N. 1 - MAGGIO/AGOSTO 2014 PALIO DI SIENA IL GIOCO ETERNO ■ Il Museo Egizio di Torino ■ I “caliscendi di Giulianova” ■ Catania e le sue leggende ■ Il personaggio Giordano Riello ■ Made in Italy Cosa c’è di meglio? ■ Musica La mia avventura all’Ariston con Noemi ■ Tecnologia L’italiano che ha venduto ad Amazon BREAK RIVISTA DI BORDO N. 1 - MAGGIO/AGOSTO 2014 Direttore responsabile NICOLA CATENARO Proprietario ed editore BALTOUR Srl Contrada Piano Delfico - Teramo (TE) Iscrizione Reg. Stampa Tribunale di Teramo N. 4/03 dell’ 11 febbraio 2003 Redazione Contrada Piano Delfico - Teramo (TE) tel. 0861.554889 - fax 0861.554481 www.baltour.it - [email protected] Sommario I miei auguri ai lettori di Break 4 Editoriale 5 Siena e il Palio, passione e storia di un gioco eterno 6 Giulianova e la magia dei “caliscendi” La strada per Menfi passa da Torino 12 Catania, la città del vulcano 15 ■ Mete da scoprire 9 ■ Il personaggio Intervista a Giordano Riello 18 ■ Arte & Dintorni Progetto grafico POMILIO BLUMM Srl Made in Italy, cosa c’è di meglio? Stampa Coptip - Industrie Grafiche, Via Gran Bretagna 50, Modena MO 41122 C.F. e P.Iva 00159910363 La riproduzione intera o parziale di testi e o fotografie è vietata: tutti i diritti sono riservati ■ Che musica! 20 ■ Ricette locali Le Virtù teramane, rito collettivo e trionfo di sapori 22 Moda & Tendenze E l’estate della donna si veste di flower power 25 La mia avventura all’Ariston con Noemi 27 ■ Mondo tecnologico La “spesa tecnologica” per casalinghe poco disperate 29 Intervista a Vincenzo Di Nicola 30 ■ Imprese che si mettono in gioco L’importanza del fenomeno startup in Italia e in Europa 32 ■ Bus che passione La sicurezza di chi viaggia? Un bene imprescindibile 34 ■ Contest letterario “Diario di bordo” 38 3 I miei auguri ai lettori di Break Il saluto del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi La nascita di una rivista è sempre una bella notizia. Scopo di queste pagine è far conoscere la bellezza del nostro Paese, far scoprire a chi attraversa l’Italia in pullman le sue tradizioni, i suoi costumi, la sua gastronomia, la moda… insomma la ricchezza della nostra cultura. Allora la buona notizia è doppia, perché si tratta di un servizio aggiuntivo rispetto a un servizio pubblico che già il Gruppo Baltour offre agli oltre quattro milioni di passeggeri che ogni anno viaggiano sui suoi mezzi. Lo chiamo servizio pubblico perché, nello spirito di una vera sussidiarietà, è pubblico ciò che risponde a un’esigenza dei cittadini - in questo caso la mobilità - secondo certi criteri e nel rispetto delle norme, chiunque sia il soggetto (statale o privato) che lo fornisce. Il mio non è un astratto appello alle privatizzazioni, ma alle liberalizzazioni sì, all’ingresso cioè di più competitività anche nel campo dei servizi di trasporto. Bisogna che nel nostro Paese succeda a livello di trasporto pubblico locale quello che è successo per l’Alta velocità ferroviaria, un’eccellenza di cui siamo orgogliosi in Europa, raggiunta grazie al fatto che nel settore c’è stata vera competizione. Per realizzarla anche a livello regionale e locale penso che si debbano seguire cinque indirizzi operativi. Primo, i costi standard. Sono stati introdotti nella Sanità, si può farlo anche per il trasporto locale in base a una conoscenza approfon- 4 dita dei servizi sul territorio e associati a criteri di premialità. Secondo, l’integrazione di sistemi: ferro/gomma/aziende. 1093 aziende di trasporto pubblico locale sono l’evidente manifestazione che qualcosa non funziona. Terzo, l’innovazione tecnologica. Penso che chi non introduce innovazione non debba accedere al fondo nazionale per il Tpl. Quarto, come già detto, la competizione anche nel trasporto regiona- le, perché la competizione fa bene al servizio pubblico. Quinto, le risorse. Tutti ne chiedono di più, iniziamo a spendere bene, e a verificare regione per regione come vengono spesi, i cinque miliardi del fondo nazionale. Buon viaggio. Maurizio Lupi Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Editoriale Una rivista pensata per intrattenere i passeggeri e valorizzare le eccellenze del made in Italy È con grande soddisfazione che avvio il primo numero della rivista di bordo “BREAK”, pensata per intrattenere i nostri passeggeri durante i viaggi sulle autolinee a media e lunga percorrenza del gruppo BALTOUR. La rivista di bordo si occuperà di valorizzare le eccellenze del made in Italy, le peculiarità turistiche del Belpaese e gli argomenti di maggiore attualità. Un par ticolare ringraziamento va al Ministro delle Infrastrutture e dei Traspor ti On. Maurizio Lupi che ha voluto onorarci della Sua presenza con un interessante inter vento che indica la direzione in cui il settore traspor ti deve procedere per una rapida modernizzazione. Indicazioni che noi condividiamo pienamente in quanto la via indicata dal Ministro va nel senso dell’ef ficienza, della liberalizzazione di un mercato fin troppo ingessato. Baltour ha creato negli anni una vasta rete di autolinee che collegano giornalmente diciassette regioni italiane e ventitré nazioni europee con oltre cinquecento destinazioni. È un nuovo modo di garantire la mobilità, alternativa alle altre modalità di traspor to. Insomma, le autolinee, grazie al progetto messo in atto da Baltour e alla fitta rete di collegamenti realizzati, si sono evolute forse fino ad eguagliare se non a superare le altre modalità di traspor to. I migliori autobus che il sistema industriale oggi mette a disposizione, con età media di due anni, sono impegnati sulle linee del gruppo. La sicurezza dei passeggeri è sempre messa da noi al primo posto. L’ef ficienza, l’eleganza, il comfor t, la convenienza e l’attenzione ai passeggeri sono gli elementi guida che ispirano quotidianamente l’operato di tutto il personale Baltour. Le tarif fe speciali per studenti, le card sconto, i low-cost, sono fattori che riscuotono sempre maggiore appeal da par te dei viaggiatori. Non vi resta che allacciare le cinture di sicurezza e fare un buon viaggio... Agostino Ballone Presidente e CEO Gruppo Baltour 5 Siena e il Palio, passione e storia di un gioco eterno Mete da scoprire Un’eredità medievale che si ripete ogni anno il 2 luglio e il 16 agosto. E le radici delle Contrade si perdono nella notte dei tempi Colori, folla e grida festose. Una piazza coperta di tufo (la famosa terra di Siena) e dieci cavalli montati a pelo da altrettanti fantini per una corsa che dura pochi secondi. Tutto questo è il Palio, passione e storia di un’intera città. Un’eredità medievale che si ripete ogni anno il 2 luglio e il 16 agosto. Le radici delle Contrade senesi si perdono nella notte dei tempi. Per alcuni risalgono alle Compagnie Militari che difesero la città nelle battaglie dell’antica Repubblica. Per altri, la loro nascita è legata agli eventi ludici tipici del Medioevo. In alcuni periodi sono state ben ottanta e dal 1729, anno in cui la governatrice della città, la Serenissima Beatrice Violante di Baviera, ne fissò i confini precisi (tuttora validi), sono diciassette. Oggi la vita di contrada ha assunto forme diverse, ma i valori della solidarietà e del prestigio da difendere sono sempre gli stessi, sia nel Palio sia nelle tante manifestazioni che costellano la vita 6 contradaiola. Prima del ‘600 il Palio si correva “alla lunga” per le strade della città e senza fantini. Poi, a metà del XVII secolo, si prese a correrlo “ alla tonda” e cioè dentro la Piazza del Campo come lo conosciamo oggi. Nel 1701 i Palii divennero due, il 2 luglio (in onore della Madonna di Provenzano) e il 16 agosto in onore della Madonna Assunta in Cielo protettrice della città. L’evento impegna la città intera per tutto l’anno nell’organizzazione delle Contrade e nella preparazione dei cavalli (oggi più tutelati grazie a diverse iniziative del Comune), poi impegnati nella “giostra” sull’anello della piazza. Per conoscere il Palio, bisogna partecipare a tutti gli appuntamenti previsti dal quarto giorno prima della corsa. I cavalli vengono assegnati alle Contrade attraverso sorteggio, mentre la scelta del fantino è di competenza delle singole Contrade. Nei giorni precedenti la gara, si effettuano le corse di prova per saggiare le capacità dei cavalli e verificare il feeling tra fantino e animale. Il Palio inizia con la cosiddetta “messa del fantino” nella Cappella di Piazza del Campo, poi c’è la segnatura degli stessi nella Contrada che li ha prescelti. Da questo momento non sono più possibili sostituzioni. Nelle prime ore del pomeriggio i giovani delle Contrade compiono il rito della vestizione indossando i fastosi abiti di foggia cinquecentesca, un onore che non ha eguali. I gruppi di ogni Contrada (le “comparse”) prendono quindi parte al corteo storico che precede la corsa sempre all’interno di Piazza del Campo. Gli alfieri sventolano le proprie bandiere accompagnati dal suono dei tamburi, delle chiarine e dai rintocchi della campana grande di Palazzo (Sunto). La tensione cresce fino all’ingresso del Drappellone (o Palio) che sul Carroccio attraversa la Piazza. Al termine del corteo, fanno ingresso i 10 cavalli che dal punto di partenza o “mossa” danno vita ad una frenetica corsa per tre giri dell’anello. I cittadini sono impegnati per tutto l’anno nell’organizzazione dell’evento e nella preparazione dei cavalli In tanti, scrittori e poeti, hanno cercato di connotare il Palio nei suoi tanti perché. “Gioco di concorde discordia”, “complessa metafora della vita”, “Medio Evo redivivo”, “suprema espressione Il Drappellone (o Palio) attraversa Piazza del Campo durante il corteo storico che precede la corsa 7 Mete da scoprire > Siena e il Palio, passione e storia di un gioco eterno di nazionalismo”, “cristianità e paganesimo, virtù e vizi sociali”. Ma per i senesi è solo la loro, preziosa, insostituibile festa. Razionalità e irrazionalità, strategia e fortuna, lealtà e prevaricazione: un mix di azioni e reazioni intuibili, nella loro portata, solo vivendo il Palio molto da vicino. Aspettarlo, prepararlo, viverlo e possibilmente vincerlo è un impegno che assorbe tutte le risorse della ragione di diciassette popoli, tra di loro in sfida perenne. E la vincita del Palio è rigenerazione di una comunità intera, oltre che gioia privata, perché vince anche il singolo che è parte vitale della Contrada. E C’È ANCHE LA “NONNA” DEL PALIO È la nobile Contrada dell’Oca Viverlo e (possibilmente) vincerlo è un impegno che assorbe tutte le risorse della ragione di diciassette popoli, tra di loro in sfida perenne quella che ha ottenuto il maggior numero di vittorie, ben 66. Il secolo scorso però è ad appannaggio della Contrada di Fontebranda, che ha collezionato 20 successi. A dignitosa distanza ci sono il Drago e Nicchio con 16 vittorie e Giraffa e Valdimontone con 15. Il Leocorno è invece la Contrada rimasta più a lungo a secco di vittorie, ben 72 anni tra il 1704 e il 1776. Il digiuno di vittorie, in una simpatica metafora della vita, si lega al simbolo della “cuffia”: detiene la cuffia la Contrada che da più tempo non vince ed è chiamata la “nonna” del Palio. Potrà cederla quando tornerà al successo. La “vegliarda” oggi è la Contrada della Lupa che non vince dal 1989. La Contrada che per più tempo ha tenuto la cuffia è sempre il Leocorno, 32 anni consecutivi tra il 1744 ed il 1776. Altra curiosità è quella del “cappotto”, cioè la doppia vittoria nel corso dello stesso anno. È successo a la Tartuca nel 1933 e alla Giraffa nel 1997. Quest’anno, le sette Contrade che correranno di diritto la Carriera del 2 luglio sono: Giraffa, Chiocciola, Drago, Tartuca, Selva, Bruco e Aquila. Quelle che invece correranno di diritto la Carriera del 16 agosto sono: Drago, Giraffa, Pantera, Civetta, Istrice, Valdimontone e Leocorno. Collegamenti giornalieri BALTOUR per SIENA: • da Roma 9 partenze • da Milano e Bologna 5 partenze • dalla Sicilia una partenza • dalla Campania due partenze di cui una notturna e una diurna • dalla Puglia/Umbria due partenze di cui una notturna e una diurna • dall’Abruzzo sei partenze di cui una notturna • dal Piemonte due partenze di cui una notturna e una diurna • dal Veneto/Friuli due partenze 8 Un momento piuttosto concitato del Palio (si ringrazia il Consorzio per la Tutela del Palio di Siena per la gentile concessione delle foto a corredo del servizio e in copertina) Giulianova e la magia dei “caliscendi” Mete da scoprire Già nel nome raccontano la loro storia e la loro antica funzione: il lento “caliscendi” o “saliscendi” nelle acque dell’Adriatico per la pesca. Il tempo, come solo lui sa fare, è riuscito a trasformarli in elemento integrante del paesaggio, delle tradizioni e della cultura di Giulianova, oggi moderna località turistica della provincia teramana nella parte nord della costa abruzzese. Situati sul molo sud del porto giuliese, i “caliscendi” sono bilance a posto fisso con una caratteristica struttura protesa verso il mare. Furono realizzate a inizio Novecento e il loro impiego consentì di affermare una nuova e innovativa modalità di pesca per l’epoca. Sopravvissuti all’avvento della motorizzazione nel settore, Furono realizzati a inizio Novecento e il loro impiego consentì di affermare una nuova modalità di pesca riuscirono a conservare una loro vitalità durante la Seconda Guerra Mondiale quando, con la requisizione delle barche per scopi militari, i “caliscendi” servirono all’approvvigionamento quotidiano del pesce. Oggi costituiscono un’attrattiva del turismo locale, tanto da essere stati inseriti in una legge regionale che li tutela insieme ai più noti “trabocchi” della costa teatina (antiche macchine da pesca simili a palafitte poggiate sul mare). I caliscendi si Uno dei “caliscendi” situati sul molo sud del porto di Giulianova raggiungono camminando o, perché no, pedalando in bicicletta lungo il passaggio sul porto. Appaiono così, in fila, silenziosi e solitari quasi a voler raccontare a chi sa ascoltarli gesti e tradizioni marinare impresse nella storia di questa terra. Suggestioni del passato, che diventano ancora più emozionanti se vissute quando il sole cresce dalla linea dell’Adriatico o il tramonto tinge di colori tenui quello che qui, per tradizione, chiamano “Il Gigante che dorme”, il Gran Sasso d’Italia, vetta più alta degli Appennini con i suoi quasi tremila metri. Oltre ai “caliscendi” merita una visita l’intera area del porto, ristrutturato in anni recenti. La sua è una storia antichissima che risale addirittura al tempo dei Pretuzi e poi dei Romani. Periodi di ricchezza si sono alternati a periodi di decadenza fino a quando, in pieno Novecento, il porto ha assunto l’aspetto attuale ospitando una tra le prime dieci flottiglie pescherecce d’Italia. Tra gli anni Ottanta e i Novanta è stato invece realizzato il porticciolo turistico, capace di ospitare 250 posti barca. Il molo sud, in particolare, è il luogo ideale per passeggiate nella stagione primaverile ed estiva. Dal lungomare si sale poi a Giulianova Alta, l’antica “Castrum Novum” poi “Iulia Nova” in onore del suo fondatore, il duca Giuliantonio Acquaviva. I mutamenti storici del nome aiutano a capire quanto sia ricca e articolata la storia di questa cittadina. Come 9 Mete da scoprire > Giulianova e la magia dei “caliscendi” altre località della riviera abruzzese, anche Giulianova si articola in una parte costiera e nel centro storico, costruito nel XIV Oggi sono un’attrattiva del turismo abruzzese e vengono tutelati insieme ai trabocchi della costa teatina secolo sulla sommità di una collina. Ed è qui che s’incontrano i monumenti e i palazzi di maggior interesse storico-culturale, ad iniziare dal rinascimentale Duomo di San Flaviano che, con la sua gigantesca cupola, domina tutta la città. Molto suggestivi anche il Belvedere sul mare in piazza Vittorio Emanuele e, sempre nel centro storico, il Santuario della Madonna dello Splendore, luogo di culto dove ogni anno ad aprile si celebra la “miracolosa” apparizione della Vergine ad un umile contadino, secondo tradizione popolare avvenuta nel 1557. Infine meritano una visita la chiesa cinquecentesca di Sant’Antonio e quella di Sant’Anna, la cappella gentilizia dei Bartolomei e il torrione detto “Il Bianco”, ultimo residuo della cinta muraria eretta in epoca medievale per difendere la cittadina. La spiaggia di Giulianova e, in lontananza, il porto 10 Collegamenti giornalieri BALTOUR per GIULIANOVA: • da Roma nove partenze • da Milano e Bologna tre partenze • da Perugia una partenza • da Napoli una partenza • dalla Sicilia una partenza • dalla Puglia una partenza • dalla Toscana sei partenze di cui cinque diurne e una notturna • dal Piemonte due partenze di cui una notturna e una diurna • dal Veneto/Friuli due partenze L’AREA MARINA PROTETTA TORRE DEL CERRANO A pochi chilometri di distanza da Giulianova, tra i comuni di Pineto e Silvi, si trova l’Area Marina Protetta “Torre del Cerrano”. E’ uno “specchio d’acqua” protetto che delimita sette chilometri di costa e si estende fino a tre miglia nautiche. Il nome, “Torre del Cerrano” racconta la storia e l’identità di questo territorio: il Cerrano, torrente che dalle colline di Atri scende fino alla marina di Silvi, e poi la Torre, utilizzata nel XVI secolo dagli Spagnoli come baluardo contro i pirati saraceni. Completamente restaurato, il fortilizio s’affaccia fra le dune a due chilometri dal centro della località balneare di Pineto. L’area marina è divisa in tre zone (con differente grado di tutela) e protegge numerose specie animali, dagli insetti ad “insolite” specie di uccelli come il fratino. Interessante infine la vegetazione con stupendi esemplari di Giglio di mare e, per citarne solo un altro molto raro, lo Zafferano delle spiagge. IL PROGETTO “BIKE TO COAST” Tutta la costa abruzzese unita dalla pista ciclopedonale più lunga d’Italia. Il progetto si chiama “Bike To Coast” e, una volta realizzato, consentirà di attraversare per intero in sella alle “due ruote” i 131 chilometri di riviera che s’affacciano sull’Adriatico. Si potrà partire da Martinsicuro, in provincia di Teramo, e, senza mai scendere dalla bici, pedalare sul lungomare di 19 comuni fino ad arrivare a San Salvo, ultimo comune abruzzese prima del Molise. La pista si svilupperà all’interno del Corridoio Verde Adriatico e dovrebbe essere completata entro la fine del 2014. Consigli su dove alloggiare A Giulianova Lido a 50 m dal mare sorge il “Residence Gambrinus” con appartamenti monolocali e bilocali da 2 a 5 persone, vista mare. Piscina, servizio spiaggia. La struttura è situata nella zona denominata “Costa Verde” dove la tranquillità ed il verde e i fiori sono protagonisti. Appartamenti a partire da 310 euro a settimana. www.residencegambrinus.it 11 La strada per Menfi passa da Torino Mete da scoprire “La strada per Menfi e Tebe passa da Torino”. Era il 1824 quando il decifratore dei geroglifici egizi Champollion scrisse questa frase diventata nel tempo il biglietto da visita del Museo Egizio (il nome per intero è Museo delle Antichità Egizie). Da allora, studiosi da tutto il mondo, esperti e appassionati ogni anno si recano nel capoluogo piemontese per ammirare e Oggi il museo piemontese è il secondo nel mondo ed espone circa 6.500 oggetti e 26mila reperti scoprire i mille tesori nascosti tra le collezioni che si sono sovrapposte negli anni. La storia del museo è affascinante: il primo oggetto giunto a Torino fu acquistato nel lontano 1630 da Carlo Emanuele I di Savoia. Era la Mensa Isiaca, realizzata probabilmente a Roma nel I secolo dopo Cristo per un tempio di Iside. Nel 1824 nasce formalmente il “Regio Museo delle Antichità Egizie”, il primo al mondo nel suo genere, grazie all’acquisizione da parte di Carlo Felice di Savoia di un’ampia collezione, oltre cinquemila oggetti, riunita in Egitto da Bernardino Drovetti. La moda per il collezionismo delle antichità egizie si fa ancor di più realtà. Le collezioni crescono di acquisizione in acquisizione: sotto la guida 12 Il primo oggetto fu acquistato nel lontano 1630 da Carlo Emanuele I di Savoia di Ernesto Schiapparelli – siamo sul finire del XIX secolo – partono nuovi scavi in tanti siti del Paese africano. Poi con la Missione Archeologica Italiana, tra il 1900 e il 1935, in Italia giungono molti altri oggetti di scavo come era d’uso all’epoca. L’ultimo arrivo importante risale al 1970: è il tempietto di Ellesija donato dalla Repubblica Araba per il supporto tecnico e scientifico durante la campagna di salvataggio dei monumenti nubiani, minacciati dalla costruzione dell’imponente diga di Assuan. Oggi il Museo Egizio espone circa 6.500 oggetti, più di 26mila i reperti depositati tra vasellame, statue frammentarie, ceste, stele e papiri. Impossibile citare tutti i capolavori del Museo. Tra questi, ci sono la tomba intatta di Kha e Merit, le statue delle dee Iside e Sekhmet, quella di Ramesse, e il Canone Reale anche conosciuto come Papiro di Torino. Si tratta di una fonte importantissima sulla sequenza dei sovrani egizi di cui elenca, in ieratico, la successione, l’età, e gli anni di regno. Collegamenti giornalieri BALTOUR per TORINO: • da Roma e Napoli 4 partenze di cui una notturna • dalla Sicilia una partenza • dalla Toscana/Umbria/Emilia Romagna tre partenze • dalla Puglia/Abruzzo/Marche due partenze di cui una notturna e una diurna • dal Veneto/Friuli due partenze Qui e nella pagina accanto alcuni pregevoli pezzi dello “statuario” presenti all’interno del Museo Egizio di Torino 13 Mete da scoprire > La strada per l’Antico Egitto passa da Torino PERCORSO IN TRE MOSSE CON GLI ALLESTIMENTI DI FERRETTI IL MUSEO TRA PASSATO E FUTURO CON NUMERI DA RECORD Il percorso museale si articola in tre aree principali. Al Piano Ipogeo c’è la sezione dedicata “all’arte e ai saperi degli antichi Egizi”, un progetto espositivo moderno che descrive tutta la varietà e la ricchezza tecnica e artistica raggiunta dagli Egizi per soddisfare i vari aspetti della vita quotidiana e religiosa. Al Piano Terra, la sezione i “corredi funerari” raccoglie testimonianze fondamentali per comprendere la nascita e l’evoluzione di alcuni elementi-simbolo della cultura funeraria egizia come i sarcofagi e le misteriose “false porte” che stabilivano punti di contatto tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Infine, sempre al Piano Terra, “Lo Statuario e il Tempio di Ellesija” (riaperto dal 16 aprile) nello spettacolare allestimento del premio Oscar Dante Ferretti che avvolge in una suggestiva penombra alcuni tra gli elementi scultorei più belli della civiltà egizia: per citarne solo alcuni, la celebre statua giubilare di Ramesse II, le statue di Iside di Coptos e del sacerdote astronomo Aanen, il sarcofago Gemenefherbak , il colosso di Sethy II. Il successo crescente del Museo Egizio è confermato dai numeri: solo nel 2013 gli ingressi sono stati oltre 540mila. Superato dunque il record dei 537mila visitatori del 2006 quando, per le Olimpiadi Invernali di Torino, il pubblico aumentò addirittura dell’86%. E la crescita del Museo - da aprile guidato dal giovanissimo direttore classe ’75, l’egittologo e docente universitario Christian Greco – è confermata dai progetti in cantiere: già annunciate almeno due mostre l’anno, c’è poi il progetto per realizzare magazzini a vista e restauri dei reper ti sotto gli occhi dei visitatori e, soprattutto, c’è il previsto raddoppio delle sale espositive che raggiungeranno i 12mila metri quadrati. Il progetto di rifunzionalizzazione - con il secondo Museo Egizio del mondo completamente ristrutturato, ingrandito e ammodernato - terminerà nella primavera del 2015, in tempo per l’Expo di Milano. Come dire, a quasi 200 anni di distanza, le parole di Champollion sono attuali più che mai: “La strada per Menfi e Tebe passa da Torino”. 14 Uno dei sarcofagi della tomba di Kha e Merit che, con i suoi 500 oggetti, costituisce la testimonianza preziosa della vita di una coppia di sposi intorno al 1400 a.C Catania, la città del Vulcano Mete da scoprire Catania e, sullo sfondo. l’Etna 15 Mete da scoprire > Catania, la città del vulcano Catania, la città del Vulcano. È l’Etna, “colonna del cielo” come la definì Pindaro, a disegnare dall’alto dei suoi oltre tremila metri l’insieme unico che questo territorio offre a chi lo visita. Le acque cristalline della costa ionica lasciano spazio alle vette innevate del Mungibeddu (sempre l’Etna in sicilano), lo splendido barocco di chiese e palazzi s’intreccia alla vitalità che oggi vive la città. E, nei dintorni, sono tutte da scoprire le meraviglie nascoste nelle località e nei borghi della provincia. La “perla nera” dello Ionio sorge su un lembo di costa rocciosa frastagliata. Distrutta ben sette volte da eruzioni vulcaniche e terremoti, oggi è una città moderna che conserva intatto il fascino della sua storia. Un itinerario classico a Catania non può che iniziare da Piazza Duomo dove c’è la Cattedrale (costruita tra il 1078 e il 1093 dal conte Ruggero) con le reliquie della patrona Sant’Agata. Al centro della piazza, il simbolo della città, la “Fontana dell’Elefante” o “Liotru” (dal nome di un negromante catanese, Eliodoro o Diodoro) progettata da Gian Battista Vaccarini e, sempre in chiesa di San piazza Duomo, Distrutta ben sette volte Benedetto, la il palazzo del chiesa di San da eruzioni vulcaniche e Municipio termiFrancesco Bornato sul finire terremoti, oggi è una città gia, quella di del XVIII secolo, moderna che conserva intatto San Giuliano e con la facciata l’ex Collegio dei il fascino della sua storia principale opeGesuiti. Cuore ra del Vaccarini. pulsante della Allo stesso pecittà è la cenriodo risale il seminario dei Chierici. tralissima via Etnea dove s’inconIl grande arco a destra della Catte- tra piazza Università con la sede drale porta dritto a due piazze dove dell’ateneo catanese e Palazzo si tiene il tradizionale mercato della San Giuliano. Ancora storia e arte pescheria e, da qui, costeggiando nella Basilica Collegiata (1768) via Dusmet, si può raggiungere il in cui sono custodite opere dello porto, secondo dell’isola siciliana Sciuti e del Sozzi. Poco distanti, i dopo quello di Palermo. Capolavo- famosi Quattro Canti di Catania. ro del barocco è il fastoso Palaz- Sulla sinistra, Palazzo Minoriti e, a zo Biscari dell’architetto Antonino seguire, la Chiesa dei Minoriti del Amato, voluto da Vincenzo Paternò, Battaglia. Le splendide facciate baprincipe di Biscari. La fronte verso rocche dei palazzi settecenteschi la marina è decorata con putti, conducono fino a Piazza Stesicofestoni, grottesche. Vivace anche ro, dove si trovano il monumento il salone delle feste con rocailles, a Vincenzo Bellini, l’Anfiteatro Roaffreschi e specchi, a testimonian- mano del II secolo dopo Cristo e za della raffinata vita dell’aristocra- la Chiesa di San Biagio, costruita zia catanese del ‘700. Nel centro nel luogo del martirio della patrostorico spicca il Teatro Bellini, inau- na Sant’Agata. Merita una passeggurato nel 1890, che s’affaccia giata il grande giardino della Villa sull’omonima piazza, mentre in via Bellini, costellato di alberi secolari, dei Crociferi si trovano l’arco e la statue e fontane. Cattedrale di Sant’Agata - Catania Collegamenti giornalieri BALTOUR per CATANIA: • da Piemonte/Lombardia/ Emilia Romagna due partenze di cui una notturna • dalla Toscana/Umbria una partenza • da Marche/Abruzzo una partenza 16 ANDAR PER BAROCCO I FARAGLIONI DI ACI TREZZA Il barocco siciliano si manifestò pienamente in seguito agli inter venti di ricostruzione dopo il devastante sisma che investì la Val di Noto nel 1693. Nel Catanese c’è l’incantevole cittadina di Militello con palazzi come il Monastero Benedettino, il museo di San Nicolò, le chiese di Santa Maria alla Catena, Santa Maria della Stella e Santa Maria la Vetere. Ricca di pezzi barocchi anche Acireale: il campanile a vela di Santa Maria del Carmelo, la facciata di San Sebastiano, la Cattedrale o il por tale in pietra lavica di Santa Maddalena. C’è poi il barocco dei colori bianco e nero, pietra lavica e pietra chiara di Comiso che si alternano all’intonaco grigio ricavato dalla lava o ai por tali e alle cornici. Di tutt’altro aspetto il barocco vivace delle ceramiche e maioliche di Caltagirone mentre a Vizzini, nell’universo di Giovanni Verga (la famiglia era originaria del paese) ci sono pregevoli palazzi patrizi. La natura a volte ci mette del suo, il resto lo fa il mito. Siamo ad Aci Trezza, a pochi chilometri da Catania. Qui il panorama è dominato dagli otto faraglioni dei Ciclopi, pittoreschi scogli basaltici residuo di una grande eruzione vulcanica sommersa risalente a ben 500 mila anni fa. La leggenda narra che Ulisse, dopo l’assedio di Troia, nel suo pellegrinaggio per tornare ad Itaca, approdò nell’isola della “Terra dei Ciclopi” dove chiese ospitalità a Polifemo che qui, insieme agli altri ciclopi, preparava i fulmini per Zeus. Il gigante divorò però alcuni compagni di Ulisse che, per salvarsi, lo fece ubriacare e lo accecò. L’ira del ciclope si manifestò nel lancio di massi come cime di monti, i “Faraglioni di Acitrezza”. C’è anche un’altra leggenda, quella dell’amore tra la ninfa Galatea e il pastorello Aci. Un giorno, Polifemo inviò un messaggero a Galatea con l’intenzione di prenderla in sposa. Al suo rifiuto, il ciclope schiacciò Aci sotto un macigno. Il pianto di Galatea fece compassione agli dei che trasformarono il sangue del pastorello in un bel fiume che scende dall’Etna e trova pace nel mare. Ad attenderlo, l’abbraccio dell’amata. I faraglioni di Aci Trezza 17 Sono cresciuto a pane e impresa Il personaggio > Intervista a Giordano Riello di Matteo Giudici* Giordano, tu sei un giovane imprenditore che non solo ha ereditato l’azienda ma ne ha creato anche di nuove, come nasce questa passione? «Non ricordo un momento preciso dove è nato l’interesse da parte mia e l’intenzione di improntare il mio cammino professionale seguendo le orme imprenditoriali Essere imprenditore non è un lavoro, ma una vocazione a vedere i problemi come opportunità della mia famiglia. Sono cresciuto a “pane e impresa”. Imprenditore non si diventa, l’animo imprenditoriale, la propensione al rischio, il porsi ogni giorno difronte a nuove sfide, vedere i problemi come opportunità, sono stati d’animo che hai nel sangue e crescono e si sviluppano con te anno dopo anno, giorno dopo giorno. Per anni ho sempre pensato che sarei diventato pilota, ho fatto diversi corsi accumulando diverse licenze di volo, e dopo anni passati con la cloche fra le mani, mi sono trovato con la cloche dell’impresa davanti a me, mettendomi in gioco anche come imprenditore di prima generazione avendo creato una start up assieme ad altri due amici». 18 Qual è il tuo primo ricordo del “pane e impresa”? «Il primo ricordo che mi viene in mente quando penso alla nostra azienda è legato alla mia infanzia. Quando ero ancora un bambino era quasi un rito, la domenica mattina, andare in fabbrica con mio nonno Giordano che con lo stesso entusiasmo mi spiegava tutte le settimane il funzionamento delle macchine, come funzionavano le linee di montaggio e cosa in queste venisse prodotto, le novità che avevano in progetto e le mille idee diverse per migliorare sempre più i nostri prodotti. Pur essendo i processi produttivi non diversi di settimana in settimana non mi sono mai stancato di sentirlo raccontare, era un racconto sempre uguale ma totalmente diverso perché sempre carico di un forte entusiasmo e di una incredibile comunicatività». Cosa significa per te fare impresa? «Il pensiero che ogni giorno mi accompagna quando spengo le luci ed esco dall’ufficio è sempre uno e sempre lo stesso: anche oggi siamo riusciti a garantire la serenità a tutti i nostri dipendenti. Questo è il principale pensiero che mi permette di dormire sereno la notte. Avere 1600 dipendenti e quindi 1600 famiglie è un’importante responsabilità sociale, per me e la nostra famiglia il principale impegno. Il secondo pensiero che mi fa compagnia nel tragitto in macchina fino a casa è come poter migliorare ed efficientare la produzione, migliorare il prodotto e cercare nuovi mercati worldwide da poter aggredire e “conquistare”». Tu sei un imprenditore giovane, ma cosa significa esserlo oggi? «Essere imprenditore non è un lavoro, essere imprenditore è una vocazione! È qualcosa che ti senti dentro, uno stimolo che ti attraversa le vene, voglia di creare, raggiungere obbiettivi sempre più difficili e vedere in ogni difficoltà un’importante opportunità. Mi piace ricordare una frase di Henry Ford: “ ..quando tutto sembra essere contro, ricorda che l’aereo decolla contro vento, non con il vento in coda.”, questo è essere imprenditore, essere comandanti di questo aereo e abbracciare il vento contrario, che spesso sono i problemi, a favore della tua impresa per permettergli di decollare e salire sempre più in alto nel cielo, che sono i mercati». Sappiamo che sei molto impegnato anche nell’associazionismo, puoi parlarcene? «Parallelamente alla vita imprenditoriale sto costruendo un percorso di vita confindustriale. Dal 2009 sono iscritto al gruppo dei Giovani Imprenditori di Unindustria Rovigo, dove dal 2012 ricopro la carica di Vicepresiden- te del Gruppo e da aprile dello scorso anno sono uno degli otto rappresentanti del movimento dei Giovani Imprenditori nella Giunta Nazionale guidata dal Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. Confindustria è stata ed è tutt’oggi una palestra importante ed una grande opportunità di crescita e maturazione sia dal punto di vista umano e di relazioni e sia dal punto di vista imprenditoriale. L’essere imprenditore è uno stimolo continuo ed essere Giovane Imprenditore lo è ancora di più! I giovani rappresentano il futuro del nostro Paese e, proprio per questo, crediamo che sia necessario metterci in gioco per poter costruire su basi solide il futuro che ci troveremo a vivere e guidare». Cosa rappresentano oggi Confindustria e il movimento dei Giovani Imprenditori? «Confindustria rappresenta un interlocutore naturale fra impresa, società e politica. Proprio per questo motivo con il Gruppo dei Giovani Imprenditori di Confindustria del Veneto abbiamo messo a punto, dopo otto mesi di lavoro, una proposta di Riforma Elettora- le che crediamo possa essere un mezzo utile per collaborare al rinnovamento del nostro Paese. Con coraggio vogliamo superare la logica della protesta, cercando con pragmatismo di fare un ulteriore passo in avanti verso il miglioramento dell’Italia. In questi studi è emerso che la prima esigenza dell’Italia è la riorganizzazione dell’apparato pubblico in modo da garantire l’efficiente governabilità La crisi degli ultimi cinque anni non è stata solo economica ma anche sociale e di valori dello Stato, l’effettiva rappresentanza della volontà popolare e la responsabilizzazione della classe dirigente. Siamo sì imprenditori e Confindustriali ma siamo, prima di tutto, cittadini Italiani che credono ancora nel loro Paese e nelle enormi potenzialità che questo può avere se vicino ad una impresa valida si affianca una politica altrettanto autorevole. Questo progetto, come tanti altri, è stato frutto di serate sottratte spesso alla famiglia e trascorse assieme ad altri Giovani Imprenditori. Questo è uno spirito che non si può descrivere o raccontare, sono emozioni che si condividono assieme con il sogno di poter dare il proprio contributo alle imprese, ai cittadini ed alla nostra Italia. Questa è per me Confindustria e questo è il Movimento dei Giovani Imprenditori». Nel ringraziarti per il tuo contributo e il tuo impegno vorrei chiederti un consiglio che ti sentiresti di dare ai ragazzi giovani e meno giovani che vorrebbero fare impresa o la stanno già facendo. «Da giovane ai giovani non mi sento di dire cose trascendentali, mi piace ricordare una frase di San Francesco d’Assisi: “Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”. Crediamo e credete in quello che fate e soprattutto, fatevi guidare da uno spirito etico e morale perché la crisi che ha accompagnato questi ultimi cinque anni non è stata solo economica ma anche sociale e di valori». *Vice Direttore “Quale Impresa” (rivista dei Giovani Imprenditori di Confindustria) 19 Made in Italy, cosa c’è di meglio? Arte & Dintorni di Sergio Di Sabatino “Con l’espressione made in Italy, si indica il processo di rivalutazione della produzione artigianale e industriale italiana che ha spesso portato i prodotti italiani ad eccellere nella competizione commerciale internazionale. La dicitura made in Italy è diventata negli anni un vero e proprio marchio (brand)” (da Wikipedia). Secondo uno studio, abbigliamento, cibo ed arredamento valgono insieme l’80 per cento dell’intera produzione italiana Non è una novità la propensione tutta italiana verso l’estetica, il bello ed il buon gusto e non è una novità l’apprezzamento che tutto il mondo ha nei confronti di queste nostre capacità. Secondo uno studio condotto da Databank di Cerved Group, le ormai famose ‘tre F’ del made in Italy, Fashion, Food & Furniture ovvero abbigliamento, cibo ed arredamento, valgono assieme l’80% dell’intera produzione italiana. Ciò significa che su poco meno di 550mila aziende manifatturiere presenti in Italia, il 16% è rappresentato dal settore fashion, il 12% dal food ed il 5% dal furniture. 20 All’estero, infatti, i prodotti italiani hanno nel tempo guadagnato una fama, con corrispondente vantaggio commerciale, tale da costituire una categoria a sé in ciascuna delle merceologie rispettivamente interessate. D’altronde non è un caso che i clienti di tutto il mondo percepiscano il life style italiano come il giusto mix di estetica e qualità, tipico di un’eleganza tutta italiana. Uno stile celebrato in tutto il mondo attraverso mostre, appuntamenti e omaggi: l’ultimo in ordine cronologico al Victoria And Albert Museum. La city londinese dedicherà ad aprile un importante omaggio allo stile italiano ed al contributo che le nostre firme hanno dato a tutto il fashion system mondiale. Ma è nel corso del tempo che il Made In Italy è diventato un vero e proprio brand (stando alle dichiarazioni del Ministero degli Esteri sarebbe il terzo brand più conosciuto al mondo, dopo Coca Cola e Visa). Tanto che l’Italia è diventata il primo paese esportatore di prodotti tessili ed il secondo per l’esportazione di meccanica ed elettrodomestici, preceduti solo dai tedeschi. Sono generalmente riconosciute al prodotto italiano, o quantomeno ci si attende che esso presenti, notevoli qualità di realizzazione, cura dei dettagli, fantasia del disegno e delle forme, durevolezza. Alcuni esempi del “Made in Italy” GLI IMPRESSIONISTI AL VITTORIANO Dai dati diffusi dal Ministero degli Esteri, quello italiano è il terzo brand più conosciuto nel mondo dopo Coca Cola e Visa Questo appeal viene costantemente affermato dalla grande capacità imprenditoriale del popolo italiano in progetti o eventi che confermano sempre più l’Italian know how nel mondo. Parliamo del recente progetto Eataly che si propone di realizzare nelle città chiave nel mondo punti vendita di alimentari ed enogastronomia italiana di grandi dimensioni comprendendo decine di ristoranti al suo interno. Parliamo della altissima qualità della produzione di arredi in Italia rispetto all’estero tale da far diventare il Salone del Mobile di Milano l’evento più importante del settore al livello mondiale capace di portare nel Bel Paese operatori del settore provenienti dalle più remote nazioni. Parliamo della Fashion week organizzata sempre nel capoluogo lombardo che, insieme alle settimane della moda di Parigi e New York, decreta ogni anno le nuove tendenze dell’abbigliamento. Questo è soltanto un piccolo accenno alle grandi capacità di una grande nazione. Molto spesso soltanto andando all’estero ci si rende conto di quanto il saper fare italiano (e non know how!) sia apprezzato contraddicendo quella tendenza all’autocommiserazione, anche questa tipicamente italiana. FRIDA KAHLO ALLE SCUDERIE DEL QUIRINALE Un grande omaggio della Capitale all’esuberanza artistica di Frida Kahlo a sessant’anni dalla sua scomparsa. Resterà aperta fino al 31 agosto, alle Scuderie del Quirinale, la mostra dedicata alla donna-simbolo dell’avanguardia artistica messicana e al suo rapporto con i movimenti della sua epoca, dal modernismo messicano al surrealismo internazionale. È la prima retrospettiva in Italia sull’artista: circa 130 le opere esposte, un corpus di capolavori assoluti provenienti dalle principali collezioni pubbliche e private in Messico, Stati Uniti ed Europa. Tra questi, oltre quaranta straordinari ritratti e autoritratti tra cui il celebre “Autoritratto con collana di spine” del ‘40 e i ritratti realizzati da Nickolas Muray negli anni ’40. La progettazione e il catalogo sono curati da Helga PrignitzPoda, specialista dell’opera di Frida Kahlo. Oltre all’esposizione romana, dal 20 settembre al 15 febbraio 2015, a Genova si ripercorrerà l’universo privato di Frida con la mostra ‘Frida Kahlo e Diego Rivera’. Per la prima volta a Roma in mostra le straordinarie opere realizzate dal 1848 al 1914 dai grandi maestri francesi, da Gaugain a Monet, da Degas a Van Gogh, fino a Manet, Corot e Seurat per citarne alcuni. L’esposizione “Musée d’Orsay. Capolavori” sarà ospitata al Complesso del Vittoriano fino all’8 giugno. Settanta in tutto le opere in mostra attraverso un percorso articolato in cinque sezioni: l’arte dei Salon, nucleo originario della collezione; il rinnovamento della pittura di paesaggio ad opera della Scuola di Barbizon; la modernità ritratta dagli impressionisti; infine l’evolversi del linguaggio pittorico post impressionista fino ad arrivare alle avanguardie del XX secolo. E A MILANO C’È KLIMT Resterà aperta fino al 13 luglio, all’interno del Palazzo Reale di Milano, la mostra “Klimt. Alle origini di un mito” promossa dal Comune e realizzata in collaborazione con il Museo Belvedere di Vienna. Venti gli oli del “padre della Secessione” nell’esposizione curata da Alfred Weidinger, studioso del maestro viennese e vice direttore del Belvedere. La riproduzione dell’originale del “Fregio di Beethoven”, esposto nel 1902 a Vienna, occuperà un’intera sala “immergendo” il visitatore nell’opera d’arte totale, massima aspirazione degli artisti della Secessione Viennese sulle note della Nona sinfonia di Beethoven. La mostra si propone di indagare i rapporti familiari e affettivi di Klimt, esplorando gli inizi della sua carriera alla Scuola di Arti Applicate di Vienna e la sua grande passione per il teatro e la musica. 21 Le Virtù teramane, rito collettivo e trionfo di sapori Ricette locali Le protagoniste assolute della ricetta sono le donne teramane o, per dirla meglio, la loro antica “virtù” nel preparare una pietanza così complessa È il piatto per eccellenza della gastronomia teramana ma guai a chiamarlo “minestrone” . Perché le “Virtù” hanno una storia molto più nobile e antica. Più “virtuosa” appunto. Tra cultura e tradizione popolare, quello delle “Virtù” è innanzitutto un rito 22 collettivo che si consuma una sola volta l’anno in ogni angolo della cittadina a nord dell’Abruzzo (ma ormai un po’ in tutta la provincia). La data scelta è il primo maggio, giorno di festa ma anche momento simbolico di passaggio dal freddo rigore della natura invernale ai nuovi sapori e colori che la nuova stagione regala. Le protagoniste assolute della ricetta sono le donne teramane o, per dirla meglio, la loro antica “virtù” nel saper preparare una pietanza così complessa unendo - senza buttar via nulla - gli avanzi rimasti in dispensa dopo l’inverno con le primizie della primavera. E gli ingredienti sono un autentico omaggio a questo scorrere della natura e ai suoi cambiamenti: fave e piselli per i legumi freschi, fagioli e lenticchie tra i legumi secchi, verdure fresche di stagione come bietola, indivia, lattuga, borragine, cicoria e spinaci. E, ancora, carne di manzo macinata, pasta mista di grano duro, ed erbe aromatiche. Insomma, un trionfo in onore della terra e dei frutti che solo lei sa dare (le “Virtutes” che gli antichi Romani consumavano, guarda un po’ anche in questo caso il primo maggio) Pietanza complessa dicevamo, perché l’abilità e la pazienza delle cuoche - ed ecco un’altra declinazione della virtù - sta nel saper unire, ren- Ricette locali > Le Virtù teramane, rito collettivo e trionfo di sapori dere in qualche modo armonioso, questo lungo elenco di ingredienti e farne qualcosa di davvero unico, diverso da qualsiasi minestrone. Per farla breve, per arrivare ad avere un piatto di “virtù” occorrono almeno due giorni: ogni singolo prodotto va cotto separatamente perché ciascuno di essi ha un suo tempo di cottura. Solo al termine vengono uniti tra loro e amalgamati in un’unica caldaia. Non c’è ristorante, locanda o casa teramana che il primo maggio non offra a ospiti e turisti questa delizia della cucina povera teramana. E c’è anche chi, a ragione, l’ha definita una ricetta “low cost”. Nel piatto delle “Virtù” finiscono solo verdure e prodotti che già si hanno in casa o che si raccolgono tra i campi. Non L’abilità sta nel rendere in qualche modo armonioso questo lungo elenco di ingredienti e farne qualcosa di unico, diverso da qualsiasi minestrone gli arrosticini di pecora, autentico simbolo della cucina abruzzese nel mondo. Dulcis in fundo, non può mancare in tavola un buon bicchiere di Montepulciano d’Abruzzo Docg “Colline Teramane”. LE REGOLE DA RISPETTARE Le “Virtù” sono un piatto doc. Da due anni il piatto teramano è entrato di diritto nell’elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali. Questo grazie al disciplinare stilato da esperti che elenca le regole per preparare la ricetta originale: dagli ingredienti alla cottura, dagli “attrezzi del mestiere” ai locali di lavorazione. Insomma, un vero codice della tradizione per evitare “falsi d’autore”. Sulla base del disciplinare, i ristoranti aderenti all’“Associazione Ristoratori Teramani dentro le mura” si fregiano del marchio “Qui si fanno le vere Virtù della tradizione teramana” e si impegnano a proporre il piatto storico cucinato secondo l’antica “virtù” delle cuoche teramane. DOVE ASSAGGIARLE Tra i locali dove assaggiare un buon piatto di “Virtù”, a maggio, ci sono ovviamente quelli dell’“Associazione Ristoratori Teramani dentro le mura” come la Cantina di Porta Romana di Marcello Schillaci. In un’originale replica di una cantina anni ‘50/’60, ripropone fedelmente sapori e odori dei piatti tipici della gastronomia teramana. Fedeli al disciplinare della ristorazione tipica locale sono anche l’Antico Cantinone, situato in uno dei palazzi più antichi della città proprio a due passi dal Duomo medioevale in piazza Martiri della Libertà; il ristorante “La Locanda del Proconsole”, in via Veneto, specializzato nella cucina teramana ed abruzzese; e il ristorante “I Carati di Bacco”, situato in piazza Sant’Anna, davanti ai resti di una sontuosa villa romana del I secolo avanti Cristo. Lungo il corso “vecchio” si trova invece l’Enoteca Centrale, locale storico e da sempre punto di ritrovo per la città. serve altro. In natura (e in cucina) tutto si può riutilizzare e riciclare. Basta avere un pizzico di virtù… Ma, per gli amanti della buona tavola, la gastronomia teramana offre tante altre ricette da assaporare in ogni periodo dell’anno: si va dai maccheroni alla chitarra, con le pallottine di carne alle “scrippelle mbusse” (crespelle bagnate con brodo di gallina) fino al timballo teramano, pietanza anch’essa a base di crespelle disposte a strati e con ripieno di sugo. E poi i secondi, su tutti il tacchino alla canzanese con la gustosissima gelatina, la famosa porchetta le cui origini risalgono al X secolo avanti Cristo e, immancabili, La “Cantina di Porta Romana” a Teramo 23 LA GERUSALEMME SENZA TEMPO, LA TEL AVIV SENZA ORARI. LA TUA VACANZA, ANIMA E CORPO. A partire da 590€ www.goisrael.it UN PAESE, UN ALTRO MONDO. E l’estate della donna si veste di flower power Moda & Tendenze Voglia di coprirsi di fiori, di essere colorate, di buttarsi alle spalle il grigiore invernale e - ammettiamolo pure - la cupezza di quest’era fatta di crisi e spread. In una parola, voglia di flower power. Le passerelle hanno lanciato il nuovo must e adesso il trend floreale si fa spazio tra guardaroba e accessori. Sarà questa insomma la tendenza per la primavera-estate 2014. Da Dolce&Gabbana a Prada, da Alberta Ferretti ad Antonio Marras, gli stilisti quest’anno vogliono le donne come tanti “giardini colorati”, allegre, magari un po’ bucoliche ma sempre eleganti. E se il motivo floreale non sa proprio di novità, ecco le rivisitazioni in chiave sporty con fiori stampati su spezzati o messi a contrasto con forme geometriche. Poi ancora fiori in stile tropicale su pellicce eco multicolore, tulipani stilizzati su leggerissimi cappottini anni ’70. Dalle sfilate newyorkesi arriva la variazione con trame floreali in stile tapestry, proposte in ogni colore, lavorazione ed effetto e le originalissime proposte in stile etnico e azteco. Sui colori non c’è dubbio alcuno, a farla da padrone sono quelli pastello, dolci e delicati, mescolati però a colori fluo alla ricerca di nuove e stravaganti combinazioni. Per gli outfit, sempre in ascesa inarrestabile i leggins, natural- Le passerelle hanno lanciato il nuovo must e adesso il trend floreale si fa spazio tra guardaroba e accessori mente a fiori, mentre tornano di moda le t-shirt magari con stampe in stile hawaiano che fanno già pensare alle calde giornate estive al mare. Per chi può permetterselo c’è anche il crop top, la magliettina super corta, un po’ osè ma davvero di moda quest’estate. Sì alla camicia, un pezzo facile facile che sta sempre bene a tutte. Pollice verso per la blusa, che fa tanto demodè. La gonna resta un altro must e non richiede forme o fantasie particolari. Le passerelle milanesi suggeriscono long skirt à la gitana e mini viniliche che fanno molto anni ’80. Perfette poi le gonne semplici in stampa floreale o gli abiti lunghi a fiori con biker boots ai piedi. La primaveraestate 2014 segna infine anche il ritorno dell’abbinamento jeans e felpa, loggata o con fantasie da abbinare a pantaloni più morbidi. Un ultimo suggerimento prima dell’estate? Se avete gambe al top, comprate un paio di culotte, potrete concedervi passeggiate sul lungomare con un articolo 25 Moda & Tendenze > E l’estate della donna si veste di flower power che sembra rubato al mondo dei costumi. L’abbinamento perfetto è con la brassiere (il reggiseno a fascia). In conclusione, la bella stagione spinge alla fantasia e alla creatività, non siate mai scontate ma sempre originali e colorate. Floreali, ma senza strafare. Ballerine o sandalo sportivo, ecco tutte le novità Per la primavera-estate le scarpe dovranno essere comode. Non a caso i trend saranno le ballerine e il sandalo sportivo o alla schiava. Molto adatto per le passeggiate estive, ma non solo, anche questo tipo di calzatura sarà ultraflat e unirà colori sgargianti e suole in cuoio o gomma, stile piscina. Tantissime le sneakers colorate e a fantasie, mentre finalmente tornano di moda le zeppe con il supertacco decorato per non passare inosservate. Altro capitolo, le borse: i modelli proposti parlano addirittura di un ritorno dello zaino a spalla insieme alle clutch (da usare anche a tracolla), all’intramontabile bauletto e alle pochette da tenere in mano. La parola d’ordine, anche in questo caso, è comodità. 26 Dalle collane giganti agli ear cuff al posto degli orecchini Costumi, il segreto è osare con forme, colori e abbinamenti Faranno tendenza le collane, molto grandi, e, per restare nel flower style, quelle fatte con piccole composizioni di tessuti e fiori colorati ricamati. Andranno i bracciali come catene con ciondoli, tanti e di ogni forma. Anche per gli anelli, meglio se multipli uniti da decorazioni. Per gli orecchini, molto originale è l’ear cuff, un orecchino che decora non solo il lobo dell’orecchio ma anche tutto il suo contorno esterno. Infine gli occhiali, i nuovi modelli che ci accompagneranno durante la bella stagione avranno montature dai tagli precisi e delineati. A farla da padrone saranno i cateye (a forma di occhi di gatto, appunto) e le montature colorate, soprattutto quelle bianche. Le tendenze per la moda mare 2014 arrivano direttamente da Oltreoceano e dalle sfilate di Miami. Protagonisti sulle passerelle e poi sulle spiagge, i costumi interi che tornano in auge grazie a modelli avvolgenti e sensuali. Il segreto è comunque quello di essere trendy e osare con le forme, i colori e gli abbinamenti. Che sia un bikini, un trikini o un costume intero, l’estate 2014 vuole donne sicure di sé in costume, pronte a stupire puntando sulla propria femminilità e sensualità. La mia avventura all’Ariston con Noemi Che musica! Il compositore Enrico Melozzi parla della sua seconda esperienza al Festival con la cantautrice romana e del rapporto con la musica e con le radici abruzzesi Enrico Melozzi non è soltanto un raffinato compositore ma anche un musicista eclettico in grado di saltare da un genere all’altro con grande naturalezza. Emozionò un’intera città quando, alcuni anni fa, scrisse ed eseguì la sinfonia per la riapertura del Duomo di Teramo dopo i lavori di restauro. Oggi il suo è un nome conosciuto in ambito nazionale grazie anche alla collaborazione con Noemi, che ha diretto nelle ultime due edizioni del Festival di Sanremo. mezzoretta nel cosiddetto ‘green’ di essere chiamati. Un luogo umido dove la musica e i suoni esterni arrivano ovattati e in ritardo. Oppure sei costretto a fare cinque piani a piedi dal camerino al palco. E poi all’improvviso si viene scaraventati davanti al pubblico. Un’emozione incredibile e un caldo pazzesco. Insomma, una situazione piuttosto estrema. (risate)». ha deciso di ripetere. Di questo sono stato molto felice. Peraltro avevo già ricevuto una proposta da Frankie Hi-nrg, con cui ugualmente mi sarebbe piaciuto collaborare. Però ho fatto una scelta per potermi dedicare con calma a un unico progetto. In fondo se Frankie H-nrg mi aveva chiamato, era per via della mia esperienza con Noemi. Un’esperienza che mi ha arricchito molto e di cui sono Enrico Melozzi e Noemidurante l’esibizione a Sanremo E poi all’improvviso si viene scaraventati davanti al pubblico. Un’emozione incredibile e un caldo pazzesco Sanremo, per un musicista, è un luogo unico. Lo dicono tutti. È stato così anche per te? «Sì, senza ombra di dubbio Sanremo è un luogo unico. C’è un’energia particolare che si respira su quel palcoscenico. Oltre alle mille diavolerie tecniche a cui bisogna stare attenti e che ti mettono in tensione perché la minima interferenza potrebbe modificare lo stato delle cose e la tua performance. Pensa che i musicisti e i cantanti, prima dell’esibizione, attendono una Come hai iniziato a collaborare con Noemi? «Noemi venne a sentire un mio concerto con Sarah Jane Morris. Le piacque e decise di proporre a lei di essere ospite del suo disco e a me, che ero anche il produttore di quell’esperienza, di arrangiare alcune sue canzoni. Da qui l’approdo a Sanremo con ‘Sono solo parole’. Un’esperienza che andò molto bene e che lei molto contento. Abbiamo lavorato moltissimo sui suoni e sull’esecuzione dal vivo con l’orchestra, cosa che credo abbia fatto la differenza». Da compositore classico e sinfonico quale sei, com’è il tuo rapporto con la musica leggera? «Non mi sono mai posto un problema di dignità della musica. Per me la musica che suono è tutta 27 Che musica! > La mia avventura all’Ariston con Noemi bella. Le differenze vengono fatte da quelle persone che non dominano bene o non vogliono approfondire i vari generi. È anche un problema di ricerca dell’anima di una musica. Lavorando molto per il cinema, a me capita spesso di passare da un genere all’altro. Così come ho sperimentato tanti stili e tanti linguaggi, dal rock al funky al rap e all’elettronica, nella mia esperienza musicale. Ed è bello così». Quando la telecamera ti ha inquadrato per qualche secondo, hai sibilato un “Forza Teramo” a sostegno della tua città. Le radici, per un artista come te, sono importanti? «È stato un gesto spontaneo, la dimostrazione di vicinanza a una città, la mia Teramo, in cui tante persone si danno da fare e lottano per cambiare le cose e invertire la tendenza anche in silenzio. Le radici, per uno come me che si reputa un artigiano più che un artista, sono fondamentali. E la mia sfida è quella di mettere la musica al servizio di qualcosa». LIBRI A cosa stai lavorando in questo momento? «L’organizzazione della terza edizione dell’happening dei cento violoncelli a Milano, e un film con Gianni Di Gregorio, il regista di “Pranzo di ferragosto”, che ora sta girando il nuovo, intitolato “Buoni a nulla”. Se ne sentirà parlare». Un vademecum per genitori alle prese con figli “social” I social network sono luoghi virtuali nei quali ogni giorno milioni di persone conducono un’esistenza informatica parallela a quella reale. In Italia, 7 ragazzi su 10 sono registrati su Facebook che, con la sua comunità di oltre 900 milioni di iscritti, può essere considerato il social network più importante a livello globale. Anche se i ragazzi di solito hanno più dimestichezza dei genitori con le nuove tecnologie, non è detto che siano in grado di comprendere i rischi sociali e legali che possono derivare dalla pubblicazione online di contenuti e informazioni personali. In 28 Enrico Melozzi si esibisce con il suo violoncello durante un concerto (foto di Antonio Di Sabatino) questo vademecum di rapida e agevole consultazione, che sta riscuotendo un successo inaspettato nel corso delle presentazioni che si svolgono lungo lo Stivale alla presenza del suo autore, Giammaria de Paulis, imprenditore ed esperto del web, troverete non solo una panoramica completa e aggiornata dei pericoli connessi all’uso di Facebook da parte dei minori, ma anche gli strumenti per educare i vostri figli a un uso corretto e consapevole del social network, aiutandoli a proteggere la loro sfera privata da intrusioni malevole ed agire nel rispetto delle regole di comportamento e della privacy. (Giammaria de Paulis, Facebook: genitori alla riscossa, Galaad Edizioni, 2012, pagg. 172). L “spesa La tecnologica” per casalinghe poco disperate Mondo tecnologico Fare la spesa non è stato mai così semplice. Basta poco per dire addio a liste interminabili di cose da comprare e corse tra gli scaffali alla ricerca di quel prodotto “che ci piace tanto”. A riempire il carrello oggi ci pensa l’app e l’ora della spesa non fa più paura. Le applicazioni scaricabili da smartphone sono già molte e si moltiplicano a vista d’occhio. Fanno praticamente di tutto: preparano l’elenco degli acquisti, ti trovano il supermercato sotto casa e “spulciano” tra le offerte andando a caccia del prezzo più conveniente. E in tempi di crisi non è poco. Eccone alcune adatte a “casalinghe disperate”, mariti indaffarati e single alle prese con la spesa quotidiana. Cè MyShopi che in tempo reale ti dice quanto stai spendendo, oppure “La mia spesa” che consente di creare liste di oggetti da comprare, impostare quantità e prezzo e aggiungere persino un’immagine. C’è poi GroceryZen (non è gratuita, ma costa appena 1.79 euro) che fa segnare comodamente a casa tutte le cose da acquistare e consente di spuntarli una volta nel supermercato. Se poi dovessero mancare degli ingredienti, si possono aggiungere senza alcun limite. Con quest’app si può anche salvare una ricetta completa in modo da avere in automatico tutti i prodotti necessari. Altra funzione, la lista può essere inviata via mail in modo da condividerla con chi si vuole. Per risparmiare utile è DoveConviene che offre una raccolta di volantini e offerte di negozi e supermercati per non incappare in costose sorprese al momento dell’acquisto. Ultimoprezzo.com è l’app che via GPS fornisce l’elenco dei negozi più vicini e, per i prezzi, fa un vero e proprio confronto dei prodotti ricercati (basta inserire il nome o utilizzare il lettore di codici a barre incorporato) per scoprire tutte le promozioni e i sottocosti selezionati quotidianamente dalla redazione. Anche Risparmio Super permette di individuare i singoli prodotti al prezzo più basso o consultare volantini e fare veloci ricerche su singoli supermercati. Per gli appassionati delle carte fedeltà c’è invece Menopercento, l’applicazione con geolocalizzazione che dice all’utente dove e quando usare le sue card, con quali vantaggi e risparmi. C’è un’app anche per gli “sbadati cronici”: è Out of Milk con cui appuntare il proprio elenco spesa, stilare la lista della dispensa prima di andare al supermercato ed evitare così di trovarsi ad acquistare doppioni una volta in negozio. Non tutti però sono appassionati di tecnologia e c’è chi non riesce proprio a rinunciare ai vecchi post-it gialli. Ecco allora un’idea originale e un po’ vintage tutta per loro. Si chiama Paperback e raccoglie 80 fogli adesivi da attaccare allo smartphone. La lista della spesa in questo modo è salva, perché attaccata all’ormai inseparabile cellulare. 29 L’informatica? Il futuro è lì ma noi italiani lo snobbiamo Mondo tecnologico Intervista a Vincenzo Di Nicola, l’italiano che ha venduto ad Amazon In attesa di una nuova avventura imprenditoriale, è tornato nella sua Teramo per insegnare informatica agli studenti del liceo dove si è diplomato Vincenzo Di Nicola, fondatore ed ex titolare di GoPago, la startup di pagamenti mobile recentemente acquistata da Amazon. Ora che avventura ti aspetta? «Non so, sto ancora esplorando le opportunità in Italia e il tessuto imprenditoriale sia a livello locale sia a livello nazionale per capire che cosa si può fare. Nel frattempo insegno informatica avanzata ai ragazzi del liceo scientifico di Teramo, dove ho anch’io studiato e mi sono diplomato». È bello lavorare con i ragazzi del liceo dove sei cresciuto? «Certo. Quello che sto portando avanti nella scuola dove mi sono 30 formato è un lavoro che mi sta dando grandi soddisfazioni anche in vista della possibilità per i ragazzi di impadronirsi degli strumenti per avviare eventualmente in futuro una start-up». Si può dire che sei ufficialmente rientrato in Italia? «Per il momento sì. Vediamo. La cosa importante per me è capire se si può fare qualcosa di davvero grande in Abruzzo o in Italia. Per questo mi sto guardando intorno con grande attenzione ma anche prendendomi il tempo necessario per riflettere». La tua nuova avventura sarà sempre nel campo dell’informatica? «Sì, viviamo nel terzo millennio e l’innovazione tecnologica passa per i canali informatici. Ed è questo il campo in cui sono esperto e posso offrire di più». Secondo te l’informatica è anche il campo dove si svilupperanno le imprese del futuro? «Non solo le imprese del futuro, a mio avviso. Qualsiasi cosa è stata rivoluzionata o sarà rivoluzionata dall’informatica e questo è un dato di fatto. Nei prossimi anni, poi, dobbiamo attenderci una ulteriore grande rivoluzione nel campo finanziario con l’introduzione delle nuove valute digitali. È un esempio di come l’informatica cambia in maniera significativa ogni aspetto della nostra vita». L’Italia è ancora indietro nel campo informatico? «In Italia si sottovaluta l’importanza dell’informatica. Basti pensare al fatto che non è prevista come materia nelle scuole e non viene insegnata adeguatamente neanche all’università. E se non ci costruiscono le basi perché qualcosa avvenga, l’effetto negativo di questa scelta si ripercuote su tutte le componenti della nostra società e quindi accade che le imprese in Italia non siano innovative perché non hanno le basi per esserlo». Che esperienza hai avuto in questo settore? «Nella mia esperienza da studente a Stanford, constatavo che quasi tutti i professori di informatica avevano fondato delle aziende. In Italia accade esattamente Mondo tecnologico > L’informatica? Il futuro è lì ma noi italiani lo snobbiamo il contrario, i professori non hanno idea di cosa accade a livello imprenditoriale con le soluzioni che loro trasferiscono come insegnamento solo a livello teorico». Cosa consiglieresti a chi volesse mettersi in proprio ed avviare una start-up? «Di pensare a livello globale. Di non fermarsi ai risvolti locali che la propria impresa implica. Bisogna pensare in grande ed applicare la propria idea al mercato globale. Solo in questo modo si vedrà se l’idea funziona davvero». Inventerai una soluzione anche per chi viaggia in autobus? «Non ci ho pensato, ma non credo... Per quello c’è già Baltour, che sta facendo un ottimo lavoro. Mi fa anche piacere, quando giro per l’Europa, imbattermi spesso negli autobus di Baltour o Eurolines o di compagnie collegate al vostro Gruppo. È bello, da teramano, vedere che c’è qualcuno che porta il nome della mia città in giro per il mondo». 31 L’importanza del fenomeno startup in Italia e in Europa Imprese che si mettono in gioco di Antonio Perdichizzi* (@aperdichizzi) Di startup in Italia si parlava pochissimo soltanto qualche anno fa. Adesso sembra quasi che se ne parli fin troppo. Ma non è così. Non solo per quella antica legge del marketing che recita “bene o male basta che se ne parli”. Ma perché il nostro paese ha bisogno di una nuova generazione di imprese che sappiano cogliere le opportunità che il cambiamento 32 economico in atto può offrire. Sì, opportunità. Perché il periodo di profondo mutamento delle economie che stiamo vivendo non è dovuto solo alla crisi, ma anche da un insieme di variabili molto potenti che si incontrano e si scontrano proprio in questi anni: la crescita inarrestabile dei paesi emergenti insieme con grandi mutamenti tecnologici; i relativi impatti demografi e sociali e la diffusione sempre più pervasiva dell’innovazione; i conflitti generazionali e una nuova cultura del lavoro e dell’impresa. È in questo contesto che va letto il fenomeno delle startup nel nostro paese e in Europa. È esploso sicuramente dopo gli ecosistemi più maturi, primo tra tutti quello Imprese che si mettono in gioco della Silicon Valley, ma si sta affermando una via tutta italiana e tutta europea per favorire la nascita e la crescita delle nuove imprese. Perché le nuove imprese sono così importanti? Per molte ragioni. Prima di tutto perché i cicli economici cambiano molto più rapidamente e servono imprese nuove per coglierne le opportunità e, spesso, per aiutare quelle esistenti a sopravvivere e cambiare. Conseguentemente al primo punto perché creano nuovi posti di lavoro, infatti negli USA le grandi aziende perdono un milione di posti di lavoro l’anno e le nuove imprese ne creano tre milioni, come studiato dalla autorevole fondazione Kauffman, dinamica che si sta consolidando anche in Europa. Il lavoro che creano genera positive ricadute sul territorio. Infatti, come analizzato dal prof. Moretti nel suo ottimo libro “La nuova geografia del lavoro”, per ogni posto creato da una nuova azienda innovativa si creano almeno altri tre posti di lavoro legati ai servizi. Ultimo ma non meno importante, anche per la sua forte valenza sociale e culturale, è il tema dei giovani. Le nuove imprese vedono sempre più i giovani come protagonisti, sia da imprenditori che da collaboratori. Il capitale di energia, creatività e istruzione di cui i nostri giovani sono portatori, non può restare soffocato da un mercato del lavoro che non riesce a garantirgli opportunità e, per questo, un numero sempre maggiore di ‘startupper’ si affaccia sulla scena e “ci prova”. Sembrerà strano ma il fatto che loro riescano non è la cosa più importante. È importante che facciano questa esperienza, acquisiscano nuove competenze che le università non gli avevano dato e affrontino da protagonisti sfide importanti. Tutto questo forgerà imprenditori, lavoratori e cittadini migliori. Il nostro paese sta diventando un ecosistema favorevole alle startup grazie all’impegno di moltissime persone di buona volontà, imprenditori illuminati, aziende responsabili e, da qualche tempo, grazie ad alcuni strumenti promossi dal governo che ci pongono all’avanguardia in Europa come le norme sulle startup innovative e sul crowdfunding (la possibilità di reperire capitali online). E l’Europa non sta a guardare. Nei mesi scorsi è stata lanciata la nuova agenda digitale con l’iniziativa Startup Europe e un vero e proprio manifesto che dichiara che l’Europa vuole essere leader mondiale nel settore delle nuove imprese e intende investire con la programmazione dei fondi Horizon 2020. Fare impresa si può. Quell’idea che anche tu che stai leggendo hai probabilmente nel cassetto adesso è il momento buono per tirarla fuori. Troverai un contesto favorevole e molte persone e realtà pronte ad aiutarti. Le troverai tutte in rete, facilmente e, partecipando ad uno dei tantissimi eventi sul tema, forse, potrà iniziare il tuo nuovo percorso. Da imprenditore. Da startupper. Io te lo auguro! *Presidente Gruppo Giovani Imprenditori Confindustria Catania 33 BUS CHE PASSIONE La sicurezza di chi viaggia? Un bene imprescindibile di Alessandro Smania* La sicurezza dei passeggeri è un obiettivo prioritario. Aziende di trasporto e costruttori sono uniti nel garantire ai loro clienti veicoli all’avanguardia e autisti competenti. Baltour e Neoplan sono un’eccellenza anche in questo ambito. Una recente indagine ha classificato il trasporto passeggeri su gomma, in altre parole gli autobus, tra le modalità più sicure, secondo solo all’aereo nella classifica che tiene conto anche dei chi- Ma alle affermazioni devono seguire anche i fatti, allora è giusto spiegare perché gli autobus hanno raggiunto questo traguardo e illustrare gli accorgimenti tecnologici che li hanno garantiti. La flotta Baltour è costituita in netta prevalenza di veicoli Neoplan, marchio che insieme a MAN appartiene oggi al grande gruppo Volkswagen, lo stesso delle mitiche Golf, ma anche di Audi, Porsche, Lamborghini e Bentley per ci- lometri percorsi. Un traguardo importante per tutto il settore, che è riuscito a ribadire anche con i numeri quella che è da tempo una realtà conclamata: viaggiare in autobus è uno dei modi più sicuri per viaggiare… e anche più comodi, aggiungiamo noi. tare i marchi più prestigiosi. Un gruppo che garantisce un’assoluta avanguardia nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni tecnologiche che hanno proprio la sicurezza ai primi posti dei loro obiettivi. A cominciare dalla stessa struttura dell’autobus, che si concretizza nella 34 * Direttore Marketing & Comunicazione MAN Truck & Bus Italia Neoplan SafetyCabin, cioè una costruzione che prevede un roll-bar integrato (cioè una centina di sicurezza a protezione dell’abitacolo) per garantire la massima resistenza in caso di urto, nel rispetto delle rigorose norme ECE R66; una struttura caratterizzata da collegamenti rinforzati della fiancata e in una speciale struttura nella parte anteriore della carrozzeria. Tutto questo senza trascurare le dotazioni dei più sviluppati sistemi di assistenza alla guida e di ausilio nelle situazioni di emergenza. Su tutti l’ESP (acronimo di Electronic Stability Control, cioè controllo elettronico della stabilità) che consente, attraverso un complesso sistema di sensori che intervengono sui freni e sulla trazione, di “aiutare” l’autista e il veicolo in condizioni di scarsa aderenza o quando si affrontano strade particolarmente tortuose, ma anche semplicemente a non sbandare sugli svincoli dell’autostrada. Un elemento fondamentale dell’ESP è l’ABS che controlla la frenata evitando il bloccaggio delle ruote e accorciando gli spazi di arresto. Anzi, i bus Neoplan adottano il sistema BrakeMatic che coordina i sistemi ABS e ASR (il controllo di trazione) e, nel caso di una frenata d’emergenza, precede l’autista e attiva la massima potenza di frenata. È però importante viaggiare sempre entro i limiti consentiti dal codice, ecco allora il limitatore della velocità massima, che è sempre di serie, molto utile per garantire il rispetto delle disposizioni di legge e di una corretta e prudente conduzione del veicolo. La tecnologia si è spinta ancora oltre e ha sviluppato sistemi che consentono di mantenere costante la distanza dal veicolo che precede e anzi tarare automaticamente la propria velocità su quello che sta davanti. L’autista può regolare la distanza da tenere e poi gli automatismi di bordo regolano la velocità e la frenata (fino all’arresto completo) regolando sia l’acceleratore sia il cambio di velocità (che è ovviamente automatico). Questo straordinario ausilio alla guida si chiama ACC, acronimo di Adaptive Cruise Control, ed è certamente uno degli accessori più affascinanti ed efficaci nello sviluppo di nuove soluzioni che massimizzino la sicurezza attiva di passeggeri e autista. Un altro importante ausilio alla guida è l’LGS, acronimo di Lane Guard System, che avverte con un segnale sonoro / vibrazione sul sedile quando il bus sormonta le linee bianche di limitazione della corsia, un sistema infallibile contro i colpi di sonno, ma anche semplicemente per prevenire possibili distrazioni dell’autista, sempre in agguato anche con i conducenti più esperti. Utile per la sicurezza, ma fondamentale per il comfort di bordo, è la regolazione elettronica degli ammortizzatori CDS, Comfort Drive Suspension, che garantisce sempre l’assetto ottimale in tutte le condizioni di carico e fondo stradale. La sicurezza di viaggiare con autobus che hanno fatto della continua innovazione uno dei loro principali vantaggi competitivi è un plus impagabile. Per esempio i Neoplan Cityliner sono stati i primi della loro categoria a montare di serie i proiettori di svolta che, grazie a un fascio luminoso più ampio, migliorano sensibilmente la visibilità nelle curve strette e le manovre. Tutte soluzioni che sono un importante aiuto all’autista, l’altra componente fondamentale della sicurezza a bordo. La sua competenza professionale è frutto di un’accurata gestione, che passa attraverso attente selezioni e alla costruzione della sua conoscenza attraverso continui corsi di formazione. Solo dopo aver superato questi importanti passaggi può sedere alla guida di un autobus delle linee Baltour. 35 PayPal è il metodo semplice, rapido e sicuro per pagare e farsi pagare online, anche attraverso dispositivi mobili. Il servizio consente di inviare denaro senza condividere i propri dati finanziari e offre la flessibilità di pagare tramite conto corrente, carta di credito o finanziamento promozionale. 143 milioni di persone usano già PayPal in 193 Paesi. Con PayPal puoi comprare il tuo biglietto online quando vuoi, dove vuoi e in tutta sicurezza. 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Per maggiori informazioni visita www.paypal.it. 36 Scegli PayPal e Baltour per prenotare il tuo viaggio: è semplice, comodo e sicuro. CONTEST LETTERARIO Scrivi un racconto breve sul tuo viaggio in autobus: in palio 1.000 euro di viaggi gratuiti con Baltour Il Gruppo Baltour invita tutti gli aspiranti scrittori a partecipare con un racconto breve - che abbia per oggetto il tema del viaggio in autobus - al contest letterario “Diario di bordo 2014”. I testi, con una lunghezza minima di 4.000 caratteri (spazi inclusi) e un massimo di 8.000, a tema libero e in lingua italiana, devono essere necessariamente inediti. Non sono ammessi scritti che siano già stati inviati ad altre iniziative o selezioni. Ogni partecipante potrà inviare un solo elaborato. Tutti i racconti saranno pubblicati sul sito del Gruppo (e sulla relativa pagina Facebook) e potranno essere letti e votati dagli altri utenti. REGOLAMENTO I primi tre racconti più votati potranno essere pubblicati nella rivista di bordo del Gruppo e comunque ai loro autori saranno assegnati premi in biglietti omaggio per viaggi da utilizzare su tutta la rete italiana del Gruppo Baltour: primo premio 500 euro in biglietti di viaggio; secondo premio 300 euro in biglietti di viaggio; terzo premio 200 euro in biglietti di viaggio. I suddetti premi sono strettamente personali e dovranno essere utilizzati entro un anno dalla prima emissione. Gli scritti saranno sottoposti a un controllo preventivo per evitare che eventuali contenuti non in linea con il decoro e la morale comune possano finire in rete. Il termine per l’invio degli elaborati, che dovrà avvenire tramite l’apposito form online pubblicato sul sito di Baltour all’indirizzo www.baltour.it/diariodibordo, è il 10 agosto 2014. 38 Colleghiamo ogni giorno con autobus di linea 17 23 500 regioni italiane, nazioni europee, oltre destinazioni. Tariffe low cost a partire da 1 Wi-Fi gratuito a bordo euro Per info e prenotazioni: tel. 0861 1991900 - email: [email protected]
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