2 ottobre Lortie 49a Stagione 2014/2015 Fondazione Orchestra di Padova e del Veneto via Marsilio da Padova 19 35139 Padova T 049 656848 · 049 656626 F 049 657130 [email protected] [email protected] www.opvorchestra.it Giovedí 2 ottobre 2014 / Serie Blu Auditorium Pollini – ore 20.45 facebook.com/opvorchestra twitter.com/opvorchestra youtube.com/opvorchestra instagram.com/opvorchestra Louis Lortie Con il contributo di Si ringrazia Concerto n° 6254 Direttore e pianoforte solista Programma Interpreti Franz Schubert (1797-1828) Danze tedesche op. post. D 820 Versione per orchestra di Anton Webern (1931) LOUIS LORTIE Franz Liszt (1811-1886) Concerto n. 2 in la maggiore per pianoforte e orchestra S 125 Andante sostenuto assai, L’istesso tempo Allegro agitato assai, Allegro moderato Allegro deciso, sempre allegro Marziale, un poco meno allegro, un poco piú mosso Allegro animato, Stretto { intervallo } Anton Webern (1883-1945) Cinque pezzi op. 5 per archi Heftig bewegt Sehr langsam Sehr lebhaft Sehr langsam In zarter Bewegung Franz Schubert Sinfonia n. 3 in re maggiore D 200 Adagio maestoso, Allegro con brio Allegretto Menuetto (Vivace), Trio Presto vivace 4 progr amma Il pianista franco-canadese Louis Lortie è rinomato in Europa, Asia e Stati Uniti soprattutto per la ricerca di un’originalità interpretativa figlia di un ampio repertorio piú che per la specializzazione in un unico stile. The Times, descrivendo il suo stile come «puro ed immaginativo», ha trovato in Lortie una «combinazione di spontaneità e maturità che solo i grandi pianisti hanno». Lortie ha eseguito l’integrale delle Sonate per pianoforte di Beethoven alla Wigmore Hall di Londra, alla Filarmonica di Berlino e alla Sala Grande del Conservatorio Verdi di Milano. Die Welt ha definito la sua esibizione di Berlino «il miglior Beethoven dai tempi di Wilhelm Kempff». Con l’Orchestra Sinfonica di Montreal ha eseguito e diretto i cinque Concerti per pianoforte di Beethoven e l’integrale dei Concerti di Mozart. Ha inoltre suonato le opere complete di Ravel a Londra e a Montreal per la BBC e la CBC ed è noto in tutto il mondo per le sue interpretazioni degli Studi di Chopin. Nel 2011 ha reso omaggio al bicentenario della nascita di Liszt presentando il ciclo completo degli Années de pèlerinage nelle principali capitali e ai festival musicali piú prestigiosi del mondo. Nel 2014 eseguirà lo stesso ciclo presso la Carnegie Hall. La registrazione di questa 5 interpreti sua monumentale interpretazione, pubblicata per l’etichetta Chandos, è stata premiata come una delle dieci migliori registrazioni del 2012 dal New Yorker. Nella stagione 2013/2014 Lortie sarà in tournée in Australia, Hong Kong e Taiwan, tornerà ai Proms della BBC e suonerà nuovamente con le Orchestre di St. Louis, Atlanta, Dallas, Vancouver, Detroit, Norimberga, Dresda e Amburgo con l’Orchestre de la Suisse Romande e con l’Orchestra Filarmonica della BBC. Inoltre, suonerà e dirigerà un programma incentrato su Mozart per la Sinfonica di Toronto e si esibirà in recital presso il Kennedy Center, la Carnegie Hall, la Sydney Opera House, il National Arts Center, la Duke University e al Casals Festival, a Filadelfia, Varsavia, Montreal, Bournemouth e Milano. La scorsa stagione ha interpretato Gershwin a San Paolo con la direzione di Tortelier, Liszt con la NHK Tokyo sotto la direzione di Dutoit, Chopin con l’Orchestra di Cleveland diretta da Van Zweden, Schubert e Liszt a Utrecht con la direzione di Krivine e Mozart con la Royal Philharmonic Orchestra diretta da Dutoit. Louis Lortie è stato inoltre protagonista di tournée con l’Orchestra Filarmonica della Scala nel Concerto n. 2 di Brahms e con l’Orchestra Beethoven di Bonn nei Concerti n. 4 e 5 di Beethoven. Si è esibito nuovamente presso l’Orchestra Hall di Chicago e altre importanti sale concertistiche con il suo programma in recital «Lortie goes to the Opera». Si è esibito in recital anche a Copenhagen, Osaka, Cremona e Dresda. Ha collaborato con famosi direttori d’orchestra tra cui R. Chailly, L. Maazel, J. Van Zweden, K. Masur, S. Ozawa, C. Dutoit, K. Sanderling, N. Järvi, Sir A. Davis, W. Sawallisch, Sir M. Elder, H. Lintu e O. Vänskä. Ha inoltre preso parte a numerosi progetti di musica da camera con A. Dumay. Lortie forma un affiatato duo con la pianista canadese H. Mercier. Ha al suo attivo piú di trenta registrazioni per l’etichetta Chandos, con un repertorio che spazia da Mozart fino a Stravinsky, oltre all’integrale delle Sonate di Beethoven e gli Années de pèlerinage di Liszt. La sua registrazione del Concerto per pianoforte di Lutoslawski e delle Variazioni di Paganini con E. Gardner e la Sinfonica della BBC è stata pubblicato nel 2012, cosí come il suo ultimo album con le opere di Chopin, che è stato nominato tra le migliori registrazioni del 2012 dal New York Times. Progetti futuri includono un disco con trascrizioni di opere di Liszt. La registrazione delle «Variazioni Eroica» di Beethoven ha vinto il premio Edison. Il CD delle opere di Schumann e Brahms è stato nominato come uno dei migliori cd dell’anno dal BBC Music Magazine, che ha anche nominato il suo disco degli studi di Chopin una delle «50 registrazioni di pianisti superlativi». La sua interpretazione delle opere complete per pianoforte e orchestra di Liszt con la Residentie Orchestra de L’Aia è stata una Gramophone Editor’s Choice. Per l’etichetta canadese ATMA Classique ha registrato i Concerti di Mendelssohn con l’Orchestra Sinfonica del Quebec 6 interpreti e, come direttore, la Sinfonia «La Riforma» di Mendelssohn. Ha studiato a Montreal con Y. Hubert (studente del leggendario A. Cortot), a Vienna con lo specialista di Beethoven D. Weber ed in seguito con il discepolo di Schnabel, L. Fleisher. Ha debuttato con la Sinfonica di Montreal all’età di tredici anni e, tre anni dopo, la sua prima esibizione con la Sinfonica di Toronto ha portato a una storica tournée in Cina e Giappone. Nel 1984 ha vinto il Primo Premio del Concorso Busoni e si è contraddistinto al Concorso di Leeds. Nel 1992 è stato nominato Ufficiale dell’Ordine del Canada ed in seguito ha ricevuto sia l’Ordine del Quebec sia un dottorato onorario dall’Università di Laval. Lortie vive a Berlino dal 1997 ma risiede saltuariamente anche in Canada e in Italia. www.louislortie.com ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO L’Orchestra di Padova e del Veneto si è costituita nell’ottobre 1966 e nel corso di quasi cinquant’anni di attività si è affermata come una delle principali orchestre da camera italiane nelle piú prestigiose sedi concertistiche in Italia e all’estero. L’Orchestra è formata sulla base dell’organico del sinfonismo ‘classico’. Peter Maag – il grande interprete mozartiano – ne è stato il direttore principale dal 1983 al 2001. Alla direzione artistica si sono succeduti Claudio Scimone, Bruno Giuranna, Guido Turchi, Mario Brunello (direttore musicale, 2002-2003). Filippo Juvarra (Premio della Critica Musicale Italiana “Franco Abbiati” 2002) ha firmato la programmazione artistica fino al 2014-2015. Dall’agosto 2014 il direttore artistico è Clive Britton. Nella sua lunga vita artistica l’Orchestra annovera collaborazioni con i nomi piú insigni del concertismo internazionale, tra i quali si ricordano S. Accardo, P. Anderszewski, M. Argerich, V. Ashkenazy, J. Barbirolli, Y. Bashmet, R. Buchbinder, M. Campanella, G. Carmignola, R. Chailly, C. Desderi, G. Gavazzeni, R. Goebel, N. Gutman, Z. Hamar, A. Hewitt, C. Hogwood, L. Kavakos, T. Koopman, A. Lonquich, R. Lupu, M. Maisky, V. Mullova, A.S. Mutter, M. Perahia, I. Perlman, M. Quarta, J.P. Rampal, S. Richter, M. Rostropovich, H. Shelley, J. Starker, R. Stoltzman, H. Szeryng, U. Ughi, S. Vegh, K. Zimerman. L’Orchestra è l’unica Istituzione ConcertisticoOrchestrale (ICO) operante nel Veneto e realizza circa 120 concerti l’anno, con una propria stagione a Padova, concerti in Regione, in Italia per le maggiori Società di concerti e Festival, e tournée all’estero. Tra gli impegni piú recenti si ricordano i concerti diretti dal Maestro Tan Dun per il Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo, il concerto al Festival «In terra di Siena» diretto dal Maestro Vladimir Ashkenazy, i concerti a Milano per il Festival MITO SettembreMusica con il pianista e direttore Olli Mustonen, e a Venezia per il 7° Festival Internazionale di Danza Contemporanea e per il 57° Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale, a Orenburg (Russia) per il 4° Festival Internazionale Msitislav Rostropovich con il violoncellista e direttore David Geringas, tutti appuntamenti che hanno riscosso l’unanime plauso 7 interpreti della critica. Nelle ultime Stagioni l’Orchestra si è distinta anche nel repertorio operistico, riscuotendo unanimi apprezzamenti in diversi allestimenti di Don Giovanni, Le nozze di Figaro e Cosí fan tutte di Mozart, L’elisir d’amore, Don Pasquale e Lucrezia Borgia di Donizetti, Rigoletto di Verdi, La voix humaine di Poulenc e Il telefono di Menotti. A partire dal 1987 l’Orchestra ha intrapreso una vastissima attività discografica realizzando oltre cinquanta incisioni per le piú importanti etichette. Tra queste si segnalano i Concerti BWV 1054 e BWV 1058 di Bach e il Concerto K 503 di Mozart con S. Richter e Y. Bashmet (Teldec), i Concerti per violoncello di Boccherini con D. Geringas e B. Giuranna (Claves, Grand Prix du Disque 1989), La Betulia liberata di Mozart con P. Maag (Denon), i Concerti per violino e la Sinfonia Concertante di Mozart con F. Gulli e B. Giuranna (Claves), l’Integrale delle Sinfonie di Beethoven con P. Maag (Arts), il Concerto K 466 di Mozart con M. Argerich e A. Rabinovitch (Teldec), L’Isola disabitata e La fedeltà premiata di Haydn con D. Golub (Arabesque), i Concerti per pianoforte K 595 e K 271 di Mozart e Hob:XVIII.11 di Haydn con J.M. Luisada e P. Meyer (BMG-France). Piú recenti sono le pubblicazioni di un CD dedicato a E. Wolf-Ferrari con D. Dini Ciacci, oboe e corno inglese, P. Carlini, fagotto e Z. Hamar (cpo), dell’oratorio La Passione di Gesú Cristo di J.G. Naumann diretto da S. Balestracci (cpo), del DVD Homage to Amadeus con F.-J. Thiollier, pianoforte (Multigram), del CD dedicato alle Sinfonie concertanti per oboe e fagotto di G. Cambini con D. Dini La musica è necessaria al vivere civile dell’uomo, perché si basa sull’ascolto. —Claudio Abbado L’Orchestra di Padova e del Veneto all’Auditorium del Parco, L’Aquila Photo Francesco Casciola Ciacci, oboe e direttore, P. Carlini, fagotto (Sony Classical) e del CD Checkpoint dedicato a musiche di M. Dall’Ongaro con Marco Angius, direttore (Stradivarius). Di prossima pubblicazione la prima registrazione mondiale della Passione di Gesú Cristo di F. Paër diretto da S. Balestracci (cpo) e i Concerti per violoncello di Haydn e Wranitzky con E. Bronzi, solista e direttore (Concerto). L’Orchestra di Padova e del Veneto è sostenuta da Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione del Veneto, Provincia di Padova, Comune di Padova e Fondazione Antonveneta. Dall’ottobre 2011 ha acquisito la natura giuridica di «Fondazione». www.opvorchestra.it Fondazione Antonveneta Via Verdi, 15 35139 Padova www.fondazioneantonveneta.it 8 interpreti 9 Per la musica. Un impegno condiviso con voi. Partecipano al concerto Sul programma di stasera Violino principale Schubert/Webern Danze tedesche Črtomir Šiškovič Violini primi Stefano Bencivenga ** Enrico Rebellato ** Davide Dal Paos Sonia Domoustchieva Ivan Malaspina Kálmán Tabányi ° Shuji Fujiki ° Violini secondi Gianluca Baruffa * Serena Bicego Pavel Cardas Chiaki Kanda Roberto Zampieri Tiziana Lafuenti ° Viole Alberto Salomon * Floriano Bolzonella Silvina Sapere Giada Broz Simone Siviero ° Violoncelli Mario Finotti * Caterina Libero Fernando Sartor Giancarlo Trimboli Oboi Paolo Brunello * Viktor Vecchioni Clarinetti Luca Lucchetta * Rocco Carbonara Fagotti Aligi Voltan * Benedetta Targa Corni Marco Bertona * Danilo Marchello * Trombe Simone Lonardi * Roberto Caterini Tromboni Alessio Savio * Fabio Rovere Mario Pilati Tuba Roberto Ronchetti * Timpani Alberto Macchini * Percussioni Arrigo Axia° Negli ultimi, difficili anni della sua vita, Mozart scrisse spesso musica per le sale da ballo di Vienna allo scopo di migliorare la propria situazione finanziaria. Diverse delle sue raccolte di Danze tedesche rivelano il suo genio tanto quanto i grandi capolavori dello stesso periodo. Schubert scrisse queste sei Danze tedesche nell’ottobre 1824 per Caroline Esterházy, figlia del conte ungherese che ingaggiò Schubert per dare lezioni di musica ai propri figli. Come gran parte della sua produzione, le danze tedesche non furono pubblicate durante la sua vita. Malgrado gli sforzi di Mendelssohn, Schumann e Brahms nei decenni seguenti la morte del compositore per portarne alla luce l’opera, il manoscritto delle danze tedesche rimase in mani private fino al 1930, quando, dopo la loro scoperta, la Universal Edition di Vienna commissionò un arrangiamento orchestrale ad Anton Webern. Le prime tre danze sono in la bemolle maggiore, mentre le altre in si bemolle maggiore. La suddivisione naturale che ne deriva è sottolineata da ritornelli ‘da capo’ della prima danza dopo la terza e della quarta dopo la sesta, producendo cosí una sensazione di entità musicali a sé stanti. Nella sua versione orchestrale Webern – che fu discepolo di Schönberg ed esponente di punta dell’atonalità e della Seconda Scuola viennese nei primi decenni del XX secolo – mostrò un approccio sorprendentemente fedele allo spirito schubertiano. Ciò è testimoniato in particolare dal dialogo in miniatura tra i fiati nella seconda danza e dalla delicata giustapposizione tra solo e tutti degli archi nella terza. Impegnare cosí tanta cura in un progetto che avrebbe potuto sembrare un esercizio di studente pare quasi eccessivo, ma nell’orchestrazione di Webern possiamo riconoscere un atto di ammirazione e omaggio da un maestro viennese all’altro. Contrabbassi Michele Gallo * Giorgia Pellarin Michele Todescato ° Flauti Mario Folena * Riccardo Pozzato Ottavino Veronica La Malfa ° 10 partecipano al concerto * Prima parte ** Concertino ° L’organico del concerto prevede l’inserimento di studenti nell’ambito di una collaborazione fra l’opv e il Consorzio tra i Conservatori del Veneto. Liszt Concerto n. 2 «Fu principe e artista, e già al tempo della sua vita fu leggenda. Principeschi erano il suo modo di sentire, il suo aspetto, il suo modo di fare; gli impresse il sigil- 11 Sul progr amma di staser a lo di artista la fortunata unione di talento, intelligenza, perseveranza e idealismo. Come artista ebbe tutti i segni distintivi dei grandi: l’universalità della sua arte, i tre periodi creativi, lo spirito di ricerca sino alla fine; le sue capacità misteriose, le sue esibizioni prestigiose, l’efficacia magnetica delle sue arti gli conferirono l’ ’aura leggendaria’. Le sue mete sono ascensione, affinamento e liberazione. Solo una persona elevata aspira a salire, solo una nobile mente ad affinarsi, solo uno spirito libero alla libertà. Egli è diventato il simbolo del pianoforte, che innalzò al rango principesco, perché diventasse degno di lui stesso». Queste parole di Ferruccio Busoni assumono il significato di un omaggio da parte di un grande pianista-compositore a beneficio di quello che fu uno dei protagonisti della musica tardo-ottocentesca; protagonista, come lo fu Busoni stesso, sia sul piano della produzione compositiva sia su quello dell’interpretazione esecutiva. A parte l’aspetto ‘leggendario’ – meno rilevante, nelle vicende biografiche del musicista ungherese, rispetto alle mitizzazioni mistificatorie solitamente tramandateci! – non poco significativa risulta qui la puntualizzazione con la quale Busoni mette a fuoco, oltre che i piú notevoli attributi propri al suo illustre collega, le non poche affinità che accomunano il musicista italiano con quello ungherese. In dettaglio: le fisiche sembianze e il modo di sentire ‘principeschi’ (intendiamo con questo aggettivo la singolarità della figura fisica e, soprattutto, la raffinata sensibilità artistica), il talento di prim’ordine, l’intelligenza straordinaria e produttiva, la perseveranza nel seguire contemporaneamente il cammino dell’attività concertistica e di quella compositiva, l’idealismo estraneo al mediocre esercizio dell’ambizione fine a se stessa, lo spirito di ricerca stilisticamente progressivo, la propensione a fare dell’interpretazione musicale un’esperienza prestigiosa; codesti sono tutti aspetti che appartengono sia al musicista italiano che a quello ungherese. L’Adagio sostenuto assai del Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra inizia con una plastica introduzione strumentale affidata al timbro dei legni (flauto, oboe, clarinetti, fagotti). L’entrata del pianoforte prevede, per lo strumento solista, una funzione decorativa risolta attraverso il costante impiego dell’arpeggio. Questo tipo di decorazione acquista maggiore spicco, dopo la prima entrata del corno solista e lo stacco del Poco piú mosso, attraverso la mobile concitazione delle fioriture virtuosistiche destinate a risolvere in una breve cadenza del pianoforte. Dopo di che si ritorna al tempo iniziale, con una incisiva proposta tematica, introdotta con fermezza dallo strumento solista. Nella rapida mutabilità del discorso musicale, quasi subito si arriva all’Allegro agitato assai, dove il discorso musicale conclude nei termini della piú evidente dinamicità. Ancor piú concitato appare l’episodio successivo che, utilizzando una classificazione formale propria del barocco Concerto grosso, impone sia all’orchestra che allo strumento solista, una vivace mobilità, destinata a risolversi in una nuova e breve cadenza. Franz Liszt nel 1858 in un ritratto fotografico di Franz Hanfstaengl. 12 13 Sul progr amma di staser a Nel successivo Allegro moderato, un particolare rilievo spetta, ad un certo punto, allo strumento solista impegnato in un episodio appassionato e cantabile. L’episodio, prima risolve in una nuova cadenza del pianoforte, poi si fissa alla dimensione di un Allegro deciso. Il tempo che segue è caratterizzato da una vigorosa marcatura ritmica associata alla massiccia strutturazione del discorso musicale. Da qui in avanti, il discorso musicale si fa sempre piú denso e concitato fino all’episodio conclusivo, dove sia l’orchestra che lo strumento solista si dispongono nell’ambito di una prospettiva strutturale nella quale l’euforia virtuosistíca del pianoforte – tutt’altro che insignificante come veicolo di una incalzante spavalderia espressiva – si associa alla brillante scrittura progettata per l’accompagnamento orchestrale. Webern Cinque pezzi op. 5 Anton Webern era quel genere di allievo capace di appropriarsi dell’idea di un docente e di farla propria – una qualità che rappresenta sia un omaggio che una sfida nei confronti del maestro. Arnold Schönberg una volta osservò: «Devo tenere tutte le mie nuove idee segrete a Webern, altrimenti le utilizza prima di me, e cosí mi trovo nella situazione imbarazzante di sembrare di imitare i miei allievi.» Cosí quando Schönberg cominciò ad ampliare le sue esplorazioni armoniche verso l’atonalità, Webern era piú che pronto a spingere il concetto verso territori sempre piú radicali. La versione originale dei Cinque pezzi op. 5 fu scritta per quartetto d’archi (1909) e rappresenta un’espressione precoce del modo del compositore di rendere motivi interconnessi in una trama cristallina, nella quale ogni singolo elemento dimostra la sua propria identità indipendente pur nell’unità complessiva. Il risultato ha fatto parlare di linguaggio ‘unico’ quanto ‘frustrante’, poiché l’utilizzo di elementi cosí compatti rende complessa – sia per l’ascoltatore che per lo specialista – la spiegazione attraverso un linguaggio tradizionale e lineare di come Webern arrivi a tale risultato. Il primo movimento è in forma sonata, ma è talmente concentrato che la narrativa normalmente espressa tramite l’opposizione armonica è in realtà assente; qui all’ascoltatore è offerta un’interpretazione piú astratta del contrasto armonico. Webern fu anche all’avanguardia del concerto di Klangfarbenmelodie (melodia di timbri o di colori sonori); qui la sua tavolozza comprende una gamma di tecniche strumentali poco convenzionali: l’uso del legno dell’arco sulle corde, arcate sul ponticello e suoni armonici. Il secondo movimento, estremamente lento, utilizza l’intervallo dissonante di seconda minore (note adiacenti) per creare una frizione armonica continua. Il terzo movimento, uno scherzo nel carattere ma non nella forma, finisce praticamente ancor prima di cominciare, con un uso del pizzicato 14 Sul progr amma di staser a che ricorda Mendelssohn. Gli esperimenti tonali dilatati e la suggestione delle frasi interrotte rendono il quarto pezzo stranamente inquietante e soprannaturale. Il piú lungo tra i movimenti, il quinto, emerge da un impulso appena percettibile, diventando una forma appena percettibile fino all’intenso scoppio, prima di un ritorno nell’ombra. Schubert Sinfonia n. 3 Schubert, che nei Lieder aveva scoperto nuove ragioni della sensibilità umana con incredibile precocità, nelle Sinfonie era rimasto fedele ai modelli di Haydn e Mozart senza quasi misurarsi con la creatività espletata da Beethoven in questo settore; nei Lieder aveva bruciato le tappe del genio romantico (Margherita all’arcolaio è del 1814, il compositore aveva diciassette anni), nelle Sinfonie restò un classico, anzi un classicista (da questa etichetta, naturalmente, sono escluse l’Incompiuta e la Sinfonia in do maggiore detta ‘Grande’); tuttavia anche nel delicato drappello di quelle prime prove orchestrali la misura e la mano del gusto schubertiano conquistano con l’emersione di frasi, momenti e pagine incantevoli. La maggior parte delle Sinfonie nascono fra il 1813 e il 1818, nella prima giovinezza di Schubert; nessuno di questi lavori circolò presso i contemporanei; sorte comune del resto ai due capolavori sopra ricordati, nati nel 1822 e nel 1828 ed entrambi divenuti famosi molti anni dopo la morte del compositore. La Terza sinfonia viene alla luce nel 1815 (l’avvio, per una cinquantina di battute, nel mese di maggio, tutto il resto fra l’11 e il 19 luglio), anno assai fitto di creazioni; basti pensare alla marea di 145 lieder e a vari lavori teatrali tra cui il singspiel Claudine von Villa Bella. Come quasi tutte le Sinfonie di Schubert anche la Terza si apre con un adagio introduttivo (particolarità piú cara a Haydn che a Mozart), qui un conciso Adagio maestoso che sfocia nell’Allegro con brio: è il clarinetto che apre il discorso con un tema dall’arguzia rossiniana ed è un altro legno, l’oboe, che espone il secondo tema, per nulla desideroso di azzuffarsi beethovenianamente con il primo. Non c’è movimento lento, ma un Allegretto nella piú semplice forma ternaria; il primo episodio ricorda ancora Haydn, in qualche sua preziosa orologeria, l’episodio centrale è affidato al clarinetto e si presenta con una cordialità di tipo operistico. Di umore piú bizzarro, per l’anomalía dell’accentuazione ritmica, è il Minuetto che strapazza un po’ la cerimoniosità della vecchia danza; nel Trio intermedio, oboe e fagotto, a braccetto come due vecchi bricconi, abbozzano un passo di danza, qualche riverenza, ma si sente subito che muoiono dalla voglia di ridere. Finale alla tarantella (Presto vivace) in una pagina scintillante che preannuncia la soleggiata «Italiana» di Mendelssohn. 15 Sul progr amma di staser a Prossimi concerti P. Berman E. Kunz Coltiviamo, da sempre Giovedí 30 ottobre Serie Verde Auditorium C. Pollini, ore 20.45 Giovedí 13 novembre Serie Blu Auditorium C. Pollini, ore 20.45 Romolo Gessi Michele Carulli Direttore Direttore Eduard Kunz Pavel Berman Pianoforte Violino Piotr Il’ich Tchaikovskij Concerti n. 1 e n. 2 per pianoforte e orchestra Wolfgang Amadeus Mozart Idomeneo, Ouverture Richard Strauss Concerto op. 8 per violino e orchestra Sinfonia per fiati op. post. Nel 150° anniversario della nascita di R. Strauss (1864-2014) Via Follo, 5 S. Stefano di Valdobbiadene TV www.lecolture.it 16 17 prossimi concerti Amici dell’OPV È un’associazione senza scopo di lucro che si propone di sostenere l’OPV in tutte le sue attività. Si dedica in particolare alla promozione di iniziative rivolte ai giovani e al nuovo pubblico, avvalendosi del contributo di Privati e Aziende. GLI OBIETTIVI L’Associazione realizza un programma annuale intervenendo in quattro ambiti principali. › Sostenendo l’OPV Nella realizzazione della Stagione e dell’attività concertistica attraverso contributi diretti alla produzione. › Valorizzando i giovani musicisti Attraverso la creazione di borse di studio destinate ai migliori allievi dei Conservatori del Veneto, coinvolti in alcune tra le piú importanti produzioni della Stagione. › Promuovendo i progetti EDU Per avvicinare i bambini, le famiglie e il nuovo pubblico all’OPV e alla musica. › Ideando iniziative e progetti speciali Quali incontri, conferenze e concerti straordinari. 18 amici dell’opv Fondazione OPV DIVENTARE AMICI È il modo piú semplice e immediato per contribuire in prima persona ai progetti dell’OPV. Enti Fondatori Comune di Padova Provincia di Padova Regione del Veneto › I Privati Potranno usufruire di facilitazioni nell’accesso a tutte le attività dell’Orchestra e partecipare agli eventi culturali riservati agli Amici dell’OPV. › Le Aziende Potranno beneficiare di progetti e iniziative personalizzate, collegando il proprio nome in maniera esclusiva ad attività di alto profilo artistico e culturale. Consiglio generale Massimo Bitonci Presidente Vittorio Trolese Vicepresidente Luca Zaia Mirko Patron Claudio Scimone Collegio dei Revisori dei Conti Alberto Galesso Presidente Francesco Secchieri Paola Ghidoni Direttore Artistico Clive Britton Adesioni e informazioni Associazione Amici dell’OPV Casa della Rampa Carrarese Via Arco Vallaresso 32 35141 Padova T +39 348 5337860 [email protected] Assistente alla direzione artistica Maffeo Scarpis Segreteria generale Fabrizio Rosso Segreteria artistica e organizzativa Lucio Lentola Cecilia Mantovani Responsabile amministrativa Fabiana Condomitti Segreteria amministrativa Silvia Paccagnella Progetti scuole e università Anna Linussio Ufficio stampa, comunicazione e progetti speciali Alberto Castelli Organizzazione tecnica e logistica Pietro Soldà 19 fondazione opv Bunker / Cristina Amodeo www.opvorchestra.it
© Copyright 2024 Paperzz