Psicologia di Comunità Giornale della Società Italiana di Psicologia di Comunità Anno XVI, Numero 29 Giugno 2014 Newsletter Editoriale - di Patrizia Meringolo Carissimi soci e socie, siamo al X Convegno SIPCO! Vorrei sottolineare in primo luogo l‟importanza di questa tappa per la nostra Associazione. Dopo Roma, Torino, Palermo, Lecce, Firenze, Milano… oggi ci accoglie Cesena, con la ricchezza culturale e l‟ospitalità del suo territorio. I nostri sono convegni nazionali, ma con una apertura in primo luogo all‟Europa e poi a tutti gli altri paesi, che producono nuove idee, nuovi stimoli, nuove domande. La psicologia di comunità in questi anni è cresciuta, ha reso più evidente il suo statuto scientifico, il metodo di ricerca e gli interventi promotori di buone pratiche, cercando sempre di coniugare il rigore dell‟approccio con la vicinanza ai problemi che emergono dalle realtà sociali. È cresciuta, nonostante si siano ridotti gli spazi disponibili: nel mondo accademi- co, anche se le opportunità pubbliche offerte alla ricerca e all‟istruzione superiore siano pericolosamente limitate, e nel sociale, dove gli spazi di lavoro fronteggiano il momento di crisi e la conseguente carenza di fondi. Nonostante tutto ci siamo, a volte anche in modo più incisivo del passato, grazie all‟apporto e alla passione con cui si lavora perché si affermi l‟importanza di un punto di vista scientifico e metodologico adeguato per comprendere il mondo sociale e intervenire per cambiarlo. E di cambiamento ce n‟è particolarmente bisogno: come hanno scritto Francescato e Zani (2010) stiamo attraversando una fase di particolare complessità, in cui all‟aumentare delle domande provenienti dai contesti, che richiedono di essere ridefinite con un approccio di comunità (more needeed), tendono a diminuire, per la crisi economica, politi- ca, sociale, tutte quelle risorse – sia pubbliche, che private e di terzo settore – che permetterebbero di incrementare gli interventi (less wanted). Riusciremo ad “attraversare” la sfida solo se faremo tesoro della nostra elaborazione, individuale e collettiva, e della nostra creatività per proporre soluzioni innovative. Un congresso è in primo luogo questo: confrontare le opinioni, elaborare strategie comuni, tessere reti per offrire “prodotti scientifici” migliori e maggiormente partecipati. Un aspetto che contraddistingue gli studiosi della nostra disciplina è, infatti, la partecipazione comune al processo di definizione dell‟oggetto delle ricerche e degli interventi, che – come ha sostenuto Amerio (2000) – non si caratterizza per un qualche aspetto del mondo, ma per l‟ottica con cui tale aspetto viene “visto e ricostruito in forma problematica all‟interno di un SIPCO - SOCIETÀ ITALIANA DI PSICOLOGIA DI COMUNITÀ PRESIDENTE: DIRETTIVO: Sommario Report convegni 4 Presentazione Xº Convegno Sipco 2014 4 Congresso ECPA, Napoli 5 ECPA, Focus 1 6 ECPA, Focus 2 7 ECPA, Focus 3 8 ECPA, Focus 4 9 Condividere le esperienze 10 Beni confiscati, Milano 10 Percorsi sul genere, Bologna 11 Lo psicologo di condominio 12 Laboratorio di psicologia di comunità on line, Roma 13 Interventi Electronic Town Meeting a Palermo 14 Post it 16 La ricerca “giovane” 18 Appuntamenti 19 PATRIZIA MERINGOLO (UNIVERSITÀ DI FIRENZE) MAURA BENEDETTI (UNIVERSITÀ DI ROMA) CIPC, Fortaleza sett. 2014 19 ECPP, Olanda luglio 2014 20 AGOSTINO CARBONE (UNIVERSITÀ FEDERICO II NAPOLI) EHPS, Austria agosto 2014 21 TERRI MANNARINI (UNIVERSITÀ DEL SALENTO) ELENA MARTA (UNIVERSITÀ CATTOLICA DI MILANO) LUANA VALLETTA (UNIVERSITÀ DI BOLOGNA) RAFFAELLO MARTINI (MARTINI ASSOCIATI MILANO) LOREDANA VARVERI (UNIVERSITÀ DI PALERMO) ALESSIO VIENO (UNIVERSITÀ DI PADOVA) Schede bibliografiche 22 Motivare è riuscire 22 Photovoice 22 Salute e qualità della vita 23 Sono caduta dalle scale 24 Rivista Psicologia di comunità 26 segue dalla pag. 1 Editoriale sistema di concetti e modelli teorico-empirici”. Nell‟ottica della condivisione dell‟elaborazione progettuale abbiamo previsto, come vedrete, anche attività comuni con la Società di Psicologia della Salute, ritenendo che forme di collegamento trasversale tra discipline contigue siano indispensabili per ottimizzare le nostre attività. Il tema del convegno che abbiamo scelto, Costruire comunità ospitali e sostenibili. Nuove sfide per la psicologia di comunità, va al cuore del dibattito. Intendiamo affrontarlo, nell‟articolazione dei temi, a partire dai costrutti di ospitalità e sostenibilità. Nella newsletter troverete un commento più puntuale sui temi, fatto da Elvira Cicognani, presidente del Convegno. Oltre a celebrare il momento attuale, la newsletter vi offre anche una riflessione sul Congresso Europeo di Psicologia di Comunità che si è svolto a Napoli nel novembre scorso: vedrete una presentazione di Caterina Arcidiacono e dello staff organizzatore, ma anche la presentazione di alcuni momenti che ci sono sembrati significativi, come il workshop esperienziale sulla tecnica Photovoice, e alcuni “sguardi di giovani” che hanno partecipato alle sessioni rielaborandone i contenuti. Pagina 2 Altri temi da segnalare riguardano – come di consueto – la condivisione di esperienze, tra le quali ricordiamo la figura dello psicologo di condominio, proposta da Raffaello Martini, un “operatore di prossimità che agisce sul confine fra diversi territori disciplinari, operando in contesti e setting non convenzionali per intercettare i bisogni psicologici attraverso un‟azione basata sulla vicinanza”. Una professionalità innovativa, che sarà oggetto anche di un simposio interattivo nel Convegno di Cesena. E poi gli Electronic Town Meeting di Palermo, esempio di innovazione nel settore della partecipazione nella Pubblica Amministrazione, che ha la finalità di creare spazi originali di scambio e di approfondimento su temi “caldi” del vivere urbano, come la pedonalizzazione e la riqualificazione di quartieri cittadini, il decentramento, la raccolta differenziata, il piano regolatore. Tra le esperienze presentiamo il Laboratorio di psicologia di comunità online per lo studio delle comunità territoriali, delle comunità di apprendimento virtuali e dei social networks, di Roma, che si occupa non solo di relazioni di contesto, ma anche delle dinamiche virtuali e del loro essere sempre più importanti nel nostro stile di vita. Vi segnaliamo alcuni convegni già svolti: non sempre è possibile seguire quanto ci interesserebbe, e avere qualche nota da chi vi ha partecipato è utile per conoscere quanto di nuovo emerge e mantenere la possibilità di attivare reti. Tra gli eventi che presentiamo, Le ma- fie restituiscono il maltolto, sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, che si è svolto a Milano, e il Convegno Fare e disfare il genere. Percorsi formativi e buone pratiche nella scuola, svoltosi a Bologna. Infine le nostre rubriche: la presentazione dei dottorandi, le recensioni di libri (questa volta particolarmente ricche), la presentazione della nuova rivista Community Psychology in Global Perspective, le segnalazioni dei prossimi convegni, tra i quali ricordiamo la V Conferenza Internazionale di Psicologia di Comunità, che il prossimo settembre si svolgerà a Fortaleza, in Brasile, e alla quale, nonostante la lontananza geografica, saremo presenti con molte esperienze italiane. E ancora – last but not least – nella rubrica Post it troverete una pagina di auguri informali, creativi e corali per la "maggiore età" della nostra carissima Donata. Un‟ultima riflessione: il Convegno, oltre ad essere un momento di approfondimento culturale e di scambio di esperienze che speriamo sia utile e produttivo per tutti, sarà anche il luogo in cui è convocata l‟Assemblea dei soci e si rinnoveranno i nostri organismi statutari, Consiglio Direttivo e Presidente. I nostri momenti di incontro non sono, solitamente, occasioni formali, ma un luogo reale di dibattito, di bilanci, di elaborazione di prospettive future, per i quali la partecipazione di tutti i soci e le socie è fondamentale. Negli ultimi anni la SIPCO, nella sua forma associati- va, ha inaugurato cambiamenti significativi. Abbiamo favorito, forse unico esempio nel panorama delle società scientifiche, la presenza dei giovani, creando la categoria del socio junior non solo per agevolarne economicamente la presenza ma dedicando attenzione alle iniziative formative e alla loro partecipazione a pieno titolo e con pari diritti ai processi decisionali. Con “giovani” non intendiamo solo gli studenti, ma anche coloro che si affacciano al mondo della professione in un periodo di grande incertezza economica. Strutturare istituzionalmente la presenza giovanile nell‟associazione non è stato semplice: si è trattato di armonizzare linguaggi, esperienze e soprattutto modalità di comunicazione nettamente diverse, in cui talvolta noi seniores ci muoviamo con difficoltà. E se non è stato facile evitare i rischi opposti di paternalismo e giovanilismo, non in dichiarazioni di principio ma nella concretezza delle attività da svolgere, ne abbiamo però ricavato molto: stimoli per visioni diverse, confronto con una realtà più vasta e con scenari differenti, capacità di mediazione intergenerazionale (che in ambito scientifico e professionale non è affatto scontata). Una sorta di meta-apprendimento, quindi, che è stata occasione di crescita culturale e di approfondimento politico-aggregativo per tutti e per tutte. Abbiamo messo in cantiere diverse attività. Stiamo cercando di consolidare il rapporto con i soci, attraverso strumenti istituzionali (il sito www.sipco.it e la newsletter) e informali (i social network), e di istituire relazioni di rete con le associazioni che hanno obiettivi simili ai nostri. Un esempio di quest‟ultimo aspetto è il rapporto con la Società di Psicologia della Salute, che sperimenterete in questo Convegno, ma anche momenti simili con l‟Associazione Metodi Attivi e con la Società Italiana di Psicologia Positiva. Proseguono i workshop formativi, sperimentati con successo già negli anni passati (e che quest‟anno si aprono anche ai soci “non giovani”), e stiamo progettando una summer school per il 2015, che proporremo in collaborazione con l‟European Community Psychology Association. Anno XVI, Numero 29 La SIPCO del X Convegno porta i frutti di questo lavoro. Frutti dinamici, aperti, ancora non definiti e da approfondire ulteriormente con quanti vorranno partecipare portando il loro contributo. Con un ringraziamento particolare a Cinzia Albanesi e a Cinzia Novara, per il lavoro prezioso che svolgono nella redazione della newsletter e del sito dell‟associazione, speriamo che quanto vi proponiamo possa esservi utile, nei vostri studi e nella vostra professione. Augurandoci che sempre più soci e socie vogliano unirsi a noi, vi rinnoviamo il benvenuto al Convegno di Cesena!” Editoriale Patrizia Meringolo Presidente SIPCO Pagina 3 Benvenuti a Cesena! Report convegni Pagina 4 “Ospitalità” e “sostenibilità” sono i temi scelti per questa decima edizione del Convegno della Società Italiana di Psicologia di Comunità: concetti che si è voluto assumere come stimolo a rivisitare – attraverso la riflessione teorica e la presentazione di esperienze concrete di ricerca ed intervento – due temi centrali per la disciplina, tra loro strettamente interconnessi: quello della relazione con l‟altro”(che comprende il “diverso” da sé, per provenienza, cultura, genere, condizione di salute, ecc.) e quello del benessere. Il concetto di sostenibilità aggiunge alle tradizionali categorie analitiche del benessere anche quella del tempo (la sostenibilità futura del benessere, di cui la crisi economica che stiamo vivendo ci sta mostrando tutta la rilevanza, e le implicazioni, ad es. sul piano delle relazioni intergenerazionali e delle politiche sociali). Sono condizioni che impongono un cambiamento sociale inevitabile e “necessario”, carico di tensioni, ansie, conflittualità, ma nelle quali l‟occhio attento dello psicologo di comunità può cogliere – e stimolare, sviluppare – i germi del potenziale trasformativo positivo della comunità. Lo stimolo a questa riflessione è offerto in primo luogo da alcuni eventi centrali del convegno. Il tema dell‟ospitalità e quello della sostenibilità sono affrontati, rispettivamente, dalla lezione magistrale del Presidente della European Community Psychology Association, e dalla tavola rotonda, aperta alla cittadinanza, dove “voci” (e discipline, ambiti professionali) differenti saranno chiamati a inter- rogarsi e a dialogare sulle nuove forme di welfare sostenibile. Il contributo della Psicologia di comunità sui temi delle relazioni con l‟altro e del benessere sarà inoltre offerto alla comunità cesenate, in occasione di un evento culturale che concluderà la prima serata del Convegno. Infine, il ruolo della capacità trasformativa (“dal basso”) della comunità e le sfide che essa pone alla nostra disciplina sarà al centro della lezione magistrale inaugurale di Catherine Campbell (Psicologa sociale e di comunità, direttore del programma Health, Community and Development alla London School of Economics), sulle nuove forme di protesta e i nuovi movimenti sociali. Anche i contributi pervenuti hanno accolto questo invito alla riflessione, e hanno permesso di offrire un programma ampio dove trovano spazio numerosi stimoli, offrendo uno spaccato su come si stia muovendo la Psicologia di comunità italiana nel rispondere a queste “ n u ov e sf id e” a lla “costruzione di una comunità ospitale e sostenibile”. Complessivamente 7 simposi, 9 sessioni tematiche e 3 sessioni poster (per un totale di 120 contributi individuali) permettono di articolare l‟analisi lungo alcune direttrici principali, fra le quali spiccano, fra gli altri, temi come: la promozione della convivenza e delle relazioni di vicinato solidali, la partecipazione della comunità attraverso forme di democrazia partecipativa, lo sviluppo di comunità e dell‟empowerment in contesti formativi e lavorativi, le relazioni interetniche e la promozione del senso di comuni- tà, la promozione di inclusione sociale nella marginalità e disabilità, la psicologia di comunità di fronte alle differenze di genere, le opportunità e i rischi dei nuovi media, la prevenzione e la promozione della salute. Quest‟ultimo tema, nel quale si intrecciano tradizionalmente interessi di psicologi di comunità e psicologi della salute, è oggetto anche di un simposio congiunto organizzato dalle due società SIPCO e S.I.P.Sa. Infine, e per concludere, “ospitalità” e “sostenibilità” esprimono anche concretamente lo spirito con cui si è affrontato lo sforzo organizzativo e per il quale va a tutti il mio personale ringraziamento. Elvira Cicognani Presidente del Comitato Organizzativo del 10° del Convegno SIPCO Anno XVI, Numero 29 Il 9 Congresso di Psicologia di Comunita organizzato dall‟ECPA a Napoli Beyond the crisis. Building community and critical visions to achieve justice, fairness and well-being” si è svolto a Napoli dal 6 al 9 Novembre 2013. Molte le organizzazioni che hanno partecipato alla sua realizzazione in forma diretta e indiretta (SIPCO, Fondazione Mediterraneo, Ordine degli Psicologi della Regione Campania, LA Res, la cooperativa Altri Orizzonti, NCO-Nuova cucina organizzata, EFPA Standing Committee of Community Psychology, e il team incoparde e il Dipartimento di Studi Umanistici della Uiversità Federico II). Il congresso si è avvalso della piattaforma di registrazione, raccolta e monitoraggio degli abstract proposta da Conftool e del sistema di interazione congressuale LINKPASS, una rivoluzionaria Business Social Discovery APP che ha permesso ogni forma di contatto e networking tra I partecipanti iscritti al congresso. Abbiamo attivato la pagina “Beyond the crisis” in facebook che ha avuto oltre 400 iscrizioni (www.facebook.com/ groups/1566024378300 36/) e la pagina web con tutte le informazioni e foto, nonché abstract delle presentazioni al congresso, oggi reperibile in www.communitypsycholog y.eu Abbiamo avuto la presenza di oltre 200 partecipanti provenienti dall‟Europa e dagli altri continenti (Australia, New Zealand, the USA, Japan, South America (Brazil, Chile, Peru), Mexico, Canada, Ghana). In particolare, per l‟Europa erano presenti Austria, Norway, Sweden, The Netherlands, Ireland, France, Spain, Portugal, Italy, the UK, Hungary, e Paesi MENA (Turkey, Egypt) con (via Skype) la Palestine. Il congresso si è svolto in tre giorni per un totale di 50 sessioni, compresi due workshop di apertura uno sui metodi visivi, di cui più sotto sono descritti i lavori, e quello con Tom Fox. Il tutto è stato possibile attraverso il suporto di 13 volontari, 14 membri di staff e ospiti di rilievo, quale il president EFPA, Robert Roe. Esperienze di economia sociale proposte dalla Res, la mostra di Lilliana Comes, e l‟esperienza di gusto con la Nuova Cucina Organizzata, la mostra di abiti della cooperativa “Altri orizzonti” e la presenza dei manichini della salute (Performance dell‟artista Giovanni Pirozzi alla NCO, vedi anche www.youreporter.it/video_ Terra_dei_Fuochi _svegli) e l‟attività di lettura della città effettuata con Tom Fox dagli studenti della laurea triennale in psicologia della Università Federico II, hanno accompagnato il congresso. La competenza e la qualità delle interazioni della equipe organizzativa napoletana, insieme ai volontari internazionali e il team di revisione degli abstract sono stati “il glutine” che ha permesso il successo della intera iniziativa. A tutti un megaringraziamento! Caterina Arcidiacono Presidente 9 Congresso europeo di Psicologia di Comunità Per saperne di più: www.communitypsycholog y.eu Una sintesi Il tema proposto sui cui gli autori sono stati chiamati a contribuire ha riguardato modelli e esperienze di ricerca e intervento capaci di promuovere empowerment nei contesti deprivati in generale, dagli effetti dalla crisi economica e, in particolare, dalle politiche di austerity messe in atto dai governi nazionali e dalle linee di risoluzione del debito previste dalla troika (Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale). Quali conseguenze per i modelli di convivenza in quei paesi in cui lo stato non garantisce le condizioni per mantenere e promuovere la salute dei suoi cittadini? Taglio alla spesa della sanità e inoccupazione sono le due principali cause di malessere entro e tra le classi sociali e le generazioni, condizioni che contribuiscono a confondere il cittadino tra i propri vissuti e quello che accade all‟esterno. Lo scopo del convegno, promuovere una riflessione circa la solidarietà sociale e i metodi di sviluppare capitale sociale, è stato introdotto dal comitato organizzativo locale dell‟evento stesso, che ha istituito un servizio di volontariato e di ospitalità Report convegni Pagina 5 per giovani colleghi senza oneri di spesa (nella foto sopra, lo staff). Il risultato di questa iniziativa? Un‟équipe poliglotta e multiculturale che si è aggiunta al comitato locale offrendo braccia, voce e voglia di ricambiare. Non è stato facile, ammetto, come coordinatore di questo servizio, fortemente voluto da me e dalla prof.ssa Arcidiacono. Quanto allo spirito con cui sono stati concepiti i convegni promossi negli ultimi anni dalle Associazioni di psicologia di comunità SCRA, ECPA, SIPCO, anche questo convegno ha guardato allo sviluppo di reti sempre più eterogenee e solidali. Tavole rotonde internazionali e simposi multilingua ne sono gli esempi, così come gli eventi sociali a cui i partecipanti hanno fortemente aderito. Dalla premiazione di Donata Francescato (si veda oltre, pag. 16) per la sua carriera, per finire con la cena sociale insolitamente trasformata in un tour per il centro antico, i decumani, il sottosuolo della città per concludere poi con pizza e frittura all‟italiana. Non sono mancati del resto anche gli eventi informali che ci hanno coinvolto nella vita notturna della città. Concludo ringraziando il presidente in carica dell‟ECPA, Serdar M. Değirmencioğlu e porgendo gli auguri al nuovo presidente eletto per il 201618, Liz Cunningham e allo staff che la affiancherà nello sviluppare la CP in Europa. Agostino Carbone ECPA: focus 1. Psicologi catalizzatori di relazioni, ambiente e città Report convegni Pagina 6 Per la prima volta a Napoli un workshop di esperti composto da psicologi e architetti ha discusso come attivare e promuovere l‟utilizzo del fronte–mare da parte degli abitanti. Il workshop è un primissimo momento di concertazione per definire profili e specificità di coloro che entrano nel merito di una progettazione sostenibile e di benessere dei luoghi pubblici e in particolare del lungomare di Napoli, grazie alla individuazione di tecniche utili per realizzare progetti efficaci e di successo per i contesti di vita. Ospite d‟onore Tom Fox (nella foto sotto) attivista sociale nello sviluppo e pianificazione urbana che da circa vent‟anni impegnato a promuovere, in un‟ottica di sostenibilità dei luoghi, la salvaguardia e lo sviluppo del lungomare ovest di Manhattan (il suo progetto è consultabile online). La sua “lotta”, come Fox stesso la definisce, ha permesso un cambio di rotta della progettazione del lungomare ovest di Manhattan. Da spazio privato, sul quale costruire case lussuose, a spazio pubblico, restituendo, così, un‟area ai suoi cittadini/e. La azione non si è esaurita nella mera progettazione di un parco, ma nell‟attivazione dei cittadini stessi a sostenere la tutela di questo spazio pubblico e la promozione di iniziative che favoriscano il benessere della cittadinanza. Il workshop ha avuto, pertanto, come principale protagonista il lungomare di Napoli, portato in sala da foto e video; nonché da interviste, raccolte da psicologi di comunità, a coloro che vivono e scelgo il lungomare napoletano per dare voce a desideri e aspettative di trasformazione future di quest‟area che implementino la convivialità e benessere cittadino. Questa riflessione si colloca in un più ampio contesto di riflessione sulle potenzialità del territorio e dei suoi abitanti ed essere un‟occasione per riflettere su come oggi si costruisce l‟interazione tra singolo e società, individui e contesti, istanze individuali e relazionali. Profondamente consapevoli che la crisi finanziaria e sociale influenza le comunità e le loro strutture in molti Paesi e che il denaro serve il profitto e non ad aiutare lo sviluppo, gli Psicologi di Comunità si interrogano su come la conoscenza della disciplina possa essere uno strumento di cambiamento per superare la ineguaglianza e costruire una società giusta, capace di rispondere ai bisogni. Il workshop ha aperto il 9° Congresso Europeo di Psicologia di Comunità ed è stato un'occasione per promuovere le competenze e gli strumenti degli psicologi di comunità e dell‟intera psicologia per rafforzare le comunità e lavorare a livello politico per superare sostenibilmente questa crisi. Caterina Arcidiacono ECPA: focus 2. Photovoice International Workshop Lo scorso 6 Novembre 2013 nella cornice del IX Congresso ECPA tenutosi a Napoli si è svolto il workshop sull‟uso di Photovoice. Il workshop è stato promosso e organizzato in collaborazione con C. Albanesi dell‟Università di Bologna, P. Meringolo dell‟Università di Firenze, Presidente SIPCO, F. Procentese, D. Caso dell‟Università di Napoli Federico II, L. Remaschi dell‟Università di Firenze, in quanto membri della SIPCO e con la partecipazione di Mieko Yoshihama dell‟Università di Michigan, School of Social Work. La proposta del simposio nasce dall‟incontro di sinergie ed esperienze diverse nell‟uso del Metodo Photovoice dei conduttori e organizzatori della esperienza. In particolare, il metodo Photovoice consente di tenere insieme il processo di documentazione fotografica con l‟attivazione di processi di coscientizzazione e di azione (Freire, 1970), consentendo di attivare riflessioni critiche. I proponenti il simposio hanno proposto il seguente tema di lavoro: The crisis and the city, tenendo conto del tema centrale del Congresso. Il workshop ha avuto lo scopo specifico di discutere e fare un‟esperienza sull‟uso di immagini anche, e soprattutto, tenendo conto delle diverse esperienze di utilizzo dei metodi visivi nell‟ambito della ricerca in Psicologia di comunità. I 20 partecipanti, provenienti da diverse realtà Europee e Americane, hanno lavorato in piccoli gruppi discutendo e facendo foto in relazione al tema proposto, scattando foto per l‟area della città prossima alla sede del Congresso. Attraverso la discussione i partecipanti, a partire dalle immagini scattate, hanno discusso sulla percezione del luogo in relazione al tema proposto individuando aspetti espressivi di disagio legato alla crisi economica e quelli connessi alla dimensione relazionale e individuato delle potenzialità di sviluppo. La discussione ha fatto emergere diversi aspetti di grande interesse sull‟uso delle immagini, in quanto potenziale attivatore di nuove visioni e dunque di destrutturazione di una prospettiva ste- reotipata del tema proposto, in modo che possa assumere il valore di una lettura contestuale e di potenziale risorsa. Sono emersi i punti di forza del metodo partendo dall‟analisi dei risultati ottenuti nei due sottogruppi. Ciascun gruppo ha scelto delle foto e costruito un poster, con le immagini e i testi di commento, in modo da esplicitare il significato attribuito e la connessione con il tema proposto. Uno dei vantaggi rilevati è che tale metodologia consente di entrare in un contesto relazionale favorendo la partecipazione anche di chi è estraneo ad esso, come i nostri partecipanti al workshop, aumentando potenzialmente l'efficacia delle fasi successive della ricerca-azione partecipata. Una seconda fase di lavoro del workshop è stata dedicata all‟utilizzo delle foto come strumento espressivo di disseminazione della comunità allargata. Il lavoro è quindi proseguito pensando alle varie fasi di coinvolgimento delle persone in un processo di ascolto attivo per promuovere un dialogo critico che guardi ai possibili usi del materiale per coinvolgere i politici locali. Anno XVI, Numero 29 Report convegni Fortuna Procentese, Patrizia Meringolo, Cinzia Albanesi, Daniela Caso e Laura Remaschi Pagina 7 ECPA: focus 3. La banca del bene comune. Uno sguardo giovane Report convegni Pagina 8 Da studentesse, quali eravamo, abbiamo sempre considerato le teorie della Psicologia di Comunità degli ideali astratti, di cui facevamo fatica a identificare l'aspetto pratico. Il congresso di Napoli è stata per noi l'occasione per conoscere e capire come la Psicologia di Comunità si concretizza quotidianamente nel contesto italiano ed europeo. In particolare abbiamo compreso che l'interesse per il coinvolgimento e la promozione di azioni collettive è un processo più complesso ed articolato del previsto. La partecipazione può essere definita come il contributo di ciascuno nella creazione di un Bene Comune: per ra g g iu n g ere ciò è necessario vi sia una negoziazione e successiva condivisione di valori che deriva da relazioni di interdipendenza positiva. Quest'ultime si contrappongono alla maggior parte delle relazioni odierne, che sono basate sull'acquisizione di beni materiali e rispondono a bisogni meramente economici piuttosto che a bisogni di sostegno affettivo, di reciprocità e di comunità. Ma come riconoscere nell'Altro competenze che vadano al di là del valore economico? Cinzia Novara e Fulvia Signani al congresso di Napoli ci hanno presentato la loro proposta: la banca del bene comune, un modello di partecipazione dei cittadini nella risposta ai problemi della comunità. Un cittadino con potere d'acquisto, volendo fare del bene all'Altro, diviene, secondo il modello, un "Prestatore di Fiducia" ed investe una somma di denaro, pari ad esempio a 100 unità, nelle potenzialità dell'altro. Il denaro viene donato alla banca del bene comune, gestita e amministrata da diverse associazioni di volontariato locali. Quest'ultime saranno responsabili dell'individuazione, sulla base delle difficoltà e delle storie di vita, di una persona in stato di bisogno, che diventerà il "Depositario di Fiducia", ricevendo quando la somma di denaro donata dal Prestatore di Fiducia. Il prestito, seguendo la legge della proporzionalità per la quale il valore della cosa ricevuta non deve essere uguale a quello della cosa contraccambia- ta (Vivenza, 2004), verrà estinto in parte in denaro (55 unità) ed in parte in servizi (55 unità) acquistabili da terzi. In questo modo si crea un surplus (5 unità) che può essere investito nella Banca del Bene Comune per altre persone in stato di necessità. Abbiamo presentato il modello brevemente e nella sua forma più semplice poiché quello che ci ha colpito e che vorremmo qui sottolineare sono alcuni concetti chiave che vi sono alla base. Innanzitutto l'introduzione in questioni di ordine economico dell'idea di reciprocità e dono, che ci permettono di riconoscere nell'Altro sia un effettivo stato di bisogno che le potenzialità di contraccambiare quanto ricevuto, anche se la restituzione non avviene necessariamente nei confronti di chi per primo ha donato, ovvero secondo il principio "ti do affinché tu possa dare, ma non necessariamente a me". In tale sistema troviamo una possibilità di riscatto per chi si trova in uno stato di necessità, che non rilega la persona ad uno stato di subalternità, ma al contrario riconosce competenze insite in essa, beni che non si traducono esclusivamente in beni economici, ma anche razionali. Proprio le relazioni rappresentano un ulteriore aspetto centrale del modello dal momento che per lo scambio sono necessarie relazioni di fiducia. I Prestatori di Fiducia infatti vengono a conoscenza delle necessità dei Depositari di Fiducia attraverso una piattaforma virtuale e le fasi del modello puntano a creare coesione e valori condivisi tra i cittadini così che questi si conoscano reciprocamente e diano vita ad una comunità competente in cui le persone comprendano i diversi bisogni e collaborino nel trovare soluzioni, valorizzando il contributo che ognuno, grazie alle sue competenze, può dare. Il modello della Banca del Bene Comune vuole opporsi alla logica economicocapitalistica la quale ruota intorno a scambi di equivalenti, che definiscono e limitano le relazioni tra le persone in base alla possibilità di acquisire beni e contraccambiare con una somma equivalente di denaro, creando così disuguaglianze sociali. Inoltre, il modello presentato si deve inserire in un clima in cui le resistenze verso l'Altro, la diffidenza, i sentimenti di insicurezza e la solitudine sono diffusi e in aumento; proprio per questi motivi le autrici del modello e noi stesse siamo consapevoli della len- tezza e delle difficoltà del processo di cambiamento. Ma riteniamo sia necessaria la diffusione di una cultura della negoziazione e della condivisione che presuppone un'educazione a valori solidaristici e prosociali, ai beni relazionali, in modo tale da creare un capitale sociale sul quale si possa, volendo usare termini economici, investire. Anno XVI, Numero 29 Enrica Sibilio e Dominique Corna Corso di Laurea in Psicologia di Scolastica e di Comunità, Università di Bologna ECPA: focus 4. Un contributo di ricerca su Make sense of community Tra i vari contributi presentati al Nono Convegno europeo di Psicologia di Comunità tenutosi a Napoli lo scorso Novembre, cercheremo di sintetizzare quello presentato da Alessia Rochira e Terri Mannarini dal titolo “make sense of community and sense of community within the context of ethno-cultural pluralism. A qualitative study”. Basato su un approccio qualitativo e metodologico ispirato alla teoria delle rappresentazioni sociali, lo studio mira ad esplorare come il concetto di comunità e di senso di appartenenza simultanea a diverse comunità varino tra i diversi gruppi etnoculturali (immigrati e nativi) e come i significati e l'esperienza della comunità influenzino o siano influenzati dal rapporto che ogni gruppo stabilisce con altri gruppi. La ricerca prende in considerazione la popolazione albanese residente nella parte meridionale della Puglia, il Salento, per via dell'importante presenza di cittadini albanesi a partire dagli anni Novanta dello scorso secolo. I partecipanti, 30 italiani e 30 di origine albanese divisi tra prima e seconda generazione, hanno un'età compresa tra i 18 e 72 anni. Le interviste semistrutturate hanno permesso di indagare l'esperienza immigratoria, le caratteristiche attribuite alla comunità di riferimento, il senso di comunità con le sue componenti e l'esperienza personale di scambi etno-culturali. Il materiale prodotto è stato analizzato attraverso il T-LAB, un software costituito da un insieme di strumenti linguistici e statistici per l'analisi del contenuto, il quale permette di evidenziare pattern significativi di parole, temi e variabili. I risultati mostrano come per la popolazione albanese la comunità venga intesa sia come la comunità di origine che evoca ricordi dell'infanzia (prima generazione) che come la comunità supportiva di amici frequentati quotidianamente (seconda generazione). Per i cittadini di prima generazione l'elemento centrale dei racconti è l'appartenenza al paese di origine che alimenta un senso di comunità negativo, mentre per quelli di seconda generazione la componente centrale è la necessità di appagamento (emotivo e materiale) sullo sfondo di un senso di comunità indistinto. Per la popolazione italiana la comunità locale è centrale nella definizione del senso di comunitaria. I partecipanti intendono la comunità come composta da cittadini italiani e utilizzano stereotipi di entrambi i gruppi (immigrati e nativi) per spiegare le relazioni inter-etniche. In conclusione si può affermare che i risultati indichino che il concetto di comunità e il senso di appartenenza a comunità multiple varino tra i diversi gruppi etno-culturali e che inoltre, ogni gruppo si differenzi al suo interno in base all'esperienza delle relazioni inter-culturali. Questo studio sottolinea quindi come indagare il senso di comunità in chiave “multipla” faciliti la comprensione dei processi di acculturazione che possono essere rintracciati nello sviluppo di un attaccamento simultaneo a diverse comunità di appartenenza. Infatti i risultati positivi del processo di acculturazione possono derivare dall'integrazione simbolica delle molteplici comunità presenti in ogni cultura. Report convegni Roberta Vizzari Corso di Laurea in Psicologia di Scolastica e di Comunità, Università di Bologna Pagina 9 Condividere le esperienze Condividere le esperienze Pagina 10 La consapevolezza della presenza mafiosa al nord è in crescita: indagini antimafia hanno smascherato l‟insidia di attività economiche prodotto del riciclaggio di denaro procurato in maniera illecita; tali coperture vengono talvolta favorite dalla connivenze con amministrazioni appaltanti opere o servizi. In un contesto socioculturale poco incline a riconoscerne i segnali di presenza, la criminalità opera al nord in maniera silente “è più facile conviverci ed è più difficile combatterla” come afferma il prefetto di Brescia Narcisa Brassesco Pace durante il primo forum interregionale del nord Italia sul riutilizzo sociale dei beni confiscati organizzato dall‟associazione Libera il primo febbraio presso la sede del Consiglio Regionale della Lombardia a Milano. L‟evento è stato un importante momento di testimonianza e scambio sulle esperienze avviate a partire dalla delibera della legge n. 109/96, oggi confluita nel Codice antimafia del 2011, riguardanti la confisca e il riutilizzo di beni che da patrimonio della criminalità, sono oggi una risorsa per la collettività, origine di nuove narrative da divulgare e alimentare. Si contano 390 realtà associative e cooperative che si occupano direttamente della gestione di beni confiscati, fornendo vari esempi di supporto al welfare, all‟economia sociale e alla coesione territoriale: ad esempio spazi di socializzazione gestiti da adolescenti attraverso la peer education (Archè Onlus); sedi dei GAS, Gruppi d‟acquisto solidale, o uffici del Parco Agri- colo a sud di Milano. Luoghi un tempo deputati a traffici illeciti di droga o riciclaggio sono oggi botteghe del commercio equosolidale (Garbagnate), o di vendita dei prodotti agricoli coltivati in terre confiscate, come In Scia Stradda a Genova; la bottega genovese ha descritto inoltre l‟impegno verso il territorio, connotato da forti infiltrazioni mafiose, nel fornire possibilità di formazione e socializzazione a giovani del quartiere e a minori nella condizione di messa alla prova. Sono state illustrate attività di accoglienza a migranti, giovani e famiglie da parte di Cooperative come “il Mosaico” o esperienze di privati cittadini, come Diego Mosca che h a ra ccontato l‟apertura di una casa famiglia nella piccola realtà di Verbello (BG). Roberto Montà, presidente nazionale di Avviso Pubblico - Enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie porta la questione della finanziabilità dei progetti per rendere concreti progetti di sviluppo economico; i beni confiscati hanno necessità di essere sostenuti nella loro funzione di simboli “in cui seminare impegno, educazione, speranza”. Le plurime realtà hanno evidenziato elementi di difficoltà che sono stati discussi in particolare nel pomeriggio, nei workshop incentrati all‟individuazione di percorsi comuni e priorità all‟avvio della campagna “Miseria Ladra” di cui Libera si fa promotrice. Le diseguaglianze sociali e la debolezza dello stato sociale rendono oggi le persone più vulnerabili all‟infiltrazione mafiosa: questo grave problema va contrastato attraverso azioni pluri-livello che coinvolgano e responsabilizzino attori sociali, economici ed istituzionali. Prioritari oggi sono la mappatura dei beni confiscati, l‟informazione della cittadinanza, la valutazione della produzione sociale di cambiamento delle attività avviate nei beni confiscati, la formazione sulla normativa relativa alla confisca. Tale normativa risulta essere ancora debole in molti aspetti: Davide Pati della presidenza di Libera ricorda la campagna “Io riattivo il lavoro” che attraverso la raccolta di 120000 firme ha portato alla discussione in Parlamento di una proposta di legge che sostiene la necessità di introdurre strumenti di tutela dei lavoratori operanti nei beni confiscati, strumenti di intervento per scongiurare il fallimento delle attività già nella fase di sequestro e l'introduzione di un fondo di rotazione derivante dalle liquidità confiscate alle mafie per favorire il processo di emersione alla legalità. Il lavoro di rete e le alleanze tra soggetti istituzionali e non, il coinvolgimento dal basso, la rielaborazione di storie e la costruzione di nuovi scenari sono interventi e dimensioni imprescindibili per sviluppare sistemi in cui coltivare un senso di fiducia ed affidabilità, propulsore di benessere relazionale e che tuteli un‟etica della legalità e della convivenza civile: la psicologia di comunità può contribuire nel leggere, sviluppare e riproporre attraverso la ricerca e l‟intervento esperienze e processi volti al contrasto di sistemi oppressivi e violenti come quelli mafiosi. Chiara Cifatte Fare e Disfare il genere: formativi e nella scuola La giornata organizzata dal CSGE Centro Studi sul Genere e l‟Educazione (CSGE) del Dipartimento di Scienze dell‟Educazione dell‟Università di Bologna ha avuto l‟obiettivo di riunire professionalità diverse che operano per “fare e disfare il genere” a scuola. Che c‟entra il genere con l‟educazione e con la scuola? Occuparsi di “questioni di genere” a scuola, in un paese come l‟Italia, si può o si deve? E come, con quali finalità, con quali strumenti didattici? Dalla scuola dell‟infanzia alle scuole superiori, che cosa viene messo in campo da chi ci lavora e quali risultati sono stati ottenuti finora? La giornata ha provato a rispondere a queste domande attraverso le riflessioni di Angela Martini (Ricercatrice, esperta di valutazione e differenze di genere), Barbara Mapelli (Docente di Pedagogie delle differenze di genere, Università Bicocca, Milano) e di Alessandra Ghimenti (video maker, autrice del documentario “Ma il cielo è sempre più blu”) e i contributi di insegnanti, operatori e operatrici che tematizzano il genere nella loro azione educativa quotidiana, un po‟ in tutta Italia, occupandosi in modo intenzionale ed esplicito di affettività, relazioni tra pari, violenza di gene- re, omofobia, stereotipi, sessismo, e molto altro ancora. Oltre 250 i partecipanti (donne per oltre il 90%), proveniente da 16 regioni italiane, distribuiti nei workshops del pomeriggio, ciascuno dedicato a un ordine di scuola (nido/infanzia; primaria; secondaria di primo grado; secondaria di secondo grado). Nei workshop sono state presentate le buone prassi, ovvero le esperienze “pionieristiche” sulla educazione di genere a scuola, in grado di fornire spunti interessanti di riflessione ad altri docenti. Tali esperienze, infatti, nella loro ricchezza e varietà possono contribuire a mettere a sistema un corpus di potenzialità e piste a disposizione già individuate e sperimentate da singoli insegnanti o da piccoli gruppi, uscendo dal ristretto dibattito interno a un plesso scolastico. Molto affollato il workshop dedicato alla Scuola Secondaria di II grado. Il dibattito si è sviluppato partendo dalle riflessioni della Associazione “Progetto Alice”, sulle difficoltà di unire teorie e pratiche educative nel lavoro sul genere. Un punto di riferimento che raccorda la concettualizzazione teorica sul genere e la pratica educativa resta quello della pedagogia della differenza che tuttavia risale agli anni ‟80. Come andare oltre? Quali interpretazioni delle differenze di genere possono risultare più adeguate per la formazione dei ragazzi e delle ragazze di oggi? Quanto e come le personali modalità di interpretare il genere orientano l‟intenzionalità educativa? Il punto di forza del workshop è stato mostra- percorsi re le innumerevoli possibilità a disposizione per lavorare sul genere con ragazzi e ragazze, utilizzando una vasta gamma di approcci disciplinari e di linguaggi, nonché un ventaglio di proposte didattiche. Le esperienze narrate dai/lle docenti hanno mostrato ragazze e ragazzi sempre disponibili ad accogliere nuovi punti di vista e a mettersi in gioco. Più difficile è sembrata l‟opera di “smontare” gli stereotipi nelle persone adulte, ad esempio negli e nelle insegnanti e nelle famiglie. Il cambiamento nelle rappresentazioni di genere, per le giovani generazioni, almeno nelle esperienze illustrate nel workshop, sembra andare nella auspicata direzione di apertura di possibilità: laddove sostenuti e stimolati da docenti competenti sul tema, le giovani generazioni mostrano di sapersi muovere con maggiore flessibilità e capacità interpretativa rispetto alle generazioni precedenti. Sarebbe forse opportuno spostare una parte del focus degli interventi sulle questioni di genere verso uomini e donne adulti? Anno XVI, Numero 29 Condividere le esperienze Chiara Del Barna Laboratorio di Psicologia di Comunità, Università di Bologna Pagina 11 Una rete di psicologi per lavorare nei condomini Interventi Focus: Spin off universitario Condividere le esperienze Pagina 12 Nel panorama delle nuove professioni sociali potrebbe farsi strada un nuovo profilo di grande utilità, specialmente nell‟attuale fase di crisi: lo psicologo di condominio. Una figura nuova sotto diversi aspetti: per il contesto del suo lavoro, per le cose di cui si occupa, per le modalità del suo intervento. L‟idea nasce dalla constatazione che c‟è un crescente e diffuso bisogno di supporto psicologico. Occorre perciò trovare un modo di far incontrare il bisogno di supporto psicologico con i professionisti che hanno le competenze per soddisfarlo. Portare gli psicologi ad operare dove vivono le persone, il condominio o il caseggiato è l‟obiettivo che ci proponiamo. Nel condominio è prevista la presenza di chi si occupa d eg li immobili, dell‟amministrazione degli spazi comuni, della applicazione dei regolamenti. Ma non è prevista le presenza di qualcuno che si occupi degli aspetti psicologici, delle persone e delle loro relazioni. Su questo aspetto si suppone che le persone siano in grado di cercarsi autonomamente l‟aiuto di cui hanno bisogno. Ma non è così. Il condominio è una metafora della comunità di oggi: persone che vivono (a volte costrette) nella prossimità fisica, ma che non hanno o non vorrebbero avere niente da condividere. Fatte le dovute differenze, nei condomini si manifesta un disagio relazionale diffuso che coinvolge un po‟ tutti, ma che si manifesta soprattutto nelle relazioni intergenerazionali, nelle relazioni interculturali o nelle relazioni che sommano questi due aspetti: giovani figli di immigrati e anziani. Ovviamente ciò che appare più evidente sono i conflitti di vicinato. Ma non c‟è solo questo. Gli amministratori condominiali raccontano di “casi problematici”, di persone abbandonate a loro stesse, prive di sostegno, di persone che sono diventate un problema per il condominio. La partecipazione ai momenti comuni, sempre scarsa, anche quando c‟è, è difensiva. Le riunioni condominiali vengono ricordate da tutti come momenti in cui le diversità producono insofferenza e scontro, piuttosto che occasioni per prendersi cura del bene comune. Ma in tutti i condomini ci sono anche risorse. Lo di prossimità che agisce sul confine fra diversi territori disciplinari: il sociale, lo psicologico, il culturale, il politico, l‟economico, l‟organizzativo, il giuridico, ecc. Opera in contesti e setting non convenzionali per intercettare i bisogni psicologici attraverso un‟azione basata sulla vicinanza. Si occupa delle persone, delle condizioni nelle quali queste vivono e della comunità condominiale. Il suo specifico non è la patologia. Quando la incontra, però, sa riconoscerla e può occuparsene, senza presa in carico e senza avere la responsabilità della diagnosi clinica. Fare il lavoro di psicologo di condominio da soli è difficile e rischioso. Mancano i riferimenti certi dei setting tradizionali, non è chiaro in partenza chi è il committente, in cosa consiste il servizio, dove si svolge e chi lo paga. Per questo è si è pensato all‟attivazione di una rete degli psicologi che operano nei contesti condominiali. psicologo di cui stiamo parlando opera nel condominio, incontra le persone ed interagisce con loro nel luogo dove queste vivono ed è una risorsa “per tutti”. Lo psicologo di condominio non è un animatore, anche se sa utilizzare alcuni strumenti di animazione sociale. Non va confuso con la figura del mediatore sociale e, a maggior ragione, con il mediatore dei conflitti, anche se può fare mediazione. E non è neanche uno psicologo o uno psicoterapeuta a domicilio. Innanzitutto occorre dire che è una figura da costruire, nel quadro di una ricerca di nuovi ambiti applicativi della psicologia e, in particolare, della psicologia di comunità. É un operatore La rete si propone di − aggregare psicologi che sono interessati ad operare nei contesti abitativi; − favorire lo scambio di esperienze e di supporto reciproco; − dare visibilità e valorizzare il lavoro e le buone pratiche; − permettere agli amministratori condominiali e alle istituzioni di identificare facilmente interlocutori su cui contare per affrontare specifici problemi; − fare un‟azione di sorveglianza sull‟attività dei singoli professionisti. Elvio Raffaello Martini martini@ma rtiniassoc i ati.it – 3486006703 Roma: nasce il Laboratorio di Psicologia di comunità on line È nato a Roma nel Dipartimento di Psicologia Dinamica e Clinica della Sapienza, dall‟esperienza della cattedra della prof.ssa Donata Francescato e dei suoi collaboratori il Laboratorio di psicologia di comunità online per lo studio delle comunità territoriali, delle comunità di apprendimento virtuali e dei social networks. Il laboratorio non ha una sede fisica, in quanto attua interventi di ricerca-intervento partecipata, di sviluppo di comunità, di analisi organizzativa multidimensionale partecipata, di educazione socio affettiva e formazione empowering, che si esplicano nei contesti territoriali, e di formazione online, che vien svolta tramite piattaforme virtuali (Moodle, Yahoo groups, Facebook groups etc.), in questi anni circa 1600 studenti hanno partecipato a seminari faccia a faccia o online sulle metodologie della psicologia di comunità: profili di comunità, analisi organizzativa multidimensionale, educazione socio affettiva; imparando a fare interviste, condurre focus group, fare analisi di comunità in vari territori, condurre AOM. Il responsabile del laboratorio è la prof.ssa Donata Francescato, i membri la prof.ssa Manuela Tomai, il prof. Franco Lucchese, la dott.ssa Maura Benedetti e la dott.ssa Veronica Rosa. All‟interno del laboratorio viene inoltre promossa, in continuità con l‟esperienza radicata all‟interno del gruppo di lavoro guidato dalla prof.ssa Francescato, l‟attività di ricerca, progettazione, attuazione e valutazione di progetti sponsorizzati dall‟Unione Europea, dal Ministero degli Interni, Ministero delle Pari Opportunità, Ministero di Grazia e Giustizia, e da altri Enti Istituzionali, come quelli svolti per favorire l‟inserimento lavorativo di giovani a rischio di esclusione sociale, di immigrati, di giovani dropout e persone con handicap (Equal, Horizon, Startup, Youthstart, Leader). Per ciò che riguarda l‟ambito della ricerca al momento stiamo studiando gli effetti della appartenenza a diversi social networks come Facebook, Twitter, You Tube e Linkedin sull’empowerment degli iscritti, sui rapporti di coppia e tra generazioni, su capitale sociale bonding e bridging, partecipazione politica online e offline, salute e benessere, e problematiche di privacy, tenendo in considerazione differenze di genere e di età. Stiamo effettuando ricerche su triadi composte da un anziano, un collaboratore familiare (badanti) e un familiare indagando quanto incidano sul benessere dell‟anziano e sul suo empowerment le caratteristiche di personalità dei membri della triade e quanto la qualità delle relazioni tra i membri, per poter progettare interventi mirati di promozione del benessere degli anziani. Sempre in questo ambito stiamo indagando con triadi composte da nonni, genitori e nipoti, quali caratteristiche di personalità e quali esperienze intergenerazionali contribuiscano a creare un buon rapporto tra nonni e nipoti, sempre per progettare interventi che migliorino la qualità della vita in contesti familiari in cui sono presenti anziani ( età 75-85anni) e grandi anziani (over 85). Stiamo inoltre completando una ricerca sulle differenze di genere nella partecipazione politica giovanile e sugli ostacoli che le donne incontrano nel fare politica attiva con militanti, e politici eletti a cariche locali e nazionali. Altro filone di ricerca in corso riguarda l‟analisi delle relazioni tra personalità, indice di massa corporea e immagine corporea in preadolescenti e adolescenti per la creazione di interventi promotori di sviluppo di comportamenti protettivi della salute che tengano in particolar conto il ruolo dei contesti di appartenenza tra pari, come la scuola. Ulteriori linee di ricerca future riguarderanno l‟apprendimento collaborativo per l'inclusione sociale delle persone con disabilità; in particolare la sperimentazione di tecnologie assistite per le persone con disabilità visive, modelli di e-health ed elearning. Sistema di base Web per l'analisi dei dati. Attualmente stiamo collaborando con il Dipartimento di Medicina del Lavoro dell‟INAIL alla Ricerca “I la v ora to ri i mm ig ra t i nell‟assistenza familiare”, inserita nel contesto del Progetto “Criticità in tema di infortuni sul lavoro e rischi emergenti” finalizzato ad approfondire il fenomeno infortunistico in differenti settori, rischi e tipologie di lavoratori. Il Progetto è parte di un Programma Strategico finanziato dal Ministero della Salute. L‟augurio è che questo laboratorio possa rappresentare uno spazio di lavoro stimolante per la crescita della Psicologia di comunità nei suoi aspetti di ricerca teorica, metodologica e come luogo di promozione di prassi operative fortemente empowering. Anno XVI, Numero 29 Condividere le esperienze Maura Benedetti http://dipdinamica.psi.uni roma1.it/laboratorio-dipsicologia-di-comunit email: [email protected] Pagina 13 Electronic Town Meeting a Palermo Riflessioni di metodo e sugli esiti Appuntamenti Incontri Iniziative Scambi culturali Intervento Pagina 14 All‟inizio del 2012 Palermo ha per la prima volta ospitato un electronic Town Meeting (eTM), cioè un particolare format di assemblea cittadina grazie alla quale è possibile contemperare la dimensione delle discussioni in piccolo gruppo con la presenza di un gran numero di partecipanti (http:// etmpalermo.wordpress. com/cosa-e-lelectronictown-meeting/). L‟alta partecipazione e l‟attenzione suscitata da quel primo evento, realizzato nell‟ambito del progetto europeo PARTERRE (www.parterre-project. eu/), ha spinto il Comune a promuovere un percorso partecipativo istituzionale interamente basato sullo strumento dell‟eTM. Dei cinque eventi partecipativi previsti (dedicati ai temi: pedonalizzazione, riqualificazione della costa, decentramento, raccolta differenziata, piano regolatore), due sono ancora da svolgersi nel momento in cui scriviamo, dunque le riflessioni che seguono rappresentano un contributo non definitivo sull‟impatto potenziale di questa specifica modalità di partecipazione dei cittadini alle questioni relative all‟amministrazione della propria città. Rispetto al modello più volte testato dalla Toscana, l‟esperienza palermitana articola e approfondisce alcuni aspetti metodolog ic i tra i qua li l‟attenzione alla dimensione dell'animazione e ricerca territoriale e il coinvolgimento del Comune nei suoi gangli sia tecnicoamministrativi sia politici. L‟eTM come dispositivo di ricerca e animazione territoriale A Palermo, la preparazione di ciascun eTM non si limita alla organizzazione della giornata in cui l‟incontro ha luogo, ma prevede un fitto calenda- rio di incontri preliminari, passeggiate di quartiere, interviste individuali e di gruppo, accompagnati da un blog dedicato e pagine sui principali social network. L‟individuazione dei soggetti da coinvolgere procede in parallelo su due piani: su un piano gli interlocutori privilegiati sono rappresentanti istituzionali (assessori e dirigenti pubblici e privati) direttamente impegnati in settori chiave per i temi affrontati di volta in volta dagli eTM. Su un secondo piano, l‟azione si rivolge a individui e gruppi della società civile già interessati e impegnati sugli stessi temi. Grazie a questo primo nucleo di soggetti è possibile entrare in contatto con altre realtà e trano in gran parte in una tipologia che possiamo definire di „cittadino interessato‟ al tema ma impegnato in forme di partecipazione generica e poco organizzata. Meno presenti invece sono i cittadini impegnati in una partecipazione più attiva e strutturata sul tema in oggetto, a prescindere dalla presenza o no di un percorso partecipativo istituzionale. Sono quelli che H. P. Bang definisce “expert citizens” [2005], attori esperti decisi a mettere a frutto le proprie competenze al fine di avviare e sostenere processi di policy a livello cittadino. Tale dato risulta controintuitivo se confrontato col fervore partecipativo che caratterizza la città di Palermo fasce di popolazione, meno facilmente raggiungibili, seguendo una dinamica di contatto che potremmo definire “a cerchi concentrici”. Le attività di ricerca e outreach coinvolgono così associazioni e cooperative, scuole, forze dell‟ordine, consiglieri di circoscrizione e rappresentanti dell‟amministrazione comunale, esponenti di movimenti cittadini, parroci, casalinghe, commercianti e artigiani. Le attività di preparazione - della durata di circa due mesi per ogni eTM - consentono di raggiungere e incontrare fisicamente circa 300 persone dei quali alla fine circa un centinaio daranno conferma di partecipazione alla giornata. Quest‟ultimi rien- negli ultimi anni e che ha visto la fioritura di diversi gruppi di cittadini esperti impegnati su temi specifici (Comitato Bene Collettivo, Gruppo del Piano Sociale, Rete Mic, etc). Ciò solo in apparenza, in quanto le caratteristiche riscontrate nei partecipanti dei primi eTM promossi dal Comune di Palermo non si discostano di molto da quelle osservate in esperienze di eTM realizzate in altre regioni italiane, nonostante le diversità nel numero di soggetti coinvolti e nelle modalità di reclutamento. L‟eTM come dispositivo di innovazione nella Pubblica Amministrazione L‟esperienza palermitana si distingue anche per una particolare attenzione al ruolo degli eventi parteci- pativi nell'ambito dei processi di innovazione all'interno della pubblica amministrazione locale. In questo ambito, il processo di realizzazione degli eTM coinvolge una rappresentanza di funzionari del Comune di Palermo attraverso un percorso di formazione on the job che si snoda lungo l'intero percorso e per tutte le fasi degli eTM, nonché una sistematica comunicazione n on s olo c on l‟assessorato al decentramento e alla partecipazione, ma con l‟intera Giunta, Sindaco incluso. L‟azione di coinvolgimento del personale e dell‟amministrazione comunale della città risponde a una esigenza di “sostenibilità” dell‟intero processo partecipativo e dei suoi eventuali sviluppi successivi. Intendiamo qui la questione della sostenibilità da almeno due punti di vista. In primo luogo, tale azione prende le mosse dalla esigenza di avviare percorsi di coinvolgimento non episodico dei cittadini nel dibattito sulle scelte politiche e strategiche pur in una prospettiva di contenimento e accountability della spesa pubblica. Da questo punto di vista l‟integrazione dei funzionari comunali nel vivo del processo organizzativo degli eTM, con il conseguente trasferimento di competenze dai soggetti privati erogatori del servizio al soggetto pubblico committente, rappresenta uno dei passaggi fondamentali nella evoluzione dalla dimensione di evento pilota concepito nella cornice di una progettazio- ne europea. A partire dall‟esperienza di mobilitazione locale dal basso che aveva dato vita all‟eTM svoltosi della II circoscrizione di Palermo, il Town Meeting puà avviarsi a diventare dunque pratica partecipativa fatta propria e „messa a regime‟ dall‟Amministrazione che si dota delle competenze e degli strumenti per promuovere la partecipazione riducendo al minimo la necessità di ricorrere a know-how e professionalità esterne. Oltre alle questioni finanziarie, il tema della sostenibilità dei percorsi partecipativi si declina in chiave organizzativa e politica. Dal punto vista organizzativo, il lavoro a stretto contatto con i funzionari per la messa a punto e la condivisione degli strumenti di intervento nonché la partecipazione dei funzionari stessi nella realizzazione del percorso (con un sistema di rotazione dei compiti e delle responsabilità) costituisce un dispositivo di in n ov a z i on e (sociale) della Pubblica Amministrazione in cui questa è coinvolta nella sostanza del percorso e non solo sul piano burocratico. Il contatto sistematico con la Giunta, le interviste e le riunioni periodiche con gli attori istituzionali in vista di ogni Town meeting sono tutti dispositivi pensati per garantire la sostenibilità, non finanziaria ma organizzativa e politica, del percorso. Questi permettono anche la prefigurazione degli esiti di ogni Town Meeting, offrendo agli attori coinvolti un‟ulteriore spazio di elaborazione politica e riducendo il rischio di scollamento tra le dinamiche della partecipazione e quelle del governo reale della città. Conclusioni Le caratteristiche dei partecipanti ai tre eTM già realizzati dal Comune di Palermo, nonché lo stile di partecipazione dell‟Amministrazione al percorso permettono di svolgere alcune considerazioni sui primi esiti prodotti dagli eTM. La preponderanza di cittadini interessati ma non necessariamente coinvolti in forme di partecipazione altamente strutturate sembra indicare la particolare efficacia delle attività di ricerca e animazione territoriale nell‟offrire spazi originali di scambio e approfondimento a soggetti interessati agli stessi temi. L‟importanza del confronto e della dimensione relazionale sembra essere confermata anche dalle valutazioni che seguono ogni eTM e che indicano nella discussione ai tavoli l‟aspetto più apprezzato della giornata. Da questo punto di vista il lavoro di animazione territoriale prima e i tavoli del Town meeting dopo, rappresentano una sorta di “dispositivo di manutenzione” degli spazi di confronto della comunità che può contribuire alla qualificazione del dibattito pubblico, e dunque apprezzabile in sé, indipendentemente dalle aspettative di incidere effettivamente su determinate scelte di governo della città. Parallelamente, l‟impegno dei funzionari nella realizzazione dei Town Meeting, insieme al coinvolgimento e alla presenza nelle fasi cruciali del percorso del Sindaco e degli assessori della città sembrano delineare una traiettoria di potenziale innovazione della Pubblica Amministrazione locale in cui la dimensione partecipativa non resta confinata al suo contenuto burocratico-politico ma è assunta come elemento di sviluppo organizzativo. Maurizio Giambalvo e Luisa Tuttolomondo Anno XVI, Numero 29 Intervento Pagina 15 Titolo notiziario ECPA Award for Theory and Methods in Community Psychology Naples, the 6th of November 2013 The European Association of Community Psychology appreciates the commitment of Donata Francescato for advancing Community Psychology, both in Italy and, more broadly, all over Europe. Her research and training, together with her wide diffusion of this discipline render her contribution unique in the development of specific intervention and research methods involving community profiles and organizational analysis. La ricerca "giovane" si racconta Premiazione di Donata Francescato Napoli, 6 novembre 2014 A Donata Francescato il Premio ECPA per Teorie e Metodi in Psicologia di Comunità L‟associazione europea di psicologia di comunità apprezza il ruolo svolto da Donata Francescato nell‟ affrontare con impegno e attenzione i temi della società contemporanea, dell‟interazione scolastica e lavorativa e dell‟organizzazione della vita sociale e delle famiglie nella prospettiva della psicologia di comunità; riconosce l‟impegno profuso nella diffusione della disciplina a livello accademico e nel contributo al suo sviluppo e arricchimento in Italia e piu generalmente in Europa. A lei il merito di avere promosso la disciplina a partire dalla pubblicazione del primo volume in Psicologia di comunità del 1977, e dalla fondazione della prima rete di psicologia di comunità europea nel 1994. Oltre che nella ricerca, nella formazione e nell'ampia divulgazione della materia la sua peculiarità si è espressa in particolare nell'aver sviluppato specifiche metodologie d‟intervento e di ricerca relative ai profili di comunità e all‟analisi organizza- AUGURI A DONATA DA... Pagina 16 Pagina 16 Anno XVI, Numero 29 Auguri a Donata Francescato E naturalmente da tutti noi!!! Pagina 17 Giovani, alcol e divertimento notturno: il caso dei nightlife districts Giovanni Aresi Profilo professionale Appuntamenti Incontri Iniziative Scambi culturali La ricerca “giovane” si racconta: i dottorandi Pagina 18 Pagina 18 Giovanni Aresi ha recentemente conseguito il dottorato di ricerca in Psicologia presso l‟Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano con una tesi dal titolo “Giovani, alcol e divertimento notturno. Dallo studio del fenomeno ad una ricerca-intervento in un quartiere ad alta concentrazione di locali”. La tutor della tesi è la prof.ssa Elena Marta, mentre il prof. David Chavis (University of Maryland Baltimore County) ha supervisionato lo svolgimento del terzo studio, una ricerca intervento in un quartiere nightlife milanese. Nel 2013 ha trascorso un periodo di studio come PhD visiting student presso la University of Maryland Baltimore County. Da diversi anni lavora presso una organizzazione no profit milanese (http:// www.alainrete.org/) come responsabile scientifico, project manager e valutatore in diversi progetti di prevenzione e di promozione dell‟inclusione sociale (es. delle persone che si prostituiscono). Come ricercatore e come responsabile di progetti di intervento si occupa del tema della prevenzione dei rischi legati all‟abuso di alcol e sostanze psicoattive da parte dei giovani adulti, specialmente nei luoghi del divertimento notturno, quali pub, discoteche, concerti. Negli ultimi anni si è occupato, in modo particolare, dello studio e dell‟intervento nei quartieri del divertimento notturno. Nel suo lavoro si rifà all‟approccio della psicologia di comunità e della ricerca intervento con un particolare interesse verso l‟integrazione della ricerca qualitativa e quantitativa nei Mixed Methods. È organizzatore di un simposio, sull‟utilizzo dei Mixed Methods in Psicologia di Comunità al primo convegno organizzato dalla Mixed Methods International Research Association che si terrà a Boston nel Giugno 2014. Progetto di ricerca La tesi di dottorato tratta del tema del consumo e dell‟abuso di alcol da parte dei giovani adulti nei contesti del divertimento notturno, mostrando l‟efficacia dell‟utilizzo dei metodi partecipati nello studio del fenomeno nelle aree ad alta concentrazione di locali notturni. Il tema della convivenza tra la vita dei residenti e le esigenze dei giovani che frequentano i nightlife districts è, nel nostro Paese, ma anche in molte altre realtà europee, oggetto di preoccupazione per diversi attori del territorio (in particolare le amministrazioni locali) e di un crescente interesse da parte della ricerca (Hadfield et al., 2009). Il lavoro si apre con uno studio Grounded Theory che offre un modello processuale di comprensione delle dinamiche del bere dei giovani nei diversi contesti del divertimento notturno, tenendo conto delle specifiche culturali del nostro Paese. Prosegue poi con uno studio di analisi del contesto della città di Milano in merito ai rischi alcol-correlati, che ha indicato la priorità, a livello locale, negli inter- venti relativi all'insieme di rischi e conseguenze che si concretizzano nelle aree urbane che presentano elevate concentrazioni di locali notturni, i nightlife districts. Il lavoro si chiude con la presentazione di una Ricognizione Sociale mixedmethods in uno di questi quartieri, il Ticinese. L‟integrazione dei molteplici dati raccolti (interviste a stakeholders e residenti, un‟indagine quantitativa sui residenti e uno studio etnografico sui giovani che frequentano il quartiere la notte) è stata parte del processo partecipato in cui i membri della comunità sono stati coinvolti ed ha consentito di conoscere in modo approfondito la realtà presa in esame e offrire indicazioni di intervento per la riduzione dei rischi alcol-correlati per i giovani e delle conseguenze sulla qualità della vita degli abitanti che risentono degli effetti di una così elevata concentrazione di locali notturni. La ricerca intervento ha mobilitato gli attori del territorio e rappresenta una fase preliminare all‟attuazione di potenziale CommunityBased Participatory Research che abbia l’obiettivo di pianificare ed implementare interventi di promozione della salute rivolti ai giovani e della qualità della vita dei residenti. Hadfield, P., Lister, S., & Traynor, P. (2009). “This town”s a different town today‟: Policing and regulating the night-time economy. Criminology and Criminal Justice, 9(4), 465 -485. doi:10.1177/17488958 09343409 Giovanni Aresi Università Cattolica del Sacro Cuore – Milano Anno XVI, Numero 29 From September 3rd to 6th, 2014, in Fortaleza – Ceará The 5th International Conference of Community Psychology has as its main purpose the analysis of the Community Psychology in the current world from its challenges, limits and practices. It also claims to create spaces for questioning and reflection about the paths of Community Psychology in the recent years, knowing that the global, social, economic, environmental and politics transformations have deeply affected their theorizing and praxis. Confirmed Guests Alipio Sánchez Vidal (España) – Universidad de Barcelona Bader Burihan Sawaia (Brasil) – Pontifícia Universidade Católica de São Paulo Cezar Wagner Lima (Brasil) – Universidade Federal do Ceará Enrique Teófilo Saforcada (Argentina) – Universidad de Avellaneda Esther Wiesenfeld (Venezuela) – Universidad Central de Venezuela Fabricio Balcazar (USA) – University of Illinois at Chicago. Jaime Alfaro Inzuza (Chile) – Universidad del Desarrollo Jorge Castellá Sarriera (Brasil) – Universidade Federal do Rio Grande do Sul José Ornelas (Portugal) – Instituto Superior de Psicología Aplicada Maria Angela Yunes (Brasil) – Centro Universitário La Salle e Universidade Federal do Rio Grande/FURG Maria Inés Winkler Müller (Chile) – Pontificia Universidad Católica de Chile Maritza Montero (Venezuela) – Universidad Central de Venezuela Raquel Guzzo (Brasil) – Pontifícia Universidade Católica de Campinas Ricardo Garcia-Mira (Espanha) – Universidad A Coruña Serdar Degirmencioglu (Turquía) – Cumhuriyet University Sheila Gonçalves Câmara (Brasil) – Universidade Federal de Ciências da Saúde de Porto Alegre Veronica Morais Ximenes (Brasil) – Universidade Federal do Ceará Appuntamenti Incontri Iniziative Scambi culturali Pre-Conference Activities / September 3rd, 2014. Meetings with the city – guided local visits to the social projects and social movements from Fortaleza. Multilateral meetings/ gatherings of associations – spaces reserved for meetings and groups, it must be requested prior to the organizing committee of the 5th CIPC. Mini-Courses/Workshops – They are training spaces, theoretical and/or practical, lasting 4 hours, proposed by professors and professionals (graduated) with knowledge related to the themes. http://www.5cipc2014.org/ Pagina 19 7th European conference on positive psychology Amsterdam (Olanda), 2-4 luglio 2014 What are fundamental aspects of human flourishing? How can these aspects be used in interventions at the workplace, at schools and in communities? And how can policies be shaped for a flourishing society? These and many more topics will be addressed at the 7th European conference on positive psychology. Appuntamenti Incontri Innovative Themes: • How positive design and positive technology may increase the well-being of individuals, institutions and communities. • Positive aging: The sharp rise in the ageing population raises several questions about increasing costs in health care and sustainability of the workforce. How can we keep our elderly mentally fit and resilient to address these societal problems? • A world that is developing and sustainable: The recent economic crisis is a major burden for society and individuals in terms of financial, mental and social consequences. Does positive psychology hold answers to deal with these problems in order to create a sustainable and peaceful world where everyone is able to thrive? Iniziative Scambi culturali Keynote Speakers Barbara Fredrikson Love and health Appuntamenti Incontri Iniziative Scambi culturali Jan Walburg The promise of positive psychology for society John Helliwell World happiness Report Ernst Bohlmeijer Flourishing: so what? The antecedents and consequences of flourishing Hans Henrik Knoop State-of-the art in positive education Dora Gudmundsdottir & Nic Marks Economic crisis, wellbeing & sustainability Robbert Vallerand Positive psychology: passion & motivational processes Carmelo Vázquez Clinical Psychology and Positive Psychology: Opening translational dialogues Alistair Fraser People, Performance & Purpose. An integral approach Mihaly Csikszentmihalyi Future of Positive Psychology Contact Jan Walburg, Phd, CEO Trimbos-institute, Chair of the ECPP 2014 [email protected] 0031302971102 Neeltje Vogels, Msc, researcher Trimbos-institute [email protected] 0031302959305 Pagina 20 28th Conference of the European Health Psychology Society Anno XVI, Numero 29 26-30th August 2014 Innsbruck, Austria http://www.ehps2014.com/ The 28th Conference of the European Health Psychology Society will be hosted from 26-30th August 2014 in Innsbruck, Austria. The conference theme is “Beyond prevention and intervention: increasing well-being“. Registration is available throughout the conference opening hours, beginning on August 26th, 8am. Keynote Speakers Ruut Veenhoven, Erasmus University Rotterdam, NL Evidence based pursuit of happiness Suzanne Skevington, University of Manchester, UK What is Quality of Life and Wellbeing? Can we really measure these concepts and what does it mean? Karen Rook, University of California, USA Social Relationships and Management of Chronic Illness the Day-to-Day Adrian H. Taylor, Plymouth University, UK Physical activity, smoking cessation and snacking: New approaches to changing multiple health behaviours Appuntamenti Incontri Iniziative Scambi culturali Tracks The following 19 tracks have been proposed for EHPS 2014. • Well-being and Quality of Life • eHealth • Resilience • Stress and Coping • Social Support • Social Cognition Models • Health Behaviour Change Interventions • Self-Regulation and Illness Perception Interventions in Chronic Disease • Aging • Families and Children Pagina 21 Pagina 21 Questo avvincente testo di Gianvittorio Caprara approfondisce una varietà di temi particolarmente pregnanti per noi psicologi di comunità, che siamo impegnati ad aiutare, persone, gruppi e contesti organizzativi e comunitari a raggiungere i cambiamenti desiderati. Caprara ci conduce in un viaggio che esplora le molteplici variabili che influenzano la motivazione, dapprima secondo approcci teorici e studi empirici centrati su istinti, emozioni, bisogni e desideri,e sul rapporto tra personalità e motivazione. Documenta poi l‟importanza di una visione moderatamente positiva della vita che permette di anticipare la riuscita di scopi desiderati, e dunque di decidere di perseguirli ,ma anche della forza di volontà che trasforma il desiderare in riuscire. Decidere e volere rappresentano infatti due momenti essenziali e distinti della dinamica motivazionale. Mentre l‟intenzione concerne soprattutto i fattori che inducono ad assegnare la pre- cedenza ad una tendenza ad agire rispetto alle altre, la volontà o volizione concerne i fattori che avviano e sostengono l‟azione sino al raggiungimento dei propositi. Il libro Di Caprara è una miniera di idee e spunti su come affrontare i problemi che possono avvenire nelle diverse fasi. Per il formarsi di una intenzione sono cruciali valutazioni di accessibilità e utilità. Per la sua realizzazione occorre promuovere le capacità di autoregolazione. Nella fase decisionale occorre esaminare quali informazioni utilizzare per stimare l‟accessibilità e il valore delle mete che ci prefiggiamo, ma anche i nostri stili attribuzionali e soprattutto il nostro focus regolatorio dominante. Nella fase volizionale occorre predisporre e attuare le azioni necessarie per il raggiungimento degli scopi, ma anche incrementare le nostre capacità di persistenza di fronte alle difficoltà e agli ostacoli imprevisti, e le nostre abilità nel superare lo scoraggiamento e rafforzare l‟impegno dopo eventuali fallimenti. Caprara poi sottolinea come è attraverso il confronto con gli altri , singole persone, gruppi, modelli mediatici, che noi arriviamo a provare affetti diversi come gelosia, invidia vergogna, imbarazzo o orgoglio e compiacimento. Questi diversi affetti possono promuovere o ostacolare le nostre strategie motivazionali. In genere le persone insistono e migliorano nelle attività in cui il confronto con altri è gratificante e arricchente, mentre desistono da quelle nelle quali esso è sfavorevole o incongruente. Molto utili anche le indicazioni che Caprara offre su come promuovere l‟efficacia personale e collettiva. Anche se per quanto riguarda l‟efficacia collettiva l‟approccio di Caprara mi appare ancora troppo centrato su come l‟individuo percepisca l‟efficacia collettiva dei contesti in cui è membro. Infatti, Caprara ammette che “risulta ancora accertare sino a qual punto le convinzioni di efficacia collettiva dichiarate dai singoli rispecchino: a) il grado in cui l‟organizzazione o il gruppo sono effettivamente all‟altezza delle situazioni affrontate… e b) il grado in cui i membri del gruppo sanno imparare insieme dall‟esperienza traendo da essa la convinzione di costituire un‟entità collettiva efficace” (pag. 259). Alcune delle strategie di intervento degli psicologi di comunità a livello gruppale, organizzativo e comunitario mi sembra che invece hanno già documentato come questa efficacia collettiva si possa promuovere (Francescato e Zani 2013) Forse una integrazione delle conoscenze tra gli ambiti della psicologia social cognitiva e di comunità potranno portare a maggiore equità di pari opportunità e trattamento che possano diminuire l‟attuale divaricazione tra benessere collettivo e individuale. P. Mastrilli, R. Nicosia, M. Santinello, FrancoAngeli Milano, 2013 Avevamo davvero bisogno di un volume come questo. Dalla prima sperimentazione per mano di Caroline Wang a oggi, la letteratura sul photovoice si è enormemente arricchita, documentando come sia possibile coniugare la forza del linguaggio visuale, proprio della fotografia, alla riflessione critica di gruppi marginali, includendo così le loro voci nel processo decisionale che accompagna il cambiamento. Le esperienze di photovoive, nazionali e internazionali, narrate e illustrate con fotogrammi nel volume svelano il cuore della metodologia che ricordiamo non solo essere tesa a individuare areeproblema e mediante il dialogo critico sviluppare un'analisi condivisa della realtà, ma finalizzata a raggiungere amministratori, politici e cittadini stessi G.V. Caprara Il Mulino Bologna, 2013 Schede bibliografiche Schede bibliografiche Pagina 22 Donata Francescato per condurli "oltre il problema". Se come è ovvio la manualistica ci insegna a dare precedenza logica alla teoria per poi esemplificarla con la pratica, trovo che si potrebbe cominciare a leggere il volume anche da queste esperienze narrate che gli autori descrivono scrupolosamente per fare comprendere le reali potenzialità del metodo e dei risultati che si possono generare in termini di empowerment di comunità. Le aree tematiche prese in esame in queste esperienze vanno dalla vita degli studenti universitari, all'uso di stupefacenti da par- N. De Piccoli, a cura di, Carocci Roma, 2014 La riflessione psicosociale su “salute e malattia” è un tema centrale sia nella costruzione teorica su questi temi da parte di diverse discipline sia nella implementazione di pratiche che vadano al di là della riduzione o eliminazione di fattori nocivi. Da questo stesso punto prende avvio il testo curato da Norma De Piccoli per trattare il tema della salute, del benessere, della qualità della vita e della felicità nei paesi cosiddetti sviluppati. Mai come in relazione a temi come questi, infatti, il contesto emerge come elemento costitutivo del “sistema” e non mera scena su cui si svolgono le vicissitudini umane. Si tratta inoltre di un elemento costitutivo complesso: basti pensare alla sua dimensione economica. Se la recente crisi (che te di giovani, al miglioramento della vita di un quartiere sino alla percezione di differenze tra gay e lesbiche di colore e bianchi in sud Africa o all'impatto della guerra in Guatemala. Molti aspetti del photovoice sono ancora da implementare, come emerge da review di lavori internazionali: la qualità del processo di partecipazione e la durata del progetto; l'analisi e l'integrazione dei differenti dati raccolti; la possibilità di seguire e render conto nel tempo dell'impatto generato; il passaggio dallo scatto fotografico, quale azione di denuncia, all'a- zione sociale propriamente intesa. Questioni abbastanza familiari alla tradizione della ricerca partecipata i cui fondamenti teorici gli autori non mancano di approfondire con i dovuti rimandi alla pedagogia dell'oppresso di Freire e alla psicologia di comunità. La parte centrale del volume aiuta, invece, ad adottare una prassi che passo dopo passo spiega come debba evolvere il progetto dalla concettualizzazione del problema, passando per la formazione del gruppo di lavoro alla valutazione del processo. Cinzia Novara non è solo economica ma che in questa sfera trova la sua espressione più evidente e drammatica) ha messo in luce l‟importanza di una variabile come il reddito in riferimento alle condizioni di salute delle persone, è bene ricordare che questa relazione non è affatto lineare né esaustiva. Dati recenti sottolineano infatti come, oltre una certa soglia, il reddito lasci il posto ad altre variabili nel predire le condizioni di salute e benessere. In quest‟ottica, ad esempio, le diseguaglianze di salute – che si esprimono anche in un diverso accesso alle risorse ed alle strutture sociosanitarie – emergono immediatamente come un tema “sociale”. Il lettore troverà nel testo una rassegna aggiornata dei modelli teorici, spunti di riflessione multidisciplinari e per applicazioni operative (comprendendo anche aspetti metodologici) a diversi livelli. In particolare, i primi tre capitoli (di N. De Piccoli) che costituiscono la prima parte del libro si propongono di analizzare – in un‟ottica psicosociale non scontata – i concetti di salute e malattia (primo capitolo); di approfondire la prospettiva ecologico-sistemica sulla salute (attraverso le reti sociali, l‟integrazione, i contesti e le diseguaglianze); di distinguere e connettere i concetti di felicità, benessere e qualità della vita. La seconda parte del volume traduce i riferimenti epistemologici precedentemente trattati in tre temi specifici: il quarto capitolo (di A.R. Favretto e F. Zaltron) confronta la rappresentazione di salute e malattia di genitori e pediatri in relazione alle pratiche di accudimento di un bambino piccolo; il quinto capitolo (di C. Rollero) sistematizza le conoscenze che declinano la salute in un‟ottica di genere; il sesto capitolo (di C.O. Mosso ed E. Viola), infine, considera i rischi e le opportunità per sviluppare benessere nella popolazione anziana. Trasversale al volume è l‟attenzione al contesto in cui sono collocate le riflessioni: ciò lo rende un testo attuale e arricchente per operatori e ricercatori che abbiano come oggetto di studio, di interesse e/o di intervento “le risorse, individuali e sociali, che contribuiscono al superamento delle difficoltà e fungono da base per lo sviluppo del benessere e della qualità della vita, sia per i singoli sia per la collettività” (p. 19). Anno XVI, Numero 29 Schede bibliografiche Angela Fedi Pagina 23 C. Arcidiacono, I. Di Napoli, a cura di, Franco Angeli Milano, 2014 Schede bibliografiche Schede bibliografiche Pagina 24 La violenza degli uomini sulle donne, su scala mondiale, risulta una delle cause principali di morte nella fascia d‟età compresa tra i 15 e 40 anni. In Italia, un omicidio su tre avviene in ambito familiare e tra il 200 e il 2008 ci sono stai 340 casi di uomini che hanno ucciso la moglie, figli o altri familiari poi si sono suicidati. Questi sono alcuni dei dati presentati nel libro di Arcidiacono e Di Napoli che ha il grandissimo pregio di esplorare sopratutto la violenza sommersa , cioè le forme di violenza fisica e psicologica che vengono esercitate e che non sfociano necessariamente nei casi limiti che attraggono l‟attenzione della stampa e del pubblico, ma che sono molto più diffuse e spesso invisibili. Adottando una prospettiva ecologica multidimensionale, le autrici esplorano il tema della violenza a livello culturale, comunitario, individuale e relazionale, esplorando i vissuti dei molteplici attori coinvolti nel fenomeno. Particolarmente originali le indagini sui parroci che intervengono spesso in casi di violenza familiare ma senza nessun aiuto da parte di altre professionalità, e quella sui medici che sembrano timorosi nell‟affrontare questa problematica. Le interviste fatte ad operatori di consultori, ambu- latori di base e pronto soccorso rivelano situazioni contrastanti, dove solo in centri con alti livelli di professionalità ed impegno si riesca a costruire percorsi di solidarietà che accompagnano le vittime della violenza verso una risoluzione del problema. Ancora più interessanti sono le indagini che documentano come l‟invisibilità della violenza sulle donne derivi spesso da una condivisione di un principio di asimmetria nella relazione maschiofemmina, che appare già nelle relazioni tra fidanzati, quando le ragazze accettano di essere controllate dai loro partner e private della loro autonomia. Asimmetria che si riscontra anche nelle dinamiche relazionali di donne che si sono rivolte al Centro per le Famiglie di Napoli, dopo esperienze di separazione e divorzio. Dai casi descritti emerge anche la difficoltà delle donne nel confidarsi con i familiari, anche dopo continui episodi abuso e la loro riluttanza a denunciare il coniuge abusante. Spesso queste donne sembrano prigioniere di una cultura in cui la violenza coniugale non è considerata un reato ma quasi una prassi “normale” da tollerare e sopportare per mantenere unita la famiglia. In altri capitoli vengono esplorate le violenze contro la popolazione trans gender che avvengono sia in famiglia che in contesti extrafamiliari , da cui emerge come nelle esperienze familiari delle persone transgender, si presenta l‟impossibilità di sviluppare uno stile di attaccamento sicuro. Particolarmente importanti sono i contributi che illustrano gli interventi finalizzati al superamento della violenza sulle donne che prendono in trattamento anche gli uomini, propongono interventi di mediazione relazionale, offrendo protezione, supporto e ridefinizione dei processi decisionali della vita familiare. Pur affrontando il problema della violenza in una prospettiva di genere, l‟approccio proposto in tutti contributi è altamente innovativo in quanto mira alla costruzione di percorsi di intervento precoce a difesa delle donne ma anche di uscire dall‟ottica semplicistica della semplice demonizzazione del persecutore, cercando di analizzare gli effetti perversi della storica asimmetria tra uomo e donna, aggravata in questi tempi di crisi sociale ed economica, individuando strategie e strumenti di empowerment, nonché opportunità di prevenzione e supporto per tutti gli attori coinvolti. Donata Francescato Anno XVI, Numero 29 La rivista Community Psychology in Global Perspective. Interculture, well-being and Social Change è un progetto editoriale che nasce dalla convergenza di esperienze maturate in contesti culturali molti differenti tra loro e fa della diversità uno principi fondanti della sua politica. CPGP si propone di alimentare il dibattito scientifico internazionale e di diffondere la teoria e la ricerca nell‟ambito delle scienze sociali, con particolare – ma non esclusivo – riferimento ai temi, ai modelli e ai metodi che caratterizzano la produzione della psicologia di comunità. Quattro le caratteristiche essenziali del progetto. (1) La focalizzazione sui temi più che sulla matrice disciplinare dei contributi. Rientrano nell‟ambito d‟interesse della rivista (ma l‟elenco non è esaustivo) contributi su: i metodi di ricerca di comunità, la ricerca-azione partecipata, la prevenzione e il benessere, la valutazione degli interventi di comunità, lo sviluppo di comunità, l‟empowerment e le dinamiche di potere, la cittadinanza attiva e l‟azione collettiva, le minoranze e l‟inclusione sociale, il genere, l‟immigrazione e le relazioni interculturali, la giustizia sociale, la psicologia critica di comunità e l‟intervento clinico ecologico. In virtù di questa caratterizzazione, sono potenziali autori e lettori della rivista, oltre agli psicologi di comunità, gli psicologi sociali e clinici, gli scienziati sociali, gli urbanisti, gli etnografi, i sociologi, gli operatori sociali, di comunità e della salute. (2) La preferenza (seppur non rigidamente esclusiva di altri approcci) per lavori che adottano una prospettiva emica, situata ed ecologica. La rivista dà priorità a lavori che analizzano i modi con cui la cultura agisce come un framework che organizza e guida l‟esperienza e che utilizzano una prospettiva ecologica per approfondire la comprensione dei processi individuali, gruppali e sociali e per promuovere dinamiche di cambiamento sociale. (3) L‟apertura metodologica. Senza preclusioni di principio, e in linea con gli approcci teorico-metodologici sopra delineati, CPGP privilegia contributi che utilizzano disegni di ricerca misti e/o disegni di ricerca qualitativa, situata e sul campo. (4) La vocazione internazionale e la sensibilità alla diversità culturale. La rivista intende porsi come uno spazio per la pubblicazione di lavori provenienti da tutte le aree del mondo, anche e soprattutto quelle aree che sono attualmente sottorappresentate nelle riviste scientifiche di settore. Schede bibliografiche Queste caratteristiche rendono CPGP un canale di pubblicazione che arricchisce l‟attuale panorama delle riviste internazionali, senza duplicare né sovrapporsi alle opzioni già disponibili. CPGP è una rivista con elevati standard di qualità che utilizza un sistema di peerreview. È pubblicata con cadenza semestrale in formato elettronico ed è open access (http://siba-ese.unisalento.it/index.php/cpgp). La rivista accoglie articoli di ricerca su temi di rilievo per la teoria, il metodo e la pratica della psicologia di comunità, saggi teorici e rassegne della letteratura, e brevi report di interventi o ricerche-intervento che toccano temi sensibili per la pratica professionale e/o per lo sviluppo della teoria. Fondatori della rivista e Editors sono: Caterina Arcidiacono (Università Federico II Napoli, Italia), Anne E. Brodsky (University of Maryland, Baltimore County, USA), Terri Mannarini (Università del Salento, Italia) e Christopher Sonn (Victoria University, Melbourne, Australia). Pagina 25 Rivista di psicologia di comunità n.2/2013 Psicologia di comunità 2/2013 Legami familiari violenti e prospettive di comunità, FrancoAngeli, Milano Schede bibliografiche Schede bibliografiche Pagina 26 Il nucleo monotematico della Rivista Psicologia di comunità: Legami familiari violenti e prospettive di comunità, raccoglie contributi che si riferiscono a due temi principali, connessi tra loro: il primo focalizza la genesi e l‟evoluzione della violenza familiare considerata nei suoi risvolti psicodinamici e psicosociali e riferita sia ai contesti che la descrivono e la definiscono, sia alle ripercussioni intergenerazionali (cfr. i contributi di Salerno; di Paul e Zaouche Gaudron; di Brustia et al.). La violenza delle relazioni affettive, e questo è il secondo tema, conduce al perpetrarsi di modelli infantili interiorizzati che si manifestano attraverso condotte aggressive come nel caso degli adolescenti abusanti (cfr. i contributi di Ammirata et al.; di Bertorotta). Il volume si inserisce in un momento storico e sociale in cui quasi quotidianamente storie di violenza sconvolgono la vita di molte persone e costellano la cronaca di città e paesi del mondo. Il fenomeno comporta interventi specifici e diversificati da parte di vari servizi e istituzioni (centri specialistici, polizia, servizi sociali e sanitari, scuola, ecc), che, tuttavia, in un‟ottica di comunità, riconoscono e condividono sempre più l‟esigenza di una sinergia al fine di garantire anche una evoluzione adeguata ed efficace dei percorsi attivati in emergenza. Un‟ulteriore esigenza recepita da più parti è quella relativa alla necessità di far emergere il comportamento violento nella sua entità ed ampiezza, aspetto che, ad esempio, sta implicando un crescente sviluppo di Osservatori ed enti deputati alla rilevazione nonché alla elaborazione di proposte concrete, con l‟obiettivo comune di produrre un lento ma necessario cambiamento culturale. La necessità di agire su pregiudizi, stereotipi e sistemi di pensiero per contrastare la violenza familiare, è già stata auspicata dall‟OMS (2002) che propone, in particolare nell‟ambito della prevenzione dei comportamenti violenti, un approccio ecologico, attento al particolare e al complesso a llo s tes s o te mp o (Pedrocco Biancardi, 2012). Una visione sistemica, infatti, consente di tenere in considerazione l‟interazione tra i diversi fattori di rischio che agiscono a livello individuale, familiare, comunitario, sociale ed economico e in momenti diversi del ciclo di vita. Bacciconi e Martucci (2010) relativamente all‟esperienza di rete dell‟ONVD (Osservatorio Nazionale sulla Violenza Domestica) notano che: Soprattutto gli operatori (…) e le istituzioni sono coinvolte in un circuito ove le relazioni si rincorrono ed entrano in una connessione circolare, entrano in qualche modo “in rete” (…) avviando un mutamento di cultura della società, delle sue strutture, del loro modo d‟essere. È insomma cambiato qualcosa, non nel senso che il fenomeno della violenza domestica si sia palesemente ridotto, ma nel senso che più attente e attrezzate sono le strutture di intervento, maggiori diventano gli strumenti di contrasto e più mirati (…) gli strumenti assistenziali e quelli di prevenzione (p.15). A tal proposito, anche il nostro panorama giuridico, negli ultimi anni, si è arricchito di nuove leggi e decreti (si pensi alla legge del 23 aprile 2009, n. 38 e al decreto legge 14 agosto 2013, n.93) e il tema della prevenzione e della formazione delle figure professionali, è centrale nella Convenzione di Instanbul, -che offre garanzie e diritti alle vittime di reati-, ratificata in Italia il 19 giugno del 2013. La Convenzione si fonda su quelli che de BoerBuquicchio (2010) ha definito i principi della 4PPrevenzione, Protezione delle vittime, Punizione degli autori ma anche Politiche integrate, riconoscendo sempre più necessarie azioni coordinate e globali. La formazione, la sensibilizzazione e la concertazione sociale tra pubblico e privato, rappresentano una sfida ma anche i punti di partenza indispensabili per far fronte alla complessità dei contesti violenti scaturita da svariati fattori. A tal proposito, Chiaromonte (2010) riporta l‟attenzione sul fatto che spesso le vittime di sesso femminile, già sin dall‟adolescenza, hanno vissuto tipologie di relazioni violente e la violenza a volte continua anche quando la storia è finita e la donna ha denunciato. Tale complessità emerge con forza soprattutto nel lavoro di quei servizi che accompagnano le donne e i loro figli nel percorso di uscita dalla violenza aiu- tandole a prendere coscienza, a superare il sentimento di impotenza e, pian piano, a riappropriarsi della propria vita. Tra gli interventi specifici centrati sulla protezione delle donne e/o del nucleo madrifigli, Amman Gainotti, Pallini e Pasconcini (2006) descrivono l‟attività di tre Centri Antiviolenza a Roma gestiti dall'associazione Differenza Donna che offrono servizi di accoglienza, counseling, ospitalità a donne e bambini, oltre che orientamento per un inserimento lavorativo e l‟inclusione sociale. A Palermo, ancora, opera il centro antiviolenza Le Onde Onlus (www.leonde.org) che garantisce uno spazio di ascolto alle donne vittime, effettua una valutazione del rischio e dell‟eventuale necessità di inserimento nelle case di accoglienza della donna e dei figli. Alcune di queste esperienze, a partire dall‟attenzione rivolta alle madri, hanno poi sviluppato uno spazio dedicato anche ai bambini che possono, in tal modo, esprimere le sofferenze e rompere il silenzio, come accade nel progetto P’titsYeux, P’tites Oreilles, dell’associazione francese Regain (Grams, 2010). Anno XVI, Numero 29 Tratto dall'introduzione di A.M. Di Vita e V. Granatella Il prossimo numero della rivista di Psicologia di comunità n.1/2014 SOMMARIO Presentazione del numero Nuove dipendenze e intervento di comunità a cura di Gioacchino Lavanco e Loredana Varveri SAGGI Dal secolo del sesso al millennio delle addiction? Note su una “nuova sindrome” di Mauro Croce Il disturbo di acquisto compulsivo: validazione di uno strumento di assessment di Loredana Varveri e Santo Di Nuovo Overdose da gioco d‟azzardo: analisi di profili e nodi critici di Daniela Capitanucci e Graziano Bellio Schede bibliografiche Mobile addiction e prevenzione attraverso il gruppo dei pari di Gioacchino Lavanco, Loredana Varveri e Carolina Messina La dipendenza da videogiochi di Floriana Romano e Milena Conti Cyberbullismo e video peer education di Gioacchino Lavanco, Cinzia Novara e Cinzia Amoroso NOTE E DISCUSSIONI A chi tocca farlo? Problematiche di conciliazione famiglia-lavoro nelle coppie a doppia carriera. di Angela Maria Di Vita, Alessandra Ciulla, Maria Garro, Paola Miano Un laboratorio di musicoterapia in carcere: educare i minori reclusi tramite l‟elemento sonoro di Mario Danilo Rosa SCHEDE BIBLIOGRAFICHE di Cinzia Amoroso, Valentina Petralia, Loredana Varveri ABSTRACTS Pagina 27 ISCRIZIONE SIPCO 2014 Ringraziando i soci che hanno già rinnovato l‟iscrizione alla SIPCO per il 2014, ricordiamo a chi non avesse ancora provveduto a farlo che è possibile regolarizzare il proprio tesseramento mediante versamento o bonifico. Il versamento o bonifico va effettuato sul conto corrente bancario: 100000071943 intestato a: SIPCO - Società Italiana Psicologia di Comunità. Iban: IT76X0335901600100000071943 - Bic: BCITITMX FILIALE filiale di Milano. Contrassegno filiale: 05000 Piazza Paolo Ferrari, 10 20121 Milano QUOTE DI ISCRIZIONE SOCI Euro 110,00 (72+38 abbonamento annuale, due numeri, a Psicologia di comunità) ordinari e aderenti Euro 64,00 (26+38 abbonamento annuale, due numeri, a Psicologia di comunità) junior. Per chi deve rinnovare l‟iscrizione: È necessario effettuare il versamento e inviarne una copia elettronica a: • Elena Marta ([email protected]) • Maura Benedetti ([email protected]) Per coloro che volessero diventare soci: occorre scaricare la scheda dal sito SIPCO e inviarla compilata insieme al Curriculum al Presidente [email protected]. L’accettazione verrà comunicata quanto prima, a seguito della approvazione della richiesta da parte del Direttivo. Non appena approvata la richiesta, per regolarizzare l'iscrizione sarà poi necessario effettuare il pagamento tramite bonifico bancario o bollettino postale della quota annuale si iscrizione. La/Il sottoscritta/o ....................................................................... nata/o a............………...............................…… il............................ residente in via ............................................................................. Città.............................…......................... Cap...............…............. CF................................................................................................... Telefono casa.................................. fax.................................. Telefono uff......................................fax.................................. PSICOLOGIA DI COMUNITÀ NEWSLETTER E-mail …………………………………………………………………………...….. laureato/a in .................................................................…….......... specializzato/a in.......................................................................... esperienze in Psicologia di Comunità ........................................................................................................ ........................................................................................................ che svolge attività di .............................................…….............. con la qualifica di ........................................................................ chiede di iscriversi alla SIPCO. Data........................ Firma..................................................…...... Società Italiana di Psicologia di Comunità Direttore: Patrizia Meringolo Realizzazione: Gruppo di Psicologia di Comunità dell‟Università di Palermo e di Bologna Tutto il materiale da pubblicare va inviato via e-mail a [email protected] Questo numero è stato coordinato da Cinzia Novara e Cinzia Albanesi e chiuso il 22 maggio 2014 I numeri della newsletter sono pubblicati e possono essere scaricati da www.sipco.it
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