Archivio Storico NEWSLETTER N. 21 APRILE 2014 news In primo piano / Studi e Ricerche / Pubblicazioni / Eventi Inventari / Biblioteca Storica / Fonti Iconografiche e Audiovisive / Archivi del Gruppo / Acquisizioni / Curiosità IN QUESTO NUMERO EDITORIALE Novità in banca dati e testimonianze di storia sociale IN PRIMO PIANO Segnali di trasmissione L’archivio IMI e la storia della RAI: i documenti in mostra p. 1 INVENTARI Mappe on-line Documenti di straordinaria bellezza nell’inventario del fondo Cariplo p. 4 Francesca Pino Dopo le migrazioni informatiche di tutte le nostre sezioni di lavoro, siamo ora in grado di riprendere con regolarità la pubblicazione degli inventari terminati (si veda p. 2). Si segnalano le opportunità per ricerche di base, come nel caso della storia della RAI. Per questo numero sono stati radunati articoli sulle fonti e segnalazioni di ricerche riguardanti il periodo della Resistenza. IN PRIMO PIANO Segnali di trasmissione ancora da esplorare L’archivio IMI e la storia della Radio Televisione Italiana Matilde Capasso ACQUISIZIONI Charles Poletti Uno speaker clandestino alla radio di Milano dopo la Liberazione p. 8 IN REDAZIONE Direzione Francesca Pino Coordinamento Barbara Costa Realizzazione editoriale Nexo, Milano Hanno collaborato a questo numero Serena Berno Matilde Capasso Paola Chiapponi Carla Cioglia Guido Montanari Chiara Rinaldi Giovanni Secchi Newsletter a cura di Archivio Storico Intesa Sanpaolo Via Morone 3 - 20121 Milano Come noto, quest’anno ricorrono sia il sessantesimo anniversario della televisione, sia il novantesimo della radio; una grande mostra, che da Roma si trasferirà presto a Milano (si veda il box dedicato), ne ripercorre la storia e l’evoluzione. L’allestimento della mostra, nel quale è stato coinvolto anche l’Archivio storico di Intesa Sanpaolo, è stato l’occasione per esplorare l’archivio IMI alla ricerca di un côté mancante nella storia aziendale della RAI, quello finanziario. L’IMI, infatti, promosse e garantì sin dal dopoguerra larga parte dei mezzi finanziari per costruire la rete dei segnali di trasmissione, l’infrastruttura su cui poggiava l’intero sistema radiotelevisivo. La documentazione presente risale fin quasi alle origini della società, l’EIAR, Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche, (società della SIP) che successivamente prende il nome di RAI Radio Audizioni Italia (1944) fino a quando, nel 1954, muta la sua denominazione in RAI – Radio televisione italiana, con tutte le sue società collegate, fino agli anni a seguire. È l’archivio mutui, con i suoi registri, repertori e pratiche – vero e proprio cuore pulsante del patrimonio archivistico IMI – il bacino da cui si può attingere la maggior parte delle informazioni. Si possono ripercorrere in modo dettagliato: la successione temporale dei finanziamenti concessi dall’IMI (si riportano quelli degli anni 1946-1955); gli importi accordati, che ammontarono a svariati miliardi di lire; il dettaglio delle motivazioni per cui questi finanziamenti venivano richiesti. Nelle pratiche di mutuo troviamo i documenti inviati dalla RAI a corredo delle richieste di finanziamento, ma anche le valutazioni dell’IMI attraverso relazioni tecniche sull’impresa, la corrispondenza tra la dirigenza IMI e la dirigen- Relazione RAI sul centro TV di piazzale Clodio a Roma, 1956 Patrimonio IMI, Serie Mutui, pr. 7672 Archivio Storico News N. 21 APRILE 2014 2 Piano di ricostruzione della rete radiofonica italiana, 1946 Patrimonio IMI, Serie Mutui, pr. 1649, RAI za RAI, la documentazione relativa agli immobili dell’azienda, con la descrizione degli impianti, le planimetrie e atti di proprietà, il progetto di base del centro TV di Roma, programmi di investimento triennale, le convenzioni con lo Stato, solo per citare le tipologie principali. Data questa ricchezza, le carte possono rispondere a svariati quesiti: quali furono i danni provocati dalla guerra e quale il progetto per la ricostruzione degli impianti danneggiati? Come si è sviluppato il piano per la ricostruzione della rete radiofonica? E quello per la rete televisiva? Quali sono state le tecnologie e macchinari importati dall’estero, da quali aziende? La ricerca, ancora tutta da fare, si può estendere anche a tutte le altre società collegate alla RAI come ad esempio la SET – Società Editrice Torinese, per non parlare delle società attive nelle forniture di materiale per la costruzione degli impianti di telecomunicazione e di apparecchiature radiofoniche e televisive (ad esempio: Dalmine, Fabbrica Italiana Magneti Marelli, Ducati, Marconi, Pirelli, Società Nazionale delle Officine di Savigliano, Safar Società Anonima Fabbricazione Apparecchi Radiofonici, Fivre Fabbrica italiana valvole radio elettriche, Magnadyne radio, Perego e molte altre). Come scriveva Salvino Sernesi, consigliere direttore generale della RAI, nella “Domanda di finanziamento” indirizzata al direttore generale dell’IMI Silvio Borri datata 17 gennaio 1953: “L’attrazione che la televisione italiana esercita sul pubblico non ha bisogno di particolare illustrazione. Le testimonianze americane sono di una tale evidenza da fugare ogni possibilità di dubbio […] Anche le statistiche inglesi confermano questa asserzione. L’interesse suscitato in Italia dai primi esperimenti e da quelli attualmente in corso è assai rilevante. Si può quindi confidare in un successo analogo a quello inglese, fatte le debite proporzioni, dato il più basso tenore di vita del popolo italiano”. [cfr. Patrimonio archivistico IMI, Serie Mutui, pr. 6754 RAI] I finanziamenti concessi dall’IMI alla Rai, 1946-1955 1946-1947 Tre finanziamenti concessi per la ricostruzione degli impianti tecnici danneggiati dalla guerra per un totale di L. 400.000.000 (ai sensi dei Ddl. 367/1944 e 449/1946) [cfr. Serie Mutui, pr. 1649/2/3, RAI] 1949-1951 Finanziamento ERP (European Recovery Program) di $ 828.581 per l’acquisto negli Stati Uniti di apparecchiature radiofoniche [cfr. Serie Mutui, pr. 3171, RAI] 1951 Finanziamento per L. 500.000.000 da impiegare nella prosecuzione dei lavori per l’ampliamento della rete radiofonica nazionale [cfr. Serie Mutui, pr. 5964, RAI] 1953 Il Comitato FAS (Fondo per Acquisto Area Sterlina) delibera due finanziamenti, il primo per Lst. 110.000 e il secondo Lst. 258.458 per l’acquisto di un macchinario e per realizzare un gruppo di impianti trasmittenti televisivi [cfr. Serie Mutui, pr. 6469] 1953 Il Comitato IMI delibera un finanziamento per L. 1.000.000.000 da impiegare nella prosecuzione dei lavori per l’impianto e lo sviluppo della rete televisiva nazionale [cfr. Serie Mutui, pr. 6754, RAI] 1954 Il Comitato IMI-ERP delibera un finanziamento in Lst. 210.000 per l’acquisto di un macchinario per il completamento della rete televisiva nazionale [cfr. Serie Mutui, pr. 7341, RAI] 1954 Il Comitato IMI del 15 giugno 1954 approva un finanziamento per L. 2.000.000.000, importo destinato alla costruzione di impianti televisivi e in particolare al completamento del Centro Studi di Roma – piazzale Clodio [cfr. Serie Mutui, pr. 7469, RAI] 1955 Il Comitato IMI del 22 luglio 1955 approva un finanziamento per L. 2.000.000.000, per sopperire a parte degli oneri finanziari derivanti dal completamento del Centro Studi Televisivi di Roma [cfr. Serie Mutui, pr. 7672] 1955 Il Comitato IMI-ERP approva un altro finanziamento di Lst. 25.000 per l’acquisto di macchinari prodotti nell’area sterlina per attrezzare le reti e studi televisivi [cfr. Serie Mutui, pr. 7679] Fonte: Patrimonio archivistico IMI, Repertorio Mutui Novità in banca dati Gli inventari sono consultabili all’indirizzo http://intesasanpaolo.xdams.org Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde Fondo “Storico” – Serie Sussidi, 44 faldoni, 1874-1945 – Serie Sussidi, addenda - Gestione S [Sussidi], 22 faldoni, 1922-1957 - Schede Enti sussidiati, 41 faldoni, 19281958 – Serie Fondo della Beneficenza, 1 faldone, 1858-1927 – Serie Fondazione Vittorio Emanuele II, 18 faldoni, 1878-1943 – Serie Opera Pia di soccorso per i figli dei lavoratori, 5 faldoni, 1893-1947 – Serie Opera Pia di soccorso per i figli dei lavoratori, addenda, 27 faldoni, 1929-1954 Banco Ambrosiano Veneto Banco Ambrosiano - Organi sociali Consiglio di Amministrazione - Indicizzazione dei verbali, 923 voci, 1896-1973 Banco Ambrosiano - Direzione Centrale Circolari, 21 faldoni, 1924-1973 Ufficio del Personale, Fascicoli personale cessato, 1896-1945 Archivio Storico del Banco Ambrosiano (ASBA), 180 faldoni, 1893-1967 Banca Commerciale Italiana Presidenza Verbali del Consiglio di Amministrazione, voll. 22-54, 1945-1973 Verbali del Comitato Esecutivo, voll. 27-62, 1945-1973 Carte del presidente Camillo Giussani, 12 faldoni, 1945-1961 Direzione Centrale Monografie organizzative, 60 faldoni, 19462000 Circolari in ordine cronologico, 92 volumi, 1944-1967 Ufficio Immobili, Corrispondenza, 62 faldoni, 1876-2002 Servizio del Personale, Firme autorizzate, 37 volumi, 1946-1972 Istituto Mobiliare Italiano Servizio Ragioneria, Scritture contabili e Archivio Generale di contabilità, 560 buste, 487 registri e 560 volumi, 1931-1973 Fototeca IMI: Palazzi e dipendenze (in progress), 17 schede, 231 foto, 1951-1972 Cariplo: Attività di Beneficenza, Serie Sussidi, 19 schede, 178 foto, 1908-1956 Archivio iconografico Fondo Storico Cariplo, Mappe censuarie e cartografie, 4371 schede, 1722-1987 Biblioteca Spoglio delle rivista «Tempocomit», 19922001, 355 schede Monografie organizzative della BCI, 325 schede Archivio Storico News N. 21 APRILE 2014 3 FONTI AUDIOVISIVE CURIOSITÀ “Dalla Pentola Magica al Mondo Possibile” Una comunicazione a più voci dagli archivi di Intesa Sanpaolo Serena Berno Torquato Fraccon Una figura di primo piano dell’antifascismo cattolico Paola Chiapponi “La partita lenta”, Paolo Sorrentino, 2009, progetto cinematografico “perFiducia” All’interno della mostra «1924-2014. La RAI racconta l’Italia», nello spazio di Intesa Sanpaolo, viene presentato un video che rivela l’evoluzione della comunicazione dell’istituto dal 1955 ai giorni nostri, attraverso il montaggio cronologico di filmati e spot pubblicitari di alcune delle banche che hanno dato vita al Gruppo Intesa Sanpaolo. “Dalla Pentola Magica al Mondo Possibile. La comunicazione di Intesa Sanpaolo” è il risultato di un lavoro di sinergia tra le Relazioni Esterne e l’Archivio Storico (che conserva, nella sua sezione “Multimediale”, copia di questi filmati), per mettere in luce una comunicazione a più voci che ha saputo evolversi nel tempo. Il video si apre con un filmino didattico del 1955 dal titolo “La Pentola Miracolosa” realizzato sotto il patrocinio della Cariplo: è un cortometraggio d’animazione a colori sul tema del risparmio prodotto dalla Gamma Film e realizzato da Gino Gavioli, dove la morale finale contro lo sperpero recita "sii prudente e opera con saggezza". Con un salto temporale si passa al 1994, allo spot della Banca Commerciale Italiana nell’anno del suo centenario: “La banca con la quale parlare”, che sottolinea la volontà di aprire un dialogo diretto con i propri clienti, tema su cui si tornerà qualche anno più tardi con l’ausilio di tecnologie sempre più avanzate. Seguono altre campagne informative e pubblicitarie con testimonial famosi, spesso attori comici: per Cariplo nel 1995 Lella Costa dialoga con le Suore Marcelline sul funzionamento dell’Home banking “QuiCariplo”, per poi diventare, in due spot del 1997, la voce che interroga un investitore che sogna un ‘capitale in crescita’, nelle vesti di un gattino vivace che ruggisce come un leone, oppure individua per paradosso in un’aquila reale un investitore che non ama il rischio e preferisce inve- stimenti sicuri (Campagna “Risparmio Gestito” dell’agenzia Leo Burnett). Lo spot con il gatto fu tra l’altro premiato al 19° Key Award Stelle d’Europa, come Key Award Editor’s Choice, per il “notevole contributo dato nell’innovare la comunicazione del settore bancario”. Negli stessi award, ma nella categoria ‘Finanza, banche, assicurazioni e distribuzione’, il primo premio venne conferito invece alla campagna per la privatizzazione dell’Istituto San Paolo di Torino dell’agenzia Armando Testa: Vittorio Gassman negli abiti cinquecenteschi di Nostradamus assiste alla nascita dell’Istituto e ne prevede la privatizzazione e la situazione del 1997. Il filmato prosegue con due campagne che in modo diverso si orientano verso la figura del consulente personale: nel 1999 il Banco Ambrosiano Veneto incentra la campagna “La Banca per i tempi che corrono” sull’essere sempre pronti e scattanti per i clienti; nel 2000 invece Luciana Littizzetto instaura un rapporto diretto, personale e provocatorio con il consulente del Sanpaolo IMI chiudendo ogni spot con la frase “Ti amo, bancario”. Si giunge così al 2006, alla sponsorizzazione del Sanpaolo ai XX Giochi Olimpici Invernali: l’Istituto diventa “meno banca e più sorrisi” ed è rappresentato da una serie di persone – per esempio un’impiegata di una filiale presente nel villaggio olimpico o una signora che ospita i familiari di un atleta – intervistate dalla frizzante voce della Gialappa’s Band. In chiusura si arriva alla comunicazione di Intesa Sanpaolo, prima con un video di Paolo Sorrentino del 2009, “La partita lenta”, realizzato nel progetto cinematografico “perFiducia” – un’iniziativa sostenuta dalla banca per “raccontare le forze positive e vitali che animano il nostro paese” – e poi ai recenti spot con Claudio Bisio, testimonial della campagna “Un mondo possibile”. Tra le centinaia di scatti presenti nel patrimonio fotografico della Banca Cattolica del Veneto ce n’è uno che riproduce una targa – posta nel cortile interno di Palazzo Leoni Montanari a Vicenza, già sede dell’Istituto – realizzata in onore di un dipendente, Torquato Fraccon e del figlio Franco. Torquato Fraccon (Pontecchio Polesine, 1887 – Campo di concentramento di Mauthausen-Gusen, 1945) dopo aver partecipato alla prima guerra mondiale diventa funzionario della Banca Cattolica del Veneto ed esponente della Democrazia Cristiana di Vicenza. Dopo l’8 settembre 1943 contribuisce a costituire il CLN vicentino e si adopera concretamente per la formazione del battaglione partigiano "Valdagno", comandato dall’alpino Gino Soldà. Aiuta anche ebrei e ricercati politici a fuggire in Svizzera. Catturato dai nazifascisti con il figlio diciottenne Franco nel gennaio 1944, viene rilasciato, ma poi di nuovo arrestato nell’ottobre 1944 insieme a tutta la sua famiglia e imprigionato a Padova. Padre e figlio vengono accusati di attività eversiva e deportati a Mauthausen, dove moriranno nel maggio 1945. Nel 1955 vengono entrambi insigniti della medaglia d’oro alla memoria da parte dell’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane e il 31 maggio 1978 riconosciuti Giusti tra le nazioni. Nel 1929 viene assunto dalla Banca Cattolica del Veneto Antonio Barolini, assegnato per dieci anni presso l’archivio dell’ufficio assegni e poi negli anni della guerra all’ufficio Immobili, diretto da Torquato Fraccon, del quale diventa in breve tempo assistente personale e segretario. Tra Barolini e Fraccon, nonostante i ven- Archivio Storico News N. 21 APRILE 4 2014 INVENTARI “Mappe censuarie e cartografiche” on-line (I parte) Documenti di straordinaria bellezza nell’inventario del fondo Cariplo Barbara Costa e Chiara Rinaldi All’interno del Fondo Storico della Cariplo si conserva un ricchissimo nucleo di mappe censuarie, corografie, piani regolatori, carte militari, progetti edilizi - oltre 4300 unità - che percorre il territorio del Nord Italia, dal Veneto al Piemonte, attraverso epoche diverse. Partendo dalla mappa più antica, risalente al 1722, e fino ad arrivare alle più attuali, quelle di Milano datate 1987, il fondo costituisce una raccolta di eccezionale interesse, sia perché riguarda un territorio molto vasto e che va ben al di là dell’ambito regionale lombardo (area di azione tradizionale della Cariplo), sia perché, in alcuni casi, si spinge fino ad anni molto recenti. L’Archivio Storico ha catalogato queste fonti – l’inventario è disponibile on-line (cfr. p. 2, Novità in banca dati) – e le apre alla consultazione. Del resto, da tempo è stata riscoperta la loro valenza sia per la storia urbanistica, del paesaggio e dell’architettura, ma anche per la storia economica e perfino per quella dell’agricoltura. La possibilità di comparare, per una stessa località, mappe di diversi periodi aggiunge valore alla raccolta. Dedicheremo al materiale cartografico e catastale due diversi articoli: in questo numero daremo una panoramica generale, mentre il secondo appun- Mappa di Carugo, 1722 tamento sarà dedicato alla straordinaria raccolta di mappe catastali e di piani regolatori della città di Milano: un viaggio lungo due secoli di storia urbanistica cittadina. Il fondo è stato costituito dall’Ufficio Tecnico e dal Servizio Mutui della Cassa di Risparmio e, in un certo senso, delimita il raggio d’azione della Cassa sia nell’ambito del credito che in quello della beneficenza. L’uso da parte degli uffici delle mappe catastali è attestato almeno dal 1882, anno in cui la Cariplo mise in campo ingenti risorse economiche per aiutare le provincie di Rovigo, Padova e Verona devastate da una terribile alluvione. Le mappe più antiche ci riportano alla prima fase della riforma censuaria avviata nel 1718 nel Ducato di Milano, conosciuta come “catasto teresiano”. La realizzazione di questo catasto - del quale conserviamo la mappa di San Giuliano e quella di Carugo, entrambe del 1722 - durò più di quarant’anni e fu una vera e propria innovazione nel campo della tassazione. Fu il primo catasto a impianto particellare, dove la cura del dettaglio descrittivo era fondamentale: cardine dell’intera operazione fu, infatti, la “descrizione reale” dei fondi. L’opera, ideata e voluta da Carlo VI nel 1718 e ticinque anni di differenza, nasce un rapporto molto profondo, basato soprattutto sul comune sentire. Torquato crede molto nei valori dell’amicizia e cerca di evitare, lui già sospettato di attività eversiva dai nazifascisti, di compromettere le persone vicine. Barolini si trova ad assumere il ruolo di ponte tra l’antifascismo cattolico di Fraccon e l’antifascismo laico di alcuni gruppi di giovani con cui inizia ad avere contatti. Fondamentale è il legame che si instaura con Neri Pozza e Antonio Giurolo, con i quali – proprio grazie all’aiuto di Fraccon – vengono costituite "Le edizioni del Pellicano". Carlo Bortolato Combattente e partigiano Carla Cioglia Bortolato era nato a Treviso nel 1911 e si era diplomato in ragioneria nel 1930. Dopo aver lavorato presso la Cassa di Risparmio della Marca Trevigiana e in altre due società, richiamato nell’esercito nel 1935, aveva combattuto nella Guerra d’Etiopia. Congedato nel 1938, entrò l’anno seguente alla filiale di Treviso della Banca Commerciale Italiana; nel novembre 1944 aveva abbandonato il posto di lavoro per entrare in clandestinità. Commissario di guerra del Gruppo Brigate Giustizia e Libertà di Treviso, morì il 29 aprile del 1945 durante gli ultimi combattimenti prima della Liberazione della città in località Quinto sulla Noalese. Insieme ad altri quattro compagni – Vito Rapisardi, Rino De Vecchi, Francesco Calamarino e Bruno Chiarello – cadde nel tentativo di salvare altri partigiani che, dopo aver catturato un camion tedesco in ritirata, erano stati assediati dai nazisti. In suo onore nel 1956 la Comit fece installare una lapide sulle pareti della filiale di Treviso in Corso del Popolo 60. Archivio Storico News N. 21 APRILE 5 2014 completata dalla figlia Maria Teresa nel 1760, rimase in vigore fino all’arrivo, nel 1854, del nuovo catasto, quello del Regno Lombardo-Veneto. Ad esso appartiene il maggior numero di mappe conservate presso l’Archivio: è infatti presente la quasi totalità dei comuni censuari; ma manca del tutto la provincia di Sondrio e ci sono lacune per alcune zone del comasco, della bergamasca e del bellunese. Forse più precise delle precedenti mappe teresiane, comprendono sia disegni a mano sia litografie; vi sono rappresentate strade, edifici, rogge, mulini, corsi d’acqua naturali e artificiali, chiese e cimiteri. Il passaggio dal Catasto Lombardo-Veneto al Catasto Fondiario (ora Catasto Cessato), nel 1886, non portò grandi cambiamenti né amministrativi, né stilistici. Le province, infatti, rimasero le stesse dopo il passaggio al Regno d’Italia, così come i Comuni Censuari. Fra le tante particolarità, le corografie della prima metà dell’Ottocento delle province venete – delle quali facevano allora parte anche Brescia e Bergamo – spiccano per un’elevata qualità di rappresentazione e per la straordinaria bellezza: la cornice a bordo nero e l’effetto marmorizzato danno l’idea di essere davanti ad un’opera d’arte, non a una semplice mappa. La presenza di alberi, campi e profili rocciosi ne accresce fascino e interesse. Da ultimo si segnalano le riproduzioni prodotte dall’Istituto Geografico Militare, delle quali l’Archivio conserva quasi tutta la produzione della prima levata, datata 1878. Il grande interesse suscitato negli ultimi anni da questa tipologia di documenti è testimoniato anche dalla costruzione dall’apertura di un “portale italiano dei catasti e della cartografia storica” che consente l’accesso a una documentazione di eccezionale valore proveniente dagli Archivi di Stato di Genova, La Spezia, Milano, Trieste e Venezia (www.territori.san.beniculturali.it). PUBBLICAZIONI Il diario di Massimiliano Majnoni La rappresentazione antiretorica e a tutto tondo di un’Italia civile Francesca Pino Perché l’archivio storico di un grande gruppo bancario decide di investire molte energie su un archivio per sua essenza ‘privato’ come quello di Massimiliano Majnoni? La domanda è lecita se si pensa che la pubblicazione del diario degli anni 1943-1945 – Massimiliano Majnoni, «Sopravvivere alle rovine». Diario privato di un banchiere, Roma 19431945, a cura di Marino Viganò, (Torino, Aragno, 2013) – arriva al termine di un progetto decennale sull’archivio di famiglia, ottimamente conservato a Villa Majnoni Baldovinetti a Marti nei pressi di Pontedera. La prima fase, partita nel 2004, sotto la supervisione della Soprintendenza archivistica della Toscana, è consistita nella redazione e pubblicazione dell’inventario, (Inventario dell’archivio di Massimiliano Majnoni, a cura di Rita Romanelli e Valeria Ronchini, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2006); contestualmente è stata realizzata la copia digitale delle corrispondenze e dei diari, da mettere a disposizione degli studiosi nella sala di studio dell’Archivio storico. Questo fondo ha riscosso l’interessamento di un cospicuo numero di ricercatori. La scelta di pubblicare integralmente una parte del diario – quella dall’11 luglio 1943 al 29 giugno 1945 – non era invece un approdo altrettanto scontato. Se, infatti, il recupero di questa fonte era stata un’esigenza già espressa fin dagli anni Ottanta dai fondatori dell’Archivio Storico della Comit, la pubblicazione di una memoria privata come questa – una fonte sotto molti aspetti delicata sia per la varietà degli ambienti, personaggi, tematiche, sia per la mole del testo – è un’operazione del tutto diversa, ma tuttavia necessaria. Infatti, il dialogo fra l’archivio personale e i documenti conservati in banca (in questo caso specifico, con le carte di Raffaele Mattioli e con quelle della Rappresentanza di Roma) moltiplica le potenzialità di ricerca e dall’intersezione tra carte personali e carte bancarie esce STUDI E RICERCHE Il diario Majnoni degli anni 1933-1939 La trascrizione disponibile alla consultazione Giovanni Secchi Dopo la pubblicazione a stampa del diario di Massimiliano Majnoni per gli anni 1943-1945, si è deciso di avviare la trascrizione integrale dei suoi diari a partire dal 1933, primo anno in cui la compilazione Si presenta più ampia e significativa. Si è ora conclusa la trascrizione del diario dal 1933 al 1939, scritto su agende annuali. All’inizio Majnoni è ancora direttore della filiale di Como, nel giugno 1934 si trasferisce a Milano presso la Segreteria Italia diretta da Giovanni Malagodi e nel giugno 1935 diventa capo della Rappresentanza di Roma al posto di Ugo Baracchi, morto improvvisamente. Queste pagine illustrano i vari aspetti della carriera bancaria di Majnoni, che si intrecciano sempre con le vicende familiari e con avvenimenti storico-politici di grande rilievo: all’inizio viene descritto il lavoro quotidiano di una filiale di provincia di media importanza, poi l’attività frenetica della Segreteria Italia volta alla radicale riorganizzazione del lavoro delle filiali nell’ambito della riforma della Comit. Infine Majnoni racconta i suoi rapporti con il mondo politico e bancario che costituiscono il suo lavoro quotidiano a Roma. Una costante è quella di presentare una serie di brevi ritratti dei personaggi incontrati che sono di grande interesse perché ci permettono di avere un’altra visione, meno ufficiale e più diretta, dei protagonisti delle vicende che ruotano intorno alla Comit e al mondo della politica e della finanza. Questa trascrizione è ora disponibile per la consultazione presso la sala di studio dell’Archivio Storico, sia nella forma stampata che digitale, con il corredo di un indice dei nomi più significativi. Archivio Storico News N. 21 APRILE 6 2014 Ritratto di Massimiliano Majnoni, 1942 “Noi abbandonati alle nostre forze ed alla nostra libertà, nulla possiamo fare” PUBBLICAZIONI Il sindacato bancario e assicurativo dal dopoguerra a oggi Guido Montanari 20 maggio 1945. Torna la mia idea, che noi abbandonati alle nostre forze ed alla nostra libertà, nulla possiamo fare. Tuttavia per la nostra posizione nel Mediterraneo siamo una pedina troppo importante nel giuoco delle potenze angloamericane, per cui è nel loro interesse che noi si abbia a diventare forti, disciplinati e prosperi. Pertanto nolenti o volenti, coi partiti o senza noi diventeremo prosperi, disciplinati e forti, sotto il severo, se anche un giorno occulto controllo degli Alleati. un coro a molte voci, non sempre concordi, che possono ampliare la prospettiva per nuove ricerche e riflessioni storiche. L’edizione integrale – curata con grande perizia da Marino Viganò con il sostegno della nostra équipe e corredata da una appendice di oltre un migliaio di schede biografiche di funzionari, personalità, privati citati a vario titolo nel diario – consente al lettore di entrare in dialogo con la personalità del marchese-banchiere senza l’inframettenza di filtri tematici, o di censure preconcette. Essa ha consentito inoltre di far emergere con chiarezza elementi storiografici che la riservatezza tipica del mondo bancario aveva tenuto nascosto: ci riferiamo, in particolare, al ruolo importantissimo svolto da Raffaele Mattioli a Roma come “coordinatore di tutte le opposizioni” durante la Resistenza. Poche ricostruzio- ni storiche avevano messo in luce i fondi erogati alla Resistenza, che transitavano per Majnoni stesso. Tuttavia questo diario non è solo una fonte per gli storici; la sua rilevanza sta invece, e soprattutto, nella capacità del suo autore di rappresentare, in modo a volte spietato, un’umanità a tutto tondo e di inserirla nel contesto di un paese moralmente e materialmente devastato: la sua visione antiretorica e l’acutezza e la lucidità nei giudizi si mescola così alla speranza di vedere un giorno un’Italia più responsabile e civile, capace di sedersi con dignità nei consessi internazionali. “Sopravvivere alle rovine. E rinnovarsi – scrive Majnoni il 6 agosto 1944 – Ma bisogna per questo essere pessimisti. Se si è ottimisti le sopravvenienze sono sempre passive”. Massimiliano Majnoni (1894-1957) Massimiliano Majnoni era un aristocratico che, dopo la partecipazione alla Grande guerra e alle missioni diplomatiche che ne seguirono, scelse di impiegarsi alla Banca Commerciale Italiana, non ancora laureato in giurisprudenza a Pavia. All’interno della Comit svolse l’intera carriera, partendo dalla gavetta delle segreterie della Direzione centrale (addetto al servizio Estero), per approdare poi alla filiale di Como, che diresse dal 1932 al 1933 e all’ufficio capeggiato da Giovanni Malagodi, la Segreteria Italia. Questo ufficio aveva il compito di ristrutturare l’organizzazione della Banca Commerciale dopo la grande crisi e il salvataggio da parte dello Stato, convertendola da banca mista e d’affari a banca di credito ordinario, nello spirito della nascente legge bancaria. Già nel 1935 Majnoni fu nominato capo della rappresentanza di Roma della Comit, e in quella posizione sviluppò le sue capacità di relazionarsi con ministeri fascisti, ambienti ecclesiastici e vaticani, associazioni umanitarie e imprese culturali, e poi con i nascenti movimenti antifascisti, di ogni colore politico. Richiese il pensionamento nel 1947, per potersi dedicare a due delle sue passioni, l’agricoltura e l’archivistica. Michele Sala, bocconiano, dipendente della Comit e dirigente sindacale per lungo tempo, ripercorre la storia lombarda e milanese del sindacato bancario e assicurativo legato alla CGIL (FIDAC poi FISAC), dalla fine della seconda guerra mondiale fino al 2012. La narrazione parte dalla lotta partigiana, che ha visto la piena partecipazione anche dei lavoratori bancari, e dal secondo dopoguerra con la nascita delle Commissioni Interne. Viene poi ripercorsa la storia sindacale sia in generale sia dello specifico settore, strettamente intrecciata con le vicende italiane. In particolare, si analizzano tutte le dinamiche contrattuali, dagli anni Cinquanta all’autunno caldo fino agli ultimi due decenni contrassegnati dai problemi dell’unità sindacale e dalle grandi fusioni aziendali. Nell’ultima parte del volume si racconta la specifica storia della FISAC (Federazione Italiana Sindacato Assicurazione Credito), nata nel 1981 e scandita dal susseguirsi dei congressi nazionali, lombardi e milanesi. L’autore nella conclusione tiene a sottolineare che il filo rosso che lega le vicende da lui narrate “è il valore sociale del lavoro” sancito dall’articolo 1 della Costituzione. Sala ha lavorato per un anno presso l’Archivio Storico dove ha riordinato e inventariato le carte, da lui donate, della FISAC e di altre organizzazioni sindacali (42 faldoni dal 1975 al 2001), utilizzate tra l’altro per la stesura di questo libro. Michele Sala. La FISAC milanese e lombarda. Memorie e valori. Persone, politiche, fatti e testimonianze, Roma, Ediesse, 2014, 437 pp. Archivio Storico News N. 21 APRILE 2014 7 STUDI E RICERCHE Italo Busetto, capo dei GAP milanesi, alla Consulenza Legale della Comit Un percorso di ricerca tra le carte della Comit Guido Montanari Italo Busetto (Napoli, 1915 - Milano, 1985) è stato una singolare figura di partigiano e di bancario. Figlio di intellettuali – il padre Natale era un professore universitario di Letteratura italiana, la madre Maria Caroselli insegnante di lettere – si laureò in Giurisprudenza nel 1935 a Catania dove era stato anche membro del GUF e collaboratore della rivista “Libro e Moschetto”. Dopo il servizio militare e dopo aver lavorato come praticante presso uno studio legale di Napoli, fu assunto dalla Comit nel 1937 al Servizio del Personale della Direzione Centrale, a Milano in piazza della Scala, e nel gennaio 1938 entrò alla Sezione Consulenza del Servizio Legale. Nonostante la Direzione fosse un vero e proprio covo di militanti del Partito d’Azione, come si specificherà più avanti, per la formazione politica di Busetto fu decisiva l’esperienza militare durante il periodo bellico. Infatti, richiamato alle armi come sottotenente d’artiglieria, dopo un breve periodo a Tobruk in Libia nell’estate del 1939, fu inviato dal novembre 1940 a Valona in Albania, dove ebbe una crisi di coscienza – probabilmente legata a qualche grave episodio –, che lo fece aderire al comunismo. Rientrato in Italia nel maggio 1941, fu poi di stanza ad Alessandria per essere congedato e tornare a Milano nel gennaio 1943. Subito dopo l’8 settembre si iscrisse al Partito Comunista Italiano e partecipò al Comitato di Difesa che organizzò a Milano la Guardia Nazionale. Nell’agosto 1944 entrò in clandestinità (ufficialmente per la Comit era sospeso dal servizio per motivi di salute) con il nome di battaglia di Franco. A lui viene attribuita l’idea di far affiancare ai GAP dal marzo 1944, nell’ambito della sanguinosa guerriglia urbana contro le forze nazifasciste, le Squadre di Azione Patriottica (SAP). I componenti di queste squadre non erano in clandestinità come i gappisti, ma agivano nelle fabbriche e nelle aziende soprattutto in azioni di sabotaggio. Busetto divenne in seguito per Milano e provincia capo di stato maggiore delle SAP, dei GAP e delle Brigate Garibaldi (anche con il nome Antonio Sanna). Queste responsabilità lo portarono a essere il capo militare dell’insurrezione di Milano del 25-26 aprile 1945 per cui utilizzò la rodata struttura delle SAP. Dopo la Liberazione non tornò subito in Comit, ma fu vicedirettore dell’«Unità» dal giugno 1945 fino al gennaio 1947, carica per la quale fu anche condannato Londra 14-15 aprile 2014 Unilever House, 100 Victoria Embankment ICA/SBL Annual Conference L’annuale appuntamento dell’International Council on Archives (ICA), sezione Business and Labour Archives è dedicato al tema “From Factory to FaceBook: new ways to engage with business archives”. Per informazioni: www.ica.org Zurigo Svizzera 12 giugno 2014 Swiss Re, Rueschlikon Gheistrasse 37 EABH Annual Workshop L’annuale appuntamento con il workshop della European Association for Banking and Financial History è dedicato al tema “Banks at War I. Financial Institutions confronted by the Great War”. Per informazioni: www.eabh.info Milano 29 aprile - 15 giugno 2014 Triennale di Milano Mostra “1924-2014. La RAI racconta l’Italia” “La volontà del popolo”, 25 agosto 1945, p. 3 per diffamazione a mezzo stampa. Rientrato in Comit, sempre presso la Sezione Consulenza del Servizio Legale, il suo lavoro in banca si alternò con l’attività di segretario della Camera del Lavoro di Milano. Si dimise definitivamente dalla Comit alla fine del 1950. Ritornò a fare il segretario Camerale dal 1952 al 1958, proseguendo la sua attività politica all’interno del PCI per cui fu eletto consigliere della provincia di Milano. La recente inventariazione delle Carte dell’Ufficio Consulenza Legale della Comit e la consultazione del fascicolo matricola di Busetto, hanno permesso di incominciare a fare luce su un personaggio, noto agli storici della Resistenza lombarda, ma quasi leggendario per chi ha lavorato presso il Servizio Legale della Comit, in cui si è tramandato il suo nome fino ai nostri giorni, senza sapere nulla di preciso. Infatti, le numerose carte attribuite a Busetto presso l’Ufficio Consulenza (pareri, note e corrispondenza contrassegnati dalla sua sigla “IBI”) testimoniano che nei periodi in cui era in Banca era molto attivo e Nella sezione “Le origini” sono esposti alcuni documenti provenienti dal patrimonio archivistico IMI e fanno riferimento ad un finanziamento di un miliardo richiesto dalla RAI nel 1953 e concesso per la prosecuzione dei lavori per l’impianto e lo sviluppo della rete televisiva nazionale. La sezione “Economia” ospita invece il documentario sulla storia di Intesa Sanpaolo “Una storia italiana”, prodotto in collaborazione con l’Archivio storico di Intesa Sanpaolo, regia di Alessandro Varchetta. Nello spazio di Intesa Sanpaolo viene proposto il video con la selezione di pubblicità storiche del Gruppo. Milano 16 gennaio - 27 aprile 2014 Gallerie d’Italia, piazza della Scala 6 La mostra Lo “stile italiano”. Luca Beltrami per la Banca Commerciale Italiana è stata prorogata di due settimane e si chiuderà il 27 aprile. Orari: da martedì a domenica dalle 9.30 alle 19.30 giovedì dalle 9.30 alle 22.30 Archivio Storico News N. 21 APRILE 2014 presente nel lavoro: affrontò perciò con i suoi colleghi anche alcune scottanti problematiche di quegli anni, come quelle legate ai beni confiscati agli ebrei, ai valori sequestrati agli speculatori e ai profittatori di guerra, alla nazionalizzazione delle filiali istriane e al soste- 8 gno ai profughi giuliani. Il suo superiore era Sergio Solmi, famoso letterato e poeta, ma anche militante del Partito di Azione [cfr. Newsletter n. 9, maggio 2011, pp. 3-4] e che a livello politico-cospirativo agiva nella Comit sotto la guida di Ugo La Malfa, uno dei fonda- tori del PdA e capo dell’Ufficio Studi. Perciò Busetto, nel 1943 rientrato in Banca dalla guerra, ma convertito al comunismo, dovette lavorare in una Comit piena di militanti azionisti, soprattutto all’Ufficio Studi, ma sparsi anche in tutta la Direzione Centrale. Pur consi- derato un elemento valido, sempre in bilico tra il lavoro di banca e la piena attività politica, Busetto riuscì comunque per le sue indubbie capacità a fare anche una discreta carriera, diventando nel 1950 procuratore, poco prima della sua uscita definitiva. ACQUISIZIONI Charles Poletti alla radio di Milano dopo la Liberazione Le carte dell’archivio dell’ufficio Studi della Comit come fonte dei suoi discorsi Guido Montanari Biglietto di auguri di Poletti a Raffaele Mattioli, 1949 Charles Poletti (1903-2002), colonnello al seguito delle truppe di occupazione alleate in Italia, è noto nella storia della seconda guerra mondiale per essere stato capo dell’Allied Military Government (AMG) nelle zone che venivano via via liberate, diventando quindi governatore di Palermo e Napoli (ruolo che in seguito lo rese bersaglio di accuse di collusione con la mafia), e poi di Roma e Milano. Poletti era già popolare in Italia per essere stato dal dicembre 1942 lo speaker italo-americano, spesso un po’ prolisso, che si sentiva clandestinamente alla radio come corrispettivo d’ol- treoceano del più famoso colonnello Stevens di Radio Londra. Fu quindi per lui naturale riprendere questo ruolo poco dopo essere giunto a Milano, pronunciando dal 30 maggio al 25 luglio 1945 almeno cinque discorsi alla radio (all’inizio a cadenza settimanale). Per dare maggiore efficacia e concretezza ai discorsi, servivano però degli esperti conoscitori della realtà economica e sociale di Milano e della Lombardia. Poletti chiese perciò aiuto al suo amico Raffaele Mattioli, conosciuto a Roma nel 1944 e che era tornato a Milano per dirigere la Comit finalmente unita. Mattioli gli mise a disposizione prima il vice-capo del Personale Silvio Cipriani, ma non sappiamo in quali modalità, e dall’8 giugno Giannetto Pericoli. Questi, laureato in giurisprudenza e con un’ottima conoscenza dell’inglese, era entrato in Comit nel 1920 e aveva lavorato prima al Servizio Estero e dal 1938 al Servizio Titoli e Borsa, collaborando con l’Ufficio Studi. Gli eredi di Pericoli hanno recentemente versato all’Archivio Storico, in copia, i dattiloscritti dei cinque discorsi di Poletti, oltre a quello del suo vice Arthur N. Hancock del 20 giugno 1945. Per questo i discorsi di Poletti attingevano al considerevole archivio informativo dell’Ufficio Studi della Comit, ove erano disponibili principali dati sui vari settori dell’economia italiana (dall’agricoltura all’industria) e sull‘approvvigionamento delle materie prime. Questi discorsi, sono di grande interesse storico perché illustrano con efficacia il quadro della disastrosa situazione a Milano e nel Nord Italia nei primi due mesi dalla Liberazione, situazione caratterizzata in primo luogo dalla necessità di tornare alla legalità; traspare infatti in più punti la preoccupazione di mantenere l’ordine pubblico, fermando le vendette private e le violenze gratuite che si erano protratte nel mese di maggio. L’altro grave problema denunciato da Poletti è legato all’approvvigionamento alimentare; vi sono, tra l’altro, vari accenni ai “ristoranti di guerra” e al lavoro delle donne per procurarsi il cibo: “Ma non è dei grandi eroismi che voglio parlare, bensì dei più modesti e dei più umili. Quelli delle massaie, per esempio che, mentre il mondo si dilania, debbono pur provvedere al cibo della famiglia, almeno un paio di volte al giorno, ed escono ogni mattina con la loro borsa vuota alla ricerca di qualche cosa che non sia troppo caro, che non sia troppo poco, che non sia troppo cattivo” (6 giugno). Permane nei discorsi di Poletti un sincero spirito democratico e antifascista, non molto diverso dagli articoli che uscivano nei principali giornali di sinistra dell’epoca. Ad esempio nel suo primo discorso, il 30 maggio, Poletti afferma che “I servi di Mussolini e Hitler sono stati crudeli, ma i buoni italiani hanno sofferto e si sono sacrificati. Questa è la stata la condizione necessaria che ha reso possibile il 25 aprile, con le sue benefiche conseguenze…. Il vostro popolo ha dimostrato coi fatti di essere antifascista, di essere contro l’arbitrio, contro l’ingiustizia, contro la violenza capricciosa esercitata, contro l’illegalità”. Il 13 giugno affermava: “Il lavoro è la vera, la grande forza dell’Italia. In ogni parte del mondo i lavoratori hanno portato il prezioso contributo della loro intelligente operosità”. D’altronde Poletti era stato un autorevole esponente del Partito Democratico ed era ancora molto influenzato dalle teorie del “New Deal” del presidente Roosevelt (scomparso il 12 aprile 1945) che ricorda affettuosamente nel quarto discorso del 19 giugno, pronunciato anche al Teatro Lirico nell’ambito di una serata commemorativa in suo onore. Molti sono infine gli spunti legati alla ricostruzione dell’Italia e all’urgenza di ripristinare le infrastrutture distrutte dalla guerra (reti elettriche, ferroviarie e stradali) e di riparare tutti gli autoveicoli disponibili per il trasporto dei viveri alla popolazione affamata, dei combustibili e di altre materie prime.
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