Piorrea - Dentista Olistico

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E’ FACILE VINCERE
LA PIORREA
…..se sai come farlo!
(Prima parte di Tre)
di Umberto Galbiati
Copyright Umberto Galbiati 2014 – Ogni diritto riservato a: www.dentista-olistico.com
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Nota preliminare dell’Autore
Qualsiasi trattamento potrebbe non funzionare se non si è disposti ad abbandonare o si è
costretti a mantenere, le abitudini mal sane che si è contratto nella vita. Quest’ultime sono
la vera “malattia” da sconfiggere; una volta iniziato un qualsiasi trattamento inizia il
“cambiamento” perciò, in futuro, le abitudini viziate dovranno appartenere alla vita passata
che, purtroppo e solo per colpa nostra, non si è potuta vivere appieno!
Nella medicina convenzionale, così come in odontoiatria, si utilizzano spesso i così detti
“Protocolli Terapeutici”, ossia vari metodi di intervento terapeutico standard o studiati
preventivamente e approvati a livello internazionale.
Nel mio caso specifico, non stavo seguendo nessuna terapia convenzionale vera, bensì
solo pochi e piccoli interventi di “mantenimento”: tutto è avvenuto spontaneamente e in un
momento della mia vita in cui non avevo ancora maturato le esperienze e le conoscenze di
Naturopatia Dentale® che ho oggi.
Ho così iniziato, senza saperlo, un determinato percorso (ho seguito solo il mio Karma, ma
ancora non ne ero conscio): in sostanza, ho cambiato in modo radicale il mio stile di vita e,
ogni volta che affrontavo un ostacolo o dovevo prendere una decisione su cosa era meglio
fare in quel momento, davo retta solo al mio istinto. Devo dire che all’inizio era solo una
“nebbiolina” confusa, poi si fece largo una “vocina” che mi parlava dentro. Sapevo di
averla già sentita altre volte ma, preso da impegni, problemi e altro, non l’avevo
semplicemente ascoltata! Ho avuto così modo di “darle tempo e spazio” e da allora la
“vocina” è stata sempre in grado di suggerirmi le cose migliori da fare. Semplice vero?
Puoi farlo anche tu!
Grazie alla mia voglia di guarire e di sperimentare su me stesso, ho vissuto sulla mia pelle,
ma forse è meglio dire sulla mia “bocca”, ciò che leggerai nella parte dedicata al mio caso
personale. I contenuti stessi di questa pubblicazione sono stati elaborati solo dopo
qualche tempo dalla mia guarigione al solo scopo di offrire metodicità e praticità e per
meglio spiegare, nonché far capire al lettore, concetti a volte un po’ ostici, estranei e
anche scomodi, se non addirittura “controcorrente”.
Pertanto ho ritenuto importante introdurre questi concetti, magari un po’ noiosi, nonché
informazioni e nozioni che ho appreso nello studio di testi bibliografici della materia e di
tanti altri articoli, pubblicazioni e “dritte” - spero utili - per indicare la strada e per agevolare
la comprensione di chi legge.
Il mio augurio è che il contenuto di questo documento possa essere chiaro a chiunque ma,
soprattutto, che qualcun altro possa prendere a esempio la mia esperienza per compierne
una propria con la consapevolezza e la ferma convinzione (come quelle che avevo io) che
certamente dalla “piorrea” si può guarire ma anche che, in gran parte, dipende solo da noi!
Chiunque avesse la necessità di capire o approfondire un argomento, può contattarmi via
e-mail all’indirizzo: [email protected]
oppure andare sul mio sito www.dentista-olistico.com
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C'è un'abbondanza di pubblicazioni cartacee e/o siti web dedicati a tematiche mediche di ogni specialità di
cui gli autori non sono medici. Sebbene spesso ricchi di informazioni di notevole valore e di aiuto reale, gli
Autori inseriscono un disclaimer che avvisa che le informazioni presenti non devono essere considerate
consigli medici e che il lettore dovrebbe consultare un medico prima di utilizzarli. Tale disclaimer è
sicuramente appropriato per ragioni legali. Non è possibile curare nessuno al di fuori del sistema medico.
Umberto Galbiati, autore e copywriter di questo dossier, non è un medico e non possiede alcuna laurea nel
settore medico scientifico. Egli è un Naturopata Dentale® autodidatta, specializzato nel campo odontoiatrico
(in quanto odontotecnico diplomato e abilitato), nonché erborista diplomato con 110 e lode presso la Facoltà
di Farmacologia dell’Università di Urbino ed esperto di coltivazione biodinamica, appassionato cultore della
medicina naturale e della naturopatia da almeno 30 anni, relatore in vari corsi e conferenze in tema di
Naturopatia Dentale® di cui detiene, da anni, il marchio registrato. Le sue conoscenze e le sue personali
ricerche sono basate sul principio di “causa-effetto”, verificabile per mezzo di risultati clinici ottenuti presso gli
studi odontoiatrici, specializzati in parodontologia, con i quali collabora e ha collaborato in passato e anche
attualmente in qualità di Naturopata Dentale®.
Qualora Umberto Galbiati risponda a dei quesiti che gli sono posti, di solito per e-mail, colui che riceve la
risposta deve considerarla come libera espressione di personali opinioni. Pertanto, tali scambi di domande e
risposte/opinioni, non devono essere considerati come consigli medici e non sono intesi a trattare,
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Introduzione
Oggi ho solo due denti definitivi mancanti; il primo me lo hanno tolto da bambino per “far
posto” a un molare che non poteva spuntare: ancora ricordo l’orribile rumore che hanno
fatto le mie giovani e robuste fibre periodontali mentre si rompevano all’atto della
estrazione del dente (che era nuovo e perfettamente sano). In età adulta ho dovuto
estrarre un altro dente, un molare inferiore (dente n°37), anch’esso perfettamente sano ma
“dondolante” per via della parodontite localizzata in quella zona.
Dopo di ciò mi sono imposto: BASTA SUBIRE ESTRAZIONI
Non so a cosa o a chi devo essere grato, se al mio sesto senso, alla mia buona stella, alla
mia “vocina” interiore o, semplicemente, al mio “Io”. Comunque l’ho ascoltato e mi ha
guidato per la strada giusta quando la situazione orale e generale erano sulla via del
tracollo: nel 1999 ero reduce da una stressante attività lavorativa e da un divorzio che
avevano occupato gran parte della mia “sfortunata” vita. Macché sfortuna, ero io che
avevo concesso me stesso in un modo errato al “mondo intero” e ora ne pagavo le
conseguenze morali, psichiche e fisiche, ero proprio “arrivato al capolinea”.
Lo stress dovuto al mio lavoro e alla mia fallimentare vita affettiva, nonché le cattive
abitudini alimentari e la sedentarietà avevano enormemente contribuito a ridurre il mio
stato di salute al “lumicino”.
Ebbene si! Anche se non lo volevo ammettere ero affetto da “piorrea”, ero decisamente in
sovrappeso e soffrivo di emorroidi sanguinanti. Ora, da Naturopata Dentale® è più facile
riconoscere che un simile quadro sintomatico, dovuto a uno stato di accumulo di tossine,
andava con urgenza affrontato per evitare il “punto di non ritorno”.
Nel “secolo scorso” ero ancora convinto che sarebbero bastati i farmaci e gli interventi
odontoiatrici per alleviare i miei disturbi; i dentisti a cui mi rivolsi mi dissero entrambi che
“con la parodontopatia (cioè la piorrea) avrei dovuto conviverci tutta la vita” con il
rischio di perdere, uno a uno, tutti i denti. Non volevo rassegnarmi a tale verdetto!
L’argomento mi interessava molto già da qualche tempo prima ma, da allora, mi occupai
più professionalmente di Naturopatia e cambiai anche lavoro, scegliendone uno più
gratificante e con meno stress.
Decisi così di avvicinarmi, inizialmente, alla metodica alimentare della Dott.sa Catherine
Kousmine e ciò mi fu di grande aiuto: ero pronto a qualsiasi sacrificio pur di ritrovare il
benessere fisico e dentale perduto!
La mia motivazione a intraprendere una nuova strada era altissima, i fastidi fisici della
piorrea e nel resto del corpo erano sufficienti per cercare a tutti i costi una soluzione: ero
convinto che, anche se i dentisti non alimentassero le mie speranze, anzi erano convinti
che non si sarebbe potuto intervenire efficacemente, avrei dovuto fare qualcosa da solo
per risolvere con successo e definitivamente questa situazione.
Questa sensazione non mi ha ancora abbandonato anche nei momenti più duri della vita!
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Inoltre, ho cominciato ad applicare, anche questa volta da autodidatta, la teoria del
“pensiero positivo” per agevolare la guarigione, in ciò stimolato proprio dalle opere della
Dott.sa Catherine Kousmine, che hanno tutte un approccio “naturale” su come affrontare
la malattia, anche la più drammatica.
Anche la chiropratica e la fitoterapia mia hanno aiutato: sono un erborista diplomato e
conosco molto bene gli olii essenziali, in particolar modo, l’Olio di Mek che ho scoperto
nel 1992 durante un viaggio in Nuova Zelanda: per maggiori informazioni vai a questo link
http://odontonatura.altervista.org/
Entrambi questi presidi mi hanno aiutato nella mia personale strada alla guarigione.
La parodontopatia o piorrea, ha una eziologia ancora sconosciuta o, per meglio dire,
ancora la scienza non l’ha “scientificamente” dimostrata; si tratta di una malattia che nelle
forme più gravi può invalidare la persona affetta in modo drammatico e non solo nel cavo
orale.
Per questa patologia la medicina ufficiale non ha ancora trovato una cura in grado
di far guarire definitivamente i pazienti, ma li cura in modo sintomatico!
Dopo una lunga ma, dovuta, introduzione in cui il lettore conoscerà gli aspetti peculiari di
questa patologia, sarà preso in esame il mio caso, una esperienza personale vissuta in un
arco di tempo utile per trarre alcune conclusioni che riguardano un metodo alternativo e
non invasivo, rispetto alla medicina allopatica, come quello naturopatico che è in grado di
ben affrontare questa patologia e di permettere a ogni persona consapevole e motivata, di
tenere sotto controllo ogni tentativo di recidiva.
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COSI’ HO VINTO LA MIA PIORREA!
Innanzi tutto: cosa pensi sia la piorrea?
Per capire da dove parte il problema dobbiamo prendere in considerazione quale tipo di
“carburante” utilizziamo per far funzionare il nostro corpo. Forse non lo sai, ma, anche il
nostro corpo è considerato, con una brutta espressione, come una “macchina termica”,
cioè ha bisogno di alimentazione per produrre calore e, quindi, vivere!
E ora dimmi: metteresti del gasolio in una macchina a benzina? E allora perché ti alimenti
con sostanze che ti fanno ammalare?
Una alimentazione scorretta, con eccessivo consumo di carboidrati raffinati, l’assunzione
di troppe proteine animali, oppure l’abitudine di mangiare in fretta, masticare poco i cibi e
poi ancora; preoccupazioni, stress, malattie, utilizzo di farmaci allopatici oppure una
scorretta igiene orale, indeboliscono la microflora della bocca dando il via libera ai batteri
patogeni (cattivi) che, superando di numero i batteri probiotici (buoni), generano uno
squilibrio dannoso.
Alcuni conosciuti batteri patogeni orali sono i responsabili, ormai “accreditati”, delle
malattie gengivali – sino alla piorrea – e, naturalmente, anche della carie.
Le parodontopatie non sono necessariamente da considerarsi solo come malattie infettive!
Se continuerai nella lettura scoprirai che c’è ben di più…..!
La gengivite (infiammazione della gengiva) e la parodontite (gengivite con perdita di
attacco del dente all’osso) sono le più comuni patologie osservabili a carico dei tessuti
orali.
Mentre la gengivite è una patologia che riguarda praticamente tutta la specie umana, le
parodontopatie sono più limitate e colpiscono in media il 10-15 % della popolazione
(Winkelhoee, Rams e Slots, 1996).
Appare evidente che, al di là dell’acquisizione di patogeni microbici che rimangono alla
base delle manifestazioni cliniche, queste condizioni si avverano più facilmente in soggetti
predisposti a causa di particolari fattori di rischio.
Al di là di una ancor mal definita compartecipazione di elementi genetici (Hart e Korman,
1997) questi comportamenti sono considerati, seppur con pesi assai diversi, cause
predisponenti alla genesi di parodontopatie: la cattiva igiene orale, il tabagismo, il diabete,
lo stato di stress, l’allergia, l’osteoporosi, le deficienze nell’attività dei polimorfonucleati e
l’infezione evolutiva sostenuta dal virus dell’HIV (Salvi et al., 1997).
Queste restano - pur sempre - concause in un processo patogenetico che vede,
nell’acquisizione di specifici agenti eziologici batterici, il primum movens di un’infezione
caratterizzata da ampia risposta immunitaria e da distruzione dei tessuti.
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La classificazione, dal punto di vista clinico, prevede non una sola entità nosografica ma
una suddivisione in: parodontopatie giovanili, progressive dell’adulto, associate a malattie
di tipo sistemico, necrotizzanti e, infine, refrattarie al trattamento (Haffajee e Socransky).
Comunque esse siano considerate ed elencate dalla scienza ufficiale, la medicina naturale
le valuta per quelle che sono, cioè delle malattie del “terreno” (in senso omeopatico).
La salute orale è importantissima non solo per la conservazione di denti e gengive; come
leggerai più avanti; recenti studi internazionali hanno dimostrato l’esistenza di una
potenziale relazione tra la salute orale e quella dell’intero organismo. I batteri patogeni che
non sono stati eliminati dalla bocca tramite opportune manovre di igiene orale, possono
dare il via a una vera e propria “reazione a catena” di infezioni e infiammazioni, con
possibili gravi conseguenze sistemiche (cioè generali). Infatti, è stato scientificamente
dimostrato che i batteri patogeni del cavo orale sono in grado di raggiungere tutti gli organi
del nostro corpo attraverso la circolazione sanguigna.
Uno studio del 2005 evidenzia che le malattie parodontali e la carie interessano ben il 95%
della popolazione e secondo dati del 2007 della A.D.A. (American Dental Association),
queste malattie sono entrambe causate dalla placca dentale: un biofilm di batteri patogeni
che si forma continuamente sulla superficie di denti, gengive, lingua, guance, ecc.,
purtroppo anche quando non ingeriamo alimenti o bevande!
E' noto già da alcuni anni che esiste una correlazione diretta tra igiene orale e rischio di
infarto: i dati dicono che chi non si lava i denti almeno due volte al giorno ha un rischio due
volte maggiore di ammalarsi di problemi cardiaci.
Ma cosa centra la scarsa igiene orale con il cuore? E' stato dimostrato che in seguito a
una igiene orale poco curata si hanno livelli più alti di proteine infiammatorie nel sangue, le
quali provocano dei problemi cardiovascolari. Una infiammazione cronica diffonde le sue
esotossine nella carotide e da questa direttamente al cuore.
Purtroppo i batteri che aggrediscono i denti sono gli stessi delle pericarditi ed endocarditi;
essi si annidano facilmente nelle valvole cardiache e creano una specie di "patina
batterica" che produce la sclerosi della valvola stessa che, a sua volta, si traduce in una
insufficienza cardiaca.
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La malattia parodontale (cioè la Piorrea) nasce silente
e cresce, più o meno, con questa progressione:
La gengivite: è la forma iniziale e fortunatamente più lieve della malattia parodontale che
si manifesta con; arrossamenti, gonfiori e sanguinamento spontaneo delle gengive spesso
con sintomatologia lieve e pressoché invisibile. In questa fase la maggior parte delle
persone non pensa di essere affetta da questo problema gengivale e lo sottovaluta,
mentre dovrebbe intervenire al più presto e curarlo tramite una scrupolosa igiene orale
effettuata con prodotti biologici specifici e/o con un accurato trattamento professionale.
↕
La malattia parodontale: i batteri patogeni della placca non rimossi si infiltrano nelle
gengive e poi nell’osso di sostegno dei denti ove provocano una infezione cronica
accompagnata, quasi sempre, da infiammazione delle strutture colpite, con
sanguinamento, denominata: malattia parodontale. Essa è di natura progressiva e
pertanto è subdola e molto pericolosa; va affrontata quanto prima possibile e con ogni
mezzo a disposizione.
↓ ↕ ± ???
La parodontite: è la forma più avanzata della malattia parodontale (la cosiddetta
“Piorrea”) ed è caratterizzata da; formazione di tasche parodontali, recessioni gengivali,
perdita dell’attacco ligamentare e distruzione dell’osso di sostegno dei denti. La
parodontite, se trascurata, può diventare cronica e quindi irreversibile causando, con il
tempo, la perdita di tutti i denti colpiti.
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Il ruolo della prevenzione biologica attiva
Ti sto per svelare un grande segreto: la combinazione tra la prevenzione casalinga attuata
attraverso la quotidiana e accurata rimozione della placca batterica e un personalizzato
bio-programma di prevenzione, nonché mirati trattamenti professionali d’igiene, sono gli
unici strumenti sinergici, adeguati ed efficaci al fine di ottenere una salute orale duratura!
La Parodontologia Biologica è una nuova ed emergente disciplina odontoiatrica, volta
alla promozione della salute dell’individuo, conseguita attraverso la prevenzione, la
diagnosi e la terapia delle patologie che colpiscono i tessuti di supporto dei denti.
Non tutti sanno che la malattia parodontale è strettamente e intimamente legata allo stile
di vita e al conseguente stato del sistema immunitario; è vero che è provocata da alcune
specie batteriche, ma è altrettanto corretto affermare che è influenzata nel suo decorso e
gravità da numerosi fattori locali e generali.
Oltre a essere una delle patologie più diffuse è, almeno secondo stime epidemiologiche
recenti, la causa principale della maggior perdita d’elementi dentali (molto più della carie).
Infatti, molti studi internazionali hanno dimostrato che la placca batterica costituisce il
fattore eziologico primario di questo tipo di patologia senza la quale, non
s’innescherebbero tutti quei meccanismi ciclici che portano in breve tempo alla perdita di
uno o più elementi dentali.
L’obbiettivo principale del dentista biologico, di fronte a un paziente affetto da malattia
parodontale, è adottare un approccio terapeutico di “terreno” e meno invasivo possibile
ma, comunque, adeguato ad arrestare la progressione della malattia e a evitare o ridurre
l’insorgenza d’eventuali recidive.
E’ per questo motivo che in Italia ha preso sempre più piede la figura dell’Igienista
Dentale (anche di tipo Biologico); una figura professionale molto importante in quanto è in
grado, sia di motivare i pazienti nell’applicare una buona igiene dentale domiciliare, sia di
praticare un’igiene dentale biologica professionale, che sia effettivamente risolutiva per
arrestare la malattia parodontale.
Numerose ricerche condotte negli anni ’60-’70, hanno ampiamente dimostrato l’importanza
del controllo della placca nell’ambito della prevenzione della malattia parodontale. Questi
studi hanno anche dimostrato che dopo la rimozione della placca mediante corrette
procedure d’igiene orale, faceva seguito la completa risoluzione del processo
infiammatorio.
Infatti, la maggior parte dei processi patologici parodontali si possono facilmente prevenire
in quanto sono causati da agenti irritanti locali e, pertanto, sono controllabili e correggibili,
innanzitutto eliminando la principale causa, ovvero la placca batterica inoltre, è
importante individuare quali altri fattori possono amplificare la malattia sino a portarla a
livelli “incontrollabili”.
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I principali co-fattori che intervengono nella
malattia parodontale, si possono distinguere in generali e locali
Co-fattori generali:
Predisposizione genetica all’insorgenza della parodontopatia;
Endocrini, (la gravidanza, la pubertà, il diabete, e l’ipertiroidismo);
Ematici (anemie);
Farmacologici;
Nutrizionali; di fondamentale importanza in quanto l’equilibrio dietetico riveste un
ruolo predominante per lo stato di salute, sia dei tessuti orali, sia di tutti gli altri
tessuti dell’organismo. Una dieta adeguata, deve comprendere in quantità
sufficiente: proteine, lipidi, carboidrati, vitamine, sali minerali e acqua pura.
E’ anche importante, dal punto di vista parodontale, la consistenza del cibo; se possibile, è
basilare eseguire una masticazione prolungata che stimola le strutture gengivali e
parodontali, deterge la superficie dentale mentre, una dieta prevalentemente liquida e
ricca di carboidrati favorisce il formarsi della placca batterica, oltre che della carie.
Co-fattori locali:
Tartaro (calcificazione della placca batterica).
Esistono molti altri fattori che si definiscono secondari ma che, per l’importanza che
rivestono e per la frequenza in cui sono osservati potrebbero, addirittura, essere
considerati fondamentali; essi sono costituiti sostanzialmente da:
o
o
o
errori di lavorazione (come otturazioni incongrue);
restauri protesici mal eseguiti;
ganci protesici errati.
La terapia biologica della malattia parodontale si fonda su varie strategie per il
controllo della placca batterica sopragengivale e sottogengivale quali:
L’igiene domiciliare è il presupposto fondamentale per la prevenzione e la terapia
delle malattie parodontali. Gli strumenti d’elezione sono: spazzolini manuali o
elettrici e tutti i diversi sistemi per la pulizia interdentale, coadiuvati da dentifrici
naturali a basso coefficiente d’abrasione (es. gel d’argilla).
La terapia meccanica sottogengivale professionale (manuale/ultrasonica) mirata
alla rimozione di placca batterica e tartaro, è indispensabile per il trattamento delle
parodontiti. Può essere efficacemente eseguita solo dal dentista/igienista dentale
con strumenti manuali sonici/ultrasonici.
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Il controllo della placca batterica può essere migliorato, in alcune situazioni cliniche,
mediante l’uso di collutori antisettici d’origine naturale e/o a base d’argilla.
L’uso d’antibatterici locali, a esempio miscele personalizzate di olii essenziali
biologici e/o gel a base d’argilla, può fornire notevoli vantaggi aggiuntivi in
combinazione sinergica con la terapia meccanica sottogengivale.
Il prolungato soft-massaggio gengivale, sia casalingo sia professionale, con gel a
base di olii essenziali biologici e vitamina E e/o a base d’argilla, si è rivelato molto
benefico per le parodontopatie allo stadio iniziale e anche per il mantenimento della
salute orale a seguito di una terapia parodontale biologica.
Il controllo e la buona funzionalità dell’intestino e del sistema immunitario in
generale, sono determinanti per la guarigione definitiva dalla parodontopatia.
L’uso quotidiano, nei momenti di esacerbazione dei dolori e del sanguinamento,
dell’Olio di Mek.
Parodontopatia e artrite
Anche per curare l’artrite reumatoide sarebbe bene fare controllare lo stato di salute
delle gengive. Il legame tra due patologie, così differenti, che però si basano entrambe
su processi infiammatori, era già stato messo in luce da diversi studi scientifici ma,
alcuni ricercatori statunitensi, ne hanno approfondito le caratteristiche scoprendo che
con la cura della malattia parodontale (piorrea), si ottiene una sensibile riduzione del
dolore alle articolazioni colpite dall’artrite.
Nabil Bissada, ricercatore presso il Dipartimento di Parodontologia della Case Western
Reserve University School of Dental Medicine di Cliveland, negli Stati Uniti d’America,
afferma <<Lo studio è stato svolto su 40 pazienti affetti sia da una forma severa di
artrite reumatoide sia da malattia parodontale di grado moderato o severo; questi casi
non sono affatto rari perché, data la natura delle patologie, i pazienti affetti da una delle
due hanno un alta probabilità di essere affetti anche dall’altra. Poiché entrambe le
patologie sono caratterizzate dalla distruzione di alcuni tessuti a causa del processo
infiammatorio, metà dei pazienti sono stati assegnati a una terapia a base di inibitori
del TNF-alfa (fattore di necrosi tumorale alfa), ossia di una delle citochine pro
infiammatorie che propagano l’infiammazione e stimolano la produzione di osteoclasti;
alcuni pazienti di entrambi i gruppi, inoltre, sono stati sottoposti a un intervento di
scaling e levigatura radicolare. Tutti i pazienti sottoposti alle cure odontoiatriche hanno
ottenuto una diminuzione del dolore dovuto all’artrite, una riduzione del numero di
articolazioni gonfie e doloranti e una regressione della rigidità articolare che questa
malattia provoca specialmente alla mattina al risveglio>>.
Conclude Bissada: <<I risultati migliori sono stati ottenuti da coloro che, oltre alle cure
parodontali, erano stati sottoposti contemporaneamente alla terapia farmacologica
antinfiammatoria>>.
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Studio svedese pubblicato sulla rivista scientifica
Journal of Periodontology
E' la prima volta, sostengono i ricercatori, che si è rilevato un rapporto diretto fra il
numero di denti rimasti e le malattie cardiovascolari.
"Una persona con meno di dieci denti naturali corre sette volte (700% in più) il rischio di
morire di una malattia alle coronarie rispetto a una persona della stessa età e dello
stesso sesso con più di 25 denti naturali. Probabilmente le infezioni della bocca e
intorno ai denti possono riversarsi nel sistema circolatorio e causare una
infiammazione cronica latente, le quali accrescono il rischio di infarti e altri episodi
cardiovascolari" così spiega Anders Holmlund, uno degli autori della ricerca. Altri studi
avevano rivelato un legame fra igiene orale in generale e malattie del cuore. Il modo
per conservarsi i denti è, come noto, quello della pulizia e di una corretta alimentazione
nella quale gli zuccheri svolgono un ruolo fondamentale. Ormai gli zuccheri sono
contenuti in una quantità rilevante di prodotti, si pensi al ketchup®, alle gomme da
masticare e alle tanto pubblicizzate merendine.
Ai problemi di igiene orale si aggiungono quelle del sovrappeso. Con un milione di
bambini tra i 6 e gli 11 anni in sovrappeso o obesi, l'Italia è il primo Paese in Europa
per dimensioni del problema, il che aggiunge effetti negativi sull'attività
cardiocircolatoria. La prima "educazione" sanitaria si dovrebbe fare in famiglia.
Il problema della diffusione di corretti stili di vita è molto determinante per la salute dei
cittadini. I dati epidemiologici nazionali sulla parodontite lo dimostrano. Si tratta di una
delle patologie infiammatorie croniche a più elevata prevalenza nella popolazione dei
paesi occidentali: interessa, nella forma grave, circa il 10- 15% degli italiani adulti, cui si
deve aggiungere il 20-30% di pazienti affetti in forma lieve.
La sua importanza è determinata anche dal fatto che recenti studi clinici e sperimentali
hanno messo in evidenza una stretta correlazione tra la parodontite e alcune malattie
sistemiche molto diffuse (quali l’aterosclerosi, la sindrome metabolica, il diabete, la
broncopatia cronica ostruttiva, le patologie cardiocircolatorie). È stato infatti ipotizzato
che tale patologia può avere sull’organismo effetti diretti, attraverso cioè la
disseminazione per via ematica di batteri patogeni o effetti indiretti, dovuti all’influsso
esercitato dall’infiammazione.
Alla luce di questa situazione, è importante sottolineare che le parodontiti e le malattie
sistemiche correlate rappresentano fenomeni patologici la cui eziopatogenesi è
multifattoriale e che condividono numerosi fattori di rischio legati al patrimonio genetico,
ma anche agli stili di vita!
Tra gli stili di vita associati a un incremento del rischio di parodontiti ci sono, in
particolare, scarsa igiene orale, stress, scarso esercizio fisico e, non si finirà mai di
ripeterlo, il fumo. Stime di agenzie internazionali indicano che l’uso del tabacco è
associato a più di cinque milioni di morti all’anno.
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Se la tendenza attuale dovesse continuare ci si può aspettare che, entro il 2025, i morti
saliranno a dieci milioni all’anno. Ma la buona notizia è che anche dopo poco tempo
che si è smesso di fumare gli effetti positivi sullo stato complessivo di salute si sentono.
Abbandonare la sigaretta può essere allora determinante per evitare o ridurre il
rischio di certe patologie, anche odontoiatriche!
Come accennato anche in prefazione, acquisire uno stile di vita più corretto non è
facile! Il punto critico è costituito indubbiamente dal cambiamento.
Tutti sappiamo individuare, a grandi linee, quali siano le abitudini più salutari. Ma poi, di
fatto, solo in pochi si sentono di poter affermare di avere uno stile di vita sano!
Credo che lo sforzo debba partire, in primo luogo, dagli operatori sanitari: sono essi i
primi a dover cambiare. Quello che bisogna capire è che curare il malato cronico non è
esattamente la stessa cosa che curare il malato acuto. L’approccio che tali patologie
richiedono è completamente differente, come diverso deve essere il modo di
relazionarsi agli assistiti.
PARODONTITE E GRAVIDANZA A RISCHIO
Il legame tra presenza di infiammazione parodontale e rischio di parto pre-termine è
stato individuato da poco più di un decennio, ma non era stato ancora dimostrato che i
patogeni parodontali potessero essere letali per il feto.
Del primo caso di morte prenatale causato da Fusobacterium nucleatum, confermato
dalle analisi microbiologiche, ne ha parlato la rivista scientifica Obstetrics &
Gynecology.
Il Fusobacterium nucleatum, spiega Yiping Han professore associato al dipartimento di
Parodontologia della School of Dental Medicine della Case Western Reserve University
di Cleveland negli Stati Uniti, è un microrganismo che può vivere nel cavo orale sano
ma che, quando trova le condizioni adatte, può proliferare e dare luogo a un processo
infiammatorio.
Nel caso analizzato, il processo infiammatorio in atto era limitato al cavo orale della
madre ma è bastato un abbassamento delle sue difese immunitarie per consentire ai
batteri di raggiungere il feto: è questo il motivo per cui le infiammazioni parodontali in
gravidanza vanno curate anche se sembrano essere innocue.
Il caso seguito da Yiping Han è quello di una donna di trentacinque anni alla
trentanovesima settimana di gestazione che aveva sofferto per una forma di
infiammazione e sanguinamento eccessivo delle gengive dovuti alla gravidanza. “La
donna si era recata al pronto soccorso di un ospedale di Santa Monica” continua la
docente. “Da tre giorni soffriva di un’infezione delle alte vie respiratorie con febbre a
37,8°C e da qualche ora non sentiva più movimenti da parte del nascituro.
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Nel giro di breve tempo è stato indotto il parto del feto ormai senza vita: nei polmoni e
nello stomaco è stato rinvenuto Fusobacterium nucleatum.”
A questo punto i ricercatori hanno voluto accertare con analisi approfondite quale fosse
la provenienza del patogeno che aveva causato un’infezione così grave.
“L’analisi genetica dei microrganismi ha provato che i patogeni rinvenuti erano
compatibili solo con il Fusobacterium nucleatum presente nella flora sottogengivale
della donna e non, per esempio, con gli esemplari presenti nel canale del parto. Questo
significa che i patogeni dal cavo orale sono penetrati nel flusso sanguigno attraverso i
tessuti gengivali infiammati; quando poi il sistema immunitario della madre è stato
indebolito da una comune infezione delle vie respiratorie superiori, i batteri hanno
trovato il varco per oltrepassare la placenta, raggiungere il feto e proliferare fino a
causare la grave infezione. L’analisi di questo caso ribadisce l’importanza delle cure
odontoiatriche in gravidanza, condizione nella quale l’infiammazione parodontale
è un disturbo comune e a consigliare una profilassi antibiotica in presenza di infezioni
multiple al fine di prevenire una batteriemia prolungata e il potenziale trasferimento dei
patogeni dal cavo orale fino all’utero.”
Il Test Microbiologico e il Test Genetico
Nella pratica della parodontologia biologica sono stati introdotti due esami di laboratorio
che possono consentire una diagnosi di parodontopatia più attendibile, tale da indicare
una terapia mirata e personalizzata e non ispirata a principi, sicuramente validi, ma a volte
troppo generali se non addirittura generici.
Gli strumenti sono: il Test Microbiologico e il Test Genetico.
Essi permettono sia di identificare e quantificare i batteri responsabili della malattia
parodontale, sia di stabilire la predisposizione genetica di un individuo a sviluppare la
stessa.
Il primo test, quello batteriologico, permette di riferire la terapia di supporto a una
popolazione batterica specifica e di ridurla drasticamente.
Il secondo test, quello genetico, quantificando la predisposizione individuale alla
parodontopatia, consente di attuare tutte le misure terapeutiche/preventive e calibrarle sul
paziente.
Si tratta di due strumenti preziosi e innovativi, di facile esecuzione, indolori e relativamente
economici. Richiedono pochi minuti di lavoro al parodontologo biologico e pochissima
collaborazione da parte del paziente.
Il Test Microbiologico si esegue inserendo una apposita punta di carta sterile nelle
tasche gengivali facendola bagnare dal fluido gengivale colonizzato dai batteri responsabili
della malattia parodontale; successivamente un laboratorio specializzato provvederà a
fornire al parodontologo biologico un grafico da cui emerge la quantità e la qualità relativa
di questi batteri all'interno della bocca.
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A CHE SERVE il Test Microbiologico?
Questo esame fornisce al parodontologo biologico le informazioni necessarie per stabilire
un piano di trattamento mirato e, soprattutto, per combattere l'infezione in atto con una
terapia specifica.
Il Test Genetico, invece, consiste in un prelievo della saliva effettuato con un tampone
sterile, al fine di ricercare una sostanza, la Interleuchina 1alfa, in quanto è associata
costantemente alla presenza di lesioni parodontali gravi.
A CHE SERVE il Test Genetico?
Il test indica la predisposizione di un soggetto a formare tasche gengivali; ciò è dedotto
dalla quantità di Interleuchina 1alfa presente nella saliva.
Il parodontologo biologico, in questo modo, potrà meglio istruire il paziente sulle tecniche
di igiene più appropriate in relazione alla sua vulnerabilità e, cosa ancora più importante,
potrà monitorare l'evoluzione della parodontopatia nel tempo intervenendo quando le
lesioni sono ancora in uno stadio iniziale.
UN PASSO IN AVANTI?
Sicuramente sì, dato che questi due tests consentono una precoce identificazione del
rischio di malattia, una diagnosi precoce di attività di malattia e, quindi, una definizione
concreta degli obiettivi terapeutici e della loro attuazione.
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SEMPLICI E BREVI CENNI DI PARODONTOLOGIA (per meglio capire)
Si pensa impropriamente che i denti siano tenuti fermi esclusivamente dalle gengive le
quali, invece, sono solo la parte più esterna di una grande opera architettonica, l'apparato
parodontale, che ci permette di masticare e che è costituito da osso alveolare, legamento
alveolo dentale, cemento radicolare e gengiva. L’insieme dente-osso alveolare costituisce
una particolare articolazione denominata “gonfosi”.
Di questo apparato, responsabile della stabilità dei denti, si occupa una speciale branca
dell'odontoiatria, la parodontologia: termine che deriva dal greco e che significa “studio di
tutto ciò che sta intorno al dente e che gli dà sostegno”.
La Malattia Parodontale o Parodontopatia insomma, la così detta “Piorrea”, inizia quando
uno o più elementi dell'apparato parodontale, dopo essere stati colonizzati da numerose
specie batteriche, smettono di esercitare la propria funzione di sostegno causando
mobilità dentale (da molti ritenuta la vera malattia parodontale) meglio conosciuta con il
termine popolare di "Piorrea".
Questo, purtroppo, è uno stadio già molto avanzato della malattia che si potrebbe evitare
ponendo attenzione ai segni evidenti che appaiono molto tempo prima della mobilità
dentale.
Oggi la Piorrea si può prevenire e curare efficacemente, purché non la si trascuri fino a
portarla ai suoi ultimi stadi, permettendo così la conservazione dei denti fino all'età più
avanzata. E' opportuno però conoscere cos'è e come si manifesta negli stadi precoci.
I progressi fatti nel campo della parodontologia permettono oggi di conoscere la
predisposizione personale a sviluppare la Piorrea e di diagnosticare in uno stadio precoce
l'attività della stessa.
Come abbiamo visto, si tratta solo di sottoporsi a due semplici test, il Test Genetico,
eseguito su un prelievo di saliva, e il Test Microbiologico, su un campione di fluido della
tasca parodontale. Il Test Microbiologico può anche essere eseguito su coltura o
ricercando il DNA dei germi responsabili della malattia
E' impossibile stabilire quale elemento dell'apparato parodontale sia più importante degli
altri, ma è chiaro che il segno più evidente di sofferenza parodontale è dato da alterazioni
dell'aspetto delle gengive, da cui sono caratterizzate quando la malattia parodontale è già
in uno stato avanzato.
Le gengive, infatti, costituiscono la prima difesa ma, purtroppo, anche la prima porta di
ingresso per i microrganismi che, una volta distrutto l'attacco che le collega ai denti,
procedono indisturbati verso la radice dentale, danneggiando prima il legamento
parodontale, poi il cemento e, infine, l'osso alveolare circostante. La parodontite cronica è
sempre preceduta da una gengivite che deve essere riconosciuta in tempo e ben curata.
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Ora è opportuno conoscere gli strumenti e le tecniche adatti alla prevenzione,
al trattamento della malattia parodontale al mantenimento della salute delle gengive
La prevenzione consiste nell'effettuare le manovre di igiene orale comunicate dallo
specialista parodontologo, il quale si impegnerà a presentare gli strumenti da utilizzare e a
spiegare come usarli al meglio. Saranno mezzi semplici quali: lo spazzolino, il filo
interdentale, il collutorio, usati secondo schemi personalizzati, che consentiranno di
ottenere e mantenere quello stato di salute del cavo orale che oggi deve essere
considerato alla portata di tutti.
Per quanto riguarda il trattamento di lesioni parodontali, esistono una serie di procedure
cliniche e biologiche, più o meno complesse e più o meno radicali che, se accompagnate
da opportune tecniche di igiene orale domiciliare, dietetica e trattamenti naturopatici,
possono restituire ai denti una stabilità accettabile. Successivamente, controlli effettuati
periodicamente permetteranno di stabilire, anche grazie a esami strumentali, se i risultati
attesi sono stati conseguiti e se si mantengono stabili nel tempo.
Come si fa a scoprire in tempo la malattia parodontale?
Gonfiori persistenti, arrossamenti, sanguinamento delle gengive, denti sensibili e alito
cattivo sono segnali di pericolo della malattia parodontale. Per effettuare una autodiagnosi
si possono considerare i sintomi indicati qui sotto.
Se qualcuno di questi è presente si dovrebbe consultare un dentista con area di
esperienza nella parodontologia, per sottoporsi a visita diagnostica ed, eventualmente, a
un programma di cure biologiche:
Gengive che sanguinano quando si spazzolano i denti o si mangiano alimenti duri
Spazi che improvvisamente si sviluppano fra i denti
Gengive gonfie o tese
Gengive che si abbassano facendo apparire i denti più lunghi di prima
Alito cattivo persistente
Pus fra i denti e le gengive
Cambiamenti nella sensibilità dei denti quando si mastica
Sviluppo di ferite in bocca
Denti che non si mantengono stabili sotto i colpi masticatori.
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PARODONTOLOGIA BIOLOGICA
Considera questo fatto: il numero dei batteri presenti nel nostro apparato digerente è
circa 100.000 miliardi (circa dieci volte più delle cellule dell’intero organismo) che,
complessivamente, possono arrivare a pesare più di un chilogrammo!
Ogni individuo ha una propria e personale colonia batterica!
La cosa importante è che almeno il 15-20% di tali microrganismi sia formata da
probiotici (pro=per, bios=vita). I probiotici, che ti ricordo fanno parte del nostro
sistema immunitario, ci proteggono dai patogeni sottraendo loro nutrienti e producendo
sostanze antimicrobiche.
Inoltre, occupando “fisicamente” i villi intestinali, bloccano la strada alle tossine.
Infine, aiutano a digerire alcuni alimenti, neutralizzano sostanze tossiche o
cancerogene, producono le vitamine K e B e vari Antiossidanti, combattono agenti
patogeni e stimolano la produzione di anticorpi IgA.
Un esempio di protezione del nostro intestino da parte di un semplice lievito: presto
fatto; il Saccaromyces Boulardi risulta essere il miglior probiotico da utilizzare in caso
di assunzione di antibiotici a largo spettro.
La maggior parte dei probiotici appartengono alla famiglia dei Lactobacilli.
Sebbene il concetto e il termine siano relativamente recenti, essi sono nostri “amici” da
sempre. Sin dall’antichità hanno fatto parte della nostra alimentazione (yogurt, cibi
fermentati, ecc.) aiutandoci a preservare la nostra microflora batterica.
In un mondo “perfetto” non avremmo bisogno di altri probiotici oltre quelli già presenti.
Ma, oggi più che mai, è utile compensare la nostra alimentazione con l’assunzione di
integratori biologici che contengano probiotici vitali in adeguate quantità e che siano
stati accuratamente selezionati per le loro specifiche proprietà benefiche.
L’assunzione quotidiana di integratori simbiotici, a esempio, serve a mantenere in
perfetta efficienza l’intestino nello svolgimento di tutte le varie funzioni; dalla motilità
intestinale, all’assorbimento dei nutrienti, alle difese immunitarie, sia per promuovere il
benessere generale dell’organismo.
Invece, i simbiotici (probiotici+prebiotici), sono una vera forza per il nostro benessere
in senso olistico e sono destinati a diventare il concetto fondamentale di tutela
biologica della salute del 21° secolo.
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Finalmente qualcosa di nuovo nell’igiene orale
Alcuni test scientifici annunciano che siamo giunti a una svolta epocale nella lotta
contro carie e parodontopatie, cioè le affezioni orali responsabili di tante sofferenze,
ingenti spese e perdita di salute.
La speranza nasce dalla comparsa di uno speciale integratore a base di probiotici
attivi, Lactobacillus Reuteri Prodentis, appositamente studiato per riequilibrare e
rinforzare le naturali difese della bocca.
Esso agisce in modo mirato sulla microflora orale al fine di ridurre la placca dentale
aiutando così a combattere la carie e a migliorare la salute delle gengive. Accanto a
questo esclusivo presidio, va ricordato il ruolo dei prebiotici: l’insieme di probiotici e di
prebiotici costituiscono la nuova forma di aiuto anche per la bocca cioè: i simbiotici.
Sin dalla nascita, le mucose orali e dell’apparato digerente (di cui la bocca è solo il
primo tratto), sono popolate da numerosi microrganismi che costituiscono la cosiddetta
microflora. E’ proprio la nostra mamma che ci trasmette i primi microrganismi
attraverso il latte materno; ed è questa microflora benefica che ci protegge ed elimina i
batteri patogeni responsabili di varie malattie rinforzando anche il sistema immunitario.
Devi sapere che anche in bocca sono presenti centinaia di specie batteriche ed
esse devono permanere in equilibrio ecologico tra loro stesse!
RUOLO D’ALCUNI SEMPLICI ED EFFICACI PRESIDI D’IGIENE ORALE
In questo caso occorre conoscere gli “attrezzi del mestiere” da utilizzare ma,
soprattutto, avere l’opportunità di incontrare un preparato parodontologo biologico e/o
un “bio-igienista-orale” che spieghi in che modo utilizzarli correttamente.
Lo spazzolino: bisogna usarlo due-tre volte al giorno per almeno 2 minuti (sembrano
pochi ma prova a usare una piccola clessidra o a cronometrarli; in realtà ti
sembreranno tantissimi, non passano mai…, un trucco? Spazzolare ogni dente
contando mentalmente sino a 10).
Il filo interdentale: può realmente cambiare la sorte dei tuoi denti e gengive! E’ uno
strumento semplice e molto prezioso, se però è usato quotidianamente (almeno 1
volta al dì) ed è efficace perché comincia a “lavorare” ove lo spazzolino non è poi così
“attivo” cioè; tra dente e dente e al di sotto del bordo gengivale.
Prodotti specifici: cioè i vari tipi di bio-dentifrici, i bio-colluttori, gli idropulsori e tutti gli
altri spazzolini con usi specialistici. Attenzione però; devono essere sempre utilizzati in
concomitanza di spazzolino e filo interdentale e “cum grano salis”.
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Integratore probiotico: è la vera novità! Si tratta di un prodotto sotto forma di chewingum o di tavoletta orosolubile, che aiuta a rinforzare le nostre difese orali contro la
formazione della placca dentale.
Questo nuovo probiotico ha numerose caratteristiche che lo rendono davvero speciale:
è capace di risiedere sia in bocca sia nell’intestino, aderisce alla saliva e ai tessuti
della bocca, è l’unico probiotico in grado di produrre un naturale e benefico agente
antibatterico che aiuta a combattere i batteri patogeni responsabili delle malattie
parodontali, della carie e dell’alito cattivo, aiuta a ridurre l’infiammazione gengivale e a
stimolare le difese immunitarie, è assolutamente sicuro, privo di tossicità ed effetti
collaterali essendo assumibile persino dai bambini piccoli. E’ clinicamente testato.
La sua efficacia è stata dimostrata da diversi studi clinici internazionali che hanno
rivelato miglioramenti evidenti già dopo sole 2 settimane di utilizzo dell’integratore.
Dopo 4 settimane i miglioramenti nei pazienti erano addirittura sorprendenti: la
gengivite era diminuita di quasi il 60% e la placca del 42%. Ma non è tutto: gli studi
hanno evidenziato che l’integrazione riduce significativamente la quantità dei batteri
responsabili della carie!
Integratori prebiotici: non sono microrganismi viventi come i probiotici, ma sostanze
di cui essi si nutrono. Le più comuni sono; l’inulina che abbonda in cibi quali; cicoria,
tarassaco, aglio e topinambur e i frutto-olisaccaridi contenuti nei carciofi e nelle cipolle,
le pectine della frutta oppure alimenti per noi indigeribili quali gomme e cellulosa. La
loro assunzione fa aumentare il numero dei probiotici selezionati sino al 50%.
Integratori simbiotici: l’associazione di probiotici+prebiotici rappresenta oggi,
probabilmente, la migliore strategia biologica di integrazione possibile perché migliora
da un lato la sopravvivenza degli organismi probiotici e fornisce, allo tempo stesso, un
substrato specifico alla flora batterica residente.
Strategia di integrazione simbiotica: essa può dimostrarsi un valido aiuto in
molteplici situazioni a esempio; periodi di maggior stress, fatica, cattiva alimentazione
o malattia oppure assunzione di farmaci allopatici che possono indebolire le difese
generali e orali in particolare, oppure se si soffre di “bocca secca”, se si è fumatori, se
si è in stato di gravidanza, se si soffre di osteoporosi, se si usano apparecchi
ortodontici fissi o protesi mobili.
Risultati di una ricerca scientifica sui Probiotici in parodontologia biologica
Le conclusioni di uno studio scientifico internazionale hanno confermato le proprietà
antinfiammatorie, antimicrobiche e di inibizione della formazione della placca del
Lactobacillus Reuteri Prodentis in pastiglie, dimostrando così che questo probiotico
“specialistico” può essere un utile complemento del trattamento parodontale per
migliorare lo stato di salute dei tessuti gengivali, indipendentemente dall’esecuzione di
“scaling” e “levigatura radicolare”. Questa azione mirata, così come ritengono i
ricercatori, è probabilmente dovuta al fatto che il probiotico in questione, è in grado di
bloccare la secrezione di alcune Citochine pro-infiammatorie. Lo studio ha anche
evidenziato che, anche se il probiotico in esame possiede capacità antinfiammatorie
proprie, i risultati migliori si sono ottenuti unitamente al trattamento classico della
malattia parodontale; igiene orale professionale, scaling, root-planing, ecc.
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TERAPIA PARODONTALE OMEOPATICA-OMOTOSSICOLOGICA
In questa parte del report, magari un poco più “complicato” degli altri paragrafi,
accenno della malattia parodontale in senso assolutamente “non convenzionale”.
Come già detto, la placca batterica è considerata il “movente primitivo” essenziale
della malattia parodontale (la Piorrea), tuttavia ciò non è sempre completamente
esatto!
In campo medico, effettuare una “diagnosi” significa studiare la reattività del paziente e
non solo descrivere ciò che si vede.
In pratica si tratta di capire come e perché un paziente reagisce a certi stimoli:
reattività diversa significa sempre una diversa risposta immunitaria.
Infatti, un paziente definito omeopaticamente quale “fosforico”, darà un tipo di risposta
diversa da un tipo “sulfurico” o da un tipo “carbonico”. La loro diversa risposta
immunitaria significa un diverso modo di far fronte ai vari stimoli patogenetici.
Ma cos’altro determina i differenti tipi di risposta immunitaria?
I fattori psichici, a esempio, sono preponderanti quali fattori adattativi alle varie
situazioni ambientali individuali.
Poi vi sono fattori:
genetici
ecologici
nutrizionali
ormonali
vitaminici
farmacologici, ecc.,
che sono altrettanto in grado di determinare un tipo di risposta immunitaria e con ciò
anche un determinato tipo di patologia parodontale.
A esempio: la formazione del tartaro dipende da un determinato stimolo batterico che
si scontra con un certo ambiente (omeopaticamente, il Terreno) e può provocare in
alcuni soggetti:
una pesante malattia parodontale (Piorrea)
in altri soggetti solo un po’ di gengivite insignificante che recede con una
semplice seduta di igiene orale.
al contrario, in una bocca quasi pulita e con pochissima placca batterica, si
possono trovare tasche parodontali particolarmente severe.
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In sostanza, solo il Terreno, inteso come l’insieme dell’individuo con il suo patrimonio
genetico a sua volta influenzato dai fattori ambientali, è in grado di generare la
determinanza patogenetica.
Da tempo sono state scoperte due proteine: una è responsabile dell’inizio
dell’infiammazione, la Ikk-beta e la seconda proteina ha invece il compito di terminare
l’infiammazione, la Ikk-alfa.
Se però si interrompe il ciclo infiammatorio naturale con un farmaco allopatico, non si
assiste più alla produzione del normale processo di guarigione.
In questo caso le tossine cataboliche, che rimangono imprigionate nel mesenchima, si
tramutano in peptidi selvaggi che sono i responsabili della creazione della autoimmunità.
Per questa ragione, l’infiammazione andrebbe guidata e modulata con farmaci
biocompatibili quali: omeopatici, omotossicologici, agopuntura, rimedi naturali, ecc.
La proteina Ikk-beta è necessaria per attivare il processo naturale di osteoclasto
genesi cioè della produzione di osteoclasti (cellule che rimuovono l’osso necrotico).
Nel momento in cui si attiva naturalmente la proteina Ikk-alfa, termina il processo
infiammatorio, sono eliminati gli osteoclasti ancora in circolo e si riforma l’osso.
Invece, bloccando l’infiammazione con farmaci allopatici, si ha una remissione dei
sintomi e una “finta guarigione”. In realtà, a causa degli osteoclasti ancora attivi in
circolo, si ha una certa perdita di osso dai siti parodontali con grossi danni permanenti.
Inoltre, nella saliva sono naturalmente presenti diversi peptidi antimicrobici che hanno
un ruolo ormai consolidato nella immunità orale.
A esempio: le Beta-defensine, sono utili per la prevenzione della carie e delle
periodontiti; maggiore è la quantità di saliva nella bocca, migliore è la protezione che
essa esercita su denti e parodonto.
Purtroppo, molti antibiotici e antinfiammatori (a es. metronidazolo e clorexidina)
producono secchezza delle fauci con riduzione certa della immunità naturale a causa
della ridotta funzione delle ghiandole salivari.
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La distruzione della flora batterica causa la malattia parodontale
Ormai si è ben capito che, la prima difesa dalla malattia parodontale (la Piorrea) è la
qualità e la quantità di placca batterica presente in bocca, ma solo se essa è presente
in modica quantità e ben equilibrata nonché variegata per specie e sierotipi (il concetto
di bio-diversità vale anche in bocca).
L’attuale concetto del controllo della placca batterica con antibiotici e/o
Clorexidina è sicuramente da rivedere per il futuro!
Tutt’oggi, la nostra preziosa flora batterica intestinale, non è nemmeno considerata
dalla parodontologia allopatica.
Il collegamento tra la placca batterica orale e la flora batterica intestinale è dato dalla
Beta-glicuronidasi prodotta nel fegato deputata a eliminare: estradiolo, cortisolo,
colesterolo e carcinogeni. Il Bacterium Coli e l’orletto a spazzola dell’epitelio
intestinale, possiedono entrambi la Beta-glicuronidasi.
Come vedremo più avanti, nella disbiosi e nella infiammazione intestinale, che sono
tra loro collegate, si ha un aumento della Beta-glicuronidasi, nonché un aumento del
riassorbimento dei citati estrogeni con iperestrogenismo, responsabile delle
parodontiti di tipo ormonale, che generano una reattività organica di tipo Th2.
Tale reattività, che dovrebbe attivarsi solo nella donna gravida al fine di proteggere il
feto dalla autoimmunità, scatena una reattività “a cascata” che, se associata
all’alterazione dell’omeostasi intestinale con aumento della glicuronidasi, crea uno
stato di Sicosi, cioè la fase di Deposito e di Impregnazione secondo la
Omotossicologia.
Si tratta, quindi, di un chiaro quadro di Stress Cronico che porta dalla Iperglicemia sino
al Diabete, cioè alla parodontite ormono-sensibile, aggravata da malassorbimento
intestinale.
Ma come inibire naturalmente l’enzima Beta-glicuronidasi?
Esiste una proteina: la Silibinina, estratta dal Silibum Marianum (Cardo Mariano), si
tratta di un Fitoestrogeno, antiossidante, regolatore del ciclo entero-epatico; è un
potente colagogo e disintossicante del fegato e disattiva la Beta-glicuronidasi, così
come fa anche il Calcium Glucarato, naturalmente presente in alcuni frutti e vegetali
(cardi, pompelmi, mele, ecc., di cui bisogna però assumere enormi quantità per essere
efficace!).
Esiste una correlazione, ben evidenziata da vari studi epidemiologici, tra stress
psicologico e parodontopatia (la Piorrea), associata a livelli aumentati di Corticosteroidi
secreti a seguito dello stimolo stressogeno dalla corteccia surrenale.
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In parodontologia esiste una vasta letteratura sui rapporti tra malattia parodontale e lo
stress cronico che causa una marcata diminuzione delle Cellule Natural Killer,
dell’Interferon-gamma e dell’attività dei Linfociti T.
Un ricercatore ha affermato che la perdita di osso alveolare è direttamente collegata ai
livelli di cortisolo salivare, alla quantità di batteri Gram negativi, nonché agli stress
psicogeni che ha differenziato in: intrapsichici ed extrapsichici.
Gli stress intrapsichici sono, a esempio: le paure, l’inadeguatezza, le paure
immotivate, ecc, quelli extrapsichici sono; mutuo, lutto, sfratto, licenziamento,
abbandono, ecc.
Inoltre, sembra che le esperienze infantili provocano iper-attivazione dell’asse HPA e
provochino l’aumento della suscettibilità alle parodontopatie.
Lo stress influenza la malattia parodontale anche in un altro modo, cioè alterando le
azioni comportamentali: meno igiene, più fumo, più alcool, ecc, da cui deriverebbero;
infiammazione tessutale, gengivite, parodontite!
Il primo e più semplice metodo per “vedere” la Sindrome Metabolica è la rilevazione
(anche solo visiva) del giro vita (oppure effettuando la classica “misura del sarto”),
perché è proprio li che si deposita un tipo di grasso che contiene l’Enzima Aromatasi.
Le Citochine pro-infiammatrorie, come già accennato, sono liberate dal tessuto
parodontale infiammato e anche dal tessuto adiposo addominale in eccesso: questo è
il collegamento tra Sindrome Metabolica, risposta Th2 e malattia parodontale (la
Piorrea).
Costituzioni Organiche e Diatesi
relazionate a vari tipi di Parodontopatia (Piorrea)
Ippocrate è stato il primo “costituzionalista” che ha creato degli inquadramenti di tipo
anabolico-comportamentale:
Flemmatico; persona quieta e grassa,
Melanconico; è la persona quieta e magra,
Iroso; è il nervoso magro,
Sanguigno; è il nervoso grasso.
Ma ciò che determina l’attività di queste tipologie di persone è la funzione Ipotalamica
e fa da snodo tra la tendenza Simpaticotonica o Vagotonica, facendo prevalere,
rispettivamente, una attività Tiroidea o Surrenalica, oppure una attività di tipo Epifisario
(persona quieta) o Ipofisaria (persona attiva).
L’attività di queste ghiandole crea la regolazione e/o la prevalenza comportamentale,
da una parte o dall’altra che, a loro volta, influenzano i neuro trasmettitori Dopamina e
Serotonina. La Dopamina è il neurotrasmettitore cocaino-nicotinico che da gioia, che fa
star bene, che fa essere attivi. La Serotonina regola la coagulazione, il sonno, dona la
calma ed è il precursore della Melatonina.
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Da tutto questo si capisce da dove provengono le moderne Costituzioni Organiche,
cioè dall’inquadramento neuroendocrino comportamentale e sono così suddivise in
Costituzioni e Diatesi:
Costituzioni:
Fluorico;
Carbonico;
Sulfurico;
Fosforico.
Diatesi:
Lusinum;
Tubercolinum;
Psorinum;
Medhorrinum.
Alcuni esempi pratici dell’applicazione di Costituzioni e Diatesi alla malattia
parodontale (la Piorrea):
Parodontite dell’adulto con frequenti periodi di attività, con attivazione accentuata
degli osteoclasti, dolore, ipersensibilità, movimento doloroso dei denti negli alveoli;
siamo di fronte a un Tubercolinico.
Parodontite iniziale con poca distruzione ossea, infiammazione, con esordio
fulmineo; la persona è un Sulfurico/Psorico.
Parodontite lenta, moderata, con scarsi periodi di attività, poco dolore, con
fenomeni fibrotici; siamo in presenza di un Carbonico/Medhorrinum.
Se prevale l’atrofia, la distrofia, la degenerazione, il riassorbimento osseo, con
dolore presente solo in rari momenti o addirittura assente (alternanza), la persona è
un Fluorico con Diatesi Luesinica.
Questi sono solo esempi di “grandi capitoli”, cioè le prime grandi distinzioni che vanno
fatte ma che, purtroppo, non sono mai così nette; occorre indagare a fondo per
individuare i vari aspetti della persona e la sua storia evolutiva personale, per
aggiungere alla terapia parodontale biologica anche un Rimedio Diatesico o
Costituzionale che velocizzi i risultati e renda la terapia veramente causale!
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Per oggi è tutto, credo che sia sufficiente così……!
L’appuntamento è ai prossimi due report.
CONTINUA::::::::::::>
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