A Ricerche archeologiche in Albania Atti dell’incontro di studi Cavallino–Lecce, – aprile a cura di Gianluca Tagliamonte Volume stampato con il contributo del Dipartimento di Beni Culturali – Università del Salento e della Banca Monte dei Paschi di Siena. Copyright © MMXIV ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Raffaele Garofalo, /A–B Roma () ---- I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: novembre Indice Avvertenza editoriale Introduzione Gianluca Tagliamonte L’archeologia politica di Luigi Maria Ugolini Andrea Pessina Alla ricerca delle «ancora oscure vestigia illiriche» Gianluca Tagliamonte Networks e società nell’Albania dell’età del Bronzo Francesco Iacono Sulle tracce del Periegeta. Prospettive, contatti e interazioni nella descrizione dell’Illiria meridionale nelle fonti geografiche greche Flavia Frisone L’Istituto Archeologico Albanese e la ricerca archeologica in Albania Shpresa Gjongecaj Archeologia urbana a Durrës Sara Santoro Recherches coroplathiques en Illyrie méridionale et en Épire du Nord Belisa Muka Résultats et prospectives des fouilles franco–albanaises d’Apollonia d’Illyrie Jean–Luc Lamboley, Faïk Drini Nuove indagini intorno al teatro di Apollonia Henner von Hesberg Il monastero della Dormizione della Vergine ad Apollonia Marina Falla Castelfranchi Indice Aspetti urbanistici, cultura e società di Phoinike dalle origini al I sec. a.C. Sandro De Maria Hadrianopolis e la valle del Drino tra ellenismo ed età tardo–antica Roberto Perna Management and conservation aspects at Butrint National Park – Albania Albana Hakani Porti, approdi e itinerari dell’Albania meridionale dall’Antichità al Medioevo. Il ‘Progetto Liburna’ Giuliano Volpe, Giacomo Disantarosa, Danilo Leone, Maria Turchiano Ceramiche e commerci nel Canale d’Otranto tra X e XI secolo. Riflessioni sulla cultura materiale bizantina tra Salento e Albania meridionale Marco Leo Imperiale La ceramica invetriata tra il Salento e l’Albania dall’età angioina alla fine del Medioevo Marisa Tinelli Abbreviazioni bibliografiche Abstracts/Përmbledhjet Ricerche archeologiche in Albania ISBN 978-88-548-7245-5 DOI 10.4399/97888548724551 pag. 7–7 (novembre 2014) Avvertenza editoriale Nei testi presenti in questo volume, gli antroponimi e i toponimi antichi vengono resi in tondo. I termini greci antichi sono traslitterati e accentati secondo i criteri adottati nel Vocabolario della lingua italiana dell’Istituto della Enciclopedia Italiana ‘G. Treccani’. Nella trascrizione dei toponimi moderni, le forme adottate sono generalmente quelle in lingua albanese; tuttavia, per i toponimi di maggiore notorietà vengono impiegate anche le forme più comunemente utilizzate nelle varie lingue in cui sono redatti i testi inclusi in questi Atti (ad esempio, Butrinto, in italiano; Butrint, in inglese; Butrint/Bouthtrôtos, in francese). Le abbreviazioni bibliografiche finali hanno solo la funzione pratica di sciogliere quanto è dato nel testo (in particolare, nelle note), in forma abbreviata e non immediatamente identificabile. Le abbreviazioni utilizzate per i periodici sono quelle della Liste der abzukürzenden Zeitschriften del Deutsches Archäologisches Institut (DAI) o si uniformano ad esse. Ricerche archeologiche in Albania ISBN 978-88-548-7245-5 DOI 10.4399/97888548724552 pag. 9–18 (novembre 2014) Introduzione G T Nelle giornate più nitide, dalle coste adriatiche del Salento non è difficile intravvedere il profilo delle terre d’Albania. Soprattutto nelle più fredde mattinate dell’inverno, allorquando il candore della neve rende più visibili le cime montuose del ‘paese delle aquile’, si ha la netta sensazione di quanto questo sia prossimo al litorale pugliese, di quanto breve sia il tratto di mare che li separa (Fig. ). Fig. . Le coste albanesi viste da Roca Vecchia (LE). Proprio la consapevolezza di questa vicinanza geografica, la facilità di contatto tra le due sponde dell’Adriatico, le esigenze della storia alimentarono, in antico, fin da epoche remote, scambi e rapporti fra le due aree, favorendo forme di mobilità individuali e collettive. Seppure con qualche momento di cesura, la vitalità di tali relazioni si è mantenuta tale nei secoli: basti pensare, solo per fare qualche esempio, ai forti legami che, in termini di discendenza, unirono l’eroe nazionale albanese Gjergj Kastrioti Skanderbeg (–) al Salento o alle successive migrazioni di gruppi albanesi nel Meridione d’Italia, fino a quelle dei nostri giorni, conseguenti la caduta del regime comunista () . Di questo atavico rapporto, che lega la Puglia (specie quella meridionale) all’Albania, cogliamo tracce, per quanto riguarda l’antichità, nei relitti toponomastici e onomastici (nell’ambito di un quadro di corrispondenze e concordanze inteso . Legami di recente richiamati da V . . B , –, –. Introduzione in passato dai linguisti in senso ‘panillirico’) ; nelle testimonianze delle fonti letterarie, che collegavano le origini delle popolazioni preromane della Puglia (in primo luogo di Iapigi e Messapi, ma anche di Dauni, Peucezi, Poediculi, Sallentini) ad una migrazione di genti provenienti dall’Illiria ; nelle evidenze fornite dall’archeologia . Per quanto concerne queste ultime, e con diretto riferimento alla problematica delle relazioni culturali e commerciali intercorse fra Puglia meridionale e Albania in epoca preromana, un importante momento di confronto e riflessione si ebbe tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso, a seguito delle scoperte effettuate dall’Università di Lecce (oggi Università del Salento) ad Otranto. Qui le indagini di scavo dirette da Francesco D’Andria misero in luce, per la prima metà dell’VIII sec. a.C., una significativa presenza di ceramiche dipinte in stile ‘devolliano’ (Fig. ), ovvero importate dall’Albania centro–meridionale (area nella quale si trova la valle del fiume Devoll, ove queste tipiche ceramiche risultano particolarmente diffuse). Sulla scia di questa e di altre scoperte, e anche e soprattutto della simbolica restituzione all’Albania da parte dello stato italiano della cosiddetta ‘dea di Butrinto’ (Fig. ) nel , si riattivarono, dopo decenni di sostanziale stasi, quei contatti fra l’archeologia italiana e quella albanese che così intensi (anche per ragioni politiche) erano stati durante il Ventennio fascista e che avevano portato all’esplorazione italiana di Phoinike e Butrinto, di cui principale artefice fu Luigi Maria Ugolini . A dispetto dell’isolamento in cui l’Albania era relegata dal regime comunista , i contatti sul versante dello scambio culturale (ma non solo) , ancorché ridotti, non . Ad es., K ; K e ; ecc. Considerazioni e ulteriori riferimenti al riguardo nel mio contributo, edito in questo medesimo volume di Atti. . Con diverse varianti, relative a Iapigi, Messapi, Dauni, Peucezi: N apud A. L., met. .– = FrGrHist – fr. ; Sallentini: V, ant. , fr. Mirsch = apud P. P., in Verg. Buc. .; F. p. Lindsay; Poediculi e Dauni: P., nat. hist. ..; F. p. Lindsay. . Su tali aspetti si vedano, ad es., i testi raccolti in D . Vedi anche infra. . D’A , –; D’A , , ; D’A , ; D’A , ; D’A , ss.; D’A , ; D’A , . . I . Sulla vicenda: Z ; B . Della delegazione scientifica incaricata di riportare nel gennaio del la testa marmorea a Tirana fecero parte F. D’Andria, A. La Regina, G. Nenci, C. Pagliara (Iliria ., , –). . Sulla figura e l’opera di Ugolini (n. Bertinoro – m. Bologna ), oltre ai contributi (in particolare, quelli di S. De Maria, A. Pessina, G. Tagliamonte, tutti con rinvii alla bibliografia) inclusi in questo volume, si vedano i testi presenti in Archeologo . Un quadro delle ricerche italiane in Albania è stato recentemente delineato da D M c. . Almeno per quanto riguarda i rapporti con l’Occidente. Per un quadro delle ricerche archeologiche in Albania nel secondo dopoguerra e negli anni immediatamente successivi alla caduta del regime comunista: C ; C ; K ; C ; K ; C c, –; L . I due contributi di C e K sono inclusi negli Atti del convegno svoltosi a Tirana il – novembre e celebrante i anni dell’archeologia albanese ( vjet arkeologji shqiptare), editi nel volume del periodico Iliria. È da ricordare che uno dei principali protagonisti dell’archeologia albanese della seconda metà del Novecento, Skënder Anamali, compì i suoi studi in Italia, presso l’Università di Padova: C c, . . Di una «tacita alleanza» parla M a proposito delle relazioni politiche intercorse tra Italia e Albania all’epoca della ‘guerra fredda’. Introduzione Fig. . Ceramiche dipinte in stile ‘devolliano’ da Otranto. si erano, per la verità, mai del tutto interrotti. Il giugno era stato siglato un accordo tra il Governo italiano e quello albanese che prevedeva, fra l’altro, la restituzione all’Albania delle opere d’arte requisite durante il periodo dell’occupazione italiana (–) . In virtù di tale accordo, già nel , ad esempio, vennero restituiti al Governo di Tirana alcuni dei ritratti rinvenuti nello scavo del teatro di Butrinto e da Ugolini portati in Italia . Ma, soprattutto, legami scientifici avevano continuato a unire gli antichisti dei due paesi. Una folta pattuglia di studiosi italiani prese parte, ad esempio, al I Colloquio di studi illirici, tenutosi a Tirana nel settembre del e incentrato sul tema della continuità illirico–albanese . Tra questi, Pellegrino Claudio Sestieri, che era stato a capo della Direzione di Archeologia e Belle Arti (Drejtorja e Arkeologjisë dhe e Arteve të Bukura) in Albania all’epoca . M , . . P , nt. . . Il colloquio si svolse a Tirana dal al settembre . I relativi Atti, in due volumi, furono pubblicati in Iliria , e , . Tra gli studiosi italiani, le cui relazioni compaiono nel primo volume di Atti figurano Anna Maria Bietti Sestieri e Fulvia Lo Schiavo (–), Attilio Stazio (–), Pellegrino Claudio Sestieri (–); nel secondo, Vittore Pisani (–), Carlo De Simone (–), Giuliano Bonfante (–). Introduzione Fig. . Roma, Complesso del Vittoriano, mostra Tesori del patrimonio culturale albanese (B ): la ‘dea di Butrinto’. dell’occupazione italiana ; e il linguista Vittore Pisani, che già era stato presente al convegno di Tirana del . Nell’ottobre del , studiosi albanesi vennero invitati al convegno sull’Adriatico antico tra Mediterraneo e penisola balcanica , organizzato a Lecce e Matera dall’Associazione Internazionale di Studi del Sud–Est Europeo, anche se poi defezionarono . Ad ogni modo, ancora prima della restituzione della ‘dea di Butrinto’, studiosi italiani (ad esempio, lo stesso Francesco D’Andria e Cosimo Pagliara, per l’ate. . . . P , –. Come lo stesso Pisani ricorda nei saluti indirizzati ai convegnisti: Iliria , , –. Adriatico . Come rammenta Attilio Stazio, in Adriatico , . Introduzione neo salentino) (Fig. ) continuarono a recarsi in visita di studio in Albania . E archeologi e storici albanesi si riaffacciarono in Italia: una loro prima significativa apparizione (Skënder Anamali, Neritan Ceka, Aleksandra Mano) la si ebbe a Cortona, nel maggio del , in occasione dell’importante convegno italo–francese sulle problematiche del contatto e dell’acculturazione nelle società antiche . Negli anni seguenti i rapporti si rinsaldarono e divennero più frequenti: nell’ottobre del archeologi albanesi presero parte, a Taranto, al XXIV Convegno di studi sulla Magna Grecia, dedicato al tema dei rapporti fra Magna Grecia, Epiro e Macedonia . L’anno successivo furono invece studiosi italiani a recarsi a Tirana in occasione del II Colloquio di studi illirici (Fig. ). La memorabile mostra L’arte albanese nei secoli, organizzata nella ricorrenza del quarantesimo anniversario della liberazione dell’Albania dall’occupazione italiana (Fig. ), coordinata da Fausto Zevi e tenutasi a Roma tra il febbraio e il maggio del , sancì questa nuova fase dei rapporti culturali italo–albanesi, consegnando definitivamente alla storia qualunque residuo di archeologia ‘coloniale’ italiana. Anni più tardi, le mutate condizioni politiche dell’Albania post–comunista consentirono anche la ripresa dell’attività delle missioni archeologiche italiane in quel paese, dapprima limitate a quella Phoinike già esplorata da Ugolini (a partire dal , ad opera dell’Università di Bologna), poi estese a Durazzo (Università di Parma, prima, di Chieti–Pescara, poi), Hadrianopolis (Università di Macerata) e al litorale albanese (Università di Foggia) . Guardando da un lato a questo rinnovato interesse italiano per l’archeologia albanese e dall’altro alla specifica tradizione di studi dell’ateneo salentino (si pensi anche alle ricerche ‘transadriatiche’ di studiosi quali Mario Lombardo o Adriana Travaglini , e . Un cenno a tali presenze in Iliria ., , . . I testi di questi studiosi compaiono negli Atti del convegno rispettivamente alle pp. –, –, –; cfr. Iliria ., , . Un breve resoconto del convegno è in C . . Modes de contacts . . Negli Atti del convegno Magna Grecia, Epiro, Macedonia, editi a Taranto–Napoli nel (Magna Grecia ), figurano gli interventi di Muzafer Korkuti (–) e Frano Prendi (–). Alla partecipazione dei due studiosi al convegno e a loro conferenze tenute a Lecce fa riferimento Iliria ., , –. Nello stesso mese di ottobre del un nutrito gruppo di studiosi albanesi (Selim Islami, Neritan Ceka, Faïk Drini, Dhimosten Budina, Shpresa Gjongecaj) partecipò, in Francia, al primo dei Colloqui internazionali sull’Illiria meridionale e l’Epiro nell’antichità (C ). . Gli Atti del colloquio, svoltosi fra il e il novembre del , furono editi in Iliria ., e ., . In questo secondo volume, oltre a brevi interventi di saluto di Attilio Stazio (–) e Carlo De Simone (–), compaiono le relazioni di Francesco D’Andria (D’A ) e dello stesso De Simone (–). . Arte albanese . La mostra venne allestita presso il Museo Nazionale Preistorico Etnografico ‘L. Pigorini’. Il periodo di apertura della mostra venne prorogato di circa un mese rispetto a quanto programmato. A chiusura della stessa, il – maggio, si tenne, sempre a Roma, presso il Museo Pigorini, promosso dall’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte, un incontro di studio: K , –. La mostra di Roma era stata comunque preceduta dalla edizione francese della stessa, allestita a Parigi, al Petit Palais, tra il dicembre e il febbraio : Art albanais . . Su tali ricerche: D M a; D M c. . Ad es., L ; L ; L ; L ; L a; L b; L ; L . . In anni relativamente recenti A. Travaglini è stata responsabile, in seno al Programma di collaborazione Introduzione Fig. . Apollonia, : da sinistra, Neritan Ceka, Francesco D’Andria, Alexandra Mano, Cosimo Pagliara, Skënder Muçaj. dei loro allievi ), è apparso, dunque, in qualche modo naturale riportare l’attenzione dell’ambiente leccese sui recenti sviluppi della ricerca archeologica in Albania. Lo si è fatto, peraltro, in un momento in cui gli scavi condotti da Francesco D’Andria hanno portato a identificare in Castro quell’arx Minervae citata da Virgilio quale punto di arrivo delle navi di Enea salpate da Butrinto (Fig. ). E lo si è fatto dapprima con una serie di iniziative a prevalente carattere didattico , poi con l’organizzazione di un Incontro di studi, i cui Atti vengono ora editi nel presente volume. L’Incontro (dal titolo Ricerche archeologiche in Albania) si è tenuto a Cavallino e a Lecce nei giorni – aprile e ha visto la partecipazione di archeologi e storici albanesi, italiani, francesi e tedeschi, a diverso titolo impegnati in studi e ricerche sulle antichità albanesi. Per ragioni varie, indipendenti dalla volontà di chi scrive, non tutte le relazioni presentate in occasione dell’Incontro sono confluite scientifica e tecnologica tra Italia e Albania –, del progetto di ricerca ‘Relazioni fra le due sponde dell’area basso–adriatica ricostruibili attraverso la documentazione numismatica (età arcaica–ellenistico–romana)’. Vedi anche infra nt. seguente. . C ; C ; T, C . . D’A . . Aen., .–. . All’archeologia albanese è stato dedicato il corso di ‘Civiltà dell’Italia e del Mediterraneo antichi’ tenuto da chi scrive nell’anno accademico presso la Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici ‘D. Adamesteanu’ di Lecce. A conclusione del corso è stato organizzato, nell’ottobre di quell’anno, un viaggio di studio in Albania, che ha visto la partecipazione di docenti e allieve della Scuola. Successivamente si è tenuto, sempre a Lecce, il novembre , un seminario che ha rappresentato un momento di comunicazione, interno alla Scuola, dei risultati acquisiti nel corso di tale esperienza didattica. Questi risultati sono poi confluiti nel fascicolo della rivista Forma Urbis .–, luglio–agosto , curato, nella sua veste monografica, da Elisa Cella. Introduzione Fig. . Tirana, – novembre : manifesto del II Colloquio di studi illirici. in questi Atti. Circostanze diverse hanno, inoltre, ritardato la pubblicazione del volume rispetto a quanto inizialmente previsto e auspicato. Ai colleghi che hanno preso parte al convegno e a questa pubblicazione va il mio sincero ringraziamento. Il nucleo principale delle relazioni presenti in questo volume è costituito dai resoconti che delle recenti attività di scavo e di ricerca condotte in Albania dalle missioni archeologiche italiane (Sandro De Maria, Roberto Perna, Sara Santoro, Giuliano Volpe) e da talune di quelle europee ( Jean–Luc Lamboley, Henner von Hesberg) hanno redatto i rispettivi direttori. Sono, dunque, i siti archeologici di Durazzo (Epidamnos–Dyrrachion/Dyrrachium: S. Santoro), Apollonia ( J.–L. Lamboley, H. von Hesberg), Phoinike (S. De Maria), Hadrianopolis (R. Perna), nonché il litorale adriatico (G. Volpe), a essere al centro dell’attenzione. Con Introduzione Fig. . Roma, : copertina del catalogo della mostra L’arte albanese nei secoli. essi, Butrinto, oggetto, a partire dai trascorsi anni Novanta, delle iniziative intraprese dalla The Butrint Foundation al fine di garantire adeguate condizioni di conservazione e fruizione degli imponenti resti della città antica, oggi sede di un Parco Nazionale e, soprattutto, dal , inserita nell’elenco delle località dichiarate dall’UNESCO ‘Patrimonio dell’Umanità’ (World Heritage List). Su tali iniziative e sugli aspetti connessi alla gestione e valorizzazione del sito si sofferma Albana Hakani nel contributo presente in questi Atti. Tutte le attività appena menzionate si svolgono, ad ogni modo, nell’ambito di una stretta collaborazione con l’Istituto Archeologico Albanese (Instituti i Arkeologjisë), diretto, all’epoca dell’Incontro leccese, da Shpresa Gjongecaj. A quest’ultima si deve il quadro delle attività istituzionali svolte dall’Istituto delineato nelle pagine da lei firmate. Ricerche programmate, archeologia ‘preventiva’ e di ’emergenza’ rappresentano in tal senso gli ambiti prevalenti in cui l’Istituto dispiega le sue competenze e risorse. Introduzione Fig. . Carta dell’Adriatico meridionale con ubicazione di Castro e dei principali centri antichi dell’area. Interessi e approcci diversi riflettono gli altri contributi inclusi nel volume. Ciò che li accomuna è comunque l’attenzione, variamente declinata in prospettiva diacronica, rivolta alle problematiche del contatto e dell’interazione culturale: dalla protostoria (Francesco Iacono) al periodo della presenza greca (Flavia Frisone, Belisa Muka), sino al Medioevo (Marina Falla Castelfranchi, Marco Leo Imperiale, Marisa Tinelli). Non mancano, infine, testi che ripercorrono la storia della ricerca archeologica italiana in Albania, con particolare riguardo all’opera e alla figura di Ugolini (Andrea Pessina, Gianluca Tagliamonte). Prima di concludere, è doveroso ringraziare Francesco D’Andria, nel Direttore della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici ‘D. Adamesteanu’, e Mario Lombardo, Direttore del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento: la Scuola e il Dipartimento hanno infatti affrontato le spese necessarie all’organizzazione dell’Incontro di studio, per le quali ci si è potuti giovare anche del supporto dell’Amministrazione Comunale di Cavallino e della ditta Quarta Caffè di Lecce. Un prezioso aiuto, in fase di organizzazione dell’Incontro, è stato fornito, come di consueto, da Rino D’Andria, Segretario della summenzionata Scuola, e da Salvatore De Vanna, già Coordinatore amministrativo del citato Dipartimento. Il ringraziamento si estende a Giuseppe Sassatelli, Presidente del Centro Studi per l’Archeologia dell’Adriatico, per avere voluto che l’Incontro si svolgesse col patrocinio del Centro stesso. Introduzione A Domenico Laforgia, già Rettore dell’Università del Salento, si deve, poi, l’avere disposto che la pubblicazione del presente volume rientrasse tra le iniziative di interesse dell’Ateneo finanziate grazie al generoso contributo elargito dalla Banca Monte dei Paschi di Siena: a Laforgia e all’istituto bancario toscano va, pertanto, un sentito ringraziamento. Alla cortesia di Albana Hakani e Belisa Muka si deve un aiuto nel controllo di toponimi e riferimenti bibliografici in lingua albanese citati nel volume. Di Albana Hakani è anche la traduzione in lingua albanese del testo degli Abstracts. Un ringraziamento va, infine, al personale amministrativo del Dipartimento (in particolare, a Elisabetta Caricato, attuale Coordinatore, e a Pier Luigi Manti), nonché alla casa editrice Aracne e alle persone che più da vicino (Mariastella Muzi), in seno ad essa, hanno seguito l’elaborazione del volume. Referenze grafiche e fotografiche Università del Salento: Dipartimento di Beni Culturali; [email protected] Fig. : foto C. Mazzotta. Fig. : da D’A , tav. . Fig. : foto G. Tagliamonte. Figg. e : cortesia F. D’Andria. Fig. : Arte albanese (copertina). Fig. : da D’A , (elaborazione di F. Ghio). Gianluca Tagliamonte Ricerche archeologiche in Albania ISBN 978-88-548-7245-5 DOI 10.4399/97888548724553 pag. 19–43 (novembre 2014) L’archeologia politica di Luigi Maria Ugolini A P . Biografia di L. M. Ugolini .. Alcune note biografiche Luigi Maria Ugolini nacque l’ settembre a Bertinoro , in Emilia Romagna, primogenito di Giuseppe ed Eurosia Fabbri, da una famiglia di modesta condizione. Suo padre faceva l’orologiaio e la famiglia, composta da un fratello, Raniero, e da due sorelle, Maria ed Eustella, ebbe sempre in Luigi un importante sostegno economico . Dopo la sua scomparsa, più volte gli amici intervennero presso G. Q. Giglioli affinché in qualche modo il Regime provvedesse alle difficili situazioni finanziarie della famiglia. Sappiamo ben poco della sua gioventù: rispetto a quanto già noto, possiamo solo aggiungere che risulta aver frequentato il Liceo Torricelli . Il presente lavoro è parte di un più ampio studio, iniziato oltre dieci anni fa con il collega N. Vella in seguito alla scoperta del fondo ‘Malta’ di Luigi Maria Ugolini presso l’Archivio Storico del Museo Nazionale Preistorico Etnografico ‘Luigi Pigorini’ di Roma. Da tale rinvenimento è nato il programma di ricerca internazionale ‘The L. M. Ugolini’s Archives’, sottoscritto nel tra la Soprintendenza Speciale al Museo Nazionale Preistorico Etnografico ‘Luigi Pigorini’ di Roma, l’ente governativo Heritage Malta e l’editore Midsea Book. La grande mole di documentazione raccolta è attualmente oggetto di una edizione complessiva (P, V c. s.) dell’opera maltese di Ugolini, a cura dell’editore Midsea Book, con il sostegno finanziario del Governo maltese. Le ricerche hanno permesso di appurare che i documenti (foto, manoscritti, disegni, appunti di studio) relativi alle ricerche di Ugolini furono consegnati dopo la sua morte all’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte di Palazzo Venezia dalla fidanzata, la marchesa Augusta Incontri, e — allo scopo di editare l’ingente materiale documentario — venne appositamente istituita una Commissione che fece confluire il materiale riguardante l’Albania (per un elenco dei documenti, cfr. G, M ) presso il Museo della Civiltà Romana, in considerazione del prevalente carattere classico degli scavi là condotti. Qui vennero anche depositate le foto e gli appunti delle ricerche condotte a Pantelleria. Il materiale relativo alla preistoria di Malta fu invece consegnato a P. Barocelli, allora direttore del Museo Preistorico. Oltre a G. Q. Giglioli e ad A. M. Colini , dell’edizione del materiale maltese dovevano occuparsi anche U. Biscottini, del Ministero degli Affari Esteri, e F. Ercole, presidente della Regia Deputazione per la Storia di Malta. . Le principali fonti per ricostruire le vicende biografiche di Ugolini sono costituite dalla commemorazione che di lui tennero gli amici Colini (C ) e Giglioli (G ), dal prezioso carteggio privato di quest’ultimo con l’Ugolini, dai documenti conservati presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma e l’Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri (MAE), nonché dalle notizie raccolte dagli studiosi che si sono nel tempo occupati del nostro archeologo: M ; L ; P ; Z ; P ; D ; G ; S ; D M b; G b; G, M ; P, V . Altre preziose notizie su Ugolini possono essere desunte dalla sua Rassegna Stampa, conservatasi in parte presso il Comune di Bertinoro. . Da una nota del prefetto di Forlì alla Segreteria del Duce, datata maggio , sappiamo che Ugolini inviava mensilmente alla famiglia lire. Andrea Pessina di Faenza e aver ricoperto la carica di primo presidente dell’Associazione Giovanile Cattolica ‘Silvio Pellico’, fondata il maggio . Il primo interesse di Ugolini verso l’archeologia si manifestò durante gli anni del liceo e si consolidò definitivamente all’Università di Bologna, con gli studi iniziati nel , ma sospesi allo scoppio della Prima guerra mondiale, quando si arruolò come volontario nel corpo degli Alpini . Ugolini fu chiamato alle armi all’indomani dell’entrata in guerra dell’Italia nel maggio e assegnato come soldato semplice al ° Reggimento Fanteria. Il giugno , per il suo titolo di studio, venne inviato al corso ufficiali e, con il grado di aspirante ufficiale di complemento, il settembre assegnato al ° Reggimento Alpini (Fig. ). Con la nomina a sottotenente, il ottobre fu quindi trasferito al Battaglione ‘Monte Rosa’ del ° Alpini. Nel novembre con il grado di sottotenente comandante di plotone partecipò ai sanguinosi combattimenti che il Battaglione ‘Monte Rosa’ sostenne sul massiccio del Monte Grappa in località Le Fontanelle di Tezze (Primolano). Qui, durante un ennesimo contrattacco, rimase gravemente ferito, ferita che gli causò l’asportazione di un rene e, dopo lunghi mesi di ospedale, venne esonerato dal servizio attivo per due anni. Per l’azione di cui si era reso protagonista venne decorato di medaglia di bronzo al valor militare e gli furono conferite numerose altre onorificenze. A causa delle ferite riportate, fu quindi dichiarato mutilato di guerra e gli fu assegnata () una pensione di prima categoria ( lire mensili) a vita. Il ricovero a Bologna gli permise di riprendere gli studi universitari: si iscrisse alla Facoltà di Agraria per poi tornare a quella di Lettere nel dicembre (matricola n. ). A Lettere seguì così i corsi del latinista G. Albani, del glottologo P. G. Goidanich, dello storico L. Sighinolfi e dell’italianista A. Galletti. Avviò gli studi della sua tesi di laurea sotto la supervisione di G. Ghirardini, docente di Antichità umbro–etrusco–galliche, che per tale lavoro lo mise in contatto con G. Q. Giglioli presso l’Università di Roma. Alla morte di Ghirardini, nel giugno , Ugolini passò sotto la guida dell’etruscologo P. Ducati , studioso strettamente legato al Partito Nazionale Fascista, con il quale si laureò nel febbraio . Argomento della sua tesi fu la preistoria del territorio di Bertinoro e, in particolare, il sito della Panighina, lavoro che pubblicò nei Monumenti dell’Accademia dei Lincei . Nel Ugolini fu ammesso alla Regia Scuola Archeologica di Roma, ove i suoi legami con Giglioli divennero ancora più stretti. Negli anni di frequenza della Scuola (–) il giovane compì numerosi viaggi a scopo di studio, visitando . Le informazioni più dettagliate sulla carriera militare di Ugolini possono essere dedotte dal sito www.noialpini.it, a cura della sezione ANA Bolognese Romagnola, che ha pubblicato lo stato matricolare di Ugolini. . G , . . L’incontro con Ducati fu senza dubbio importante, perché mise Ugolini in contatto con un gruppo di accademici che controllavano l’ambiente archeologico italiano e che sostenevano il regime fascista. Faceva parte di questo gruppo l’archeologo Roberto Paribeni, responsabile dal delle Missioni Archeologiche Italiane nel Levante del Ministero degli Affari Esteri. . U .
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