N. 3/2015 - Londra Sera

Le belle notizie
Michele
Del Campo
Col nuovo anno vi sono alcune belle
notizie da condividere con gli italiani
del Regno Unito. Michele Del Campo, il
giovane artista pugliese, che vive e lavora a
Londra è stato scelto tra una rosa di più di
2.000 concorrenti, tra pittori e illustratori,
dalla rivista americana ‘The Artist’ per la
consegna del Premio che i media del settore
danno ogni anno agli artisti che si sono
maggiormente distinti nell’affascinante
mondo delle creazioni. L’annuncio ufficiale
sarà dato nel mese di luglio dalla rivista
americana durante un evento speciale degli
Oscars della pittura.
Il processo creativo di Del Campo continua
con le pubblicazioni dei suoi lavori e della
dimostrazione della tecnica usata per
trasformare una tela in un’opera d’arte,
sulle prestigiose riviste come ‘Artists &
Illustrators’, la cui edizione di febbraio è in
vendita nelle migliori librerie e nelle gallerie.
“Art in Action” è il titolo che alcune riviste
britanniche hanno dedicato alle illustrazione
del giovane artista italiano che ha esposto
in tutto il mondo e nelle più quotate gallerie
inglesi. Per rendersi conto della potenza
dei suoi lavori basta andare su Facebook o
visitare il suo sito: www.micheledelcampo.
com . Questo artista italiana, che ha fatto
di Londra la sua casa, possiede due studi:
uno in piena Soho W1 e l’altro, più grande,
dall’affascinante nome di ‘The Chocolate
Factory’ nel nord della capitale, a Wood
Green N22.
Michele Del Campo è nato a Nicandro
Garganico, in provincia di Foggia, un
paesino rurale del Sud Italia. In Inghilterra
ha studiato presso le Università di Falmouth
e Dundee. In Spagna, la Regina Sofia gli
ha consegnato il Primo Premio del BMW.
Tantissimi Auguri da parte di noi tutti della
Comunità Italiana di Londra!
ARTISTA
DELL’ANNO
Graphic Designer: www.fotographic.eu
2
LONDRA SERA
LONDRA SERA
3
A cura di Isabella Grimaldi de Monterval
Con il bio si guadagna di più e si crea lavoro
A conduzione familiare, innovativa, colta e
giovane, ma non solo: crea occupazione e fa
guadagnare di più. È l’identikit dell’agricoltura
biologica italiana, fatta da imprenditori agricoli
più giovani, più tecnologici e con possibilità
di sviluppo maggiori rispetto ai ‘colleghi’
convenzionali, ma allo stesso tempo fortemente
orientati alla dimensione familiare. Secondo
l’ultimo censimento Istat, infatti, su un totale
di 1.620.844 aziende agricole e zootecniche,
circa il 99% fa ricorso a manodopera familiare.
Lo rileva l’ultimo Bioreport del Ministero
delle Politiche Agricole, Inea, Ismea e Sinab.
Ad emergere è il dato secondo il quale con il
biologico si guadagna di più e si crea più lavoro:
il reddito netto per unità lavorativa familiare è di
51.478 euro contro i 34.294 euro delle aziende
che producono in modo convenzionale. Allo
stesso tempo nel «bio» si spende il 14% in più
per il lavoro (22.957 euro contro i 15.066 del
convenzionale), semplicemente perché c’è più
lavoro.
“Nelle aziende bio - spiega Vincenzo Vizioli,
presidente di Aiab, l›Associazione Italiana per
l›Agricoltura Biologica - c’è bisogno di più
manodopera umana. Un facile esempio: dato
che non si passa col trattore a dare il diserbante
(lavoro di una persona), ci vogliono più persone
che passano a togliere le erbe infestanti. Se si
considerano questi dati sul reddito - continua
Vizioli - il modello agricolo di tipo
industriale al quale sono orientate
tutte le politiche e le norme attuali
mostra il proprio fallimento anche
sul piano economico”.
Le aziende bio sono guidate da
giovani (il 22% ha un capo azienda
di età compresa tra i 20 e i 39 anni, a fronte
del 9,6% relativo al totale delle aziende), in
possesso di un titolo di studio mediamente
elevato (il 17% è laureato e 32% ha un diploma
di scuola superiore, contro rispettivamente, il 6%
e il 18%) e molto attenti alle nuove tecnologie
e alle nuove forme di sviluppo. Il 15,6 % delle
aziende biologiche italiane è informatizzato
(contro il 3,8% delle convenzionali), il 10,7%
ha un sito web (contro l’1,8%) e il 5,2%
pratica l’e-commerce (contro lo 0,7%). Molto
importante, inoltre, la diversificazione delle
attività produttive (dall›agriturismo alle fattorie
didattiche), praticata dal 17% delle
aziende biologiche (oltre il triplo
rispetto a tutte le altre aziende)
e la vendita diretta (praticata
dall’89% delle aziende bio
rispetto al 64% delle altre)”.
“Nel biologico – dice Vizioli –
possiamo parlare di un’evoluzione
a 360 gradi, in linea con una
trasformazione sempre più evidente della
società e della domanda. Una forte propensione
al cambiamento e all’innovazione e allo stesso
tempo una salvaguardia di quei valori (primo
fra tutti la dimensione familiare) che hanno
fatto del ‘Made in Italy’ una delle produzioni più
apprezzate al mondo».
Come scegliere la pizza surgelata
Anche la pizza surgelata ha le sue regole.
Amatissima all’estero, anche in Italia, nonostante
un certo snobismo, ha i suoi fan, come dimostrano
i numeri: a inizio 2014, le pizze rappresentavano
ben il 12% del valore totale del mercato dei
surgelati, che ha un valore complessivo di 1.9
le sette cose che forse non tutti sanno sulla pizza
surgelata.
La prima è che, paradossalmente non tutte
quelle presenti nel banco dei surgelati sono
prodotte nel nostro Paese: “La normativa corrente
non prevede l’obbligo di indicare il Paese dello
miliardi di euro. Ed è uno dei pochi segmenti che
tiene testa alla crisi, con un +0,4% e una crescita
costante negli ultimi anni (fonte: GFK).
La pizza surgelata, tuttavia, non è tutta uguale.
“Il prodotto di riferimento, inutile nasconderlo,
resta sempre quello realizzato in pizzerie
tradizionali e di qualità”, afferma Dario Roncadin,
amministratore delegato di Roncadin, azienda
di Meduno (Pordenone) che produce 60 milioni
di pizze surgelate all’anno. “Tuttavia la pizza
surgelata industriale ha dei vantaggi: è sempre
a portata di mano, pronta in pochi minuti, è
soggetta a severi controlli e deve rispettare alti
standard di qualità. E, se scelta con attenzione, è
anche buona, basta saper scegliere”. Ecco quindi
stabilimento di produzione, in quanto può bastare
un generico ‘Made in UE’: per sapere se la pizza è
realizzata in Italia, bisogna fare più attenzione al
retro della confezione” spiega Roncadin.
Altro consiglio è di leggere con attenzione
la lista degli ingredienti: “Più corta è meglio
è - prosegue sempre Roncadin -. Al di là della
farcitura, la pizza è un alimento semplice e fatto
di ingredienti basilari: farina, acqua, pomodoro,
olio, sale e soprattutto, poco lievito. Roncadin
sceglie lievitazioni lunghe, che vanno da 5 a
24 ore, con una percentuale di lievito inferiore
all’1%”.
Terzo elemento da considerare è che una
buona pizza, sia artigianale sia industriale, non
deve far venire troppa sete, indice di una quantità
eccessiva di lievito: “Se si mangia la pizza di
sera e ci si alza la notte per bere, può voler dire
che la quantità di lievito nell’impasto era troppo
elevata”, spiega Dario Roncadin.
Quarto: a fare la differenza è la qualità
dei singoli ingredienti e per scoprire meglio le
caratteristiche del prodotto è sempre necessario
leggere bene l’etichetta.
Quinto elemento da tenere in considerazione,
lo spessore della base della pizza è una delle
differenze principali tra la pizza del banco
surgelati e quella del pizzaiolo, ma anche in
questo caso si possono trovare dei prodotti che si
avvicinano a quelli artigianali.
Sesto, considerare il metodo di cottura: il forno
a legna è sempre preferibile perché consente di
tenere sotto controllo l’umidità dell’impasto e di
renderlo più croccante.
Infine il settimo ‘segreto’ riguarda il topping
più amato, la mozzarella: “Abitualmente si cuoce
la pizza completa e poi si surgela, così quando
a casa si rimette in forno, diventa gommosa e
perde nel gusto. Per questo la nostra mozzarella
è aggiunta solo dopo la cottura, così che si
cuoce solo una volta, come succede per la pizza
artigianale”, conclude Roncadin.
Internet cambia
la cucina
Internet gioca un ruolo di primo piano in
cucina, dall’acquisto degli ingredienti fino alla
preparazione dei cibi. Secondo i risultati di
un›indagine diffusi da Google, gli italiani sempre
di corsa e attenti al risparmio si stanno rivolgendo
al web anche per gli acquisti di generi alimentari,
con il 30% degli utenti che li ha acquistati online
negli ultimi 6 mesi.
Il 70% degli italiani intervistati, racconta
ancora Google, cerca sul web promozioni e sconti
prima di comprare, il 53% visita i siti di un brand
per raccogliere informazioni sui prodotti e quasi
un italiano su quattro (il 23%) usa il proprio
smartphone nel punto vendita per decidere cosa
comprare.
In Italia cambia anche il modo di informarsi e
di fare la lista della spesa: un intervistato su 3
predispone la propria lista in versione digitalizzata
sui dispositivi mobili come tablet e smartphone.
L›88% inizia a cercare informazioni sulle
ricette cui è interessato o sugli ingredienti da
utilizzare mentre sta guardando programmi
televisivi dedicati al cibo. La ricerca di ricette e la
visione di tutorial on line per cucinare prosegue
anche prima di mettersi ai fornelli, e il 61% degli
italiani la effettuata principalmente attraverso i
device mobili. L›88% utilizza i motori di ricerca,
l›81% consulta siti di ricette, il 72% si affida a
blog e forum dedicati alla cucina.
Internet è un fidato alleato anche per cercare
spunti per le occasioni speciali. In occasione
del Natale, il 70% degli intervistati dichiara che
utilizzerà il web come fonte di ispirazione per
preparare il cenone della vigilia o il pranzo del 25
dicembre, il 53% per trovare l›idea giusta ovvero
un prodotto alimentare tipico o un attrezzo da
cucina originale da regalare a parenti e amici.
Anche il ‘Made in Italy’ riscuote grande
interesse, tanto che il 65% degli intervistati
vorrebbe fossero disponibili on line molte più
specialità, come l›olio cercato sul web dal 72%
degli italiani, il formaggio dal 68%, i salumi dal
63% e le specialità regionali dal 62%, sulle quali
il 49% vorrebbe trovare maggiori informazioni
online.
4
LONDRA SERA
L’UOMO CHE CREÒ COSTA
Ha sconfitto il ‘tea time’ britannico per i ‘coffee breaks’ europei
L’uomo che è riuscito a fare cambiare le abitudini
del “tea time” agli inglesi è stato un italiano
arrivato tanti anni fa da Borgotaro (in provincia di
Parma) per rivoluzionare le abitudini britanniche,
qualificando la caffeine come prima bevanda
mondiale. Sua è stata l’idea di aprire, con l’aiuto
delle banche, la catena di caffetterie ‘Costa
Coffee’. Adesso vive godendosi il suo meritato
riposo a Montecarlo. Ma ecco un nostalgico
revival di come raccontavamo la storia su ‘Londra
Sera’ trent’anni fa.
«L’Italia e l’Inghilterra ora sono molto più
vicine rispetto ad appena pochi anni orsono.
Il merito va forse attribuito non soltanto al
poderoso sviluppo conosciuto ultimamente dai
mezzi di comunicazione e di telecomunicazione.
Ad abbreviare le distanze tra i due Paesi ed a
far conoscere meglio i due popoli ha contribuito
in maniera significativa anche l’intraprendenza
di parecchi italiani, riusciti ad aprire prospettive
di collaborazione che ancora qualche tempo fa
erano considerate inverosimili; ed in certi casi si è
trattato di una vera e propria rivoluzione di gusti
e di costume. Solo un paio di decenni orsono,
per esempio, chi avrebbe immaginato che una
tradizione tanto connaturata agli inglesi quanto
quella della cerimonia della “cup of tea” avrebbe
finito per essere minacciata dal penetrante aroma
della tazzina di caffè all’italiana?
Come racconta Sergio Costa, vero e proprio
“missionario del caffè espresso” tra i discendenti
Una rara fotografia di Sergio Costa, fondatore della catena ‘Costa Coffee’.
di Albione, tutto cominciò in una giornata di
nebbia, quando passeggiando per Park Lane, ebbe
una “rivelazione”: un delizioso aroma di caffè
che si spandeva nel grigiore dell’aria londinese.
“Fu in quella occasione - ricorda Sergio Costa che
ora è titolare di una delle maggiori compagnie
britanniche per la torrefazione del caffè - che mi
sono reso conto del valore, anche psicologico, che
LA LIBERTÀ È COME L’ARIA
CHE RESPIRIAMO
Questa foto dalla dimensione unica, entrerà nel libro della storia
I maggiori Capi di Stato, con i nostri
orgogliosi rappresentanti del Governo
Italiano, per dire ‘no’ alla barbaria del
fanatismo religioso. Ha partecipato alla
marcia il più grande raggruppamento
dopo la Liberazione di Parigi. La Francia
si è dimostrata più unita e più forte che
mai. Poter dire “io c’ero”, è un’emozione
che non ha prezzo. E noi di ‘Londra Sera’
eravamo lì a manifestare tra la folla
compatta, per la libertà d’espressione.
I familiari e gli amici delle vittime di questo orrendo atto criminale.
può avere una buona tazza di aromatico caffè”.
La sua è la storia di tanti emigranti che si
sono fatti strada dedicandosi al lavoro con il
massimo impegno, di notte e di giorno. È una
storia classica, prima come aiutante di un locale,
poi come consocio dello stesso, dopo essersi
fatto apprezzare e benvolere dal proprietario.
Dalla ‘Coffee Inn’ a Park Lane, uno dei pochi
locali (e forse l’unico) a Londra dove vent’anni fa
era possibile bere un vero espresso, alla catena
dei ‘Costa Coffee Shops’, recentemente aperti
nelle maggiori stazioni ferroviarie. A questi si
aggiungono i centri di torrefazione, che ‘lavorano’
oltre 20 tonnellate di caffè alla settimana,
1.200 l’anno. La capacità di mantenere a lungo
l’aroma del caffè appena tostato, con speciali
confezioni sotto vuoto, ha attratto la crema dei
clienti britannici, dai grandi magazzini Harrods
ai maggiori alberghi della capitale come il
Dorchester, il Savoy, ed il Grosvenor House. La
catena ‘Costa Coffee’ costituisce ora un punto
di riferimento per molti consumatori inglesi,
che dopo aver gustato l’espresso italiano, non
riescono più a mandare giù la bevanda che gli
anglosassoni chiamano caffè. In questo senso,
Sergio Costa è stato un “missionario”, perché
diffondendo il suo ‘Moka Italia Formula Uno’ che
rappresenta l’80% delle vendite della sua impresa
di torrefazione, ha diffuso tra gli inglesi un pezzo
d’Italia ed ha portato tra le brume di questa isola
un vero raggio di sole italiano».
5
LONDRA SERA
Antonio
Marchitto
Ha fatto scoprire la moda del bel vestire agli inglesi
Dall’alto AL BASSO e da sinistra verso destra:
Riconoscimenti dall’Ambasciatore d’Italia nel Regno Unito.
La Stella del Lavoro nel suo atelier di Savile Row.
Uno degli ultimi lavori del sarto italiano.
Un’ordinazione di Bryan Ferry.
Nessuno avrebbe pensato che un italiano, originario da Cerreto
Sannita, (provincia di Benevento) dove il nonno Antonio era nato
nel lontano 1875, avrebbe un giorno vestito i Reali d’Inghilterra ed i
potenti della Terra. Antonio Marchitto nasce a Puglianello nel 1950
e fin dalla tenera età di 9 anni fu affascinato dai tagli delle stoffe e
dall’uso creativo che un ago, un filo, un bottone ed uno scampolo
di stoffa potevano apportare. La madre, notando questa sua
passione, lo indirizzò ad imparare il mestiere di sarto facendogli fare
l’apprendistato verso i due maggiori sarti del paese: Aldo Mongillo
e Valentino Vincenzo. Lì il giovanissimo Antonio Marchitto, dopo
gli orari di scuola, andava a trascorrere il pomeriggio, imparando
velocemente il mestiere.
A 19 anni aprì il suo primo atelier maschile, cimentantosi nella
creazione dei vestiti. Il salto di qualità avvenne quando appena
sposato decise con la moglie di trasferirsi a Londra, dove maggiore
sarebbe stata la sua possibilità di riuscire. Nella capitale britannica
arrivò il 23 luglio del 1973. Gli inizi furono difficili, sia per il
problema della lingua sia per la nuova realtà di lavoro. Ma poi
con grazie alla sua passione per la moda ed alla sua impeccabile
professionalità riuscì a farsi apprezzare nel giro dei grandi maestri
sartoriali di Savile Row, iniziando a lavorare in prestigiosi ateliers
maschili come Turnbull & Asser e Anderson & Sheppard. Per
una strana coincidenza Sua Altezza il Principe Carlo sembrava
seguisse i suoi spostamenti, servendosi prima dal primo atelier e
poi chiedendo espressamente il lavoro di Antonio Marchitto da
Anderson e Sheppard, dove era presente il magico taglio del sarto
italiano della provincia di Benevento.
Antonio Marchitto, dopo tantissimi anni di lavoro nella strada
dei gentlemen più famosa del mondo, si mette in proprio, seguito
da una clientela di aristocratici, artisti, politici e del mondo dello
sport. Cuce nuovi vestiti per il Principe Carlo, la divisa della squadra
di Calcio del Chelsea e della Nazionale inglese di Cricket e poi per
Henry Kissinger, Liam Neeson, Nicola Bulgari, la famiglia Elkan e
tantissimi altri.
La Repubblica Italiana, a riconoscenza del suo lavoro, gli ha
consegnato la Stella al Merito di Maestro del Lavoro. In un Paese
che fa della tradizione, ancora oggi, elemento di prestigio e
professionalità, non dispiace vedere un italiano mettere in evidenza
le sue origini. E sotto quest’egida che, senza vanto, ma con orgoglio,
il lavoro della Stella del Lavoro Antonio Marchitto già presente da
decenni nel cuore dell’aristocrazia della moda inglese, si presenta
alla ribalta più ambita del mondo londinese. Moda nel senso più
alto del significato dell’eleganza ricercata, raffinata, personalizzata.
Da oltre 35 anni il sarto ‘par excellence’ del vestito fatto su
misura propone stili intramontabili, dal taglio classico per uomo alla
giacca decostruita, dal blazer di maglia giada al satin e pura seta
per la sera, dai bottoni argentati agli Jeans moderni. Tagli, modelli,
disegni, indumenti testimoniano il lungo lavoro sartoriale di uno
dei maestri più abili di Savile Row, la strada simbolo del vestir bene
dove un italiano proveniente da un paesino rurale della Campania
è riuscito ad imporsi, conquistando la simpatia dell’aristocrazia
inglese. Nelle foto alcuni dei tanti lavori di Antonio Marchitto.
Dall’alto AL BASSO e da destra verso sinistra :
Anche giacche per donne.
Una giacca da salotto.
Un vestito per il Principe.
Un vestito per il Chairman della Fiat.
6
Un abruzzese di
successo a New York
“Adattarsi a qualsiasi lavoro ed
impegnarsi a fondo”. In un momento
di grave crisi occupazionale in
Italia, soprattutto a livello giovanile,
è questo il consiglio che con
estrema concretezza dà oggi alle
nuove generazioni un emigrante
abruzzese di successo, Sante Auriti,
uno dei più conosciuti maestri
artigiani d’America. Il suo genio e
il suo scalpello sono fondamentali
nella realizzazione dei prestigiosi
pianoforti di Steinway & Sons.
“Anche se hanno studiato e non
trovano il lavoro del loro ramo, i
giovani devono adattarsi”, ribadisce.
Mettersi in gioco. Nuove sfide
e fiducia nelle proprie capacità.
L’umiltà di imparare. E l’intelligenza
di far fruttare l’esperienza acquisita.
E guardare lontano, con l’ottimismo
della volontà. È in effetti quello che
ha fatto lui. In Germania operaio
nel settore tessile. Negli Stati Uniti
impegnato nella costruzione dei
pianoforti. Macchine e manualità.
Abilità e adattabilità straordinaria
dell’emigrante partito da Orsogna,
in provincia di Chieti, con il sogno
di far bene e affermarsi. A 28 anni
Sante Auriti ha varcato l’Oceano. E a
New York si sono concretizzate le sue
ambizioni. È notissimo nella Grande
Mela. Oramai tutti lo conoscono
con l’appellativo «Piano man». È lui
infatti che realizza i famosi pianoforti
Steinway & Sons che costano dai 200
mila dollari, quelli personalizzati, ai
100-160 dollari quelli per così dire
‘normali’.
Il geniale maestro nell’arte della
costruzione di strumenti musicali
ha lasciato l’Abruzzo sul finire degli
Anni Settanta. Una grande voglia
di farcela. E ce l’ha fatta. Grazie al
talento ed alla determinazione che è
nel DNA degli abruzzesi. Tantissimi
sacrifici. Racconta Sante Auriti: “Il
24 febbraio 1979 sono arrivato
negli Stati Uniti. Ero stato prima
in Germania, dove avevo lavorato
nel tessile. In America ho cercato di
trovare un posto nello stesso settore.
Gli amici mi hanno aiutato, hanno
fatto del loro meglio. Ma non c’è
LONDRA SERA
stato niente da fare. Non mi sono
arreso. Ho cercato altre strade. E sono
entrato nel mondo della costruzione
dei pianoforti. Ad introdurmi è stato
un orsognese, Raffaele D’Alleva.
Lavorava alla Steinway & Sons ed
era capo reparto. Mi fece assumere
e sono stato con lui per 10 anni.
Trattavamo il legno per fare le casse
del Grand Piano. Io preparavo il
‘veneer’ e lo incollavo per fare il ‘top’
dei piani e la altre parti. Ma in verità
facevo un po’ di tutto e quando
mancava qualcuno io prendevo il suo
posto. Mi sono trovato subito bene.
Non è stato difficile ambientarmi,
perché in quel reparto il mio capo e
altri due giovani della mia stessa età
erano figli di orsognesi.
C’è stato un momento in cui
eravamo 11 orsognesi a lavorare
alla Steinway & Sons. Adesso sono
rimasto soltanto io. In quel reparto
c’erano poi molti della Croazia che
parlavano l’italiano”. Un impegno
costante che non era sfuggito al
capo reparto che gli diede un nuovo
incarico. Ricorda Auriti: “Mi chiamò
in ufficio e mi propose di passare nel
settore dove venivano utilizzate le
macchine per tagliare i pezzi e fare
la modanatura (‘molding’). Un po’
pericoloso ma la paga era migliore.
Accettai. Dopo tre anni lo stesso
capo mi convocò e mi disse che la
Steinway & Sons stava comprando
macchine nuove che avrebbero
assorbito il lavoro che facevamo noi.
Ottenni così l’incarico di ‘specialista
della tavola del suono’. Nel 1992 mi
ha chiamato di nuovo e mi ha chiesto
se ero interessato a mettere insieme
tutte le parti del Grand Piano, il piano
con la coda. Ma non quelli normali,
bensì quelli speciali, cioè Luigi XV
e Chippendale”. Un salto di qualità
notevole e responsabilità sempre
maggiori. “Il mio maestro - racconta
- è stato un signore della Croazia,
Giuseppe. Molto bravo. Sono andato
a lavorare con lui, ricominciando
tutto da capo. Fino ad allora avevo
lavorato con le macchine. Invece
bisognava fare tutto a mano.
Giuseppe mi ha insegnato a lavorare
con scalpello, pialle e seghe. Ho
imparato anche ad affilarli. Un lavoro
molto impegnativo. Serve la massima
attenzione. Sono molti i passaggi da
rispettare. Se fai qualche errore, viene
scoperto alla fine dell’assemblaggio.
Quando Giuseppe è andato in
pensione, è stata un po’ dura. Ma per
fortuna tutto è andato bene”.
Far vedere come nasce un
pianoforte è un altro degli incarichi
che è stato affidato all’emigrante
abruzzese. “Ogni settimana ci sono
gruppi di persone e di studenti
che vengono a visitare la fabbrica.
Ho incontrato molti personaggi
famosi”. Grande talento e grande
comunicatore: “Ho rilasciato tante
interviste, sono stato ospite di diversi
canali televisivi. Una ventina di anni
fa anche la Rai si è occupata di me.
Ma la cosa più bella è avvenuta nel
marzo del 2009. Mi hanno invitato a
costruire il mio Luigi XV davanti alla
finestra del salone dove abbiamo la
rivendita dei piani (57th Street, New
York City). Ho lavorato in vetrina per
3 settimane ed ho fatto 3 pianoforti.
La gente si fermava. Molti entravano
per vedere da vicino e farmi delle
domande. Ed io spiegavo tutto. È
stato un grande successo. Il ‘New
York Times’ ha pubblicato la mia
foto con il titolo: «L’uomo che ferma
il traffico». È stata la foto della
settimana. Il ‘New York Daily News’
ha intitolato l’articolo «L’uomo dei
pianoforti non sa suonare, ma fa
grandi lavori». Nel telegiornale del
Canale 5, il giornalista ha detto:
«Attenzione, non è Billy Joel, ma
Sante Auriti». Mi hanno chiamato
da Milano quelli di Mediaset. La
soddisfazione più grande è stata
quando la Rai ha trasmesso in Italia
il servizio. Mia madre, gli amici e
tanti paesani mi hanno potuto vedere
mentre lavoravo e hanno ascoltato la
mia intervista”.
Di successo in successo. La fama
di Auriti ha raggiunto davvero livelli
molto alti. Il merito riconosciuto e
premiato dagli americani. Cosa che
è molto rara in Italia. E proseguiamo
con le altre tappe molto significative
dell’interessante percorso del
maestro nell’arte realizzativa dei
piani. “Nel dicembre del 2011 mi
hanno invitato ad un seminario che
si è tenuto a Chicago. Ho spiegato
il mio modo di lavorare e come si
realizzano i pianoforti. È stato un
grande successo anche qui. A marzo
del 2012 hanno fatto la riunione di
tutti i maestri di musica degli Stati
Uniti, dopo 20 anni. Sono stato
invitato anch’io all’Hilton Hotel
di New York. È stato molto bello
anche questo incontro durato tre
giorni. La sera non dovevo pulire.
Non restava nemmeno un truciolo
di legno. Se lo portavano via, per
ricordo. A febbraio del 2014, sono
stato invitato fare un piano in un
centro commerciale di Huntington,
New York. Una dimostrazione dal
vivo di come si taglia il piano”. E
non è finita. “Dovrò probabilmente
fare altre due dimostrazioni pratiche.
La prima il prossimo anno, quando
Steinway inaugurerà il nuovo
showroom, perché hanno venduto il
vecchio grattacielo sulla 57 strada.
La seconda a Dallas, nel Texas, il
venditore vuole che vada lì a fare un
piano in pubblico. Poi lo metteranno
all’asta. È una bellissima idea”.
Ed i rapporti con la terra natia?
“Io sono rimasto molto legato
all’Italia e alla mia Orsogna”,
risponde orgogliosamente.
Precisando: “Torno ogni anno
per un mese. Così mi rilasso e
mi ricarico per un altro anno di
lavoro. E già sto pensando alla
prossima estate, al buon mangiare,
a tutte le sagre nei piccoli paesi.
E la sera prima di tornare a casa
si va sempre a mangiare un bel
gelato”. Guarda i grattacieli di New
York, pensa alla sua Orsogna. La
bellezza dell’Abruzzo. Col ricordo
varca l’Oceano e racconta le estati
orsognesi: “Il mattino quando mi
alzo, esco sul balcone e vedo la
bella Maiella che è li a due passi.
Sembra di poterla toccare con le
mani. E allora come si fa a non
tornare almeno una volta l’anno? È
bello incontrare gli amici d’infanzia
e ricordare tutte le stupidaggini che
abbiamo fatto. Quando in tre sulla
Vespa 50 andavamo alla festa del
paese vicino. Oppure in sei nella mia
Fiat 600 ‘truccata’ a 750. Stavamo
anche comodi, perché in quel periodo
7
LONDRA SERA
si manteneva la linea”. (Domenico
Logozzo)
Assistenza sanitaria
ai pensionati rientrati
dalla Svizzera
“Centinaia di connazionali emigrati
in Svizzera una volta raggiunta la
pensione, decidono di rientrare in
Italia. Molti di loro, nel rispetto della
normativa esistente, optano per
passare dal servizio sanitario svizzero
a quello italiano. In teoria avrebbero
diritto di usufruire gratuitamente
del servizio sanitario, dal momento
che pagano le tasse in Italia. Di
fatto invece, un numero crescente
di ASL (Aziende Sanitarie Locali),
richiede loro un’iscrizione extra
per risultare assicurati al servizio
sanitario nazionale”, ha detto
Laura Garavini, deputata Pd della
Circoscrizione Estero ripartizione
Europa e componente dell’Ufficio
di Presidenza del suo Gruppo alla
Camera, al riguardo di “ingiusto
procedimento”.
“Il problema – sottolinea la
deputata eletta all’estero - è stato
affrontato, in una delle ultime sedute,
dal Consiglio Generale degli Italiani
all’Estero, dal consigliere Dino Nardi.
È una questione che va affrontata e
risolta al più presto, in modo da non
mortificare persone in età avanzata
che hanno lavorato per una vita
e che, giunte al meritato riposo, si
vedono negare dal loro Paese di
origine e di attuale residenza un
diritto così importante come quello
della salute”, conclude l’on. Garavini.
Ginevra celebra
l’emigrazione italiana
Ginevra ha reso omaggio al
contributo dell’emigrazione italiana
alla costruzione ed allo sviluppo della
città elvetica con l’inaugurazione
di una stele commemorativa. A
promuovere l’iniziativa, nella centrale
Place des Alpes, è stata la Società
delle Associazioni Italiane di Ginevra
(Saig), che ha coinvolto con successo
il municipio e in particolare il
consigliere amministrativo Guillaume
Barazzone.
Di fronte ad alcune centinaia
di italiani, sono intervenuti i due
consiglieri di Stato di cittadinanza
italiana, Mauro Poggia e Serge
dal Busco che hanno ricordato la
traiettoria di emigrazione delle
proprie famiglie, provenienti
rispettivamente dal Piemonte e dal
Veneto, il sindaco di Ginevra, Sami
Kanaan, che ha evidenziato come il
20% del Gran Consiglio sia composto
da membri di origine italiana, nonché
i due consiglieri amministrativi
‘italiani’, Barazzone e Sandrine
Salerno, fino al giugno scorso primo
cittadino di Ginevra.
Da parte sua, il Console
Generale italiano, Andrea Bertozzi,
ha sottolineato come a Ginevra
l’emigrazione italiana sia riuscita ad
integrarsi e affermarsi con successo,
raggiungendo già con la seconda
generazione posizioni di vertice in
tutti i settori.
100.000 lucani iscritti
all’Aire
“Recuperare, anzi rilanciare e
proiettare verso l’alto il capitolo
che prevede la posta finanziaria per
i Lucani all’estero”. È con questo
auspicio che il vicepresidente della
Federazione dei Lucani in Svizzera,
Giuseppe Ticchio, si rivolge al
presidente della Giunta regionale,
Marcello Pittella, al presidente
del Consiglio regionale, Piero
Lacorazza, al presidente della CRLE,
(Commissione Regionale dei Lucani
all’Estero) Nicola Benedetto, e ai
consiglieri regionali Mollica, Giuzio,
Pace e Castelgrande.
“Visto che si è impegnati a
rimodulare la Legge regionale sulla
‘Disciplina generale degli interventi
in favore dei lucani all’estero, del
16 maggio 2002 e – sottolinea
Ticchio - rimodulare significa appunto
rilanciare, ciò che vi chiediamo è di
adeguarla finanziariamente con la
presentazione del Bilancio 2015”.
Ticchio fa appello alla sensibilità dei
rappresentanti istituzionali affinché
“nelle sedi opportune si possa
ricordare sempre che i 100.000 lucani
iscritti all’AIRE non rappresentano un
peso ma una risorsa”.
Primo dizionario
italo-olandese
Nell’Aula Magna dell’Università
di Amsterdam è stata presentato
“Il primo dizionario italo-olandese
1672-2014”, sponsorizzato
dall’Ambasciata d’Italia a L’Aja,
curato e redatto da Vincenzo Lo
Cascio, professore emerito di
linguistica italiana presso l’Università
di Amsterdam, in collaborazione
con la dottoressa Elisabeth Nijpels.
L’opera, per buona parte redatta
nelle due lingue, è stata presentata
e commentata da Tullio De Mauro,
linguista, professore emerito presso
l’Università La Sapienza di Roma
ed ex-ministro della Pubblica
Istruzione. “Le origini della prima
grammatica italiana in lingua
olandese, da cui Lo Cascio ha tratto
il dizionario - ha affermato Mauro - è
un vero e proprio giallo. Poi tutto
diventa chiaro. Circa 7000 vocaboli
dell’italiano seicentesco, un po’
meno di 6000 vocaboli olandesi. Ma
le lingue sono dispettose e non si
lasciano mettere in corrispondenza
biunivoca fra loro. Lo Cascio ha il
merito di aver confermato quanto
diceva Cartesio, cioè che di tutto
bisogna dubitare, fuorché del
significato delle parole”.
Il volume è il frutto delle
ricerche del professore Lo Cascio
sulla ‘Italiaansche Spraakkonst’, la
prima grammatica italiana in lingua
olandese, edita nel 1672 e da lui
scoperta nel 1967. L’attribuzione
dell’opera al filosofo olandese
Lodewijk Meyer (1629-1681) rimane
al momento controversa, come
spiega Lo Cascio nell’Introduzione
all’opera. “Sono sicuro – scrive
l’autore – che il dibattito degli
studiosi fornirà ulteriori elementi e
spunti di riflessione su un periodo
d’oro della lingua e cultura italiana in
terra olandese”.
Il libro contiene anche estratti
memorialistici di italiani illustri,
in qualche modo collegati con la
‘Italiaansche Spraakkonst’, che
viaggiarono in quegli anni nei Paesi
Bassi: una lettera del 1676 del
Nunzio apostolico Opizio Pallavicini
al Cardinale Altieri, il diario del
viaggio nel 1667-68 e nel 1669 di
Cosimo de’ Medici (poi Granduca
Cosimo III di Toscana), il diario di
viaggio dei fratelli bolognesi Guido e
Giulio Bovio nel 1677-78.
Riacquistare la
cittadinanza italiana
L’on. Fucsia FitzGerald Nissoli (Pi),
in seguito a molteplici incontri con
persone di origine italiana che, dopo
il trasferimento all’estero, hanno
perso la cittadinanza italiana, ha
presentato il problema al Ministro
dell’Interno, on. Angelino Alfano. Il
colloquio tra la deputata eletta nella
Circoscrizione Estero (ripartizione
Nord e Centro America) e il titolare
del Viminale è stato molto cordiale
e costruttivo. La parlamentare
ha prospettato l’esigenza di
“superare l’art.13 della legge 91/92
consentendo a chi, recatosi all’estero,
ha perso la cittadinanza italiana
di riacquistarla previa domanda
al competente ufficio consolare”.
Un’ipotesi accolta favorevolmente
dal ministro sulla cui percorribilità ha
manifestato la volontà di un lavoro
congiunto con l’on. Nissoli.
“Sono particolarmente soddisfatta
dell’esito del colloquio con il
Ministro Alfano”, ha dichiarato
la parlamentare eletta dagli
italiani all’estero sottolineando
“l’importanza dello strumento della
cittadinanza per la salvaguardia
del ‘Sistema Italia’ nel mondo che
può contare su tanti ambasciatori
dei nostri valori fondanti la nostra
identità culturale e che spesso
abbiamo dimenticato. Permettere di
riacquistare la cittadinanza a chi si
sente profondamente italiano, anche
dopo averla perduta non per propria
colpa, è un atto doveroso e un debito
di riconoscenza” .
LA RICETTA
DELLA SETTIMANA
Pollo allo Zafferano
Ingredienti: 1 pollo; olio extravergine d’oliva; 60 gr di burro; 2 dl di crema di latte;
farina; brodo vegetale
Cognac; prezzemolo; zafferano; vino bianco; sale.
Esecuzione: Tagliare il pollo a bocconcini e rosolalo in un tegame con il burro. Unire
il Cognac ed il vino bianco e far sfumare. Aggiungere quindi una parte del brodo e far
cuocere.
Completata la cottura, aggiungere il brodo lasciato da parte, la crema di latte, un po’
di farina ed una bustina di zafferano. Mescolare per amalgamare. Servire con riso in
bianco.
8
LONDRA SERA
PARRUCCHIERA
DEllA
DOlCE
VITA
LA
Lo rivendica con orgoglio e lo ripete
instancabilmente, «Ho preso la vita
per i capelli», e non soltanto i suoi ma
anche quelli delle sue illustri clienti: dalla
contessa Pecci Blunt a Romi Schneider,
da Marina Lante della Rovere a Virna
Lisi, recentemente scomparsa, da Marta
Marzotto a Consuelo Crespi accanto
all›eterna Veruschka, Anna Maria
Pietrangeli, la divina mannequin Naty
Abascal, Jacqueline Kennedy Onassis.
Ha deciso di raccontarsi a Carla Pilloli,
Alba Armillei nota ‹coiffeuse› della Dolce
vita romana nel libro autobiografico
“Ho preso la vita per i capelli”, edito da
Palombi.
Creava opere irripetibili, ha scritto
di lei Elsa Peretti, che duravano solo un
giorno. «Ho vissuto anni indimenticabili,
un mondo che oggi, forse non esiste
più. Non lo dico con rimpianto confessa Alba Armillei -. Ho avuto la
fortuna di conoscerlo e frequentarlo. Ho
partecipato ai grandi matrimoni, ai più
celebri balli, ai festival cinematografici,
alle inaugurazioni più rilevanti, ai
défilés di Emilio Pucci, Irene Galitzine,
Valentino».
«Sono stata accolta come ospite in
meravigliose case dove la cameriera
ti disfa la valigia e te la rifà quando
vai via. Il massimo del lusso». Cosa
rimpiange di quegli anni, cosa le manca?
«Forse tutto – risponde -. Manca la
classe, l’eleganza di molte signore che
ho conosciuto. Oggi trionfa la ‹moda
coatta›. Modelli inimitabili. I seni e le
trippe all’aria, i culoni incellofanati
nei fuseaux con l’effetto mongolfiera,
per non parlare delle mutande che
fuoriescono dai braghettoni maschili».
E i capelli? Sono lo specchio dell’anima
per Alba: «Basta guardare la statuaria
antica - spiega ancora -. Le acconciature
erano una parte fondamentale
dell’abbigliamento della donna. Oggi
vedo in giro solo volgari ‘extentions’, che
tra l’altro, rovinano i capelli, pettinature
ACCANTO AL TITOLO:
Alba con Giancarlo Giammetti e Lella Griffa
DA SINISTRA IN SENSO ORARIO:
Alba Armillei
Romy Schneider
Emilio Pucci
Sylva Koscina
etniche o chiome con la riga in mezzo,
come due tendine, effetto Madonnina.
La ‹mia› Roma offriva un’immagine di
sicura eleganza. Allora la bellezza delle
donne era leggiadra, non mortificata e
mostrificata dai labbroni e dagli zigomi a
polpetta».
Nulla a che fare con le clienti che
frequentavano i saloni di Alba in Via
9
LONDRA SERA
Condotti: l’imperatrice Soraya, la
Regina Federica di Grecia, Olga Villi e
il Principe Lanza di Trabia, la Regina
Giuliana d’Olanda, la Duchessa d’Alba,
Audrey Hepburn, Ines Theodoli, Afdera
Franchetti, stravagante nobildonna
romana, quarta moglie di Henri Fonda,
Rudy Crespi, Grace Kelly, Elettra Marconi,
Principessa Giovanelli, Dirce, Mariella,
Beatrice, Osanna Rebecchini, oggi
sposata Visconti di Modrone, ma anche
attrici, illustri, regali come Ava Gardner e
Elisabeth Taylor.
Spiazzante, ma spassosissimo
il ricordo di Alba: «Chissà cosa mi
aspettavo di vedere incontrando la
mitica attrice! Gli occhi di Liz color viola
erano effettivamente straordinari - scrive
nel suo libro autobiografico -. Rimasi
però delusa dal suo busto corto, col seno
quasi all’altezza della vita, dalla ridotta
statura e dal suo incedere che non era
certo da gran diva a differenza di Ava
Gardner, ad esempio, che procedeva
come una dea, salvo quando esagerava
col bicchiere, in quei casi pendeva come
la torre di Pisa».
«Per Liz - ricorda ancora Alba allo scopo di aumentarne la statura,
inventai la gabbia, ossia una mezza
cupoletta di fil di ferro che, piantata
con le forcine sulla sommità del cranio,
ricoprivo con un intreccio di capelli. Un
marchingegno che le faceva acquistare
in altezza almeno una decina di
centimetri››. Ricordi indimenticabili di
una stagione felice, irripetibile. Ricordi
come istantanee cinematografiche?:
«I Principi Torlonia, dopo le quotidiane
‹promenades› a cavallo a Villa Borghese,
ritornavano a casa, in Via Bocca di
Leone, attraversando Via Condotti.
Sempre a cavallo - scrive Alba -. Oggi
sarebbe impossibile».
Memorie che si confondono con la
sua professione. Dettagli personalissimi
legati alla ‹First Lady of America›,
Jackie Kennedy: «L’avevo incontrata a
New York per preparare l’acconciatura
del suo matrimonio con Onassis.
Arrivò in ritardo all’appuntamento e
contemporaneamente avevo un servizio
fotografico con ‘Vogue’. Impossibile
saltare il secondo appuntamento. La
futura signora Onassis fu gentilissima
con me - aggiunge Alba -. Arrivai
all’appuntamento con la celebre
mannequin Veruschka con la sua
limousine e scortata da due motociclisti.
Una donna che non dimenticherò. Mi
scrisse una lettera per ringraziarmi; la
firmò solo con il suo nome e quando
le feci notare che mancava il cognome
mi rispose con la sua voce aspirata. ‹I
cognomi, mia cara, a volte cambiano›.
Da lì a qualche mese l’ex first lady
sarebbe diventata Jackie Onassis».
Alba Armillei ha attraversato oltre
mezzo secolo di storia italica. Dal
Dopoguerra alla Dolce Vita romana,
dal rivoluzionario ‹68 ai ‹grands bals›
francesi, come quello organizzato nel
castello di Ferrière da Marie Hélène
de Rothschild. Un libro di amabili
confidenze e qualche piccolo segreto. La
passione mai negata, da entrambi, tra la
Contessa Marta Marzotto, già madre di
sei figli e il pittore Guttuso («Io voglio
morire perché non posso avere Marta
tutta per me»).
Nessun rimpianto nella biografia
di Alba? Forse qualche sano consiglio
dall’alto della sua straordinaria
esperienza, partendo naturalmente
dalle acconciature e dai capelli: «Oggi
ci si rituffa nell’adolescenza. Si vedono
ultrasessantenni che sfoggiano tagli
sbarazzini da terza liceo. Peggio ancora
sono le frangette su fronti immobili
stirate col botulino. Come dire poi sottolinea ancora nella sua biografia - a
talune presentatrici televisive che sopra
i cinquant’anni è vietata la libera caduta
delle ciocche e pure le unghie dipinte di
blu o di verde?»
«Viaggio ormai poco, ma credo che
in un’umanità globalizzata come la
nostra, il mercato offra anche altrove lo
stesso spettacolo di ineleganza. Il buon
gusto ha perduto la strada di casa». E
conclude: «Nessun rimpianto: ho avuto
una vita ricca e felice, anche se confesso
di sentirmi come uno degli ultimi
testimoni di un’epoca ormai tramontata.
Ho conosciuto donne eleganti, bellissime,
ricchissime. La mia è stata una vita
davvero luminosa, apparentemente
fatua, frivola, ma ammantata di garbo».
FOTO IN ALTO:
Alba con Margherita Ruffo di Calabria
DA SINISTRA IN SENSO ORARIO:
Donna Vittoria Leone
Veruschka
Marina Lante della Rovere
10
LONDRA SERA
10
LONDRA SERA
LONDRA SERA
11
12
LONDRA SERA
F O T OFOTOGIORNALE
GIORNALE
Saldi invernali: un vero flop
I saldi invernali stanno andando male da nord a sud. Se per i consumatori si conferma il flop annunciato,
a causa della caduta del potere di acquisto delle famiglie, ancora alle prese con le difficoltà della crisi
economica, dai commercianti, pur di fronte a una partenza molto in salita, trapela un cauto ottimismo.
Le attese di Confcommercio sono per il mantenimento dei livelli dell’anno scorso, anche se l’andamento
della spesa media a famiglia, di circa 340 euro, segnala un crollo del 25,7% rispetto all›inizio della
crisi: nel 2008 infatti gli italiani spendevano 452 euro per acquisti di saldi, e ogni anno la cifra è scesa
gradatamente.
Per Federconsumatori solo 9 milioni di italiani, una famiglia su quattro, compreranno durante i saldi e
spenderanno in media180 euro, con una contrazione ulteriore del 5,6% rispetto all›anno scorso e per
un volume d›affari complessivo di 1,6 miliardi di euro. Le previsioni di Federconsumatori sono davvero
negative. «C›è una caduta del potere d›acquisto che si riverbera sui consumi in generale, su quelli di
Natale che sono scesi e ovviamente sui saldi», ha affermato Rosario Trefiletti.
«Siamo partiti bene, tuttavia sulla base delle evidenze macroeconomiche ci vuole cautela», sostiene
invece Mariano Bella, direttore dell›Ufficio studi di Confcommercio. Una cautela suggerita sia «per
l›andamento dell›occupazione sia per il clima di fiducia delle famiglie che è in discesa da cinque mesi
consecutivi». D›altra parte la Confcommercio stima una spesa media di 340 euro a famiglia per i saldi.
La politica fiscale del 2014, ereditata dagli ultimi tre governi, è di austerità: la pressione fiscale è aumentata, la reintroduzione delle imposte anche sulle prime case, attraverso la Tasi, ha incrementato del 20%
le imposte sul patrimonio immobiliare, produttivo e residenziale nel 2014 comportando un raddoppio
delle imposte rispetto al 2008, ricordano i commercianti.
I saldi, segnala Confcommercio, «riguardano prodotti soggetti a obsolescenza stagionale e sono
diversi dalle promozioni, sono un›opportunità in più: chi parla di liberalizzazione dei saldi lo fa confondendo i termini perché se facciamo i saldi invernali ad aprile non ha senso. Negli ultimi tempi abbiamo
sperimentato con varie regioni l›apertura alle promozioni prima dell›inizio dei saldi, ma questi aspetti
di piccolo cabotaggio giuridico hanno poco impatto. Bisognerebbe intraprendere un sicuro percorso di
riduzione della pressione fiscale per ritornare a crescere».
Bando per la
direzione di 20 musei
Il ministro per i Beni culturali e il Turismo, Dario Franceschini, ha presentato, nella sede della Sala Stampa
Estera, il Bando Internazionale per i Direttori dei 20 principali Musei italiani. Le tappe principali che
scandiranno il percorso per individuare i nuovi direttori, sono piuttosto ravvicinate. La scadenza per la
presentazione delle domande è fissata per il prossimo 15 febbraio. Per la selezione il Mibact si avvarrà
di una commissione composta da cinque esperti, l’intera procedura si concluderà entro il 15 maggio e a
partire dal 1 giugno i 20 musei, avranno i nuovi direttori che resteranno in carica per quattro anni.
Il bando può essere scaricato dal sito del Ministero dei Beni Culturali, ed è stato pubblicato su quello
del settimanale britannico ‘The Economist’ per stimolare la partecipazione internazionale.
I 20 musei sono la Galleria Borghese di Roma; la Galleria degli Uffizi di Firenze; la Galleria
Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma; la Galleria dell’Accademia di Venezia; il Museo
Capodimonte di Napoli; la Pinacoteca di Brera; la Reggia di Caserta; la Galleria dell’Accademia di
Firenze; la Galleria Estense di Modena; le Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Roma; la Galleria Nazionale
Federconsumatori, nel dare alcuni suggerimenti ai consumatori, lancia due importanti avvertimenti,
il primo «fare attenzione a non cadere nel raggiro del ‹falso saldo›: il negoziante aumenta il prezzo
iniziale per poi, dato che è una norma di legge, applicare lo sconto, così la cifra torna a essere quella
che era prima dei saldi». Una truffa che potrebbe essere evitata agevolmente, suggerisce Trefiletti, se
l›acquirente avesse l›accortezza di fotografare, magari con il telefonino, il prezzo del capo che interessa
prima dei saldi. Il secondo suggerimento è «diffidate dalle percentuali di sconto troppo alte, del 60, 70%,
perché c›è la possibilità concreta che vengano messi in saldo fondi di magazzino, e per legge questo non
può essere fatto».
Quanto alla possibilità di cambiare la merce comprata in saldo è bene tenere presente che «è a
discrezione del negoziante quando il prodotto non soddisfa per la taglia, o per un colore che non piace,
ecc, mentre è obbligatoria, in base alla legge delle garanzie,quando la merce è fallata o non conforme.
Ad esempio se si è acquistato un maglioncino di cachemire e cachemire non è, non solo il commerciante
deve cambiare il capo ma addirittura se non si può effettuare il cambio è prevista anche la scissione
contrattuale con la restituzione di quanto si è pagato».
**************************************************************************
delle Marche, Urbino; la Galleria Nazionale dell’Umbria, Perugia; il Museo Nazionale del Bargello,
Firenze; il Museo Archeologico Nazionale di Napoli; il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria;
il Museo Archeologico Nazionale di Taranto; il Parco Archeologico di Paestum; il Palazzo Ducale di
Mantova; il Palazzo Reale di Genova; Polo Reale di Torino.
Si tratta, ha spiegato il Ministro Franceschini , “di una novità importante per il nostro Paese. Ci
consente di fare un grande salto: passiamo da musei diretti da funzionari alle dipendenze gerarchiche
del soprintendente a musei che avranno un’autonomia contabile e gestionale”. Quanto poi al ruolo e
alla retribuzione prevista per i nuovi incarichi, Franceschini ha precisato che “la procedura di selezione
offre ai concorrenti che si aggiudicheranno la direzione dei primi 7 musei il ruolo di dirigente di prima
fascia. Gli altri avranno un trattamento retributivo di seconda fascia“.
In altre parole, per i primi sette direttori è previsto una retribuzione pari a 145mila euro lordi l’anno
mentre per gli altri la retribuzione sarà di 78 mila euro lordi l’anno.
LONDRA SERA
13
FOTOGIORNALE
Nuovo Annuario
Statistico
italiano
Al
31
dicembre
2013 si contano
in Italia 60.782.668 residenti
(29.484.564 maschi e 31.298.104 femmine),
oltre un milione in più rispetto all’inizio dell’anno (+1,8%). La ripartizione in cui si è registrato il
maggiore incremento è il Centro (+3,3%); quella con il maggior numero di residenti è il Nord-ovest
(16.130.725, il 26,5% del totale). Nel 2013 i decessi sono stati 600.744, in calo rispetto all’anno
precedente (612.883); più consistente è la riduzione delle nascite (514.308 contro 534.186 del 2012); di
conseguenza il saldo naturale (-86.436) è più negativo rispetto a quello dell’anno precedente (-78.697).
Prima
di
tutto
italiani
Il Ministro della Difesa Roberta Pinotti ha inaugurato la mostra
“Prima di tutto italiani”, dedicata al contributo offerto dal popolo
ebraico alla Prima Guerra Mondiale. “Dietro le leggi razziali c’era
l’idea di togliere l’identità”: così Pinotti in occasione della cerimonia
che si è tenuta al Museo Ebraico alla presenza del presidente della
comunità ebraica della Capitale, Riccardo Pacifici, e del rabbino
capo, Riccardo Di Segni.
Sottolineando il significato del titolo della mostra “Prima di tutto
italiani”, il Ministro ha evidenziato la crudeltà delle leggi razziali
del 1938 “che puntavano a togliere qualsiasi orgoglio e umanità”.
Esposti libri, lettere, cartoline e fotografie, ma anche medaglie, onorificenze e libri di preghiera. Oggetti attraverso i quali rendere omaggio alla memoria di coloro che parteciparono alla Grande Guerra
e raccontare al pubblico la storia delle famiglie e delle persone
ebraiche che in quel conflitto indossarono la divisa italiana. Al 1° gennaio 2013 (ultimo dato disponibile) gli
stranieri residenti sono 4.387.721 (l’8,3% in più di un
anno prima) e costituiscono il 7,4% della popolazione
complessiva. Il 28,3% dei cittadini stranieri proviene
dall’Ue, il 24,3% dall’Europa centro-orientale e il 14,1%
dall’Africa settentrionale.
Grazie alla costante riduzione dei rischi di morte a tutte le
età, prosegue nel 2013 l’incremento della speranza di vita
alla nascita: per gli uomini da 79,6 del 2012 a 79,8 anni e
per le donne da 84,4 a 84,6.
All’interno dell’Unione Europea solo la Svezia ha una
situazione migliore per gli uomini (79,9 anni), mentre per le
donne la speranza di vita è più alta in Spagna (85,5) e Francia
(85,4) (dati 2012). Al 1° gennaio 2013 l’indice di vecchiaia (rapporto
tra la popolazione ultrasessantenne e quella sotto i 14 anni) raggiunge il
valore di 151,4% da 148,6% dell’anno precedente. Sul territorio, è la Liguria la regione
con l’indice di vecchiaia più alto (238,2 anziani ogni 100 giovani) mentre quella con il valore più
basso è la Campania (106,4%). Nell’UE a 27 Paesi l’Italia si conferma al secondo posto, preceduta dalla
Germania che ha circa 160 anziani ogni 100 giovani.
Le separazioni legali passano da 88.797 del 2011 a 88.288 del 2012; i divorzi da 53.806 del 2011 a
51.319 del 2012. Come negli anni precedenti, le separazioni consensuali sono decisamente di più delle
giudiziali, rappresentano l’85,4% circa del totale.
14
LONDRA SERA
LONDRA SERA
15
DAILY
ITALIAN
AUSTRIA, BELGIO, BULGARIA, CIPRO, DANIMARCA, ESTONIA, FINLANDIA, FRANCIA, GERMANIA, GRECIA, IRLANDA, ITALIA, LETTONIA, LITUANIA, LUSSEMBURGO, MALTA, PAESI BASSI,
POLONIA, PORTOGALLO, REGNO UNITO, REPUBBLICA CECA, ROMANIA, SLOVACCHIA, SLOVENIA, SPAGNA, SVEZIA, UNGHERIA, RUSSIA, SVIZZERA, MONTECARLO, SAN MARINO.
FREEDOM TO LOVE
A photography award about love
Accademia Apulia’s annual photography award
this year focused on the concept of love and the
social discrimination which often comes with
it. With the support of The Royal Photographic
Society, under the patronage of the Italian
Consulate General, Amnesty International, the
European Commission and the British Council,
and funded by Il Circolo and Relocabroad,
the exhibition ‘Freedom to Love’ aims to raise
awareness on the difficulties many people endure
every day worldwide, as they try to express the
most constructive human quality: love.
Photographs from 37 different countries
showcased at the London College of
Communication testify that love is universal.
Participants submitted images of communion
and friendship that crossed established social
boundaries, be they racial, religious, gender, age,
or any other identifiable boundary. To win the
‘Freedom to Love’photography award was the
Belgian Liza Van der Stock, whose work focused
on the gay community of Zanzibar, a mostly
Muslim island where it is impossible to openly
express one’s true identity.
Judging the submissions were Anne Williams,
London College of Communication; Bradley
Secker, photojournalist; Michael Pritchard, The
Royal Photographic Society; Roger Tooth, ‘The
Guardian’; Sue Steward, photographic critic, ‘The
Evening Standard’.
Speaking for the Jury, Michael Pritchard,
Director-General of The Royal Photographic
Society commented: “The judges were impressed
by the range of subjects covered by the entries.
The three winners were able to highlight different
aspects of discrimination and were also able
to present a positive, personal side for their
subjects. This exhibition highlights the fact that
governments, NGOs and societies generally, still
have much to do to ensure that diverse groups of
people can co-exist and love without threat”.
The Consul General of Italy, Massimiliano
Mazzanti, Guest of Honour at the ‘Freedom to
Love’ private view, delivered a sensitive speech on
the importance of social inclusion today. Referring
to President Obama’s statement on tolerance, the
General Consul reiterated: “No one should be
afraid to walk down the street holding hands with
the person they love”.
Also Attending the private view were Anne
Williams, Director of Photography at the London
College of Communication; Stephanie Robinson,
Chair of National Trans Police Association; the
photojournalist Cash Gabriele Torsello and Angelo
Iudice, Chairman of Accademia Apulia.
From above:
Pictured here during the presentation are
from left to right: The Italian Consul General
Massimiliano Mazzanti; Anne Williams,
Programme Director for photography; the
winner Liza Van der Stock who presented a
series of photos entitled “Man sex worker in
Zanzibar, an almost exclusively Muslim Island
Islam Q”; Michael Pritchard, Director General
of The Royal Photographic Gallery; Angelo
Iudice, Chairman of Accademia Apulia.
A moment of the ceremony.