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CONTROLLO DELLE INFEZIONI DA MICRORGANISMI
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CONTROLLO DELLE INFEZIONI DA MICRORGANISMI
MULTIRESISTENTI
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DATA
REDATTO
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04/12/2013
D.ssa. M.C. Cava
UOC Microbiologia
VERIFICATO
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Dr. M. Musolino
UOC Risk manacement
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Dr. A. Giannotta
D.S. Policli9ico Casilino
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Dott. F. Gilardi
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Dott.ssa T. Mariani
Università di Tor Vergata Scuola di specializzazione
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Dr. E. Piroli
Dr. E. Sesti
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SOMMARIO
1.
PREMESSA
3
4
2.
OGGETTO
4
3.
SCOPO
4.
DESTINATARI DELLA PROCEDURA
5
5
5.
CAMPO D'APPLICAZIONE
5
6 GLOSSARIO
6
7.
RIFERIMENTI
8.
RILEVAZIONE DI MICRORGANISMI MDR E MODALITÀ DI COMUNICAZIONE 7
8.1
Modalità di raccolta e trasmissione dei dati per il sistema di sorveglianza
7
nazionale
8
9.
ATTIVAZIONE DELLE MISURE DI PREVENZIONE
9.1
Trasmissione in base al sito di infezione/colonizzazione
9
9.2
Precauzioni da adottare in aggiunta alle precauzioni standard per infezioni
10
ospedaliere trasmissibili per contatto e/o tramite droplets
Misure da adottare in presenza di pazienti con infezioni/colonizzazioni
9.3
12
da germi multiresistenti ricompresi nel presente protocollo
12
10.
PROTOCOLLO DI ISOLAMENTO
17
11 PRECAUZIONI STANDARD
22
12. MONITORAGGIO INDICATORI
22
13 MATRICE DELLE ESPONSABILITÀ
23
13.1 Responsabilità del gruppo tecnico operativo del comitato ICA
23
13.2 Responsabilità dei medici ed nfermieri
25
14. MODALITA' DI DIFFUSIONE DELLA PROCEDURA
26
Allegato 1
28
Allegato 2
29
Allegato 3
30
Allegato 4
31
Allegato 5
34
Allegato 6
CIRCOLARE SORVEGLIANZA E CONTROLLO DELLE INFEZIONI DA CPE
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1.
PREMESSA
Il presente protocollo è parte integrante del protocollo sull'Isolamento in Ospedale per
quanto riguarda le linee generali dell'isolamento e rappresenta la parte operativa da attuare
in caso di isolamento di germi multiresistenti (MDR), per i pazienti ricoverati nelle UO
dell'Ospedale Sandro Pertini e Policlinico Casilino
I Microrganismi Multiresistenti agli antibiotici (MDRO), sono definiti come microrganismi
resistenti ad una o più classi di antibiotici oggi disponibili, condividono con i fenotipi
antibiotico-sensibili meccanismi di virulenza e modalità di trasmissione e sono ritenuti
pericolosi anche in ragione delle scarse risorse terapeutiche attualmente a disposizione, in
base episodi epidemici descritti in letteratura.
I microrganismi multiresistenti generalmente non causano malattie infettive contagiose
trasmissibili da soggetto infetto a soggetto sano e tantomeno da soggetto infetto agli
operatori sanitari. Gli operatori sanitari sono il principale veicolo di infezione per i pazienti
suscettibili all'infezione, ove non adottino le precauzioni necessarie ad evitare la
trasmissione tra pazienti, prima fra tutte il corretto lavaggio delle mani. La necessità di
adottare comportamenti assistenziali atti a ridurre quanto più possibile la trasmissione è
diretta conseguenza dei rischi correlati alla presenza di microrganismi MDR in ospedale,
che si possono riassumere in:
Aumento della probabilità di fallimento terapeutico
Aumento del rischio di morbilità e mortalità
Aumento della durata della degenza ospedaliera
E' necessario distinguere la colonizzazione dall'infezione:
La colonizzazione è la presenza del germe senza invasione e risposta associata dell'ospite
La colonizzazione non richiede trattamento antibiotico
L'infezione avviene dopo invasione e moltiplicazione del microrganismo nell'ospite con
associata risposta dello stesso (febbre, leucocitosi, drenaggio purulento, etc.).
L'infezione è solitamente preceduta dalla colonizzazione e richiede trattamento antibiotico.
I microrganismi sono stati inclusi nel protocollo sulla base dei report epidemiologici per sito
di infezione, in particolare da sangue ed da escreato di pazienti di reparti intensivi, dati che
a tutt'oggi documentano una preoccupante prevalenza di microrganismi multiresistenti. Da
qui la necessità riassumere in un protocollo specifico tutte le precauzioni da attuare in
continuum, allo scopo di interrompere la catena di trasmissione.
L'attivazione delle misure previste riguarda sia la documentata colonizzazione che infezione
del paziente, sulla base della "positività microbiologica" del materiale inviato presso il
Laboratorio di Microbiologia. Si ritiene infatti indispensabile intervenire quanto più
precocemente possibile per evitare la diffusione ulteriore del microrganismo in causa.
Il protocollo inoltre potrebbe essere esteso a eventi epidemici che possono verificarsi in
reparti non intensivi dell'ospedale, da microrganismi anche non specificati nel presente
protocollo, al fine di prevenirne la diffusione. Il verificarsi di un evento epidemico prevede
l'attivazione del gruppo tecnico operativo del Comitato aziendale per la prevenzione e
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controllo delle infezioni correlate all'assistenza sanitaria e sociosanitaria), per le decisioni
strategiche da prendere ai fini del contenimento dell'epidemia (outbreak) in atto.
Il presente protocollo, pertanto, si configura come un punto di riferimento per il medico e il
personale infermieristico di reparto che, a fronte di una diagnosi di colonizzazione/infezione
da germe multiresistente in un paziente ricoverato, deve porre immediatamente in atto
misure precauzionali atte ad impedire la trasmissione ad altri pazienti ricoverati.
Il protocollo sarà sottoposto a verifica dopo dodici mesi dalla sua attuazione in modo, da
valutare eventuali aspetti correttivi e l'inserimento di ulteriori microrganismi sulla base dei
nuovi dati di laboratorio.
2.
OGGETTO
Il presente protocollo tratta sia le colonizzazioni che le infezioni rilevate in area intensiva,
medica e chirurgica, che riconoscono come agente etiologico i microorganismi MDR, che
sono compresi tra i patogeni sentinella responsabili di infezioni correlate all'assistenza.
ll documento esamina:
I microrganismi multuresistenti, compresi nell'elenco dei patogeni sentinella da sorvegliare
attivamente e le modalità operative attuate dal microbiologo per la segnalazione dei
patogeni sentinella;
Le responsabilità del gruppo operativo e le azioni da attuare al momento dell'isolamento di
un patogeno sentinella (casi in cui la segnalazione comporta una indagine epidemiologica in
reparto, ecc.).
Le responsabilità del personale sanitario, i medici/infermieri di reparto, coinvolti nella
sorveglianza
le azioni da intraprendere per contenere la trasmissione
3.
SCOPO
Lo scopo del presente documento è di ridurre il rischio di infezione, applicando tutte quelle
precauzioni utili ad interrompere la catena di trasmissione, responsabile in un primo tempo
della colonizzazione e successivamente dell'evento infettivo. Si sottolinea che tale
protocollo va attuato anche in caso di semplice colonizzazione del paziente rilevata dalla
"positività microbiologica” del materiale inviato in Laboratorio di Microbiologia senza alcun
segno clinico di infezione nel paziente: è infatti indispensabile evitare a monte che il germe
multiresistente possa diffondersi in ospedale, intervenendo quanto più precocemente
possibile per contrastare possibili eventi infettivi.
Il protocollo di isolamento va comunque applicato in caso di segnalazione da parte del
laboratorio di Microbiologia di altri microrganismi con particolare pattern di resistenza o di
cluster epidemici in un ristretto ambito temporale: tre pazienti in un ambito temporale di 5
giorni.
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DESTINATARI DELLA PROCEDURA
4.
Questa procedura è rivolta al personale sanitario (medici, infermieri, operatori sociosanitari)
e non sanitario (ad es. personale addetto alle pulizie e al trasporto) di tutte le aree aziendali
sanitarie della ASL Roma B che assistono tale tipologia di pazienti o vengono in contatto
indirettamente con tali pazienti.
5.
CAMPO D'APPLICAZIONE
La presente procedura viene applicata a tutte le Unità Operative dei Presidi Ospedalieri
della ASL Roma B.
6.
GLOSSARIO
DPI: dispositivi di protezione individuale.
Epidemia: aumento del numero dei casi rispetto ai casi attesi in un periodo ristretto di
tempo.
Precauzioni da Contatto: misure per il controllo delle infezioni mirate a ridurre il rischio di
trasmissione di microrganismi che sono trasmessi da contatto diretto o indiretto con il
paziente o l'ambiente circostante il paziente. Tali precauzioni vanno applicate anche
quando la presenza di secrezioni da ferita, incontinenza fecale o altre secrezioni
suggeriscono un aumentato rischio di trasmissione.
Precauzioni Standard: misure per il controllo delle infezioni mirate a ridurre il rischio di
trasmissione di microrganismi da sorgenti di infezioni individuate o meno negli ospedali.
Le precauzioni sono applicate a tutti i pazienti senza considerare la loro diagnosi o lo
stato presunto di infezione o colonizzazione.
Precauzioni da Droplets: misure per il controllo delle infezioni mirate a ridurre il rischio di
trasmissione di microrganismi che sono trasmessi tramite drplets dal paziente
colonizzato/infetto nelle vie respiratorie
Assistenza dedicata: assistenza garantita al paziente colonizzato/infetto posto in
isolamento da almeno una unità tra quelle presenti che per un dato periodo (qualche ora
o intero turno) si occupi esclusivamente del paziente in questione, fatte salve le manovre
che richiedono la presenza di un secondo infermiere che avrà l'obbligo di adottare le
misure precauzionali previste dalla presente procedura operativa
MDRO: microrganismi multiresistenti agli antibiotici.
VRE: Enterococco Vancomicina Resistente
CRE: Enterobatteriacee Ressistenti ai Carbapenemici
CAR: Resistente ai carbapenemici
R: Resistente
ESBL: Enterobatteriacee produttrici di Beta Lattamasi a spettro allargato
MIC: Concentrazione Minima Inibente
VISA: Stafilococco Aureo con resistenza Intermedia alla Vancomicina
MRSA: Stafilococco Aureo resistente alla Meticillina
AMPC: Cefalosporinasi ad alto livello 10: Infezione Ospedaliera
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CIO: Comitato Infezioni ospedaliere
ICI: Infermiere addetto al controllo delle infezioni
KPC: Klebsiella produttore di carbapenemasi
CPE: Enterobatteri produttori di carbapenemasi
7.
RIFERIMENTI
Abbo
A., Navon-Venezia S. et al. Multidrug-resistant Acinetobacter baumannii. Emerging
•
Infectious Diseases 2005; 11 (1): 22-29
• B.D. Cookson, M.B. Macrae, S.P. Barrett, D.F.J. Brown, C. Chadwick, G.L. French, P.
Hateley, I.K. Hosein, J.J. Wade. Guidelines for the control of glycopeptide-resistant
enterococci in hospitals. A report of a combined working party of the Hospital Infection
Society, Infection Control Nurses Association and British Society for Antimicrobial
Chemotherapy. Fonte: www.his.org.uk,
• CDC. Guidelines for Environmental Infection Control in Health-care facilities MMWR
2003:82-83,133,136-137.
• Falagas M.E. e Kopterides P. Risk factors for the isolation of multidrug-resistant
Acinetobacter baumannii and Pseudomonas aeruginosa: a systematic review of the
literature. Journal of Hospital Infection 2006; 64 (1): 7-15
• Farr B.M., Salgado C.A. et al. Can antibiotic-resistant nosocomial infections be
controlled? The Lancet Infectious Diseases 2001; 1: 38-45.
• Fridkin SK, Edwards JR et al. The effect of vancomycin and third-generation
cephalosporins on prevalence of vancomycin-resistant enterococci in 126 U.S. adult
untensive care units. Ann. Intern. Med. 2001; 135 (3): 175-83
• Healthcare Infection Control Practices Advisory Committee (HICPAC) . Management of
multidrug-resistant organism in healthcare settings, 2006. CDC 2006. Fonte:
www.cdc.org
• Hospital Infection Control Practices Advisory Committee. Recommendations for
preventing the spread of vancomycin resistance. Infect Control Hosp Epidemiol
1995;16:105-113. [Erratum, Infect Control Hosp Epidemiol 1995; 16:498].
• Lepper P.M. et al. Consumption of imipenem correlates with beta-lactam resistance in
Pseudomonas aeruginosa. Antimicrob Agents Chemother. 2002;46(9):2920-5.
• Nseir S., Di Pompeo C, et al. First-generation fluoroquinole use and subsequent
emergence of multi drug- resistant bacteria in the intensive care unit. Crit. Care Med.
2005; 33 (2) :283-89
• Smolyakov R., Borer A. et al. Nosocomial multi-drug resistant Acinetobacter baumannii
bloodstream infection : risk factors and outcome with ampicillinasulbactam treatment.
Journal of Hospital Infection 2003; 54:32-38
• WHO. Guidelines on hand hygiene in health care Fonte www.who.int.
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European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC)-Carbapenemaseproducing Enterobacteriaceae in Europe: a survey among national experts from 39
countries, February 2013
• Circolare Ministero della Salute "Sorveglianza, e controllo delle infezioni da batteri
produttori di carbapenemasi (CPE)"
RILEVAZIONE DI MICRORGANISMI MDR E MODALITÀ DI COMUNICAZIONE
8.
I microrganismi MDR sono stati selezionati sulla base dei dati epidemilogici per sito di
infezione, in particolare da escreato e da sangue, da pazienti di reparti intensivi
dell'ospedale e classificati secondo i parametri dettati dal CDC di Atlanta.
Il presente protocollo fa riferimento specificatamente ai microrganismi elencati nella tabella
seguente:
•
Microrganismi (batteri) multiresistenti MDR:
Acinetobacter baumannii, Pseudomonas aeruginosa da emocoltura
CPE: Enterobatteri produttori di carbapenemasi (E. coli- K. pneumoniae,...) resistenti a
Imipenem-Meropenem
MRSA: S.aureus resistente a oxacillina (Meticillino-resistente) da siti sterili da siti sterili
VISA: S. aureus con sensibilità intermedia a glicopeptidi da siti sterili
VRE: Enterococcus faecalis, faecium resistente a Glicopeptidi (vancocina/teicoplanina)
Streptococcus pneumoniae penicillino resistente
Altro:
Tossina A — B Clostridium difficile (feci)
Candida spp da emocolura / liquor
La segnalazione di microrganismo alert di sospetta infezione correlata all'assistenza, in
base alle caratteristiche di antibiotico resistenza e per miceti isolati da siti sterili, avviene da
parte del microbiologo come segue:
viene segnalato il primo isolamento attraverso comunicazione telefonica al medico o
caposala di reparto,
annotazione del nome del medico/caposala sul piano di lavoro
segue la refertazione finale, secondo le procedure già in uso attraverso il sistema
informatico del laboratorio (SIL)
una copia del referto finale viene prodotta per l'infermiere epidemiologo presso la Direzione
Sanitaria, come comunicazione scritta di "alert" di sospetta infezione correlata
all'assistenza.
8.1 Modalità di raccolta e trasmissione dei dati per il Sistema di Sorveglianza
Nazionale
Ai fini della sorveglianza delle batteriemie da CPE , è richiesta la notifica dei pazienti con
una o più emocolture positive per Klebsiella pneumoniae o Escherichia coli, che dovrà
avvenire secondo le indicazioni contenute nella Circolare del Ministero della Salute del
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26/02/2013 (ved. Allegato) "Sorveglianza, e controllo delle infezioni da batteri produttori di
carbapenemasi (OPE)", qui di seguito riportate:
1. il referente del laboratorio dove è stato identificato il caso invierà, entro 48 ore, la scheda
di notifica (Allegatol, parte A e parte B), compilando i campi per i quali dispone delle
informazioni necessarie (identificativo della struttura e del paziente, criteri microbiologici per
la definizione di caso) alla Direzione Sanitaria dell'Azienda Ospedaliera e/o del Presidio
Ospedaliero, per i pazienti ricoverati in ospedale;
2. la Direzione Sanitaria dell'Azienda Ospedaliera/Presidio Ospedaliero raccoglierà i dati
eventualmente mancanti, ai fini della segnalazione (luogo insorgenza dei sintomi, origine
della batteriemia, esito dell'infezione) e provvederà all'invio della scheda (Allegatol, parte A
e parte B) alla ASL competente per territorio, preferibilmente entro 48 ore;
3. la ASL competente invierà la parte B dell'allegato 1, entro 7 giorni dall'identificazione del
caso, alla Regione, al Ministero della Salute (Ufficio 05, Ex DGPREV, Malattie Infettive e
Profilassi Internazionale, Direzione Generale della Prevenzione del Ministero della Salute)
e, all'Istituto Superiore di Sanità (CNESPS e DMIPI), rispettivamente, ai seguenti indirizzi
mail:[email protected] e [email protected].
ATTIVAZIONE DELLE MISURE DI PREVENZIONE
9.
Le precauzioni da adottare al fine di evitare la trasmissione ad altri pazienti da parte del
personale di assistenza dipendono dalle modalità di trasmissione a loro volta legate al sito
di colonizzazione/infezione. Si ribadisce che dette precauzione devono essere messe in
atto all'isolamento del germe multi resistente, anche se trattasi di colonizzazione e non di
infezione.
Si riportano nella sottostante tabella le precauzioni da adottare in base al sito di isolamento
del microrganismo, ricordando che vanno aggiunte alle precauzioni standard, le precauzioni
da droplet tutte le volte che il microrganismo è isolato da secrezioni respiratorie (tabella A e
B).
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9.1 Trasmissione in base al sito di infezione/colonizzazione
TABELLA A
MICRORGANISMO
MRSA
VISA
VRE
ENTEROBATTERIACEAE
Resistenti a Carbapenemi
(CPE)
ACINETOBACTER
BAUMANNI
MULTIRESISTENTE
PSEUDOMONAS
AERUGINOSA
MULTIRESISTENTE
CLOSTRIDIUM DIFFICILE
Tossina A e B
CANDIDA DA
EMOCOLTURA/LIQUOR
MATERIALE DA CUI VIENE
ISOLATO
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PRECAUZIONI DA
ADOTTARE
(oltre alle standard)
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CONTATTO
CONTATTO + DROPLET
ferita
CONTATTO
CONTATTO + DROPLET
ferita
CONTATTO
CONTATTO + DROPLET
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9.2 Precauzioni da adottare in aggiunta alle precauzioni standard per infezioni
ospedaliere trasmissibili per contatto e/o tramite droplets
TABELLA B
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
COLLOCAZIONE DEL PAZIENTE
Collocazione del paziente infetto in stanza singola.
Ove la stanza singola non sia disponibile creare una zona di isolamento all'interno
dell'U.O. (AREA DI ISOLAMENTO SPAZIALE PAZIENTE) posizionando il paziente in
posto letto estremo (es. n. 1) e mantenendo una distanza di almeno 1 metro e mezzo
dal paziente più vicino bloccando — se necessario — il posto letto vicino
Ricovero nel posto letto "più vicino" al paziente colonizzato/infetto di un paziente non
infetto e a "basso rischio" di 1.0
Se presenti due o più pazienti con colonizzazione/infezione data dallo stesso germe
creare un' "AREA DI ISOLAMENTO" dove effettuare l'isolamento per coorting:
pazienti vicini tra loro in posizione estrema nell'UO e a distanza di almeno un metro e
mezzo dagli altri pazienti (se necessario bloccando il posto letto immediatamente
vicino);
Anche in quest'ultimo caso ricoverare nel posto letto "più vicino" all' "AREA
PAZIENTE" un paziente non infetto e a "basso rischio" di 1.0
Raccomandazioni per MRSAIESBL
posizionamento del paziente colonizzato/infetto in stanza singola. Ove non disponibile
posizionamento del paziente in un posto letto estremo (es. n. 1) avendo cura di
affiancargli un paziente a "basso rischio" di 10. Se presenti due pazienti
colonizzati/infetti dallo stesso germe posizionare i due pazienti vicini tra loro e in
posizione estrema (es. posti letto 1 e 2); il paziente più vicino deve essere a "basso
rischio" di 10
In caso di colonizzazione/infezione dell'apparato respiratorio mantenere il paziente ad
una distanza non inferiore ad un metro con il paziente più vicino.
E' comunque facoltà del medico dell'UO collocare il paziente in stanza singola ove
disponibile e non utilizzata da pazienti con colonizzazione/infezione con germi
multiresistenti per cui necessita l'applicazione del protocollo di isolamento
GUANTI E LAVAGGIO DELLE MANI
Chiunque si avvicina all' "area paziente" deve indossare i guanti (puliti, non sterili).
I guanti impiegati nell'assistenza al paziente colonizzato/infetto devono essere
sostituiti subito dopo il contatto sia con il paziente sia con materiale che può contenere
microrganismi (es. materiale fecale, drenaggi ferite, saliva, sangue, etc) sia con
cateteri,
letterecci,
sondini,
(letto,
effetti
arredi/apparecchiature/dispositivi
apparecchiature, etc) posti vicino al paziente o dallo stesso utilizzati.
I guanti devono essere rimossi prima di lasciare l'"area paziente" ed immediatamente
va effettuato il lavaggio delle mani con detergente antisettico. Non si devono toccare
superfici o o• esili ubicati fuori dell'area paziente con •uanti utilizzati all'interno di tale
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area
Dopo la rimozione dei guanti e il lavaggio delle mani , non si devono toccare superfici
ambientali o oggetti usati per l'assistenza, potenzialmente contaminati, per evitare di
trasferire i microrganismi ad altri pazienti o all'ambiente.
PROTEZIONE RESPIRATORIA
Tutte le persone che vengono in contatto con il paziente devono indossare una
mascherina chirurgica.
Ove il microrganismo multiresistente sia stato isolato dalle vie respiratorie è obbligo
del personale che si avvicina entro un metro dal paziente di indossare oltre alla
mascherina chirurgica anche gli occhiali protettivi per evitare contaminazioni da
droplet emessi soprattutto nelle manovre di broncoaspirazione (se paziente intubato) o
in caso di tosse se paziente non intubato
CAMICE COPRI DIVISA
Indossare un camice (è sufficiente un camice pulito non sterile) quando si entra nella
stanza di isolamento o "area paziente" se si prevede un importante contatto con il
paziente, con superfici o strumenti contaminati, oppure quando il degente è
incontinente o presenta diarrea, ileostomia, colonstomia o drenaggi.
Rimuovere sempre il camice prima di lasciare la stanza o l'"area paziente", toccando
la superficie interna e arrotolandolo su se
Se contaminata, la divisa deve essere subito cambiata.
TRASPORTO DEL PAZIENTE COLONIZZATO/INFETTO
Limitare gli spostamenti e il trasporto del paziente ai soli casi assolutamente necessari
garantendo comunque l'effettuazione dell'iter diagnostico-terapeutico necessario al
paziente.
Se lo spostamento e il trasporto del malato sono indispensabili, è necessario
informare il personale della struttura presso la quale il degente viene trasferito in
merito alla situazione microbiologica del paziente.
Concordare (ove possibile) l'esame/l'intervento chirurgico in modo che sia l'ultimo
della giornata per permettere la disinfezione ambientale.
Il personale dell'UO dove viene inviato il paziente deve adottare le precauzioni stabilite
(contatto o droplets) nella tabella A.
Devono essere indicati al personale ausiliario che è deputato allo spostamento del
paziente colonizzato/infetto i dispositivi di protezione individuale che deve utilizzare
durante lo spostamento col paziente.
Informare il personale dell'UO in cui viene eseguita la procedura della necessità di
effettuare idonea pulizia e sanificazione delle attrezzature utilizzate e dell'ambiente.
Assicurarsi che vengano mantenute le precauzioni volte a prevenire la trasmissione di
microrganismi ad altri degenti e la contaminazione dell'ambiente e delle attrezzature
In caso di colonizzazioni/infezioni delle vie respiratorie con possibili emissioni di
droplets (soprattutto se il paziente non è intubato) il paziente deve indossare una
mascherina chirurgica
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PROTOCOLLO OPERATIVO PER LA SORVEGLIANZA ED IL
CONTROLLO DELLE INFEZIONI DA MICRORGANISMI
MULTIRESISTENTI
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Revisione n. 0
Rev. Programmata 2014
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ATTREZZATURE PER L'ASSISTENZA AL DEGENTE
Quando è possibile, assegnare dispositivi e articoli non critici (es, sfigmomanometro,
fonendoscopio, termometro, ecc.) ad un singolo paziente. Qualora tale situazione non
possa realizzarsi, è necessaria una adeguata sanificazione e disinfezione dello
strumentario prima di essere usato su un altro paziente.
Assicurarsi che le attrezzature nelle immediate vicinanze del malato e gli strumenti
impiegati per l'assistenza e frequentemente toccati, siano regolarmente sanificati.
Utilizzo di "sistemi di broncoaspirazione a circuito chiuso" per ridurre al massimo la
liberazione di droplet in ambiente.
9.3 Misure da adottare in presenza di pazienti con infezioni/colonizzazioni da germi
multiresistenti ricompresi nel presente protocollo
Di seguito si riportano il protocollo di isolamento dei germi multiresistenti, che è da
applicare anche in caso di sospette epidemie in qualsiasi area di degenza dopo attivazione
del nucleo operativo e del referente di reparto. Va sin da subito specificato che al paziente
colonizzato/infetto va garantito il percorso assistenziale specifico per la sua patologia di
ricovero e tutte le procedure assistenziali/diagnostiche/interventistiche dovranno essere
eseguite nel rispetto di quanto appositamente specificato nel presente protocollo.
10. PROTOCOLLO DI ISOLAMENTO
Viene attuato in caso di pazienti degenti con positività microbiologica per i seguenti
microrganismi (sinteticamente descritti nelle schede allegate):
• Acinetobacter baumannii, Pseudomonas aeruginosa da emocoltura
• CPE: Enterobatteri produttori di carbapenemasi (E. coli- K. pneumoniae,...) resistenti
a Imipenem-Meropenem
• MRSA: S.aureus resistente a oxacillina (Meticillino-resistente) da siti sterili da siti
sterili
• VISA: S. aureus con sensibilità intermedia a glicopeptidi da siti sterili
• VRE: Enterococcus faecalis, faecium resistente a Glicopeptidi
(vancocina/teicoplanina)
• Streptococcus pneumoniae penicillino resistente
• Tossina A — B Clostridium difficile (feci)
• Candida spp da emocolura / liquor
• MDRO (in caso di isolamento ripetuto: cluster)
Il protocollo prevede l'isolamento spaziale del paziente colonizzato/infetto (stanza singola
o area di isolamento spaziale con distanza minima di un metro e mezzo e chiusura di posto
letto adiacente se necessario alla creazione dell'area di isolamento spaziale), assistenza
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Regione Lazio
PROTOCOLLO OPERATIVO PER LA SORVEGLIANZA ED IL
CONTROLLO DELLE INFEZIONI DA MICRORGANISMI
MULTIRESISTENTI
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Rev. Programmata 2014
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dedicata nonché l'obbligo per il personale ad adottare tutte le misure di barriera previste
dalle precauzioni standard, da contatto e da droplet così come indicato nella tabella A e B.
Va considerata la tipologia di paziente in questione (paziente intubato e comunque non
autosufficiente e non in grado di muoversi dal proprio letto): in queste raccomandazioni non
è prevista come obbligatoria la stanza singola, ma si ritiene sufficiente il posizionamento del
paziente in un posto letto terminale con ricovero di un paziente a basso rischio di IPCA nel
posto letto vicino. In caso di colonizzazione/infezione delle alte vie respiratorie, soprattutto
se il paziente non è intubato, va mantenuta una distanza non inferiore a un metro con gli
altri pazienti, come previsto dall'isolamento per droplet.
Inoltre dette Raccomandazioni possono utilmente essere applicate anche ad altri
microrganismi multiresistenti non ricompresi nel presente protocollo, ogni volta che
viene segnalato un microrganismo con particolare pattern di resistenza.
Il presente protocollo di isolamento deve essere messo in atto in caso di sospetto di un
possibile evento/cluster epidemico nell'aree di degenza, causata anche da microrganismi
non multiresistenti di cui al presente protocollo, ma che possano avere valenza
epidemiologica (esempio: Pneumococco resistente a penicillina oppure Salmonella).
In caso di evento epidemico è necessario avviare la seguente procedura:
- Comunicazione al Responsabile medico e infermieristico dell'UO intensiva di
possibile out break
- Comunicazione alla Direzione Medica
- Attivazione del gruppo operativo ICPA per una valutazione del possibile evento
epidemico in atto e delle strategie da attuare.
Protocollo Isolamento
QUANDO SI
ATTIVA IL
PROTOCOLLO
ISOLAMENTO
CHI ATTUA IL
PROTOCOLLO
ISOLAMENTO
MODALITA'
DI
ATTUAZIONE
ISOLAMENTO
Esame microbiologico positivo per uno dei microrganismi in sorveglianza:
- Preavviso tramite telefono e successivo invio formale del referto
dall'UOC Microbiologia a:
Referente di reparto (medico o infermiere)
- Direzione Medica di Presidio
Nucleo operativo CIO (infermiere epidemiologo)
-
Medico, Caposala, Infermiere referente per ICPA di reparto dove è
ricoverato il paziente, per l'isolamento e le precauzioni da adottare.
Infermiere epidemiologo per quanto di sua competenza
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Stanza sin•ola (stanza
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CONTROLLO DELLE INFEZIONI DA MICRORGANISMI
MULTIRESISTENTI
•
•
PERSONALE
di isolamento).
Ove la stanza singola
non
sia
disponibile
una
zona di
creare
isolamento
all'interno
(AREA
DI
dell'UO
ISOLAMENTO
SPAZIALE PAZIENTE)
posizionando il paziente
in posto letto estremo
(es. n. 1) mantenendo
una distanza di almeno
1 metro e mezzo dal
paziente
più
vicino
bloccando
—
se
necessario — il posto
letto vicino
Ricovero nel posto letto
"più vicino" al paziente
colonizzato/infetto di un
paziente non infetto e a
"basso rischio" di 1.0.
colonizzazione/
infezione
data dallo stesso germe
DI
creare
un'AREA
ISOLAMENTO
dove
effettuare l'isolamento per
c000rting:
pazienti vicini tra loro in
posizione estrema nell'UO e
a distanza di almeno un
metro e mezzo dagli altri
pazienti (se necessario
bloccando il posto letto
immediatamente vicino);
11 paziente più vicino deve
essere a "basso rischio" di
10
PAZIENTE IN STANZA
•
SINGOLA
• Il
personale
di •
assistenza
deve
accedere alla stanza di
isolamento dopo essersi
lavato le mani e aver
indossato i dispositivi di
barriera previsti dalle
precauzioni standard e
da contatto e deve •
togliersi i dispositivi di
barriera e prima di
lasciare
la
stanza
lavandosi
le
mani
PAZIENTE IN AREA
ISOLAMENTO
SPAZIALE
personale
di
• Il
assistenza deve essere
Il personale di assistenza
deve essere dedicato
Il
personale
deve
accedere
all'area
di
isolamento dopo essersi
lavato le mani e aver
indossato i dispositivi di
barriera
previsti dalle
precauzioni standard e da
contatto
Se
il
personale
abbandona l'AREA DI
ISOLAMENTO
SPAZIALE deve togliersi i
dispositivi
di
barriera
indossati in detta area
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CONTROLLO DELLE INFEZIONI DA MICRORGANISMI
MULTIRESISTENTI
•
•
PERCORSI
DI ACCESSO
AL PAZIENTE
TIPO DI
PRECAUZIONE
DA ADOTTARE
(da parte di tutto il
personale che
entra in contatto
con il paziente
colonizzato/
infetto)
PROCEDURE
DA ATTIVARE
OLTRE
L'ISOLAMENTO
E
ALL'ADOZIONE
•
•
•
•
•
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dedicato
Il personale deve
accedere all'area di
isolamento dopo essersi
lavato le mani e aver
indossato i dispositivi di
barriera previsti dalle
precauzioni standard e
da contatto
Se il personale
abbandona l'AREA DI
ISOLAMENTO
SPAZIALE
deve
togliersi i dispositivi di
barriera indossati in
detta area lavandosi le
mani
Percorsi di accesso al
malato colonizzato/infetto
quanto più possibile
differenziati da quelli per gli
altri malati
ricoverati nell'UO
Percorsi di accesso ai malati
colonizzati/infetti quanto più
possibile differenziati da
quelli per gli altri malati
ricoverati nell'UO
Le precauz'oni standard vanno sempre applicate su tutti i pazienti
ricoverati in ospedale
Precauzioni da contatto e da droplet così come indicato in tabella A e B:
Germe isolato in materiale respiratorio in paziente intubato: precauzioni
da contatto + precauzioni per droplet
Germe isolato da urine in paziente cateterizzato precauzioni da
contatto
Germe isolato da sangue o da ferita: precauzioni da contatto
L'attivazione del protocollo di isolamento oltre all'applicazione delle misure di
precauzione atte a prevenire la circolazione del germe multiresistente isolato
fa attivare le seguenti procedure:
1. rinvio di altro campione idoneo prelevato dallo stesso sito al Laboratorio di
Microbiologia per verifica del germe isolato (a carico del medico anestesista
in turno)
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MULTIRESISTENTI
DELLE IDONEE
PRECAUZIONI
(tra parentesi è
indicata la figura
professionale
incaricata della
verifica di
effettuazione)
DURATA
ISOLAMENTO E
PRECAUZIONI
ADOTTATE
PROCEDURE
DA ATTIVARE IN
CASO DI
SPOSTAMENTO
DEL PAZIENTE
PER ESAMI O
INTERVENTO
CHIRURGICO
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Pa ina 16 di 35
2. predisposizione di materiale "dedicato" per l'assistenza (a carico del
caposala o - in sua assenza - del personale infermieristico di reparto)
3. compilazione della scheda di verifica (allegato 1) della corretta attuazione
del protocollo (a carico del caposala di reparto)
4. segnalazione dell'attivazione del protocollo di isolamento e relative
precauzioni tramite apposizione di apposita scheda di colore rosso (a carico
del caposala) al letto del paziente
5. richiesta urgente di consulenza infettivologica (secondo procedura in atto)
e eventuale contatto telefonico con l'infettivologo per la strategia terapeutica
dell'infezione in atto (a carico dell'anestesista UO).
6. segnalazione al PSAIO di attivazione protocollo di isolamento con
personale dedicato all'assistenza di uno o più pazienti colonizzati/infetti da
uno dei germi indicati nel protocollo di isolamento per il mantenimento di un
idoneo numero di infermieri per turno (a carico del Caposala)
7. informazione delle procedure attivate a seguito dell'attivazione del
protocollo di isolamento al personale sanitario che si avvicina al paziente (es:
consulenti medici, fisioterapisti, tecnici di radiologia, etc) per effettuazione
della prestazione richiesta (a carico del medico anestesista in turno)
l'isolamento spaziale (stanza singola o area isolamento) può essere
sospeso dopo due colture negative dallo stesso sito di
colonizzazione/infezione per lo specifico germe eseguite a distanza di 48
ore
vanno mantenute le precauzioni da contatto in attesa di una terza
coltura negativa da effettuarsi 72 ore dopo la seconda coltura
negativa.
le precauzioni da droplet possono essere sospese dopo due colture
negative per lo specifico microrganismo di materiale idoneo proveniente
dalle vie respiratorie eseguite a distanza di 48 ore.
Le precauzioni standard vanno sempre adottate e mantenute
1. avvisare l'UD o la Sala operatoria della situazione microbiologica del
paziente
2. concordare (ove possibile) l'esame/intervento chirurgico in modo che sia
l'ultimo della giornata per permettere la disinfezione ambientale
3. il personale dell'UD dove viene inviato il paziente deve adottare le
precauzioni idonee (vedi tabelle A e B) per tutto l'iter diagnostico (o intervento
chirurgico)
4. devono essere indicati al personale ausiliario che è deputato allo
spostamento del paziente colonizzato/infetto i dispositivi di protezione
individuale che deve utilizzare durante lo spostamento col paziente
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CONTROLLO DELLE INFEZIONI DA MICRORGANISMI
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5. pulizia e sanificazione ambientale del locale dove ha stazionato il paziente
per l'esecuzione della procedura e delle attrezzature (inclusa la barella di
trasporto) toccate dal paziente (a carico dell'UO che ha effettuato la
prestazione)
6. pulizia e sanificazione della barella utilizzata per il trasporto del paziente (a
carico dell'UO cui appartiene la barella)
Il caposala di ogni area intensiva deve predisporre idoneo piano di pulizia
quotidiano e settimanale tenendo conto delle indicazioni presenti nel
prontuario antisettici e disinfettanti aziendale.
In presenza di pazienti con microorganismi multiresistenti vanno intensificate
le pulizie soprattutto dopo manovre respiratorie e di reclutamento polmonare
che possono generare droplet (in tal caso effettuare le pulizie sia dopo le
manovre sia 30 minuti dopo)
MODALITA' E
FREQUENZA
PULIZIE
11. PRECAUZIONI STANDARD
Vanno applicate nell'assistenza di tutti i pazienti indipendentemente dalla presenza
certa di uno stato infettivo
•
•
•
•
•
•
•
•
•
IGIENE DELLE MANI
Le mani devono essere lavate immediatamente e con accuratezza se si
verifica un accidentale contatto con il sangue, fluidi corporei, secreti,
escreti e oggetti contaminati, anche se l'operatore indossa i guanti.
E' obbligatorio lavare le mani prima di assistere il malato.
Le mani devono essere lavate prontamente e con accuratezza tra una
procedura assistenziale e l'altra, anche se eseguita allo stesso paziente.
Le mani devono essere lavate prontamente e con accuratezza al termine
dell'assistenza prestata ai pazienti, anche se si sono usati i guanti.
E' necessario prevenire e curare screpolature, abrasioni e piccole ferite
della cute facendo regolarmente uso di creme emollienti e idratanti alla
fine dell'attività lavorativa.
Le unghie devono essere mantenute corte, pulite e prive di smalto.
E' vietato indossare anelli, bracciali, orologi e altri monili quando si presta
assistenza al paziente.
E' obbligatorio il lavaggio antisettico delle mani prima di eseguire
procedure invasive sul paziente, dopo aver toccato una qualsiasi fonte
che può essere contaminata con patogeni e in specifiche circostanze (es.
controllo di epidemie, infezioni permanentemente endemiche).
Le mani devono essere sempre lavate dopo la rimozione dei quanti.
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GUANTI
Devono essere indossati guanti della misura adeguata e del tipo idoneo
alla prestazione da effettuare
Devono essere indossati prima di venire in contatto con: sangue, fluidi
corporei, secreti, escreti, mucose, cute non intatta dei pazienti e oggetti
contaminati.
E' vietato rispondere al telefono, toccare maniglie, ecc. con i guanti o
qualunque altra azione non direttamente correlata allo specifico atto
assistenziale.
I guanti devono essere sostituiti durante i contatti tra un paziente e l'altro.
I guanti devono essere sostituiti durante procedure effettuate sullo stesso
paziente, ma in zone differenti.
Devono essere immediatamente rimossi quando si rompono o si verifica
una puntura o una lacerazione.
I guanti devono essere prontamente rimossi dopo l'uso.
Dopo la rimozione dei guanti, le mani devono sempre essere lavate.
I guanti dopo l'uso devono essere eliminati nei contenitori per rifiuti
potenzialmente infetti.
•
•
MASCHERINE CON O SENZA VISIERA — OCCHIALI PROTETTIVI
La mascherina, la mascherina con visiera e/o gli occhiali protettivi devono
essere utilizzati per proteggere le mucose di occhi, naso e bocca durante
l'esecuzione di procedure che possono determinare schizzi di sangue o di
altri liquidi biologici, come ad esempio, prelievi, procedure aspirazione di
liquidi biologici, broncoscopie, ecc..
La mascherina con o senza visiera deve essere monouso.Deve essere
indossata sulla bocca e sul naso.
Deve essere legata correttamente dietro la testa.
Deve essere ben adesa al volto.
Non deve essere mai abbassata.
Deve essere usata una sola volta e poi gettata nel contenitore dei rifiuti
potenzialmente infetti;
Dopo la rimozione lavare accuratamente le mani.
La visiera o gli occhiali protettivi devono essere indossati correttamente.
•
CAMICI E INDUMENTI PROTETTIVI
Devono essere indossati per proteggere la cute e prevenire
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l'imbrattamento degli abiti durante l'esecuzione d procedure che possono
determinare schizzi di sangue o di altri liquidi biologici.
Se si prevedono grosse contaminazioni, devono essere indossati camici
idrorepellenti.
Devono essere rimossi prima di lasciare la stanza o ogniqualvolta, in via
eccezionale, è necessario interrompere lo specifico atto assistenziale.
Devono essere smaltiti nei contenitori per rifiuti potenzialmente infetti.
Dopo aver tolto il camice e/o gli indumenti protettivi si devono lavare le
mani.
MANOVRE RIANIMATORIE
Durante le manovre rianimatorie il personale deve sempre indossare:
• guanti, camice, mascherine di tipo chirurgico con elastici,occhiali protettivi
o visiera. Palloni ambu, boccagli, va e vieni, ecc. devono essere
decontaminati, sanificati, disinfettati e/o sterilizzati.
•
•
•
•
•
•
•
•
•
COLLOCAZIONE DEL PAZIENTE
Quando il paziente non è in grado di mantenere un igiene appropriata e
può potenzialmente contaminare l'ambiente, deve essereposto in camera
singola con servizi igienici.
Se la camera singola non è disponibile, consultare i professionisti addetti
al controllo delle infezioni ospedaliere per 'individuazione di una valida
alternativa.
MANIPOLAZIONE DI STRUMENTI/OGGETTI TAGLIENTI
Tutti gli operatori devono adottare le misure necessarie a prevenire
incidenti causati da aghi, bisturi e altri dispositivi taglienti o pungenti
durante il loro utilizzo nelle fasi di decontaminazione, di sanificazione e di
smaltimento.
Aghi e oggetti taglienti non devono essere indirizzati verso parti del corpo.
Non devono essere presi "al volo" strumenti taglienti e/o pungenti se
stanno cadendo.
Non devono essere raccolti con le mani gli strumenti taglienti e/o pungenti
caduti.
Non devono essere portati strumenti taglienti e/o pungenti in tasca.
Non devono essere piegate o rotte lame, aghi e altri oggetti pungenti.
Non devono essere sfilate con le mani le lame dei bisturi dal manico.
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E' assolutamente vietato reincappucciare gli aghi dopo l'uso .
Gli aghi usati non devono essere rimossi con le mani.
Tutti gli strumenti taglienti e pungenti devono essere smaltiti negli appositi
contenitori per aghi e taglienti.
Tali contenitori devono essere posti in vicinanza ed in posizione comoda
rispetto alla zona nella quale i presidi vengono utilizzati
ATTREZZATURA PER L'IGIENE DEL PAZIENTE
Materiali taglienti o abrasivi necessari per l'igiene del paziente, quali
forbici, tagliaunghie, rasoi, spazzolini per unghie, ecc., devono essere
personali.
Se il paziente risulta sfornito di tali oggetti utilizzare materiale monouso o
materiale riutilizzabile sterile.
Il materiale tagliente riutilizzabile prima di essere sterilizzato deve essere
decontaminato e sanificato come indicato nelle relative procedure
aziendali
ATTREZZATURE PER L'ASSISTENZA AL PAZIENTE
• Tutte le attrezzature impiegate per l'assistenza al paziente che risultano
essere contaminate con sangue, liquidi corporei, secreti ed escreti devono
essere manipolati con attenzione in modo da prevenire l'esposizione di
cute, mucose e indumenti.
• Le attrezzature riutilizzabili non devono essere usate su altri pazienti
prima di essere stati ricondizionati.
• Gli strumenti dopo l'uso devono essere decontaminati, sanificati,
disinfettati o sterilizzati come indicato nelle relative procedure aziendali.
• I materiali sanitari sporchi devono essere decontaminati negli appositi
contenitori e devono essere sanificati in un lavello adibito a tale scopo. Se
non è possibile utilizzare un lavello solo per la sanificazione dei materiali è
necessario procedere alla decontaminazione, sanificazione e disinfezione
del lavello come indicato nel Protocollo di Sanificazione e Disinfezione in
Ospedale.
• Deve essere sempre fatta una corretta diluizione dei detergenti e dei
disinfettanti e devono essere sempre rispettati i tempi d'azione dei
disinfettanti.
• I presidi sanitari monouso non devono essere riprocessati, ma devono
essere smaltiti immediatamente dopo l'uso negli appositi contenitori per
rifiuti ospedalieri.
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SMALTIMENTO RIFIUTI
La raccolta differenziata dei rifiuti sanitari deve essere effettuata
seguendo le indicazioni impartite.
• Lo smaltimento dei rifiuti potenzialmente infetti deve avvenire attraverso
l'utilizzo degli appositi contenitori per rifiuti sanitari pericolosi a rischio
infettivo.
• I contenitori devono essere sistemati in posizione comoda, sicura e vicina
al posto dove devono essere utilizzati.
• Deve essere evitato, nel modo più assoluto, di prelevare materiale dai
contenitori per rifiuti.
• Evitare di trascinare i contenitori dei rifiuti, di appoggiarli al corpo e di
effettuare qualsiasi altra manovra che possa pregiudicare la propria e
altrui sicurezza.
•
BIANCHERIA
La biancheria, qualora risulti imbrattata di sangue o liquidi organici, secreti
ed escreti, deve essere riposta negli appositi sacchi per la biancheria
sporca ed inviati in lavanderia per il lavaggio e la disinfezione
• I cuscini e i materassi contaminati da sangue e/o liquidi organici, devono
essere immediatamente raccolti in sacchi impermeabili ed inviati in
lavanderia per il lavaggio e la disinfezione
• La sostituzione degli effetti letterecci dell'unità di degenza deve essere
effettuata ad ogni cambio paziente
•
CAMPIONI BIOLOGICI
I campioni biologici (es sangue, urine, feci, prelievi bioptici, ecc.) devono
essere:
• Prelevati in provette e contenitori a chiusura ermetica e non devono
essere imbrattati di liquido biologico.
• Manipolati utilizzando i dispositivi di protezione (visiere, guanti, camici,
ecc.).
• Trasportati negli appositi contenitori a chiusura ermetica; i contenitori
dopo l'uso devono essere decontaminati, sanificati, disinfettati e/o
sterilizzati.
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SANIFICAZIONE E DISINFEZIONE AMBIENTALE
La sanificazione ambientale deve essere svolta quotidianamente e
correttamente.
La decontaminazione ambientale deve essere fatta in presenza di
superfici contaminate da schizzi di sangue e materiale organico.
La disinfezione deve essere effettuata in aree ad alto rischio e in presenza
di superfici imbrattate (dopo decontaminazione esanificazione).
La sanificazione e la disinfezione dell'unità di degenza devono essere
eseguite alla dimissione, al trasferimento e/o al decesso del paziente.
Deve essere sempre fatta una corretta diluizione dei detergenti e dei
disinfettanti e devono essere sempre rispettati i tempi d'azione dei
disinfettanti.
EDUCAZIONE SANITARIA AL PAZIENTE E Al VISITATORI
Il paziente e i visitatori devono essere educati circa la necessità di utilizzare
precauzioni finalizzate a prevenire la diffusione di
microrganismi ad altre persone o all'ambiente.
12. MONITORAGGIO INDICATORI
L'infermiere addetto al controllo delle infezioni, deve monitorare l'applicazione del
protocollo operativo mediante la compilazione di Report annuale da trasmettere ai Direttori
sanitari di Presidio, al presidente del Comitato per la prevenzione ed il controllo delle ICA
e alla UOC Qualità eRisk Management, sui seguenti indicatori:
• N° di "alert "segnalati dalla UOC Microbiologia alla Direzione di Presidio
Ospedaliero/ N° schede di valutazione dell' applicazione del protocollo di
isolamento. Valore atteso: 100%
• Curva epidemiologica delle colonizzazioni e infezioni da germi MDR elencati negli
allegati 2-3-4-5-6 che sono state segnalate nel corso di un'annualità.
13. MATRICE DELLE RESPONSABILITÀ
E' responsabilità dei Direttori/Responsabili delle UO intensive chirurgiche e mediche dei
Presidi Ospedalieri dell'ASL RMB, dei Coordinatori Infermieristici delle UO interessate,
vigilare sul rispetto della presente procedura operativa da parte di tutto il proprio personale
che ha contatti diretti e/o indiretti con pazienti colonizzati infetti da MDR ricompresi nel
presente documento E' compito di tutti i Medici, Infermieri, OTA e ausiliari delle UO
aziendali sopra citate, nonché delle figure professionali che possono in tali aree prestarvi la
loro opera (consulenti, fisioterapisti, tecnici, ecc) conoscere e attenersi scrupolosamente
alle indicazioni contenute nella presente procedura operativa. E' responsabilità del referente
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PROTOCOLLO OPERATIVO PER LA SORVEGLIANZA ED IL
CONTROLLO DELLE INFEZIONI DA MICRORGANISMI
MULTIRESISTENTI
Regione Lazio
Revisione n. 0
Rev. Programmata 2014
d. documento CIO B 12 - 13
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dei servizi appaltati di pulizia e trasporto pazienti informare e vigilare che tutti i propri
operatori conoscano e applichino i comportamenti previsti dal presente documento in
presenza di pazienti con MORO.
13.1 Responsabilità del Gruppo Tecnico operativo del Comitato per le ICA
•
•
•
•
•
Raccoglie ed elabora le informazioni relative all'epidemiologia delle I.P.C.A.
all'interno dei P.O. Sandro Pertini e Policlinico Casilino
Valuta l'efficacia di azioni e procedure finalizzate alla prevenzione delle I.P.C.A.
Monitorizza gli scostamenti dei comportamenti rispetto a protocolli e procedure
connesse alle pratiche assistenziali
Raccoglie con immediatezza segnalazioni in merito ad infezioni gravi da
microrganismi "sentinella" (MDRO, TB, Legionella) e a eventi epidemiciindividua,
propone
Verifica la applicazione di soluzioni immediate ed appropriate relativamente alle
segnalazioni di cui sopra.
13.2 Responsabilità dei Medici ed Infermieri di Reparto
Il medico di UO compila la scheda di segnalazione clinica e con il Coordinatore
Infermieristico applicano le misure di isolamento sulla base del microrganismo isolato
segnalato e del sito di infezione.
Il Coordinatore infermieristico:
• verifica che venga attuata la prevenzione della contaminazione dell'ambiente e delle
attrezzature mediante la disinfezione continua delle area di degenza del paziente
• controlla l'applicazione in continuum delle misure di prevenzione sul malato
infetto/colonizzato, limitando le uscite del degente dalla camera ai soli scopi
essenziali; se lo spostamento è indispensabile
• informa il personale della struttura presso la quale il degente viene trasferito e
l'addetto al trasporto
• si assicura che vengano mantenute la precauzioni volte a prevenire la trasmissione
di microrganismi ad altri degenti e la contaminazione dell'ambiente e delle
attrezzature.
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Regione Lazio
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Rev. Programmata 2014
d. documento CIO B 12 - 13
Segnalazione telefonica di Alert per
l'attivazione protocollo di isolamento al
Medico di reparto e/o al coord. infer. di
UO e trasmissione referto SIL al D. S. di
Presidio
Comunicazione del referto SIL di
contaminazione/infezione da MDR all' int.
addetto al controllo delle infezioni
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PROTOCOLLO OPERATIVO PER LA SORVEGLIANZA ED IL
CONTROLLO DELLE INFEZIONI DA MICRORGANISMI
MULTIRESISTENTI
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Applicazione protocollo di isolamento
del malato infetto/colonizzato
Compilazione scheda di segnalazione
clinica
Verifica attuazione della disinfezione
continua delle area di degenza del
paziente
Compilazione scheda di valutazione
dell'applicazione
del
protocollo
di
isolamento
Informazione del personale della struttura
presso la quale il degente viene trasferito
e l'addetto al trasporto e del Referente
Servizi appalto pulizie
Raccolta
ed
elaborazione
delle
informazioni relative all'epidemiologia
delle
all'interno dei P.O.
Valutazione dell' efficacia di azioni e
procedure finalizzate alla prevenzione
delle I.C.A
Individua, propone e verifica la
applicazione di soluzioni immediate ed
appropriate
relativamente
alle
gnalazioni di cui sopra.
Compilazione e trasmissione del report
annuale di monitoraggio dell'applicazione
del protocollo
Revisione del Protocollo Operativo
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R
L
R = Responsabile
C = Collabora
C
C
C
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C
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CONTROLLO DELLE INFEZIONI DA MICRORGANISMI
MULTIRESISTENTI
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14. MODALITA' DI DIFFUSIONE DEL PROTOCOLLO OPERATIVO
LA UOC Qualità Aziendale Risk Management riserva grande attenzione all'utilizzo del Sito
Intranet, quale strumento indispensabile per una più ampia e completa diffusione delle
informazioni. In tale ottica, la UOC mette a disposizione per quanto attiene agli aspetti
procedurali della Qualità aziendale, contestualmente alla diffusione al personale
dipendente, nella pagina "Area Aziendale", Risk Management e Privacy e nella pagina
"Documentazione", sezione "Procedure interne", le principali informative utili agli operatori
per l'esercizio delle proprie attività e la scheda di segnalazione di Incident Reporting.
La pagina "Documentazione" è organizzata in tre sezioni: Generali, Ospedaliere, Territoriali,
oltre ad una sezione denominata "Modulistica", al fine di facilitare l'accesso alle
informazioni.
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PROTOCOLLO OPERATIVO PER LA SORVEGLIANZA ED IL
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MULTIRESISTENTI
ALLEGATO 1
SCHEDA DI VALUTAZIONE DELL'APPLICAZIONE DEL PROTOCOLLO DI ISOLAMENTO
U.O .
DATI PAZIENTE
NOME
Data di nascita
COGNOME
/
/
LETTO N.
INGRESSO IN U.O. IL
/
POSITIVITA' PER
DEL CAMPIONE DI
Data risposta
ISOLAMENTO NECESSARIO
ISOLAMENTO ATTIVATO
SI NO
SI r NO
DATA ATTIVAZIONE PROTOCOLLO ISOLAMENTO
(rilevazione quotidiana)
DATA
Presenza di guanti e altri
DPI*3a11'ingresso della stanza di
isolamento (o spazio assegnato
all'isolamento
Presenza di detergente e di
antisettico nel lavandino codificato
per il lavaggio mani personale
Rispetto della procedura aziendale
sul lavaggio mani
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Attuazione delle precauzioni
standard
Attuazione delle precauzioni da
contatto per il paziente con
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Regione Lazio
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MULTIRESISTENTI
germe multiresistente
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NO
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SI
NO
Presenza della scheda "codice
colore" per la segnalazione del
protocollo attivato
SI
Utilizzo di termometri o altri presidi
personalizzati
Personale dedicato
'
Effettuazione lavaggio e disinfezione
SI
(come da procedura
aziendale in atto) dei presidi
NO
riutilizzabili
Effettuazione pulizia e sanificazione
SI
ambientale supplementare dopo
ogni manovra a rischio di
NOl
contaminazione ambientale
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Coordinatore Infermieristico
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1° CAMPIONE NEGATIVO IN DATA
2° CAMPIONE NEGATIVO IN DATA
3° CAMPIONE NEGATIVO IN DATA
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(compilare il seguente campo solo se presenti detti campioni)
ESAMI PER NEGATIVITA' PER GERME MULTIRESISTENTE DEL CAMPIONE DI
INTERRUZIONE ISOLAMENTO
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DATA SOSPENSIONE PRECAUZIONI DA DROPLETS
DATA SOSPENSIONE PRECAUZIONI DA CONTATTO
Firma Caposala
3 Dispositivi di protezione Individuale (DPI)
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ALLEGATO 2
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STAPHYLOCOCCUS AUREUS RESISTENTE ALLA METICILLINA (MRSA)
STAPHYLOCOCCUS AUREUS VISA (SENSIBILITà RIDOTTA A VANCOMICINA)
EPIDEMIOLOGIA
• MRSA è endemico in molte strutture sanitarie
• La presenza di pazienti asintomatici colonizzati da MRSA facilita la diffusione del germe
• Lo sviluppo di resistenza nello S. aureus ai glicopeptidi (VISA= S. Aureus con resistenza
intermedia alla vancomicina e VRSA= S. Aureus resistente alla vancomicina) può aumentare
come conseguenza dell'uso prolungato di antibiotici per il trattamento delle infezioni da
MRSA; è importante prevenire la trasmissione di MRSA per mantenere opzioni terapeutiche
efficaci.
PRINCIPALI SITI E QUADRI PATOLOGICI SOSTENUTI DA ST.AUREUS:
• Cute e tessuti molli: foruncoli, favi, infezioni di ferite traumatiche o chirurgiche
• App. scheletrico: osteomielite
• App. respiratorio: polmonite (anche severa)
• App.circolatorio: endocardite
• App. genito-urinario: ascesso renale, inf. Delle basse vie urinarie.
• Sistema nervoso centrale: ascessi cerebrali ed epidurali
• Sangue: Batteriemia normalmente complicata da ascessi metastatici con diversa
localizzazione
• Apparato digerente: gastroenterite (tossinfezione alimentare).
FATTORI DI RISCHIO PER L'ACQUISIZIONE DEL MRSA (COLONIZZAZIONE O INFEZIONE)
• Non adeguata compliance degli operatori sanitari (medici e infermieri) con il lavaggio delle
mani e l'asepsi
• Degenza ospedaliera prolungata
• Ammissione in una UO ad alto rischio come le terapie intensive
• Esposizione a terapia antibiotica
• Severa malattia di base
• Presenza di dispositivi medici invasivi
• Presenza di "condizioni dermatologiche" come l'eczema
• Operatori sanitari colonizzati con MRSA
• Inadeguata pulizia ambientale
SERBATOIO
• Il maggior serbatoio sono le narici anteriori. Il carriage nasale influenza il carriage in altri siti,
incluse le ascelle, il perineo e le membrane mucose. Le persone possono trasportare MRSA
in modo persistente o intermittente. I siti "carriage" nasale e perineale sono i più
frequentemente identificati
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MULTIRESISTENTI
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Regione Lazio
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l tossicodipendenti, gli ustionati, i pazienti delle "nursing home" e i personale ospedaliero con
dermatiti sono stati identificati come serbatoi del germe.
MRSA è stato trovato in superfici contaminate, polvere, etc.
TRASMISSIONE
• La trasmissione più spesso avviene attraverso le mani non lavate del personale ospedaliero,
dopo contattocon la pelle, materiali o apparecchiature contaminate con MRSA
• La trasmissione per "grossi droplet" va tenuta in considerazione quando MRSA è presente
nella saliva
ALLEGATO 3
ENTEROCOCCUS VANCOMICINA RESISTENTE (VRE)
•
•
•
Cocchi gram positivi
I due fenotipi più importanti nel contesto della vancomicino-resistenza sono Enterococcus
faecium e Enterococcus faecalis
Il VRE è in grado di trasferire la resistenza alla vancomicina ad altri microorganismi più
virulenti come ad esempio lo Staphylococcus aureus
EPIDEMIOLOGIA
• Molti pazienti con VRE sono colonizzati ma non infetti. I pazienti asintomatici sono potenziali
reservoir e la colonizzazione può essere intermittente per un lungo periodo di tempo
• L'enterococco può sopravvivere nell'ambiente (es. superfici) incrementando il rischio di
trasmissione
• Una volta che il VRE diventa endemico in una realtà ospedaliera è difficile da eradicare
• L'infezione è più probabile in malati gravi che richiedono procedure invasive multiple
• I pazienti colonizzati con VRE che sono incontinenti fecali o hanno diarrea disperdono più
facilmente il VRE
TIPI E SITI DI INFEZIONE
Vie urinarie
Intraddominali e pelviche
Ferita chirurgica
Batteriemia
Endocardite
Meningite
Infezioni neonatali
App. respiratorio
Osteomielite
Cellulite
FATTORI DI RISCHIO PER L'ACQUISIZIONE DEL VRE (COLONIZZAZIONE O INFEZIONE)
• Non adeguata compliance degli operatori sanitari (medici e infermieri) con il lavaggio delle
mani e l'asepsi
• Degenza ospedaliera prolungata
• Esposizione a "pressione colonizzante" (un alto numero di pazienti colonizzati da VRE); più
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CONTROLLO DELLE INFEZIONI DA MICRORGANISMI
MULTIRESISTENTI
Lazio
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facile dove il VRE è endemico
• Ammissione in un area dove i pazienti sono incontinenti fecali
• Precedente o attuale esposizione a terapia antibiotica (particolarmente cefalosporine di 3°
generazione, vancomicina anti-anaerobi e orale e endovena)
• Presenza di dispositivi medici invasivi
• Severa malattia di base, neutropenia, insufficienza renale
• Inadeguata pulizia ambientale
VRE: PERCHÉ È IMPORTANTE
• Limitate opzioni terapeutiche
• Resistenza a vancomicina e teicoplanina per il fenotipo Van A
• Resistenza a vancomicina per il fenotipo Van B
• Farmaci non attivi in vivo: cefalosporine, clindamicina, cotrimossazolo, aminoglicosidi a
concentrazione normale
SERBATOIO: L'uomo. Il VRE viene trovato nelle feci delle persone colonizzate.
TRASMISSIBILITA'
Il VRE viene acquisito per contatto attraverso le mani del personale lavate inadeguatamente e/o
l'ambiente e/o strumenti assistenziali contaminati
• da paziente infetto a paziente sano
• da soggetto colonizzato a paziente
• da perso nale sanitario VRE positivo a paziente
Si ricorda che il reservoir ospedaliero è costituito da persone colonizzate (pazienti e personale), ma
anche "l'ambiente"
ospedaliero nelle strutture dove la resistenza del VRE è elevata.
ALLEGATO 4
PSEUDOMONAS AERUGINOSA MULTIRESISTENTE
(Da emocoltura)
•
•
•
•
Bacilli gram negativi
Vive come saprofita nell'acqua, terreno umido, sui vegetali.
Vive come commensale nel tubo digerente dell'uomo e di diversi animali
Sopravvive e si moltiplica in una varietà infinita di liquidi e terreni, su supporti e vari materiali.
Sorgenti di contaminazioni:
• Ambiente esterno:
• L'acqua e i malati stessi con i loro essudati (urine,espettorato,feci ecc.)
• Ambiente ospedaliero:
• Sifoni dei lavandini
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CONTROLLO DELLE INFEZIONI DA MICRORGANISMI
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Umidificatori
Respiratori
Acqua distillata( possibilità di moltiplicazione fino a 107 germi/ml, senza intorbidamento
visibile)
Infezioni
• Polmoniti
• Setticemie
• Otiti esterne e otiti medie
• Infezioni delle vie urinarie
• Infezioni cutanee e negli ustionati
• Infezioni di ferite chirurgiche e di ulcere da decubito
• Endocarditi ( soprattutto nei tossicodipendenti)
• Infezioni oculari
• Infezioni del sistema nervoso centrale (meningiti, ascessi cerebrali)
• Osteomieliti e artriti settiche
• Infezioni varie quali ascessi epatici, peritoniti, infezioni vascolari
Tipico patogeno nosocomiale
Sono a rischio soprattutto i soggetti compromessi per malattie metaboliche o ematologiche o per
tumori o pazienti trattati
con immunosoppressori, corticosteroidi, antibiotici a largo spettro.
ALLEGATO 5
Enterobatteriacee produttrici Carbapenemasi (resistenza a Imipenem)
Batteri gram negativi (Klebsiella pneumoniae, Escherichia coli, Proteus mirabilis, ecc.):
• resistenti a Ceftazidime ed Aztreonam
• resistenti a carbapenemi
• Generalmente si accompagna a produzione di beta-lattamasi a spettro esteso
La comparsa delle ESBL e di carbapenemasi nella maggior parte dei casi è improvvisa.
Fattori di rischio per colonizzazione:
• Catetere arterioso — CVC
• Chirurgia addominale d'urgenza
• Prolungata permanenza in ICU
• Lunghezza del ricovero
• Precedente assunzione di qualunque antibiotico
• Somministrazione di ceftazidime o aztreonam
• Ricovero in case di riposo
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CONTROLLO DELLE INFEZIONI DA MICRORGANISMI
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PRINCIPALI MICROORGANISMI ESBL
KLEBSIELLA PNEUMONIAE
Serbatoio: uomo e varie specie animali ( il germe è commensale del tratto intestinale e delle prime
vie respiratorie) Largamente diffuso in natura: nelle acque, nel suolo, nei cereali
Patogeno opportunista
Infezioni:
- infezioni respiratorie: polmoniti, broncopolmoniti,
- Infezioni urinarie
- Infezioni cutanee (ferite ,ulcere, decubiti)
ESCHERICHIA COLI
Serbatoio: ospite abituale dell'intestino dell'uomo e di animali
Infezioni:
- infezioni urinarie,
- Batteriemie
- Infezioni gastroenetriche
PROTEUS MIRABILIS
Serbatoio: uomo e varie specie animali ( commensale dell'intestino)
Infezioni:
- Infezioni urinarie
- Infezioni cutanee (ferite ,ulcere, decubiti)
- Infezioni respiratorie ( bronchiti, broncopolmoniti, bronchiti croniche)
- batteriemie
ENTEROBACTER CLOACAE
Serbatoio: uomo e varie specie animali ( commensale dell'intestino)
Infezioni:
- Infezioni urinarie
- Infezioni cutanee (ferite ,ulcere, decubiti)
- Infezioni respiratorie ( bronchiti, broncopolmoniti, bronchiti croniche)
- Batteriemie/Sepsi
- Infezioni gastrointestinali
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CONTROLLO DELLE INFEZIONI DA MICRORGANISMI
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ENTEROBATTERI CARBAPENEMASI PRODUTTORI
KLEBSIELLA PNEUMONIAE
Serbatoio: uomo e varie specie animali ( il germe è commensale del tratto intestinale e delle prime
vie respiratorie)
Largamente diffuso in natura: nelle acque, nel suolo, nei cereali
Patogeno opportunista
Infezioni:
- infezioni respiratorie: polmoniti, broncopolmoniti,
- Infezioni urinarie
- Infezioni cutanee (ferite ,ulcere, decubiti)
ESCHERICHIA COLI (AL MOMENTO NON SEGNALATO)
Serbatoio: ospite abituale dell'intestino dell'uomo e di animali
Infezioni:
- infezioni urinarie,
- Batteriemie
- Infezioni gastroenteriche
PROTEUS MIRABILIS: poco sensibile per mancanza di PBP specifice
Serbatoio: uomo e varie specie animali ( commensale dell'intestino)
Infezioni:
- Infezioni urinarie
- Infezioni cutanee (ferite ,ulcere, decubiti)
- Infezioni respiratorie ( bronchiti, broncopolmoniti, bronchiti croniche)
- batteriemie
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inVbfo delle Infinnlonl totTennit•
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Incrina sannarla nociontanttiV
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RILEVAZIONE INFEZIONE
da Batteri Multiresistenti
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ALLEGATO 6
DATI GENERALI
MICRORGANISMO ISOLATO:
DATA ISOLAMENTO
Liquor
n. Ref:
DATA ISOLAMENTO
Liquor
i i Sangue
n. Ref:
n CVC
E Fistola
E Liquidi/Drenaggi
n Escreato
❑ Sangue
7 Fistola
E CVC
E Liquidi/Drenaggi
L Ferita Ch.
E Urine
E
O Urine
L
- Altro
l
Ferita Ch.
H Escreato
E Altro
U.O. /SERVIZIO:
PAZIENTE:
DATA DI NASCITA:
ETA':
SESSO
nF
EM
DATA RICOVERO
TIPO DI RICOVERO:
E ORDINARIO
L URGENTE
E TRASFERIMENTO
E ALTRO
n IN ATTO
E DIMESSO
H TRASFERITO
E DECEDUTO
DIAGNOSI DI AMMISSIONE:
ESITO DEL RICOVERO
PRECEDENTI RICOVERI/TRASFERIMENTI
E
SI
H NO
SE
SI
AL]
DAL
QUESTIONARIO (ESPOSIZIONE DEL PAZIENTE)
RISPOSTE
DOMANDE
NOTE
Il paziente proviene da altro ospedale
E SI
L NO
se SI quale?
Il paziente proviene da altra U.O./Servizio
E SI
E NO
se SI quale?
H SI
D NO
se SI quale?
Il paziente è stato sottoposto a terapia
E IMMUNOSOPPRESSIVA
Tipo di terapia in corso
n STEROIDEA
D ANTIBIOTICA
E PROFILASSI
Antibiotici in uso
n TERAPIA
n ALTRO I NON NOTO
E' stato sottoposto ad intervento chirurgico
D SI
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Data intervento
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CONTROLLO DELLE INFEZIONI DA MICRORGANISMI
MULTIRESISTENTI
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Trauma
PULITO
PULITO - CONTAMINATO
❑ CONTAMINATO
SPORCO
❑ NO
Impianto/ protesi
❑ SI
❑ NO
Classe di intervento
SI
❑ NO
Catetere intravascolare
❑ SI
❑ NO
Ventilazione meccanica
❑ SI
E NO
Altri devices
❑ SI
NO
Catetere urinario
Parte riservata alla compilazione del medico dell'U.0./Servizio
III Infezione
❑ Colonizzazione
❑ Confermata
❑ Presunta
❑ Nosocomiale
Nota:
Il criterio di infezione deve essere conforme alla definizione ufficiale ❑ Comunitaria
secondo i CDC di Atlanta
❑ Non so
OSSERVAZIONI:
35
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DIPARTIMENTO DELLA sArirrik PUBBLICA E DELL'INNOVAZIONE
DIRE/IONE GENERALE DELLA PREVENZIONE
Ufficio (15L DGPREV
Viale Giorgio Ribotta. 5 - 0(1144 Roma
Oggetto: Circolare "Sorveglianza, e controllo
delle infezioni da batteri produttori di
carbapenemasi (CPE)"
Ministero della Salute
DGPRE
0004968-P-26/02/2013
1.4.o.o.9/2009/17
1111811 IV
I
1111 VII
Assessori Regionali alla Sanità delle Regioni
a Statuto Ordinario e Speciale e delle
Province Autonome di Trento e Bolzano
PEC
Istituto Superiore di Sanità
protocollo-centralertiiiss.maileertit
ROMA
Istituto Nazionale per le Malattie Infettive
I.R.C.C.S. "Lazzaro Spallanzani"
[email protected]
ROMA
Regione Veneto—Assessorato alla Sanità
Direzione Regionale Prevenzione
Coordinamento Interregionale della
Prevenzione
[email protected]
30125 - Venezia
Premessa
La diffusione di batteri resistenti agli antibiotici rappresenta un importante problema di sanità
pubblica: questo fenomeno è infatti in aumento in molti Paesi, rendendo problematica la terapia di
molte infezioni, ed è aggravato anche dalla mancanza di nuovi antibiotici in commercio o in fase
di sperimentazione.
A riguardo, le Autorità europee, in occasione della conferenza "The Microbial Threar, tenutasi
a Copenaghen nel 1998, hanno evidenziato l'importanza di adottare o implementare misure di
sorveglianza sulla diffusione dei batteri resistenti agli antibiotici.
La Commissione europea, inoltre, con le "Raccomandazioni del Consiglio Europeo sull'uso
prudente degli antibiotici in medicina nell'uomo", del 15 novembre 2001, ha evidenziato
l'importanza del rafforzamento di misure di sorveglianza epidemiologica e di laboratorio e, della
creazione di strutture di coordinamento a livello nazionale per la prevenzione e il controllo
dell'antibiotico-resistenza. Tali raccomandazioni sono poi state riprese e ribadite in un documento
del 2008.
Negli ultimi anni in Italia si stanno diffondendo batteri Gram-negativi, appartenenti soprattutto
alla famiglia degli Enterobatteri e alla specie Kleb.slella pneurnoniae, che risultano resistenti ai
carbapenemi (es. imipenem e meropenem), farmaci fondamentali per la cura delle infezioni gravi
causate da batteri multi-resistenti.
Numerosi studi hanno confermato la diffusione di Enterobatteri multi-resistenti in Italia e come
essi rappresentino una minaccia per la sanità pubblica, in quanto sono frequentemente causa di
infezioni, sia in ambito ospedaliero che comunitario e, la loro progressiva diffusione rende
problematico il trattamento dei pazienti. La diffusione dei batteri resistenti ai carbapenemi avviene
rapidamente, per espansione clonale e, inoltre, la resistenza ai carbapenemi può essere trasmessa
anche ad altre specie batteriche attraverso plasmidi.
L'aumento della resistenza ai carbapenemi è in gran parte attribuibile all'emergenza e
diffusione negli Enterobatteri delle carbapenemasi, enzimi appartenenti al gruppo delle P.lattamasi, che riescono a inattivare molti antibiotici beta-lattamici, tra cui i carbapenemi,
divenendo resistenti alla maggior parte di questi.
Gli Enterobatteri produttori di carbapenemasi (CPE, carbapenemase producing.
Enterobacteriaceae) inoltre, hanno spesso acquisito resistenze verso altri antibiotici non betalattamici, rimanendo spesso sensibili soltanto a pochi antibiotici, quali: la tigeciclina, le
polimixine, la fosfomicina e la nitro-furantoina.
Sono stati identificati diversi tipi di carbapenemasi negli Enterobatteri; le principali sono le
carbapenemasi a serina di tipo KPC ed OXA-48 e le metallo-beta-lattamasi di tipo VIM e NDM.
Epidemiologia ed evidenze disponibili
Negli ultimi IO anni si è assistito ad un incremento di CPE in tutto il mondo, con situazioni di
diffusione di particolare entità e rilevanza in alcune aree, quali Stati Uniti «America, Israele. Porto
Rico e Colombia(soprattutto KPC), Grecia (KPC e VIM), e sub-continente indiano (soprattutto
NDM).
Anche se Klebsiella pneumoniae rimane la specie maggiormente interessata, i vari tipi di
carbapenemasi sono stati descritti in altre specie batteriche, appartenenti alla famiglia delle
Enterobacteriaceae: Escherichia coli. Serratia marcescens, Citrobacter spp., Enterobacter spp.,
ecc.
La diffusione delle carbapenemasi, tra ceppi e specie batteriche diverse, è probabilmente
correlata ad una disseminazione di elementi genetici mobili che trasportano i geni di resistenza che
codificano per questi enzimi.
La disseminazione di elementi genetici mobili (ad es: trasposoni e plasmidi) e di cloni epidemici
di KPC, può avvenire tramite il trasferimento di pazienti tra strutture sanitarie in uno stesso Paese, o
provenienti da altri Paesi. Infatti, la prima evidenza epidemiologica della diffusione
intercontinentale di ceppi produttori di KPC è stata descritta in Francia ed Israele, attraverso
l'introduzione di tali batteri da pazienti provenienti dagli Stati Uniti d'America.
Da allora, numerosi report scientifici hanno descritto l'importazione trans-frontaliera di pazienti
infetti o colonizzati da CPE, trasferiti in altre strutture assistenziali, non soltanto da Paesi europei,
ma anche da Paesi al di fuori della Comunità Europea.
La trasmissione secondaria di questi batteri nelle strutture sanitarie ha comportato l'insorgenza di
focolai epidemici in alcuni Paesi e lo stato di endemicità in altri.
In Europa, i dati sull'andamento dell'antibiotico-resistenza ai carbapenemi dei ceppi di Klebsiella
pneumoniae sono riportati ogni anno attraverso la rete europea EARS-Net (European Antimicrobial
Resistance Surveillance Network). Nel 2009 la frequenza di ceppi di K. pneumoniae resistenti ai
carbapenemi era al di sotto dell'1-2% nella maggior parte dei Paesi europei, mentre invece in
Grecia e a Cipro la frequenza era elevata e pari, rispettivamente, a 43,5% e a 17%.
In Italia, si è osservato un trend in drammatico aumento: mentre nel 2009 solo 1'1,3% dei ceppi
di K. pneumoniae isolati da sangue era resistente, questa percentuale è salita al 16% nel 2010 e al
26.7% ceppi nel 2011.
I fattori di rischio per le infezioni da CPE, evidenziati da numerosi studi, sono: la gravità delle
condizioni cliniche del paziente; la presenza di dati anamnestici quali il trasferimento da altre
2
strutture ospedaliere, la permanenza in Unità di Terapia Intensiva, un precedente intervento
chirurgico, così come i trapianti di midollo o organi solidi, la presenza di ferite chirurgiche, il
cateterismo delle vie biliari e la ventilazione assistita.
Un altro importante fattore di rischio è rappresentato dal trasferimento di pazienti ricoverati, o
che abbiano ricevuto assistenza medica, in ospedali,anche di altri paesi, con un alto tasso di
infezioni da CPE.
L'uso di antibiotici (cefalosporine, carbapenemi, penicillina anti-pseudomonas, metronidazolo e
fluorochinoloni) rappresenta un rischio indipendente di contrarre infezioni da CPE.
A settembre 2011, il Centro europeo per il controllo delle malattie (ECDC, European Center for
Disease Prevention and Control) di Stoccolma ha pubblicato un documento per la valutazione del
rischio della trasmissione di CPE, contenente anche indicazioni sulle misure efficaci per contenerla.
Si ritiene opportuno, con questa nota circolare, ribadire l'importanza di misure di controllo da
adottare a livello locale e regionale, per contrastare attivamente il fenomeno.
Le misure di controllo suggerite come efficaci, da questo documento e da altre linee guida
internazionali, sono in particolare: l'identificazione tempestiva dei pazienti infetti; la sorveglianza
attiva dei pazienti colonizzati, attraverso lo screening con tampone rettale dei pazienti-contatti del
caso (paziente colonizzato o infetto da CPE) e dei pazienti ad alto rischio di colonizzazione al
momento del ricovero; l'isolamento dei pazienti colonizzati/infetti (isolamento in coorte o stanza
singola) e l'adozione, da parte del personale d'assistenza, delle precauzioni da contatto nella
gestione di questi pazienti.
Sorveglianza nazionale delle batteriemie da Klebsiella pneumoniae e Escherichia coli
produttori di carbapenemasi
Al fine di monitorare la frequenza e la distribuzione geografica delle infezioni invasive da CPE
in Italia, fatti salvi i riferimenti normativi e programmatici di indirizzo già esistenti a livello
regionale in merito alle modalità di sorveglianza viene istituita una sorveglianza dei casi, che verrà
rivalutata a distanza di I anno.
Pertanto, si richiede la segnalazione dei pazienti con batteriemia causata da Klebsiella
pneumoniae e Escherichia coli non sensibili ai carbapenemi e/o produttori di carbapenemasi, che
rispondano alla definizione di caso indicata di seguito.
CPE
Dovranno essere segnalati tutti i pazienti con una o più emocolture positive per Klebsiella
pneumoniae o Escherichia coli in cui il microrganismo isolato presenti una o entrambe le seguenti
caratteristiche:
• non sensibilità a imipenem e/o meropenem (categoria interpretativa R o I
nell'antibiogramma);
• produzione di carbapenamasi dimostrata mediante test di conferma fenotipica e/o
genotipica.
Per quanto riguarda le relative metodiche di laboratorio, è possibile far riferimento ai documenti
scientifici( ' ) più recenti.
DEFINIZIONE DI CASO PER LA NOTIFICA DELLE BATTERIEMIE DA
i)
(1) Comitato di Studio Associazione Microbiologi Clinici Italiana (AMO
per gli Antimicrobici (COSA): Francesco Luzzaro. Laura
Pagani, Gian Maria Rossolini,Mario Sarti, Stefania Stelani, Pietro Emanuele Varaldo: "Indicazioni per la conferma fenotipica della
produzione di carbapenemasi nelle Enterobacteriaceac-, marzo 2011.
3
Modalità di raccolta e trasmissione dei dati per il sistema di sorveglianza nazionale
Nel rispetto degli esistenti modelli organizzativi regionali, la sorveglianza delle batteriemie da CPE
comprenderà la raccolta e l'invio dei dati, secondo il seguente flusso:
1. il referente del laboratorio dove è stato identificato il caso invierà, entro 48 ore, la scheda di
notifica (Allegato l, parte A e parte B), compilando i campi per i quali dispone delle informazioni
necessarie (identificativo della struttura e del paziente. criteri microbiologici per la definizione di
caso) alla Direzione Sanitaria dell'Azienda Ospedaliera e/o del Presidio Ospedaliero, per i pazienti
ricoverati in ospedale;
2. la Direzione Sanitaria dell'Azienda Ospedaliera/Presidio Ospedaliero raccoglierà i dati
eventualmente mancanti. ai fini della segnalazione (luogo insorgenza dei sintomi, origine della
batteriemia, esito dell'infezione) e provvederà all'invio della scheda (Allegato l, parte A e parte 13)
alla ASL competente per territorio, preferibilmente entro 48 ore;
3. la ASL competente invierà la parte B dell'allegato 1. entro 7 giorni dall'identificazione del
caso, alla Regione, al Ministero della Salute (Ufficio 05, Ex DGPREV, Malattie Infettive e
Profilassi Internazionale, Direzione Generale della Prevenzione del Ministero della Salute) e,
all'Istituto Superiore di Sanità (CNESPS e DMIPI), rispettivamente, ai seguenti indirizzi mail:
[email protected] e [email protected].
Misure di sorveglianza e controllo della trasmissione delle infezioni da CPE nelle strutture
sanitarie
A) Sorveglianza attiva delle colonizzazioni da CPE
Secondo quanto evidenziato dalle più recenti evidenze in letteratura(2), al fine di contenere la
diffusione dei CPE in ambito ospedaliero, si raccomanda di sottoporre a screening specifico.
tramite tampone rettale o copro coltura, tutti i soggetti identificati come:
•
contatti di pazienti con infezione o colonizzazione da batteri CPE. ovvero "ciascun paziente
assistito dalla stessa cquipe di un paziente infetto o colonizzato da CPE', adattabile alle
singole realtà assistenziali in base alla frequenza osservata di CPE e in base alle
caratteristiche strutturali/organizzative della struttura;
•
pazienti precedentemente identificati come colonizzati o infetti che vengano nuovamente
ricoverati in ospedale;
•
pazienti provenienti da altri Paesi ove la diffusione di CPE è endemica (es. Grecia, Cipro.
India. Pakistan, Colombia. Israele, Stati Uniti d'America).
Ove ciò sia fattibile, viene inoltre suggerito di sottoporre a screening:
• i pazienti che vengono ricoverati o trasferiti in reparti a rischio, quali Terapia Intensiva,
Oncologia, Ematologia, Neuro-Riabilitazione/Unità spinale e Chirurgia dei trapianti;
• i pazienti provenienti da altro ospedale o recentemente ricoverati in ospedale (negli ultimi tre
mesi) o provenienti da strutture territoriali per anziani.
Tutti i pazienti identificati come infetti o colonizzati dovranno essere isolati utilizzando le
precauzioni da contatto.
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Dovranno essere altresì isolati:
I) i pazienti ad alto rischio di colonizzazione (ad es. paziente precedentemente noto come
colonizzato o paziente proveniente da un Paese ad alta endemia), in attesa dei risultati dello
screcning;
2) i pazienti con un risultato positivo in via preliminare del test di screening, in attesa della
conferma fenotipica.
H) Controllo della trasmissione in ambiente ospedaliero
Sempre facendo riferimento alle indicazioni contenute nel documento dellICDC(2), le misure di
controllo da attuare per i casi di infezione o colonizzazione da CPE sono le seguenti:
•
•
utilizzo delle precauzioni da contatto da parte del personale sanitario: igiene delle mani
prima e dopo il contatto con il paziente colonizzato o infetto da CPE, uso di guanti e sovra
camice, intensificazione dell'igiene ambientale ecc.;
isolamento dei pazienti colonizzati o infetti da CPE in stanza singola con bagno dedicato
oppure loro raggruppamento in aree dedicate dell'ospedale (isolamento in coorte o
"cohorting");
•
ove possibile, assistenza dei pazienti colonizzati o infetti da parte di personale sanitario
dedicato:
•
educazione del personale sanitario sulle misure di sorveglianza e controllo contro le
infezioni da CPE.
IL DIRETTORE GENERALE
Dott. Giuseppe Ruocco
(2) European Centre for Disease Prevention and Control. "Risk assessmcnt on the sprcad of carbapenemase-producing
Enterobacteriaccac (C PE) through pancia transfer between hcalthcare facilities. with special emphasis on cross-bordcr transfer-.
ECDC. Stockhol m: 2011.
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A. Nome:
Cognome:
Data di nascita
Sesso ElEOM
i
Comune di residenza:
Nazionalità:
Data inizio sintomi:
Ospedale/Struttura
Azienda sanitaria
Città
Provincia
Regione
la ASL ovvero il Dipartimento di Prevenzione della ASL competente per territorio invia entro 7 giorni,
esclusivamente questa parte B della presente scheda alla Regione. al Ministero della salute
([email protected]) e all'ISS (sorveglianza.kpc@issit).
B. Segnalato/Notificato da:
Telefono
Fax
Data compilazione
i
e-mail
Provincia
Regione
DATI DEL PAZIENTE
Sesso O F O M
Età
j j se età < I anno, mesi
Provincia di residenza:-
Nazionalità:
Data inizio sintomi::
Origine presunta dell'infezione: O acquisita in Italia
/
/
O acquisita in Paese estero:
VI momento dell'inizio dei sintomi il paziente si trovava?
O a domicilio O in ospedale*
* Indicare struttura
Se in ospedale, indicare il reparto di degenza:
O in struttura residenziale territoriale
❑ Terapia Intensiva
O Oncologia
O Ematologia
O Neuro-riabilitazione/Unità spinale
O Chirurgia dei trapianti
O Lungodegenza/Geriatria
O Medicina generale
O Chirurgia generale o specialistica
O Altro
O Klebsiella pneumoniae
Microrganismo isolato:
O Eveherichia coli
Isolamento da sangue prelevato in data
Criterio microbiologico per la definizione di caso:
O non sensibilità (12/1) a imipenem e/o meropenem
O Produzione di carbapenemasi
conferma fenotipica della produzione di carbapenemasi:
O KPC
❑ Metallo-enzima
O altro (specificare):
conferma genotipica della produzione di carbapenemasi:
O KPC.
❑ VIM
O NDM
❑ OXA-48
O altro (specificare):
Origine presunta della batteriemia:
O primitiva
❑ catetere venoso centrale/periferico
O polmonite
O polmonite associata a ventilazione
O infezione delle vie urinarie
O infezione addominale
O infezione della ferita chirurgica (ISC)
O infezione della cute e dei tessuti molli (non ISC)
Esito:
ODimesso
OTrasferito ( indicare da dove
altro:
ODeceduto
OAncora ricoverato