MENSILE DELLA FEDERAZIONE OPERAIA CATTOLICA LIGURE - ANNO 130° - N. 5 settembre 2014 in necessaris unitas, in dubiis libertas, in omnibus charitas POste ItALIANe s.P.A. – sPeDIZIONe IN AbbONAmeNtO POstALe – D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N.46) Art. 1, COmmA 2, (tIPO C) - Cb-NO /GeNOVA – N. 5 - ANNO 2014 Anno pastorale 2014-2015 Il Jobs act risponde al bene comune? di mons. luiGi molinaRi, Ass. Ecclesiastico FOCL Se la risposta è positiva, allora occorre impegnarsi a fondo per spazzare via veti e preclusioni ideologiche ed evitare che diventi terreno di scontro fra fazioni e categorie sociali. Giocare, su questo tema la partita degli schieramenti o delle ideologie del secolo scorso o delle rendite di posizione è decisamente criminale. Forse è opportuno ricordare a noi stessi che la Costituzione si apre con questa dichiarazione “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”, da cui ne consegue che il lavoro deve esserci, per tutti, con uguali diritti e doveri senza privilegi di alcun tipo per nessuno siano essi lavoratori dipendenti, autonomi, pubblici o privati. Per questo il criterio del bene comune, concretamente legato alle persone in carne ed ossa, deve prevalere nella valutazione dei contenuti del Jobs act. Domenica 14 settembre, con la celebrazione della S. Messa in Cattedrale presieduta dal Cardinale Arcivescovo, è iniziato l’anno pastorale. Il programma pastorale che riguarda la Diocesi di Genova, sarà il completamento del lavoro di studio e riflessione compiuto lo scorso anno dalle parrocchie e dalle associazioni ecclesiali. Nel 2014/2015 si cercherà di individuare iniziative concrete che offrano la risposta ai vari problemi e sfide che le famiglie si trovano oggi ad affrontare. Iniziative e sfide che sono state sintetizzate dal Vicario Generale, Monsignor Marco Doldi, in una lettera inviata il 29 agosto ai Vicari Foranei in cui si comunicano temi e modalità da adottare nel nuovo anno pastorale. Gli aspetti della vita familiare ai quali si porrà particolare attenzione sono: l’educazione affettiva dei bambini e degli adolescenti, la preparazione dei fidanzati al matrimonio, il sostegno all’amore delle coppie in crisi, la crescita dell’impegno sociale della famiglia, il sostegno alle persone separate, l’aiuto alle famiglie in difficoltà economiche. L’attenzione al piano pastorale diocesano e alle iniziative che saranno assunte dalle parrocchie dei Vicariati è doverosa da parte della FOCL e delle Società Operaie Cattoliche. La Chiesa e con essa il popolo di Dio, con la consapevolezza dell’appartenenza a tale realtà della quale il Signore è il capo, va sempre rinnovata, meglio compresa e tradotta in atteggiamenti operativi. Le Società Operaie Cattoliche nel loro ultra secolare cammino, hanno sempre riservato attenzione alla famiglia che concretizza i dialogo intergenerazionale tra nonni, genitori e figli. Hanno impostato la loro attività evitando settorializzazioni rigide, aprendo le loro sedi alle persone indipendentemente dalla loro età. Oltre al dovere di coltivare il senso di appartenenza alla Chiesa locale e alla propria comunità parrocchiale, hanno pure una innata sensibilità verso tutto ciò che riguarda la famiglia e con la forza di coesione familiare che è il lavoro. Sull’importanza e centralità della famiglia papa Francesco ha disposto che sia dedicato il prossimo Sinodo dei Vescovi. Ripetutamente i Papi e il Cardinale Arcivescovo hanno trattato le tematiche della famiglia. È indubbio che soltanto la Chiesa è fortemente impegnata nel sostegno della famiglia, in questo momento in cui il concetto di famiglia fondata sul matrimonio e composta da uomo e donna viene costantemente messo in discussione, con l’intento di scardinarlo. Purtroppo nel nostro Paese la famiglia non è al centro di una adeguata politica familiare e non è riconosciuto il contributo essa offre alla società da molteplici punti di vista. Anche l’apporto fondamentale e insostituibile che la famiglia unita fornisce all’educazione dei figli e alla formazione di personalità equilibrate, stabili e capaci di dialogo costruttivo, non riscuote nella nostra società l’attenzione che merita. Ci sentiamo quindi fortemente motivati a condividere e promuovere tutte le iniziative che, a livello parrocchiale e diocesano, verranno assunte nel corso dell’anno pastorale 2014/2015 dedicato alla famiglia. Giornate sociali cattoliche per l’Europa a pagina 2 Estate 1914 Sarajevo a pagina 2 Ricordo di Elena Bono a pagina 3 Mamma li Turchi Gli 800 martiri di Otranto a pagina 3 Camminare insieme di alBeRto RiGo, Presidente FOCL La prima Società Operaia Cattolica è sorta nel 1854 e buona parte delle consorelle ha visto la luce nella seconda metà del secolo diciannovesimo; dopo aver attraversato vicende a volte anche burrascose ed essersi misurate con profondi mutamenti della società civile, sono ancora vive ed operanti nelle nostre comunità parrocchiali. Molti Presidenti e membri dei consigli direttivi si sono avvicendati alla loro guida, in genere orientati verso un duplice obiettivo: curare e servire la propria Società Operaia Cattolica e mantenersi collegati con la Federazione Operaia Cattolica Ligure. Nel loro lungo cammino le Società Operaie Cattoliche hanno visto sorgere, affermarsi, a volte tramontare, in campo cattolico, associazioni a volte concorrenti sul piano della finalità. Ciò ha probabilmente portato anche benefici, comunque , dopo momenti di smarrimento, di crisi, di regresso le Società Operaie Cattoliche hanno ripreso il loro cammino. La vitalità delle Società Operaie Cattoliche è sotto gli occhi di tutti e vale la pena di chiedersi da quali cause proviene. Si tratta di cause molteplici e concomitanti ed in questa sede non è possibile avventurarsi in una esauriente ricerca. Voglio però indicare un fattore che si impone di fatto di conferimento di vitalità, si tratta della Federazione Operaia Cattolica Ligure sorta nel 1881, Secondo lo statuto approvato dagli Ecc.mi Vescovi Liguri , essa ha “lo scopo di favorire lo sviluppo delle società federate, assisterle, coordinare le attività e garantirne il buon andamento. La federazione cura particolarmente la diffusione della conoscenza della Dottrina Sociale della Chiesa e la formazione cristiana, fattori indispensabili per scrivere la legge di Dio nella vita terrena”. Il Comitato federale e la giunta federale, organi della FOCL, agiscono in costante e convinta collaborazione con l’Assistente Ecclesiastico, promuovono attività di particolare significato come la festa di San Giuseppe lavoratore nella Cattedrale di San Lorenzo a Genova, il pellegrinaggio diocesano genovese del mondo del lavoro al santuario della Madonna della Guardia e col- www.focl.eu Can. Giacomo Chiappori e la FOCL a pagina 6 laborano alle celebrazioni centenarie delle società federate. Il secolo e mezzo della nostra storia prova ampiamente quanto sia stata preziosa l’attività svolta dalla FOCL. Ad essa si deve in buona parte la salvezza di società operaie, in via di estinzione, la nascita di nuove società operaie, la rinascita di altre estinte da anni. Il patrimonio ideale delineato dai fondatori è sintetizzato nei primi sei articoli dello statuto delle società Operaie Cattoliche che conferisce forza e significato all’impegno quotidiano delle nostre sedi sociali. La FOCL ha custodito e diffuso questa consapevolezza, indispensabile per mantenere l’identità delle Società Operaie Cattoliche, pur armonizzata con gli indispensabili aggiornamenti richiesti dalle condizioni di oggi. Esistono in Italia oltre 500 Società Operaie Cattoliche delle quali ben poco si sa. Operano in diocesi e regioni prive di strutture federali e vivono in maniera isolata. La lungimiranza degli Arcivescovi genovesi e l’impegno del laicato hanno saggiamente messo a disposizione delle Società Operaie Cattoliche, la Federazione Operaia Cattolica Ligure: una struttura di servizio che va saggiamente considerata, apprezzata irrobustita. Da Haiti esperienze forti che cambiano la vita a pagina 7 Jobs act, è scontro politico sul lavoro a pagina 7 Il Califfato islamico La maggior parte delle nostre Società Operaie Cattoliche è sensibile alle iniziative della FOCL ciò torna a loro lode. Altre Società Operaie Cattoliche vivono in una sorta di isolamento, forse confidando in una sorta di autosufficienza, facendo mancare in sede comunitaria il contributo della propria esperienze privandosi del sostegno che deriva dalla partecipazione ad iniziative comunitarie. L’affetto che provo per le Società Operaie Cattoliche mi ha spinto ad esporre queste riflessioni utili per agevolare una maggiore consapevolezza dell’importanza della FOCL della preziosità delle sue funzioni e sollecitare una maggiore partecipazione alle iniziative da questa promosse. il sito web della Federazione Operaia Cattolica Ligure a pagina 8 2 vita della Chiesa settembre 2014 GIORNATE SOCIALI CATTOLICHE PER L’EUROPA di Redazione L’obiettivo fondamentale della seconda edizione delle Giornate sociali cattoliche per l’Europa, svoltesi a Madrid dal 18 al 21 settembre, è di riflettere sul futuro dell’Europa, come il titolo dell’incontro suggerisce, nell’ottica della nostra fede cristiana. Attraverso il prisma della dottrina sociale della Chiesa, i cristiani cercano una comprensione più profonda della crisi socio-economica che continua a colpire il nostro Continente e vogliono approfondire insieme, come Chiesa che è una vera famiglia, il cammino verso una società plasmata da valori autentici. “Far sentire la propria voce nelle politiche europee e proclamare e sostenere la dottrina sociale della Chiesa nell’arena politica”. Questa la richiesta rivolta ai laici cattolici dal cardinale Reinhard Marx, presidente della Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (COMECE), inaugurando la II edizione delle Giornate Sociali Cattoliche per l’Europa, sul tema “La fede cristiana e il futuro dell’Europa”. Nel suo discorso inaugurale, intitolato “Un’Europa sociale?”, il cardinale ha sottolineato l’importanza dell’anno in corso, che segna il centenario dell’inizio della I Guerra Mondiale e il 25° anniversario del collasso del comunismo nell’Europa centrale e orientale e che ha visto la situazione internazionale complicata dal conflitto in Ucraina e dalle vicende sanguinose in Medio Oriente – Gaza, Siria e Iraq. Aggiungendo a questo contesto la crisi economica che attanaglia il mondo negli ultimi anni, ci si può chiedere quale debba essere la posizione dell’Europa nel panorama internazionale. Ciò, ha osservato il cardinale, porta alla richiesta di un’“Europa sociale”, ma cosa significa? L’Unione Europea, ha ricordato, ha solo “possibi- lità limitate” nel campo sociale: “la divisione delle responsabilità all’interno dell’UE lascia la politica sociale alla responsabilità degli Stati membri”, e “le tradizioni nazionali istituite sono troppo diverse e le differenze economiche e sociali troppo pronunciate per permetterci di aspirare a soluzioni paneuropee in campo sociale”. Non è inoltre semplice separare le questioni economiche e quelle sociali all’interno della politica europea. In tale contesto, il cardinale ha indicato “cinque sfide sociali” che l’Europa deve affrontare con urgenza: la disoccupazione giovanile, l’attuale crisi economica, i cambiamenti demografici, le migrazioni e il traffico di esseri umani. Quanto alla situazione dei giovani, per Marx è fondamentale lavorare su due “topici”, “educazione e impiego”. Nel contesto di crisi economica attuale, ha sottolineato la necessità di “rispettare il principio di giustizia sociale”, concentrando l’attenzione soprattutto su “chi è meno capace di farsi sentire”, particolarmente le persone socialmente vulnerabili e quelli che non sono ancora nati. “Gli sforzi necessari di austerità nei Paesi europei non devono avvenire a spese dei più deboli della nostra società”, e allo stesso tempo non si può “imporre un immenso fardello alle generazioni future contraendo sempre più debiti”. Circa i cambiamenti demografici, il cardinale ha riconosciuto che provocano “grandi tensioni nei nostri sistemi di sicurezza sociale”, e per questo bisogna fare attenzione a mantenere un equilibrio tra gli interessi delle varie generazioni. Marx ha quindi esortato a considerare maggiormente le migrazioni come “un’opportunità” e ad affrontare la questione del traffico di persone, che molti ritengono un problema “lontano” anche se non è così, perché è ormai arrivato sotto varie forme anche nelle nostre società. Qual è il contributo che la Chiesa può offrire in questo contesto? Il cardinale ha riconosciuto che la Chiesa “non ha soluzioni tecniche nella manica”, né “concezioni politiche o economiche proprie che possano competere con l’arena politica”, ma la sua dottrina sociale costituisce “un concetto olistico che si concentra sulle persone e sulla loro dignità, senza strumentalizzarle. Prendere i suoi principi di personalità, solidarietà e sussidiarietà come orientamento ci permette di stabilire un sistema societario sociale che non è orientato solo alle questioni economiche, ma si concentra sui membri individuali”. Con l’incontro di Madrid, ha aggiunto, si vuole non solo ricercare le vie di una solidarietà dell’Europa di fronte alla crisi mondiale attuale, ma anche “incoraggiare la partecipazione dell’Unione Europea a una civiltà dell’amore che non lascia nessuno da parte in nessuna parte del globo”. “Una delle grandi sfide per la Chiesa in Europa consiste nel trovare dei modi efficaci per far sì che la luce del Vangelo entri in relazione con le questioni urgenti che il continente si trova ad affrontare”. E’ quanto si legge in un messaggio di Papa Francesco, a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, letto in apertura delle “Giornate sociali cattoliche per l’Europa”, organizzate da Ccee e Comece, assieme all’arcidiocesi di Madrid e alla conferenza episcopale spagnola. Il Papa con le sue parole incoraggia i circa 200 partecipanti ad “approfondire la ricerca della santità attraverso un fermo impegno alla pre- ghiera e alla conversione personale”, per poter poi “offrire ai diversi settori della società una testimonianza più coerente e gioiosa che risvegli le coscienze alla realtà che i beni temporali e l’ordinamento della società debbono essere al servizio della persona umana e della sua realizzazione finale in Dio”. La preghiera e l’auspicio di Francesco sono soprattutto che l’evento “metta in evidenza i modi in cui la fede ci porta a trasmettere l’amore della Chiesa per i poveri, per quelli che subiscono persecuzioni, per tutti coloro che sono costretti a fuggire dalle loro case e per coloro che vengono in Europa in cerca di rifugio”. “Una Chiesa che presta maggiore attenzione ai bisogni materiali di coloro che soffrono - conclude il messaggio imparerà anche a offrire un annuncio più convincente di verità e di salvezza a coloro che hanno fame e sete di vita eterna e a coloro che vi domandano ragione della speranza che è in voi”. “Una delle grandi sfide per la Chiesa in Europa consiste nel trovare dei modi efficaci per far sì che la luce del Vangelo entri in relazione con le questioni urgenti che il continente si trova ad affrontare”. E’ quanto si legge in un messaggio di Papa Francesco, a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, letto in apertura delle “Giornate sociali cattoliche per l’Europa”, organizzate da Ccee e Comece, assieme all’arcidiocesi di Madrid e alla conferenza episcopale spagnola. Il Papa con le sue parole incoraggia i circa 200 partecipanti ad “approfondire la ricerca della santità attraverso un fermo impegno alla preghiera e alla conversione personale”, per poter poi “offrire ai diversi settori della società una testimonianza più coerente e gioiosa che risvegli le coscienze alla realtà che i beni temporali e l’ordinamento della società debbono essere al servizio della persona umana e della sua realizzazione finale in Dio”. La preghiera e l’auspicio di Francesco sono soprattutto che l’evento “metta in evidenza i modi in cui la fede ci porta a trasmettere l’amore della Chiesa per i poveri, per quelli che subiscono persecuzioni, per tutti coloro che sono costretti a fuggire dalle loro case e per coloro che vengono in Europa in cerca di rifugio”. “Una Chiesa che presta maggiore attenzione ai bisogni materiali di coloro che soffrono - conclude il messaggio – imparerà anche a offrire un annuncio più convincente di verità e di salvezza a coloro che hanno fame e sete di vita eterna e a coloro che vi domandano ragione della speranza che è in voi” Il matrimonio è simbolo della vita, non è una “fiction” Domenica 14 settembre, in San Pietro, Papa Francesco, ha sposato venti coppie di sposi ed all’omelia si è rivolto loro con queste parole: La prima Lettura ci parla del cammino del popolo nel deserto. Pensiamo a quella gente in marcia, guidata da Mosè; erano soprattutto famiglie: padri, madri, figli, nonni; uomini e donne di ogni età, tanti bambini, con i vecchi che facevano fatica… Questo popolo fa pensare alla Chiesa in cammino nel deserto del mondo di oggi, fa pensare al Popolo di Dio, che è composto in maggior parte da famiglie. Questo fa pensare alle famiglie, le nostre famiglie, in cammino sulle strade della vita, nella storia di ogni giorno… E’ incalcolabile la forza, la carica di umanità contenuta in una famiglia: l’aiuto reciproco, l’accompagnamento educativo, le relazioni che crescono con il crescere delle persone, la condivisione delle gioie e delle difficoltà… Le famiglie sono il primo luogo in cui noi ci formiamo come persone e nello stesso tempo sono i “mattoni” per la costruzione della società. Ritorniamo al racconto biblico. A un certo punto «il popolo non sopportò il viaggio» (Nm 21,4). Sono stanchi, manca l’acqua e mangiano solo la “manna”, un cibo prodigioso, donato da Dio, ma che in quel momento di crisi sembra troppo poco. Allora si lamentano e protestano contro Dio e contro Mosè:“Perché ci avete fatto partire?...” (cfr Nm 21,5). C’è la tentazione di tornare indietro, di abbandonare il cammino. Viene da pensare alle coppie di sposi che “non sopportano il viaggio”, il viaggio della vita coniugale e familiare. La fatica del cammino diventa una stanchezza interiore; perdono il gusto del Matrimonio, non attingono più l’acqua dalla fonte del Sacramento. La vita quotidiana diventa pesante, e tante volte, “nauseante”. In quel momento di smarrimento – dice la Bibbia – arrivano i serpenti velenosi che mordono la gente, e tanti muoiono. Questo fatto provoca il pentimento del popolo, che chiede perdono a Mosè e gli domanda di pregare il Signore perché allontani i serpenti. Mosè supplica il Signore ed Egli dà il rimedio: un serpente di bronzo, appeso ad un’asta; chiunque lo guarda, viene guarito dal veleno mortale dei serpenti. Che cosa significa questo simbolo? Dio non elimina i serpenti, ma offre un “antidoto”: attraverso quel serpente di bronzo, fatto da Mosè, Dio trasmette la sua forza di guarigione che è la sua misericordia, più forte del veleno del tentatore. Gesù, come abbiamo ascoltato nel Vangelo, si è identificato con questo simbolo: il Padre, infatti, per amore ha «dato» Lui, il Figlio Unigenito, agli uomini perché abbiano la vita (cfr Gv 3,13-17); e questo amore immenso del Padre spinge il Figlio, Gesù, a farsi uomo, a farsi servo, a morire per noi e a morire su una croce; per questo il Padre lo ha risuscitato e gli ha dato la signoria su tutto l’universo. Così si esprime l’inno della Lettera di san Paolo ai Filippesi (2,6-11). Chi si affida a Gesù crocifisso riceve la misericordia di Dio che guarisce dal veleno mortale del peccato. Il rimedio che Dio offre al popolo vale anche, in particolare, per gli sposi che “non sopportano il cammino” e vengono morsi dalle tentazioni dello scoraggiamento, dell’infedeltà, della regressione, dell’abbandono... Anche a loro Dio Padre dona il suo Figlio Gesù, non per condannarli, ma per salvarli: se si affidano a Lui, li guarisce con l’amore misericordioso che sgorga dalla sua Croce, con la forza di una grazia che rigenera e rimette in cammino sulla strada della vita coniugale e familiare. ESTATE DEL 1914 La guerra, la morte di Pio X e l’elezione di Benedetto XV di Giovanni B. Varnier Nell’articolo pubblicato in questo periodico nel numero dello scorso mese di giugno, richiamai l’attenzione sulla posizione dei cattolici italiani dal Patto Gentiloni (1913) all’entrata dell’Italia nella grande guerra. Siamo ad un secolo esatto dall’inizio della catastrofe rappresentata dalla prima guerra mondiale, che per noi sarà tale solo a partire dal 24 maggio 1915, e - anche se il tema è vastissimo - cerchiamo ora di riflettere sulle posizioni espresse dalla Chiesa cattolica in ordine al conflitto, anche a seguito dell’elezione a pontefice di Benedetto XV. Come è noto, il 28 agosto 1914 fu assassinato a Serajevo l’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo, erede designato alla corona dell’Impero Austro-Ungarico. All’origine del gesto ci fu la Mano Nera, una organizzazione terroristica bosniaca che mirava all’unione della Bosnia ed Erzegovina alla Serbia, staccandole da Vienna (che nel 1908 le aveva inglobate dopo trent’anni di protettorato, così come previsto dagli accordi di pace di Berlino del 1878). A seguito di quel delitto, l’Austria-Un- gheria, dopo un pressoché inaccettabile ultimatum, dichiarò guerra alla Serbia. La Russia intervenne a favore della Serbia e la Germania a fianco dell’Austria-Ungheria, mentre Gran Bretagna e Francia si schierarono a sostegno della Russia. Fu l’inizio della guerra europea, che presto diventò mondiale. L’amore di Gesù, che ha benedetto e consacrato l’unione degli sposi, è in grado di mantenere il loro amore e di rinnovarlo quando umanamente si perde, si lacera, si esaurisce. L’amore di Cristo può restituire agli sposi la gioia di camminare insieme; perché questo è il matrimonio: il cammino insieme di un uomo e di una donna, in cui l’uomo ha il compito di aiutare la moglie ad essere più donna, e la donna ha il compito di aiutare il marito ad essere più uomo. Questo è il compito che avete tra voi. “Ti amo, e per questo ti faccio più donna” – “Ti amo, e per questo ti faccio più uomo”. E’ la reciprocità delle differenze. Non è un cammino liscio, senza conflitti: no, non sarebbe umano. E’ un viaggio impegnativo, a volte difficile, a volte anche conflittuale, ma questa è la vita! E in mezzo a questa teologia che ci dà la Parola di Dio sul popolo in cammino, anche sulle famiglie in cammino, sugli sposi in cammino, un piccolo consiglio. E’ normale che gli sposi litighino, è normale. Sempre si fa. Ma vi consiglio: mai finire la giornata senza fare la pace. Mai. E’ sufficiente un piccolo gesto. E così si continua a camminare. Il matrimonio è simbolo della vita, della vita reale, non è una “fiction”! E’ sacramento dell’amore di Cristo e della Chiesa, un amore che trova nella Croce la sua verifica e la sua garanzia. Auguro a tutto voi un bel cammino: un cammino fecondo; che l’amore cresca. Vi auguro felicità. Ci saranno le croci, ci saranno. Ma sempre il Signore è lì per aiutarci ad andare avanti. Che il Signore vi benedica! L’Italia, che in quel conflitto non aveva una diretta posta in gioco ed era legata dal 1882 da alleanza difensiva agli Imperi Centrali (Germania e Austria-Ungheria), il 2 agosto dichiarò la propria neutralità. Rimanendo neutrale il governo italiano avrebbe potuto pesare nelle trattative di pace e forse ottenere, in un riassetto dello scacchiere europeo, compensi per via diplomatica. Ma la conflagrazione risultò subito violentissima e fu chiaro che non si sarebbe risolta in poche settimane, come era accaduto in tutti i conflitti dell’Ottocento; la guerra divenne di logoramento e, specialmente dopo le prime gigantesche battaglie che distrussero un numero enorme di vite umane e di risorse materiali, gli eserciti – incapaci di vittorie decisive – sprofondarono nei campi trincerati dai quali milioni di uomini furono spinti fuori per assalti mai risolutivi. Di riflesso nel nostro Paese la situazione si manifestò ogni giorno più difficile e, già dall’ottobre 1914, il 20 agosto 1914 alcuni membri del g o v e r n o Antonio Salandra presieduto da Antonio Salandra si domandarono sino a quando l’Italia avrebbe potuto rimanere neutrale, mentre il sovrano Vittorio Emanuele III mirava a coronare il disegno della dinastia sabauda di completare il Risorgimento, facendo coincidere i confini politici con quelli geografici ed elevare l’Italia al rango di potenza europea. Intanto la piazza era agitata dalle manifestazioni degli interventisti, sostenuti dalla Francia e dalla massoneria internazionale, che propugnava l’affermazione del principio di nazionalità a scapito degli imperi plurinazionali. In quei frangenti, mentre era ancora aperta la Questione romana, i cattolici italiani erano smarriti: lontani per indole dall’interventismo, erano orientati su posizioni più vicine all’Austria cattolica che alla Francia laica. A questo si aggiunga che, alle notizie degli eventi bellici, Papa Pio X il pontefice Pio X il 2 agosto rivolse l’esortazione apostolica Ad universos orbis catholicos, che fu l’ultimo documento del pontificato. Egli temeva le conseguenze del conflitto, che definiva il guerrone, ma la sua posizione risultò diplomaticamente assai isolata e frattanto la sua salute precipitò e il 20 agosto 1914 morì. Fu proprio grazie alla neutralità italiana che il conclave poté svolgersi regolarmente e a Roma si incontrarono cardinali appartenenti a Stati in guerra tra loro, i quali il 30 settembre elessero papa l’ arcivescovo di Bologna, il genovese Giacomo Della Chiesa, che assunse il nome di Benedetto XV. Si presentava, quindi, un scenario ulteriormente nuovo, in relazione al quale sarebbe opportuno continuare a riflettere. CultuRa settembre 2014 3 Ricordo di Elena Bono MAMMA LI TURCHI! di Redazione di Redazione Il 26 febbraio è morta a Lavagna Elena Bono, una delle più grandi scrittrici e poetesse italiane della seconda metà del XX secolo, emarginata dalla cultura e dalla grande editoria per la sua fede cattolica. Venerdì 28 febbraio sono stati celebrati i funerali. Nell’omelia funebre il vescovo di Chiavari Mons. Tanasini ha detto: «Vogliamo finalmente rompere quell’incomprensibile silenzio che ha avvolto una voce così alta; silenzio da lei accettato pur nella consapevolezza di avere molto da dire agli uomini nella forma dell’arte, servizio alla bellezza; silenzio che l’ha seguita fino alla corsia di ospedale dove si è spenta l’altra sera». opere drammaturgiche, ha conseguito numerosi Premi letterari tra cui il Premio «Vallombrosa» (per la poesia religiosa), il Premio «Dante Alighieri – Cultura ligure», il Premio «Universo Donna», il Premio del Consiglio Organizzativo Mondiale Arte e Cultura a Città del Messico. Visconti e Pasolini avrebbero voluto trarre film dalle sue opere, ma lei rifiutò. Imminenti sono la pubblicazione in e-book del suo capolavoro “Morte di Adamo” e l’inizio delle riprese di un film sulla sua vita, la cui sceneggiatura è stata scritta dalla regista, critica d’arte e gallerista Gabriella Bairo Puccetti. Possiamo considerare anche Elena Bono un vero e proprio caso letterario. Ci auguriamo che la sua opera possa essere conosciuta e apprezzata da un vasto pubblico. Per i compagni caduti nella Resistenza O miei compagni, perché mai io vi vedo smarriti e quasi aver vergogna di voi stessi? È difficile il bene, coraggioso e virile ogni errore incontrato nel compierlo. Difficile sopra ogni bene la libertà e chi commette colpa per lei sempre si tormenta per averne intravisto l‛ariosa veste lucente, e insieme si conforta. Sola vergogna è non aver mai cercato la libertà e vivere contenti di sé non esistendo. Non sono questi, o cari, coloro che vi accusano più duramente? Ma guardateli in viso come guardavate un giorno chi puntava le armi al vostro petto. Sono gli stessi ancora e voi gli stessi. Voi uomini ed essi come pecore matte Tanti sono i casi letterari nella letteratura del Novecento. Poeti e romanzieri dimenticati, soprattutto donne, come Ada Negri o il Premio Nobel Grazia Deledda (ricorreva nel 2013 il centenario della pubblicazione di “Canne al vento”). «È un fatto che quella che riteniamo la scrittrice italiana più importante della seconda metà del XX secolo sia da quasi quarant’anni emarginata dalla cosiddetta grande editoria». Così scrive il critico Giovanni Casoli in Novecento Letterario Italiano ed Europeo (2002) su Elena Bono. Poetessa, autrice di romanzi e di «Una notte che ero molto malata, improvvisamente, aprii gli occhi e vidi di spalle una figura umana. Pensai sgomenta: hanno fatto del male a quest’Uomo... Lo riconobbi: era Gesù flagellato. Il suo volto raccoglieva tutto il dolore del mondo. Da quello sguardo è scaturito Morte di Adamo». Così, poco tempo fa Elena Bono spiegò ad “Avvenire” la gestazione di quel libro epocale, edito da Garzanti nel 1956 e poi finito ingiustamente nel dimenticatoio. Una perla d’autentica narrativa a sfondo religioso (come tutti gli otto racconti biblico-evangelici che lo compongono) che Emilio Cecchi salutò come un capolavoro: «Vent’anni in anticipo – scrisse il critico – sul “Quinto Evangelio” di Mario Pomilio (pubblicato nel 1975) e su tutto il filone da esso discendente delle riscritture della Buona Novella». Una poetica in odore di misticismo quella della Bono, convinta dal profondo del suo buon cuore di non aver mai scritto un solo rigo, della vasta e ancora ignota bibliografia, se non sotto dettatura della “Voce”. «È quella “Voce” che mi presenta i personaggi dei miei libri e io ho solo il compito di decifrare i loro pensieri, le diverse lingue in cui si esprimono per poi trascriverle». Con estrema lucidità, seduta alla poltrona del suo salotto letterario (l’unico salotto che ha frequentato) amava incontrare le persone desiderose di confrontarsi con la «Storia» che l’aveva vista impegnata in prima linea come “poetessa della Resistenza”. Memorie partigiane che racconta nel “Fanuel Nuti” che non si può non far leggere nelle scuole. «Con la mia trilogia Uomo e superuomo (conclusa dal tomo del “Fanuel Nuti”) ho voluto raccontare anche la guerra vista dalla parte tedesca». La sua lunga notte del 1943, rivive nei versi struggenti della raccolta “I galli notturni” (Garzanti 1952): «Così semplice era tutto: chiudere gli occhi e guardare». Luchino Visconti guardò con vivo interesse al testo del romanzo “Una valigia di cuoio nero”, al punto da volerne fare un film. «Poi non se ne fece nulla, ma una sera, a casa di Emilio Cecchi, Visconti disse che il mio “Ippolito” (testo teatrale edito da Garzanti nel 1954) gli aveva ispirato il personaggio di Rocco per “Rocco e i suoi fratelli”», raccontava orgogliosa la Bono che amava il cinema, così come ha sempre avuto una spiccata simpatia per i giovani venendone ricambiata. Eppure proprio ora che ci ha lasciato si segnalano in aumento le voci critiche che la considerano tale: «Autrice con la “A” maiuscola», dice la ricercatrice Stefania Segatori, che con Giuseppe Langella, docente all’Università Cattolica di Milano, da tre anni sta curando una biografia monumentale sulla figura e le opere della Bono. Le traduzioni dei suoi testi in lingua straniera testimoniano quanto Elena sia forse stata più apprezzata all’estero che non in Italia stante che la critica irregimentata degli anni ‘50 che nella Bono vide una «ex lege, fuori dall’industria culturale». La Garzanti all’epoca, nonostante le buone recensioni di “Morte d’Adamo” preferì puntare tutto su Pier Paolo Pasolini, il quale quando lesse il testo teatrale “La testa del Profeta” (pubblicato nel 1965): anche lui, come Visconti, voleva portarlo sul grande schermo. Ma la Bono, fiera, sia pur con rispetto, rispose negativamente: «Mi pare che ognuno debba andare, quindi ognuno vada per la sua strada...». Non era rancorosa, ma ferma e coerente con le sue idee, sorretta fino all’ultimo soffio di vita da una fede profonda. Una spiritualità vissuta a pieno da terziaria francescana che gli faceva dire: «Senza l’esperienza religiosa, l’uomo è una bestia, allora tanto vale non essere mai nati». Era nata per incantare e parlare con gli angeli, e invece gli è toccato un destino dolceamaro come questo ricordo, di donna che ha dovuto combattere tra pene e oblio per non diventare un’ombra agli occhi della pubblica ottusità. VIN DÖÇE E CASTAGNE di PieRo Bozzo Amixi sciù vegnî! Vegnî in demôa! Piggiaeve ûn gotto netto e faeve avanti, gh‛è o mosto sc-ciumezzante ch‛o fa gôa… Coraggio che ghe n‛è pe tutti quanti! Impî o gotto vêuo e vêuae quello pin E demoghe drento aspëttando a mattin Vin döce e castagne – balletti e rostie (e ûn pö de rimpianto – pe-e ferie finie) Chi ha perso n‛amigo, che pensa a figgeua… E i nostri battôzi commensan a schêua. Addio, lense, canne e bolentin… L‛è tempo de sc-ciuppetta e cartuccea, de braghe de fustagno e di scarpoin pe andâ ‘appostâse drento all‛oxellea. Vin döce e castagne…. – faxen e pernixi: regalli d‛ottobre – pe-e çenn-e fra amixi! Co-i pê sott‛a-a toua-se scaccia i malanni Se schersa se rie… - se vive çent‛anni! Otranto ha vissuto nel 1480 uno degli even- struttura della città non scalfirono la resistenza ti più drammatici della sua storia: la presa della Otrantina. città da parte dell’esercito Turco con il successivo Dopo due settimane l’esercito turco riuscì ad martirio di 800 suoi cittadini. La storiografia mo- aprire tra le mura un varco da cui penetrò. Gli derna ha inspiegabilmente ignorato gli eventi del otrantini riuscirono però a respingerli ricacciando 1480 o l’ha relegati a livello di semplici scaramuc- fuori la città l’invasore. Nulla poterono invece al ce piratesche. secondo tentativo turco. L’esercito riuscì a dilaIn realtà ad Otranto si è consumato uno degli gare per la città compiendo atti di grande efferascontri ed eccidi religiosi più cruenti che la sto- tezza e crudeltà. La spada turca passava chiunque ria ricordi e lo stesso disegno che aveva portato incontrasse per la strada, neanche vecchi, donne l’impero Turco alla presa della città era tutt’altro e bambini furono risparmiati. che una piccola angheria ma rientrava in un più Le vie erano colme di cadaveri e ovunque scorvasto disegno di conquista della penisola e del- revano rivoli di sangue. Alcuni cittadini cercarono la sede del Papato. L’impero Turco, sotto la guida rifugio tra le mura della cattedrale ove l’anziano del sultano Maometto II Fatih (il conquistatore) arcivescovo Stefano Pendinelli era intento a cesi era mosso alla conquista dell’Impero Bizantino lebrare la messa. Il portone della Cattedrale (poi provocandone, dopo più di 1000 anni di storia, la trasformata un moschea durante l’occupazione definitiva caduta nel 1453. turco) crollò sotto l’impeto turco ed anche qui vi L’avvenimento aveva suscitato profondo scalpo- compì una strage. All’invito turco fatto all’arcivere e sconcerto negli ambienti diplomatici euro- scovo a presentarsi così rispose: “sono il pastore pei e nella sede del papato in particolare. Infatti a cui indegnamente è affidato questo popolo di era venuto meno l’ultimo baluardo cristiano in Cristo”. A questa frase seguì un colpo di scimitarra Oriente ed ora il pericolo musulmano veniva av- con la quale gli fu mozzata la testa. Solo a questo vertito come molto più vicino. Lo stesso sultano punto le violenze Turche sembrarono placarsi. Maometto II non nascose mai i propri propositi di Ma in realtà i pochi cittadini rimasti dovevano suespansione che lo avrebbero voluto conquistato- bire ancora un ulteriore crudeltà. La mattina del re dell’Occidente con il segreto sogno di portare 14 agosto Achmet Pascià ordinò che tutti i maschi i propri cavalli in Vaticano. Per raggiungere il suo dai 15 anni in poi fossero accompagnati sul colle scopo attuò una manovra a tenaglia: da un lato della Minerva poco fuori la città. Qui vi giunsero risalì lungo la penisola balcanica fino a giungere in 800 e fu chiesto loro di abbondare il credo catad insidiare prima i possedimenti di Venezia poi tolico e di abbracciare il Corano per avere salva la la città vera e propria, e dall’altro partendo dal vita. A nome degli ottocento parlò Antonio PezMediterraneo attraverso l’Egeo per giungere zulla il quale disse “se fino ad oggi abbiamo lottaquindi in Italia attraverso la Puglia. to per la nostra patria ora dinanzi ci resta di lottare Nella primavera del 1480 cominciò ad ammassare per la nostra fede cristiana”. Un coro di consenso si nel porto di Valona, a soli 70 km da Otranto, una levò dagli ottocento. Achmet, ferito nell’orgoglio, grande quantità di uomini e navi. ordinò la decapitazione ed il primo a passare per La scelta del periodo per l’attacco non fu casuale. la mano del boia fu proprio da Antonio Pezzulla Infatti il contesto politico in Italia era dominato che da allora fu ricordato come il “Primaldo”. dalle continue guerre tra i vari principi. In parti- I racconti dell’epoca vogliono che il busto del colare il Re di Napoli Ferdinando d’Aragona Primaldo pur privo di testa non ne volle sapere aveva posto sotto assedio la città di Siena lascian- di andare giù malgrado i maldestri tentativi dei do militarmente sguarnita la parte orientale del soldati turchi. Il corpo cadde solo quando l’ultiproprio regno. Venezia, stretta alleata di Firenze, mo sacrificio otrantino fu compiuto. Girava tra gli malgrado le sconfitte subite ad opera dei turchi ottocento, poco prima della decapitazione, un incontinuava ad avere il terprete turco che con predominio sul mare e in mano il Corano tennessuno sbarco in Italia tava per l’ultima volta Il 12 maggio 2013, poteva avvenire senza all’apostasia per avere Papa Francesco la sua accondiscenza. salva la vita. Tutto l’Adriatico poteva Achmet dopo le prime ha innalzato dirsi come una specie decapitazioni offrì agli all’onore degli altari, di Golfo di Venezia e la Otrantini di avere salva linea Otranto – Valona la vita mantenendo la proclamandoli santi, ne veniva a costituire il propria fede pagando gli 800 martiri limite meridionale. 20 sesterzi una cifra tutSeguendo una sapiento sommato accettabile di Otranto te opera diplomatica i ma solo in 20 accettaturchi seppero avere il rono. Papa Sisto IV implacet Veneziano ad uno sbarco in Puglia. Le ope- pressionato dagli avvenimenti in Puglia cominciò razioni militari nel porto di Valona non passarono a fare pressioni sui principi italiani affinché si coinosservate, ma i Turchi le seppero camuffare e alizzassero contro il pericolo Turco ed organizzasdepistare facendo prima credere che l’obiettivo sero un esercito di liberazione di Otranto. fosse Rodi o Ragusa, poi sciogliendo le truppe Ma i Principi tergiversavano ed i turchi ebbero mascherandone così un abbandono dell’opera- tutto il tempo per mettere mano al sistema difenzione. Lo stesso Re di Napoli sottovalutò il peri- sivo di Otranto potenziandolo. Inoltre continuarocolo preferendo concentrare le proprie truppe in no con i saccheggi giungendo ad assediare città Toscana e lasciando a presidio della città di Otran- come Lecce, Nardò spingendosi con più spedizioto soli 400 soldati ed il comando a due capitani ni sino alla zona Garganica. Francesco Zurlo e Giovanni Antonio Delli Fal- Intanto gli stati italiani riuscivano ad unirsi, senconi. La mattina del 28 luglio del 1480 una vista za però l’appoggio di Venezia ed organizzarono terrificante si presentò all’orizzonte di Otranto: un esercito di liberazione con al comando il duca una flotta di 150 navi con 18.000 uomini a bordo Alfonso d’Aragona figlio di Ferdinando Re di Nasi muoveva verso la città. poli. Giunto nel Salento nella primavera del 1481 Le truppe sbarcarono a nord di Otranto in una si accampò nel Castello di Roca a pochi km a nord zona chiamata Frassanito e subito si diedero al di Otranto. Ma nel frattempo una improvvisa notisaccheggio dei casali circostanti creandosi così zia irruppe nello scenario: Maometto II era morto una zona di sicurezza. Mossero quindi verso la cit- ed in Turchia era scoppiata la guerra civile per la tà ove fecero razzia del borgo poco fuori le mura. successione tra i figli del sultano. La notizia fu presa con un grosso respiro di solLa caduta dell’Impero Bizantino aveva fatto pas- lievo da tutte le corti Europee e dal Vaticano, le sare Otranto improvvisamente da centro e ponte campane risuonarono a festa un po’ ovunque. con l’oriente ad estrema periferia d’Europa. Al co- Pare che in Anatolia Maometto II, prima della mando delle truppe turche vi era Achmet Pascià morte, avesse raccolto uno sterminato esercito di già noto per la sua crudeltà ed efferatezza. 300.000 uomini col quale aveva in programma di Mandò un emissario chiedendo la resa della città muoversi alla conquista dell’Italia utilizzando proponendo condizioni piuttosto vantaggiose agli prio Otranto come punto di partenza e realizzare Otrantini. Il Consiglio dei vecchi comunque rifiutò il proposito di islamizzare l’occidente. Le truppe le richieste turche e mandò un emissario al Re di turche a Otranto rimasero quindi isolate e questo Napoli per informarlo del pericolo incombente fu il momento utilizzato da Alfonso d’Aragona sulla città e sul suo Regno chiedendo un pronto per cingere d’assedio la città e liberarla dall’invaintervento ed aiuto militare. Aiuto che invece non sore. Otranto fu quindi liberata ma dei suoi abiarriverà mai. tanti ne rimasero ben pochi. All’incalzare degli eventi molti dei soldati posti a Otranto dovette subire, nei secoli a venire, nuovi presidio della città si calarono nottetempo con assalti turchi ma anche grazie alle nuove difese gli funi dalle mura cittadine, e si diedero a precipi- attacchi verranno sempre respinti. Una moderna tosa fuga. A difendere Otranto rimasero quindi rilettura dei fatti del XV fanno comprendere come solo i suoi abitanti, per lo più contadini e pesca- il sacrificio degli Otrantini abbia salvato le sorti tori che poco o nulla conoscevano dell’arte della dell’Italia: le difficoltà opposte all’esercito turco ne guerra ma che dimostrarono un orgoglio ed un fecero rallentare pesantemente le operazioni milicoraggio che il turco non riuscirà mai a domare. tari consentendo alle altre città del Salento in priAchmet Pascià ordinò l’assedio e fece catapul- mis Lecce e Brindisi di prepararsi alla propria difesa tare all’interno della città una mole enorme di e di reggere ai successivi assalti turchi. La storia palle di granito che pur arrecando notevoli alla odierna deve molto al sacrificio degli 800 martiri. 4 VITA ASSOCIATIVA settembre 2014 Sei invidioso perché io sono buono? In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi». (dal Vangelo secondo Matteo 20, 1 – 16; Domenica 21 settembre 2014) Dio non si merita, si accoglie di Padre Ermes Ronchi Il Vangelo è pieno di vigne, forse perché fra tutti i campi, la vigna è il preferito di ogni contadino, quello che coltiva con più cura e intelligenza, in cui si reca più volentieri. Questa parabola ci assicura che il mondo, il mondo nuovo che deve nascere, è vigna e passione di Dio; che io sono vigna e passione di Dio, il suo campo preferito, di cui ha cura uscendo per ben cinque volte, da un buio all’altro, a cercare operai. Il punto di svolta del racconto risiede nel momento della paga: comincia dagli ultimi della fila e dà a chi ha lavorato un’ora sola lo stesso salario concordato con quelli dell’alba. Finalmente un Dio che non è un «padrone», nemmeno il migliore dei padro- ni. Non è un contabile. Un Dio ragioniere non converte nessuno. È un Dio buono (ti dispiace che io sia buono?). È il Dio della bontà senza perché, che crea una vertigine nei normali pensieri, che trasgredisce le regole del mercato. Un Dio che sa ancora saziarci di sorprese. «E mentre l’uomo pensa secondo misura, Dio agisce secondo eccedenza» (cardinale Carlo Maria Martini). Non segue la logica della giustizia, ma lo fa per eccesso, per dare di più. Vuole garantire vite, salvare dalla fame, aggiungere futuro. Mi commuove questo Dio che accresce vita, con quel denaro immeritato, che giunge benedetto e benefico, a quattro quinti dei lavoratori. N.S. del CARMINE di Geminiano GE-Valpolcevera che si sono impegnati per la buona riuscita della manifestazione. Nell’ambito della festa patronale della Parrocchia, la Società ha organizzato la terza “Festa della Birra” nella serata di Venerdì 18 luglio 2014; la serata è stata allietata dal musica dal vivo eseguita dal complesso “Roads”. SAN BARTOLOMEO di CRAVASCO Campomorone SACRA FAMIGLIA di Manesseno Sant’Olcese In occasione della festa del locale Oratorio di Sant’Alberto, la Società ha organizzato nei giorni 12, 13 e 14 luglio 2014 la tradizionale “Lumacata” con una grande partecipazione di soci e simpatizzanti; tutte le serate sono state allietate da musica dal vivo da parte di diversi complessi musicali. Un ringraziamento a tutti coloro che hanno reso possibile, con la loro opera, la riuscita della manifestazione. N.S. della PROVVIDENZA e S.MAURO di Teglia GE-Valpolcevera La festività di Sant’Anna, patrona della Parrocchia, ha visto la Società impegnata nell’organizzazione della tradizionale “Muscolata” nella serata di Sabato 26 luglio 2014; la presenza di soci e simpatizzanti, allietati da musica dal vivo, è stato il puntuale riconoscimento a coloro Ai piedi dei monti Leco e Taccone, si apre la Valle che prende il nome dal torrente Verde” che li nasce. Poco più a Valle Cravasco noto per essere stato parzialmente bruciato dai tedeschi e per i martiri lì trucidati alla fine dell’ultima Guerra. In questa piccola località l’unico punto di aggregazione è la Società Operaia Cattolica che oltre alla normale attività organizza manifestazioni e sagre per tenere viva la vita di questa realtà un tempo contadina. Tra queste e unica nel suo genere c’è la “Gara della Fienagione”, quest’anno giunta alla sua 22° edizione. L’idea nata 22 anni fa da un gruppo di soci ha visto la partecipazioni di “Segagini” provenienti da tutto il circondario, e di tutte le età dai 16 ai 90 anni compreso il gentil sesso. Un’apposita giuria sulla base di parametri (tempo, larghezza campata, rasatura, lingarità residuo ecc.) con punteggi diversificati, stabilisce le classifiche delle quattro categorie in cui si sono divisi i concorrenti e cioè: giovani, donne, big, over 75. I concorrenti vengono alla fine premiati tutti con attrezzi, utensili, vestiario, Gli operai che hanno lavorato fin dal mattino protestano, sono tristi, dicono «non è giusto». Non riescono a capire e si trovano lanciati in un’avventura sconosciuta: la bontà: «ti dispiace che io sia buono?». È vero: non è giusto. Ma la bontà va oltre la giustizia. La giustizia non basta per essere uomini. Tanto meno basta per essere Dio. Neanche l’amore è giusto, è altra cosa, è di più. Perché non si accende la festa davanti a questa bontà, perché non sono contenti tutti, i primi e gli ultimi? Perché la felicità viene da uno sguardo buono e amabile sulla vita e sulle persone. Se l’operaio dell’ultima ora lo sento come mio fratello o mio amico, allora sono felice con lui, con i suoi donati dai commercianti della zona oltre le coppe e le targhe offerte dai vari Enti. La Santa Messa delle ore 09.00 con l’altare abbellito da attrezzi della fienagione e meravigliose composizioni di fiori di campo, e sul piazzale la benedizione della campagna ai quattro punti cardinali , la recita della preghiera composta per l’occasione sono la parte religiosa che precede la gara. (Silvio Scotto) N.S. di MISERICORDIA Savona Giovanni Tinti Divenuto, ormai, un appuntamento fisso anche quest’anno la Società ha organizzato – con la collaborazione di altre realtà associative savonesi – la manifestazione “Estate alle antiche mura” nel giardino attiguo alla sede sociale. Aperta da venerdì 11 luglio a domenica 3 agosto 2014 ha ricordato il maestro savonese Giovanni Tinti (1917 – 2012) con una mostra delle sue opere in ceramica. bambini, per la paga eccedente. Se invece mi ritengo operaio della prima ora e misuro le fatiche, se mi ritengo un cristiano esemplare, che ha dato a Dio tanti sacrifici e tutta la fedeltà, che ora attende ricompensa adeguata, allora posso essere urtato dalla retribuzione uguale data a chi ha fatto molto meno di me. Drammatico: si può essere credenti e non essere buoni! Nel cuore di Dio cerco un perché al suo agire. E capisco che le sue bilance non sono quantitative, davanti a Lui non è il mio diritto o la mia giustizia che pesano, ma il mio bisogno. Allora non calcolo più i miei meriti, ma conto sulla sua bontà. Dio non si merita, si accoglie! Nel corso della manifestazione sono stati proiettati ii film “Veronica Guerin. Il prezzo del coraggio” (venerdì 11 luglio 2014, con introduzione del giornalista di “Avvenire” Pino Ciociola), “Il padre di famiglia” (venerdì 18 luglio 2014, con l’intervento del prof. Armando Fumagalli dell’Università Cattolica del S. Cuore di Milano), “Le ricamatrici” (venerdì 25 luglio 2014, a cura del CAV, Centro di Aiuto alla Vita). Giovedì 24 luglio 2014 è stato presentato il libro “E venne ad abitare in mezzo a noi. La rivoluzione cristiana nella storia” di Christian Peluffo, mentre Giovedì 31 luglio 2014 è stata la volta del libro “Dimmi chi sono” di Flavia Aonzo; quest’ultima presentazione è stata accompagnata da brani musicali a cura di Clariphònia Quartet (Matteo Bariani, clarinetto, Igor Barra, Clarinetto, Gaia Gaibazzi, clarinetto-corno di bassetto, Alberto Oliveri, clarinetto-clarinetto basso). Venerdì 1 agosto 2014 Graziella Mottola ha letto dei racconti di Maria Cristina Taddeucci, presente all’incontro. La manifestazione di quest’anno si è conclusa Domenica 3 agosto 2014 con il Concerto del cantautore Claudio Sanfilippo (nel 2013 ha fondato “Scuola Milanese”, un progetto di intrattenimento culturale tra musica d’autore e narrazione. Nel Maggio 2014 è uscita una sua canzone, interpretata da Mina, che è stata adottata da Rai Sport quale sigla per i programmi dedicati ai mondiali brasiliani di calcio). SAN BIAGIO GE-Valpolcevera La Società Operaia Cattolica San Biagio in Valpolcevera ha organizzato nella giornata di sabato 26 Luglio per coinvolgere tutta la comunità Parrocchiale, una manifestazione dal titolo “Insieme per pregare, confrontarci e divertirci”. Il momento della Preghiera si è tenuto nella Chiesa Parrocchiale con la Santa Messa VITA ASSOCIATIVA celebrata da Don Carlo Aluigi, Parroco di San Biagio e Assistente Ecclesiastico della Società. Le varie parti della Messa sono state animate dai Soci. Al termine della Santa Messa i presenti si sono trasferiti nei locali della Società per la seconda parte dell’incontro : “Insieme per confrontarci ” diviso su due interventi. Il primo tenuto dal Presidente della FOCL Alberto Rigo che ha parlato del ruolo delle Società Operaie Cattoliche nella società di oggi. Il secondo intervento tenuto dalla Dottoressa Cristina Lodi che ha parlato del ruolo della donna nella politica e nella Società di oggi. La terza parte dell’incontro dal tema insieme per divertirci è stato veramente un momento di condivisione in famiglia dove si è potuto degustare dell’ottima pizza, focaccia al formaggio e normale preparate e cotte dal Presidente Franco Parodi che si è rivelato un ottimo fornaio, Un grazie alle persone che hanno preparato il necessario per rendere ricco il rinfresco a base di tutti prodotti locali. Oltre al Presidente della FOCL erano presenti la Consigliere Carla Musso, la Revisore dei Conti Gastaldi e Il Rappresentante di zona Lagorio. La Società Operaia Cattolica funziona quale punto di aggregazione per gli abitanti di San Biagio , invita tutti a frequentare la società e a partecipare alle attività da essa promosse. Via spettiamo numerosi (D.T.) N.S.DELLA GUARDIA DI PONTEDECIMO GE-Valpolcevera Sabato 30 Agosto la Società ha ricordato la festa della Madonna della Guardia con una giornata piena dedicata a tutti i Soci. Il pranzo sociale preparato dai nostri cuochi ha dato inizio alla giornata che è proseguita con la tombolata e la gara di bocce. Alla sera nel giardino sociale, la banda Musicale ha tenuto il tradizionale concerto al quale ha partecipato il Presidente FOCL Rigo , veramente uno spettacolo di alta qualità, durante il quale abbiamo potuto constatare l’esibizione del complesso Bandistico formato da tantissimi giovani. Un grazie particolare al gruppo amici della terza età che anche in questa occasione ha organizzato e curato la vendita della sottoscrizione a premi. Intanto al Martedì e al giovedì continuano le gare serali di Bocce aperte a tutti i Soci. Infine è ormai prossima la festa del 135° di Fondazione che si celebrerà insieme alla consorella di Campomorone. Cerchiamo di vivere questo momento di ricordo per far crescere la Società iniziando a mettere in pratica l’insegnamento di Papa Francesco a proposito di chiacchere e giudizi. (A.R.) N.S. ASSUNTA E S. ANTONIO AB. BARGAGLI A Bargagli la Società Operaia Cattolica ha sede in un complesso di proprietà della locale sezione degli Alpini che Domenica 7 Settembre ha celebrato i 50 anni di fondazione. Per l’occasione la sede di Bargagli ha ospitato l’adunata Provinciale degli Alpini. Circa quattrocento gli Alpini che si sono dati appuntamento a Bargagli, che hanno sfilato per il paese. Le cerimonie dell’alza Bandiera, la Sfilata, l’onore ai Caduti sono stati accompagnati dalle note della Banda Musicale della SOC “N.S. della Guardia di Pontedecimo”. La santa Messa al Campo celebrata da Don Roberto Tartaglione Parroco di Bargagli e Assistente Ecclesiastico della Società è sta accompagnata dal Coro ANA di Genova. Dopo aver consumato un lussuoso rancio Alpino, la Banda Musicale ha allietato i presenti con un concertino di marce. Grazie a tutti coloro che hanno partecipato e a quanti hanno collaborato per la buona riuscita della manifestazione. (M.C.) SAN GIUSEPPE Mignanego Si è svolto, come gli anni scorsi in occasione della Fiera di Mignanego, il 6° Memorial dedicato a Remo Servetti. Per merito di Giuseppe Cervetto, Mino Ghiglione e Lilli Pietrucci il Trofeo Challenger è tornato alla consorella di Pontedecimo, che ringraziamo per il bel trofeo messo a disposizione. Alla premiazione, accanto alla moglie Anna, erano presenti l’amico Gianni Vassallo, componente il Consiglio Nazionale Comuni Italiani; il Sindaco di Mignanego Maria Grazia Grondona; Mario Graziano che è stato Consigliere nel Comune di Mignanego assieme a Remo; Federico Lochtmans che non ha bisogno di presentazioni, dopo i suoi 37 anni di presidenza della SOC. Hanno fatto pervenire i saluti e gli auguri: il Presidente FOCL A. Rigo e l’amico Giulio Torti. A tutti il nostro sentito grazie. Di contorno alla manifestazione ha preso vita la Mostra fotografica dedicata a Remo e un pieghevole con alcune sue frasi che ci riportano agli anni ‘80/’90. Ne riportiamo alcune: Quando preparare la cena sociale della Cattolica S. Giuseppe con Claudio, era l’occasione per creare qualcosa tutti assieme e, tornati a casa, coricarsi “appagati” al solo pensiero che i Soci erano stati contenti. Quando a Silvia, bimba di quattro anni, erano bastati pochi minuti per decidere di essere amici e prendermi per mano. Quando quella cena sul terrazzo di casa, non ha soltanto fatto aggiungere più tavoli, ma ha legato d’amicizia più forte tanti vicini di casa. Ora che … la tua Anna scrive:”ho sentito dire che la vera distanza non è quella dei corpi, ma quella dei cuori. Forse è per questo che non ti ho mai perso.”. Proseguiamo ricordando solo alcuni “quando” tratti dai pieghevoli degli anni passati. Nel secondo Memorial Remo ricorda il suo primo decennio di vita, siamo tra il 1947 e il ’57. Quando si andava a piede all’asilo sulla Costa e si portavano alle Suore ora la pasta o l’olio, ora lo zucchero e c’era la Suora che tabaccava. Quando alle elementari, con la maestra Carbone, ci si portava un pezzo di legna per la stufa; si usava il pennino9 e con l’inchiostro ci si macchiava sempre. Quando avevamo le galline e la mamma Zita impastava tutte le domeniche. Quando si abitava “in ta maccia” e si entrava in casa delle vicine senza suonare il campanello perché le porte erano sempre aperte e se ti fermavi a mangiare il minestrone, ti sentivi come a casa. Quando si andava a trovare Padre Generoso e la volta che ci ha portati in barca, al largo di Sestri Levante, ci è sembrato tanto strano che lui facesse il bagno. Ora che, un anno dopo la sua morte, scrivono con un SMS indirizzato alla moglie Anna: “E sai Remo c’è e non solo nelle foto, nelle parole degli amici. E così vivo nei tuoi occhi che giureresti di averlo appena salutato nel sole di quel terrazzo …(24 aprile 2010). Terzo Memorial 1957/’67 /i suoi 10-20 anni): “Quando si marinava la scuola e si andava a giocare a calciobalilla a San Cipriano. Quando a 13 anni lavoravo orgoglioso nella fabbrica lampadari di papà ed ero io, di noi tre, a fermarmi nell’ora di pranzo con gli operai, scal- settembre 2014 dando il mio gavettino con il saldatore a gas. Quando le ferie si chiamavano “vacanze” e noi “uomini” passavamo una decina di giorni in Praglia con papà e i suoi amici, dormendo nei fienili. Ora che, due anni dopo la sua morte, nelle parole di una preghiera , Anna riconosce il loro amore: (…) ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un’ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati (…). Quarto Memorial 1967/’77 (20/30 anni): “Quando a judo era la mia occasione per imitare Bruce Lee. Quando si usava il baracchino, “Club C.B. Valverde”, come oggi si naviga in Facebook. Quando si era impegnati nel Partito e l’entusiasmo e la fede in quegli ideali nobili ci accomunava. Quando i numeri di telefono degli amici si scrivevano sulle agendine tascabili. Ora che Anna scrive: Mi sono accorta solo quando è morto che Remo non era solo mio… Era ed è nel cuore di tanti amici che hanno sofferto della sua perdita. Mi è chiaro solo ora che Remo, prima di essere mio, apparteneva da sempre a Nostro Signore: l’Amico che ti disarma e che è bontà e amore infinito. Remo ed io abbiamo vissuto trent’anni l’uno per l’altra, ma forse “eravamo in prestito”. Il mio sentimento adesso è quello di un giocatore che, seguendo le regole del gioco, “passa”; non è più un protagonista, ma continua a tifare con coinvolgimento e gioia. Quel giocatore non sa quando, ma è certo di tornare in squadra, di riabbracciare ed essere abbracciato. Così io con Remo”. Quinto Memorial 1977/’87 (30/40 anni): Quando a caccia si prendeva l’umidità della mattina e davo colpa a quella per tutti i miei sternuti. Quando constatai che non era colpa del freddo, ma dell’allergia al pelo del cane. Quando sperando di dimagrire un po’, iniziai a sperimentare la validità di alcune diete, (…) salvo poi ritagliare da un giornale l’articolo: “e ora conservate la vostra linea con cannelloni, lasagne, pizza e insalatone di tonno e gamberi”. Quando raccontavo di me alla persona che sarebbe diventata mia moglie. Quando era normale “sposarsi”, nel sacramento del matrimonio. Ora che Anna scrive: “Guardo le foto del nostro matrimonio. Essere innamorata, allora, era abbandonarmi a te con fiducia piena. Io trovavo posto in te come il tassello di un intarsio che perfettamente si incastona. Intarsio che il tempo poi ha reso perfetto. Si prega – al fine di poter dar spazio a tutti – di voler contenere le relazioni circa le attività sociali nell’ambito delle 1.500 battute; la Redazione si riserva la facoltà di “sforbiciare” le relazioni senza alterare il senso della stessa. Gli avvisi per le attività future debbono essere contenute in articolo a parte. Per il prossimo numero il materiale deve pervenire entro il 25 ottobre 2014. Per l’invio del materiale si prega utilizzare, per quanto possibile, la posta elettronica ([email protected]). Salute e S. Stefano di Borzoli” (GE-Medio Ponente) alla premiazione del Trofeo FOCL; zzMercoledì 18 giugno si è riunito il Comitato FOCL con la partecipazione del Presidente Rigo, dell’Ass. Eccl. Mons. Luigi Molinari, dei Vice Presidente Cazzulo e zzDomenica 8 giugno il Presidente Rigo Pienovi, del Resp.Amministrativo Brizzi ed il Segretario Orlandi hanno partecie dei Consiglieri Cappello, Franceschetti pato, nella Cattedrale di San Lorenzo in e Musso; Genova, alle Ordinazioni Sacerdotali; zzSabato 21 giugno il Presidente Rigo, l’Ass. zzDomenica 15 giugno al mattino il PreEccl. Mons. Molinari, il Segretario Orlandi sidente Rigo ha partecipato a Borzoli ed il Resp.Amm. Brizzi, hanno partecipaalla S. Messa del Trofeo FOCL, mentre to alla Processione del Corpus Domini il Consigliere Cappello ha partecipato dell’Arcidiocesi di Genova; alla S. Messa alla SOC “Santa Margherita di Marassi” (GE-Bassa Valbisagno); a zzMartedì 24 giugno al mattino il Presidente Rigo ha partecipato alla S. Messa nella mezzogiorno il Presidente Rigo ed il SOC “Giovanni Battista di S. Quirico” Responsabile di Zona Lagorio hanno par(GE-Valpolcevera); nel pomeriggio il Pretecipato alla Festa di San Quirico presso sidente Rigo, l’Ass. Eccl. Mons. Molinari, il la SOC “San Giovanni Battista”; alle ore Segretario Orlandi, la Consigliera Musso 17.00 il Presidente Rigo, l’Ass. Eccl. Mons. ed il Resp. Zona Lagorio hanno parteMolinari, la Vice-Presidente Pienovi ed il cipato alla Processione di San Giovanni Responsabile di Zona Lagorio sono inBattista dell’Arcidiocesi di Genova; tervenuti alla cerimonia della SOC “Elio Carlini di Cesino”(GE-Valpolcevera); zzVenerdì 27 giugno il Presidente Rigo, sempre alle 17.00 la Consigliera Musso il Segretario Orlandi, il Resp. Amm. ha partecipato, presso la SOC “N.S. della Brizzi ed il Consigliere Gaibissi hanno Focl 5 Avvisi Sul sito web www.focl.eu nella rubrica “eventi” sono riportate, per ogni mese, le attività che vengono organizzate dalla FOCL o dalle singole Società; l’aggiornamento del sito viene eseguito in tempo reale e la notizia viene inserita ancor prima che venga pubblicata su “L’Operaio Ligure”. Si invitano le SOC a trasmettere ogni notizia delle proprie attività a questo indirizzo [email protected] FOCL zz Avvicinandosi la ricorrenza del 2 Novembre, tutte le Società come da statuto Sociale sono tenute a ricordare i Soci Defunti nell’anno 2014, partecipando a iniziative comunitarie oppure celebrando la Santa Messa presso la sede Sociale o la Parrocchia d’appartenenza. Per quanto possibile vengano avvisati i familiari dei Soci Defunti. zz Il Pellegrinaggio del mondo del lavoro dell’Arcidiocesi di Genova è stato fissato per Domenica 31 maggio 2015 . Le Società Operaie Cattoliche sono pregate di annullare qualsiasi tipo di manifestazione concomitante in modo da consentire la massima partecipazione. anniversari zz SOC “N.S. del Soccorso e S. Giovanni Battista” (GE-Centro) Sabato 11 ottobre 2014, la SOC festeggerà il 160° anniversario di fondazione. Il programma è riportato nel box sottostante. Si invitano le SOC Consorelle che intendono presenziare tutto il giorno, come da programma, di segnalare il numero dei partecipanti in Segreteria FOCL in modo da organizzare per il Rinfresco. A tutte l’invito di essere presenti, con bandiera, almeno nella seconda parte della giornata Attività SOC zz La SOC “Sacro Cuore di Gesù di Comago” (Sant’Olcese) organizza per ff Domenica 12 Ottobre 2014 Castagnata - Ore 12.00 apertura stand gastronomici - ore 15.00 pomeriggio danzante. cessione biliardo La SOC “S, Francesco d’Assisi” di Mele ha deciso di disfarsi di un biliardo il cui stato e molto buono, necessità forse della sostituzione del panno. La cessione avviene tramite offerta alla Parrocchia di Sant’Antonio Abate di Mele. Per accordi telefonare al Presidente della SOC, sig. Lorenzo Canepa (tel. 3471082582) oppure al Rev. Padre Giuseppe (tel. 389203773). Società Operaia Cattolicali Nostra Signora del Soccorso e San Giovanni Battista di Genova Ricorrenza del 160° della Fondazione sabato 11 ottobre 2014 - Oratorio di San Filippo Neri - Via Lomellini, 12 - Genova programma 10,30 Accoglienza e registrazione partecipanti 11,00 Saluti del Presidente de!la S.O.C. Emestina Balbiano e delle Autorità Apre i lavori: Mons. Luigi Molinari della Curia di Genova - prelato d’Onore di Sua Santità Responsabile Regionale per la Pastorale del Lavoro 11,30 Conferenze/intervista con intermezzi musicali Intervista Alberto Viazzi Anna Maria D’Adda Battaglia Casa Famiglia di Murta Rev.da Madre Rosangela Sala Madre Generale delle Suore della Immacolata di Genova 12,30 Proiezione documentario sulla storia della S.O.C. N.S. del Soccorso e S.G. Battista 13,00 Pausa Rinfresco 14,30 Giulio Conti Vice Presid. della S.0.C N.S deI Soccorso e S. G. Battista di Genova Dott.ssa Marcella Rossi Patrone Alberto Rigo Presidente della FOCL partecipato, a Savona, alla presentazione del libro ”Il mutualismo cattolico nel savonese”; 16,00 Conclusioni degli Assistenti Ecclesiastici Mons. Michele De Santi e Padre Gabriele Maria Gallotti 16,30 Chiusura Evento La Corale di San Giorgio esegue ”Ave Maria Zeneixe” di Bozzo/Dodero 17,00 Santa Messa concelebrata da Mons. Luigi Molinari, Mons. Michele De Santi e Padre Gabriele Maria Gallotti Chiesa di San Filippo Neri Via Lomellini - Genova Intermezzi musicali: Lucia Sosnova, soprano Ruggiero Licata, chitarra Angelino Satta, armonica cromatica Si ringrazia: Entel Ente Nazionale del MCL, Movimento Crisrtiani Lavoratori zzDomenica 13 luglio il Presidente Rigo, la Vice-Presidente Pienovi, la Consigliera Musso e la Revisore dei Conti Garri hanno fatto visita alla SOC “Sacra FamizzSabato 28 giugno il Presidente Rigo, glia di Manesseno” (Sant’Olcese); l’Ass. Eccl. Mons. Molinari, il Segretario Orlandi e la Consigliera Musso hanno zzSabato 19 luglio il Presidente Rigo ha fatto visita alla SOC “Elio Carlini di partecipato al 25° di Fondazione della Cesino” (GE-Valpolcevera); SOC “San Pietro ap. di Fontanegli” (Media Valbisagno); zzSabato 26 luglio il Presidente Rigo, i Consiglieri Gastaldi e Musso, il Resp. zzDomenica 29 giugno al mattino il SegreZona Lagorio hanno partecipato alla tario Orlandi ha partecipato alla S. Messa manifestazione organizzata dalla SOC nella SOC “N.S. Addolorata e S. Ambro“San Biagio” (GE-Valpocevera); gio di Fegino” (GE-Valpolcevera); nel pomeriggio la Vice Presidente Pienovi ed zzDomenica 27 luglio il Presidente Rigo il Segretario Orlandi hanno partecipato ha partecipato alla Festa Patronale alla premiazione della Gara di petanque della Parrocchia di Pontedecimo (Gesvoltasi nella stessa Società; Valpolcevera); zzLunedì 30 giugno il Presidente Rigo si è zzDomenica 10 agosto il Presidente Rigo incontrato il Direttivo della SOC “S. Maha partecipato alla festa della SOC “San ria e S. Claro di Valleregia” (Serra Riccò); Lorenzo di Casanova”(Sant’Olcese); zzSabato 5 luglio il Presidente Rigo, l’Ass. zzVenerdì 29 agosto il Presidente Rigo ha Eccl. Mons. Molinari, il Segretario Orpartecipato alle celebrazioni al Sanlandi, la Revisore Conti Garri, il Resp. tuario di N.S. della Guardia sul Monte Zona Poggi hanno partecipato al 130 ° Figogna; alla sera ha partecipato alla di Fondazione della SOC “S. Maria e S. festa della SOC “N.S. della Guardia di Claro di Valleregia” (Serra Riccò); Pontedecimo” (GE-Valpolcevera). 6 VITA ASSOCIATIVA settembre 2014 Il Canonico Giacomo Chiappori di Alberto RIGO assistente fin dal lontano 1944 in sostanza più di 40 anni , partendo dal tempo della guerra e attraversando gli anni travagliati del dopoguerra. Prima di approdare alla FOCL come Assistente regionale e diocesano, Don Chiappori era stato per sette anni educatore in Seminario, poi Vice Parroco a san Bartolomeo della Certosa e a Sant’Ambrogio di Cornigliano. In queste due ultime parrocchie formate in prevalenza da famiglie di estrazione operaia, il giovane Don Giacomo aveva avuto modo non solo di conoscere ma anche di condividere le condizioni, allora non certo floride di molti lavoratori. Forse anche a motiva di questa sua personale esperienza, veniva chiamato dall’Arcivescovo a far parte della prima eroica pattuglia di “cappellani del Lavoro” che prendeva il nome di ONARMO “Opera nazionale per l’assistenza religiosa e morale dei lavoratori”. I primi preti chiamati a entrare in fabbrica , negli ultimi due anni di guerra, in mezzo alle macerie, ai bombardamenti, più volte, tra le rovine delle stesse fabbriche assistendo gli operai colpiti e le loro famiglie. Nel 1944 Don Chiappori viene nominato assistente della FOCL e nel 1947 canonico della Basilica dell’Immacolata di Via Assarotti . Non avendo in quegli anni la cura diretta di una Parrocchia , i suoi 1957 – Can. Chiappori e dott. Gavotti parrocchiani divennero i Poco più di trent’anni fa il 6 marzo 1984, si spegneva all’età di 85 anni il Canonico Giacomo Chiappori. Era nato a Multedo del 1889 . I meno giovani delle Società Operaie Cattoliche , a Genova e in Liguria, lo ricordano certamente per il suo lungo e fecondo ministero a servizio dei lavoratori aggregati associazioni. Si può dire tranquillamente che è stato la figura storica della FOCL essendone lavoratori delle fabbriche e quelli delle Società Operaie Cattoliche. Un impegno costante che non trascurò mai sino alla sua morte. Negli anni del dopoguerra in cui tutto o quasi tutto si doveva ricostruire o mettere in piedi moralmente e materialmente. Non poche sedi delle Società erano state, a suo tempo, sequestrate dal governo fascista. Bisognava riaprirne le sedi o rivendicarne, secondo giustizia, la proprietà. Fu un impresa cui il Can. Chiappori, in appoggio al Dott. Gavotti Presidente FOCL di allora , si dedicò con tutte le forze, bussando alla porta dei politici e di quanti si dimostravano sensibili alla causa delle Società. Riuscì quasi sempre le suo intento , mentre non cessava di dedicarsi alla formazione cristiana dei Soci e dei loro dirigenti. Chi lo ha conosciuto ebbe modo di vederlo uscire dalla Basilica dell’Immacolata e prendere non la macchina che non aveva e prendere il tram per recarsi in visita ad una Società, magari la più lontana. Io conobbi il Canonico Chiappori nel 1979 in occasione del centenario di fondazione della mia Società Operaia Cattolica, di lui ricordo la grande semplicità e con quanto impegno lavorava per le sue Società Operaie Cattoliche. A lui va, ancora oggi, il ricordo e la gratitudine di quanti molti, hanno beneficiato del suo generoso ministero sacerdotale. Necrologi Il Presidente, l’Assistente Ecclesiastico, la Giunta, il Comitato ,i Revisori dei Conti della Federazione Operaia Cattolica Ligure, il Direttore Responsabile , il Direttore Editoriale dell’Operaio Ligure, pregano il Signore per l’anima del Can. Giacomo Chiappori Nel trentesimo anniversario della sua morte. Ricordano il grande impegno profuso per le Società Operaie Cattoliche in qualità di Assistente Ecclesiastico della Federazione Operaia Cattolica Ligure. Il Presidente, il Consiglio Direttivo i Soci tutti della SOC “N.S. della Guardia di Pontedecimo” (GE-Valpolcevera), esprimono ai familiari sentimenti di cordoglio per la scomparsa del socio Luigi Barbieri (Ginin) assiduo frequentatore della nostra Società e grande amico di tutti. Il Signore lo accolga nel suo Paradiso. La SOC “S.S. Pietro e Paolo e N.S. Assunta di Sestri Ponente” (GE-Medio Ponente), sempre grati alla Famiglia Bagnara, partecipa al dolore dalla famiglia Saccomanno per la scomparsa del caro amico e socio Andrea Il Presidente e tutti i Soci della SOC “Sacra Famiglia di Manesseno” (Sant’Olcese) profondamente addolorati per la morte della cara Socia Franca Riccardi in Pittaluga avvenuta dopo lunga malattia sopportata con cristiana rassegnazione esprimono al marito Marino e alla figlia le più sentite condoglianze Il Presidente, il Consiglio Direttivo e i Soci tutti della SOC “S. Siro di Struppa”(Media Valbisagno), si raccolgono in preghiera per l’anima buona di La SOC “S. Maria – S. Rocco di Rivarolo” (Ge-Valpolcevera) annuncia la perdita del Socio Antonio Muccioli Tutti i Soci si uniscono al dolore dei Familiari e, ricordandolo al Padre Celeste, rinnovano sincere condoglianze. Antonio Di Pietro affinché venga accolta nella Casa del Padre Celeste. Ai familiari sentite condoglianze. Il Consiglio e i Soci della SOC “S. Giuseppe di Mignanego” si stringono ai familiari di Nicola Pedemonte (Lino) La SOC “N.S. dell’Orto di Chiavari” si è raccolta in preghiera di suffragio per le anime buone dei Soci Maria Luisa Dasso Quirino Cresti Serafino Bordo Soci affezionati che lasciano in noi un caro ricordo. Nella tristezza della perdita, il conforto della fede. Ci uniamo nella preghiera a Tina, Paola, Mauro e Monica (Pedemonte); a Carla, Lino, Andrea e Maurizio, esprimendo il cordoglio dei Soci tutti. che sono tornati alla Casa del Padre Celeste. Ai familiari la vicinanza e le sentite condoglianze dei Soci. I Soci e il Consiglio Direttivo della SOC Periodico mensile della Federazione Operaia Cattolica Ligure - Fondato nel 1884 N. 5 - settembre 2014 Direzione, Redazione, Amministrazione: Vico Falamonica 1/3 - 16123 Genova - tel. 010.247.45.93 - fax 010.251.72.64 e-mail: [email protected] - www.focl.eu Codice Fiscale FOCL 80048590105 Presidente FOCL ed Amministratore: Alberto Rigo Assistente Ecclesiastico FOCL: Luigi mons. Molinari Direttore Responsabile: Adriano Torti Direttore Editoriale: Guido Garri Autorizz.: Tribunale di Genova n. 2950 del 2.10.1958 - Registro della Stampa n. 436 Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana “N.S. dell’Orto di Chiavari” sono addolorati per la perdita del Consigliere Giuseppe Podestà e pregano il Padre Santo affinché accolga la Sua anima buona. Ai familiari le sentite condoglianze di tutti i Soci. Centro Stampa: NUOVA GRAFICA L.P. Via Pastorino, 200 r. - 16162 Genova tel. 010.745.02.31 - fax 010.745.02.60 e-mail: [email protected] Tiratura di questo numero: 5.663 copie Il Presidente , Il Consiglio Direttivo, il Gruppo Alpini Altavalpolcevera, i soci tutti della SOC “N.S. della Guardia di Pontedecimo” (GE-Valpolcevera), partecipano al dolore di Chiara, Umberto e Andrea per l’improvvisa scomparsa del papà Francesco Bagnasco (Franco) ricordando la grande figura di Socio Alpino dalle grandi doti umane e cristiane. Certi di vederlo in cielo unito alla sua cara e adorata moglie Martina, pregano per la sua anima. La pubblicazione dei necrologi avviene, a titolo gratuito, sulla base delle segnalazioni pervenute dalle Società Operaie Cattoliche. Per il prossimo numero devono arrivare entro il 25 ottobre 2014. Convenzioni in vigore a favore dei soci delle Società Operaie Cattoliche La Federazione Operaia Cattolica Ligure ha stipulato apposite convenzioni di cui possono beneficiare i soci delle Società Operaie Cattoliche e dei Circoli CSI della Liguria che siano in possesso della Tessera sociale dell’anno in corso. Per tutte le prestazioni di natura sanitaria la Tessera Sociale deve essere esibita al momento dell’accettazione. SANITÀ 3 G LABORATORIO ANALISI CLINICHE Laboratorio analisi - Campomorone - Via A. Gavino 94 r - tel. 010.780290 Laboratorio analisi - GE- Bolzaneto - Via G.B. Custo 14 R - tel. 010.7455198 - 010.7455198 Diagnostica con ultrasuoni - GE-Bolzaneto - Via G.B. Custo 14 r - tel. 010.7455198 - 010.7455198 AMBULATORI GENOVA SALUTE Centro medico polispecialistico Genova Via G. D’Annunzio 64 (piano 5) - tel. 0106429059 Prestazioni a prezzi convenzionati (depositati presso la Segreteria FOCL) previo appuntamento dal lunedì al venerdì dalle ore 08.30 alle 18.00 ANALYST Laboratorio analisi – GE-Pontedecimo - Via Pieve di Cadore 12/B - tel. 010.7856908 Centro prelievi - Genova - Corte Lambruschini - Torre B - 7° Piano, Piazza Borgo Pila 39/9 tel. 010.5957764 BIOMEDICAL GE-Prà - Via Prà, 1/b - tel. 010.66351 GE-Pegli - Via Teodoro II di Monferrato, 58 r - tel. 010.6967470 GE-Pegli - Via Martiri della Libertà, 30 c - tel. 010.6967470 GE-Sestri Pon. - Vico Erminio, 1/3/5 r - tel. 010.6533299 IL BALUARDO Genova - Porto Antico - tel. 0102471034 Ge-San Fruttuoso - Via G. Torti, 30/1 - tel. 010.513895 LABORATORIO ALBARO GE-Albaro - Via P. Borselli, 30 canc. - tel. 010.3622881 3S LABORATORIO DI ANALISI Savona - Via Pirandello, 1 r - tel. 019.822650 Studio Odontoiatria zz Dott. BOCCHI MARIA GRAZIA, Via Martiri della Liberazione, 57 int. 9 P 5°, Chiavari, tel. 0185-314085. STUDIO RADIOLOGIOCO ESSEPI Savona - Via Pirandello, 1 r - tel. 019.828737 SANITARI - ORTOPEDIA ALLEGRETTI Genova - Salita S. Caterina, 44 r - tel. 010.561604 GE-S. Fruttuoso - Via G. Torti, 20 r - tel. 010.503807 GE-Sampierdarena - Via A. Cantore, 62 r - tel. 010.411216 GE-San Gottardo - Via Piacenza, 201 m/r - tel. 010.8363513 CADENASSO & STRINGHINI Genova – Via A. Volta 71 r - tel. 010.530045 podologo Dott. De Martino - Genova - Corso De Stefanis, 15-4 e Via P. Giacometti, 38 r. AUTO AUTOCAROZZERIA MANNINO Genova - Via C. Reta, 1 - tel. 010.7406211 CONSULENZE COMMERCIALISTA Studio Ferrari e Pavero - 16122 Genova - Via Gropallo, 3 - tel. 010.5702441 LEGALE Avv. Garri Martina - GE-Sampierdarena - Via Urbano Rela, 1 – tel. 349.4767303 VARIE CARTEMANI - ASCIUGAMANI IN CARTA Leonardo Mandile - tel. 010.411788 - Cell. 347.2404081 CISA GE-Foce - Via Santa Zita, 31 r GE-Valbisagno - Via Adamoli, 309 r GE-Sampiedarena - Via di Francia, 81 r. GE-Sestri P. - Via Borzoli, 108 r Informatica zz Consulenti IT Via Biga 42-12 Genova; tel. 010899164; sito: www.consulenti-it.com; STRUMENTI MUSICALI - IMPIANTI DIFFUSIONE Into the music - Genova - Via Casaregis, 90 r. TURISMO SOCIALE TRASPORTI MARITTIMI TURISTICI GOLFO PARADISO Camogli - Via Scalo, 2 - tel. 0185.772091 LIGURSIND TOUR Genova - Via Balbi, 153 r. - tel. 010.2465880 Sul sito www.focl.eu nella rubrica “Convenzioni” sono indicati i dettagli di tutte le convenzioni. attualita’ settembre 2014 Da Haiti esperienze forti che cambiano la vita di massimo achini, Presidente CSI Lo sanno tutti. Questa estate una delegazione del Csi è andata ad Haiti con 40 giovani delle società sportive per dare vita al nono capitolo della missione “Il Csi per Haiti”. Ciò che non tutti sanno, e forse nemmeno possono immaginare, è cosa si prova a vivere un’esperienza del genere, tanto “forte” da cambiarti la vita. Ci si può fare un’idea andando alla pagina Facebook “csiperhaiti”, dove c’è il diario di viaggio di questa esperienza, con le testimonianze dei nostri ragazzi. Vale la pena leggerle, farle girare nelle società sportive e non solo. Ne riportiamo una tra le tante, di Giulia. «Un giorno lontano, in una terra lontana, una donnina piccola piccola ha detto “L’importante non è ciò che facciamo, ma quanto amore mettiamo in ciò che facciamo; bisogna fare piccole cose con grande amore”. Haiti mi ha insegnato che stanno sfuggendo di mano. Haiti mi ha insegnato che ci si può emozionare per un sorriso di un bambino, per una manina tesa a cercare la tua... mi ha insegnato che si, anche i grandi possono piangere, non è affatto una cosa da bambini! Mi ha insegnato che senza il cuore tutto ciò che facciamo non vale nulla... Mi ha insegnato a credere davvero nei miei progetti, che a volte le cose impossibili accadono... e mi ha insegnato che ogni tanto, nel nostro mondo che corre veloce, tutti dovremmo fermarci un attimo a guardare il cielo... ci aiuta a capire che il mondo è grande, forse Haiti da dove si vede lo stesso cielo, non è poi così lontana». (Conquiste del Lavoro) Per non mollare la presa, prima di partire per gli Usa il premier ci va giù duro assai dagli schermi del Tg2. “Sul lavoro nessuno vuole togliere i diritti ma darli a chi non li ha avuti, e nel mio partito c’è chi pensa di usare invece le europee per fare ammuina. Della serie si mette lì Renzi e si va avanti come prima: son cascati male, io non faccio la foglia di fico, io ho preso questi voti perché voglio cambiare davvero il Paese”, dice Renzi. “Io vecchia guardia? Chi è più vecchia guardia di Berlusconi e Verdini, trattati con rispetto? Chissà che prima o poi non capiti anche a me”, reagisce Bersani al Tg. Non è necessario andare nei Caraibi per vivere Haiti. Ci sono tante Haiti in altre latitudini e intorno a noi, che possono insegnarci piccole grandi cose. Basta guardare con grande amore. La testimonianza di Daniele Porro, uno dei 40 giovani educatori provenienti dalle società sportive CSI che hanno deciso di trascorrere le proprie vacanze sostenendo il progetto Il Csi per Haiti, mettendosi a disposizione della comunità haitiana e delle centinia di bambini rimasti orfani dopo il tragico terremoto del 2010. emozione, qualcosa di indescrivibile, che ti riempie l’anima. Non è stato solo un viaggio, ma un sogno. Adesso che sono in Italia e porto dentro di me questa esperienza, vivo meglio la mia vita. Mi sento pieno di energie e il mondo mi fa un po’ meno paura! Non cancellerò mai dalla memoria i loro occhi, così grandi e così espressivi. Se dovessi soffermarmi su tutto quello che mi è successo e che ho provato, dovrei scrivere un libro, ma non ci sono abbastanza parole. Posso solo dire che è stata una bellissima esperienza, dove ho conosciuto persone fantastiche che porterò sempre nel cuore. La Cisl non ha mai fatto dispute ideologiche. “Chiediamo al ministro del Lavoro, Poletti che oltre ad essere una persona saggia e competente, è l’interlocutore istituzionale delle parti sociali: perché si vuole inquinare il dibattito sulla riforma del lavoro con la vicenda dell’articolo 18 che è stato riformato, dopo un non facile confronto con le parti sociali, dal Governo Monti appena due anni fa?”. E’ quanto scrive il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni in una lettera aperta pubblicata il 20 settembre su “Avvenire” Ma nascerà una nuova Scozia di silvia Guzzetti (Agenzia SIR) Non ce l’hanno fatta gli indipendentisti discendenti di Braveheart a separare questo Regno unito dal 1707 né a far diventare più piccola la Gran Bretagna. Per adesso finisce nel cassetto il sogno di uno Stato stile norvegese, dove il petrolio del Mare del Nord avrebbe aiutato i poveri, vittime del declino industriale e dei tagli selvaggi al welfare, prima da parte della Thatcher e poi di Cameron. Con il 55,4% dei voti, oltre 1,9 milioni di scozzesi hanno detto che preferiscono stare insieme con gli inglesi. A scegliere l’indipendenza, ovvero il sì, sono stati più di un milione e mezzo, il 44,6% dei votanti. Intanto a Bruxelles e in diverse capitali europee si tira un sospiro di sollievo: un continente attraversato dai secessionismi aveva turbato molti sonni. Verso uno Stato federale. La Scozia non è dunque diventata un apripista per altre regioni europee che vogliono l’indipendenza dallo Stato centrale, come i Paesi Baschi e la Catalogna, come spiega Francis Campbell, ex ambasciatore britannico presso la Santa Sede, uno dei cattolici più stimati nel Regno Unito. “Il voto non comporta un nuovo assetto costituzionale per la Scozia”, spiega Campbell al Sir, che oggi è vicerettore dell’università londinese di st.Mary’s. “Ci sarà probabilmente la fine dell’Unione tra Inghilterra, Scozia, Galles e Nord Irlanda e la sua sostituzione con uno Stato federale. A Westminster i tre partiti hanno promesso la Jobs Act, è scontro politico sul lavoro le piccole cose, i piccoli gesti, possono essere così pieni d’amore da far mancare il fiato. Haiti mi ha insegnato che basta poco, davvero poco, per far felice chi mi sta accanto... basta “una piccola cosa fatta con grande amore”. Siamo tutti così indaffarati, nel nostro mondo che va di fretta, tanto di fretta da farci perdere di vista le piccole cose... non c’è tempo nel nostro mondo per i sorrisi gratuiti agli sconosciuti, per i gesti gentili che migliorano le giornate... non c’è tempo per ascoltare davvero qualcuno, dedicargli del tempo senza altri pensieri in testa... non c’è tempo per fermarsi a guardare il cielo quando ha dei colori che ci piacciono tanto, anzi forse il cielo non lo guardiamo neanche più. Non c’è tempo, non c’è mai tempo. Haiti mi ha insegnato che le piccole cose, quelle piene di amore, richiedono tempo. Che bisogna fermarsi a volte, rallentare... e dare spazio a tutte quelle cose che ci Da quando sono tornato la domanda che mi fanno più spesso è “Com’è Haiti?” Sembra la domanda più difficile del mondo, cerchi di dare una risposta, ma ciò che dici e spieghi non ti sembra mai sufficiente. Haiti è stata una vera e grande immagini di donne anziane insultate per strada perché portavano un cartello al collo contro l’indipendenza. Si sono visti politici e giornalisti attaccati con uova e insulti. Varie amicizie si sono rotte. In non pochi casi parenti hanno smesso di parlarsi a cena… Una funzione ecumenica. Anche per questo migliaia di persone, a favore e contro l’indipendenza, domenica prossima, nella cattedrale di st.Giles, a Edimburgo, pregheranno insieme, guidate dai loro leader, chiedendo a Dio la pace per queste isole e affinché risani le divisioni della campagna elettorale, garantendo pace e prosperità. Un “healing service”, una “funzione per la guarigione”, organizzata dalla presbiteriana “Church of Scotland” e aperta a tutte le altre fedi. Divisi anche cattolici e italiani. Perché divisi tra “yes” e “no” sono stati tutti. Anche i cattolici, 850mila, il 16,7% di tutti gli scozzesi. Anche gli italiani, circa 100mila, il 2% della popolazione. Tom Devine, il più importante storico contemporaneo scozzese, cattolico, si è battuto per l’indipendenza “perché”, spiega, “dagli anni Ottanta due diverse culture politiche si sono sviluppate in Inghilterra e Scozia. Noi scozzesi preferiamo un governo e un welfare forti che si occupino dei più deboli mentre a Westminster seguono una politica di destra”. Ronnie Convery, giornalista e portavoce dell’arcivescovo di Glasgow, monsignor Philip Tartaglia, di origini italiane anche lui, afferma: “Per il no hanno votato anziani, anche molti italiani, È ora di riconciliazione. Intanto per que- che hanno lavorato tutta la vita e hanno avusta nazione antichissima, che ha sempre to un po’ paura di perdere tutto quello per cui avuto il proprio sistema legale ed educa- hanno sudato per avventurarsi in un Paese tivo, una sua religione, presbiteriana e non nuovo sì, ma più vulnerabile”. “Il sì all’indianglicana, una sua famiglia reale e una sua pendenza sulla scheda”, spiega il portavoce politica estera è l’ora della riconciliazione, dell’arcivescovo di Glasgow, “l’ha messo chi di sanare le divisioni provocate dal refe- non ha nulla da perdere perché magari non rendum. Non si possono dimenticare le ha casa né lavoro”. ‘massima devoluzione’ o ‘home rule’, ovvero quello che è successo in Irlanda nel 1914 che ha portato all’indipendenza del Paese”. Una nuova costituzione. La cosiddetta “devomax” trasferirà a Edimburgo quasi tutti i poteri rimasti a Westminster tranne difesa e politica estera. Secondo Alan Renwick, professore di politica comparata all’università di Reading, “questo solleverà ogni sorta di problema costituzionale sui poteri per il Galles e il Nord Irlanda e anche su che cosa dovrà succedere al governo di Inghilterra. Ci vorranno molte discussioni, nei prossimi mesi e probabilmente anni, per mettere a punto una nuova costituzione per l’Unione nel suo complesso”. Indipendenza senza ritorno. Insomma la via verso l’indipendenza appare senza ritorno, anche se hanno vinto i no. “L’intero processo e dibattito di questo referendum ha costretto gli scozzesi a pensare all’indipendenza in un modo in cui non avevano mai fatto fino ad ora”, spiega il professor Renwick. “Molti di loro non avevano mai preso in considerazione la possibilità che capitasse davvero, in breve tempo. Continueranno a pensarci. Difficile dire se un altro referendum, magari tra 10 o 15 anni, porterà all’indipendenza. In Quebec ne hanno fatto uno nel 1980 e un altro nel 1995 per lo stesso obiettivo. In entrambi i casi ha prevalso il no. Molto dipende da quello che succederà a Westminster tra adesso e qualsiasi futuro referendum”. 7 “Sarebbe molo utile che lo stesso Poletti comunicasse all’opinione pubblica la reale portata ed i dati ufficiali dei contenziosi sull’articolo 18 dopo l’ultimo intervento legislativo, che ha introdotto, proprio su proposta della Cisl, il ricorso all’arbitrato nelle controversie sui licenziamenti, in modo da evitare il ricorso alla giustizia civile” aggiunge nella lettera il leader della Cisl. Per Bonanni “i casi di reintegro in Italia sono davvero pochissimi, a dimostrazione che il tema dell’art.18 è solo un totem ideologico da agitare in ogni stagione politica. E’ il simbolo di “Un’ Italia rancorosa, che vuole far leva sull’invidia sociale, mettendo sempre i padri contri i figli, i lavoratori tutelati contro i giovani”. La posizione di Bonanni è nota: “Va bene invece il contratto a tutele crescenti “va bene” ma solo “a condizione che serva a far fuori tutte le truffe in cui sono incappati i giovani”. Bisogna “eliminare quelle forme di lavoro truffa”, “come le false partite Iva”, avverte: “Diversamente sarebbe solo l’ennesimo contratto di lavoro e più di un milione di persone continueranno ad essere truffate”. E rispetto ad iniziative sindacali unitarie afferma: “Ora possiamo discutere insieme per far sentire la voce dei lavoratori, perché si sta discutendo su tutto tranne che di economia “ facendo riferimento alla volontà della Cgil di valutare iniziative di mobilitazione e di aprire un confronto con Cisl e Uil con l’obiettivo di arrivare a una iniziativa unitaria. “Nessuno si occupa di economia, di tasse e di pensioni. Vedo di buon occhio un’iniziativa sindacale se parte da questa premessa e per far sentire la voce dei lavoratori. I sindacati - ha aggiunto - non fanno politica si devono muovere su questioni concrete”. Ogni giorno che passa lo scontro si infiamma e nel Pd si guerreggia a colpi di ultimatum: quello sventolato dalla truppa bersaniana, convinta di avere largo seguito nel popolo della sinistra, è che “se Renzi non sente ragioni faremo un referendum tra i nostri iscritti e lo vinceremo”, annuncia battagliero il braccio destro di Bersani, Alfredo D’Attorre. Non è solo Civati dunque a volere giocare la carta della “consultazione della nostra gente”. Le varie tribù della minoranza si sono ricompattate. Ma dietro le minacce roboanti si intravede la volontà di scendere a patti per non farsi troppo male. E dunque meglio trattare facendo la voce grossa. Ma le scudisciate nel Pd si sprecano: i renziani, citando il caso del Mattarellum quando loro si allinearono al no imposto dall’alto, stroncano la tesi della libertà di voto su un tema come il lavoro, evocata da Bersani e compagni. E Cuperlo liquida in malo modo la strategia del premier mirata a dividere il campo tra chi frena e chi traina il cambiamento, uno schema di narrazione al paese molto insidioso per la sinistra più barricadera, “Basta con le provocazioni e gli ultimatum. La delega sul lavoro è ancora troppo vaga. Chi fa il segretario ha il dovere di indicare il percorso. Non possiamo accettare una discussione strumentalizzata per dividere il Pd tra innovatori e conservatori o minacciare decreti”. I bersaniani provano pure a non restare schiacciati nel ruolo di boicottatori: domani si chiuderanno nella sala Berlinguer alla Camera per contarsi loro prevedono di essere un centinaio - e provano a uscire dallo schema renziano “di un derby tra vecchio e nuovo. Non siamo intenzionati a mettere in difficoltà il premier, ma a metterlo sulla retta via”, chiarisce D’Attorre. Il tutto sarà trasfuso in un Documento da portare in Direzione. Con frecciate ai “giovani turchi” che ormai “fanno parte della maggioranza del partito. Orfini dice che la minoranza si deve preoccupare dell’unità del Pd? Prima ancora se ne deve preoccupare il segretario. Certo Renzi non può stare con Sacconi e contro di noi su una materia che tocca la carne viva di milioni di persone”. La proposta del Governo Nell’esercizio della delega sul mercato del lavoro contenuta nel Jobs act, dovrà prevedere “per le nuove assunzioni” il contratto a tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio. È quanto specifica l’emendamento all’articolo 4 del ddl Poletti depositato dall’esecutivo in commissione Lavoro del Senato. L’obiettivo è di far diventare il contratto a tutele crescenti la forma principale di inserimento del mondo del lavoro per il tempo indeterminato. Il testo dell’emendamento è stato concordato dal governo e i partiti della maggioranza durante una riunione questa mattina a Palazzo Madama. 8 attualita’ settembre 2014 Islam alla prova: le barbare crudeltà del Califfato 120 ulema sunniti scrivono al Califfo: «Sbagliata la sua visione di islam» (Tratto da Avvenire.it) - Più di 120 ulema sunniti di tutti il mondo hanno denunciato, in una missiva inviata al ‘califfo’ Abu Bakr al Baghdadi, che il suo gruppo Stato Islamico viola i precetti dell’islam perché compie stragi e persecuzioni di altre comunità religiose. Nel testo, gli eruditi chiedono ad al Baghdadi di tornare sui suoi passi e gli ricordano che l’islam vieta di “uccidere gli innocenti, i diplomatici, i giornalisti e gli operatori umanitari”. Basandosi sui versetti del Corano, gli ulema osservano che la religione non permette di “arrecare danno o maltrattare” i cristiani o qualsiasi altro rappresentante di fede monoteista, tra cui gli yazidi, una delle comunità che ha più patito le atrocità dell’Isis in Iraq. Quanto alla guerra santa, insistono che si tratta di una “guerra difensiva” che si può realizzare solo con “una causa, un proposito e norme di condotte corrette”. Gli ulema segnalano inoltre che nell’islam “è proibito anche forzare alla conversione, negare i diritti a donne e bambini, torturare” e “attribuire atti diabolici a Dio”. La lettera definisce poi l’uccisione dei prigionieri come “crimini di guerra ignobili”, riferendosi nello specifico al massacro di 1700 rapiti nella base militare di Camp Speicher a Tikrit il 20 giugno, ai 200 ostaggi nel gasdotto di Shàer a luglio, ai 700 rapiti della tribù Shàetat a Deir el-Zor (600 dei quali erano civili disarmati) e ai 250 nella base dell’aviazione di Tabqah ad AlRaqqah ad agosto. Condannata come contraria all’islam anche l’uccisione dei giornalisti, tra cui gli americani James Foley e Steven Sotloff, e degli operatori umanitari, come il britannico David Haines. punto. È un imperativo amalgamare tutti i testi il più possibile”. Un passaggio della lettera è poi dedicato all’uccisione deliberata di bambini. “Nelle vostre scuole alcuni bambini vengono torturati e costretti con la forza a chiedere l’elemosina, mentre altri vengono giustiziati. Questi sono crimini contro innocenti così giovani da non potersi considerare moralmente responsabili” di un qualunque reato. Il testo afferma inoltre che “per oltre un secolo, i musulmani e il mondo intero sono stati uniti nel vietare e punire la schiavitù. Voi avete violato questo principio. Avete preso le donne come vostren concubine e riportato alla luce conflitti e sedizione, corruzione e oscenità sulla terra. Avete resuscitato qualcosa che la Sharia aveva lavorato in modo instancabile per annullare”. Intanto, il presidente del Consiglio francese della fede islamica (Cfcm), Dalil Boubakeur, ha lanciato un appello ai musulmani per una manifestazione venerdì pomeriggio alla moschea di Parigi, esortando a riunirsi in un “momento di meditazione e solidarietà” contro la “barbara” esecuzione di Gourdel. La comunità islamica francese, la più grande d’Europa con 5 milioni di persone, ha reagito duramente all’assassinio dell’ostaggio francese, nonostante le tensioni di radicalizzazione che si registrano al suo interno. Sono diverse decine gli estremisti islamici che hanno lasciato la Francia per andare a combattere in Siria e Iraq al fianco dell’Isis, un fenomeno che le autorità cercano di monitorare nel timore delle conseguenze nefaste che questi possono avere una volta tornati in patria. Riguardo all’uso e alla comprensione dei testi della religione islamica da parte dell’Isis, gli ulema ricordano che “non è ammesso citare un versetto, o parte di esso, senza considerare e comprendere ciò che l’intero Corano dice a proposito di quel Occidente torni a Cristo se vuole sconfiggere il terrore del Califfato di Piero GHEDDO Milano (AsiaNews) - Le atrocità del “Califfato islamico” in Iraq e Siria hanno scosso l’Occidente, che nella sua crisi politico-economica-religiosomorale diventa sempre più indifferente a quanto succede in Paesi a noi vicini e alle migliaia di profughi disperati (circa 100mila dall’inizio dell’anno) che la nostra Italia accoglie. Da quando il nascente Isis (Califfato islamico del Levante e dell’Oriente) ha conquistato in Siria e Iraq una vasta base territoriale - affermandosi con violenze orrende e demoniache contro chi non si converte all’islam sunnita, costringendo Stati Uniti e alcuni Paesi europei ad intervenire - pare che l’opinione pubblica occidentale abbia preso coscienza di quanto odio animi quei fantasmi da incubo che sventolano una bandiera nera. Odio non solo anti-cristiano, ma contro l’Occidente e il nostro modo di vivere, che essi vedono come nemico mortale dell’islam perché distrugge i fondamenti della religione coranica: sviluppo economico-liberale e benessere, di Samir Khalil Samir Beirut (AsiaNews) - I social network sono pieni di video e immagini che ritraggono le violenze assurde e crudeli dei militanti dell’Esercito Islamico (EI) legati al Califfato inaugurato da Abu Bakhr al Baghdadi alla fine di giugno in Siria e in Iraq. Davanti a queste violenze oltre ogni limite di umanità, il mondo musulmano sta reagendo con condanne formali, ma soprattutto con il silenzio. Di fronte a tanto sangue versato, alle esecuzioni di massa, alle decapitazioni, sembra esservi quasi assuefazione e fatalismo: “non si può fare niente”,“quelli sono degli scalmanati”, ecc... In queste settimane fanno notizia anche le violenze della guerra di Gaza. Voglio far notare la differenza di comportamento fra gli ebrei verso Israele e fra i musulmani riguardo all’EI. Nelle scorse settimane, ho ricevuto una decina di petizioni inviate da ebrei americani che criticano Israele: si nota una coscienza viva ed un’abitudine culturale all’autocritica. Nel mondo islamico non vi è questa abitudine: non c’è - o è molto rara - una critica al proprio governo e da esso si accetta qualunque cosa. Se prendiamo un Paese culturalmente medio, come l’Egitto, qualunque governo è accettato e basta; a parte alcuni elementi, come giornalisti o intellettuali, il popolo non se la sente di criticare. Manca un tipo di educazione alla critica costruttiva. Anche nella famiglia tradizionale, una messa in questione della parola dei genitori è impensabile. Da una parte, questo garantisce il rispetto, ma dall’altra viene a mancare uno spirito critico. Lo stesso si può notare nella scuola: non c’è un’educazione alla critica in senso positivo, al dibattito, come modo per discernere. L’educazione nel sistema islamico è basata essenzialmente sulla memorizzazione, anzitutto del Corano. Il Corano non si discute, va imparato a memoria e lo si ripete di continuo per non dimenticarlo. E’ la parola di Dio fatta libro. La formula islamica è che il Corano è “disceso” (nazala) su Muhammad, il quale l’ha trasmesso tale quale. Non c’è “ispirazione”, c’è discesa: cioè, il Corano non è del profeta Muhammad, è direttamente di Dio: il profeta sarebbe solo un registratore. In Egitto, l’educazione islamica dei bambini nel kuttâb (la scuola islamica) si fa a forza di bastonate per spingerli a memorizzare il Corano. Ciò che vale per il Corano, si trasferisce anche nella filosofia: gli studenti universitari imparano pagine intere - magari appunti del professore - a memoria, e le recitano all’esame. Diverse persone accusano le religioni monoteistiche di essere fonte di violenza e d’intolleranza Quest’affermazione sembra vera soprattutto nel caso dell’islam; nelle altre religioni (cristianesimo e ebraismo) è molto meno evidente. Ora, il dominio del Corano e della religione islamica sull’individuo, porta alla paura di dire o fare qualcosa contro il Corano. Del resto, la condanna più severa che esiste nel mondo islamico è la blasfemia, il dire qualcosa contro Maometto o il Corano può condurre alla pena di morte. Tutto questo paralizza il pensiero, e perciò nessuno osa dire più qualcosa sulla personalità di Maometto, o sugli aspetti religiosi, perché se ti sbagli, rischi grosso. Questo effetto paralizzante nasce da due elementi: uno di adorazione indiscussa per la propria religione, come stando davanti ad un tabù; l’altro di mancanza di sensibilità critica. Quando si entra nel dominio della religione, c’è una paralisi del pensiero, dell’intelletto. Come se la religione non appartenesse alla sfera dell’umano, ma dovesse essere giudicata con altri criteri. E questo è trasmesso da secoli. Certo, in passato e ancora oggi, abbiamo dei rivoluzionari religiosi, ma sono emarginati dai giornali, dalle assemblee e dalla mentalità comune in nome del conformismo. Un errore fondamentale dell’EI è di prendere modi di vita dei primi secoli dell’Islam per ripresentarli tali e quali nel mondo moderno. Anche per noi cristiani è importante la Tradizione, ma ne rimaniamo anche distaccati: le cose che leggiamo in san Paolo sul silenzio delle donne nell’assemblea, o sul capo velato, non le prendiamo alla lettera perché comprendiamo che quelle indicazioni erano normali per il suo tempo. Magari ne facciamo fonte d’ispirazione, ma non le applichiamo alla lettera. Inoltre, riprodurre materialmente il comportamento in uso nel settimo secolo non corrisponde allo spirito dell’Islam. La buona tradizione islamica vuole che, nell’applicazione della sharia, si debba sempre esaminare le maqāssed (gli scopi) della sharia, relativizzando i metodi. Invece, l’EI prende alla lettera la sharia, e usa la violenza per la violenza. Questo modo di fare non è islamico: è una barbarie. C’è però un problema: nell’islam è prevista la violenza per combattere i “nemici di Dio”. Tale precetto forse poteva essere comprensibile ai tempi di Maometto in cui la causa di Dio era riconducibile con facilità alla difesa del territorio della comunità islamica. Ma oggi... Tutto questo rende ambiguo l’insegnamento islamico. Il problema diviene più pesante se si pensa che per l’esercizio di tale violenza religiosa si delega lo Stato. Vi è quindi un corto circuito fra la morale e lo Stato, che genera l’ambiguità in cui viviamo oggi: tutti i Paesi islamici hanno come norma - chi più, chi meno - la sharia. Ma la sharia è un sistema etico o una legge di Stato? Proprio questa confusione (tra l’etico e il politico o il giuridico) genera violenza. Facciamo un esempio: l’omosessualità. Nella maggioranza delle culture essa è vista come una cosa negativa. Ma un conto è dire: questa è una cosa negativa dal punto di vista morale; un conto è dire che l’omossessuale deve essere condannato dallo Stato, ucciso o messo in prigione. Da questo punto di vista, il Vangelo è un passo avanti nella civiltà: in esso Gesù non parla mai di un castigo umano, giustificando religiosamente una legge socio-politica. Invece con l’islam tutto è bloccato perché per i musulmani la loro religione è la perfezione assoluta. In questi giorni, a causa delle violenze efferate dell’EI, vi sono state diverse condanne da parte di personalità e istituzioni musulmane. Lo ha fatto l’Arabia saudita, la Tunisia, la Turchia, ecc... Ma questo, cosa cambia? La condanna dell’Arabia saudita non giunge fino alla questione fondamentale: una religione non dovrebbe promuovere la violenza. Invece, proprio l’Arabia saudita fa ricorso alla violenza giustificata dalla religione, in particolare nell’applicazione dei castighi previsti dalla shari’a. Il punto è che ogni religione deve essere ripensata per il tempo attuale. Ma questo si può fare domandandosi sul “motivo” della legge, salvando tale motivo e cambiando i modi superati. In un certo senso, questa dialettica fra motivo e legge è simile a quella paolina di lettera e spirito: «La lettera uccide, lo Spirito vivifica» (2 Corinzi 3,6). Per fare questo passo è necessario un dialogo fra intellettuali di varie religioni, che attui questa differenza fra legge e spirito, pratica e ideali. E bisognerebbe poi che i media ne diffondano i risultati. Ma nessun Paese islamico osa proporre una cosa simile. E’ tempo di ripensare l’Islam per l’uomo moderno, di distinguere tra Stato e Religione, tra etica e politica, fra lettera e spirito. L’Islam è capace di farlo, come l’hanno fatto altri gruppi sociali o religiosi, ma deve riesaminare totalmente e profondamente tutto il sistema educativo, e in particolare la formazione degli imam. democrazia e diritti dell’uomo e della donna, scienze e tecniche, alfabetizzazione universale, libertà di stampa e di costumi, ecc. La civiltà islamica è fondata sull’obbedienza a Dio (naturalmente il Dio dell’islam), quella occidentale sull’uomo che si costruisce il futuro con la sua ragione, la sua libertà, i suoi diritti. La nostra civiltà, che ha profonde radici cristiane, crede di poter fare a meno di Dio. Islam vuol dire dipendenza da Dio, mentre Occidente significa (per quei popoli) sviluppo umano senza Dio: laicismo, ateismo pratico, “morale laica” (cioè, la “morale fai da te”, il primato assoluto della coscienza individuale che ignora Dio e Gesù Cristo, ecc). Se questa analisi molto sommaria è esatta o almeno plausibile, ci indica anche come affrontare le minacce dell’islam radicale all’Occidente ed essere fratelli dei popoli islamici, in grande maggioranza contrari alle violenze del Califfato, che però si stanno diffondendo non solo nel Medio Oriente, ma in Nigeria, Repubblica centro-africana, Mali, Libia, Sudan, Mauritania, e minaccia i governi dell’Egitto e dell’Algeria). La storia recente ci dimostra alcune cose: 1) La guerra non risolve nulla, anzi peggiora la situazione (vedi le due guerre in Iraq). Chi si augura una nuova Crociata e una nuova Lepanto non tiene conto del miliardo e 300 milioni di islamici, che se attaccati ritornano uniti contro l’Occidente. 2) La riforma dell’islam verrà dalla formazione dei popoli islamici attraverso la scuola e la libertà di ricerca storico-critica delle fonti islamiche, per contestualizzare il Corano e Maometto al mondo moderno, come avviene nella Chiesa attraverso i Concili e il succedersi dei 265 Papi che la guidano; 3) L’Occidente può aiutare questo processo di maturazione con l’aiuto ai profughi e ai perseguitati, il dialogo con i musulmani “moderati” e i musulmani in Occidente, il rispetto della verità nel descrivere le atrocità dei guerriglieri e terroristi islamici, denunziando la radice coranica e storica dell’islam, come lo sterminio degli ebrei è attribuito all’ideologia razzista dei nazisti. Il dialogo senza il rispetto della verità storica diventa una finzione ipocrita che non serve e non convince nessuno. 4) Soprattutto, se l’Occidente vuol dialogare e affrontare la sfida dell’islam, deve ritornare a Cristo. La civiltà che abbiamo fondato noi cristiani oggi non accontenta nessuno, nemmeno i nostri popoli che l’hanno iniziata. È una civiltà senz’anima, senza speranza, senza bambini e senza gioia, di cui sono segno i troppi fallimenti di una società senza Dio. Non si è ancora capito che i Dieci Comandamenti e il Vangelo sono gli orientamenti che Dio ha dato, a noi uomini da lui creati, per vivere una vita che porti alla serenità, alla fraternità e solidarietà, all’autentico sviluppo, alla giustizia e alla pace (vedi la sintesi nella “Populorum Progressio”). Se l’Occidente non ricupera le sue “radici cristiane” e non le mette a fondamento della sua vita e della sua cultura, rimane solo la guerra e l’autodistruzione dei nostri popoli.
© Copyright 2024 Paperzz