I C O N C E R T I 2 0 1 3 - 2 0 1 4 PINCHAS STEINBERG DIRETTORE ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO REGIO MERCOLEDÌ 19 FEBBRAIO 2014 ORE 20.30 TEATRO REGIO Pinchas Steinberg direttore Natascha Petrinsky mezzosoprano Claudio Fenoglio maestro del coro Orchestra e Coro del Teatro Regio Sergej Prokof ’ev (1891-1953) Aleksandr Nevskij, cantata per mezzosoprano, coro e orchestra op. 78 Testo di Vladimir Lugovskij e Sergej Prokof’ev I. La Russia sotto il giogo dei Mongoli (Molto andante) II. Canto di Aleksandr Nevskij (Lento) III. I Cavalieri della Croce a Pskov (Largo - Andante) IV. Sorgi, popolo russo (Allegro risoluto) V. La battaglia sul ghiaccio (Adagio - Allegro moderato - Andante - Allegretto, quasi doppio movimento) VI. Il campo della morte (Adagio) VII. Ingresso di Aleksandr Nevskij in Pskov (Moderato - Allegro, ma non troppo - Più largamente) Pëtr Il’ič Čajkovskij (1840-1893) Sinfonia n. 4 in fa minore op. 36 Andante sostenuto - Moderato con anima (in movimento di Valse) Moderato assai, quasi Andante - Allegro con anima Andantino in modo di canzona Scherzo: pizzicato ostinato. Allegro - [Trio:] Meno mosso - Tempo I Finale. Allegro con fuoco - Andante - Tempo I Restate in contatto con il Teatro Regio: Sergej Prokof ’ev Aleksandr Nevskij, cantata per mezzosoprano, coro e orchestra op. 78 La partitura di Aleksandr Nevskij nasce nel 1938, quale colonna sonora destinata all’omonimo film di Sergej Ejzenštejn, genio della cinematografia sovietica, quando Prokof ’ev, definitivamente rientrato in patria, è all’apice della notorietà. Nella realizzazione del lavoro – frutto del sodalizio artistico tra due grandi personalità – entrambi collaborano su un piano paritario, in totale simbiosi. È Prokof ’ev stesso a ricordare come Ejzenštejn, mostrando enorme rispetto per la musica, abbia talora subordinato tagli e sequenze della pellicola alla partitura. Per contro, più d’un commentatore ha rilevato come «le qualità rappresentative, melodiche, ritmiche e timbriche della musica di Prokof ’ev trovino piena rispondenza nella concezione “visivo-auditiva” che Ejzenštejn aveva del film sonoro» (G. Vinay). Il musicista ne ricavò un’imponente cantata per mezzosoprano, coro e orchestra in sette quadri – eseguita con grande successo per la prima volta a Mosca il 17 maggio 1939, sotto la direzione dello stesso Prokof ’ev – ed è in tal veste che la superba partitura trasmigrò dalla sala cinematografica a quella da concerto, dove è tuttora stabile in repertorio. Vi si narra del principe Aleksandr, detto “Nevskij” dacché nel lontano 1240 aveva sconfitto gli Svedesi lungo la Neva; il popolo russo lo invoca ancora quando il nemico s’identifica coi Cavalieri teutonici e Nevskij, vero eroe nazionale, li stermina in una famigerata battaglia sulla superficie ghiacciata del lago Peipus. Facile immaginare come nel 1938, dinanzi alle minacce sempre più cupe e incombenti del regime nazista, il pubblico intravedesse nel leggendario personaggio una sorta di simbolico baluardo della resistenza sovietica. Se nel raggelato primo quadro, dagli sconfinati orizzonti, la desolazione della Russia oppressa dai Mongoli è tratteggiata con plastica evidenza, nel secondo si leva un solenne canto corale di singolare pregnanza e limpidità che amplifica alquanto l’epos narrativo; poi lo straordinario fascino di una netta contrapposizione, musicale e ideologica: da un lato la tetra raffigurazione dei Crociati (quadro III) evocati con la fissità di un insistito, monocromo salmodiare («Peregrinus expectavi»), lividi rintocchi di percussioni, ma anche schegge melodiche degli archi; dall’altro (IV) la sorgiva spontaneità del canto russo, circonfuso da una strumentazione di notevole potenza espressiva. Il climax è nel vigoroso affresco, meritatamente celebre, della battaglia sul ghiaccio sbalzata a forti pennellate (V), dall’ampia curva e dalle frasi granitiche e incalzanti: irresistibile l’urto immane delle masse sonore sino all’estenuata dolcezza delle misure estreme. La spettrale evocazione del campo della morte si ammanta di pathos con l’afflitta e pur accorata trenodia della voce femminile e, nel contempo, l’esaltazione della valentia dei guerrieri. Da ultimo, ecco riapparire il canto di Nevskij nello spettacolare quadro conclusivo, di inarrivabile resa. Pëtr Il’ič Čajkovskij Sinfonia n. 4 in fa minore op. 36 Risalgono alla primavera del 1877 i primi abbozzi di una nuova sinfonia (la quarta del suo catalogo), che Čajkovskij dedicò a Nadežda von Meck, singolare quanto eccentrica figura di mecenate, cui spettò un ruolo di contraddittorio rilievo nella tormentata biografia del musicista. Il brano prese forma in uno dei periodi più drammatici della vita del compositore; quando ormai aveva abbozzato l’ultimo tempo, egli s’indusse a sposare l’ex allieva Antonina Miljukova, che a lungo lo aveva assillato dicendosi segretamente innamorata e minacciando il suicidio di fronte a un rifiuto. L’infelice unione naufragò miseramente dopo poche settimane soltanto; sull’orlo di un vero e proprio collasso nervoso, Čajkovskij trascorse l’estate in solitudine a Kamjanka (in Ucraina), suo abituale rifugio, dove poté condurre a termine l’orchestrazione mentre in parallelo attendeva all’Evgenij Onegin. Rientrato a Mosca per la ripresa delle lezioni, si arrischiò in un penoso tentativo di suicidio, per poi fuggire a San Pietroburgo in preda a una spaventosa crisi psichica. In cerca di quiete, su consiglio dei medici, si recò a Clarens, poi a Vienna; raggiunse quindi Sanremo e Firenze per ritornare nuovamente in Svizzera. Agli inizi del nuovo anno la Quarta Sinfonia era ultimata; il 10 febbraio 1878 la première moscovita, diretta da Anton Rubinštejn, venne accolta con freddezza, verosimilmente per la mediocrità dell’esecuzione. Solo in occasione di una replica a San Pietroburgo, in novembre, la Quarta fu unanimemente riconosciuta quale una delle pagine più significative fino ad allora scaturite dalla fantasia di Čajkovskij. Lavoro tra i più incisivi dell’intera sua produzione, opera dal forte coinvolgimento emotivo, la Quarta appare dominata da un febbrile pessimismo. Turbolento e tumultuoso, il movimento iniziale esordisce con un tema di innegabile impatto. Un’illuminante missiva indirizzata alla sua munifica protettrice rivela come la Sinfonia sia stata modellata sulla scorta d’un vero e proprio “programma” incentrato sull’inesorabile potere del fato. Non a caso, si apre con una specie di “motto” volto a delineare «quella forza soprannaturale che impedisce al nostro desiderio di felicità di avverarsi», secondo quanto Čajkovskij stesso dichiarò. Dopo l’introduzione, ecco un tema sinuoso, cromatico. Piuttosto articolato, il primo movimento alterna zone tenebrose a vivaci accensioni, con quel secondo tema sognante, incantato e un poco singhiozzante, dal vago sapore di danza, pur striata di amarezza. Quindi il misterioso pulsare del timpano inaugura una marcia stranita e sghemba, dapprima evanescente e quasi diafana, poi più corposa. L’intera orchestra decolla e quasi non ci si accorge di essere nel pieno d’uno sterminato sviluppo in cui ricorre più volte la fanfara, con tratti contrassegnati da turgori che all’improvviso si quietano. Un ultimo, esacerbato culmine e infine la brillante chiusa. Un colore mestamente russo aleggia nell’Andantino, con l’oboe in primo piano, in un clima di struggente nostalgia; i violini apportano maggiore distensione abbandonandosi a una vibrante cantabilità nell’episodio mediano. Verso la fine riaffiora però il tema d’esordio, istoriato da delicati arabeschi dei legni. Umoristico e fantasioso, il crepitante Scherzo è pagina pervasa di eccitata verve ritmica; deve la sua efficacia ai pizzicati degli archi, geniale tocco di funambolismo timbrico. Evidentissimo il contrasto che si viene a creare con lo spensierato Trio, bonaria marcia dalle eleganti inflessioni melodiche. Un vasto Allegro con fuoco dallo scintillante brio conclude la Sinfonia all’insegna di una sorprendente varietà di colori; esso rielabora una melodia popolare russa dal candore naïf, riplasmata in una serie di fantasmagoriche variazioni: così disarmante al punto che nemmeno la fugace ricomparsa del motto iniziale riesce a sgualcirne la bellezza; ricacciato ben presto lo spettro del destino, una rutilante fanfara avvia infatti la festosa e giubilante conclusione. Attilio Piovano Musicologo e scrittore, Attilio Piovano ha pubblicato Invito all’ascolto di Ravel (1995), i racconti La stella amica (2002) e Il segreto di Stravinskij (2006), i romanzi L’Aprilia blu (2003) e Sapeva di erica, di torba e di salmastro (2009). Laurea in Lettere, studi in Composizione, diploma in Pianoforte, in Musica corale e direzione di coro, è autore di numerosi contributi, specie sul primo Novecento. Oltre che con il Teatro Regio ha collaborato con Scala, Opéra Royal di Liegi, Rai, Mito, Stresa Festival, Fenice, Opera di Roma, Lirico di Cagliari, Unione Musicale, Politecnico di Torino. Già corrispondente del «Corriere del Teatro», scrive per «Torino Sette», «La Voce del Popolo» ed è critico musicale per più testate tra cui la rivista online «Il Corriere Musicale». Insegna Storia ed estetica della musica presso il Conservatorio “G. Cantelli” di Novara e nell’ambito del workshop Architettura, Scenografia e Musica presso il Dipartimento di Architettura & Design del Politecnico, in collaborazione col Teatro Regio. È stato Direttore artistico dell’Orchestra Filarmonica di Torino. Aleksandr Nevskij I. La Russia sotto il giogo dei Mongoli (orchestrale) II. Canto di Aleksandr Nevskij (coro) Fu sul fiume Neva che avvenne. Sulle correnti della Neva, sulle acque profonde. Là trucidammo i migliori combattenti dei nostri nemici. I migliori combattenti, l’esercito degli Svedesi. Ah! Come combattemmo, come li sbaragliammo! Sì, riducemmo le loro navi da guerra in legna da ardere. Nella battaglia il nostro rosso sangue fu sparso generosamente per la nostra grande terra, la nostra Russia natia. Ehi! Dove vibrava l’ampia scure c’era una strada aperta. Nelle loro schiere si aprì un varco dove si gettò la lancia. Falciammo gli Svedesi, gli eserciti invasori, proprio come gramigna cresciuta sul suolo del deserto. Non cederemo mai la nostra Russia natia. Coloro che marceranno contro la Russia saranno messi a morte. Sorgi contro il nemico, Russia, sorgi! Sorgi in armi, sorgi, grande città di Novgorod! III. I Cavalieri della Croce a Pskov (coro) Peregrinus, expectavi pedes meos in cymbalis. Straniero, attesi le mie guarnigioni giungere al suono dei cimbali. IV. Sorgi, popolo russo (coro) Sorgi, popolo russo, in armi, per combattere fino alla morte. Sorgi, popolo, libero e coraggioso, a difendere la tua bella terra natia. Gloria ai guerrieri in vita, fama immortale per i guerrieri uccisi. Per la casa natia, per il suolo di Russia sorgi, popolo, popolo russo. Nella nostra grande Russia, nella nostra Russia natia, non resterà alcun nemico in vita. Sorgi alle armi, sorgi, nostra madre Russia! Nessun nemico marcerà attraverso la terra russa, nessun esercito nemico saccheggerà la Russia. Incognite sono le vie per raggiungere la Russia. Nessun nemico devasterà i campi russi. V. La battaglia sul ghiaccio (coro) Peregrinus, expectavi pedes meos in cymbalis. Straniero, attesi le mie guarnigioni giungere al suono dei cimbali. VI. Il campo della morte (mezzosoprano) Attraverserò il campo coperto di neve. Volerò sul campo della morte. Cercherò colà valenti guerrieri. Quelli a me promessi, forti e fedeli. Uno riposa tranquillo dove le sciabole lo hanno straziato. Qui giace un altro trafitto da una freccia. Dalle loro ferite caldo sangue rosso fu versato come pioggia sulla nostra terra natia, sui nostri campi russi. Chi è caduto per la Russia con nobile morte sarà benedetto dal mio bacio sui suoi spenti occhi. E per quel bravo giovane che è rimasto in vita sarò una moglie fedele e un’amica affettuosa. Non sposerò un uomo attraente: fascino e bellezza terreni appassiscono e presto scompaiono. Sposerò un uomo coraggioso. Ascoltate, guerrieri coraggiosi, uomini dal cuor di leone! VII. Ingresso di Aleksandr Nevskij in Pskov (coro) In una grande campagna la Russia andò in guerra. La Russia sconfisse le truppe avversarie. Nella nostra terra natia i nemici non resteranno in vita. I nemici che verranno saranno messi a morte. Celebrate e cantate la nostra madre Russia! A una festa trionfale venne tutta la gente russa. Celebrate, gioite, celebrate e cantate la nostra madre Russia! Pinchas Steinberg è oggi uno dei più importanti direttori d’orchestra, apprezzato per le sue intense interpretazioni del repertorio operistico e sinfonico. Da molti anni riscuote enorme successo nei teatri di maggior prestigio e nelle sale da concerto d’Europa e Stati Uniti. Pinchas Steinberg è nato in Israele, ha studiato violino con Joseph Gingold e Jascha Heifetz negli Stati Uniti e composizione a Berlino con Boris Blacher. Nel 1974 ha debuttato come direttore con la Deutsches Symphonie Orchester di Berlino, dando così inizio a una lunga serie di successi con le maggiori orchestre del mondo: Berliner Philharmoniker, Gewandhaus di Lipsia, London Symphony, Israel Philharmonic, Orchestre National de France, Filarmonica Ceca, Orchestra di Santa Cecilia di Roma, Münchner Philharmoniker, Boston Symphony, Orchestre de Paris e molte altre. Dirige inoltre in numerosi festival, tra i quali Salisburgo, Berlino, Praga, Vienna, Monaco, Tanglewood, Blossom, Orange e, infine, il Festival delle Fiandre e il Richard Strauss Festival di Garmisch. Dal 1988 al 1993 è stato Direttore ospite principale alla Staatsoper di Vienna. Ha diretto nei teatri d’opera più importanti del mondo, da Londra a Parigi, da Monaco a San Francisco, da Berlino a Roma. Tra il 1989 e il 1996 è stato Direttore principale dell’Orchestra Sinfonica della Radio Orf di Vienna e dal 2002 al 2005 Direttore musicale dell’Orchestre de la Suisse Romande a Ginevra. A partire dal febbraio 2014 è Direttore principale e Presidente della Budapest Philharmonic, l’orchestra dell’Opera di Stato Ungherese. Tra le sue incisioni di maggior successo: L’Olandese volante di Wagner, La Wally di Catalani, Die schweigsame Frau di Strauss e La clemenza di Tito di Mozart, registrata dal vivo con l’Orchestra della Radio di Monaco. Con Chérubin di Massenet ha vinto il Grand Prix du Disque, il Diapason d’Or, il Premio della Critica tedesca e il Prix Cæcilia a Bruxelles. I suoi impegni sinfonici includono, tra gli altri, concerti con l’Orchestra di Cleveland (con la quale prosegue una particolare frequentazione fin dal 2001), l’Orchestra Toscanini di Parma, l’Orchestra Sinfonica di Sydney, la Filarmonica Ceca di Praga. Degli ultimi anni si ricordano le nuove produzioni di Turandot e Tristan und Isolde presso la Deutsche Oper di Berlino e Die tote Stadt di Korngold all’Opéra Bastille di Parigi, riproposta anche al Teatro Real di Madrid nel giugno 2010. Nello stesso anno ha debuttato al Teatro alla Scala di Milano dirigendo la Filarmonica nelle Faust-Szenen di Schumann e nel 2011 ha diretto la prima rappresentazione assoluta dell’opera Senso di Marco Tutino al Teatro Massimo di Palermo. Ha inaugurato la stagione operistica 20112012 dell’Opéra Bastille con Salome di Strauss e nel gennaio 2012 ha trionfalmente debuttato alla Wiener Staatsoper con l’Andrea Chénier. La felice frequentazione del maestro Steinberg con il Teatro Regio è iniziata nel 1993 con Il caso Makropulos di Leóš Janáček per la regia di Luca Ronconi, binomio rinnovato nell’aprile 2001 con il Lohengrin di Richard Wagner. Invitato più volte a dirigere concerti sinfonici, ha inaugurato la stagione 2005-2006 con l’Aida di Giuseppe Verdi (regia di William Friedkin). Di Puccini, è tornato a dirigere nel 2014 la recente ripresa di Madama Butterfly (regia di Damiano Michieletto) e Turandot (regia di Giuliano Montaldo). Il soprano viennese Natascha Petrinsky, dopo la laurea in giurisprudenza, ha studiato canto in Israele con Tamar Rachum, debuttando con la New Israeli Opera in Carmen. La sostituzione di una collega per l’incisione della medesima opera sotto la direzione di Giuseppe Sinopoli, inaugurò un’assidua collaborazione con il Maestro: Messa da Requiem di Verdi, Nona Sinfonia di Beethoven alla Rai di Torino, Missa Solemnis di Beethoven all’Accademia di Santa Cecilia, Wozzeck alla Scala, Das Rheingold all’Opera di Roma, Der Ring des Nibelungen a Bayreuth, dove ha cantato anche nel Parsifal diretto da Christoph Eschenbach. Ha cantato inoltre sotto la direzione, tra gli altri, di Riccardo Chailly, Gustav Kuhn, Lorin Maazel, James Conlon, Jeffrey Tate, Pinchas Steinberg e Gustavo Dudamel. Nel suo amplissimo repertorio, eseguito nei migliori teatri e auditorium del mondo, convivono felicemente Verdi (La traviata, Il trovatore, Rigoletto, Aida, Don Carlo) e Wagner (Tannhäuser, Ring), Strauss (Ariadne auf Naxos, Die Frau ohne Schatten) e Stravinskij (The Rake’s Progress, Œdipus rex), Berg (Wozzeck, Lulu), Prokof ’ev (L’amore delle tre melarance), Britten (The Rape of Lucretia, A Midsummer Night’s Dream), Šostakovič (Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk), Bartók (Il castello di Barbablu), Janáček (Káťa Kabanová, La piccola volpe astuta), Hindemith (Sancta Susanna) e Thomas Adès (The Tempest). Ha debuttato a Berlino in una nuova produzione di Phaedra di Henze ed è stata prima interprete assoluta per la nuova opera La Lumière Antigone di Pierre Bartholomée a Bruxelles. In campo lirico-sinfonico ha cantato anche nell’Elias di Mendelssohn, in Das Lied von der Erde, Des Knaben Wunderhorn e nella Seconda e Terza Sinfonia di Mahler. Claudio Fenoglio, nato nel 1976, si è diplomato con il massimo dei voti e la lode in Pianoforte e in Musica corale e direzione di coro; si è inoltre laureato in Composizione. Ha studiato principalmente con Laura Richaud, Franco Scala, Giorgio Colombo Taccani e Gilberto Bosco, frequentando numerosi corsi di perfezionamento. Parallelamente agli studi accademici ha iniziato l’attività in ambito operistico come Maestro sostituto per poi specializzarsi nella direzione di coro. È stato Aiuto Maestro del coro presso il Teatro Massimo di Palermo affiancando per due anni Franco Monego. Nel 2002 è stato chiamato al Teatro Regio come Assistente del Maestro del coro Claudio Marino Moretti e successivamente di Roberto Gabbiani. A partire dal 2007 ha cominciato l’attività come Altro Direttore del coro, alternandosi al Direttore principale in alcune produzioni della Stagione del Regio e collaborando con il Coro Filarmonico dello stesso Teatro. Nel novembre 2010 è stato nominato Direttore del Coro del Teatro Regio, incarico che mantiene tuttora accanto a quello di Maestro del Coro di voci bianche del Teatro Regio e del Conservatorio “G. Verdi”. L’Orchestra del Teatro Regio è l’erede del complesso fondato alla fine dell’Ottocento da Arturo Toscanini, sotto la cui direzione vennero eseguiti numerosissimi concerti e molte storiche produzioni operistiche, quali la prima italiana del Crepuscolo degli dèi di Wagner e le prime assolute di Manon Lescaut e Bohème di Puccini. Nel corso della sua lunga storia ha dimostrato una spiccata duttilità nell’affrontare il grande repertorio così come molti titoli del Novecento, anche in prima assoluta, come Gargantua di Corghi e Leggenda di Solbiati. L’Orchestra si è esibita con i solisti più celebri e alla guida del complesso si sono alternati direttori di fama internazionale come Roberto Abbado, Ahronovič, Bartoletti, Bychkov, Campanella, Gelmetti, Gergiev, Oren, Pidò, Sado, Steinberg, Tate e infine Gianandrea Noseda, che dal 2007 ricopre il ruolo di Direttore musicale del Teatro Regio. Ha inoltre accompagnato grandi compagnie di balletto come quelle del Bol’šoj di Mosca e del Mariinskij di San Pietroburgo. Numerosi gli inviti di festival e teatri stranieri; negli ultimi cinque anni, in particolare, è stata ospite con il maestro Noseda in Germania (Wiesbaden, Dresda), Spagna (Madrid, Oviedo, Saragozza e altre città), Austria (Wiener Konzerthaus), Francia (tre volte al Théâtre des ChampsElysées di Parigi). Nell’estate del 2010 ha tenuto una trionfale tournée in Giappone e in Cina con Traviata e Bohème, un successo ampiamente bissato nel 2013 con il recentissimo “Regio Japan Tour”: nove date a Tokyo con Tosca, Messa da Requiem, Un ballo in maschera e un Gala Rossini. L’Orchestra e il Coro del Teatro figurano oggi nei video di alcune delle più interessanti produzioni delle ultime stagioni: Medea, Edgar, Thaïs, Adriana Lecouvreur, Boris Godunov, Un ballo in maschera e I Vespri siciliani. Tra le incisioni discografiche più recenti, tutte dirette da Gianandrea Noseda, figurano, per Deutsche Grammophon, due cd dedicati a Verdi con Rolando Villazón e Anna Netrebko e uno mozartiano con Ildebrando D’Arcangelo; per Chandos, Quattro pezzi sacri di Verdi e un disco dedicato a Petrassi. Fondato alla fine dell’Ottocento e ricostituito nel 1945 dopo il secondo conflitto mondiale, il Coro del Teatro Regio è uno dei maggiori cori teatrali europei. Sotto la guida di Bruno Casoni (19942002) ha raggiunto un alto livello internazionale, dimostrato anche dall’esecuzione dell’Otello di Verdi sotto la guida di Claudio Abbado e dalla stima di Semyon Bychkov che, dopo averlo diretto al Regio nel 2002 per la Messa in si minore di Bach, lo ha invitato a Colonia per l’incisione della Messa da Requiem di Verdi ed è tornato a coinvolgerlo nel 2012 in un concerto brahmsiano con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. Il Coro del Regio è stato diretto successivamente da Roberto Gabbiani, che ne ha incrementato ulteriormente lo sviluppo artistico, mentre nel novembre 2010 l’incarico è stato assegnato a Claudio Fenoglio. Oltre alla Stagione d’Opera, il Coro svolge una significativa attività concertistica e figura in diverse registrazioni discografiche, ultime delle quali Boris Godunov di Musorgskij, Un ballo in maschera, I Vespri siciliani e Quattro pezzi sacri di Verdi, infine Magnificat e Salmo IX di Petrassi con l’Orchestra del Regio diretta da Gianandrea Noseda. Il Coro ha preso parte alle numerose tournée del Teatro Regio in tutta Europa (ultima delle quali l’ospitalità al festival di Verbier nell’agosto del 2013 per il Requiem verdiano) e nelle due trasferte in Oriente: in Cina e Giappone nel 2010 e a Tokyo nel 2013, con diverse produzioni operistiche e concerti lirico-sinfonici. Teatro Regio Walter Vergnano, Sovrintendente Gianandrea Noseda, Direttore musicale Orchestra Violini primi Sergey Galaktionov • Monica Tasinato Claudia Zanzotto Marcello Iaconetti Elio Lercara Carmen Lupoli Miriam Maltagliati Gianmario Mari Walter Matacena Alessio Murgia Paola Pradotto Laura Quaglia Laura Riccardi Thomas Schrott Daniele Soncin Giuseppe Tripodi Francesca Viscito Violini secondi Cecilia Bacci • Tomoka Osakabe Bartolomeo Angelillo Silvana Balocco Edoardo De Angelis Anna Rita Ercolini Silvio Gasparella Ekaterina Gulyagina Fation Hoxholli Roberto Lirelli Michele Mangiacasale Anselma Martellono Brice Oliver Mbigna Mbakop Ivana Nicoletta Viole Enrico Carraro • Gustavo Fioravanti Andrea Arcelli Tamara Bairo Rita Bracci Maria Elena Eusebietti Alma Mandolesi Roberto Musso Davide Ortalli Alessandro Sacco Claudio Vignetta Giuseppe Zoppi Violoncelli Claudia Ravetto • Davide Eusebietti Giulio Arpinati Fabrice De Donatis Augusto Gasbarri Alfredo Giarbella Armando Matacena Luisa Miroglio Marco Mosca Paola Perardi Contrabbassi Davide Ghio • Atos Canestrelli Alessandro Belli Fulvio Caccialupi Kaveh Daneshmand Vito Galante Michele Lipani Stefano Schiavolin Ottavino Roberto Baiocco Flauti Federico Giarbella • Maria Siracusa Trombe Ivano Buat • Mauro Pavese Enrico Negro Marco Rigoletti Oboi Andrea De Francesco • Stefano Simondi Tromboni Vincent Lepape • Enrico Avico Marco Tempesta Corno inglese Alessandro Cammilli Tuba Rudy Colusso Clarinetti Luigi Picatto • Luciano Meola Timpani Ranieri Paluselli • Clarinetto basso Edmondo Tedesco Saxofono Roberto Genova Fagotti Andrea Azzi • Orazio Lodin Controfagotto Sergio Pochettino Corni Ugo Favaro • Natalino Ricciardo • Evandro Merisio Pierluigi Filagna Eros Tondella Percussioni Lavinio Carminati Enrico Femia Massimiliano Francese Gianmattia Gandino Sergio Meola Fiorenzo Sordini Andrea Vigliocco Arpa Elena Corni • • Prime parti Si ringrazia la Fondazione Pro Canale di Milano per aver messo i propri strumenti a disposizione dei professori Sergey Galaktionov (violino Giovanni Battista Guadagnini, Torino 1772), Cecilia Bacci (violino Santo Serafino, Venezia 1725) ed Enrico Carraro (viola Giovanni Paolo Maggini, Brescia 1600 ca.). Si ringrazia la Fondazione Zegna per il contributo dato al vincitore del Concorso per Prima viola. Il professor Luigi Picatto suona strumenti Patricola. Coro Soprani Sabrina Amè Chiara Bongiovanni Anna Maria Borri Caterina Borruso Sabrina Boscarato Eugenia Braynova Serafina Cannillo Cristina Cogno Cristiana Cordero Eugenia Degregori Alessandra Di Paolo Manuela Giacomini Federica Giansanti Rita La Vecchia Laura Lanfranchi Paola Isabella Lopopolo Maria de Lourdes Martins Lyudmila Porvatova Silvia Spruzzola Pierina Trivero Alexandra Zabala Giovanna Zerilli Mezzosoprani / Contralti Cristiana Arri Angelica Buzzolan Shiow-hwa Chang Ivana Cravero Corallina Demaria Maria Di Mauro Roberta Garelli Rossana Gariboldi Elena Induni Antonella Martin Raffaella Riello Myriam Rossignol Marina Sandberg Teresa Uda Daniela Valdenassi Tiziana Valvo Barbara Vivian © Fondazione Teatro Regio di Torino Tenori Pierangelo Aimé Janos Buhalla Marino Capettini Gian Luigi Cara Antonio Coretti Diego Cossu Luis Odilon Dos Santos Alejandro Escobar Giancarlo Fabbri Sabino Gaita Mauro Ginestrone Roberto Guenno Leopoldo Lo Sciuto Vito Martino Matteo Mugavero Matteo Pavlica Dario Prola Francesco Santoli Gualberto Silvestri Sandro Tonino Franco Traverso Valerio Varetto Baritoni / Bassi Leonardo Baldi Mauro Barra Lorenzo Battagion Enrico Bava Giuseppe Capoferri Massimo Di Stefano Umberto Ginanni Vladimir Jurlin Desaret Lika Luca Ludovici Riccardo Mattiotto Davide Motta Fré Gheorghe Valentin Nistor Mirko Quarello Franco Rizzo Enrico Speroni Marco Sportelli Marco Tognozzi Evans Tonon Vincenzo Vigo Prezzo: € 1 L’ORCHESTRA A PUNTATE Mercoledì 9 Aprile 2014 ore 20 Teatro Regio Gli Archi Sergey Galaktionov direttore e violino Orchestra del Teatro Regio Benjamin Britten: Simple Symphony Antonio Vivaldi: Le quattro stagioni Venerdì 11 Aprile 2014 ore 20 Piccolo Regio Puccini I Legni Eun-Sun Kim direttore Fiati del Teatro Regio Gioachino Rossini: Sinfonia da La Cenerentola Sinfonia da Il barbiere di Siviglia Richard Strauss: Serenata op. 7 Suite op. 4 Domenica 13 Aprile 2014 ore 11 Teatro Regio Gli Ottoni Ronald Romm direttore Ottoni e percussioni del Teatro Regio Leonard Bernstein: West Side Story, suite e musiche di Giovanni Gabrieli, Johann Sebastian Bach, Dmitrij Šostakovič I concerti saranno presentati da Elisabetta Lipeti BIGLIETTERIA E INFORMAZIONI Abbonamento ai 3 concerti: € 22 - Under 16 € 15 Biglietti concerto del 9 aprile: € 15 - Under 16 € 10 Biglietti concerto dell’11 aprile: € 10 - Under 16 € 8 Biglietti concerto del 13 aprile (Stagione I Concerti Aperitivo): € 12 - Under 16 € 6 Vendita diretta alla Biglietteria del Teatro Regio e presso i punti vendita Vivaticket; on line su www.vivaticket.it; telefonicamente con carta di credito - Tel. 011.8815.270 da lunedì a venerdì ore 9-12 L’abbonamento è in vendita esclusivamente alla Biglietteria del Teatro Regio Biglietteria del Teatro Regio: piazza Castello 215 - Tel. 011.8815.241/242 Da martedì a venerdì 10.30-18; sabato 10.30-16; un’ora prima degli spettacoli Informazioni: Tel. 011.8815.557 - www.teatroregio.torino.it
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