Pagode viventi a cura del Vipassana Research Institute Pellegrinaggio nei luoghi del Buddha - A Sanchi, Sariputta e Mogallana - In India e altrove - La pagoda di Shwedagon in Myanmar - La pagoda voluta da U Ba Khin - La pagoda a Dhammagiri, India - Il centro in Australia - Una cupola negli Stati Uniti - Conclusione Dalle giungle giavanesi alle steppe mongole, dalle montagne afgane alle coste nipponiche, nel paesaggio asiatico ci sono monumenti che testimoniano la forza dell’insegnamento del Buddha. Solide costruzioni in muratura e aeree torri di legno, pietra nuda corrosa dal tempo e oro incrostato di gemme, imponenti guglie e semplici tumuli: tutti sono un omaggio all’insegnamento dell’Illuminato. I tumuli di pietrisco, ricoperti di pietre ed eretti in collina, sono chiamati, secondo il luogo, pagode, stupa o cetiya (questi ultimi due sono termini pali). Le strutture originarie erano più piccole e semplici di come le vediamo oggi. I cancelli e le balaustre con sculture elaborate sono aggiunte successive. E originariamente erano eretti in onore di capi importanti. In India, l’uso di erigerli sembra risalga a tempi immemorabili. Pellegrinaggi nei luoghi del Buddha Nel Maháparinibbána sutta, il discorso sugli ultimi giorni di vita del Buddha, si accenna alla costruzione 1 Pagode viventi di dieci stupa per conservarne i resti. Si ritiene che uno di questi sia tuttora sul luogo della cremazione (a Kushinagar, nell’attuale Uttar Pradesh): è una collina artificiale, di forma irregolare, ricoperta di vegetazione e dominante la pianura; di essa colpisce la nuda semplicità. Gli stupa divennero luogo di pellegrinaggio, dove i seguaci del Dhamma si riunivano per manifestare gratitudine verso il Maestro. “Chiunque deponga qui corone, profumi e offerte colorate, con cuore devoto, ne trarrà a lungo beneficio e felicità” (dal Maháparinibbána sutta). Questi monumenti furono a tal punto identificati dal sentimento popolare con la figura del Buddha, che essa, nella primitiva arte buddhista, era rappresentata con uno stupa. Man mano che l’insegnamento si diffondeva, furono eretti altri tipi di monumenti per onorare l’Illuminato e i suoi principali discepoli. La tradizione attribuisce all’imperatore Asoka la costruzione di ben 84 mila stupa, sparsi in tutto il suo regno; ognuno dei quali contenente una reliquia proveniente dai primi dieci stupa. Le ricerche archeologiche confermano che al tempo di Asoka, duecento anni dopo il Buddha, furono realizzate numerose costruzioni. A Sanchi, Sariputta e Mogallana Le pagode di Sanchi, nell’India centrale, sono le meglio conservate, tra quelle del periodo di Asoka. (http://www.youtube.com/watch?v=niqdbOOPAWo). 2 Pagode viventi Durante gli scavi, il famoso archeologo Alexandre Cunningham trovò reliquie dei due principali discepoli, Sáriputta e Mogallána. “Mentre scavava un’apertura al centro dello stupa, Cunningham si imbatté in una grande lastra di pietra, lunga più di un metro e mezzo e orientata da nord a sud; sotto di essa vi erano due cofanetti di arenaria grigia, ognuno con una breve iscrizione sul coperchio, in carattere brahmani (lingua indiana antica). Sul cofanetto rivolto a sud, era scritto: Sáriputtasa “reliquie di Sariputta”, e quello a nord portava l’iscrizione Mahámogallánasa “reliquie di Mahá Mogallána”. Erano contenuti piccoli frammenti di ossa in bianche urne di steatite, insieme a pietre preziose e a resti di legno di sandalo, provenienti forse dalla pira funeraria. Le reliquie furono portate in Gran Bretagna, poi restituite quando l’India ottenne l’indipendenza, e ora sono a Sanchi. Ma più sorprendente fu la scoperta di urne contenenti reliquie dello stesso Buddha. In India e altrove Straordinari furono i ritrovamenti a Peshawar in Pakistan nel luogo dell’antica città di Purushapura e a Piprahva in Uttar Pradesh, dove sorge uno dei rari stupa precedenti il regno di Asoka. Alcune reliquie sono conservate a Sarnath, da dove il Buddha. iniziò il suo insegnamento. Altre furono mandate in Myanmar e sono conservate a Mandalay, in un tempio. Non tutte le prime costruzioni furono reliquiari, usati solo a scopo devozionale; in molti luoghi si 3 Pagode viventi erigevano edifici o talvolta si scavavano grotte, con piccole nicchie per la meditazione, chiamate sale cetiya. In alcuni casi, l’elemento centrale della sala era un piccolo stupa, in altri casi - come si può notare nei resti a Bairat in Rajastan - il locale stesso aveva la forma circolare di uno stupa, attorno al cui muro esterno si apriva una serie di celle. Quando l’insegnamento si diffuse fuori dall’India, si estese anche l’uso di costruire stupa, come ad Anudharapura, Sri Lanka e a Borobudur, nel centro di Giava, dove uno stupa corona la massiccia mole del tempio. La pagoda Shwedagon in Myanmar La più grande è la pagoda di Shwedagon a Ran goon, in Myanmar. Secondo la leggenda, fu il primo stupa birmano in onore del Buddha., per venerare alcuni suoi capelli che egli stesso aveva dato come reliquia a due commercianti birmani che lo avevano ossequiato subito dopo la sua Illuminazione. A proposito di questa leggenda, U Ba Khin scrive: “Quei due commercianti avevano avuto il privilegio di diventare i primi discepoli laici, ma erano suoi seguaci solo per fede, senza l’esperienza pratica, che è la sola che avrebbe potuto liberarli dalla sofferenza. La fede è indubbiamente un requisito preliminare importante, ma ciò che conta è la pratica degli insegnamenti. E’ per questa ragione che il Buddha. disse: “Il sentiero deve essere percorso personalmente, da ciascuno: i Buddha possono solo indicare la via.” Si pensa che lo Shwedagon originario fosse alto 4 Pagode viventi venti metri; spesso gravemente danneggiato da terremoti, ogni volta fu ricostruito ingrandendolo, così la sua forma, da emisferica (come i monumenti di Sanchi) divenne via via sempre più somigliante a un’aggraziata campana dorata, tipica delle pagode birmane odierne. Nel sec. XVIII raggiunse l’altezza attuale di 36,5 metri, con la cuspide sormontata da un ombrello dorato, cui sono appesi numerosi campanellini tintinnanti al vento. Sulla punta, un grosso diamante che rappresenta il gioiello dell’insegnamento: l’Illuminazione. Shwedagon è il più grande e il più venerato, ma è uno dei numerosissimi stupa della Birmania, chiamata, infatti “terra delle pagode”. Il suo paesaggio è disseminato di monumenti e ogni villaggio ha il suo stupa, piccolo e imbiancato, invece che dorato. La pagoda voluta da U Ba Khin Non fa meraviglia quindi, che all’inizio degli anni ’50 a Rangoon, U Ba Khin nel progetto del centro di meditazione da lui fondato, inserì una pagoda; vi aggiunse innovazioni che Goenka spiega: “La tradizionale pagoda birmana è una struttura compatta, usata dai devoti per offerte e preghiere, ma Sayagyi non aveva bisogno di un edificio simile. La sua idea era di lasciarlo vuoto all’interno e costruirvi intorno celle di meditazione; riuscì a realizzare il suo progetto malgrado le obiezioni di alcuni buddhisti più tradizionalisti. Nel suo centro di meditazione, Centro, costruito sul pendio di una collina, la 5 Pagode viventi pagoda è un’aggraziata cupola sopra la sala di meditazione centrale, dove sta il maestro. Intorno, otto piccole celle per gli studenti, ognuna col soffitto a pagoda e la porta che apre sulla scala centrale. Più in basso, un semicerchio che segue la curva naturale della collina, con altre ventisei celle. (…) Essa si rifà alle sale cetiya, scoperte a Bairat e altrove, costruite ai tempi in cui l’insegnamento era al suo massimo rigore. Scegliendo questo tipo di costruzione egli volle rendere visibile che il miglior modo di onorare il Buddha, è l’esperienza della meditazione Vipassana.” La pagoda a Dhammagiri, India Fondata la Vipassana International Academy, a Dhammagiri in India, per il centro di meditazione fu preso a modello il centro di Rangoon: la pagoda di meditazione è la copia esatta di quella del centro birmano. Il nucleo della struttura a Dhammagiri fu inaugurato il 15 marzo 1979; le otto celle superiori sono uguali a quelle di Rangoon, mentre, la differenza è determinata dal terreno piano, che ha permesso la costruzione di un cerchio completo di ventiquattro celle. Per rispondere alle sempre crescenti esigenze dei meditatori, si sono aggiunti anelli concentrici di celle, fino all’odierno ultimo anello di 280 celle (1990, n.d.r.). Con le sue due sale adiacenti, il centro di Dhammagiri è un felice esempio di costruzione adibita alla meditazione, che ne permette l’esercizio 6 Pagode viventi nell’atmosfera più idonea. “Il centro di meditazione ideale è progettato scientificamente e permette di vivere e meditare, ognuno nella propria cella” (Goenka.) I centri indiani di Jaipur e Hyderabad ripetono lo stesso modello, ma da tempo anche fuori dall’India ci sono progetti per realizzare centri che ospitino corsi lunghi di un mese e più. Conclusione I grandi stupa reliquiari indiani, le pagode dorate birmane, i monumenti degli altri paesi buddisti, i cortei di pellegrini che si recano a ossequiare Buddha, Dhamma e Sangha, essi sono tutti fonte di ispirazione. Ma di ancor maggiore ispirazione è il pensiero delle pagode viventi che stanno sorgendo sia in India che in occidente, per servire moltitudini di meditatori e le generazioni future. Tutti colori che giungeranno a queste moderne cetiya, potranno onorare il Buddha, poiché s’incammineranno sul sentiero, praticando l’insegnamento nella sua forma autentica e compiendo sforzi per divenire Sangha. Pubblicato in NotiziarioVipassana Italia, 1990 Revisione di Biblioteca Vipassana, 2013 7
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