In Italia EURO 1,40 MARTEDÌ 11 FEBBRAIO 2014 ANNO 139 - N. 35 Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Servizio Clienti - Tel 02 63797510 7 Fondato nel 1876 RILEGGERE (BENE) I FATTI DEL 2011 Milano La Casa del Manzoni: memoria da salvare Per 700 milioni Partite Champions League su Mediaset dal 2015-16 Con il Corriere Collana Grandangolo Primo libro: Platone di Giangiacomo Schiavi e Armando Torno a pagina 21 di Massimo Sideri a pagina 41 Oggi in edicola a 1 euro più il prezzo del quotidiano Giannelli Tensione più alta L’EMERGENZA DIMENTICATA © RIPRODUZIONE RISERVATA di MARIA TERESA MELI «H «A Politica e poteri Napolitano: nessun complotto IL CIRCOLO VIZIOSO CHE CI RENDE OSTAGGI FI e Grillo attaccano. Il Pd: agì nell’interesse del Paese di ANGELO PANEBIANCO L’anticipazione del libro di Friedman sulla torrida estate politica del 2011, con i contatti Napolitano-Monti in vista di un suo futuro governo, piomba sull’inverno altrettanto agitato della politica 2014. Il Quirinale nega ogni complotto e definisce «solo fumo» la vicenda. FI attacca ma non accoglie l’invito di Grillo a sottoscrivere l’impeachment. La maggioranza è con il Colle. Il voto svizzero che chiude agli stranieri Gentile Direttore, posso comprendere che l’idea di «riscrivere», o di contribuire a riscrivere, «la storia recente del nostro Paese» possa sedurre grandemente un brillante pubblicista come Alan Friedman. Ma mi sembra sia davvero troppo poco per potervi riuscire l’aver raccolto le confidenze di alcune personalità (Carlo De Benedetti, Romano Prodi) sui colloqui avuti dall’uno e dall’altro — nell’estate 2011 — con Mario Monti, ed egualmente l’avere intervistato, chiedendo conferma, lo stesso Monti. CONTINUA A PAGINA 3 CONTINUA A PAGINA 36 DA PAGINA 2 A PAGINA 5 CORRIERE DEL TICINO / TATIANA SCOLARI I festeggiamenti dell’Udc. Il primo da sinistra è il segretario cantonale ticinese Eros Nicola Mellini I frontalieri: ci sarà bisogno di noi di CLAUDIO DEL FRATE L inea dura di Bruxelles dopo la vittoria, in Svizzera, del referendum anti immigrati: la limitazione mette a rischio i rapporti tra l’Unione Europea e il governo di Berna. Si valuta se bloccare i negoziati per i nuovi accordi. ALLE PAGINE 10 E 11 Caizzi, Di Stefano con un intervento di Fulvio Pelli Diplomazia e giustizia L’imbarcazione dei pescatori uccisi Italia contro India per le accuse ai due marò: non siamo terroristi di DANILO TAINO A PAGINA 12 Piccolillo L e forti personalità che di tanto in tanto appaiono possono fare la differenza. Ma spesso falliscono, non riescono a prevalere su poteri diffusi e anonimi che se ne sentono minacciati. Il tentativo di Matteo Renzi di ridare forza alla politica rappresentativa allo scopo di dare forza a se stesso, si sta scontrando con ostacoli potenti. Un filo rosso lega la decisione della Corte costituzionale di gettarci fra i piedi il sistema proporzionale e quella dell’ex magistrato Pietro Grasso di costituire il Senato come parte civile contro Silvio Berlusconi. Nel primo caso si è servita all’Italia una polpetta avvelenata: se il Parlamento, a causa delle sue divisioni, non rimedierà, la politica parlamentare che uscirà da elezioni con la proporzionale pura sarà ancor più degradata e impotente di quanto già non sia. Breda, Di Caro, Friedman, Nicastro, Verderami di ALDO CAZZULLO A PAGINA 19 ALLE PAGINE 6 E 7 Trocino di MONICA GUERZONI Dopo la ricostruzione di Friedman sul Corriere sui mesi che precedettero la caduta di Berlusconi Il Papa festeggia con 25 mila fidanzati apa Francesco festeggerà San Valentino con 25 mila fidanzati italiani, francesi, spagnoli, americani, asiatici. L’incontro (11.30 di venerdì prossimo in piazza San Pietro) non ha precedenti nella storia della Chiesa. «Non sono ancora sposati, ma si amano e vogliono amarsi per sempre»: questa la motivazione. A PAGINA 7 Il sindaco: ora si va sull’ottovolante A PAGINA 7 Iniziativa per San Valentino. La motivazione: vogliono amarsi per sempre P desso si comincia ad andare sull’ottovolante»: così Matteo Renzi risponde alla chiamata del capo dello Stato. Il segretario del Pd non ritiene che sia una cosa seria la manfrina che si sta inscenando intorno al governo «paralitico» guidato da Enrico Letta. Una giornata carica di tensione tra i dubbi sulla tenuta dell’esecutivo e le ipotesi su possibili alternative, un bis di Letta, un governo Renzi o le urne anticipate. Il premier Enrico Letta e il duello con Matteo Renzi, segretario del Pd: situazione insostenibile, ma non mi dimetto. Il capo dello Stato cerca la mediazione: in serata colloquio con il sindaco di Firenze. L’incontro ha preceduto quello, atteso e annunciato, con il presidente del Consiglio, che potrebbe tenersi nelle prossime ore o giovedì. Il no alla staffetta di Palazzo Chigi o sentito dire che mi dimetto, ma non è vero. Io non lascio. Sono tutte chiacchiere infondate». Il premier Enrico Letta reagisce con parole nette. Sa di essere in una morsa, sottoposto al pressing dei renziani. E sa che deve reagire. Ai suoi confida: «Il Colle mi sostiene al cento per cento». ANSA / ANEESH DAS 9 771120 498008 40 2 1 1> Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano L’ convulsioni e l’epilogo di una fase da dimenticare. Ma suona piuttosto singolare: anche perché, se ci fosse stata congiura, Berlusconi non l’avrebbe consentita. Rileggere in modo strumentale alcuni episodi avvenuti in quei mesi non basta a restituire credibilità al complotto; né a mettere sotto tiro il presidente della Repubblica. Le reazioni dimostrano piuttosto l’avvelenamento delle relazioni politiche; l’incapacità, da parte di molti, di leggere con lenti oggettive quanto è accaduto; e la tendenza sempre più diffusa a usare il Quirinale come parafulmine di vicende nelle quali ha svolto un ruolo obbligato. Altrimenti, non si spiega nemmeno perché sia stato Berlusconi il primo a chiedere al capo dello Stato di ricandidarsi di fronte a un Parlamento lacerato: nel 2013, e cioè due anni dopo il presunto «complotto» che si cerca implicitamente di accreditare. Non si può escludere nemmeno che l’obiettivo sia proprio il secondo settennato al Quirinale: magari sfruttando la richiesta di messa in stato d’accusa di Napolitano, avanzata dal movimento di Beppe Grillo. Ma per il momento, l’unico vero «golpe» sembra essere quello involontario di una politica alla ricerca eterna di scorciatoie e scaricabarile. Il rischio non è che un presidente della Repubblica pensi a come rimediare agli errori e ai limiti di un governo. Il vero pericolo è che anche questa possibilità si esaurisca, e il «dopo» sia disegnato e deciso direttamente dagli esponenti di un potere sovranazionale dal quale, piaccia o no, l’Italia non può prescindere. Il premier e il duello con il segretario: non mi dimetto Letta: situazione insostenibile Il Quirinale media con Renzi di MASSIMO FRANCO idea che di fronte a una situazione in bilico un capo dello Stato sondi la possibilità di governi alternativi non deve scandalizzare, ma paradossalmente rassicurare. E il fatto che Mario Monti fu contattato per Palazzo Chigi anche quando al Quirinale c’era Carlo Azeglio Ciampi, quindi prima di Giorgio Napolitano, rappresenta una conferma: che l’Italia da tempo aveva coalizioni scelte a furor di popolo, eppure in costante affanno e incapaci di rispettare gli impegni presi con l’elettorato e l’Unione Europea; e che, agli occhi delle istituzioni italiane e continentali, a torto o a ragione, Monti era visto come una garanzia per arginare la speculazione finanziaria all’attacco del Paese. Sulla parentesi successiva del Professore che ha voluto far politica è meglio non addentrarsi. Bisognerebbe invece tornare ai mesi un po’ lunari nei quali esisteva un governo guidato da Silvio Berlusconi, che la comunità internazionale non riteneva credibile. Tra l’altro, a quei tempi la Lega era in rotta di collisione sulla riforma delle pensioni. La maggioranza parlamentare si reggeva in piedi con la colla di pochi voti raccattati qui e là. E, soprattutto, con i mercati in ebollizione l’esposizione debitoria stava avvicinando rapidamente l’Italia al collasso. Senza tenere a mente questo sfondo non è possibile analizzare le mosse di Napolitano di allora; e forse neanche le più recenti. La tesi, cara a una parte del centrodestra e, di colpo, a una filiera trasversale di avversari del Quirinale, secondo la quale quel governo fu vittima di un complotto, è comprensibile: permette di scaricare all’esterno le Roma, Piazza Venezia 5 Tel. 06 688281 www.corriere.it La lettera Ecco la storia reale di quell’anno difficile di GIORGIO NAPOLITANO 2 Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera Primo Piano Quirinale Il caso Le date Dalla lettera della Bce alle dimissioni del governo Monti 5 agosto 2011 9 novembre 2011 13 novembre 2011 17-18 novembre 2011 6 dicembre 2012 8 dicembre 2012 La lettera Bce Il governatore della Bce Trichet, e quello in pectore Draghi, scrivono una lettera segreta al governo Berlusconi indicando una serie di misure da realizzare Senatore a vita Giorgio Napolitano nomina Mario Monti senatore a vita. La decisione viene interpretata come l’ultimo passo prima che gli sia affidata la guida del governo La nomina Il capo dello Stato conferisce l’incarico a Monti: «È il momento del massimo senso di responsabilità per fare uscire il Paese dalla fase più acuta della crisi finanziaria» In Parlamento L’esecutivo Monti ottiene la fiducia alla Camera (556 sì e 61 no) e al Senato (281 sì 25 no). Gli unici a votare contro sono i gruppi parlamentari della Lega Nord Il no del Pdl Dopo settimane di tensioni con l’esecutivo il Popolo della Libertà lascia la maggioranza. Lo annuncia il segretario Alfano: «Silvio Berlusconi torna in campo» Dimissioni Al termine di un colloquio con il premier il capo dello Stato annuncia che Monti rimetterà il mandato dopo l’approvazione della legge di stabilità (21 dicembre) CORRIERE DELLA SERA Monti e i colloqui dell’estate 2011 Asse Grillo-FI contro il Colle Gli eventi che precedettero la caduta del Cavaliere La difesa del Pd. E Letta: «Vergognosa mistificazione» La vicenda La ricostruzione Quei colloqui a cinque mesi dall’incarico Un’anticipazione dal libro di Alan Friedman Ammazziamo il Gattopardo (Rizzoli), pubblicata ieri dal Corriere, rivela che i colloqui tra Monti e Napolitano nell’estate del 2011 hanno preceduto di 4 o 5 mesi l’incarico da premier all’allora presidente della Bocconi (13 novembre). Lo stesso Monti ammette: sì, mi diede segnali La conferma De Benedetti: Mario mi chiese consigli in agosto ROMA — La ricostruzione è dettagliata e l’effetto è esplosivo. L’anticipazione del libro di Alan Friedman sui contatti tra Giorgio Napolitano e Mario Monti in vista della nascita di un possibile governo già nel giugno del 2011, sei mesi prima delle dimissioni di Berlusconi da Palazzo Chigi, provocano un terremoto che costringe tutti i protagonisti della politica ad intervenire. Schierandosi con o contro il capo dello Stato. La difesa — netta e sdegnata — dell’operato del presidente arriva da tutte le forze di maggioranza, e in particolare scendono in campo sia Enrico Letta che Matteo Renzi. Monti stesso cerca di limitare le conseguenze della sua intervista spiegando che nell’estate del 2011 ebbe dal capo dello Stato «dei segnali: mi aveva fatto capire che in caso di necessità dovevo essere disponibile. Ma è assurdo che venga considerato anomalo che un presidente della Repubblica si assicuri di capire se ci sia un’alternativa se si dovesse porre un Il racconto Prodi ricorda: ne parlammo a fine giugno Romano Prodi ricorda «una lunga e amichevole conversazione» con Monti a fine giugno 2011. Anche lui diede un consiglio al futuro premier: «Il succo della mia posizione è stato molto semplice: “Mario, non puoi fare nulla per diventare presidente del Consiglio, ma se te lo offrono non puoi dire di no”» riva una ricostruzione dei fatti per spiegare che si tratta di «fumo, solo fumo», è Forza Italia che sembra avere tra i piedi la palla che può decidere la partita. Ed è Forza Italia che, La web serie Le rivelazioni del libro di Friedman e le dodici puntate su Corriere.it Uscirà domani il libro di Alan Friedman Ammazziamo il Gattopardo (Rizzoli, 300 pagine, 18 euro). Corriere.it mette online tutte le dodici puntate della nuova web serie, basata sul volume, realizzata dal giornalista per CorriereTv (si intitola, appunto, Ammazziamo il Gattopardo). Nelle puntate parlano, oltre a Mario Monti, anche gli ex presidenti del Consiglio Romano Prodi, Giuliano Amato, Massimo D’Alema, Silvio Berlusconi e il segretario del Partito democratico Matteo Renzi. Tra gli intervistati anche Emma Bonino e Corrado Passera. al momento, la tiene a centrocampo. Perché con toni scandalizzati chiede sì «chiarezza e verità» rispetto a quello che è stato — a seconda delle voci — un «complotto», un’operazione «illegittima», una «manovra contro la democrazia», ma non arriva a sostenere, nel Comitato ad hoc che si è riunito per la prima volta ieri, la richiesta di impeachment del Movimento 5 Stelle, bensì «tempo» per approfondire la questione. Se sia solo un modo per capire meglio i termini della questione e per sferrare poi l’attacco finale, o se sia la volontà di Berlusconi di tenere l’arma come deterrente o come strumento di pressione sul capo dello Stato e sugli avversari per trattare i prossimi passaggi, lo si capirà dall’evolversi di questi caotici giorni. Ma al momento, se il cammino orchestrato dal presidente del Comitato, Ignazio La Russa, arriverà alla sua prevedibile conclusione, oggi quando si voterà sull’archiviazione del procedimento, la maggioranza di Pd, Scelta civica, Ncd , probabilmente anche con la Lega, batterà numericamente quella dei grillini e dei forzisti. La richiesta però potrà essere riformulata in Aula, e il procedimento riaprirsi, se il 20% dei parlamentari lo richiederà, ovvero se l’asse tra FI e M5S si salderà. Per ora siamo appunto alla fortissima richiesta di chiarezza, formulata di buon mattino da tutta FI e dai capigruppo Romani e Brunetta. Richiesta reiterata in serata anche dopo la lettera di Napolitano perché, dice il presidente dei senatori, «il capo dello Stato non nega e non convince». «Non possono impedirci di lavorare La rivelazione Lo scrisse per il presidente della Repubblica mesi prima della nascita del governo Monti Quel piano segreto di Passera per l’economia di ALAN FRIEDMAN L’editore Carlo De Benedetti racconta a Friedman che Monti, già ad agosto 2011, parlò con lui della possibilità di essere chiamato alla guida del governo. Il futuro premier chiese all’imprenditore «se a lui sarebbe convenuto accettare la proposta». In agosto «in realtà aveva già parlato con Napolitano», dice De Benedetti problema. Anni prima anche Ciampi discretamente mi contattò per sapere se a certe condizioni sarei potuto essere disponibile». Ma mentre dal Quirinale ar- Un documento di 196 pagine per il «rilancio» N el mezzo della tempesta economica e della crisi dell’euro dell’estate del 2011, mentre il capo dello Stato stava mettendo in stand-by Mario Monti per un eventuale incarico alla presidenza del Consiglio, l’allora amministratore delegato di Banca Intesa, Corrado Passera, stava stilando un documento segreto di 196 pagine per Giorgio Napolitano. Sono giorni terribili. Lo spread tra titoli di Stato italiani e quelli tedeschi passa dal primo giugno al 2 luglio da 173 punti a 301. Il 5 agosto arriverà la celebre lettera della Banca centrale europea che chiede esplicitamente interventi per stabilizzare finanziariamente il Paese. Il 20 settembre ecco il declassamento di Standard & Poor’s. In quegli stessi mesi Passera propone a Napolitano un piano per il rilancio dell’economia, che comprende «un vero shock strutturale positivo», intitolandolo: «Un Grande Piano di Rilancio». Monti, nella sua video intervista per il libro Ammazziamo il Gattopardo, ha confermato che conosceva bene il documento del banchiere e che «una volta con il presidente Napolitano mi è capitato, tra lui e me, di fare riferimento a questo lavoro di Passera». Nella prima bozza di agosto, come nella quarta versione di novembre in nostro possesso, saltano fuori svariati obiettivi, compreso quello di raggiungere una crescita di almeno il 2% all’anno nel medio periodo; portare i conti pubblici in pareggio già entro il 2012 e riportare il debito pubblico intorno al 100% del Prodotto interno lordo (Pil) entro tre anni. C’era, sempre nella quarta bozza, la reintroduzione dell’Ici sulla prima casa, l’aumento dell’Iva a 23% entro settembre 2012, e un piano per abbattere il debito anche grazie alla presunta raccolta di 85 miliardi di euro con una tassa patrimoniale del 2% su tutta la ricchezza immobiliare esclusa la prima casa, i depositi bancari e i titoli di Stato. La recessione ha fatto sì che nel 2012 il Pil si sia contratto del 2,4%. Il rapporto deficitPil invece di essere in pareggio è arrivato, sempre nel 2012, al 3%. Il debito-Pil è salito invece a fine 2012 a 127% (oggi è al 133%). L’Imu sulla prima casa è stata introdotta nel dicembre 2011. L’Iva è stata aumentata da 20 a 21% nel dicembre 2011, mentre oggi è al 22%. Il piano della patrimoniale non è stato mai adottato. Viene fuori dal documento un senso di grande fretta, comprensibile dal punto di vista di chi lo scriveva, salvo il fatto che c’era ancora in sella un governo, anche se con una maggioranza litigiosa e rancorosa. «Nelle ultime settimane si è perso un grande patrimonio di credibilità che occorre ricostruire al più presto», si legge nel documento. «Per rimettere in carreggiata l’Italia serve un Grande Piano di Rilancio per la crescita e la riduzione del debito con un’ampiezza circa diecci volte maggiore di quella recentemente inttrodotta e con molta maggiore enfasi sulla c crescita sostenibile. Non proporla agli italian ni, adesso e con sincerità, costruendo il vasto cconsenso necessario attraverso la condivissione di benefici e sacrifici, potrebbe, in ttempi brevissimi, mettere a serio rischio la n nostra economia, e forse, la nostra stessa d democrazia». Bisognerà aspettare qualche mese perché Pas Passera venga poi incaricato nel governo Mon Monti di guidare il ministero dello Sviluppo econ economico. Ma in quell’estate si stava già lavora vorando per quanto sarebbe accaduto il 12 novembre del 2011. © RIPRODUZIONE RISERVATA Gli appunti Il frontespizio e l’ultima pagina della quarta bozza (la prima è di agosto) del documento che Passera propose a Napolitano nel novembre 2011 LEGGI l’intero documento che Corrado Passera ha inviato nel 2011 a Giorgio Napolitano su www.corriere.it Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014 Primo Piano 3 16 novembre 2011 a una ricostruzione dei fatti che sia esaustiva e parta anche prima degli accadimenti di cui tratta il libro: qui siamo di fronte a un premier auto-incaricato che fa le consultazioni ad agosto a casa di De Benedetti, e siamo di fronte a un capo dello Stato che nomina due presidenti del Consiglio non eletti, Letta e Monti...», detta la linea Giovanni Toti, aggiungendo che la verità è «importante non solo per il passato ma anche per il futuro, perché a giorni potrebbe nascere un altro governo...». Anche questo «non legittimato dal voto», se a guidarlo fosse Renzi... Sull’impeachment però si usa prudenza: «Non vogliamo la testa di nessuno, ma vogliamo la verità...», insiste Toti. Ma l’ala dura — da Minzolini alla Santanchè — scalpita e non esclude affatto un asse compatto con Grillo. Ipotesi che fa intervenire a difesa di Napolitano il presidente del Consiglio, che parla di «tentativo di vergognosa mistificazione della realtà» nei confronti delle «funzioni di garanzia» svolte dal Quirinale. E Il segretario Renzi: inaccettabile l’attacco di queste ore contro il capo dello Stato che, anche in quella circostanza agì nell’interesse degli italiani La strategia Gli azzurri non arrivano a sostenere l’impeachment ma chiedono tempo per approfondire. Toti: «Vogliamo la verità» ✒ Alle ore 17 del 16 novembre 2011 Mario Monti giura davanti al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel salone delle Feste al Quirinale. Con il giuramento di tutti i ministri il nuovo governo, in attesa di ottenere la fiducia dalle Camere, è nella pienezza delle sue funzioni. Dopo le foto di rito il capo dello Stato dichiara: «Sono soddisfatto, questo governo nasce in un clima positivo, me ne compiaccio». Napolitano conclude facendo «vivissimi auguri» a Monti e ai ministri «per il difficile compito che li attende» (Afp) La lettera ❜❜ se, insiste Letta, «le strumentalizzazioni in corso tentano di rovesciare ruoli e responsabilità in una crisi i cui contorni sono invece ben evidenti e chiari», stupisce «la contemporaneità di queste insinuazioni con il tentativo in corso da tempo da parte del M5S di delegittimare il ruolo di garanzia della presidenza della Repubblica». Sulla scia di Letta e in collisione con Forza Italia va anche Matteo Renzi, che prima di salire in serata al Colle definisce «inaccettabile l’attacco di queste ore contro il presidente Napolitano. Al capo dello Stato, che come sempre anche in quella circostanza agì nell’interesse esclusivo degli italiani, va la più affettuosa solidarietà delle democratiche e dei democratici». Napolitano: ecco i fatti Un complotto? È fumo, soltanto fumo di GIORGIO NAPOLITANO SEGUE DALLA PRIMA Naturalmente non poteva abbandonarsi ad analoghe confidenze (anche se sollecitate dal signor Friedman), il presidente della Repubblica, che «deve poter contare sulla riservatezza assoluta» delle sue attività formali ed egualmente di quelle informali, «contatti», «colloqui con le forze politiche» e «con altri soggetti, esponenti della società civile e delle istituzioni» (vedi la sentenza n.1 del 2013 della Corte Costituzionale). Nessuna difficoltà, certo, a ricordare di aver ricevuto nel mio studio il professor Monti più volte nel corso del 2011, e non solo in estate: conoscendo da molti anni (già prima che nell’autunno 1994 egli fosse nominato Commissario europeo su designazione del governo Berlusconi), e apprezzando in particolare il suo impegno europeistico che seguii da vicino quando fui deputato al Parlamento di Strasburgo. Nel corso del così difficile — per l’Italia e per l’Europa — anno 2011, Monti era inoltre un prezioso punto di riferimento per le sue analisi e i suoi commenti di politica economico-finanziaria sulle colonne del Corriere della Sera. Egli appariva allora — e di certo non solo a me — una risorsa da tener presente e, se necessario, da acquisire al governo del paese. Ma i veri fatti, i soli della storia reale del paese nel 2011, sono noti e incontrovertibili. Ed essi si riassumono in un sempre più evidente logoramento della maggioranza di governo uscita vincente dalle elezioni del 2008. Basti ricordare innanzitutto la rottura intervenuta tra il Pdl e il suo cofondatore, già leader di Alleanza nazionale, il successivo distacco dal partito di maggioranza di numerosi parlamentari, il manifestarsi di dissensi e tensioni nel governo ( tra il presidente del Consiglio, il ministro dell’Economia ed altri ministri), le dure sollecitazioni critiche delle autorità europee verso il governo Berlusconi che culminarono nell’agosto 2011 nella lettera inviata al governo dal presidente della Banca Centrale B Europea Trichet E e dal g governatore di B Bankitalia D Draghi. L novembre la L’8 C Camera respinse i rendiconto il g generale d dell’Amministrazi o dello Stato, e one l sera stessa il la p presidente del C Consiglio da me r ricevuto al Q Quirinale convenne s sulla necessità di r rassegnare il suo m mandato una volta a approvata in P Parlamento la legge di stabilità. sta di Fu nelle success a quelle consultazioni successive annunciat che potei dimissioni annunciate Il testo riscontraree una larga convergenza sul La lettera conferimento a Mario Monti — da me già del capo nominato, senza alcuna obiezione, dello senatore a vita — dell’incarico di formare Stato il nuovo governo. Mi scuso per aver Giorgio Napolitano assorbito spazio prezioso sul giornale da in risposta lei diretto per richiamare quel che tutti alle antici- dovrebbero ricordare circa i fatti reali che costituiscono la sostanza della storia di pazioni del libro di un anno tormentato, mentre le confidenze personali e l’interpretazione che si Friedman pretende di darne in termini di «complotto» sono fumo, soltanto fumo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Paola Di Caro © RIPRODUZIONE RISERVATA Il retroscena La recriminazione del capo dello Stato sul vincolo della riservatezza assoluta violato I poteri del Quirinale come moderatore e intermediario Il ruolo riconosciuto al presidente da una sentenza della Consulta Riassume quello che è stato un annus horribilis, sul quale gli pare sia calata un’amnesia. Ricorda il «tormentato» 2011, facendone un parziale indice, per dimostrare che alcune interpretazioni politiche «in termini di complotto» sulla genesi del governo Monti «sono solo fumo». Una puntualizzazione strutturata con l’intento di risvegliare la memoria, quella di Giorgio Napolitano. E che ha uno snodo, forse non a tutti chiaro, nella citazione della sentenza emessa dalla Corte costituzionale «n.1 del 2013», con cui fu sciolto (a suo favore) il conflitto con la Procura di Palermo sulle intercettazioni. Certo, è soltanto un inciso, ma sottintende un punto cruciale del pronunciamento, là dove le prerogative del presidente della Repubblica sono sintetizzate come un «potere moderatore e intermediario». Che significa? Può sembrare pedanteria evocarlo, ma la formula mutua il pensiero di quello scienziato della politica che fu Benjamin Constant. Le sue teorie (l’opposto della lettura schmittiana del potere del capo dello Stato come autoritario e di «ultima istanza») accreditavano i princìpi di un potere neutro, protettivo, di equilibrio e limitazione degli eccessi degli altri poteri: un potere che può e deve dispiegarsi come un elemento di coesione. Un’idea che, applicata al- l’Italia di ieri, per Napolitano si è tradotta nell’urgenza di individuare soluzioni positive nel caso che il Paese, anzi, sistema, crollasse sotto il peso di una crisi sempre più grave, così da evitare l’extrema ratio dello scioglimento delle Camere. Soluzioni le cui responsabilità, comunque, ricadono sempre sul Parlamento e non su «capricci» del Quirinale. Ecco lo schema nel quale andrebbero inquadrati i «contatti» avuti dal presidente e che fanno Quei mesi Napolitano fa notare come erano in molti e non solo nel mondo politico a vedere in Monti una risorsa da chiamare in servizio nel caso Berlusconi lasciasse 298 738 i giorni trascorsi dalla rielezione di Giorgio Napolitano come capo dello Stato, avvenuta il 20 aprile 2013. Con il giuramento del 22 aprile la fine del primo mandato, iniziato nel 2006, viene anticipata per poter dare inizio al secondo. Napolitano è il dodicesimo capo dello Stato, il primo nella storia della Repubblica a essere eletto per due volte consecutive i voti ottenuti da Napolitano per la rielezione al Quirinale. Il capo dello Stato viene votato da Pd, Pdl, Scelta Civica e Lega. I voti ottenuti dal presidente per il suo secondo mandato sono di gran lunga oltre la soglia dei 504 necessari per l’elezione. Stefano Rodotà, sul quale convergono Movimento 5 Stelle e Sinistra ecologia libertà, arriva a quota 217 appunto parte del potere «moderatore e intermediario» segnalato dalla Consulta. Incontri, sondaggi e ogni altro tipo di attività informali connesse al proprio ruolo, sulle quali è implicita la raccomandazione al riserbo. O meglio, stando alle parole di Napolitano, una «riservatezza assoluta», come la correttezza istituzionale vorrebbe. Così, nella vicenda che ha coinvolto Mario Monti (e, di riflesso, i suoi confidenti) la spiegazione appare piana, al presidente. Tale che non dovrebbe servire alcuna «operazione verità». Era in corso una crisi politica cominciata fin dall’aprile del 2010, nel giorno del traumatico «che fai mi cacci?» pronunciato da Fini al cospetto di Berlusconi e che aprì una scissione nel più grosso partito della maggioranza. Il logoramento del governo cominciò allora e fu seguìto da altre vicende complesse, non tutte elencate nella missiva del capo dello Stato. Basti pensare alle prove di forza su Brancher e Cosentino, sfociate nelle loro dimissioni, prima di proiettarsi nel fatidico 2011. Quando alla crisi politica si sovrappose una pesantissima crisi economica e l’Italia finì sotto l’assedio dei mercati e lo spread s’impennò a quota 550, con l’evidente impotenza di Palazzo Chigi. La cui autorità, va detto ancora, sembrava diroccarsi anche per i continui scontri tra il ministro Tremonti e l’economista del Pdl Brunetta. Erano in parecchi, già da mesi e non solo nel mondo politico, a vedere in Monti una «risorsa» da chiamare in servizio nell’ipotesi che Berlusconi si arrendesse. Del resto, che il Cavaliere fosse in estremo affanno per le pressioni dell’Europa sui nostri conti, lo provano le sue reazioni (non negative) alla lettera-ultimatum di Trichet e Draghi: non a caso stese un piano d’interventi che era conforme a quella lettera. Questi sono i fatti indicati da Napolitano, culminati nell’impegno del premier a chiudere la legge di stabilità, prima di cedere le armi.È così illogico che, in quello scenario, abbia valutato con persone di propria fiducia qualche prospettiva per far uscire il Paese dal guado? È così strano, riflettono al Quirinale, che abbia sentito l’esigenza di saggiare la praticabilità di un’alternativa al voto? Marzio Breda © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera Offerta valida per immatricolazioni fino al 28/02/2014 per Kuga 2WD 1.6 EcoBoost 150CV S&S. Solo per vetture in stock, grazie al contributo dei FordPartner. IPT e contributo per lo smaltimento pneumatici esclusi. Consumi da 5,3 a 6,2 litri/100km (ciclo misto); emissioni CO2 da 139 a 162 g/km. La vettura in foto può contenere accessori a pagamento. Salto all’indietro con avvitamento e apertura finale senza mani. FORD KUGA Hands-free Liftgate Scopri l’innovativo sistema che consente l’apertura e chiusura del portellone automatico con il solo movimento del piede. Kuga 1.6 EcoBoost 150CV € 22.000 A febbraio l’Intelligent All-Wheel Drive è in omaggio ANCHE SABATO E DOMENICA Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014 Primo Piano 5 Quirinale Il caso E Berlusconi parla di congiura: agirono alcune precise cancellerie «Trame contro di me dall’estero». I sospetti su Merkel, Sarkozy e Obama I rapporti Il Pdl esulta per il bis al Colle 1 Lo scorso 20 aprile Silvio Berlusconi, con Gianni Letta, sale al Quirinale. Anche il Pdl, come altri partiti, preme per un secondo mandato di Giorgio Napolitano, per superare l’impasse. Alla sesta votazione Napolitano è rieletto con ampia maggioranza: 738 voti su 997. Quando il 22 aprile il presidente parla alle Camere, Berlusconi commenta: «Discorso straordinario, miglior presidente per il Paese» La collaborazione per le larghe intese 2 Berlusconi dà la disponibilità del suo partito a partecipare a un governo di larghe intese, opzione già caldeggiata dal Cavaliere dopo il voto di febbraio. Berlusconi il giorno dopo il giuramento di Letta chiede ai suoi «senso di responsabilità»: «Sostenete le nostre battaglie con forza, difendete le nostre posizioni. E siate collaborativi, con tutti certo» ROMA — Della «congiura» — come l’ha sempre definita — sapeva tutto e conosceva tutti, «mandanti ed esecutori», quelli che «hanno tramato contro di me dall’estero» e quelli che «hanno agevolato l’operazione in Italia». Perché di una cosa è convinto Silvio Berlusconi, e non da oggi, e cioè che la manovra per scalzarlo tre anni fa da Palazzo Chigi fu ordita in alcune «precise cancellerie dell’Occidente». Non fa i nomi di Obama, Merkel e Sarkozy, ma c’è un motivo se ripete che «mi hanno voluto far pagare tutto. A partire dalla mia amicizia con la Russia». La sua idea è che oltreconfine non abbiano mai accettato l’atteggiamento da Enrico Mattei della politica, i legami con Putin più del suo rapporto con Gheddafi, comunque fuori linea rispetto ai canoni di Yalta, in una guerra che aveva al centro gli affari del gas e del petrolio. La ricostruzione è di parte, non può essere altrimenti, e chissà se il Cavaliere avrà fornito ulteriori dettagli della vicenda a Friedman. Di sicuro conosceva il contenuto delle anticipazioni e anche il lancio del libro, se è vero che ieri mattina presto aveva già ordinato al gruppo dirigente forzista di attaccare Giorgio Napolitano «ma senza mai parlare di complotto, mi raccomando». Perché l’ex premier — che considera il Colle come il terminale italiano della «congiura» — non intende andare oltre con il capo dello Stato, non si unirà cioè a Beppe Grillo per chiederne l’impeachment, consapevole non solo che l’iniziativa non avrebbe il conforto dei numeri in Parlamento, ma che l’operazione politica rischierebbe di essere a saldo negativo: «Non vorrei certo che al Quirinale ci finisse Romano Prodi». Così, sebbene nel suo partito ci sia chi dica che «l’arcinemico al Colle farebbe più di quanto Napolitano ha fatto per Berlusconi, cioè nulla», al leader basta l’impatto che la storia avrà sulla pubblica opinione, volano per la campagna elettorale: «Sono stato vittima di una congiura. La prova viene dalle vive voci dei protagonisti». E tra i protagonisti «italiani» c’è Mario Monti. Della testimonianza il Cavaliere è soddisfatto, anche se non ha mancato di sottolineare il «modo miserabile» con cui il Professore si è travestito da giullare di corte, rivelando quanto tutti peraltro già sapevano e mettendo in dif- 3 Via dal governo «Non lo rieleggerei» 4 Le distanze tra Berlusconi e il Quirinale si fanno più marcate con l’uscita di Forza Italia dalla maggioranza. È il 26 novembre, la vigilia della decadenza di Berlusconi da senatore. Si intensificano le critiche del partito contro il presidente della Repubblica. Fino alle parole di Berlusconi dello scorso primo febbraio: «Tornando indietro francamente non lo rieleggerei a capo dello Stato» La linea L’ex premier ha chiesto ai suoi di attaccare «ma senza usare la parola complotto». I timori di un arrivo di Prodi sul Colle cono che i mercati si sentono più rassicurati da un governo tecnico». «Loro mi consigliano di lasciare per il bene del Paese». «Loro hanno messo sotto attacco le mie aziende». Il leader del centrodestra non ha mai dimenticato quel «frangente doloroso», il viaggio verso il Quirinale «tra due ali di folla che mi gridava “buffone”. Pensai che a Sirte Gheddafi veniva baciato da tutti, dal più piccolo al più anziano. Il giorno seguente mi chiamò un amico dal Sud America, mi disse di aver visto quelle immagini in tv. “Sembrava che tu fossi un dittatore africano, di cui la gente era riuscita a liberarsi”. Risposi che questa purtroppo è la politica italiana». La linea Maginot di Berlusconi crollò in Parlamento sul Rendiconto dello Stato. Mentre Claudio Scajola con la sua corrente gli chiedeva di fare «un passo indietro», una pattuglia di «falchi» con l’ex coordinatore di Forza Italia Roberto Antonione in testa, fece crollare la maggioranza sotto la fatidica «quota 316». Ancora qualche settimana prima, il capo dello Stato — in un colloquio di cui fu testimone Gianni Letta — aveva detto al Cavaliere che non aveva «nulla da temere»: «Lei non ha nulla da temere. Ci sono solo due modi perché un governo cada. Le dimissioni del presidente del Consiglio o l’approvazione di una mozione di sfiducia». Insomma, se «congiura» fu, ebbe molti complici in Italia. Francesco Verderami © RIPRODUZIONE RISERVATA Il G20 del 2011 4 3 7 5 8 6 2 12 La condanna e le tensioni I rapporti precipitano dopo la condanna di Berlusconi in Cassazione del primo agosto. Si apre la discussione sulla possibilità che il capo dello Stato conceda la grazia. Napolitano chiarisce il 13 agosto: rispettare le sentenze, valuterò eventuali richieste di clemenza. A novembre, dopo le polemiche del partito di Berlusconi, il Colle chiude la discussione: non ci sono le condizioni per intervenire ficoltà il Quirinale, la cui linea difensiva gli è parsa «molto debole». Che il re fosse «nudo», che l’ex commissario europeo fosse il designato in pectore, era noto agli esponenti del governo di centrodestra, tanto che l’allora ministro Altero Matteoli disse ben prima dell’evento: «Ci siamo accorti tardi di quanto sta accadendo attorno a noi. Il piano per portare Monti a Palazzo Chigi è in fase avanzata più di quello che potessimo credere». Già in settembre, a Cernobbio, dopo l’intervento del capo dello Stato, in molti davano una pacca sulla spalla a Monti che stava lì in platea. Ma sui «mandanti» Berlusconi non ha dubbi, non ha dimenticato quando Giulio Tremonti — di ritorno dall’ennesimo vertice a Bruxelles — gli disse: «Il problema sei tu». D’altronde, l’of- fensiva sul debito italiano, le ineffabili risatine in pubblico tra Merkel e Sarkozy, e ancora prima quella visita lampo di Napolitano a Washington per incontrare Obama, rappresentano per il Cavaliere elementi a sostegno della sua tesi in questa ricostruzione che sa di processo indiziario (anche) contro il Quirinale. E come non bastasse, i tasselli di un puzzle che sembrava incomponibile finché aveva resistito a Palazzo Chigi, si erano composti come d’incanto con l’arrivo di Monti: non solo al Professore — ricorda Berlusconi — «il Quirinale consentì di fare quel decreto sull’economia che non era stato consentito al mio governo», ma ci fu anche «il calo immediato dello spread», e le dimissioni «in piena autonomia» dal board della Bce di Bini Smaghi, che — dopo la nomina di Draghi all’Eurotower — per le sue resistenze aveva provocato una crisi diplomatica con la Francia. «Silvio, devi capire. È cambiato tutto», lo aveva avvisato Gianni Letta. L’ultimo avvertimento era stato l’attacco ai titoli Mediaset. Tre giorni dopo, la sera del 12 novembre 2011, capitolò. Al momento di salire al Colle per le dimissioni, il premier evocò la «congiura» davanti all’Ufficio di presidenza del Pdl. Una donna piangeva mentre tutto attorno era silenzio. «C’è un convitato di pietra seduto tra noi», disse senza far nomi il Cavaliere. «Ci stiamo consegnando nelle mani di Oscar Luigi Napolitano», imprecò Martino. Berlusconi invece parlò di «loro». «Loro mi di- 10 11 9 1 La photo opportunity I leader del G20 durante il summit che si tenne a Cannes il 3 novembre 2011: 1) il presidente francese Nicolas Sarkozy, 2) il premier italiano Silvio Berlusconi, 3) il ministro degli Esteri degli Emirati arabi uniti Abdullah bin Zayed Al Nahyan, 4) il premier spagnolo José Luis Rodríguez Zapatero, 5) il primo ministro etiope Meles Zenawi, 6) il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan, 7) il primo ministro di Singapore Lee Hsien Loong, 8) il segretario generale Onu Ban Ki-Moon, 9) il presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono, 10) il primo ministro indiano Manmohan Singh, 11) il presidente americano Barack Obama, 12) la cancelliera tedesca Angela Merkel (Foto Reuters) I ricordi di Zapatero Nel libro El dilema, l’ex premier socialista Zapatero descrive la serata di quel 3 novembre 2011: «Nei corridoi si parlava di Mario Monti», che il 9 sarebbe stato nominato senatore a vita da Napolitano e il 16 avrebbe sostituito Berlusconi a Palazzo Chigi Il testimone Il ricordo del G20 di inizio novembre 2011. La cena ristretta in cui si discusse del futuro dell’Italia Zapatero: al vertice di Cannes si evocava il Professore Nelle memorie del leader spagnolo la vigilia della caduta del Cavaliere: «Il governo italiano fu martellato» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MADRID — La memorialistica dei politici spesso è un’autodifesa, quasi sempre un omaggio al loro ego e, di solito, non la legge nessuno. A volte, però, si trovano chicche che non nutrono storie edificanti di aspiranti bisnonni. Su 421 pagine del suo Il dilemma, 600 giorni da vertigine (edizioni Planeta) José Luis Rodríguez Zapatero ne scrive quasi 30 piene di pepe. All’ex presidente del governo spagnolo, all’uomo accusato di aver negato sino all’ultimo la crisi e la bolla immobiliare, al politico sconfitto alle urne per il crollo del suo progetto economico, servono per spiegare che la Spagna non era il solo grande europeo in ginocchio. Che anzi peggio di Madrid stava l’Italia di Berlusconi appena superata nella corsa del Pil. Qualsiasi siano le ragioni di Zapatero, i suoi ricordi ci fanno entrare nelle stanze del G20 tenutosi a Cannes il 3 e il 4 novembre 2011. Un vertice tesissimo, spaventato dai mercati che, affossando il debito italiano, avrebbero demolito l’euro. Lo spread era a quota 500, il costo degli interessi saliva ogni giorno. Il libro è da due mesi nelle librerie spagnole e non è mai stato smentito. Quelli di Cannes sono i giorni precedenti l’uscita da Palazzo Chigi di Berlusconi e l’arrivo di Mario Monti. Sostitu- zione che, ha raccontato ieri sul Corriere Alan Friedman, era tra le ipotesi di Giorgio Napolitano almeno già dal giugno 2011 e che Zapatero considera come il risultato del G20. «La giornata fu interminabile» scrive a pagina 293. La cancelliera Merkel aveva proposto a Madrid una linea di credito del Fondo monetario internazionale da 50 miliardi e «altri 85 avrebbero potuto andare all’Italia». Zapatero risponde un «no secco», ma già si sa che i suoi giorni sono contati. In due settimane la Spagna andrà al voto e Zapatero non è neppure ricandidato. Il Catenaccio Berlusconi e Tremonti, racconta l’ex premier socialista, si difesero «con un catenaccio in piena regola» pressing si farà su chi lo sostituirà. Berlusconi, invece, non aveva scadenze elettorali, ma «resisteva a tutti gli inviti che riceveva» ad accettare gli aiuti. «Nei corridoi già si parlava di Mario Monti». «Per me e per gli altri leader l’importante di quel vertice non era l’agenda formale», ma vedere «come ne sarebbe uscita l’Italia». Ci fu, ricorda Zapatero a pagina 296, una cena ristretta: solo 4 europei con i loro ministri economici, i vertici dell’Ue, del Fmi e il presidente degli Stati Uniti seduti attorno a un «tavolo piccolo, rettangolare che ispirava confidenza» (p. 300). «Una cena sull’Italia e il futuro dell’euro», «quasi due ore nelle quali si mise il governo italiano sotto un duro martellamento» perché accettasse «lì, a quello stesso tavolo» (p. 302) il salvataggio del Fmi e dell’Ue come già Grecia, Irlanda e Portogallo. «Si rimproverava la mancanza di credibilità delle misure annunciate in agosto» da Berlusconi e «l’impossibili- tà che Roma continuasse a finanziarsi a un interesse intorno al 6,35%». Berlusconi e Tremonti si difesero con un «catenaccio in piena regola». «Tremonti ripeteva: conosco modi migliori per suicidarsi». Berlusconi, «più casereccio» evocava «la forza dell’economia reale e del risparmio degli italiani». «Alla fine si arrivò a un compromesso per il quale Fmi e Ue avrebbero costituito un gruppo di supervisione sulle riforme promesse». Il Cavaliere «spiegò in pubblico che il ruolo del Fmi era di “certificare” le riforme» (p. 304). «Però il governo italiano risultò toccato profondamente». «Solo pochi giorni dopo» quel G20, il 12 novembre, «Berlusconi si dimetteva». «E Mario Monti era eletto primo ministro». «Il lettore potrà trarne le sue conclusioni». Andrea Nicastro @andrea_nicastro © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera Primo Piano ❜❜ Governo Il bivio L’emendamento che evita il ritorno immediato alle urne rassicurerebbe i parlamentari, che possono votare senza aver paura Beppe Fioroni, Pd Renzi al Quirinale, la mediazione di Napolitano Faccia a faccia di due ore sul futuro del governo e sul difficile percorso della legge elettorale Il testo di riforma La parità tra i sessi La legge elettorale inizia oggi il suo percorso d’aula alla Camera. Difficile dire come ne uscirà, dato che gli emendamenti sono già 450. In ogni lista, prevede il testo, «nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore al 50%» e «non possono esservi più di due candidati consecutivi del medesimo genere» Le tre soglie di sbarramento Alla distribuzione dei seggi partecipano i singoli partiti che, in coalizione, raggiungono il 4,5%. Chi corre da solo dovrà invece raggiungere l’8%. Obiettivo, ridurre la frammentazione. C’è poi la soglia del 12% per le coalizioni, che dovrebbe evitare le associazioni di partiti con l’unico scopo di entrare in Parlamento ROMA — All’inizio di una settimana decisiva, il segretario del Partito democratico Matteo Renzi ha varcato il Quirinale per un colloquio con il capo dello Stato Giorgio Napolitano. Incontro che ha preceduto quello, atteso e annunciato, con il premier Enrico Letta, che potrebbe tenersi nelle prossime ore o giovedì. Nella serata di ieri si era invece diffusa la voce di un imminente incontro a tre, Napolitano-Letta-Renzi. Una giornata carica di tensione che intreccia i dubbi sulla tenuta dell’esecutivo e le ipotesi su possibili alternative, un bis di Letta, un governo Renzi o le urne anticipate. Con sullo sfondo il percorso parlamentare della nuova legge elettorale, che comincia oggi in Aula e che rischia di essere molto accidentato. L’incontro al Colle, una cena durata due ore, si è reso necessario per verificare le possibilità di rilancio del governo Letta e le distanze con il segretario del Pd. Il renziano Matteo Richetti spiega a Otto e mezzo: «Hanno discusso di quali scenari siano possibili per il governo». Ri- ri si è riunita la minoranza del Pd, che fa riferimento tra gli altri a Gianni Cuperlo. Il quale ha spiegato: «Non ci metteremo di traverso alla legge elettorale. Chiederemo di migliorarla, certo, ma senza compromettere la possibilità di arrivare a una riforma». Per questo, saranno confermati alcuni emendamenti già presentati, come le primarie per legge, la parità di genere e soprattutto l’emendamento Lauricella. Clausola che lega l’entrata in vigore della nuova legge elettorale all’abolizione dell’attuale Senato (che avverrà più avanti, perché effettuata con procedura costituzionale, quindi più lunga). Insomma, la minoranza del partito vuole legare l’Italicum alla riforma del Senato e vuole un governo «forte e autorevole», che duri almeno due anni. La riunione del gruppo pd alla Camera che doveva affrontare il tema era prevista per ieri sera ma è slittata a questa mattina. Sarà presente Matteo Renzi e si attende una sua reazione. I suoi spiegano: «Voteremo compatti». Difficilmente il segretario del Pd metterà un veto esplicito a questi emen- damenti, ma neanche darà il via libera all’emendamento Lauricella. «Emendamento che tecnicamente non sta in piedi — spiega Angelo Rughetti —. Capisco la posizione della minoranza: hanno paura di rimanere con il cerino in mano». Traducendo, l’emendamento consentirebbe di evitare il rischio di urne immediate. Come dice Beppe Fioroni, che è favorevole: «Rassicurerebbe i parlamentari, che possono votare senza aver paura di andare a casa. E costituirebbe il presupposto per un nuovo governo autorevole. Insomma, un uovo di Colombo, la 290 59 i giorni del governo guidato da Enrico Letta. Il premier e i ministri giurano al Colle il 28 aprile. L’esecutivo ottiene la fiducia alla Camera il giorno dopo (453 sì, 153 no, 17 astenuti) e al Senato il 30 (233 sì, 59 no, 18 astenuti) i giorni della segreteria di Matteo Renzi alla testa del Partito democratico. Il sindaco di Firenze, dopo aver vinto le primarie dell’8 dicembre, è stato nominato segretario dall’Assemblea nazionale del 15 dicembre mossa del cavallo che riunisce le riforme, la legge elettorale e un governo autorevole». Giuseppe Lauricella, il deputato del Pd che ha presentato la norma, spiega: «Il mio emendamento garantisce l’accordo che il mio segretario ha siglato: non prendo neanche in considerazione l’ipotesi che mi chieda di ritirarlo». Ieri Renzi, prima di salire al Colle, ha avuto una serie di colloqui, tra i quali quello con Denis Verdini, anche in seguito alle tensioni per un emendamento del relatore Francesco Paolo Sisto (FI). Forza Italia è nettamente contraria all’emendamento Lauricella perché vuole tenersi le mani libere per il voto anticipato e avverte: se passa l’emendamento sul Senato, salta l’accordo. Gli azzurri, disposti ad aprire a qualche modifica tecnica, dicono no anche agli altri emendamenti, incluso quello sulla parità di genere che potrebbero al più accettare come semplice ordine del giorno. Alessandro Trocino © RIPRODUZIONE RISERVATA Lo speciale La Carta Il 23 dicembre 1947 il quotidiano riporta la notizia del varo della Costituzione da parte dell’Assemblea costituente Il premio di maggioranza La soglia per ottenere il premio di maggioranza, per ora, è fissata al 37%. L’alleanza (o anche il partito singolo) che raggiunge il risultato otterrà un premio del 15% in modo da mettere al sicuro la maggioranza. Se nessuno raggiunge il 37%, due settimane dopo si svolgerà un secondo turno tra le due coalizioni più votate lancio dell’economia, riforma della legge elettorale e del bicameralismo perfetto sono i punti a favore di un governo di ampio respiro. L’impulso dato da Renzi nelle scorse settimane potrebbe non bastare e bisognerà verificare l’agibilità politica del premier. Che le cose possano cambiare lo dice anche la possibile anticipazione della direzione dello show down sul governo, fissata da Renzi per il 20 febbraio, al 13 febbraio. Da più parti è in corso un pressing per convincere Renzi a prendere le redini di un governo di legislatura, con una staffetta che non preveda il voto. Ma finora il segretario si è opposto. E del resto Letta non sembra disponibile a un passo indietro. Davide Faraone spiega: «Per decidere in quel senso, glielo dovrebbero chiedere a furor di popolo». In questa impasse, oggi comincia il suo percorso in Aula la legge elettorale, naturalmente collegata alle sorti del governo. Mentre le trattative vanno avanti, comincia l’esame, con 450 emendamenti presentati. Ie- L’inserto L’in L’i La copertina dell’inserto (in edicola domani) per i novanta anni de l’Unità Da Gramsci ai giorni nostri I 90 anni di storia de l’Unità Gli eventi Sopra, i funerali di Enrico Berlinguer nel 1984. A fianco la manifestazione della Cgil nel 2002 «contro il terrorismo e per i diritti» MILANO — Una prima pagina per ogni anno: l’Unità compie 90 anni e per festeggiare l’anniversario domani sarà in edicola un uno speciale — curato da Fabio Luppino — allegato al qu quotidiano. Nel numero si ripercorre la storia del giornale, fo fondato il 12 febbraio 1924, con foto e articoli a firma, tra gli al altri, di Alfredo Reichlin, Michele Serra e una tavola inedita d del vignettista Staino. Dalla «nascita» della Costituzione alla m morte di Enrico Berlinguer, ai giorni nostri con il voto sulla d decadenza di Silvio Berlusconi da senatore, riecheggiano n nelle pagine le voci e il ruolo della sinistra nella storia italiana. U Uno spaccato a trecentosessanta gradi, senza dimenticare i grandi eventi mondiali — la Seconda guerra mondiale, la primavera di Praga, la guerra del Vietnam, la caduta del muro di Berlino e l’elezione di Barack Obama alla Casa Bianca — e le icone del comunismo da Stalin a Fidel Castro. Il direttore Luca Landò nel suo commento ricorda le parole di Antonio Gramsci che in una lettera al comitato esecutivo del Partito comunista il 12 settembre 1923 proponeva la fondazione del quotidiano: «Dovrà essere un giornale di sinistra. Io propongo come titolo l’Unità puro e semplice che sarà un significato per gli operai e avrà un significato più generale». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014 ❜❜ Primo Piano Il Pd non può bloccare l’Italia fino al 20 febbraio, senza decidere se sostiene Letta o se chiede un cambio a Palazzo Chigi Andrea Romano, Scelta civica La vicenda L’incarico La nascita dell’esecutivo e il patto Aprile 2013, Matteo Renzi e Enrico Letta siglano a Roma il «patto della schiacciatina»: tra i due, chiunque sarà il candidato premier avrà l’appoggio dell’altro. Giorgio Napolitano affida l’incarico all’ex vicesegretario del Pd. Intanto, nel partito si pone il problema della nuova leadership I contrasti Le tensioni e l’ascesa del sindaco Dopo la nascita dell’esecutivo sorgono i primi contrasti tra Letta e i renziani, che spingono per le riforme. L’8 giugno il primo incontro tra premier e sindaco. Dopo l’elezione di Renzi alla guida del Pd, a dicembre, si comincia a parlare di un possibile rimpasto nella squadra di governo Gli obiettivi L’intesa sul patto alla tedesca Tra Renzi e Letta c’è l’intesa per un «patto di governo alla tedesca»: obiettivi precisi per il 2014 e un programma da sottoporre ai partiti della maggioranza in poche settimane. Anche Giorgio Napolitano ribadisce la priorità delle riforme per il Paese. L’idea Gli equilibri del governo e le dimissioni L’idea di un rimpasto però cresce. A rendere più fragili gli equilibri dell’esecutivo contribuiscono le dimissioni del viceministro democratico Stefano Fassina e del ministro di Ncd alle Politiche agricole Nunzia De Girolamo dopo le polemiche per l’inchiesta sulla Asl di Benevento I tempi I ritardi e la visita al Colle Letta continua a lavorare per una verifica di governo, anche se il patto «Impegno 2014», sembra destinato a slittare a marzo, ma gli orizzonti dell’esecutivo restano incerti. Ieri Renzi sale al Quirinale per conferire con Napolitano: è il terzo colloquio in due mesi ❜❜ 7 Se c’è bisogno di un Letta bis lo si faccia in pochi giorni, nessuno di noi accetterà ancora di galleggiare Maurizio Lupi, Ministro alle Infrastrutture Palazzo Chigi Tolta la data a «Impegno 2014» per evitare una scadenza temporale Per Letta «situazione insostenibile» Ma rilancia: io non mi dimetto Il premier vuole garantire di poter puntare fino al 2015 e oltre ROMA — «Ho sentito dire che mi dimetto, ma non è vero. Io non lascio, no. Sono tutte chiacchiere infondate». Tira dritto, Enrico Letta. Intorno è tempesta e lui, per quanto accerchiato, si mostra «assolutamente determinato» ad andare avanti. A dispetto di tutto e di tutti. Mai ha pensato di mollare la spugna, nonostante il pressing dei renziani che anche ieri, in Parlamento, hanno fatto rullare i tamburi del passo indietro imminente. «Perché dovrei lasciare, quando i sondaggi confermano che gli italiani sono contrari alla staffetta?», resiste il premier, «come ha detto lo stesso Renzi, chi glielo fa fare?». Non solo il premier non molla, ma raddoppia. Se aveva pensato di intitolare il contratto di maggioranza «Impegno 2014», adesso ha cambiato idea. Lo chiamerà «Impegno Italia», cancellando dalla bozza (e dall’orizzonte politico) quel numeretto con cui aveva impresso la data di scadenza al suo mandato. È così che l’inquilino di Palazzo Chigi conta di tranquillizzare i partiti, di convincerli che con lui al timone, non solo con Renzi, la caravella del governo può proseguire la navigazione. Fino al 2015 e oltre. Lo dirà anche in Parlamento, se e quando tornerà in Aula a chiedere la fiducia. Presenterà un programma corposo di riforme, che diano il senso di una vera ripartenza. È un azzardo e Letta lo sa. Ma il premier sente che la morsa si fa sempre più stretta e ha capito che, se non prova con forza a divincolarsi, sia pure in extremis, non potrà che soccombere e aprire il campo al primo governo Renzi. È in un vicolo cieco, eppure conta di uscirne vivo. Pensa di avere ancora dalla sua parte Giorgio Napolitano, che tanto aveva puntato su continuità e stabilità come valori assoluti. «Il Quirinale mi sostiene al cento per cento» ha confidato Letta ai suoi, dopo aver visto il presidente della Repubblica al Senato e dopo averlo risentito al telefono. Alla ricerca di una via di uscita, Napolitano sta La crisi Letta deciso a «parlamentarizzare» la crisi: il Pd dica in Aula che cosa intende fare sul governo L’agenda L’incontro Stamattina Enrico Letta riceverà a Palazzo Chigi l’ufficio di presidenza di Rete Imprese Italia A Milano Il premier volerà poi a Milano dove visiterà il backstage Bit ed Expo e nel primo pomeriggio parteciperà all’inaugurazione dell‘Unicredit Tower Il faccia a faccia Il colloquio con Napolitano potrebbe svolgersi giovedì (ma è possibile che sia anticipato a oggi in mattinata) rilanciare il suo governo: il coniglio spunterà dal cilindro al più tardi venerdì. Il premier non ha fretta, sa di non poter fallire. Deve presentare al capo dello Stato «un progetto molto incisivo», che convinca il Quirinale e che il Pd non possa rifiutare. Una proposta che Letta tiene coperta da assoluto riserbo, soprattutto per quanto riguarda i futuri ministri. Quelli che il premier si è rassegnato a sostituire sono noti: Cancellieri, Zanonato, Bray, Giovannini, più la dimissionaria De Girolamo. Mentre sui nuovi arrivi girano nomi in libertà, che nessuno smentisce né conferma: Boschi? Guerini? De Castro? Vietti? Un totonomi prematuro, visto che nessuno si sbilancia fra rimpastino o Letta bis. «Deciderà Napolitano...», è la linea di Palazzo Chigi. Letta tira dritto, determinato a «parlamentarizzare» la crisi. «Se Renzi vuole che io vada avanti ci metta la faccia — è l’ultima sfida — altrimenti il Pd dovrà votarmi contro in Aula». Anche la minoranza spinge conducendo l’ultima mediazione tra il premier e il segretario, ai quali ha chiesto di vedersi per cercare un accordo. «La situazione non è più sostenibile», ammette Letta. Ieri lo stallo ha generato un vortice incontrollabile di voci. Il premier getta la spugna? Va al Quirinale assieme al segretario del Pd? No, l’idea di salire al Colle a braccetto col sindaco non lo ha neppure sfiorato. Per marcare la distanza Letta vedrà Napolitano stamattina prima di partire per Milano — dove parlerà di turismo e di Expo 2015 — oppure giovedì, al ritorno del presidente da Lisbona. Se tutto slitta è perché il destino del governo è legato alla legge elettorale (e viceversa), il cui iter è sempre più a rischio. Anche per questo Letta ha deciso di ritardare l’annunciata «iniziativa» con cui conta di Il ricordo Il premier Enrico Letta, 47 anni, ieri in Aula al Senato per la cerimonia del «Giorno del Ricordo» dedicata alle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata (Olympia) per un cambio in corsa. Gianni Cuperlo è andato a Palazzo Chigi e ha trovato un Letta molto riservato sulle mosse che ha in mente. Non gli ha esposto il programma, né anticipato nomi di papabili per la nuova squadra. Tanto che in Transatlantico erano in molti, nel pomeriggio, a insinuare che il premier non abbia più frecce al suo arco. «L’unica via di uscita per lui — concedeva un renziano — è accettare da Matteo l’incarico di ministro degli Esteri, come ponte per fare il commissario europeo». E un altro: «Renzi deve solo decidere se Letta gli serve, in quel caso lo salva e lo fa cadere quando fa comodo a lui...». Il campo è minato e il generale non ha più un esercito. Può ancora fidarsi di Angelino Alfano? Gaetano Quagliariello la mette così: «Noi di Ncd non saremo gli arbitri dell’eterno duello tra Letta e Renzi, pretendiamo un governo che governi». Monica Guerzoni © RIPRODUZIONE RISERVATA I democratici Secondo il leader pd il premier vuole dimostrare che non ci sono alternative. «Ora si va sull’ottovolante» Il sindaco: se è rimpastino meglio le elezioni Il segretario mantiene il riserbo sull’incontro con il capo dello Stato I suoi: fra i temi anche la staffetta ROMA — «Adesso si comincia ad andare sull’ottovolante»: Matteo Renzi è fatto così. Anche nei momenti più gravi pensa che un tocco di levità non guasti, ritiene che la politica porti un peso che non è sopportabile per chi non la frequenta per lavoro, amore o ambizione. E sono molti. O, meglio, la maggior parte degli italiani. Perciò quando risponde alla chiamata del capo dello Stato lo fa sollecito. Per lui, tanto più che è un sindaco, è una cosa seria. E infatti al termine del colloquio si stringe nel più stretto riserbo anche se i suoi ammettono che si è parlato di staffetta. Ma meno seria, a suo giudizio, è la manfrina che si sta inscenando intorno al governo «paralitico». Napolitano gli spiega che Letta resiste. Che ha detto a Gianni Cuperlo che intende andare avanti. L’ex presidente del Pd è rimasto basito e ha detto ad amici e collaboratori: «Il premier non mi ha proposto niente e, secondo me, non ha niente da proporci, però ha tutta l’intenzione di andare avanti, qualunque cosa accada. Il fatto che ab- bia detto che non ha idea di quando proporre il suo nuovo governo e il suo nuovo rimpasto e che, comunque, lo farà dopo la riforma elettorale, la dice lunga su quello che sta succedendo». Niente che Renzi non avesse preventivato. Quando varca il portone del Nazareno per raggiugnere il Colle avverte i collaboratori: «È chiaro che Enrico sta cercando di dimostrare che non c’è alternativa a lui e che sarà questo il discorso che mi farà Napolitano, ma non è vero, secondo me ci sono diverse alternative e le ho già spiegate». E, tanto per mettere i puntini sulle i, una la illustra subito al Colle, onde evitare equivoci che di questi tempi certamente non servono: «Se l’oggetto della discussione diventa il rimpastino, vuol dire che fissiamo la data delle elezioni. E a me potrebbe anche andar bene...». Come a dire: decida Letta, che ha paura delle consultazioni e di lasciare palazzo Chigi, che cosa fare, ma non speri lui, e non speri nemmeno il capo dello Stato, con tutta la stima che gli è dovuta, che Renzi si acquieti davanti a Roma Renzi ieri fuori dalla sede del Pd un mini-rimpasto e a un mini-cambiamento di programma di governo. In questo caso il piano non cambia: il premier ha otto mesi di tempo e a ottobre prossimo si va a votare. C’è una sola cosa che il segretario non capisce. Ed è per questo che ha anticipato la direzione del 20 febbraio per dopodomani, sempre che non vi siano dei problemi legati alla legge elettorale su cui qualcuno cerca di tarpargli ali, aspirazioni e ambizioni. «Quello che non comprendo — confessa ai fedelissimi — è per quale ragione il presidente del Consiglio si sottoponga a questa figuraccia: il fatto che lui resista è comprensibile, ma non si capisce proprio per quale ragione non assuma nessuna iniziativa. E men che meno una decisione». Tanto più che chiunque abbia parlato ieri con il segretario del Partito democratico ha avuto la netta sensazione che Renzi abbia i numeri e i partiti, insomma, la maggioranza per mettere insieme un nuovo governo. Anche se lui, ossia Renzi stesso, convinto al cento per cento, a dire il vero, non lo è: «Le controindicazioni — confessa agli amici — sono tante». Ma poi aggiunge: «Mi rendo conto che per mandare avanti le riforme costituzionali, il jobs act e, in generale, per fare uscire questo Paese dalla crisi e dargli un futuro, occorre anche rischiare di bruciarsi i ponti alle spalle e nello stes- so tempo il futuro. Dovrebbe essere una legislatura nell’interesse del Paese...Non nel mio, dovremmo riuscire ad andare tutti oltre il nostro orticello, anche Enrico». Gli amici che sconsigliano il segretario del Pd dal proseguire questa strada lo mettono in guardia ricordandogli che potrebbe finire ostaggio nelle mani di Alfano. Di quello stesso Alfano di cui si racconta in Transatlantico la mitica frase: «Noi vogliamo tanto bene a Letta, ma vogliamo più bene a noi stessi...». Lui, Renzi, ripete convinto, e lo ha detto anche a Napolitano, che «l’importante non è decidere le carriere delle persone ma qual è il progetto che consenta agli italiani di uscire dalla crisi». Quanto ad Alfano, il Nuovo centrodestra non lo preoccupa: «Lui sa che con me può arrivare fino al 2018 per finire le grandi riforme istituzionali e dell’economia». E alla peggio se il Ncd nicchia ci sono pur sempre i parlamentari di Sel guidati da Gennaro Migliore che preferiscono Renzi a Fratoianni e i transfughi grillini, quindi anche Alfano non potrà alzare il prezzo...E se lo alzerà si troverà nel mezzo di una bella crisi aperta da sinistra, sulla Bossi-Fini o sulle unioni civili, a metà del guado, senza sponde o alleati, senza Berlusconi e senza governo. Maria Teresa Meli © RIPRODUZIONE RISERVATA 8 Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014 9 Primo Piano Il processo al Cavaliere «Per far cadere Prodi contattammo i comunisti» Deposizione di Bondi ai pm di Napoli. Oggi via al processo per corruzione contro Berlusconi La vicenda L’accusa I tre milioni al senatore per «tradire» Si terrà oggi a Napoli la prima udienza del processo sulla presunta compravendita dei senatori. I fatti contestati si riferiscono al periodo 20062010. Imputati di corruzione Silvio Berlusconi e l’ex direttore dell’Avanti Valter Lavitola: secondo i pm, l’ex premier avrebbe versato 3 milioni di euro all’allora senatore Sergio De Gregorio, eletto con l’Idv, perché cambiasse schieramento L’inchiesta Il lavoro del pool e il ruolo di De Gregorio De Gregorio non è imputato in questo processo, perché nei mesi scorsi ha patteggiato un anno e 8 mesi di reclusione. Recentemente ha proposto ricorso in Cassazione. All’inchiesta ha lavorato un pool di magistrati formato dai pm Vincenzo Piscitelli, Henry John Woodcock, Alessandro Milita e Fabrizio Vanorio, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Greco La ricostruzione Tra i testimoni anche Prodi e Di Pietro Tra i testimoni indicati dai pm sicuramente ci saranno l’ex premier Romano Prodi, l’ex leader dell’Idv Antonio Di Pietro, i senatori Anna Finocchiaro e Giuseppe Caforio e l’uomo d’affari italoargentino Carmelo Pintabona, che dovrà riferire sulla lettera di minacce indirizzata a Berlusconi quando il direttore dell’Avanti era latitante in Sud America Le udienze La costituzione di parte civile del Senato Il processo, nelle prime udienze, subirà rallentamenti. In seguito all’astensione del presidente della quarta sezione del tribunale, davanti alla quale gli imputati erano stati rinviati a giudizio, dovrebbe subentrare un nuovo magistrato. Tra le questioni preliminari, anche la costituzione di parte civile del Senato NAPOLI — Per far cadere il governo guidato da Romano Prodi, Silvio Berlusconi era disponibile ad allearsi anche con gli odiati «comunisti». E per questo i suoi uomini presero contatti con i responsabili del Pdci, il Partito dei comunisti italiani. A raccontarlo ai magistrati napoletani è stato l’ex coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi. L’interrogatorio è avvenuto venti giorni fa, il 21 gennaio scorso, e il verbale è stato allegato agli atti del processo contro il Cavaliere che comincia questa mattina di fronte al tribunale di Napoli. Corruzione, è l’accusa gravissima contestata a Berlusconi e al faccendiere Valter Lavitola per gli oltre 3 milioni di euro versati tra il 2006 e il 2008 all’ex senatore Sergio De Gregorio. Il politico, eletto con l’Italia dei valori e poi transitato in Forza Italia, ha ammesso di essersi «venduto» quando era presidente della commissione Difesa di Palazzo Madama e di aver poi accettato altri soldi per passare con gli azzurri. Nella lista dei testimoni stilata dai pubblici ministeri Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli ci sono tra gli altri, oltre allo stesso Prodi, il fondatore dell’Idv Antonio Di Pietro, la senatrice Anna Finocchiaro, e numerosi politici. Uno è Ferdinando Rossi, all’epoca senatore del Pdci. Proprio di lui è stato chiesto conto a Bondi che inizialmente ha negato contatti del partito con formazioni di centrosinistra, ma poi ha dovuto ammettere la ricerca di questo tipo di alleanze, negando però che fossero stati offerti soldi. Dopo aver ribadito che con De Gregorio i rapporti erano assolutamente leciti «perché ci fu accordo politico formalizzato, con annesso contratto di finanziamento stipulato da me per conto di Forza Italia nel 2007 preparato dallo studio dell’avvocato Abrignani», l’ex coordinatore afferma: «Non ho memoria di contatti finalizzati al cambio di schieramento politico di altri senatori dell’allora maggioranza che sorreggeva il governo Prodi, tra cui il senatore Rossi». Nelle carte dei magistrati c’è invece traccia di questi approcci e a questo punto lui afferma: «Ora che lei mi cita questo nome, mi sovviene che nel corso delle Firenze Omicidio colposo Dieci mesi a Domenici Ex senatore Sergio De Gregorio, 53 anni, lo scorso 27 giugno davanti al Tribunale di Napoli per l’udienza di patteggiamento. Eletto al Senato nel 2006 con l’Italia dei valori, nel settembre dello stesso anno uscì dal partito e negò la fiducia al governo Prodi sia nel febbraio del 2007 sia nel gennaio 2008, favorendone la caduta (foto Napolipress) Verbale L’atto che raccoglie le dichiarazioni di Sandro Bondi mie attività di coordinatore, sto parlando dei mesi di poco precedenti la definitiva caduta del governo Prodi, potrei avere incontrato questo senatore Rossi che ricordo essere un esponente dell’estrema sinistra e credo si chiamasse Fernando, vale a dire l’esponente del Pdci. Il contatto con il senatore Rossi era finalizzato a verificare la volontà, che espresse comunque nel nostro incontro, di far mancare la fiducia politica al governo Prodi». I magistrati evidenziano le differenti ideologie e Bondi risponde: «Come mi viene fatto notare questo senatore sosteneva un partito opposto al nostro e dunque il contatto mio e dei colleghi di Forza Italia era prettamente finalizzato a far maturare il dissenso rispetto alle scelte della maggioranza, piuttosto che a una adesione al nostro partito-coalizione. Gli approcci con il senatore Rossi non ebbero alcun risultato e non ci fu alcun momento in cui gli proponemmo un accordo economico, così come non ho memoria di proposte economiche rivolte ad altri esponenti della maggioranza, tra cui il senatore dell’Idv Giuseppe Caforio. Ritenemmo di finanziare il movimento del De Gregorio, poiché era radicato sul territorio, inoltre perché De Gregorio era molto attivo anche a livello internazionale e aveva già militato in Forza Italia». Agli atti è stato allegato anche il verbale dell’ex tesoriere di Forza Italia Rocco Crimi che ammette di aver partecipato a una riunione con De Gregorio per siglare il patto e di aver poi «ricevuto presso il mio ufficio il testo sottoscritto da Bondi e De Gregorio senza indicazione di somme, unitamente ad una richiesta scritta del De Gregorio dove veniva indicata la somma di euro 300mila con l’indicazione delle coordinate bancarie del conto su cui accreditare l’importo». De Gregorio ha già patteggiato una pena a un anno e otto mesi ammettendo di aver ricevuto un milione di euro in maniera ufficiale e altri due milioni di euro «in nero». Da oggi sarà Berlusconi a doversi difendere dall’accusa di averlo «comprato» attraverso la mediazione di Lavitola. Il giudice Loredana Acierno che doveva guidare il dibattimento ha già chiesto e ottenuto di astenersi. È infatti la moglie dell’ex procuratore di Bari Antonio Laudati — finito sotto inchiesta per un presunto favoreggiamento dell’imprenditore Gianpaolo Tarantini che avrebbe aiutato a eludere le indagini sulle escort messe a disposizione di Berlusconi — e ha ritenuto di evitare «qualsiasi tipo di strumentalizzazione». Dopo le formalità preliminari il processo sarà dunque assegnato al collegio presieduto dal giudice Nicola Russo. Fulvio Bufi Fiorenza Sarzanini L’ex sindaco di Firenze, oggi europarlamentare del Pd, Leonardo Domenici (nella foto sotto), è stato condannato dal tribunale di Firenze a dieci mesi di reclusione, pena sospesa, con l’accusa di omicidio colposo per la morte di Veronica Locatelli, che la notte fra il 15 e il 16 luglio 2008 precipitò dai bastioni del Forte Belvedere. Assolti gli altri cinque imputati. Il tribunale ha riconosciuto un concorso colposo, stabilendo che l’80 per cento della responsabilità è da attribuire al comportamento della vittima, che allora aveva 37 anni. Con Domenici erano accusati di omicidio colposo il dirigente della direzione cultura del Comune, Giuseppe Gherpelli, il perito Ulderigo Frusi, che aveva redatto il piano sicurezza, e l’imprenditrice Susanna Bianchi, che guidava l’associazione culturale che gestiva il Forte per gli eventi estivi. Imputati anche Daniele Gardenti e Monica Zanchi, addetti alla vigilanza. Secondo il pm l’incidente fu dovuto alla mancanza di misure di sicurezza che tenessero gli spettatori distanti dai parapetti dell’antica struttura militare. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso Dopo quattro anni. «Ho vissuto un’esperienza terribile, la mia storia è stata completamente cancellata» Assolto Frisullo: «Il carcere mi ha spezzato la vita» Scagionato dall’accusa di aver preso soldi per favorire l’imprenditore Tarantini ROMA — I giudici della Corte d’appello di Bari hanno scagionato definitivamente il politico del Partito democratico Sandro Frisullo. Dopo essere stato assolto dall’accusa di corruzione, l’ex vicepresidente della giunta regionale della Puglia viene infatti dichiarato innocente anche rispetto alle accuse di associazione per delinquere e abuso d’ufficio. Secondo le indagini della Procura barese, il politico aveva favorito l’imprenditore Gianpaolo Tarantini in cambio di utilità e di incontri con alcune delle escort che frequentavano anche le serate di Silvio Berlusconi. Contestazioni gravi che nel marzo 2010 — quasi un anno dopo le rivelazioni di Patrizia D’Addario sulle feste dell’allora Presidente del consiglio — ne determinarono l’arresto e lo convinsero a dimettersi dopo che una delle ragazze, Terry De Niccolò, aveva raccontato a verbale e pubblicamente gli incontri. L’esito del processo non basta comunque a placare la rabbia e l’ama- Le dimissioni e l’arresto Il pubblico ministero parlò di favori e incontri con le escort Il politico del Pd si era dimesso ed era stato arrestato rezza di Frisullo. «Sono stato assolto da tutti i reati per i quali ho subito il carcere e ben quattro mesi di custodia cautelare. Avevo dichiarato fin da subito la mia disponibilità ad essere sentito dalla Procura, e quando ciò è avvenuto (e cioè quattro mesi più tardi, ndr) ho riferito dei miei comportamenti dicendo sempre la verità ed escludendo in modo categorico qualsiasi dazione di denaro da parte di Tarantini. Ma “meritavo” il carcere e questo a pochi giorni dalla data delle elezioni regionali del 2010. Quella che ho vissuto è stata la più terribile pagina della mia vita. Un vero e proprio calvario. La violenza di un così brutale provvedimento contro la mia persona ha aperto una ferita difficilmente rimarginabile. Il carcere ti spezza la vita. E soltanto l’affetto dei miei famigliari, il sostegno e la stima di tante persone, la costante Ex vicepresidente Sandro Frisullo, politico del Pd ed ex vicepresidente della giunta regionale della Puglia, è stato dichiarato innocente dopo le accuse di corruzione e abuso d’ufficio (Fotogramma) azione a favore del bene comune e della legalità mi hanno consentito di affrontare una prova così devastante». Frisullo si rammarica per la sua storia personale e politica cancellata da questa vicenda e aggiunge: «Ho avuto subito l’angosciante percezione di essere finito dentro un meccanismo che mi stritolava e che non mi avrebbe lasciato scampo. Un infernale e potente circuito mediatico-giudiziario mi aveva già condannato come un pericoloso tangentista e corrotto, ispiratore di un sodalizio criminale ben collaudato. Si cancellava così la mia storia, quella vera, quando da giovane sindaco avevo denunciato e testimoniato contro una pericolosa cosca contribuendo a smantellarla». F. Sar. © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera Esteri Dopo il referendum Si valuta se bloccare i negoziati per i nuovi accordi con Berna Immigrati, la linea dura di Bruxelles A rischio i rapporti con la Svizzera Parigi e Roma «preoccupate». Berlino: si danneggiano da soli DAL NOSTRO INVIATO BRUXELLES — La vittoria del referendum anti-immigrati in Svizzera mette a rischio gli accordi e i rapporti tra l’Unione Europea e il governo di Berna. Lo hanno fatto capire a Bruxelles il Consiglio dei ministri, l’Europarlamento e la Commissione europea, le tre principali istituzioni Ue, per conto dei 28 Paesi membri. Ma l’allarme è scattato anche per le conseguenze politiche dell’approvazione della scelta della Svizzera da parte di movimenti euroscettici nazionali, già pronosticati in ascesa (soprattutto in Francia, Regno Unito e Olanda) nelle elezioni europee del maggio prossimo. La Lega ha chiesto un referendum antiimmigrati anche in Italia. La responsabile per la politica estera dell’Ue, la britannica Catherine Ashton, al consiglio dei ministri degli Esteri Ue a Bruxelles, ha dichiarato che l’esito del referendum in Svizzera «va in una direzione che non è la più facile in una prospettiva europea» e che le istituzioni Ue «sono al lavoro per vedere come procedere». Netta è apparsa la posizione critica di Francia, Germania e Italia, che tutelano anche i ri- spettivi lavoratori frontalieri. Il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius ha detto che «il voto preoccupa perché significa che la Svizzera intende richiudersi in se stessa». Il nuovo capo della diplomazia tedesca, Frank-Walter Steinmeier, ha ammonito che in questo modo la Svizzera «si danneggia da sola» perché la sua economia «vive di scambi 50,3 per cento: la percentuale dei votanti svizzeri che domenica ha detto sì all’introduzione entro tre anni di un sistema di quote e contingenti per gli stranieri, i frontalieri e per quanti chiedono asilo, «in ragione dei bisogni e delle possibilità del Paese» con i Paesi europei». Il ministro degli Esteri Emma Bonino ha ammesso che la situazione è «molto preoccupante per l’Italia e per l’Europa». Il Lussemburgo, diretto concorrente della Svizzera come paradiso fiscale e centro bancario, ha definito la volontà degli svizzeri «da rispettare», ma «inaccettabile» per l’Ue. Il contrasto decisivo è legato alla possibile introduzione di quote per gli immigrati, che oggi sono stimati al 25% dei circa otto milioni di abitanti della confederazione elvetica. Questi limiti violerebbero il principio della libera circolazione dei cittadini e fa- Guarda il video con una chiamata gratuita al rebbero saltare gli altri accordi tra Bruxelles e Berna su commercio, trasporti, agricoltura, appalti pubblici o ricerca. Perfino treni e aerei non potrebbero più operare liberamente tra la Svizzera e il territorio dell’Ue. Si bloccherebbero anche gli accordi futuri. Già domani gli ambasciatori dei 28 Paesi presso l’Ue dovrebbero dare mandato alla Commissione Ue per negoziare l’armonizzazione automatica delle regole istituzionali con il governo svizzero. Ora potrebbero annunciare un clamoroso stop delle trattative per lanciare un segnale politico netto. Soprattutto dopo che il ministro della Giustizia di Berna, Simonetta Sommaruga, ha definito l’esito del referendum anti-immigrati «una decisione fondamentale con conseguenze di vasta portata». +39 029 475 48 50 Molti governi Ue temono che la tendenza degli svizzeri possa estendersi nei Paesi dove i movimenti euroscettici stanno assecondando l’irritazione popolare contro l’immigrazione straniera. La leader dell’estrema destra francese, Marine Le Pen, ha esultato per l’esito del referendum in Svizzera. Sulla stessa linea si sono espressi il leader dell’Ukip britannico Nigel Farage, l’olandese Geert Wilders e il segretario della Lega Nord Matteo Salvini. Anche il solitamente moderato ex premier del centrodestra francese François Fillon, che teme il sorpasso del Front National della Le Pen alle elezioni europee, ha esortato l’Ue a prendere atto della decisione «naturale» degli svizzeri. Ivo Caizzi © RIPRODUZIONE RISERVATA ✒ L’«inforestierimento», antica paura dei nostri vicini di PAOLO DI STEFANO L a memoria torna inevitabilmente, in questi giorni, alle iniziative popolari del passato. Il timore della «Überfremdung» (tradotto dai ticinesi con «inforestierimento») portò il 7 giugno 1970 alle urne il popolo svizzero, chiamato a votare l’iniziativa di James Schwarzenbach, leader del partito xenofobo (allora si usava questo aggettivo) Azione nazionale, che voleva limitare al 10 per cento la presenza degli stranieri, in maggioranza italiani, sul suolo elvetico. Il referendum, che avrebbe comportato l’espulsione di 300 mila lavoratori, richiamò al voto ben il 75 per cento della popolazione, ma fu respinto dal 54 per cento. Erano gli anni del boom economico e dei permessi stagionali che impedivano agli stranieri di avere con sé le famiglie: nel 1964 un documentario di Alexander Seiler, «Siamo italiani», aveva raccontato la disumanità del lavoro degli immigrati. Le successive iniziative di Schwarzenbach (1974 e 1977), ancora più restrittive, sarebbero state bocciate da percentuali crescenti. Della minaccia di «inforestierimento» si tornerà a parlare nel 1988 e nel 2000, di nuovo senza successo: questa volta non erano gli italiani l’obiettivo primario, ma i cosiddetti «extracomunitari». Molti italiani, nel frattempo, erano morti in Svizzera lavorando nelle gallerie e nelle dighe (a Mattmark, nel 1965, un ghiacciaio seppellì 100 operai, 59 dei quali erano italiani). Le tragedie contribuirono ad accrescere, oltre alla consapevolezza del bisogno di manodopera estera, anche il senso di colpa in un Paese profondamente cristiano, anche se perennemente tormentato dal problema dell’identità elvetica (specie nelle zone di confine) e dal senso di accerchiamento. La crisi di oggi, presa in carico dalla demagogia della destra populista, oscura l’antico senso di colpa, ma anche la consapevolezza di un mondo del tutto cambiato. E la fuga nelle rassicurazioni illusorie, come osserva lo storico della lingua Sandro Bianconi, impegnato sul fronte antilimitazione, «diventa la soluzione più a portata di mano per una democrazia diretta sempre meno adeguata a una realtà molto più complessa che in passato, che richiederebbe decisioni razionali e non anacronistiche, capaci di oltrepassare la vecchia retorica della minaccia». Retorica a cui, paradossalmente, non sono estranei gli immigrati naturalizzati, ormai fieri di sentirsi «supersvizzeri». © RIPRODUZIONE RISERVATA Esteri 11 Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014 Europa Un vecchio compressore a vapore con i colori dell’Unione Europea in una strada di Kloten, in Svizzera (Ap) I volti Disorientati, silenziosi, preoccupati per il futuro dopo il voto di domenica I frontalieri e l’incubo delle quote «Troppi? Ma c’è bisogno di noi» Il racconto degli italiani che hanno un impiego oltre confine giù tra Mendrisio e Cernobbio, il suo paese, lavorando come cuoco in uno dei ristoranti dell’outlet. «Questo posto me lo tengo stretto e un po’ adesso sono preoccupato. Ma gli svizzeri non hanno tutti i torti, ormai è un’invasione. Pensate che in certe giornate per fare i 15 chilometri scarsi tra casa e lavoro ci metto 40 minuti per via delle strade intasate dai frontalieri». Poco più in là, in un negozio di abbigliamento Matteo Chiarella, 29 anni comasco, si sente al sicuro: «Per me chi ha già un lavoro qui non ha nulla da temere. Certo, l’arrivo degli italiani ha provocato un ribasso degli stipendi, ma sono gli imprenditori che li offrono. Noi cosa possiamo farci?». Ma tutti si domandano: cosa accadrà adesso? Una previsione del Credit Suisse stima che la chiusura delle frontiere provocherebbe la sparizione di 80 mila DAL NOSTRO INVIATO La deputata Ada Marra «Dumping dei salari? Colpa degli industriali non dei lavoratori» DAL NOSTRO INVIATO LUGANO — La famiglia viene dal Salento ma lei, Ada Marra, è nata a Losanna 41 anni fa e oggi è talmente svizzera da sedere in Parlamento a Berna per il partito socialista. E pronuncia parole spiazzanti. «Il referendum? Ha vinto chi ritiene che i problemi di questo Paese derivino dagli immigrati ma non è così, le quote non sono la soluzione. Non tarderemo ad accorgercene». Poche sono state in Svizzera le voci d’accordo con lei. Proviamo ad anaPaghe ridicole lizzare il responso delle urne par«Anche molti italiani tendo da un quesito: la caduta dei hanno delocalizzato salari provocata dall’immigrazione è reale o no, specie in Ticino? qui da noi e offrono «Lo è senz’altro. Ci sono datori paghe ridicole» che offrono paghe mensili di 1.500 franchi, una miseria. Sono svizzeri ma anche italiani che hanno delocalizzato le aziende. E allora il problema sono gli immigrati o gli imprenditori che sfruttano il dumping salariale?». I sindacati propongono in alternativa un salario minimo di 4 mila franchi: è praticabile? «A maggio torneremo a votare proprio sul salario minimo. Sarà interessante vedere la risposta degli elettori». Ma questo non spiega ancora la vittoria del sì… «Determinante è stato il voto di cantoni interni molto tradizionalisti ma che di stranieri ne vedono ben pochi. Invece in zone dove il fenomeno è massiccio, come a Ginevra o Basilea, i contrari sono stati la maggioranza. Certo consapevoli che senza gli stranieri l’economia non regge». Allora come mai in Ticino i sì sono stati il 68%? «È probabile che in Ticino la paura giochi un peso maggiore: se la crisi investe persino regioni forti come Piemonte e Lombardia i timori crescono. Ma se il Ticino vuole tutelarsi può prendere contromisure impedendo lo sfruttamento dei lavoratori». C.Del. © RIPRODUZIONE RISERVATA MENDRISIO (Svizzera) — Ci sono luoghi che da soli raccontano intere storie, ne racchiudono tutto il significato. Il senso del voto con cui la Svizzera ha detto sì all’introduzione di un tetto agli stranieri sta stretto in un bugigattolo, in cui entrano a malapena una scrivania e uno schedario, con vista su ferrovia e capannoni industriali. Questa è la sede della Drima, agenzia di lavoro di Stabio, poche centinaia di metri appena varcato il confine con l’Italia ed è il primo approdo di quanti vengono a cercar lavoro in Ticino. «Qui siamo in prima linea — scherza ma non troppo il responsabile dell’ufficio — qui e nell’altra sede di Lugano riceviamo tra i 5 e i 6 mila curriculum. Il 99% da italiani». Stabio non è un luogo qualsiasi: 4 mila abitanti e 4.800 posti di lavoro, è uno dei paesi investiti in pieno dal boom delle delocalizzazioni di aziende italiane. Funziona ormai da enorme ammortizzatore sociale della crisi del Belpaese ed è diventato uno dei centri a più alta densità di frontalieri. Qui il conflitto sociale da cui è scaturito il referendum si tocca con mano. In attesa fuori della sede della Drima c’è Sergio Besi, arrivato da Ispra, sponda lombarda del lago Maggiore: «Ho accompagnato mia moglie, che è di origine moldava; stiamo cercando un impiego come commessa. Se si presenta come italiana scuotono la testa, ma se dice che parla bene il russo allora il discorso cambia. Anche nelle boutique e nei centri commerciali ormai la clientela dell’Est è molto diffusa». Allo «Spot», bar lungo la strada principale che costeggia la zona industriale di Stabio, ieri il calcio cedeva il passo al lavoro che manca nelle discussioni che accompagnano il caffè. Alessandro Crescenzi, 38 anni, è a suo modo il simbolo vivente del conflitto: è nato in Svizzera da genitori emigrati negli anni 60 da Ascoli Piceno e oggi ha in tasca il passaporto rossocrociato. «E al referendum ho votato sì» afferma deciso precisando che la xenofobia non c’entra: «Figuriamoci, non mi dimentico le origini italiane. Ma qui non c’è posto per tutti e non ci deve essere spazio per salari da fame. Impieghi da 3 mila franchi al mese i frontalieri li accettano per 2.200 e noi residenti siamo tagliati fuori. Il disastro sono stati gli accordi che hanno dato libero accesso alle piccole imprese straniere. Tempo fa alla periferia di Quattro storie Matteo Chiarella Comasco, 29 anni, lavora in un negozio di abbigliamento a Mendrisio, a 10 km dal confine Tiziana Barranca Pendolare di Maccagno (Varese), lavora a Mendrisio come contabile per un’azienda svizzera Lugano hanno beccato un italiano che aveva alle sue dipendenze tre bulgari. In nero, pagati 3 euro l’ora». Alessandro ribadisce che non ce l’ha con chi viene qui a guadagnarsi il pane: «Ce l’ho con i nostri governanti che hanno consentito tutto questo, che hanno aperto le frontiere». Antonia Tiziani Residente a Como, da 20 anni vende giornali in un’edicola di Chiasso Gianluca Parravano Residente a Cernobbio, 34 anni, da 13 lavora a Mendrisio come cuoco nel ristorante di un outlet L’apertura delle frontiere ha avuto un effetto dirompente pochi chilometri più a nord. Mendrisio, centro commerciale Fox Town, un outlet invaso da comitive di giapponesi; oltre mille dipendenti, 9 su 10 provenienti dall’Italia. Gianluca Parravano è uno di loro: 34 anni, da 13 fa su e Accuse «Gli impieghi da 3 mila franchi al mese i frontalieri li accettano per 2.200 e noi residenti siamo tagliati fuori» posti e una frenata dell’economia. «Credo che alla fine delle quote verranno introdotte, ma non troppo restrittive e non tanto presto. La Svizzera non può permetterselo»: Tiziana Barranca, da Maccagno (Varese) non è solo una pendolare che fa la contabile in un’azienda svizzera. La strada avanti e indietro dalla frontiera la percorre dal 2001 e grazie a questa esperienza ha fondato un gruppo facebook a cui aderiscono 2.700 frontalieri. «Capisco la rabbia degli svizzeri, neanche a me piace il dumping salariale. Ma noi andiamo dove c’è domanda di lavoro e in Svizzera per noi non ci sono strumenti di protezione». A Chiasso, altro punto di approdo dell’onda quotidiana proveniente dall’Italia dicono che ieri sul treno proveniente da Milano viaggiasse una comitiva disorientata e silenziosa. Preoccupata per il futuro. Persino Antonia Tiziani, da Como, 20 anni passati a vendere giornali all’edicola di Chiasso e sentinella degli umori della piazza, non si sbilancia: «Io sto bene. Ma qui tutti ormai dicono che noi italiani siamo troppi e che il voto è stato giusto». Claudio Del Frate © RIPRODUZIONE RISERVATA Il commento LA VITTORIA DEI NO, UN SEGNALE DI INSOFFERENZA VERSO L’EUROPA E’ una svolta radicale quella che ha messo in opera domenica il popolo svizzero, di quelle che non possono essere ignorate nella loro portata. Radicale perché ha rotto con una tradizione di pragmatico adattamento delle regole alle contingenze internazionali che ha caratterizzato la politica del nostro Paese negli ultimi 150 anni. Nel dilemma di sopravvivere quale piccolo Paese democratico in un sistema di confronti fra potenti Paesi europei, la Svizzera ha nel passato sempre accettato il ruolo che le veniva imposto da fuori o comunque scelto ruoli non conflittuali nei suoi rapporti con i grandi. Ne è stata espressione evidente la politica di neutralità: né con l’uno né con l’altro, ma rifugio tollerato e piattaforma negoziale. Grazie a tale posizione, la Svizzera ha potuto prosperare: mai veramente amica di nessuno, ma nemmeno mai nemica, ha saputo usare al meglio la sua diplomazia, che ha ricercato assai tempestivamente accordi commerciali di libero scambio e contro le doppie imposizioni fiscali per aprire il Paese ai mercati di tutto il mondo e divenire attrattiva. La ricetta ha funzionato bene, anche nei decenni più recenti: la Svizzera è rimasta nazione industriale innovativa nel contempo evolvendo ad importante piazza finanziaria. La creazione dell’Europa comunitaria e poi dell’Ue aveva inizialmente messo in crisi il Paese, che non poteva aderire all’Unione per una manifesta opposizione popolare alla perdita di sovranità che ne sarebbe derivata, in particolare per la situazione conflittuale fra il diritto di partecipazione popolare e le regole un po’ burocratiche dell’organizzazione europea. Poi sono venuti gli accordi bilaterali, sottoscritti a due fra Ue e Svizzera, con i quali abbiamo pragmaticamente ripreso regole europee, fra cui la libera circolazione delle persone, adattando i nostri meccanismi di funzionamento. Per ben tre volte quegli accordi sono stati approvati dal popolo con buone maggioranze: questa volta, però, la musica è cambiata. Due ne sono le ragioni principali. La prima è di natura economica: troppi Paesi intorno alla Svizzera sono finiti in una profonda crisi finanziaria e di sviluppo economico, con un aumento notevole della di- soccupazione. La Svizzera ha così visto aumentare in modo sproporzionato l’affluenza di lavoratori europei sul suo territorio: tedeschi, francesi, italiani, spagnoli e portoghesi, qualificati e quindi anche alternativa professionale ai residenti. La presenza straniera in Svizzera si è ormai avvicinata al 25%. La seconda ragione è politica: ormai da diversi anni la Svizzera è confrontata con una serie di diktat interna- Ig giornali elvetici di FULVIO PELLI* Li Lingua italiana it li L La prima i pagii na del «Corriere del Ticino» L Lingua Li ttedesca d Il quotidiano tidi di Zurigo «Neue Zürcher Zeitung» zionali che le vogliono imporre un cambiamento di costumi, in virtù di regole che raramente rispettano le necessità dei piccoli e delle loro economie di nicchia. Non solo l’Unione Europea manifesta da tempo una notevole aggressività verso il nostro Paese, al quale vuole imporre le proprie regole, ma anche il G20 che, attraverso lo strumento dell’Ocse, impone l’agenda politica del cambiamento, adottando standard internazionali non sempre condivisi ma che divengono obbligatori per tutti, pena se no l’adozione di sanzioni dopo il collocamento degli Stati refrattari su cosiddette liste nere. Anche le difficoltà nelle negoziazioni con l’Italia volte a rinnovare (anche nell’interesse italiano) accordi in parte vetusti, mai interrotte, sovente rinviate e comunque mai concluse, hanno contribuito a esasperare gli animi degli svizzeri. L’ultima visita del ministro Saccomanni a Berna, che ci ha detto di volere concludere gli accordi in discussione entro maggio ma contemporaneamente che nel contenuto essi devono essere come li vuole la politica italiana, non è stato segnale di grande rispetto. Nel comportamento della maggioranza degli Svizzeri si può leggere un no non solo ad una libera circolazione delle persone priva di limiti, che presto o tardi creerà malumori anche in altri Paesi europei, ma anche a questo tipo di evoluzione dei rapporti fra i grandi ed il nostro Paese: un no di insofferenza verso la critica di un modello politico e sociale che sembra funzionare meglio di altri ed ha permesso alla Svizzera di superare senza conseguenze anche le crisi internazionali più acute. Per questo il no sembra definitivo e sarà difficile da aggirare, ancor di più se i nostri partner europei insisteranno nel voler dettar legge secondo la regola del più forte, mai pronto a discutere. *Consigliere nazionale del Parlamento svizzero © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 Esteri Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera India La Corte Suprema rinvia la decisione al 18 febbraio. Bonino medita di rivolgersi all’Onu La vicenda Marò, l’accusa è di terrorismo L’ira di Palazzo Chigi: «Reagiremo» Ashton si schiera con l’Italia: «Inaccettabile anche per l’Europa» Le reazioni ❜❜ Catherine Ashton Implicazioni rilevanti per l’Italia e i Paesi impegnati in operazioni antipirateria. Per questo siamo molto preoccupati ❜❜ Enrico Letta Un’accusa inaccettabile, da rifiutare in toto, su cui l’Italia si riserva di assumere ogni iniziativa. La Corte prenda atto che quest’imputazione è irragionevole ❜❜ Pietro Grasso Noi certamente non riteniamo di essere un popolo di terroristi. Quindi rimandiamo al mittente queste fantomatiche accuse ❜❜ Emma Bonino La pressione internazionale, che coltiviamo con Bruxelles e non solo, da tanti mesi, quella sicuramente, è una leva che intendiamo usare ❜❜ Mario Mauro Ho trovato Massimiliano e Salvatore forti e liberi perché sono dotati di una tempra eccezionale. Non lasceremo nulla di intentato ROMA — Il ministro della Difesa, Mario M+auro, volato a Nuova Delhi, li ha trovati «forti e liberi». Ma il futuro dei due fucilieri Massimiliano Latorre e Salvatore Girone è sempre più fosco. Da ieri l’accusa che la diplomazia italiana avrebbe dovuto scongiurare è stata formulata: terrorismo. Sia pure ridimensionata ad atto ci violenza che non prevede, come l’omicidio, l’impiccagione. Se la Suprema Corte, che ha rinviato tutto al 18 febbraio l’accoglierà, si verificherà il paradosso di due militari in servizio antipirateria (sia pure ceduti in affitto a una nave privata come prevede una legge ora da tutti aborrita) accusati di terrorismo, sarà compiuto. «Inaccettabile l’imputazione proposta da autorità indiane. Uso del concetto di terrorismo da rifiutare in toto. Italia e Ue reagiranno», twitta il presidente del Consiglio, Enrico Letta. E una nota di Palazzo Chigi minaccia: «Il Governo si riserva di assumere ogni iniziativa» qualora il governo indiano non «decida di portare il caso nella sua corretta dimensione»in linea «con la sentenza del 18 gennaio» della Corte che ha escluso la legge antipirateria. Un’accusa «inaccettabile per un Paese che fra pochi mesi assumerà la presidenza dell’Ue» ha dichiarato anche il ministro degli Esteri, Emma Bonino. Tesi condivisa anche da Catherine Ashton: «Che la legislazione usata riguardi il terrorismo ha enormi implicazioni per l’Italia, ma anche per tutti i Paesi impegnati nelle attività antipirateria», ha detto la rappresentante europea per la politica estera. Rivelando che le ultime pressioni sulle autorità indiane risalgono a meno di due settimane fa. Alla «amica Emma Bonino», la Ashton, ha ribadito il «sostegno Ue per ottenere questo risultato in un modo diretto e rapido». E il primo passo è stato un appello a tutti gli Stati membri. La Bonino che medita anche un ricorso all’Onu sarà ascoltata oggi dalle commissioni Esteri e Difesa. Parole dure anche dal ministro Mauro. «L’Italia non può e non vuole tollerare una violazione sistematica dei diritti di due suoi cittadini, e di essere messa alla stregua da uno stato terroristico». «Serve un arbitrato internazionale sotto l’egida dell’Onu», suggerisce l’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi che ieri, in una conferenza stampa di Fratelli d’Italia, ha accusato: la decisione di rimandare i marò in India «fu un vergognoso errore di Il procuratore Per evitare la pena di morte, l’accusa parla di violenza e non di omicidio Monti su istigazione di Passera», «avallata sulla base di considerazioni economiche, addotte da entrambi e motivata con il danno che le imprese italiane avrebbero avuto con l’India se i due fucilieri fossero rimasti in Italia». Passera ha contrattaccato: «Terzi dopo aver ottenuto dalle autorità indiane il rientro natalizio dei nostri fucilieri sulla base di un formale impegno al loro ritorno in India, cercò di impedire che rientrassero nelle scadenze concordate, venendo così clamorosamente me- L’incidente in mare Il 15 febbraio 2012 due pescatori indiani restano uccisi in acque internazionali. L’India accusa due marò italiani di scorta a una petroliera. Salvatore Girone e Massimiliano Latorre vengono arrestati Il ricorso L’Italia il 13 gennaio ha presentato un ricorso alla Corte Suprema indiana in cui si chiede che si presentino subito i capi d’accusa senza utilizzare la legge antiterrorismo (Sua Act) Lo scontro Ieri nell’aula della Corte Suprema la Procura generale ha tentato di far passare l’ipotesi di usare il Sua Act ma l’avvocato dei due marò si è opposto con veemenza «perché questo implicherebbe un’accusa di terrorismo nei confronti dello Stato italiano» no alla parola data. Il disagio di molta parte del governo fu enorme e io fui tra coloro che si dichiararono non disponibili ad avallare un comportamento tanto lesivo della dignità del nostro Paese». Ma basteranno stavolta le proteste e le minacce diplomatiche? Un minimo effetto lo hanno avuto stando alle parole in aula del procuratore G.E. Vahanvati che ha formulato un’accusa pasticciata: l’uso del Sua Act (la legge antipirateria) ma, proprio per rispettare l’impegno preso con l’Italia di non invocare la pena di morte, l’applicazione dell’articolo che parla di generica violenza e non di omicidio. Inapplicabile, secondo lo stesso avvocato della difesa. «Chiediamo che tale legge non sia presa in considerazione, visto che fra l’altro non è fra gli strumenti indicati dalla stessa Corte Suprema nella sentenza di gennaio 2013», ha protestato l’avvoca- 7 i giorni che mancano alla prossima udienza davanti alla Corte Suprema per esaminare il ricorso presentato dall’Italia sui due marò to Mukul Rohatgi, chiedendo che i «militari rientrino in Italia da dove mancano da 2 anni». «Mi assumerò io la responsabilità di decidere» ha concluso il presidente del Tribunale. «Non riteniamo di essere un popolo di terroristi. Quindi rimandiamo al mittente queste fantomatiche accuse», chiede il presidente del Senato, Pietro Grasso. «Dobbiamo passare dalla richiesta di solidarietà all’azione», aggiunge il presidente della commissione Esteri del Senato Nicola Latorre. Mentre i Cinquestelle Orellana e Del Grosso propongono: «Torniamo in India». Virginia Piccolillo L’attesa Il ministro della Difesa Mario Mauro ieri con Salvatore Girone (a sinistra) e Massimiliano Latorre (Ansa/Maria Grazia Coggiola) © RIPRODUZIONE RISERVATA Lo scenario Gli stessi giudici indiani tra una settimana potrebbero depotenziare il caso. Ma agli italiani non basta La doppia strategia per uscire dalla ragnatela Roma pronta ad affiancare l’azione politica a quella giudiziaria: verso il ricorso alle corti internazionali L’Italia ha ora più possibilità di uscire dalla ragnatela nella quale la giustizia indiana la avvolge da due anni, sulla vicenda dei marò trattenuti a New Delhi. La formalizzazione dell’accusa contro Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, avvenuta ieri, da parte della Procura generale dell’India apre una strada politica e giudiziaria che la difesa dei due militari italiani può percorrere: l’utilizzo della legge antiterrorismo Sua Act ha un livello di gravità tale da aprire un ventaglio di possibilità. Da una parte, l’iniziativa diplomatica che il ministro degli Esteri Emma Bonino ha sviluppato ancora ieri a Bruxelles e che già da oggi potrebbe avere nuovi sviluppi. Dall’altra, le contromisure legali da portare avanti in parallelo all’obiettivo di districarsi dalla giurisdizione indiana. Innanzitutto, la Corte Suprema. È l’istituzione probabilmente più rispettata in India e gode di grande potere. Non è scontato che nell’udienza del 18 febbraio si limiti a mettere il proprio timbro sulla decisione di usare nel processo il Sua Act. Quando, nel gennaio 2013, ordinò l’istituzione di un tribuna- le speciale per giudicare i due fucilieri di Marina non citò la legge antiterrorismo/antipirateria ma il Codice penale, il Codice di procedura penale, la legge sul Diritto del Mare dell’Onu (Unclos) e la legge indiana sulle zone marittime. Non si può affatto escludere che tra una settimana emetta un ordine simile a quello di un anno fa. Questa ipotesi, però, non attenua la gravità dell’accusa fondata sul Sua Act, una legge che Delhi ha varato in ottemperanza a una Convenzione internazionale del 1988 finalizzata alla repressione del terrorismo e della pirateria (nella cui stesura, tra l’altro, ebbe un ruolo preminente il giurista italiano Luigi Ferrari Bravo). Il fatto che il governo indiano abbia dato il via libera alla Procura generale affinché la usi assume un significato politico non indifferente. È improbabile che l’India consideri seriamente l’Italia e i suoi militari responsabili di azioni di terrorismo o di pirateria: ciò nonostante, si comporta come se lo ritenesse. Così facendo, crea un caso diplomatico serio che non riguarda solo Roma e Delhi ma diventa un fat- to di corrette relazioni internazionali disprezzate. Ben più di uno sgarbo, che sarebbe solo un problema tra le due parti: un comportamento inaccettabile nella comunità delle Nazioni. Inoltre, il concetto che due militari in missione antipirateria siano considerati terroristi è un regalo ai pirati e un indebolimento globale della sicurezza dei mari di cui tutti i Paesi dovrebbero preoccuparsi. Il «gruppo marò» di ministri e esperti costituito presso la presidenza del Consiglio, che probabilmente si riunirà domani, dovrà decidere come reagire. In tempi brevi, si va dalla convocazione alla Farnesina dell’ambasciatore indiano a Roma, Basant Gupta, per protestare, a una serie di iniziative diplomatiche da prendere a Delhi. Da una parte, per tenere alta la pressione sulla Corte Suprema in vista dell’udienza del 18 febbraio. Dall’altra perché le iniziative diplomatiche sono utili alla riattivazione della controversia con l’India sulla giurisdizione in vista di ricorsi alla giustizia internazionale: dimostrare che si sono tentate vie diplomatiche senza successo può essere essenziale quando si va a chiedere un arbitrato. Nel frattempo, il «gruppo marò» dovrà anche decidere se ricorrere subito alla Corte arbitrale dell’Aja e al Tribunale internazionale per la Legge del Mare delle Nazioni Unite, con sede ad Amburgo, Le possibilità L’ipotesi dell’arbitrato ma i tempi sono lunghi Il «gruppo marò» di ministri ed esperti costituito presso la presidenza del Consiglio sta pensando di ricorrere al Tribunale internazionale per la legge del mare delle Nazioni Unite, con sede ad Amburgo, o alla Corte di giustizia internazionale dell’Onu, con sede all’Aja, ma i tempi sono lunghi: dai due ai quattro anni 1 L’idea del trasferimento in un Paese terzo Gli avvocati valutano anche la possibilità di presentare al tribunale Onu di Amburgo una richiesta per permettere a Girone e Latorre di lasciare l’India per un Paese terzo. In questo caso l’iter sarebbe rapido: il giudizio potrebbe essere espresso soltanto in alcune settimane 2 oppure se aspettare la decisione della Corte Suprema. L’orientamento prevalente nell’organismo di coordinamento del governo, ieri, sembrava quello di attendere. Allo stesso tempo, però, sembra si stia formando un consenso sulla necessità di uscire dalla ragnatela della giustizia indiana — attraverso l’internazionalizzazione del caso — anche se la Corte Suprema dovesse decidere che il Sua Act non sarà usato. La strada potrebbe essere doppia: ricorrere a un arbitrato — che ha tempi piuttosto lunghi, tra i due e i quattro anni — e nel frattempo chiedere al tribunale Onu di Amburgo di permettere a Girone e Latorre di lasciare l’India per un Paese terzo — giudizio che potrebbe essere espresso in alcune settimane. Per molti versi, la decisione di Delhi è inspiegabile. Vero che la campagna elettorale in corso può spingere il governo a non volere sembrare «debole» nei confronti dell’Italia. Ma è anche vero che il caso marò sta diventando per l’India fonte di imbarazzo internazionale. Tra l’altro, in parallelo a una disputa diplomatica complicata anche con gli Stati Uniti. La speranza nascosta dell’esecutivo indiano potrebbe risiedere nella risposta della Corte Suprema: nella confidenza che sia essa, martedì prossimo, a depotenziare il caso. Danilo Taino @danilotaino © RIPRODUZIONE RISERVATA Esteri 13 Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014 La storia Premio Pulitzer e amico-avversario di Greenwald, è un’altra grande firma della stampa Usa che si mette in proprio I diari dell’amica imbarazzano Hillary «Basta giornali» La star del NYTimes si dedica al no profit «H La scelta dell’ex direttore Bill Keller DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK — La volontà di misurarsi con esperienze nuove, passando dalla carta al giornalismo digitale. La sfida di nuovi modelli di business alimentati da ricchi finanzieri che investono in siti d’informazione indipendente (da Buzzfeed a The Verge) o in iniziative di giornalismo filantropico come ProPublica. E forse anche il desiderio di chiudere la sua esperienza al New York Times: trent’anni straordinari, ma con un epilogo accidentato, non privo di incomprensioni. La decisione di Bill Keller di lasciare il quotidiano da lui diretto per otto anni (fino alla metà del 2011), è stata accolta con sorpresa e rammarico nel mondo americano dell’informazione e anche dalla redazione del New York Times che, come ha scritto David Carr, ha sempre guardato a lui come al direttore «che ci ha portato al di là della Inchieste Con i soldi di un finanziere di Manhattan, assumerà 25 reporter che realizzeranno inchieste sulla giustizia Usa valle della morte» negli anni del crollo delle entrate pubblicitarie e della transizione al digitale. A 65 anni, Keller si inventa una nuova carriera: fonda, coi soldi di un finanziere di Manhattan con un passato di cronista al Wall Street Journal, il «Marshall Project»: una nuova organizzazione che assumerà 25-30 giornalisti e che si dedicherà a inchieste con le quali farà emergere e analizzerà le disfunzioni del sistema di giustizia criminale negli Stati Uniti. A chi ieri gli ha chiesto se anche lui ha deciso di seguire la tendenza che ha già portato diversi grossi nomi dell’informazione ad abbandonare i gruppi editoriali tradizionali per tentare la strada del cosiddetto «personal brand journali- Chi è L’inizio Nato nel 1949 a Palo Alto da famiglia cattolica, figlio di un amministratore delegato della Chevron, Keller inizia a lavorare come giornalista già negli anni dell’università New York Times Nel 1984 entra al New York Times come reporter a Washington. Poi è corrispondente a Mosca e a Johannesburg, capo degli esteri, editorialista e infine direttore dal 2003 al 2011. Ha quindi continuato a scrivere commenti e rubriche Premi Nel 1988 Keller vince il Pulitzer per le corrispondenze da Mosca. Sotto la sua direzione il Times si aggiudica ogni anno uno o più Pulitzer: in particolare ne vince uno nel 2006 per le prime inchieste sullo spionaggio degli americani da parte dell’agenzia governativa Nsa sm», Keller ha risposto di essersi ispirato di più, nella sua scelta, all’esperienza di ProPublica: la testata di inchieste giornalistiche, basata su capitale filantropico, creata nel 2007 dall’ex direttore del Wall Street Journal, Paul Steiger. «Mi mancava il lavoro di squadra; le riunioni nelle quale ti confronti con gente in gamba, decidi come risolvere un problema. Quello del columnist è un lavoro bellissimo ma molto solitario» ha detto Keller a Brian Stelter, un altro giornalista del New York Times recentemente emigrato altrove (ha il suo sito e una trasmissione sulla Cnn). Certo che, comunque, con Keller continua la diaspora delle grandi firme dalle testate storiche: il New York Times ha già perso anche Nate Silver, reso celebre dalle sue interpretazioni (e previsioni) statistiche durante le campagne elettorali, e David Pogue, l’esperto di tecnologie, mentre Walt Mossberg ha lasciato il Wall Street Journal. I casi più recenti sono quelli di Glenn Greenwald, l’avvocato e «columnist» del Guardian che, dopo aver firmato molte delle storie basate sui documenti dei servizi segreti trafugati da Edward Snowden, ha abbandonato il quotidiano britannico per creare una Idee L’ex direttore del «New York Times» Bill Keller, 65 anni (Afp) I precedenti Ezra Klein Ha lavorato al Washington Post fino al 2014, il suo blog era il più letto del giornale. All’inizio dell’anno si è dimesso per una start up Nate Silver È uno statisticoblogger in grado di anticipare i risultati elettorali. A luglio ha lasciato il suo blog sul New York Times Glenn Greenwald Avvocato, blogger e giornalista è l’autore delle rivelazioni di Snowden sul Guardian ma a giugno lascia il quotidiano per un’avventura digitale sua testata digitale, TheIntercept.org, finanziata dal miliardario delle tecnologie Pierre Omidyar, e quello di Ezra Klein: il commentatore di punta del Washington Post che ha trasferito il suo Wonkblog nel gruppo di editoria digitale Vox, quello di The Verge. Era stanco del Times? — hanno chiesto a Keller. «No, anche se, secondo me, molti giornalisti cominciano a soffrire di sindrome da deficit di attenzione» è stata la secca risposta. In realtà alcuni sostengono che sulla decisione dell’ex direttore abbiano pesato anche alcune difficoltà di reinserimento nella struttura del giornale, dopo che, due anni e mezzo fa, ha ceduto lo scettro a Jill Abramson. Come commentatore, Keller ora dipendeva dal capo della pagina degli editoriali Andrew Rosenthal. Keller divenne direttore quando il suo predecessore, Howell Raines, fu travolto dallo scandalo dei falsi scoop di Jayson Blair. E Rosenthal era il braccio destro di Raines. Tra i due pare non sia mai corso buon sangue e alcuni degli op-ed di Keller erano stati molto criticati. Soprattutto quello, recente, sulla storia di una malata di cancro, che aveva suscitato le dure reazioni di molti lettori, oltre che dell’interessata. E l’ex direttore era stato costretto a giustificarsi in un colloquio, poi pubblicato sul giornale, col garante della testata. Massimo Gaggi © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso Un fotografo in cerca di pubblicità rivela alla radio la «relazione segreta». Dopo ore tutti smentiscono, anche l’autore Barack e Beyoncé: il finto scoop fa il giro del mondo PARIGI — Un paparazzo francese ha diffuso ieri mattina in diretta alla radio Europe1 una notizia falsa, sostenendo che oggi il Washington Post sarebbe uscito con un articolo su una presunta relazione tra il presidente americano Barack Obama e la cantante Beyoncé. Quando la trasmissione è andata in onda negli Stati Uniti era ancora notte, e per qualche ora la notizia ha potuto circolare senza smentita. Appena la redazione del quotidiano ha aperto, la portavoce Kris Coratti ha prontamente chiarito: «È del tutto falso, non stiamo preparando alcun articolo su questo argomento». Ma ormai l’indiscrezione aveva fatto il giro del mondo, rilanciata da decine di media. Pascal Rostain era intervenuto nella trasmissione di JeanMarc Morandini «Le grand direct des médias», per presentare un suo libro in uscita e parlare della sempre più labile distinzione tra vita privata e pubblica degli uomini politici, dopo l’affaire François Hollande-Julie Gayet. Come è noto il settimanale di gossip Closer un mese fa ha diffuso le foto che provavano la relazione tra il presidente della Repubblica francese e l’attrice, provocando la crisi della coppia Hollande-Trierweiler e l’addio di quest’ultima all’Eliseo e al ruolo di première dame. In quel caso lo scoop — mai smentito — di Closer aveva solidi appoggi nella realtà, ma i giornali di Rabbia e sorrisi Obama di fronte a una Michelle furiosa per le sue foto con la premier danese e, a destra, con una sorridente Beyoncé ✒ qualità francesi lo hanno trattato con grande circospezione, attirandosi le critiche dei colleghi anglosassoni. Pochi giorni dopo l’autorevole settimanale britannico The Economist aveva scherzato pubblicando un fotomontaggio che ritraeva vicini Barack Obama e Jennifer Aniston, con il titolo «La nostra fantasia più sfrenata: se solo i francesi fossero al- la guida dell’America...», seguito da un articolo pieno di relazioni inventate (Obama con Aniston e Hillary Clinton e Katie Couric, George W. Bush con Beyoncé) e da una conclusione che metteva a confronto il puritanesimo della società e il rigore dei media americani con il permissivismo dei costumi e la timidezza verso i potenti della stampa francese: Paparazzo Pascal Rostain Fotografo francese dei Vip, 56 anni, grande amico di celebrità tra cui Carla Bruni-Sarkozy, è stato autore di molti scoop per Paris Match Scoop Tra le esclusive di Rostain, le prime foto scattate alla figlia «segreta» di Mitterrand e quelle dell’ex moglie di Sarkozy, Cécilia, con il pubblicitario Richard Attias, nonché di Carolina di Monaco con Guillermo Vilas «Forse più americani di talento entrerebbero in politica se non avessero paura di essere fatti arrosto per normali debolezze umane», ma d’altro canto «se i politici francesi non fossero protetti dalla legge e da una stampa acquiescente, forse il messaggio anti-élite del Front National non passerebbe così bene». Pascal Rostain è entrato prepotentemente nel dibattito, con una bufala di risonanza internazionale. Dopo la smentita del Washington Post, il fotografo ha infine spiegato al Figaro: «Sono in piena promozione del mio nuovo libro, questa mattina nello studio di Europe1 ho voluto fare un enorme scherzo (...). Ascoltate bene quel che dico alla radio, alla fine della mia frase mi sentirete ridere. È allucinante vedere il clamore mondiale che questo ha provocato. Ho solo voluto dimostrare per assurdo il degrado del mio mestiere. Prima, erano le indiscrezioni che si trasformavano in verità. Adesso è una bufala». © RIPRODUZIONE RISERVATA illary Clinton è un’amica leale e una madre devota, ma nella vita pubblica è spietata: le sue strategie sono quelle di una tagliagole, è vendicativa con gli avversari e si lamenta in privato che alla Casa Bianca non c’è nessuno che sia abbastanza duro e cattivo». Storie e leggende su una Hillary molto coriacea ne sono sempre circolate parecchie, ma queste parole sono particolarmente significative perché vengono da Diane Blair: una politologa dell’Arkansas morta nel 2000 che la ex first lady descriveva come la sua migliore amica negli anni in cui era alla Casa Bianca. Anni nei quali le due si scambiarono messaggi e confidenze. Carteggi che a distanza di quasi 15 anni il marito di Diane, Jim Blair, ha deciso di far diventare documenti storici consegnando tutto alla biblioteca della University of Arkansas. Solo che Hillary non è ancora un personaggio consegnato alla storia: è la probabile candidata democratica alle presidenziali del 2016. Quelle carte sono state, quindi, prese d’assalto dai cronisti. Primo atto della Anni 70 Hillary, Bill e Diane Blair inevitabile rivisitazione da parte dei media dei punti più controversi della vita di Hillary e Bill. A partire dal caso più clamoroso: i rapporti che l’allora presidente ebbe con Monica Lewinsky. Si raccontò di una Hillary furiosa, ma le note lasciate da Diane Blair descrivono una first lady che, pur non giustificando il marito, lo difendeva sostenendo che aveva ceduto al peso della solitudine presidenziale, allo stress per gli attacchi politici, mentre anche lei come moglie aveva qualcosa da rimproverarsi. E liquidava la stagista come un personaggio ridicolo. E quando nel ’97 un’altra donna, Kathleen Willey, accusò Hillary di averla molestata sessualmente, Diane mandò via fax una copia dell’articolo a un assistente della Casa Bianca chiedendo solo: «Dobbiamo prendere la cosa seriamente?». Quanto alla durezza, il giudizio non era solo dell’amica ma anche del superconsulente Stan Greenberg che nel maggio 1992, durante la campagna elettorale che portò Bill alla Casa Bianca, preparò una nota interna intitolata «ricerca su Hillary Clinton» nella quale sosteneva che gli elettori ammirano la forza dei coniugi Clinton, ma ne temono anche l’eccessiva ambizione che può sfociare in prepotenza. E «mentre Bill è percepito come suadente, Hillary appare ai più spietata». M. Ga. © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera Cronache Memoria La cerimonia al Senato con il presidente Napolitano Gli eccidi Foibe, il giorno del ricordo A Roma lapide imbrattata Grasso: tragedia che non possiamo dimenticare ROMA — Sono passati sessantasette anni da quei giorni. «Una delle pagine più tristi che il nostro Paese, il nostro popolo ha vissuto: la tragedia della guerra, delle foibe, dell’esodo. Non possiamo dimenticare e cancellare nulla». Scandisce lento le sue parole il presidente del Senato Pietro Grasso. Sono dieci anni che il 10 febbraio è stato dichiarato il giorno del ricordo in memoria delle vittime delle Foibe dello jugoslavo Tito. E ieri mattina c’era anche il presidente della repubblica Giorgio Napolitano insieme a tutte le più alte cariche dello Stato e di governo nell’aula di Palazzo Madama per una cerimonia culminata in un concerto commovente del maestro Uto Ughi. Ha detto il maestro, prima di cominciare a suonare: «La mia famiglia era originaria dell’Istria e anche Polemiche Insulti all’artista Simone Cristicchi, che mette in scena l’eccidio. Giorgia Meloni contro la Rai loro hanno dovuto lasciare i propri beni e andare via. Questo concerto lo dedicherò a quanti hanno perso la vita nelle foibe e a tutti gli esuli che hanno dovuto morire senza conforto». E ha messo mano al violino per dar voce a «Il trillo del diavolo» di Giuseppe Tartini («un istriano anche lui»), un’esecuzione che ha lasciato senza fiato i presenti, tra questi anche i ragazzi delle scuole premiate per il concorso «La letteratura italiana d’Istria, Fiume e Dalmazia». Ma la giornata non è stata risparmiata dalle pole- Lo sfregio Roma, la cancellazione della vernice con cui dei vandali hanno imbrattato il monumento per le vittime a Laurentina miche e, soprattutto, dai vandali. A Roma, prima di ogni altro posto. Ieri mattina è stato imbrattato il monumento dei martiri delle Foibe eretto vicino alla stazione metro della Laurentina e pure il cippo carsico in memoria di tutte le guerre. Sono stati sporcati con la vernice, mentre in terra sono stati sparsi manifestini inneggianti «alla libertà dei popoli, alle foibe e contro l’italianità». Tutti volantini scritti in lingua croata. Ma non solo. Sempre a Roma ci sono state scritte al Teatro Vittoria, dove Simone Cristicchi ha messo in scena «Magazzino 18» uno spettacolo che ricorda la tragedia delle Foibe perché è in quel magazzino del vecchio porto di Trieste che sono conservati i beni degli italiani costretti all’esodo di massa dalla violenza di Tito. «Cristicchi Boia», «No al revisionismo» alcune delle scritte contro il cantante (lo spettacolo è stato trasmesso ieri sera anche su Rai Uno) che a queste violenze era già stato sottoposto lo scorso 30 gennaio quando aveva messo in scena la rappresentazione a Scandicci (in provincia di Firenze) e un gruppo di cinquanta persone aveva preso possesso del palco. «È una storia che si conosce ancora poco quella delle Foibe», ha detto il cantautore facendo capire di non essere scalfito dalle proteste. «Ho intenzione di continuare a parlare delle persone che hanno sofferto». Intanto Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, polemizza con il giornale radio della Rai «nel corso del quale è stato intervistato uno dei vicepresidenti dell’Anpi al posto di un rappresentante delle associazioni degli esuli, e sono stati dati numeri errati sulle foibe e sull’esodo giuliano-dalmata». Meloni ha annunciato la presentazione di una lettera formale di protesta ai vertici di viale Mazzini. Alessandra Arachi I massacri Sono ricordati come i «massacri delle Foibe» gli eccidi commessi dai partigiani comunisti jugoslavi ai danni degli italiani della Venezia Giulia e della Dalmazia durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale La parola Le «foibe» sono grandi inghiottitoi o pozzi tipici del Carso. In realtà, soltanto una minima parte delle vittime fu occultata nelle foibe, mentre la maggior parte perse la vita nelle prigioni o nei campi jugoslavi, o nelle estenuanti marce di trasferimento (nella foto dell’Archivio Ansa, l’ingresso di una foiba scoperta in Friuli nel Dopoguerra) Le vittime Morirono nelle «foibe» non solo esponenti del Partito nazio nale fascista, ma anche funzionari e dipendenti pubblici, insegnanti, sacerdoti, parte dell’alta dirigenza italiana contraria sia al comunismo sia al fascismo I numeri Il numero dei morti delle «foibe» è stato sempre oggetto di discussione tra gli storici e fonte di polemiche. A partite dal Dopoguerra e lungo i decenni successivi venivano indicate usualmente circa 15.000 vittime. Studi più accurati sono stati effettuati soltanto a partire dagli anni Novanta e recentemente il numero totale delle vittime viene stimato tra le 5.000 e le 11.000 persone © RIPRODUZIONE RISERVATA Abruzzo Solidarietà fra le due donne degli scandali a luci rosse PESCARA — «Io posso capire cosa si prova, visto che prima di lei hanno massacrato gratuitamente anche me. Ma verrà il giorno in cui potremo parlare e raccontare la nostra». È il messaggio, affettuoso, che Lucia Zingariello ha rivolto domenica sul profilo Facebook di Letizia Marinelli per il compleanno della signora. Parole di solidarietà tra le due donne, la prima ormai nota per il presunto contratto sessuale con l’ex assessore alla Cultura della Regione Abruzzo Luigi De Fanis, la seconda per la notte passata con Gianni Chiodi nella stanza 114 dell’Hotel del Sole, a Roma, il 15 marzo 2011. «Le nostre sono due storie lontane ma paragonabili perché siamo donne e viviamo in un Paese sessuofobo», scrive Zingariello. E Marinelli, Consigliera di Parità dell’Abruzzo, le risponde: «Le auguro che la magistratura possa presto fare luce sul suo caso», anche se poi precisa che «le questioni mi sembrano molto diverse per tanti aspetti». Lucia Zingariello però assicura che non vi fu alcun contratto sessuale e che con De Fanis non ebbe mai una relazione. E conclude: «Il tempo ci darà ragione». Nicola Catenaro © RIPRODUZIONE RISERVATA Cronache 15 Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014 Palermo La ragazzina era svenuta in ospedale, le avevano detto di prendere degli antibiotici e di andare al Policlinico Prima del naufragio Gaetana, morta a 18 anni per mal di denti Concordia, l’ipotesi della sfida all’inchino «Non aveva soldi per le medicine». L’ascesso si è esteso ai polmoni Il docente «Oggi il 25% rinuncia al dentista» MILANO — Sono sempre di più gli italiani che, spaventati dai costi, evitano o rimandano il dentista. «È una delle voci della spesa sanitaria su cui si taglia maggiormente: nel 2012 le visite odontoiatriche, sia pubbliche che private, sono state 2,98 milioni: solo 4,8 ogni 100 persone. Prima dell’esplodere della crisi, nel 2005, erano 3,7 milioni, 6,4 ogni 100 persone». Sono i numeri del rapporto preliminare sull’indagine multiscopo 2012-2013 dell’Istat, citati da Mario Del Vecchio, docente della Bocconi e direttore dell’Osservatorio sui consumi privati in Sanità. Chi taglia sulle cure? «Tutti: le visite diminuiscono sia per chi ha risorse familiari ottime o adeguate (da 6,8 a 5,2 ogni 100 persone, con un calo del 24%), sia per chi ha risorse scarse o insufficienti, e in questo caso calano da 5,6 a 4,2 ogni 100 persone (-25% ). E spesso gli italiani si limitano alle cure urgenti: tolgono il dente ma non vanno a fare la ricostruzione, per esempio». Non c’è la possibilità di rivolgersi alla sanità pubblica? «I Lea, cioè i livelli minimi di assistenza, coprono l’odontoiatria curativa, ma non quella estetica. E le prestazioni che richiedono protesi sono riservate ad alcune categorie di cittadini. In più non si può scegliere il medico». Gli italiani non si fidano di quelli della mutua? «L’odontoiatria è il settore dove si effettua la più alta percentuale di prestazioni private, oltre otto su dieci. Negli ultimi anni però, di fronte ai crescenti problemi economici, sono aumentati coloro che si rivolgono al pubblico: il 9% in più rispetto al 2005». In caso di urgenze, come un ascesso, ci si può rivolgere alle strutture pubbliche? «Sì, come infatti è successo a Palermo. Lì di solito si viene curati con antidolorifici e antibiotici e diretti allo sportello del Cup (il centro unico per le prenotazioni, ndr) per fissare la visita specialistica su cui però si paga il ticket. E il problema spesso arriva qui». Perché? «Ci sono liste di attesa molto lunghe e a volte ci vogliono mesi». PALERMO — Sembrava solo una storia di malasanità, ma stavolta è un drammatico contesto di povertà, ignoranza ed emarginazione ad avere impedito a una ragazza di 18 anni di curare un mal di denti, evitare l’ascesso, le complicazioni, l’infezione ai polmoni, un calvario sfociato nel coma e nella fine di un’esistenza spenta in rianimazione, senza che una decina di medici in due ospedali siano riusciti a salvarla. Quartiere Brancaccio I volontari: «Qui si doveva aprire un ambulatorio come voleva don Puglisi» La vittima di quest’altra macchia palermitana è Gaetana Priola, Tanina, alta e magra, una tristezza specchiata nei suoi occhi, nata e malamente cresciuta a Brancaccio, nel quartiere che Padre Pino Puglisi voleva salvare e dove la mafia assoldò un killer anche per farla finita con il suo Centro Padrenostro. Lo stesso Centro che invece resiste e dove Tanina aveva trovato rifugio con uno dei suoi tre fratelli, tutti angosciati due anni fa quando il padre, Franco Priolo, abbandonò la moglie, Mamma Nunzia, da quel momento su è giù per i palazzi a lavare scale. Ma Tanina, senza soldi per libri o piccole cose, aveva già interrotto gli studi e solo i volontari del Centro le consentirono di prendere la licenza media col doposcuola a 17 anni, quando tante sue coetanee avevano già un figlio, protagoniste di «fuitine», finte fughe d’amore utili per riparare, come se tutto fosse fermo ai tempi di Danilo Dolci. E sembra ferma a un vecchio dagherrotipo l’immagine di un quartiere dove ieri sera per il corpo di Tanina non si poteva nemmeno allestire una camera ardente nella sua modestissima casa di via Hazon perché ci abita pure uno zio agli arresti domiciliari. Poi, a tarda sera, altro dolore: la Procura apre un’inchiesta, dispone l’autopsia e il trasferimento della salma in obitorio. In questo disastro dove i ragazzotti spacciano, parenti e amici s’arrangiano, Tanina di quel malanno, senza soldi per il dentista, avrebbe potuto parlarne con Mariangela D’Aleo, una delle operatrici del Centro che l’aveva seguita negli studi, ovvero con il presidente, Maurizio Artale, un allievo di don Puglisi, ma non si faceva più vedere da quasi due mesi. E forse ha preferito evitare di tornare per un bisogno. Fatto sta che il 19 gennaio sviene per il dolore e in ospedale, al Buccheri La Ferla, le dicono di imbottirsi di antibiotici e di andare al Policlinico. Se abbia seguito la terapia è cosa dubbia. Unico dato certo è che al Policlinico non va, mentre sei giorni fa arriva al Civico dove si aggrava ed entra in rianimazione con un versamento pleurico senza più uscirne. Tanta rabbia al Centro, come spiega Artale: «Ce l’avesse detto, avremmo mobilitato per lei i nostri medici volontari. Ecco la prova che padre Puglisi ci vedeva giusto. Voleva un Poliambulatorio per Brancaccio. Ma non quelli con orario d’ufficio. Aperti fino a mezzanotte con tanti volontari. E invece in questa città si parla e non si fa niente». Hanno pure fatto una loro Il caso Il dolore Il 19 gennaio Gaetana Priola (sotto), 18 anni, di Palermo, sviene per il dolore di un ascesso all’ospedale Buccheri La Ferla, dove le viene dato un antibiotico Il decesso I medici le dicono di recarsi all’Odontoiatria del Policlinico di Palermo. Non ci andrà mai. Il 30 arriva al Civico con un’infezione ai polmoni e muore approssimativa statistica al Centro scoprendo che fra i ragazzi di Brancaccio la metà ha i denti guasti. Per la cattiva alimentazione, sospettano. Ovvero perché pullulano spacciatori e droghe leggere pure alle medie. Ma non è certo il caso di Tanina, quasi indifesa, meno donna delle sue coetanee. Se la ricorda Artale la ragazza snella, le lenti grandi e chiare, i capelli lunghi: «Sì, studiava, ma le piaceva di più giocare, allenarsi al computer. Poi sparì, a differenza del fratello Alessandro, un terremoto, un operatore solo per lui». Conversazione interrotta da un ragazzo con una guancia gonfia e dolente. «Un malanno simile a quello di Tanina», sospetta Artale attaccandosi al telefono per chiamare un medico, mentre arriva un uomo che invoca aiuto. «Mi hanno dato un “definitivo” di 13 mesi, ma il giudice dice che se mi prendi in affido non vado in carcere...». E Artale annuisce, facendo le condoglianze perché è un altro zio di Tanina. Scene ordinarie di un Bronx a lutto anche quando non si spara. Felice Cavallaro © RIPRODUZIONE RISERVATA La protesta a Roma Sit in a Montecitorio Poi i Forconi occupano la Basilica Ad un mese dal flop dei sit-in davanti alle prefetture di tutta Italia, gli attivisti del coordinamento 9 dicembre, gli «scissionisti» dei Forconi guidati dall’agricoltore pontino Danilo Calvani, tornano a manifestare a Roma e prima tentano l’«assalto» a piazza Montecitorio, poi «occupano» la basilica di Santa Maria Maggiore (foto Eidon). «Non usciremo fino a che questo non sarà tornato ad essere un paese normale e civile — ha detto Calvani —. Hanno reso la nostra vita invivibile e molte persone stanno perdendo la cosa più sacra, la vita appunto». Una decina di manifestanti del coordinamento 9 dicembre è invece entrata nella chiesa di Santa Maria in Aquiro, a due passi da piazza Montecitorio, per manifestare contro il governo italiano e chiedere asilo politico al Vaticano. «Papa Francesco ci apra le sue porte», è l’appello di Gaetano Ferrieri, uno dei coordinatori del movimento. E. Teb. GROSSETO — Una stessa nave, la Costa Concordia, due crociere e due rotte molto simili, se non identiche, nell’avvicinamento all’Isola del Giglio, per un saluto da brividi, di notte, con le luci accese. Riuscito «miracolosamente» il 14 agosto 2011 al comandante Massimo Garbarino (con tanto di resoconti giornalistici e lettera di congratulazioni del sindaco del Giglio); fallito il 13 gennaio da Francesco Schettino. «Una corsa sconsiderata alla manovra più spericolata», ipotizzano i legali di parte civile. Che ieri al processo per il naufragio hanno prodotto un documento dei Lloyd’s di Londra in cui sono tracciate le Le tratte Il confronto tra le rotte registrate in anni diversi due rotte. Per dimostrare cosa? «Che gli inchini erano pratica consueta e nota alla società — spiega l’avvocato Massimiliano Gabrielli — e che c’era una gara a fare il saluto più ravvicinato. Nel 2011 non ci fu naufragio perché la nave si raddrizzò in tempo, ma la distanza era simile». Gabrielli ha ricordato anche un presunto incidente accaduto nel 2005 alla Costa Fortuna, danneggiata alla chiglia per un inchino a Sorrento. Ipotesi in parte smentite in un comunicato da Costa Concordia. «È falso che la società fosse a conoscenza della pratica dell’inchino. La società indica la rotta da seguire, ma è responsabilità del comandante decidere eventuali variazioni». Costa ammette invece che «in alcuni casi, viene deciso di seguire la “navigazione turistica”, un avvicinamento alla costa per offrire un’attrazione in più», ma queste rotte «sono seguite a velocità ridotta, in sicurezza e informando i passeggeri». Marco Gasperetti © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA L’evasione A sparare sul bandito durante il blitz non sarebbero stati gli agenti Fuoco amico sul fratello di Cutrì La banda indagata anche per omicidio MILANO — Il fuoco amico avrebbe il volto, la mano e la pistola non di una guardia penitenziaria ma di un fratello, Daniele, oppure di uno fra gli altri complici della stessa vittima, il capo della banda che per settimane li aveva addestrati, preparati e caricati in vista del grande agguato. La perizia balistica scoprirà se uno dei seguenti cinque, lunedì scorso davanti al Tribunale di Gallarate, ha ucciso Nino Cutrì. Trentadue i proiettili esplosi. Per intanto Daniele e poi Aristotele Buhne, Davide Cortesi, Danilo Grasso e Christian Lianza sono tutti indagati per omicidio. Facevano parte del com- mando che ha liberato Mimmo Cutrì, l’ergastolano arrestato alle 2.35 di domenica in via Villoresi, nella natia Inveruno, a casa (in ristrutturazione) di un amico geometra e imprenditore edile, l’insospettabile Franco Cafà. Non si sa se ormai più tragica oppure più sciagurata, certo la folle impresa di fuga, spenta dai carabinieri in meno di una settimana, acquista a sorpresa un altro elemento. E non è escluso, poiché pur a distanza di giorni è ancora poco chiara l’esatta dinamica di quel pomeriggio di proiettili, l’estraneità o meno rispetto all’uccisione da parte di Mimmo, 32 anni, condannato in Assise per l’assassinio di un po- lacco colpevole di avergli offeso con insistenza la fidanzata. E se avesse ammazzato lui l’adorato fratello Nino? Il maggiore dei Cutrì ha trascorso le ultime ore nel carcere di Opera, in un regime di massima sicurezza, guardato a vista. Stamane Cutrì è atteso nel Tribunale di Busto Arsizio per la convalida del fermo, avvenuto dopo il blitz dei carabinieri del Gruppo d’intervento speciale: otto secondi per partire, sfondare le porte, ammanettare lui e l’ultimo complice rimasto, il vecchio amico Luca Greco. Mimmo è difeso da Roberto Grittini, che assiste anche Daniele. L’avvocato non ha anticipato eventuali strategie: «So- Insieme L’ergastolano Domenico Cutrì (a sinistra) e il fratello Nino, ideatore del piano di fuga e deceduto nell’assalto lunedì scorso davanti al Tribunale di Gallarate no adulti, decideranno loro se e cosa dire». Sempre stamani, sempre nelle aule di Busto Arsizio e sempre a proposito di Cutrì, ci sarà un altro processo. Quello per truffa in programma lunedì scorso se non ci fosse stato l’agguato, un agguato seguito dalla corsa nel nascondiglio a Cellio, nel Vercellese, dove ad attendere gli uomini c’era l’unica donna del commando. Carlotta Di Lauro. Ieri è stato convalidato il suo arresto: l’hanno messa ai domiciliari. Carlotta, fidanzata di Nino, mamma di un bimbo di cinque anni, secondo l’accusa è stata determinante avendo badato al Le accuse alla fidanzata Confermati i domiciliari per Carlotta, la compagna di Antonino: avrebbe aiutato il commando reperimento di cibo, vestiti e veicoli. I carabinieri ieri hanno trovato un furgone bianco, secondo l’accusa utilizzato nella fuga: era stato noleggiato dalla ragazza e da Luca Greco. Carlotta è difesa da Carlo Taormina, che aveva già seguito con successo Nino Cutrì quand’era stato arrestato a Milano nel 2012 per una sparatoria. Taormina ha detto che «vi sarebbe un’intercettazione da cui si deduce che si era a conoscenza che, il giorno dell’udienza a Gallarate, sarebbe potuto succedere» l’assalto ideato da Nino. E invano, ha proseguito Taormina, Carlotta avrebbe cercato di convincerlo a lasciar perdere. La Procura di Busto Arsizio pensa il contrario e ricorda di un incontro a casa di Nino, due giorni prima della fuga. A tavola c’era il commando. Tema: ripassare a voce alta il piano criminale. Andrea Galli © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 Cronache Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera Milano Preso dopo due ore un 57enne spagnolo: era al volante del mezzo di una ditta Investito sulle strisce dal furgone In coma un bambino di 10 anni L’autista è sceso e ha provato a scappare ma è stato arrestato MILANO — Il furgone bianco ha un’ammaccatura sul cofano. La rientranza nella carrozzeria è a un metro e trenta da terra. È il segno lasciato dall’impatto, pieno, con il bambino di dieci anni travolto mentre attraversava sulle strisce pedonali. Sull’asfalto lavato dalla pioggia battente non ci sono macchie di sangue ma due piedi stilizzati disegnati su un pannello di gomma nera lasciato dai vigili per marcare il punto dell’impatto. Il furgone, un Renault Master, è fermo cento metri più in là, due incroci più avanti, lungo via Galvano Fiamma. La portiera è aperta. L’uomo che si trovava alla guida è scappato dopo l’incidente. Un ragazzo che ha visto la scena lo ha inseguito a piedi. Il pirata è riuscito a seminarlo. Alle sue spalle ha lasciato il giubbotto che si è sfilato mentre correva e una marea di indizi. La fuga è durata meno di due ore, meno di un chilometro più a sud, in piazza Emilia. Ora è in stato di fermo al comando del Radiomobile della polizia locale di Milano. Il piccolo è in coma all’ospedale Niguarda, nella serata è stato operato ma le sue condizioni sono gravissime. La posizione di L. P., 57 anni, origini spagnole, che si trovava alla guida è al vaglio del pm della Procura di Milano I numeri 973 Gli episodi di pirateria stradale calcolati in Italia dall’Osservatorio «Il Centauro Asaps» nel 2013 114 I morti in incidenti stradali causati da pirati nel 2013. I feriti sono stati 1.168 Il luogo Le strisce pedonali sulle quali è stato investito il ragazzino di 10 anni (Fotogramma) Bari Ragazzatravoltainbicicletta daun21ennepositivoall’alcol Una ragazza di 23 anni ieri mattina è stata investita mentre percorreva in bici via Caldarola, a Bari. La donna è stata ricoverata in condizioni serissime in rianimazione. Alla guida dell’auto che l’ha travolta c’era un ragazzo di 21 anni, risultato positivo all’alcol test e denunciato per guida in stato di ebbrezza. © RIPRODUZIONE RISERVATA Paolo Storari. L’uomo ha raccontato d’aver perso la testa, che voleva chiedere aiuto ma poi ha deciso di scappare. I vigili hanno chiesto l’arresto per omissione di soccorso in base all’articolo 189 del Codice della strada (l’arresto è facoltativo). La dinamica dell’incidente lascia pochi dubbi. Il piccolo, M. M., nato a Milano, era in via Fiamma nel quartiere di Porta Vittoria (palazzi residenziali e viali alberati) insieme alla mamma. Stava tornando a casa a piedi. Arrivato all’angolo con via Mace- 125 I minori coinvolti, 122 gli anziani. I pedoni le vittime principali 543 Le persone identificate come responsabili di incidenti dopo la fuga. Di queste 146 sono state arrestate; 397 quelle invece denunciate Fincantieri donio Melloni il bambino ha aspettato di essere vicino alle strisce per attraversare. Il passaggio era però in parte ostruito da un altro furgone, un Opel Vivaro, parcheggiato per metà proprio sulle strisce. «Il mezzo ha certamente ostruito la visuale sia al bambino sia all’investitore», spiegano gli inquirenti guidati dal comandante Tullio Mastrangelo. Tanto che il mezzo in sosta, dopo i rilievi, è stato multato. In ogni caso alcuni testimoni hanno raccontato che il bambino, in quel momento distante qualche metro dalla madre, s’è sporto e ha controllato che la strada fosse libera. Ha avuto solo il tempo di fare un paio di passi ed è stato investito dal furgone Renault. «C’è poca illuminazione, luce arancione e troppo debole», lamentano i residenti. L’impatto è stato violentissimo. I soccorritori del 118 lo hanno portato già in coma al Niguarda. Sotto choc anche i genitori del piccolo. Sull’asfalto non ci sono segni di frenata. La pioggia battente e la velocità avrebbero in ogni caso allungato lo spazio d’arresto del mezzo. Ma l’autista, che lavora per una ditta di consegne dell’hinterland milanese, in ogni caso ha arrestato la corsa del furgone ben più avanti rispetto al punto d’impatto. Poi la decisione di fuggire. Grazie ai documenti del mezzo i vigili sono risaliti alla ditta (sulle fiancate non ci sono insegne), hanno chiamato il titolare e in meno di un’ora hanno scoperto l’identità del pirata. Lo hanno trovato a 900 metri di distanza, due ore più tardi. Era a piedi. «Non volevo. Ho perso la testa». Nave sequestrata per il risarcimento di un operaio Il tribunale di Gorizia ha sequestrato la nave «Regal Princess», prossima al varo nello stabilimento Fincantieri di Monfalcone (Gorizia). Il pignoramento è stato chiesto dai legali della famiglia di Vincenzo Castellano, un operaio rimasto ferito in un incidente nello stabilimento Fincantieri di Marghera nel 2002, costretto in sedia a rotelle e poi morto nel 2008, a 37 anni. Il sequestro, dice Francesco Diroma, uno dei legali dei Castellano, è stato ritenuto necessario «per spingere Fincantieri a riconoscere economicamente il danno dopo che dal giorno dell’accaduto la vicenda si trascina in Tribunale». Il giudice di primo grado aveva comunque disposto un risarcimento che Fincantieri ha versato. Ma La tragedia mentre si attendeva la L’uomo finì sentenza prima sulla d’appello, sedia a rotelle Castellano morì e fu necessaria la e poi morì riformulazione del reato. Il procedimento tornò al primo grado, dov’è tutt’ora, con la richiesta di quasi 5 milioni di euro di danni. Fincantieri spiega di «aver già versato in base alla pronuncia di primo grado, circa 2,2 milioni di euro. Poi, in Appello, la sentenza con la relativa provvisionale è stata annullata a causa della morte del lavoratore e il nuovo processo si è chiuso in primo grado con la condanna al pagamento di circa 1,1 milioni di euro di provvisionale. Allo stato, dunque, la società ha versato più di quanto fissato dalla seconda pronuncia». Cesare Giuzzi © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 INCONTRI CON L’ENERGIA DI 6 DONNE LEADER DIETRO OGNI DONNA CI SONO GRANDI DONNE. VIENI A CONOSCERLE. DARIO DI VICO INCONTRA MARCELLA PANUCCI 11 FEBBRAIO ALLE 18.00 Sala Buzzati via Balzan 3 angolo via S. Marco 21 Milano enel.it/-leaderfemminile © RIPRODUZIONE RISERVATA Cronache 17 Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014 Maltempo Toscana sotto l’acqua: due anziani salvati in un sottopasso allagato a Follonica, un ferito a Firenze. Slavine sulle strade del Bellunese Volterra Nuovi smottamenti hanno colpito le mura medievali (Ansa) Firenze Passanti sotto la pioggia (foto Ansa / Maurizio Degl’Innocenti) Paura per i fiumi e le frane Allarme dal Veneto a Roma Gabrielli: stop alle costruzioni per 10 anni, ristrutturiamo Le previsioni oggi Questa mattina Secondo ilmeteo.it in mattinata sono previste molte nubi con piogge diffuse al centro, specie su settori tirrenici, Umbria, Marche e sulle aree centro orientali del Nord. Qui ancora con neve sui 600-700 metri, oltre i 12001300 metri sull’Appennino centrale. Va meglio al NordOvest, sul medio-basso Adriatico e al Sud Nel pomeriggio Peggiora sulla Campania, sul basso Tirreno e sulla Sicilia con piogge via via più intense. Migliora sulla Lombardia, continuano nubi e piogge diffuse sul centro e al Nordest, soprattutto tra Veneto, Friuli Venezia Giulia e localmente sulla Romagna. Sempre buono al Nordovest, sulla Sardegna e ancora buono su Puglia e settori ionici, Lucania, Calabria ionica In serata Peggiora tra Campania, Abruzzo, Molise, Nord Puglia e sul basso Tirreno, tra Calabria tirrenica e Nord Sicilia, con piogge diffuse e spesso anche forti e nevicate a 1300-1500 metri. Ancora piogge sul medio Adriatico con neve a 1200 metri. Il tempo migliora su Toscana, Umbria e Lazio, sempre buono con più sole al Nordovest, Sardegna e ancora asciutto sul Sud della Puglia e sui settori ionici Neve e pioggia. Vento forte e frane. Fiumi sotto osservazione e sottopassi chiusi, soprattutto di notte. Diverse frazioni isolate nel Bellunese e nel Bergamasco, un paesino bloccato per uno smottamento nel Pistoiese. Scuole chiuse anche oggi in molti comuni. Brutta mattinata per una mamma di 44 anni e la figlia 14enne a Fiumicino dopo che un albero è caduto sull’auto nella quale viaggiavano. Più a Sud, nel Materano, sono state evacuate diverse famiglie. In tutto questo resta alto il rischio valanghe su buona parte delle Alpi. E a Battaglia Terme (Padova) i carabinieri hanno fermato una coppia di marocchini sorpresa a rubare nelle case colpite dall’alluvione dei giorni scorsi. È il bollettino di un lunedì decisamente complicato e che per oggi non promette miglioramenti. Con due regioni — la Toscana e il Veneto — segnate in «rosso» nel Bollettino della Protezione civile a causa di un’«elevata criticità per rischio idraulico diffuso». Nessuna tregua, insomma. Nemmeno nelle prossime ore. «Entro la fine della settimana porteremo in Consiglio dei ministri la richiesta del riconoscimenti dello stato di emergenza per Lazio e Toscana», ha detto ieri Franco Gabrielli, capo della Protezione civile. Gabrielli, che era a Pisa dopo l’ondata di maltempo di dieci giorni fa, ha parlato di suolo «saturo», «particolarmente provato» e «con argini stressati». È anche per questo se il capo della Protezione civile ha chiesto uno stop alle nuove costruzioni nei prossimi dieci an- ni per «investire tutto quello che c’è sulla messa in sicurezza del territorio». Altrimenti, ha aggiunto, «continueremo a raccattare e contare morti in giro». Di fatto in Toscana da domenica sera non ha mai smesso di piovere. Smottamenti, allagamenti, fiumi ingrossati e strade interrotte si sono registrati un po’ ovunque. L’acqua caduta ha provocato una frana che ha isolato il paesino di Lizzanello, in 20.000 I residenti dei comuni del Modenese, colpiti dall’esondazione del Secchia a gennaio, esonerati dal ticket sanitario provincia di Pistoia. A Firenze si è staccato un pezzo di stemma da un palazzo del centro che ha ferito alla spalla un passante. La situazione più delicata, fino alla tarda serata, si registrava nel Grossetano dove diversi corsi d’acqua (Albenga, Bruna, Ombrone, Pecora e il torrente Sovata) hanno raggiunto il livello di guardia. A Follonica due anziani — bloccati in auto in un sottopasso allagato — sono stati salvati dai vigili del fuoco mentre si trovavano bloccati in auto in un sottopasso allagato. Fiumi sotto osservazione tutta la notte anche nelle province di Pistoia, Arezzo e Livorno. Nella lista dei «sorvegliati speciali» è stato inserito anche l’Arno. Un bollettino che ha spinto diversi sindaci a chiudere le scuole oggi a Volterra, Capalbio, Scanzano, Cecina e in tutti i comuni dell’Isola In Veneto Le squadre del soccorso alpino al lavoro sui tetti in un paese delle Dolomiti venete (foto Ansa) d’Elba (escluso Portoferraio). Scenario complicato anche in Emilia Romagna. In tutta la regione è stato attivato lo stato di attenzione. Ponti e strade sul torrente Scoltenna sono stati chiusi dal tardo pomeriggio su disposizione del prefetto di Modena. Così come è stata chiusa in serata, nel Bolognese, la provinciale 64 dopo la caduta Inghilterra La piena record del Tamigi: mai così da 20 anni Migliaia le case a rischio lungo il Tamigi per una piena record: le acque sono al livello più alto degli ultimi 20 anni. Il Berkshire e il Surrey, nel sud dell’Inghilterra, sono le aree più colpite. Il fiume è a rischio esondazione da Oxford a Londra. Nella foto, il villaggio di Wraysbury, nel Berkshire, evacuato ieri (Reuters) © RIPRODUZIONE RISERVATA di alcuni grossi massi. Il Comune di Bologna, poi, ha messo in guardia dal rischio esondazione per il Reno e ha chiesto ai residenti di «non fermarsi sugli argini del fiume e nelle zone allagabili» fino al cessato allarme. Intanto ieri la Regione ha deciso di non far pagare il ticket sanitario — fino al 30 luglio 2014 — ai circa 20 mila residenti dei Comuni colpiti dall’esondazione del fiume Secchia, nel Modenese, il 19 e 20 gennaio scorsi. Occhi aperti anche sul Po, dove l’Agenzia interregionale ha spiegato che nel tratto mediano e finale del fiume si registrano livelli idrometrici superiori alla media del periodo. Più a Nord, sono la neve e il pericolo valanghe a creare problemi. Nel Bergamasco circa 1.500 persone sono isolate dalle 18 di ieri — e per almeno 24 ore — dopo la chiusura delle strade che portano a Valbondione e a Foppolo a causa del rischio valanghe. Sulle montagne della zona, infatti, il manto nevoso ha raggiunto i cinque metri. Diverse frazioni isolate anche nel Bellunese, in Veneto. La zona maggiormente bersagliata dalle slavine è nel tratto tra Arabba e Pieve di Livinallongo. A Venezia stato di attenzione per l’acqua alta: il livello di marea ieri sera ha toccato i 130 centimetri. Continua a crescere, intanto, il livello del lago Trasimeno: le piogge di questi giorni hanno alzato l’asticella di otto centimetri sullo «zero idrometrico» toccato il 3 febbraio. A Roma è allerta «criticità idraulica» per il Tevere e l’Aniene. Nella Capitale restano ancora 109 le persone che hanno dovuto abbandonare le proprie case dopo l’ondata di maltempo del 30 e 31 gennaio scorso. Vento di scirocco e mare forza cinque sul litorale campano. Una combinazione che a Napoli ha ridotto le partenze di diverse navi veloci tra il capoluogo e le località del golfo. Nel Casertano sono crollate due palazzine disabitate a Maddaloni e Grazzanise. Quello di ieri, però, è stato solo un assaggio, per il Meridione. Perché da oggi la perturbazione di origine atlantica porterà nell’area piogge e temporali. Leonard Berberi © RIPRODUZIONE RISERVATA ✒ L'analisi L’INDECISIONE DELL’UE CHE PUÒ APRIRE LA PORTA AGLI OGM dal nostro corrispondente LUIGI OFFEDDU BRUXELLES — Un fantasioso ambientalista italiano, anni fa, traduceva la sigla «ogm» in «organizzazioni generatrici di menzogne». «Ma fatti un giro in Africa — lo rimbeccarono un giorno in un convegno — a vedere quanta gente si sfama, con quelle menzogne». Il pubblico taceva smarrito. Siamo più o meno a quel punto: sugli organismi geneticamente modificati, nessuno ha convinto nessuno. Il pubblico tace o sbraita, ma è sempre smarrito. E soprattutto, nessuno ai piani alti se la sente di decidere. Come probabilmente si dimostrerà oggi, a Bruxelles, dove il Consiglio affari generali della Ue (ministri delle politiche europee e degli esteri) dovrà votare sull’autorizzazione alla coltivazione del mais TC 1507, un ogm promosso dal gruppo americano Pioneer: semplificando al massimo, gli ambientalisti lo accusano di potenziali danni alla riproduzione, anche umana, e di altri rischi, i loro oppositori lo ritengono una possibile soluzione alla fame nelle aree più povere del globo. Alla vigilia della riunione, due sole cose sono sicure: oltre metà dei 28 governi Ue è contraria al Pioneer, come lo è il Parlamento Europeo; ma invece del «no», tra astensioni furbette o impicci burocratici, è possibile che alla fine vinca il «sì». Lo ha già spiegato testualmente il commissario Ue alla sanità, il maltese Tonio Borg: «Se non si riunisce alcuna maggioranza qualificata contro la richiesta, perché uno Stato si astiene, Gli ogm Cosa sono Gli «organismi geneticamente modificati» sono esseri viventi (batteri, piante o animali) il cui patrimonio genetico è modificato con tecniche di ingegneria genetica per alterarne o potenziarne alcune caratteristiche. La votazione Ue I ministri delle Politiche europee e degli Esteri dei 28 Paesi dell’Unione votano oggi per decidere se autorizzare o meno la coltivazione del mais ogm Pioneer TC 1507 allora la richiesta sarà automaticamente approvata». Lo Stato innominato in realtà un nome ce l’ha, e tutti lo conoscono: Germania, fino a ieri contraria a questo e altri ogm, e oggi— forse — pronta a saltare dall’altra parte. Anche la Romania, o l’Olanda, sono considerate a rischio di tentazione. Mentre la Francia dice «no», per dichiarate ragioni di principio. L’Italia pure, ma con qualche singhiozzo. La Spagna, o la Gran Bretagna, sono decisamente per il «sì». Questo, a grandi linee. Ma la verità è che il sospetto contagia un po’ tutti. Che cosa può indurre grandi e potenti Stati a fare certi balletti intorno alla «pannocchia venuta dal cielo», com’è chiamato a volte il mais ogm? Tre risposte possibili, forse: la mancata creazione negli anni di un consenso in ogni capitale, un consenso basato sull’informazione scientifica più libera e rigorosa; l’incapacità, o peggio la paura, di assumersi una responsabilità davanti ai propri elettorati in un senso o nell’altro; e infine l’ombra sempre citata, quella delle lobby. Il fiammifero acceso gira di mano in mano, e nella sua fiammella bruciano miliardi di interessi industriali. Quella delle multinazionali che esercitano pressioni su Bruxelles, è ormai quasi una leggenda europea: ma è vera, o assai verosimile. Dai 24 mila ai 30 mila sono i lobbisti ufficialmente presenti a Bruxelles, in tutti i settori, soprattutto in quelli del tabacco, dei prodotti farmaceutici e appunto degli ogm. Moltissimi operano senza ombre, alla luce del sole. Ma per esempio Tonio Borg, naturalmente senza sue colpe, ha nella sua biografia politica un riflesso di quel che accade in certi corridoi: divenne infatti commissario alla Salute perché il suo predecessore, John Dalli, maltese come lui, finì invischiato in un’inchiesta sulle lobby del tabacco ai piani alti della Ue. Ma anche a lasciar perdere le inchieste, intorno a certi temi sensibili è questo il clima. E poi, il 22-25 maggio si terranno le elezioni Europee: la «pannocchia venuta dal cielo» non può saperlo, ma probabilmente la sua sorte dipende anche da questo. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA 18 Cronache Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera Il caso La legge prevede che la spa chiuda entro il 15 aprile Il progetto Il ponte sullo Stretto e il processo sui danni a società già liquidata L’elaborazione al computer del ponte sullo Stretto di Messina (foto Ansa) La prima udienza fissata per il 26 maggio di SERGIO RIZZO O rdinatorio o perentorio? Questo è il dilemma… E non è un dubbio da niente, quello che ci riserva l’ultimo pasticcio in ordine di tempo che i nostri legislatori hanno combinato a proposito del ponte sullo Stretto di Messina. Per rendersi conto della situazione è sufficiente rileggere il comma 9 dell’articolo 34 decies della legge 221 del dicembre 2012. Per capirci, è il provvedimento con il quale il governo Monti ha seppellito (pare definitivamente) l’opera pubblica più controversa della storia repubblicana. C’è scritto, testualmente, che nel caso in cui la concessionaria pubblica del ponte controllata per oltre l’80% dall’Anas debba essere posta in liquidazione, il commissario incaricato dovrà «concludere le operazioni entro e non oltre un anno dalla nomina». Vincenzo Fortunato ha ricevuto l’incarico di liquidatore della società Stretto di Messina con un decreto del governo di Enrico Letta, uno dei primi atti dell’esecutivo, che porta la data del 15 aprile 2013: la liquidazione si dovrebbe completare il prossimo 15 aprile. Se non fosse per un piccolo particolare. Ovvero, la data in cui il tribunale civile di Roma ha fissato la prima udienza della causa intentata dal consorzio Eurolink capitanato da Impregilo, che ha chiesto alla concessionaria 700 milioni di euro come risarcimento danni per la cancellazione del contratto. Il giudice ha deciso che si comincerà a discutere il 26 maggio 2014: quarantuno giorni dopo la chiusura stabilita per legge della liquidazione della Stretto di Messina spa. Ed è qui che sorge il dilemma. Quel termine è «perentorio», cioè tassativo al punto da non poter essere oltrepassato se non con una proroga stabilita per legge? Oppure può essere considerato «ordinatorio», cioè come se Gli oneri dal 1981 a oggi Dalla nascita della concessionaria, nel 1981, gli oneri per lo Stato ammontano a 350 milioni fosse appena un consiglio? Una cosa del tipo: «Se ci si riesce in un anno meglio, altrimenti… ciccia». Giudicate voi se in un qualsiasi Paese civile una legge approvata dal Parlamento possa essere «ordinatoria». Detto questo, siamo pronti a scommettere che pure in questo caso, come in altre situazioni simili, si farà finta di niente: il termine fissato da quel provvedimento approvato a dicembre 2012 verrà archiviato come un amichevole consiglio. Resta lo stupore per l’incredibile superficialità con cui è stata gestita una vicenda assurda, che potrebbe costare ai contribuenti più di un miliardo di euro per un’opera pubblica che non si farà. Perché ai 700 milioni rivendicati da Eurolink vanno aggiunti i circa 350 milioni degli oneri finora sopportati dalla Stretto di Messina, cioè dallo Stato, a partire dalla sua nascita nel 1981. Somma ovviamente comprensiva delle spese sostenute per un progetto che nella migliore delle ipotesi finirà per marcire in un cassetto qualunque di un ministero qualunque. Poi ci sono i costi della liquidazione: e nessuno, ma proprio nessuno, poteva essere tanto ingenuo da pensare davvero che potesse durare solo un anno. Non lo poteva pensare il premier dell’epoca Mario Monti, economista ed ex rettore della Bocconi. Né l’ex banchiere Corrado Passera, al tempo ministro dello Sviluppo. Né Vittorio Grilli, ministro dell’Economia pro tempore. Ma neppure il suo ex capo 700 milioni di euro La penale che il consorzio Eurolink (capitanato da Impregilo) ha chiesto alla concessionaria pubblica del ponte controllata per l’80% dall’Anas 41 giorni Il tempo che passa tra la data fissata per la liquidazione della società Stretto di Messina (15 aprile) e quella per la prima udienza della causa intentata da Eurolink (26 maggio) 4,6 miliardi di euro Il costo previsto per la costruzione del ponte sullo Stretto secondo i dati del Cipe del 2003. L’ultimo bilancio di spesa aveva fatto lievitare la cifra a 8,5 miliardi 3.300 metri La lunghezza della campata centrale della struttura: sarebbe il ponte sospeso con la campata più lunga al mondo seguito da Akashi Kaikjio (Giappone) di 1.990 metri di gabinetto Fortunato, nominato liquidatore. Anche un bimbo sa che in Italia la procedura di liquidazione di qualsiasi società va avanti in eterno. Figurarsi quando le aziende sono pubbliche: nel portafoglio di Fintecna ci sono ancora liquidazioni da chiudere che risalgono agli anni Ottanta. Fissare perciò il termine di un anno non poteva che essere una presa in giro. La ciliegina su una torta già andata a male da un pezzo. Aveva cominciato a puzzare fin dal 2001, quando era chiaro che il governo di Silvio Berlusconi non sarebbe riuscito a far partire la costruzione del ponte, come i suoi ministri più volte avevano promesso, prima di dover passare il testimone al centrosinistra. Che certo l’avrebbe bloccato. Per ripassare la palla nel 2008 di nuovo a un centrodestra non più così motivato, a dispetto delle apparenze. Tanto da votare, qualche giorno prima dell’arrivo di Monti, una mozione parlamentare dipietrista che sopprimeva i finanziamenti per il ponte. Preso atto che quell’opera non aveva più padrini, ecco che il governo infila in una legge una tagliola che Eurolink considera inaccettabile: la norma prevede che per andare avanti l’impresa firmi l’impegno a rinunciare agli adeguamenti legati all’inflazione e alla richiesta di risarcimento nel caso di interruzione dell’opera. Un chiaro epitaffio del ponte, che viene interpretato come tale. L’operazione salta, la società concessionaria viene messa in liquidazione e fioccano i ricorsi a Roma e Bruxelles. Non senza una nota irridente. Perché un giorno capita, come ha raccontato Antonella Baccaro sul Corriere, che un leghista presenti un emendamento alla legge di stabilità con il quale chiede di revocare la liquidazione riesumando così il ponte. Si chiama Angelo Attaguile, siciliano di Catania: è il figlio del senatore democristiano Gioacchino Attaguile, più volte sottosegretario, ed è un fedelissimo dell’ex governatore siciliano Raffaele Lombardo, autonomista. Eletto con il Pdl, trasloca però fra i suoi colleghi del Carroccio, rimasti in 19, per consentire alla Lega di costituire un gruppo parlamentare. Questa sì, che si chiama solidarietà... © RIPRODUZIONE RISERVATA La Cassazione sul blitz alla Diaz «Caldarozzi coprì le violenze come nei peggiori regimi» ROMA — Secondo la Cassazione l’ex capo dello Sco della polizia, Gilberto Caldarozzi, nell’ambito delle violenze alla Diaz commesse dalle forze dell’ordine durante il G8 a Genova nel 2001 «si è prestato a comportamenti illegali di copertura poliziesca propri dei peggiori regimi antidemocratici». Perciò, scrivono i supremi giudici, la magistratura di sorveglianza gli ha legittimamente «negato l’affidamento in prova». Caldarozzi, condannato in via definitiva a 3 anni e 8 mesi, deve scontare ai domiciliari l’ultima parte di pena non coperta dall’indulto. La Suprema corte nella sentenza che motiva la conferma del no all’affidamento ai servizi sociali, aggiunge che con «stretta coerenza logica» il Tribunale di sorveglianza ad aprile ha dato parere negativo all’espiazione esterna per la «non apprezzabile predisposizione del condannato a un ripensamento critico della sua condotta, dedotta dalla sua indifferenza rispetto a una prospettiva risarcitoria volontaria delle vittime, dalla lettura minimale delle sue responsabilità, dal rifiuto di esprimere pubblica ammenda per quanto accaduto». Per la Cassazione le violenze alla Diaz furono «un pestaggio forsennato, di inaudita violenza e privo di ragione, di inermi dimostranti colti nel sonno». © RIPRODUZIONE RISERVATA Cronache 19 Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014 L’incontro A Roma coppie da venti Paesi del mondo per dialogare sul tema del matrimonio. L’udienza prevista in aula Nervi trasferita a San Pietro per l’affluenza record La storia Le origini della festa ‘‘ Se il 14 febbraio si celebra San Valentino lo dobbiamo a papa Gelasio I che, preoccupato dal persistere del rito pagano dei Lupercali, nel 496 decise di istituire una festa che li sostituisse, dedicandola a un santo cristiano. La scelta cadde su Valentino, vescovo di Terni e martire, morto il 14 febbraio 273, considerato il patrono degli innamorati per aver sposato un pagano e una cristiana. L’associazione della festa all’amore romantico risale però al Medioevo. E il primo biglietto d’auguri di cui si ha notizia è quello scritto a sua moglie da Carlo d’Orléans, rinchiuso nella Torre di Londra dopo la disfatta di Agincourt (1415) L’abbraccio Una coppia assiste alla messa celebrata da papa Francesco a luglio nel santuario di Nostra Signora di Aparecida, in Brasile (Afp / Luca Zennaro) Il San Valentino di papa Francesco in piazza con 25 mila fidanzati Monsignor Paglia: «Una domanda di futuro che Bergoglio sa intercettare» di ALDO CAZZULLO «N on sono ancora sposati, ma si amano e vogliono amarsi per sempre». Con questa motivazione, papa Francesco festeggerà san Valentino con 25 mila fidanzati. Un avvenimento senza precedenti nella storia della Chiesa: alle 11 e mezza di venerdì 14 febbraio, piazza San Pietro si aprirà a coppie di fidanzati venuti da 20 Paesi; la maggior parte sono italiani, ma ci saranno anche francesi, spagnoli, americani, asiatici. Un’ora di dialogo in mondovisione, con domande e risposte del Papa, conclusa da una benedizione. Una sola condizione: i fidanzati sono «promessi sposi», che contrarranno il matrimonio entro l’anno. In un primo tempo, la cerimonia era prevista nell’aula Nervi, intitolata a Paolo VI. Ma le adesioni via Internet sono state tante che in pochi giorni i 7 mila posti erano già bruciati. E quando si è arrivati a quota 25 mila il Vaticano ha deciso: si farà in piazza san Pietro. L’idea è di Vincenzo Paglia, presidente del pontificio consiglio sulla famiglia, ed ex vescovo di Terni. «Nel terzo secolo dopo Cristo, vescovo di Terni era Valentino — racconta Paglia —. Secondo la tradizione, il santo intervenne per consentire il matrimonio tra una giovane cristiana e un militare pagano. Neanche allora i matrimoni erano facili. La notizia si sparse, e in molti andarono da lui per chiedere aiuto. Ogni anno a Terni si tiene la festa della promessa, vengono in tanti a chiedere la In mondovisione I promessi sposi, che celebreranno le nozze entro l’anno, passeranno un’ora con il Pontefice Santa Sede «Ratzinger è discreto Non isolato» A un anno dalla rinuncia Benedetto XVI (foto) vive in modo «discreto» ma non «isolato»: ha incontri e scambi spirituali anche con il suo successore. L’ha detto padre Lombardi, portavoce della Santa Sede. benedizione. Da qui l’idea, in un tempo di spaesamento, di smarrimento, di crisi del matrimonio, di ridare uno scatto alla festa di san Valentino, di coglierla nella sua forza. Debbo dire che il Papa era rimasto contento dell’iniziativa fin dall’inizio. Ma non ci aspettavamo una risposta simile». Dice Paglia che «è un’esplosione certamente singolare, che va colta nella sua profondità, in una società in cui il matrimonio viene spostato sempre più in avanti negli anni, quando i problemi sono già tutti risolti. Questi fidanzati, invece, si sposano per edificare insieme il futuro, per poter risolvere insieme i problemi, per costruire insieme una casa che sia stabile per loro e per i loro figli». Proprio ieri il Corriere dava notizia dei sette milioni di giovani italiani tra i 18 e i 34 anni che vivono con almeno un genitore. «È un dato che non può non rendere pensosi — commenta Paglia —. La politica deve assolutamente dare una risposta. Se non c’è casa e non c’è lavoro, è ovvio che si ritardi il tempo del matrimonio; ma in questo modo si ritarda l’edificazione della società. Sposarsi da giovani vuol dire rendere la società più dinamica, offrire l’esercizio della responsabilità già in età giovanile e L’evento non solo adulta. Piazza San Pietro piena di fidanzati sembra voler dire che una risposta è possibile. Io mi auguro che l’esempio di papa Francesco sia contagioso presso i politici, gli economisti, gli operatori di cultura, perché mettano al centro della loro attenzione la questione della famiglia». Bergoglio ha voluto che tutta la Chiesa per due Sinodi — il primo nell’ottobre 2014, il secondo un anno dopo — discutesse di famiglia, vista sia come tema ecclesiale sia come tema sociale. E sulla comunione ai divorziati, a cui già Ratzinger aveva aperto, durante un dialogo pubblico con coppie — sposate però — a Milano nel giugno 2012, adesso si profila un confronto tra i vescovi. «Ogni risposta è prematura — dice per ora Paglia —, anche perché la questione va affrontata nel più vasto orizzonte della condizione delle famiglie dei divorziati e dei risposati. Non tutti i casi sono uguali e non si può dare una risposta semplificata a una situazione complessa, che sarà analizzata con attenzione durante i lavori del Sinodo. Non c’è La partecipazione Dall’avvio delle iscrizioni su Internet i 7 mila posti iniziali sono andati bruciati quasi subito: «Non ci aspettavamo una simile risposta» Venerdì Il 14 febbraio, venerdì, papa Francesco incontrerà a Roma, in piazza San Pietro, i fidanzati che si stanno avvicinando al matrimonio. Intorno alle 11 comincerà la preparazione per l’arrivo del Papa Il sito web All’incontro, inizialmente previsto nell’aula Nervi ma spostato per il gran numero di adesioni, si sono già iscritti 25 mila fidanzati. Le iscrizioni sono aperte fino a domani. Informazioni sul sito del Pontificio consiglio per la famiglia, www. famiglia.va dubbio che la via della misericordia nella verità sarà percorsa fino in fondo». Dietro il San Valentino 2014, che si profila a suo modo storico, c’è ovviamente la popolarità di Francesco. «Il Papa riesce a intercettare questa domanda, questo bisogno di futuro — sostiene Paglia —. Il problema del matrimonio e della famiglia, prima di essere una questione di dottrina, è una questione di risposta alla solitudine. Questi giovani che verranno qui in piazza San Pietro e ci hanno stravolto il programma sono controcorrente. Non hanno paura di sposarsi in un mondo che non crede più ai legami che durano per sempre. Non hanno paura di mettere su una famiglia in un mondo in cui si crede che è bene che ciascuno pensi a se stesso. In questo senso, questi giovani sono un segno di speranza per la Chiesa e per il mondo. Non che sposarsi risolva di per sé le difficoltà; ma a mio avviso si tratta di ridare fascino al matrimonio religioso. Tra l’altro, le statistiche in Italia mostrano che chi si sposa in chiesa si separa di meno. Non dobbiamo attutire l’ideale del matrimonio; dobbiamo rilanciarlo nel suo fascino e nella sua forza. In una società che si defamiliarizza, magari con l’idea che “tutto è famiglia”, c’è bisogno di riproporre l’altezza del matrimonio e della famiglia». © RIPRODUZIONE RISERVATA Il convegno Esperti, istituzioni e studenti delle scuole insieme a Milano nella sede del «Corriere» per confrontarsi in occasione del Safer Internet Day Gli adolescenti e la Rete: dieci regole per renderla sicura Difendersi da cyberbullismo e furti di personalità. L’appello dei ragazzi: «Non lasciateci soli» Quanto incide la Rete sulle nuove generazioni? Moltissimo. Ai nostri tempi per fare una ricerca andavamo in biblioteca o dalla compagna di classe che aveva l’enciclopedia universale; agli amici di penna scrivevamo sporadiche lettere in un corsivo incerto; e per incontrare qualcuno andavamo in parrocchia. Oggi tutte queste cose si possono fare restando nella propria cameretta con il computer o lo smartphone accesi. È di sicuro una opportunità, con un potenziale sterminato. Ma bisogna mettere in conto i rischi. Un adolescente/bambino che naviga da solo su Internet può incorrere nel Gatto e la Volpe versione 2.0. «Adescamento online, gioco d’azzardo, furto della personalità, cyberbullismo, addiction»: ieri il presidente di Telefono Azzurro Ernesto Caffo ha illustrato il peggio del web per lanciare un appello alla vigilia del «Safer Internet Day 2014», la giornata voluta dieci anni fa dalla Commissione europea e da Inhope (International association of Internet hotlines) per promuovere un uso responsabile dei nuovi media. Caffo ha anticipato l’appuntamento con un convegno che si è svolto nella Sala Montanelli del Corriere della Sera a Mi- lano, dove docenti, esponenti delle istituzioni, insegnanti, tecnici si sono confrontati con degli interlocutori molto particolari: gli studenti delle medie e delle superiori. A loro è stato chiesto che cosa li spaventa di più della Rete e come possiamo aiutarli a sfruttarne le potenzialità. La risposta più forte è stata una: non lasciateci soli. Ed è stato questo il filo conduttore di tutti gli inter- Scuola (in)formata Aziende responsabili Libertà e anonimato venti improntati all’autocritica, che hanno portato a definire una sorta di decalogo per creare, davvero, #laretechecipiace. Sul palco si sono avvicendati parlamentari italiani ed europei, esponenti di Prefettura e Questura, psicologi, pedagogisti, manager delle aziende che operano sul web. Il viceministro allo Sviluppo economico Antonio Catricalà ha messo in evidenza che Inter- Il decalogo Il ruolo dei genitori I genitori devono accompagnare i figli, essere interlocutori attivi, capaci di affrontare e condividere dubbi nelle situazioni più delicate La scuola oggi non può escludere dai propri spazi la cultura digitale. Anche gli insegnanti devono essere (in)formati I provider e le aziende che operano in Rete devono continuare a cercare modi di agire responsabili e una strategia di autoregolamentazione La libertà nella Rete, di cui i nickname fanno parte, è una conquista e non va demolita a colpi di legge. L’anonimato in caso di denunce può essere smontato Quando si denuncia Denunciare un cyberbullo è possibile Un altro strumento è l’ammonimento del questore: a lui il compito di chiamare l’interessato. Funziona 1 2 3 4 5 Fare gruppo La consapevolezza Mostrare i rischi Le potenzialità Senza ideologie Usare il gruppo come strumento per contrastare i cyberbulli Aiutare i ragazzi a creare un contro movimento che aiuti chi è stato preso di mira 6 Creare consapevolezza tra i ragazzi: portarli a chiedersi, prima di pubblicare una frase o una foto, se la vorrebbero vedere riferita a loro 7 Mostrare ai più giovani i rischi di un uso disinvolto della Rete che lascia tracce difficilmente cancellabili nel tempo 8 Mostrare di condividere con i ragazzi le potenzialità positive della Rete. Non cedere all’equazione della paura per cui rischio = danno 9 10 Parole come leggi, codice si sono svuotate. Il rischio in Rete è un problema che va affrontato senza ideologie net non è «gratis» come si pensa: «Tutte le informazioni che digitiamo le paghiamo di persona, sono la nostra ricchezza e dobbiamo vigilare perché nessuno ce la sottragga». L’ex ministro Michela Vittoria Brambilla ha proposto di rendere obbligatoria l’educazione digitale nella scuola dell’obbligo. Il procuratore aggiunto di Milano Pietro Forno ha ricordato che ci sono strumenti per liberarsi dei «molestatori» online, siano cyberbulli o altro: la denuncia o, prima ancora, l’ammonimento del questore. «Bisogna procedere per gradi, e il vostro primo punto di riferimento devono essere i genitori e la scuola», ha detto. Esistono anche modelli di Rete che funziona, ha evidenziato il direttore di Wired Massimo Russo nelle vesti di moderatore. Un esperimento a tema è quello di Twigis, community per bimbi, di cui ha parlato Enrico Fili, direttore Rcs E-commerce New Digital Business. Elvira Serra © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera Cronache 21 Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014 Il caso La dimora dove nacquero «I promessi sposi» amata da Verdi e Garibaldi: è monumento nazionale ma è poco segnalata e da restaurare LA CASA DEL MANZONI UNA MEMORIA DA SALVARE PER MILANO E L’EXPO Il palazzo L’acquisto Alessandro Manzoni acquistò la sua casa (a sinistra) il 2 ottobre 1813. Nell’atto del notaio Giorgio de Castillia è così descritta: «Casa civile con giardino, posta nella contrada del Morone (...) per il prezzo di lire 106 mila (...)». Manzoni qui scrisse I promessi sposi Aste e donazioni Fu comprata all’asta dal conte Bernardo Arnaboldi Cazzaniga, poi dalla Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde che la donò al Comune di Milano. Dal ‘37 è monumento nazionale È al centro di un percorso museale da Brera alla Scala di GIANGIACOMO SCHIAVI e ARMANDO TORNO C i sono muri che parlano. La casa dove visse Alessandro Manzoni, a Milano, racconta un’Italia di inquietudini e passioni civili. Ma il tempo e il degrado rischiano di mandare in crisi una grande memoria. Qui visse il grande scrittore dal 1814 al 1873. Tra queste pareti pensò, ricevette, attese a poesie e prose, cercò protezione (soffriva di agorafobia). Nello studio al piano terra, nacquero le tre versioni de I promessi sposi tra il 1821 e il 1840. Qui vennero a trovarlo, per ricordare qualche nome celebre tra i tanti possibili, Carlo Porta che ciaccolava con lui in dialetto, Verdi che lo venerava, Balzac ossessionato dai diritti d’autore (voleva discuterne con lui che ne fu vittima), Rosmini, D’Azeglio ovvero suo genero perché ne sposò la figlia. Non mancò nemmeno l’imperatore del Brasile don Pedro I, un patito del Cinque Maggio. Vi capitò anche quel diavolo di Garibaldi che, con un atto furbesco, giunse tra queste mura nel 1862 suscitando un po’ di rumore. La sua visita aveva lo scopo di inviare un messaggio ai cattolici che, in soldoni, diceva: Manzoni vede di buon occhio la soppressione del potere temporale dei Papi, e quindi non ci sono particolari veti intellettuali, anche tra i figli migliori della Chiesa, perché Roma possa diventare capitale d’Italia. In questo monumento nazionale di proprietà del Comune è passato il mondo. Ma le segnalazioni sono scarse: sui cartelli, nella via che porta il nome del grande scrittore, si legge prima il nome di un noto ristorante. Servono restauri: ci sono da sistemare alcune mende create dall’umidità e dal tempo, al piano terra bisognerebbe pensare a un’accoglienza diversa per i visitatori, il giardino manzoniano è ancora inaccessibile ai turisti. Anche gli orari dovrebbero essere allungati. In vista dell’Expo Gianmarco Gaspari, direttore della Casa del Manzoni dal 1996, confida: «Si tratta di interventi non straordinari, ma per il 2015 sarebbe necessario riqualificare tutta la parte degli ILLUSTRAZIONE DI ANTONIO MONTEVERDI spazi espositivi». Oggi la casa è un museo e svolge diverse attività culturali. Pubblica l’edizione nazionale ed europea delle opere di Manzoni (usciti 17 volumi; tra una decina di giorni avremo il diciottesimo, I promessi sposi 1840, con un nuovo e innovativo commento critico), organizza convegni, mostre e conferenze. Inoltre riesce a dar vita a una collana di libri preziosi intitolata «Mediolanensia», dedicata a opere storiche sulla città di Milano, nella quale è appena uscita la cronaca di Galvano Fiamma. Tra l’altro, il museo è visitabile e c’è una ricca biblioteca che conserva la maggior parte delle opere relative a Manzoni e alla sua epoca. Vi giungono, e qui lavorano, studiosi da ogni parte del mondo. I restauri, se si vuole tenere viva ed accessibile una memoria storica, sono urgenti. Milano, il Comune, i privati, non possono chiamarsi fuori. Anche perché questo luogo si inserisce meravigliosamente nel percorso museale che si è creato nel quadrilatero di strade che affiancano la Scala. Da Brera a piazza Duomo. Dal Museo del Novecento a Palazzo Citterio. Dal Poldi Pezzoli al Bagatti Valsecchi. Da Palazzo Reale alle Gallerie d’Italia. Il centro di Milano nel giro di pochi anni è diventato un grande museo. In poco più di un chilometro si può fare una passeggiata unica nella storia culturale e artistica della città. Come a Berlino. Un percorso che una volta reso pedonale potrebbe diventare un biglietto da visita importante per Expo. E il distintivo di una grande città. Come a Parigi, dove la memoria delle persone illustri che l’hanno fatta grande è omaggiata con il linguaggio delle epigrafi. La casa del Manzoni, il percorso culturale attraverso le gallerie, la valorizzazione delle case museo disseminate in città, innescherebbero un’affettuosa operazione di memoria, utile per i turisti e anche per l’orgoglio milanese. Sarebbe l’avvio di quel circuito della conoscenza tante volte auspicato e tante volte snobbato dalla politica. Dicono in tanti che questo è un momento importante per Milano. Le discussioni aperte sulla Grande Brera, sull’ascensore del Duomo, sul cavallo di Leonardo, hanno dato l’idea del fermento in corso. La casa del Manzoni si aggiunge all’elenco dei sospesi: ci vuole una spinta e anche un inizio. Per dare all’Expo innovativo e partecipato anche un’anima identitaria. Nelle radici e nella cultura della Milano moderna. © RIPRODUZIONE RISERVATA Tecnologie Dong Nguyen, padre del gioco da 50 mila dollari al giorno, ha mantenuto la promessa fatta su Twitter. Esasperazione o problemi legali? Gli analisti: «Un genio» «Odio la mia app, la cancello». Giallo sul ritiro di Flappy Bird Rinunciare a 50 mila dollari al giorno non è da tutti, Dong Nguyen però non ce la faceva più. Sviluppatore di applicazione per cellulari, a 28 anni ha ideato «Flappy Bird», gioco gratuito per cellulari e tablet tra i più scaricati del momento con oltre 50 milioni di download. Il suo segreto è nell’elevata difficoltà. Mentre lo schermo scorre, bisogna far volare un uccellino attraverso dei tubi. Basta un tocco sullo schermo per dare un colpo d’ali e se non tocchiamo nulla il volatile plana verso il basso. La maggior parte dei giocatori non arriva nemmeno a superare il primo ostacolo e proprio l’esasperazione porta a una sorta di dipendenza che spinge a tentare sempre di più. Insieme ai giocatori però anche Nguyen è esasperato. L’8 febbraio scorso ha lanciato un messaggio su Twitter in cui poneva fine all’avventura. «Flappy Bird mi ha rovinato la vita e ora lo odio», ha scritto, poi ha concesso 22 ore di tempo per scaricare l’applicazione e infine, come promesso, l’ha cancellata precisando che non la venderà a nessuno. Gli elementi per un giallo L’annuncio Il tweet dell’inventore: «Mi ha rovinato la vita» Aveva concesso 22 ore per scaricare la sua app digitale ci sono tutti: ritirare una gallina dalle uova d’oro nel momento di massimo splendore è incomprensibile, soprattutto in un mercato come quello delle app in cui è difficilissimo emergere e in cui i guadagni, nella maggior parte dei casi, sono pari a zero. A mettere del pepe nella storia c’è un altro elemento: di Nguyen non si sa praticamente nulla. A parte un paio di interviste concesse per email è un fantasma. Sappiamo per certo che ha creato altre due applicazioni di successo — «Super Ball Juggling» e «Shuriken Block» — e che il suo sito, «dotgears», è registrato davvero in Vietnam. Per il resto potrebbe essere chiunque e tanto anonimato ha portato con sé Il gioco «Flappy Bird» è un gioco gratuito per cellulari e tablet: con 50 milioni di download è tra i più scaricati del momento. Il segreto del suo successo sta nell’elevata difficoltà una buona dose di teorie del complotto e dietrologia, due sport molto popolari in Rete. Secondo gli analisti più attenti al mercato Dong Nguyen non è esasperato. È un genio. Interrompere così lo spaccio di una droga digitale come «Flappy Bird», gli ha permesso di avere addosso le attenzioni di mezzo mondo, con oltre 200 mila follower su Twitter che lo seguono costantemente per sapere quale sarà la sua prossima mossa. Ci sono poi gli sviluppatori che tacciano Nguyen di falso. La crescita esponenziale del gioco sarebbe dovuta a recensioni fittizie e dispositivi fantasma che lo scaricavano per farlo volare in alto nelle classifiche. Apple o Google se ne sa- rebbero accorte e lo avrebbero quindi escluso dai loro negozi digitali ma le aziende non fanno sapere nulla. C’è infine la causa legale. «Flappy Bird» ha troppi elementi identici a «Super Mario Bros» e la Nintendo è agguerritissima contro chi utilizza le sue creazioni senza autorizzazione. In un tweet però l’asiatico smentisce e la casa giapponese non ha dichiarato nulla. Il fatto che si sia stancato di ricevere attenzioni e pressioni da stampa, giocatori e aziende semplicemente non convince. Rinunciare a 50 mila dollari al giorno non è da tutti e questo, forse, non va giù a nessuno. Alessio Lana @alessiolana © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera 19/23 VERONA FEBBRAIO Ravelli partecipa a: PROGETTO FUOCO PADIGLIONE 6 STAND B7 Moda 23 Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014 Nuove regole E le modelle non sono più ragazzine Sorrisi Non è solo questione di qualche anno in più. A New York le modelle hanno anche un’altra caratteristica, che si vede molto raramente su altre passerelle: sorridono. Via dunque i volti perennemente imbronciati come succede alla sfilata di Diane Fürstenberg: l’ultima uscita è tutta d’abiti oro e sorrisi DALLA NOSTRA INVIATA Vietato alle minori Vietato sfilare sotto i 18 anni: le norme americane hanno cambiato volto alle passerelle. L’agente italiano: «Giusto così, altrimenti si bruciano» L’argomento tocca nel vivo l’agente che ha avuto sotto contratto le più belle donne del reame, da Naomi a Carla Bruni a Claudia Schiffer a Marpessa a Maria Carla Boscono e Natascia Poli: «Da anni ci battiamo perché sfilino ragazze e non bambine. E ora anche qui in Italia sotto i diciott’anni occorrono i permessi della scuola, del medico e dei genitori». A gennaio, in Francia, la figlia di Ines de la Fressange non ha avuto il permesso di assentarsi da scuola per sfilare nell’alta moda di Chanel: «Se viene da me una ragazza che ha lasciato la scuola per sfilare non l’accolgo — continua Piero Piazzi —. Fare la modella deve essere una parentesi della vita, non la vita». Piazzi sostiene, e non solo lui, che con le baby modelle hanno cambiato la professione: «Ragazze che si bruciano in fretta, troppo. Costrette a comportarsi da donne quando ancora non lo sono. Che hanno ambizioni e aspettative troppo alte e disilluse nel giro di un anno. Questo le destabilizza e le segna per sempre. No, io personalmente non ci sto». A New York tutte diciottenni, dunque. Tecnicamente come sta andando? «Che ha più senso, anche per chi la moda la vede e la compera. Penso che una signora apprezzi di più un abito indossato da una giovane donna piuttosto che da una ragazzina. Anche se in alcune sfilate ho visto ancora qualche sedicenne… ma forse, spero, avevano il permesso». Pa. Po. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il prossimo inverno I colori (senza esagerazione) di Custo. Le nuove scollature di Giulietta NEW YORK NEW YORK — C’è qualcosa nell’aria, qui a New York. E una e due e tre, ecco che c’è: le modelle non sono più ragazzine. Lo scorso anno è stata approvata la legge che vieta di sfilare alle minori di diciotto anni, eccezionalmente (casi particolari) occorrono permessi di genitori, dottori e scuola. Così sono facce interessanti, corpi con un po’ di personalità, atteggiamenti meno impostati perché camminare sui tacchi alla maggiore età è una cosa, a dodici anni completamente un’altra. Dunque non solo eticamente più giusto ma anche tecnicamente meglio. E allora perché per tanti anni, troppi, l’assurda corsa ad avere la ragazzina? «Perché gli stylist (le persone che si occupano di scegliere in fatto di immagine ndr) volevano sempre volti nuovi — racconta Piero Piazzi, storico agente di top model e presidente dell’Assem, l’associazione delle agenzie di modelle — ma hanno solo fatto danni perché hanno bruciato generazioni e generazioni di ragazze illudendole per una stagione e poi scaricandole quella dopo». Felpa di neoprene e camperos La montanara in eco pelliccia Hilfiger: abbasso Gossip girl, voglio una vita all’aria aperta Fürstenberg e le vestagliette d’oro DALLA NOSTRA INVIATA NEW YORK — Nel Vermont, in Colorado, sulle montagne dell’Adirondacks nel New England, insomma là dove si vive all’aria aperta senza troppi formalismi soprattutto sul vestire. Tommy Hilfiger, sicuro, sul filone «voglio una vita all’aria aperta»: evasione, spensieratezza, tempo libero, avventura. Uno chalet di montagna, la neve, una strada nel bosco (la scenografia è grandiosa) ed ecco la moderna montanara: immancabile berretto di lana con pompon (a dire il vero a Manhattan non c’è giovanotto/a che non lo indossi), grandi parka di montone, pellicce over e colorate e spesso ecologiche (una tendenza questa fortissima, in pieno filone ani- Tendenze virali Immancabile berretto di lana con pompon: a Manhattan non c’è giovanotto/a che non lo indossi malista), camperos ricamati, camicie cow boy di camoscio, gonne scozzesi, felpe di neoprene e velluto, abiti-plaid, stivaletti con zeppe. Citazioni infinite di uno stile di vita che più americano di così non si può. Come dargli torto? Non ci sono solo Manhattan e Gossip Girl e Sexy and the City. E i 1200 negozi in tutto il mondo (ma la maggior parte negli States) e oltre 6 miliardi di dollari di fatturato danno ragione a lui. Dai monti di Tommy al golden party di Diane von Fürstenberg. Come dire il giorno e la notte, per quanto siano fra i più amati. La signora festeggia i quarant’anni del wrap-dress, l’abitino portafoglio (alias ve- staglietta, in Italia) che è stato il suo «american dream» (250 versioni e milioni e milioni di pezzi venduti) oltreché risolto parecchi problemi a generazioni e generazioni di donne: «Con un solo capo ho reso le donne eleganti ma mai pretenziose», racconta sempre lei. Anniversario più che celebrato con una grande mostra a Los Angeles e con la sfilata in un loft vista mare. Le modelle sorridenti come la signora pretende (unica nel panorama modaiolo) vestite in ogni possibile variante sul tema wrap dress: abiti lunghi e corti, bluse, tunic h e , ca p p o t t i , i n u n mix&match di stampe fra gli anni Sessanta e Settanta. Colori e passione. E il gran finale con Diane che bacia tutti e il suo esercito di belle donne vestite con le mini vestagliette d’oro zecchino. Bagliori e patchwork anche da Custo Barcellona. Anche se lo stilista ci tiene a sottolineare che ora lui «i colori» li controlla. Ed effettivamente le esplosioni di un tempo sono contenute, le stampe smorzate, i toni di qualche sfumatura sotto. L’impatto è più rassicurante, persino quando la sovrapposizione è esagerata: il lurex con la stampa e il melange e la lana e la pelle e il peluche e il tartan e i ricami. Tunichette e cappotti come caftani, abiti impalpabili e midi, pantaloni lunghissimi e bluse Sulle passerelle dedicate a Gaudí con la stampa Sacrada Familia e Casa Battló. I flash e le telecamere non sanno su chi puntare alla sfilata di Edun: la bella Ali Hewson o suo marito… Bono? E ancora Chelsea Clinton o Manolo Blahnik? La moda solidale piace e fa parlare. Sono i pezzi fatti a mano ad esaltare: gli abiti canotta tricottati e portati su pantaloni over, le tuniche a collo alto. Ma anche i blazer e i cappotti di peluche. Tutto rigorosamente made in Africa: «Una collezione meravigliosa — commenta l’ex “piccola” Clinton —. Il lavoro che Bono e Ali fanno è incredibile perché non si tratta di beneficenza ma di portare lavoro alla gente dell’Africa». Kenya e Madagascar, soprattutto. Da Giulietta, ragazze crescono: Sofia Sizzi la stilista sfila sempre più decisa a conquistare un posto sul mercato americano, già soddisfatta di essere entrata a fare parte del fashion council. Italiana, sposata a uno chef famoso a New York, Jacopo Falai, ha scelto di farsi strada qui. Senza rimpianti. La sua donna la segue e si trasforma, dalla brava ragazza che era, tutta colletti e gonne midi, diventa una «dangerous girl» con provocanti scollature dietro e sensuali silhouette che ben evidenziano i fianchi e le lunghe gambe. Sempre con stile. Porsche Designer, infine. Griffe sulla griglia di partenza con il designer Thomas Steinbruck: collezione precisa, senza impennate molto giovane signora per-bene con total look di pelle (dalla gonna ruota al giubbotto) e cachemire double (cappotti, parka) e jersey (maxi bluse, pullover). Paola Pollo © RIPRODUZIONE RISERVATA moda.corriere.it Commenta sul blog del Corriere Primafila A sinistra, la pelliccia coloratissima di Custo Barcelona e il grigio «sostenibile» di Edun A destra, maglia e calzoni senape di Giulietta e il total look in pelle di Porsche Tommy Hilfiger Parka, camicie e abiti stile plaid, scarponcini con la zeppa È il mondo ad alta quota di Tommy Hilfiger: il marchio Usa fattura 6 miliardi di dollari Chelsea, Bono e l’Africa Apre la fila, a sinistra, Colin Farrell e la chiudono, a destra, Bono e Chelsea Clinton. Gran bel parterre per la sfilata di Edun, il marchio di moda sostenibile made in Africa creato proprio da Bono Vox e da sua moglie Ali Hewson (Afp) 24 Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera Economia `V `ii ÀÃi /- >L > ÃiÌÌ>> *Ài E ° > ÃiÌÌ>> /Ì ` -Ì>Ì >Ì ` iÜ 9À >}}À>Ì >i Ài Óä°ää /Ì /- Ì« ££ä£Éä{É£{ Î]äää¯ £ää]Î{ Ì« Èä£É££ÉÓÈ Ç]Óxä¯ £ÎÎ]ä Î]£n Ì« ä{ä£ÉäÓÉ£x {]Óxä¯ £äÎ]{Ç ä]£Î Ì« £££xÉäÉÓÈ Î]£ää¯ £ä{]{ Ó]Ç Ì« £ä£xÉä{É£x Î]äää¯ £äÓ]Èn ä]ÎÓ Ì« äÎä£ÉänÉÎ{ x]äää¯ £ä]{x Î]Ç{ ä]äÓ¯ e Ì« £££xÉä{É£È Î]Çxä¯ £äx]ÈÇ ä]È{ ä]äÓ¯ Ì« äÈ£xÉäÉ£Ç Ó]£ää¯ £äÎ]ÎÇ Ì« £Î£xÉäÉ£n £]Çää¯ £ä£]Èn £]££ £]ÇÇ Ì« äxä£ÉäÓÉÎÇ {]äää¯ Ç]ä Ì« äÇä£ÉänÉÎ x]äää¯ £än]n{ VÌ äÇä£É£ÓÉ£{ ä]{Óä¯ £ää]£ Î]ÇÓ Î]nÈ ä]{Ç Ì« ää£ÉäÎÉÓä {]Óxä¯ £än]nÓ Ì« ££ä£ÉäÎÉÓÓ x]äää¯ ££Ó]Ó£ Ì« £Îä£ÉäÎÉÓ{ {]xää¯ £äÇ]ä£ Ó]£È Ó]Èn Î]£{ VÌ änä£ÉäÉ£x ä]xä¯ £ää]äx VÌ ää£ÉäÇÉ£È ä]xÈä¯ ]xä VÌ £££xÉä{É£n ä]ÈÇǯ n]Ó ä]ÈÈ ä]Ó £]{n £°ÈnÓ]nÓ ä]äx¯ /- Ì° - >Ài Óä°Îä]xä Û° r /- Ì°-Ì>À £n°äx]ää Ü ià £x°Çnä]Îx ä]ä¯ ä]x¯ e `À> È°x£]xx À>VvÀÌi °Ón]nÈ ä]£Î¯ ä]nÎ£È ÃÌiÀi £]ÓÓÎ{ vÀ° ÃÛ° £{°Ç£n]Î{ £ iÕÀ n]n{xÇ VÀ°ÃÛi° ä]£x¯ £ iÕÀ £]xäÈÎ `°V>° ä]Óx¯ e / i® ä]䣯 e >`À` sperimentare per 2-3 anni un «contratto di accesso a tempo indeterminato a protezione crescente» per tutti i giovani alla prima esperienza di lavoro e per i disoccupati da più di tre mesi. Questo contratto comporterebbe un periodo di prova di sei mesi, un minimo retributivo di 6,5 euro l’ora, flessibilità di mansioni e orario, libertà di licenziamento nei primi tre anni. Accanto al contratto di accesso si propongono, con gli stessi standard, i mini-jobs per i lavori che impegnano non più di 20 ore la settimana, sul modello tedesco dove i mini jobs coinvolgono 7,5 milioni di persone. Queste proposte, dice Ichino, sono in funzione di Expo 2015. Anche il governo aveva annunciato una sua iniziativa per spingere l’occupazione sfruttando l’occasione dell’ Expo. Il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, più volte, l’anno scorso, ha lanciato l’ultimatum a imprese e sindacati: o fate un accordo o decido io. Ma finora non è successo nulla. E la disoccupazione sale. Enrico Marro © RIPRODUZIONE RISERVATA {°ÓÎÇ]£Î £]Çǯ e °nÓ]Çä ä]n¯ ä]Îί e £ iÕÀ ä]ÎÓ¯ e l segretario del Pd, Matteo Renzi, ha annunciato l’8 gennaio che avrebbe presto presentato il Jobs act per rilanciare l’occupazione, ma del progetto si sono perse le tracce. Nel frattempo il Nuovo centrodestra ha presentato al Senato — primo firmatario l’ex ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi — una proposta di legge che punta su flessibilizzazione e liberalizzazione del mercato del lavoro. E ora anche Scelta civica passa all’azione con una proposta dettagliata che, afferma il senatore Pietro Ichino (foto), sta per essere presentata al presidente del Consiglio, Enrico Letta. Una «terapia d’urto», dice il giuslavorista, per «creare subito centinaia di migliaia di posti di lavoro regolari». Ichino propone di ä]{ǯ e £ iÕÀ £°ÇÇ]££ I £]ÎÈÎn `>À £ iÕÀ £Î]ÓÈää Þi ä]Ó£¯ e {°£În] SI AVVICINA SENZA PROGRAMMA PER IL LAVORO £ iÕÀ Ó£°xÇ]ÓÈ Ó]äǯ >Ã`>µ EXPO 2015 } } *>À} >V{ä® -E* xää La lente ä]Îä¯ e i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° £ääÓ iÌÌ ¯ /Ì i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° £ääÓ iÌÌ ¯ Crediti La responsabile della Vigilanza Bce, Nouy: gli istituti senza futuro vanno fatti fallire. I bond di Stato non sono privi di rischi «Bene la bad bank ma senza aiuti di Stato» Il piano di Saccomanni. Bankitalia: sofferenze record a 155 miliardi ROMA — L’onda lunga della crisi colpisce ancora duro. In dicembre, dicono i dati della Banca d’Italia, è diminuito il calo dei prestiti alle imprese ma si è aggravato il peso delle sofferenze, cioè dei finanziamenti non rimborsati, che per la prima volta hanno sfondato il tetto dei 150 miliardi di euro. Hanno per la precisione toccato i 155,852 miliardi, un record, raddoppiando il valore dal 2010 e aumentando in un anno del 24,6%. Se si aggiungono anche le cosiddette partite incagliate, l’insieme della zavorra dei crediti di difficile incasso, supera i 300 miliardi. Si tratta di cifre che appesantiscono i bilanci delle banche, frena- I prestiti Le sofferenze bancarie sono aumentate del 24,6% in un anno no il loro sostegno all’economia e portano in primo piano il problema di come neutralizzarle , liberandosene al minor costo possibile. Toccherà alle stesse banche e al mercato trovare i meccanismi necessari, ha fatto sapere ieri il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, comunicando che non è previsto «l’impiego di risorse pubbliche nazionali o comunitarie». In altre parole l’ipotesi della creazione di una bad bank di sistema, sul tipo di quella messa in piedi a Madrid per soccorrere le banche spagnole anche con l’intervento dei fondi europei, non è all’ordine del giorno del governo. Come non è nell’agenda della Banca d’Italia che pure guarda con favore, come ha detto sabato il governatore Ignazio Visco, a soluzioni «più ambiziose» e più ampie di quelle già allo studio di alcuni istituti, primi fra tutti l’Unicredit e Intesa Sanpaolo che stanno valutando, oltre a meccanismi interni, anche un progetto realizzato col fondo americano Kkr. Non c’è una contrarietà tout court del governo alla bad bank aveva fatto sapere in mattinata Palazzo Chigi per rispondere al Financial Times, il quotidiano britannico che attribuiva al premier il timore che una soluzione di sistema potesse finire per es- Ministro Fabrizio Saccomanni, ministro dell’Economia, ha fatto sapere ieri che sul progetto di bad bank non saranno impiegate risorse «nazionali o comunitarie» Le sofferenze Le banche, in miliardi di euro 121,8 124,9 nov dic 2012 144,5 139,8 141,8 135,7 138,0 130,9 133,2 127,6 126,1 gen feb mar apr mag giu lug 2013 ago sett 147,3 149,6 ott nov Fonte: Banca d'Italia 155,8 dic sere controproducente. Potesse cioè rappresentare uno stigma per il sistema italiano tale da giustificare un downgrade. Così non è anche se, come ha chiarito successivamente Saccomanni, una eventuale bad bank non sarebbe fatta con i soldi pubblici mentre «saranno valutate positivamente iniziative anche di natura consortile di operatori di settore». È evidente che la preoccupazione di ministro e governatore sia anche di far fare bella figura al sistema italiano negli esami avviati dalla Bce in vista dell’Unione bancaria. «Sulle banche italiane potrebbero emergere carenze patrimoniali tra i 10-15 miliardi di euro», ha confermato ieri il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini aggiungendo che si tratta di una cifra gestibile e che le banche italiane supereranno gli stress test della Bce senza grossi problemi. Da Francoforte è arrivato invece l’avvertimento- destinato a tutti gli istituti europei che verranno sottoposti ai test dell’Eurotower- di Daniele Nouy, presidente del board del Meccanismo di supervisione unica bancaria della Bce, Ssm. «Non ho idea di quante siano le banche che non riusciranno a superare lo scrutinio. Ma so che vogliamo un alto livello di qualità, e dunque può accadere che una banca fallisca». Bisogna cioè « accettare l’idea che alcune banche non avranno futuro, dovranno fallire in modo ordinato e non tentare necessariamente di fonderle con altri istituti». S.Ta. D’ARCO ROMA — Sostegno, regole, forse anche, se ce ne sarà bisogno, qualche affinamento dei benefici fiscali già concessi per le svalutazioni e le perdite su crediti, ma non soldi pubblici. Su questo punto il messaggio del ministro Fabrizio Saccomanni è stato chiaro: le banche dovranno risolvere il problema del grande peso delle sofferenze, cioè dei prestiti non rimborsati, con gli strumenti di mercato. Senza fondi europei e statali - come ha fatto la Spagna con le sue banche - e anche senza la raccolta postale cioè senza l’aiuto diretto e da protagonista della Cassa Depositi e prestiti. Perché, sostiene il ministro, le perdite non possono essere socializzate. Come è stato nel passato per il salvataggio pubblico del Banco di Napoli a cui è seguito il passaggio ad un’apposita società, SGA - l’unico esempio italiano di bad bank- dei crediti anomali dell’istituto partenopeo. Una «banca cattiva» che ancora esiste - nel gruppo di Intesa Sanpaolo che ha assorbito il Banco di Napoli ma con le azioni in pegno al ministero del Tesoro e la vigilanza affidata alla Banca d’Italia - e che ha anche funzionato a guardare lo stato del recupero dei vecchi crediti. Occorre rifarsi alle esperienze internazionali, precisa il ministro che ha avuto modo di approfondire l’argomento durante i suoi più recenti incontri con gli investitori e gli operatori specializzati a Washington e New York. E bisogna dare spazio alle iniziative già avviate in Italia dove le due maggiori banche, Intesa Sanpaolo e Unicredit, hanno fatto le prime mosse su una strada che, come ha ripetuto ancora ieri l’amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, vogliono percorrere da sole. Le soluzioni aggregate o quelle consortili suggerite dallo stesso Saccomanni, possono andar bene, ha aggiunto il manager di Unicredit, per le banche medie o piccole. Le ipotesi possibili, alternative alla bad bank di sistema di tipo spagnolo La scheda La cassaforte per i crediti difficili da recuperare 1 La «bad bank» («banca per gli asset a rischio») è un veicolo in cui raccogliere i crediti deteriorati delle banche, cancellandoli dai bilanci degli istituti. Serve a liberare capitale per nuovi finanziamenti Circa 300 miliardi di prestiti problematici per gli istituti 2 Sono circa 300 miliardi i crediti «deteriorati», cioè che imprese e famiglie non possono ripagare. A dicembre le «sofferenze» (i crediti più difficili da recuperare) solo salite a 155,8 miliardi L’industria frena (-3%) L’Ocse vede la ripresa ROMA — A dicembre il superindice Ocse continua a salire ma la produzione industriale mette a segno una battuta d’arresto dopo tre mesi consecutivi di espansione. È il paradosso di questa ripresa dell’economia italiana che probabilmente è meno stabile del previsto. Secondo l’Istat a dicembre la produzione mensile è calata dello 0,9% su novembre e su base annua il 2013 si è chiuso con un meno 3% che è sempre molto meglio del meno 6,4% del 2012. Per l’Ocse invece il superindice, dopo aver segnato la svolta di novembre, prosegue la sua corsa positiva e - almeno in Francia e in Italia - -0,9 per cento. Il calo registrato a dicembre dalla Produzione industriale © RIPRODUZIONE RISERVATA Retroscena Possibili criteri più elastici sulle cartolarizzazioni La linea del Tesoro: soltanto regole La situazione non è quella spagnola La produzione sono varie: si va dalla vendita di pacchetti di crediti dubbi (Npl, non performing loans) alla costituzione di divisioni o bad bank interne o veicoli consorziati tra due o più banche dove far confluire i crediti problematici in attesa di tempi migliori. Sicuramente la ripresa che sembra affacciarsi del mercato delle cartolarizzazioni, utilizzate dalle banche prima della crisi per ridurre il peso dei prestiti deteriorati, potrà favorire molte iniziative. Ci puntano sia il ministro che il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che si rivelano entrambi pronti a sollecitare e incoraggiare e magari incentivare. Il senso dell’intervento di Saccomanni, che si è detto in piena sintonia con Visco, è proprio quello di avviare il dibattito e la ricerca di soluzioni, prendendone la regia. E sopratutto di tagliare sul nascere le ipotesi di un intervento di sistema finanziato da risorse pubbliche. Ipotesi dannose soprattutto per l’immagine delle banche italiane, in un contesto dominato dagli interrogativi sull’esito dei test in corso della Bce. Test che comunque sollecitano - assieme all’esigenza di creare più spazio per il sostegno all’economia - una razionalizzazione dei crediti inesigibili. Stefania Tamburello © RIPRODUZIONE RISERVATA mostra «un cambiamento in corso». In questo quadro di incertezza il Centro studi di Confindustria stima a gennaio un nuovo aumento della produzione industriale dello 0,3% che potrebbe migliorare l’abbrivio dell’anno. Per l’ufficio studi di Confcommercio l’imprevisto calo a dicembre della produzione industriale «pone degli interrogativi sulla qualità e la consistenza della tanto attesa ripresa dell’economia italiana». Intanto, a guardare i dati diffusi dall’osservatorio del Tesoro, a dicembre le nuove partite Iva sono cresciute del 2,9% rispetto allo stesso mese del 2012. Ma su base annua (2013 su 2012) sono calate del 4,4%. R. Ba. © RIPRODUZIONE RISERVATA Economia 25 Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014 Intesa Sanpaolo Compagnia San Paolo, Remmert alla guida «Attenzione al duale siamo soci responsabili» «Il nostro compito è fare bene gli azionisti, in continuità con il passato». Sono rivolte a Intesa le prime parole di Luca Remmert da presidente della Compagnia di San Paolo che della banca Mi-To è il primo socio con quasi il 10%. L’imprenditore torinese dell’agroenergetica, 59 anni, eletto ieri al larghissima maggioranza (16 voti su 19), come previsto, al posto di Sergio Chiamparino del quale era il vice ha precisato che la fondazione «è molto rispettosa dei ruoli» e ha rinnovato la fiducia ai presidenti di sorveglianza e gestione della banca, Giovanni Bazoli e Gian Maria Gros-Pietro e al consigliere Luca Remmert, 60 anni il prossimo 31 maggio, è il nuovo presidente della Compagnia di San Paolo, di cui era già vicepresidente delegato Carlo Messina. La riflessione sulla governance e sul sistema duale del doppio consiglio prosegue nei tempi e nei modi, ha detto Remmert, indicati dallo stesso Bazoli. «Bisogna fare molta attenzione non solo al modello di gestione ma come quel modello viene applicato» ha osservato ancora Remmert ricordando che l’obiettivo della Compagnia è salvaguardare il patrimonio. Per questo serve «una banca sana che generi valore» e per questo sono state «molto apprezzate» le parole di Messina che incontrando una settimana fa il consiglio generale della Compagnia ha promesso di «rimettere le persone e il territorio al centro». Si apre ora in Compagnia la partita per la nomina di uno o due vicepresidenti. «La scelta spetta al Consiglio generale e faremo in modo di chiudere in fretta, sono convinto che saranno individuate le persone migliori». Quanto al voto di ieri, «alla proposta di elezione per acclamazione ho preferito si procedesse a scrutinio segreto, come proposto da qualcuno, perche’ ho preferito una votazione decisa piuttosto che un’acclamazione con qualche mugugno». Il biennio che da oggi Remmert affronta (il suo mandato l’ultimo, scadrà a fine 2015) «sara’ in continuità con il lavoro svolto dal mio precedessore: Chiamparino ha fatto il presidente molto bene, con una gestione collegiale che intendo portare avanti. Il caso Il gruppo assicurativo riunirà il consiglio di amministrazione mercoledì 19 febbraio Generali verso l’azione di responsabilità Sotto accusa 7 investimenti di ex manager Il precedente Ceo, Perissinotto: niente da cui difendermi La decisione sull’azione di responsabilità nei confronti dell’ex amministratore delegato delle Generali, Giovanni Perissinotto, e dell’ex uomo chiave del gruppo, Raffaele Agrusti, è prevista nel consiglio di amministrazione convocato per mercoledì 19 febbraio come anticipato da «Af- 25 miliardi di euro È la capitalizzazione del gruppo Generali a Piazza Affari. Nell’ultimo anno il titolo si è rivalutato del 21,4% fari & Finanza». Ufficialmente l’argomento non è all’ordine del giorno ma sono in arrivo pareri richiesti agli studi legali e, poco prima del consiglio, si riunirà il comitato controllo e rischi. Sarà proprio quest’ultimo, come prevedono le regole di gruppo, che prenderà posizione e girerà la pratica ai consiglieri. Nel mirino ci sono sette investimenti finanziari della gestione precedente a quella di Mario Greco, nomi- nato amministratore delegato della compagnia nell’estate 2012. La sua decisione, presa immediatamente, è stata di verificare la regolarità delle scelte di gestione del gruppo, comprese le operazioni con parti correlate. I controlli sono stati a tappeto e sono emerse accuse circostanziate nel caso dei sette investimenti, con irregolarità procedurali di varia natura. Così è stato affidato l’incarico a due studi legali (Erede, Bonelli, Pappalardo e Francesco Mucciarelli, quest’ultimo per eventuali responsabilità penali) di pronunciarsi nel merito dell’azione di responsabilità, con la consulenza tecnica per quanto riguarda gli aspetti contabili e finanziari della Kpmg. Il loro responso è stato di escludere responsabilità penali e, pur evidenziando una serie di irregolarità procedu- Le authority La spinta di Consob e Ivass per riesaminare le operazioni realizzate con parti correlate L’ultimo anno in Borsa Ieri 16,18 euro +0,31% , feb mar apr mag giu lug ago 2013 set ott nov dic gen 2014 D’ARCO rali, di considerare problematico l’accertamento delle responsabilità civili. Parere sulla base del quale sia il comitato controllo e rischi delle Generali sia il consiglio di amministrazione avevano deciso di soprassedere. Poi, nell’autunno scorso, la Consob è intervenuta chiedendo al gruppo una informativa al mercato su un lungo elenco di punti e l’Ivass, l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, ha sug- gerito di rivedere la decisione presa. Il passaggio successivo è stato un nuovo incarico dato dal consiglio di amministrazione delle Generali ad altri due studi legali sull’opportunità di procedere all’azione di responsabilità civile contro Perissinotto e Agrusti (sono al lavoro lo studio Portale e lo studio Maresca). Il loro parere è atteso nei prossimi giorni. La governance delle Generali prevede che si esprima il Al vertice Mario Greco, 54 anni, è group ceo di Generali dal 1° agosto 2012 Ha cominciato in Mc Kinsey e guidato Ras e Zurich L’ex ceo «Ho creato tanto valore. Banca Generali vale 2,7 miliardi e le vendite di asset danno plusvalenze» Pansa comitato controllo e rischi, che passerà la documentazione al consiglio di amministrazione, la cui decisione può essere diversa. L’impressione è che si stia andando verso l’azione di responsabilità, ma la riunione è prevista per il 19 febbraio e in nove giorni può accadere di tutto. Secco il commento di Perissinotto: «Non ho niente da cui difendermi», ha detto ieri al Corriere della Sera, «e non entro nel merito delle singole operazioni». E ancora: «Osservo con grande perplessità il martellamento continuo contro di me nonostante che Generali sia il gruppo italiano uscito meglio, e prima di tutti, dalla crisi. Chiedere danni su singole operazioni, che peraltro in buona parte dei casi si stanno sviluppando con buoni risultati, senza una visione complessiva degli investimenti del gruppo è inaccettabile. In Generali abbiamo creato valore, tanto valore. Lo dimostrano operazioni come la nascita di Banca Generali, che oggi in Borsa vale 2,7 miliardi, e le vendite di asset in corso, che stanno avvenendo con plusvalenze elevate». Marchionne: con Veba nessun sospeso. Resta il nodo delle pensioni statunitensi mento prima del previsto il percorso che ha condotto i governi statunitense e canadese, la Uaw (il sindacato dell’auto, ndr) e la Veba, insieme a Fiat, ad assumersi il compito di far sì che Chrysler tornasse ad essere un’azienda vitale. Fiat e Chrysler hanno soddisfatto insieme tutti gli impegni finanziari assunti per Chrysler nel 2009. Nessuno rimane in sospeso. È il risultato di 5 anni di duro lavoro delle persone di Chrysler. Tutto ciò pone le basi per una nuova fase di rafforzamento della nostra presenza a livello globale». Via libera, dunque, alla definizione del piano del nuovo gruppo Fca che verrà presentato a maggio. Altro duro lavoro: adesso Fiat-Chrysler opera con le mani libere, ma sempre con le maniche rimboccate. Nonostante l’annuncio di un’operazione indubbiamente positiva che, tra l’altro, farà risparmiare a Fca 134 milioni di dollari di interessi l’anno, ieri in Borsa il titolo Fiat ha perso terreno, chiudendo a -0,82%. Quella di fare di due aziende che pochi anni fa erano sull’orlo della dissoluzione un gruppo solido capace di tenere testa nei decenni a venire ai maggiori gruppi mondiali dell’auto rimane una sfida difficile, come alcuni organi di stampa anglosassoni continuano a sottolineare, pur riconoscendo gli enormi progressi fatti dalle due aziende e i successi Fca Sergio Marchionne al vertice di Fiat Chrysler colti da Marchionne. Alle analisi in chiaroscuro del Financial Times e del Wall Street Journal, nei giorni scorsi si è aggiunta quella del columnist di Fortune e del Washington Post Allan Sloan, secondo il quale non è stata posta sufficiente attenzione su un fatto: con l’acquisizione del 100% di Chrysler, Fiat si è assunta anche la responsabilità del fondo pensioni dei dipendenti del gruppo americano che attualmente è sottofinanziato per 5,5 miliardi di dollari: meno dei 9,8 di un anno fa, ma più dei 4,9 pagati da Fiat per Chrysler. Qualora le cose dovessero prendere una piega molto negativa e il fondo dovesse andare in default, dice Sloan, Fiat sarebbe responsabile coi suoi asset per quel debito previdenziale. Una fonte del Lingotto si è limitata a replicare che queste obbligazioni previdenziali sono L’investimento del Massachussetts Financial services Telecom, società americana al 5,7% Nelle risparmio Un nuovo fondo americano si affaccia nel capitale Telecom, ma si tratta solo di un errore. La Consob ha infatti verificato con la Sec la comunicazione del Massachusetts Financial Services Company all’autorità statunitense, in un «filing» datato 7 febbraio ROMA - Non sa più come dirlo Alessandro Pansa (foto), ad di Finmeccanica, così questa volta sceglie parole inequivocabili: «AnsaldoBreda così come è allo stato attuale, non è finanziariamente e economicamente sostenibile». Parlando in commissione Trasporti alla Camera, ieri il manager ha approfittato per indicare i rischi che la controllata per l’attività ferroviaria rischia di arrecare al gruppo che sta affrontando una difficile rimonta. «Oggi e per i prossimi anni, Ansaldo Breda consuma in termini di cassa e di perdita di conto economico - ha spiegato - più dei benefici della ristrutturazione fatta in Finmeccanica per il resto delle aziende del gruppo». Circa la strategia da seguire, l’amministratore non ha dubbi: © RIPRODUZIONE RISERVATA Fiat rimborsa 5 miliardi al fondo Usa per Chrysler DAL NOSTRO INVIATO «Ansaldo Breda mette a rischio Finmeccanica» Fabio Tamburini Strategie Con l’estinzione del bond attesi risparmi sugli interessi per 134 milioni di dollari l’anno fino al 2016 NEW YORK – Adesso Sergio Marchionne ha le mani libere. Deliberata l’acquisizione del 100% del capitale Chrysler da parte di Fiat con la conseguente nascita di Fca (Fiat Chrysler Automobiles), restituiti al Tesoro fin dal 2011 tutti i prestiti ottenuti dal governo federale due anni prima, ai tempo della bancarotta del gruppo di Auburn Hills, ieri è andato a posto l’ultimo tassello del mosaico: la Chrysler ha comunicato di aver raccolto i circa 5 miliardi di dollari necessari per rimborsare totalmente il debito verso Veba Trust, il fondo sanitario di dipendenti e pensionati del gruppo americano. A questo punto Fiat-Chrysler ha estinto tutti gli obblighi che aveva contratto ed è totalmente libera nello sviluppo delle sue strategie industriali e finanziarie. È lo stesso amministratore delegato Marchionne a voler esprimere la soddisfazione del gruppo per questo risultato: «L’operazione porta a compi- Paola Pica © RIPRODUZIONE RISERVATA e disponibile ieri, dal quale risultava il possesso del 5,7% del capitale ordinario del gruppo italiano. Ma il codice identificativo delle azioni corrisponde invece alle «risparmio» Telecom: di questa categoria di titoli, senza diritto di voto, si tratta. state inserite nel bilancio Fiat fin dal 2011. Rischi, insomma, ce ne sono sempre. Né potrebbe essere altrimenti: nel sistema americano le grandi aziende rispondono del loro fondo previdenziale, se ne hanno uno. Ma i mercati, davanti a un’azienda che continua a crescere e che negli ultimi mesi ha ulteriormente migliorato la sua posizione sul mercato Usa, non sembrano particolarmente preoccupati. Questo sembra suggerire, almeno, la facilità con la quale Chrysler è riuscita a reperire i 5 miliardi necessari per l’operazione di ieri: un’emissione obbligazionaria garantita di 3 miliardi di dollari e prestiti garantiti per altri due. Il gruppo si è visto offrire da una molteplicità di banche e operatori risorse in eccesso ai 5 miliardi di dollari (circa 4 miliardi di euro) necessari. Una situazione ben diversa da quella del 2011 quando Chrysler riuscì, ma con molta più fatica, a ottenere i fondi necessari per rimborsare i prestiti del Tesoro. Massimo Gaggi © RIPRODUZIONE RISERVATA AnsaldoBreda «non è risanabile da sola» ma non c’è da parte di Finmeccanica nessuna intenzione di «smantellamento» dell’azienda, per la quale si vuole «individuare un soggetto più ampio, italiano o internazionale, per consentire» di fare a AnsaldoBreda quello che «da sola non è in grado di fare». Quanto all’ipotesi di un «polo ferroviario», Pansa chiarisce: «Qualsiasi iniziativa volta a concentrare le aziende di trasporti è benvenuta, noi siamo disposti ad accompagnarla, ma non può partire da noi». Intanto il governo starebbe mettendo a punto il prossimo pacchetto di privatizzazioni che comprenderebbe una quota di Fincantieri, azienda che era in predicato di diventare un elemento di quel polo trasportistico che avrebbe dovuto tenere insieme il ferroviario e la cantieristica navale. A. Bac. © RIPRODUZIONE RISERVATA 26 Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera TRIBUNALE DI MONZA Fallimento n. 248/2013 del 19/09/2013 Giudice Delegato Dott. Mirko Buratti “AFO Ambiente Srl s.u ora in esercizio provvisorio” con sede legale in Concorezzo, Via Monte Rosa n. 42/1 C.F. 03295870152 e P.I. 02333170963 Invito a presentare offerte Per l’acquisto dell’azienda di pertinenza della società Afo ambiente Srl in fallimento ed esercizio provvisorio, con sede operativa in Concorezzo Via Monte Rosa n. 42/1, operante nella messa in riserva di rifiuti, trattamento, recupero e smaltimento di rifiuti urbani, speciali, pericolosi e non pericolosi, trasporto, anche da piattaforme ecologiche, in possesso delle autorizzazioni: decreto regionale A.I.A. n. 9554 del 31/08/2007 e successiva proroga con riallineamento del decreto V.I.A.; trasporto, dell’Albo Gestori ambientali lombardia n. MI 03232 del 24/01/2011 scadenza 24/01/2016 categorie 1B, 4C e 5C per trasporto di rifiuti urbani, speciali e pericolosi; intermediazione, rilasciataAlbo Gestori ambientali lombardia n. MI 03232 del 27/08/2012 scadenza 27/08/2017 categorie 8E; l’impianto è in regola con la normativa ambientale vigente e con le prescrizioni del decreto A.I.A; la Regione Lombardia, con provvedimento emesso in Conferenza dei Servizi ha espresso parere favorevole di massima al rilascio della nuova autorizzazione per la gestione di 300.000 tonnellate annue. N. 33 dipendenti, automezzi ed attrezzature. Gara per individuare l’acquirente innanzi al G.D. in data 15/04/2014 ore 10.30 al prezzo non inferiore ad € 5.500.000,00. Presentazione delle offerte, modalità di svolgimento della gara e perizia di stima sul sito internet all’indirizzo www.tribunale.monza.giustizia.it nonché PEC curatela [email protected], anche per la programmazione dell’accesso in data room, curatore dott. M. Ester Palermo tel. 0392301036. Sede legale in Milano, Via Grosio 10/4, sede secondaria in Torino, Corso Mortara 22, Capitale sociale Euro 450.265.793,58 i.v., Registro delle Imprese di Milano e Codice Fiscale n. 03970540963 ASSEMBLEA STRAORDINARIA 4 MARZO 2014 DEPOSITO DOCUMENTAZIONE Torino 11 febbraio 2014 - Con riferimento all’Assemblea Straordinaria degli azionisti convocata per il giorno 4 marzo 2014, Seat PG rende noto che è stata messa a disposizione del pubblico, mediante deposito presso la sede legale e la sede secondaria della Società e mediante pubblicazione sul sito internet della Società all’indirizzo www.seat.it, sezione governance, nonché sul sito internet di Borsa Italiana S.p.A. all’indirizzo www.borsaitaliana.it, la seguente documentazione: • Relazione del Consiglio di Amministrazione redatta ai sensi degli artt. 2441, commi 5 e 6, 2446 e 2447 cod. civ., nonché ai sensi dell’art. 125ter del D. Lgs. 58/’98 (“TUF”) e degli artt. 72 e 74 del Regolamento Emittenti, comprensiva degli allegati (e segnatamente: (i) Situazione patrimoniale ed economica della Società aggiornata al 30 novembre 2013; (ii) Parere (fairness opinion) inerente le condizioni finanziarie dell’operazione di aumento di capitale riservato a certi creditori concorsuali e dell’operazione di emissione di warrant a favore degli attuali azionisti previste nell’ambito delle proposte di concordato preventivo di Seat Pagine Gialle S.p.A. e Seat Pagine Gialle Italia S.p.A.; (iii) Regolamento Warrant Seat Pagine Gialle S.p.A. 2014-2016) e della relativa proposta deliberativa; • Osservazioni del Collegio Sindacale ex artt. 2446 e 2447 cod. civ.; • Parere di congruità del prezzo di emissione delle nuove azioni rilasciato dalla Società di Revisione PricewaterhouseCoopers S.p.A. ai sensi dell’art 158 TUF. COMUNE DI BRINDISI Piazza Matteotti n. 1 tel. 0831/229641 Fax n. 0831/229225 AVVISO RETTIFICA GARA DI APPALTO E PROROGA TERMINI Procedura aperta relativa al SERVIZIO DI VIGILANZA ARMATA, GUARDIANIA E SERVIZIO DI PORTIERATO DEGLI EDIFICI GIUDIZIARI DI BRINDISI SITI ALLA VIA LANZELLOTTI n. 3. Si comunica che con determinazione dirigenziale Settore AA.GG. n. 38 del 04/02/2014 è stato rettificato il bando di gara ed il disciplinare e sono stati prorogati i termini di presentazione delle offerte dal 10/02/2014 al 04/03/2014 alle ore 13.00. IL DIRIGENTE AA.GG. (Dott. Costantino DEL CITERNA) G.O.R.I. S.p.A. GESTIONE OTTIMALE RISORSE IDRICHE Via Trentola, 211 - 80056 Ercolano (NA) ESITO DI GARA per l’Affidamento di: “Servizio di recapito a data ed ora certa con certificazione on line ed in tempo reale degli esiti di consegna delle fatture commerciali di GORI S.p.A”. Procedura di aggiudicazione: L’Aggiudicazione è stata effettuata con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, ai sensi dell’art. 83, del D.Lgs 12 aprile 2006, n. 163 e succ. mod. ed integr.. Importo complessivo dell’appalto posto a base d’asta: € 1.230.000,00. Aggiudicazione dell’appalto: La Stazione Appaltante ha disposto l’efficacia dell’aggiudicazione definitiva, con atto del RUP in data 22/01/2014, a favore di: “RTI TNT Post Italia S.p.A. (Impresa Capogruppo) / CRC Post S.r.l. (Impresa Mandante) / GRS Service S.r.l. (Impresa Mandante) / Campania Post Recapito (Impresa Mandante) / Postal Service S.a.s. (Impresa Mandante) / Servizi e Recapito S.r.l. (Impresa Mandante) / Express Speedy S.r.l. (Impresa Mandante)”- con un ribasso del 45,120% ed un punteggio complessivo pari a 100,00 e quindi per l’importo complessivo, al netto dell’IVA, di € 675.024,00. Procedure di ricorso: Le eventuali procedure di ricorso potranno essere presentate innanzi al TAR Campania - Sezione di Napoli nel termine di 30 giorni dalla pubblicazione del presente esito. Pomigliano d’Arco (NA), lì 28/01/2014 Il Responsabile del Procedimento Ing. Agnello Marone NOTA RIASSUNTIVA SULLA DECISIONE SULLE MISURE STRAORDINARIE EMESSE NEI CONFRONTI DELLA NOVA LJUBLJANSKA BANKA D.D. IL 18 DICEMBRE 2013 Ai sensi del primo comma dell’Articolo 31 e del primo comma dell’Articolo 43 della Legge sulla dell’Articolo 217 in relazione all’Articolo 253 della Legge sulle operazioni bancarie (Gazzetta 85/11, 48/12, 105/12, 56/13, 63/13-ZS-K e 96/2013; in prosieguo: ZBan-1) la Banca di Slovenia ha emesso nei confronti di Nova Ljubljanska banka d. d., Trg republike 2, 1520 Lubiana, una delibera sull’introduzione di misure straordinarie, decretando la cessazione di tutti gli obblighi qualificati della banca e l’aumento del capitale sociale per mezzo di nuovi contributi a capitale allo scopo di ristabilire le condizioni per un solido esercizio dell’istituto a lungo termine. La Banca di Slovenia ha rilevato che la Nova Ljubljanska banka si trova in una situazione di rischio elevato, per cui sarebbero costituiti i motivi per la revoca della licenza per lo svolgimento di servizi bancari, in quanto dalla valutazione dello stato finanziario della banca al 30 aggiuntive, riscontrate nell’ambito di una revisione indipendente del portafoglio dei prestiti, si evinceva che l’istituto bancario non soddisfa i requisiti del capitale sociale minimo. Con la misura straordinaria di cancellazione degli obblighi qualificati, la Banca di Slovenia ha deciso che a partire dal 18 dicembre 2013 si cancellano tutti gli obblighi qualificati della banca, composti dal capitale sociale e dagli obblighi nei confronti dei creditori per i crediti subordinati, i quali sarebbero saldati, in caso di liquidazione della banca, soltanto a seguito della liquidazione di tutti i crediti regolari vantati nei confronti della banca. Gli obblighi qualificati della Nova Ljubljanska banka, resi nulli dalla decisione sulle misure straordinarie sono i seguenti: a)il capitale sociale della banca nella somma di: euro 184.079.267,12, suddiviso in 22.056.378 azioni ordinarie nominali e trasferibili (simbolo NLB e codice ISIN SI0021103526), tenute nel registro centrale di titoli dematerializzati presso la Società centrale di compensazione e depositi di Lubiana (in prosieguo: KDD) e rappresentano un obbligo qualificato di prim’ordine; b) gli obblighi della banca relativi a strumenti finanziari emessi dalla stessa che rappresentano un obbligo qualificato di terz’ordine: obbligazioni ibride “Perpetual Floating Rate Upper Tier Two Subordinated Step-Up Notes”, simbolo NOVALJ FLOAT 49 e codice ISIN NLB XS0208414515, emesse il 17 dicembre 2004, tenute nella forma di titoli dematerializzati presso i sistemi di compensazione elettronica della Euroclear Bank, S.A./N.V. Lussemburgo e Clearstream Banking, S.A. Lussemburgo; obbligazioni subordinate, simbolo NLB 26 e codice ISIN SI0022103111, emesse il 14 luglio 2010 e tenute nel registro centrale di titoli dematerializzati presso la KDD, producendo interessi a partire dal 24 maggio 2010; prestito ibrido “Subordinated rate perpetual loan”, conferito in base al contratto firmato il 19 giugno 2007 con il prestatore Merrill Lynch International Bank Limited, London Branch; prestito subordinato “Subo rdinated Loan”, ottenuto dalla banca in base al contratto stipulato il 31 maggio 2006 con la KBC Bank NV Dublin Branch. In base alla decisione sulle misure straordinarie e la conseguente cancellazione degli obblighi qualificati, il capitale sociale della banca è stato ridotto a zero. A causa della riduzione del capitale sociale e in forza della decisione sull’introduzione di misure straordinarie, il giorno 18 dicembre 2013 sono state annullate 22.056.378 azioni della Nova Ljubljanska banka, simbolo NLB e codice ISIN SI0021103526, iscritte al registro centrale di titoli dematerializzati presso la KDD. A seguito della cancellazione degli obblighi qualificati il capitale sociale dell’istituto creditizio è stato aumentato per mezzo di nuovi conferimenti a capitale, eseguiti da parte di Repubblica Slovenia, versati in base alla decisione sulle misure straordinarie il 18 dicembre 2013. Il versamento del capitale sociale del valore di euro 1.551.000.000,00 ha permesso alla banca di soddisfare nuovamente i requisiti di adeguatezza patrimoniale. Le misure straordinarie sono da considerarsi misure di risanamento ai sensi del terzo comma dell’Articolo 253 della Legge sulle banche come previsto dalle disposizioni della Direttiva 2001/24/CE. Ai sensi delle disposizioni dell’Articolo 350.a della Legge sulle banche, gli azionisti, i creditori e le altre persone, i cui diritti sono stati lesi dalla decisione della Banca di Slovenia sulle misure straordinarie, possono chiedere un risarcimento, provando che le perdite subite a seguito delintrodotte. L’eventuale azione giudiziaria contro la Banca di Slovenia può essere deferita al tribunale competente di Lubiana (tribunale distrettuale o circondariale di Lubiana). La banca, oggetto della decisione sulle misure straordinarie, può ricorrere in appello contro la decisione sulle misure straordinarie presso il Tribunale amministrativo della Repubblica di Slovenia entro quindici giorni dalla data, in cui la decisione è stata notificata a tutti i membri del Consiglio d’amministrazione. Gli azionisti della banca, titolari complessivamente di almeno un decimo del capitale sociale della banca, possono, a titolo di tutela giurisdizionale in merito alla decisione della Banca di Slovenia sulla liquidazione della banca o sulle misure straordinarie, chiedere al Consiglio d’amministrazione della banca o al Consiglio straordinario, se nominato, di convocare un’assemblea straordinaria degli azionisti per votare sulla mozione di revoca delle deleghe ai rappresentanti della banca ai sensi del secondo comma dell’Articolo 347 della Legge sulle banche, e di nominare dei nuovi rappresentanti, autorizzati a rappresentare la banca nel procedimento di tutela giurisdizionale contro la decisione della Banca di Slovenia. Lubiana, 20. 12. 2013 Boštjan Jazbec Governatore Politecnico di Milano Estratto avviso gara deserta Il Politecnico di Milano in merito alla gara per la gestione del servizio di corriere espresso CIG 558087079C, pubblicata con bando GUCE del 11/12/2013, comunica che non è stata presentata nessuna offerta. Il presente avviso è stato inviato in GUUE il 29/01/2014. Il RUP - Dott. Cristian Borrello CONSIP S.p.A. a socio unico Via Isonzo, n. 19/E 00198 - Roma AVVISO PER ESTRATTO DEL BANDO DI GARA E’ indetta una gara a procedura aperta ai sensi del D.Lgs. 163/2006 e s.m.i., per l’affidamento dei servizi di Information Technology per conto del Dipartimento della Protezione Civile. La gara è aggiudicata secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. La base d’asta è: 17.400.000,00 Euro. Termine di presentazione delle offerte: entro le ore 12:00 del 11/03/2014. Il testo integrale del bando di gara è stato pubblicato sulle GUUE e sulla GURI alle quali è stato inviato il 27/01/2014 e può essere consultato e prelevato (unitamente alla documentazione di gara) su: www.consip.it. L’Amministratore Delegato (Dott. Domenico Casalino) CONSIP S.p.A. a socio unico Via Isonzo, n. 19/E 00198 - Roma Avviso per estratto Consip S.p.A. ha prorogato il termine di presentazione delle offerte relativamente alla “gara a procedura aperta per la fornitura di tomografi computerizzati, dispositivi accessori e dei servizi connessi ed opzionali per le Pubbliche Amministrazioni” - ID 1352 - suddivisa in due lotti - Lotto 1 CIG: 5453591DA6, Lotto 2 CIG: 5453600516” al 04/03/2014. Il testo integrale dell’avviso di proroga è stato pubblicato sulla GUUE e sulla GURI alle quali è stato inviato il 05/02/2014 e può essere consultato sui siti www.mef.gov.it, sotto la dicitura Concorsi e Bandi - Gare in Corso, www.consip.it e sul sito www.acquistinretepa.it. Dott. Domenico Casalino (L’Amministratore Delegato) Per la pubblicità legale e finanziaria rivolgersi a: RCS MediaGroup S.p.A. Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Via Rizzoli, 8 20132 Milano Tel. 02 2584 6665 02 2584 6256 Fax 02 2588 6114 Vico II San Nicola alla Dogana, 9 80133 Napoli Tel. 081 49 777 11 Fax 081 49 777 12 Via Valentino Mazzola, 66/D 00142 Roma Tel. 06 6882 8650 Fax 06 6882 8682 Via Villari, 50 70122 Bari Tel. 080 5760 111 Fax 080 5760 126 Economia 27 Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014 Alleanze «Il governo scommette sull’accordo tra Alitalia e Etihad, anche per l’aeroporto varesino» Confindustria Gli aeroporti milanesi in cifre Bersani bis: i vincoli I dati di traffico 2013 Voli a settimana Limiti stabiliti dal decreto Bersani bis per Linate 85 85 14 14 Passeggeri partiti ate verso nel 2013 da Linate altri continenti facendo scalo in un hub europeoo Passeggeri 17.995.075 % +3 +3,9 Parigi Passeggeri 9.034.373 % Cargo Cargo -1,0 430.343 19.614 tonnellate GENNAIO GEN % Malpensa 14 14 Amsterdam Linate -2,1 tonnellate +, +1 +1,3 Londra % Malpensa -3,1 1.1 milioni ioni 42 21 % Situazione attuale % Passeggeri 1.253.642 Madrid Linate +5,6 Passeggeri 607.637 D’ARCO Salvare Malpensa? Il no di Moretti Ma Lupi: è uno scalo strategico Il ministro: il ceo di Fs pensi a rafforzare i treni regionali MILANO — «Non veniteci a raccontare che Milano ha bisogno di due aeroporti. Uno basta e avanza. L’Italia può avere due hub, Malpensa e Fiumicino: succede gia in Germania. Ma due aeroporti per Milano sono troppi». La voglia di andare controcorrente non difetta a Mauro Moretti. L’amministratore delegato di Fs, ieri invitato a parlare davanti agli imprenditori di Assolombarda in occasione dell’appuntamento di rito della Mobility Conference, conferenza annuale dedicata alla mobilità, è partito lancia in resta contro una della poche certezze del mondo economico (e politico) milanese: Linate non si tocca. Moretti non ha usato giri di parole. «La cosa da fare è una soltanto — ha detto Moretti —. I milanesi dovrebbero prendere un compasso, centrarlo sui due aeroporti e vedere quanto ampio è il bacino passeggeri che si ha a un’ora e mezzo dagli scali. Si scoprirà che il bacino di Malpensa è di otto milioni di viag- giatori, quello di Linate di 16». Certo, c’è il problema che il Forlanini ha una pista soltanto. Ma anche questo per Moretti non è un ostacolo: «Per Linate l’Idroscalo può diventare la seconda pista», ha ipotizzato l’ad di Fs. I dati Fatturato Alitalia a 2,7 miliardi Ritornano a crescere i passeggeri di Alitalia: il mese di gennaio 2014, è stato chiuso con 1.476.098 passeggeri trasportati, +0,5% rispetto allo stesso periodo del 2013. La compagnia, in trattativa con Etihad, ha chiuso i primi 9 mesi del 2013 con un fatturato di 2,7 miliardi di euro e non di 1,06 miliardi come indicato precedentemente in alcune infografiche. Ammontano a 2,9 miliardi invece i ricavi di Etihad nello stesso periodo. Che ha chiuso invitando al realismo e alla responsabilità le classi dirigenti del territorio: «Certe decisioni devono nascere dai gruppi dirigenti di una città. Potrei mettere in conto certi traccheggiamenti in altre parti d’Italia. Ma da Milano mi aspetto la capacità di decidere e programmare il futuro». L’intervento di Moretti a Milano non è stato preso bene dai più. «La nostra città può mantenere due scali, purché abbiano ruoli distinti. Due aeroporti sono un punto di forza», è la difesa che il sindaco del capoluogo lombardo, Giuliano Pisapia, ha riservato al Forlanini. Il ministro del Trasporti Maurizio Lupi è stato ancora più duro. «L’aeroporto di Malpensa è strategico all’interno di un sistema che comprende altri aeroporti di in- Moretti ❜❜ Milano Non veniteci a raccontare che Milano ha bisogno di due aeroporti, uno basta teresse nazionale come Linate, Bergamo e Torino», ha puntualizzato Lupi. «Con Moretti lavoriamo intensamente perché non si realizzi solo l’alta velocità ma ci si occupi anche di trasporti regionali — ha aggiunto il ministro —. Fs deve applicarsi al tema dei treni regionali, mentre, per quanto riguarda gli aeroporti, gli indirizzi li dà il governo». Al momento i movimenti operati da Linate per le principali capitali europee sono molti di più di quelli concessi dal decreto Bersani bis (misura che dovrebbe porre limiti al traffico sullo scalo proprio per favorire lo sviluppo di Malpensa). Un esempio per tutti: i voli a settimana per Parigi dovrebbero essere 14 mentre hanno raggiunto quota 85. Sea, società che gestisce gli scali milanesi, stima in un milione e centomila i passeggeri che nel 2013 hanno usato Linate per partire verso un altro continente da un hub europeo ovviamente diverso da Malpensa. Il problema del rapporto tra Linate e Malpensa esiste da quando è stato inaugurato lo scalo in provincia di Varese. Un paio di precedenti. Nel 2009 la nuova Alitalia gestita da Roberto Colaninno parlò chiaro al mondo dell’impresa milanese: «Se volete sviluppare Malpensa allora bisogna chiudere Linate». Di qui una levata di scudi trasversale a tutto il mondo dell’impresa meneghina. Stessa reazione nel settembre 2012, quando uno studio AmbrosettiSea suggerì di ridimensionare Linate a favore di Malpensa. La novità, rispetto ad allora, è che al Forlanini non potrebbe più bastare la navetta Milano-Roma. Moretti insegna: sui collegamenti con la capitale è sempre più forte il treno. Rita Querzé rquerze © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso Marcia indietro sulle città metropolitane che nell’esame parlamentare erano raddoppiate: si torna alle originali dieci Province, tasse locali giù con 1 miliardo di risparmi Abolizione, spunta un emendamento al ddl: risorse vincolate a meno imposte e investimenti ROMA — I numeri non sono ancora chiari, il messaggio invece sì. Usare i risparmi che arriveranno dal taglio delle province per frenare quella stangata occulta che tra addizionali, Imu e via tassando va sotto il nome di imposte locali. Non una promessa generica ma un obbligo da fissare nel disegno di legge che riduce i poteri delle province e le trasforma in assemblee di sindaci, sempre in attesa della loro cancellazione dalla Carta costituzionale. Il cosiddetto ddl svuota province è al Senato, in commissione Affari costituzionali. E la norma anti stangata fa parte del pacchetto di emendamenti Stipendi Tra le spese circa 160 milioni all’anno vengono impiegati per gli stipendi presentato dal relatore, il deputato pd Luciano Pizzetti, e concordato con il governo che sarà messo ai voti nei prossimi giorni. «Nel bilancio di ciascuna città metropolitana e di ciascuna provincia — dice il testo — è istituito un capitolo su cui confluiscono i risparmi conseguiti in attuazione» della riforma. «Tali risorse possono essere utilizzate unicamente per la riduzione dei tribuiti locali e per investimenti». Di quanti soldi parliamo? L’equazione non è facile da risolvere. Dentro la grande x ci sono di sicuro quei 160 milioni di euro che spendiamo ogni anno per gli stipendi di consiglieri e as- sessori. Sui risparmi indiretti, invece, la dottrina è divisa in materia. Il ministro per gli Affari regionali Graziano Delrio parla di un miliardo di euro, l’Istituto Bruno Leoni del doppio. Mentre per l’Unione delle province i costi in realtà aumenterebbero. In ogni caso la stangata occulta e locale viaggia su altri ordini di grandezza: 108 miliardi, una cifra più che raddoppiata negli ultimi 15 anni. L’impresa è ardua, quindi, ma almeno si prova ad invertire la rotta. E non c’è solo questo nel pacchetto del relatore. Si fa marcia indietro sulle città metropolitane, che nell’esame parlamentare erano praticamente raddoppiate. Si torna alle originarie 10, compresa Reggio Calabria che partirà solo nel 2016. Via Brescia, Bergamo, Salerno, via anche le tre venete frutto di fusioni incrociate, come quella fra Treviso e Padova. «L’intenzione — dice il relatore Pizzetti — è evitare che venga snaturata una riforma che vuole semplificare». Con lo stesso obiettivo vengono eliminate le cosiddette province ciambella. Già il nome dice tutto ma per capire bisogna leggere un passaggio del vecchio testo arrivato dalla Camera: nelle province che diventano città metropolitane, se un terzo dei comuni non vuole aderire può uscire e creare una nuova provincia. Stesso discorso per gli enti territoriali dello Stato, dalle prefetture ai provveditorati: ci saranno sei mesi di tempo per presentare un piano di riordino da sottoporre al commissario per la spending review, Carlo Cottarelli. Città metropolitane, province ciambella ed La mappa LEGENDA In attesa del disegno costituzionale di abolizione, le Province saranno commissariate. Nascono le città metropolitane Verona Monza Brianza Verbano Cusio Lecco Ossola Sondrio Vicenza Como Biella Varese Novara Bergamo Brescia Milano Torino Asti Genova Cuneo Savona Province commissariate dal 2012 Province commissariate dal 2013 Province commissariate nel 2014 Le città metropolitane Belluno Padova Venezia Cremona Parma Pistoia Bologna Firenze Modena Pesaro-Urbino Ancona Arezzo Alessandria Piacenza La Spezia Massa Carrara Rimini Rovigo Ferrara Forlì-Cesena Prato Fermo Siena Perugia Pisa Terni Grosseto Rieti Ascoli Piceno Pescara Teramo Chieti Barletta Andria Trani Frosinone Roma Foggia Livorno Bari Isernia Benevento Latina Brindisi Avellino Reggio Emilia Napoli Lecce Potenza Taranto Salerno Matera Crotone Cosenza Catanzaro PROVINCE Diventano enti di secondo livello con funzioni ridotte: per presidenti e consiglieri non è prevista l’elezione diretta Saranno gestite direttamente dai sindaci del territorio, riuniti in assemblea, che lavoreranno a titolo gratuito. Il presidente è nominato dall’assemblea dei primi cittadini Vibo Valentia Reggio Calabria In sospeso: il capoluogo è ora commissariato enti territoriali: tre modifiche accennate dal presidente di Confindustria Giorgio Squinzi la settimana scorsa, proprio nel giorno in cui dava l’ultimatum ad Enrico Letta e stringeva la mano a Matteo Renzi. Tre modifiche sono come tre indizi, fanno una prova. E la riforma delle province sarà un piccolo test per i nuovi equilibri politici che potrebbero arrivare nelle prossime settimane. Resta però da vedere se si farà in tempo a far passare tutte queste modifiche. Gli emendamenti depositati in commissione sono quasi 3 mila, 2.200 solo di Forza Italia, non a caso è stato proprio Matteo Renzi a parlare di «ostruzionismo assurdo». E se il ddl non viene approvato entro febbraio c’è il rischio che a primavera 52 province vadano al voto, affossando per sempre la riforma. In teoria il voto è stato congelato con la legge di Stabilità, ma quella norma non viene considerata a prova di bomba. Ancora una volta, quindi, si corre con il fiatone. Eppure nella furia della riorganizzazione c’è anche una modifica del relatore in apparente controtendenza. Il sindaco della città metropolitana e il presidente della nuova provincia, scelto fra i sindaci del territorio, non saranno necessariamente a costo zero come previsto finora. Gli statuti potranno prevedere per loro un’indennità. No, non è il ritorno della casta. Ma la semplice costatazione che, senza un minimo di stipendio, una grana del genere non se la prenderebbe nessuno. Lorenzo Salvia [email protected] C.D.S. - D’ARCO © RIPRODUZIONE RISERVATA Con Venezia vietata alle supernavi 15 mila posti a rischio L’appello di Zoppas MILANO — «L’incertezza sul futuro delle grandi navi da crociera a Venezia mette a rischio migliaia di posti di lavoro. Solo gli addetti diretti sono 4.255, che con l’indotto salgono a 14-15 mila. Il governo prenda una decisione certa sulle soluzioni alternative, altrimenti rischiano migliaia di lavoratori». L’appello al premier Enrico Letta arriva dal presidente di Confindustria Venezia, Matteo Zoppas, che ieri ha avuto un incontro informale con Howard Frank, il presidente del comitato esecutivo della Cruise Lines International Association (Clia), l’associazione rappresentativa dell’industria crocieristica mondiale, e presidente anche di Costa Crociere. «La Clia è stata chiara — spiega Zoppas —. Ha escluso come possibilità l’approdo delle crociere a Marghera per la sicurezza di passeggeri e lavoratori, e anche per la mancanza di infrastrutture ricettive adeguate. Ma vogliono sapere quali sono le alternative, perché devono programmare le destinazioni». Il prossimo 10 marzo si tiene a Miami il Seatrade, il salone mondiale della crocieristica, dove le compagnie decidono rotte e destinazioni per i prossimi anni. «Venezia si deve presentare come una destinazione certa — prosegue Zoppas —. Urgenza Matteo Zoppas, 39 anni, è il presidente di Confindustria Venezia. È nel board di Acqua Minerale San Benedetto Le compagnie stanno già valutando in alternativa Istanbul e Atene. Una delle due Costa Crociere che arrivavano a Venezia ora va Trieste. C’è bisogno di una soluzione che nella tempistica rispetti il lavoro. In mancanza, le autorità locali e nazionali garantiscano che si faranno carico degli esuberi che deriveranno da queste decisioni: non è un ricatto occupazionale, la stessa Clia ci fornirà a breve i numeri dell’impatto del cambio di destinazione». I tempi per una soluzione sembrano allungarsi. Giovedì scorso il Senato ha impegnato il governo ad assicurare che tutte le soluzioni presentate siano comparate e considerate in sede di valutazione ambientale a prescindere dallo stato di avanzamento progettuale. «Questo vuol dire allungare i tempi — conclude Zoppas —. Il governo avrà 30 giorni per avviare le valutazioni più tre mesi per la conclusione. Troppo per garantire i livelli occupazionali. Chiediamo che la decisione sul canale di accesso a Venezia sia presa in breve e che la realizzazione, contenuta nella legge obiettivo, avvenga in tempi certi con un commissario competente». Francesca Basso © RIPRODUZIONE RISERVATA Destinazione Italia Compensazione a ostacoli tra debiti e crediti con il Fisco ROMA — Stop al bonus per i contribuenti che hanno un debito con Equitalia ma allo stesso tempo vantano dei crediti con le pubbliche amministrazioni. L’aula della Camera ha approvato un emendamento al decreto Destinazione Italia, che modifica la norma introdotta dalle commissioni che stabiliva la sospensione, per quest’anno, delle cartelle esattoriali a favore delle imprese titolari di crediti verso le pa. La modifica invece prevede la possibilità di compensare crediti con debiti, ma vincola l’attuazione della misura alla situazione dei conti pubblici. Servirà per l’attuazione un decreto del Tesoro di concerto con il ministro dello Sviluppo «da emanare entro 90 giorni dall’entrata in vigore» del decreto. © RIPRODUZIONE RISERVATA 28 Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera tel.02/6282.7555 - 02/6282.7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale inserite in queste pagine devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). 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Economia 29 Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014 Il primato Dalla sua nascita ha realizzato quasi 40 miliardi di dollari di utili Torna il tocco d’oro di Soros Quantum incassa 5,5 miliardi Annata record per l’«hedge fund» del finanziere Usa MILANO — Gli anni passano ma George Soros, 83 anni, non perde il tocco (per fare soldi). Anzi, nel 2013 il suo Quantum Endowment fund ha avuto il suo secondo anno migliore di sempre, guadagnando 5,5 miliardi di dollari netti. Con un ritorno del 22%, il fondo di Soros torna dunque al vertice dei migliori hedge funds di tutti i tempi, scalzando dalla prima posizione Bridgewater Pure Alpha di Ray Dalio. Dalla sua fondazione, nel 1973, Quantum ha generato quasi 40 miliardi di utili, calcola il Financial Times citando la classifica LCH Investments, ma alla fine del 2011 il finanziere americano nato in Ungheria ha chiuso il fondo agli investitori esterni alla sua famiglia per non dover sottostare alla regolamentazione prevista dalla riforma finanziaria Dodd-Frank. Famoso per aver scommesso contro la sterlina provocandone il crollo nel settembre 1992, quando il Quantum Fund aveva venduto a termine un ammontare di sterline pari a 10 miliardi di dollari per poi riacquistarle poco dopo a un prezzo più basso. Soros incassò un profitto netto di un miliardo e la sterlina fu costretta a uscire dal Sistema monetario europeo (Sme). Oggi Quantum è affidato al- 22 10 per cento il ritorno del fondo del finanziere Soros miliardi le sterline cedute a termine nel ‘92 per poi ricomprarle meno care Finanziere George Soros con la moglie Tamiko Bolton la gestione quotidiana di Scott Bessen, chief investment officer, ma Soros continua a dire la sua nelle decisioni strategiche. Il suo fiuto negli affari? Lo stesso finanziere ama raccontare che quando sbaglia, gli viene mal di schiena e questo gli suggerisce quando uscire da una posizione che sta per rivelarsi perdente ancor prima che si renda conto razionalmente delle mutate condizioni. La sua annata migliore risale al 2009, quando Soros vide prima degli altri la fine della crisi finanziaria globale. Il ritorno del 22% ottenuto l’anno scorso però non è derivato da un’unica scommessa vincente, ma piuttosto dall’insieme delle diverse strategie applicate dal fondo. Quantum fa parte dei 20 hedge fund che, dalla loro La ricerca Upa creazione, hanno generato il 43% di tutti i soldi incassati dagli investitori in più di 7 mila fondi. Nella classifica dei migliori fondi di tutti i tempi dopo Soros (con 39,6 miliardi raccolti) e Dalio (39,2 miliardi) figura al terzo posto John Paulson (25,4 miliardi). Dall’alto dei suoi miliardi, anche le pretese dell’ex fidanzata, l’attrice brasiliana Adriana Ferreyr, che ha avuto una relazione con Soros per 5 anni fino al 2011, assumono una prospettiva diversa. Secondo la documentazione depositata la scorsa settimana in un tribunale, l’ex fidanzata ha chiesto al magnate un risarcimento di 50 milioni di dollari per «stress emozionale inflitto intenzionalmente». La ragione: Soros, che lo scorso settembre ha sposato in terze nozze Tamiko Bolton, si sarebbe rimangiato la parola e avrebbe rifiutato di comprarle un appartamento a Manhattan da 1,9 milioni. Giuliana Ferraino @16febbraio © RIPRODUZIONE RISERVATA In Portogallo Una lotteria contro gli evasori E Lisbona torna sui bond «lunghi» Da aprile un «contribuente onesto» portoghese potrebbe vedersi assegnata dal governo un’auto di lusso per aver svolto i suoi doveri di cittadino. Secondo il «Financial Times» Lisbona è pronta a mettere in palio 60 vetture «top di gamma» all’anno, con lotterie settimanali a cui potrà partecipare chi presenterà uno scontrinofattura con il proprio codice fiscale, avuto da locali pubblici come caffetterie, ristoranti, meccanici, parrucchieri e altre La storia Nel mondo una presentazione ogni 1,4 secondi «Internet? No, le vendite a casa» Utili (all’antica) per Tupperware MILANO — Il suo successo sa strategia: le venditrici e le di- l’immagine di Tupperware e agmondiale fu in gran parte merito mostrazioni casa per casa. «Ov- giornando la nostra linea di prodi una casalinga della Florida che viamente in questo lasso di tem- dotti». Anche in Italia, mercato nell’arco di pochi anni si trasfor- po siamo cambiati — puntualiz- strategico per la multinazionale mò in una venditrice ecceziona- z a R i c k G o i n g s , C e o d i che quest’anno festeggia 50 anni le, prima donna a finire sulla co- Tupperware —. Prima facevamo di presenza sul territorio. Non è pertina di Business Week. È nel- solo contenitori, ora le ciotole un caso che Goings abbia prol’America dei primi anni 50 che rappresentano appena un terzo grammato in questi giorni un Brownie Wise incontra il suo de- della nostra attività. Quel che è roadshow per incontrare tutti i stino. Lei aveva già avuto qual- certo è che ogni 1,4 secondi c’è venditori da Milano a Catania. che esperienza di lavoro come una dimostrazione Tupperware L’ultimo trimestre 2013 Tupperappresentante della Stanley Ho- in qualche parte del mondo». rware ha chiuso il fatturato itame Products. Earl Silas Tupper, Utensili e prodotti per rendere liano a +12% e a 89,7 milioni di aveva fondato l’azienda che ave- la vita più facile e veloce in cuci- dollari a livello globale (dai 74,5 va messo sul mercato per la pri- na sono il futuro di Tupperware dello stesso periodo del 2012). ma volta una ciotola in polietile- e Goings cerca di dimostrarlo al- «Per questo stiamo aumentando ne. Plastica, più semplicemente. zandosi dalla poltrona rinasci- la forza vendita — aggiunge Materiale introvabile Goings — abbiamo all’epoca sugli scafincrementato la forfali dei supermercati za lavoro del 30% e a stelle e strisce e nel 2013, nonostante che, a dirla tutta, non la crisi, siamo crepiacque molto agli sciuti a doppia ciamericani. fra». I primi contenitori Nessuna intenzioTupperware vennene di aprire negozi. ro subito ritirati dal «Le nostre donne e il mercato. Ma quando loro passaparola soi due, Wise e Tupper, no molto meglio di cominciarono a laqualsiasi punto venvorare insieme, fu dita — precisa l’amtutta un’altra storia. ministratore delegaNacquero così gli to — riescono a ven“home parties”, le Party Dimostrazione Tupperware nell’America degli anni 50 dere 250 dollari di dimostrazioni Tupprodotti in un’ora e perware diventate metafore del mentale della sua suite dell’Hotel mezza. Se c’è qualcosa da increconsumismo postbellico e sim- Fours Season nel pieno centro di mentare — aggiunge — è la prebolo dell’evoluzione del ruolo Milano: prende un po’ di prezze- senza». In Italia la multinazionadella donna negli Stati Uniti di molo, un marchingegno che si le conta 57 concessioni autorizEisenhower. Sono passati più di chiama “Turbo chef” e rispolvera zate e 25 mila venditrici. «Eppu60 anni da allora, Wise è morta l’anima da rappresentante di re non abbiamo ancora sfruttato nel 1992 ma l’azienda di Tupper, quando, da ragazzo, aveva co- appieno le potenzialità di questo oggi una multinazionale ameri- minciato a lavorare facendo il Paese, nei prossimi anni cerchecana con un fatturato da 2,6 mi- porta porta. «Basta tirare questa remo di penetrare ulteriormente liardi di dollari e una capitalizza- corda e trita tutto» spiega. nel mercato del centro e sud Itazione da 4,8 è presente in oltre «Quando è nata Apple l’unico lia per poi continuare a crescere 100 paesi nel mondo. E nono- business di Steve Jobs era il Mac, a doppie cifre». Corinna De Cesare stante Internet e social media, ora c’è l’Ipad, l’apple tv, itunes, Facebook e Twitter, manda l’iphone. Stiamo cercando di fare corinnadecesare avanti il suo business con la stes- la stessa cosa, modernizzando © RIPRODUZIONE RISERVATA imprese del commercio. L’obiettivo è quello di coinvolgere i cittadini nella lotta all’evasione fiscale. Il governo punterebbe ad aumentare di almeno 2 miliardi di euro le fatture registrate. Intanto, dopo tre anni sotto la tutela della «troika», Lisbona si prepara a tornare «a breve» sul mercato del debito con un’emissione di bond decennali. Lo ha annunciato un portavoce dell’agenzia del debito lusitana. © RIPRODUZIONE RISERVATA Copie di carta e digitali, il tempo dedicato ai quotidiani cresce del 29% Il tempo dedicato alla lettura del quotidiano negli ultimi anni è aumentato del 29% considerando il sistema carta più digitale. È uno dei risultati chiave della ricerca Gfk Eurisko presentata ieri a Milano da Rcs pubblicità e Manzoni (gruppo L’Espresso). Punto di partenza de «La nuova era del quotidiano» è stata appunto la ricerca, illustrata dal ceo di Gfk Eurisko Silvio Siliprandi, condotta su un panel di 12 mila persone per ciascuna delle quali sono stati tracciati profilo, consumi ed esposizione ai media. L’indagine ha richiesto un anno e offre per la prima volta un risultato complessivo non determinato dall’incrocio di statistiche differenti ma dalla raccolta di informazioni su soggetti unici. E sotto l’aspetto dell’esposizione ai media l’esito in parte può sorprendere anche gli addetti ai lavori: negli ultimi anni sono aumentati del 10% i mezzi di comunicazione e il tempo totale dedicato ai media nella giornata è diminuito dell’8%, il time budget dedicato alla tv generalista si è ridotto del 15% mentre è cresciuto del 16% quello destinato ai nuovi media. In questo panorama chi prevede da tempo il tramonto dei quotidiani è smentito dalle cifre perché, grazie al digitale, il budget di tempo destinato a loro ha fatto un balzo del 29%. Ecco dunque che, di fronte a una platea di esperti, Siliprandi sottolinea che la frequenza di contatto all’interno della giornata, il tempo speso nello sfogliare il giornale o nel consultare le pagine del sito, il valore del contesto sono elementi determinanti per il successo in comunicazione di un brand. A riprova sono stati esaminati come stress test nel panel vastissimo considerato, consumatori di prodotti di igiene e bellezza, energia e auto, grande distribuzione: ebbene il sistema quotidiani raggiunge percentuali nei perimetri che vanno da circa il 60% a oltre il 70%. Per Raimondo Zanaboni e Massimo Ghedini, che guidano rispettivamente Rcs pubblicità e Manzoni, la ricerca conferma che i pilastri su cui si afferma la centralità del quotidiano sono versatilità, efficacia e valore. Proprio sul ruolo centrale dei quotidiani nel panorama dell’informazione, dalle testate storiche ai blog e social network, si sono soffermati i direttori di Corriere, Ferruccio de Bortoli e Repubblica Ezio Mauro. Dopo aver sottolineato con diverse sfumature il ruolo insostituibile dei quotidiani nell’industria della conoscenza e nella formazione del cittadino nella democrazia, l’attenzione, sollecitata dall’«intervistatore» Lorenzo Sassoli de Bianchi, presidente di Upa, si è diretta al recente acquisto da parte di Amazon del Washington post. Secondo de Bortoli, Amazon «ha riconosciuto che i contenuti nascono nei grandi giornali dove c’e l’anima di un Paese e dove pulsa la vita». «I vincitori sono tornati dai vinti riscoprendone il valore», ha detto Mauro, «è una inversione di tendenza importantissima». Sergio Bocconi © RIPRODUZIONE RISERVATA 30 Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera Nome Data Valuta Quota/od. Quota/pre. AcomeA SGR - numero di tel. 800.89.39.89 [email protected] AcomeA America (A1) 07/02 EUR 15,553 15,447 AcomeA America (A2) 07/02 EUR 15,999 15,890 AcomeA Asia Pacifico (A1) 07/02 EUR 4,089 4,016 AcomeA Asia Pacifico (A2) 07/02 EUR 4,192 4,117 Nome Data Valuta Quota/od. Quota/pre. Data Valuta Quota/od. Quota/pre. Data Valuta Quota/od. Quota/pre. Data Valuta Quota/od. Quota/pre. AZ F. Bond Target Giugno 2016 DIS 06/02 EUR 5,175 5,173 UK Equity Fd A 10/02 GBP 3,382 3,374 KIS - Europa P 06/02 EUR 122,640 120,560 PS - Absolute Return A 07/02 EUR 109,860 109,680 AZ F. Bond TargetSettem.2016 ACC 06/02 EUR 5,756 5,757 UK Equity Fd A 10/02 USD 5,482 5,452 KIS - Europa X 06/02 EUR 123,000 120,920 PS - Absolute Return B 07/02 EUR 115,760 115,560 4,048 KIS - Global Bond P 06/02 EUR 100,280 100,120 PS - Algo Flex A 04/02 EUR 107,770 108,620 KIS - Income D 06/02 EUR 104,360 104,380 PS - Algo Flex B 04/02 EUR 102,630 103,420 KIS - Income P 06/02 EUR 107,840 107,860 PS - Best Global Managers A 04/02 EUR 103,440 103,660 KIS - Italia P 06/02 EUR 128,070 126,870 PS - Best Global Managers B 04/02 EUR 106,950 107,150 PS - Best Gl Managers Flex Eq A 07/02 EUR 106,890 106,630 PS - Bond Opportunities A 07/02 EUR 159,740 159,620 PS - Bond Opportunities B 07/02 EUR 119,030 118,940 PS - Dynamic Core Portfolio A 07/02 EUR 97,930 97,830 AZ F. Bond TargetSettem.2016 DIS 06/02 EUR 5,470 5,471 AZ F. Cash 12 Mesi 06/02 EUR 5,332 5,332 AZ F. Cash Overnight 06/02 EUR 5,244 5,244 AZ F. Cat Bond ACC 31/01 EUR 5,293 5,288 AZ F. Cat Bond DIS 31/01 EUR 5,275 5,288 AZ F. CGM Opport Corp Bd AcomeA Breve Termine (A1) AcomeA Breve Termine (A2) 07/02 EUR 07/02 EUR 14,395 14,539 07/02 EUR 4,343 4,297 07/02 EUR 4,439 4,392 AcomeA Eurobbligazionario (A1) 07/02 EUR 16,785 16,763 AcomeA Eurobbligazionario (A2) 07/02 EUR 16,959 16,936 AcomeA Europa (A1) 07/02 EUR 12,715 12,617 AcomeA Europa (A2) 07/02 EUR 13,006 12,906 AcomeA Globale (A1) 07/02 EUR 10,840 10,745 07/02 EUR 19,004 18,881 AcomeA Italia (A2) 07/02 EUR 19,459 19,333 AcomeA Liquidità (A1) 07/02 EUR 8,886 8,886 AcomeA Liquidità (A2) 07/02 EUR 8,887 8,887 AcomeA Paesi Emergenti (A1) 07/02 EUR 6,231 6,178 AcomeA Paesi Emergenti (A2) 07/02 EUR 6,387 6,331 AcomeA Patrimonio Aggressivo (A1) 07/02 EUR 3,798 3,786 3,900 3,392 5,564 5,533 UK Equity Fd X 10/02 EUR 4,248 4,243 UK Equity Fd X 10/02 EUR 4,127 4,122 6,064 6,061 AcomeA Performance (A1) 07/02 EUR 20,791 20,795 AcomeA Performance (A2) 07/02 EUR 21,071 21,075 0,507 Asia Balanced A-Dis UK Equity Fd X 10/02 GBP 3,430 3,422 Asia Consumer Demand A 07/02 USD 12,950 12,770 UK Equity Fd X 10/02 USD 5,664 5,632 Asia Consumer Demand A-Dis 07/02 USD 12,630 12,450 Asia Infrastructure A 07/02 USD 12,960 12,830 12,240 12,120 5,428 AZ F. Commodity Trading 06/02 EUR 4,175 4,170 Asia Infrastructure A-Dis 07/02 USD AZ F. Conservative 06/02 EUR 6,334 6,334 Asian Bond A-Dis M 07/02 USD 9,922 9,912 AZ F. Core Brands 06/02 EUR 5,516 5,489 Balanced-Risk Allocation A 07/02 EUR 14,340 14,310 AZ F. Corporate Premium ACC 06/02 EUR 5,548 5,551 Em. Loc. Cur. Debt A 07/02 USD 14,108 14,089 Em. Loc. Cur. Debt A-Dis.M 07/02 USD 9,114 9,101 Em. Mkt Corp Bd A 07/02 USD 11,673 11,644 AZ F. Corporate Premium DIS 06/02 EUR 5,326 5,329 AZ F. Dividend Premium ACC 06/02 EUR 5,422 5,387 06/02 EUR 4,845 4,814 Bluesky Global Strategy A 06/02 USD 06/02 EUR Bond Euro A 1472,353 1233,526 1468,875 1233,796 5,461 5,456 Bond Euro B 06/02 EUR 1193,576 1193,849 Euro Corp. Bond A-Dis M 07/02 EUR 12,399 12,388 AZ F. Emer. Mkt Europe 06/02 EUR 3,196 3,154 Bond Risk A 06/02 EUR 1404,456 1403,403 Euro Short Term Bond A 07/02 EUR 10,834 10,828 AZ F. Emer. Mkt Lat. Am. 06/02 EUR 4,493 4,429 Bond Risk B 06/02 EUR 1346,874 1345,881 European Bond A-Dis 07/02 EUR 5,504 5,505 AZ F. European Dynamic 06/02 EUR 5,168 5,140 CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. A 06/02 EUR 1595,013 1591,341 Glob. Bond A-Dis 07/02 USD 5,725 5,722 AZ F. European Trend 06/02 EUR 3,161 3,111 CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. B 06/02 EUR 1536,927 1533,406 Glob. Equity Income A 07/02 USD 57,800 57,160 AZ F. Formula 1 Absolute 06/02 EUR 5,223 5,162 CompAM Fund - SB Bond B 05/02 EUR 1058,751 1058,364 Glob. Equity Income A-Dis 07/02 USD 14,570 14,410 CompAM Fund - SB Equity B 05/02 EUR 1059,650 1060,675 CompAM Fund - SB Flexible B 05/02 EUR 990,841 992,993 31/01 EUR 31/01 EUR 5,567 5,524 5,562 5,532 AZ F. Formula Target 2014 06/02 EUR 4,686 4,673 AZ F. Formula Target 2015 ACC 06/02 EUR 5,923 5,906 AZ F. Formula Target 2015 DIS 06/02 EUR 5,487 5,471 AZ F. Formula 1 Conserv. 06/02 EUR 4,908 4,899 06/02 EUR European Equity A 06/02 EUR European Equity B AZ F. Global Curr&Rates ACC 06/02 EUR 4,318 4,317 AZ F. Global Curr&Rates DIS 06/02 EUR 4,106 4,105 31/01 EUR 4,938 4,915 AZ F. Global Sukuk DIS 31/01 EUR 4,938 4,915 AZ F. Hybrid Bonds ACC 06/02 EUR 5,133 5,120 AZ F. Hybrid Bonds DIS 06/02 EUR 5,074 5,061 AZ F. Income ACC 06/02 EUR 6,199 6,203 AZ F. Income DIS 06/02 EUR 5,761 5,765 105,558 83,120 AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 ACC 06/02 EUR 4,502 4,500 Sol Invictus Absolute Return 23/01 EUR 107,520 107,493 AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 DIS 06/02 EUR 4,258 4,256 06/02 EUR 5,417 5,408 AZ F. Institutional Target AZ F. Italian Trend AZ F. Lira Plus ACC AZ F. Lira Plus DIS 06/02 EUR 06/02 EUR 06/02 EUR 3,429 4,721 4,721 3,357 1376,278 1304,770 05/02 EUR Multiman. Bal. A 83,230 114,367 AZ F. Macro Dynamic 06/02 EUR 6,990 6,912 Azimut Formula 1 Conserv 06/02 EUR 6,843 6,833 Azimut Formula Target 2013 06/02 EUR 6,877 6,866 Azimut Formula Target 2014 06/02 EUR 6,655 6,638 Azimut Garanzia 06/02 EUR 12,889 12,890 Azimut Prev. Com. Crescita 31/01 EUR 10,755 10,841 Azimut Prev. Com. Crescita Cl. C 31/01 EUR 10,760 10,844 31/01 EUR 11,905 11,912 Azimut Prev. Com. Equilibrato Cl. C 31/01 EUR 11,907 11,910 Azimut Prev. Com. Garantito 31/01 EUR 10,747 10,692 Azimut Prev. Com. Protetto 31/01 EUR 11,777 11,822 Azimut Prev. Com. Equilibrato Azimut Prev. Com. Protetto Cl. C 31/01 EUR 11,782 11,825 Azimut Prev. Com. Obbli. 31/01 EUR 10,071 10,007 Azimut Prev. Com. Obbli. Cl. C 31/01 EUR 10,071 10,007 Azimut Reddito Euro 06/02 EUR 17,233 17,249 Azimut Reddito Usa 06/02 EUR 6,049 6,084 Azimut Scudo 06/02 EUR 8,521 8,534 Azimut Solidity 06/02 EUR 8,633 8,635 Azimut Strategic Trend 06/02 EUR 6,084 6,069 Azimut Trend America 06/02 EUR 11,960 11,880 Azimut Trend Europa 06/02 EUR 12,716 12,507 Azimut Trend Italia 06/02 EUR 17,203 16,823 Azimut Trend Pacifico 06/02 EUR 6,580 6,609 Azimut Trend Tassi 06/02 EUR 10,058 Azimut Trend 06/02 EUR 26,119 06/02 EUR 5,909 06/02 EUR 5,087 5,060 06/02 EUR 3,914 3,935 06/02 EUR 6,211 6,205 AZ F. Qbond 06/02 EUR 5,054 5,818 5,043 AZ F. Qinternational 06/02 EUR 4,973 4,960 AZ F. QProtection 06/02 EUR 5,121 5,098 AZ F. Qtrend 06/02 EUR 4,752 4,696 AZ F. Renminbi Opport 06/02 EUR 5,415 5,414 AZ F. Reserve Short Term 06/02 EUR 6,295 6,295 AZ F. Short Term Gl High Yield ACC 06/02 EUR 5,033 5,031 AZ F. Short Term Gl High Yield DIS 06/02 EUR 5,005 5,003 AZ F. Solidity ACC 06/02 EUR 5,868 5,872 AZ F. Solidity DIS 06/02 EUR 5,528 5,531 AZ F. Strategic Trend 06/02 EUR 5,593 5,578 AZ F. Top Rating ACC 06/02 EUR 4,986 4,981 AZ F. Top Rating DIS 06/02 EUR 4,986 4,981 AZ F. Trend AZ F. US Income Abs. UK Dynamic Fd P1 06/02 EUR 114,250 05/02 EUR 113,896 113,780 Multiman. Eq. Afr. & Mid. East A 05/02 EUR 71,195 72,134 Multiman. Eq. Afr. & Mid. East M 05/02 EUR 74,059 75,034 Multiman.Target Alpha A 05/02 EUR 104,680 104,933 06/02 EUR 10/02 GBP 5,497 1,545 Agriculture Euro R1C A 06/02 EUR 59,980 60,500 Comm Euro R1C A 07/02 EUR 105,230 104,460 Comm Harvest R3C E 07/02 EUR 75,650 75,590 Currency Returns Plus R1C 07/02 EUR 930,410 930,420 Dyn Aktien Pl R1C A 07/02 EUR 110,410 109,450 Croci Euro R1C B 07/02 EUR 113,510 112,840 Croci Japan R1C B 07/02 JPY 8093,990 7889,540 Croci US R1C B 07/02 USD 153,820 151,930 Dyn. Bd Stabilität Plus R1C A 07/02 EUR 95,510 95,280 Dyn. Cash R1C A 06/02 EUR 101,560 101,560 Paulson Global R1C E 31/01 EUR 6215,190 6225,180 Sovereign Plus R1C A 07/02 EUR 105,500 105,150 Systematic Alpha R1C A 05/02 EUR 9814,290 9998,370 Fondi Index Linked 05/02 Social Responsability 99,440 EUR A S&P 116,510 116,150 PS - Equilibrium A 04/02 EUR 99,670 99,450 06/02 EUR 121,600 120,550 PS - Fixed Inc Absolute Return A 07/02 EUR 97,950 97,970 KIS - Selection P 06/02 EUR 123,300 122,240 PS - Inter. Equity Quant A 07/02 EUR 105,920 105,000 KIS - Selection X 06/02 EUR 123,050 122,140 PS - Inter. Equity Quant B 07/02 EUR 107,950 107,000 KIS - Sm. Cap D 06/02 EUR 95,860 95,000 PS - Liquidity A 07/02 EUR 124,110 124,110 KIS - Sm. Cap P 06/02 EUR 100,550 99,640 PS - Opportunistic Growth A 07/02 EUR 94,720 94,670 KIS - Target 2014 X 06/02 EUR 102,150 102,150 PS - Opportunistic Growth B 07/02 EUR 99,610 99,560 PS - Podium Flex A 07/02 EUR 84,300 84,330 PS - Podium Flex C 07/02 USD 83,200 83,220 PS - Prestige A 04/02 EUR 99,870 100,370 PS - Quintessenza A 04/02 EUR 101,510 101,670 PS - Quintessenza B 04/02 EUR 104,470 104,630 PS - Target A 04/02 EUR 110,120 110,190 PS - Target B 04/02 EUR 110,040 110,100 PS - Titan Aggressive A 04/02 EUR 103,550 103,600 PS - Total Return A 07/02 EUR 101,860 101,890 PS - Total Return B 07/02 EUR 95,160 95,180 PS - Valeur Income A 07/02 EUR 109,110 109,130 PS - Value A 04/02 EUR 101,560 102,210 PS - Value B 04/02 EUR 103,640 104,310 ASIAN OPP CAP RET EUR 07/02 EUR 11,785 11,588 FLEX QUANTITATIVE HR6 A EUR 07/02 EUR 106,888 106,842 FLEX STRATEGY RET EUR 07/02 EUR 91,360 91,386 HIGH GROWTH CAP RET EUR 07/02 EUR 112,518 111,699 ITALY CAP RET A EUR 07/02 EUR 24,631 24,558 SHORT DURATION CAP RET EUR 07/02 EUR 913,621 913,176 07/02 USD 39,160 38,800 07/02 EUR 12,609 12,595 Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond E-Dis 07/02 EUR 11,595 11,582 Greater China Eq. A 07/02 USD 42,470 41,960 India Equity E 07/02 EUR 24,640 24,590 Japanese Eq. Advantage A 07/02 JPY 2936,000 2886,000 Pan European Eq. A 07/02 EUR 17,260 17,160 Pan European Eq. A-Dis 07/02 EUR 15,640 15,550 Pan European Eq. Inc. A-Dis 07/02 EUR 11,320 11,190 Orazio Conservative A 07/02 EUR Pan European High Inc A 07/02 EUR 18,160 18,100 Sparta Agressive A 07/02 EUR Pan European High Inc A-Dis 07/02 EUR 13,280 13,230 WM Biotech A 07/02 EUR 152,510 148,820 Pan European Struct. Eq. A 07/02 EUR 13,540 13,460 WM Biotech I 07/02 EUR 1548,930 1511,440 Pan European Struct. Eq. A-Dis 07/02 EUR 13,020 12,950 Renminbi Fix. Inc. A 07/02 USD 10,808 10,814 Renminbi Fix. Inc. EUR A-Dis 07/02 EUR 9,873 9,916 US Equity A EH 07/02 EUR 13,230 13,090 US High Yield Bond A 07/02 USD 11,505 11,483 US High Yield Bond A-Dis M 07/02 USD 10,571 10,551 US Value Equity A 07/02 USD 29,480 29,060 US Value Equity A-Dis 07/02 USD 28,190 27,790 www.multistarssicav.com [email protected] T. +41 (0)91 640 37 80 99,480 99,180 99,880 99,230 Per ulteriori informazioni, visitate il sito www.invescopowershares.net Dynamic US Market 07/02 EUR 9,325 9,223 EQQQ 07/02 EUR 64,251 63,179 EuroMTS Cash 3 Months 07/02 EUR 103,488 103,486 FTSE RAFI Asia Pacific Ex-Jap 07/02 EUR 5,373 5,345 FTSE RAFI Dev. 1000 Fund 07/02 EUR 11,158 11,046 FTSE RAFI Dev. Europe Mid-Sm 07/02 EUR 11,759 11,682 FTSE RAFI Emerging Mkts 07/02 EUR 5,640 5,612 FTSE RAFI Europe 07/02 EUR 8,470 8,405 FTSE RAFI Hong Kong China 07/02 EUR 14,135 14,055 FTSE RAFI Italy 30 07/02 EUR 4,933 4,867 www.newmillenniumsicav.com Distributore Principale: Banca Finnat Euramerica - Tel: 06/69933475 Europ. Equ. (ex UK) Fd X 10/02 EUR 3,172 3,167 5,412 Europ. Equ. (ex UK) Fd X H 10/02 GBP 2,781 2,776 4,680 Pan Europe Fd A 10/02 EUR 3,544 3,526 AZ F. Alpha Man. Them. 06/02 EUR 3,438 3,422 Pan Europe Fd A 10/02 GBP 2,968 2,950 AZ F. American Trend 06/02 EUR 3,042 3,020 Pan Europe Fd A 10/02 USD 4,812 4,767 AZ F. Asset Plus 06/02 EUR 5,468 5,468 Pan Europe Fd B 10/02 EUR 3,522 3,505 AZ F. Asset Power 06/02 EUR 5,275 5,269 Pan Europe Fd B 10/02 USD 4,778 4,733 AZ F. Asset Timing 06/02 EUR 5,012 5,010 Pan Europe Fd X 10/02 EUR 3,810 3,791 AZ F. Best Bond 06/02 EUR 5,325 5,331 Pan Europe Fd X 10/02 EUR 3,518 3,501 1,228 AZ F. Bond Target 2015 ACC 06/02 EUR 5,885 5,880 Strategic Debt Fd A H 10/02 USD 1,739 1,737 AZ F. Bond Target 2015 DIS 06/02 EUR 5,448 5,444 Strategic Debt Fd X 10/02 GBP 1,064 1,063 AZ F. Bond Target 2016 ACC 06/02 EUR 5,271 5,254 Strategic Debt Fd X H 10/02 EUR 1,290 AZ F. Bond Target 2016 DIS 06/02 EUR 5,022 5,007 Strategic Debt Fd X H 10/02 USD 1,770 105,350 105,380 103,230 07/02 EUR 143,460 143,540 Strategic Trend Retail C 07/02 EUR 101,170 101,260 NM Balanced World Cons A 07/02 EUR 129,890 129,470 NM Euro Bonds Short Term A 07/02 EUR 137,110 137,010 NM Euro Equities A 07/02 EUR NM Global Equities EUR hdg A 44,970 44,560 07/02 EUR 68,500 67,770 NM Inflation Linked Bond Europe A 07/02 EUR 103,510 103,410 NM Italian Diversified Bond A 07/02 EUR 108,800 108,700 NM Italian Diversified Bond I 07/02 EUR 110,900 110,800 Fondo Donatello-Michelangelo Due 30/06 EUR 52927,939 52659,382 NM Large Europe Corp A 07/02 EUR 133,210 133,000 Fondo Donatello-Tulipano 30/06 EUR 47475,755 48904,331 NM Market Timing A 07/02 EUR 102,590 102,180 Fondo Donatello-Margherita 30/06 EUR 27116,197 26640,389 NM Market Timing I 07/02 EUR 103,090 102,670 Fondo Donatello-David 30/06 EUR 57863,932 57813,049 NM Q7 Active Eq. Int. A 07/02 EUR 60,540 60,070 Fondo Tiziano Comparto Venere 30/06 EUR 477314,036 NM Q7 Globalflex A 07/02 EUR 105,110 105,170 Caravaggio di Sorgente SGR 30/06 EUR NM Total Return Flexible A 07/02 EUR 120,320 120,040 NM VolActive A 07/02 EUR 98,840 99,030 NM VolActive I 07/02 EUR 99,070 99,260 6,056 EUR Global Clean Energy 07/02 EUR 4,378 4,320 AUGUSTUM G.A.M.E.S. A 07/02 EUR 107,720 106,700 Quality 05/02 6,708 EUR Global Listed Private Eq. 07/02 EUR 7,684 7,627 AUGUSTUM G.A.M.E.S. I 07/02 EUR 142,940 141,580 MENA NASDAQ OMX 07/02 EUR 10,283 10,295 NASDAQ OMX Global Water 07/02 EUR 8,854 8,753 ABS- I 31/12 EUR 14057,114 14057,114 ABSOLUTE RETURN EUROPA 31/01 EUR 4966,627 4982,746 Numero verde 800 124811 [email protected] Nextam Bilanciato Tel: 02 77718.1 www.kairospartners.com 30/09 EUR PRINCIPAL FINANCE 1 59550,161 www.sorgentegroup.com 2506,583 2547,337 07/02 EUR 46,990 46,560 07/02 EUR 59,800 59,610 Cedola Arancio 07/02 EUR 57,020 56,890 Borsa Protetta Agosto 05/02 EUR 61,220 61,370 Borsa Protetta Febbraio 05/02 EUR 60,260 59,790 Borsa Protetta Maggio 05/02 EUR 62,400 62,460 Borsa Protetta Novembre 05/02 EUR 59,400 59,620 Inflazione Più Arancio 07/02 EUR 55,110 55,010 1,289 Mattone Arancio 07/02 EUR 41,960 41,450 1,769 Profilo Dinamico Arancio 07/02 EUR 61,740 61,240 92,110 91,470 07/02 USD 129,270 128,360 Emerg Mkts Equity 07/02 USD 426,870 424,240 Emerg Mkts Equity Hdg 07/02 EUR 417,190 414,630 European Equity 07/02 EUR 280,450 278,770 European Equity B 07/02 USD 346,650 344,570 Greater China Equity B 07/02 EUR 111,380 109,210 Greater China Equity B 07/02 GBP 100,440 98,470 Greater China Equity B 07/02 SGD 103,670 101,650 Greater China Equity B 07/02 USD 158,530 155,440 68,520 07/02 EUR 7,182 7,161 BInver International A 07/02 EUR 6,206 6,193 Growth Opportunities 07/02 USD 69,480 Kairos Multi-Str. B 31/12 EUR 561570,953 555514,933 Cap. Int. Abs. Inc. Grower D 07/02 EUR 5,281 5,239 Growth Opportunities Hdg 07/02 EUR 76,170 75,120 Kairos Multi-Str. I 31/12 EUR 576858,129 570128,125 CITIC Securities China Fd A 07/02 EUR 5,027 4,962 Japanese Equity 07/02 JPY 128,950 125,880 Kairos Multi-Str. P 31/12 EUR 527974,042 522536,062 Fidela A 07/02 EUR 5,351 5,342 Japanese Equity B 03/12 SGD 0,000 116,290 Kairos Income 07/02 EUR Income A 07/02 EUR 5,578 5,570 Japanese Equity B 07/02 USD 127,960 124,930 International Equity A 07/02 EUR 6,745 6,685 Japanese Equity Hdg 07/02 EUR 167,850 163,880 Italian Selection A 07/02 EUR 6,671 6,641 Swiss Equity 07/02 CHF 128,850 127,910 Liquidity A 07/02 EUR 5,339 5,339 Swiss Equity Hdg 07/02 EUR 97,790 97,080 Multimanager American Eq.A 07/02 EUR 4,602 4,558 US Equity 07/02 USD 162,000 160,320 Multimanager Asia Pacific Eq.A 07/02 EUR 4,187 4,160 US Equity Hdg 07/02 EUR 178,410 176,570 07/02 EUR 6,802 6,801 10,375 10,348 KIS - America A-USD 06/02 USD 262,260 259,670 KIS - America P 06/02 EUR 184,430 182,600 KIS - America X 06/02 EUR 185,290 183,450 KIS - Bond A-USD 06/02 USD 167,720 167,780 KIS - Bond D 06/02 EUR 120,300 120,360 KIS - Bond P 06/02 EUR 124,150 124,210 KIS - Bond Plus A Dist 06/02 EUR 124,660 124,630 Kairos Small Cap Convertibile Arancio 6,543 07/02 EUR Asian Equity B Nextam Obblig. Misto KAIROS INTERNATIONAL SICAV Dividendo Arancio 6,561 Asian Equity B 31/12 EUR 857158,267 847479,331 60088,629 Tel: 848 58 58 20 Sito web: www.ingdirect.it 07/02 EUR Multimanager Emerg.Mkts Eq.A 07/02 EUR 3,973 3,950 Multimanager European Eq.A 07/02 EUR 4,427 4,376 Strategic A 07/02 EUR 4,999 4,980 Usa Value Fund A 07/02 EUR 5,840 5,811 Ver Capital Credit Fd A 07/02 EUR 5,412 5,401 KIS - Bond Plus D 06/02 EUR 126,680 126,650 KIS - Bond Plus P 06/02 EUR 128,430 128,400 KIS - Dynamic A-USD 06/02 USD 172,040 172,320 8a+ Eiger 07/02 EUR 5,889 5,845 KIS - Dynamic D 06/02 EUR 119,900 120,100 8a+ Gran Paradiso 07/02 EUR 5,300 5,308 KIS - Dynamic P 06/02 EUR 122,050 122,250 8a+ Latemar 07/02 EUR 5,843 5,824 8a+ Matterhorn 31/01 EUR 772005,945 783865,750 Tel 0332 251411 www.ottoapiu.it Tel: 0041916403780 www.pharusfunds.com [email protected] AZ F. Bond Target 2017 Eq Op ACC 06/02 EUR 5,036 5,024 UK Abs. Target Fd P1 10/02 GBP 1,226 1,231 Profilo Equilibrato Arancio 07/02 EUR 59,950 59,630 KIS - Emerging Mkts A 06/02 EUR 119,010 118,310 06/02 EUR 5,036 5,024 UK Abs Target Fd P2 10/02 EUR 1,172 1,177 Profilo Moderato Arancio 07/02 EUR 56,890 56,810 KIS - Emerging Mkts D 06/02 EUR 117,830 117,140 PS - 3P Cosmic A 07/02 EUR 79,950 79,670 AZ F. Bond Target Giugno 2016 ACC 06/02 EUR 5,540 5,537 UK Abs Target Fd P2 10/02 GBP 1,254 1,260 Top Italia Arancio 07/02 EUR 46,750 46,310 KIS - Europa D 06/02 EUR 120,850 118,810 PS - 3P Cosmic C 07/02 CHF 79,600 79,220 AZ F. Bond Target 2017 Eq Op DIS 07/02 USD NM Augustum High Qual Bd A 05/02 2,898 1,044 105,230 Strategic Bond Retail C hdg 103,140 Progress 31/12 EUR 602512,491 601260,400 4,698 105,200 www.vitruviussicav.com 31/12 EUR 696998,377 694086,829 5,413 07/02 EUR 07/02 EUR 106,120 EQUITY- I 06/02 EUR 106,690 Strategic Bond Retail C Strategic Trend Inst. C 106,690 BOND-B 06/02 EUR 106,510 106,670 183,430 07/02 EUR 3,139 AZ F. Alpha Man. Equity 106,480 07/02 USD 183,550 AUGUSTUM EQUITY EUROPE I 2,609 AZ F. Alpha Man. Credit 07/02 EUR Strategic Bond Inst. C hdg 07/02 EUR 8,390 3,145 3,158 Strategic Bond Inst. C NM Augustum Corp Bd A 9,676 2,616 1,229 06/02 EUR KIS - Selection D 8,466 10/02 EUR 10/02 EUR KIS - Multi-Str. UCITS X 07/02 EUR 10/02 GBP Strategic Debt Fd A H 130,150 Global Agriculture NASDAQ OMX Europ. Equ. (ex UK) Fd A 4,930 130,380 4,881 EUR Europ. Equ. (ex UK) Fd A 5,171 4,949 04/02 EUR 05/02 25,952 5,225 06/02 EUR PS - EOS A Maximum 31/12 EUR 696998,377 694086,829 5,168 AZ F. Best Equity 115,490 9,717 BOND-A 1,045 115,850 9,775 1,773 10/02 GBP 06/02 EUR 9,815 1,769 Strategic Debt Fd A KIS - Multi-Str. UCITS P 07/02 EUR 10/02 EUR 5,076 112,840 07/02 EUR Abs. UK Dynamic Fd P2 H 5,273 5,079 113,180 FTSE RAFI US 1000 10,059 06/02 EUR 06/02 EUR 06/02 EUR 1,548 06/02 EUR AZ F. Best Cedola DIS KIS - Multi-Str. UCITS D FTSE RAFI Switzerland 1,580 2,916 153,460 5,218 EUR 1,703 10/02 GBP 153,930 10,560 EUR 1,577 Pan Europe Fd X 06/02 USD 05/02 1,700 5,557 KIS - Multi-Str. UCITS A USD 5,526 AZ F. Active Strategy 5,561 126,480 5,705 AZ F. Active Selection 06/02 EUR 128,420 Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond A Kairos Multi-Str. A AZ F. Best Cedola ACC 06/02 EUR 05/02 10/02 GBP 3,164 KIS - Key X Global Equity 10/02 EUR 10/02 EUR 126,060 Flex Equity 100 Abs. UK Dynamic Fd P2 Europ. Equ. (ex UK) Fd B 127,990 www.pegasocapitalsicav.com Abs. UK Dynamic Fd P1 H AZ FUND MANAGEMENT SA - tel.00352 2663811 06/02 EUR DB Platinum Fondi Unit Linked 5,740 KIS - Key Glob. Structured Equity A-Dis 5,895 AZ F. Patriot ACC 5,823 11,033 4,686 AZ F. Pacific Trend 06/02 EUR 11,040 Nome 125,870 1289,627 Multiman. Bal. M 4,686 AZ F. Opportunities AZ F. Patriot DIS Glob. Inv. Grade.Corp. Bond A-Dis M 07/02 USD 1360,287 DB Platinum IV Azimut Formula 1 Absolute 16,193 06/02 EUR 104,980 26,224 16,206 AZ F. Emer. Mkt Asia 22/01 EUR 26,355 07/02 EUR Euro Corp. Bond A 126,820 14,940 0,509 5,430 28/01 EUR 06/02 EUR 14,990 10/02 GBP 06/02 EUR Invictus Macro Fd Azimut Dinamico 07/02 USD 06/02 EUR 22,630 AZ F. CGM Opport Gov Bd Invictus Global Bond Fd AZIMUT CAPITAL MANAGEMENT SGR - tel.02.88981 22,700 6,008 AZ F. Global Sukuk ACC www.azimut.it - [email protected] 07/02 USD Asia Balanced A UK Equity Fd X Num tel: 178 311 01 00 www.compamfund.com - [email protected] Nome KIS - Italia X 6,528 5,938 AcomeA Patrimonio Prudente (A2) 07/02 EUR Invesco Funds 6,046 5,114 5,940 La lista completa dei comparti Invesco autorizzati in Italia è disponibile sul sito www.invesco.it 6,590 5,023 5,122 Quota/pre. 06/02 EUR 3,888 5,031 AcomeA Patrimonio Prudente (A1) 07/02 EUR 10/02 USD UK Equity Fd B Quota/od. 06/02 EUR AZ F. Formula 1 Alpha Plus DIS AcomeA Patrimonio Dinamico (A2) 07/02 EUR 3,399 Data Valuta AZ F. CGM Opport Global AZ F. Formula 1 Alpha Plus ACC AcomeA Patrimonio Dinamico (A1) 07/02 EUR 10/02 GBP UK Equity Fd B 11,116 AcomeA Italia (A1) AcomeA Patrimonia Aggressivo (A2) 07/02 EUR 4,052 Nome AZ F. CGM Opport European AZ F. Dividend Premium DIS 11,215 5,912 10/02 EUR UK Equity Fd B 14,525 AcomeA ETF Attivo (A2) 07/02 EUR 5,913 14,381 AcomeA ETF Attivo (A1) AcomeA Globale (A2) 06/02 EUR Nome Legenda: Quota/pre. = Quota precedente; Quota/od. = Quota odierna 1335B2B Economia/Mercati Finanziari 31 Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014 Sussurri & Grida Piazza Affari INDICI PIATTI, CORRE BUZZI FRENA MEDIOLANUM L’altro sorpasso di Google, ora vale più di Exxon di GIACOMO FERRARI Seduta incolore per le Borse europee, con gli indici sempre a cavallo della parità, in assenza di dati macro significativi e in attesa delle audizioni al Parlamento Usa della nuova presidente Fed Janet Yellen (la prima, alla Camera, è prevista per questa sera). Scambi ridotti e variazioni minime anche a Piazza Affari, dove l’indice Ftse-Mib ha chiuso in leggerissimo calo (- 0,05%). Tra i titoli che appartengono al paniere delle blue-chips BuzziUnicem (+4,05%) ha replicato la performance di venerdì seguita alla pubblicazione dei dati preliminari del 2013 e confortata ieri dai giudizi positivi degli analisti di Mediobanca e KeplerCheuvreux. Significativo anche il recupero di Ferragamo (+2,52%), mentre il comparto bancario è rimasto indifferente sia al calo dello spread Bund-Btp (200 punti base in chiusura) sia al via libera del governatore Visco alla bad bank di sistema. Ha brillato Monte Paschi (+2,27%) sulle voci di trattative per il passaggio di quote azionarie dalla Fondazione a fondi esteri. Giù infine Mediolanum (-3,46%) dopo il balzo di venerdì, seguita da Telecom Italia (-1,91%). © RIPRODUZIONE RISERVATA ÀÃ> Ì>>> i /Ì /i° © RIPRODUZIONE RISERVATA Tanto vale vendere subito ed evitare così che l’azienda sia spremuta dall’affittuario e poi abbandonata al suo destino allo scadere dell’affitto». Certo, ogni mese che passa è troppo per la Franco Tosi. In questi giorni si sta chiudendo l’istruttoria presso la Commissione europea che dovrebbe autorizzare il ministero del Tesoro a fare da garante e a consentire così all’azienda di continuare a lavorare. Intanto, due delle quattro aziende che avevano manifestato interesse per la Franco Tosi – l’indiana Patel e la ligure Termomeccanica – si sono dette pronte a prendere subito in mano le sorti dell’impresa. Il tutto dopo un incontro, giovedì scorso, al ministero dello Sviluppo. Ieri la smentita di Giampietro Castano, responsabile dell’unità gestione vertenze del Mef: nessun avvallo dal ministero a un cambio di rotta rispetto alla vendita. E anche il commissario Lolli chiarisce: «Se Patel e Termomeccanica vogliono unire gli sforzi, saremo felici di ricevere la loro proposta di acquisto». © RIPRODUZIONE RISERVATA Franco Tosi: il rilancio appeso a un filo (ri. que.) Franco Tosi meccanica: il rilancio dello storico marchio di Legnano (Milano) rischia di arrenarsi. In un pantano di incomprensioni che coinvolge anche il ministero dello Sviluppo. Il commissario Andrea Lolli ha depositato il 24 gennaio scorso il suo programma di cessione dell’azienda al ministero. Il ragionamento di Lolli era il seguente: «Inutile passare da una fase di affitto, tanto i tempi per l’assegnazione sarebbero gli stessi. Nestlé vende? L’Oréal vola in Borsa (giu.fer.) In aprile Nestlé sarà libera di vendere la sua partecipazione del 29,5% nel capitale dell’Oréal, un’intenzione che il management svizzero avrebbe anticipato al gruppo francese, e il gruppo leader mondiale della bellezza sarebbe pronto a ricomprarne almeno una quota. E’ bastata questa indiscrezione, rilanciata dall’agenzia Bloomberg. per far volare L’Oréal in Borsa a Ó]£Î ³ä]{{ £]££È ³ä]ÎÈ p ä]Çn{ ³Ó]È£ ³Ó]äx Ç]x £]n{ ³{]Ó£ £]Ènä ä]ÈÎ ³{]xÈ ä]Ç{ ³£]xÎ ³£{]£ä £]äxä Ó]Ón ³££]££ ]xx ³Ó]È{ ³Ç]ää ä]ä{ä ³£Ó]xä Îx]Ç£ ä]ää£ ³ä]ÎÓ Ó]nn ä]Çä£ p p p p p p ³Î]£ ³£]Ç{ Î]ÓÎ{ £]ÈÇ ³È]Èx ä]{ä ³ä]x ³Î]Î Î]È ³ä]£n ³n]È Ç]Çxx p p p p ³Ç]ÓÇ ä]ääx ä]Îä ³£ä]£È £]Çn£ ³ä]xÎ £Î]äx È]ÈÎä ³ä]£Ç ³È]ÈÈ £È]Î£ä ³ä]n ³££]Èä È]£Óä ³ä]ÈÎ Ó]ä £ä]Çää ³ä]În ³£]ÓÇ £x]äää ä]xÓ ³£{]Î £]nÓä ³£]Î ³ÓÎ]ÓÇ È]Îää Ó]xÓ ³Î]Èä Ó£]ÎÎä ³ä]{ä Ó]nÓ ££]xÇä £]äÇ ³£]Î È]xää £] ³£]Î {]äÓn ³ä]ÈÎ È]nÇ £]£nx p p p ³ä]£ {]Çx Ó]£Óä ³£{]nä³Ó{n]ÇÓ ä]nÓÎ ³£]xÎ ³£x]£x ££x]{ää ä]ÎÇ £ä]È ä]Îä ³ä]x{ £]nx £]äÎÇ ä]nÇ ³£Î]xä ä]룂 ³ä]äÈ ³££]£n Î]££Ó ³Ó]xÇ ³ÎÇ]£È ä]x£ä ä]Çä ³£]än ä]{Îä p p p ³Ç]Çn ³xÇ]äÈ ä]£ £]££ ³£Î]È{ Ó]£{ Ó]xÓ ³È]£n Ó]äÎn ä]În ³ä]{Ç È]Ó{x ä]ÈÎ Î]Î ]xÎä ³£]È ³£Î]Îx ä]Óx £]äÇ ³ä]Îx ä]{£x £]£x ³£Ó]n{ ä]{ä ³£x]È£ ³£È]nÈ £]{n ³È]È ³]{Ó ä]ÓÓ{ ³ä]äÇ ³{ä]ÈÈ ä]{x ³{]Èx ³n]äÎ x]£Îä ä]Î ³{]£Ç ä]ÎÇ p p p ³ä]Ó{ 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ÕÀii\ ÛiÃÌ °° > -V>`iâ> À *À° iÌÌ Parigi, dove ieri il titolo è salito del 5% per poi chiudere la seduta in rialzo del 4,45% a 129 euro. Per finanziare le azioni da Nestlé il gruppo guidato da Jean-Paul Agon potrebbe a sua volta vendere il suo pacchetto del 9% nella società farmaceutica Sanofi. Solo ipotesi? Un mese fa, in un’intervista al quotidiano francese Le Monde, Agon aveva dichiarato che ricomprare le azioni di Nestlé sarebbe un buon affare per L’Oréal, spiegando che «le azioni sarebbero cancellate», e così «aumenterebbe il valore di ogni titolo L’Oréal». In alternativa il gruppo svizzero, partner di L’Oréal per oltre 40 anni, potrebbe vendere la sua quota, valutata in circa 23 miliardi di euro, alla famiglia Bettencourt, oggi primo azionista con il 30,9%, cederle sul mercato o, infine, venderla a un potenziale compratore terzo. Ma l’ipotesi più probabile, secondo gli analisti, è quella di un riacquisto da parte del gruppo francese, che proprio ieri ha comunicato i risultati. Il gruppo ha fatto meglio delle attese: il 2013 si è chiuso con ricavi in salita del 2,3% a 22,98 miliardi di euro e utile netto pari a 2,96 miliardi (+3,2%), soprattutto grazie alla spinta dei prodotti del lusso. Il consiglio di amministrazione proporrà all’assemblea un dividendo di 2,5 euro per azione, in aumento dell’8,7% rispetto a un anno fa. Oggi ci sarà la tradizionale conferenza sui risultati e non mancheranno le domande sul tema. Giovedì toccherà invece a Nestlé diffondere i dati di bilancio. +ÕÌ>â `ÀiÌÌ> ÃÕ Ìiiv\ Û> +1"/ Ã}> ÌÌ] >` iÃi«\ +1"/ > ÕiÀ {nÓÓ{Ó° ÃÌ ä]x ÕÀ «iÀ -- ÀViÛÕÌ° v ÃÕ ÜÜÜ°VÀÀiÀi°ÌÉiV> *Àiââ 6>À° 6>À° >Ý >«Ì>â ,v° ,v° äÓä£Óä£{ iÕÀ® ¯® ¯® iÕÀ® iÕÀ® ` iÕÀ® °-° ,> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-,® £]£{ Ó °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°Ó® ä]nÎÈ Vi>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® n]{Èä VÌi ÀÕ« I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° "® Óä]n£ä VµÕi *Ì>L °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° *® ä]Ç£ VÃ}> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° -® £]£n `iÀ«°Àiâi °°°°°°°°°°°°°°°°°°® £ä]Çää i`ià I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® ä]ä{Î i`ià £{Ü I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°7£{® ä]ää£ ivvi I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® ä]ÇÇÇ V I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® p ¢ ,iiÜ>Lið°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® p iÀ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°, ® Î]În LiÌ iÃð°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°/® ä]xÓ «v°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*® {]ÓÎä Ã>` -Ìà I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-/-® n]{xä ÌV *i °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*® p Ài> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°,® ä]ääÈ ÃV«>Ûi I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°- ® £]ÈÓ ÃÌ>` I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-/® È]ÈÈx Ì>Ì> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°/® £Ç]ÈÓä ÕÌ}À °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® È]nÎä ÕÌÃÌÀ>`> / °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°/® ££]ÓÈä ÕÌÃÌÀ>`i iÀ° °°°°°°°°°°°°°°°°1/® £È]äää âÕÌ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°<® ÓÓ]Çnä E -«i>iÀà I°°°°°°°°°°°°° ® n]äää >V> iiÀ> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® ÓÎ]xnä >V> và I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® £Ó]{ää >V> *«° > ,° °°°°°°°°°°°°°*® È]xä >V> *«° -`À°°°°°°°°°°°°°*-"® {]Ó{{ >V *«>Ài °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*® £]ÓÇx >V *«>Ài ܣ䰰°°°°°°°7*£ä® p >ÃViÌ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® Ó]Óän >ÃÌ}°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® Ó]nÇä ÌiV I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® £ÎÎ]äää V> >À}i °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ,® ä]{äÓ V> >À}i À°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ,,® £]££Î V> >Ì I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® ä]{x{ V> ÌiÀL>Ài °°°°°°°°°°°°°°°°°® Î]{Èä V> *«°ÌÀÕÀ> i >â I °°°°°°°*® ä]Çää V> *«°>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*® ä]{x£ V> *«°-«iÌ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-*"® p V> *Àv °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*,"® ä]Î£È V iÃÀ>â> °°°°°°°°°°°°°°°°® Ó]xää V iÃÀ>â> ÀV °°°°°°°°,® Ó]£È{ V ->Ì>`iÀ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°- /® È]{nä V ->À`i}> ÀV °°°°°°°°°°°°°°°-,*® ]xÎx ii /i> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°/® ä]ÓÈ i} i °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® ä]{ÓÇ i -Ì>L °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° -® ä]xÈ£ iÃÌ 1 °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-/® £]Ç{ä >iÌÌ `ÕÃÌÀi I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® ä]{{Ç >V>> I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® ä]Çä£ iÃÃi I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°--® x]nxä iÀ>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® ä]Î{ iÀ >ÀÌ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°"® p â I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°<® Î]Îää °iÀÀ>Àið°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® În]ÈÓä À}ÃiÃ>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°"® ä]nÇn À}ÃiÃ> ÀV°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°",® ä]Èä ÀiL I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°,® £]Çnä ÀÃV °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°,® ä]£££ ÀÕi ÕVi I°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® Óä]{ä Õââ 1Vi °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°<1® £{]ÈÈä Õââ 1Vi ÀV °°°°°°°°°°°°°°°°<1,® Ç]ÎÓä >` Ì I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® {]nxä >À ° I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® È]nä >ivv°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® £]xÈä >Ì>}Ài °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° /® Ó]{Ón >Ì>}Ài `°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® £]£nÎ >«>À °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° *,® x]Çx >«i Ûi °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® ä]äÈä >ÀÀ>À °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ,,® Î]äÓn >ÌÌV> ð°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° --® £n]{ä °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® p i / iÀ>«°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° / ® Ó]xÇä iLÀi I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® ]ä£ä iiÌÀ I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® {]Ó iÌ° >ÌÌi /À I °°°°°°°°°°°°°°°° /® £]nÈä iÀ>° ,VV iÌÌ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°, ® ä]ÓÓÓ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® ä]ä{Ç °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® ä]ÓÇä VVi> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® ä]ÎÎä À°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ,® £]äÈä >Ãà `ÌÀ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® ä]ÓΣ `ÕÃÌÀ>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® Ç]Èä LÀ> I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° "® ä]Çää (giu.fer.) Tecnologia batte petrolio 2-1: anche Google supera Exxon e diventa la seconda società per capitalizzazione a Wall Street, dove Apple conserva il primo posto. Per la verità il sorpasso si era consumato già venerdì in chiusura di seduta, ma è diventato più marcato ieri quando il gruppo energetico a mezz’ora circa dalla chiusura dei listini americani perdeva circa l’1,3%, riducendo la sua capitalizzazione a 392,66 miliardi di dollari, mentre il motore di ricerca, in discesa dello 0,59%, vantava una capitalizzazione di 393,37 miliardi. Apple resta la società più redditizia al mondo e grazie al rialzo dell’1,7% la sua capitalizzazione è tornata oltre i 463 miliardi. Ma l’inseguimento di Mountain View a Cupertino è cominciato, soprattutto se si guarda alle performance dei titoli nell’ultimo anno: Google +49%; Apple +11,35%; Exxon +0,9%. Nel frattempo l’indice S&P 500 guadagnava il 18,4%. ,i`° ä]ÎÈ ä]ÎÇ ä]{È ä]{ ä]xä ä]xx ÕÀLÀ *iÀ` £ ÃiÌÌ° £ iÃi Ó ià Πià { ià x iÃ È ià iÌi >ÕÀii "À £ä viL /° ÎÈä /° ÎÈx *iÀ` /°ÎÈä /°ÎÈx £ä viL ä]£Ó ä]ÓÎä ä]ÓxÇ ä]Ó£ ä]Îä ä]£x ä]ÓÎÎ ä]ÓÈ£ ä]Óx ä]Îx Ç ià n ià ià £ä ià ££ ià £Ó ià ä]{Ç{ ä]xx£ ä]{n£ ä]xx -ÌiÀ> Û°V® -ÌiÀ> °V® -ÌiÀ> «ÃÌ°Ç{® ÀÕ}iÀÀ>` >Ài} Ì>> >Ài} -ÛââiÀ >Ài} À>ViÃi i>À iÌÌiÀ> Ó£{]Î Ó{ä]Ç£ Ó£n]Îx Ó{x]n Ó£n]Îx Ó{x]n Ó]{ £°ä£]ÈÈ £ÈÈ]nÇ £nÇ]{Ç £Èx]ÓÈ £nx]Ó £È{]È£ £n{]xÎ />Ãà >ÌÌ -iÀ> "À > ÕÀÉ}À°® Îä]Îx Îä]{Ó "À `À> ÕÃ`ÉV>® £°ÓÇÎ]xä £°ÓÇÇ]ää À}iÌ > ÕÀÉ}°® p xää]äÓ *>Ì > ÕÀÉ}À°® p Î{]{£ *>>` > ÕÀÉ}À°® p £Ç]nx Ì>> ÕÀ£Ç >>`> >>ÀV> >`> À>V> -VÌ ÌiÀÛ ä]Óx ä]Óx ä] ä ä]Óx ä]Óx ä]Óx ä]Óx £ ä ä]x ä]Óx iÀ>> >««i °° 1- -Ûiâ> -VÌ ÌiÀÛ ä]Óx ä]Óx ä]£ ä]x ä]Óx ä]Çx ä]Î ä]Óx ä]Çx ÀÃi ÃÌiÀi iÜ 9À Û>À iëÀiÃà `>À] > `À> «iVi] > <ÕÀ} vÀ>V ÃÛââiÀ° >Ì ` iÜ 9À i /ÀÌ >}}À>Ì >i Ài Óä°ää `V , / ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £ääÓ ÃÌiÀ`> iÝ® ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° În]È{ ÀiÌ `iÝ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ££Ó]ÈÎ ÀÕÝiiÃi Óä ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° Ó£Î]x{ -ÌÝÝ ÕÀ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° Σä]ÇÈ -ÌÝÝ ÕÀxä ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ÎäÎÓ]xÎ -ÌÝÝ 1 ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ÎÓx]Îä -ÌÝÝ 1xä° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ÓnxÇ]ÈÈ /- ÕÀÌÀ°£ää° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ÓÈÓÓ]Èx } } - 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L’ombra imperfetta di Leonidas Michelis (Europa Edizioni, pp. 103, 12,90) racconta quello che l’autore ha vissuto e poi immaginato nei suoi viaggi, anche di lavoro, tra il Sud America e la Sicilia: e non fa differenza. È l’occhio, indagatore e curioso, che tratteggia le storie: episodi brevi racchiudono un’esistenza. Racconti degni di una storia vera: «Melanio» somma le cifre di ogni numero che incontra; per la sua filosofia divinatoria, il risultato è premonitore. Così «La donna invisibile»: la vita di un uomo Cultura spezzata da un lutto e rinata sullo stesso dramma. Ogni personaggio è tanto vero quanto «fantasma»: non li incontrerete mai, però stanno lì come un monito o un verso di poesia. È la vita che gira su se stessa, fa intorbidire gli occhi, stranisce la memoria e poi ritorna all’origine: tutto è predestinato, tranne le fantasie del presente. © RIPRODUZIONE RISERVATA ilClassico Tornano, riuniti in un volume, due bozzetti marinareschi su barche e navi scritti da Joseph Conrad nel 1905 e nel 1906 e usciti sulla rivista «Blackwood’s Magazine». Nella nuova traduzione di Veronica La Peccerella, Cattività (Elliot, pp. 60, 7,50) mette a nudo, come spiega lo stesso autore, il suo rapporto con il mare, amante volubile, capace di collere e di dolcezze. (an.m) Archivi L’autore de «Il trono di legno» aveva voluto celebrare in un testo la vita di Pier Paolo. Salvo ritirarlo di fronte ai dubbi dell’editore La passione di Pasolini secondo Sgorlon Il romanzo mai pubblicato sullo scrittore «maledetto» e assassinato nel ‘75 dal nostro inviato DARIO FERTILIO UDINE — Tre grandi scrittori e un fantasma. Carlo Sgorlon, in veste di autore romanzesco. Pier Paolo Pasolini, in quella di soggetto letterario. Biagio Marin, come suggeritore. E il fantasma? Si chiama Oreste, ed è protagonista del romanzo inedito Nel segno del fuoco (di cui accanto pubblichiamo il finale). Ma procediamo con ordine. Il 2 novembre del 1975, come tanti ricordano, il corpo di Pier Paolo Pasolini, il volto orribilmente sfigurato, viene ritrovato vicino all’idroscalo di Ostia. Che l’assassino sia uno dei ragazzi di vita tante volte magistralmente descritti dallo scrittore, e che le ragioni del delitto possano essere abbiette, a lungo non viene accettato da una parte della sinistra culturale italiana, che farnetica di «complotto fascista». Gli spiriti indipendenti invece sono turbati da tutt’altro: il fatto cioè che il dramma umano di un grande e poliedrico artista possa essere prima strumentalizzato, quindi rimosso. Tra questi ultimi ci sono il friulano Carlo Sgorlon e il poeta di Grado, Biagio Marin. Da sempre entrambi «sentono» Pasolini come uno dei loro, pur non frequentandolo abitualmente. Vicinanza etnica e geografica, certo — Pasolini è anch’egli di quelle parti — e inoltre coscienza del fatto che il sulfureo P.P.P., pur nella fantasmagoria delle sue incarnazioni — poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, giornalista eccetera — attinge sempre gran parte delle sue linfe vitali dal ricordo della piccola patria comune. Dunque, in quel fatale anno 1975, Biagio Marin scrive a Carlo Sgorlon una lettera accorata. È appena tornato dal funerale di Pasolini, e si rammarica di non avervi incontrato l’amico Sgorlon (ignora che lo scrittore allora non era in possesso né di macchina né di patente, e la trasferta in quell’occasione gli era risultata impossibile). La lettera contiene una preghiera che l’autore de Il trono di legno non può ignorare: scriva subito, a caldo, un libro dove si racconti la verità su P.P.P. Non da un punto di vista critico né biografico né politico, bensì in modo da «accoglierlo tutto e risolverlo nella sua tragedia». E Carlo Sgorlon, come obbedendo a un buzzatiano, austroungarico comando, si mette a scrivere. Lo fa nel suo solito modo: affidandosi di getto alla sua mitica «penna d’oro», senza quasi correggersi, salvo poi coinvolgere la moglie e consigliera, Edda, nella stesura dattiloscritta. E tuttavia, dentro alla camera oscura della sua ispirazione, avviene qualcosa di imprevisto. Dalla penna non fluisce l’inconfondibile stile sgorloniano, favolistico e quasi ipnotico, per il quale raccoglie ovunque consensi e lettori, ma un saltellante e nervoso rincorrere emozioni e avvenimenti, quasi che per miracolo letterario l’autore fosse penetrato nella psiche del suo personaggio. Sgorlon si trasforma in Pasolini, arriva a condividere i suoi febbrili pensieri, in una girandola di immagini e metafore che paiono espressionistiche e quasi barocche. Inoltre — a sottolineare la libertà d’ispirazione e una rispettosa distanza dall’oggetto — Carlo Sgorlon trasforma l’eros torbido e tormentato di Pasolini in una pulsione estrema Il brano Il finale de «Nel segno del fuoco» «Non aveva fatto altro che fuggire per tutta la vita» di CARLO SGORLON O Personaggi Sopra: Pier Paolo Pasolini durante le riprese del film «Teorema» nel ‘68. A sinistra: Carlo Sgorlon, Biagio Marin e Alcide Paolini ma ortodossa, non più omosessuale ma dongiovannesca; senza comunque arretrare dal terreno della trasgressione e dello scandalo. Il risultato, sottoposto al responsabile della narrativa Mondadori Alcide Paolini, provoca stupore unito a innegabile perplessità. Il tema scotta, ed è svolto da uno scrittore famoso; ma questi spiazza i suoi stessi lettori creando un personaggio che è Pasolini, ma allo stesso tempo non è lui. E lo fa in uno stile diverso, impossibile da attribuire ad alcuno dei due. Dunque, secondo Paolini, prima di pubblicarlo è necessaria una «rastrematura» (che avvia subito lui stesso). Ma i dubbi e le perplessità evidentemente aleggiano fra le due parti, la Milano mondadoriana e la casa udinese di Sgorlon. In- tanto l’Italia sta vivendo la «questione Pasolini» come un dramma nazionale, e alla fine accade l’imprevedibile: Carlo Sgorlon accantona senza spiegazioni il romanzo. Già la sua mente «instancabile come una stufa sempre accesa» sta consumando altra legna; ci pensa la moglie Edda però a salvare il dattiloscritto dal cestino, ed è grazie a lei che, oggi, possiamo parlarne. Tanti anni dopo, esso getta una luce speciale sulla personalità dello stesso Sgorlon. Tra lui e Pier Paolo c’era stato solo un fuggevole contatto a Cervignano; ma si era sviluppato comunque un curioso «corpo a corpo» letterario a distanza. Del compatriota, Sgorlon dava un giudizio a due facce: tra la passione e l’ideologia di Pasolini prediligeva nettamente la prima e diffidava Il narratore scomparso nel 2009 Gli altri temi della sua opera L’antologia critica intitolata Carlo Sgorlon scrittore friulano (edita dal Comune di Udine- Biblioteca Civica «V. Joppi», pp. 165, a cura di Romano Vecchiet, tel. 0432.271583 e appena pubblicata) contiene vari saggi e testimonianze sull’opera del narratore friulano. Gli interventi tematici intorno ai suoi scritti e alla poetica, includono tra l’altro la funzione del mito e della figura femminile, la struttura della fiaba, gli influssi della letteratura mitteleuropea, il ruolo del sacro. Vi è incluso anche, per concessione della vedova Edda, il capitolo iniziale del romanzo inedito Nel segno del fuoco, presentato in questa pagina. Carlo Sgorlon, nato nel 1930, è scomparso nel 2009. Tra le sue opere più famose, oltre al capolavoro Il trono di legno (1973): La conchiglia di Anataj e La malga di Sîr, tutti pubblicati dalla Mondadori. della seconda. Considerava una sua «ancora di salvezza» il «rimpianto per la civiltà contadina», mentre metteva in guardia dalla «sua lucida follia» e dal «cupio dissolvi». Si lasciava affascinare dal «dilettante di sensazioni» quasi dannunziano, ma criticava la sua tendenza «al narcisismo», o addirittura alla «megalomania pontificale». Pasolini, di rimando, stroncò Il trono di legno pur dando a tratti l’impressione di lodarlo, ma in definitiva accusandone apertamente l’autore di aver rimodulato «in falsetto» lo stile narrativo di Elsa Morante. Al che — e questo la dice lunga sulla personalità di Sgorlon — la vittima rispose con parole misurate ma ferme, senza mai scendere nella lite aperta. Tanto che nel 1975, all’invito di Biagio Marin, rispose gettandosi a capofitto Nel segno del fuoco. Leggendolo oggi, si è colti da una sensazione dapprima di inquietudine, poi addirittura di perturbamento. Ci sono pagine — nel capitolo in cui Oreste-Pier Paolo scopre il sesso attraverso la visione sconvolgente della madre nuda, immersa in soffitta in un bagno di sole — di una forza abbagliante. Altre — come quelle finali che qui pubblichiamo, in cui Oreste trova una morte assurda alla periferia di Roma sulle tracce di Pasolini — permettono di cogliere quello strano processo di immedesimazione tra Sgorlon e P.P.P., così pronunciato da imporre uno stile diverso a colui che scrive. E ora? Edda Sgorlon è alla ricerca, tramite la Mondadori, di un modo per evitare che vada dispersa l’opera del marito: sia quella edita, che l’altra mai pubblicata, narrativa e saggistica. Qualunque ne sia l’esito, Il segno del fuoco è destinato a rimanere una testimonianza, unica probabilmente, di ciò che ha significato essere scrittori, nella carne e nel sangue, al crepuscolo del Novecento. © RIPRODUZIONE RISERVATA gni tanto si voltava, sperando nel miracolo che gli uomini avessero rinunciato all’inseguimento. Ma avevano ceduto solo di pochi metri, ed erano tutti molti più giovani di lui. Oreste correva e correva, il corpo teso in uno spasimo solo, e s’immaginava che sarebbe riuscito a stancarli, che possedeva energie più cospicue di loro, e che la sua vitalità era senza fondo. Finirono le case dei baraccati, e Oreste ebbe la sensazione di essere solo in un quella campagna sabbiosa, per chilometri e chilometri, e tutti gli altri esseri umani si fossero ritirati in qualche ansa misteriosa del mondo. Voltandosi, gli sembrò che due dei suoi inseguitori avessero in mano qualcosa, un randello, un pezzo di legno. Fu attraversato dalla sensazione di fuggire verso il nulla. La campagna era senza un albero e senza una casa. «Aiuto! Aiuto», gridò, e gli parve che il grido non fosse suo, che non provenisse da lui, ma da un altro se stesso, da un animale spaventato che sapeva vagamente di avere dentro di sé, anche se finora non era mai venuto allo scoperto. Capì che la sua speranza di essere sentito da qualcuno era un’assurdità, perché il mondo era diventato un sahara sterminato, e non c’era niente se non lui che fuggiva, e i suoi inseguitori col randello brandito. Incespicò, cadde, si rialzò e si accorse di avere in bocca un sapore di sabbia e di terra. Non aveva fatto altro che fuggire, per tutta la vita, e per tutta la vita era stato inseguito da qualcosa di enormemente più grande di lui… Capì che era rimasto troppo a lungo nel palazzo che bruciava, che non era saltato giù a tempo, e Gli ultimi pensieri ormai era coinvolto dalle fiamme. Sempre, per tutta la «Capì che era rimasto vita, aveva sentito la necessità troppo a lungo nel di stare nell’occhio del ciclopalazzo che bruciava, non ne, dove maggiormente riera saltato giù a tempo» bolliva la tempesta, e stava per pagarne lo scotto. Un’altra volta inciampò e crollò giù stramazzato. Provò l’impressione di essere andato a sbattere la testa con estrema violenza contro un muro di cemento, o una fontana d’acqua tiepida, perché qualcosa di caldo gli scendeva sulla faccia e lo acciecava. Gli urti continuavano (... ). Tentò di alzarsi, barcollando, ma subito ricadde, e risentì l’odore e il sapore della terra. Capì che mai più sarebbe tornato ad essere un uomo che stava in piedi sulle sue gambe, che ormai, per il resto del suo vivere, sarebbe stato un animale terragno, come un verme o un serpente (...). Cercò di gridare ancora aiuto, ma da lui non uscì nessuna voce. Qualcosa non gli obbediva, e il suo corpo non gli apparteneva più. Sentiva dei rumori, degli scricchiolii, il rombo di una corrente, e non sapeva più che cosa fosse fuori e cosa dentro di lui. Udì ancora uno sgocciolio di una fontana, e non sapeva se nelle vicinanze ci fosse una fontana malchiusa, o se fosse lo sgocciolio del suo sangue che andava formando una pozza sotto la sua testa. Intuì che non sarebbe più riuscito ad alzarsi, nemmeno in cento anni di sforzi, perché le forze misteriose che gli erano state alle calcagna per tutta la vita lo avevano raggiunto, in quella campagna deserta, e per lui ogni salvezza era negata e sigillata per sempre. Sentiva nella testa un gran brusìo, e quel rumore di cascata, ma non un vero e proprio dolore, piuttosto una dolenzìa soporosa, e sotto di essa un senso di pace e di tranquillità. Immaginò con una strana sensazione di appagamento la pozza di sangue che si andava formando sotto la sua testa, e rimpianse di esser divenuto cieco e di non riuscire a vedere ancora una volta le cose che lo circondavano, il cielo nero, le stelle riemerse dopo il temporale, il profilo della città lontana. Non sentiva più il fischio del vento, né il rombo dei tuoni, né il rumore di automobili, né vicine né lontane, né l’abbaiare di un cane, né squittii, o bramiti, o ruggiti, perché tutti i mostri avevano cessato di scatenarsi nella città terrificata, ed erano ritornati silenziosi nei loro angoli bui, nei parchi, dietro le terme semidistrutte, si riaddormentavano come angeli mansueti, e svanivano pian piano nel nulla. © RIPRODUZIONE RISERVATA Cultura 33 Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014 Saggio Nel libro di Nick Bilton (Mondadori) la storia dei fondatori del celebre social network L’addio Teorico del pluralismo, aveva 98 anni DAHL, VOCE CRITICA DELLA DEMOCRAZIA N on coltivava certo una visione idilliaca o apologetica della democrazia rappresentativa moderna, il politologo americano Robert Dahl, scomparso nel Connecticut all’età di 98 anni. Ne vedeva benissimo i limiti e i difetti. Ma non pensava neppure che si trattasse di un ingannevole paravento, volto a mascherare il ferreo dominio di una ristretta oligarchia del denaro. Il docente della Yale University riteneva piuttosto, come chiarì tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta, in una lunga discussione accademica con il ❜❜ Definiva come «poliarchia» un sistema basato sulla concorrenza tra gruppi diversi famoso sociologo Charles Wright Mills, che un Paese come gli Stati Uniti fosse caratterizzato dalla presenza di un complesso di gruppi d’influenza in concorrenza tra loro: un assetto in grado di garantire il pluralismo sociale e impedire l’avvento di un potere tirannico, proteggendo le libertà individuali. Perciò Dahl riteneva che il termine più adatto per designare un regime del genere non fosse «democrazia», vocabolo legato all’immagine utopistica dell’autogoverno popolare, ma piuttosto «poliarchia». S’intitola appunto Poliarchia uno dei primi saggi di Dahl editi in Italia, che era uscito in America nel 1971 e venne pubblicato da Franco Angeli dieci anni dopo. In precedenza erano usciti soltanto, presso il Mulino, Introduzione alla scienza politica (1967) e Il pluralismo rivisitato (1977). In un Paese largamente egemonizzato sul piano culturale da un marxismo a sfondo messianico, la visione pragmatica di Dahl non interessava molto, poteva essere scambiata per una copertura del l’oppressione borghese. Il suo classico testo Prefazione alla teoria democratica, Gli inventori erano anarchici, litigiosi. E si sentivano molto soli di SERENA DANNA con cui si era imposto all’attenzione degli studiosi nel 1956, venne pubblicato nel nostro Paese, dalle Edizioni di Comunità, soltanto nel 1994, con una nota introduttiva di Alberto Martinelli. Un altro autore che si è adoperato per far conoscere nel nostro Paese il pensiero di Dahl è Salvatore Veca, cui si deve la premessa all’edizione italiana del libro I dilemmi della democrazia pluralista (Il Saggiatore, 1988), mentre in precedenza, nel 1985, il Mulino aveva pubblicato Democrazia o tecnocrazia?, nel quale il politologo americano, in una fase di riarmo e riaccresciuta tensione tra Stati Uniti e Unione Sovietica, all’inizio degli anni Ottanta, affrontava la questione spinosa del rapporto tra regime democratico e controllo delle armi nucleari. Con l’affermarsi di un approccio riformista, Dahl è divenuto un punto di riferimento imprescindibile per la cultura progressista italiana. Gli Editori Riuniti ne hanno tradotto nel 1990 il saggio La democrazia e i suoi critici, mentre Laterza ne ha edito in anni più recenti diversi titoli: Sulla democrazia (2000), Politica e virtù (2001), Sull’uguaglianza politica (2007). Nel 2002 sempre Laterza ha pubblicato Intervista sul pluralismo di Dahl, a cura di Giancarlo Bosetti. Considerato il decano dei politologi americani, Dahl aveva continuato a lavorare fino a un età molto avanzata, accentuando per alcuni versi la sua attitudine critica nei riguardi del suo stesso Paese. Pur ammirando i padri fondatori degli Stati Uniti, non aveva esitato a porre in rilievo gli aspetti discutibili e controversi della loro opera nel saggio Quanto è democratica la Costituzione americana? (Laterza, 2003). Più in generale era preoccupato per la crescita delle diseguaglianze e riteneva si dovessero studiare «i modi per realizzare un ordine economico che sia efficiente e allo stesso tempo controllato politicamente». Convinto che fosse un errore disastroso il progetto di controllare i mezzi di produzione «attraverso le gerarchie del socialismo burocratico», Dahl giudicava altrettanto illusorio il sogno di risolvere i problemi della convivenza civile «nell’insieme delle transazioni volontarie tra individui liberi». Sperava semmai nella creatività riformista, di cui la politica attuale appare purtroppo assai carente. @A_Carioti © RIPRODUZIONE RISERVATA L’anniversario su Radio3 Dal Piccolo di Milano al Cern I luoghi che parlano di Galileo Il prossimo 15 febbraio sono 450 anni dalla nascita di Galileo Galilei (a Pisa). RaiRadio3 lo celebrerà con un appuntamento settimanale, il sabato alle 18, previsto fino al 12 luglio; s’intitola Io dico l’universo. 450 anni con Galileo. Ogni puntata sviluppa un tema attraverso un luogo da lui frequentato, o legato alla grande eredità dello scienziato, nonché letterato: dagli esperimenti della Torre di Pisa, al Teatro Piccolo di Milano dove Giorgio Strehler mise in scena il testo brechtiano della Vita di Galileo, fino al Cern di Ginevra, teatro delle scoperte contemporanee sull’origine dell’universo. C hi lo utilizza sa quanto difficile sia rispondere alla domanda «A cosa serve Twitter?». Abbiamo appreso che il social network da 140 caratteri c’entra qualcosa con la rielezione di Obama, con le proteste in Medio Oriente e con i giornalisti, ma, in fondo, spiegare a un non-iscritto la finalità di Twitter è come convincere la nonna della bontà di una laurea in Scienze della comunicazione. La rivelazione confortante che arriva da Inventare Twitter, il libro di Nick Bilton in uscita oggi per Mondadori, è che anche i suoi fondatori non hanno mai realizzato a pieno a cosa servisse. Basti pensare che le trovate più efficaci della piattaforma — la chiocciola per citare altri iscritti, gli hashtag per tematizzare un contenuto e la possibilità di rilanciare i messaggi degli altri (i retweet) — si devono alla creatività degli utenti, non alla strategia dei vertici. Bilton, firma tecnologica del «New York Times», individua nella solitudine il filo che unisce Jack Dorsey, Noah Glass, Evan Williams, Biz Stone, i quattro ventenni della start up Odeo che — mentre lavorano a una piattaforma di podcasting — nel luglio del 2006 lanciano il servizio di microblogging. «Non si trattava solo di condividere la musica che stavi ascoltando o dove ti trovavi, ma di mettere in contatto gli individui e farli sentire meno soli — si legge —. Poteva diventare una tecnologia che avrebbe cancellato un sentimento che un’intera generazione provava quando sedeva davanti al computer». Nella storia di Twitter non c’è nulla della mitologia che si usa (pigramente) associare alla Silicon Valley: nessuna laurea ad Harvard, tavolo da ping pong e brama di conquista. La bravura di Bilton sta nell’aver trasformato la biografia di un’azienda in un avvincente romanzo capace di mostrare quanto la narrativa del successo americano si sia complicata negli ultimi quindici anni. I quattro fondatori — perennemente in Da sinistra: Evan Williams, Jack Dorsey, Noah Glass e Biz Stone. I fondatori di Twitter LA BORSA DI NEW YORK (REUTERS/BRENDAN MCDERMID) di ANTONIO CARIOTI Twitter, quattro mediocri di talento Il volume Da oggi È in libreria «Inventare Twitter» (trad. Sara Crimi e Luca Fusari, Mondadori, pp. 350, 17,50), scritto dal giornalista del «New York Times» Nick Bilton, che ricostruisce la storia, i successi e gli errori del social network lotta tra loro — rappresentano uno strano concentrato di mediocrità e talento segnato da due caratteristiche: sono tutti «poveracci» sbarcati a San Francisco per fare fortuna e divertirsi; e nessuno tra loro subisce il fascino della Silicon Valley. «Un gruppo di persone — scrive Bilton — che avevano mollato college di media caratura e che nutrivano solo disprezzo per i Googlers di tutto il mondo, con le loro lauree a Stanford o al Mit». Alcune delle recenti invenzioni più importanti del web si ritrovano disseminate nelle storie personali dei fondatori di Twitter: con la decisione di rendere pubblico il sito web del suo diario, chiamandolo «Blogger», Williams sancisce la nascita del blog (termine nato dalla fusione di web e log) e della filosofia dell’«editoria a pulsanti per tutti». Quando — con l’introduzione del podcasting su iTunes, Apple distrugge il progetto di Odeo — Williams realizza che l’unico modo per uscire dalla crisi è mettere in circolo le idee attraverso una hackton (maratona di hacking): «Un evento in occasione del quale per un giorno intero ciascuno si dedica a qualcosa di importante per l’azienda, che però non sia il suo lavoro usuale». Anni prima che la rete mobile esplodesse, Biz Stone, il giullare del gruppo, teorizza il «phone-internet»: «È come internet — spiega agli amici—, ma per il telefono!». Anche la cultura libertaria che accompagna Twitter fin dalle origini nasce dal caso: arrivato ad Odeo, Noah Glass assume un programmatore chiamato Rabble (canaglia), che gira il mondo insieme alla sua ragazza Gabba per prendere parte a manifestazioni politiche di vario tipo. A differenza dei soliti manifestanti, Rabble si definisce un hack-tivista: «Invece dei cartelli usavano i laptop — scrive Bilton — e al posto del megafono, i blog, e marciavano non sulle strade ma su Internet». Mentre Williams e Glass passano le giornate a litigare , Rabble assume solo tecnici che condividono «la sua mentalità da pirata anti-establishment». Sebbene oggi Twitter abbia una dirigenza chiara (Jack Dorsey presidente e Dick Costolo amministratore delegato) e 700 milioni di iscritti, attribuire la paternità del social media continua a essere un’impresa. Bilton racconta che Dorsey — balbuziente, tatuato, con trascorsi da anarchico — ha avviato a partire dal 2008 una campagna stampa per accreditarsi come fondatore e «il prossimo Steve Jobs». Eppure, l’unica informazione confermata da tutti riguarda l’inventore del nome: Noah Glass. Dorsey voleva chiamare la piattaforma «Status» in omaggio alla novità introdotta (rendere pubblica in ogni momento la propria attività), Stone tifava per «Smssy» e Williams per «Friendstalker» (cacciatore di amici). L’idea del cinguettare arrivò da Glass mentre rifletteva sulla vibrazione del cellulare, che «lo indusse a pensare agli impulsi cerebrali che provocano uno spasmo muscolare, un tic “Twitch!”». Da lì: Twister. Twist Tie. Twit. Twitch. Twitcher. Twitchy. Twite. E infine Twitter. Pochi mesi dopo l’invenzione del marchio, Glass fu fatto fuori da Williams, con la complicità di Dorsey. In settimana scrisse il suo primo tweet: «Guardando colorati paracadute tracciare il simbolo dell’infinito mentre cadono a terra». @serena_danna © RIPRODUZIONE RISERVATA In versi Protagonisti italiani e internazionali per l’ottava edizione di «Ritratti di poesia» a Roma Adam Zagajewski, l’esule Yang Lian e l’omaggio al mite Giampiero Neri di PAOLO FALLAI S arà l’omaggio a una delle voci poetiche più solide e meno celebrate ad aprire stamani al Tempio di Adriano a Roma l’ottava edizione di «Ritratti di Poesia», promossa dalla Fondazione Roma. Giampiero Neri è stato insignito del premio alla carriera, «per aver contribuito — recita la motivazione — all’affermazione della cultura nazionale al di là dei confini del nostro Paese». Ha 86 anni Giampiero Neri ed è abituato alla lentezza. Il suo stesso esordio poetico, nel 1976, avvenne alla soglia dei cinquant’anni, con L’aspetto occidentale del vestito (Guanda). E fu subito chiaro che la sua voce originale, così poco «italiana» in quella prosa poetica forse più assimilabile alla tradizione francese, avrebbe attirato l’attenzione della critica più vigile. Non a caso Maurizio Cucchi e Giovanni Raboni lo vollero pochi anni dopo nel volume Poesia Uno, quasi a reinserirlo — lui, brianzolo, fratello dello scrittore Giuseppe Pontiggia — in un’area lombarda che comprendeva Sereni, Erba, lo stesso Cucchi. Uomo mitissimo — così lo descrivono gli amici — Giampiero adottò lo pseudonimo Neri come sfida dopo la morte del padre, ucciso dai partigiani nel corso della Resistenza. Ed è forse questa scelta, unita a una poesia minutamente attaccata alla memoria, agli oggetti, alla natura, e all’esiguità di una produzione centellinata con attenzione, ad averne fatto un caso a parte nella storia letteraria recente. Il premio a Neri «apre» un’edizione dei «Ritratti di poesia» che fin dalla nascita declina una vocazione alla ricerca, un’osservatorio dell’evoluzione del linguaggio. Lo testimonia l’ampiezza dei temi che saranno proposti nel corso della giornata «focalizzata — come recita il programma — sulla diversità delle espressioni poetiche e sull’importanza dell’oralità». Tra i protagonisti più attesi Adam Zagajewski e Yang Lian. Il primo, candidato Giampiero Neri, 86 anni (foto Melasecca) Il premio Nobel Due giorni a Pisa per la Szymborska «Szymborska: la gioia di leggere. Lettori, poeti e critici» è il titolo del convegno che si apre domani, e continuerà giovedì, all’università di Pisa. Dedicato alla poetessa polacca, premio Nobel per la letteratura nel 1996, e scomparsa due anni fa, l’incontro articolato su due giornate si propone di esplorare i motivi che l’hanno resa un fenomeno culturale in Italia, testimoniato dalle decine di ristampe, dalle notevoli vendite sempre registrate all’uscita delle sue raccolte e dall’affluenza agli incontri critici sulla sua opera. Domani e giovedì a Pisa si annunciano gli interventi di numerosi letterati, poeti, critici e saggisti italiani e stranieri; l’indomani è prevista la proiezione del film-documentario «La vita a volte è sopportabile. Ritratto ironico di Wislawa Szymborska», di Katarzyna Kolenda-Zaleska. Seguirà una lettura di poesie dell’attore Gino Bartalena. al Nobel nel 2010, autore di Try To Praise The Mutilated World («Prova a cantare il mondo mutilato»), uscita sul «New Yorker» dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, riceverà dal presidente della Fondazione Roma Emmanuele Emanuele il Premio internazionale Fondazione Roma — Ritratti di Poesia. Anche Yang Lian, poeta cinese in esilio dopo i fatti di Tienanmen, è stato candidato al Nobel nel 2002. Il primo incontro della giornata, intitolato Caro poeta, vedrà protagonisti Maria Grazia Calandrone, Valerio Magrelli, Elio Pecora e Lidia Riviello che, dopo essere stati ospitati in quattro licei romani, risponderanno alle domande degli studenti. Le conversazioni, curate da Vincenzo Mascolo, che coordina l’intera rassegna, Stas’ Gawronski e Ennio Cavalli, vedranno partecipare Mario Benedetti, Biancamaria Frabotta e Bianca Tarozzi; i vincitori del premio Viareggio Gian Mario Villalta e Pierluigi Cappello; Lello Voce, Mia Lecomte, Plinio Perilli, Laura Pugno e Zingonia Zingone; Annamaria Armenante e Mario Guadalupi. Infine gli esperimenti di ricerca sui nuovi linguaggi: il rapporto tra poesia e fumetto con Marco Petrella; la proclamazione dei vincitori della prima edizione del concorso «Ritratti di poesia.140», dedicato alla poesia nei 140 caratteri richiesti da Twitter, e la sperimentazione intitolata «Poeti der Trullo», sette giovani romani che sognano la periferia come «seme e frutto di poesia». Hanno scelto l’anonimato e saranno quindi presenti solo con i loro versi. pfallai © RIPRODUZIONE RISERVATA 34 Cultura Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera I grandi filosofi Le iniziative del Corriere In edicola Da oggi con il «Corriere» le monografie inedite sui maestri della speculazione occidentale, da Platone ai nostri giorni Il pensiero aggiusta la vita (lo sapeva anche Clark Gable) Idee geniali da esistenze banali. O infernali di ARMANDO TORNO N el film Gli spostati (è del 1961, lo diresse John Huston) Clark Gable si rivolse con queste parole a Marilyn Monroe: «Così va la vita. Va anche nell’altro senso, però, non lo dimentichi». È una battuta che invita a dotare di elasticità la materia grigia, caratteristica indispensabile per osservare con corretta prospettiva le cose. Dobbiamo focalizzare le nostre giornate con quanto accade. Per la bisogna forse non c’è via migliore che curiosare nelle esistenze dei grandi filosofi, coglierne pregi e virtù, ma soprattutto comprendere meglio le loro idee. Hanno governato, e stanno ancora condizionando, la nostra vita. Si può scoprire, tra l’altro, che sovente i pensatori di rilievo hanno elaborato progetti immortali ma sono stati costretti a campare tra difficoltà e situazioni balorde. Coglievano problemi eterni e inciampavano in un ciuffo d’erba. Così Socrate, ancora punto di riferimento della La graphic novel L’illustrazione di queste pagine, ispirata al mito della caverna di Platone, è di Luca Dalisi, collaboratore di «la Lettura». È autore dei testi e dei disegni del libro per ragazzi «Ollip e il Grande Inceneritore», uscito nel 2013 per i tipi di Ad est dell’equatore (pp. 144, 15, dagli 8 anni di età) spiritualità, dovette sopportare la moglie Santippe, donna che lo considerava più o meno un chiacchierone. E Rousseau, al quale chiediamo lumi per comportarci da cittadini democratici, mise all’orfanotrofio tutti i figli avuti. Kant fu una delle menti più formidabili che passarono sulla terra ma non riusciva ad apprezzare né le donne né la musica: non sapeva cosa farsene. Non l’avremmo mai visto a una prima della Scala (anche perché mai si allontanò dalla Prussia orientale). E via di questo tono. Conoscere i filosofi, e comprendere come sono nati taluni progetti sociali o qualche sistema teoretico, magari accanto agli avvenimenti delle loro vite, significa giudicare con più equilibrio le grandi cose. La stessa democrazia, di cui tutti parlano e della quale si sono un po’ perse le vere coordinate, è un regalo all’umanità da parte della filosofia più che della politica. Anche molte questioni riguardanti la fede sono passate tra i signori delle idee prima di trovare un ampio consenso nelle masse. Si prenda per esempio il tema dell’immortalità dell’anima. È Platone il grande assertore di essa e non, come molti credono, il cristianesimo. La nuova religione predicava con fermezza, almeno nei primi momenti, la resurrezione della carne e non l’idea di un’anima immortale che sarebbe sopravvissuta al corpo; que- Il pianoo dell’opera delll opeera 01 OGGI O GG GI sta concezione sarebbe divenuta soltanto nei secoli successivi materia per riflessioni teologiche. La filosofia, anche se a volte ci fa sorridere per l’atteggiamento di qualche suo esponente, ha conosciuto e sovente elaborato le idee che contano dell’umanità. La stessa natura del male, che ha suscitato più interrogativi di ogni altra questione, è una costante problematica che i pensatori cercano di risolvere elaborando sistemi. In fondo, anche il marxismo nasce e si diffonde per eliminare le ingiustizie e le sperequazioni sociali, ovvero per togliere dalla vita degli uomini quel male concreto che è lo sfruttamento del lavoro altrui. Dostoevskij, più filosofo che scrittore, chiede ossessivamente a Dio: «Signore, perché i bambini muoiono?». È una domanda che rimbomba nelle sue pagine, anche se egli faceva libri per pagare debiti, di corsa, tra una crisi epilettica e gli editori che lo tallonavano. Già, Dostoevskij: ebbe anche il pudore di piangere dinanzi a un foglio bianco, perché era impossibile per lui scrivere qualcosa di nuovo; tutto — credeva — era già stato detto. Di contro, è interessante osservare come nascano talune idee accanto a vite che sembrano a volte normali. Spinoza, per esempio: uno dei suoi primi biografi, il pastore luterano Colerus che aveva un alloggio nella stessa casa, ricorda le sue esigenze alimentari, ovvero pochissimo cibo e scarse bevande. Il menu era monotono: una zuppa di fiocchi d’avena con un po’ di burro e farinata d’avena mischiata a uvetta. Per vivere non faceva il professore (rifiutò una cattedra offertagli a Heidelberg) ma molava lenti; insomma, non desiderava perdere il tempo insegnando, ché lo avrebbe sottratto alla filosofia. Eppure, nonostante questa modestia, Spinoza è diventato un riferimento fondamentale per il pensiero moderno. E Nietzsche? Lo si cita in mille occasioni e si direbbe che sia stato un don Giovanni della riflessione più che un sistematico; o meglio, per usare un’espressione di Stefan Zweig, con lui «la bandiera nera del pirata compare per la prima volta sui mari della conoscenza tedesca». Eppure colui che annuncia il superuomo e resta il grande psicologo della storia è fragile: ha una miopia fortissima, soffre di mille mali (beve soltanto tè di una certa marca, la carne è pericolosa, i legumi li può prendere preparati in un certo modo), non riesce a dormire, vomita spesso. Trova requie soltanto ricorrendo all’idrato di cloralio. Amerebbe volentieri donne belle per generare un figlio ideale, ma non è ricambiato. Passa gli ultimi undici anni di vita obnubilato, folle. Nonostante queste credenziali, la filosofia moderna (e non soltanto) senza Nietzsche sarebbe ben diversa e tutti i protagonisti, da Heidegger a Freud, da Camus a de Unamuno, sarebbero orfani di importanti idee. © RIPRODUZIONE RISERVATA 02 18 febbraio 03 25 febbraio 05 06 07 08 09 10 11 marzo 18 marzo 25 marzo 1 aprile 8 aprile 15 aprile Platone P laton Kant Einstein Nietzsche Aristotele Schopenhauer Freud Pascal Sant’agostino Arendt a cura cur ura di d Roberto RRob ob oberto Radice Radicce Ra Tommaso Tuppini Roberto Maiocchi Tommaso Tuppini Roberto Radice Tommaso Tuppini Alfredo Civita Alberto Peratoner Carlo Chiurco Olivia Guaraldo 35 COPER ITNA 04 4 marzo 34 33 32 31 30 29 28 27 7 ottobre 30 settembre 23 settembre 16 settembre 9 settembre 2 settembre 26 agosto 19 agosto 12 agosto Marx Epicuro Husserl Weil Foucault Smith Jung Heidegger Newton Mario Cingoli Roberto Radice Tommaso Tuppini Olivia Guaraldo Fabrizio Palombi Stefano Fiori Costantino Esposito Roberto Maiocchi Cultura 35 Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014 La collana Profili, temi e bibliografie nei volumi (e sulla Rete) I 11 12 13 14 15 16 17 18 22 aprile 29 aprile 6 maggio 13 maggio 20 maggio 27 maggio 3 giugno 10 giugno Cartesio Sartre Bruno Hegel Montaigne Tommaso Darwin Keynes Alberto Peratoner Gabriella Farina Michele Ciliberto Tommaso Tuppini Nicola Panichi Carlo Chiurco Roberta Lanfredini Roberto Marchionatti 26 25 24 23 22 21 n edicola a partire da oggi con il quotidiano si può trovare la nuova collana «Grandangolo» del «Corriere della Sera» dedicata ai grandi filosofi: primo volume è Platone, sul padre riconosciuto della filosofia occidentale. In totale i libri saranno 35, in edicola ogni martedì, per comporre una biblioteca di monografie filosofiche inedite, curate da importanti studiosi e specialisti italiani di grande prestigio come Roberto Radice, Tommaso Tuppini, Olivia Guaraldo e numerosi altri (il prezzo della prima uscita è € 1, le uscite successive € 5,90; per il formato ebook, prima uscita da € 0,89, e uscite successive da € 3,59). Si tratta di saggi a carattere divulgativo, dedicati ciascuno a una personalità fondamentale del pensiero filosofico (o di rilievo teoretico importante anche se proveniente da altre discipline quali le scienze o la psicoanalisi), come appunto Platone (da oggi), per proseguire con Kant (18 febbraio), Einstein (25 febbraio), Nietzsche (4 marzo), Aristotele (11 marzo), Schopenhauer (18 marzo), Freud (25 marzo) e così via, alternando nelle uscite filosofi e pensatori antichi, moderni e contemporanei, fino al pensiero critico del Novecento. Ciascuna monografia è suddivisa in tre parti riguardanti gli elementi biografici (il «panorama»), il corpus e il significato del pensiero dell’autore (il «focus») e infine la bibliografia commentata e altri contenuti utili (l’«approfondimento») ma ciascuna parte è ulteriormente suddivisa a sua volta in altre sezioni specifiche. Ad esempio, tra i dati biografici si trova, oltre alla cronologia della vita, anche la descrizione dell’ambiente storico sociale dell’epoca, per inquadrare l’ambito in cui il filosofo è maturato; nella parte relativa all’opera, oltre ai contenuti teoretici del pensiero e alle tematiche dell’autore, si può conoscere anche la fortuna nei secoli, l’influenza e l’eredità del suo insegnamento fino ai giorni nostri. E infine, nella parte dedicata all’approfondimento, oltre a leggere brani o citazioni degli autori, è possibile consultare una moderna bibliografia commentata, insieme ad altri apparati, che fornisce una sintetica ma utile guida per orientarsi non solo nel panorama delle altre pubblicazioni — divulgative o più specialistiche — sul personaggio, ma anche tra i link e le risorse disponibili online, per chi desiderasse proseguire nel percorso di conoscenza del filosofo. 20 19 5 agosto 29 luglio 22 luglio 15 luglio 8 luglio 1 luglio 24 giugno 17 giugno Kierkegaard Socrate Popper Voltaire Wittgenstein Galileo Plotino Abelardo Marco Fortunato Roberto Radice Roberto Maiocchi Gianni Paganini Luigi Perissinotto Roberto Maiocchi Roberto Radice Carlo Chiurco Ida Bozzi © RIPRODUZIONE RISERVATA CORRIERE DELLA SERA 36 Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera SMS Idee&opinioni Le news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984 Servizio in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984 Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA Una politica indebolita e impotente ci rende ostaggi dello Stato burocratico ✒ Flavio Zanonato di recente si è rammaricato del trattamento che ha ricevuto nelle ultime settimane da parte dei media. Non gli sono piaciute le critiche rivolte alla sua personalissima interpretazione, totalmente itinerante, del ruolo di titolare del dicastero dello Sviluppo economico. E soprattutto non ha gradito che i rilievi di metodo si siano sommati con quelli di merito, ovvero di aver trascurato di monitorare i principali dossier delle aziende in crisi, primo tra tutti lo spinoso caso Electrolux. Così ieri, parlando alla Camera, il ministro ha speso molte energie per rassicurare i deputati sul suo impegno per risolvere la vertenza con gli svedesi, arrivando però a dire che «il governo non consentirà il trasferimento delle produzioni in Polonia». Purtroppo, duole ricordarlo, l’economia di mercato non funziona così. Non è il governo che può decidere d’imperio che una multinazionale rinunci a delocalizzare o che un imprenditore italiano non si trasferisca armi e bagagli in Svizzera o in Carinzia. I casi in cui l’amministrazione centrale o quelle regionali si sono opposte fermamente al trasferi- mento di produzioni e poi l’hanno subito sono numerosi. Ergo, meglio evitare i proclami e l’indurimento del lessico e lavorare invece per dare quelle risposte che a tutt’oggi mancano. I sindacati di categoria hanno chiesto che all’intero settore dell’elettrodomestico sia accordato uno sgravio contributivo sui contratti di solidarietà che, secondo stime di parte Fiom, dovrebbe corrispondere a un risparmio di 3 euro per ora lavorata. L’Electrolux ha valutato positivamente la richiesta di Fim-FiomUilm e così il passaggio successivo diventa quello di tentare di capire cosa ne pensa il governo. Come farà a delimitare il perimetro della decontribuzione per evitare che l’eventuale provvedimento sia troppo oneroso? Si applicherà a tutto il settore del bianco o a singole aree territoriali? I problemi aperti sono questi e dall’intervento di ieri di Zanonato non sono venuti lumi. Anzi, paiono essere aumentate le preoccupazioni di parte sindacale. Dario Di Vico © RIPRODUZIONE RISERVATA SCOPPIANO SULL’ASSE MILANO-PARIGI I MOTI DELL’INTERNAZIONALE TASSISTA ✒ Sta nascendo un’Internazionale tassista. Sbaglia chi non vede collegamenti e continuità tra lo sciopero totale dei taxi di Parigi e i disordini milanesi di piazza Scala. I «moti» di ieri segnano un salto di qualità nella battaglia (difensiva o di rendita di posizione, il giudizio resta aperto) combattuta dai tassisti francesi e italiani contro l’«invasore» americano Uber, la multinazionale che ha stravolto le regole dei trasporti urbani con un’app sul telefonino. Le immagini delle manifestazioni agli aeroporti parigini di Roissy e Orly venivano rilanciate su Twitter dai colleghi milanesi, le bombe carta scoppiate sotto gli uffici del sindaco Giuliano Pisapia facevano esplodere la loro eco sugli Champs-Élysées. Non è una coincidenza neppure la scelta di questo lunedì di rabbia. I tassisti milanesi avevano chiesto l’autorizzazione del presidio alla Questura per questa data e nessun’altra: volevano unificare i calendari della protesta. Per capire come si è arrivati fin qui, bisogna tornare alle sfilate modaiole di un anno fa. Mese di febbraio: dopo aver posizionato berline di lusso dalla California alla Germania (accompagnando il lancio del servizio Ncc con campagne di marketing sexy e testimonial vip), Uber esporta il modello anche in Italia. È una liberalizzazione di fatto. Milano diventa il laboratorio nazionale della rivoluzione digitale finanziata (poi) da Google e Goldman Sachs. In pratica, qualche decina di noleggiatori di auto di lusso si «associa» al marchio e contende strade e clienti ai 5 mila titolari di licenza taxi. Primo problema: il settore dei taxi e degli Ncc è separato per legge e l’app di Uber aggira le norme. Secondo problema, forse il più grave: un impianto normativo risalente al 1992 non può di certo regolamentare le nuove forme di economia emergente. Le tensioni (denunce, risse, picchetti e cortei) sono via via cresciute in questo scenario d’incertezza del diritto. In Italia come in Francia, per arginare le rivolte servirebbe una presa di posizione di Stato o un salvagente dall’Europa. Nell’attesa, il 20 febbraio i taxi di Milano dovrebbero scioperare ancora. Armando Stella © RIPRODUZIONE RISERVATA MANDATO D’ARRESTO PER JIANG ZEMIN & C. UN GIUDICE IMBARAZZA IL GOVERNO SPAGNOLO ✒ Non si può cavarsela tirando in ballo Don Chisciotte o il presunto carattere idealista vagamente autodistruttivo degli spagnoli. Qui non si tratta di mulini a vento, ma di giganti veri. Il problema tocca le radici della civiltà occidentale, la parità tra gli uomini, la Giustizia uguale per tutti, ma anche quel senso di superiorità che si impossessa di noi dai tempi in cui le colonie erano «missioni civilizzatrici» e tutti dormivano sereni. Ieri un giudice spagnolo della Procura Nazionale ha emesso un mandato di arresto per l’ex presidente cinese Jiang Zemin. L’accusa è genocidio del popolo tibetano negli anni 80 e 90. Con lui sono ricercati anche l’ex premier Li Peng e altri tre alti responsabili del regime. Stalin chiedeva «quante Divisioni corrazzate ha il Papa». Jiang Zemin starà pensando che l’intera Spagna ha un Prodotto interno lordo pari a una media città della sua Repubblica Popolare. La legge in base alla quale il giudice Ismael Moreno da Madrid cerca di correggere i mali del mondo ha la data del 2009. «Quando esistano vittime di nazionalità spagnola non ci sono limiti di giurisdizione». È bastato trovare che due delle innu- merevoli vittime tibetane avevano passaporto spagnolo e il provvedimento è diventato obbligatorio. Oggi il ministero degli Esteri di Madrid si affanna per fermare la sua stessa magistratura. Il Parlamento ha dimezzato i tempi di attesa per una legge che cambia tutto. «È un provvedimento molto desiderato dall’esecutivo», sussurrano i parlamentari della maggioranza. Si vergognano di piegarsi, anche loro vorrebbero essere come il giudice Moreno, senza macchia e senza paura. Eppure non crediamo più a un Santo Graal da riconquistare. Persino la favola della democrazia da esportazione di George W. Bush si è rivelata una semplice, tragica guerra. Moreno ha l’onere di applicare la legge. Il governo il dovere di cambiarla. Noi quello di non sognare: Saddam Hussein o Slobodan Milosevic sono finiti in galera quando i B52 hanno annichilito i loro eserciti. Non prima. Se la Spagna vuole mandare i bombardieri a liberare il Tibet lo proponga all’Onu. A salvarci dalla terza guerra mondiale penserà il diritto di veto di Pechino. Andrea Nicastro © RIPRODUZIONE RISERVATA di ANGELO PANEBIANCO SEGUE DALLA PRIMA Nel secondo caso — volutamente o meno non fa differenza — si è messa una zeppa che potrebbe far fallire l’accordo Renzi- Berlusconi: forse l’ultima opportunità prima di trovarci a contemplare scenari da Repubblica di Weimar. Nel corso degli anni, l’indebolimento della democrazia rappresentativa è stato compensato dal rafforzamento della amministrazione e della giurisdizione. La democrazia è oggi ostaggio delle principali componenti dello Stato burocratico, che la controllano e la ricattano (è il blocco burocraticocorporativo su cui ha scritto Ernesto Galli della Loggia, Corriere del 24 gennaio). Nulla essa può senza il placet della burocrazia e delle magistrature, amministrative od ordinarie che siano. E poiché quelle sono tutte strutture adibite alla conservazione dell’esistente, i loro vertici non daranno mai alla politica il permesso di introdurre i cambiamenti invocati dal resto del Paese. Lo Stato burocratico-giudiziario ha bisogno di una politica debole. Abbiamo alle spalle una lunga esperien- za di politica impotente: secondo governo Prodi, governi Berlusconi, governo Monti, governo Letta. Non la qualità delle persone ma il contesto ne ha determinato il fallimento. Che poi l’impotenza della politica si accoppi alla sua invadenza non è una contraddizione: a una politica che non può innovare resta solo la distribuzione di posti e prebende. Il politico che non può affermarsi generando beni pubblici (innovazioni a beneficio della collettività) deve farlo distribuendo beni privati. Il che accresce la delegittimazione della politica, e quindi il suo indebolimento, a vantaggio dello Stato burocratico-giudiziario. In un ❜❜ A determinarne il fallimento non è stata la qualità delle persone che si sono avvicendate alla guida dei governi, ma il contesto circolo vizioso senza fine. Però il vincitore, apparentemente fortissimo, ha a sua volta i piedi di argilla (più o meno come certi regimi burocratico-militari latinoamericani degli anni Settanta dello scorso secolo). Non può gestire una società complessa. Inoltre, la delegittimazione della politica rappresentativa porta alla ribalta movimenti antiparlamentari che, come negli anni Venti e Trenta, rappresentano un rischio anche per le prerogative dello Stato burocraticogiudiziario. Spesso le forti personalità, di cui le democrazie hanno comunque bisogno, falliscono. Ma qualche volta no. La ragione della popolarità di Renzi si comprende. Non assomiglia a Berlusconi per le sue politiche (solo gli sciocchi lo pensano). Gli assomiglia per la forza della sua personalità. È la solita storia di Davide e di Golia. È facile (e anche doveroso) fare le bucce a Renzi, mettere in luce le sue (gravi) debolezze programmatiche, le sue furbizie, forse anche l’inadeguatezza di certi suoi collaboratori. Ma, almeno — molti pensano — è uno che ci prova. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL GIORNO DEL RICORDO L’indicibile (per anni) violenza delle foibe di GIOVANNI BELARDELLI G li atti di vandalismo compiuti ieri ai danni di qualche monumento alle vittime delle foibe vanno ovviamente condannati, ma senza sopravvalutarli. Da tempo infatti il Giorno del ricordo, dedicato alla memoria degli italiani vittime della violenza jugoslava e insieme dei circa trecentomila esuli che nel dopoguerra dovettero lasciare l’Istria e la Dalmazia, vede il manifestarsi di contestazioni scarsissime di numero e per così dire residuali. Direi anzi che su pochi argomenti del nostro passato recente il giudizio prevalente è cambiato come in relazione alle drammatiche vicende che ricordiamo il 10 febbraio. Le violenze commesse dall’esercito popolare jugoslavo durante l’occupazione di Trieste — dapprima dopo l’8 settembre 1943, poi nei terribili quaranta giorni seguiti alla «liberazione» della città — hanno rappresentato per decenni episodi letteralmente indicibili, per almeno due fondamentali motivi. Le vicende legate all’esodo ricordavano al Paese qualcosa che la maggioranza degli italiani — la gente comune ma anche le élites politiche e intellettuali — aveva preferito rimuovere rapidamente: il fatto che l’Italia — nonostante la Resistenza, nonostante il rango di Paese cobelligerante ottenuto dagli Alleati — la guerra l’aveva pur sempre persa, dovendo subire al suo confine orientale una amputazione territoriale particolarmente significativa (anche per gli echi simbolici che rimandavano alla guerra del ’15-18). Inoltre, il tema delle violenze esercitate dai comunisti jugoslavi contro gli italiani era particolarmente imbarazzante per il Pci, che durante la guerra (e oltre) aveva seguito nei suoi rapporti con Tito una politica a dir poco ambigua; una politica che, ad esempio, nel 1944 aveva indotto i comunisti italiani a uscire dal Cln di Trieste e a far entrare le proprie formazioni partigiane nell’esercito di liberazione jugoslavo. Politici e intellettuali comunisti (storici compresi) a lungo continuarono a sostenere che nelle foibe erano stati gettati solo dei fascisti, come reazione alla politica di sopraffazione e snazionalizzazione che il regime di Mussolini aveva adottato nei confronti delle minoranze slovena e croata. In realtà le violenze jugoslave si erano rivolte contro gli italiani in quanto tali — antifascisti compresi — poiché essi rap- DORIANO SOLINAS I PROCLAMI AL POSTO DEI PROBLEMI LA NUOVA TATTICA DI ZANONATO presentavano un ostacolo per le mire annessionistiche di Tito. Ma per anni affermare questo, e ricordare le vittime delle foibe o l’esodo dei profughi giuliano-dalmati, significava venire considerati inequivocabilmente di destra e anzi essere bollati come «fascisti». Terribile, al riguardo, l’episodio che Claudio Magris ha narrato su questo giornale vari anni fa, rievocando quanto accadde ad alcuni esuli che, lasciate le loro terre e costretti a chiedere rifugio nella Penisola, si trovarono a sostare alla stazione di Bologna: i ferrovieri comunisti minacciarono di bloccare il traffico di quell’importante nodo ferroviario se si fosse permesso a quelle povere famiglie di scendere dal treno per rifocillarsi. Ai loro occhi, i profughi avevano avuto la fortuna di essere stati collocati dal nuovo confine nella Jugoslavia di Tito, che stava costruendo un radioso futuro socialista. Se vi avevano rinunciato, voleva dire che erano fascisti. Questa era l’Italia di fine anni 40. Ma il pregiudizio negativo nei confronti di quegli esuli, l’innominabilità delle foibe, durarono a lungo. Ancora venti anni fa, alcuni esponenti del Pds triestino chiedevano alla Rai di non trasmettere la puntata del programma Combat film, dedicato appunto alle foibe. Ma proprio dai ranghi della sinistra postcomunista doveva venire di lì a non molto la fine del- l’ostracismo, con il segretario del Pds triestino Stelio Spadaro che nell’estate 1996 — presto seguito da dirigenti del rango di Piero Fassino — chiese a gran voce al suo partito di cambiare finalmente il giudizio sulle foibe. In un crescendo di polemiche, interviste, articoli (il Corriere arrivò a pubblicarne almeno uno al giorno) infine il muro della memoria si sgretolò. Con qualche residua resistenza, certo: alcuni dizionari ed enciclopedie continuarono ancora per un po’ a menzionare le foibe soltanto come «depressioni carsiche», omettendo di ricordare le migliaia di povere vittime che vi erano state gettate, spesso ancora vive; una fiction Rai, nel 2005, chiamava pudicamente i comunisti jugoslavi soltanto «titini» per non offendere non si sa bene chi. Ma a suggellare un cambiamento generale di clima c’era ormai stata, nel 2004, la legge che istituiva il Giorno del ricordo, approvata da tutti i partiti esclusi alcuni irriducibili nostalgici di Rifondazione e del Partito dei comunisti italiani. Ieri abbiamo tutti potuto vedere la cerimonia al Senato, che conferma ulteriormente come la memoria di un Paese non sia necessariamente immobile, dunque come l’evocazione del «passato che non passa» sia spesso soltanto un modo per coprire i nostri pregiudizi e le nostre pigrizie. © RIPRODUZIONE RISERVATA 37 Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014 Lettere al Corriere Il Referendum per l’indipendenza della Scozia dal Regno Unito si terrà il 18 settembre del 2014, a seguito di un accordo del governo scozzese con il governo centrale. La domanda che verrà posta agli elettori sarà: dovrebbe la Scozia essere uno Stato indipendente? In caso di vittoria del sì, è già stata scelta la data per l’annuncio della nascita del nuovo Stato: il 24 marzo del 2016. Non a caso, considerando che il 24 marzo 1707 segnava la fine dell’autonomia della Scozia, con l’entrata in vigore dell’Atto d’Unione con la monarchia inglese! Possiamo quindi parlare di nascita di rinascita di uno Stato? Inoltre, quali vantaggi avrà lo Stato della Scozia, rispetto ai consistenti finanziamenti e agevolazioni che ha già oggi e che, presumibilmente, verranno aboliti? Teresiana Eliodeni [email protected] AGENZIE DI RATING EUROPEE immobile da anni, in cui era immersa la riforma elettorale. Però si corre il rischio che la montagna partorisca un topolino! Con le nuove regole che spingono i piccoli partiti a unirsi ai grandi per superare la soglia di sbarramento, si saprà subito chi ha vinto, ma chi impedirà ai piccoli partiti di separarsi di nuovo e creare difficoltà e ricatti al nuovo governo? Caro Romano, come mai non esistono agenzie di rating europee? Perché l’economia europea deve sempre essere giudicate da oltre Atlantico? Ubaldo Pasqualotto [email protected] Nel gennaio del 2013 il Parlamento europeo ha votato a grande maggioranza per un documento che introduce, tra l’altro, norme regolamentari sul funzionamento delle agenzie di rating in Europa e cerca di mettere fine al loro oligopolio. Ma non è riuscito ad accordarsi sul profilo e le caratteristiche di una eventuale agenzia europea. La Commissione, d’altro canto, ha detto che sarebbe molto costosa (fra 300 e 500 milioni all’anno) e si è impegnata a presentare un rapporto sull’argomento entro il 2016 . A RISCHIO PALUDE Riforma elettorale Credo vada dato merito a Matteo Renzi di avere smosso le acque della palude, Cara Signora, inascita è la formula politica e retorica di cui gli scozzesi si serviranno per affermare l’esistenza di una continuità storica fra la Scozia d’oggi e quella degli Stuart. Ma si tratterebbe pur sempre di uno Stato interamente nuovo in cui anche le istituzioni esistenti dovrebbero essere adattate alle loro nuove responsabilità. Su questo aspetto della questione vi è per il momento poca chiarezza. Alex Salmond, leader del Partito nazionale scozzese e capo dell’esecutivo regionale, ha sostenuto che la Scozia e il resto del Regno Unito potrebbero continuare a fare parte R di una Unione monetaria. Ma il governatore della Banca d’Inghilterra, durante un recente viaggio a Edinburgo, ha ricordato che la politica monetaria, in tale caso, verrebbe fatta a Londra e che gli scozzesi avrebbero quindi, nella materia, una sovranità dimezzata. Salmond vuole che la Scozia faccia parte dell’Ue, ma il presidente della Commissione europea ha fatto presente che il nuovo Stato, come ogni altro candidato, dovrà fare domanda di adesione e negoziare i necessari accordi su tutte le materie che fanno parte del patrimonio comunitario. Chiunque abbia voce in capitolo cerca di spiegare agli favoriti da stipendi garantiti e poco lavoro. Quest’ultima evasione è da considerarsi particolarmente spiacevole perché il doppio lavoro in nero sottrae entrate economiche allo Stato e lavoro vero ai tanti disoccupati. Angelo Tirelli, Milano Gianni Zenoni [email protected] LAVORO NERO / 1 LAVORO NERO / 2 Dipendenti pubblici Ripetizioni agli studenti Solo ora «si scopre» che l’evasione non è solo dei lavoratori autonomi, ma di tutti i lavoratori, in special modo dei dipendenti pubblici Sono uno dei 9/10 che non rilascia ricevuta per le lezioni (a domicilio, 20 euro l’ora). Desidero sottolineare che a scozzesi che la nascita di uno Stato indipendente, se l’esito del referendum sarà positivo, è destinata a creare più problemi che soluzioni. Che cosa accadrà, sino alla fine della legislatura, dei parlamentari della Camera dei Comuni britannica eletti nei collegi scozzesi? Che cosa accadrà dei funzionari scozzesi della pubblica amministrazione? Dovranno fare una scelta di nazionalità’? Il Primo ministro David Cameron, dal canto suo, ha pronunciato un appassionato discorso in cui ha chiesto a tutti i cittadini britannici di premere sui loro amici scozzesi per evitare il divorzio. È stato osservato (Financial Times del 7 febbraio) che il Primo ministro britannico, paradossalmente, ricaverebbe dalla scissione un vantaggio politico. La Scozia manda ora a Westminster 41 deputati laburisti con- tro un solo deputato conservatore. Senza la Scozia, i tories potrebbero governare senza l’aiuto dei liberal-democratici. Ma Cameron teme che l’uscita della Scozia dal Regno Unito rimetterebbe in discussione i rapporti con il Galles e l’Irlanda del Nord e soprattutto che il marchio britannico nel mondo diverrebbe meno attraente. Il referendum scozzese del 18 settembre non riguarderà soltanto il Regno Unito. Il risultato è atteso con interesse in Spagna dove anche i catalani vogliono un referendum. Le segnalo, cara Signora, che la Catalogna, come la Scozia, vuole l’indipendenza, ma senza rinunciare all’Unione Europea. Forse entrambe vogliono lasciare la casa madre perché sanno che esiste una casa più grande in cui potranno continuare ad abitare. fronte di un mio guadagno «illegale», compreso fra 2 e 3 mila euro l’anno, per ogni studente sottratto alla bocciatura lo Stato ne risparmia più di 7 mila, molto più di quel che guadagnerebbe dalle tasse sulle lezioni di cui forse quello studente non potrebbe usufruire per il costo, ovviamente, superiore. sono effetti della crisi o ne sono la causa? Alfredo Argenti, Torino GIOVANI E SINGLE Cause o effetti della crisi? L’Italia è uno dei Paesi più lenti nella ripresa dalla crisi. Poi oggi si apprende che: 1) 7 milioni di giovani fra i 18 e 35 vivono in casa con i genitori; 2) 25 milioni di persone vivono sole. E allora mi chiedo: questi © RIPRODUZIONE RISERVATA Ennio Ferrarini ennio.ferrarini@ fastwebnet.it ZOO DI COPENHAGEN Quella giraffa Triste la fine della giraffa abbattuta perché di troppo nello zoo di Copenhagen. L’alternativa di inviarla in Africa era comunque inattuabile sia per il costo sia perché probabilmente non avrebbe retto nemmeno il lungo trasferimento in nave. Non si comprende comunque il motivo di rinunciare a inviarla in un altro parco europeo. Vittorio Zanuso [email protected] OLIMPIADE SU TV SVIZZERA La tua opinione su sonar.corriere.it La Svizzera ha detto sì a una norma che ponga un tetto all’immigrazione degli stranieri. È giusto? Abbonato Rai SUL WEB Risposte alle 19 di ieri La domanda di oggi Sì Al via tra una settimana un classico musical-televisivo: il Festival di Sanremo. Lo seguirete? 66 No 34 Ho regolarmente pagato il canone Rai. Ora mi godo l'Olimpiade invernale sulla tv svizzera. È normale per la Rai che trasmette «di tutto, di più»? Enzo Cattaneo [email protected] Interventi & Repliche Referendum elvetici: vera democrazia l risultato finale dei referendum elvetici può non piacere a molti, soprattutto italiani, non piace neanche a me ma è certamente un bellissimo esempio di democrazia autentica. In una domenica i nostri vicini hanno deciso sulla possibilità di finanziare l’aborto da parte delle Casse Mutue e sui tetti all’immigrazione ma non solo i ticinesi hanno anche approvato la riforma costituzionale, che prevede l’ineleggibilità e la decadenza per chi commette reati contrari alla dignità di una carica(la “loro legge Severino”), e i bellinzonesi perfino su una variabile urbanistica per la loro città. Fra qualche domenica il popolo svizzero si esprimerà sull’opportunità, con relativi costi, di sostituire gli attuali caccia Tiger con gli svedesi Grimpen( i “ loro F-35). È possibile che nessun partito ritenga di dover aggiungere piu’ democrazia diretta nel motore delle riforme costituzionali? Perfino i grillini amano soprattutto le consultazioni interne alla loro base? Non possiamo imparare niente dai nostri vicini scudocrociati? Pier Luigi Tolardo, Novara Sentenze sul caso Knox-Sollecito Credo sia legittimo criticare i giudici quando le loro sentenze siano così smaccatamente contraddittorie come nel caso Knox-Sollecito. Tuttavia, i giudici scontentano sempre qualcuno, comunque vada. In questo caso la sentenza in appello è stata giudicata errata ed è stato istituito un nuovo processo che ha dato esito sfavorevole agli imputati. Checché ne dicano gli americani, la nostra giustizia, pur con tutti i difetti che conosciamo, credo, fornisca sufficienti garanzie di attuazione. Controlli incrociati, pur farraginosi, servono maggiormente la causa che è quella di assicurare che Giustizia sia fatta. Mi par di capire che nel caso in questione il giudice del processo d’appello non abbia ritenuto di confermare la sentenza di condanna perché, nel dubbio, ha privilegiato la tesi dell’innocenza. Evidentemente, © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE PRESIDENTE Angelo Provasoli Ferruccio de Bortoli VICE PRESIDENTE Roland Berger Luciano Fontana VICEDIRETTORI Antonio Macaluso Daniele Manca Giangiacomo Schiavi Barbara Stefanelli AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962 Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Ferruccio de Bortoli [email protected] - fax 02-6205.8011 © COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. 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Parlo della lingua italiana, da molti considerata una morticina, tanto malridotta da doverla rinvigorire infarcendola di termini stranieri considerati prestigiosi e innovatori. Arrivare a chiamare un ministero «del Welfare» è veramente una forma di servilismo linguistico . Ebbene, le statistiche ci dicono che questa morticina è oggi la quarta lingua mondiale in fatto di richiesta di apprendimento. E la sua popolarità non nasce dalla potenza economica o militare del Paese , ma dalla sua prevalenza nel campo culturale. Da questa popolarità possono venire molte risorse. Cosa trascuratissima dai nostri governanti, tutti intenti a chiudere le sedi degli Istituti italiani all’estero, quasi rappresentassero un atto di vanità nazionale e non un importantissimo strumento di diffusione della nostra lingua e della nostra cultura. La domanda di insegnamento dell’italiano all’estero è in crescita, come ha spiegato il sottosegretario Mario Giro in un vivacissimo convegno guidato da Marino Sinibaldi, tenutosi per volontà del ministro degli Esteri Emma Bonino pochi giorni fa alla Farnesina. Quello che manca, ha spiegato Simonetta Giordani, è il coordinamento fra i vari enti pubblici e privati che insegnano l’italiano ma lavorano ciascuno per conto proprio. È masochismo «Voglia d’Italia», è stata chiamata da Marco Rossi Doria questa politico voler richiesta in crescita, ricordando smantellare che nel 2013 si è registrato un aumento del 5% delle visite nelle citle nostre sedi tà turistiche. Da non dimenticare all’estero poi la nuova emigrazione intellettuale, che parla un italiano colto: scienziati, medici, ingegneri, architetti, artisti che si fanno apprezzare per la serietà del lavoro. Pensare di togliere loro un punto di riferimento come gli istituti di cultura è masochismo politico. Solo in Francia, ha spiegato Fabio Cappelli, ci sono oggi 4 milioni di persone di origine italiana. Vogliamo dare loro l’orgoglio di una memoria storica che appartiene all’Europa ma affonda le sue radici nel suolo italiano? Insomma: bocciata in pieno la teoria del sangue. È un arcaismo inconciliabile con la globalizzazione. Non si è italiani per diritto di sangue, ma per diritto di linguaggio e di cultura, due cose che si apprendono e fanno parte del patrimonio di un pensiero elaborato e conquistato. E per chi crede che con la cultura non si mangia, un solo dato: gli studenti americani che si specializzano nella nostra lingua hanno speso l’anno scorso quasi 700 milioni nel nostro Paese. E siamo, come specifica Paolo Fallai, «il secondo esportatore di audiovisione in America dopo la Francia». Per non parlare della lirica, che come ha testimoniato Tosca, è popolarissima fra i giovani di tutto il mondo, salvo che da noi. Che dire se non: vogliamo smettere di piangere sul nostro ombelico per mettere il naso fuori? Abbiamo ricchezze immense che sistematicamente tentiamo di buttare dalla finestra. ❜❜ © RIPRODUZIONE RISERVATA Nidasio FONDATO NEL 1876 CONDIRETTORE @ Il REFERENDUM SCOZZESE Il sale sulla coda VIA DA LONDRA, MA CON BRUXELLES di Dacia Maraini Risponde Sergio Romano Nessun accordo Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a: «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79 PUBBLICITÀ RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano - Tel. 02-25846543 - www.rcspubblicita.it PREZZI DI VENDITA ALL’ESTERO: Albania € 2,00; Argentina $ 10,50 (recargo envio al interior $ 1,00); Austria € 2,00; Belgio € 2,00; Canada CAD 3,50; CH Fr. 3,00; CH Tic. 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Mariagrazia Gazzato, Mirano (Ve) EDIZIONI TELETRASMESSE: Tipografia Divisione Quotidiani RCS MediaGroup S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • Seregni Padova s.r.l. 35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) - Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione Sarda S.p.A. 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Il Mito” € 11,39; con “Braccialetti Rossi” € 14,30; con “Giorgio Scerbanenco e il giallo italiano” € 8,30; con “Le grandi storie Disney” € 9,39; con “Barenboim, il mio Beethoven” € 8,39; con “Grandangolo” € 2,40; con “Sampei” € 3,39; con “Il Cosmo” € 12,30; con “I dolci di Benedetta” € 9,39; con “Classici dell’Avventura” € 8,30; con “Francesco Guccini. Storie di libertà” € 11,30; con “Manara, maestro dell’Eros” € 12,39; con “Holly e Benji” € 11,39; con “Il commissario Montalbano” € 11,39; con “Luigi Pirandello. Romanzi, novelle e teatro” € 9,30; con “English da Zero” € 12,39;con “Grandi Italiani” € 13,30; con “Biblioteca della Montagna” € 10,30; con “Il Mondo” € 4,40 38 Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera Spettacoli In streaming Solibello-Ardemagni i volti della notte A Sanremo torna il Dopofestival che andrà in onda in live streaming sul portale Rai.tv e sarà curato dai due conduttori di «Caterpillar AM», programma di punta di Radio2, Marco Ardemagni (50 anni, a sinistra nella foto) e Filippo Solibello (41). All’Ariston I conduttori celebreranno anche i 60 anni della tv. Cat Stevens tra gli invitati, Virzì alla guida della giuria di qualità Insieme Fabio Fazio e Luciana Littizzetto: entrambi hanno 49 anni. Tornano all’Ariston per il secondo anno di fila. Anche per l’edizione 2014 i cantanti porteranno in gara due canzoni DALLA NOSTRA INVIATA SANREMO — Fabio Fazio e Luciana Littizzetto sono rilassati. O forse fingono bene. Ieri hanno presentato il loro secondo Festival insieme, a Sanremo. «Gli ascolti? Mi darebbe fastidio fare una via di mezzo. Il tracollo invece sarebbe affascinante. Poi tanto io me ne vado», scherza Fazio. «Non voglio niente di più rispetto all’anno scorso. Non sono nell’ottica di voler dimostrare niente» sottolinea Littizzetto. La verità è che quest’anno più che mai si prova a mescolare alto e basso, liturgia sanremese e ironia spiazzante, musica d’autore e grandi ospiti pop. Quest’anno la 64esima edizione del Festival si fa in tre: prologo, serata, Dopofestival. Ciascuna delle cinque serate, dal 18 al 22 febbraio all’Ariston, sarà preceduta da un’anteprima di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, il «Testimone» di Mtv Italia, nonché premiato regista al debutto con il film La mafia uccide solo d’estate. Una novità assoluta per il Festival, un modo per richiamare il pubblico più giovane. A seguire la serata tradizionale, simile nell’impianto all’anno scorso. Fazio la spiega così: «Ogni big ha due canzoni in gara e al termine della serata di martedì e mercoledì sapremo quale delle due resta in gara. Poi giovedì si ricomincia e parte la sfida. Noi non abbiamo fatto un cast televisivo, abbiamo scelto canzoni nel segno della contemporaneità». Nonostante il mondo festivaliero, ormai da anni, continui a sottolineare che Sanremo è il Festival della canzone e non di altro (una excusatio non petita?) la verità è che c’è grande attenzione alla struttura televisiva delle serate, alla narrazione, agli ospiti scelti. Il primo tema pensato da Fazio e dai suoi autori è la bellezza. Non a caso, la prima serata c’è Laetitia Casta, bella per antonomasia, che torna a fare coppia con Fazio, dopo 15 anni dal suo pri- Fazio dedica Sanremo alla bellezza Littizzetto: noi due che c’entriamo? Tutte le sere anteprima con Pif, gara e Dopofestival sul web mo Sanremo. Ma Fazio non ne fa (solo) una questione di bellezza fisica di una donna: «Penso a quella che ha raccontato Sorrentino, alla bellezza come necessità, alla bellezza troppo spesso trascurata. Alla bellezza come leggerezza di una gara di canzoni», (commenta Littizzetto: «Se il tema è la bel- lezza, non si capisce perché ci siamo noi due»). E per declinare questa bellezza, Fazio si è affidato alla scenografia «perché è volgare sprecare una scenografia come una scatola. E questa è romantica nel senso letterale del termine». La scenografa, Emanuela Trixie Zitkowsky, ha scelto «un palaz- zo del ’700 italiano con il suo salone della musica, che con il tempo e l’incuria ha perso lo smalto. È un omaggio alla bellezza maltrattata dell’Italia, alle cose meravigliose che lasciamo deperire. Ma è anche un augurio: attraverso un ipotetico restauro la musica torna a suonare, la sala torna a rivivere». Altro Gli ospiti annunciati Polemica su Twitter Salvini e Mannoia, scontro sui radical chic Scontro Matteo Salvini (40 anni) e Fiorella Mannoia (59) Matteo Salvini che se la prende con i radical chic con i milioni in banca. Fiorella Mannoia che rinfaccia ai leghisti diamanti e fondi in Tanzania. Polemica virtuale (ossia su Twitter), ma tutta reale quella tra il segretario federale della Lega Nord e la cantante. Salvini ha scritto sul social network di essere poco interessato al Festival, «trionfo di impegnati con milioni in banca, tipo Fazio e Littizzetto o Mannoia. Ammetto: mi stanno qui, sullo stomaco!». Immediata la replica di Fiorella Mannoia: «Milioni in banca? Ha sbagliato indirizzo, per quel che mi riguarda, liberi pure il suo stomaco». E ancora: «Guardi in casa sua, con i diamanti e i fondi in Tanzania si fanno affari ben più cospicui». Martedì 18 Laetitia Casta (35, foto), Cat Stevens e la Carrà Mercoledì 19 Claudio Baglioni (62, foto) e Rufus Wainwright tema su cui si svilupperà il Festival sono i 60 anni della tv «anche se è già stato molto usato» non manca di dire Fabio. Per farlo ha voluto sul palco dell’Ariston due pezzi da novanta: Raffaella Carrà («chi avrebbe mai immaginato di poter fare un numero con Raffa» esclama eccitata Luciana) e Renzo Arbore. «Lo vogliamo premiare non solo per i 60 anni della tv, ma perché lui ha scritto la grammatica dell’altra tv. È la persona che in sé riassume il senso di questa ricorrenza». E non finisce qui. Perché a mezzanotte e mezza, circa, proprio come ai vecchi tempi, torna il Dopofestival. Che veramente quest’anno sarà #DopoFestival, perché in tempo di social network l’hashtag è di rigore. E infatti n o n a n d r à i n t v , m a s u l we b (www.rai.it). A guidarlo, Filippo Solibello e Marco Ardemagni, conduttori di «Caterpillar AM», programma di Radio2. L’impianto è lo stesso: polemiche, analisi della serata, ospiti, gag, liti, retroscena. Perché sul web? «È il tentativo di riportare il marchio “Dopofestival” in auge. Vedremo come andrà usando questo nuovo linguaggio» spiega Giancarlo Leone, direttore di Rai1 (che annuncia, ancor prima che gli venga posta la domanda: «Quest’anno la pubblicità ha già coperto per intero i costi del Festival. Può darsi che ci saranno anche gli utili»). Stili, linguaggi, modalità diversi in questa edizione 2014. Da Claudio Baglioni a Stromae; da Franca Valeri a Rufus Wainwright; dal «Sanremo club» serata del venerdì, sintesi tra Festival di Sanremo e Festival di Tenco, dedicata ai cantautori, al comico Enrico Brignano; dall’omaggio al maestro Claudio Abbado, a Paolo Nutini; da Yusuf Cat Stevens a Paolo Virzì che presiede la giuria di qualità. Un cast, secondo Leone, con il quale «si possono fare due Festival». Maria Volpe © RIPRODUZIONE RISERVATA Le canzoni Nei testi luoghi comuni, ripetizioni, stranezze. Il peso del cognome per Cristiano De Andrè Dal cuore ai tramezzini, le strofe più curiose A spettando il festival di Sanremo l’attenzione è tutta per i testi delle canzoni. E si apre la caccia alle perle dei «poeti per canzone» (come Mogol vuole vengano definiti i parolieri). Ancora privi della musica, i versi sembrano a volte strampalati. Per esempio nel brano «L’amore possiede il bene», cantato da Giusy Ferreri, c’è un verso che ricorda Catalano, il re dei luoghi comuni di arboriana memoria. Si apprende infatti che «Rimpiangere fa male, sorridere fa bene» e che «la vita risponde ad ogni quesito». Già, ma bisogna vedere come. Fantastica anche «Ti porto a cena con me», sempre della Ferreri, dove c’è un verso che recita: «Il tuo passato non è invitato». Allora uno si immagina un dialogo surreale. Lei: «Per la cena porti il gelato o il dolce?». E lui: «No porterei il mio passato...». Lei: «Spiacente, il tuo passato non è invitato e sei pregato di lasciarlo a casa». Anche il testo dei Perturbazione ha delle pensate che non sono male. In «L’Italia vista dal bar» troviamo «un Biancosarti al mattino» (ma il regolamento non vieta la pubblicità nelle canzoni?), «i tramezzini imbottiti, i vecchi pensionati inebetiti con il passato» (colpa del Biancosarti?) «e questi siamo noi, poeti santi ed avventori e mediamente eroi». «Una rigenerazione» di Riccardo Sinigallia e «Bagnati dal sole» di Noemi hanno in comune la ripetizione infini- ta del titolo. Quattro volte di seguito «Bagnati dal sole», 8 volte «Una rigenerazione». Curiosa anche l’altra canzone presentata da Noemi in cui si sostiene che «un uomo è un albero». In che senso? Probabilmente è assunto come simbolo di solidità e tenuta nelle tempeste dell’esistenza. Ma nemmeno Fazio e il suo staff hanno potuto evitare che le canzoni d’amore avessero una massiccia presenza. In questo Festival solo qualcuno riesce a sublimare l’amore in testi veramente nobili che ricorrono alla meta- Il passato e l’invito Giusy Ferreri canta un invito a cena in cui «il tuo passato non è invitato». E le Perturbazioni raccontano l’Italia dal bar Giochi di parole Renga spiega che «la ragione non ammette obiezioni, anche se non sai cosa ti manca puoi sentirne forte la mancanza» fora. Le due canzoni in gara di Antonella Ruggiero parlano d’amore evitando di nominarlo espressamente: «Capita che la nostalgia rompa gli argini che frenano il pianto» canta in «Da lontano», mentre in «Quando balliamo» «passa la tua mano tutto scivola se la tua mano mi attende». Amore fatto di gesti, sguardi e complicità. Insomma poco sdolcinato e mai banale. Atmosfera eterea anche nella canzone di Ron «Un abbraccio unico», ma la parola amore e il verbo amare ricorrono: «Amare è poi un bisogno così naturale ma tante volte ci facciamo male noi che siamo così complicati e stupidi davanti all’amore». «Ammetti di essere capace di amare e non lasciarti amare perché non sopporti il peso delle mie parole» canta Francesco Renga in «A un isolato da te» di Roberto Casalino. Ma la vera perla della canzone è il verso «perché la ragione Giovedì 20 Sul palco Renzo Arbore (76) unisce musica e tv Venerdì 21 L’ospite d’onore del Festival è Gino Paoli (79) Sabato 22 Il cantautore belga Stromae (29) ospite di Fazio non ammette obiezioni, anche se non sai cosa ti manca puoi sentirne forte la mancanza». Poco da ridere: questi involuti giochi di parole stile «luoghi-laghi» di Valerio Scanu, nelle canzoni funzionano alla grande. Succederà anche per il verso del brano «Per sempre e poi basta» di Renzo Rubino: «C’è una macchia microscopica nel tuo bulbo oculare». Ma i versi più sorprendenti di questo Festival sono indubbiamente quelli impietosi dedicati al padre Fabrizio da Cristiano De Andrè in «Invisibili» («Tu camminavi nell’inquietudine e la mia incudine era un cognome inesorabile... un deserto di incomunicabilità») e quelli della canzone di Frankie Hi-Nrg mc «Un uomo è vivo»: «C’è un istante nel quale un uomo diventa suo padre... c’è un istante in cui ogni uomo diventa sua madre». Sembrano parole prive di senso, ma nella canzone descrivono l’istante in cui entri in possesso di ciò che era dei tuoi genitori. Mario Luzzatto Fegiz © RIPRODUZIONE RISERVATA Spettacoli 39 Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014 di PAOLO MEREGHETTI I n una Berlinale finora piuttosto cupa e seriosa, ieri sono arrivati i primi divertimenti. E per merito di due film da cui non te lo aspetteresti: una commedia di gelosie e crisi matrimoniali e un giallo dove non si contano i morti. La commedia è l’ultima opera di un inarrestabile Alain Resnais (91 anni di energia e creatività) che dopo Smoking/No Smoking e Cuori si è rivolto ancora una volta al commediografo inglese Alan Ayckbourn. E Life of Riley è diventato Aimer, boire et chanter (Amare, bere e cantare), spumeggiante gioco di rimandi sentimentali fra tre coppie le cui donne hanno tutte un qualche legame con il misterioso (e mai Pierce Brosnan: sul set ho rivissuto il dolore per la morte di mia figlia «Mi hanno salvato il cinema e la fede» I ritratti di Amelio Paure e orgoglio gay I nvitato nella sezione «Panorama – Dokumente» è stato proiettato ieri a Berlino il documentario di Gianni Amelio Felice chi è diverso, partecipe contributo contro la discriminazione omosessuale che prende il titolo da un verso di Sandro Penna. Scegliendo di dare la parola quasi esclusivamente a gay in età matura Amelio tiene a sottolineare soprattutto due componenti specifiche della condizione omosessuale: il dolore e l’orgoglio. Da una parte ci sono le sofferenze e le paure per le discriminazioni subite, che gli inserti tratti dai media (cinegiornali e riviste soprattutto) degli anni Quaranta, Cinquanta e Sessanta collocano con precisione nel contesto sociale («le gazzelle dell’amore rovesciato» si sente dire tra lo sprezzante e l’irrisorio, per non parlare degli insulti a Pasolini); dall’altra c’è la voglia di rivendicare i propri percorsi erotici, senza moralismi o falsi pudori, come fa con orgoglio Paolo Poli (uno dei pochi nomi noti ad apparire) o l’uomo seduto a una stazione romana di periferia. Ne esce un quadro di cui l’Italia non può certo andar orgogliosa, tra silenzi, compromessi e lacerazioni, che l’ultimo intervistato — un giovane adolescente — dimostra non essere per niente superato. (p.me.) © RIPRODUZIONE RISERVATA BERLINO — «Quando mi sono trovato su quel tetto con già una gamba a penzoloni, pronto a saltare nel grande vuoto, mi sono chiesto cosa stava passando per la testa di Martin. E mi sono reso conto di saperlo benissimo. Non puoi entrare in un ruolo simile se almeno una volta non hai provato qualcosa del genere» assicura Pierce Brosnan, protagonista di A Long Way Down di Pascal Chaumeil, ieri alla Berlinale. Quel «qualcosa» a Brosnan è successo davvero. «L’estate scorsa è morta mia figlia Charlotte, uccisa dallo stesso tipo di cancro che vent’anni prima mi aveva portato via mia moglie, Cassandra Harris. Sono stati giorni terribili. Indossare subito dopo i panni di Martin Sharp, che sale in cima a un grattacielo di Londra deciso di farla finita, mi ha fatto riemergere tutto quel dolore, quel senso di sconfitta e inutilità del vivere». E la realtà si è così intrecciata alla finzione. Nel film accade infatti che, nella stessa notte di Capodanno e sulla stessa terrazza, arrivino oltre a Martin altre tre aspiranti suicidi, una donna con un figlio handicappato (Toni Collette), una ragazza fuori di testa delusa in amore (Imogen Poots), un musicista fallito (Aaron Paul). Quattro anime perse unite da un caso assurdo quanto salvifico. Visto che il suicidio in solitaria non è più possibile, i quattro decidono di rimandare il fattaccio e si promettono di ritrovarsi lì dopo sei settimane, la notte di San Valentino. Per rifare il punto della situazione e decidere il da farsi. «Condividere un dolore è già una buona partenza per riuscire ad accettarlo — commenta l’attore irlandese —. Oltre alla mia fede cattolica io devo dire grazie a tante persone fantastiche che mi hanno aiutato a vivere». Anche il cinema gli ha dato una mano. Tanto più che la sceneggiatura di Non buttiamoci Charlotte Alain Resnais e Sabine Azéma Sopra Charlotte, figlia di Pierce Brosnan, morta a 42 anni lo scorso giugno per un cancro alle ovaie. A fianco l’attore (60 anni) con l’inglese Imogen Poots (24) in una scena di «Non buttiamoci giù», diretto da Pascal Chaumeil in scena) George Riley. Seduttore e farfallone, appassionato e incostante a secondo di chi lo ricorda, George diventa così come l’hitchcockiano MacGuffin, quell’elemento misterioso che fa andare avanti la storia. Che Resnais racconta da par suo: non nascondendo mai che si tratta di una pièce teatrale (il fondale della scena è sempre fatto di teloni da cui si entra e si esce come su un palcoscenico), introducendo raccordi filmati dal vero e siparietti disegnati (dal fumettista Blutch) e soprattutto usando alla perfezione un cast spumeggiante: le tre donne sono Sabine Azéma, Caroline Silhol e Sandrine Kimberlain, i rispettivi uomini Hippolyte Girardot, Michel Vuillermoz e André Dussolier, tutti superlativi. Il norvegese Kraftidioten, invece, parte da un delitto — la morte misteriosa di un giovane — per raccontare come il padre, che di mestiere libera le strade innevate con i suoi giganteschi mezzi cingolati, decida di vendicarsi. E come dice la traduzione del titolo (In ordine di sparizione) inanella una serie di morti che coinvolgono anche due bande opposte di spacciatori. Eppure nonostante l’argomento, il tono è divertente, il ritmo incalzante e il convinto applauso che l’ha accolto alla fine spiega perché l’italiana Teodora se lo sia già aggiudicato. giù, titolo con cui il film uscirà in Italia a marzo, rispetta lo spirito lieve e ironico dell’omonimo romanzo di Nick Hornby (Guanda), una commedia nera dove si ride molto. E si ride su tabù difficili da accettare. Oltre al suicidio, la pedofilia il cui sospetto aleggia su Martin, presentatore televisivo di talk show, che vede andare a pezzi il suo mondo per aver fatto sesso con una sedicenne, pur se di aspetto più maturo. «Trovare un produttore disposto a finanziare simili argomenti non è stato facile — confessa il regista —. Come anche trovare l’attore disposto a mettersi in gioco in un ruolo così scomodo. Ad aiutarci, una storia molto british dove tutti sono sempre gentili e spiritosi. Brosnan ne è il perfetto esempio. Nonostante i ruoli più disparati, da James Bond al marito canterino di Meryl Streep in Mamma mia! al vedovo pronto a innamo- rarsi di Love is all you need, non ha mai perso la sua aria da perfetto gentleman. E ora a sessant’anni le rughe e i capelli brizzolati sono diventati la sua arma segreta di seduzione. «Con l’età si impara a tenere a bada la vanità e il proprio ego. Ci si rende conto che essere felici è più importante che essere sex symbol. E poi, se invecchi bene, puoi scoprire altri modi di piacere. Riguardando i film con Spencer Tracy ho capito come si possa es- ❜❜ Sensazioni Un ruolo difficile: ho provato quel senso di inutilità del vivere Addio Axel, il regista del «Pranzo di Babette» È Ispirato a un racconto della connazionale Karen Blixen, racconta l’allestimento fine 800 di una fastosa cena da parte dello chef del Cafè Anglais di Parigi (una magnifica Stéphane Au- dran), sfuggita alla Comune, che quando vince 10.000 franchi li spende per offrire un sontuoso dinner con stoviglie reali alla comunità luterana in una casa di campagna dove è anche mac- Addio Sopra, il regista Gabriel Axel (1918 – 2014) vincitore nel 1988 dell’Oscar per il miglior film straniero con «Il pranzo di Babette» (a sinistra una scena del film) sere un bel vecchio, ancora capace di incantare». Naturalmente per riuscirci anche il corpo vuole la sua parte. «Cerco di tenermi in forma al meglio, vivo in California, gioco a tennis, corro in bicicletta. Ma soprattutto mi guardo allo specchio con un po’ di ironia». Se qualcuno immaginasse la sua come una vita da divo rimarrebbe deluso. «Le mie giornate sono molto semplici. Mi piace veder crescere i miei figli (nati dal secondo matrimonio con una giornalista americana, ndr) e crescere anch’io insieme con mia moglie. Amo l’arte, la pittura. E amo il mio lavoro, che mi ha offerto così tante belle occasioni. L’idea che la gente esca di buon umore da un mio film mi riempie di gioia. Sono grato alla vita, così bella e così veloce. Il segreto è imparare a celebrarla ogni giorno». Giuseppina Manin © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Il personaggio Premio Oscar nel 1988, fu il primo autore danese a vincere la statuetta dell’Academy morto domenica nella sua casa a Copenhagen Gabriel Axel, l’autore del Pranzo di Babette, primo regista danese a conquistare l’Oscar nel 1988, battendo il nostro Ettore Scola e Louis Malle. Aveva 95 anni. Nato ad Aarhus nel 1918, Axel fu artista girovago in andata ritorno dalla Danimarca alla Francia, studiando drammaturgia, recitando come attore a teatro e alla fine degli anni 50 iniziando con la regia. Rimane uno di quei registi famosi per un solo film caso, girato tra l’altro quasi 70enne, quel Pranzo di Babette che ebbe ovunque un inaspettato successo e ancora oggi vanta schiere di fan, tra cui papa Francesco, preceduto dalla giuria ecumenica del 40esimo Cannes Certain regard. In concorso ALAIN RESNAIS UNA VITALITA’ INARRESTABILE Le Pussy Riot tra gli ospiti Le Pussy Riot (da sinistra Maria Alyokhina e Nadezhda Tolokonnikova) ieri a Berlino per «Cinema for Peace»: hanno annunciato che costituiranno un partito contro Putin Il documentario ✒ Festival di Berlino L’ex 007 è il protagonista della commedia nera «Non buttiamoci giù» su un gruppo di disperati chinoso l’approvvigionamento. Il pranzo si trasforma in una barocca avventura dei sensi, con lo sfilare di piatti sopraffini, parata di ghiottonerie che fanno della gastronomia un’arte non solo delle papille gustative anticipando la moda gastronomica che oggi ha invaso librerie e tv. Babette è tra i pochi classici sulla tavola, come La grande bouffe e Vatel con Depardieu. Dopo l’ exploit, Axel torna all’anonimato firmando Christian, romanzo di formazione sentimentale di un hippie che trova pace in Marocco, la solita e inevitabile rivisitazione di Amleto e un film di gruppo dove 40 registi rendono tutti insieme omaggio ai fratelli Lumière. Maurizio Porro © RIPRODUZIONE RISERVATA Brevi IL COMPLEANNO «NEGATO» Claudia Mori: «I miei 70 anni? Un errore» «Mi spiace smentire: all’anagrafe quando nacqui commisero un errore: io non ho 70 anni, ne ho molti di più»: lo ha detto Claudia Mori «scusandosi» di non parlare del suo compleanno che cade il 12 febbraio. A quanto risulta, nessun festeggiamento particolare se non in famiglia domani nella villa di Galbiate in Brianza. Tra pochi mesi (il 14 luglio), Claudia Mori e Adriano Celentano celebreranno le nozze d’oro. TORNATORE «Sorrentino a Hollywood, so come andrà» «Sono felicissimo per Paolo Sorrentino. Io so anche come andrà, ma non dico nulla per scaramanzia. Gli auguro solo di farcela». Così Giuseppe Tornatore fa il tifo per La grande bellezza, candidato italiano all’Oscar per il miglior film straniero. «Ho sempre pensato che La grande bellezza aveva ottime chance di arrivare in cinquina e penso ne abbia ancora adesso per vincere», il regista lo ha detto a margine della Lectio Magistralis che ha tenuto agli studenti di storia dell’arte e dello spettacolo dell’Università La Sapienza di Roma. 40 Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera Sport il sondaggio Antonio Conte dopo il pareggio della Juventus ha cancellato il lunedì di riposo e ha convocato la squadra per un allenamento di punizione. Secondo voi ha fatto bene (A) o è stato troppo severo (B)? Vota con uno squillo. Chiamata gratuita A +39 029 475 4851 B +39 029 475 4852 Premio Palumbo a Fabio Monti Fabio Monti del Corriere della Sera ha ricevuto ieri al Circolo della Stampa di Milano il premio Gino Palumbo con la seguente motivazione: «Il giornalista che ogni direttore vorrebbe nella propria redazione». Premiati anche Vittorio Feltri, Marco Iaria de La Gazzetta dello Sport e Mino Taveri di Mediaset. Targhe alla memoria di Enrica Speroni e Mario Fossati. Matricola terribile Quinto posto e 22 mila spettatori di media per il Verona Laboratorio Hellas La caccia ai talenti e il simbolo Arena Il d.s. Sogliano: «Idee, fame e passione» DAL NOSTRO INVIATO VERONA — La fame arretrata di calcio la vedi anche da certi particolari: a Verona, lontano dallo stadio Bentegodi, hanno aperto da poco un ristorante con il nome della squadra («Hellas Kitchen»), che ha dato in concessione il proprio marchio. È un caso unico in Europa, un piccolo esempio della febbre che attraversa una città di 256 mila abitanti. Compatta quanto basta per vivere con orgoglio a tratti quasi isterico il ritorno in serie A dopo undici anni. Grande a sufficienza per sognare i fasti antichi, quando la Juventus era l’avversario che eliminava dalla Coppa dei Campioni i gialloblu di Bagnoli: i tifosi bianconeri sparsi per lo stadio domenica possono testimoniare loro malgrado che la ferita è ancora aperta, anche se nessuno si è fatto male. Il vecchio Bentegodi non è mai stato un ritrovo di piccoli lord, ma lo spettacolo di cori di incitamento «all’inglese» offerto contro la Juve — sullo 0-2 per l’avversario non sul 2-2 — è indicativo dell’amore incondizionato del popolo verso la sua creatura: «C’erano 9 mila abbonati in C — ricorda il direttore generale Giovanni Gardini, ex Treviso, Lazio e Livorno —. Adesso la media spettatori è di 22 mila. Lo sappiamo che è difficile togliersi di dosso le etichette, ma lavoriamo per trasmettere credibilità e serietà: con i comportamenti, le iniziative sociali e commerciali e l’entusiasmo che ci circonda». L’Hellas dal 2012 è nelle mani Grinta Antonio Conte, 44 anni (Plpress) Simboli gialloblù Fedeltà Juanito Gomez, 28 anni, punta argentina. Al Verona dal 2008 (con una parentesi al Gubbio) ha vissuto anche gli anni duri in serie C e B (LaPresse) Talento Juan Iturbe, 20 anni, attaccante paraguaiano naturalizzato argentino. È arrivato in estate in prestito dal Porto. Finora ha segnato 5 gol in 19 partite (LaPresse) Sorpresa Romulo, 26 anni, centrocampista brasiliano in prestito dalla Fiorentina dal 2013. In viola aveva deluso. Ora è uno dei leader gialloblù (LaPresse) del carpigiano Maurizio Setti che produce abbigliamento femminile con «Manila Grace»: prima di Natale sulle maglie è comparso un nuovo sponsor «Franklin & Marshall», altro marchio di moda, ma di due imprenditori veronesi. Setti ha acquistato la società nel 2012 da Giovanni Martinelli, l’uomo che ha riportato la squadra in B ed è morto il 15 ottobre dopo una lunga malattia, cementando ancora di più l’ambiente. Setti è presente, ma allo stesso tempo delega molto: la simbiosi col direttore sportivo Sean Sogliano è il principale segreto di una squadra che nelle ultime 65 partite (42 di B e 23 di A) ha fatto 118 punti: «Campionati come questi vorresti che non finissero mai — dice Sogliano, ex difensore in A di Torino, Perugia e Ancona —. Viviamo il presente e godiamocelo, gettando le basi per il futuro. Magari è vero che la A si è livellata verso il basso se noi da neopromossi siamo quinti, ma siamo contenti così». La struttura dell’anno scorso, dal portiere Rafael al capitano Maietta, passando per l’islandese Halfredsson fino all’argentino Gomez che ha fermato la Juve, è stata completata da dodici nuovi arrivi, consegnati al tecnico Andrea Mandorlini che ha portato il Verona dalla Prima Divisione alla serie A e non ha ancora rinnovato il contratto in scadenza: «Per competere con chi ha più soldi bisogna inventarsi qualcosa — spiega Sogliano, che è in rampa di lancio verso il Milan —. Innesti come Iturbe, Toni e Romulo hanno avuto un impatto devastan- Festa Luca Toni esulta, sullo sfondo Mandorlini abbraccia Gomez: il Verona continua a sognare (Ansa) te, che ha trascinato anche gli altri. Puntiamo sui giovani, ma anche sui giocatori che li prendono per mano. Abbiamo venduto Jorginho a gennaio: bisogna tenere conto delle esigenze del club e rispettare gli impegni. Purtroppo è il bello e il brutto di una stagione del genere: arriveranno le richieste per altri giocatori, ma non cambierà la filosofia del gruppo. Vogliamo gente che ha fame e lavoriamo tantissimo per scovarla in giro per il mondo con lo scouting. A me piace molto andare sui campi a vedere le partite: come difensore non dormivo per una settimana se segnava l’attaccante che marcavo io, l’approc- cio adesso è lo stesso...». Oggi Verona si è svegliata con le occhiaie per la festa simbolo della stagione: «Quello con la Juve è un pareggio, ma vale una vittoria. L’Europa League? Se non arriva non sarà un fallimento» sottolinea Mandorlini. Ma il lavoro è ricominciato subito: «Il modello non è Udine — dice Gardini —. Non possia- Ambiente positivo Il d.g. Gardini: «Serietà e credibilità per togliersi di dosso qualsiasi etichetta» mo pensare di vivere solo di diritti tv e plusvalenze. Questa piazza ha altre potenzialità, ci stiamo allargando e la nuova sede ci sta già stretta. Abbiamo fatto un accordo con Nike unico nel suo genere: la nostra maglia si può comprare solo nel nostro store e i numeri, grazie ai turisti che visitano la città, ci danno ragione. Stiamo lavorando anche sui mercati orientali, che il presidente già frequenta: un campione del mondo come Toni, con lo sfondo dell’Arena, è una cartolina vincente». Mezza serie A l’ha già trovata nella cassetta della posta. Paolo Tomaselli © RIPRODUZIONE RISERVATA La capolista Il pari di Verona non è stato digerito dall’allenatore che per la partita col Chievo rischia di perdere Chiellini Conte duro: «Alla Juve non ci sono posti prenotati» TORINO — Tutti a rapporto. Antonio Conte non ha digerito la rimonta subita dalla Juve a Verona e ha agito di conseguenza, alla sua maniera, prendendo di petto la situazione. Quindi cambio di programma, giorno di riposo annullato e appuntamento per tutti a Vinovo alle 10 del mattino, sotto la pioggia battente. Non è piaciuto, al tecnico, l’atteggiamento con cui la squadra ha affrontato il secondo tempo, che ha ricordato il crollo di Firenze dell’ottobre scorso. Risultato diverso, identica invece la dinamica con cui vi si è pervenuti. Juve in pieno controllo del match all’inter- vallo, poi il black out e il ritorno dell’avversario. Favorito, questa volta, da due distrazioni difensive. Nello specifico, due gol subiti su calcio piazzato come già avvenuto, nel solo 2014, contro Cagliari (Pinilla), Sampdoria (Gabbiadini) e Inter (Rolando). In tutto cinque gol incassati dai bianconeri su una medesima situazione di gioco sui sette presi nelle sei gare di campionato fin qui disputate nel nuovo anno. E se, nelle precedenti occasioni, la cosa non aveva avuto effetti, con l’Hellas è costata due punti già virtualmente in tasca. Da qui la furia di Conte che ha parlato di «bagno di umiltà» e ha avvertito che «non ci sono posti prenotati, ma posti girevoli in base a chi sta meglio». L’occasione persa per aumentare il vantaggio sulla Roma non è piaciuta né all’allenatore, né alla società, ieri presente a Vinovo con l’ad Marotta, il consigliere Nedved e il direttore sportivo Paratici. Nel faccia a faccia, Conte ha analizzato gli errori commessi e fatto presente che non saranno ammesse repliche. Domenica c’è il Chievo e il tecnico bianconero ha preannunciato «valutazioni» sugli uomini da impiegare: probabile il rilancio di Marchisio al posto di uno tra Vidal e Pogba. In dubbio, invece, Chiellini per il quale si teme uno stiramento al polpaccio sinistro (oggi i controlli), da verificare il recupero di Barzagli. Filippo Bonsignore © RIPRODUZIONE RISERVATA ✒ E l’Olimpia invece si è riposata di DANIELE DALLERA L’ EA7 Milano ha perso la Coppa Italia e vincerà lo scudetto (toccarsi è lecito). Quindi inutile fare drammi per lo sconcio di venerdì quando si è fatta eliminare da Sassari. Ma Luca Banchi, allenatore vincente, ha smarrito per un giorno il ruolo dell’educatore. Dopo la figuraccia con Sassari ha dato due giorni di riposo ai giocatori che avevano appena disatteso le legittime speranze dei tifosi e gli ingenti investimenti della società. Solo ieri doppia seduta di allenamento, dopo un felice weekend (colpevole anche la società). Banchi chiami Antonio Conte e si faccia dire come si fa, per educare i giocatori al rispetto di chi li paga e di chi fa il tifo. Erano reduci da superlavoro e quindi avevano bisogno di riposo? No, erano stati indecenti. © RIPRODUZIONE RISERVATA Sport 41 Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014 Serie B, il Brescia passa a Novara Tennis, Fognini vince e sale Giocatore di football: sono gay Serie B, posticipo della 24ª giornata: Novara-Brescia 1-2. Classifica: Palermo 45; Empoli 41; Avellino 39; Cesena 38; Trapani e V. Lanciano 37; Crotone e Brescia 36; Latina e Spezia 35; Pescara e Carpi* 34; Siena (-7) 31; Modena, Varese e Ternana 29; Bari (-3) 26; Novara 24; Cittadella e Reggina 21; Padova* 18; Juve Stabia 14. *una partita in meno. «Sono Michael Sam, sono un giocatore di football e sono gay». Con queste parole Michael Sam giocatore della University of Missouri ha infranto un tabù radicatissimo diventando il primo giocatore di football americano a fare coming out. Sam ha ricevuto il plauso per il suo coraggio anche dal presidente Usa Barack Obama e dalla first lady Michelle. Fabio Fognini ha vinto il torneo di Viña del Mar, in Cile, battendo in finale Leonardo Mayer per 6-2, 6-4. Per il 26enne ligure, che grazie al successo in Cile sale dal 15° al 14° posto nella classifica Atp (suo miglior piazzamento), è il terzo titolo in carriera — in sei finali giocate — dopo quelli di Amburgo e Stoccarda l’anno scorso, sempre sulla terra rossa. Calcio A rischio le partite della prossima stagione su Premium Le gare di Champions solo su Mediaset A Sky l’Europa League Per 700 milioni acquistati i diritti dal 2015 Istruzioni per i clienti di Sky Italia: dalla stagione 2015-16 per vedere la Champions League preparatevi, a meno di sorprese, a dover sottoscrivere un contratto anche (o solo) con Mediaset Premium. Attrezzatevi per tempo. Istruzioni per i clienti Mediaset: per la prossima stagione 2014-2015 iniziate a cercare un amico, possibilmente di fede calcistica, che sia disposto ad invitarvi per le partite di Champions (o, alternativamente, pagatevi un abbonamento anche, o solo, su Sky). Tranne il fatidico match del mercoledì che va in chiaro su Canale5 per il resto sarà digiuno da Champions. Un bel ginepraio. Dovendo sintetizzare calcisticamente, Mediaset-Sky: 3 a 1. Ma andiamo per ordine: ieri Mediaset ha fatto il colpaccio, anche se lo ha pagato caro. Per una cifra che si aggira sui 700 milioni di euro il gruppo della famiglia Berlusconi si è aggiudicato dalla Uefa l’esclusiva della Champions per le tre stagioni a partire da quella del 2015-2016. Sky avrà l’Europa League, considerata una sorta di serie B. La Champions è indubbia- Consiglio a Thohir che ha permesso sia ai clienti Sky che a quelli Mediaset di seguire le partite di Coppa dei Campioni fino alla stagione attuale. Ma quell’intesa non vale per la prossima stagione 20142015 e se le cose rimarranno tali sembra scontato che Sky non le metta in condivisione. Sembra uno scenario da Blade Runner per i poveri tifosi da sofà che comunque di riffa o di raffa ne subiranno le conseguenze. Anche perché la «leopardizzazione» del calcio potrebbe gocciolare di rimbalzo sulla serie A. Per Sky, a questo punto, potrebbe essere ancora più importante ottenere delle esclusive vere sulla A, per convincere i propri clienti a non tradirla andando sulla piattaforma nemica: à la guerre comme à la guerre. Guerra totale Nessuna condivisione tra i due colossi. E ora si teme l’esclusiva sulla «A» Gol Robben regala al Bayern Monaco la Champions 2013 (Reuters) mente il più importante appuntamento calcistico europeo sia per l’attrazione che esercita sui tifosi, grazie alla qualità delle partite, sia per gli sponsor. Anche se i 700 milioni sono considerati tanti, non ultimo in relazione al bilancio di Mediaset Premium (l’ultima chiusura di cui si ha informazione è in rosso per 60 milioni). Tanto che la notizia ha risvegliato i «rumors» non proprio nuovi del possibile ingresso di un partner magari nella newco che il gruppo del Biscione sta studiando con gli spagnoli di Digital Plus, dove è azionista al fianco di Prisa e Telefonica. La cifra pagata per la precedente esclusiva, quella di Sky, non era mai emersa, ma sarebbe inferiore ai 500 milioni di euro. Un bel salto. In effetti sembra di tornare indietro nel tempo a parti alternate. Nel 2010 era stata Sky ad aggiudicarsi l’esclusiva. In quel caso il numero uno di Mediaset, Fedele Confalonieri, aveva anche fatto causa contro il gruppo di Rupert Murdoch lamentando un abuso di posizione dominante. La soluzione era stata trovata al tavolo negoziale, con uno scambio di diritti Per Mediaset è comunque un bel colpo di reni (nelle ultime stagioni aveva perso anche la Moto Gp, altra gallina dalle uova d’oro almeno al tempo di Valentino Rossi in forma). Ma anche per il calcio è una buona notizia: evidentemente rimane l’unica grande merce di scambio per quanto riguarda la pay tv. Gli unici a perdere, in questo caso, potrebbero essere proprio i tifosi, costretti a districarsi tra decoder, cavetti, schede e abbonamenti. Massimo Sideri [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA La crisi del Milan Venerdì con il Bologna cambiamenti solo dettati dal turn over. Infortunio per Robinho: out dieci giorni Seedorf non cambia: il presidente è con me Galliani: nessuna critica da Berlusconi. Ma i dubbi sul sistema di gioco restano MILANO — Non parlategli di correttivi o accorgimenti, men che meno di marce indietro. Clarence Seedorf prosegue dritto per la sua strada convinto che il 4-2-3-1 sia il modulo più indicato per la rosa che ha a disposizione (tanti trequartisti, due sole punte centrali più il giovane Petagna). E sicuro del fatto che modulo (qualcosa di più di una convenzione, di certo una pericolosa semplificazione per l’olandese), e soprattutto filosofia offensiva e idee di gioco (la difesa più alta possibile, per esempio) sono state tutte concordate preventivamente (e preventivamente approvate) da Silvio Berlusconi. Ecco perché le indiscrezioni giornalistiche sul malumore presidenziale dopo Napoli-Milan non hanno scalfito le certezze dell’allenatore rossonero. Però è facile immaginare che, pur concordando sulla teoria, Berlusconi — come tutti gli altri tifosi rossoneri — non abbia particolarmente apprezzato la messa in pratica vista al San Paolo, dove il Milan ha incassato tre gol (in campionato sono 35, uno in meno di quelli segnati), tanti altri ne ha rischiati e dove sono stati tentati alcuni azzardi (Abate alto a destra, la squadra stravolta nella ripresa) che non hanno pagato, anzi hanno aggiunto confusione. La classifica, poi, è un pianto (e Ba- Cinque partite Clarence Seedorf, 37 anni, è il tecnico del Milan da cinque partite: ha vinto col Verona, perso con l’Udinese (eliminazione dalla Coppa Italia), vinto a Cagliari, pareggiato in casa col Torino e perso a Napoli (Inside) lotelli questa volta non c’entra): undicesimo posto, 7 punti dall’Europa League, ammesso che sia un obiettivo che interessi a qualcuno. E, con una rosa, val la pena ricordarlo, non inferiore a quella che la stagione scorsa ha, dopo una grande rimonta, conquistato il terzo posto. È questo il dilemma che agita i sonni dei milanisti, compreso quelli di Adriano Galliani. L’ad ha smentito che il presidente abbia espresso critiche alla conduzione tecnica nella telefonata con lui, in cui è stata, co- me sempre, analizzata la gara. Difficile abbondasse il buon umore, ma ovviamente, non è, e non poteva essere, in discussione il progetto a lungo termine di Seedorf, allenatore fortissimamente voluto proprio da Berlusconi, cui saranno concessi crediti e tempo (come a tutti, non all’infinito). Prima dell’appuntamento di Champions contro l’Atletico Madrid di mercoledì 19, Berlusconi potrebbe presentarsi a Milanello, caricare l’ambiente e ribadire anche pubblicamente il proprio appoggio al Coppa Italia, stasera al Franchi Gomez in panchina Fiorentina all’assalto Udinese: «Per la storia» FIRENZE — (a.b.) La Fiorentina va all’assalto della prima finale dell’era Della Valle. Stasera al Franchi, incoraggiati da quasi 30 mila spettatori, i viola proveranno a ribaltare il 2-1 rimediato dall’Udinese nella prima semifinale di Coppa Italia. «Alla squadra chiedo di essere lucida, servono pazienza e personalità. La partita sarà lunga e potrebbe diventare lunghissima», dice Montella pensando ai supplementari. La novità piacevole è il ritorno di Gomez, dopo 5 mesi, tra i convocati. Il tedesco andrà in panchina, in attacco il tridente Joaquin-Matri-Cuadrado. L’Udinese, tre vittorie di fila, è rinata e cerca la finale per riscattare una stagione modesta. «È il nostro sogno, dovremo essere perfetti», fa sapere Guidolin. © RIPRODUZIONE RISERVATA Firenze, ore 21 Fiorentina Udinese (4-3-3) 1 Neto 3 Diakité 2 Gonzalo Rodriguez 15 Savic 23 Pasqual 10 Aquilani 7 Pizarro 14 Mati Fernandez 17 Joaquin 32 Matri 11 Cuadrado (3-5-1-1) 22 Scuffet 75 Heurtaux 5 Danilo 11 Domizzi 27 Widmer 7 Badu 3 Allan 37 Pereyra 34 Gabriel Silva 17 Nico Lopez 10 Di Natale Arbitro: MASSA Tv: ore 21 Raidue Internet: www.corriere.it All’andata: Udinese-Fiorentina 2-1. La Fiorentina si qualifica se: vince 1-0 o con 2 o più gol di scarto. L’Udinese si qualifica se: vince, pareggia o perde con un gol di scarto segnando almeno 2 gol nuovo corso che comunque continua ad affascinarlo. Seedorf si sente forte delle proprie idee e venerdì contro il Bologna i cambiamenti che apporterà saranno solo figli di un normale turn over. Per esempio, Kakà potrebbe prendere una Credito Sconfitta amara ma il progetto dell’olandese non è in discussione giornata di riposo e lasciare spazio a Honda che in Champions non può giocare. L’infortunio muscolare di Robinho (alla coscia, tra una settimana altri accertamenti) mette il brasiliano fuori causa per il campionato e a forte rischio per l’Atletico Madrid. Posto che Taarabt non si tocca dopo l’ottimo esordio, l’idea per venerdì è arretrare Balotelli e schierare Pazzini punta. Seedorf poi dovrà decidere se rinunciare per la seconda volta al preziosissimo capitano Montolivo. I tifosi hanno un ulteriore motivo di preoccupazione: l’ipotetico abbandono di San Siro nel 2016 per un impianto a Rho ha scatenato le proteste sui social network. Arianna Ravelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Moratti, una battuta per Mazzarri e per la curva MILANO — Era meglio quando si stava meglio. E per capirlo è bastato ascoltare per cinque minuti Massimo Moratti, assediato da microfoni e telecamere prima di ricevere il premio «Personaggio dell’anno 2013», dai giornalisti sportivi lombardi. Come ai vecchi tempi, quando l’onorario non era il presidente dell’Inter, ma soltanto «il compenso che spetta a un professionista», secondo la definizione del dizionario. Parole chiare, come sempre (e senza sottotitoli). Si aspettava di più da Mazzarri? «Credo che lui si aspettasse di più da società e giocatori, ma ci sono state difficoltà che la stessa società e i giocatori hanno subito. Penso che ora si normalizzerà tutto». Sulla curva Nord, che anche domenica non ha perso occasione per una frecciata a Moratti (16 trofei in 18 anni), per il contratto a tempo indeterminato di Branca (come è stato fatto a molti altri dirigenti del calcio): «Anche nel periodo di Calciopoli non si sono mai schierati del tutto con me. Non mi meraviglio che abbiano una sensibilità diversa, ma li rispetto perché so che soffrono anche loro durante la partita e non mi aspettavo nessuna riconoscenza. Non c’è mai stato questo atteggiamento». Di certo non ha rinnegato il lavoro di Branca : «Mi dispiace che sia finita così, dopo dieci anni in cui ha lavorato molto. Ne ho condiviso tutte le responsabilità, ma i cambiamenti di proprietà portano modifiche e questa non era del tutto inattesa». E non è mancato un consiglio a Thohir: «Deve essere più presente e deve affidarsi soltanto alle persone delle quali ha il 100% della fiducia. Solo così queste persone possono trasmettere fiducia alla società». Ora i lunedì di Moratti sono diversi da quelli vissuti in 18 anni di presidenza, nei quali tutte le responsabilità alla fine cadevano sulle sue spalle: «L’unica cosa che cambia è che vivo la partita con meno paura, anche se si soffre lo stesso, ma non hai più quel terrore perché lo condivido con qualcun altro». Non c’è nessun pentimento per aver portato all’Inter un attaccante come Icardi: «È un giocatore molto forte e lo saprà dimostrare, al di là delle situazioni personali, che adesso si normalizzeranno». E gli è piaciuto l’impatto di Hernanes: «L’ho visto bene; è un ragazzo serio educato, simpatico, che sa come muoversi in campo. Ha fortemente voluto venire all’Inter e questo è importante. Speriamo riesca ad esprimersi al massimo anche qui da noi e sono certo che lo farà». f. mo. © RIPRODUZIONE RISERVATA 42 Sport Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera La Fontana alla fase finale Oggi Pellegrino Nello short track, Arianna Fontana è entrata alla fase finale dei 500 metri (quarti, semi, finale), in programma giovedì, e la staffetta donne 3000 metri ha centrato la finale a 4 fissata per martedì 18. Oggi nel fondo tocca a Federico Pellegrino (sprint a tecnica libera). Debutta anche il salto femminile con le azzurre al via. ASCOLTI — La seconda giornata di gare sui canali di Sky e su Cielo ha raccolto 10.580.281 spettatori unici. Tra le competizioni più seguite, la quarta manche di Armin Zoeggeler: 562.711 spettatori medi. Il fenomeno A 40 anni il re dello slittino è ancora integro e non chiude le porte a nuove competizioni: «Di sicuro, però, è stata la mia ultima Olimpiade DA UNO DEI NOSTRI INVIATI Le medaglie di ieri Sci alpino Supercombinata femminile 1. Hoefl-Riesch (Ger) 2’34’’62 2. Hosp (Aut) 2’35’’02 3. Mancuso (Usa) 2’35’’15 11. Brignone (Ita) 2’37’’62 Short Track 1.500 m maschile 1. Hamelin (Can) 2’14’’985 2. Han (Cin) 2’15’’055 3. An (Rus) 2’15’’062 Pattinaggio di velocità 500 m maschile 1. M. Mulder (Ola) 69’’312 2. Smeekens (Ola) 69’’324 3. R. Mulder (Ola) 69’’460 28. Nenzi (Ita) 71’’070 31. Bosa (Ita) 71’’280 Biathlon 12,5 km inseguimento maschile 1. Fourcade (Fra) 33’48’’6 2. Moravec (Cec) a 14’’1 3. Beatrix (Fra) a 24’’2 17. Hofer (Ita) a 1’04’’5 25. Windisch (Ita) a 1’51’’4 42. De Lorenzi (Ita) a 3’09’’6 Freestyle Moguls maschile 1. Bilodeau (Can) 26.31 2. Kingsbury (Can) 24.71 3. Smyshlyaev (Rus) 24.34 Medagliere Canada Olanda Norvegia Usa Germania Russia Austria Francia Polonia Slovacchia Svizzera Rep. Ceca Svezia Italia Cina Finlandia Slovenia Gran Bretagna Ucraina O 3 3 2 2 2 1 1 1 1 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 A 3 2 1 0 0 2 2 0 0 0 0 2 2 1 1 1 1 0 0 B 1 2 4 3 0 3 0 1 0 0 0 1 0 1 0 0 0 1 1 T 7 7 7 5 2 6 3 2 1 1 1 3 2 2 1 1 1 1 1 Finali di oggi e italiani in gara Freestyle ore 10: Slopestyle femminile (Bertagna) Sci nordico ore 14.22: sprint individuale femminile (Laurent, Debertolis, Piller, Vuerich) ore 14.30: sprint individuale maschile (Hofer, Nizzi, Noeckler, Pellegrino) Pattinaggio velocità ore 15.34: 500 m femminile (Daldossi) Pattinaggio di figura ore 16: artistico corto coppie (Berton-Hotarek, Della Monica-Guarise) Biathlon ore 16: 10 km pursuit femminile (Gontier, Oberhofer, Ponza, Wierer) Slittino ore 17.20: individuale femminile (Gasparini, Robatscher, Voetter) Snowboard ore 18.30: halfpipe maschile Salto ore 19.25: NH individuale femminile (Insam, Runggaldier) Così in tv Sky Olimpiadi 1 HD (can. 206) Sky Olimpiadi 2 HD (207) Sky Olimpiadi 3 HD (208) Sky Olimpiadi 4 HD (210) Sky Olimpiadi 5 HD (211) Cielo (DTT can. 26, Sky can. 126, TivùSat can. 19) SOCHI — Quante volte hai peccato, figliolo? Guai uscire dal seminato con il killer seriale. Non fuma: «Certo, da ragazzo ho provato, come tutti, ma non mi è piaciuto. Mi concedo un sigaro con gli amici una volta ogni tanto: dopo il bronzo sono arrivato in camera troppo tardi per accenderlo» (e allora Malagò, ieri, gliene ha regalato uno speciale). Non beve: «La mattina per allenarmi devo avere la testa lucida». Non fa stravizi: «Mangio bene, dormo almeno otto ore per notte: mi alzo alle 6.45 per portare i bambini a scuola e spesso nel pomeriggio mi concedo un pisolino». E vince. Il modello-Zoeggeler, sei medaglie individuali in sei Olimpiadi consecutive, ha fatto scuola ma non ha segreti. Ne parlano i cannibali che popolano le montagne di Krasnodar, gli iscritti al club degli eletti che qui stanno riscrivendo la storia del loro sport, Ole Einar Bjorndalen (40 anni, 12 medaglie nel biathlon ai Giochi invernali, l’ultima conquistata sabato nella 10 km sprint; e non è finita qui: il record di Bjorn Daehlie, 13, è destinato a cadere), Marit Bjoergen (33 anni, 8 medaglie nel fondo tra il 2002 e il 2014), Evgeni Plushenko (31 anni, l’oro del pattinaggio a squadre ringraziato pubblicamente da Putin), e le speedskater Claudia Pechstein (42 anni, 9 medaglie da Alberville ’92 in poi, passato pieno di ombre ma ancora qui, sul ghiaccio) e Ireen Wust (27 anni, olandese, terzo oro consecutivo nei 3 mila metri), il primo trionfo dichiaratamente omosessuale dei Giochi omofobi. Armin è leg- Il Cio si è lamentato: troppi posti vuoti sugli spalti. E il comitato organizzatore dei Giochi è subito corso ai ripari riempiendo i «buchi» con i volontari. Lo stesso comitato organizzatore ha confermato il ricorso ai volontari. «Se vediamo che non c’è affluenza e ci sono posti disponibili, allora sì, invitiamo dei volontari a partecipare», ha ammesso Alexandra Kosterina, portavoce del comitato organizzatore. I problemi legati alla sicurezza a Sochi hanno alimentato il rischio che le gare non attirassero abbastanza spettatori provenienti da fuori Russia. Il cannibale Mistero Zoeggeler «La mia ricetta? È molto semplice: vivere onesto» genda perché non ha nulla da nascondere. Più lo studi, meno capisci come fa. «La ricetta? Vivere onesto» dice Zoeggeler nel suo italiano basico ed efficace, intendendo un’esistenza a chilometro zero quando è a Foiana, con Marika e i ragazzi, i cardini del benessere psicofisico su cui poggia l’architrave del successo in slittino, perché per viaggiare bene bisogna avere voglia di tornare a casa e, nel frattempo, darsi qualche regola. «Imparando a conoscermi, ho trovato il mio equilibrio». Le cinque ore al giorno di allenamenti, alternando atletica, ginnastica, gli esercizi con le palle medicinali, «le novità servono a non annoiarsi e mantenere viva la motivazione, cose che stimolino il cervello, letture di grandi biografie dello sport, Armstrong, Messner, Agassi, Becker, perché se passi tutto il giorno sui social o col telefonino in mano ti si addormenta il cervello». Mangia tutto, ma in piccole quantità. Se sospende i dolci per un periodo, poi è capace di sbranare una tavoletta di cioccolato intera. Non ha il nutrizionista né lo psicologo. «Il mio medico sono io». La bolla nella quale entra pri- Seriale Armin Zoeggeler, 40 anni, di Merano, ha vinto sei medaglie in sei Olimpiadi consecutive (LaPresse) ma di ogni discesa sulla slitta, quello spazio interiore in cui non sono ammesse musica, parole, interferenze, rumori («Pretendo la mia pace: se vengo disturbato divento una bestia») è il capolavoro di concentrazione che nemmeno Kurt Brugger, il d.t. dello slittino che lo frequenta da sempre, sa spiegare. «Entra atleta come tutti, ed esce campione». Il grande tormentone di ieri, giornata che Armin ha immolato alla cerimonia delle medaglie e ai festeggiamenti, anche se avrebbe preferito restare in montagna ad affilar lamine per la gara a squadre, è stato: ti ritiri o no? «All’Olimpiade non mi vedrete più — ha ribadito —. Per il resto dovrò discuterne a mente fredda con i tecnici e la mia famiglia». Il fisico, a parte un fisiologico mal di schiena che non lo preoccupa («A 40 anni il mio corpo ha cominciato a suonare… »), è integro. La mente quella di un ragazzino. Da quando era piccolo, e andava a scuola in slitta, l’adattamento muscoloscheletrico finalizzato al gesto tecnico specifico ha creato non l’atleta perfetto né fuori dal comune ma l’uomo giusto al posto giusto, nella sostanza immutato rispetto a vent’anni fa, un eterno bambino che non si è ancora stancato di fissare negli occhi il cielo. Gaia Piccardi © RIPRODUZIONE RISERVATA Fenomeni Risultati e gare Posti vuoti? Il volontario va in tribuna Marit Bjoergen Sport & politica Evgeni Plushenko Ole Einar Bjoerndalen Claudia Pechstein Il conto dei podi in un’Olimpiade è un indice per capire gli equilibri mondiali e l’emergere di nuovi protagonisti Lo Zar Putin ordina: fate saltare il banco delle medaglie per la gloria del Paese L’ascesa dell’Asia e la crisi europea DA UNO DEI NOSTRI INVIATI SOCHI — Nel 2010, subito dopo il peggior bilancio di sempre per la Russia in un’Olimpiade invernale, l’allora presidente Dmitrij Medvedev chiese e ottenne le dimissioni dei vertici del Comitato olimpico russo: «Investiamo somme senza precedenti nello sport, ma i soldi non sono tutto». Dai tempi dell’Unione Sovietica e della Guerra Fredda, i dirigenti del Cremlino sono sempre stati sensibili alle ricadute in termini di prestigio nazionale e globale delle medaglie. È un fatto che pochi Paesi come la Russia hanno visto le proprie fortune ai Giochi salire e scender di pari passo con i vorticosi cambiamenti della sua geopolitica. Il crollo dell’Urss e la frantumazione dell’impero sono stati pagati a caro prezzo, anche in ori e argenti appesi in numero sempre più basso al collo degli atleti moscoviti. Riuscirà la Russia a recuperare l’antica supremazia sul terreno amico di Sochi? E quanto conta alle Olimpiadi il fattore campo? La risposta, giusto per evocare gli antichi greci, è sulle ginocchia degli dei. Ma se il passato può essere in- 51 miliardi di dollari investiti dalla Russia di Vladimir Putin nell’operazione Sochi 217 le medaglie vinte dalle 23 nazioni d’Oriente a Londra, il 22,5% del totale dicativo, ci sono buone possibilità che gareggiare in casa aiuti. E che gli atleti russi facciano onore ai 51 miliardi di dollari investiti dal loro Zar nell’impresa. È stato vero per gli Stati Uniti, che a Salt Lake City nel 2002 vinsero più del doppio di medaglie di quattro anni prima a Nagano. Lo stesso valse per il Giappone, che in casa nel 1998 vinse 10 medaglie, salvo poi non riuscire a racimolarne altrettante in tutte le tre successive Olimpiadi invernali messe insieme. Caso esemplare, e di buon auspicio per la Russia, è il Canada: non vinse neppure una medaglia d’oro nei Giochi estivi di Montreal, né in quelli invernali di Calgary. Ma nel 2010 a Vancouver, dopo un investimento quinquennale di 117 milioni di dollari in un programma sportivo chiamato «Prenditi il podio», i campioni canadesi sbancarono il tavolo con 14 ori e il primo posto nel medagliere. Unica eccezione, in questo ri- Sport 43 Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014 Durante le competizioni gli atleti non possono indossare braccialetti o adesivi per ricordare i morti. Lo chiarisce il Cio, inviando una lettera ai dirigenti della Norvegia dopo che 4 fondiste hanno indossato sabato il lutto al braccio in memoria del fratello di una di loro, morto alla vigilia dei Giochi. Inge Andersen, segretario generale del Comitato olimpico della Norvegia, si è detto sconvolto per la decisione e prevede di portare la questione ai «massimi livelli» del Cio. Il Cio vieta il lutto agli atleti Dopo il bagno Quinn chiuso in ascensore Dopo la porta del bagno, si blocca anche l’ascensore. Non c’è pace per il bobista statunitense Johnny Quinn. L’americano è diventato una star dei social network nei giorni scorsi, quando è stato protagonista di una curiosa vicenda. Bloccato in bagno da una serratura difettosa, si è liberato sfondando la porta e ha documentato il tutto con una foto. Ora, un’altra disavventura. «Siamo appena rimasti bloccati in ascensore», ha twittato Quinn. Che ha poi aperto le porte alla sua maniera: sfondandole. Sorpresa Nella rinascita dei discesisti azzurri la tecnica rivista, la maturità della squadra e una diversa comunicazione Altri Giochi Dai tropici in skylift Quelli che sfidano lo yeti con le infradito DA UNO DEI NOSTRI INVIATI Impresa Christof Innerhofer, 29 anni, festeggia la medaglia d’argento nella libera olimpica. Nel tondo Claudio Ravetto, d.t. della nazionale di sci azzurra (LaPresse) «Altalena e ricordi di gloria Così siamo tornati grandi» SOCHI — (f.van.) Da Vancouver al Caucaso, stessa musica: regina della supercombinata è sempre Maria Hoefl-Riesch, la trentenne tedesca che firma un «back to back» riuscito nella storia solo alla croata Janica Kostelic (2002 e 2006). Detto che tra le azzurre la Brignone ha chiuso undicesima (non male) e che la Marsaglia è saltata nello slalom dopo essere stata nona in discesa, mentre la Merighetti ed Elena Fanchini hanno disputato solo la prova veloce per allenarsi, la medaglia d’argento è andata all’austriaca Hosp. Il bronzo è invece stato di Julia Mancuso, l’americana che quando sente aria di Giochi si trasforma (a Torino vinse il gigante, nel 2010 fu seconda in discesa e nella supercombinata). Le grandi sconfitte sono la svizzera Lara Gut, seconda in libera e saltata tra i paletti stretti, e la slovena Tina Maze: la dominatrice della scorsa stagione, terza prima dello slalom, ha rimediato la medaglia di legno. Infine, restano dubbi sulla presenza di Tina Weirather nella discesa di domani: la giovane stella del Liechtenstein soffre per una contusione ossea riportata nelle prove. La rinuncia alla «combi» di ieri potrebbe avere, purtroppo, delle repliche. («Tanti ormai conoscono come sono fatto» ridacchia) e ci sono pure dei distinguo rispetto all’analoga sgridata prima del Mondiale 2011, «perché quella riguardava più Innerhofer, che si infastidiva perché si accontentava». Però, di certo, non era facile riprendere la trama del discorso. «Ma è emersa la maturità della squadra. A St. Moritz, subito dopo Kitz, alla fine non si è corso a causa del maltempo. Però avevo notato facce diverse, la disponibilità a provarci anche in condizioni non ideali e il miglioramento della comunicazione interna. Infine, montava il desiderio di arrivare al momento chiave dell’annata: in precedenza, forse ci annoiavamo un po’». Sui monti del Caucaso c’è stata la quadratura del cerchio. Sci e testa, tecnica e dialogo. «Abbiamo ripassato le belle emozioni vissute fin qui. Paris ha voluto rivedere le immagini dei suoi successi, come per riagganciarsi a quei momenti». La tecnologia ha fatto il resto, con quella sala video frequentata per ore, una succursale della Spectre dotata di quattro schermi che offrivano, in dodici spezzoni della pista, il confronto con i migliori. «Due anni fa, nella preolimpica, subivamo nella parte centrale. Studiando e ristudiando, abbiamo limitato i guai: al terzo intertempo avevamo Innerhofer primo e Fill secondo. Nelle discese vere e quando l’asticella si alza, siamo i più forti». Non è vero che il difficile viene adesso. Anzi, potrebbe essere più facile: «Mi aspetto molto già dalla combinata, oltre che dal superG. In fondo nel 2011 Innerhofer ha già dimostrato di sapersi ripetere». E gli altri? Elementare: «Li vedo fiduciosi, hanno un’aria spiegabile con questo concetto: lui ce l’ha fatta, ora tocca a noi». © RIPRODUZIONE RISERVATA Flavio Vanetti Ravetto: « Ho visto nelle facce la voglia di provarci» DA UNO DEI NOSTRI INVIATI SOCHI — Abbiamo riscoperto l’altalena, abbiamo allenato corpo e mente, abbiamo ripassato i momenti di gloria: ecco i segreti che hanno condotto all’argento olimpico di Christof Innerhofer in discesa. Eravamo una squadra appiattita e innervosita, diventata inconcludente; ma ci siamo ritrovati e abbiamo grattato via la ruggine di una stagione complicata «perché un anno fa — osserva Claudio Ravetto, d.t. della nazionale maschile — avevamo il vento in poppa e tutto veniva facile, mentre da un po’ di tempo parecchio andava storto». La svolta? Nel recente superG di Kitzbuehel, una gara andata male «e nella quale tutti erano invece convinti di aver sciato bene». In perenne conflitto tra l’essere uno sport di gerarchie ineludibili e una scienza non raramente inesatta, lo sci a volte offre vie di scampo a chi si trova al buio. È andata così pure per i velocisti azzurri: la luce, insospettabilmente, stava tra le tenebre della sconfitta. Il giorno dopo l’impresa di Rosa Khutor, a Ravetto viene facile ricostruire il percorso della rinascita: «Ciascuno, quella volta in Austria, aveva dato il massimo e questo era molto positivo. Ma la classifica puniva e così, per capire, è stato necessario scavalcare anche lo sconcerto. spetto, è l’Italia, che nel 2002 nello Utah vinse 13 medaglie, ma a Torino nel 2006 si fermò a 10. Per restare alla geopolitica, e con buona pace dello spirito olimpico, pochi indici come il conto delle medaglie in un’Olimpiade raccontano i trend degli equilibri globali, colgono l’emergere di nuovi protagonisti, il tramonto di altri o la fatica di alcuni per rimanere centrali. Il declino dell’Europa? «Quella di Pechino del 2008 — spiega Danilo Di Tommaso, portavoce del Coni — è stata la prima Olimpiade della Storia in cui le nazioni europee hanno vinto meno del 50% delle medaglie, il 49,5% per l’esattezza». E quattro anni fa a Londra, nonostante l’exploit della Gran Bretagna (di nuovo il fattore campo) passata da 47 a 65 medaglie, la percentuale è stata ancora più bassa: gli europei hanno ottenuto solo il 48,4% dei posti sul podio. C’è un’eccezione, ovvia- La spiegazione era banale, in linea con le nostre difficoltà a “liberare i cavalli” sulla neve molle: ci siamo detti che serviva restare più “sui piedi” che sugli spigoli; ci eravamo dimenticati di quella che nel gergo si chiama l’altalena». Un passo indietro. Ravetto non era forse colui che dopo Wengen, aveva bastonato tutti? Non è schizofrenico passare da una stangata alla definizione «di squadra più forte di tutti»? «No, perché è stato il gruppo a ricordare il suo valore con i fatti — 4 nei 12, l’altro giorno —. Mi era parso che fosse venuta meno la mentalità giusta e ho ritenuto di parlarne pubblicamente». I ragazzi non l’hanno guardato torvo La tedesca ancora oro in supercombinata Hoefl-Riesch è super due volte DA UNO DEI NOSTRI INVIATI mente. E si chiama Germania, il Paese che più ha beneficiato dalla fine della Guerra Fredda, in termini politici, economici e sportivi. Come la famosa descrizione del calcio di Gary Lineker, i tedeschi vincono sempre: da Pechino a Londra, senza fattore campo, sono passati da 41 a 44 medaglie. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il sorriso del presidente Il presidente russo Vladimir Putin posa con gli atleti della squadra di pattinaggio che ha vinto la medaglia d’oro. A sinistra, tifosi russi (Reuters, Usa Today) E l’avanzata dell’Asia? Ce la suggerisce il 20% di podi conquistati dai Paesi asiatici nell’Olimpiade cinese, dove la nazione ospitante ha fatto l’en-plein con 100 medaglie. Una percentuale incrementata a Londra, dove le 23 nazioni d’Oriente ne hanno vinte insieme 217, il 22,5% del totale. Un trend confermato nei Giochi d’inverno, dove l’Asia è passata dall’8,3% del 2006 al 12% del 2010. Quanto agli Stati Uniti, Superpotenza riluttante e «nazione indispensabile» loro malgrado, faticano ma tengono il punto sui vari teatri strategici, dal Medio Oriente all’Asia. E faticano, ma difendono il loro prestigio anche nella tenzone olimpica: da Pechino a Londra, sono scesi infatti da 110 a 104 medaglie. Per dirla con gli esperti, è un declino controllato. Paolo Valentino © RIPRODUZIONE RISERVATA SOCHI — Provate voi a sognare di vincere una medaglia nello sci, nella combinata nordica o nello slittino, se siete nati alle Isole Cayman, dove di bianco c’è solo il manto della sabbia e di ghiacciato i cubetti negli aperitivi all’happy hour. Quando il portabandiera Dow Travers, gigantista, 69° a Vancouver, è entrato nello stadio Fisht in bermuda rossi e infradito durante l’inaugurazione, ha suscitato più sguardi di perplessità che sorrisi. Un turista fai-da-te, a cinque cerchi. Ma le manie di grandezza dell’Olimpiade invernale, che sogna il gigantismo elefantiaco della sorellona estiva senza poterselo permettere, producono la conseguenza che a Sochi ci siano sei paesi caraibici e tre africani, alla faccia dell’incongruità di sfidare in ciabatte gli yeti scandinavi. Zero competizione interna, standard da minimo sindacale per qualificarsi, un vero e proprio mercato di sportivi che mai saranno campioni (Barbados, assente, ha rifiutato offerte di aspiranti sciatori tedeschi e giocatori di curling lettoni), opere filantropiche, finanziamenti privati e sponsorizzazioni — cioè business — sono le ragioni della presenza in Russia di attempati signori che non avevano mai infilato le calze di lana e magari, sulle montagne di Krasnodar, vedono la neve per la prima volta. Fuahea Semi, slittinista, figlio di un coltivatore di tapioca, per diventare il primo rappresentante di Tonga ai Giochi invernali (32° a 6 secondi da Zoeggeler) si è venduto al marchio tedesco di biancheria intima che gli paga trasferte e allenamenti, presentandosi a Sochi sotto le mentite spoglie del brand Bruno Banani, trovata che il Cio ha definito «di pessimo gusto». Hubertus Von Hohenlohe è una vecchia conoscenza dei Giochi. Rampollo di Ira von Fustenberg, 55 anni, è alla sesta Olimpiade. One man band, è presidente della Federsci (da lui stesso fondata) e il solo atleta iscritto dal Isole Cayman Il portabandiera Dow Travers in infradito (Reuters) Messico: per capirci, dentro il Fisht era quello con l’aria da gagà e la pancetta fasciata dal costume da mariachi. Dei bobbisti che grazie alle collette e al sostegno di Usain Bolt hanno riportato la Giamaica all’Olimpiade dopo 12 anni, Winston Watt e Marvin Dixon, sappiamo già tutto, e non è escluso che verso fine carriera si riesca a convincere il Lampo a fare un’incursione nel casco: «Bolt sarebbe un fantastico uomo di spinta per il nostro bob, peccato odi il freddo...». Dalle Cayman a Togo, dalle Isole Vergini allo Zimbabwe, sono quindici i paesi a clima caldo (dodici tropicali: a Vancouver erano sette) venuti in gita sul mar Nero. Record. Al Cio fa gioco per allargare la visibilità dell’evento arrotondare i numeri dell’audience e quelli destinati agli annali. Ottantotto paesi gareggiano a Sochi 2014 contro gli ottantadue di Vancouver 2010. Puro marketing. E pazienza se Gary Di Silvestri, fondista e alfiere di Dominica (da non confondere con la Repubblica Dominicana), manager 47enne sposato con un’italiana (Angelica Morrone, sua compagna anche in gara), uno che fino a 30 anni non aveva mai infilato gli sci stretti, arriverà esimo nelle classifiche dominate da Petter Northug e Dario Colonia. L’importante, solo in questo caso, è partecipare. Gaia Piccardi © RIPRODUZIONE RISERVATA 44 Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera Il Direttore Professoressa Nerina Boschiero e tutto il personale docente e tecnico-amministrativo del Dipartimento di Diritto Pubblico Italiano e Sovranazionale dell'Università degli Studi di Milano partecipano con affetto al dolore della Professoressa Lorenza Violini e di tutta la sua famiglia per la scomparsa del caro papà Tutti i dipendenti della Rotoflex partecipano al lutto della famiglia per la scomparsa del proprio caro Prof. Giuseppe Violini Ferdinando, Giulia, Federica, Alessandro, Wenjing partecipano al dolore per l'improvvisa scomparsa dell'amato - Milano, 10 febbraio 2014. I costituzionalisti del Dipartimento di Diritto Pubblico Italiano e Sovranazionale dell'Università degli Studi di Milano si stringono con affetto alla Professoressa Lorenza Violini, nel ricordo dell'amato padre Giuseppe Violini Marta, Gaetano, Andrea, Chiara, Margherita e Elena Zambon insieme a Nicoletta Ghirardi ricordano con grande affetto Leonardo Scrinzi Gina Tavazza - Sesto San Giovanni, 10 febbraio 2014. carissima e insostituibile amica di sempre. - Milano, 11 febbraio 2014. Eugenio Mondelli coi genitori sempre ricorderà con affettuosa riconoscenza Leonardo Gina Tavazza - Sesto San Giovanni, 10 febbraio 2014. - Milano, 10 febbraio 2014. Gianni, Isabella, Massimiliano, Fabrizio, Gianmarco, Cristina, Jana, Laura partecipano commossi e addolorati al lutto della famiglia Scrinzi per la scomparsa del caro Caro Giovanni, non ci sono parole giuste per questo momento.- Ti abbraccio in silenzio per l'immatura scomparsa di tuo fratello - Milano, 10 febbraio 2014. Francesco Berardi Leonardo Certi che il suo caro papà ricordando con profonda commozione la sua figura, di persona semplice, amabile e generosa, spesso da me amichevolmente schernita.- Un abbraccio affettuoso alla moglie Francesca, ai figli Anastasia, Cesare Augusto e Bernardino.- Enea. - Arona, 10 febbraio 2014. - Sesto San Giovanni, 10 febbraio 2014. Giuseppe È mancato all'affetto dei suoi cari è ora nelle braccia del Padre, siamo vicini a Chiara Violini e ai suoi famigliari con la nostra preghiera.- I colleghi di tutte le società di Gi Group. - Milano, 10 febbraio 2014. Antonia Pappagallo troppo presto ci hai lasciati!- Ti abbiamo amato e ti ameremo per sempre.- Marika, Mirko, Edoardo e il tuo amato Antonio. - Milano, 10 febbraio 2014. Ciao Antonia sei stata un riferimento unico e impareggiabile per tre generazioni della nostra famiglia.- Ci mancherai moltissimo.- La famiglia Cittone. - Milano, 10 febbraio 2014. Il gruppo Comei, con tutti i dipendenti e collaboratori, si stringe ad Antonio, Marika ed Edoardo ricordando la carissima Antonia preziosa compagna di viaggio, instancabile lavoratrice e donna coraggiosa. - Milano, 10 febbraio 2014. Ieri 10 febbraio circondato dall'affetto dei suoi cari si è spento l' ing. Antonio Carbone Ne danno il triste annuncio Maria Grazia, Michele con Fulvia, Stefania con Amed, Bruno con Lara e tutti i nipoti. - Milano, 11 febbraio 2014. I condomini e l'Amministratore del condominio di via Quadronno 24 - Milano partecipano addolorati al lutto per la scomparsa dell' Ing. Antonio Carbone - Milano, 10 febbraio 2014. Giorgio Dalla Bella Gli sono vicini la moglie Lucetta, i figli, i nipoti, tutte le tante persone che gli hanno voluto bene.Per cerimonia funebre contattare lo 02.32867. - Milano, 10 febbraio 2014. I condomini e l'amministratore dello stabile di via Cappuccini 11 - Milano - partecipano con profondo cordoglio al lutto che ha colpito i familiari per la scomparsa della Ciao dott.ssa Bruna Gelati nonno Giorgio - Milano, 10 febbraio 2014. il tuo amore e la tua forza saranno sempre nei nostri cuori.- Beatrice, Giacomo e Matilde con la mamma Laura e papà Davide. - Milano, 10 febbraio 2014. I condomini e l'Amministratore del condominio di via Quadronno 24 - Milano partecipano addolorati al lutto per la scomparsa della signora Maria Antonia Parodi Spinola Partecipano al lutto: Claudia e Fabrizio Garampelli. - Milano, 10 febbraio 2014. E' tornato alla Casa del Padre Paola, Sergio, Cesare e Mariagrazia ricordano con grande affetto la Alfiero Bonelli zia Vanda Veneziani Lo annunciano la moglie Francesca Annamaria, i figli Arianna, Giuseppe con Marzia e i nipoti Silvia, Filippo e Bianca. - Vedano al Lambro, 10 febbraio 2014. e sono vicini ai loro cugini Isa e Mario. - Roma, 9 febbraio 2014. Eva Lasorsa ved. Fiorio di Nell'undicesimo anniversario della scomparsa Franca Donagemma Manzoni è ora nella comunità dei Santi in Paradiso.L'amore e la tenerezza di Dio la abbracciano.- Lo ringraziamo per averci donato una moglie, una madre ed una nonna capace di testimoniare in ogni istante il suo amore.- I funerali si celebreranno mercoledì 12 febbraio, ore 11, in Santa Maria Goretti via Melchiorre Gioia 193 Milano.Non fiori ma eventuali offerte ad AVSI, progetto "Little Prince" di Nairobi.- La famiglia. - Milano, 10 febbraio 2014. Vittorio, con il figlio Filippo e Elena, la mamma Lina, con Giuseppe e Barbara, i nipoti Katinka e Alex, la ricordano con sincero e infinito rimpianto, agli amici e tutti coloro che l'hanno conosciuta e voluto bene. - Milano, 11 febbraio 2014. Nel quindicesimo anniversario della scomparsa di Asdrubale Nardi Giovanna Gasco D'Azzaro la sorella Caterina con profondo rimpianto lo ricorda insieme a quanti conservano per lui sentimenti di amicizia e di stima. - Montedinove, 11 febbraio 2014. Addio nenna Giogiò, non ti dimenticheremo mai.- Ti vogliamo bene.- Alessandra e Valentina. - Milano, 10 febbraio 2014. 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Divisione Pubblicità - Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano. 45 Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014 Il Tempo Ogni giorno le PREVISIONI della tua città sempre con te Digita: mobile.corriere.it nel browser del telefonino Il servizio è gratuito salvo i costi di connessione internet previsti dal piano tariffario del proprio operatore Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile 5 +4+ 4>8 +48 48 +4 4> +49) 4+8 +48 488 +4 + 489 +4 498 +48 499 +485 49+ +49) .'3) .#/3 )/3 ';# #%') ).#') )%)' ')7 #.'; ')' .6# & 7',* 2:&& (*271 (%2*& %( !1:& '%!&%*1'(7* 2: !1( ,17 && 1!%*(%- !!% :&7%' ,%*!! %(71221((* %& *1$27 7:77* %& (71* 77* & 1!(- *'(% %(* 27* %& 7',* '%!&%*11 %2'(7 & (71* & : *( ,1<&(= % 7',* 27%& 2*&!!%7* 2&<* .:&# ,%*<2* 2:&& =*( 1%7%# 7',17:1 <% <% ,%; '%7% %(* <1 :( &%' ,1%'<1%&3 (:% ,%*<2#% %(71221((* %& *1- -,6#% &+)//) .# )3'; +)%# 3';.) %#.# *27 ! %&(* *1%(* 1(7* (=% 1%27 (*< *&*!( *' ',*22* - &1% 7(% ! ! %1(= 1:!% (*( /.:%& ,*&% 1% *7(= 7 %.&) &1'* &!#1* !&%1% :1 % &% *& :<*&* *,17* %*!!% *<2% ',*1&% < *17* *17 *&7* *17 &'* &9 &#' (*( *27 1% *&*!( *&=(* 12% !&%1% * 1 * *4 ( 5 * 0 *0 1(* %*!!% ',*22* 7(% 1*7*( :(* %1(= (*< ',1% :<*&*2* ( * *1 4 *< *< ( /.:%& 22%( %&(* ,*&% &% &1'* ',*1& &#' &9 "* 0 ( 0 ** 1 *1 * 1 * * *( *,17* 1' 1:!% 21 %2 *7(= - &1% %'%(% < &#' &9 5 *< 5 ( ( 1 ** *< *< * ( *<2% *' *1%(* 1(7* 1%27 %( (=% 1*( &#' &9 ( 5 < 5 *5 ** 0 1 3 8 6 5 Puzzles by Pappocom 8 7 4 2 7 4 Altri giochi su www.corriere.it 7 1 5 6 2 LA SOLUZIONE DI IERI 7 3 9 1 4 2 6 5 8 8 6 2 7 9 5 1 3 4 3 5 7 9 2 4 8 6 1 9 2 1 6 8 7 5 4 3 6 8 4 5 3 1 2 9 7 2 9 8 4 1 6 3 7 5 4 7 3 2 5 8 9 1 6 )+'!' .%#') 6%#') &/3.& #7 ./7# . )'. #'' %.) .## #%') '$. 6./3 ! )& .%%)' .# #/)' #.' 3' 6'#/# %.# 5 1 6 3 7 9 4 8 2 ! %!# !'!# '$)$ a 1,99 euro più il prezzo del quotidiano ')67. :': ! ! !#) '3#) 8 ).$ % #.) ' .'#/) )/ '%/ /%' #& #.3 In edicola con il Corriere il primo dvd dei cartoni animati che raccontano le avventure e le sfide di «Sampei, il ragazzo pescatore». Disponibile: La valle dei lamenti. )$:) ./ ))3 6% In edicola con il Corriere Le avventure e le sfide di Sampei Come si gioca Bisogna riempire la griglia in modo che ogni riga, colonna e riquadro contengano una sola volta i numeri da 1 a 9 1 4 5 8 6 3 7 2 9 3))%& ! !#') % Sudoku Diabolico 9 4 5 2 8 5 4 5 3 9 %/#'$# /%) #&6.) !%77* ! &9 4 * ( 1 1 *22* &#' ! *& % ( ,1**(* (71* % 22 ,122%*( ,*2%=%*(7* 71 &02&( %& !(* (%7* %(<% *17% ,17:1=%*(% *',!(7 <(7% *17%22%'% 2:&&0:1*, *%(7&- %*!! '*&7* *17% %(7122(* &0<27 && 1(% %& *17*!&&*- :& %711(* (71& 2% 27 &&*(7((* :( ,122%*( # 1%2 ,*171 && ,%*!! (# 2:&& (=%*(% (71&% :1*,- ',* ,%; 27%& &71*<- #) '#.) 6')/ #./ #.)# )/ 6' #33 % +) #33 % //#) Oggi su www.corriere.it I più letti Archeologia Apollo su eBay Coppa Italia Pescatore palestinese trova la statua e la mette in vendita. Guarda. Fiorentina-Udinese Giochi la mamma della 1 Parla baby bulla: «Ho fallito» Estate 2011, Napolitano 2 sondò Monti come premier proteste non salvano la 3 Legiraffa Marius «Nymph()maniac». Come 4 un coitus interruptus l’accusa è terrorismo 5 Marò, L’Italia: «Inaccettabile» Ritirato Flappy Bird Via dal mercato l’app di successo. L’inventore: mi ha rovinato la vita. Ferrari La Gto di marmo La 250 Gto realizzata in marm0: in vendita per 30 mila euro. Foto. I Viola di Montella (foto) in campo per disputare la semifinale di ritorno di Coppa Italia alle 21 contro i friulani. L’Udinese a Firenze con il piccolo credito del 2-1 vinto all’andata. 46 Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera Tv in chiaro Teleraccomando ,>£ di Maria Volpe PER RIFLETTERE PER CONOSCERE La rinuncia di Ratzinger Vita e segreti di Zeffirelli In occasione del primo anniversario della rinuncia di Papa Ratzinger (foto) al pontificato (quella che ha portato l’arrivo di Papa Francesco), stasera va in onda l’unico documentario su Benedetto XVI autorizzato dal Vaticano, scritto e diretto da Javier Martinez-Brocal. Questa biografia racconta la sua infanzia, il suo operato all’interno della Chiesa Cattolica ed i primi anni del suo pontificato. Si conoscerà la sua vita attraverso filmati e interviste alle persone a lui più vicine come il fratello Georg ed il biografo John Allen. Un Franco Zeffirelli (foto) mai visto, segreto, nascosto, che si è raccontato in un’intervista, in occasione del suo novantesimo compleanno, lo scorso 12 febbraio 2013. Il regista ha parlato di sé, della sua carriera artistica e delle figure importanti della sua vita come Giorgio La Pira, San Francesco d’Assisi, Madre Teresa di Calcutta, Maria Callas, Eduardo De Filippo. E ha concluso così: «Uno come me non c’è giorno che non commetta peccati orrendi. Ma, alla fine di ogni giornata, mi raccolgo per chiedere scusa a Dio». Benedetto XVI: l’Avventura della Verità; DeASapere, ore 21.50 Franco Zeffirelli, appunti... Rai Storia, ore 21.15 >>ix ,iÌi{ ,>Î ,>Ó >Ç Ì>>£ /Û À>°Ì À>°Ì À>°Ì i`>ÃiÌ°ÌÉÀiÌi{ i`>ÃiÌ°ÌÉV>>ix i`>ÃiÌ°ÌÉÌ>>£ >Ç°Ì ÌÛ°Ì È°ää 1," 7-° ÌÌÕ>ÌD È°£ä 1 "// ° ÌÌÕ>ÌD È°Îä / £° *,6-" -1 6/ -6, ",/° È°{x 1 "// ° ÌÌÕ>ÌD ££°Îä 1 "// < ° ÌÌÕ>ÌD £Ó°ää *,"6 1" "° 6>ÀiÌD £Î°Îä /", ° £{°ää / £ " "° ÌÌÕ>ÌD £{°£ä 6,//" ° ÌÌÕ>ÌD £x°Óä 6/ ,//° ÌÌÕ>ÌD £È°xä , *, /" /", ° £Ç°ää / £° £n°xä ½,/° +Õâ Óä°ää /", ° Óä°Îä , /1"° 6>ÀiÌD -, Ó£°£ä , //" ½",° i`>] 1Ã>] Óää®° ,i}> ` i iÌV iÀ° ->`À> ÕV] ,Þ> ,iÞ`Ã] >ÀÞ -ÌiiLÕÀ}i° i «À}À>>\ /} £ Èä ÃiV` n°Îx -*,/ "1-76-° /iiv £ä°ää /Ó -° ÌÌ° ££°ää // 6"-/,° ÌÌ° £Ó°ää ,<" 6"/" -1 ,/" ,1, / /,6 / 1, / 66" * " º-/ <" /»° ÌÌÕ>ÌD £Ó°Îä // 6"-/,° ÌÌ° £Î°ää / Ó ", "° £Î°Îä / Ó "-/1 -" /° ÌÌÕ>ÌD £Î°xä Îΰ ,ÕLÀV> ` >ÌÌÕ>ÌD £{°ää //" //"° ÌÌ° £È°ää " - // ,,-"/° /iiv £Ç°{x / Ó - °°-° /" Ó° £Ç°xä , / -*",/° £n°£x / Ó° £n°{x -+1, -* ", ££° /iiv Ç°Îä /, 1" ", " ," ° ÌÌÕ>ÌD n°ää ",° ÌÌÕ>ÌD £ä°äx , *, /" -*<","° ÌÌ° £ä°£x ,/,° ÌÌÕ>ÌD ££°£ä / Î 1/° ££°£x -,° ÌÌÕ>ÌD £Ó°ää / ΰ £Ó°ää ,<" 6"/" -1 ,/" ,1, / /,6 / 1, / 66" * " º-/ <" /»° ÌÌÕ>ÌD £{°ää / ," ° /"° £{°Óä / ΰ /" ΰ £{°xä /, " ,"° ÌÌ° £x°ää / Î °°-° £x°äx /, *<< ,° ÌÌÕ>ÌD £x°£ä /,, "-/,° /v £È°ää -*// " "° VÕiÌ £È°{ä "° VÕiÌ Ç°Óä 6 ° /iiv n°Óä 1 /,° /iiv° Ài` ÀÞiÀ °{x , ,° /iiv £ä°xä , // ½/ ° ÌÌÕ>ÌD ££°Îä / { /"°/ £Ó°ää / /6 ",-° /iiv £Ó°xx - ", "° /iiv £{°ää " -*",/" ",1° ÌÌÕ>ÌD £x°Îä 1, -/,//" Ó£° /iiv £È°Îx 9 -,/ *--" ° /iiÛi> £È°xx --1 */ *, 1< ° 7iÃÌiÀ] 1Ã>] £ÇÓ® £n°xx / { /"°/ £°Îx -,/"° /iiÛi> È°ää / x *, * ° ÌÌÕ>ÌD n°ää / x // ° n°{x /" / */,"° ÌÌÕ>ÌD n°xä // " +1° ÌÌÕ>ÌD £ä°äx / x ", £ä° ££°ää ",1° ÌÌÕ>ÌD £Î°ää / x° /"°/ £Î°{ä 1/1° ->« £{°£ä /"6/, ° ->« £{°{x 1" " ° /> Ã Ü £È°£ä -,/"° /iiÛi> £È°xx *"," +1° ÌÌÕ>ÌD £n°xä 6 / 1 /,"t +Õâ° `ÕVi *> ð i «À}À>>\ /} x ÌV«>âi Óä°ää / x° /"°/ Óä°{ä -/,- "/< 6" ½,,1 <° /} ->ÌÀV È°ää 76,9° -iÀi È°xx , -° -iÀi Ç°{ä 1 *, ° /iiv °Îä 6,7""° /iiv ££°Óx ,° "1- 6-" ° /iiv £Ó°Óx -/1" *,/"° /"°/ £Î°äx -*",/ -/° £Î°{ä 1/1,° >ÀÌ £{°äx -*-" ° >ÀÌ £{°Îä ," /° >ÀÌ £{°xx /",9 ° -iÀi £x°{x 1 1" £ÉÓ° -iÀi £È°Îä "7 / 9"1, "/,° /iiv £È°xx "6,/ ,-° /iiv £n°Îä -/1" *,/"° /"°/ £°Óä °-° - , ° /iiv È°ää / Ç° È°xx "6 -° ÌÌÕ>ÌD Ç°ää " 1- ,-- -/*° ÌÌÕ>ÌD Ç°Îä / Ç° Ç°xä " 1- /"° ÌÌÕ>ÌD Ç°xx " 1-° ÌÌÕ>ÌD °{x " ,° ÌÌÕ>ÌD ££°ää ½, /,° ÌÌÕ>ÌD £Î°Îä / Ç° £{°ää / Ç ," ° ÌÌÕ>ÌD £{°{ä -/, - , - "° /iiv £È°{ä / -/, /° /iiv £n°£ä "--," ",,° /iiv° *iÀÀi `Þ] ÀÕ >`iÀ] Ìi> Õ>` Óä°ää / Ç° £Ó°xä , <" \ " </¶ 6>À° £Î°Óä ," 1 , -1*,-/,° /iiv £Î°{x ," 1 , -1*,-/,° /iiv £{°£x - ,1-° -iÀi £x°£ä ", 9° /v £È°ää £È /° 6>ÀiÌD £È°xä / "° 6>ÀiÌD £Ç°xä / , ,- *-"° 6>ÀiÌD £n°xä ," 1 , -1*,-/,° /iiv £°Óä - ,1-° -iÀi Óä°£x ", 9° /iiv Ó£°ää / /*° i`>] 1Ã>] Óääx® Óä°Îä / Ó Óä°Îä° Óä°xä / 1*\ -iv>i ÀÌÀ\ ÀiÌ> 1`iÃi° >V Óΰää / Ó° Óΰ£x Ó 8/° " " 1/1,"° ÌÌÕ>ÌD ä°£ä , *, /" /", ° £°ää / ΰ / , / , /" Óä°ää "° ÌÌÕ>ÌD Óä°£ä - " "- 1/° ,i>ÌÞ Óä°Îx 1 *"-/" -"° ->« Ó£°äx ,'° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi Û> Àà ÓΰÓä <"° ÌÌÕ>ÌD° Óä°Îä /*-/ ½",° ->« "«iÀ> Ó£°£x ,/", " " "° i`>] Ì>>] £xή° ,i}> ` Õi ÕÛÛiÀ° iÀÛ] iÀ>`i] i`> À> Ó£°£ä * /" 6," Ó° ÃiÀi ÓΰÎä *, "- ° °] Ì°] Óää®° ,i}> ` *> 6Àâ° 6° >ÃÌ>`Ài>] ° ,>>ââÌÌ] -° ->`Ài Ó£°£ä /",° âi] 1Ã>] Ó䣣®° ,i}> ` iiÌ À>>} ° Àà iÃÜÀÌ ] Ì Þ «Ã] >Ì>i *ÀÌ>° i «À}À>>\ /}VÆ iÌi°Ì Óä°Îä "//" <<"° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ÀÕLiÀ Ó£°£ä ° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ->Û -ÌÌi Ó{°ää / Ç / -° ÌÌÕ>ÌD £°£ä "6 -° ÌÌÕ>ÌD ÓΰÓä *",/ *",/° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ÀÕ 6ië> ä°xx / £ "//° £°Óx /*" ° £°Îä -"//"6" ° ÌÌÕ>ÌD ä°Óä 7 , ---- " - < 6"/"° / ÀiÀ] iÀ>>É-Ûiâ>] Óä£ä®° ,i}> ` ° >V>` Ó{°ää ä°£ä £°ää £°äx ÓΰÎx -- ,/ {° ÌÌÕ>ÌD Óΰ{ä -" " ½, ° À>°] 1Ã>] Óäää®° ,i}> ` Õ} Õ`à £°Îä / x "//° /"°/ Ó°ää -/,- "/< 6" ½,,1 <° /} ->ÌÀV ÓΰÓä Îää° âi] 1Ã>] ÓääÈ®° ,i}> ` <>V -Þ`iÀ° iÀ>À` ÕÌiÀ] i> i>`iÞ] V 7iÃÌ /Î "//° / ," ° /" ΰ * -* ", / /"° ,ÕLÀV> £°£x *,"--" 1""° ÛÛiÌÕÀ>] 1Ã>] £ÇÈ®° ,i}> ` ,V >À` ° ->À>v>° -i> iÀÞ] Ài> - >À«i ii>Þ /6 £{°ää 1", ,"° 6>ÀiÌD £x°ää -- E "9° /v £x°Îä " 1*9 9° ÕÃV>i £Ç°ää 9 /-° ÕÃV>i £n°ää -8 ,-° /v £°ää *,// " /,"**"° -iÀi £°Îä -- E "9° /iiv Óä°ää ", *-1° ÕÃV>i Óä°Óä 1", ,"° 6>ÀiÌD Óä°{x ,"" ° 6>ÀiÌD Ó£°ää ,/9 -89 " 9° /iiv 2 -/$/ ?$! $/!2 "*1/ Film e programmi Chris Hemsworth difende la Terra Bullock e Reynolds relazione «forzata» ,>{ Per evitare il rischio di essere rimpatriata in Canada dagli Usa, una potente manager chiede al suo assistente (Ryan Reynolds, foto con Sandra Bullock) di fingere di essere il suo fidanzato. Ricatto d’amore Rai1, ore 21.10 Cristina Caruso e l’osteosintesi Ricerca scientifica Cenerentola d’Italia Da lunedì a venerdì, sul canale 57, la rubrica sulle tematiche di medicina e salute, con un occhio rivolto alle discipline sportive. Conduce Cristina Caruso. Oggi si parla di osteosintesi. Galeno News Rai Sport 1, ore 9 Nuovo appuntamento con il programma condotto da Vito Foderà. La puntata «Italia senza cervelli» affronta il tema della ricerca scientifica, spesso poco valorizzata, nel nostro Paese. Polifemo - Quello che nessuno ti fa vedere; Mtv, ore 23 *SAMPEI. Opera in 22 uscite. Prima uscita € 1,99, seconda uscita € 5,99, uscite successive € 9,99 oltre al prezzo del quotidiano. Per informazioni e arretrati rivolgersi al Servizio Clienti Gazzetta tel: 02.63.79.85.11 e-mail: [email protected]. Punito per la sua arroganza, Thor (Chris Hemsworth, foto), il dio del tuono, viene cacciato dal regno di Asgard. Mandato a vivere sulla Terra, ne diviene lo strenuo difensore. Thor Italia 1, ore 21.10 ,>x À>°Ì À>°Ì È°Îä 1- ° ÌÌÕ>ÌD È°xä -, 6/ -/,° -iÀi Ç°Óä -/,° -iÀi n°xä "-/ 7",° -iÀi °Îx 8 ° -iÀi £ä°Óä *,6/ *, / ° -iÀi ££°äx ,"/,- E --/,-° -iÀi ££°xä -/,° -iÀi £Î°Óä ,1-° /iiv £{°äx *,6/ *, / ° -iÀi £{°xä ,"/,- E --/,-° -iÀi £x°Îx 1 8* /° -iÀi £È°Óä " /, ° -iÀi £Ç°äx 8 ° -iÀi £Ç°xä , 7- ", "° £Ç°xx -/,° -iÀi £°Óx 1 ° -iÀi Óä°Óx -1*, /1,° -iÀi Ó£°£ä -""/ ¼ 1* -*, " 1",t âi®° ,i}> ` V >i >Ûð ÓÓ°{x 7" , ° £È°Óä /"- ° "«iÀ> £n°Îä , 7- ", "° £n°Îx "6-] -, / " ° ÕÃV> £°Óä ,1 ,° ÕÃV> Óä°{ä *--*,/"1/° ÌÌ° Ó£°£x x 1" "/6° ÌÌ° Ó£°Óä " -" " ½",° À>>ÌV® ,> -ÌÀ> £n°Îä " -/",° VÕiÌ £°Îä ,- -/ //° VÕiÌ Óä°ää , x{° VÕiÌ Óä°Îä /*" -/",° VÕiÌ Ó£°£x -* , " <,° V° ÓÓ°£x 79 *"6,/9¶ *, 6 1° ,> ,> *ÀiÕÀ>°Ì Ûi £n°{ä * 6/° /iiÛi> £°Óx ,9 76-\ " // 1",° -iÀi Óä°£ä ,- " ," ° -iÀi Ó£°£ä / - " 1 <" ° 6>ÀiÌD ä°{ä "// ° ÃiÀi À>°Ì À>°Ì £Î°xx /","° £x°{x -- , ° £Ç°Îä , 7- ", "° £Ç°Îx - /, "° £°Îä " ½ ° Ó£°£x " ,-/"° Óΰ£ä 1,,, "//° ,> Õ« À>°Ì ,i> /i Ài>ÌiÌÛ°Ì >Ãà /Û >Ý >Ç` V>ÃÃ°Ì `>Ý°Ì >Ç°Ì £Ç°xx 7 8 1° >ÀÌ £n°Óä 1* , Óä£ÎÉÓä£{° ÌÌÕ>ÌD £n°{x , ° /iiv £°Îä 6"//° /iiv Óä°Óä 6 /","1-° /iiv Ó£°£ä 7 8 1° >ÀÌ ÓÓ°ää 1 1 * ° >ÀÌ ÓÓ°xä ° >ÀÌ £n°£ä , **° ÌÌÕ>ÌD £°£ä /" -*"- , -° ÌÌÕ>ÌD Óä°£ä -/ ,9° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä " -*6" --, /° ÌÌÕ>ÌD Óΰäx ,9 "--\ -"19° ÌÌÕ>ÌD £Î°xä *6" " 7" ° £È°ää / ", "° ÌÌÕ>ÌD £È°Îä / -*",/° ÌÌÕ>ÌD £°Îä *1 /" *"° ÌÌÕ>ÌD Óä°xä "-/,- ½*," , ° ÓÓ°xä 7E",,° /iiv £Ç°{x -/ "1° ÌÌÕ>ÌD £n°Îx 1/"° ÌÌÕ>ÌD £°Îä , //"t V° Óä°Óä " *1 ° VÕiÌ>À Ó£°£ä 1/"° ÌÌÕ>ÌD ÓÓ°ää , 6° VÕiÌ>À £Ç°£ä / ,° "< -"7° 6>ÀiÌD £n°äx " "° ,i>° £n°xx / Ç° £°ää 5 //° ÌÌÕ>ÌD Óä°äx 1" ° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä t Óΰää 1 888" ° /> ,> 99 Àà i >x /Û Óäää £n°Îä £n°xx £°äx £°Îä À>°Ì **° >ÀÌ "9° >ÀÌ <"1° >ÀÌ - /"*" "° >ÀÌ Óä°ää ,/" " < "° >ÀÌ Óä°£ä *** *° >ÀÌ Ó£°£x 1"6 66 /1, */, * ° >ÀÌ Àði`>ÃiÌ°Ì ViÌÛ°Ì ££°{Î ,-° £Î°{{ " -*, *, *,"° £x°Î{ ,/ *- t £Ç°Î£ 1 "° £°ÎÈ /° /iiv Óä°Ó£ , ° /iiv Ó£°££ ,1" /1,° Óΰä{ -/", ° £Ç°ää "*\ *//° 1,É-/" ° -«ÀÌ ÀiÌÌ>® £°{x "*\ -" /"9° ÌÌÕ>ÌD Óä°ää , ° 6>ÀiÌD Ó£°£ä ½- / ° Óΰ£x " // -° i`>® i`>ÃiÌ°Ì £°äx " - "° ,i>ÌÞ £°Îä ° /iiv Óä°Óä 1 *, ° /iiv Ó£°££ - 9 " /, /° i «À}À>>\ /} Æ iÌi°Ì Óΰ£Î 1" " ° /> Ã Ü ÌÛÓäää°Ì £°xä " ° ÌÌ° £°xx -/", "1,-° ÌÌÕ>ÌD Óä°ää ,"-," "1,- ,/° ,i}i Óä°Îä 1", ", "° ÌÌ° Óä°xx / /° Ó£°Óä " 1 ° 47 Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014 Pay Tv Film e programmi Seymour Hoffman carismatico guru Un soldato (Joaquin Phoenix) uscito dalla Seconda guerra mondiale con disturbi di nervi incontra il «guru» (Philip Seymour Hoffman, foto) di un movimento religioso da cui il giovane sembra trarre giovamento. The Master Sky Cinema 1, ore 21.10 L’eroe mascherato difende Central City -Þ i> -«ÀÌ ££°{x -"" 1 *- 1", ½ +1 õÕ> *Õ« i >½V ÕÕÃ] õÕ> `>> «> L>V>] à ë} ÃÕ> ÌiÀÀ>viÀ> «iÀ ÀiVÕ«iÀ>Ài >VÕ Ã>VV ` VL°°° -Þ i> >Þ £Ó°£ä "- , 6, +1 " - ",/" 1 iÝ }>}ÃÌiÀ À> }iÃÌÃVi Õ½>}iâ> i> µÕ>i >>Ì ÌiÀ> Ài}ÃÌÀ> `i Û`i `> >ÃV>Ài > «À«À V>À° -Þ i> >Ý £Î°Óx --" \ *"-- Î ½>}iÌi ëiV>i ÕÌ /° ÀÕÃi® ÌÀ> >âi] «>ÃÃ>` `> Õ V>« >½>ÌÀ `i `° V i > ,>° -Þ i> £ £Î°Îä " *, - /" /] i`V >iÀV>] }Õ}i À>V> «iÀ ÀiVÕ«iÀ>Ài i ViiÀ `i v}] ÀÌ iÌÀi «iÀVÀÀiÛ> > ` ->Ì>}° -Þ i> ÕÌ £{°äx -"1<" -/, 1 «âÌÌ Ã iÌÌi ÃÕi ÌÀ>VVi ` Õ «ÕÀV`>] ÕV «ÃÃLi `>ÌÀi ` ` ÃÃi «iÀ ÃÕ v}] }À>ÛiiÌi >>Ì° -Þ i> >Ý £x°{ä ,/9 À> *Ài `i> ÕÀ> > iÃÌÛ> ` >ið 1 «iÃVÛi` >«iÌ> v>½ «ÀÛ «iÀ À>`i À>Ìi i «iÀ`i > ÌiÃÌ>° -Þ i> ÕÌ £È°£ä ] ,<< -6 V> i /LÞ >««}}> i VÀ>}}> > ÌÌ> ` Õ «À«ÀiÌ>À ` Õ> ÃÌ>> i ` ÃÕ> v}>° -Þ i> >Þ £Ç°£x " *, 6"/ ÛÀâ>Ì> i VÃÌÀiÌÌ> > ÌÀ>Ài i> V>Ã> «>ÌiÀ>] > ÌÀiÌ>VµÕii Þ ÌÀÛ> ÕÛ> v> ÛÌ>i i `V>Ûii iÀiÞ° -Þ i> *>Ãà £n°xx / ½", 1> `>] >`Ài ` µÕ>ÌÌÀ v}i] À>ÃÌ> Ûi`Û> `iÛi vÀÌi}}>Ài `iÃ`iÀ i i «ÀLi>ÌV i `ii ÃÕi v}i° ° ÃÌiÀ° -Þ i> *>Ãà £°£x ", "6 "¶ L>° 1> ÃÌÀ>`> `ÃÃiÃÌ>Ì> i Õ VÀÌi ` `i V i >Û>â> ÛiÀà VÌiÀ° 1½«iÃ>Li >Vâ> V i ÃÕ«iÀ> VÌÀ>ÃÌ° -Þ i> ÕÌ £°Óx /1//" /1//" / / /Ài ÃÌÀi] ÌÀi «iÀÃ>}} V Õ `iÃÌ V i >VVÕ>\ > «ÌV> V > º«» ÕÃV>° 1 ÀÌÀ>ÌÌ vi `i½Ì>> ` }}° -Þ i> £ Ó£°ää ," - "// +Õ>ÌÌÀ >}iÌ ` > à v> >vv`>Ài Õ L>V ` «i} Và `> V>ÃÌÀ>Ài >vÃ] «âÌÌ VÀÀÌÌ i VÀ> ` L>ÃÃ> i}>° -Þ i> >ÃÃVà -/1" x{ > ÃÌÀ> ` - >i V i] i £Ç] ÀiÃVi > iÌÀ>Ài i ÌV -ÌÕ` x{] > `ÃVÌiV> ` iÜ 9À V i > vÕiâ>Ì Õ ÌiÀ `iVi° -Þ i> ÕÌ <9 -,/" ½1 6,-" i «iÀ«iâi ` `Õi ÌÀ>«Ài`iÌ L>L V i ÌÀÛ> Õ> ÃÌÀ>> ÃV>Ì> V >VÕ }}iÌÌ VÕÀð°° *iV> `i ÓääÇ° -Þ i> >Þ / -*,/ 1 «âÌÌ >ÃÃ>ÃÃ>Ì ÌÀ> VÌÌD «iÀ v>Ài }ÕÃÌâ>° ÛÀD vÀÌi}}>Ài Õ ÃÌÕ ` LiÃÃi `i] «ÀÌi > ÕVV`iÀ° -Þ i> >Ý -* - +1 " -" " /,"** *,, *>â 6i}>] i V>ÃÌ `i º> >ÃÃiÀ> `ii >`i» `i vÀ>Ìi />Û>] m Õ> iÃÃV>> > à }iið -Þ i> *>Ãà ӣ°£ä "6 E - ,/- +Õ>` >Ìi ë>ÀÃVi «À ÃëiÌÌ>Ì m ÃÕ >ÀÌ >Û`] iÀi`i ` Õ> ÀVV> v>}>° ëÀ>Ì >> ÃÌÀ> ÛiÀ> ` ,LiÀÌ ÕÀÃÌ° -Þ i> £ *, * -,/" À>L>] £Îä° Õi ÃÕÌ> à ÃVÌÀ>° ÛVÌÀi iÃL] iÀ ` Li>] `iÌÌ> i V`â ` «>Vi > ÃÕ ÀÛ>i >À° -Þ i> Ìà ÓÓ°xä 1,, " > «iV> V>Ì>ÃÌÀvV> ` -° -«iLiÀ}] V /° ÀÕÃi i ÀÕ ` Õ «>`Ài V i ViÀV> ` Ã>Û>Ài v}] ÌÌii ÌÀi V>``>ÌÕÀi >} "ÃV>À° -Þ i> >Ý £{°ää "\ "* , 1 Ì>ÌV Õ«° vviÀÌ> ÕÀëÀÌ £x°{x ,19\ /""- " /*, /« £{ -Þ -«ÀÌ Ó £È°{x "\ -6 //,-1, ,",1, Ì>ÌV Õ«° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £Ç°Îä "\ <" ," -iÀi -Þ -«ÀÌ £ £n°ää "\ /, ---1"" -iÀi -Þ -«ÀÌ £ £n°{x "\ 9 ,- 9>V Ì E -> £°ää 7,-/ \ 77 "-/ ,7 -Þ -«ÀÌ Ó £°xx * 1"/"\ / , 7À` i>}Õi >ÃV i ,>-«ÀÌ £ Óä°Îä "\ /9 -*,/ "- Ì>ÌV Õ«° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ Ó£°ää "\ <" ," -iÀi -Þ -«ÀÌ £ Ó£°Îä -/\ ,- " -Þ -«ÀÌ Ó ÓÓ°Îä " "* 6, \ -" Óä£{ ,>-«ÀÌ £ ÓÓ°{x "\ 6," 16 /1-iÀi -Þ -«ÀÌ £ 6\ 8/, - Óä£Î 9>V Ì E -> Óΰ£x "\ -6 //,-1, ,",1, Ì>ÌV Õ« ÕÀëÀÌ -iÀi /Û ÌÀ>ÌÌiiÌ ,>}>ââ VÕiÌ>À £{°£ä £x°Îä £È°{ä £Ç°xx £n°£x £{°{x 6-/ -*"- " /," -1" , £x°ää / 8 /", 1- -Þ 1 £È°£x "-- - -Þ 1 £È°Îx "-- - -Þ 1 £Ç°äx - " / -*// -Þ 1 £n°{x ½- / -Þ 1 £n°xx 1 " "<, " Ý vi £°Îx -/, < Î -Þ 1 Óä°£x , - " /- /-/ -Þ 1 Ó£°ää 6-/ -*"- " /," -1" , ÓÓ°ää 6-/ -*"- " /," -1" , ÓÓ°xx 1 1" Ý vi £n°Óä / // - "t >ÀÌ iÌÜÀ £n°Îx -/- Î i`à £n°{ä -1/,, 1 -*"-6 Ó £n°{x - 9 /"*" " ÃiÞ >i £°ää // - , iÀ>} £°£ä " -/,", ," " " 1 >ÀÌ iÌÜÀ £°Óx 1"6 66 /1, */, * i`à £°Îä /" Ó £°{ä - 9 , Vi`i £°xx "9 // - , Ó Óä°ää "9 // - , i`à £{°£x , 1" /8- ÃÌÀÞ >i £x°Óä ""/\ /", "-/, ÃVÛiÀÞ >i £È°Óä - " - " - - ", £Ç°Îä 6/ ,/ ,6<" ÃVÛiÀÞ -ViVi £n°Óx 6,-" -/ ÃVÛiÀÞ -ViVi £°Îä , 1" ÃÌÀÞ >i Óä°ää , +1//," ,1"/ ÃVÛiÀÞ >i Ó£°ää " / , 7,- ÃVÛiÀÞ >i Ó£°£ä " //" ÃVÛiÀÞ -ViVi Ó£°{x 9 9>V Ì E -> ÓÓ°ää , +1//," ,1"/ ÃVÛiÀÞ >i £x°{Î -"* *+1 ° /iiv 9 £È°ää -/1" <" \ 9 7," /" Óä£{° - Ü -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £È°ä{ 1 ° /iiv " £È°£ä ""/""-° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £È°Î +1 "-/," -1" ,"° /Û 9 £È°xÈ 1 ° /iiv " £Ç°Óä - ",-" ,° *ÀiÕ i> £n°ää , -/1" 1 6,-° - Ü -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £n°Óx / /,*,/,° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £n°Î£ " /, ° /iiv 9 £°Ó£ , *, ° /v 9 £°Ó{ / ""] / - "] /°°°° *ÀiÕ i> £°Óx +1 "° - Ü " £°Îx ,"9 * -° /iiv " Óä°£n , *, ° /iiv 9 Óä°Ó{ ,"9 * -° /iiv " Óä°{ä *," / , / Ó° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°£x /1// 6/ 6 /° *ÀiÕ i> Ó£°£x 9° /iiv 9 «The Spirit» è un eroe mascherato (Gabriel Macht, foto) che difende la sua città dal crimine. Ma un diabolico nemico, Octopus, ha un piano per distruggere Central City e diventare immortale. The Spirit Sky Cinema Max, ore 21 Ragonese fa i conti con il precariato Una giovane neolaureata (Isabella Ragonese, foto) trova lavoro nel call center di un’azienda che vende depuratori per l’acqua. I suoi progetti si scontrano però con la dura realtà del precariato. Tutta la vita davanti Premium Cinema, ore 21.15 £°£ä Óä°Óä Ó£°ää Ó£°£x Ó£°xx ÓÓ°£x ÓÓ°Óx -/ Ý vi " - Ý Ài /- ÃiÞ >i -8 E / /9 Ý vi "7 / 9"1, "/, Ý ° °°-° Ý Ài 6 /","1- ,> Õ« 1 " ÃiÞ >i , - Ý Ài -*9 ""7 Ý ,6 Ý vi - E / Vi`i / ""7 Ý Ài / 7 Ý / -*"6, 1 ÃiÞ >i ," -" Ó Ustica, luci e ombre di un mistero italiano i`>ÃiÌ *ÀiÕ Alle 20.08 del 27 giugno 1980 il volo IH870 decolla da Bologna diretto a Palermo. Tutto è regolare fino all’ultimo contatto radio, tra aereo e controllore procedurale di Roma Controllo... Ustica: una tragedia italiana National Geographic, ore 20.55 £{°£x ---"] 1 6"/*° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £{°Ó ,° "1- 6-" ° /iiv " £{°x{ 1 *, ° /iiv 9 £x°äÈ ", ",/° *ÀiÕ i> £x°£ ,° "1- 6-" ° /iiv " A fil di rete di Aldo Grasso L’eco della Storia Passione e carisma P er chi come me soffre della «sindrome Fabrizio Del Dongo» (non accorgersi mai dei grandi eventi che ti stanno sfiorando), sarebbe impossibile cogliere l’eco della storia, il rimbombo dei fatti che si riverbera sul presente e sul futuro. Impresa impossibile. Non così per Gianni Riotta, la cui invidiabile sicurezza si esercita su vari campi del sapere. Rai Storia, diretta da Silvia Calandrelli, ha un compito difficile: ridare un’identità a una rete strategica nell’ambito dell’offerVincitori e vinti ta Rai. Finora i tentativi sono stati incerti, sospesi tra il già visto e George l’inadeguato. Clooney A condurre «Eco della StoGli ospiti ria», Riotta succede a Paolo Miedi Fazio li e, per fortuna, tiene alta la superano bandiera del giornalismo cultule inchieste di rale, dell’esploratore curioso, Lucignolo. Puntata del conduttore appassionato hollywoodiana di «Che (domenica, 21.10). Per esempio, tempo che fa» su Rai3, Riotta ha un senso del tempo, con George Clooney e che in tv è uno strano misto di Matt Damon: per Fabio ritmo, carisma e sensibilità, che Fazio 3.690.000 pochi suoi colleghi possono spettatori, 12,6% vantare. di share Certo, sugli argomenti si può discutere. Domenica sera, parlaMarco va di cinema con il critico Enrico Berry Magrelli e il produttore Mario Le inchieste Gianani. Riotta e Magrelli sono di Lucignolo cresciuti alla scuola critica del superate Manifesto dove il «contenuto» dagli ospiti di Fazio. aveva un suo peso. Il sogno di A «Lucignolo», Gianani (marito di Marianna su Italia 1, parla Madia) sarebbe quello di proRaffaele Sollecito: gli durre un film di Pier Paolo Pasospettatori, per Marco lini. Insomma i registi che citaBerry, Enrico Ruggeri vano, da Fellini a Rosi, non erae gli altri, sono no i santi del mio paradiso, ma 1.370.000, 6,2% questo non importa, non bisodi share gna mai farsi ricattare dal contenuto. La critica cinematografica viene spesso accusata di «scarrucolare» i giudizi (il caso classico è Totò, vilipeso da vivo e osannato da morto; ma bisognerebbe anche fare i nomi di chi, da vivo, lo amava come Ennio Flaiano che forse ha più autorità di un Vice e non ha dovuto aspettare Goffredo Fofi). Il fatto è che lo scarrucolamento appartiene a ogni forma di critica: quando, con il tempo, cambia il punto di vista, cambia anche il testo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv Ó£°£x ,"6- " ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°{£ *,- , ,/" ° /iiv " Ó£°{x 9° /iiv 9 ÓÓ°£È "--* ,° /iiv 9 ÓÓ°xä -/ ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ÓÓ°xÇ +1 "° - Ü " Óΰä{ *,//9 // ,-° /iiv 9 Óΰän *-9 ° /iiv " ÓΰÓÎ ½1/ -*° *ÀiÕ i> ÓΰxÇ *,//9 // ,-° /iiv 9 ä°ä£ *-9 ° /iiv " ä°Óx *,!° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ä°{ ,° "1- 6-" ° /iiv " ä°x£ " /, ° /iiv 9 48 Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera
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