A PAG. 3 Catania - anno XXX - n. 14 - 13 aprile 2014 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it “Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/ 2004 no 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881 settimanale regionale di attualità CONVEGNO NAZIONALE DELLE CARITAS DIOCESANE “In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente” Il Vangelo tascabile del Santo Padre e il dono della carità FRANCESCO prima farmacista, ora seminatore D opo l’originale trovata della “misericordina”, speciale medicina che cura e guarisce mediante la recita del Santo Rosario, distribuita da Papa Francesco “farmacista”, la scorsa domenica con la semplicità, ricca di amorevole pastoralità, il Santo Padre, avendo suggerito ai numerosi fedeli nelle domeniche precedenti di leggere il Vangelo del cieco nato, si è fatto promotore di un dono significativo ai numerosi fedeli presenti in piazza San Pietro per la recita dell’Angelus. Sono stati distribuiti tantissimi libretti tascabili del santo Vangelo e nel testo che raccoglie i quattro Vangeli e gli Atti degli Apostoli, è riportata l’espressione di Papa Francesco nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium: “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che s’incontrano con Gesù”. Si rinnova l’antica tradizione cristiana del dono del Vangelo ai neocatecumeni, con segno d’impegno e di fedeltà agli insegnamenti di Gesù, come pure era una bella tradizione, la benedizione delle case con l’acqua benedetta durante la solenne veglia pasquale. È un dono gratuito e come “gratuitamente avete ricevuto, così altrettanto xxxxxxxxxx date; non certamente gratuitamente MUSEO: mostra fotografica di GIUSEPPE LEONE a pagina 7 AL BELLINI L’OPERA BUFFA “DON PASQUALE” a pagina 11 Foto Siciliani-Gennari/SIR denaro, quale contributo per l’acquisto del libretto, bensì opere di carità che meritano una celeste ricompensa nei cieli”. È la parola di Gesù, leggetelo ogni giorno e spesso, portatelo con voi sempre e ascoltate la voce del Signore, ha detto il Santo Padre e queste parole sono dense d’insegnamenti e penetrano il cuore, e ripetute più volte, rinforzano il messaggio: “Prendetelo, portatelo con voi, e leggetelo ogni giorno: è proprio Gesù che vi parla lì! È la Parola di Gesù: questa è la Parola di Gesù!”. Il “prendetelo”, sembra quasi rinnovare nella valenza esortativa il GiAd. (segue a pag. 2) XVIII PREMIO DI LAUREA “SANTELLA MASSIMINO” NekNomination e Pub Crawling, le nuove mode alcoliche I giovani perdono la percezione del pericolo resce il consumo di alcol in Italia, con i giovanissimi sempre più a rischio. Tutta colpa anche dei social network che periodicamente lanciano mode tutt’altro che edificanti. L’ultima si chiama “NekNomination”, moda folle di numerosi adolescenti che fanno a gara a chi beve di più e più in fretta possibile. Il tutto davanti ad una telecamera, il video, poi, viene postato su facebook dove comincia una vera e propria gara. A suon di nomination. Cosi nel giro di 24 ore comincia una gara a chi viene nominato di più. Cosi a giro tutti devono bere e chi xxxxxxxxx non la fa è costretto a pagare il prossimo giro di birra al primo pub disponibile. Questo nuovo tipo di gioco alcolico è partito dall’Australia all’inizio dell’anno e si sta diffondendo a macchia d’olio in Inghilterra, Stati Uniti e Irlanda. La traduzione la C dice lunga sul tipo di passatempo. In inglese, infatti, NekNomination, fa riferimento al collo della bottiglia. Il resto lo fanno i ragazzi nelle pagine Facebook dedicategli, quella francese, tanto per citarne una, registra oltre 25mila preferenze. In Italia è arrivata appena due mesi fa e a farne le spese è stato di recente un giovane di Agrigento che lotta tra la vita e la morte per aver provato a ‘bere alla goccia’. All’estero almeno 5 ragazzi, under 30, hanno perso la vita ma nonostante il richiamo alla responsabilità da più parti, il gioco continua. Persino il ‘Trio Medusa’, ‘on air’ con il programma radiofonico ‘Chiamate Roma Triuno Triuno’, in onda quotidianamente dalle 07.00 alle 09.00 su Radio DeeJay, ha condannato pubblicamente questa moda idiota rilanciando una contro-proposta. “Basta davvero poco. Un’idea di un ragazzo, Enrico Stradi, di Soliera (Modena). E il gioco è fatto. Avrete letto o sentito dell’idea idiota di “nominarsi” su Facebook per bere tutto d’un fiato una bottiglia di qualcosa di alcolico. La “neck” (collo, come quello della bottiglia appunto) nomination. Il buon Enrico invece di nominare qualcuno per bere ha nomi- Maxwell (segue a pagina 2) a pagina 12 2 Prospettive - 13 aprile 2014 sommario al n. 14 PRIMO PIANO Museo: I reliquiari, custodi di sacri resti _______3 Biancavilla: I pericoli della rete: navigare sicuri nel Web ____________4 Al Verga in scena “Sogno di una notte di mezza sbornia” _________4 Progetto “Comenius business plan” di enogastronomia _________5 INFORMADIOCESI Notizie in breve ___________6 Dall’Associazione Ministranti diocesana ______6 DIOCESI Commemorato il beato Dusmet nel 120° della morte _______8 Una reliquia del beato Dusmet in Messico ________9 Rotary Duomo e Aassociazione Sindrome di Marinesco-Sjogren ______9 La Sicilia come proposta culturale ___11 Direzione amministrazione e redazione: via San Giuseppe al Duomo 2/4, 95124 Catania Redazione e amministrazione: tel. 095 2500220 fax 095 8992039 www.prospettiveonline.it E-mail: [email protected] [email protected] [email protected] Editrice ARCA s.r.l. via Etnea, 8 95121 Catania Iscritta al Registro degli Operatori di Comunicazione (ROC) n. 7858 Direttore responsabile Giuseppe Longo Progetto grafico: Patrizia Di Blasi - SRI spa. 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(Federazione Italiana Settimanali Cattolici) Questo numero è stato chiuso alle ore 13.00 di mercoledì 9 aprile 2014 Ungheria: alle elezione confermato il premier uscente Viktor Orban Affanno del bipolarismo europeo e elezioni ungheresi – che hanno confermato al potere il premier uscente Viktor Orban, amato dal suo popolo ma guardato con timore a Bruxelles, in altre capitali europee e da alcune comunità religiose – ribadiscono soprattutto una tendenza socioculturale trasformatasi in realtà politica: l’ascesa costante, pressoché in tutta Europa, delle formazioni estremiste, populiste, talvolta attraversate da venature xenofobe e antisemite. Si tratta di partiti generalmente ritenuti “di destra”, come il francese Front National di Marine Le Pen, oppure come l’estremista Jobbik, formazione magiara dalle simpatie naziste accreditato da quasi un quinto dei voti ungheresi; ma ci sono anche i populismi “di sinistra”, fra i quali il più noto è Syriza, partito greco guidato da Alexis Tsipras. A Budapest resta dunque in sella il premier conservatore e nazionalista Viktor Orban. Un elettore su due (anche se il 40% dei cittadini ha disertato le urne) gli ha ridato fiducia, soprattutto sulla base di alcune indubitabili performance economiche, ottenute con una feroce deregulation e con iniziative volte ad attirare investitori stranieri. Orban ha governato il Paese tra il 1998 e il 2002, per poi tornare premier nel 2010 con il suo partito Fidesz, affiliato al Partito popolare europeo, che lo ha esplicitamente sostenuto in campagna elettorale. Orban in questi anni ha dato una scossa al Paese, accelerando le riforme, anche con forzature alla Costituzione che hanno messo in guardia l’Ue e i commentatori internazionali. Le stesse elezioni si sono svolte in un clima di vantaggio per Fidesz, con collegi L (continua da pag. 1) FRANCESCO... “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo” dell’Eucarestia e nel presentare il piccolo libretto con la copertina bianca e lo stemma pontificio ha ripetuto quasi una formula consacratoria: “Questa è la Parola di Gesù”. (continua da pag. 1) I GIOVANI... nato dei suoi amici e gli ha chiesto di cantare qualcosa di Nek. È stato un attimo. Riprendiamo l’idea pubblicamente su Deejay. E da lì la #neknomination si diffonde ad altre radio. E arriva persino a Nek. Visto. Basta davvero poco. Da un’idea idiota nasce una bellissima iniziativa. Non è mai il mezzo idiota. Ma l’uso che a volte se ne fa”. Dalla NekNomination ideata in Australia al Pub Crawling nato a Londra il passo è breve. Partendo anche in questo caso dal significato inglese si capisce il perché di questa nuova moda insulsa. Letteralmente significa strisciare per pub, anche perché la parola inglese ‘crawl’ indica pure uno stile di nuoto. Per compiere questo specie di ‘surf etilico’ bastano appena 20 euro. Nessun limite d’età e open bar a disposizione grazie alla compiacenza di molti barman. Si gira di locale in locale fino allo sfinimento. Del resto anche i recenti dati Istat indicano un cambio di rotta rispetto a qualche anno elettorali ridisegnati, l’appoggio dei media pubblici, una campagna aggressiva sul piano della pubblicità. Alla coalizione di centrosinistra, alternativa a Orban, non sono rimasti molti spazi per farsi conoscere e l’esito, sopra il 20%, è ritenuto soddisfacente. Jobbik, invece, si fa largo tra gli ungheresi a suon di slogan dai toni accesi, anti-stranieri, contro l’Europa, contro le istituzioni e le nazioni vicine. Il premier potrò contare, grazie a un generoso premio di maggioranza, su un parlamento dalla sua parte, ma non potrà trascurare il fatto che il successo di Jobbik pone anche all’Ungheria seri interrogativi politici. Del resto il risultato ottenuto dagli estremisti ungheresi non fa che confermare la “marea antieuropea” che di recente ha trovato in Marine Le Pen un simbolo continentale. Il recente voto amministrativo in Francia ha fatto balenare il pericolo di una valanga di voti alle prossime europee di maggio verso tutte le formazioni che si oppongono all’Euro- “In cambio di questo dono, ha detto Papa Francesco, fate un atto di carità, un gesto di amore gratuito, una preghiera per i nemici, una riconciliazione, qualcosa…”. Ecco che la Parola di Dio acquista efficacia nella vita e dà i primi segni, aiutando il cristiano a uscire dalla solitudine dell’egoismo per aprirsi e fa: si preferisce bere fuori dai pasti ed in maniera occasionale, mentre tra i giovani oltre le mode sopracitate si confermano vecchie abitudini, come il binge drinking, ovvero le ‘abbuffate’ di alcol in breve tempo. Cambia anche il tipo di bevande consumate: diminuiscono nell’ultimo decennio i consumatori di vino e birra, specie tra i più giovani e tra le donne, mentre aumentano in maniera esponenziale coloro che consumano aperitivi, amari e superalcolici. Nel decennio 2002-2012, poi, è stata netta la crescita dei consumatori fuori pasto, passati dal 23,1% al 26,9% nella popolazione di oltre 14 anni e il fenomeno riguarda in particolare i giovani di 18-24 anni, tra i quali i consumatori fuori pasto sono passati dal 34,1% al 44%. La situazione, pur rimanendo critica, non è cosi drammatica come in alcuni Paesi europei. L’Italia, infatti, occupa uno dei posti più bassi nella graduatoria in merito al consumo annuo pro capite di alcol puro, parametro che nel 2009 ha raggiunto i 6,94 litri. ® pa, alla moneta unica, ma anche alla solidarietà tra le nazioni Ue, alla libera circolazione dei lavoratori, alla costruzione del mercato unico, alla condivisione delle politiche energetiche o migratorie, a una coesa azione europea sulla scena mondiale. Formazioni simili al Front National, o almeno altrettanto contrarie all’Europa, sono già in piena campagna elettorale nel Regno Unito, nei Paesi scandinavi, nei Paesi Bassi, in Belgio, così pure in Italia, Grecia, Romania, Slovacchia, Bulgaria, solo per citare i casi più eclatanti. Probabilmente questi partiti – che faranno fatica a trovare un’azione comune una volta giunti a Strasburgo, proprio per le loro forti caratte- rizzazioni nazionaliste – non supereranno il quarto dei 751 seggi dell’Europarlamento, ma certo daranno voce al “no all’Europa unita” che si leva dai diversi angoli del vecchio continente. Dopo il 25 maggio, il problema sarà dunque duplice. Anzitutto occorrerà trovare, per far funzionare le istituzioni Ue, un’alleanza tra i gruppi parlamentari filoeuropeisti a Strasburgo (Popolari, Socialisti e democratici, Verdi e Liberaldemocratici), che comunque dovrebbero avere, insieme, una netta maggioranza in emiciclo. Ma sarà la seconda sfida quella più impegnativa: ossia trovare il modo di riassorbire queste formazioni “no Europa” entro l’alveo del processo democratico che si fonda sul rispetto delle regole dello Stato di diritto, della democrazia partecipativa, della classica divisione dei poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario), delle relazioni pacifiche tra le nazioni. (Fonte SIR) ® Filo diretto con Ecco come mettersi in contatto con noi: • Inviare un’email all’indirizzo [email protected] • Telefonare al numero 095 2500220 o mandare un fax allo 095 8992039 donarsi ai fratelli. Il riferimento alla “riconciliazione” è anch’esso un invito eucaristico, quasi l’attuazione del consiglio evangelico: “Se mentre fai la tua offerta all’altare, ti ricordi di avere qualcosa di male nei confronti di tuo fratello, lascia l’offerta e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello”. Il dono del Vangelo da parte del Papa, costituisce un monito alla lettura della Parola di Gesù, nutrimento e sostegno per la vita cristiana, conforto nelle difficoltà, guida per camminare nella giusta via, seguendo i valori di pace, amore, giustizia che Gesù stesso ha portato nel mondo. Il Vangelo, ha detto inoltre Papa Francesco, “si può leggere anche con tanti strumenti tecnologici. Si può portare con sé la Bibbia intera in un telefonino, in un tablet”. Questo riferimento “moderno” e di grande attualità, rende il cristiano protagonista nella storia di oggi e lo impegna a saper usare le nuove tecnologie quali mezzi e strumenti per i fini e gli ideali cristiani. Il Santo Padre ha, inoltre, raccomandato: “Portatelo sempre con voi, apritelo e leggete qualcosa del Vangelo quando dovete fare una coda, oppure siete sul bus”. Prima di salutare i fedeli con il tradizionale “buon giorno e buon pranzo”, il Papa ha voluto sottolineare che “L’importante è leggere la Parola di Dio, con tutti i mezzi, ma leggere la Parola di Dio: è Gesù che ci parla lì! E accoglierla con cuore aperto. Allora il buon seme porta frutto!”. Come il buon seminatore ancora una volta il Santo Padre ha messo a dimora un piccolo seme che, cadendo nel terreno buono, porta molti frutti. Questo gesto e questi semi forse cadranno anche fra le spine della trascuratezza e crescendo saranno soffocati dal male, ma la speranza cristiana insegna a guardare sempre il positivo dell’albero che cresce. La celebrazione della Pasqua è ricca di tanti semi, segni, simboli, lezioni che basta aprire gli occhi per vederli e farli penetrare nel cuore e la “settimana santa” accompagna questo cammino di ricerca e di scoperta. Quando si decide di far cadere la maschera del peccato comincia la risurrezione, si ritrova la luce e la vita e si recupera “il coraggio del nostro volto originale, creato a immagine e somiglianza di Dio”. Il tema della misericordia, sempre presente negli insegnamenti di Papa Francesco, ritorna con questa espressione: “Non c’è alcun limite alla misericordia divina offerta a tutti”, perché “il Signore è sempre pronto a sollevare la pietra tombale dei nostri peccati, che ci separa da Lui”. La gioia del Risorto riempirà di luce il cuore buio e stanco e lo guiderà verso una nuova tappa da raggiungere. ® 3 Prospettive - 13 aprile 2014 A Cagliari il Convegno nazionale delle Caritas diocesane Nelle periferie per incontrare i volti della povertà “Con il Vangelo nelle periferie esistenziali”. “Rivestitevi di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza” (Col 3,12). Questo il titolo del 37° Convegno nazionale delle Caritas diocesane che si è svolto a Quartu Sant’Elena, diocesi di Cagliari, dal 31 marzo al 3 aprile 2014. In continuità con il convegno precedente svoltosi a Montesilvano (PE) nel 2013 e apripista a quello nazionale che si svolgerà a Firenze nel 2015 sul tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. Un tema che richiama alla mente le parole di Papa Francesco che fin dall’inizio del suo pontificato ha posto un’attenzione particolare alle diverse realtà di povertà e solitudine. Presenti per la diocesi di Catania, don Piero Galvano, direttore della Caritas diocesana, e il diacono Don Francesco Leto. La prolusione del convegno è stata affidata a Mons. Giuseppe Merisi, presidente di Caritas Italiana. “Come Cristo anche noi cristiani siamo chiamati a guardare le miserie dei fratelli, a toccarle, a farcene carico e a operare concretamente per alleviarle; il che vuol dire anche aggiunge il Pontefice - fare in modo che cessino nel mondo le violazioni della dignità umana, le discriminazioni e i soprusi, che, in tanti casi, sono all’origine della miseria”. Ecco perché sono inseparabili l’attenzione verso il povero, dalla pratica dell’accoglienza, dall’uso responsabile dei beni, dalla giustizia sociale, sia locale che planetaria”. Prolusione che ha fissato altresì gli obiettivi finali del convegno: educare alla prossimità, fornire contenuti e indicazioni concrete, utili a sviluppare le attività di carità all’interno delle diverse Caritas diocesane, e infine, sviluppare una partecipazione fruttuosa da parte dei convegnisti. Obiettivi che per ammissione del direttore della Caritas Diocesana di Catania, sembrano essere stati raggiunti nei tre giorni di convegno: “Ci siamo ritrovati in famiglia, nonostante fossimo più di 700 persone, a parlare una lingua comune, quella della condivisione, della collaborazione a sostegno dei più poveri, dei bisognosi che in ogni diocesi non mancano mai”. Un’esperienza concreta con Gruppi di confronto per il discernimento spirituale che hanno permesso ai diversi rappresentanti diocesani di relazionarsi su problematiche comuni, in maniera trasversale da Nord a Sud, senza alcuna distinzione territoriale, di appartenenza. “Cosi – continua il direttore dell’Ufficio Pastorale della Carità del- la diocesi di Catania – diventa fondamentale l’importanza della formazione, elemento che permette di intervenire concretamente nei contesti d’emergenza, cosi come diviene di prioritaria rilevanza la necessità di lavorare ed agire in rete, specie all’interno della nostra diocesi”. Tra gli interventi significativi da rilevare quello di Enzo Bianchi, fondatore e priore della Comuni- In giro per le sale del Museo diocesano I reliquiari, custodi di sacri resti ra le espressioni devozionali che ben figurano al Museo diocesano catanese, sotto la direzione della dott.ssa Grazia Spampinato, nelle vetrine della seconda sala, lungo il percorso che si snoda al secondo piano dell’istituzione, sono presenti numerosi reliquiari, di fogge differenti. Tali esemplari, nella fattispecie antropomorfa, sono compresi tra gli arredi argentei della Cattedrale, ovvero il tesoro non intaccato dalla distruzione del 1693. L’etimologia risale al latino tardo reliquarum, che deriva a sua volta dal latino classico reliqua, il cui significato è resto, avanzo. Per reliquie si intendono, infatti, non solo i resti mortali dei santi, ma anche tutto ciò che si collega ad essi come gli abiti, gli utensili e gli strumenti di martirio, accanto a quello che viene attribuito dalla tradizione cristiana alla Vergine Maria, o al percorso di vita, morte e risurrezione di Gesù Cristo. Fin dal Cristianesimo si instaurò l’usanza di venerare le reliquie, in connessione al culto dei martiri che si poneva in relazione alle onoranze verso i defunti. In conformità al pensiero di San Tommaso d’Aquino, il quale reputava i corpi dei santi “templi e strumenti dello spirito santo, che operava e abitava in essi”, le reliquie andavano venerate insieme ai rispettivi corpi, in quanto degne dell’onore di Dio che ne fa veicolo di miracoli. Nel Medioevo i primi reliquiari furono rappresentati dagli altari sulle tombe, con i resti mortali degli Apostoli, dei santi e dei martiri, o sui luoghi sacri T testimoni della vita di Gesù. Il Liber Pontificalis accoglie la prima notizia su una cappella adibita esclusivamente al culto delle reliquie, e fatta edificare a Roma nella Basilica di San Pietro, su richiesta si papa Gregorio III; invece all’interno di uno scrigno di cipresso, che oggi si trova nei Musei Vaticani, papa Leone III fece raccogliere un gruppo di reliquie che fu conservato nella cappella di San Lorenzo al Laterano. Durante il primo millennio i contenitori delle reliquie, grazie all’evolversi del culto, si staccarono dal modello a cassetta di tipo medievale, detto anche capsa o capsella, quale si configura uno degli esemplari del museo in ebano e avorio di intarsio siciliano; si realizzarono allora reliquari con materiali pregiati, affinché si onorassero le reliquie, rendendone tangibile la presenza. I contenitori a teca, che si distinguevano attraverso simboli ed elementi iconografici, furono affiancati dai reliquiari antropomorfi o topici, la cui forma assume quella parte del corpo che costituisce la reliquia stessa. Tali contenitori, che si affermarono verso il IX secolo, rispondendo alle esigenze della devozione popolare, si classificano in varie tipologie, come quella a busto oppure a braccio, esposte nelle teche del museo diocesano di via Etnea, come attestano i pregiati esempi di Paolo Guarna, col Busto reliquiario di S. Cataldo, fine secolo XVI, in smalti ,oro e legno oltre alla lega d’argento, e il Braccio reliquiario di S. Giorgio del 1576, anch’esso in argento dorato, sbalzato e inciso. A tale modello, con la mano che si protende verso l’alto, s’improntano anche il Braccio reliquiario di S. Euplio e il Braccio reliquiario di S. Sebastiano, di rispettiva produzione messinese e catanese, mentre il Braccio reliquiario di Santa Caterina è di origine palermitana. Un altro modello presente al museo è quello a croce, definito Croce reliquiario, con reliquie di S. Margherita, S. Silvestro, Santa Brigida e S. Matteo; questo tipo di contenitore viene detto stauroteca nel caso in cui contenga frammenti della vera Croce. Altri modelli sono quello monumentale, quale ad esempio il Reliquiario monumentale di sant’Agata (1376), in argento dorato, di Giovanni Di Bartolo, custodito nel Duomo di Catania; e reliquiari di varie forme, quali quelli ad ostensorio, a pisside, a cofanetto, a sarcofago e a urna, accanto a quelli a dittico, trittico o polittico che si presentano a tabella come il famoso Reliquiario del Libretto, con perle e rubini, e un libretto del XIV secolo, opera di Paolo di Giovanni Sogliani, esposta al Museo dell’Opera del Duomo di Firenze. I reliquiari sono legati alla processione del Venerdì Santo che si snoda in forma solenne in diverse città italiane e paesi della Sicilia, come ad esempio a Ispica: qui si svolge la tradizionale processione dell’urna reliquiaria che, oltre alle reliquie di santi, contiene la “Santa Spina”, così definita in quanto parte della corona intrecciata dai romani e posta sul capo di Cristo. Questa fase precede l’inizio della via Crucis vivente nella Basilica Santissima Annunziata. Altre suggestive cerimonie di tradizione popolare, sono la processione dei “Misteri” a Palese (in provincia di Bari), che prevede la sfilata del Reliquiario del Legno Santo, tra le fiaccole e le luci dei simulacri; o la processione del Venerdì Santo di Savona che risale al medioevo, all’epoca dei flagellanti del Duecento. Tale rito, che viene aperto da una croce di legno detta Croce di Passione o Croce del Gallo, con i simboli della Passione tra i quali il gallo che col suo canto annunciò il tradimento di Pietro, viene chiuso dal Reliquiario della Santa Croce che contiene un frammento della Vera Croce. Il repertorio del museo testimonia ancora una volta la ricchezza dell’arte sacra, che continua a stupire i fedeli lungo il corso della storia. Anna Rita Fontana tà di Bose, che ha parlato al cuore dei presenti con una relazione sull’importanza dell’evangelizzazione nelle cosiddette periferie esistenziali, di una chiesa capace di prossimi- tà: “Oggi più che mai siamo immersi in una cultura nella quale è dominante la comunicazione virtuale. “Siamo sempre connessi”, e dunque ci sentiamo sempre in relazione, anzi oberati da troppe relazioni. Dobbiamo essere consapevoli delle difficoltà che abbiamo nei confronti della prossimità, del farci prossimi e del renderci vicini gli uni agli altri. Mi permetto di dire che, nella parabola del buon samaritano raccontata da Gesù (cf. Lc 10,30-35), il non fare la carità da parte del sacerdote e del levita è dovuto non a una particolare cattiveria, non all’appartenenza a una casta, bensì al fatto che non si sono resi prossimi dell’uomo bisognoso”. Da segnalare anche la relazione socioculturale di Chiara Giaccardi, docente dell’Università Cattolica del S. Cuore di Milano, quella di Mons. Cesare Nosiglia, Arcivescovo di Torino e Presidente del Comitato preparatorio del Convegno, e la tavola rotonda: “Con il Vangelo nel centro dell’Europa” in cui è intervenuto Mons. Youssef Soueif, Arcivescovo di Nicosia e presidente di Caritas Cipro. A conclusione della tre giorni di lavoro ha parlato don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana: “È necessario avviare una nuova stagione di diritti per tutti, nessuno escluso, anche a livello mondiale. E l’Europa, impossibile concepirla a prescindere dalle migrazioni, deve mettere al centro l’uomo e non la finanza, le comunità e non le lobby, i poveri e non i potenti”. Un richiamo di forte responsabilità rivolto alle istituzioni affinché non deleghino solo alla Chiesa, nella fattispecie alle Caritas diocesane, compiti che dovrebbero essere ripartiti in maniera equa. “Le Caritas – ha concluso don Soddu - non hanno potuto chiudersi in se stesse in questi anni: probabilmente non per merito, ma perché esposte al grido dei poveri che saliva dai propri territori, perché costrette ad incontrare i volti delle povertà, ad interrogarsi sulle cause di quelle sofferenze e a cercare ‘il pane di oggi’ da spezzare con loro e condividere il senso di ingiustizia che accompagnava le loro storie”. ® 4 Prospettive - 13 aprile 2014 PRIMOPIANO Conferenza all’Istituto Comprensivo “Antonio Bruno” di Biancavilla sui rischi di internet n un clima di grande partecipazione, lunedì 7 aprile 2014, nell’ambito del pon di giornalismo “Scripta Manent” tenuto dall’esperto giornalista Grazia Calanna (Direttore Responsabile della rivista cultural l’EstroVerso), collaborata dall’insegnante di Lettere Giuseppina Barone, l’Istituto Comprensivo “Antonio Bruno” di Biancavilla ha accolto la conferenza sul tema “I pericoli della rete: navigare sicuri nel Web”. Introdotto dal Dirigente Scolastico, prof. Vincenzo Pappalardo, ha preso la parola il relatore dott. Marcello La Bella Vice Questore Aggiunto della Polizia di Stato – Dirigente Compartimento “Sicilia Orientale” Polizia Postale e delle Comunicazioni di Catania, che ha saputo conquistare la curiosità e l’attenzione dei numerosi intervenuti e che, dopo aver parlato, relativamente alla rete internet, di adescamento, pedofilia, furto d’identità, bullismo con anche la figura del “Troll” (l’imbecille della rete che crea pagine riprovevoli solo per battere un tal un record di mi piace senza pensare alle reali conseguenze del I “I PERICOLI DELLA RETE: navigare sicuri nel Web” suo gesto) ha concluso ricordando che: “Il divertimento ha un limite nel rispetto degli altri”. “Internet è un mondo “parallelo”, fonte di informa- zioni, di relazioni sociali, di crescita culturale ma vi si possono trovare occasioni per acquisti, per viaggi ma anche - come nella vita reale - criminali e persone pronte ad approfittare della buona fede per ingannare il prossimo. Sempre più spesso, ormai, si sente parlare di furti d’identità, di scippi virtuali, di phishing e dell’esistenza di social network utilizzati per danneggiare una persona o istigare alla criminalità. E allora cosa si può fare per difendersi dai pericoli della Rete? Gli esperti del Servizio polizia postale ricordano che la sostituzione di persona, così come l’accesso abusivo ai sistemi informatici, o l’utilizzo non autorizzato del sistema e ancora la detenzione di codici e password sono tutti reati previsti del codice penale e punibili con la reclusione - questo, in sintesi, quanto emerso dal convegno spiega la Calanna”. “È stato un incontro molto interessante – hanno commentato Placido Battiato e Giusi Di Paola, corsiste del pon di giornalismo -. Abbiamo compreso che non sappiamo mai chi si nasconde dietro un profilo e che sul web dobbiamo stare molto attenti”. “Abbiamo capito che bisogna comportarsi correttamente e non bisogna, nemmeno per gioco, commettere illeciti sulla rete – commentano Angela Barbagallo ed Emanuela Currao – creando falsi profili o gruppi perseguitano soggetti più deboli” ® Al “Verga” di Catania in scena “Sogno di una notte di mezza sbornia” di Eduardo l titolo “Sogno di una notte di mezza sbornia” lascerebbe immaginare una parodia shakespeariana, viceversa Eduardo attinse alla commedia “La fortuna si diverte” di Athos Setti che si appropriò del must esistenziale napoletano, il culto di scaramanzia, superstizione, smorfia e fatalismo; suggerimento fecondo che, nel 1940, Eduardo riprenderà in “Non ti pago!”, altra commedia lotteggiante di recente al “Brancati” di Catania, trasposta in lingua siciliana. I Nella fortuna si può solo sperare, mai credere Armando Pugliese, che firma entrambe le regie, qui non ha colto l’alternativa offerta da Tuccio Musumeci, animale da palcoscenico la cui speciale verve comica avrebbe consentito una diversa lettura, stemperando la cifra amara e malinconica di Eduardo nella peculiare arguzia levantina del grande attore catanese; un’occasione da cogliere al volo, pur riconoscendo che non è facile superare e rimuovere modulo e modelli del grande maestro e autore. Ma i punti di contatto tra le due commedie finiscono qui: “Non ti pago!” ironizza sulla ludopatia, “Sogno di una notte di mezza sbornia” combina numeri del lotto, sogni, profezie favorevoli e funeste per rappresentare l’umanità dolente di Eduardo che troviamo ancora nei successivi “Napoli milionaria” e “Filumena Marturano”. Elledieffe, squadra napoletana di qualità con un capocomico di consumato mestiere dotato di mimica facciale e impostazione vocale efficaci e comunicative, formata da Luca De Filippo (Pasquale Grifone), Carolina Rosi (Filomena, moglie), Giulia Pica (Gina, figlia), Giovanni Allocca (Arturo, figlio), Nicola Di Pinto (garzone, medico), Massimo De Matteo (Jack) Carmen Annibale (Assunta, cameriera), Gianni Cannavacciuolo (Giovanni, cameriere), Paola Fulciniti (Carolina), si è avvalsa di scene e costumi di Bruno Buonincontri e Silvia Polidori, luci di Stefano Stacchini, musiche di Nicola Piovani. La storia. Pasquale Grifone, annebbiato dai fumi dell’alcol, sogna Dante Alighieri che gli dà quattro numeri per giocarli e per conoscere la data della sua imminente morte. I numeri vengono estratti, Pasquale vince una somma considerevole, ma la gioia è offuscata dal significato funesto degli stessi numeri. Nel giorno annunciato la famiglia si veste a lutto, Pasquale sostiene di sentirsi molto male e, all’ora stabilita, preso dal terrore, sviene ed è considerato morto. Chiamano un medico che constata l’ottima salute di Pasquale che, preso dall’euforia, invita il medico a pranzo per festeggiare ma questi rifiuta perché ha già un impegno fissato proprio per le tredici. Pasquale e la sua famiglia cercano di convincerlo, sostenendo che è tardi per il suo appuntamento, e il dottore dichiara che mancano cinque minuti alle tredici … “In questa vicenda - spiega il regista Armando Pugliese - c’è il popolare gioco del lotto, ma qui la scommessa si pone fra la vita e la morte e i rapporti fra il mondo dei vivi e il mondo dei morti. Nello sviluppo della commedia è inoltre presenza sostanziale la comunità dei familiari e degli amici, stretta intorno al protagonista ed al suo dramma più per egoistico interesse personale che per solidarietà e sostegno, una comunità grazie alla quale Eduardo ha potuto declinare il carattere corale e sfaccettato della sua drammaturgia. Poi, soprattutto, c’è il finale che non chiude, ma rilancia una sorpresa che non si consuma mai, fra gioco di scena e gioco dell’esistenza”. Riffe teatrali che, distogliendo il pubblico dai particolari affanni causati dall’attuale crisi, insegnano: la fortuna è cieca; in lei si può solo sperare, mai credere; ben altri sono i valori e le relazioni a cui legarsi, su cui impegnarsi. CMG 5 Prospettive - 13 aprile 2014 PRIMOPIANO L’istituto “Karol Wojtyla” da Catania al Belgio per presentare il “ristorante immaginario-futuro” Il buon cibo mette d’accordo tutti iazzamento d’onore in Belgio dell’istituto “Karol Wojtyla” per la fase conclusiva del progetto “Comenius business plan” della classe 4ª B di enogastronomia, sede via Bruno Lizio, che ha visto protagonisti gli alunni Cannavò Cristian, Nicotra Gaetano e Giustolisi Leonardo. Un lavoro svolto grazie alla prof. Daniela Aliquò (economia aziendale) in sinergia con i docenti Capraro Michele (cucina) e Pulvirenti Massimo (sala/bar). I ragazzi quest’anno, hanno portato a termine e presentato il piano finanziario dei primi tre anni del ristorante immaginato dagli allievi protagonisti lo scorso anno; adesso nella fase conclusiva del progetto in Belgio, hanno cucinato i piatti tipici siciliani previsti dal menù, giornata nella quale tutte le scuole europee partecipanti alla manifestazione hanno avuto i loro stands che, oltre ad illustrare il loro business plan, hanno fatto assaggiare i piatti tipici delle varie nazioni partecipanti: Italia, Germania, Polonia, Belgio, Irlanda del Nord. Il dirigente scolastico Giuseppe P Previtera ha dichiarato con soddisfazione: “un evento importante che realizza linguaggi condivisi tra paesi comunitari, sinergia tra scuole e culture diverse con riscontro positivo e indirizza anche al rispetto della legalità; un progetto utile alla crescita della personalità degli alunni e all’acquisizione di nuove professionalità”. Un’esperienza di interazio- ne e dialogo pluriculturale e il viaggio si è articolato in vari step partendo dalla residenza Roosendael SintKatelijne-Waver, per una visita alla fabbrica di cioccolato al fine di approfondire le conoscenze delle fasi di produzione delle famose “Praline” prodotto tipico belga, per spostarsi alla città di Anversa presso la scuola alberghiera Stella Maris, Merksem. Dopo un incontro organizzativo i vari gruppi hanno iniziato i loro lavori, e come evidenzia l’alunno Giustolisi “tutti piatti eccellenti, interessante la gastronomia della Polonia che ha presentato “le chiacchiere siciliane” (considerato un piatto nazionale, usato giornalmente), più leggere e morbide”. Nicotra, invece, dal viaggio riporta le impressioni degli altri Paesi affermando “sono stati attirati tutti dalla pasta siciliana; ho vissuto questi giorni con molto entusiasmo con la voglia di non ritornare”. Lo stand dell’Ipsseoa K. Wojtyla ha potuto proiettare per tutta la serata due interessanti video realizzati dalla Provincia di Catania mostrando ai partecipanti le bellezze del nostro territorio e magnifiche riprese di eruzioni vulcaniche, attirando favorevolmente l’attenzione dei presenti. Sono stati preparati: spaghetti alla norma ed involtini con prosciutto e Pecorino (rigorosamente portato da Catania) su di un letto di caponata, accompagnato anche da un curato servizio di sala offerto dagli alunni, riscuotendo un gran successo. Un’altra tappa importante è stata la visita a Bruges, magnifica città medievale, mentre i ragazzi del corso di accoglienza hanno curato le visite guidate fornendo informazioni storiche e architettoniche. Infine tappa a una storica birreria della stessa città, durante la quale sono state spiegate le fasi di produzione, e l’allievo Cannavò sottolinea: “in Belgio la birra è diversa, è più naturale, senza conservanti, poiché utilizzano i metodi tradizionali di produzione”. “Un’esperienza formativa che ha offerto di conoscere le modalità di lavoro e le preparazioni gastronomiche dei paesi coinvolti, come osserva la prof. Daniela Aliquò, condividendo spazi lavorativi e conoscenze per migliorare la professionalità e allargare gli orizzonti culturali”. Un esempio di realizzazione scuolalavoro completato dall’utilizzazione della lingua inglese, strumento utile di comunicazione nella realtà europea che arricchisce le competenze dell’istituto. L.B. Acireale si prepara all’incontro del 10 maggio con Papa Francesco e gli studenti La chiesa per la scuola li studenti delle scuole medie e superiori di Acireale hanno trascorso una giornata scolastica diversa e festosa, partecipando, presso l’aula magna del Liceo scientifico Archimede al primo Meeting dei giovani nell’ambito del Laboratorio nazionale sul tema La chiesa per la scuola, in preparazione alla giornata del 10 maggio quando Papa Francesco incontrerà gli studenti di tutta Italia. Il Vescovo di Acireale, Mons. Antonino Raspanti, ha condiviso con la sua partecipazione l’entusiasmo dei ragazzi i quali con canti, balli, pensieri e messaggi hanno fatto festa riflettendo sui valori della pace, della solidarietà, del servizio ai più deboli. Le immagini e i messaggi di Giovanni Paolo II sul significato dell’essere giovani, le parole di Benedetto XVI che, rispondendo alla domanda di un giovane, spiega come si diventa grandi e poi ancora l’invito di Papa Francesco alla cultura del dialogo e dell’incontro, hanno consentito al Vescovo di rispondere ai quesiti degli studenti sulla relazione educativa, sulle prospettive di una scuola che prepara al futuro. “Io sto con voi, voglio fare qualcosa con voi e per voi - ha detto monsignor Raspanti - costruiamo occasioni d’incontro e di dialogo, utilizzando anche le manifestazioni sportive e ricreative”. La manifestazione, promossa dall’ufficio diocesano per la Pastorale della scultura e della scuola, coordinato dal preside Giovanni Vecchio, ha coinvolto, tramite i docenti di religione, gli alunni delle scuole cittadine, presenti con una delegazione di studenti accompagnati dai docenti e dai dirigenti. Il gruppo folk della scuola Vico Fuccio La Spina si è esibito in danze tipiche in costume siciliano; il coro G dei “Pueri di Santa Venerina”, diretto da Giuseppe Musumeci, ha presentato delle splendide canzoni ben eseguite e molto applaudite. Anche i piccoli del primo istituto comprensivo hanno presentato un originale canto in lingua siciliana, scritto da Vincenzo Spampinato Lassa tutti cosi e veni ‘cca, una calda preghiera che invoca la presenza del Signore nel mondo, che ha smarrito la via della giustizia e dell’amore. Anche la partecipazione dei genitori, come ha detto la dott.ssa Giovanna Privitera, presidente del Consiglio d’Istituto, è indispensabile per una reale alleanza educativa. Gli interventi degli Scout e dei giovani universitari della Fuci, ex alunni dei Licei cittadini hanno arricchito il programma della giornata festosa, presentata da Davide Pulvirenti, ex alunno del Liceo classico Gulli e Pennisi, il quale ha anche introdotto le perfomance di teatro classico e recitazioni drammatiche con letture di Quintiliano sui doveri del docente educatore e del bravo studente. I ragazzi del Liceo hanno anche presentato un documentario sul progetto memoria e il commento alla foto del “bambino di Varsavia”, mentre i ragazzi delle scuole cittadine si sono esibiti in performance musicali (pianoforte e violino) e canti di gioia sul “mondo che vorrei”. Al suono della campanella, mentre i genitori attendevano l’uscita dei ragazzi, il Vescovo ha ringraziato gli organizzatori per la ben riuscita manifestazione, il preside Biasco per l’accoglienza ed ha invitato docenti e genitori all’incontro culturale che si terrà il 6 maggio sul tema Educare alla virtù con l’intervento del prof. Giuseppe Savagnone. Giuseppe Adernò Il delegato sociale per promuovere condizioni di benessere ed inclusione lavorativa e sociale Un debole argine alla deriva della crisi lavorativa l luogo di lavoro è anche spazio di socialità e di relazione, dove le persone si incontrano per lavorare, ma poi si scambiano anche i problemi della loro quotidianità e i desideri della loro vita. Cosa succede però quando problemi come il disagio sociale o famigliare, la tossicodipendenza, il lutto, quando non si riceve lo stipendio per mesi, entrano in fabbrica? I cambiamenti legati alla globalizzazione, la precarizzazione dei rapporti di lavoro, i fenomeni di immigrazione, la crescita dei ritmi nel lavoro e nella vita, rendono sempre più difficile il giusto equilibrio tra vita e lavoro. Partendo dall’idea di una normalità del disagio e da una mappa sociale I del proprio luogo di lavoro, si fa spazio una nuova figura: quella del delegato sociale. Quest’ultima ha lo scopo di dare un supporto psicologico all’interno dell’azienda, tentando di tenere insieme il “dentro” e il “fuori”, prestando attenzione alle problematiche esistenziali, ai contesti sociali e ricreativi, ai possibili riflessi nella contrattazione. Questa idea nasce in Emilia Romagna realizzata congiuntamente da Ageform, Cgil, Csl e Uil della Regione. Questa figura è un lavoratore, già eletto delegato sindacale dai colleghi all’interno della propria azienda, formato, attraverso un corso di 100 ore e successivi aggiornamenti di 20 ore, per rilevare le diverse situazioni di disagio pre- senti nel luogo di lavoro e promuovere condizioni di benessere ed inclusione lavorativa e sociale. Il compito del delegato sociale è semplice: raccoglie segnalazioni e interviene sulle situazioni di disagio che colpiscono i colleghi senza lavoro né stipendio e che rischiano, talvolta, di cadere nella depressione. Lui deve essere in grado di individuare i problemi, ma deve soprattutto saper costruire momenti di “agio” lavorativo, di convivialità dove il gruppo costruisce la sua forza. Si tratta di azioni che, in molti casi, già spontaneamente i lavoratori fanno e che hanno tutto l’interesse di valorizzare, anche perché fanno crescere il “noi”; mai come in questi periodi la pianti- cella del “noi” è stata così fragile, coltivarla e farla crescere è per il sindacato di vitale importanza. L’attenzione su questa figura sta crescendo, legata anche al crescere del rischio povertà, dei cambiamenti, delle reti di sostegno che sono sempre minori. L’idea di sentinelle del territorio che sappiano raccogliere, ma anche superare, le difficoltà comuni, mettendo al centro innanzitutto la persona, deve essere per i delegati e le Rappresentazioni sindacali una priorità. Cerchiamo di porre un’attenzione nuova alla dimensione emotiva dei problemi e al loro essere personali e generali nello stesso tempo. Francesco Vitale Notizie in breve dal 14 al 20 aprile 6 Prospettive - 13 aprile 2014 Associazione Diocesana Ministranti Dall’Agenda dell’Arcivescovo Lunedì 14 • Ore 10.00 Catania, Basilica Cattedrale: celebra la S. Messa per le Forze Armate. Martedì 15 • Ore 9.00 Catania, Casa Circondariale Bicocca: presiede la Via Crucis. • Ore 17.00 Catania, Basilica Collegiata: celebra la S. Messa per gli universitari. Mercoledì 16 • Ore 9.00 Arcivescovado: celebra la S. Messa per i dipendenti della Curia. Riceve per lo scambio degli auguri pasquali. ca in Passione Domini. Giovedì 17 • Ore 9.30 Catania, Basilica Cattedrale: presiede la S. Messa Crismale. • Ore 19.00 Catania, Basilica Cattedrale: presiede la S. Messa in Coena Domini. Sabato 19 • Ore 9.00 Arcivescovado: riceve gruppi, associazioni e fedeli per lo scambio degli auguri pasquali. • Ore 22.30 Catania, Basilica Cattedrale: presiede la Veglia Pasquale in Resurrectione Domini. Venerdì 18 • Ore 9.00 Arcivescovado: riceve gruppi, movimenti e singoli fedeli per lo scambio degli auguri pasquali. • Ore 17.30 Catania, Basilica Cattedrale: presiede l’azione liturgi- Domenica 20 • Ore 11.00 Catania, Basilica Cattedrale: presiede il Pontificale di Pasqua. ® AVVISO AI SACERDOTI DICHIARAZIONE DEI REDDITI 730 /2014 Anche quest’anno il patronato 50&Piu’ENASCO svolge il servizio di assistenza e consulenza per la compilazione dei modelli 730/14. I sacerdoti e quanti altri intendono avvalersi di tale servizio dovranno rivolgersi o contattare il Sig. Ciraldo Steve, (ex dipendente del patronato FACI ) presso la sede del patronato 50&Piu’Enasco, via Dottor Consoli 76, tel. 095/315424 fax 095/2500684 nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 9,00 alle ore 12,30 e nei giorni di lunedì, mercoledì e giovedì dalle ore 15,30 alle ore 17,00, oppure recarsi in Curia, nella giornata di MARTEDI, dalle ore 10,00 alle ore 12,00 a partire dal giorno 01 aprile fino al 31 maggio. Tale servizio sarà comprensivo di calcolo e compilazione del modello f24 della nuova IMU sugli immobili, (ex ICI) per quanti lo richiedano. Sempre a richiesta, congiuntamente al mod. 730, sarà rilasciata l’attestazione ISEE. IMPORTANTE NOVITÀ Già dallo scorso anno, PINPS, per sé e per la gestione EX INPDAP, non manderà più ai cittadini il CUD relativo alla propria pensione, i quali dovranno scaricarlo dal sito dell’INPS, se provvisti di PIN, oppure richiederlo direttamente al Centro di Assistenza Fiscale, tramite il supporto dell’IDSC, che provvederà a rilasciarlo immediatamente. Per tale richiesta dovrà essere sempre presentata la fotocopia della carta d’identità e del codice fiscale o tessera sanitaria e il mandato firmato al patronato. DOCUMENTAZIONE DA PRODURRE - COPIA MODELLO 730/13. - MODELLO/I CUD 2014. - MISURE CATASTALI (PER TERRENI E FABBRICATI). - SCONTRINI CONTENENTI IL NOME DEL FARMACO E CODICE FISCALE DI CHI LO HA ACQUISTATO E DOCUMENTI COMPROVANTI ALTRE SPESE MEDICHE. - DOCUMENTAZIONE INERENTE ASSICURAZIONE SULLA VITA ED AUTO (PER LA SOLA QUOTA S.S.N.). - DOCUMENTAZIONE INERENTE INTERESSI PASSIVI PER MUTUI RELATIVI ALL’ACQUISTO DELLA PRIMA CAS A. - FOTOCOPIA CONTRATTO DI MUTUO ED ATTO DI ACQUISTO DELLA PRIMA CASA. - DOCUMENTAZIONE RELATIVA AD ONERI E SPESE EFFETTUATE NEL 2012 RELATIVE ALL’ISTRUZIONE ETC.. - FOTOCOPIA DELLA PROPRIA CARTA DI IDENTITÀ 0 QUALSIASI ALTRO ANALOGO DOCUMENTO DI RICONOSCIMENTO IN CORSO DI VALIDITÀ. - FOTOCOPIA DELLA TESSERA SANITARIA. È importante comunicare qualsiasi variazione intervenuta nell’anno 2013, dal cambio di indirizzo , al luogo di residenza , dall’acquisto alla vendita di immobili, alla sostituzione e modifica del proprio codice fiscale, al fine di evitare in futuro spiacevoli inconvenienti derivanti dall’accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate. Si ricorda, altresì, che il sig. Ciraldo, per mezzo del patronato 50&Piu’Enasco, continua l’opera, iniziata tanti anni fa col patronato Faci, di aiuto nei confronti di tutti i cittadini, lavoratori e non, i quali gli si rivolgono per l’espletamento di pratiche, che spesso per la lungaggine della burocrazia o per la complessità della normativa, pone in difficoltà. Inoltre il patronato 50&Piu’Enasco, assiste gratuitamente i sacerdoti, pensionati, lavoratori, invalidi, nelle pratiche relative alla pensione ed assicura la corretta informazione su tutta la materia previdenziale e sanitaria. Tra i tanti servizi del patronato, ricordiamo: - PENSIONI DI VECCHIAIA ED FNVALIDITÀ DEL FONDO CLERO. - PENSIONI DI VECCHIAIA ED ANZIANITÀ - PENSIONI D’INVALIDITÀ ED INABILITÀ. - PENSIONI DI REVERSIBILITÀ. - ASSEGNI SOCIALI. - RICOSTITUZIONI PENSIONI CONTRIBUTIVE E REDDITUALI. - RICHIESTA, VERIFICA E RETTIFICA DELLE POSIZIONI ASSICURATIVE. - COMPILAZIONE MODELLI RED - INPS. - COMPILAZIONE E RILASCIO MODELLO ISEE. - PRESTAZIONI AI MINORATI CIVILI, CIECHI E SORDOMUTI, QUALI PENSIONI, IND. DI ACCOMPAGNAMENTO ETC.. - CONTENZIOSO AMMINISTRATIVO E LEGALE. Sig. Ciraldo Steve Patronato 50&più Enasco Festa diocesana del Ministrante 25 Aprile 2014 Ai Rev.mi parroci, ai ministranti delle comunità parrocchiali e loro responsabili Carissimi, come ormai è tradizione nella nostra Chiesa di Catania, il prossimo 25 Aprile si terrà la grande Festa diocesana del Ministrante alla quale sono invitati a partecipare tutti i ministranti della nostra diocesi. In considerazione del primo anniversario dell’elezione di Papa Francesco e in vista della canonizzazione dei suoi predecessori, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, il tema della giornata sarà: “un anno con Papa Francesco il ministero petrino nell’anno dei “quattro Papi” Perché il Ministrante guardi sempre di più all’esempio e alla testimonianza del nostro amato Pontefice, abbiamo pensato ad un concorso che, ripercorrendo le tappe di quest’anno di pontificato, possa far riflettere i gruppi ministranti per condurli alla preparazione di un MOSAICO, formato A4, che rappresenti un momento significativo dell’attuale ministero petrino. Come ogni anno, la festa si svolgerà nel Seminario Arcivescovile dei Chierici, Via V. E. da Bormida 56, Catania secondo il seguente PROGRAMMA Ore 09.00 Arrivo e accoglienza dei gruppi ministranti provenienti dalle varie comunità parrocchiali della diocesi, iscrizione in segreteria e animazione. Ore 10.00 Preparazione alla Santa Messa e accoglienza dell’Arcivescovo, Mons. Salvatore Gristina. Ore 10.30 Santa Messa presieduta dal nostro Arcivescovo. I canti della celebrazione liturgica saranno eseguiti dalla Corale del Seminario Arcivescovile. Ore 12.30 Pranzo a sacco e fiera del dolce. Ore 14.00 Luna Park - giochi e divertimento. Ore 16.00 Premiazione dei vincitori del concorso e conclusione. N.B. Tutti i ministranti sono invitati a portare con sé la veste liturgica. Come nel passato, realizzeremo una fiera del dolce perché ogni gruppo possa mettere in comunione con gli altri qualcosa al momento del pranzo, per tale motivo invitiamo a portare un dolce che possa poi essere condiviso in modo gratuito con tutti. Si raccomanda di non portare palloni o altro materiale per i giochi che verranno organizzati da noi. Non fate mancare i ministranti del gruppo a questo bel momento di festa dedicato interamente a loro, cercate di fare l’impossibile per essere presenti. Certi che saremo in molti a vivere questo momento di gioia, di festa e di lode al Signore, vi aspettiamo numerosi. Per maggiori informazioni puoi contattare: don Salvo Gulisano tel. 3488311049 mail. [email protected]; don Santo Conti tel. 3805205273 mail. [email protected], per l’Associazione Diocesana Ministranti don Salvo Gulisano don Santo Conti 7 Prospettive - 13 aprile 2014 Museo diocesano: inaugurazione della mostra fotografica di Giuseppe Leone ’ampio locale di stile neoclassico del Museo diocesano, sino alla seconda guerra mondiale sede della cappella del seminario dei chierici, ospita in questi ultimi giorni di quaresima, in prossimità delle celebrazioni della passione, morte e resurrezione di Gesù, una mostra fotografica di Giuseppe Leone dal tema “La settimana santa nella pietà popolare siciliana”, realizzata per la disponibilità della direttrice dott.ssa Grazia Spampinato con la collaborazione dell’arch. Giovanna Cannata e del personale dell’istituto. Alla cerimonia inaugurale, svoltasi nella sala Cirinnà e introdotta dalla direttrice, sono intervenuti l’Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina e l’autore assieme ad un folto pubblico attirato dall’importanza dell’evento culturale e dalla fama dell’artista ragusano che, in veste di formidabile narratore-diarista di un’affascinante simbologia di immagini, ha condiviso la vis creativa suscitata dalla terra di Sicilia con intellettuali che come lui ne hanno saputo cogliere bellezza e contraddizioni, da Sciascia a Consolo, a Bufalino. Quest’ultimo nelle fotografie di Leone raccomandò di “non cercare la collera né la pietà civile né l’avvampo della metafora; bensì, istigato dall’eccellente mestiere, un colpo d’occhio avvezzo a cogliere le mimiche significative del grande teatro umano”. L’excursus raffigurativo, incentrato nelle 44 foto scattate in diversi paesi dell’interno dell’Isola ed ora esposte nella selezionata “rassegna cateche- L Diario della realtà siciliana tica musealizzata con l’arte” a disposizione soprattutto delle scuole e delle parrocchie, è il frutto di un’esperienza quarantennale. Le immagini raccontano caratteristiche, sacre rappresentazioni della Passione di Cristo e mettono in risalto, in modo particolare, l’espressività dell’uomo che rivive il dolore della morte e la gioia della resurrezione del Figlio di Dio nei tragici e straordinari eventi evangelici della Grande Settimana. Le foto sono quasi sempre in bianco e nero in quanto per l’artista il monocromo costituisce “un’interpretazione della natura e delle sue trasformazioni, un colpo d’occhio che scarica da ogni orpello un’immagine per dare senso a quello che è l’essenza di ciò che vedi”. Secondo lo scrittore prof. Salvatore Silvano Nigro le “fotografie di Leone sono il ‘diario’ della realtà siciliana; del paesaggio, come dei costumi; delle architetture, come delle feste e dei riti. La Sicilia si racconta anche attraverso il dolore e il lutto, che nei riti di strada si inscenano, e nella narrazione di Leone trovano il linguaggio che li rende artisticamente reali…E ciò vale soprattutto per le sacre rappresentazioni della passione: per le processioni ora ieratiche, ora scomposte; per le scene di cordoglio e di compianto. Più che un viaggiatore in terra di Sicilia, Leone è qui un pellegrino in terra di Passione: tra le “feste” del dolore, cerca la Sindone; e la trova; in una cronaca di volti, tra teatri di gesti”. La mostra sarà aperta da lunedì a sabato dalle 9 alle 13, domenica e festivi dalle 9 alle 13.30, sino a sabato 26 aprile; info: tel.095/281635, [email protected] m. A.B. Ordine Santo Sepolcro di Gerusalemme: gran Concerto di Quaresima L’amore: un’esperienza contagiosa ella splendida cornice della chiesa capitolare S. Giuliano ai Crociferi, alla presenza di un pubblico delle grandi occasioni, per iniziativa della Luogotenenza per l’ItaliaSicilia e della S e z i o n e “Card. S. Pappalardo” di Catania dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme per sostenere le opere in Terra Santa, si è tenuto il Gran Concerto di Quaresima, giunto alla IX edizione. Parole di cordiale benvenuto sono state rivolte ai presenti dal rettore della chiesa e cerimoniere ecclesiastico dell’Ordine, mons. Leone Calambrogio, e dal luogotenente prof. Giovanni Russo che, in particolare, ha ringraziato le autorità intervenute e quanti hanno voluto onorare con la loro presenza questo evento sicuramente da ricordare. La serata si è articolata in vari momenti caratterizzati da un denominatore comune: l’intensa spiritualità. L’Orchestra d’Archi Catanese, diretta magistralmente dal confratello m° prof. Fabio Raciti, ha eseguito musiche tratte da “l’Estro armonico” e N dai “Concerti grossi” di Antonio Vivaldi. In un’atmosfera surreale la Corale “Regina Angelorum”, dalla cantoria con tutte le sue notevoli potenzialità vocali, ha eseguito il “Crucifige” e lo “Stabat Mater” di Franz Listz e l’antifona “Jubilate Deo” di Franz Buhler, mentre raggi di luce violacea, abilmente guidati da Roberto De Luca, illuminavano il Crocifisso ligneo dell’altare maggiore sulle note struggenti della Passione e allorché la musica esplodeva per sottolineare il trionfo della Resurrezione, si trasformavano in bagliori d’oro e di fuoco. Le “Ultime Sette Parole di Cristo in Croce” musicate in modo sublime dal maestro Raciti, sono state interpretate mirabilmente dal baritono Salvo Todaro, con effetti musicali ricchi di pathos prodotti dagli archi che imitavano i colpi di martello sui chiodi. Notevole l’interpretazione dei violini solisti Salvo Domina e Adriano Murania e del clavicembalo Enrico Di Bernardo. Un lungo e sentito applauso ha sottolineato la grandiosità dell’evento. Subito dopo l’Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina, priore della sezione, ha proposto alcune profonde riflessioni spirituali sulla genesi salvifica della Passione e sulla partecipazione dei cristiani alle sofferenze di Cristo quale riscatto per il peccato del mondo. Nel riferirsi al saluto “pace a voi” del Risorto, ha invitato i presenti ad unirsi spiritualmente al prossimo pellegrinaggio di Papa Francesco in Terra Santa dove il Vicario di Cristo pregherà unitamente al patriarca di Costantinopoli Bartolomeo, come aveva fatto oltre 50 anni orsono Paolo VI assieme ad Atenagora, affinché in quella regione martoriata avvenga il miracolo della riappacificazione tra i popoli. La pace, ha sottolineato l’Arcivescovo, deve nascere dal cuore dell’uomo singolo per poi irradiarsi nelle famiglie, nelle comunità, nelle nazioni, nel mondo intero: mediante questo dono sarà possibile risanare le crisi di vario genere che attanagliano l’uomo del nostro tempo e ne mortificano la dignità. La manifestazione è terminata con la consegna di una medaglia d’argento al direttore d’orchestra Fabio Raciti al quale è stata contemporaneamente comunicata la nomina a commendatore dell’Ordine. Un particolare ringraziamento è stato rivolto alle ditte Calaciura di Belpasso che ha sponsorizzato l’evento e RAF di De Luca che si è occupata del service. Blanc Economato Per sostenere il progetto umanitario e di accoglienza ai migranti che sbarcano presso il porto di Catania, intitolato Maria Corrao, la cui organizzazione e gestione sono non lucrative, di utilità sociale e umanitaria, si può donare tramite versamenti intestati a: “Arcidiocesi di Catania”. Con la causale: “ Pro immigrati progetto Maria Corrao”. - Bollettino C.C.P. n. 11105954; - Bonifico conto corrente Banco Posta Poste Italiane filiale Catania via Etnea Cod. IBAN IT95N0760116900000011105954, per versamenti dall’estero BIC: BPPIITRRXXX; - Con bonifico bancario Unicredit Banca s.p.a. filiale Catania Duomo Cod. IBAN: IT05L0200816929000300318180, 0per versamenti dall’estero BIC: SWIFT: UNCRITM1H20 ® 8 Prospettive - 13 aprile 2014 DIOCESI Commemorato il beato 'usmet nel 120° della morte Guida assai umanizzante e filantropica a sera di venerdì 4 aprile, proprio nel giorno del 120° anniversario del pio transito al cielo del beato cardinale Giuseppe Benedetto Dusmet e a più di 25 anni dalla sua beatificazione da parte del Santo Pontefice Giovanni Paolo II, il noto avvocato penalista cassazionista catanese Nello Pogliese ha voluto commemorarlo con un’apposita conferenza, vera lectio magistralis di altissimo valore culturale e religioso, dal tema emblematico socioecclesiale il “Cardinale Dusmet monaco, vescovo, buon pastore”, tenuta nel salone del Collegio “Sacro Cuore di Gesù” di via Milano per le ex allieve delle scuole paritarie curate delle suore domenicane del S. Cuore. Introdotto dalla presidente dell’Associazione prof. Santuzza Quattrocchi Paradiso, l’illustre professionista ha rievocato, con rigorosa documentazione storico-archivistica, tanti ed anche poco noti tratti salienti della straordinaria e luminosa vicenda terrena dell’eminentissimo Dusmet, il monaco benedettino cassinese che sarebbe diventato da abate, per 9 anni, padre affettuoso e maestro saggio e severo del maestoso monastero San Nicola alla Rena, fino alla dolorosa e terribile esecuzione delle anticlericali norme eversive dello Stato unitario (legge 17 luglio 1866 n.3036 del Regno d’Italia e attuazione del decreto luogotenenziale di Sicilia 21 luglio 1862). Per 27 anni, da arcivescovo-parroco di Catania fino alla morte da povero, Dusmet fu pastore infaticabile e misericordioso del gregge a lui affidato dalla lungimiranza del Romano Pontefice, nonché formidabile restauratore, riformatore e rifondatore del Sacro Ordine Benedettino, sparso nel mondo, durante la sua permanenza a Roma presso l’abbazia S. Paolo fuori le mura, mentre era arcivescovo “pendolare” di Catania allorché fondò il Collegio Sant’Anselmo, il 30 aprile 1893. Dusmet non trascurò mai la sua amata diocesi e fu “guida assai umanizzante e filantropica di una città mossa da vari tumulti ed agitazioni sociali, con un clero diviso per fazioni; alcuni sacerdoti erano fermi ad un sistema forse non più attuale e altri, a loro volta seguivano, le sirene di una realtà rivoluzionaria liberale di ispirazione massonica, comunque laica secondo la moda di allora”. Padre conciliare del Vaticano I e profetico anticipatore del Concilio Vaticano II, avrebbe avuto la piena fiducia e stima di due grandi papi, il beato Pio IX e Leone XIII, ed avrebbe onorato con l’esempio della vita integerrima e la sapienza della dottrina l’antica Regola civilizzatrice dell’<Ora et Labora> nonché la porpora cardinalizia, incarnando in modo commovente ed integrale lo spirito di povertà evangelica e di fraterna carità cristiana senza confini, verso tutti, dotti e analfabeti, aristocratici e bisognosi, ecclesiastici e laici. Lo studioso ha focalizzato, con forte pathos narrativo e rievocativo e con commossi accenti di ammirazione, la straordinaria, pacifica e carismatica figura del Beato, appartenente alla L storia dell’umanità e della Chiesa. All’età di soli 5 anni il piccolo Melchiorre sarebbe stato “offerto” dalla sua nobile famiglia dei marchesi Dusmet all’abbazia benedettina “San Martino delle Scale” dove sarebbe sbocciata la forte vocazione alla severa vita claustrale, pienamente leggibile se si parte dall’imperscrutabile logica, dal disegno di salvezza di Dio come riconosce il beato cardinale benedettino Ildefonso Schuster. Il giovane monaco primeggiò spiritualmente e moralmente, in tempi di profondi e continui sconvolgimenti di natura socio-economicopolitica, per studio, cultura, dottrina, prudenza e sapienza, eccellendo soprattutto per santità, umiltà e bontà e non solo all’interno dell’Ordine fondato dal Padre e Legislatore del Monachesimo occidentale. Dusmet, consacrato monaco e ordinato sacerdote nel cenobio benedettino, avrebbe sopportato con serena dedizione tante durissime prove nelle varie tappe che avrebbe percorso senza tentennamenti con insuperabile dignità e nobiltà d’animo, da religioso votato alla preghiera e all’azione nel chiostro e da successore degli apostoli nella cattedra della Chiesa catanese. Rifiutò decisamente onori mondani e cariche ecclesiastiche prestigiose come una brillante carriera diplomatica da nunzio apostolico nelle principali capitali europee, a preferenza dell’instancabile servizio pastorale verso gli umili, i diseredati, i sinistrati dalle frequenti e rovinose calamità naturali e sociali, quali terremoti, eruzioni, cicloni, guerre, fame, miseria, colera, ignoranza, superstizione, detriti rivoluzionari. “Una vita quella di Dusmet”, ha evidenziato l’oratore, “segnata dalle fatiche e dalle privazioni: era un uomo che non dormiva mai e si offriva in modo pressoché assoluto a qualunque sollecitazione esterna. Tanti neurologi famosi impiegherebbero tutta la vita a poter dare una spiegazione razionale, però storica- mente è così quest’incessante dedicarsi al mondo che aveva bisogno di lui”. Dusmet attraversò il suo tempo rimanendo sempre un monaco dedito alla ricerca di Dio: questo fu il suo programma. “La sua attività si può sintetizzare in questo senso: nella prassi quotidiana vi è l’impegno della profezia che si collega addirittura a quello che poi alla fine del Novecento avrebbero detto personaggi quali Camus e Pasolini, cioè a dire il capire le istanze dei poveri soldati mandati al fronte, dei poveri soggetti uccisi nel torbido delle sommosse e delle rivoluzioni. ‘Poveri in armi’ li chiama Dusmet quando parla con Giuseppe Garibaldi. La sua attività profetica si vede quando in nome di rivoluzioni, come quella del Quarantotto, ecc. ‘i poveri in armi’ non costituivano un concetto sociologicamente ammesso: erano o persone da valorizzare secondo la Comune di Parigi o secondo la visione anarchica di Max Stirner carne da macello da mandare al fronte per servire la causa del re, dell’imperatore, del capo popolo ecc. di colui che aveva una sorta di diritto di vita e di morte su costoro”. Il beato Dusmet, da zelante pastore e da paziente e sapiente maestro del clero, dei seminaristi, delle consacrate e del popolo a lui affidati dai disegni della Provvidenza, avrebbe lasciato a testimonianza perenne della sua santità innumerevoli opere concrete di misericordia spirituale e corporale di altissimo valore sociale. Solo qualche esempio tra tanti: l’oratorio “San Filippo Neri”, il dormitorio e il Circolo operaio “San Giuseppe” a Santa Maria de la Salette, l’<Opera dei piccoli vagabondi> e l’Opera di Soccorso ai Poveri Infermi a domicilio, l’istituto per ragazze affidato alle suore Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, da Lui volute ed introdotte in diocesi come le salesiane Figlie di Maria Ausiliatrice e le figlie di Sant’Anna, l’Asilo Sant’Agata delle Piccole Sorelle dei Poveri, il miracolo della fermata della lava con la reliquia del Velo di Sant’Agata a Nicolosi, nell’eruzione del maggio 1886. Antonino Blandini Avviso ai lettori Archivio Prospettive È possibile consultare l’archivio completo dei numeri precedenti di Prospettive inerenti all’intero anno 2012DQFKH del 2013 direttamente sul sito del settimanale diocesano ww.prospettiveonline.it. Mentre l’acquisto di copie in archivio avviene solo nella sede del periodico. Inoltre l’abbonamento può effettuarsi anche online. Paternò: la tradizionale processione dell’Addolorata Maria si prende cura della Chiesa Paternò la processione del venerdì dell’Addolorata ha visto un programma presentato dal Prevosto Sac. Salvatore Alì pieno di appuntamenti tra i quali l’inizio venerdì 21 febbraio, con sparo di bombe e scampanio di campane, dei sette venerdì dedicati all’Addolorata, che si sono conclusi il 4 aprile. Domenica 6 aprile dopo la solenne celebrazione presieduta dal Prev. Sac. Salvatore Alì hanno avuto inizio le quaranta ore con l’esposizione del SS. Sacramento e Adorazione Eucaristica. Il 7-8-9 aprile sempre nella Chiesa S. Margherita V.M. si sono tenuti gli esercizi spirituali predicati da Padre Abate Ildebrando Scicolone OSB docente emerito presso l’Ist. Pont. Liturgico S. Anselmo in Roma, con la partecipazione dei portatori dei fercoli. Al termine della funzione vi è stato il tradizionale rito dell’intronizzazione della Croce nel Sacrato della Chiesa. Giovedì 10 aprile la vigilia del venerdì dell’Addolorata si è tenuto alle 18.30 il solenne canto dello “Stabat Mater”, intonato con una melodia tipica paternese, e la svelata del venerato simulacro della Vergine Addolorata, con solenne celebrazione del Vespro in onore della Beata Vergine Maria A presieduta da Mons. Giuseppe Calabrò. L’alba del solenne giorno venerdì 11 aprile è stata salutata dallo sparo di bombe del Castello Normanno e dal suono delle campane; alle ore 11.00 solenne Celebrazione Eucaristica presieduta dal Padre Abate Ildebrando Scicolone OSB concelebrata dai Rev.di sacerdoti del XII Vicariato Paternò-Ragalna. Col canto del tradizionale “Stabat Mater” è iniziata la processione del Santissimo Sacramento a conclusione delle Sante Quaranta ore. Alle 18.00 solenne celebrazione Eucaristica presieduta dal Rev.do Prev. Sac. Salvatore Alì Rettore della Chiesa, con la partecipazione dei membri della confraternita “Maria SS. Addolorata” delle socie dell’Associazione “Dame dell’Addolorata” e dei portatori del fercolo. Al tramonto, tra il suono delle campane e lo sparo di bombe, l’uscita dell’artistico simulacro della Vergine Addolorata per le vie cittadine. La processione infine si è conclusa nella Chiesa Madre, dove la Beata Vergine Maria sosterà fino a Venerdì Santo. A conclusione della processione il prevosto Salvatore Alì ci sottolinea che “Vogliamo guardare a Maria come a colei che accompagna la vita di suo figlio e si prende cura di lui. È la vita stessa di Maria a raccontare concretamente cosa significhi accompagnare e prendersi cura della vita di Gesù. Proprio nel giorno dell’Annunciazione comincia, infatti, il cammino di accompagnamento di Maria: dalla nascita di Gesù a Betlemme alla gioia di ricevere i pastori e i Magi, alla minaccia di morte e la fuga in Egitto. Maria SS. accompagna Gesù e si prende cura di lui anche nella sua solitudine. È lei che, ai piedi della croce, non perde la speranza e accompagna la sua resurrezione piena di gioia. Infine il suo stesso figlio le affida la chiesa nascente, che da allora lei accompagna con la sua materna carità, prendendosi cura di noi suoi figli. A Maria, dunque, in questo itinerario spirituale che ci accompagnerà alla Pasqua, affidiamo le nostre gioie e i nostri dolori, soprattutto in questo particolare periodo storico che stiamo vivendo e da Lei, donna del servizio, vogliamo imparare a prenderci cura gli uni degli altri, in particolare dei più piccoli e dei poveri, con una vita sempre più donata a Dio e quindi ai fratelli”. Anita Rapisarda 9 Prospettive - 13 aprile 2014 DIOCESI Una reliquia del beato Giuseppe Benedetto Dusmet in Messico a presenza temporanea qui a Chapala (Messico) di una nostra consorella del monastero “San Benedetto” di Catania, ci ha portato il prezioso dono di una reliquia ex corpore del beato Giuseppe Benedetto Dusmet. La piccola teca, contenente microframmenti ossei ricavati a seguito della ricognizione canonica dei resti mortali del Cardinale, avvenuta 25 anni fa proprio nel monastero di Catania, ci é stata consegnata, a nome della Madre Priora e di tutta la Comunitá monastica, lo scorso 4 aprile, nella L grande Monaco e Pastore che affidiamo la fioritura del carisma benedettino-eucaristico piantato da poco in terra messicana. Il paesino che ci ospita, Chapala, si trova nello stato di Jalisco e fa parte della diocesi di Guadalajara dove, come in ogni cittá del Messico, c’é l’Espiatorio per l’esposizione perpetua del SS. Sacramento. Ci stupisce e commuove continuamente la sintonia tra il nostro carisma di adorazione e riparazione e quello degli espiatori messicani. Questa zona, inoltre, é terra di marti- avremmo mai immaginato quanti segni evidenti della sua volontá il Signore ci avrebbe man mano fatto vedere. E cosí, dal 22 agosto 2011, due monache professe del monastero “SS. Trinitá” di Ghiffa (VB), alle quali si é aggiunta recentemente un’aspirante messicana, costituiscono l’incipiente comunitá delle Benedictinas del SS. Sacramento de Chapala. L’allora arcivescovo di Guadalajara, il cardinale Juan Sandoval Iñiguez, per la mediazione dei Cistercensi di “Santa Croce in Gerusalemme” a Roma, ci ha volute Una nuova primavera del carisma benedettino-eucaristico felice ricorrenza del 120° anniversario della morte del glorioso pastore catanese e nostro confratello benedettino. É stato un momento di grande e intensa commozione, vissuto nel clima raccolto della nostra cappellina dove, da oggi in poi, tra le poche reliquie custodite c’é anche quella del Dusmet. La casa presso la quale abitiamo ormai da circa due anni e mezzo, era fino a tre anni prima del nostro arrivo un noviziato salesiano. Andando via, i responsabili di questa casa hanno portato con sé anche le reliquie che vi si trovavano. Non vi sono neppure reliquie incastonate nella mensa che, tra l’altro, é in legno e removibile. Noi siamo arrivate con le nostre, con tanto di autentiche al seguito, regalateci prima della partenza da una nostra consorella di Roma. Si tratta di un crocifisso che contiene reliquie di santi passionisti. Ci era stato donato anche un pezzetto di stoffa intriso del sangue del beato Giovanni Paolo II, prossimamente santo. Nella nostra tradizione monastica, la presenza delle reliquie é molto importante, perché ci ricorda visibilmente la comunione dei Santi stimolandoci all’imitazione delle loro virtú; inoltre nella cedola della professione si sottoscrive la propria consacrazione al Signore chiamando a testimoni la Vergine Maria e quei Santi le cui reliquie si venerano nel monastero. Ecco che la reliquia del cardinale Dusmet, molto probabilmente l’unica per adesso in Messico, ci é piú che mai di grande auspicio. Ed é anche all’intercessione di questo ri: tanti sacerdoti, religiosi e laici sono stati uccisi durante la crudele persecuzione anticristiana del 1926/29. Uno di questi, il gesuita Michele Pro, fucilato nel 1927, é stato beatificato da Giovanni Paolo II proprio insieme al card. Dusmet, e altri venerabili, il 25 settembre 1988. Quando alcuni anni fa ci é stato chiesto di dar vita ad un cenacolo messicano secondo il carisma della nostra fondatrice Mectilde de Bar - della quale ricordiamo quest’anno i quattrocento anni dalla nascita - non espressamente quale presenza eucaristica-riparatrice a servizio della liturgia monastica (specialmente il canto gregoriano), per la gestione di una foresteria quale casa di spiritualitá e per la confezione di paramenti sacri. La nostra vita é centrata sull’Eucaristia e, quindi, sulla realtá della presenza e della comunione; la nostra giornata benedettina é scandita dalla preghiera e dal lavoro manuale, senza che si cerchi di fare grandi cose. Non sono le azioni eroiche che costruiscono la comunitá, ma prima di tutto é il Signore Gesú, poi l’amore manifestato nelle piccole cose della vita quotidiana. Qui la maggior parte della gente é molto povera, ma tanto generosa, gioiosa, ricca di valori e di fede. Ci sono anche persone benestanti per cui siamo costantemente colpite dall’enorme disuguaglianza sociale. In piú serpeggia una sottile e subdola azione anticristiana perpetrata dalla massoneria, dalla corruzione del governo e dal narcotraffico. Quindi ella tarda mattinata della Domenica “Laetare” di metà Quaresima una cinquantina di volontari, in gran parte giovani della Caritas della comunità parrocchiale “Santissimo Crocifisso dei Miracoli”, curata dai padri Gesuiti dell’attigua Residenza catanese di via Enrico Pantano, hanno servito un pranzo completo con dolci e bevande a diverse centinaia di poveri -in prevalenza concittadini, intere famiglie con i bambini, persone anziane e sole- che hanno gremito serenamente il salone parrocchiale di via Musumeci e la piazzetta Horatio Maiorana dal lato della scuola elementare “Gioacchino Biscari”, mentre un’orchestrina di ragazzi ha allietato i graditi ospiti. Il parroco e superiore, padre Gianni Las Benedictinas del SS. Sacramento de Chapala (Mexico) Il Rotary premia la classe V B della scuola primaria S. Domenico Savio di Cibali La sofferenza stimola la solidarietà abato 22 marzo la classe V B della scuola primaria “S. Domenico Savio”, sita in via Cifali, 7, ha ricevuto un riconoscimento dal Rotary Duomo 150, dal GROC e dall’associazione Sindrome di Marinesco-Sjogren. Erano presenti gli amici di Matteo, in presenza del S Direttore Don Edoardo Cutuli, del Coordinatore Didattico della Scuola Primaria, Maestro Gaetano Furno, della Maestra Rosanna Primogeri e del giornalista Dott. Antonino Blandini e della Sua Signora. I bambini sono stati premiati per “l’accoglienza della diversità e la capacità di esprimere una variegata ricchezza umana”. Il riconoscimento nasce da un’esperienza unica, di elevato valore umano e civile che, a dicembre 2013, si è realizzata tra i banchi di scuola e in modo libero e non contestualizzato. Tutto ciò grazie alle grandi doti umane e cristiane del maestro Furno che, coadiuvato dalla maestra Rosanna, ha presentato un video della maratona Telethon, relativo alla presenza ad Uno Mattina del piccolo Matteo affetto da Sindrome di MarinescoSjogren e della sua famiglia. Dinanzi a ciò i bambini, in modo spontaneo e diverso tra loro, hanno avuto la possibilità di esprimere i loro preziosi sentimenti in merito alla condizione di disabilità; lo hanno fatto attraverso dei pensieri scritti e rivolti a Matteo, che sono stati veicolati dal fratello Giacomo, anche lui in V B. Catania Città solidale nella quaresima del Crocifisso dei Miracoli N ancor piú ci sentiamo chiamate ad essere presenza orante e solidale, piccolo segno di luce e di speranza. L’intercessione del beato cardinale Dusmet, che adesso sentiamo particolarmente caro, ci aiuti a trasformare sempre la nostra vita in quel “panettello della caritá” che si fa dono d’amore per la fame di tanti nostri fratelli e sorelle in Cristo. C’è molto bisogno alla mensa degli ultimi Notari, ha così illustrato la lodevole iniziativa di solidarietà della sua parrocchia: “Abbiamo notato la presenza di rumeni e una riduzione significativa dei migranti. Contemporaneamente -e questo è l’aspetto più bello- cresce la solidarietà dei catanesi verso i catanesi meno fortunati. Complessivamente abbiamo dato più di mille pasti grazie alla generosità e alla solidarietà della parrocchia. Per tutta la giornata di oggi si può arrivare realisticamente a circa 700 pasti. Quest’attività si inserisce all’interno di due realtà parrocchiali: una è il Centro Agape che si pone in ascolto del bisogno della città e soprattutto dell’orientamento alle persone per la soddisfazione del biso- gno; l’altro aspetto, poi, è l’accoglienza dei senza fissa dimora, durante l’emergenza freddo, che durerà fino a Pasqua. Nel frattempo ci stiamo adoperando per collocare questi ragazzi in degli appartamenti ed anche dargli un minimo di prospettiva di lavoro con dei corsi di formazione che stiamo facendo in sinergia con alcune associazioni del territorio”. “Quello che ci stupisce in termini meravigliosi è una città che si riscopre più solidale. La città esce dal suo individualismo e condivide le risorse di cui dispone a servizio dei più poveri e dei più emarginati che oggi, in queste circostanze, sono prevalentemente catanesi”. Memorex Valutati dall’associazione Sindrome di Marinesco-Sjogren, sono stati proposti al Rotary club Duomo 150 nella persona del suo Presidente Dott. A. Prestipino e premiati per il fatto di non avere precedenti, di essere modello unico e di immenso valore cristiano da poter “esportare” in altre realtà scolastiche. L’attestato di merito è andato ovviamente anche al Direttore, al Maestro G. Furno, alla Maestra R. Primogeri e al Dott. Blandini. Insieme ai compagni sono stati premiati Giacomo e Davide (V A) come “siblings ambasciatori di significative esperienze di vita” e Matteo perché la sua condizione è diventata risorsa per tutti. Inoltre, il merito al maestro Furno va anche perché, intuendo l’importanza non solo di chi è diversamente abile ma anche della sua famiglia, ha attenzionato Giacomo e Davide, siblings cioè fratelli, facendo sì che essi potessero essere portatori di un’esperienza speciale. La premiazione è stata caratterizzata da momenti di grande emozione, da riflessioni atte a far emergere la ricchezza di sentimenti buoni nell’animo dei bambini, che vanno coltivati e messi nelle condizioni di essere espressi da tutti gli educatori che ruotano attorno a loro. Il Presidente del Rotary Dott. Prestipino e la presidente del GROC Dott.ssa Di Blasi hanno insistito sull’importanza che tale esperienza possa realizzarsi in altri contesti scolastici, da qui la progettualità di farli conoscere ad atri livelli e così creare, già in tenera età, la cultura dell’accoglienza e solidarietà. Dott.ssa Gaetana Baglìo (mamma di Matteo Bellina) 10 Prospettive - 13 aprile 2014 DIOCESI Riflessioni sul Vangelo IL TRADIMENTO DOMENICA DELLE PALME E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE / A - Is 50,4-7; Sal 21;Fil 2,6-11; Mt 26,14-27,66 Il racconto della passione di Matteo si caratterizza come il racconto del tradimento. Inizia Giuda che va dai sacerdoti disposto a consegnargli Gesù col corrispettivo di soldi: “Quanto volete darmi perché io ve lo consegni? E quelli gli fissano trenta monete d’argento” . Seguono i preparativi del tradimento e la previsione di Gesù che durante la cena uno di loro lo avrebbe tradito. Segue il rinnegamento di Pietro. “Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai” dice Pietro sicuro di sé. Gli disse Gesù: “In verità io ti dico: questa notte , prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte”. Pietro gli rispose: “Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò”. Lo stesso dissero tutti i discepoli”. Sappiamo come di fronte alla serva miseramente rinnega Gesù. Questi porta con sé Pietro, Giacomo e Giovanni nel Getsemani a pregare, forse angosciato per quello che avrebbe dovuto patire. Ma i suoi, che dovrebbero confortarlo, si addormentano e Gesù li esorta a vegliare per non cadere in tentazione. Finalmente arriva Giuda che con il segno dell’amicizia e dell’amore bacia Gesù. “Il traditore aveva dato un segno, dicendo; “Quello che bacerò, è lui; arrestatelo! Subito si avvicinò a Gesù e disse: “Salve, Rabbi,!” E lo baciò e Gesù gli disse “Amico, per questo sei qui!”. Il tradimento della folla è emblematico della facilità con cui dall’esaltazione dei miracoli si possa passare all’avvilimento del tradimento: “Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni, Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare e non mi avete arrestato…” Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono”. I falsi testimoni sono in prima fila per rendere la loro falsa testimonianza. A tutto questo seguono gli astanti: “Allora gli sputarono in faccia e lo percossero, altri lo schiaffeggiarono, dicendo: “Fa’ il profeta per noi, Cristo! Chi è che ti ha colpito?”. Il tradimento della folla continua con le richieste della liberazione di Barabba e di condanna: “Sia crocifisso!”. Anche Pilato viene avvertito dalla moglie a non avere a che fare con quel giusto, perché aveva avuto in sogno dei turbamenti a causa sua. Ma Pilato non resiste alle richieste dei sommi sacerdoti e della folla: “Essi allora gridavano più forte: “Sia crocifisso”. Visto che non otteneva nulla, che anzi il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla dicendo: “Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi”. Tradimento e derisione da parte di tutti indicano il disprezzo in cui si può cadere nonostante il bene che si è fatto. Gesù certamente non meritava tutto questo. Aveva insegnato e guarito. Leone Calambrogio San Paolo in briciole Come camminare? Col 2,6-8 È il problema che indirettamente si pone Paolo che scrive ai Colossesi. Bisogna comminare allo stesso modo di come si è accolto Cristo Gesù, e cioè: “Radicati e costruiti su di lui, saldi nella fede come vi è stato insegnato”. Facendo riferimento alla “radice” si pensa alla solidità che tale immagine rappresenta: saldezza e vita . È infatti dalla radice che l’albero trae forza e vita. Anche l’immagine della costruzione porta con sé quella dell’edificio che si costruisce mediante e in Cristo Gesù. Se la malta o il cemento porta con sé l’immagine dell’amalgama, è chiara l’idea di Cristo che fa da cemento nella costruzione dell’edificio. Insieme a tutto questo il senso della gratitudine deve essere primario nei confronti di Gesù. Infatti, bisogna sovrabbondare nel rendimento di grazie. Un avvertimento è necessario: “Fate attenzione che nessuno faccia di voi sua preda con la filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo”. La tentazione di ritornare all’umano come criterio unico di vita è sempre in agguato. Bisogna agire secondo Cristo. L.C. Il Sacerdote sa che ogni grido pregato con Gesù ha il potere di far tremare la pietra di ogni sepolcro Da quel grido la nuova creazione Dolore Il cuore del Vangelo è il racconto del lungo dolore di un Dio appassionato. Accompagniamo i discepoli nel cammino che Gesù ha mostrato loro sul monte: contempliamo con loro la gloria di Dio, la divina bellezza nella Croce e Resurrezione del Figlio dell’Uomo, dal Venerdì santo - ora delle tenebre in cui la Bellezza è crocifissa - fino allo splendore del giorno di Pasqua. E questo cammino non si limiti a una successione di richiami biblici, ma rappresenti come un percorso di fuoco, in cui inoltrarsi con decisione personale e insieme con timore e tremore, lasciandosi bruciare dalla fiamma di Dio. Guardiamo la Bellezza crocifissa: il Venerdì santo e l’oggi del dolore dell’uomo . La Croce è rivelazione della Trinità nell’ora della “consegna” e dell’abbandono: il Padre è Colui che consegna alla morte il Figlio per noi; il Figlio è colui che si consegna per amore nostro; lo Spirito è il Consolatore nell’abbandono, consegnato dal Figlio al Padre nell’ora della Croce (“E chinato il capo, diede lo Spirito”) e dal Padre al Figlio nella resurrezione . Amore Sulla Croce il dolore e la morte entrano in Dio per amore dei senza Dio: la sofferenza divina, la morte in Dio, la debolezza dell’Onnipotente sono altrettante rivelazioni del Suo amore per gli uomini. È questo amore incredibile e insieme mite, attraente che ci coinvolge e ci affascina, quello che esprime la vera bellezza che salva. Questo amore è fuoco divorante, a esso non si resiste se non con una ostinata incredulità o con un persistente rifiuto a mettersi in silenzio davanti al suo mistero, cioè col rifiuto della “dimensione contemplativa della vita”. Certo, il Dio cristiano non dà in questo modo una risposta teorica alla domanda sul perché del dolore del mondo. Egli semplicemente si offre come la “custodia”, il “grembo” di questo dolore, il Dio che non lascia andare perduta nessuna lacrima dei Suoi figli, perché le fa Sue. È un Dio vicino, che proprio nella vicinanza rivela il Suo amore di misericordia e la Sua tenerezza fedele. Ci invita a entrare nel cuore del Figlio che si abbandona al Padre e a sentirci così dentro il mistero stesso della Trinità. A Pasqua risplende la Bellezza che salva, la carità divina si effonde nel mondo. Nel Risorto, colmato dal Padre dello Spirito di vita, non solo si compie la vittoria sul silenzio della morte ed è offerta la forma dell’Uomo nuovo, che è tale in pienezza secondo il progetto di Dio, ma si compie anche il supremo “esodo” da Dio verso l’uomo e dall’uomo verso Dio, si attua quell’apertura all’oltre da sé, cui aspira il cuore umano. Se facciamo nostro nella fede l’evento di Pasqua, siamo noi pure trascinati in questo vortice che ci invita a usci- re da sé, a dimenticare noi stessi, a gustare la bellezza del dono gratuito di sé. Incontri La rivelazione della Trinità come bellezza divina che salva raggiunge la vita dei discepoli negli incontri testimoniati dai racconti delle apparizioni: nella varietà cronologica e geografica di queste scene, emerge una struttura ricorrente. È il Risorto che prende l’iniziativa e si mostra. L’incontro viene a noi dall’esterno, attraverso un gesto e una parola che ci raggiungono e che sono oggi il gesto e la parola della Chiesa che annuncia il Risorto. Gesti e parole che suscitano sorpresa gioiosa, esultanza per la gloria del Risorto, consolazione nel sentirsi tanto amati, voglia di donarsi a colui che ci chiama a partecipare alla sua pienezza di vita, desiderio di gridare la lieta confessione di fede: “È il Signore!”, “Mio Signore e mio Dio!” . Chi ha incontrato il Risorto è inviato da lui a essere suo testimone: l’incontro pasquale cambia la vita di chi lo sperimenta. I pavidi fuggiaschi del Venerdì santo diventano i testimoni coraggiosi di Pasqua fino a dare la vita per la confessione del loro Signore. Il suo splendore ha veramente rapito il loro cuore e ha fatto di loro gli annunciatori del dono di Dio, quelli che, avendo fatto esperienza della salvezza e gustandone la bellezza e la gioia, avvertono il bisogno incontenibile di portare ad altri il dono ricevuto. Trasfigurati dall’amore che salva, i discepoli diventano i testimoni di questa trasfigurazione: la bellezza che li ha rapiti a se stessi, diventa la molla che li spinge a dare a tutti gratuitamente quanto gratuitamente è stato loro donato. Essere testimoni della Bellezza che salva nasce dal farne continua e sempre nuova esperienza: ce lo fa capire lo stesso Gesù quando, nel vangelo di Giovanni, si presenta come il “Pastore bello” (così è nell’originale greco, anche se la traduzione normalmente preferita è quella di “buon Pastore”): “Io sono il pastore bello. Il bel pastore offre la vita per le pecore... Io sono il bel pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore” . La bellezza del Pastore sta nell’amore con cui consegna se stesso alla morte per ciascuna delle sue pecore e stabilisce con ognuna di esse una relazione diretta e personale di intensissimo amore. Questo significa che l’esperienza della sua bellezza si fa lasciandosi amare da lui, consegnandogli il proprio cuore perché lo inondi della sua presenza. Padre Angelico Savarino 11 Prospettive - 13 aprile 2014 cultura Omaggio alla sicilianità e al teatro isolano per l’incontro culturale “Pirandello, Martoglio e Musco” La Sicilia come proposta culturale stato presentato, alla Fidapa sezione “Riviera dei Ciclopi”, l’incontro culturale dal titolo “Pirandello, Martoglio e Musco: sodalizi e baruffe”. Un omaggio alla cultura siciliana con relatori di alto livello, la prof. Sarah Zappulla Muscarà e l’avv. Enzo Zappulla, insieme a un pubblico appassionato per i big della drammaturgia siciliana e per la storia del teatro isolano, che hanno operato una rivoluzione teatrale tra verosimiglianza e psicologia, in un equilibrio tra comicità martogliana, pirandellismo intriso di drammaticità e testi giocondi in dialetto borghese arrotondato del Musco, con bozzettismo regionale, grazie al “genius loci” che ha abitato dentro loro. Il dibattito ha preso le mosse dalla frase di Eduardo De Filippo: «il teatro non è altro che il disperato sforzo dell’uomo di dare un senso alla vita» per continuare con il carteggio tra Pirandello e Martoglio. L’avvocato Zappulla ha svolto un veloce ed esaustivo excursus letterario e storico del teatro, dal 1863, quando comparve sulle scene il primo testo interamente in dialetto e il termine mafia, dalla Cavalleria Rusticana al successo per il teatro di Catania. Un filo narrativo di ricordi teatrali letterari degli autori, che abilmente la Prof. Muscarà, ambasciatrice nel mondo della migliore tradizione del teatro popolare sicilia- È Eduardo De Filippo: «il teatro non è altro che il disperato sforzo dell’uomo di dare un senso alla vita» no, ha raccontato. È intervenuto l’attore Agostino Zumbo che ha sottolineato: “il teatro sta morendo e gli attori stanno scomparendo, non ci sono più attori siciliani che vanno in giro per l’Italia o per il mondo, come al bel tempo di Pirandello, che portava in giro il pan-siciliano”. Durante la serata presenti: la Prof. Maria Ciancitto in qualità di tesoriera, che ha rappresentato il distretto Fidapa B. P. per la Sicilia, e la consigliera del Distretto Mimma Torre; la presidente Isabella Frescura ha sottolineato: “I relatori hanno fatto conoscere il vasto repertorio del teatro comico siciliano degli anni Trenta quasi entrato in simbiosi col teatro italiano ed europeo”. La segretaria Cynthia Torrisi conclude affermando “La bellezza del teatro dialettale viene apprezzata se si possiedono le corrette chiavi interpretative”. ...interviste Enzo Zappulla Qual è l’inizio della stagione aurea del teatro siciliano le cui origini sono legate all’opera dei pupi? “A me piace farlo iniziare da quel dicembre 1902 allorché la Compagnia di Giovanni Grasso dall’angusto e maleodorante Teatrino Machiavelli di piazza dell’Ogninella a Catania approdò nel prestigioso Teatro Argentina di Roma per una serie di recite di beneficenza per gli alluvionati di Modica. Da allora fu un susseguirsi di successi, specialmente all’estero, dove Giovanni Grasso fu definito il più grande attore tragico del mondo da Vsevolod Mejerchol’d a Isaak Babel’ a Lee Strasberg”. Sarah Zappulla Muscarà A lei si deve la pubblicazione in un corpus unico, di Tutto il teatro in dialetto di Luigi Pirandello, per i tipi della Bompiani, ben dodici testi, in gran parte inediti o rari. Quale l’incipit teatrale dell’agrigentino? “L’esordio teatrale di Luigi Pirandello s’iscrive nel variegato filone della drammaturgia dialettale siciliana che ha rinverdito le scene nazionali e internazionali esibendo le straordinarie doti interpretative di Giovanni Grasso e Angelo Musco. Sub specie linguae Pirandello ha assunto la Sicilia non solo a modello interpretativo, ideologico e mitico, ma a proposta culturale. Presente e fuori del tempo, lucida e folle, la Sicilia dialettale pirandelliana, dialettica affermazione della necessità della mistificazione, celebra la vittoria del fatalismo e dell’immobilismo, sancendo il dominio della dislocazione apparente, in preda ad annosi problemi, storico-politicosociali, ed insieme appassionata evocazione di un paese dell’anima. Ad Emilio Cecchi, nel 1932, Pirandello, scrittore di dimensione internazionale, scrive: «Altra vita, altro sangue, altra natura, altri costumi, altri bisogni, altra sensibilità, altri sentimenti. E tutto qui». Orgogliosa rivendicazione di diversità che fa dell’isola speculum in aenigmate ma pure theatrum mundi, dove si sconta il «difficile lusso d’essere siciliano» di cui parla Gesualdo Bufalino”. Lella Battiato Inaugurata la stagione lirica del “Bellini” di Catania IN SCENA L’OPERA BUFFA “Don Pasquale” di Gaetano Donizetti doveroso evidenziare, con larga diffusione mediatica, gli straordinari tesori di genialità e creatività profusi dagli autori di musiche barocche, romantiche e tardo-romantiche sull’opera buffa, genere perlopiù composto ed eseguito su commissione per celebrare il carnevale o accompagnare importanti momenti cortigiani e politici, nato a Napoli e rapidamente diffuso in tutta Europa. Su una trama elementare e fragile, congegnata a misura delle circostanze e dei committenti, attenta a non incappare nelle severe censure delle trinariciute polizie del tempo, mettendo in burla situazioni leggère nelle quali non si potesse léggere, in sottofondo, satira e critica nei confronti delle Corone e delle istituzioni, artisti come Donizetti, Mozart, Rossini, Vivaldi hanno avuto il destro di piazzare brani di elevato livello artistico, È strutturati con squisita maestria. La considerazione è sgorgata spontanea ascoltando i quartetti con i quali si concludono il secondo e terzo atto, o il bissato duetto che chiude la prima parte del terzo atto e la vivace azione scenica/corale che lo precede, di questa godibilissima edizione del “Don Pasquale” di Gaetano Donizetti con la quale è stata aperta la stagione lirica 2014 del Teatro Massimo “Vincenzo Bellini” di Catania. L’opera, nel 1993 realizzata con la regia di Giancarlo Menotti, è andata in scena per le cure e la visione del bass/baritono Simone Alaimo in veste di regista e protagonista, che ha immaginato e realizzato il coinvolgimento della quarta parete (la platea) proponendo un teatro totale che, in questa fase di crisi, fa presente che a nessuno oggi è consentito di stare passivamente a guardare, spettatore immobile, mentre altri agiscono, con tutti i limiti e i margini di errore dell’essere umano, ma col pregio dell’anelito al bene comune e all’interesse generale. Il “Bellini”, in questo periodo, sta faticosamente cercando da solo di risollevarsi, risorgere, facendo leva sulle proprie risorse umane (personale artistico, uffici, maestranze). A sostenere la prima prova (non un esame di riparazione che altri dovrebbero fare), si è affidato ad un preparatore e mentore come Alaimo che unisce, alla qualità e alla competenza, conoscenza e padronanza di un ampio repertorio, grande amore per la sua arte e per questo teatro. Lo ricordiamo di recente in “Le con- venienze e inconvenienze teatrali (viva la mamma)”, nella quale il suo ruolo gli imponeva di cantare tutta l’opera in falsetto: una prestazione artistica faticosa e tecnicamente difficile. Sul podio l’esperta e apprezzata bacchetta di Antonino Manuli, direttore d’orchestra di lungo corso, che ha assecondato e condiviso l’impostazione gioiosa e scoppiettante di Alaimo; il soprano Laura Giordano ha affrontato il ruolo di Norina, sottoponendosi alle cure che Donizetti riserva alle figure femminili delle sue opere (pretendendo da loro qualità, purezza e forza), aggiungendo presenza scenica, capacità recitativa e mimica convincenti ed efficaci; il tenore di grazia Ernesto Lepre ha sostenuto la prova con equilibrio e abnegazione, assumendo il compito di sostenere e porgere lo svolgimento della storia con efficace misura; Francesco Vultaggio, as Dottor Malatesta, ha giocato il suo determinante ruolo impostando voce e movimenti di scena in competizione col prorompente Alaimo tenendogli testa, fornendo valido sostegno allo sviluppo del racconto, della trama e del tessuto armonico. La trama. Don Pasquale, scapolo anziano benestante e taccagno, indispettito per il rifiuto del nipote Ernesto di prendere in moglie una ricca vedova, decide di punirlo sposando a sua volta e incarica il suo medico Dottor Malatesta di trovargli la per- sona giusta. Questi, consapevole che causa del rifiuto di Ernesto è il suo grande amore per la povera ma bella Norina, convinto che il matrimonio non fa per il suo assistito, organizza un matrimonio simulato proprio tra Norina e Don Pasquale istruendo la sposina sul come condursi per far pentire lo sposo per burla delle sue mene coniugali. Don Pasquale, pur di liberarsi della moglie bisbetica, acconsente alle nozze di questa col nipote benedicendole e beneficiandolo. Il numeroso pubblico ha applaudito con convinzione tutto e tutti, anche le dichiarazioni dei dipendenti dell’ente che invitano a guardare al Teatro per quello che rappresenta in sé e per la città, chiedendo alle istituzioni di fare una scelta d’amore e di coscienza nei confronti di un bene rinomato nel mondo per bellezza, acustica e qualità professionale delle risorse umane di cui dispone. Simone Alaimo, felice per il buon esito della sua duplice prova, ha dichiarato “Ringrazio coro e orchestra che hanno supportato apprezzato e condiviso la realizzazione dell’opera, il loro supporto è andato ben al di là dell’impegno professionale, fino alla collaborazione al botteghino, purché si potesse andare in scena; e la sovrintendente che ha creduto in questa possibilità e nella mia persona”. Carlo Majorana Gravina 12 Prospettive - 13 aprile 2014 RUBRICHE Foncanesa: al “Bellini” concerto di gala per la raccolta fondi destinati alla ricerca sulle neoplasie Diminuire le distanze della speranza l Teatro massimo “Bellini” di Catania presente il pool della Catania scientifica per la consegna del XVIII premio di laurea “Santella Massimino” ad una neo laureata nella disciplina ematologica, la neodottoressa Oriana Bianco, per una tesi di laurea sulle malattie neoplasiche del sangue consegnato dal prefetto vicario Annamaria Polimeni, che ha visto la partecipazione delle massime cariche istituzionali catanesi come rappresentanti e testimoni dell’impegno e dell’incessante costanza con cui la Fondazione persegue da più di venticinque anni i suoi scopi statutari. In questa occasione i responsabili delle unità Ematologiche del territorio nonché membri del Comitato Tecnico Scientifico della Fondazione hanno presentato il prosieguo delle attività scientifiche di ricerca onco-ematologica che vengono finanziate dalla Fon.Ca.Ne.Sa. Gli scienziati sotto la guida del primario universitario Francesco Di Raimondo, con il coordinamento della prof. Emma Cacciola (del Ferrarotto), dei dottori Ugo Consoli e Giuseppe Milone (rispettivamente operanti al Garibaldi e al Ferrarotto) grazie agli importanti scambi con i centri di ricerca più rilevanti del mondo, danno un contributo decisivo alla lotta oncoematologica, ricerca e talenti che si valorizzano ma A anche assistenza a chi soffre. La Foncanesa da 28 anni accoglie i pazienti e i loro familiari in strutture specializzate, le “Case Santella”, alle quali se ne aggiungerà presto una terza ubicata, nel perimetro del Policlinico universitario Vittorio Emanuele, conclamando il ruolo sociale ed il valore etico che le case di accoglienza rivestono da oltre diciannove anni registrando oltre 32.000 presenze provenienti da tutto il territorio siciliano. Storia della Foncanesa. Ricordiamo che la Foncanesa è stata creata da Rosalba Massimino, in seguito alla morte della figlia Santella, studentessa universitaria dotata di un’inclinazione per la scienza e la poesia, e sensibilità umana, stroncata a venti anni dalla leucemia, la quale, dopo l’esperienza personale di doversi curare fuori dalla propria città, affrontando disagi logistici ed emotivi, lasciò una volontà: dare a Catania la possibilità di curare tutte le forme di leucemia, per evitare i cosiddetti “viaggi della speranza”. Così è nata la fondazione. Santella Massimino, sarebbe orgogliosa nel vedere come nel suo nome sono concretizzati seminari e progetti scientifici da lei iniziati e condivisi. A breve in Cattedrale, con i rappresentanti più rilevanti delle scienze e delle arti che le erano care, si celebrerà il trentennale della sua scomparsa. L’amore, unito alla vita nel compendio della Fede, conduce all’eternità e sconfigge la morte. Il gran galà al “Bellini”. Ritorna anche quest’anno l’appuntamento con la grande musica, che incontra la solidarietà con il gran galà al “Bellini” presentato dall’abile conduttore Salvo La Rosa con la direzione artistica di Marco Impallomeni. Protagonisti dell’evento sono stati i due étoile della lirica: Marcello Giordani, diventato testimonial della Foncanesa, eccellente tenore siciliano che con la sua voce ed il suo carisma ha conquistato i pubblici dei teatri più importanti di tutto il mondo, dalla Scala al Covent Garden, all’Opéra di Parigi, al Metropolitan di New York e Daniela Squillaci richiesta in tutti i prestigiosi palcoscenici italiani ed esteri dopo il felice debutto al Teatro Antico di Taormina (impegnata proprio in questi giorni a Cagliari nella Norma belliniana) insieme a Giovanni Guagliardo (baritono) Francesca Ascioti (mezzosoprano) e Mattia Denti (basso). La direzione dell’Orchestra sinfonica siciliana è stata affidata a Carmen Failla che l’ha guidata con raffinatezza e stile. Il programma ha offerto agli appassionati le più celebri arie dalle opere più famose del repertorio lirico internazionale, dal genius loci Vincenzo Bellini dalla “Casta Diva” (Norma) e “Suoni la tromba e intrepido” (I Puritani) al francese Georges Bizet (Carmen) a Wolfgang Amadues Mozart, Gioachino Rossini, Giuseppe Verdi e Giacomo Puccini (“E lucevan le stelle”, Tosca), arrivando fino all’operetta viennese di Franz Lehàr con la “Canzone della Vilja” (La vedova allegra). Durante la kermesse sul palcoscenico Rosalba Massimino, fondatrice e sostenitrice della Foncanesa nonché riferimento per la ricerca scientifica a Catania e per i rapporti con il mondo della ricerca medica, che di fronte a un pubblico numerosissimo ha elencato i risultati conseguiti dagli scienziati e il valore umano delle “Case Santella”. Ha evidenziato il generoso contributo degli istituti di credito e hanno preso la parola Saverio Continella, Maria Gabriella Macauda, rispettivamente Direttore Generale del Credito Siciliano e Direttore area commerciale Catania di Unicredit; la presidente ha ringraziato le autorità presenti, il vicepresidente dell’Ars Salvo Pogliese e l’assessore comunale Angela Mazzola. L’Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina con la sua profonda umanità e sensibilità, con significative parole ha invitato alla riflessione con un discorso di Pasqua cristiana, che vada oltre le festività inventate dal consumismo, affinché tutti possano proiettarsi “alla serenità degli uomini di buona volontà”. Un messaggio incisivo auspicando “coraggio, sostegno, solidarietà al progetto della Foncanesa, in un momento difficile di crisi, che con il suo lavoro dimostra un bell’atto d’amore”. Lella Battiato
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