i t t o iV Hommage à... Novara ISSM Conservatorio “G. Cantelli” Auditorium F.lli Olivieri 24-25-26 ottobre 2014 venerdì 24 ottobre 2014 ore 15 - Tavola rotonda Giovanni Battista Viotti, la sua musica e il suo tempo coordina Gabriele Formenti con la partecipazione di: Mariateresa Dellaborra, Pier Giuseppe Gillio, Gaetano Nasillo, Attilio Piovano, Alberto Viarengo ore 17 - Concerto introduce Attilio Piovano Ci sono iniziative dell’Istituto che prendono forma dall’alto, frutto di progetti discussi e approvati dagli organi di gestione e che magari coinvolgono pochi docenti e qualche studente; altri che, all’inverso, sorgono quasi dal nulla, per una spontanea esigenza pratica e didattica, finendo per interessare a volte molte più persone di quante se ne potessero immaginare in partenza. È quanto avvenuto con questa singolare iniziativa dedicata dal nostro Conservatorio a Giovanni Battista Viotti (1755-1824), che la prof. Uinskyte ha “lanciato” dapprima quasi in sordina, raccogliendo progressivamente un coro di consensi tra docenti e allievi, cui si aggiungeranno, me lo auguro, anche quelli di molti ascoltatori. Se del repertorio viottiano qui proposto saranno dette molte cose illuminanti nelle presentazioni ai singoli concerti proposte dai colleghi Piovano, Viarengo, Dellaborra, vorrei aggiungere una sola nota di curiosità per quanto riguarda la presenza in cartellone di una Gran sonata per arpa con accompagnamento di violino. Si tratta di un repertorio in cui lo strumento ad arco assume un ruolo quasi “rovesciato” rispetto a quello altrimenti svolto nella sonata tradizionale (da Mozart fino almeno a Brahms), ma che tuttavia riscosse, con la prima diffusione di massa delle stampe musicali, un notevole successo di pubblico. Quello stesso che auguro a questa accattivante manifestazione. Il direttore prof. Renato Meucci sabato 25 ottobre 2014 ore 17 - Concerto introduce Alberto Viarengo domenica 26 ottobre 2014 ore 17 - Concerto introduce Mariateresa Dellaborra preparazione dei gruppi cameristici a cura dei docenti: Antonio Abete, Gianni Biocotino, Roberto Bocchio, Leonardo Boero, Maria Luisa Bona, Guido Fichtner, Giuseppe Gregori, Francesca Monego, Gaetano Nasillo, Roberto Politi, Alberto Rossignoli, Fulvio Schiavonetti, Lina Uinskyte accompagnamento pianistico: Marco Milano trascrizione informatica: Franco Calderara ufficio stampa: Gabriele Formenti venerdì 24 ottobre - ore 15 venerdì 24 ottobre - ore 17 Tavola rotonda 1° Concerto Giovanni Battista Viotti, la sua musica e il suo tempo coordina Gabriele Formenti introduce Attilio Piovano Cara semplicità, Aria (WVII: 9) Danae Rikos, soprano - Francesca Loddo, violino Stanco di pascolar, Aria (WVII: 10) Maria Eleonora Caminada, soprano - Leonardo De Marchi, chitarra Privez l’Amour de sa flèche, Aria (WVII: 4) Sara Piola, soprano - Marco Milano, pianoforte con la partecipazione di: Mariateresa Dellaborra Pier Giuseppe Gillio Gaetano Nasillo Attilio Piovano Alberto Viarengo Jamais j’etois aimé, Aria (WVII: 11) Maria Eleonora Caminada, soprano - Marco Milano, pianoforte Le temps nous passe (WVII: 8) Maria Elisa Grosso, soprano - Marco Milano, pianoforte Ah, rammenta, o bella Irene, Aria (WVII: 12) Jing Yuan Bai, soprano - Marco Milano, pianoforte Duetto in fa maggiore da Trois duos dedicati a Joseph Chaplin Hankey op. 18 (WIV: 27) Moderato - Andante con variationi - Allegro Marta Ferri, violino - Elena Vignati, violino Serenata in fa maggiore da Six serenades pour deux clarinettes op. 23 (WIVa: 33) Marcia risoluto – Con moto – Minuetto con moto - Andante Jacopo Marchesini e Donato Napoli - clarinetti Duetto in do minore da Six duets concertanti for two violoncellos, dedicated to John Crosdill op. 6 (WIV: 39) Moderato. Maestoso e con grandissima espressione Adagio - Aggitat [sic] assai Issei Watanabe e Giulia Gillio Gianetta - violoncelli S i dice Viotti (1755-1824) - settecentesco musicista di caratura internazionale, buon amico di Cherubini, Lord Byron e Walter Scott - e subito, per automatismo mentale, vien da pensare al sommo violinista. Originario di Fontanetto Po, fu artista dalle turbolente e altalenanti vicende biografiche, spesso disseminate di vere e proprie disavventure e dissesti (fu accusato di giacobinismo, subì tracolli finanziari, sicché per un certo periodo dovette indursi al commercio di vini e liquori ed ebbe altre ulteriori traversie); attivo lungamente dapprima a Parigi dove fu al servizio di Maria Antonietta, poi impresario teatrale, con alterne fortune legate anche alle contingenze storiche dei decenni di fine ‘700 inizio ‘800 nei quali si trovò a vivere, quindi a Londra dove allacciò rapporti con il celebre impresario Salomon, con Haydn, Clementi e Cramer, ancora a Parigi nei perigliosi decenni post rivoluzionari e nuovamente in terra britannica dove terminò i suoi giorni (si era inizialmente esibito con gran successo in Svizzera, Germania, Russia - alla presenza di Caterina II - e in Polonia). Nel contempo il pensiero corre veloce alla sua variegata produzione: per lo più solistica (in primis poco meno di una trentina di concerti per il suo strumento, che all’epoca godettero dell’attenzione dei maggiori e blasonati editori quali Sieber, Imbault e Artaria cui vanno ad aggiungersi un paio di sinfonie concertanti) e così pure cameristica (svariati duo, una dozzina di trii per archi e alcune decine di raffinati quartetti). Sicché il contenuto del concerto odierno, incentrato in buona parte sul côté vocale costituirà certo una gradita sorpresa per il pubblico e forse anche per gli addetti ai lavori avvezzi all’omologia Viotti/principe del violino. Ben sei arie - delle quali tre su testo italiano ed altrettante in francese figurano in scaletta (le sigle si riferiscono all’autorevole catalogo tematico curato da Chappel White nei primi anni ‘80 del ‘900 e suddiviso per generi): e si tratta di pagine per voce di soprano tuttora inedite, la cui pubblicazione è peraltro imminente in un’attenta edizione critica a cura di Mariateresa Dellaborra, risalenti quasi certamente agli anni 1812-17, dunque antecedenti al secondo soggiorno parigino ch’ebbe inizio nel 1818, riverbero di un’attività per lo più occasionale. Pagine di buona fattura, pur nella loro lineare semplicità, che s’impongono all’ascolto per l’innegabile immediatezza. In Cara semplicità (dove a sostegno della voce vi è un solo violino dalla sciolta scrittura) concepita quasi in guisa di bicinium sono da apprezzare la fluidità melodica, specie della più mossa seconda parte e della filigranata coda, dopo un esordio quasi esitante, e così pure l’aura ‘arcadica’ striata di spleen che vi si sprigiona. Analogo ‘colore’ si ravvisa in Stanco di pascolar (dove il sostegno armonico, data la scrittura da Siciliana e l’insistente formula ritmica, si ipotizza ragionevolmente possa essere garantito da una chitarra). Il pianoforte figura invece nelle restanti pagine. In Privez l’Amour de sa flèche dall’incedere incalzante, quasi marziale e dalle garbate modulazioni, scritta in un aristocratico mi bemolle maggiore, è dato cogliere un’allure vagamente schubertiana, così pure quella melancholia congenita che - di fatto - appare la cifra di fondo del sentire viottiano. Analoghe coordinate stilistiche si possono inventariare nelle restanti pagine: ecco allora un languore di matrice già quasi pre-romantica dilagante in Jamais j’etois aimé; con Le temps nous passe ci troviamo dinanzi ad un brano di ragguardevole articolazione e indubbia pregnanza formale (ma dalla scrittura un poco più passatista, quasi nostalgicamente settecentesca). Infine la rassicurante, assertiva trasparenza di Ah, rammenta, o bella Irene, istoriata di lievi increspature armoniche, degnamente conclude questa significativa campionatura: quasi ideale silloge della scrittura vocale viottiana. In chiusura, poi, si ascoltano tre lavori strumentali. E si tratta innanzitutto del primo dei tre Duetti op. 18 dedicati a Joseph Chaplin Hankey, presidente della londinese Anacreontic Society, la cui prima edizione parigina (M.lles Erard) risale al 1803 (altre ne seguirono poi a cura di Clementi & Co., della viennese Cappi, di André, Offenbach, Hofmeister e Külmel, Hummel e via elencando, apparse con vari e discordanti numeri d’opus sino al 1810): pagina amabile e brillante, dalla scrittura assai ricca ed elaborata, la cui genesi, al pari dei complessivi trentasei duetti viottiani originali per due violini, ha motivazioni principalmente di ordine didattico. A seguire, si ascolta la Serenata in fa maggiore per due clarinetti che altro non è se non l’efficace elaborazione (verosimilmente a cura di Viotti medesimo) di una delle piacevoli Serenate op. 23 concepite originariamente per due violini e dedicate al duca di Cambridge (la pubblicazione parigina per i tipi di Imbault è del 1808). Pagina ricca di arguzie e degna di attenzione che tuttora si impone gradevolmente senza richiedere particolari avvertenze di ordine critico o analitico. Infine, il Duetto in do minore dai Six duets concertanti op. 6 per due violoncelli, dedicati a John Crosdill. Al pubblico il piacere di abbandonarsi all’ascolto (per una volta) in assenza di pregiudizi e preconcetti critici. Attilio Piovano sabato 25 ottobre - ore 17 2° Concerto introduce Alberto Viarengo Grand sonata per arpa con accompagnamento di violino (ad libitum) dedicated to the Countess of Dunmore (WVI: 9) Allegro brillante - Adagio - Allegretto più tosto vivo Eleonora Strafezza, arpa Marta Ferri, violino Duetto in do minore dai Six duets concertants for two violins op. 7 arrangiati dai Six duets concertants for two violoncellos op. 6 (IVa: 6) Moderato. Maestoso e con grandissima espressione Adagio - Aggitat [sic] assai Elena Sandon, violino Eleonora Badano, violino Quartetto in sib maggiore da Three Quartets for flute, violin, tenor and violoncello op. 22 dedicated to Philip Cipriani (WII: 16) Andante – Allegro vivace - Andante - Allegretto Irene Introini, flauto Elena Sandon, violino Francesca Arcodia, viola Gabriele Luzzani, violoncello Sonata in la maggiore per violino e basso dalle Six sonates à violon seul et basse II livre (WV: 7) Moderato - Adagio non troppo - Andante variazione Anna Molinari, violino Lucia Molinari, violoncello L a seconda serata viottiana porta alla ribalta quattro composizioni che trasmettono l’immagine di un compositore-interprete sempre alla ricerca di nuovi stimoli musicali che ancora oggi recano significative valenze didattiche oltre che artistiche ed estetiche. Giovanni Battista Viotti (1755 - 1824), musicista europeo a tutto tondo tra galanteria e romanticismo, ebbe una vita esternamente molto intensa e movimentata; poco invece sappiamo della sua vita interiore e affettiva nota solamente nei suoi principali ed esclusivi rapporti personali. Forse la musica era per lui anche questo: ritrovare sé stesso nell’arte al di là del puro e maestoso gesto virtuosistico. La Grand sonata per arpa con accompagnamento di violino (ad libitum) in sib maggiore dedicata alla contessa Susan Dunmore, conobbe la sua prima edizione a Londra nel 1811 presso Clementi. Sono tre movimenti (Allegro brillante – Adagio – Allegretto più tosto vivo) che hanno da sempre riscontrato successo presso interpreti e pubblico grazie a raffinatezze, dolcezza e idee in continua evoluzione. In questa occasione la sonata verrà proposta nella sua veste originale, e per nulla consueta, con il violino di accompagnamento che ne enfatizza i delicati andamenti melodici. L’arte dell’arrangiamento, dell’arrangiarsi in base all’organico desiderato o a disposizione in ambito cameristico e “privato”, è in Viotti una costante, e i duetti sono in ciò significativamente rappresentativi (spesso con sottintesa funzione didattica). Le melodie del compositore, i suoi reticoli sonori, le linee sensibili, sono talmente duttili da poter viaggiare in conglomerati timbrici plurimi. Un piccolo esempio ne è il Duetto in do minore dai Tre duetti per due violini op. 7 (arrangiati dai sei detti per due violoncelli op.6, editi originariamente da Clementi nel 1798-99 circa e dedicati al famoso violoncellista John Crosdill). Il Quartetto in sib maggiore, primo dei Three Quartetts per flauto, violino, viola e violoncello op. 22 dedicati a Philip Cipriani, collega dell’amico William Chinnery e dilettante di musica, fu dato alle stampe da Clementi tra il 1801 e il 1806. In tre movimenti, vede un susseguirsi di idee e motivi che si alternano tra le voci in modo equilibrato e dialogico. Andante-Allegro vivace, Andante e Allegretto riportano con equilibrio atmosfere bucoliche, eleganti e dal gusto classicheggiante. La Sonata in la maggiore per violino e basso pubblicata nel 1789 circa a Parigi da Imbault e inserita nel secondo libro di sonate, è in tre tempi, due Allegri inframmezzati dall’Adagio. Elegante con un virtuosismo accentuato, presenta nel medesimo tempo coesione e varietà conclusi in chiara brillantezza di gesto. Alberto Viarengo domenica 26 ottobre - ore 17 3° Concerto introduce Mariateresa Dellaborra Duetto a un violino solo per il suo amico Cherubini (WV: 23) Allegro Anna Molinari, violino Duetto in sol maggiore dai Trois duos concertants arrangés pour deux flûtes par Luigi Gianella op. 7 (arrangiati da L. Gianella) (WIVa: 41) Moderato - Andante con variazioni. Grandioso ed espressivo Allegretto grazioso Sara De Paolis, flauto - Uesli Alushi, flauto Quartetto in fa maggiore da Trois quatuors concertants dédiés à son frère André Viotti (WII: 13) Moderato - Più tosto presto – Andante - Allegretto (con un po’ più di moto) Beatrice Spina, violino - Andrea Ricciardi, violino Carmen Munoz Hernandez, viola - Gabriele Pellegrini, violoncello Duetto per violino e viola in sol minore da Hommage à l’amitié, Three duets concertante for two violins dedicated to Cary (WIV: 29) Andante - Allegro grandioso - Andante cantabile - Allegretto Aurora Bisanti, violino - Lorenzo Lombardo, viola Sinfonia in do maggiore arrangiata per 2 clarinetti, 2 corni, 2 fagotti, ottavino e serpentone da Michael Joseph Gebauer (WVIIId: 1) Moderato Pamela Singuaroli, clarinetto - Consuelo Luiza, clarinetto Edoardo Bellini, corno - Tommaso Ruspa, corno Gianmarco Canato, fagotto - Giangiacomo Sala, fagotto Irene Introini, ottavino - Manuela Brandinu, serpentone P er le serate da condividere con gli amici, per gli allievi e per specifici committenti Viotti si impegnò a ideare una serie nutrita di pagine cameristiche per vari organici: dal consueto quartetto d’archi al duo per strumenti uguali, alle formazioni meno praticate e usuali. Il programma dà puntualmente conto della varietà degli interessi, degli organici nonché degli esiti conseguiti dal compositore nell’arco di un ventennio (1801-1821) attraverso una successione di pagine rare, se non in prima esecuzione in tempi moderni. Il «duetto a un violino solo» è da ascriversi tra le ultime opere di Viotti, in quanto fu composto nel 1821, poco prima della partenza del compositore da Parigi per Londra. La dedica a Luigi Cherubini conferma l’amicizia fraterna tra i due musicisti che condivisero lunghi periodi di vita, di attività e di ideali. Si compone di un unico movimento - Allegro - bipartito, dalla scrittura densa e concettosa, che impegna il violino con varie tipologie di tecnica e offre l’opportunità di ammirare l’interessante contrappunto intessuto tra le varie parti in una sorta di «Offerta musicale in miniatura», come l’ha definita Franco Sciannameo al quale si deve l’edizione moderna. La densità dei passaggi e la complessità esecutiva non attenuano la riuscita dell’invenzione che palesa ancora una volta la padronanza da parte del compositore dello strumento e l’enfatizzazione dei suoi tratti più caratteristici. Anche il Quartetto in fa maggiore e il seguente Duetto per violino e viola dedicati rispettivamente all’amato fratello André, capo del battaglione di Stato maggiore di Parigi, e al caro amico John Cary, si presentano estremamente ricchi di spunti. I tre quartetti senza numero d’opus (WII: 13-15) costituiscono senza dubbio il capolavoro cameristico viottiano, e il primo di essi, in Fa maggiore, in quattro movimenti (Moderato – Più tosto presto – Andante – Allegretto) attesta la perfetta fusione della tradizione franco-italiana del quatuor concertant e del quatuor brillant con le acquisizioni più recenti e mature della civiltà cameristica viennese. L’atteggiamento pacato e discorsivo, con un coinvolgimento equilibrato degli strumentisti, si conferma all’interno di tutti i tempi e comprova il fondamentale contributo di Viotti alla tradizione quartettistica italiana che si svilupperà di lì a poco, ad esempio, nei cataloghi di Bottesini, Bazzini e Ponchielli. Il Duetto in sol maggiore e la Sinfonia in do maggiore rivestono invece particolare interesse in quanto testimoniano la notorietà che l’opera di Viotti aveva assunto già al suo tempo tanto da divenire oggetto di trascrizione ad opera di contemporanei. Luigi Gianella (1778-1817) ingaggiato come flautista nell’orchestra della Scala di Milano, e dal 1800 attivo in varie orchestre parigine, trascrive per due flauti i duetti dell’op. 7 originariamente destinati ai violoncelli e quindi adattati ai violini. Il primo di essi, in sol maggiore, ricalca fedelmente la struttura originaria in tre tempi (Moderato – Andante con variazioni. Grandioso ed espressivo – Allegretto grazioso) modellando il piacevolissimo materiale tematico sul timbro e sulle possibilità esecutive dei due strumenti a fiato. Michel Joseph Gebauer (1763-1812), membro della Legione d’onore e capo musica della Guardia imperiale, predispone invece per ensemble di fiati un movimento di sinfonia che attualmente non risulta presente nel catalogo delle opere del compositore, ulteriore segno che il nome di Viotti rappresentava un veicolo sicuro di fama e notorietà. Il brano, che rappresenta una vera chicca per l’organico cui è destinato, fu inserito nel secondo numero del Nouveau journal d’harmonie destinato alle formazioni militari pubblicato a Parigi nel 1810 circa, insieme a marce di Paisiello, danze di Haydn e a singoli movimenti di Gebauer stesso e di Fioravanti. Mariateresa Dellaborra Progetto a cura di: Mariateresa Dellaborra Alberto Viarengo Lina Uinskyte
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