Sommario Rassegna Stampa

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Corriere della Sera
11/11/2014
"VIETATO GIOCARE DAVANTI A SCUOLA" GENITORI IN RIVOLTA
CONTRO IL COMUNE
3
25
la Repubblica
11/11/2014
YOGA, DRONI E VIDEOGIOCHI CACCIA ALLE LAUREE PAZZE PER
ATTRARRE GLI STUDENTI (C.Zunino)
4
15
Cronache del Garantista
11/11/2014
MA LA SCUOLA SERVE ANCORA E A COSA? (C.Ocone)
6
22
Avvenire
11/11/2014
"SOSTENERE LE PARITARIE PER GARANTIRE UN FUTURO"
8
41
Italia Oggi
11/11/2014
DOPO 16 ANNI DI ATTESA, PURE RENZI FRENA SULLA RIFORMA
DELLA MATURITA' (M.Tiriticco)
10
41
Italia Oggi
11/11/2014
VALUTAZIONE, CONTO ALLA ROVESCIA (A.Ricciardi)
11
44
Italia Oggi
11/11/2014
COMPITI, I GENITORI HANNO DIRITTO DI VISIONARLI E
FOTOCOPIARLI (C.Forte)
12
2
Corriere del Trentino (Corriere della
Sera)
11/11/2014
RIFORMA DELL'ISTRUZIONE, PREOCCUPANO CONTRATTO E
CARRIERA DEI DOCENTI
13
10
Corriere della Sera - Ed. Brescia
11/11/2014
SUPER-CONSERVATORIO, TEMPI BREVI
14
Edscuola.it
11/11/2014
LA RABBIA DEI PRECARI: DOPO LE RIFORME GELMINI E MORATTI
STIAMO TOCCANDO IL FONDO!
15
24
Gazzetta di Reggio
11/11/2014
STASERA IL CONFRONTO SUL QUESTIONARIO "LA BUONA SCUOLA"
16
39
Giornale di Merate
11/11/2014
IL PD SPIEGA LA SCUOLA BUONA ALLA SENATRICE PUGLISI
17
11
Il Cittadino (Lodi)
11/11/2014
"BUONA SCUOLA': I GIOVANI DEL PD IN CAMPO NEL LODIGIANO
18
20
Il Giornale dell'Umbria
11/11/2014
"LA BUONA SCUOLA" NELLA LENTE
19
41
il Mattino
11/11/2014
"GLI STEREOTIPI NORD-SUD? MEGLIO RIDERCI SOPRA" (D.Del pozzo) 20
Ilsole24ore.com
11/11/2014
AI FIGLI REGALATE UNA LAUREA, NON UNA CASA: L'UNIVERSITA'
RENDE 16 VOLTE DI PIU'. ECCO PERCHE'
22
9
La Gazzetta del Mezzogiorno - Ed.
Basilicata
11/11/2014
LA REALTA' DELLA NOSTRA SCUOLA NON E' QUELLA DI CERTI
VISIONARI
24
12
La Gazzetta del Mezzogiorno - Ed.
Basilicata
11/11/2014
LA BUONA SCUOLA HA BISOGNO DEI SUOI "VISIONARI"
26
14
La Nazione - Cronaca di Firenze
11/11/2014
SCUOLA, LA BOCCIATURA DEI PROF "TROPPI TAGLI, PIANO DA
RIFARE" (E.Gulle')
27
23
La Provincia (CO)
11/11/2014
"BUONA SCUOLA", I PROF DISCUTONO GLI ALUNNI SCENDONO IN
PIAZZA
28
1
La Repubblica - Ed. Bari
11/11/2014
E NEGLI ASILI CLASSI POLLAIO (A.De pascale)
29
Lanuovabq.it
11/11/2014
I NONNI 20 INSEGNANO A RENZI COS' LA BUONA SCUOLA
30
33
L'Arena
11/11/2014
"LA BUONA SCUOLA" UNA SERATA SULLA RIFORMA
33
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L'Unione Sarda
11/11/2014
"LA SCUOLA E' SOTTOPOSTA A UNA DELEGITTIMAZIONE CONTINUA
E INQUIETANTE"
34
Repubblica.it
11/11/2014
LA SCUOLA DA' I NUMERI
35
Ilcittadinoonline.it
10/11/2014
"LA BUONA SCUOLA" #LARACCONTIAMONOI: MOBILITAZIONE DEI
GD
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Tuttoscuola.com
10/11/2014
AGESC SU 'LA BUONA SCUOLA': PIU' OMBRE CHE LUCI
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Scenario politico
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Avvenire
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Int. a F.Bonini: "RICERCA, L'ITALIA PUNTI
SULL'ECCELLENZA" (E.Lenzi)
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Avvenire
11/11/2014
QUANDO I CERVELLI TORNANO: "MA NON E' SOLO
NOSTALGIA" (G.Grasso)
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11/11/2014
ORE ECCEDENTI SOLO AI PROF DELLE SUPERIORI (A.Di geronimo)
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11/11/2014
NIGERIA, IL MASSACRO DEGLI STUDENTI (M.Farina)
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Valutazione, mancano gli ispettori: ogni scuola dovrà fare da sé »
La rabbia dei precari: dopo le riforme Gelmini e
Mora i stiamo toccando il fondo!
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La rabbia dei precari: dopo le riforme Gelmini e Moratti stiamo toccando il fondo!
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Alessandro Giuliani
Diverse le testimonianze raccolte alla manifestazione dell’8 novembre dei sindacati Confederali per lo sblocco
dei salari. Cristiana Lucioli, supplente fiorentina: questo Governo dovrebbe andarsene a casa, fa solo danni.
Problemi anche negli altri comparti. Daniele De Angelis, 41enne da cinque anni tirocinante al ministero della
Giustizia, guadagna solo 300 euro al mese: si sblocchino i 7,5 milioni di euro previsti nella seconda parte dei
fondi della finanziaria.
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Sabato 8 novembre c’erano anche tanti precari della scuola tra i 100mila manifestanti che hanno partecipato
alla manifestazione unitaria indetta dai sindacati Confederali per chiedere lo sblocco dei salari. Tra i tanti
supplenti della scuola, mischiati a quelli di altri comparti del pubblico impiego, c’era anche Cristiana Lucioli:
trentacinque anni, lavora a Firenze come insegnante della scuola primaria.
All’agenzia Ansa, la maestra ha espresso tutto il suo malumore per chi governa oggi l’Istruzione pubblica:
“dopo le riforme Gelmini e Moratti – ha detto l’insegnante precaria – stiamo toccando il fondo. Con quest’ultima
si rimette ancora di più la qualità dell’insegnamento. Oggi sono scesa in piazza per i miei alunni che sono i
primi a rimetterci”.
E ancora: “questo Governo dovrebbe andarsene a casa perché fa danni ovunque, ma se davvero intendono
riformare la scuola almeno coinvolgano gli addetti ai lavori”, ha concluso la docente. Va ricordato, a onor del
vero, che il Governo proprio in questi giorni sta ultimando la fase di consultazione sulle linee guida di riforma
contenute nella ‘Buona Scuola’: una fase che ha coinvolto migliaia di cittadini, docenti, studenti e famiglie (anche
se in numero minore rispetto alle aspettative).
Le realtà del precariato nel pubblico impiego sono tante. Alcune davvero paradossali. Daniele De Angelis,
anche lui tra i manifestanti a Roma, ha raccontato di lavorare da cinque anni come tirocinante al ministero della
Giustizia, dove guadagna appena trecento euro al mese: “ho quarantun anni compiuti, una moglie e una figlia
di nove anni. Non si può andare avanti così, basta con i tagli al pubblico impiego”.
“Chiediamo lo sblocco della seconda parte dei fondi previsti in finanziaria e pari a 7,5 milioni di euro – ha
proseguito – almeno così potremmo avere la seconda parte degli stipendi per l’anno in corso. Al momento è
tutto fermo e noi tirocinanti, circa tremila in tutta Italia, non stiamo lavorando”.
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L’autonomia per l’innovazione, la
professionalità e il merito
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L’autonomia per
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IN QUESTO ARTICOLO
Argomenti: Scuola e Università | Harvard | Milano |
Università di Yale | Dolly Predovic | Bocconi |
Nomisma | Ivy League | Career Paths
di Alberto Magnani 11 novembre 2014
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Cosa regalo ai figli, una laurea o una casa a Milano? Se si parla
di futuro, meglio la laurea. Un investimento nell'educazione
vale fino a 16 volte in più di un investimento nell'immobiliare:
tasso di rendimento dal 30 al 69%, contro il 4,2/3% fruttato in media - dall'affitto di un'abitazione. È quanto emerge da una
ricerca a cura di Career Paths, azienda specializzata nella
costruzione di percorsi professionali e di carriera dalle scuole
medie all'università.
« È una questione culturale - spiega Dolly Predovic, presidente
di Career Paths - Abbiamo una visione patrimoniale del valore,
preferiamo dare ai figli delle cose di proprietà, come un appartamento. Mentre, forse,
dovremmo pensare al “valore” come qualcosa che genera un reddito per il futuro».
(Olycom)
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Dopo l'Apec, Shinzo Abe tentato da
elezioni anticipate
di Stefano Carrer
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Meglio la laurea del mattone? Lo sbalzo tra i due rendimenti è stato quantificato da Career Paths con un confronto fra due
ipotesi: i costi e i redditi generati da quattro esperienze universitarie (laurea triennale,
laurea magistrale, laurea in Bocconi, laurea in uno dei super college americani della Ivy
League) e l'affitto di un appartamento a Milano da 200mila euro. I dati sono ricavati dal
rapporto fra stipendio medio a un anno dalla laurea e investimento sostenuto (per
l'università) e dal rapporto fra affitto incassato e investimento sull'abitazione (nel caso degli
immobili). Risultato: il rendimento di una cifra spesa nell'educazione è pari al 69% per una
laurea triennale, al 53% per una laurea magistrale, al 52% per un quinquiennio nella sola
Bocconi al 30% per un quadriennio in uno degli otto college della Ivy League, i mostri sacri
dell'accademia americana. Nel caso degli affitti si vola più basso: 4,2% secondo la stima di
Career Paths e 4,3% secondo la media registrata da altre fonti in 13 città italiane.
ULTIMI DI SEZIONE
Si parla di noi
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Dalla Bocconi a Yale, quanto fruttano gli studi Vediamo i casi nel dettaglio. La spesa media per una laurea triennale è stimata a 19mila
euro totali. L'investimento ( 6.350 euro annui, dati dalla somma di 1.400 euro di media per
le tasse universitarie, 4.500 euro di costi della vita per i fuorisede e 450 euro di libri di
testo e materiale didattica ) sfocia uno stipendio medio da 13.200 euro annui a 12 mesi
Pag. 22
11-11-2014
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2/2
Foglio
dalla laurea. Pochi rispetto alla media europea, ma comunque pari a un tasso di rendimento
del 69%.
Se lo studente si iscrive alla Bocconi, la spesa si alza fino a una media di 85mila euro dati
dalla somma per tra rette ben più costose (10mila euro annui) e una vita a Milano rincarata
da affitti sopra la media nazionale (7mila euro l'anno). Ma lo stipendio medio dei neolaureati
di via Sarfatti a un anno dal titolo, 44.346 euro, garantisce comunque un rendimento del
52% sui costi sostenuti dal diploma alla discussione di tesi. Stesso meccanismo per una
laurea magistrale in un altro ateneo italiano (spesa di 31.750 euro e stipendio a un anno
dalla laurea di 16.800 euro: rendimento del 53%) o per un'avventura sull'altra sponda
dell'Atlantico: le rette stellari di atenei come Yale o Harvard (costo totale di 200mila dollari
per quattro anni) sfociano in reddito annuo di 60mila dollari che vale un rendimento del
30%.
E se l'investimento virasse sull'immobiliare, con un appartamento da 200mila euro a
Milano? Career Paths ipotizza un rendimento di 8.400 euro annui. Senza tenere conto di
costi extra causati da imposte sul reddito (come l'Irpef), tributi vari (si veda la Tasi),
eventuali spese di condominio... In sintesi: tasso lordo di rendimento (8.400 euro/200mila
euro) del 4,2%, in linea con i dati forniti da altre fonti. L'Osservatorio sul Mercato
immobiliare di Nomisma registra un rendimento medio appena più elevato: 4,3%,
nell'incrocio di massimi e minimi fra 13 città italiane. «Non è un errore, è una questione di
impostazione - ribadisce Predovic - Oggi il valore di un bene immobiliare non è più quello di
una volta. Il rendimento di quello che si investe sull'educazione non è paragonabile».
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I Nonni 2.0 insegnano a Renzi cos'è la Buona
Scuola
di Robi Ronza
11-11-2014
A
A+
A++
Sabato prossimo scade il termine per l’invio di contributi
alla consultazione via Internet sulla questione della scuola che il governo
aveva aperto lo scorso 15 settembre. Venne creato per questo un
apposito sito Web, raggiungibile a questo indirizzo, cui rimandiamo chi
voglia saperne di più e soprattutto chi voglia contribuirvi seppur all’ultimo
momento. Come cristiani, e quindi come persone chiamate a guardare a
11
Nov
San Martino
ciò che accade innanzitutto con fiducia e con il desiderio di valorizzare
tutto il buono che c’è anche se è poco, non ci sembra bene snobbare
questa consultazione malgrado tutti i suoi limiti.
I l s i t o c o n t i e n e u n R a p p o r t o s u c u i i l g o v e r n o R e n z i chiede
“dibattito e confronto”. Nella dichiarazione d’intenti con la quale il sito si apre si legge tra l’altro che tale
documento è offerto “ai cittadini italiani: ai genitori e ai nonni che ogni mattina accompagnano i loro figli e
nipoti a scuola; ai fratelli e alle sorelle maggiori che sono già all’università; a chi lavora nella scuola e a chi
sogna di farlo un giorno; ai sindaci e a chi investe sul territorio (…) a tutti gli innovatori d’Italia”. Il governo
chiede a tutti i destinatari di questo appello un aiuto “a migliorare le proposte, a capire cosa manca, a
decidere cosa sia più urgente cambiare e attuare (…) perché per fare la Buona Scuola non basta solo un
Governo. Ci vuole un Paese intero”.
Sono buone, anzi ottime intenzioni leggendo le quali si è presi nello stesso tempo da grande conforto e da
grande malinconia. Da grande conforto perché non ci si può non riconoscere nell’orizzonte umano prima che
politico in cui si situano. Da grande sconforto sapendo che la cultura politica di Renzi e dei suoi spinge in
direzione opposta a questi così buoni proponimenti. E già subito lo si vede nel citato Rapporto in cui si delinea
un generale aggiustamento della scuola statale senza rimettere affatto in ballo il suo peccato originale. Senza
aprire, insomma, il dibattito su quel suo detenere il monopolio della scuola pubblica (=aperta a tutti) senza
oneri per le famiglie degli scolari e studenti, che è in realtà la causa prima di tutti i suoi mali.
SCHEGGE DI VANGELO
Apprezzando il fatto che tra i destinatari dell’appello del governo Renzi per la buona scuola ci siano
Così anche voi, quando avrete fatto tutto
anche i nonni, l’Associazione Nonni 2.0, nata alcuni mesi fa a Milano, ha inviato un suo contributo alla
quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo
consultazione che ci sembra particolarmente chiaro e completo. Perciò lo riprendiamo qui quasi testualmente.
“Immaginiamo”, scrivono i Nonni 2.0 in apertura del loro intervento, “che con questa consultazione il
servi inutili. Abbiamo fatto quanto
dovevamo fare” (Lc 17,7-10)
governo punti a un confronto ampio, libero e approfondito sulla questione della scuola nel nostro Paese, e non
semplicemente a proposte di manutenzione straordinaria della scuola così come è oggi configurata”.
“In primo luogo pertanto facciamo presente che occorre aprire in via preliminare un dibattito sul modello
generale di scuola pubblica in Italia. Nel nostro Paese sussiste ancora il monopolio statale della scuola pubblica
senza oneri per le famiglie degli allievi. È l’ultimo monopolio che ancora esiste in Italia; e che non esiste più, o
non è mai esistito, nella maggior parte dei paesi membri dell’Unione Europea compresi tutti gli altri paesi
monopolio statale che, come tutti i monopoli del genere, fornisce, fra grandi sprechi, un pessimo servizio”.
“Ci rendiamo conto che l’avvio della rottura di questo monopolio non è una facile impresa:
implica infatti il confronto con il più forte blocco di interessi neo-corporativi oggi esistente nel nostro Paese. E
siamo ben consapevoli che solo attraverso un ben studiato processo di transizione lo si può attuare senza costi
sociali insostenibili. Tuttavia da un governo che si sta dimostrando capace di avviare riforme che sembravano
impossibili ci attendiamo anche il coraggio di un impegno in tal senso. Rendere buono il prodotto di un tale
A Verona Zelger vince su Pannella
monopolio è impossibile, e i fatti non cessano di dimostrarlo. Anche però se ciò fosse (come invece non è) tale
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membri più importanti e popolosi, dalla Gran Bretagna alla Germania, dalla Francia alla Spagna. È un
11-11-2014
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monopolio continuerebbe ad essere inaccettabile in linea di principio: riservare allo Stato il monopolio
dell’educazione dei propri cittadini è infatti un grave vulnus alla democrazia.”
Perciò, si legge ancora nel documento dell’Associazione Nonni 2.0, “Fortemente desiderosi che la
scuola italiana possa realmente essere una ‘buona scuola’ per i nostri nipoti e quindi per l’intero Paese, e
tenendo per fermo quanto affermato e richiesto più sopra, abbiamo letto il documento, valutandolo
analiticamente e apprezzandone le motivazioni di fondo; in particolare il riconoscimento del primato di un
corretto processo formativo della persona quale leva per garantire lo sviluppo del nostro Paese. (…)
Segue una serie di osservazioni molto puntuali sul testo del Rapporto offerto in consultazione:
“ Con questo breve contributo intendiamo evidenziare che questo potrà avvenire solamente assicurando
alle famiglie una reale libertà di scelta a livello di istruzione ed educazione
È già dittatura gay, dall'Italia
all'Inghilterra
.
• U n s i s t e m a s c o l a s t i c o r i n n o v a t o n o n p u ò i n f a t t i p r e s c i n d e r e d a l r i s p e t t o d e l d e t t a t o
costituzionale, che definisce la titolarità del diritto all’educazione. L’art. 30 è molto chiaro in proposito: “è
dovere e
diritto dei genitori
” non solo mantenere ma anche
istruire
ed
educare
i figli. Il diritto all’educazione spetta, dunque, primariamente alla famiglia come “società naturale fondata sul
A Moncalieri (To) un'insegnante di
religione viene aggredita
mediaticamente dalle organizzazioni
Lgbt e dalla stampa solo per aver
parlato in classe della possibilità per
gli omosessuali di recuperare
l'eterosessualità. E in Inghilterra
scatta l'obbligo per le scuole
religiose di insegnare la teoria del
gender, pena l'obbligo di chiudere.
di Massimo Introvigne e Gianfranco Amato
» Leggi l'articolo
matrimonio” (art. 29). La Repubblica, quindi, deve innanzi tutto riconoscere, tutelare e difendere il diritto e la
libertà della famiglia a educare. Infatti, l’art. 31 stabilisce che “la Repubblica agevola con misure economiche
ed altre provvidenze la formazione della famiglia e
l’adempimento dei compiti relativi
Video
”. In altre parole,
il diritto all’educazione spetta alla famiglia e non allo Stato
, il quale ha il compito, sulla base del principio di sussidiarietà, di porre in essere tutte le condizioni giuridiche,
economiche e strutturali affinché la famiglia possa svolgere pienamente la propria funzione educativa.
Riteniamo che questo fondamentale diritto sia molto spesso disatteso in varie forme
. Anche il documento “la buona scuola” non pare essere molto attento a questo aspetto. A
pag. 64
, ad esempio, quando si elencano i
protagonisti
della scuola, si fa riferimento a “presidi, amministrativi, docenti”,
ma neppure si accenna alla famiglia
HUMANAE VITAE
. Gli “
organi collegiali
rivisitati, forti, agili ed efficaci” non potranno non prevedere la presenza della famiglia. Anche la “
valutazione
Tweets di @lanuovaBQ
per migliorare la scuola” (
pag. 65
) dovrà richiedere la collaborazione concreta delle famiglie, che dovranno potere
accedere ai dati (pag. 67) relativi
. Segnaliamo inoltre che, anche quando si tratta del “patto inter-generazionale” (pag. 77), non vi è alcun
riferimento alla famiglia; inoltre, la famiglia non è neppure citata nello “sblocca scuola”.
• L’art. 33 conferisce alla Repubblica il compito di istituire scuole statali e nel contempo stabilisce
“il diritto ad istituire scuole ed istituti di educazione” a favore di “enti e privati”. L’inciso “senza oneri per lo
Tutti i
dossier
DOSSIER
stato” si riferisce all’istituzione delle scuole, ma non al diritto delle famiglie a educare, diritto che deve essere
Sinodo ed eucarestia
garantito anche dal punto di vista economico.
Il dibattito sui divorziati risposati e la
documentata pratica di accostarsi alla
Comunione in stato di peccato grave,
rivelano quanto nel mondo cattolico si
sia perduto - tra l'altro - il significato
dell'Eucarestia.
Il diritto all’educazione, infatti, rimane in capo alla famiglia, sia all’interno delle scuole statali sia
all’interno delle scuole non statali
. Riteniamo che questa debba essere l’impostazione di fondo da dare a tutto il sistema scolastico: andare in
questa direzione costituirebbe una vera rivoluzione, anzi, l’unica vera rivoluzione. Abbiamo apprezzato che il
documento proposto, con riferimento al sistema nazionale di valutazione (pag. 65), scriva di
che è quello pubblico, in cui le singole scuole possono essere gestite dallo Stato e da “enti e privati”. Nel
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punto di vista culturale, ma anche dal punto di vista economico: pochi ancora sanno che il sistema delle scuole
non statali fa risparmiare allo Stato miliardi di euro ogni anno. Questa situazione è fonte di inutili polemiche e
di tensioni che, di fatto, rendono un cattivo servizio alla crescita armoniosa dell’intero sistema scolastico. È
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nostro Paese si fa ancora fatica a superare la divisione tra pubblico e privato, il che è pernicioso non solo dal
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un unico sistema scolastico
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certamente noto, anche se quasi mai ricordato, che l'Italia e la Grecia sono gli unici paesi d'Europa nei quali la
scuola paritaria non riceve sostanziali finanziamenti statali. Quindi, per evidenti motivi economici, è difficile, a
volte impossibile, che la famiglia possa effettivamente esercitare il diritto all’educazione dei figli sopra
ricordato.
• Perché si possa realmente procedere verso un unico sistema scolastico pubblico in cui le singole
scuole possono essere gestite sia dallo Stato sia da “enti e privati”, occorre valorizzare le scuole paritarie con
3/3
I Nonni 2.0 insegnano a Renzi cos'è
la Buona Scuola
Il governo Renzi accoglie suggerimenti su
come impostare la Buona Scuola. I Nonni
2.0, interpellati, hanno deciso di intervenire.
Contrariamente al disegno di riforma Renzi,
sono le famiglie e non lo Stato ad avere il
diritto a educare i figli. E dunque il monopolio
statale sull'istruzione deve essere spezzato.
azioni concrete, come è previsto dal documento in tema di valutazione (
La Settimana
pag. 65 e 66
Vecchia Dc, nessuno ti rimpiange
) in modo che tali scuole possano avere le
I cristiani hanno perso i loro punti di
riferimento politici e li devono ricostruire. Ma
non si può far resuscitare la vecchia Dc,
prodotto della guerra fredda, ormai
definitivamente consegnato al passato. Si
dovrebbe, piuttosto, costruire una rete di
luoghi di elaborazione di idee e programmi,
in cui produrre "munizioni".
certezze
e le
semplificazioni
che permettano loro di programmare con tranquillità i progetti educativi. Quanto previsto a
pag. 119
in tema di “miglioramento dei singoli istituti” e di “obiettivi” chiari e strategici di potenziamento” deve valere, in
concreto e non solo a parole, anche per le scuole paritarie: altrimenti anche questo tentativo di rinnovamento
ricalcherebbe la tradizionale impostazione statalista, il che impedirebbe di liberare tutte le risorse educative
presenti di fatto e di diritto nel nostro Paese. Non a caso, l’art. 30 della Costituzione, già citato, afferma che è
diritto dei genitori
istruire
SITI PARTNER
ed
educare
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BLOG DEI COLLABORATORI
i figli" (…)
Sono infine molto interessanti le osservazioni con cui il documento si conclude, con le quali tra
l’altro si indicano con chiarezza le ragioni obiettive che ostano comunque alla delega alla scuola pubblica
Cyrano da Fauglia
Il blog di Paolo Togni
(statale o non-statale che sia) dell’educazione alla sessualità e all’affettività: “Abbiamo apprezzato l'idea di
potenziare l'insegnamento della musica e della storia dell'arte e la pratica dello sport. (…) Ci preoccupa invece
Il blog di Robi Ronza
molto la pretesa di trasferire dalla famiglia alla scuola l’educazione sessuale. Per sua natura la scuola pubblica
La pagina personale di Robi Ronza
non è adatta a offrire educazione riguardo ad argomenti che toccano la sfera affettiva e quella dell'intimità.
L’educazione sessuale non può ridursi alla mera trasmissione di notizie riguardo a “modalità operative”, per di
più a cura di istruttori nemmeno coinvolti nella quotidianità dell'insegnamento. Né tale intrusione può venire
giustificata adducendo un’incapacità (presunta a priori) delle famiglie a provvedere a tale educazione. Se ciò
fosse, occorre offrire piuttosto formazione alle famiglie, e non prendere spunto da tale presunta incapacità per
esautorare non solo le famiglie stesse ma anche la scuola.”
Sul piano non solo del contenuto ma anche della qualità delle argomentazioni l’intervento dei Nonni 2.0 è
davvero un buon contributo a “La buona scuola”. C’è da augurarsi che quantomeno venga attentamente preso
in esame.
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E se oltre che senza carta, senza libri e senza lavagne, la scuola di domani
fosse anche senza alunni?
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A passi sicuri
L'ipotesi appare tutt'altro che peregrina, poiché un'Italia in forte contrazione di nascite, presto sarà
un'Italia in contrazione di iscrizioni a scuola: pochi nati di oggi saranno entro breve pochi alunni domani,
con effetti molto ravvicinati almeno per le classi della scuola primaria e nelle media e, a cascata anche per
i gradi di istruzione superiore.
A lanciare, dati alla mano, il sasso di una scuola in via di estinzione è il portale Tuttoscuola, che ha messo
insieme i numeri delle nascite e li ha proiettati nel futuro.
Numeri che con ogni probabilità sono figli della crisi e del precariato e i cui effetti non solo si
ripercuoteranno, nel prossimo futuro sulle classi della scuola primaria, ma che, già oggi si fanno sentire
nelle classi della scuola dell'infanzia.
“Per quel che riguarda gli asili gli effetti sono meno evidenti" spiega Govi, "perché il settore statale riduce
o annulla le liste di attesa e dunque l’effetto negativo del decremento finisce per ricadere sulle scuole
paritarie. Quando l’onda di magra arriverà alla primaria, la ricaduta sugli organici non sarà di poco conto,
soprattutto nei territori a significativo calo demografico”.
Lo sanno bene i sindacati, che temono ripercussioni sull'occupazione dei docenti e che si preparano al
peggio, senza temporeggiare, e anzi mettono in guardia rispetto al fatto che la diminuzione di allievi e
classi non sarà uguale in tutta Italia.
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del momento. Oggi è la volta della piuma
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A spiegarlo è Domenico Pantaleo responsabile nazionale di Cgil Lavoratori della conoscenza che non
si nasconde, anzi, rincara la dose: “Il problema degli effetti della diminuzione delle nascite sulla
formazione delle classi ci è noto da tempo, e da tempo lo facciamo presente a chi di dovere. Quello che
più ci preoccupa è che non si presenterà sempre nello stesso modo ma, al solito, sarà peggio nel sud
Italia. Infatti è al sud più che al centro nord che si accentua la penuria di studenti, perché manca quasi
completamente la componente di alunni stranieri. E dunque comporre le classi sarà sempre più difficile”.
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A SCUOLA CON
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“Il conto da fare è semplice e parte dai numeri" spiega il professor Sergio Govi che ha completato la
ricerca, "i nati nel 2008 in Italia sono stati 553.457. Poi è iniziata un'inarrestabile diminuzione di nascite
che ha portato, nel 2013 a raggiungere a stento le 502 mila unità”. Il che significa circa 50mila bambini in
meno in un arco di tempo di cinque anni.
“Si tratta inoltre di numeri 'lordi' rispetto all'effetto dell'arrivo degli stranieri", continua il docente, "perché
l'epoca dei bambini di prima generazione ha passato la fase acuta e ormai, sempre più, stiamo
assorbendo la seconda generazione, quella dei bambini nati in Italia e che dunque sono già all'interno
delle stime Istat. Al limite alcune unità in più possono arrivare da qualche innesto, ma si tratta di numeri
residuali che poco influiscono sul totale delle nascite che rimane, comunque, in netta diminuzione”.
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10/11/2014 21:34
"LA BUONA SCUOLA" #LARACCONTIAMONOI: MOBILITAZIONE
DEI GD
L'11 novembre i Giovani Democratici saranno di fronte a tutte le scuole della provincia
di Siena
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S Una riforma che non prevede tagli: la scuola torna al centro del progetto Paese, ripartono le assunzioni con un
IENA. Il governo Renzi ha lanciato il 2 Settembre scorso la riforma della scuola. 10/11/2014 16:16
44enne si butta dalla finestra a
Padova
investimento forte sulla stabilizzazione dei professori precari, un nuovo sistema di valutazione e formazione degli
insegnanti, investimenti per la digitalizzazione e gli insegnamenti, nuove materie, alternanza scuola-lavoro. 10/11/2014 13:50
I Giovani Democratici della provincia di Siena hanno deciso di essere il megafono di una generazione, mobilitandosi in una
Crac Amato: udienza
preliminare a Salerno
campagna di ascolto e partecipazione su tutto il territorio con interviste, questionari e materiale informativo sulla
Crisi: continua a calare il potere
di acquisto
Ministro dell'Istruzione Stefania Giannini.
“Si tratta di un'operazione assolutamente ambiziosa – spiega Cesare Francini, responsabile organizzazione dei GD di
Siena – oggi la scuola è finalmente tornata al centro del dibattito e dell'agenda del governo. Il nostro obiettivo è quello di dare voce a chi la scuola la vive giorno dopo giorno, per questo martedì 11 Novembre saremo
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Libera. Contro tutt - 03/03/2013
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Al termine della mobilitazione verrà redatto un documento finale da inviare al Presidente del Consiglio Matteo Renzi e al
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di fronte a tutti le scuole della nostra provincia per raccogliere le loro idee e le loro proposte.”
Oltre ai volantinaggi di fronte alla scuole, è previsto anche un banchetto in Piazza Gramsci a Siena dalle 12 alle 14, per
informazioni contatta i GD su [email protected]
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10/11/2014 15:10
MPS: un pozzo di San Patrizio. Di
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10/11/2014 09:00
Mario Ascheri: "Perché ero alla
marcia di protesta"
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CASOLE, PII
SCRIVE AL
PREMIER ...
L'IMPEGNO DI GD
ALLA FESTA DE
...
PD IN FESTA A
CHIUSI: TANTE
ID...
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Provincia 15/07/2014
17:46
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Economia e Politica
05/11/2013 13:14
SCUOLE IN
SICUREZZA:
LAVORI IN...
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GIMIGNANO UNA
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KUZMANOVIC
(GD): "APPOGGIO
PIE...
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Marcia: Neri replica a Valentini e
Mancuso
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Agesc su ‘La Buona Scuola’: più ombre che
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Agesc, l’associazione dei genitori delle scuole cattoliche, scende in campo con una
articolata nota di commento al piano del Governo per una “Buona scuola” alla vigilia
della conclusione della consultazione.
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Educazione alimentare
Dato atto al governo di aver individuato molti punti critici dell’organizzazione
scolastica italiana che necessitano di interventi incisivi (l’eccessiva presenza di precari
fra i docenti, la pesante burocratizzazione dell’apparato, la non ancora realizzata
autonomia delle scuole, un sistema di valutazione ancora inadeguato, la mancanza di
potere decisionale dei dirigenti, la riforma di organi collegiali inefficaci, lo scarso
rapporto fra scuola e mondo del lavoro) la nota dell’Agesc prosegue criticando
apertamente la “forte accentuazione statalista” del documento: “siamo ben lontani dalla
concezione di una scuola come espressione della società civile e di uno Stato come
controllore e garante dell’istruzione per tutti, anziché gestore di tutto e perciò
monopolistico”.
Segue l’analisi dei sei punti nei quali è suddiviso il Piano governativo. L’assorbimento
dei 148.000 precari “assomiglia più che altro a una maxi-sanatoria” c o n s c a r s a
attenzione per qualità e merito e il rischio che si verifichi un esodo di insegnanti dalle
scuole paritarie verso quelle statali. Va bene puntare sul merito piuttosto che
sull’anzianità, ma “sarà però difficile attuare un simile cambiamento se il sistema resterà
centralista, come lascia presupporre il piano stesso”.
Quanto all’autonomia “il documento governativo dimentica sia la libertà di scelta
educativa delle famiglie sia il sistema scolastico paritario, senza i quali l’autonomia non
potrà mai realizzarsi e resterà pura retorica”. Per l’Associazione “ La mancanza di
finanziamento (oggi pari a meno dell’1% del bilancio del Ministero) è il vero problema della
parità che viene totalmente ignorato, una dimenticanza grave visto il quadro di
riferimento europeo a cui si ispira il documento e visto che si tratta di circa il 12% della
popolazione scolastica complessiva”.
Guide e pubblicazioni
I Dossier
Il sostegno diseguale
Dossier Dispersione
La nota dell’Agesc prende posizione anche sul capitolo ‘Ripensare ciò che si impara’
evidenziando due rischi: il primo è “l’aumento delle discipline e perciò delle ore curriculari
in una scuola che già oggi a livello europeo ha più ore di lezione delle altre nazioni”, il
secondo è “la contrazione dell’autonomia degli istituti scolastici che vedono ridursi i
margini per una scelta basata su un proprio progetto didattico”.
6 Idee per la scuola
Spread Nord/Sud nella
valutazione degli
studenti
Rapporto sulla Qualità
nella Scuola in
Lombardia
2013, un anno di scuola
dall'A alla Z
2° Rapporto sulla qualità
nella scuola 2011
La rivoluzione
organizzativa nella
scuola
10 anni di precariato,
tutti i dati
La didattica della
matematica
La disabilità nella scuola
LA nuova SCUOLA
spiegata ai genitori Edizione 2010
Educazione finanziaria
Speciale sui licei
Ma è sul capitolo finale, quello delle risorse, che l’Agesc torna sulla sua più forte
preoccupazione, quella del ruolo e del destino delle scuole paritarie: dopo aver
riconosciuto che il piano del Governo indica alcuni importanti obiettivi come quello di
vincolare gli investimenti all’effettivo miglioramento dei singoli istituti e quello della
stabilizzazione delle risorse pubbliche dedicate all’offerta formativa l’Associazione
chiede che fra le risorse pubbliche da incrementare vengano inserite anche quelle
relative all’attuazione della legge 62/2000 per l’ampliamento dell’offerta formativa: “è
un intervento che è possibile completare gradualmente fino ad arrivare ad un uguale
trattamento fra tutti gli studenti di scuole statali e paritarie”.
Intanto “va studiato un provvedimento urgente per garantire la stabilizzazione dei
finanziamenti in un unico capitolo gestito dallo Stato”. Ma poi “in una prospettiva più
ampia si chiede un significativo aumento delle risorse destinate al sistema paritario in
base ai numeri degli studenti e al costo standard per offrire libertà di scelta a tutte le
famiglie, sapendo che i maggiori finanziamenti da parte dello Stato verrebbero nel medio
periodo in gran parte riassorbiti dal risparmio ottenuto dalle scuole statali in caso di
spostamento di utenza, come dimostrano i Paesi europei che hanno favorito in questi
ultimi anni l’espansione della scuola non statale”.
045688
Elezioni 2013
S u l r a p p o r t o t r a s c u o l a e l a v o r o “il documento governativo ha dimenticato
completamente il settore dell’Istruzione e Formazione Professionale iniziale” che è invece
necessario rafforzare.
A nostro avviso se è vero che il documento ‘La Buona Scuola’ non si fa carico in modo
specifico dei problemi delle scuole paritarie, va anche detto che il ministro Giannini e
lo stesso presidente Renzi hanno in più occasioni riconosciuto il ruolo e l’importanza
di queste scuole all’interno dell’offerta pubblica di istruzione. Quello di un nuovo e
diverso sistema di finanziamento di tutto il sistema formativo, finalizzato al suo
miglioramento complessivo sul piano della qualità dei risultati e della sua equità
sociale, come Tuttoscuola non si stanca di ripetere, resta il problema di fondo della
scuola italiana: la vera condizione di esistenza di una ‘Buona Scuola’.
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Teoria e pratica della
comunicazione
multimediale
Valutazione degli alunni
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Scenario politico
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Scenario politico
Pag. 41
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Lavoro
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Quotidiano
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Esteri
Pag. 44