Le belle notizie Michele Del Campo Col nuovo anno vi sono alcune belle notizie da condividere con gli italiani del Regno Unito. Michele Del Campo, il giovane artista pugliese, che vive e lavora a Londra è stato scelto tra una rosa di più di 2.000 concorrenti, tra pittori e illustratori, dalla rivista americana ‘The Artist’ per la consegna del Premio che i media del settore danno ogni anno agli artisti che si sono maggiormente distinti nell’affascinante mondo delle creazioni. L’annuncio ufficiale sarà dato nel mese di luglio dalla rivista americana durante un evento speciale degli Oscars della pittura. Il processo creativo di Del Campo continua con le pubblicazioni dei suoi lavori e della dimostrazione della tecnica usata per trasformare una tela in un’opera d’arte, sulle prestigiose riviste come ‘Artists & Illustrators’, la cui edizione di febbraio è in vendita nelle migliori librerie e nelle gallerie. “Art in Action” è il titolo che alcune riviste britanniche hanno dedicato alle illustrazione del giovane artista italiano che ha esposto in tutto il mondo e nelle più quotate gallerie inglesi. Per rendersi conto della potenza dei suoi lavori basta andare su Facebook o visitare il suo sito: www.micheledelcampo. com . Questo artista italiana, che ha fatto di Londra la sua casa, possiede due studi: uno in piena Soho W1 e l’altro, più grande, dall’affascinante nome di ‘The Chocolate Factory’ nel nord della capitale, a Wood Green N22. Michele Del Campo è nato a Nicandro Garganico, in provincia di Foggia, un paesino rurale del Sud Italia. In Inghilterra ha studiato presso le Università di Falmouth e Dundee. In Spagna, la Regina Sofia gli ha consegnato il Primo Premio del BMW. Tantissimi Auguri da parte di noi tutti della Comunità Italiana di Londra! ARTISTA DELL’ANNO Graphic Designer: www.fotographic.eu 2 LONDRA SERA LONDRA SERA 3 A cura di Isabella Grimaldi de Monterval Con il bio si guadagna di più e si crea lavoro A conduzione familiare, innovativa, colta e giovane, ma non solo: crea occupazione e fa guadagnare di più. È l’identikit dell’agricoltura biologica italiana, fatta da imprenditori agricoli più giovani, più tecnologici e con possibilità di sviluppo maggiori rispetto ai ‘colleghi’ convenzionali, ma allo stesso tempo fortemente orientati alla dimensione familiare. Secondo l’ultimo censimento Istat, infatti, su un totale di 1.620.844 aziende agricole e zootecniche, circa il 99% fa ricorso a manodopera familiare. Lo rileva l’ultimo Bioreport del Ministero delle Politiche Agricole, Inea, Ismea e Sinab. Ad emergere è il dato secondo il quale con il biologico si guadagna di più e si crea più lavoro: il reddito netto per unità lavorativa familiare è di 51.478 euro contro i 34.294 euro delle aziende che producono in modo convenzionale. Allo stesso tempo nel «bio» si spende il 14% in più per il lavoro (22.957 euro contro i 15.066 del convenzionale), semplicemente perché c’è più lavoro. “Nelle aziende bio - spiega Vincenzo Vizioli, presidente di Aiab, l›Associazione Italiana per l›Agricoltura Biologica - c’è bisogno di più manodopera umana. Un facile esempio: dato che non si passa col trattore a dare il diserbante (lavoro di una persona), ci vogliono più persone che passano a togliere le erbe infestanti. Se si considerano questi dati sul reddito - continua Vizioli - il modello agricolo di tipo industriale al quale sono orientate tutte le politiche e le norme attuali mostra il proprio fallimento anche sul piano economico”. Le aziende bio sono guidate da giovani (il 22% ha un capo azienda di età compresa tra i 20 e i 39 anni, a fronte del 9,6% relativo al totale delle aziende), in possesso di un titolo di studio mediamente elevato (il 17% è laureato e 32% ha un diploma di scuola superiore, contro rispettivamente, il 6% e il 18%) e molto attenti alle nuove tecnologie e alle nuove forme di sviluppo. Il 15,6 % delle aziende biologiche italiane è informatizzato (contro il 3,8% delle convenzionali), il 10,7% ha un sito web (contro l’1,8%) e il 5,2% pratica l’e-commerce (contro lo 0,7%). Molto importante, inoltre, la diversificazione delle attività produttive (dall›agriturismo alle fattorie didattiche), praticata dal 17% delle aziende biologiche (oltre il triplo rispetto a tutte le altre aziende) e la vendita diretta (praticata dall’89% delle aziende bio rispetto al 64% delle altre)”. “Nel biologico – dice Vizioli – possiamo parlare di un’evoluzione a 360 gradi, in linea con una trasformazione sempre più evidente della società e della domanda. Una forte propensione al cambiamento e all’innovazione e allo stesso tempo una salvaguardia di quei valori (primo fra tutti la dimensione familiare) che hanno fatto del ‘Made in Italy’ una delle produzioni più apprezzate al mondo». Come scegliere la pizza surgelata Anche la pizza surgelata ha le sue regole. Amatissima all’estero, anche in Italia, nonostante un certo snobismo, ha i suoi fan, come dimostrano i numeri: a inizio 2014, le pizze rappresentavano ben il 12% del valore totale del mercato dei surgelati, che ha un valore complessivo di 1.9 le sette cose che forse non tutti sanno sulla pizza surgelata. La prima è che, paradossalmente non tutte quelle presenti nel banco dei surgelati sono prodotte nel nostro Paese: “La normativa corrente non prevede l’obbligo di indicare il Paese dello miliardi di euro. Ed è uno dei pochi segmenti che tiene testa alla crisi, con un +0,4% e una crescita costante negli ultimi anni (fonte: GFK). La pizza surgelata, tuttavia, non è tutta uguale. “Il prodotto di riferimento, inutile nasconderlo, resta sempre quello realizzato in pizzerie tradizionali e di qualità”, afferma Dario Roncadin, amministratore delegato di Roncadin, azienda di Meduno (Pordenone) che produce 60 milioni di pizze surgelate all’anno. “Tuttavia la pizza surgelata industriale ha dei vantaggi: è sempre a portata di mano, pronta in pochi minuti, è soggetta a severi controlli e deve rispettare alti standard di qualità. E, se scelta con attenzione, è anche buona, basta saper scegliere”. Ecco quindi stabilimento di produzione, in quanto può bastare un generico ‘Made in UE’: per sapere se la pizza è realizzata in Italia, bisogna fare più attenzione al retro della confezione” spiega Roncadin. Altro consiglio è di leggere con attenzione la lista degli ingredienti: “Più corta è meglio è - prosegue sempre Roncadin -. Al di là della farcitura, la pizza è un alimento semplice e fatto di ingredienti basilari: farina, acqua, pomodoro, olio, sale e soprattutto, poco lievito. Roncadin sceglie lievitazioni lunghe, che vanno da 5 a 24 ore, con una percentuale di lievito inferiore all’1%”. Terzo elemento da considerare è che una buona pizza, sia artigianale sia industriale, non deve far venire troppa sete, indice di una quantità eccessiva di lievito: “Se si mangia la pizza di sera e ci si alza la notte per bere, può voler dire che la quantità di lievito nell’impasto era troppo elevata”, spiega Dario Roncadin. Quarto: a fare la differenza è la qualità dei singoli ingredienti e per scoprire meglio le caratteristiche del prodotto è sempre necessario leggere bene l’etichetta. Quinto elemento da tenere in considerazione, lo spessore della base della pizza è una delle differenze principali tra la pizza del banco surgelati e quella del pizzaiolo, ma anche in questo caso si possono trovare dei prodotti che si avvicinano a quelli artigianali. Sesto, considerare il metodo di cottura: il forno a legna è sempre preferibile perché consente di tenere sotto controllo l’umidità dell’impasto e di renderlo più croccante. Infine il settimo ‘segreto’ riguarda il topping più amato, la mozzarella: “Abitualmente si cuoce la pizza completa e poi si surgela, così quando a casa si rimette in forno, diventa gommosa e perde nel gusto. Per questo la nostra mozzarella è aggiunta solo dopo la cottura, così che si cuoce solo una volta, come succede per la pizza artigianale”, conclude Roncadin. Internet cambia la cucina Internet gioca un ruolo di primo piano in cucina, dall’acquisto degli ingredienti fino alla preparazione dei cibi. Secondo i risultati di un›indagine diffusi da Google, gli italiani sempre di corsa e attenti al risparmio si stanno rivolgendo al web anche per gli acquisti di generi alimentari, con il 30% degli utenti che li ha acquistati online negli ultimi 6 mesi. Il 70% degli italiani intervistati, racconta ancora Google, cerca sul web promozioni e sconti prima di comprare, il 53% visita i siti di un brand per raccogliere informazioni sui prodotti e quasi un italiano su quattro (il 23%) usa il proprio smartphone nel punto vendita per decidere cosa comprare. In Italia cambia anche il modo di informarsi e di fare la lista della spesa: un intervistato su 3 predispone la propria lista in versione digitalizzata sui dispositivi mobili come tablet e smartphone. L›88% inizia a cercare informazioni sulle ricette cui è interessato o sugli ingredienti da utilizzare mentre sta guardando programmi televisivi dedicati al cibo. La ricerca di ricette e la visione di tutorial on line per cucinare prosegue anche prima di mettersi ai fornelli, e il 61% degli italiani la effettuata principalmente attraverso i device mobili. L›88% utilizza i motori di ricerca, l›81% consulta siti di ricette, il 72% si affida a blog e forum dedicati alla cucina. Internet è un fidato alleato anche per cercare spunti per le occasioni speciali. In occasione del Natale, il 70% degli intervistati dichiara che utilizzerà il web come fonte di ispirazione per preparare il cenone della vigilia o il pranzo del 25 dicembre, il 53% per trovare l›idea giusta ovvero un prodotto alimentare tipico o un attrezzo da cucina originale da regalare a parenti e amici. Anche il ‘Made in Italy’ riscuote grande interesse, tanto che il 65% degli intervistati vorrebbe fossero disponibili on line molte più specialità, come l›olio cercato sul web dal 72% degli italiani, il formaggio dal 68%, i salumi dal 63% e le specialità regionali dal 62%, sulle quali il 49% vorrebbe trovare maggiori informazioni online. 4 LONDRA SERA L’UOMO CHE CREÒ COSTA Ha sconfitto il ‘tea time’ britannico per i ‘coffee breaks’ europei L’uomo che è riuscito a fare cambiare le abitudini del “tea time” agli inglesi è stato un italiano arrivato tanti anni fa da Borgotaro (in provincia di Parma) per rivoluzionare le abitudini britanniche, qualificando la caffeine come prima bevanda mondiale. Sua è stata l’idea di aprire, con l’aiuto delle banche, la catena di caffetterie ‘Costa Coffee’. Adesso vive godendosi il suo meritato riposo a Montecarlo. Ma ecco un nostalgico revival di come raccontavamo la storia su ‘Londra Sera’ trent’anni fa. «L’Italia e l’Inghilterra ora sono molto più vicine rispetto ad appena pochi anni orsono. Il merito va forse attribuito non soltanto al poderoso sviluppo conosciuto ultimamente dai mezzi di comunicazione e di telecomunicazione. Ad abbreviare le distanze tra i due Paesi ed a far conoscere meglio i due popoli ha contribuito in maniera significativa anche l’intraprendenza di parecchi italiani, riusciti ad aprire prospettive di collaborazione che ancora qualche tempo fa erano considerate inverosimili; ed in certi casi si è trattato di una vera e propria rivoluzione di gusti e di costume. Solo un paio di decenni orsono, per esempio, chi avrebbe immaginato che una tradizione tanto connaturata agli inglesi quanto quella della cerimonia della “cup of tea” avrebbe finito per essere minacciata dal penetrante aroma della tazzina di caffè all’italiana? Come racconta Sergio Costa, vero e proprio “missionario del caffè espresso” tra i discendenti Una rara fotografia di Sergio Costa, fondatore della catena ‘Costa Coffee’. di Albione, tutto cominciò in una giornata di nebbia, quando passeggiando per Park Lane, ebbe una “rivelazione”: un delizioso aroma di caffè che si spandeva nel grigiore dell’aria londinese. “Fu in quella occasione - ricorda Sergio Costa che ora è titolare di una delle maggiori compagnie britanniche per la torrefazione del caffè - che mi sono reso conto del valore, anche psicologico, che LA LIBERTÀ È COME L’ARIA CHE RESPIRIAMO Questa foto dalla dimensione unica, entrerà nel libro della storia I maggiori Capi di Stato, con i nostri orgogliosi rappresentanti del Governo Italiano, per dire ‘no’ alla barbaria del fanatismo religioso. Ha partecipato alla marcia il più grande raggruppamento dopo la Liberazione di Parigi. La Francia si è dimostrata più unita e più forte che mai. Poter dire “io c’ero”, è un’emozione che non ha prezzo. E noi di ‘Londra Sera’ eravamo lì a manifestare tra la folla compatta, per la libertà d’espressione. I familiari e gli amici delle vittime di questo orrendo atto criminale. può avere una buona tazza di aromatico caffè”. La sua è la storia di tanti emigranti che si sono fatti strada dedicandosi al lavoro con il massimo impegno, di notte e di giorno. È una storia classica, prima come aiutante di un locale, poi come consocio dello stesso, dopo essersi fatto apprezzare e benvolere dal proprietario. Dalla ‘Coffee Inn’ a Park Lane, uno dei pochi locali (e forse l’unico) a Londra dove vent’anni fa era possibile bere un vero espresso, alla catena dei ‘Costa Coffee Shops’, recentemente aperti nelle maggiori stazioni ferroviarie. A questi si aggiungono i centri di torrefazione, che ‘lavorano’ oltre 20 tonnellate di caffè alla settimana, 1.200 l’anno. La capacità di mantenere a lungo l’aroma del caffè appena tostato, con speciali confezioni sotto vuoto, ha attratto la crema dei clienti britannici, dai grandi magazzini Harrods ai maggiori alberghi della capitale come il Dorchester, il Savoy, ed il Grosvenor House. La catena ‘Costa Coffee’ costituisce ora un punto di riferimento per molti consumatori inglesi, che dopo aver gustato l’espresso italiano, non riescono più a mandare giù la bevanda che gli anglosassoni chiamano caffè. In questo senso, Sergio Costa è stato un “missionario”, perché diffondendo il suo ‘Moka Italia Formula Uno’ che rappresenta l’80% delle vendite della sua impresa di torrefazione, ha diffuso tra gli inglesi un pezzo d’Italia ed ha portato tra le brume di questa isola un vero raggio di sole italiano». 5 LONDRA SERA Antonio Marchitto Ha fatto scoprire la moda del bel vestire agli inglesi Dall’alto AL BASSO e da sinistra verso destra: Riconoscimenti dall’Ambasciatore d’Italia nel Regno Unito. La Stella del Lavoro nel suo atelier di Savile Row. Uno degli ultimi lavori del sarto italiano. Un’ordinazione di Bryan Ferry. Nessuno avrebbe pensato che un italiano, originario da Cerreto Sannita, (provincia di Benevento) dove il nonno Antonio era nato nel lontano 1875, avrebbe un giorno vestito i Reali d’Inghilterra ed i potenti della Terra. Antonio Marchitto nasce a Puglianello nel 1950 e fin dalla tenera età di 9 anni fu affascinato dai tagli delle stoffe e dall’uso creativo che un ago, un filo, un bottone ed uno scampolo di stoffa potevano apportare. La madre, notando questa sua passione, lo indirizzò ad imparare il mestiere di sarto facendogli fare l’apprendistato verso i due maggiori sarti del paese: Aldo Mongillo e Valentino Vincenzo. Lì il giovanissimo Antonio Marchitto, dopo gli orari di scuola, andava a trascorrere il pomeriggio, imparando velocemente il mestiere. A 19 anni aprì il suo primo atelier maschile, cimentantosi nella creazione dei vestiti. Il salto di qualità avvenne quando appena sposato decise con la moglie di trasferirsi a Londra, dove maggiore sarebbe stata la sua possibilità di riuscire. Nella capitale britannica arrivò il 23 luglio del 1973. Gli inizi furono difficili, sia per il problema della lingua sia per la nuova realtà di lavoro. Ma poi con grazie alla sua passione per la moda ed alla sua impeccabile professionalità riuscì a farsi apprezzare nel giro dei grandi maestri sartoriali di Savile Row, iniziando a lavorare in prestigiosi ateliers maschili come Turnbull & Asser e Anderson & Sheppard. Per una strana coincidenza Sua Altezza il Principe Carlo sembrava seguisse i suoi spostamenti, servendosi prima dal primo atelier e poi chiedendo espressamente il lavoro di Antonio Marchitto da Anderson e Sheppard, dove era presente il magico taglio del sarto italiano della provincia di Benevento. Antonio Marchitto, dopo tantissimi anni di lavoro nella strada dei gentlemen più famosa del mondo, si mette in proprio, seguito da una clientela di aristocratici, artisti, politici e del mondo dello sport. Cuce nuovi vestiti per il Principe Carlo, la divisa della squadra di Calcio del Chelsea e della Nazionale inglese di Cricket e poi per Henry Kissinger, Liam Neeson, Nicola Bulgari, la famiglia Elkan e tantissimi altri. La Repubblica Italiana, a riconoscenza del suo lavoro, gli ha consegnato la Stella al Merito di Maestro del Lavoro. In un Paese che fa della tradizione, ancora oggi, elemento di prestigio e professionalità, non dispiace vedere un italiano mettere in evidenza le sue origini. E sotto quest’egida che, senza vanto, ma con orgoglio, il lavoro della Stella del Lavoro Antonio Marchitto già presente da decenni nel cuore dell’aristocrazia della moda inglese, si presenta alla ribalta più ambita del mondo londinese. Moda nel senso più alto del significato dell’eleganza ricercata, raffinata, personalizzata. Da oltre 35 anni il sarto ‘par excellence’ del vestito fatto su misura propone stili intramontabili, dal taglio classico per uomo alla giacca decostruita, dal blazer di maglia giada al satin e pura seta per la sera, dai bottoni argentati agli Jeans moderni. Tagli, modelli, disegni, indumenti testimoniano il lungo lavoro sartoriale di uno dei maestri più abili di Savile Row, la strada simbolo del vestir bene dove un italiano proveniente da un paesino rurale della Campania è riuscito ad imporsi, conquistando la simpatia dell’aristocrazia inglese. Nelle foto alcuni dei tanti lavori di Antonio Marchitto. Dall’alto AL BASSO e da destra verso sinistra : Anche giacche per donne. Una giacca da salotto. Un vestito per il Principe. Un vestito per il Chairman della Fiat. 6 Un abruzzese di successo a New York “Adattarsi a qualsiasi lavoro ed impegnarsi a fondo”. In un momento di grave crisi occupazionale in Italia, soprattutto a livello giovanile, è questo il consiglio che con estrema concretezza dà oggi alle nuove generazioni un emigrante abruzzese di successo, Sante Auriti, uno dei più conosciuti maestri artigiani d’America. Il suo genio e il suo scalpello sono fondamentali nella realizzazione dei prestigiosi pianoforti di Steinway & Sons. “Anche se hanno studiato e non trovano il lavoro del loro ramo, i giovani devono adattarsi”, ribadisce. Mettersi in gioco. Nuove sfide e fiducia nelle proprie capacità. L’umiltà di imparare. E l’intelligenza di far fruttare l’esperienza acquisita. E guardare lontano, con l’ottimismo della volontà. È in effetti quello che ha fatto lui. In Germania operaio nel settore tessile. Negli Stati Uniti impegnato nella costruzione dei pianoforti. Macchine e manualità. Abilità e adattabilità straordinaria dell’emigrante partito da Orsogna, in provincia di Chieti, con il sogno di far bene e affermarsi. A 28 anni Sante Auriti ha varcato l’Oceano. E a New York si sono concretizzate le sue ambizioni. È notissimo nella Grande Mela. Oramai tutti lo conoscono con l’appellativo «Piano man». È lui infatti che realizza i famosi pianoforti Steinway & Sons che costano dai 200 mila dollari, quelli personalizzati, ai 100-160 dollari quelli per così dire ‘normali’. Il geniale maestro nell’arte della costruzione di strumenti musicali ha lasciato l’Abruzzo sul finire degli Anni Settanta. Una grande voglia di farcela. E ce l’ha fatta. Grazie al talento ed alla determinazione che è nel DNA degli abruzzesi. Tantissimi sacrifici. Racconta Sante Auriti: “Il 24 febbraio 1979 sono arrivato negli Stati Uniti. Ero stato prima in Germania, dove avevo lavorato nel tessile. In America ho cercato di trovare un posto nello stesso settore. Gli amici mi hanno aiutato, hanno fatto del loro meglio. Ma non c’è LONDRA SERA stato niente da fare. Non mi sono arreso. Ho cercato altre strade. E sono entrato nel mondo della costruzione dei pianoforti. Ad introdurmi è stato un orsognese, Raffaele D’Alleva. Lavorava alla Steinway & Sons ed era capo reparto. Mi fece assumere e sono stato con lui per 10 anni. Trattavamo il legno per fare le casse del Grand Piano. Io preparavo il ‘veneer’ e lo incollavo per fare il ‘top’ dei piani e la altre parti. Ma in verità facevo un po’ di tutto e quando mancava qualcuno io prendevo il suo posto. Mi sono trovato subito bene. Non è stato difficile ambientarmi, perché in quel reparto il mio capo e altri due giovani della mia stessa età erano figli di orsognesi. C’è stato un momento in cui eravamo 11 orsognesi a lavorare alla Steinway & Sons. Adesso sono rimasto soltanto io. In quel reparto c’erano poi molti della Croazia che parlavano l’italiano”. Un impegno costante che non era sfuggito al capo reparto che gli diede un nuovo incarico. Ricorda Auriti: “Mi chiamò in ufficio e mi propose di passare nel settore dove venivano utilizzate le macchine per tagliare i pezzi e fare la modanatura (‘molding’). Un po’ pericoloso ma la paga era migliore. Accettai. Dopo tre anni lo stesso capo mi convocò e mi disse che la Steinway & Sons stava comprando macchine nuove che avrebbero assorbito il lavoro che facevamo noi. Ottenni così l’incarico di ‘specialista della tavola del suono’. Nel 1992 mi ha chiamato di nuovo e mi ha chiesto se ero interessato a mettere insieme tutte le parti del Grand Piano, il piano con la coda. Ma non quelli normali, bensì quelli speciali, cioè Luigi XV e Chippendale”. Un salto di qualità notevole e responsabilità sempre maggiori. “Il mio maestro - racconta - è stato un signore della Croazia, Giuseppe. Molto bravo. Sono andato a lavorare con lui, ricominciando tutto da capo. Fino ad allora avevo lavorato con le macchine. Invece bisognava fare tutto a mano. Giuseppe mi ha insegnato a lavorare con scalpello, pialle e seghe. Ho imparato anche ad affilarli. Un lavoro molto impegnativo. Serve la massima attenzione. Sono molti i passaggi da rispettare. Se fai qualche errore, viene scoperto alla fine dell’assemblaggio. Quando Giuseppe è andato in pensione, è stata un po’ dura. Ma per fortuna tutto è andato bene”. Far vedere come nasce un pianoforte è un altro degli incarichi che è stato affidato all’emigrante abruzzese. “Ogni settimana ci sono gruppi di persone e di studenti che vengono a visitare la fabbrica. Ho incontrato molti personaggi famosi”. Grande talento e grande comunicatore: “Ho rilasciato tante interviste, sono stato ospite di diversi canali televisivi. Una ventina di anni fa anche la Rai si è occupata di me. Ma la cosa più bella è avvenuta nel marzo del 2009. Mi hanno invitato a costruire il mio Luigi XV davanti alla finestra del salone dove abbiamo la rivendita dei piani (57th Street, New York City). Ho lavorato in vetrina per 3 settimane ed ho fatto 3 pianoforti. La gente si fermava. Molti entravano per vedere da vicino e farmi delle domande. Ed io spiegavo tutto. È stato un grande successo. Il ‘New York Times’ ha pubblicato la mia foto con il titolo: «L’uomo che ferma il traffico». È stata la foto della settimana. Il ‘New York Daily News’ ha intitolato l’articolo «L’uomo dei pianoforti non sa suonare, ma fa grandi lavori». Nel telegiornale del Canale 5, il giornalista ha detto: «Attenzione, non è Billy Joel, ma Sante Auriti». Mi hanno chiamato da Milano quelli di Mediaset. La soddisfazione più grande è stata quando la Rai ha trasmesso in Italia il servizio. Mia madre, gli amici e tanti paesani mi hanno potuto vedere mentre lavoravo e hanno ascoltato la mia intervista”. Di successo in successo. La fama di Auriti ha raggiunto davvero livelli molto alti. Il merito riconosciuto e premiato dagli americani. Cosa che è molto rara in Italia. E proseguiamo con le altre tappe molto significative dell’interessante percorso del maestro nell’arte realizzativa dei piani. “Nel dicembre del 2011 mi hanno invitato ad un seminario che si è tenuto a Chicago. Ho spiegato il mio modo di lavorare e come si realizzano i pianoforti. È stato un grande successo anche qui. A marzo del 2012 hanno fatto la riunione di tutti i maestri di musica degli Stati Uniti, dopo 20 anni. Sono stato invitato anch’io all’Hilton Hotel di New York. È stato molto bello anche questo incontro durato tre giorni. La sera non dovevo pulire. Non restava nemmeno un truciolo di legno. Se lo portavano via, per ricordo. A febbraio del 2014, sono stato invitato fare un piano in un centro commerciale di Huntington, New York. Una dimostrazione dal vivo di come si taglia il piano”. E non è finita. “Dovrò probabilmente fare altre due dimostrazioni pratiche. La prima il prossimo anno, quando Steinway inaugurerà il nuovo showroom, perché hanno venduto il vecchio grattacielo sulla 57 strada. La seconda a Dallas, nel Texas, il venditore vuole che vada lì a fare un piano in pubblico. Poi lo metteranno all’asta. È una bellissima idea”. Ed i rapporti con la terra natia? “Io sono rimasto molto legato all’Italia e alla mia Orsogna”, risponde orgogliosamente. Precisando: “Torno ogni anno per un mese. Così mi rilasso e mi ricarico per un altro anno di lavoro. E già sto pensando alla prossima estate, al buon mangiare, a tutte le sagre nei piccoli paesi. E la sera prima di tornare a casa si va sempre a mangiare un bel gelato”. Guarda i grattacieli di New York, pensa alla sua Orsogna. La bellezza dell’Abruzzo. Col ricordo varca l’Oceano e racconta le estati orsognesi: “Il mattino quando mi alzo, esco sul balcone e vedo la bella Maiella che è li a due passi. Sembra di poterla toccare con le mani. E allora come si fa a non tornare almeno una volta l’anno? È bello incontrare gli amici d’infanzia e ricordare tutte le stupidaggini che abbiamo fatto. Quando in tre sulla Vespa 50 andavamo alla festa del paese vicino. Oppure in sei nella mia Fiat 600 ‘truccata’ a 750. Stavamo anche comodi, perché in quel periodo 7 LONDRA SERA si manteneva la linea”. (Domenico Logozzo) Assistenza sanitaria ai pensionati rientrati dalla Svizzera “Centinaia di connazionali emigrati in Svizzera una volta raggiunta la pensione, decidono di rientrare in Italia. Molti di loro, nel rispetto della normativa esistente, optano per passare dal servizio sanitario svizzero a quello italiano. In teoria avrebbero diritto di usufruire gratuitamente del servizio sanitario, dal momento che pagano le tasse in Italia. Di fatto invece, un numero crescente di ASL (Aziende Sanitarie Locali), richiede loro un’iscrizione extra per risultare assicurati al servizio sanitario nazionale”, ha detto Laura Garavini, deputata Pd della Circoscrizione Estero ripartizione Europa e componente dell’Ufficio di Presidenza del suo Gruppo alla Camera, al riguardo di “ingiusto procedimento”. “Il problema – sottolinea la deputata eletta all’estero - è stato affrontato, in una delle ultime sedute, dal Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, dal consigliere Dino Nardi. È una questione che va affrontata e risolta al più presto, in modo da non mortificare persone in età avanzata che hanno lavorato per una vita e che, giunte al meritato riposo, si vedono negare dal loro Paese di origine e di attuale residenza un diritto così importante come quello della salute”, conclude l’on. Garavini. Ginevra celebra l’emigrazione italiana Ginevra ha reso omaggio al contributo dell’emigrazione italiana alla costruzione ed allo sviluppo della città elvetica con l’inaugurazione di una stele commemorativa. A promuovere l’iniziativa, nella centrale Place des Alpes, è stata la Società delle Associazioni Italiane di Ginevra (Saig), che ha coinvolto con successo il municipio e in particolare il consigliere amministrativo Guillaume Barazzone. Di fronte ad alcune centinaia di italiani, sono intervenuti i due consiglieri di Stato di cittadinanza italiana, Mauro Poggia e Serge dal Busco che hanno ricordato la traiettoria di emigrazione delle proprie famiglie, provenienti rispettivamente dal Piemonte e dal Veneto, il sindaco di Ginevra, Sami Kanaan, che ha evidenziato come il 20% del Gran Consiglio sia composto da membri di origine italiana, nonché i due consiglieri amministrativi ‘italiani’, Barazzone e Sandrine Salerno, fino al giugno scorso primo cittadino di Ginevra. Da parte sua, il Console Generale italiano, Andrea Bertozzi, ha sottolineato come a Ginevra l’emigrazione italiana sia riuscita ad integrarsi e affermarsi con successo, raggiungendo già con la seconda generazione posizioni di vertice in tutti i settori. 100.000 lucani iscritti all’Aire “Recuperare, anzi rilanciare e proiettare verso l’alto il capitolo che prevede la posta finanziaria per i Lucani all’estero”. È con questo auspicio che il vicepresidente della Federazione dei Lucani in Svizzera, Giuseppe Ticchio, si rivolge al presidente della Giunta regionale, Marcello Pittella, al presidente del Consiglio regionale, Piero Lacorazza, al presidente della CRLE, (Commissione Regionale dei Lucani all’Estero) Nicola Benedetto, e ai consiglieri regionali Mollica, Giuzio, Pace e Castelgrande. “Visto che si è impegnati a rimodulare la Legge regionale sulla ‘Disciplina generale degli interventi in favore dei lucani all’estero, del 16 maggio 2002 e – sottolinea Ticchio - rimodulare significa appunto rilanciare, ciò che vi chiediamo è di adeguarla finanziariamente con la presentazione del Bilancio 2015”. Ticchio fa appello alla sensibilità dei rappresentanti istituzionali affinché “nelle sedi opportune si possa ricordare sempre che i 100.000 lucani iscritti all’AIRE non rappresentano un peso ma una risorsa”. Primo dizionario italo-olandese Nell’Aula Magna dell’Università di Amsterdam è stata presentato “Il primo dizionario italo-olandese 1672-2014”, sponsorizzato dall’Ambasciata d’Italia a L’Aja, curato e redatto da Vincenzo Lo Cascio, professore emerito di linguistica italiana presso l’Università di Amsterdam, in collaborazione con la dottoressa Elisabeth Nijpels. L’opera, per buona parte redatta nelle due lingue, è stata presentata e commentata da Tullio De Mauro, linguista, professore emerito presso l’Università La Sapienza di Roma ed ex-ministro della Pubblica Istruzione. “Le origini della prima grammatica italiana in lingua olandese, da cui Lo Cascio ha tratto il dizionario - ha affermato Mauro - è un vero e proprio giallo. Poi tutto diventa chiaro. Circa 7000 vocaboli dell’italiano seicentesco, un po’ meno di 6000 vocaboli olandesi. Ma le lingue sono dispettose e non si lasciano mettere in corrispondenza biunivoca fra loro. Lo Cascio ha il merito di aver confermato quanto diceva Cartesio, cioè che di tutto bisogna dubitare, fuorché del significato delle parole”. Il volume è il frutto delle ricerche del professore Lo Cascio sulla ‘Italiaansche Spraakkonst’, la prima grammatica italiana in lingua olandese, edita nel 1672 e da lui scoperta nel 1967. L’attribuzione dell’opera al filosofo olandese Lodewijk Meyer (1629-1681) rimane al momento controversa, come spiega Lo Cascio nell’Introduzione all’opera. “Sono sicuro – scrive l’autore – che il dibattito degli studiosi fornirà ulteriori elementi e spunti di riflessione su un periodo d’oro della lingua e cultura italiana in terra olandese”. Il libro contiene anche estratti memorialistici di italiani illustri, in qualche modo collegati con la ‘Italiaansche Spraakkonst’, che viaggiarono in quegli anni nei Paesi Bassi: una lettera del 1676 del Nunzio apostolico Opizio Pallavicini al Cardinale Altieri, il diario del viaggio nel 1667-68 e nel 1669 di Cosimo de’ Medici (poi Granduca Cosimo III di Toscana), il diario di viaggio dei fratelli bolognesi Guido e Giulio Bovio nel 1677-78. Riacquistare la cittadinanza italiana L’on. Fucsia FitzGerald Nissoli (Pi), in seguito a molteplici incontri con persone di origine italiana che, dopo il trasferimento all’estero, hanno perso la cittadinanza italiana, ha presentato il problema al Ministro dell’Interno, on. Angelino Alfano. Il colloquio tra la deputata eletta nella Circoscrizione Estero (ripartizione Nord e Centro America) e il titolare del Viminale è stato molto cordiale e costruttivo. La parlamentare ha prospettato l’esigenza di “superare l’art.13 della legge 91/92 consentendo a chi, recatosi all’estero, ha perso la cittadinanza italiana di riacquistarla previa domanda al competente ufficio consolare”. Un’ipotesi accolta favorevolmente dal ministro sulla cui percorribilità ha manifestato la volontà di un lavoro congiunto con l’on. Nissoli. “Sono particolarmente soddisfatta dell’esito del colloquio con il Ministro Alfano”, ha dichiarato la parlamentare eletta dagli italiani all’estero sottolineando “l’importanza dello strumento della cittadinanza per la salvaguardia del ‘Sistema Italia’ nel mondo che può contare su tanti ambasciatori dei nostri valori fondanti la nostra identità culturale e che spesso abbiamo dimenticato. Permettere di riacquistare la cittadinanza a chi si sente profondamente italiano, anche dopo averla perduta non per propria colpa, è un atto doveroso e un debito di riconoscenza” . LA RICETTA DELLA SETTIMANA Pollo allo Zafferano Ingredienti: 1 pollo; olio extravergine d’oliva; 60 gr di burro; 2 dl di crema di latte; farina; brodo vegetale Cognac; prezzemolo; zafferano; vino bianco; sale. Esecuzione: Tagliare il pollo a bocconcini e rosolalo in un tegame con il burro. Unire il Cognac ed il vino bianco e far sfumare. Aggiungere quindi una parte del brodo e far cuocere. Completata la cottura, aggiungere il brodo lasciato da parte, la crema di latte, un po’ di farina ed una bustina di zafferano. Mescolare per amalgamare. Servire con riso in bianco. 8 LONDRA SERA PARRUCCHIERA DEllA DOlCE VITA LA Lo rivendica con orgoglio e lo ripete instancabilmente, «Ho preso la vita per i capelli», e non soltanto i suoi ma anche quelli delle sue illustri clienti: dalla contessa Pecci Blunt a Romi Schneider, da Marina Lante della Rovere a Virna Lisi, recentemente scomparsa, da Marta Marzotto a Consuelo Crespi accanto all›eterna Veruschka, Anna Maria Pietrangeli, la divina mannequin Naty Abascal, Jacqueline Kennedy Onassis. Ha deciso di raccontarsi a Carla Pilloli, Alba Armillei nota ‹coiffeuse› della Dolce vita romana nel libro autobiografico “Ho preso la vita per i capelli”, edito da Palombi. Creava opere irripetibili, ha scritto di lei Elsa Peretti, che duravano solo un giorno. «Ho vissuto anni indimenticabili, un mondo che oggi, forse non esiste più. Non lo dico con rimpianto confessa Alba Armillei -. Ho avuto la fortuna di conoscerlo e frequentarlo. Ho partecipato ai grandi matrimoni, ai più celebri balli, ai festival cinematografici, alle inaugurazioni più rilevanti, ai défilés di Emilio Pucci, Irene Galitzine, Valentino». «Sono stata accolta come ospite in meravigliose case dove la cameriera ti disfa la valigia e te la rifà quando vai via. Il massimo del lusso». Cosa rimpiange di quegli anni, cosa le manca? «Forse tutto – risponde -. Manca la classe, l’eleganza di molte signore che ho conosciuto. Oggi trionfa la ‹moda coatta›. Modelli inimitabili. I seni e le trippe all’aria, i culoni incellofanati nei fuseaux con l’effetto mongolfiera, per non parlare delle mutande che fuoriescono dai braghettoni maschili». E i capelli? Sono lo specchio dell’anima per Alba: «Basta guardare la statuaria antica - spiega ancora -. Le acconciature erano una parte fondamentale dell’abbigliamento della donna. Oggi vedo in giro solo volgari ‘extentions’, che tra l’altro, rovinano i capelli, pettinature ACCANTO AL TITOLO: Alba con Giancarlo Giammetti e Lella Griffa DA SINISTRA IN SENSO ORARIO: Alba Armillei Romy Schneider Emilio Pucci Sylva Koscina etniche o chiome con la riga in mezzo, come due tendine, effetto Madonnina. La ‹mia› Roma offriva un’immagine di sicura eleganza. Allora la bellezza delle donne era leggiadra, non mortificata e mostrificata dai labbroni e dagli zigomi a polpetta». Nulla a che fare con le clienti che frequentavano i saloni di Alba in Via 9 LONDRA SERA Condotti: l’imperatrice Soraya, la Regina Federica di Grecia, Olga Villi e il Principe Lanza di Trabia, la Regina Giuliana d’Olanda, la Duchessa d’Alba, Audrey Hepburn, Ines Theodoli, Afdera Franchetti, stravagante nobildonna romana, quarta moglie di Henri Fonda, Rudy Crespi, Grace Kelly, Elettra Marconi, Principessa Giovanelli, Dirce, Mariella, Beatrice, Osanna Rebecchini, oggi sposata Visconti di Modrone, ma anche attrici, illustri, regali come Ava Gardner e Elisabeth Taylor. Spiazzante, ma spassosissimo il ricordo di Alba: «Chissà cosa mi aspettavo di vedere incontrando la mitica attrice! Gli occhi di Liz color viola erano effettivamente straordinari - scrive nel suo libro autobiografico -. Rimasi però delusa dal suo busto corto, col seno quasi all’altezza della vita, dalla ridotta statura e dal suo incedere che non era certo da gran diva a differenza di Ava Gardner, ad esempio, che procedeva come una dea, salvo quando esagerava col bicchiere, in quei casi pendeva come la torre di Pisa». «Per Liz - ricorda ancora Alba allo scopo di aumentarne la statura, inventai la gabbia, ossia una mezza cupoletta di fil di ferro che, piantata con le forcine sulla sommità del cranio, ricoprivo con un intreccio di capelli. Un marchingegno che le faceva acquistare in altezza almeno una decina di centimetri››. Ricordi indimenticabili di una stagione felice, irripetibile. Ricordi come istantanee cinematografiche?: «I Principi Torlonia, dopo le quotidiane ‹promenades› a cavallo a Villa Borghese, ritornavano a casa, in Via Bocca di Leone, attraversando Via Condotti. Sempre a cavallo - scrive Alba -. Oggi sarebbe impossibile». Memorie che si confondono con la sua professione. Dettagli personalissimi legati alla ‹First Lady of America›, Jackie Kennedy: «L’avevo incontrata a New York per preparare l’acconciatura del suo matrimonio con Onassis. Arrivò in ritardo all’appuntamento e contemporaneamente avevo un servizio fotografico con ‘Vogue’. Impossibile saltare il secondo appuntamento. La futura signora Onassis fu gentilissima con me - aggiunge Alba -. Arrivai all’appuntamento con la celebre mannequin Veruschka con la sua limousine e scortata da due motociclisti. Una donna che non dimenticherò. Mi scrisse una lettera per ringraziarmi; la firmò solo con il suo nome e quando le feci notare che mancava il cognome mi rispose con la sua voce aspirata. ‹I cognomi, mia cara, a volte cambiano›. Da lì a qualche mese l’ex first lady sarebbe diventata Jackie Onassis». Alba Armillei ha attraversato oltre mezzo secolo di storia italica. Dal Dopoguerra alla Dolce Vita romana, dal rivoluzionario ‹68 ai ‹grands bals› francesi, come quello organizzato nel castello di Ferrière da Marie Hélène de Rothschild. Un libro di amabili confidenze e qualche piccolo segreto. La passione mai negata, da entrambi, tra la Contessa Marta Marzotto, già madre di sei figli e il pittore Guttuso («Io voglio morire perché non posso avere Marta tutta per me»). Nessun rimpianto nella biografia di Alba? Forse qualche sano consiglio dall’alto della sua straordinaria esperienza, partendo naturalmente dalle acconciature e dai capelli: «Oggi ci si rituffa nell’adolescenza. Si vedono ultrasessantenni che sfoggiano tagli sbarazzini da terza liceo. Peggio ancora sono le frangette su fronti immobili stirate col botulino. Come dire poi sottolinea ancora nella sua biografia - a talune presentatrici televisive che sopra i cinquant’anni è vietata la libera caduta delle ciocche e pure le unghie dipinte di blu o di verde?» «Viaggio ormai poco, ma credo che in un’umanità globalizzata come la nostra, il mercato offra anche altrove lo stesso spettacolo di ineleganza. Il buon gusto ha perduto la strada di casa». E conclude: «Nessun rimpianto: ho avuto una vita ricca e felice, anche se confesso di sentirmi come uno degli ultimi testimoni di un’epoca ormai tramontata. Ho conosciuto donne eleganti, bellissime, ricchissime. La mia è stata una vita davvero luminosa, apparentemente fatua, frivola, ma ammantata di garbo». FOTO IN ALTO: Alba con Margherita Ruffo di Calabria DA SINISTRA IN SENSO ORARIO: Donna Vittoria Leone Veruschka Marina Lante della Rovere 10 LONDRA SERA 10 LONDRA SERA LONDRA SERA 11 12 LONDRA SERA F O T OFOTOGIORNALE GIORNALE Saldi invernali: un vero flop I saldi invernali stanno andando male da nord a sud. Se per i consumatori si conferma il flop annunciato, a causa della caduta del potere di acquisto delle famiglie, ancora alle prese con le difficoltà della crisi economica, dai commercianti, pur di fronte a una partenza molto in salita, trapela un cauto ottimismo. Le attese di Confcommercio sono per il mantenimento dei livelli dell’anno scorso, anche se l’andamento della spesa media a famiglia, di circa 340 euro, segnala un crollo del 25,7% rispetto all›inizio della crisi: nel 2008 infatti gli italiani spendevano 452 euro per acquisti di saldi, e ogni anno la cifra è scesa gradatamente. Per Federconsumatori solo 9 milioni di italiani, una famiglia su quattro, compreranno durante i saldi e spenderanno in media180 euro, con una contrazione ulteriore del 5,6% rispetto all›anno scorso e per un volume d›affari complessivo di 1,6 miliardi di euro. Le previsioni di Federconsumatori sono davvero negative. «C›è una caduta del potere d›acquisto che si riverbera sui consumi in generale, su quelli di Natale che sono scesi e ovviamente sui saldi», ha affermato Rosario Trefiletti. «Siamo partiti bene, tuttavia sulla base delle evidenze macroeconomiche ci vuole cautela», sostiene invece Mariano Bella, direttore dell›Ufficio studi di Confcommercio. Una cautela suggerita sia «per l›andamento dell›occupazione sia per il clima di fiducia delle famiglie che è in discesa da cinque mesi consecutivi». D›altra parte la Confcommercio stima una spesa media di 340 euro a famiglia per i saldi. La politica fiscale del 2014, ereditata dagli ultimi tre governi, è di austerità: la pressione fiscale è aumentata, la reintroduzione delle imposte anche sulle prime case, attraverso la Tasi, ha incrementato del 20% le imposte sul patrimonio immobiliare, produttivo e residenziale nel 2014 comportando un raddoppio delle imposte rispetto al 2008, ricordano i commercianti. I saldi, segnala Confcommercio, «riguardano prodotti soggetti a obsolescenza stagionale e sono diversi dalle promozioni, sono un›opportunità in più: chi parla di liberalizzazione dei saldi lo fa confondendo i termini perché se facciamo i saldi invernali ad aprile non ha senso. Negli ultimi tempi abbiamo sperimentato con varie regioni l›apertura alle promozioni prima dell›inizio dei saldi, ma questi aspetti di piccolo cabotaggio giuridico hanno poco impatto. Bisognerebbe intraprendere un sicuro percorso di riduzione della pressione fiscale per ritornare a crescere». Bando per la direzione di 20 musei Il ministro per i Beni culturali e il Turismo, Dario Franceschini, ha presentato, nella sede della Sala Stampa Estera, il Bando Internazionale per i Direttori dei 20 principali Musei italiani. Le tappe principali che scandiranno il percorso per individuare i nuovi direttori, sono piuttosto ravvicinate. La scadenza per la presentazione delle domande è fissata per il prossimo 15 febbraio. Per la selezione il Mibact si avvarrà di una commissione composta da cinque esperti, l’intera procedura si concluderà entro il 15 maggio e a partire dal 1 giugno i 20 musei, avranno i nuovi direttori che resteranno in carica per quattro anni. Il bando può essere scaricato dal sito del Ministero dei Beni Culturali, ed è stato pubblicato su quello del settimanale britannico ‘The Economist’ per stimolare la partecipazione internazionale. I 20 musei sono la Galleria Borghese di Roma; la Galleria degli Uffizi di Firenze; la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma; la Galleria dell’Accademia di Venezia; il Museo Capodimonte di Napoli; la Pinacoteca di Brera; la Reggia di Caserta; la Galleria dell’Accademia di Firenze; la Galleria Estense di Modena; le Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Roma; la Galleria Nazionale Federconsumatori, nel dare alcuni suggerimenti ai consumatori, lancia due importanti avvertimenti, il primo «fare attenzione a non cadere nel raggiro del ‹falso saldo›: il negoziante aumenta il prezzo iniziale per poi, dato che è una norma di legge, applicare lo sconto, così la cifra torna a essere quella che era prima dei saldi». Una truffa che potrebbe essere evitata agevolmente, suggerisce Trefiletti, se l›acquirente avesse l›accortezza di fotografare, magari con il telefonino, il prezzo del capo che interessa prima dei saldi. Il secondo suggerimento è «diffidate dalle percentuali di sconto troppo alte, del 60, 70%, perché c›è la possibilità concreta che vengano messi in saldo fondi di magazzino, e per legge questo non può essere fatto». Quanto alla possibilità di cambiare la merce comprata in saldo è bene tenere presente che «è a discrezione del negoziante quando il prodotto non soddisfa per la taglia, o per un colore che non piace, ecc, mentre è obbligatoria, in base alla legge delle garanzie,quando la merce è fallata o non conforme. Ad esempio se si è acquistato un maglioncino di cachemire e cachemire non è, non solo il commerciante deve cambiare il capo ma addirittura se non si può effettuare il cambio è prevista anche la scissione contrattuale con la restituzione di quanto si è pagato». ************************************************************************** delle Marche, Urbino; la Galleria Nazionale dell’Umbria, Perugia; il Museo Nazionale del Bargello, Firenze; il Museo Archeologico Nazionale di Napoli; il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria; il Museo Archeologico Nazionale di Taranto; il Parco Archeologico di Paestum; il Palazzo Ducale di Mantova; il Palazzo Reale di Genova; Polo Reale di Torino. Si tratta, ha spiegato il Ministro Franceschini , “di una novità importante per il nostro Paese. Ci consente di fare un grande salto: passiamo da musei diretti da funzionari alle dipendenze gerarchiche del soprintendente a musei che avranno un’autonomia contabile e gestionale”. Quanto poi al ruolo e alla retribuzione prevista per i nuovi incarichi, Franceschini ha precisato che “la procedura di selezione offre ai concorrenti che si aggiudicheranno la direzione dei primi 7 musei il ruolo di dirigente di prima fascia. Gli altri avranno un trattamento retributivo di seconda fascia“. In altre parole, per i primi sette direttori è previsto una retribuzione pari a 145mila euro lordi l’anno mentre per gli altri la retribuzione sarà di 78 mila euro lordi l’anno. LONDRA SERA 13 FOTOGIORNALE Nuovo Annuario Statistico italiano Al 31 dicembre 2013 si contano in Italia 60.782.668 residenti (29.484.564 maschi e 31.298.104 femmine), oltre un milione in più rispetto all’inizio dell’anno (+1,8%). La ripartizione in cui si è registrato il maggiore incremento è il Centro (+3,3%); quella con il maggior numero di residenti è il Nord-ovest (16.130.725, il 26,5% del totale). Nel 2013 i decessi sono stati 600.744, in calo rispetto all’anno precedente (612.883); più consistente è la riduzione delle nascite (514.308 contro 534.186 del 2012); di conseguenza il saldo naturale (-86.436) è più negativo rispetto a quello dell’anno precedente (-78.697). Prima di tutto italiani Il Ministro della Difesa Roberta Pinotti ha inaugurato la mostra “Prima di tutto italiani”, dedicata al contributo offerto dal popolo ebraico alla Prima Guerra Mondiale. “Dietro le leggi razziali c’era l’idea di togliere l’identità”: così Pinotti in occasione della cerimonia che si è tenuta al Museo Ebraico alla presenza del presidente della comunità ebraica della Capitale, Riccardo Pacifici, e del rabbino capo, Riccardo Di Segni. Sottolineando il significato del titolo della mostra “Prima di tutto italiani”, il Ministro ha evidenziato la crudeltà delle leggi razziali del 1938 “che puntavano a togliere qualsiasi orgoglio e umanità”. Esposti libri, lettere, cartoline e fotografie, ma anche medaglie, onorificenze e libri di preghiera. Oggetti attraverso i quali rendere omaggio alla memoria di coloro che parteciparono alla Grande Guerra e raccontare al pubblico la storia delle famiglie e delle persone ebraiche che in quel conflitto indossarono la divisa italiana. Al 1° gennaio 2013 (ultimo dato disponibile) gli stranieri residenti sono 4.387.721 (l’8,3% in più di un anno prima) e costituiscono il 7,4% della popolazione complessiva. Il 28,3% dei cittadini stranieri proviene dall’Ue, il 24,3% dall’Europa centro-orientale e il 14,1% dall’Africa settentrionale. Grazie alla costante riduzione dei rischi di morte a tutte le età, prosegue nel 2013 l’incremento della speranza di vita alla nascita: per gli uomini da 79,6 del 2012 a 79,8 anni e per le donne da 84,4 a 84,6. All’interno dell’Unione Europea solo la Svezia ha una situazione migliore per gli uomini (79,9 anni), mentre per le donne la speranza di vita è più alta in Spagna (85,5) e Francia (85,4) (dati 2012). Al 1° gennaio 2013 l’indice di vecchiaia (rapporto tra la popolazione ultrasessantenne e quella sotto i 14 anni) raggiunge il valore di 151,4% da 148,6% dell’anno precedente. Sul territorio, è la Liguria la regione con l’indice di vecchiaia più alto (238,2 anziani ogni 100 giovani) mentre quella con il valore più basso è la Campania (106,4%). Nell’UE a 27 Paesi l’Italia si conferma al secondo posto, preceduta dalla Germania che ha circa 160 anziani ogni 100 giovani. Le separazioni legali passano da 88.797 del 2011 a 88.288 del 2012; i divorzi da 53.806 del 2011 a 51.319 del 2012. Come negli anni precedenti, le separazioni consensuali sono decisamente di più delle giudiziali, rappresentano l’85,4% circa del totale. 14 LONDRA SERA LONDRA SERA 15 DAILY ITALIAN AUSTRIA, BELGIO, BULGARIA, CIPRO, DANIMARCA, ESTONIA, FINLANDIA, FRANCIA, GERMANIA, GRECIA, IRLANDA, ITALIA, LETTONIA, LITUANIA, LUSSEMBURGO, MALTA, PAESI BASSI, POLONIA, PORTOGALLO, REGNO UNITO, REPUBBLICA CECA, ROMANIA, SLOVACCHIA, SLOVENIA, SPAGNA, SVEZIA, UNGHERIA, RUSSIA, SVIZZERA, MONTECARLO, SAN MARINO. FREEDOM TO LOVE A photography award about love Accademia Apulia’s annual photography award this year focused on the concept of love and the social discrimination which often comes with it. With the support of The Royal Photographic Society, under the patronage of the Italian Consulate General, Amnesty International, the European Commission and the British Council, and funded by Il Circolo and Relocabroad, the exhibition ‘Freedom to Love’ aims to raise awareness on the difficulties many people endure every day worldwide, as they try to express the most constructive human quality: love. Photographs from 37 different countries showcased at the London College of Communication testify that love is universal. Participants submitted images of communion and friendship that crossed established social boundaries, be they racial, religious, gender, age, or any other identifiable boundary. To win the ‘Freedom to Love’photography award was the Belgian Liza Van der Stock, whose work focused on the gay community of Zanzibar, a mostly Muslim island where it is impossible to openly express one’s true identity. Judging the submissions were Anne Williams, London College of Communication; Bradley Secker, photojournalist; Michael Pritchard, The Royal Photographic Society; Roger Tooth, ‘The Guardian’; Sue Steward, photographic critic, ‘The Evening Standard’. Speaking for the Jury, Michael Pritchard, Director-General of The Royal Photographic Society commented: “The judges were impressed by the range of subjects covered by the entries. The three winners were able to highlight different aspects of discrimination and were also able to present a positive, personal side for their subjects. This exhibition highlights the fact that governments, NGOs and societies generally, still have much to do to ensure that diverse groups of people can co-exist and love without threat”. The Consul General of Italy, Massimiliano Mazzanti, Guest of Honour at the ‘Freedom to Love’ private view, delivered a sensitive speech on the importance of social inclusion today. Referring to President Obama’s statement on tolerance, the General Consul reiterated: “No one should be afraid to walk down the street holding hands with the person they love”. Also Attending the private view were Anne Williams, Director of Photography at the London College of Communication; Stephanie Robinson, Chair of National Trans Police Association; the photojournalist Cash Gabriele Torsello and Angelo Iudice, Chairman of Accademia Apulia. From above: Pictured here during the presentation are from left to right: The Italian Consul General Massimiliano Mazzanti; Anne Williams, Programme Director for photography; the winner Liza Van der Stock who presented a series of photos entitled “Man sex worker in Zanzibar, an almost exclusively Muslim Island Islam Q”; Michael Pritchard, Director General of The Royal Photographic Gallery; Angelo Iudice, Chairman of Accademia Apulia. A moment of the ceremony.
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