DELLE n°15. 29 settembre 2014 www.corrierecomunicazioni.it [email protected] 23 à Aziende & Mercati NEWBUSINESS STRATEGIE FINANZA Servizi à la carte con i Big data Walsh (Emc): «Customer experience nettamente migliorata grazie all’analisi dei dati» Big Data: hype mediatico o realtà del business aziendale? Non ha dubbi Simon Walsh, Chief operating officer Emea di Emc: “Non solo i Big Data sono una realtà a tutti gli effetti del business delle aziende, ma esistono da anni, da quando le aziende hanno cominciato a lavorare in digitale - sottolinea Walsh -. Le aziende dell’universo retail o le banche, per esempio, da almeno dieci anni raccolgono dati digitali sui clienti per migliorare la propria offerta all’utenza finale”. e servizio al cliente. Pensiamo all’automotive: le automobili sono ormai equipaggiate con software connessi col satellite con cui l’utente riceve informazioni di viaggio ma anche con cui le case automobilistiche raccolgono dati sull’utilizzo del veicolo e inviano messaggi sulla manutenzione. Questo esempio dimostra come i Big Data siano strettamente collegati con la Internet of Things: andiamo verso un futuro in cui ogni oggetto sarà collegato a Internet, generando dati da analizzare e che abiliteranno comunicazioni a due sensi tra aziende e consumatori. Secondo Emc Digital Uni- Marco Fanizzi: «Grandi chance anche per l’industria italiana» Il fenomeno è legato all’Internet of Things: 44 trilioni di GB al 2020 patrizialicata Insomma Walsh, niente di nuovo all’orizzonte? Non esattamente: il mondo IT evolve continuamente, per cui se i Big Data esistono da almeno dieci anni, oggi il collegamento tra i dati è più intenso e coinvolge più fonti. Spesso dei Big Data si sottolinea la quantità dei dati, ma la caratteristica principale è invece il loro collegamento. Per esempio, un braccialetto digitale connesso che manda i dati allo smartphone sui parametri fisici del paziente è in grado poi di inviarli al medico di base o allo specialista e poi all’assicurazione sanitaria. La novità sono le connessioni, oggi molto più stratificate e profonde. I Big Data esistono da un decennio: sono le connessioni la novità simon walsh Chief operating officer Emea di Emc Quali sono le industrie interessate dalla partita? Tutti i settori sono impattati dai Big Data: raccogliere e analizzare dati è fondamentale per le aziende per prendere decisioni efficaci e mirate in termini di strategie verse l’Internet of Things moltiplicherà le proprie dimensioni ogni biennio, da 4,4 tri lioni di gigabyte nel 2013 a 44 trilioni di gigabyte nel 2020. È evidente che ci saranno da affrontare questioni legate alla sicurezza e alla privacy. Come si risolvono? Il grande dilemma dietro ai Big Data è: chi possiede i dati? Quando lasciamo tracce digitali, come nella navigazione Internet, a chi appartiene la digital footprint? Al consumatore, alle aziende, ai governi? Per esempio, le videocamere di sorveglianza nelle città sono un servizio alla sicurezza dei cittadini o un’invasione della privacy? E i cookies, ottimizzano la navigazione In- ternet o ci “spiano”? Secondo me spetta ai governi decidere su questi argomenti, anche se sono le aziende a occuparsi materialmente dello storage dei dati e si dovrà prevedere in quale misura autorizzarle a usarli. Le opportunità dei Big Data per le aziende sono quindi concrete. Sì, ma non solo nei servizi di storage: il grande vantaggio dei Big Data è che permettono alle aziende di differenziarsi dai concorrenti. L’analisi dei dati permette di migliorare nettamente la customer experience: chi offre il servizio più “su misura”, o chi disegna il servizio più innovativo, si staccherà dai competitor. Le faccio solo un esempio: Tesla in California, durante un’ondata di maltempo, ha modificato da remoto il software che regola i tergicristalli delle sue auto per farli muovere più velocemente. Finita l’emergenza pioggia, li ha riportati alla velocità normale. Il software è sempre più presente nelle nostre vite e anche le aziende si stanno trasformando in software company perché il software è il modo per interagire con i clienti, collegare i Big Data e far fluire le informazioni. Il software è il grande abilitatore del cambiamento nel mondo IT. Per questo parliamo di software-defined business. In Italia, esistono le stesse opportunità? “Le stesse - risponde Marco Fanizzi, Ceo di Emc Italia - per il mondo dell’industria, come per il settore pubblico, dove le tecnologie del cloud e dei Big Data possono portare riduzione dei costi, aumento delle prestazioni e visibilità dei dati. La tecnologia è lo strumento con cui l’Italia può reinventarsi e rilanciare l’economia. Da sempre esportiamo moda, mobili, cibo, vino: è ora di imparare a esportare anche l’IT”. [ Il debutto internazionale ] Valzer viennese per Eustema L’Scms dell’azienda romana protagonista al vertice che ha riunito il gotha della ricerca europea enzolima Il gotha della ricerca continentale si è recentemente dato appuntamento a Vienna per analizzare stato dell’arte e prospettive in materia di gestione avanzata delle informazioni. Da quelle per l’analisi dei big data a quelle semantiche, dal data management al data security, il palco dell’International Conference on Data Management Technologies and Applications ha confermato il Digicult e Modern gli altri due progetti che presto vedranno la luce sul mercato grande interesse per tecnologie che non potranno esser considerate “di frontiera” ancora molto a lungo. E ciò anche grazie ai progetti portati avanti nel nostro paese, alcuni dei quali presentati nel corso della kermesse austriaca. Come i modelli ma- tematici sviluppati dal Centro Ricerche Portici di Enea, che simulano e analizzano le interazioni personalizzate degli utenti con gli oggetti del patrimonio culturale o la piattaforma capace di elaborare delle “ecomaps” per la valutazione delle performance energetiche degli edifici, presentata a Vienna da Sinergis e dalla Fondazione GraphTec di Trento. Il convegno ha inoltre fornito l’occasione per l’esordio sulla scena internazionale della romana Eustema. A Vienna l’azienda capitolina è stata invitata ad illustrare i risultati di una ricerca industriale cofinanziata dal Mise, e svolta in collaborazione con il dipartimento di Ingegneria Elettrica e Tecnologie dell’Informazione dell’università di Napoli Federico II, per la realizzazione di un Content Management System in grado di trattare semanticamente i contenuti documentali e multimediali nei processi delle industrie e della PA. “L’apprezzamento espresso per l’Scms in un contesto internazionale tanto prestigioso è per noi motivo di grande soddisfazione - commenta Enrico Luciani, Ad di Eustema -. Siamo convinti che l’impegno che Eustema continua a profondere in ricerca, e che presto si tradurrà in altri due importanti progetti (Digicult, per valorizzare beni culturali diffusi sfruttando so di far luce anche su alcune importanti iniziative di ricerca portate avanti oltreoceano, in particolare dall’Università Lakehead, in Canada, che prevedono l’impiego della semantica in ambito healthcare. Lo studio canadese ha posto l’accento sulle nuove possibilità e i benefici offerti dalla semantica nella gestione dell’interazione medico/paziente/strutture ospedaliere. A partire da modelli ontologici realizzati per rappresentare il paziente, i disagi, i sintomi e i protocolli adottati, la possibilità di Enrico luciani amministratore delegato di Eustema tecnologie semantiche per la profilazione utente e avanzate tecniche di georeferenziazione per l’esatto collocamento geografico dei beni, e Modern, che propone un supporto “social media driven” all’innovazione di processo e all’erogazione di servizi da parte di enti ed imprese), otterrà analogo apprezzamento dal mercato”. L’appuntamento austriaco ha permes- Il Content management system permette di trattare i contenuti semanticamente favorire lo scambio utile ed efficace di informazioni tra strutture e attori della sanità, eliminare cartelle cliniche cartacee, ridurre errori di compilazione o eliminare ambiguità di concetto, sembra davvero a portata di mano.
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