LA GRANDE MUSICA VA SEMPRE A SEGNO

Torino . Auditorium Rai . Concerti 2013 •2014
23°
ica
La grande mussegno
va sempre a
e 20.30
AGGIO 2014 or
GIOVEDÌ 22 M GGIO 2014 ore 20.30
A
VENERDÌ 23 M
Alexander Lonquich direttore e pianoforte
Mozart
Lunedì 26 maggio 2014 ore 12.30
Auditorium Rai "Arturo Toscanini", piazza Rossaro, Torino
Sala di Rappresentanza
Conferenza stampa di presentazione de
LA STAGIONE DEI VENT'ANNI
CONCERTI 2014 - 2015 DELL'ORCHESTRA SINFONICA NAZIONALE DELLA RAI
Ventidue concerti per un nuovo viaggio nell’emozione della grande musica,
in compagnia di interpreti d’eccezione come Lang Lang, Semyon Bychkov,
James Conlon, Renaud Capuçon, Viktoria Mullova, Michele Mariotti,
Marc Albrecht, Krassimira Stoyanova, Fabio Biondi, Sol Gabetta,
Beatrice Rana, David Garrett e altri.
Da settembre 2014 a maggio 2015, anche su Radio3, Rai5 e www.classica.rai.it.
23
°
GIOVEDÌ 22 M
AGGIO 2014 or
e 20.30
23
°
VENERDÌ 23 M
AGGIO 2014 or
e 20.30
Alexander Lonquich direttore e pianoforte
Alexander Lonquich direttore e pianoforte
Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
Concerto n. 17 in sol maggiore KV 453
per pianoforte e orchestra (1784)
Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791)
Concerto n. 14 in mi bemolle maggiore KV 449
per pianoforte e orchestra (1784)
Durata: 30' ca.
Ultima esecuzione Rai a Torino: 27 novembre 2009, Jeffrey Tate,
Piotr Anderszewski.
Durata: 22' ca.
Ultima esecuzione Rai a Torino: 30 gennaio 2004, Jeffrey Tate, Lars Vogt.
Allegro
Andante
Allegretto
Wolfgang Amadeus Mozart
Sinfonia n. 36 in do maggiore KV 425 Linz (1783)
Adagio – Allegro spiritoso
Andante
Minuetto – Trio
Presto
Durata: 27' ca.
Ultima esecuzione Rai a Torino: 22 aprile 2005, Lü Jia.
Wolfgang Amadeus Mozart
Concerto n. 22 in mi bemolle maggiore KV 482
per pianoforte e orchestra (1785)
Allegro
Andante
Allegro [Rondò]
Durata: 32' ca.
Ultima esecuzione Rai a Torino: 15 aprile 1999, Eliahu Inbal, Barry Douglas.
Il concerto di giovedì 22 maggio è trasmesso in collegamento diretto su
Radio3 alle ore 20.30 per il programma “Radio3 Suite”, in collegamento
diretto su Rai5 alle ore 20.30, in streaming audio-video su www.osn.rai.it
e www.classica.rai.it.
La ripresa televisiva è effettuata dal Centro di Produzione TV di Torino.
Allegro vivace
Andantino
Allegro ma non troppo
Wolfgang Amadeus Mozart
Sinfonia n. 38 in re maggiore KV 504 Praga (1786)
Adagio
Andante
Finale. Presto
Durata: 30' ca.
Ultima esecuzione Rai a Torino: 16 dicembre 2005, Gianandrea Noseda.
Wolfgang Amadeus Mozart
Concerto n. 24 in do minore KV 491
per pianoforte e orchestra (1786)
Allegro
Larghetto
[Allegretto]
Durata: 28' ca.
Ultima esecuzione Rai a Torino: 4 novembre 1995, Umberto Benedetti Michelangeli,
Alexander Lonquich.
Il concerto di venerdì 23 maggio è trasmesso in collegamento diretto
su Radio3 alle ore 20.30 per il programma “Radio3 Suite”, in streaming
audio-video su www.osn.rai.it e www.classica.rai.it e sarà trasmesso in
differita su Rai5.
La ripresa televisiva è effettuata dal Centro di Produzione TV di Torino.
Wolfgang Amadeus Mozart
Concerto n. 17 in sol maggiore KV 453 per pianoforte e orchestra
Verso la fine
Nel 1784 Mozart aveva solo ventotto anni, ma ne dimostrava molti di più:
prima enfant-prodige dalla valigia sempre in mano, poi compositore di corte
presso l’arcivescovo Colloredo di Salisburgo, e infine musicista indipendente
nella Vienna di fine secolo; fin dalla più tenera età era abituato a vivere in lotta
contro il tempo. Gli ultimi anni sarebbero stati ancora più frenetici; Mozart
avrebbe sentito l’esigenza di sfruttare ogni attimo del suo tempo: le lezioni al
mattino, l’inevitabile partecipazione alla mondanità viennese nel pomeriggio
e la composizione di notte lasciavano ben poco respiro alla sua salute; senza
dimenticare le quotidiane lotte a distanza con il padre, incapace di accettare
la condizione ormai indipendente del figlio. Per tre anni Mozart si trovò a
boccheggiare tra le visite dei creditori e degli allievi, senza riuscire a imporsi
come avrebbe voluto.
Il Concerto KV 453, nacque in quell’anno per la pianista Babette Ployer, una delle più
dotate allieve del compositore. Quest’opera è generalmente considerata un punto
nodale del percorso sviluppato da Mozart nei ventiquattro concerti per pianoforte
e orchestra: la sua forma è costruita in maniera articolata, l’integrazione tra solista
e orchestra trova una giusta misura, il timbro della strumentazione è curato. Molti
passaggi sembrano scivolare inconsapevolmente verso un patetismo tempestoso,
non lontano dall’estetica dello Sturm und Drang.
L’Allegro si apre con un’esposizione sorprendentemente galante, con i suoi
due temi leggiadri e saltellanti. Ma l’emotività intensa non tarda ad affiorare
nello sviluppo, dove gli spunti tematici passano in secondo piano per lasciare in
rilievo le morbide evoluzioni dell’armonia. L’Andante è la pagina più struggente
di tutto il Concerto. Una frase si appoggia su un limpido do maggiore, poi
tutto affonda nel silenzio, e una lunga pausa lascia la parola alla riflessione.
Ogni conflitto si annulla in un percorso che abbandona la concisione dello
stile galante per raggiungere le tinte pre-romantiche della Sonata KV 457
o del Concerto KV 488. Ecco perché l’apparizione del successivo Allegretto ha
il sapore di un improvviso ritorno al Settecento: la regolarità e la simmetria
sono nuovamente protagoniste, con una serie di variazioni melodiche su un
tema dalla fisionomia haydniana. La vera chiusura è affidata a uno scintillante
Presto, che sembra trapiantato dalla scena finale di un’opera buffa; e basta
lasciarsi sorprendere dalla vivace semplicità di questa pagina conclusiva,
per immaginare lo sconforto provato dal pianista viennese Georg Friederich
Richter, quando nel 1784, vedendo Mozart aggredire il brano con le sue fragili
manine, esclamò: «Oh mio Dio, a me costa tanta fatica sudare per non ottenere
alcun successo, e voi, amico, non ne fate che un gioco».
Una mecenate viennese
La conoscenza di Theresa von Trattner, nel 1784, fu certamente uno degli episodi
che contribuirono alla notorietà viennese di Mozart. Seconda moglie dell’editore
Johann-Thomas Trattner, Theresa era una donna ben inserita nei salotti della
capitale austriaca. Quasi tutto il 1784 fu trascorso dai coniugi Mozart al terzo
piano della frequentatissima casa Trattner, vero e proprio crocevia della cultura
viennese, nonché sede di una prestigiosa sala da concerto. Fu in questa cornice
domestica (teatro, secondo alcuni, anche di una scappatella con la padrona di
casa) che Mozart sentì un nuovo impulso per l’attività concertistica: quattro
concerti per pianoforte e orchestra nacquero in casa Trattner (il KV 453 e il KV
456 facevano parte del gruppo), e fu tra le mura di quella abitazione che Mozart
organizzò, in quell’anno, una sorta di improvvisata stagione concertistica.
Andrea Malvano
(dagli archivi Rai)
Wolfgang Amadeus Mozart
Sinfonia n. 36 in do maggiore KV 425 Linz
La Sinfonia in do maggiore KV 425 è detta "Linz" perché fu composta per un
concerto tenutosi nella città austriaca sotto gli auspici del conte Thun, nel cui
palazzo Mozart portò a termine la composizione in pochi giorni. Il 31 ottobre
1783 scriveva, infatti, al padre: «martedì 4 novembre darò qui un concerto, al
teatro, e siccome non ho con me nessuna sinfonia, mi sono tuffato, fin sopra la
testa, in una nuova, che dev'essere finita prima di allora». Saint-Foix considera
giustamente questa Sintonia come il portale d'ingresso nell'«ambito alto e
grande del genere sinfonico» cui appartengono la Sinfonia "Praga" KV 503 e le
ultime tre Sinfonie del 1788 (KV 543, KV 550 e KV 551 "Jupiter”).
La Sinfonia "Linz" è la più 'haydniana' tra quelle di Mozart, e non solo perché
si apre, nel modo da Haydn più amato, con un Adagio che, tra ritmi puntati
e misteriosi disegni roteanti su se stessi, rappresenta uno stato di incertezza
da cui si esce, con effetto di netto contrasto, attraverso le scattanti nervature
del primo movimento. Il carattere haydniano sta, qui, nella predominanza
dell'interesse umoristico-costruttivo su quello lirico-espressivo: Mozart non
lavora con temi dall'ampio respiro cantabile ma rende spiritoso l’Allegro iniziale,
intarsiando motivi nervosi, scattanti, la cui vitalità è affidata essenzialmente
al ritmo ed alla dinamica, nei contrasti tra piano e forte. L'orchestra viennese
viene sfruttata in tutta la ricchezza delle sue articolazioni, gonfiata in sonorità
trionfanti cui partecipano trombe e timpani, ridotta a intrecci filiformi, lanciata
in furiose galoppate o distesa in movimenti cullanti, dalle linee arrotondate e
prive di spigoli. Risate scroscianti, corse e arresti improvvisi, fugaci insinuazioni
melodiche e appelli militareschi si susseguono, così, in una varietà di
combinazioni timbriche che mostrano a quale livello fosse giunta, in quegli
anni, la sensibilità mozartiana per il colorito degli strumenti.
Soavità e dolcezza dominano l'Andante in fa maggiore, che accoglie, nell'unità di
un discorso rigorosamente deduttivo, momenti molto diversi: già l'esposizione, in
cui domina un cullante ritmo di siciliana, acquista, ad un certo punto, un carattere
assai più intenso nell'espressione e severo, con un andamento grave e fatale, che
sembra anticipare Beethoven. Ma nello sviluppo questa tensione si intensifica,
toccando smarrimenti che la tranquillità dell'inizio non lasciava presagire.
Il Minuetto unisce due caratteri opposti: da un lato un singolare empito danzante,
libero e sciolto; dall'altro una forza militaresca che si sprigiona da brevi effetti di
fanfara. Trasformismo che non cessa di riaffermarsi nei magnifico Presto finale,
pieno di energia e di vitalità con temi rapidi e sfuggenti, alla maniera di Haydn,
sottoposti a complesse elaborazioni: ancora una volta, l'allegria del movimento
nasce dal piacere costruttivo. Questa musica ci stupisce per la continuità con cui
pochi elementi si moltiplicano e si trasformano, combinandosi in formazioni
sempre diverse, sino ad offrire, nella loro effervescenza, alcune evidenti quanto
inaspettate anticipazioni rossiniane.
Paolo Gallarati
(dagli archivi Rai)
Wolfgang Amadeus Mozart
Concerto n. 22 in mi bemolle maggiore KV 482 per pianoforte e orchestra
Tra il 1782 e il 7 aprile 1786, data dell'ultima sua apparizione in veste di solista
in un concerto pubblico, la forma del concerto per pianoforte e orchestra fu
per Mozart non solo il centro della propria attività compositiva, ma anche
la maggiore fonte di guadagno. Egli era ormai l'impresario di se stesso e
si trovava a vivere, oscillando continuamente tra euforia e disillusione,
la moderna e pericolosa condizione di compositore indipendente. Fin dal
momento della rottura con l'arcivescovo Colloredo, Mozart aveva accolto la
nuova sfida senza esitazioni e, alla ricerca di mezzi di sostentamento, accanto
alla composizione si era avventurato in un'impressionante gamma di attività,
spaziando dall'impresariato alle speculazioni commerciali. Un nuovo assetto
economico del mondo musicale cominciava a intravedersi e Mozart, al pari di
molti compositori minori della sua generazione, ne stava sperimentando le
dinamiche e scoprendo le nuove esigenze e possibilità.
Al centro di questo nuovo assetto, l'istituzione del concerto pubblico viveva in
quegli anni la sua rapida e turbinosa ascesa; un compositore, per guadagnare
dal proprio lavoro, poteva ora affittare un grande teatro cittadino (completo
di orchestra) come fece Mozart con il Burgtheater di Vienna, oppure una sala
più modesta (talvolta in una dimora privata, o in un albergo), reperendo poi
un'orchestra semidilettantistica da farvi suonare. Il capitale era assicurato in
anticipo dal meccanismo della sottoscrizione, e proprio dalle liste di coloro che
offrivano il proprio sostegno economico all'impresa, rispondendo all'avviso
pubblicato da un giornale, conosciamo la composizione sociale di diversi
concerti pubblici. La serie di concerti su sottoscrizione che Mozart lanciò nel
1784 raccolse, per esempio, 176 aderenti, numero decisamente incoraggiante
data la ricchissima offerta di occasioni musicali che Vienna presentava in
quel periodo; potrebbe però sorprendere la constatazione che tale pubblico
fosse costituito quasi esclusivamente da aristocratici e militari; pressoché
indifferente sembra infatti essere rimasta la ricca borghesia cittadina.
È proprio per uno di questi concerti su sottoscrizione che fu composto il Concerto
in mi bemolle maggiore KV 482 per pianoforte e orchestra; Mozart aveva
cominciato, nel 1784, a tenere un catalogo tematico delle proprie composizioni
e la data in cui viene registrato il concerto (oggi normalmente indicato come
n. 22) è il 15 dicembre 1785. Da una lettera del padre Leopold, datata il 13
gennaio dell'anno successivo, si apprende che nel dicembre 1785 Mozart «ha
dato in tutta fretta 3 concerti su sottoscrizione con 120 sottoscrittori [...] e ha
per essi eseguito un nuovo concerto per pianoforte in mi bemolle nel quale,
cosa inconsueta, ha dovuto ripetere l'Andante». Non si conoscono né le date
né i luoghi di tali esibizioni, ma sembra probabile che Mozart abbia eseguito il
concerto KV 482 il 23 dicembre 1785 al Burgtheater in occasione del secondo
concerto dell'Avvento organizzato dalla Tonkünstlersocietät; l'esecuzione
avrebbe avuto luogo tra le due parti dell'oratorio Esther, di Karl Ditters von
Dittersdorf. Ma tale concerto non sembrerebbe coincidere con quello descritto
da Leopold Mozart: a suggerire il fatto che la vera "prima esecuzione" della
composizione abbia avuto luogo tra la data inserita nel catalogo tematico
e il concerto del Burgtheater vi è anche la circostanza che, come provano
le annotazioni nello stesso catalogo, i concerti KV 466 e KV 467 (n. 20-21)
vennero terminati solo il giorno prima della loro esecuzione; sembra pertanto
piuttosto strano che Mozart sia venuto meno a questa abitudine proprio nel
periodo in cui e più profondamente impegnato nel lavoro di composizione
delle Nozze di Figaro (cominciate nell'autunno 1785).
Il KV 482 è il primo concerto per pianoforte e orchestra in cui Mozart utilizza
due clarinetti al posto dei canonici oboi, e questo conferisce all'orchestra un
colore del tutto particolare, ulteriormente accentuato dalla frequente ricerca
di insolite e delicate soluzioni timbriche. L'Andantino cantabile, che in maniera
del tutto inconsueta interrompe il Rondò finale, è, per esempio, un'oasi di
grandissima concentrazione sentimentale, il cui colore strumentale sembra
quasi richiamare quello di "Porgi Amor", l'aria della Contessa nel secondo atto
delle Nozze di Figaro, anch'essa giocata sul timbro dei clarinetti obbligati.
Altrettanto si potrebbe dire per il raccolto e lancinante Andante centrale, la
cui sonorità cupa e vagamente preromantica è sottolineata dagli archi tenuti
in sordina. Al di fuori di questi momenti di pensoso raccoglimento, la scrittura
pianistica è però estremamente virtuosistica, e dimostra quale perfezione
Mozart avesse raggiunto nella messa a punto di una forma concertante capace
di fondere lo spirito della musica "di società", tesa all'esibizione brillante, con
la più profonda soggettività della propria arte.
Sergio Bestente
(dagli archivi Rai)
Wolfgang Amadeus Mozart
Concerto n. 14 in mi bemolle maggiore KV 449 per pianoforte e orchestra
Dopo i tre lavori scritti sul finire del 1782 e i primi mesi dell'anno successivo, dal
febbraio '84 al dicembre '86 e dunque in meno di tre anni, Mozart inanella una
serie di dodici Concerti per pianoforte e orchestra. Quanto rende possibile questa
ineguagliata vastità di respiro è che ad essa non si accompagna la definizione di
uno schema, né la pretesa di fissare l'armonia di proporzioni ogni volta raggiunta
in un insieme di regole, da riprendere pacificamente e da replicare. Sulla traccia
di poche norme accettate con disinvoltura, ogni Concerto è un organismo a sé,
un teatro di conflitti o d'incontri in cui le soluzioni trovate nell’articolare snodi
dell'azione o rapporti fra personaggi non ammettono repliche, e impongono
sempre nuove e diverse richieste alla fantasia.
Così, nonostante il Concerto KV 449 sia il primo della ricordata serie di dodici,
alcune delle scelte qui adottate da Mozart non hanno che rari termini di
paragone. A cominciare dal tempo ternario voluto per l'iniziale Allegro vivace, una
misura insolita e da ritrovare soltanto nelle pagine d'apertura del KV 413 e, per
combinazione, del KV 491. Non si tratta di un particolare da poco, se è vero che
anche a causa di tale singolarità ritmica il movimento denuncia un'irrequietezza
che non si aspetterebbe in un contesto di mi bemolle maggiore. Vi si aggiunge un
certo umore scontroso di qualche idea tematica: non tanto della prima, di piglio
marziale, quanto dello spunto che subito segue nell'esposizione orchestrale, con
un fugace passaggio a do minore e l'arpeggio discendente sulle note staccate dei
violini. Altra eccezione alle regole è il secondo tema non nel tono principale ma
alla dominante: una consuetudine dell'esposizione di una forma-sonata ma non
di un concerto, dove si voleva evitare che grazie a questa modulazione l'orchestra,
e quindi uno solo dei due protagonisti, assumesse all'inizio un ruolo troppo
rilevante. Rispettoso di una musicale ‘par condicio', Mozart dimostra come le cose
non vadano necessariamente così e assegna fin dal suo ingresso al pianoforte
un compito altrettanto decisivo, chiamandolo a moderare l'insolenza di qualche
estro sinfonico. Ecco allora che, quando nello sviluppo gli strumenti proporranno
per tre volte un inciso discendente con trillo d'apertura, sarà il solista a offrire
una risposta ai loro interrogativi, a riportare questa agitazione nelle misure
dell'equilibrio. Con più o meno successo, se al culmine della ripresa, l'orchestra
annuncerà la cadenza solistica ritrovando il piccolo spunto dell'esposizione e il
nervosismo che lo distingue.
Raccolto e toccato da una sorta di devozione, è il tema ai violini dell’Andantino. Il
pianoforte entra decorandolo, ne riempie i vuoti con abbellimenti che sfociano in
un lungo arabesco, e quindi riprende dalle viole un accompagnamento di basso
albertino. Poi tutto si ripete, ma attraverso una mutazione dell'armonia che
testimonia della padronanza di Mozart in questo campo: da si bemolle maggiore
siamo passati non alla dominante ma a un inaspettato la bemolle e quindi,
poche battute prima della ripresa, a un sorprendente si minore. Dopo la ripresa,
un'incantevole inversione dei ruoli: il canto passa ai due oboi e agli archi, vi fa eco
la mano destra del pianista mentre alla sinistra è ora la figura del basso albertino.
L'Allegro ma non troppo è un rondò-sonata, e dunque l’assai comune fusione di
due forme distinte fra loro. Un rondò, per i ritorni del motivo principale in funzione
di ritornello e la conseguente divisione del movimento in più couplets; una sonata,
per la presenza di due temi nell'esposizione e il prodursi di regioni interpretabili
come sviluppo e ripresa. Di più conta, tuttavia, che si tratti di un capolavoro di
arguzia e intelligenza, condotto con un senso di continuità che sembra prendersi
gioco di ogni didattica ricerca di parti e sezioni. C'è un'aria da opera buffa e
insieme un gusto vagamente arcaico per il contrappunto. Ma il bello è che salvo
qualche momento, il contrappunto è poco più che una finzione, un gioco allusivo
nel fugace apparire di controsoggetti o di entrate canoniche. A chi ha nelle orecchie
il Mozart a venire non sfuggiranno due sorprendenti anticipazioni. Come il secondo
tema sia già il motivo dell'ultimo movimento, Allegretto, della Sonata KV 570, e come
la variante pianistica, in canone fra le due mani, del tema principale (nel primo couplet)
faccia ampiamente presagire le volute del clarinetto nel Quintetto KV 581.
Ernesto Napolitano
(dagli archivi Rai)
Wolfgang Amadeus Mozart
Sinfonia n. 38 in re maggiore KV 504 Praga
Tra Vienna e Praga
Nell’ultimo decennio della sua vita (1781-1791) Mozart risedette stabilmente
a Vienna. La grande capitale austriaca gli permise di mantenersi come libero
professionista della musica, ma proprio al culmine del suo impulso creativo il
rapporto con la città divenne problematico: Le nozze di Figaro, rappresentate al
Burgtheater il 1° maggio 1786, inizialmente ottennero un successo ragguardevole,
ma poco dopo l’aristocrazia cominciò ad allontanarsi dalla musica di Mozart. Il
dispiacere causato da questa situazione dovette essere almeno parzialmente
placato dall’ammirazione tributatagli dal pubblico di Praga, dove le Nozze stavano
riscuotendo un enorme successo. Proprio con l’idea di andare a godere di quel
consenso Mozart accettò un invito a Praga e, in previsione del viaggio, nel dicembre
del 1786 iniziò a comporre una sinfonia da dedicare alla città che gli dimostrava
tanto affetto. Arrivò l’11 gennaio 1787 con la partitura ultimata; il 17 assistette
a una rappresentazione delle Nozze e il 19 offrì alla città la sua nuova Sinfonia
in re maggiore “Praga”. Il successo fu enorme e la cronaca dell’amico di Mozart
Franz Xaver Niemetschek lo riporta senza mezzi termini: “Mai prima d’ora si era
visto un teatro così gremito di gente, mai un’estasi così potente e unanime come
quella risvegliata dal suo suono divino. Non sappiamo, in effetti, ciò che si deve
ammirare di più: se la sua straordinaria composizione o il suo modo eccezionale
di suonare”. Alla fine del concerto Mozart si prodigò in alcune improvvisazioni al
pianoforte, concluse da una serie di variazioni sull’aria delle Nozze di Figaro “Non
più andrai farfallone amoroso”, suscitando “un uragano di applausi”. Il risultato gli
valse la committenza di una nuova opera; tornato a Vienna prese accordi con il
librettista delle Nozze, l’abate Lorenzo da Ponte, e tra il marzo e l’ottobre del 1787
vide la luce il Don Giovanni, rappresentato al Nationaltheater di Praga il 29 ottobre
con enorme successo.
La Praga di allora
Praga fino al 1784 era divisa in quattro città indipendenti. Solo in quell’anno fu
unificata sotto un solo governo. L’aristocrazia boema negli ultimi decenni del
Settecento si caratterizzava per idee illuministiche e tendenze nazionalistiche: una
delle aspirazioni più significative era quella di avere un grande teatro nazionale,
che si concretizzò tra il 1781 e il 1783, quando il conte Nostiz-Rieneck fece costruire
il Teatro Nazionale “Nostiz”. Qui furono rappresentati Il ratto dal serraglio (1783),
Le nozze di Figaro (1786), Don Giovanni (1787 in prima assoluta, con la presenza
in sala di Giacomo Casanova) e La clemenza di Tito (1791) di Mozart. I cartelloni
prevedevano anche opere di Paisiello, Salieri, Zingarelli; in particolare l’era
dell’opera italiana a Praga fu legata all’impresario Domenico Guardasoni. Il culto
per Mozart si radicò a tal punto da costituire un impedimento all’affermazione del
romanticismo. Solo nell’Ottocento si tentò di contrastare questo dominio: a Praga
visse tra il 1813 e il 1816 Carl Maria von Weber, che seguì l’allestimento di molte
opere, tra cui il Fidelio di Beethoven. Cominciarono così anche ad affermarsi il
romanticismo e l’astro internazionale della musica del tempo: Gioachino Rossini.
La Sinfonia “Praga”
La Sinfonia in re maggiore n. 38 è cronologicamente posizionata tra Le nozze
di Figaro e il Don Giovanni, e risente chiaramente di modelli musicali propri
della musica teatrale. Il primo movimento è una sorta di sinfonia d’apertura
operistica, il cui Adagio introduttivo reca non poche affinità con l’ouverture
del Don Giovanni; il secondo è a tutti gli effetti una romanza della massima
cantabilità; il Finale, con la sua ardita costruzione, rimanda ai concertati
conclusivi della tradizione operistica.
Adagio - Allegro: l’introduzione lenta crea un accumulo di tensione, con
l’alternanza di sussulti drammatici e momenti cantabili, che si risolve nel
dinamismo dell’Allegro. Il tema principale viene elaborato fin dalla sua prima
presentazione e successivamente, nello sviluppo vero e proprio, l’elaborazione
arriva a livelli di complessità mai toccati prima nel sinfonismo di Mozart. Più
che dalla potenza delle sonorità orchestrali (usate invero in modo piuttosto
discreto), è proprio dall’arditezza della progettazione, dal sovrapporsi dei
processi di sviluppo, che deriva la forza dirompente di questo movimento.
Andante: la serena cantabilità è il dato più evidente del tempo lento, al centro
del quale si annidano però ombre tenebrose, riferibili al clima demoniaco del
Don Giovanni. Le dimensioni del movimento sono piuttosto importanti, quasi a
voler sopperire l’assenza del Minuetto, al quale Mozart rinuncia sfidando i gusti
viennesi del tempo (la sinfonia, come si è detto, è espressamente pensata per
la città di Praga).
Finale. Presto: l’apertura in un sereno clima da opera buffa (l’idea principale
ricorda palesemente il duettino di Susanna e Cherubino delle Nozze di Figaro)
contrasta con una tensione costruttiva che anche qui, come nel primo tempo,
è altissima. Il tema “buffo” subisce ogni sorta di stravolgimenti emotivi e
strutturali, dimostrando come la ricchezza di atteggiamenti espressivi diversi
possa convivere con una sostanziale uniformità delle idee musicali.
Paolo Cairoli
(dagli archivi Rai)
Wolfgang Amadeus Mozart
Concerto n. 24 in do minore KV 491 per pianoforte e orchestra
L’immagine di un Mozart distaccato e apollineo, amata dalle beate serre
neoclassiche, non è più prediletta dalla osservazione critica contemporanea.
Soprattutto un gruppo di opere, composte in un breve giro di anni tra il 1785 e
il 1788, si apre definitivamente ad una idea dal tragico, come il Don Giovanni,
il Quintetto in sol minore KV 516, la Sinfonia in sol minore KV 550, la Fantasia in
do minore KV 475, o i celeberrimi Concerti pianistici, quello in re minore KV 466,
e in do minore KV 491. In particolare quest’ultimo può essere considerato come
il modello della produzione preromantica mozartiana. La nuova esegesi ha
dimostrato che qui «la musica si scioglie dai ceppi della simmetria e regolarità
arcadica e rococò, dalle cadenze e progressioni prevedibili, dalle modulazioni
rachitiche» per scoprire un’ansia drammatica che, nel primo tempo, schiude le
porte del moderno. Naturalmente gli abissi mozartiani sono sempre bilanciati
dalla riemersione di un mondo edenico, rasserenato: ed è ciò che si nota nel
Larghetto. Ma l'Allegretto conclusivo rimescola ancora le carte: la piacevolezza
e il garbo quasi mondani dell’avvio sono oscurati da fulminei cromatismi e
da interne frenesie. E allora l’opera si conclude circolarmente con cupezze
subitanee, a conferma che la scelta del do minore non è forse casuale.
Mario Messinis
(dagli archivi Rai)
Alexander Lonquich
partecipano al concerto
VIOLINI PRIMI
*Roberto Ranfaldi (di spalla), °Giuseppe Lercara, °Marco Lamberti, Antonio Bassi, Irene Cardo,
Claudio Cavalli, Patricia Greer, Valerio Iaccio, Francesco Punturo, Matteo Ruffo, Lynn Westerberg,
Aldo Cicchini.
VIOLINI SECONDI
Nato a Trier in Germania, nel 1977 ha vinto il Primo Premio al Concorso Casagrande
dedicato a Schubert. Da allora ha tenuto concerti in Giappone, Stati Uniti ed Europa.
Ha collaborato con direttori d’orchestra quali Claudio Abbado, Kurt Sanderling, Ton
Koopman, Emmanuel Krivine, Marc Minkowski e in particolare con Sándor Végh e
la Camerata Salzburg, di cui è tuttora regolare ospite nella veste di direttore-solista.
Nell’ambito della musica da camera ha collaborato con artisti del calibro di Christian
Tetzlaff, Joshua Bell, Heinrich Schiff, Steven Isserlis, Isabelle Faust, Jörg Widmann, Boris
Pergamenschikow, Heinz Holliger e Frank Peter Zimmermann e ha ottenuto numerosi
riconoscimenti internazionali quali il "Diapason d’Or", il "Premio Abbiati" e il "Premio
Edison". Nel 2003 ha formato, con la moglie Cristina Barbuti, un duo pianistico che si
esibisce in Europa. Nei suoi concerti Lonquich appare spesso nella doppia veste di
pianista e fortepianista spaziando da C. Ph. E. Bach a Schumann e Chopin. Nel ruolo
di direttore-solista collabora stabilmente con l’Orchestra da Camera di Mantova – da
ricordare il progetto sull’integrale dei Concerti per pianoforte e orchestra di Mozart - e
con l’Orchestra della Radio di Francoforte, la Royal Philharmonic Orchestra, la Deutsche
Kammerphilarmonie, la Camerata Salzburg, la Mahler Chamber Orchestra, l’Orchestre
des Champs Elysées e la Filarmonica della Scala di Milano. Si esibisce regolarmente per
l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, anche come direttore-solista. Negli ultimi anni è
apparso al Teatro Carlo Felice di Genova, al Conservatorio e al Teatro alla Scala di Milano,
al Teatro La Fenice di Venezia, al Teatro Regio di Parma, al Conservatorio di Torino, al
Parco della Musica di Roma. Dopo aver effettuato incisioni per EMI dedicate a Mozart,
Schumann e Schubert, ha iniziato una collaborazione con la ECM registrando musiche
del compositore israeliano Gideon Lewensohn e un CD con musiche di Fauré, Ravel
e Messiaen. Recentemente ha inciso la Kreisleriana e la Partita di Holliger. Svolge un
intenso lavoro in campo didattico tenendo masterclass in Europa, Stati Uniti e Australia.
Ha collaborato in forma stabile con l’Accademia Pianistica di Imola e la Hochschule
für Musik di Colonia. Convinto che il sistema educativo musicale sia da integrare e in
parte da ripensare, si è impegnato nella conduzione di laboratori teatrali/musicali.
Particolarmente riuscita l’esperienza del laboratorio Kinderszenen dedicato all’infanzia.
*Roberto Righetti, Valentina Busso, Jeffrey Fabisiak, Rodolfo Girelli, Alessandro Mancuso,
Antonello Molteni, Elisa Schack, Isabella Tarchetti, Demian Baraldi, Marcello Miramonti.
VIOLE
*Ula Ulijona, Margherita Sarchini, Massimo De Franceschi, Federico Maria Fabbris, Alberto Giolo,
Martina Anselmo, Gianni De Rosa, Matteo Giacosa.
VIOLONCELLI
*Pierpaolo Toso, Giuseppe Ghisalberti, Giacomo Berutti, Pietro Di Somma, Stefano Pezzi,
Fabio Storino.
CONTRABBASSI
*Cesare Maghenzani, Silvio Albesiano, Luigi Defonte, Maurizio Pasculli.
FLAUTI
*Marco Jorino, Luigi Arciuli.
OBOI
*Francesco Pomarico, Franco Tangari.
CLARINETTI
*Cesare Coggi, Graziano Mancini.
FAGOTTI
*Andrea Corsi, Cristian Crevena.
CORNI
*Ettore Bongiovanni, Bruno Tornato.
TROMBE
*Marco Braito, Roberto Rivellini.
TIMPANI
*Maurizio Bianchini
*prime parti ° concertini
Ascoltare, conoscere, incontrare, ricevere inviti per concerti fuori
abbonamento, scoprire pezzi d’archivio, seguire le tournée dell’Orchestra,
avere sconti e facilitazioni. In una parola, diventare AMICI.
Sono molti i vantaggi offerti dall’associazione Amici dell’Orchestra
Sinfonica Nazionale della Rai: scegliete la quota associativa che preferite
e iscrivetevi subito!
Tutte le informazioni e gli appuntamenti sono disponibili sul sito
www.amiciosnrai.it o scrivendo a [email protected].
La Segreteria degli AMICI dell’OSN Rai è attiva mezz’ora prima di ogni
concerto presso la Biglietteria dell’Auditorium Rai, oppure il martedì e il
giovedì dalle 10 alle 12, telefonando al 335 6944539.
E IMMAGINI
IL SUONO DELL
to
el cinema mu
Capolavori dstra Sinfonica della Rai
abiria
con l’Orche
entenario di C
del C
in occasione
"A.Toscanini"
AUDITORIUM RAI
- Torino
Piazza Rossaro
,30
gio 2014 - ore 20
Giovedì 29 mag
aplin
914) di Charlie Ch
(1
s"
ce
Ra
to
Au
aplin
"Kid
925) di Charlie Ch
(1
o"
or
ll'
de
re
"La febb
Venerdì 6 giugno
0
2014 - ore 20,3
7) di Fritz Lang
"Metropolis" (192
,30
no 2014 - ore 20
Martedì 17 giug
"Cabiria"
CONVENZIONE OSN RAI - VITTORIO PARK
Tutti gli Abbonati, i possessori di Carnet e gli acquirenti dei singoli Concerti
per la Stagione Sinfonica OSN Rai 2013/14 che utilizzeranno il VITTORIO
PARK DI PIAZZA VITTORIO VENETO nelle serate previste dal cartellone,
vidimando il biglietto di sosta nell’apposita macchinetta installata nel
foyer dell’Auditorium Toscanini, avranno diritto allo sconto del 25% sulla
tariffa oraria ordinaria.
PER INFORMAZIONI RIVOLGERSI AL PERSONALE DI SALA O IN BIGLIETTERIA.
Le varie convenzioni sono consultabili sul sito www.osn.rai.it alla
sezione "riduzioni".
Redazione a cura di Irene Sala
i Pastrone
(1914) di Giovann
Sabato 21 giugno
"Rapsodia
0
2014 - ore 20,3
di Nino Oxilia
Satanica" (1917)
BIGLIETTI:
: 20 euro
a in ogni settore
poltrona numerat
: 15 euro
a in ogni settore
poltrona numerat
(posti a visibilità
otta)
leggermente rid
LUNEDÌ 2 GIU
GNO 2014 ore
20.30
Consiglio Regionale del Piemonte
Comitato per la Resistenza e la Costituzione
Concerto per la 68ˆ Festa della Repubblica
Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai
Michele Mariotti direttore
Gioachino Rossini
Guillaume Tell. Ballabili
Pas de six, dall’atto I
Pas de trois - Pas de soldats, dall’atto III
Giuseppe Verdi
Macbeth. Ballabili dall’atto III
Antonín Dvořák
Sinfonia n. 8 in sol maggiore op. 88
Presentazione di Michele dall’Ongaro
I biglietti (massimo 2 per persona), disponibili gratuitamente fino
a esaurimento posti, potranno essere ritirati presso la biglietteria
dell'Auditorium (via Rossini 15, Torino) dal 27 al 30 maggio 2014 dalle
ore 10.30 alle ore 18.30.
SINGOLO CONCERTO
Poltrona numerata: da 30,00 a 15,00 euro (ridotto giovani)
INGRESSO
Posto non assegnato: da 20,00 a 9,00 euro (ridotto giovani)
BIGLIETTERIA
Tel. 011/8104653 - 8104961 - Fax 011/8170861
[email protected] - www.osn.rai.it