n. 022 - MAGGIO 2014 OBBLIGO DI REDAZIONE DEL DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI PER ASSOCIAZIONI SPORTIVE, RICREATIVE E CULTURALI ANCHE COSTITUITE DA SOLI VOLONTARI RISPOSTA DEL MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI IN DATA 27.03.2014 AD UN INTERPELLO DELLA FEDERAZIONE ITALIANA CRONOMETRISTI PER CONOSCERE IL PARERE IN MERITO ALL’OBBLIGATORIETÀ DELLA REDAZIONE DEL DVR AI SENSI DELL’ART. 17 co. 1 lett a) ex D.Lgs. 81/08 Dott. Ing. L. DI COSMO - Consulente del Gruppo 2G Management Consulting - Responsabile della divisione “Consulenza per le Associazioni Sportive” - Esperto di norme sulla Salute e Sicurezza nei luoghi di Lavoro (D.Lgs. 81/08 s.m.i.) Dott. Ing. G. GAETANI - Direttore Generale Gruppo 2G Management Consulting - Esperto di Organizzazioni Aziendali Complesse - Progettista di “Modelli 231” - Componente di Organismi di Vigilanza per “Modelli 231” - Responsabile settore di lavoro di “Ingegneria Forense” 1. INTRODUZIONE Le Società o Associazioni Sportive sono soggetti tanto all’ordinamento dello Stato che all’ordinamento sportivo e pertanto agli obblighi e doveri che derivano dalle regole sportive si affiancano quelli derivanti dalle Leggi dello Stato. In questo contesto la disciplina delle Società Sportive non differisce da quella delle “società” ordinarie e pertanto saranno applicabili i comuni principi di responsabilità penale e civile. Vogliamo qui affrontare la responsabilità delle Associazioni Sportive relative alla “tutela della salute e sucurezza nei luoghi di lavoro” anche in riferimento alla risposta della Commissione per gli Interpelli del Ministero del Lavoro del 27.03.2014. 2. TUTELA DELLA SALUTE E SICUREZZA (D.Lgs. 81/08) L’Associazione Sportiva, indipendentemente dalla sua specificità (es. Calcio, Pallacanestro, Pallavolo ecc.) dalla sua struttura gerarchica e organizzativa, nonché dalla sua dimensione, è soggetta all’applicazione del D.Lgs. 81/08 s.m.i. e quindi deve individuare e valutare i rischi connessi ai processi di supporto all’attività sportiva, equiparabili alle attività di tipo occupazionale (es. attività di segreteria, di movimentazione materiali, di preparazione degli attrezzi sportivi, di trasporto atleti, di manutenzione locali, attrezzature e impianti sportivi, ecc.) negli specifici “luoghi di lavoro” sede dell’Associazione Sportiva e/o altri luoghi di svolgimento delle attività (es. piste da sci gestite da altri, palestre gestite dalle scuole, ecc.). Pag. 1 di 7 n. 022 - MAGGIO 2014 Si tratta quindi di individuare e valutare i rischi complementari all’evento agonistico, alle sedute di preparazione o di allenamento. TUTELA “AMBIENTALE” PER GARANTIRE LA MASSIMA PRESTAZIONE SPORTIVA MA LE PRESTAZIONI SPORTIVE DI OGNI SINGOLO ATLETA SONO DA CONSIDERARSI AL DI FUORI DEL D.LGS. 81/08 s.m.i. Le principali norme cogenti che impattano sulla sicurezza nei luoghi in cui si praticano le attività sportive sono essenzialmente due: − Norme di sicurezza per la costruzione e l’esercizio degli impianti sportivi (D.M. Interno 18.3.1996 integrato dal D.M. 6.6.2005); − Tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (D.Lgs. 81/08 del 9 aprile 2008 integrato e corretto dal D.Lgs. 106/09 del 3 agosto 2009). Già in una nota del 6 settembre 2010 pubblicata tra le FAQ del sito del Ministero del Lavoro si ha una presa di posizione ufficiale in merito all’applicabilità delle norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro nelle società sportive. “…In via preliminare si osserva che, alla luce della ampia definizione normativa di lavoratore e di datore di lavoro dettata dal D.Lgs. n. 81/2008 alle lettere a) e b) dell’art. 2, nonché del campo di applicazione di cui all’art. 3 comma 1, che ricomprende tutti i settori di attività e tutte le tipologie di rischio, il mondo del non profit in generale e pertanto anche le associazioni o società sportive dilettantistiche, rientrano nel campo di applicazione del decreto in esame...” favore delle associazioni di promozione sociale di cui alla legge 7 dicembre 2000, n. 383, e delle associazioni sportive dilettantistiche di cui alla legge 16 dicembre 1991, n. 398, e all’articolo 90 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni, nonché nei confronti di tutti i soggetti di cui all’articolo 67, comma 1, lettera m), del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, si applicano le disposizioni cui all’articolo 21 del presente decreto”…” Alla luce di questo la Commissione per gli Interpelli del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ritiene che il regime applicabile, per i soggetti che prestano la propria attività volontariamente e a titolo gratuito (o con mero rimborso spese) per le associazioni sportive dilettantistiche, di cui alla Legge n. 398/1991 e all’art. 90 della Legge n. 289/2002, sia quello previsto per i lavoratori autonomi di cui all’articolo 2222 del codice civile, per i quali l’art. 3, comma 11, del D.Lgs. n. 81/2008 dispone l’applicazione dell’art. 21. Inoltre, è opportuno evidenziare che, l’art. 3 comma 12-bis del decreto in parola, prevede anche che qualora i soggetti di cui sopra svolgano la loro “…prestazione nell’ambito di un’organizzazione di un datore di lavoro, questi è tenuto a fornire al soggetto dettagliate informazioni sui rischi specifici esistenti negli ambienti dei quali è chiamato ad operare e sulle misure di prevenzione e di emergenza adottate in relazione alla sua attività. Egli è altresì tenuto ad adottare le misure utili a eliminare o, ove ciò non sia possibile, a ridurre al minimo i rischi da interferenze tra la prestazione del soggetto e altre attività che si svolgano nell’ambito della medesima organizzazione...”. Il 27.04.2014 la Commissione per gli Interpelli del Ministero del lavoro ha ribadito che: “…Al riguardo va premesso che l’art. 2, comma 1 lett a), del D.Lgs. n. 81/2008 definisce lavoratore la “persona che, indipendentemente dalla tipologia contrattuale, svolge un’attività lavorativa nell’ambito dell’organizzazione di un datore di lavoro pubblico o privato, con o senza retribuzione, anche al solo fine di apprendere un mestiere, un’arte o una professione, esclusi gli addetti ai servizi domestici e familiari”. Inoltre il successivo art. 3, comma 12-bis riporta che “nei confronti dei volontari di cui alla legge 11 agosto 1991, n. 266, dei volontari che effettuano servizio civile, dei soggetti che prestano la propria attività, spontanea mente e a titolo gratuito o con mero rimborso di spese, in Pag. 2 di 6 n. 022 - MAGGIO 2014 Ritornando alle norme cogenti che impattano sulla sicurezza si precisa che l’obbligo di conformità del D.M. Interno del 18.03.1966 integrato dal D.M. 06.06.2005 è di competenza del “proprietario” dell’impianto sportivo che deve comunque garantire al “Gestore” dello stesso (nel caso in cui si tratta di “figure giuridiche” diverse) la tracciabilità di tutta la documentazione relativa alla conformità legislativa della struttura e degli annessi impianti (es. agibilità, dichiarazione di conformità degli impianti, denunce e verifica degli impianti di messa a terra e scariche atmosferiche,…). Tale documentazione deve essere inoltre resa disponibile in fase di “audit” iniziale e periodico della sicurezza da parte del gestore. La seconda norma cogente (D.Lgs. 81/08 s.m.i.) è di competenza del Gestore e/o dell’Associazione Sportiva che deve garantire il rispetto della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. L’art. 3 del D.Lgs. 81/08 s.m.i. al paragrafo 1 così recita: “Il presente decreto legislativo si applica a tutti i settori di attività, privati e pubblici, e a tutte le tipologie di rischio”. Lo stesso art. 3 nel prosieguo individua attività specifiche che, sulla base di “… particolari esigenze connesse al servizio espletato o alla peculiarità organizzativa …”, richiedono una applicazione nel rispetto anche di altre leggi e/o decreti. Poiché in questo articolo non vengono citate le attività sportive ad esse si applicano unicamente gli articoli del D.Lgs. 81/08 s.m.i.. 2.1 OBBLIGHI In ORDINE CRONOLOGICO questi sono gli obblighi che devono essere assolti dalle Associazioni Sportive nell’ambito del D.Lgs. 81/08 s.m.i. 2.1.1 Individuazione del “Datore di Lavoro” nella figura del Presidente o del Delegato nominato dal Consiglio Direttivo, o dal Socio nominato dall’Assemblea del Soci, e comunque in funzione della specifica organizzazione. Con il termine DATORE DI LAVORO l’art. 2 comma b del D.Lgs. 81/08 s.m.i. così recita: “datore di lavoro”: il soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore o, comunque, il soggetto che, secondo il tipo e l’assetto dell’organizzazione nel cui ambito il lavoratore presta la propria attività, ha la responsabilità dell’organizzazione stessa o dell’unità produttiva in quanto esercita i poteri decisionali e di spesa. 2.1.2 Designazione del “Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione che può identificarsi anche con il “Datore di Lavoro”. L’art. 2 comma f del D.Lgs. 81/08 s.m.i. così recita: “Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione”: persona in possesso delle capacità e dei requisiti professionali di cui all’articolo 32 designata dal Datore di Lavoro, a cui risponde, per coordinare il servizio di prevenzione e protezione dai rischi. 2.1.3 Individuazione dei Preposti nelle persone che sovrintendono all’attività lavorativa e ne controllano la corretta esecuzione. Ad esempio l’allenatore e/o l’istruttore è un preposto. 2.1.4 Individuazione dei “lavoratori” delle “attività sportive” delle Associazioni Sportive ai sensi dell’art. 2 e art. 3 del D.Lgs. 81/08 s.m.i. L’art. 2 comma a del D.Lgs. 81/08 così recita: “lavoratore”: persona che, indipendentemente dalla tipologia contrattuale, svolge un’attività lavorativa nell’ambito dell’organizzazione di un datore di lavoro pubblico o privato, con o senza retribuzione anche al solo fine di apprendere un mestiere, un’arte o una professione, esclusi gli addetti ai servizi domestici e familiari… LO SPORT È ARTE 2.1.4.1 I Lavoratori possono essere dipendenti, (istruttori/allenatori,…), ovvero lavoratori subordinati, atleti dilettanti (subordinati di fatto) e volontari. 2.1.4.2 Nell’ambito delle società sportive esiste anche il lavoratore che opera come “attività di volontariato”. L’attività di volontariato è disciplinata dalla legge 266/91 (legge quadro sul volontario) la quale prevede all’art. 2 che “..per attività di volontariato deve intendersi quella prestata in modo personale spontaneo e gratuito, tramite l’organizzazione di cui il volontario fa parte, senza fini di lucro anche indiretto ed esclusivamente per fini di solidarietà”. Pag. 3 di 6 n. 022 - MAGGIO 2014 2.1.4.3. Il comma successivo così recita: “l’attività di volontariato non può essere retribuita in alcun modo nemmeno dal beneficiario. Al volontario possono essere soltanto rimborsate dall’organizzazione di appartenenza le spese effettivamente sostenute per l’attività prestata, entro i limiti preventivamente stabiliti dalle organizzazioni stesse”. Il Dott. R. GUARINIELLO della Procura della Repubblica di Torino chiarisce che il testo emergente dalle modifiche introdotte dal D.Lgs. 106/09 divide i volontari in due categorie: • Alla prima categoria appartengono i volontari del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e della protezione civile che sono equiparati a lavoratori; • Alla seconda categoria appartengono i volontari di cui alla legge 1° agosto 1991, n. 266, e i volontari che effettuano servizio civile che sono equiparati a lavoratori autonomi. 2.1.4.4. Pertanto il Volontario di una Associazione Sportiva è un SOGGETTO OBBLIGATO (ai sensi dell’art. 21 del D.Lgs. 81/08 s.m.i.) e quindi non SOGGETTO A TUTELA. L’unica “tutela” è data dall’art. 3 comma 12 bis. 2.1.4.5. L’articolo prevede che “ove il volontario svolga la propria prestazione nell’ambito dell’organizzazione di un datore di lavoro, questi è tenuto a fornire al volontario dettagliate informazioni sui rischi specifici esistenti negli ambienti in cui è chiamato ad operare e sulle misure di prevenzione e di emergenza adottate in relazione alla propria attività”. Egli è altresì tenuto ad adottare le misure utili ad eliminare o, ove ciò non sia possibile, ridurre al minimo i rischi da interferenze tra la prestazione del volontario e altre attività che si svolgano nell’ambito della medesima organizzazio-ne. 2.1.5 Elezione interna del “Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza” (RLS) o individuazione a livello territoriale o “comparto sportivo” secondo gli artt. 57 e 48 del D.Lgs. 81/08 s.m.i. 2.1.8 Valutazione dei Rischi e redazione del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR). Ai sensi dell’art. 29 comma 1 “… il Datore di Lavoro (DL) effettua la valutazione ed elabora il documento …” (DVR) ma al comma 5 si precisa che “…i datori di lavoro che occupano fino a 10 lavoratori effettuano la valutazione del rischio di cui al presente articolo sulla base delle procedure standardizzate…”. Ai fini della determinazione del numero dei lavoratori si vede l’art. 4 del D.Lgs. 81/08 in sui si precisa che: ”…ai fini della determinazione del NUMERO dal quale il presente D.Lgs. fa discendere particolari obblighi non sono computati: i collaboratori familiari, i tirocinanti, gli allievi di istituti e università, i lavoratori assunti con contratto a t.d. per sostituzioni, i lavoratori che svolgono prestazioni occasionali di tipo accessorio, i lavoratori di cui alla legge n. 877 del 18.12.1973, i volontari, i lavoratori utilizzati nei lavori socialmente utili, i lavoratori autonomi, i collaboratori coordinati e continuativi e i lavoratori a progetto … ove la loro attività non sia svolta in forma esclusiva a favore del committente, i lavoratori in prova. 2.1.9 Messa in sicurezza dei “luoghi di lavoro” (attrezzature, impiantistica, arredi, dotazioni antincendio, ecc.) 2.1.10 Informazione, formazione e addestramento degli operatori addetti alle attività sportive. 2.2. OPERATIVITÀ 2.2.1 Prima di avviare le attività per assolvere agli obblighi legislativi è importante conoscere TUTTE le norme cogenti e/o volontarie che interessano la specifica Associazione Sportiva e che possono quindi impattare sulla redazione del DVR e prima ancora sulla valutazione dei rischi. Si ricorda che il Responsabile dell’Associazione Sportiva, indipendentemente dalla presenza o meno di lavoratori, è soggetto alla disciplina degli artt. 2043 e 2050 del Codice Civile ed è quindi personalmente responsabile della tutela di tutte le persone presenti nell’impianto sportivo e quindi compresi gli atleti dilettanti (definiti con il D.M. 17.12.2004). 2.1.6 Eventuale nomina del “Medico Competente” in funzione della “tipologia di rischio” presente nell’ambito dell’attività svolta 2.1.7 Individuazione dei soggetti con compiti speciali: “primo soccorso”, “gestione emergenze”, “addetti antincendio” Pag. 4 di 6 n. 022 - MAGGIO 2014 2.2.2 Ad ESEMPIO nel settore degli sport invernali c’è il D.M. 20.12.2005 relativo alla “segnaletica che deve essere apposta nelle aree sciabili attrezzate” e c’è la “legge sulla Sicurezza delle Piste” approvata il 14.01.2009 dal Consiglio Regionale del Piemonte; per le discipline sportive che si svolgono in ambienti confinati (palestre) si veda la “Linea Guida per la tutela e la promozione della salute negli ambienti confinati del Ministero della Sanità (2001)”; per l’arrampicata sportiva le norme relative ai dispositivi anticaduta, agli assorbitori di energia, ai DPI contro le cadute dall’alto (UNI EN 353/355/358/365…); per gli sport in piscina si veda la norma relativa ai “requisiti degli impianti di circolazione, trattamento, disinfezione e qualità delle acque di piscina”, “requisiti di sicurezza delle attrezzature”, “requisiti di sicurezza per immersione” ecc.(tutte norme UNI EN …); ecc. Se il GESTORE si avvale di lavoratori subordinati e/o subordinati di fatto e/o lavoratori autonomi deve assolvere agli adempimenti del D.Lgs. 81/08 s.m.i. Per le Associazioni Sportive che utilizzano palestre e/o impianti durante l’attività di preparazione, allenamento e agonismo il GESTORE deve predisporre una gestione documentale di prerequisiti ai luoghi, alle attrezzature nonché ai rischi residui. Il GESTORE deve utilizzare le indicazioni di cui all’art. 26 (come minimo comma 1 e 2) del D.Lgs. 81/08 s.m.i.: “INFORMATIVA DI COOPERAZIONE E COORDINAMENTO”. 2.2.3 Dopo la raccolta di tutte le norme si deve procedere a valutare la specificità dell’Associazione Sportiva (luoghi di attività/lavoro al chiuso e all’aperto, processo di erogazione dell’attività sportiva, coinvolgimento di atleti dilettanti, presenza o meno di spettatori, automezzi per spostamenti, attrezzature specifiche ecc.). Al termine di questa valutazione si possono elencare i fattori di rischio per la sicurezza e la salute dei lavoratori nonché definire i fattori ergonomici, organizzativi e gestionali da sviluppare per garantire la sicurezza non solo degli stessi lavoratori ma anche delle terze parti interessate. 3. RESPONSABILITA’ AMMINISTRATIVA DELL’ASSOCIAZIONE SPORTIVA (D.Lgs. 231/01) 3.1 Le Associazioni Sportive sono assoggettate anche al D.Lgs. 231/01 relativo alla “Disciplina della responsabilità amministrativa delle perrsone giuridiche, della società e delle associazioni anche prive di personalità giuridiche”. Il decreto contempla la responsabilità amministrativa per eventuali reati commessi da chi riveste una posizione di vertice o da un suo dipendente nell’interesse e/o ventaggio dell’Associazione stessa. 3.2 Pur essendo stato emesso da 10anni l’applicazione del D.Lgs. 231/01 è ancora una novità nell’ambito delle società sportive. Nel mondo dello sport sono ben noti alcuni esempi di reati societari come il falso in bilancio, i danni contro la pubblica amministrazione, la corruzione di pubblico ufficiale o incaricati di pubblico servizio e i reati societari. In particolare nell’ambito di una società sportiva risultano essere applicabili i seguenti reati previsti dal D.Lgs. 231/01: 3.2.1 Reati commessi nei rapporti con la Pubblica Amministrazione (D.Lgs. 231/01): • Art. 316-ter c.p. - Indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato; • Art. 640-bis c.p. - Truffa aggravate per il conseguimento di erogazioni pubbliche; • Art. 318 c.p. - Corruzione per un atto d’ufficio; • Art. 319 c.p. - Corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio. 3.2.2 Reati commessi con violazione delle norme antinfortunistiche e sulla tutela dell’igiene e della sicurezza sul lavoro (art. 25 septies D.Lgs. 231/01): • Art. 589 c.p. - Omicidio colposo; • Art. 590 c.p. - Lesioni personali colpose; 2.2.4 Il Documento di Valutazione dei Rischi con relativi allegati è una opportuna e idonea formalizzazione di quanto descritto precedentemente. Pag. 5 di 6 n. 022 - MAGGIO 2014 3.2.3 Reati societari (art. 25 ter D.Lgs. 231/01): • Art. 2621 c.c. - False comunicazioni sociali; • Art. 2622 comm. 1 e 3 - False comunicazioni sociali in danno della società, dei soci o dei creditori. 3.3 Nel settore calcistico, in seguito agli ultimi sviluppi, la procura federale sulla Giustizia sportiva ha sottolineato la necessità di un modello di organizzazione e gestione come strumento a disposizione delle società in analogia con quanto previsto dal “modello 231” per attuare le azioni preventive e correttive al fine di attenuare la responsabilità oggettiva dell’ente. Alcune importani società sportive in analogia con quanto richiesto dal modello 231 si sono dotate di un codice etico interno e hanno nominato un Organismo di Vigilanza che vigili sull’attuazione, implementazione e aggiornamento del modello. 3.4 La conformità ai requisiti del D.Lgs. 231/01 non è obbligatoria ma in caso di reato contestato all’Associazione Sportiva, la stessa ha l’obbligo di provare che il reato contestato non sia ad essa ascrivibile. 3.5 In sostanza il regime di reponsabilità è inquadrato in base all’inversione dell’onere della prova. In paticolare l’art. 6 del D.Lgs. 231/01 prevede che se il reato è commesso da soggetti in posizione apicale (amministratori e dirigenti) è necessario che l’Associazione provi che sono stati comunque adottati modelli organizzativi, di gestione e di controllo idonei a prevenire reati della specie poi verificatasi. 3.6 Risulta qundi necessario, anche se non obbligatorio, per l’Associazione dotarsi di un modello di organizzazione, gestione e controllo cartterizzato da criteri di efficienza, praticabilità e funzionalità ragionevolmente in grado di limitare le pobabilità di commissione di reati ricompresi nell’area di rischio legata all’attività dell’Associazione Sportiva. 3.7 Il “MODELLO 231” mira ad impedire la commissione dei reati presupposto previsti dal D.Lgs. 231/01. Le caratteristiche del “MODELLO 231” sono costituite dalla individuazione delle attività nel cui ambito possono essere commessi i reati, dalla previsione di specifici protocolli diretti a programmare la formazione e l’attuazione delle decisioni dell’Associazione Sportiva in relazione a prevenire, dalla previsione di obblighi di informazione nei confronti dell’organismo deputato a vigilare sul funzionamento e sull’osservanza del “MODELLO 231”, dalla introduzione di un sistema discipinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate nel “MODELLO 231”, dalla nomina di uno specifico organismo dell’Azienda dotato di autonomia finanziaria, di autonomi poteri, di iniziativa e di controllo, responsabile della Vigilanza sul funzionamento del “MODELLO 231” (Organismo di Vigilanza). 4. PROPOSTA DEL GRUPPO 2G L’attività del Gruppo 2G Management Consulting (costituito ad oggi da 32 consulenti) è caratterizzata da una “divisione consulenziale” dedicata alle problematiche delle Associazioni Sportive sia rispetto alla loro organizzazione e gestione che rispetto a problematiche giuridiche-tecniche come quelle relative alla “tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro” e alla “responsabilità amministrativa della società per reati commessi nel suo interesse o vantaggio”. In questi ultimi anni il Gruppo 2G ha realizzato sistemi sulla “sicurezza” per decine di società sportive e ha realizzato un “Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo” ai sensi del D. Lgs. 231/01 per una Società Sportiva. L’attività del Gruppo 2G è caratterizzata dall’effettuazione di una valutazione preliminare dell’Associazione Sportiva attraverso un incontro con la Direzione per valutare i processi di erogazione dei servizi sportivi e quindi individuare i punti critici che devono essere risolti. Al termine di questa attività si procederà alla redazione di un documento che costituirà argomento di analisi e discussione delle problematiche riscontrate. Successivamente verrà presentato un progetto per le attività che saranno condotte al fine di dare concrete soluzioni alle problematiche. Se volete fissare un appuntamento con i nostri esperti di progettazione dei modelli organizzativi per le Associazioni Sportive (in particolare per l’applicazione del D.Lgs. 81/08 e del D. Lgs. 231/01) e quindi per un check up gratuito potete contattare il ns. Ufficio Marketing: Sig.ra Cristina Gagliardo Tel. 011 505062 - Fax 011 504660 e-mail: [email protected] Pag. 6 di 6
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