49a Stagione 2014/2015 - Orchestra di Padova e del Veneto

2 ottobre
Lortie
49a Stagione
2014/2015
Fondazione
Orchestra di Padova e del Veneto
via Marsilio da Padova 19
35139 Padova
T 049 656848 · 049 656626
F 049 657130
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www.opvorchestra.it
Giovedí 2 ottobre 2014 / Serie Blu
Auditorium Pollini – ore 20.45
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 instagram.com/opvorchestra
Louis Lortie
Con il contributo di
Si ringrazia
Concerto n° 6254
Direttore e pianoforte solista
Programma
Interpreti
Franz Schubert (1797-1828)
Danze tedesche op. post. D 820
Versione per orchestra di Anton Webern (1931)
LOUIS LORTIE
Franz Liszt (1811-1886)
Concerto n. 2 in la maggiore per pianoforte e orchestra S 125
Andante sostenuto assai, L’istesso tempo
Allegro agitato assai, Allegro moderato
Allegro deciso, sempre allegro
Marziale, un poco meno allegro, un poco piú mosso
Allegro animato, Stretto
{ intervallo }
Anton Webern (1883-1945)
Cinque pezzi op. 5 per archi
Heftig bewegt
Sehr langsam
Sehr lebhaft
Sehr langsam
In zarter Bewegung
Franz Schubert
Sinfonia n. 3 in re maggiore D 200
Adagio maestoso, Allegro con brio
Allegretto
Menuetto (Vivace), Trio
Presto vivace
4
progr amma
Il pianista franco-canadese Louis
Lortie è rinomato in Europa, Asia e
Stati Uniti soprattutto per la ricerca
di un’originalità interpretativa figlia
di un ampio repertorio piú che per
la specializzazione in un unico stile.
The Times, descrivendo il suo stile
come «puro ed immaginativo», ha
trovato in Lortie una «combinazione
di spontaneità e maturità che solo
i grandi pianisti hanno». Lortie ha
eseguito l’integrale delle Sonate per
pianoforte di Beethoven alla Wigmore
Hall di Londra, alla Filarmonica
di Berlino e alla Sala Grande del
Conservatorio Verdi di Milano. Die
Welt ha definito la sua esibizione
di Berlino «il miglior Beethoven
dai tempi di Wilhelm Kempff». Con
l’Orchestra Sinfonica di Montreal ha
eseguito e diretto i cinque Concerti
per pianoforte di Beethoven e
l’integrale dei Concerti di Mozart. Ha
inoltre suonato le opere complete
di Ravel a Londra e a Montreal per
la BBC e la CBC ed è noto in tutto
il mondo per le sue interpretazioni
degli Studi di Chopin. Nel 2011
ha reso omaggio al bicentenario
della nascita di Liszt presentando
il ciclo completo degli Années de
pèlerinage nelle principali capitali e
ai festival musicali piú prestigiosi
del mondo. Nel 2014 eseguirà lo
stesso ciclo presso la Carnegie
Hall. La registrazione di questa
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interpreti
sua monumentale interpretazione,
pubblicata per l’etichetta Chandos, è
stata premiata come una delle dieci
migliori registrazioni del 2012 dal
New Yorker. Nella stagione 2013/2014
Lortie sarà in tournée in Australia,
Hong Kong e Taiwan, tornerà ai Proms
della BBC e suonerà nuovamente
con le Orchestre di St. Louis, Atlanta,
Dallas, Vancouver, Detroit, Norimberga,
Dresda e Amburgo con l’Orchestre de
la Suisse Romande e con l’Orchestra
Filarmonica della BBC. Inoltre,
suonerà e dirigerà un programma
incentrato su Mozart per la Sinfonica
di Toronto e si esibirà in recital presso
il Kennedy Center, la Carnegie Hall,
la Sydney Opera House, il National
Arts Center, la Duke University e al
Casals Festival, a Filadelfia, Varsavia,
Montreal, Bournemouth e Milano.
La scorsa stagione ha interpretato
Gershwin a San Paolo con la direzione
di Tortelier, Liszt con la NHK Tokyo
sotto la direzione di Dutoit, Chopin
con l’Orchestra di Cleveland diretta
da Van Zweden, Schubert e Liszt a
Utrecht con la direzione di Krivine
e Mozart con la Royal Philharmonic
Orchestra diretta da Dutoit. Louis
Lortie è stato inoltre protagonista di
tournée con l’Orchestra Filarmonica
della Scala nel Concerto n. 2 di Brahms
e con l’Orchestra Beethoven di Bonn
nei Concerti n. 4 e 5 di Beethoven.
Si è esibito nuovamente presso
l’Orchestra Hall di Chicago e altre
importanti sale concertistiche con il
suo programma in recital «Lortie goes
to the Opera». Si è esibito in recital
anche a Copenhagen, Osaka, Cremona
e Dresda. Ha collaborato con famosi
direttori d’orchestra tra cui R. Chailly,
L. Maazel, J. Van Zweden, K. Masur,
S. Ozawa, C. Dutoit, K. Sanderling,
N. Järvi, Sir A. Davis, W. Sawallisch,
Sir M. Elder, H. Lintu e O. Vänskä. Ha
inoltre preso parte a numerosi progetti
di musica da camera con A. Dumay.
Lortie forma un affiatato duo con la
pianista canadese H. Mercier. Ha al suo
attivo piú di trenta registrazioni per
l’etichetta Chandos, con un repertorio
che spazia da Mozart fino a Stravinsky,
oltre all’integrale delle Sonate di
Beethoven e gli Années de pèlerinage
di Liszt. La sua registrazione del
Concerto per pianoforte di Lutoslawski
e delle Variazioni di Paganini con E.
Gardner e la Sinfonica della BBC è stata
pubblicato nel 2012, cosí come il suo
ultimo album con le opere di Chopin,
che è stato nominato tra le migliori
registrazioni del 2012 dal New York
Times. Progetti futuri includono un
disco con trascrizioni di opere di Liszt.
La registrazione delle «Variazioni
Eroica» di Beethoven ha vinto il
premio Edison. Il CD delle opere di
Schumann e Brahms è stato nominato
come uno dei migliori cd dell’anno dal
BBC Music Magazine, che ha anche
nominato il suo disco degli studi di
Chopin una delle «50 registrazioni
di pianisti superlativi». La sua
interpretazione delle opere complete
per pianoforte e orchestra di Liszt con
la Residentie Orchestra de L’Aia è stata
una Gramophone Editor’s Choice. Per
l’etichetta canadese ATMA Classique
ha registrato i Concerti di Mendelssohn
con l’Orchestra Sinfonica del Quebec
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interpreti
e, come direttore, la Sinfonia «La
Riforma» di Mendelssohn. Ha studiato
a Montreal con Y. Hubert (studente del
leggendario A. Cortot), a Vienna con lo
specialista di Beethoven D. Weber ed
in seguito con il discepolo di Schnabel,
L. Fleisher. Ha debuttato con la
Sinfonica di Montreal all’età di tredici
anni e, tre anni dopo, la sua prima
esibizione con la Sinfonica di Toronto
ha portato a una storica tournée in
Cina e Giappone. Nel 1984 ha vinto il
Primo Premio del Concorso Busoni e si
è contraddistinto al Concorso di Leeds.
Nel 1992 è stato nominato Ufficiale
dell’Ordine del Canada ed in seguito ha
ricevuto sia l’Ordine del Quebec sia un
dottorato onorario dall’Università di
Laval. Lortie vive a Berlino dal 1997
ma risiede saltuariamente anche in
Canada e in Italia.
www.louislortie.com
ORCHESTRA DI PADOVA
E DEL VENETO
L’Orchestra di Padova e del Veneto
si è costituita nell’ottobre 1966 e
nel corso di quasi cinquant’anni di
attività si è affermata come una
delle principali orchestre da camera
italiane nelle piú prestigiose sedi
concertistiche in Italia e all’estero.
L’Orchestra è formata sulla base
dell’organico del sinfonismo ‘classico’.
Peter Maag – il grande interprete
mozartiano – ne è stato il direttore
principale dal 1983 al 2001. Alla
direzione artistica si sono succeduti
Claudio Scimone, Bruno Giuranna,
Guido Turchi, Mario Brunello
(direttore musicale, 2002-2003).
Filippo Juvarra (Premio della Critica
Musicale Italiana “Franco Abbiati”
2002) ha firmato la programmazione
artistica fino al 2014-2015.
Dall’agosto 2014 il direttore artistico
è Clive Britton. Nella sua lunga
vita artistica l’Orchestra annovera
collaborazioni con i nomi piú insigni
del concertismo internazionale,
tra i quali si ricordano S. Accardo,
P. Anderszewski, M. Argerich, V.
Ashkenazy, J. Barbirolli, Y. Bashmet,
R. Buchbinder, M. Campanella, G.
Carmignola, R. Chailly, C. Desderi,
G. Gavazzeni, R. Goebel, N. Gutman,
Z. Hamar, A. Hewitt, C. Hogwood, L.
Kavakos, T. Koopman, A. Lonquich,
R. Lupu, M. Maisky, V. Mullova, A.S.
Mutter, M. Perahia, I. Perlman, M.
Quarta, J.P. Rampal, S. Richter, M.
Rostropovich, H. Shelley, J. Starker,
R. Stoltzman, H. Szeryng, U. Ughi,
S. Vegh, K. Zimerman. L’Orchestra
è l’unica Istituzione ConcertisticoOrchestrale (ICO) operante nel Veneto
e realizza circa 120 concerti l’anno,
con una propria stagione a Padova,
concerti in Regione, in Italia per le
maggiori Società di concerti e Festival,
e tournée all’estero. Tra gli impegni
piú recenti si ricordano i concerti
diretti dal Maestro Tan Dun per il
Festival Pianistico Internazionale
di Brescia e Bergamo, il concerto al
Festival «In terra di Siena» diretto
dal Maestro Vladimir Ashkenazy, i
concerti a Milano per il Festival MITO
SettembreMusica con il pianista e
direttore Olli Mustonen, e a Venezia
per il 7° Festival Internazionale di
Danza Contemporanea e per il 57°
Festival Internazionale di Musica
Contemporanea della Biennale, a
Orenburg (Russia) per il 4° Festival
Internazionale Msitislav Rostropovich
con il violoncellista e direttore David
Geringas, tutti appuntamenti che
hanno riscosso l’unanime plauso
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interpreti
della critica. Nelle ultime Stagioni
l’Orchestra si è distinta anche nel
repertorio operistico, riscuotendo
unanimi apprezzamenti in diversi
allestimenti di Don Giovanni, Le nozze
di Figaro e Cosí fan tutte di Mozart,
L’elisir d’amore, Don Pasquale e
Lucrezia Borgia di Donizetti, Rigoletto
di Verdi, La voix humaine di Poulenc
e Il telefono di Menotti. A partire
dal 1987 l’Orchestra ha intrapreso
una vastissima attività discografica
realizzando oltre cinquanta incisioni
per le piú importanti etichette.
Tra queste si segnalano i Concerti
BWV 1054 e BWV 1058 di Bach
e il Concerto K 503 di Mozart con
S. Richter e Y. Bashmet (Teldec), i
Concerti per violoncello di Boccherini
con D. Geringas e B. Giuranna
(Claves, Grand Prix du Disque 1989),
La Betulia liberata di Mozart con P.
Maag (Denon), i Concerti per violino
e la Sinfonia Concertante di Mozart
con F. Gulli e B. Giuranna (Claves),
l’Integrale delle Sinfonie di Beethoven
con P. Maag (Arts), il Concerto K
466 di Mozart con M. Argerich e A.
Rabinovitch (Teldec), L’Isola disabitata
e La fedeltà premiata di Haydn con
D. Golub (Arabesque), i Concerti per
pianoforte K 595 e K 271 di Mozart
e Hob:XVIII.11 di Haydn con J.M.
Luisada e P. Meyer (BMG-France).
Piú recenti sono le pubblicazioni di
un CD dedicato a E. Wolf-Ferrari con
D. Dini Ciacci, oboe e corno inglese,
P. Carlini, fagotto e Z. Hamar (cpo),
dell’oratorio La Passione di Gesú
Cristo di J.G. Naumann diretto da S.
Balestracci (cpo), del DVD Homage to
Amadeus con F.-J. Thiollier, pianoforte
(Multigram), del CD dedicato alle
Sinfonie concertanti per oboe e
fagotto di G. Cambini con D. Dini
La musica è necessaria
al vivere civile dell’uomo,
perché si basa sull’ascolto.
—Claudio Abbado
L’Orchestra di Padova e del Veneto all’Auditorium del Parco, L’Aquila
Photo Francesco Casciola
Ciacci, oboe e direttore, P. Carlini,
fagotto (Sony Classical) e del CD
Checkpoint dedicato a musiche di
M. Dall’Ongaro con Marco Angius,
direttore (Stradivarius). Di prossima
pubblicazione la prima registrazione
mondiale della Passione di Gesú Cristo
di F. Paër diretto da S. Balestracci
(cpo) e i Concerti per violoncello di
Haydn e Wranitzky con E. Bronzi,
solista e direttore (Concerto).
L’Orchestra di Padova e del Veneto
è sostenuta da Ministero per i Beni
e le Attività Culturali, Regione del
Veneto, Provincia di Padova, Comune
di Padova e Fondazione Antonveneta.
Dall’ottobre 2011 ha acquisito la
natura giuridica di «Fondazione».
www.opvorchestra.it
Fondazione Antonveneta
Via Verdi, 15
35139 Padova
www.fondazioneantonveneta.it
8
interpreti
9
Per la musica.
Un impegno
condiviso con voi.
Partecipano al concerto
Sul programma di stasera
Violino principale
Schubert/Webern
Danze tedesche
Črtomir Šiškovič
Violini primi
Stefano Bencivenga **
Enrico Rebellato **
Davide Dal Paos
Sonia Domoustchieva
Ivan Malaspina
Kálmán Tabányi °
Shuji Fujiki °
Violini secondi
Gianluca Baruffa *
Serena Bicego
Pavel Cardas
Chiaki Kanda
Roberto Zampieri
Tiziana Lafuenti °
Viole
Alberto Salomon *
Floriano Bolzonella
Silvina Sapere
Giada Broz
Simone Siviero °
Violoncelli
Mario Finotti *
Caterina Libero
Fernando Sartor
Giancarlo Trimboli
Oboi
Paolo Brunello *
Viktor Vecchioni
Clarinetti
Luca Lucchetta *
Rocco Carbonara
Fagotti
Aligi Voltan *
Benedetta Targa
Corni
Marco Bertona *
Danilo Marchello *
Trombe
Simone Lonardi *
Roberto Caterini
Tromboni
Alessio Savio *
Fabio Rovere
Mario Pilati
Tuba
Roberto Ronchetti *
Timpani
Alberto Macchini *
Percussioni
Arrigo Axia°
Negli ultimi, difficili anni della sua vita, Mozart scrisse spesso musica per le
sale da ballo di Vienna allo scopo di migliorare la propria situazione finanziaria.
Diverse delle sue raccolte di Danze tedesche rivelano il suo genio tanto quanto i
grandi capolavori dello stesso periodo.
Schubert scrisse queste sei Danze tedesche nell’ottobre 1824 per Caroline
Esterházy, figlia del conte ungherese che ingaggiò Schubert per dare lezioni di
musica ai propri figli. Come gran parte della sua produzione, le danze tedesche
non furono pubblicate durante la sua vita. Malgrado gli sforzi di Mendelssohn,
Schumann e Brahms nei decenni seguenti la morte del compositore per portarne
alla luce l’opera, il manoscritto delle danze tedesche rimase in mani private fino al
1930, quando, dopo la loro scoperta, la Universal Edition di Vienna commissionò
un arrangiamento orchestrale ad Anton Webern. Le prime tre danze sono in la bemolle maggiore, mentre le altre in si bemolle maggiore. La suddivisione naturale
che ne deriva è sottolineata da ritornelli ‘da capo’ della prima danza dopo la terza
e della quarta dopo la sesta, producendo cosí una sensazione di entità musicali a
sé stanti. Nella sua versione orchestrale Webern – che fu discepolo di Schönberg
ed esponente di punta dell’atonalità e della Seconda Scuola viennese nei primi
decenni del XX secolo – mostrò un approccio sorprendentemente fedele allo spirito schubertiano. Ciò è testimoniato in particolare dal dialogo in miniatura tra i
fiati nella seconda danza e dalla delicata giustapposizione tra solo e tutti degli
archi nella terza. Impegnare cosí tanta cura in un progetto che avrebbe potuto
sembrare un esercizio di studente pare quasi eccessivo, ma nell’orchestrazione di
Webern possiamo riconoscere un atto di ammirazione e omaggio da un maestro
viennese all’altro.
Contrabbassi
Michele Gallo *
Giorgia Pellarin
Michele Todescato °
Flauti
Mario Folena *
Riccardo Pozzato
Ottavino
Veronica La Malfa °
10
partecipano al concerto
* Prima parte
** Concertino
° L’organico del concerto prevede
l’inserimento di studenti nell’ambito
di una collaborazione fra l’opv
e il Consorzio tra i Conservatori
del Veneto.
Liszt
Concerto n. 2
«Fu principe e artista, e già al tempo della sua vita fu leggenda. Principeschi
erano il suo modo di sentire, il suo aspetto, il suo modo di fare; gli impresse il sigil-
11
Sul progr amma di staser a
lo di artista la fortunata unione di talento, intelligenza, perseveranza e idealismo.
Come artista ebbe tutti i segni distintivi dei grandi: l’universalità della sua arte, i
tre periodi creativi, lo spirito di ricerca sino alla fine; le sue capacità misteriose,
le sue esibizioni prestigiose, l’efficacia magnetica delle sue arti gli conferirono
l’ ’aura leggendaria’. Le sue mete sono ascensione, affinamento e liberazione. Solo
una persona elevata aspira a salire, solo una nobile mente ad affinarsi, solo uno
spirito libero alla libertà. Egli è diventato il simbolo del pianoforte, che innalzò al
rango principesco, perché diventasse degno di lui stesso».
Queste parole di Ferruccio Busoni assumono il significato di un omaggio da parte
di un grande pianista-compositore a beneficio di quello che fu uno dei protagonisti della musica tardo-ottocentesca; protagonista, come lo fu Busoni stesso, sia sul
piano della produzione compositiva sia su quello dell’interpretazione esecutiva.
A parte l’aspetto ‘leggendario’ – meno rilevante, nelle vicende biografiche del
musicista ungherese, rispetto alle mitizzazioni mistificatorie solitamente tramandateci! – non poco significativa risulta qui la puntualizzazione con la quale Busoni
mette a fuoco, oltre che i piú notevoli attributi propri al suo illustre collega, le
non poche affinità che accomunano il musicista italiano con quello ungherese.
In dettaglio: le fisiche sembianze e il modo di sentire ‘principeschi’ (intendiamo
con questo aggettivo la singolarità della figura fisica e, soprattutto, la raffinata
sensibilità artistica), il talento di prim’ordine, l’intelligenza straordinaria e produttiva, la perseveranza nel seguire contemporaneamente il cammino dell’attività
concertistica e di quella compositiva, l’idealismo estraneo al mediocre esercizio
dell’ambizione fine a se stessa, lo spirito di ricerca stilisticamente progressivo,
la propensione a fare dell’interpretazione musicale un’esperienza prestigiosa;
codesti sono tutti aspetti che appartengono sia al musicista italiano che a quello
ungherese.
L’Adagio sostenuto assai del Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra inizia con
una plastica introduzione strumentale affidata al timbro dei legni (flauto, oboe,
clarinetti, fagotti). L’entrata del pianoforte prevede, per lo strumento solista, una
funzione decorativa risolta attraverso il costante impiego dell’arpeggio. Questo
tipo di decorazione acquista maggiore spicco, dopo la prima entrata del corno
solista e lo stacco del Poco piú mosso, attraverso la mobile concitazione delle
fioriture virtuosistiche destinate a risolvere in una breve cadenza del pianoforte.
Dopo di che si ritorna al tempo iniziale, con una incisiva proposta tematica, introdotta con fermezza dallo strumento solista.
Nella rapida mutabilità del discorso musicale, quasi subito si arriva all’Allegro
agitato assai, dove il discorso musicale conclude nei termini della piú evidente
dinamicità. Ancor piú concitato appare l’episodio successivo che, utilizzando una
classificazione formale propria del barocco Concerto grosso, impone sia all’orchestra che allo strumento solista, una vivace mobilità, destinata a risolversi in una
nuova e breve cadenza.
Franz Liszt nel 1858 in un ritratto fotografico di Franz Hanfstaengl.
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13
Sul progr amma di staser a
Nel successivo Allegro moderato, un particolare rilievo spetta, ad un certo punto,
allo strumento solista impegnato in un episodio appassionato e cantabile. L’episodio, prima risolve in una nuova cadenza del pianoforte, poi si fissa alla dimensione
di un Allegro deciso. Il tempo che segue è caratterizzato da una vigorosa marcatura ritmica associata alla massiccia strutturazione del discorso musicale. Da qui
in avanti, il discorso musicale si fa sempre piú denso e concitato fino all’episodio
conclusivo, dove sia l’orchestra che lo strumento solista si dispongono nell’ambito
di una prospettiva strutturale nella quale l’euforia virtuosistíca del pianoforte –
tutt’altro che insignificante come veicolo di una incalzante spavalderia espressiva
– si associa alla brillante scrittura progettata per l’accompagnamento orchestrale.
Webern
Cinque pezzi op. 5
Anton Webern era quel genere di allievo capace di appropriarsi dell’idea di
un docente e di farla propria – una qualità che rappresenta sia un omaggio che
una sfida nei confronti del maestro. Arnold Schönberg una volta osservò: «Devo
tenere tutte le mie nuove idee segrete a Webern, altrimenti le utilizza prima di
me, e cosí mi trovo nella situazione imbarazzante di sembrare di imitare i miei
allievi.» Cosí quando Schönberg cominciò ad ampliare le sue esplorazioni armoniche verso l’atonalità, Webern era piú che pronto a spingere il concetto verso
territori sempre piú radicali.
La versione originale dei Cinque pezzi op. 5 fu scritta per quartetto d’archi (1909)
e rappresenta un’espressione precoce del modo del compositore di rendere motivi interconnessi in una trama cristallina, nella quale ogni singolo elemento dimostra la sua propria identità indipendente pur nell’unità complessiva. Il risultato ha
fatto parlare di linguaggio ‘unico’ quanto ‘frustrante’, poiché l’utilizzo di elementi
cosí compatti rende complessa – sia per l’ascoltatore che per lo specialista – la
spiegazione attraverso un linguaggio tradizionale e lineare di come Webern arrivi
a tale risultato.
Il primo movimento è in forma sonata, ma è talmente concentrato che la narrativa normalmente espressa tramite l’opposizione armonica è in realtà assente; qui
all’ascoltatore è offerta un’interpretazione piú astratta del contrasto armonico.
Webern fu anche all’avanguardia del concerto di Klangfarbenmelodie (melodia di
timbri o di colori sonori); qui la sua tavolozza comprende una gamma di tecniche
strumentali poco convenzionali: l’uso del legno dell’arco sulle corde, arcate sul
ponticello e suoni armonici. Il secondo movimento, estremamente lento, utilizza
l’intervallo dissonante di seconda minore (note adiacenti) per creare una frizione
armonica continua. Il terzo movimento, uno scherzo nel carattere ma non nella
forma, finisce praticamente ancor prima di cominciare, con un uso del pizzicato
14
Sul progr amma di staser a
che ricorda Mendelssohn. Gli esperimenti tonali dilatati e la suggestione delle frasi interrotte rendono il quarto pezzo stranamente inquietante e soprannaturale.
Il piú lungo tra i movimenti, il quinto, emerge da un impulso appena percettibile,
diventando una forma appena percettibile fino all’intenso scoppio, prima di un
ritorno nell’ombra.
Schubert
Sinfonia n. 3
Schubert, che nei Lieder aveva scoperto nuove ragioni della sensibilità umana
con incredibile precocità, nelle Sinfonie era rimasto fedele ai modelli di Haydn
e Mozart senza quasi misurarsi con la creatività espletata da Beethoven in questo settore; nei Lieder aveva bruciato le tappe del genio romantico (Margherita
all’arcolaio è del 1814, il compositore aveva diciassette anni), nelle Sinfonie restò
un classico, anzi un classicista (da questa etichetta, naturalmente, sono escluse
l’Incompiuta e la Sinfonia in do maggiore detta ‘Grande’); tuttavia anche nel delicato drappello di quelle prime prove orchestrali la misura e la mano del gusto
schubertiano conquistano con l’emersione di frasi, momenti e pagine incantevoli.
La maggior parte delle Sinfonie nascono fra il 1813 e il 1818, nella prima giovinezza di Schubert; nessuno di questi lavori circolò presso i contemporanei; sorte
comune del resto ai due capolavori sopra ricordati, nati nel 1822 e nel 1828 ed
entrambi divenuti famosi molti anni dopo la morte del compositore. La Terza sinfonia viene alla luce nel 1815 (l’avvio, per una cinquantina di battute, nel mese
di maggio, tutto il resto fra l’11 e il 19 luglio), anno assai fitto di creazioni; basti
pensare alla marea di 145 lieder e a vari lavori teatrali tra cui il singspiel Claudine
von Villa Bella. Come quasi tutte le Sinfonie di Schubert anche la Terza si apre
con un adagio introduttivo (particolarità piú cara a Haydn che a Mozart), qui un
conciso Adagio maestoso che sfocia nell’Allegro con brio: è il clarinetto che apre
il discorso con un tema dall’arguzia rossiniana ed è un altro legno, l’oboe, che
espone il secondo tema, per nulla desideroso di azzuffarsi beethovenianamente
con il primo. Non c’è movimento lento, ma un Allegretto nella piú semplice forma
ternaria; il primo episodio ricorda ancora Haydn, in qualche sua preziosa orologeria, l’episodio centrale è affidato al clarinetto e si presenta con una cordialità di
tipo operistico. Di umore piú bizzarro, per l’anomalía dell’accentuazione ritmica,
è il Minuetto che strapazza un po’ la cerimoniosità della vecchia danza; nel Trio
intermedio, oboe e fagotto, a braccetto come due vecchi bricconi, abbozzano un
passo di danza, qualche riverenza, ma si sente subito che muoiono dalla voglia di
ridere. Finale alla tarantella (Presto vivace) in una pagina scintillante che preannuncia la soleggiata «Italiana» di Mendelssohn.
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Sul progr amma di staser a
Prossimi concerti
P. Berman
E. Kunz
Coltiviamo, da sempre
Giovedí 30 ottobre
Serie Verde
Auditorium C. Pollini, ore 20.45
Giovedí 13 novembre
Serie Blu
Auditorium C. Pollini, ore 20.45
Romolo Gessi
Michele Carulli
Direttore
Direttore
Eduard Kunz
Pavel Berman
Pianoforte
Violino
Piotr Il’ich Tchaikovskij
Concerti n. 1 e n. 2
per pianoforte e orchestra
Wolfgang Amadeus Mozart
Idomeneo, Ouverture
Richard Strauss
Concerto op. 8
per violino e orchestra
Sinfonia per fiati op. post.
Nel 150° anniversario della nascita
di R. Strauss (1864-2014)
Via Follo, 5
S. Stefano di Valdobbiadene TV
www.lecolture.it
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prossimi concerti
Amici dell’OPV
È un’associazione senza scopo di lucro
che si propone di sostenere l’OPV in
tutte le sue attività. Si dedica in particolare alla promozione di iniziative
rivolte ai giovani e al nuovo pubblico,
avvalendosi del contributo di Privati
e Aziende.
GLI OBIETTIVI
L’Associazione realizza un programma
annuale intervenendo in quattro ambiti principali.
› Sostenendo l’OPV
Nella realizzazione della Stagione e
dell’attività concertistica attraverso
contributi diretti alla produzione.
› Valorizzando i giovani musicisti
Attraverso la creazione di borse di
studio destinate ai migliori allievi
dei Conservatori del Veneto, coinvolti in alcune tra le piú importanti
produzioni della Stagione.
› Promuovendo i progetti EDU
Per avvicinare i bambini, le famiglie
e il nuovo pubblico all’OPV e alla
musica.
› Ideando iniziative e progetti speciali
Quali incontri, conferenze e concerti
straordinari.
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amici dell’opv
Fondazione OPV
DIVENTARE AMICI
È il modo piú semplice e immediato
per contribuire in prima persona ai
progetti dell’OPV.
Enti Fondatori
Comune di Padova
Provincia di Padova
Regione del Veneto
› I Privati
Potranno usufruire di facilitazioni nell’accesso a tutte le attività
dell’Orchestra e partecipare agli
eventi culturali riservati agli Amici
dell’OPV.
› Le Aziende
Potranno beneficiare di progetti e
iniziative personalizzate, collegando
il proprio nome in maniera esclusiva
ad attività di alto profilo artistico e
culturale.
Consiglio generale
Massimo Bitonci Presidente
Vittorio Trolese Vicepresidente
Luca Zaia
Mirko Patron
Claudio Scimone
Collegio dei Revisori dei Conti
Alberto Galesso Presidente
Francesco Secchieri
Paola Ghidoni
Direttore Artistico
Clive Britton
Adesioni e informazioni
Associazione Amici dell’OPV
Casa della Rampa Carrarese
Via Arco Vallaresso 32
35141 Padova
T +39 348 5337860
[email protected]
Assistente alla direzione artistica
Maffeo Scarpis
Segreteria generale
Fabrizio Rosso
Segreteria artistica e organizzativa
Lucio Lentola
Cecilia Mantovani
Responsabile amministrativa
Fabiana Condomitti
Segreteria amministrativa
Silvia Paccagnella
Progetti scuole e università
Anna Linussio
Ufficio stampa, comunicazione
e progetti speciali
Alberto Castelli
Organizzazione tecnica e logistica
Pietro Soldà
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fondazione opv
Bunker / Cristina Amodeo
www.opvorchestra.it