Ritornano la paura e la rabbia nel buio di un Ticino spaesato

IL CAFFÈ
12 ottobre 2014
2 PRIMO PIANO
Ildramma
3
LE CIFRE
2009
7.153
2010
6.305
2011
2012
2013
7.449
8.231
7.849
Furto
(senza
veicoli)
Illustrazioni
di Franco Portinari
per il Caffè
2.484
2.157
2.416
71
80
2.721
2.780
Furto
con
scasso
LA FUGA E IL SALTO DAL PONTE
Sono circa le 21 di mercoledì scorso,
l’8 ottobre, quando tre giovani rumeni dopo aver compiuto
alcuni furti a Lionza, nelle Centovalli, fuggono a piedi verso
Borgnone e si gettano nel buio da un ponticello.
LA CADUTA E IL RITORNO IN PAESE
Il bosco immediatamente sotto il ponte è scosceso. Nel buio
della sera e tra la nebbia i tre rumeni non riescono a restare
in piedi, scivolano, rotolano verso valle. Due si feriscono
gravemente. Il terzo risale e di corsa, va verso Borgnone.
LA RICHIESTA DI AIUTO A BORGNONE
Impaurito per la caduta e le ferite dei suoi due compagni,
il terzo rumeno, insanguinato, bussa ad una casa di
Borgnone. Gli apre un 26enne impiegato comunale.
Chiede aiuto, gli indica di seguirlo verso il ponticello.
IL RITORNO SUL PONTE CON UN ABITANTE
Il giovane e il rumeno si avviano verso la strada per
Lionza. Pochi metri e il rumeno indica il luogo dove i suoi
due amici sono caduti. Il tempo di illuminare con la torcia
il bosco e... il rumeno scompare.
L’AUTO IN ATTESA PER LA FUGA
56
Stando ad una testimonianza, nel tardo pomeriggio di
mercoledì un’auto si era fermata sulla “cantonale”,
prima di Camedo. A bordo quattro persone. Se erano
i ladri, il quarto è rimasto in attesa dei complici.
89
80
Rapine
I DATI
STATISTICI
I furti con
scasso, come
dimostra la
tabella, nel
corso degli
ultimi anni
sono
leggermente
aumentati.
Le rapine,
dopo una
costante
crescita dal
2009,
sembrano
essere in
leggera
diminuzione
Fonte: Statistica criminale di polizia (SCP), Ufficio federale di statistica, Neuchâtel; elaborazione Polizia cantonale, Bellinzona
Rémy Steinegger
Vite
violate
Ritornano la paura e la rabbia
U
Le sequenze di un furto comune trasformatosi in tragedia...
tre ladri,un quarto in attesa,la fuga e la morte nelle Centovalli
na media di quasi otto furti al giorno nel 2013, ma che è scesa a meno di sei colpi nei primi sette mesi
di quest’anno. Il confronto dei dati sui
reati contro il patrimonio in Ticino dovrebbe, statisticamente, tranquillizzare o
per lo meno non allarmare la popolazione, ma poi ecco fatti drammatici come
quelli di Lionza nelle Centovalli, la rapina
con sequestro di Pura o l’assalto armato a
un distributore di Brusino, e monta di
nuovo la paura, quel senso di insicurezza
che fa dimenticare, con i dati sulla criminalità, anche il lavoro della polizia.
La percezione soggettiva d’insicurezza,
LE RAZZIE FRA LE POCHE CASE DI LIONZA
POI LA FUGA VERSO BORGNONE
I tre ladri hanno raggiunto Lionza nella prima serata di
mercoledì. Dovrebbero aver messo a segno quattro colpi
(a sinistra una porta forzata) e un tentato furto. Poi attorno
alle 21 sono fuggiti a piedi verso Borgnone; nella foto qui
sotto, la dogana di Camedo da dove forse è entrata la banda
I luoghi della razzia, della fuga e del dramma
La richiesta d’aiuto
Froda
Borgnone
Cadanza
Ca
Via
L’auto per la fuga
Remy Steinegger
“GIOIE E CARI RICORDI”, TUTTO CIÒ
CHE I LADRI HANNO PORTATO VIA
Heidi Nawratil mostra le scatole dove teneva collane
e braccialetti portati via dai ladri. “Gioie e cari ricordi”,
così gli abitanti di Lionza
vittime delle razzie dell’altra notte
definiscono la refurtiva dei tre malviventi
MAURO SPIGNESI
D
Edy Tanghetti
“La macchina è arrivata
verso le sette. Uno stava
male, è sceso ed ha
iniziato a vomitare”
al bozzolo di nebbia
densa che avvolgeva Lionza arrivavano urla e lamenti. È
una
sequenza
drammatica quella che scivola
dentro una notte di morte e paura. Una notte che ha strappato
via l’innocenza a un Ticino che
appare sempre più spaesato davanti a case e vite violate, anche
lì dove non te lo aspetti. Nelle
Centovalli mai avrebbero pensato all’incursione di una banda di
ladri. A quella macchina arrivata probabilmente nel pomeriggio, notata la prima volta verso
le sette di sera, quando si è visto
scendere qualcuno che stava
male. Iniziano i furti, quattro andati a segno. Poi la fuga, un salto
nel vuoto dei tre giovani rumeni. Un salto verso la morte. La
disperata richiesta d’aiuto di un
uomo sporco di sangue che bussa alla porta di una casa, un
26enne che si precipita sul posto
della tragedia e quell’uomo che
all’improvviso scompare nel
buio.
Una storia che ha fatto affiorare
sentimenti contrastanti, di rabbia e compassione, che è racchiusa nel racconto di Manfred
Ernst, un tedesco che si è affac-
DALLA FINESTRA DI CASA
Manfred Ernst, nella foto,
mostra al Caffè il luogo della
tragedia, si è affacciato al
balcone della sua casa a pochi
metri dal ponte da dove erano
scappati i tre giovani rumeni
Manfred Ernst
Il Caffè
ciato al balcone di casa sua a pochi metri dal ponte dove si sono
lanciati giù i tre giovani rumeni:
“Non vedevo nulla a distanza di
mezzo metro, ma distinguevo
due voci, parlavano forse in
francese, o in italiano. Uno era in
alto, l’altro in basso”. Erano all’incirca le nove di sera di mercoledì. Manfred Ernst solo quando è arrivata la polizia ha saputo
che due ladri erano morti per le
ferite riportate nel salto, come
ha certificato l’autopsia. Avevano 22 e 27 anni. Erano gli autori,
secondo la polizia, di quattro
furti e di un quinto tentativo andato male, nelle case di Lionza.
Con loro c’era un terzo complice,
insieme scendevano lungo la
strada probabilmente per andare incontro a un quarto uomo
che li attendeva in auto sulla
cantonale. Forse hanno sentito
qualcosa, o hanno visto un’auto,
oppure hanno cercato una scorciatoia per la fuga scavalcando
quel ponte. Lì vicino c’è un sentiero che viene giù parallelo al
torrente Froda sino a giungere
alla strada.
I tre si sono lanciati dal ponte
poco prima del cartello che divide Borgnone da Lionza. Un volo
di trenta metri, precipitando in
un dirupo fitto di vegetazione e
“Non vedevo nulla
a distanza di mezzo
metro, ma distinguevo
chiramente due voci...”
spuntoni di roccia. “Lì è scivoloso, sicuramente non hanno calcolato l’altezza e quando hanno
toccato il terreno rivestito di fogliame bagnato sono scivolati
via come su una saponetta e si
sono feriti gravemente” dice
Edy Tanghetti, un contadino che
vive lì vicino. I due rumeni
morti portavano scarpe da tennis che hanno poca presa su un
terreno tanto infido.
Uno solo dei tre, con un taglio
sulla fronte e le mani sporche di
sangue, è riuscito a risalire verso la strada. Disperato ha bussato alla prima porta che ha incontrato, quella di una casa accanto
alla parrocchia di Borgnone dove vive una giovane coppia. Il
marito, un impiegato comunale,
ha infilato gli scarponi, afferrato
una torcia elettrica e lo ha seguito. È riuscito anche a scendere
per un tratto della scarpata, sino
a intravvedere, illuminandoli
con un fascio di luce, i due corpi
in fondo. Impossibile, da quella
distanza, capire se erano ancora
vivi, anche se da una prima ipotesi pare che uno dei due sarebbe morto sul colpo. Quando l’impiegato s’è voltato, però, il terzo
uomo, quello che aveva chiesto
aiuto, era scomparso. “Inghiottito dalla nebbia”. Probabilmente
ha raggiunto il complice in auto
ed è fuggito.
“La macchina - riprende Edy
Tanghetti - è stata vista la prima
volta verso le sette, lo so perché
si è fermata vicino la casa di mia
sorella. Uno dei quattro stava
male, è sceso e ha cominciato a
vomitare”. Lo hanno lasciato lì,
l’auto è ripartita e dopo un po’ è
tornata indietro. Poi è scattato il
raid nelle case. Con la fuga finita
tragicamente. “Ho sentito le loro urla. Tutto è durato una trentina di minuti, non di più - ricorda Manfred Ernst - poi è piombato il silenzio”. Un silenzio di
morte.
[email protected]
Q@maurospignesi
il Caffè
spiegano gli esperti, si scontra con la realtà dei fatti e quasi sempre la prima riesce a piegare la seconda. Invece la statistica, per quanto non tutti ne siano persuasi, indica che nel 2014, confrontando
il periodo tra gennaio e luglio, i furti sono
diminuti: dai 1.549 colpi registrati nel
2013 si è scesi a 1.241. Ciò significa passare da una media di circa 7,2 a 5,9 furti
al giorno (eccetto quelli dei veicoli). Gli
stessi dati di polizia indicano che lo scorso
anno, rispetto al 2012, i reati contro la
proprietà (sempre esclusi i furti di veicoli)
erano calati del 4,7 per cento, da un totale di 8.231 a 7.849. Una tendenza su cui
ha inciso la diminuzione, pari a circa il 9
per cento, dei furti senza scasso, mentre
quelli commessi con scasso sono aumentati per il terzo anno consecutivo: da
2.721 si è saliti a 2.780, con una crescita
del 2 per cento. Perché il 2013, con una
coda velenosa a Coldrerio di sei furti in
poche ore a fine gennaio 2014, è stato indubbiamente un anno nero. In quei mesi
la popolazione, specialmente nel Mendrisiotto, ha convissuto duramente col fenomeno delle effrazioni e proprio a Coldrerio si era puntato sulla soluzione della vigilanza fai-da-te. A Salorino addirittura
sono stati gli abitanti del quartiere a ipotizzare una ronda o l’assunzione di una
guardia notturna. Ma tutto è svaporato
davanti ai costi, che non si capiva bene
chi doveva pagare.
Ma guardando alla serie statistica si
può parlare davvero di emergenza?
L’evoluzione dei furti con scasso è la seguente: 2.484 nel 2009, 2.157 nel 2010,
2.416 nel 2011, 2.721 nel 2012, 2.780
nel 2013. Indubbiamente negli ultimi
due anni c’è stato un aumento (raffreddato però dalle cifre d’inizio 2014). Un trend
che contrasta con quello di altri, più violenti, reati contro il patrimonio: tra il
2012 e il 2013 le rapine in Ticino sono diminuite del 10.1 per cento, da 89 a 80.
Un rallentamento per una tipologia di
reato che, spesso lo si dimentica, nei decenni passati aveva registrato anche episodi sanguinosi. Ma, si sa, la percezione
soggettiva della sicurezza si alimenta con
la cronaca dei fatti quotidiani. E i furti
nelle abitazioni, quelli che destano più allarme tra la popolazione, nel 2013 sono
saliti a 2.328, più 3,4 per cento (anche se
il 36 per cento è solo tentato). Che poi,
sempre guardando al passato, l’aumento
era stato del 13 per cento nel 2012 e addirittura del 24,1 per cento nel 2011 poco
importa. Nella percezione collettiva i numeri sono sfuggenti, come i ladri. s.pi.
Le reazioni
“Ora dovremo cambiare le nostre abitudini”
Tra la gente del piccolo villaggio allo sgomento si unisce l’indignazione
S
paventata? Beh, certo quanto è successo ora
ci costringe a cambiare le nostre abitudini.
Vivo qui, a Lionza, da vent’anni. E non era
mai successo nulla”, racconta Roswitha Kunzli,
una donna svizzero tedesca di 73 anni, mentre
riempie un innaffiatoio nel piccolo cimitero che
guarda la valle. A lei mercoledì notte hanno forzato la porta, e fatto saltare un asse di legno. “Ma spiega - non sono riusciti a entrare, fortunatamente. La porta ha retto”. Ma certo non deve essere facile per chi ha scelto di venire a vivere quassù per
la tranquillità, dover fare adesso i conti con la paura. Perché nessuno aveva mai pensato ai ladri, che
probabilmente scelgono i piccoli villaggi isolati
giocando proprio sul fattore sorpresa, perché da
qui la polizia è lontana, gran parte della popolazione è anziana, c’è poca gente in giro e i valichi con
le via di fuga sono vicini.
La sorpresa si legge anche sul volto tirato di Heidi
Nawratil, anche lei svizzero tedesca e vicina di Roswitha Kunzli. È ancora scossa, parla piano mentre
mostra la maniglia della porta forzata: “Sono entrati da qui - dice - e hanno rubato tutto. Meno
male non ero in casa, ero a cena con amici. Quando
sono rientrata ho visto la polizia sul ponte. Ma non
Rémy Steinegger
Camedo
Rémy Steineg-
SVIZZERA
Dogana
Lago di
Palagnedra
Borgnone
nucleo
ntonale
I TA L I A
Le case scassinate destano un senso
d’insicurezza maggiore, nonostante
i reati più gravi siano in diminuzione
I furti
Il ponte della morte
Quasi otto colpi al giorno
e due rapine a settimana
Fotografia in chiaro scuro della criminalità
nel buio di un Ticino spaesato
Lionza
Il fenomeno
ho capito cosa fosse successo, l’ho capito quando
sono arrivata a casa e ho visto la porta aperta, poi
il disordine, i cassetti saltati via e le scatole sparpagliate sul pavimento”. I ladri dalla casa in pietra
di Heidi, arrampicata sul nucleo di Lionza, hanno
portato via gioielli, ma
anche ricordi. DelRoswitha Kunzli
l’Iran e dell’Indonesia:
bracciali, anelli, colla“Fino a qualche
Le confezioni eragiorno fa lasciavamo ne.
no sparse dappertutto.
Sono rimaste solo scale porte di casa
tole vuote. “Qui ci coaperte. Qui ci
nosciamo tutti - proseconosciamo tutti.
gue la donna racconil clima che si viCi vivo da vent’anni” tando
ve in valle - non siamo
abituati a fatti del genere, sino a pochi giorni fa lasciavamo anche le porte aperte”.
Dal buio della notte di mercoledì è invece arrivata
la paura. Attirati dalle notizie di quanto è accaduto
molti che abitano in città sono venuti a controllare
le proprie case di vacanza, la maggioranza nei tre
villaggi vicini (Lionza, Borgnone e Costa). “Qui da
noi a Costa non è successo nulla”, dice Velio Fisca-
lini, che abita quasi alla fine del nucleo e conosce
tutto e tutti in questa zona. Gli agenti hanno bussato alle porte e hanno consigliato i pochi abitanti
della valle di chiamare in centrale anche solo per
un sospetto. Meglio un falso allarme, hanno spiegato alla gente ancora
scossa dalle notizie di
Don Darius Solo
quanto accaduto, che
un furto in casa o
“Queste della valle
un’altra tragedia.
sono persone
L’arrivo della polizia,
tranquille, le conosco le ambulanze, l’elicotdella Rega, hanno
da due anni, mai un tero
scosso la vita di questo
problema, mai una
microcosmo
delle
Centovalli. “Qui vive
preoccupazione”
gente tranquilla, mai
un problema, mai una preoccupazione”, dice don
Darius Solo seduto nella casa parrocchiale di Intragna. È lui il prevosto arrivato dalla provincia di
Kinshasa, nella Repubblica democratica del Congo, che segue le anime di questi villaggi da due anni. “Prima - racconta - ero in Verzasca, ci sono stato otto anni. E anche questa è una zona, ripeto,
tranquilla”. Fino a qualche giorno fa.
m.sp.