dalle ore 9.00 alle ore 11.30 e dalle ore
15.30 alle ore 18.00.
Sante Messe
Festive:
Ore 8.30 e ore 10.15 in Santuario
Feriali:
Ore 8.30 in Santuario;
inoltre Venerdì ore 16.00 al San Raffaele e
Sabato ore 16.15 a Villa Immacolata
Liturgia delle ore:
Lodi mattutine: ore 8.15
Rosario e vespri:: ore 16.30
Ora Eucaristica: ogni giovedì ore 16.00-17.00
Confessioni:
Confessioni in chiesa: chiamare con il campanello.
Catechismo:
Sabato: ore 15.00-16.00; segue Spazio Ragazzi
e gioco comunitario.
Sacramenti: accordarsi con il parroco.
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