Cannulazione della vena ascellare eco-ecg guidata per il posizionamento di cateteri venosi centrali semplici e complessi G.Capozzoli, F.Baldinelli, L.Fabbro, R.Pedrazzoli, A.Zandonai, F.Auricchio 1° Servizio di Anestesia e Rianimazione, Azienda sanitaria dell’Alto Adige, Ospedale di Bolzano INTRODUZIONE: per la cannulazione venosa centrale solitamente si utilizzano le vene giugulari, succlavie, femorali e le vene del braccio per i PICC. Per visualizzare la vena succlavia non si possono utilizzare gli ultrasuoni perché per definizione questo vaso si colloca al di sotto della clavicola. OBIETTIVI: introdurre per tutti i cateterismi venosi centrali un approccio più laterale alla vena succlavia (a livello della fossa infraclavicolare) che è in realtà una puntura della vena ascellare. Evitare la puntura “blind” della vena succlavia sconsigliata dalle recenti linee guida (es. CDC 2011, p11). ANATOMIA La vena ascellare origina, all’altezza del margine inferiore del tendine del muscolo pettorale, dalla riunione delle due vene brachiali, satelliti dell’arteria omonima, e si reca medialmente ed in alto fino a livello della parte media della faccia inferiore della clavicola, dove si continua con la vena succlavia. Ha la parete robusta ed è provvista di due o tre coppie di valvole. Attenzione! La vena si trova medialmente (in alto anche un po’ anteriormente) all’arteria ascellare e ne è separata dai nervi ulnare, cutaneo mediale dell’avambraccio e del braccio e dal tronco secondario mediale del plesso brachiale (2). PUNTI DI REPERE CUTANEI Diversi approcci venosi infraclavicolari per il cateterismo venoso centrale sono diretti verso la vena succlavia. Molti operatori tuttavia eseguono la cannulazione della vena succlavia più lateralmente e pungono la cute a livello del punto clavicolare medio. Questo approccio più laterale alla vena succlavia è in realtà una puntura della vena ascellare. In pratica sia la vena succlavia che la vena ascellare possono essere punte a seconda della distanza tra il sito di ingresso cutaneo ed il punto di entrata nella vena. Nessuna delle tecniche “blind” proposte per la puntura della vena ascellare e basate sui punti di repere cutanei di superficie si è diffusa. Ciò è probabilmente dovuto all’ampia variabilità anatomica delle vene dell’arto superiore che ne ha ridotto la realizzabilità. Anche la posizione dell’arto superiore influenza la posizione della vena ascellare, il sesso influenza il diametro e la rettilineità. Inoltre spesso la vena e l’arteria ascellare si sovrappongono e conseguentemente una tecnica basata solamente sui punti di repere si associa alla puntura simultanea dell’arteria ascellare con le conseguenti complicanze. Regione infraclavicolare schematizzata (da Galloway e Bodenham modificata1) ANATOMIA APPLICATA La vena ascellare viene incrociata subito anteriormente dal muscolo piccolo pettorale che suddivide topograficamente la vena in tre parti: prossimale, posteriore e distale al muscolo. Tuttavia, sono le strutture che si posizionano posteriormente alla vena ascellare che interessano chi utilizza questa vena per la cannulazione. Pertanto la porzione più mediale della vena ascellare (come la vena succlavia) confina posteriormente con la parte anteriore della gabbia toracica. Comunque a livello della porzione centrale della vena tra parete toracica e la vena c’è una grande distanza. Lateralmente non ci sono strutture vulnerabili al di sotto della vena ascellare. A quest’ultimo livello un ago introduttore maldirezionato attraverserà il grasso ascellare, il muscolo serrato anteriore, il muscolo sottoscapolare ed arriverà alla scapola. La vena decorre medialmente all’arteria ascellare a livello di questa porzione molto laterale della vena ascellare. L’unico problema a questo livello è rappresentato dal plesso brachiale che decorre nel fascio vascolo nervoso insieme all’arteria ascellare e quindi viene a trovarsi vicino all’obiettivo della cannulazione venosa. Nella maggior parte dei casi il plesso è posteriore alla vena ascellare e quindi non è sul tragitto dell’ago introduttore. Rappresentazione schematica della fossa infraclavicolare TECNICA: Puntura ecoguidata out of plane Ispezione ecografica della zona POSIZIONE DEL PAZIENTE: paziente supino, con l’arto superiore in posizione neutra, abdotto a 90°ma è possibile anche l’arto superiore addotto. introduzione della guida metallica progressione dell’ago verifica ecg della posizione della punta punta dell’ago nella vena medicazione con sutureless device verifica della posizione della guida metallica VANTAGGI vs ACCESSO ALLA VENA SUCCLAVIA 1.Per visualizzare la vena succlavia non si possono utilizzare gli ultrasuoni perché per definizione questo vaso è sotto la clavicola. Potrebbero essere utilizzati solo nell’approccio sopraclavicolare alla vena succlavia ma non è una tecnica popolare. 2.Potendo utilizzare gli ultrasuoni nell’approccio alla vena ascellare, questo comporta una riduzione delle complicanze. 3.Il punto di ingresso cutaneo è comfortevole per il paziente ed è facilmente medicabile. 4.Il rischio di pneumotorace, emotorace e di chilotorace è minore rispetto alla vena succlavia 5.In caso di puntura arteriosa accidentale l’approccio più laterale consente una facile compressione ed è facilmente aggredibile per via chirurgica (è lo stesso accesso del bypass axillo-femorale). 6.Benefici maggiori nei pazienti tracheostomizzati, nei pazienti con recenti sternotomie ed in quelli con ustioni al centro del torace. controllo Rx torace AP ECOGRAFIA Utilizziamo una sonda lineare 10-12 MHz ed esploriamo la regione infraclavicolare a partire dal punto di mezzo della clavicola e ci dirigiamo verso la spalla. Visualizziamo la vena ascellare trasversalmente (in asse corto) e ne cerchiamo la comprimibilità rispetto all’adiacente arteria. Se abbiamo difficoltà a visualizzare ecograficamente la vena utilizziamo il Color-Doppler. L’ago va introdotto a 45-60°in asse corto (ago e sonda sono perpendicolari fra loro) e viene fatto progredire mantenendo sotto visione l’arteria ascellare ed il polmone. SVANTAGGI Più il punto di introduzione dell’ago è laterale più la vena ascellare presenterà un diametro inferiore. PROBLEMI Frequente è il malposizionamento del catetere in vena giugulare interna o in vena succlavia o ascellare controlaterale. E’ utile verificare ecograficamente queste eventualità e se non vi è evidenza di malposizionamento procedere all’aggiustamento della posizione della punta con guida elettrocardiografica. In alternativa si può utilizzare la fluoroscopia. MATERIALI E METODI: In 50 pazienti adulti supini con arto superiore addotto abbiamo utilizzato gli ultrasuoni (linear-array, 38mm, 12-16 MHz) per misurare dapprima (in asse corto) e quindi per cannulare la vena ascellare mediante progressione dell’ago con tecnica “out of plane”. La corretta posizione della punta del catetere è stata verificata con la tecnica elettrocardiografica (tecnica della guida metallica per i cateteri a breve termine e della colonna di soluzione salina per i cateteri complessi). RISULTATI: In tutti i pazienti il diametro della vena (>10mm) ha consentito di posizionare il catetere venoso centrale, tuttavia la tecnica elettrocardiografica ha evidenziato che negli approcci da sinistra non sono sufficienti cateteri standard di 20 cm per raggiungere il terzo inferiore della vena cava superiore con un angolo di incidenza < 40° e questo soprattutto nei soggetti di statura alta. Il posizionamento dei cateteri complessi a questo livello ha evitato il fenomeno del pinch off tipico degli approcci più mediali alla vena succlavia. CATETERISMO VENOSO COMPLESSO E VENA ASCELLARE PORT in vena ascellare dx CVC DIALISI TUNNELLIZZATO da evitare come accesso temporaneo (NKF 2006, pag. 245) CONCLUSIONI: la cannulazione della vena ascellare ecoguidata rappresenta una tecnica sicura e vantaggiosa ma non può rinunciare all’integrazione delle tecnica ECG per controllare la punta del CVC per l’alto rischio di malposizionamento nelle cannulazioni sinistre. Bibliografia: 1) Galloway S, Bodenham A; Ultrasound imaging of the axillary vein - anatomical basis for central venous access. British Journal of Anaesthesia 90 (5): 589-595 (2003). 2) Pensa A., Favaro G., Cattaneo L.; Le vene degli arti superiori cap. XIV, Trattato di Anatomia Umana volume II, pag. 185; UTET 1978.
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