CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA X LEGISLATURA VI COMMISSIONE “AMBIENTE E PROTEZIONE CIVILE” Seduta del 19 giugno 2014 Processo verbale n. 16/2014 Il giorno 19 giugno 2014, alle ore 10:30, è convocata a norma dell’articolo 31, comma 1, del Regolamento generale, presso la sede del Consiglio regionale, la VI Commissione per la trattazione degli argomenti di cui all’ordine del giorno allegato. Presiede la seduta il Presidente Luca MARSICO. Assistono alla seduta la dirigente della Commissione Emanuela PANI, la responsabile della posizione organizzativa Livia FERRARI con funzione verbalizzante e il funzionario Alessandro ROTILIO. Alle ore 10:55 il Presidente MARSICO apre la seduta. 2 Argomento n. 1 dell’o.d.g. Comunicazioni del Presidente. Il Presidente MARSICO dà lettura delle odierne comunicazioni. Argomento n. 2 dell’o.d.g. Approvazione del processo verbale n. 15 del 12 giugno 2014 Ai sensi dell’ art. 61 comma 3, del regolamento generale, si intende approvato il processo verbale di cui sopra. Argomento n. 3 dell’o.d.g. ITR 3085 Interrogazione concernente acciaieria Arvedi S.p.A. e presenza di composti inquinant nel territorio del Comune di Cremona Presidente MARSICO Abbiamo la 3085. La diamo per letta? Ovviamente, se c’è richiesta di poter esporla, non posso negarlo, tenuto conto che ne abbiamo 6, che non è una questione quantitativa che deve andare a discapito della qualità, ma ritenendo che nella risposta vi sia presente anche la domanda, lo suggerisco, però, ritorno a dire, a fronte della richiesta non potrei sottrarmi. Prego, però, di essere molto corto, perché poi ci sarà la risposta, prego di mantenere la sintesi. Consigliere FIASCONARO Grazie, Presidente, cercherò di essere il più breve possibile. Parliamo dell’acciaieria Arvedi S.p.A. che si trova nei Comuni di Cremona, Sesto ed Uniti e Spinadesco, molto vicina ai centri urbani, agli insediamenti urbani di questi Comuni. Parliamo di inquinamento ambientale, ovviamente, e in particolare di COV, cioè composti organici volatili, tra i più comuni c’è il benzene, metano e formaldeide, composti che hanno un effetto neurotossico, e parliamo anche di idrocarburi policiclici aromatici, in particolare benzo-a-pirene, che è l’unico normato e che è classificato come cancerogeno del gruppo 1 per l’uomo. Ci riferiamo a varie vicende: il fatto che la Provincia di Cremona nell’aprile 2012 ha rilasciato l’aggiornamento all’AIA all’acciaieria Arvedi; che ARPA durante una visita ispettiva, successivamente al rilascio dell’AIA, ha accertato alcune inadempienze prescrittive da parte dell’acciaieria; la Provincia di Cremona nell’ottobre 2012 ha proceduto a diffidare l’acciaieria per eliminare le inosservanze accertate da ARPA e l’acciaieria nel gennaio del 2013 ha presentato alcuni progetti per adempiere alle richieste della Provincia di Cremona, di eliminare le inosservanze prescrittive. Tali progetti sono poi stati approvati dalla Provincia di Cremona nel marzo 2013. 3 Da notare che l’Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro, di Genova, nel 2007 ha effettuato una campagna di monitoraggio ambientale sul territorio di Spinadesco e Cavatigozzi per l’identificazione delle fonti di emissione dei composti organici volatili nel territorio comunale, e nelle conclusioni di questa campagna di monitoraggio si evidenzia e si ipotizza l’opportunità di fare un’indagine mirata per chiarire quali siano le aree di massima ricaduta delle emissioni degli inquinanti dell’azienda Arvedi e, in corrispondenza di tali aree, di verificare la concentrazione e di benzo-a-pirene nell’aria e dei metalli pesanti e diossine nel terreno. Inoltre, aggiungo che uno studio commissionato dall’associazione “Star bene in ambiente sano”, nel febbraio del 2013, ha rilevato tenori di diossina e PCB superiori ai limiti di legge in campioni di uova fresche prelevate da un allevamento domestico di Spinadesco. Non è il caso di ricordare come le acciaierie in Italia abbiano, in altri casi, influito in maniera assai negativa sulla qualità ambientale della salute, ricordare solamente l’Ilva di Taranto. A fronte di tutte queste premesse cosa domandiamo all’Assessore? Domandiamo: se ARPA intenda monitorare il benzo-a-pirene in Provincia di Cremona in una stazione più vicina all’acciaieria Arvedi rispetto all’attuale stazione di Soresina; quante centraline per la rilevazione di COV esistano presso l’acciaieria; a che punto sia l’iter di autorizzazione dei progetti presentati dall’acciaieria alla Provincia di Cremona a seguito della diffida; se si voglia dar seguito a quelle che sono le ipotesi che si sono ritrovate a seguito dello studio dell’Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro di Genova, e quindi, sostanzialmente monitorare il rispetto della concentrazione di benzo-a-pirene nell’aria dei metalli pesanti e diossine nel terreno nei terreni, nei territori vicini all’acciaieria; se esistano delle analisi effettuate dalle ASL sulle uova e sul latte proveniente dagli allevamenti della zona dell’acciaieria per individuare diossine, PCB e metalli pesanti; e se i risultati delle analisi sulle uova – citati nelle premesse – siano stati – o c’è intenzione di farlo – analizzati e oggetto di approfondimento per trovare un’eventuale correlazione con le attività dell’acciaieria. Ho concluso. Presidente MARSICO Grazie, Consigliere. Prego, Assessore. Assessore TERZI Salterò le premesse, le precisazioni e le indicazioni e tutte le informazioni relative alla situazione, Cremona e Arvedi, anche perché è già stata oggetto di una precedente interrogazione, piuttosto articolata nella risposta, quindi le darei quelle per conosciute, e vado direttamente alle domande. 4 Quindi, partendo dalla prima: se Regione Lombardia, tramite ARPA, intenda monitorare il benzo-a-pirene in Provincia di Cremona, con una stazione di rilevamento vicina all’acciaieria Arvedi, vi preciso, sulla base delle informazioni di ARPA, che ARPA risulta aver attivato sul territorio lombardo un’articolata rete di rilevamento secondo quanto previsto espressamente dalle norme vigenti, quindi dal decreto legislativo 155/2010. Sono 14 punti di misura del benzo-a-pirene, oltre ai quali vanno aggiunti altri 6 punti per gli idrocarburi policiclici aromatici, non normati, ma comunque previsti, appunto, dal citato decreto legislativo, quindi come approfondimenti da effettuare e poi in stazioni speciali. Come diceva, l’interrogante, una di queste è posizionata a Soresina, in Provincia di Cremona. Probabilmente non è vicina nel senso stretto, non è nel Comune o nelle adiacenze, nelle prossimità di Arvedi ma, ribadisco, tutte le centraline sono posizionate, così come previste dalla normativa vigente, diventa difficile pensare di prevederne diverse e quindi di installarne ulteriori, se non, ovviamente, al di fuori del contesto normativo in vigore. Con la precisazione che in Regione Lombardia comunque già oggi sono state posizionate stazioni di rilevamento in un numero maggiore, del 25%, quindi in più, rispetto a quello che la legge già prevede, quindi abbiamo già un numero maggiore rispetto a quanto noi dovremmo avere, secondo la normativa vigente, di queste centraline, che è un elemento da considerare che già, per esempio, ci avevano precisato quando avevamo avuto il confronto relativo alla qualità dell’aria, se vi ricordate, che ci avevano appunto fatto notare, che è ben più di quelle che dovremmo avere. Quante centraline per la rilevazione dei COV esistono presso l’acciaieria Arvedi e come vengono monitorati tali parametri? Quindi, per quanto riguarda i COV, ARPA – in conformità alle previsioni ed ai criteri fissati dal 155/2010 – provvede a misurare il benzene, il toluene e gli xileni in 27 stazioni, una delle quali è posizionata in piazza Cadorna, appunto, a Cremona. E’ d’altra parte noto che COV, che è un termine generico e serve ad indicare molte sostanze, di fatto è preferibile – e la norma lo richiede – la misura di COV specifici, in particolare di benzene, per il quale è fissato un limite di legge. La scelta dei luoghi da monitorare è, al contrario, legata, per quanto riguarda le fonti di inquinamento diffuse, proprio da quanto è previsto dal decreto legislativo 155/2010, e ha come obiettivo quello di misurare i livelli ai quali sono esposti la popolazione in generale. L’impatto di sorgenti specifiche va quindi valutato a carico delle aziende e secondo quanto previsto dai decreti autorizzativi in termini di emissione e, se richiesto, di qualità dell’aria esterna. 5 Ciò detto, e con riferimento quindi al caso dell’Arvedi, al fine di una più corretta e soddisfacente visione d’insieme, abbiamo ritenuto di fornire queste ulteriori informazioni. Nell’area dell’acciaieria Arvedi è attiva una stazione di rilevamento della qualità dell’aria, più precisamente è situata nel centro abitato di Spinadesco, ed è gestita da ARPA, in convenzione con la società e con oneri a carico della ditta stessa per la misura di Pm10, Pm2,5, NO2 e ozono. In base alla convenzione, Arvedi è impegnata a mantenere l’allestimento degli analizzatori al fine di permettere l’attività di controllo ad ARPA. Il sistema di campionamento del particolato permette, poi, la speciazione delle diverse polveri. Per indagare possibili ricadute derivanti dalle attività antropiche nell’area cremonese, quindi inclusa ovviamente l’attività dell’acciaieria Arvedi, durante il 2012 ARPA ha avviato un progetto monitorato ad approfondire le conoscenze nell’ambito territoriale intorno appunto al complesso industriale. In particolare sono stati effettuati campionamenti a Spinadesco e a Cremona, in due diversi periodi, quindi estivo e invernale, della durata di circa due mesi ciascuno, al fine di caratterizzare la qualità dell’aria della zona in generale e individuare il peso delle sorgenti locali rispetto alle altre sorgenti diffuse sul territorio. In tal senso, oltre alla valutazione dei parametri caratteristici per la qualità dell’aria, sono state effettuate ulteriori e diverse tipologie di analisi, con lo scopo proprio di determinare la composizione chimica del particolato fine, nell’ambito del quale, appunto, sono stati indagati gli idrocarburi policiclici aromatici, anche al fine di determinare le fonti primarie di inquinamento. Sono stati poi valutati una serie di parametri, tra cui i principali elementi del Pm10, il levoglucosano, il nitrato solfato ammonio e i principali IPA. Le risultanze del monitoraggio, che ha interessato 4 centraline che insistono sull’area oggetto di studio, 3 collocate a Cremona e 1 a Spinadesco, hanno portato, di fatto, a questo risultato. Con riguardo agli inquinanti normati, non sono stati rilevati particolari criticità rispetto agli andamenti registrati nel resto della Pianura Padana. Risulta invece rilevante il contributo fornito dalla combustione della biomassa, come peraltro confermato dall’inventario delle emissioni in aria, anche in relazione alla formazione degli IPA. La relazione di dettaglio non è ancora disponibile, ma sarà resa disponibile a breve, invece, sul sito di ARPA Lombardia, e quindi disponibile, appunto, ai più e a tutti coloro che dovessero essere interessati. Oltre a quest’iniziativa abbiamo notizia di un’attivazione del Comune di Cremona, nel periodo che andava da aprile 2011 a marzo 2012, che, con il supporto scientifico dell’Istituto Maugeri di Pavia, ha effettuato un monitoraggio ad alta risoluzione spaziale di composti 6 aerodispersi nel territorio di Cremona e di Spinadesco. I dettagli del monitoraggio e i relativi risultati sono stati presentati al pubblico in occasione di un convegno nel novembre 2012 e, tra l’altro, sono da allora disponibili sul sito web del Comune di Cremona. In ordine alle attività condotte dalla Fondazione Maugeri, su incarico del Comune di Cremona, giova precisare che il Dipartimento ARPA di Cremona si è limitato a supervisionare i lavori, proprio perché attività azionata su istanza del Comune di Cremona e quindi diretta dal Comune stesso. Il programma di ARPA è stato caratterizzato, invece, da una differente filosofia, proprio perché mirato al territorio immediatamente limitrofo all’acciaieria, pur senza trascurare il contributo di tutte le eventuali sorgenti. Ad integrazione di questa campagna di approfondimento della qualità dell’aria nel territorio, vicino all’acciaieria Arvedi, già condotta e terminata nel 2012, si può prendere in considerazione la possibilità di realizzare un’ulteriore campagna di monitoraggio, considerando però che questa esula da quella che è l’attività per cui già sono stati corrisposti dei fondi e delle somme ad ARPA, e quindi bisognerebbe trovare ulteriori finanziamenti e che, d’altra parte, non essendo quella prevista nelle autorizzazioni, non può essere posta a carico della società medesima, che già sostiene i costi di tutta la campagna e di tutto il monitoraggio, previste in sede di autorizzazione. La campagna potrebbe, eventualmente, prevedere la misura del benzo-apirene, oltre che gli IPA considerati dal decreto legislativo del 2010, in due periodi, di un mese ciascuno, più o meno come quello che è già stato realizzato. Per poter valutare poi i risultati e distinguendo, per quanto è possibile, tra l’eventuale contributo dell’acciaieria e quello di stufe e caminetti che, abbiamo visto, sono uno degli elementi attenzionati, dobbiamo misurare, quindi, anche il levoglucosano. Si potrà valutare se integrare le misure con metalli pesanti. ARPA ci dice che il costo di questa campagna potrebbe essere di circa 15.000 euro, come base, ovviamente da integrare per le ulteriori indagini che si dovesse decidere di azionare; la realizzazione della campagna è subordinata alla disponibilità del laboratorio e di una serie di attività ulteriori. Misurare gli IPA costa circa 80.000 euro più IVA. D’altra parte, aggiungere una nuova centralina nello stesso Comune, oltre al fatto che questa cosa esula dai criteri del 155, comporterebbe, oltre agli 80.000 euro più IVA necessari per le analisi, un costo di 100.000 euro più IVA per l’acquisto di una centralina e 22.000 euro più IVA, ogni anno, per la questione. Quindi, sono tutte valutazioni che si possono fare, eventualmente, tenendo sempre in considerazione questa premessa di fondo, che è quella che non sono previste dalla norma. 7 A che punto è l’iter di attuazione dei progetti presentati dall’acciaieria? In ordine alle criticità rilevate da ARPA in sede di sopralluogo, la Provincia ha provveduto a diffidare l’azienda ad eliminare le inosservanze accertate, relative, nello specifico, ad aspetti concernenti le emissioni in atmosfera. L’azienda ha provveduto a presentare i progetti di adeguamento, che prevedevano l’installazione di sistema di iniezione di carboni attivi per l’abbattimento delle diossine, la predisposizione di un sistema di emergenza al servizio dell’impianto di abbattimento fumi della linea fusoria 1 e la risoluzione delle problematiche inerenti alle emissioni in atmosfera e, più nello specifico gli inquinanti derivanti da diossine e furani. In tal senso l’installazione dei sistemi di assorbimento a carboni attivi sulle linee dei due forni fusori risulta una tecnica prevista dalle BAT, avvalorata dai più recenti dati riscontrati da ARPA e garantisce livelli emissivi compresi nei limiti di legge, nonché i valori previsti dalla decisione della Commissione UE del febbraio 2012, quindi che stabilisce le migliori tecniche disponibili per produzione di ferro e acciaio. Vi risparmio i dati tecnici, ma che sono ovviamente a disposizione degli interroganti, laddove volessero approfondirli anche con i funzionari della DG Ambiente. Se a seguito della campagna di monitoraggio effettuata dall’Istituto Nazionale per la Ricerca: premesso che dalle risultanze della campagna di monitoraggio effettuata dall’Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro di Genova, ARPA Lombardia evidenzia che non sono emerse particolari criticità in merito alla presenza di COV, dallo studio commissionato dall’associazione Star bene in ambiente sano, realizzato, appunto, da Nuova Ecologia S.r.l., non sono emerse particolari criticità in merito all’inquinamento dei terreni da metalli pesanti e diossine. Dallo studio condotto da ARPA presso i siti di Cremona e Spinadesco, nel 2012, finalizzato alla valutazione della qualità dell’aria, emerge anche la caratterizzazione del particolato fine con previsione della misura degli IPA e, nello specifico, di benzo-a-pirene, sebbene le misure effettuate relative a campagne di 50 giorni non siano direttamente confrontabili nei limiti di legge misurati relativi alle medie attuali. Con queste premesse doverose, ed importanti, che dovremo sempre tenere in considerazione, vi do conto del le attività di controllo e monitoraggio svolte da ARPA sull’impianto ai sensi della disciplina vigente. Arvedi è stata oggetto di oltre 30 ispezioni, dal ’92 al 2007, e di ulteriori 32 ispezioni straordinarie dal rilascio del primo decreto AIA ad oggi. Il decreto AIA prevede, in conformità del 152/2006, che l’impianto sia soggetto a regime di autocontrollo, con registrazione e misura in continuo e periodica dei parametri di processo, interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, oltre ai controlli ordinari e straordinari che vengono effettuati, appunto, dalle Autorità di 8 controllo. Arvedi ha poi installato sui camini, che espellono le emissioni captate dai due forni fusori, un sistema di campionamento automatico delle diossine 10S, che permette di campionare l’emissione di queste sostanze per un periodo di un mese rispetto al campionamento ufficiale, che è invece eseguito sulle 8 ore. Dopo aver concordato con ARPA e con le Autorità competenti le modalità di utilizzo del sistema di campionamento automatico, il 2014, poi, ha visto l’avvio del nuovo sistema. I risultati della prima serie di misure, essendo a metà dell’anno in corso, hanno confermato la bassa concentrazione delle diossine e dei furani nell’emissione dei forni dell’acciaieria, quindi sono elementi che possiamo accogliere con favore. Per quanto riguarda gli altri quesiti, attengono all’Assessorato alla Salute, al quale abbiamo chiesto, e sollecitato più volte, un riscontro, ma che ad oggi non ci è ancora stato fornito, quindi io non posso intervenire. Non appena ci risponderà, sarà nostra cura trasmettere le risposte o fornirvele in questa sede. Presidente MARSICO Grazie, Assessore, io chiedo, fin d’ora, all’Assessore, di versare la risposta. Se il Consigliere... Consigliere FIASCONARO Assolutamente, così poi potrò prenderne copia. Sì, in merito alle risposte dell’Assessorato alla Sanità, riguardano il punto 5 e 6, da quello che ho capito. Assessore TERZI Se esistono analisi effettuate dalle ASL sulle uova e latte, non può che essere quello. Se i risultati delle analisi delle uova siano state o saranno oggetto di approfondimento. Non ce le ho ancora tra le deleghe! Consigliere FIASCONARO Intanto grazie all’Assessore per la risposta. Sul punto 1, è vero, l’avevo citato, c’è il punto di rilevamento di Soresina, quello che si chiede e che si evidenzia è il fatto che Soresina si trova distante dall’acciaieria Arvedi, e in una situazione territoriale apparentemente priva di forti criticità ambientali, quindi la possibilità di avere un punto di rilevamento più vicino, per esempio, all’acciaieria Arvedi, che è un impianto di forti emissioni di questo tipo di inquinanti. Anche per quanto riguarda i COV, la centralina di rilevamento in città, a Cremona, la domanda era: se esistevano le centraline anche all’interno dell’acciaieria, da quello che ho capito, no, ci sono centraline nei dintorni dell’acciaieria, gli inquinanti normali, non ci sono criticità. 9 Rilevante, ritengo anch’io, il fatto che ci siano criticità sui contributi e sulle biomasse e interessante è avere, appunto, la relazione nel dettaglio disponibile. Per quanto riguarda l’ulteriore campagna di monitoraggio, a parte che molte campagne di monitoraggio sono state fatte e quindi adesso si possono attendere le azioni conseguenti rispetto alle campagne di monitoraggio, però, soprattutto per il monitoraggio del benzo-apirene, credo che possa essere un costo che ARPA e Regione Lombardia può mettere in conto di sostenere, perché si tratta di un’importante campagna di monitoraggio, sulla quale bisogna fare una seria riflessione per metterla in atto. Sul fatto che non siano emerse particolari criticità dagli studi e dell’Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro di Genova e per le altre analisi commissionate da quest’associazione, Star bene in ambiente sano, ne prendo atto, però credo che siano due Enti seri, che hanno evidenziato, entrambi, criticità, tra l’altro l’Istituto Nazionale della Ricerca sul Cancro ha anche ipotizzato degli interventi da mettere in atto.Sul fatto dei controlli, okay, l’impianto è sottoposto a regime di autocontrollo.Sui campionamenti a camino delle diossine, vanno bene, ne prendo atto, ma credo che sia importante anche prevedere dei campionamenti – che poi è una delle cose che veniva chiesta nell’interrogazione – sui terreni, quindi sulle ricadute. Grazie. Presidente MARSICO Non so, se l’Assessore vuole replicare. Ricordo che siamo in sede di risposta ad interrogazioni e che, pertanto, il dibattito sul punto dovrebbe essere concentrato sulla domanda, sulla risposta e con una tempistica adeguata, in analogia per quella che è la previsione per i lavori consiliari, ancora più succinta dell’esposizione dell’interrogazione. Assessore TERZI Capisco, anche visto il numero delle interrogazioni, noi comunque siamo disponibili a dare tutte le precisazioni. Presidente MARSICO Non deve andare a discapito della qualità però dobbiamo cercare di dare, in assenza di una norma regolamentare, un’applicazione in via analogica, che non può essere coercitiva, me ne rendo conto perché non è da Regolamento, ma che, credo, possa essere usata da tutti come, come dire, stella polare anche per l’espletamento dei lavori di Commissione. Prego. Assessore Solo per anche la appunto, TERZI dire, e per aggiungere, che sarà nostra cura trasmettere relazione della Provincia di Cremona, che ha partecipato, allo studio di cui abbiamo discusso, del Comitato, 10 sottoscritta congiuntamente da ARPA, da cui si evince, appunto, che i campioni di terreno rispettano i limiti normativi ambientali in merito ai parametri di diossina e metalli. Integreremo la nostra risposta con quest’ulteriore informazione, che spero, poi, risulti esaustiva per l’interrogante. Presidente MARSICO Era opportuno l’intervento in replica dell’Assessore. Argomento n. 4 dell’o.d.g. ITR 3087 – Interrogazione concernente Provincia di Pavia proposta di protocollo d’intesa tra Enti per decommissioning selettivo Presidente MARSICO Passiamo all’interrogazione 3087 a firma Villani. Chiedo a Villani se abbia intenzione di... la dà per enunciata. La parola all’Assessore per la 3087. Grazie. Assessore TERZI La risoluzione 9 del dicembre del 2013 impegna la Giunta a definire gli scenari e i criteri di un decommissioning, cioè di una disattivazione progressiva degli impianti oppure delle singole linee di combustione, coerenti con la progressiva diminuzione di produzione del rifiuto urbano residuo regionale, che è alla base del Piano rifiuti - che verrà approvato domani. finalmente, ve lo comunichiamo in anticipo – quindi tutti i principi che sono stati alla base della risoluzione, piuttosto che della moratoria, domani troveranno la loro formalizzazione finale. In attuazione dell’impegno che anche il Consiglio ha affidato alla Giunta, quindi la Giunta per il tramite dei funzionari della DG Ambiente, definirà le linee guida e di indirizzo per individuare, a livello regionale, i criteri e le indicazioni relative a questa progressiva e graduale dismissione relativamente agli impianti che risultano non più necessari per il famoso raggiungimento del fabbisogno regionale, cioè “tanto produco, tanto smaltisco”, secondo quell’assunto ormai noto a tutti, per cui Regione Lombardia è in grado di smaltire più di quanto non produca in termini di rifiuto urbano. Nella definizione di questi criteri la Giunta non potrà che coinvolgere, convintamente, le realtà territoriali interessate. Una volta arrivati alla redazione di queste linee guida, pensare di arrivare alla redazione di singoli protocolli diventerebbe un lavoro forse in più rispetto a quanto già le linee guida potrebbero fare. Il caso di Cremona di fatto abbiamo deciso di trattarlo come caso pilota, nato su richiesta e su una proposta spontanea, volontaria del territorio medesimo. Provincia e Comune, all’unisono, si sono candidati ad anticipare questa valutazione e questa redazione delle 11 linee guida dicendo: noi ci rendiamo conto che la nostra sia una situazione al limite, il nostro inceneritore effettivamente è uno – notoriamente, palesemente – tra i meno efficienti, abbiamo in conto di valutare interventi strutturali importanti, prima di fare questo, e per avere le idee chiare, valutiamo anche l’opzione B, cioè la possibilità di partire dal nostro per il decommissioning. Quindi in questo senso va letto il protocollo che è stato sottoscritto con Cremona. La stessa cosa vale per il protocollo o, comunque, l’intesa che sta venendo avanti per quanto riguarda l’inceneritore Accam di Busto Arsizio. Anche in quel caso, però, rilevo e vi faccio notare che è stato il territorio che si è proposto per questo tipo di valutazione, per questo tipo di riflessione. Il principio è questo, secondo l’assunto fondamentale che muove le nostre azioni, che è quello della disponibilità a dialogare con il territorio senza mai voler imporre nulla. Noi abbiamo detto: la Regione convintamente sta ragionando e la DG Ambiente sta ragionando in questo senso. Il fatto che mi pare doveroso, logico, è che siano i territori a proporsi, in questo caso. L’ha fatto prima di tutti Cremona, l’ha fatto Busto Arsizio, so che Desio si sta muovendo in questo senso, il Consiglio comunale nei giorni scorsi ha approvato un ordine del giorno che va in questa direzione. D’altra parte, però, prosegue tutta l’attività per la redazione delle linee guida, che supereranno questi singoli protocolli. Riguardo, poi – l’ultima precisazione – la Provincia di Pavia, ovviamente – e permettetemi questa critica – prima forse di pensare al decommissioning, che è una discussione che ben sempre può essere fatta, bisognerebbe pensare al fatto che la Provincia di Pavia arrivi a raggiungere gli standard minimi, medi, del resto della Regione Lombardia per quanto riguarda la raccolta differenziata e per lo smaltimento. Quindi, secondo me, se in altre situazioni c’erano tutti gli elementi per iniziare a parlare di decommissioning, e per studiare la possibilità, i costi, i tempi di un decommissioning, prima ancora di arrivare alle linee guida, forse su Pavia – mi spiace dirlo a chi è pavese – però qualche cosa ancora da fare sulla gestione dei rifiuti bisogna farla. Questo non esclude, però, che ben si possa ragionare comunque in questo senso. Ribadisco però che il principio è di: non imponiamo niente, se il territorio ce lo chiede siamo più che disponibili, tant’è che l’abbiamo già fatto, Cremona, Busto Arsizio, adesso vediamo se poi Desio ci formalizzerà appunto questa intenzione. Presidente MARSICO Grazie, Assessore. Prego, Villani. 12 Consigliere VILLANI Grazie, Presidente. Io ringrazio l’Assessore per la risposta, e anche per quest’informazione sulle linee guida. Innanzitutto vorrei dire questo: so benissimo la situazione che abbiamo ereditato in Provincia di Pavia, da Enti locali che abbiamo ereditato, prima in Provincia e adesso con il Comune di Pavia, per quanto riguarda la raccolta differenziata, cercheremo sicuramente di rendere il territorio molto più protagonista, e credo che anche nella formulazione delle linee guida sia necessario un confronto, promosso anche da noi, oltre che dai territori, un confronto molto serrato con i territori. Io credo che l’Amministrazione provinciale, ed il Comune di Pavia, si faranno sicuramente carico di partecipare attivamente a questo tipo di lavoro. Per quanto riguarda questi livelli bassi di raccolta differenziata, però è bene dire che una delle ragioni, non la ragione principale, ma una delle ragioni, oltre le politiche che sono state portate avanti, sulle quali non voglio entrare, ma una delle ragioni sta proprio nella presenza di questi inceneritori, perché ha portato le aziende di raccolta rifiuti ad un utilizzo anche eccessivo di questi inceneritori, ed è per questo che, parallelamente, al grande sforzo che stiamo facendo per aumentare la raccolta differenziata, e dei passi avanti comunque in questo anno ne sono stati fatti, anche importanti, noi riteniamo che debba andare avanti anche questo processo di dismissione o, comunque, di rivalutazione dell’insieme degli impianti che ci sono. Comunque, siamo qui per lavorare insieme. Presidente MARSICO Grazie. Argomento n. 5 dell’o.d.g. ITR 3088 – Interrogazione concernente stato di attuazione dell’escavazione degli ambiti territoriali estrattivi di cava dei piani provinciali Presidente MARSICO Passiamo all’interrogazione 3088a firma Girelli e Villani. Diamo per esposta l’interrogazione, Villani? Prego, Assessore. Assessore TERZI Noi abbiamo già provveduto a trasmettere la risposta scritta all’interrogazione, ci è arrivata la risposta alla risposta di non completa soddisfazione, quindi, se sono d’accordo i firmatari, io leggerei l’integrazione a quanto già avete avuto per iscritto, se no leggiamo anche tutta la parte che avete già avuto. Presidente MARSICO Prego. 13 Assessore TERZI Ad integrazione di quanto è già stato trasmesso, intendiamo precisare che: la normativa regionale delega alle Province, oltre alle funzioni di pianificazione e di gestione amministrativa delle attività estrattive, anche le attività di raccolta dei dati statistici relativi ai materiali estratti annualmente sul proprio territorio, impegnando poi gli Enti – questi Enti, quindi le Province – a trasmettere i dati secondo i prospetti definiti dall’Istat. Ai sensi della legge regionale 14/98 questi dati sono trasmessi dagli operatori alle Province, che poi li trasferiscono, a loro volta, annualmente alla Regione, che a sua volta li elabora secondo il format predisposto dall’Istat e li trasmette a quest’ultimo Istituto. Al fine di assicurare la necessaria omogeneità di rilevamento dei dati statistici relativi alle attività di cave operanti sul territorio la Regione ha elaborato criteri di determinazione, appunto un format di rilevazione. I dati elaborati dalla Regione, trasmessi all’Istat, riportanti per Provincia e per categoria merceologica il quantitativo dei materiali escavati, sono pubblicati sul sito all’indirizzo www.reti.regione.lombardia.it nella sezione delle attività estrattive, cave e dati Istat. I dati sono, però, allo stato aggiornati al 2011. Quelli del 2012 sono in corso di elaborazione, poiché qualche Provincia è arrivata con ritardo nella trasmissione. Gli ultimi dati, quelli relativi al 2011, sono arrivati a marzo del 2014, quindi li stiamo ancora elaborando. I dati del 2013 capirete bene che non sono ancora stati forniti dalla maggior parte delle Province. La precisazione che mi chiedono di fare i funzionari attiene al fatto che le rilevazioni annuali dei dati non possono essere messe immediatamente in correlazione con i volumi pianificati e autorizzati durante i periodi di vigenza dei piani, poiché, com’è noto, durante i primi anni successivi all’approvazione del piano, alcune attività estrattive vengono condotte sulla base di autorizzazione rilasciate sul piano vecchio, quindi non è possibile mettersi a fare i più e vedere se tornano i conti, perché c’è il rischio che questi dati siano da leggere alla luce di autorizzazioni precedenti. Quindi sono abbastanza complicati ed è il motivo per cui è complicato poi elaborarli e trasfonderli in un format che sia immediatamente leggibile. Comunque, siamo disponibili a discutere e a confrontarci in particolare con gli interroganti, che hanno sollevato la questione, per definire i criteri, o la tipologia di format, di tabella entro la quale inserire tutti questi dati. Allo stato, ribadisco, oltre al fatto che Regione Lombardia risulta essere l’unica che fa questa cosa, e l’unica che rende pubblici questi dati, ci rendiamo conto della difficoltà di lettura o di raccolta di quelli che sono i dati che, appunto, gli interroganti ci chiedevano. 14 Allo stato attuale per noi non è possibile farlo, perché non è previsto che venga fatto, e nulla vieta che ci mettiamo intorno a un tavolo, vediamo se e quanto è possibile predisporre questa tabella anche con questi dati, sempre sapendo che, oltre al ritardo cronico nella comunicazione dei dati, c’è anche da tenere in considerazione che spesso i volumi vanno a cavallo dei due piani, comunque si può fare. Presidente MARSICO Grazie. Prego. Consigliere VILLANI Grazie. Una battuta, per dire che ci eravamo dichiarati parzialmente soddisfatti già dalla risposta scritta, prendiamo atto di queste integrazioni e, naturalmente, seguiremo con attenzione questo percorso successivo, anche per l’acquisizione di questi nuovi dati e al lavoro conseguente. Grazie. Presidente MARSICO Grazie, Consigliere. Argomento n. 6 dell’o.d.g. ITR 3091 – Interrogazione concernente cessazione attività della raffineria sita nel Comune di Cremona “Tamoil raffinazione S.p.A.” – Opere di ripristino ambientale Presidente MARSICO Passiamo all’interrogazione 3091, primo firmatario consigliere Fiasconaro, che chiede la parola? Ne ha facoltà. Prego, Consigliere. Consigliere FIASCONARO Grazie, Presidente. Ancora più breve di prima: si parla della società Tamoil raffinazione S.p.A. e della cessazione dell’attività di raffinazione nel sito di Cremona. Il primo aprile 2011 presso il Ministero dello Sviluppo economico è stato sottoscritto un accordo fra gli Enti locali, Governo e Regione Lombardia, la società Tamoil S.p.A. e i sindacati in merito alla decisione di Tamoil di cessare l’attività di raffinazione. In questo accordo per la società Tamoil ci sono vari impegni di bonifica, di ripristino ambientale, un piano di reindustrializzazione e un piano di industrializzazione. Questo accordo prevede anche, in merito agli impegni di ordine istituzionale, l’istituzione presso Regione Lombardia di un tavolo tecnico di confronto che monitori e verifichi almeno quattro volte l’anno l’andamento degli impegni sottoscritti, insieme a tutti i soggetti che hanno sottoscritto presso il Ministero dello Sviluppo economico l’accordo. 15 Le domande sono: se questo tavolo regionale dal 2011 ad oggi sia stato convocato dalla Regione; quante volte; in quali date e, possibilmente, se è possibile, appunto, avere i verbali delle sedute; a che punto sia la bonifica degli impianti del suolo, del sottosuolo e delle acque sotterranee impattate dall’attività industriale della raffineria; se i costi necessari alla realizzazione di questi interventi di bonifica siano stati, fino ad oggi, e per il futuro, interamente sostenuti dalla società Tamoil e a che punto sia il piano di reindustrializzazione delle aree di proprietà della Tamoil esterne al polo logistico e il piano di industrializzazione e ripristino ambientale delle aree libere dall’attività di raffinazione, così come previsto, appunto, dall’accordo. Grazie. Presidente MARSICO Grazie, Consigliere. Prego, Assessore. Assessore TERZI Salto anche qui le premesse, Presidente, e vado direttamente alle risposte. Ovviamente a disposizione poi per le precisazioni. Per quanto riguarda il punto 1, quindi relativo alle attività del tavolo tecnico di confronto e alle rispettive date di convocazione dello stesso, preciso che: in base agli elementi di risposta forniti dall’Agenzia Regionale per l’Istruzione, la Formazione e il Lavoro – che d’ora in poi chiameremo Arifl – ad oggi sono state convocate 6 riunioni del tavolo nelle seguenti date: 19.12.2011; 26 aprile 2012; 19 luglio 2012; 7 novembre 2012; 22 ottobre 2013; 16 dicembre del 2013, con lo scopo di monitorare lo stato di attuazione dei percorsi di bonifica di reindustrializzazione del sito e di ricollocazione dei lavoratori, così come appunto previsto nell’accordo ministeriale. I principali argomenti emersi in sede di ciascuna riunione sono riportati nei report del tavolo dell’Agenzia Regionale, che noi vi consegniamo, con la dovuta precisazione che tutti i verbali sono ad uso interno, ed è espressamente precisato anche in quella che è la stampa, appunto, di quella che è la risultanza della giornata e dell’incontro. Questo a precisazione del fatto che ogni uso diverso ed ulteriore rispetto a quello non espressamente previsto è posto a carico come responsabilità soprattutto di chi poi lo utilizza. Quindi noi ve li consegniamo, con questa doverosa precisazione. Un aspetto dirimente per la reindustrializzazione del sito è emerso nel corso degli incontri e ha riguardato la necessità di un pronunciamento, in tempi rapidi, della Conferenza dei Servizi per la dismissione del sito. A tal fine i rappresentanti del tavolo hanno dato mandato al Presidente della Provincia di Cremona ad intervenire presso il Governo e i Ministeri preposti per dare attuazione a quanto previsto dalla normativa statale, al fine di chiarire, in tempi brevi, una situazione di incertezza che provoca, palesemente, gravi danni sociali ed economici a tutto il territorio cremonese e che, 16 soprattutto, comporta un rallentamento e un appesantimento di un processo virtuoso delineato negli accordi Tamoil del 2011, in un clima già di assoluta collaborazione tra le parti sociali. A seguito di tale intervento, con nota del 17 aprile del 2014, il Ministero dello Sviluppo economico ha chiesto alla Regione Lombardia di esprimere l’intesa relativa all’autorizzazione per la dismissione dell’impianto Tamoil. La Tamoil aveva – giusto per completezza di informazioni – presentato al Ministero in data 12 settembre 2013 l’istanza per la dismissione e per la prosecuzione, invece, dell’attività di stoccaggio; in data 7 novembre 2013 il Ministero ha organizzato la Conferenza dei servizi per l’acquisizione dei pareri degli Enti convocati e il 17 aprile 2014 ha trasmesso la determinazione conclusiva alla Regione. Noi stiamo procedendo, previo confronto e raccordo con gli Enti locali, a definire quest’intesa, con l’intenzione di farlo il più in fretta possibile. Per quanto riguarda il punto 2, quindi le attività di bonifica, ARPA Lombardia ci riferisce che: nell’ambito delle attività di messa in sicurezza operativa delle acque di falda è stato installato un sistema di sbarramento idraulico, costituito da 15 pozzi di emungimento attivi, a partire dall’agosto del 2007. Tamoil, peraltro, prosegue in contraddittorio proprio con ARPA le attività di monitoraggio delle acque di falda e dei suoli secondo il programma approvato dagli Enti nel corso delle Conferenze di Servizi indette dal Comune di Cremona a seguito delle analisi di rischio effettuate nell’ambito del procedimento di bonifica, nonché, ovviamente, l’attività di messa in sicurezza operativa, quindi emungimento della barriera idraulica. In merito ai costi: sempre ARPA riporta che Tamoil raffinazione S.p.A. ha sostenuto gli oneri di tutte le attività fino ad ora realizzate, sia per le aree interne alla raffineria, sia per quelle esterne, Canottieri, con riguardo alla progettazione, alla realizzazione della caratterizzazione del sito, all’esecuzione di tutti gli impianti di messa in sicurezza e la loro messa in esercizio, al mantenimento e manutenzione. La società ha inoltre sostenuto tutti i costi delle verifiche ambientali eseguite da ARPA Lombardia. Per quanto riguarda il punto 4, in particolare relativamente alla reindustrializzazione, si ricorda che l’articolo 36, comma 1, della legge 134/2012 stabilisce che: la reindustrializzazione dei siti contaminati, anche di interesse nazionale prevede che possa essere posta in essere senza la necessità di procedere contestualmente alla bonifica, previa autorizzazione del progetto di riutilizzo delle aree interessate, che attesti la non compromissione di eventuali successivi interventi di bonifica. In adempimento a questa previsione normativa, il 14 ottobre 2013 Tamoil ha trasmesso al Ministero le note riguardanti il progetto di riutilizzo, e si è avviata la procedura di cui vi riferivo. 17 Il progetto di riconversione prevede che tutto il perimetro aziendale sia adibito a deposito operativo, con un ampliamento dell’area di parcheggio dei mezzi di sosta e delle aree di carico; l’ampliamento dell’area adibita a deposito, però, sia chiaro, non darà luogo a incrementi occupazionali. I progetti di insediamento di nuove attività, tra cui l’ipotesi di trasformazione di materie plastiche in prodotti petroliferi, se realizzati, saranno ubicati su un’area che non è oggetto dell’intervento, che non è previsto dagli accordi. L’Agenzia Regionale, in particolare, riferisce che nel corso di un incontro con l’azienda, che si è svolto il 25 febbraio del 2014 – per fare il punto della situazione –, Tamoil ha dato atto del fatto che sono in corso interlocuzioni con un partner svizzero per lo sviluppo di un progetto all’avanguardia per la trasformazione di materie plastiche in petrolio, la società, però si è dichiarata interessata al progetto, ma è in attesa dell’acquisizione delle tecnologie da parte del partner, per avviarle, poi, su scala industriale. Quindi siamo ancora all’interlocuzione, non c’è nulla di assoluto e di certo. Nell’incontro del tavolo tecnico del 16.12.2013 è stato poi altresì concordato di definire un calendario, al fine di monitorare lo stato di avanzamento degli aspetti legati allo sviluppo dell’area e alle azioni di ricollocazione, richiedendo all’azienda, contemporaneamente, di procedere nell’ambito dei contratti per lo smaltimento degli impianti di raffinazione secondo un accordo di responsabilità sociale che favorisca il reimpiego dei lavoratori. Comunque tutto è riportato espressamente nel dettaglio nei verbali degli incontri tecnici del tavolo dell’Agenzia Regionale. Presidente MARSICO Grazie, Assessore. Prego, Fiasconaro. Consigliere FIASCONARO Grazie, Presidente. Grazie, Assessore. Prendo atto che le riunioni del tavolo sono state meno di quelle previste dall’accordo, però si vede che queste erano quelle necessarie. Prendo atto che verranno rilasciati i report, ad uso interno, ovviamente, e me ne assumo la responsabilità. Per quanto riguarda la bonifica, sì, si parla di barriere idrauliche, sono i progetti che sono a conoscenza, va bene. Per quanto riguarda la reindustrializzazione, non ho capito, cioè il reimpiego dei lavoratori verrà in questo progetto che è in fase ancora preliminare di trasformazione delle materie plastiche in petrolio, si rimanda a degli accordi che verranno presi eventualmente con l’azienda che farà questo tipo di attività. Grazie. Presidente MARSICO Grazie, Consigliere. dell’Assessore. Non c’è un’ulteriore replica da parte 18 Argomento n. 7 dell’o.d.g. ITR 3092 – Interrogazione concernente le bonifiche agricole della Provincia di Bergamo Presidente MARSICO Passiamo alla 3092, a firma Alloni, Scandella, Villani, Barboni. Diamo per letta l’interrogazione. La parola all’Assessore, prego. Assessore TERZI Saltando le premesse sulla situazione delle bonifiche agricole in Provincia di Bergamo, e arrivando a quelli che sono i punti dell’interrogazione, si evidenzia che per le bonifiche agricole richiamate la Regione ha espresso – così come previsto dalla legge – il proprio parere preventivo in relazione alle effettive caratteristiche tecniche dei singoli interventi di bonifica. In particolare la Regione che, mi precisavano i miei funzionari, è intervenuta anche con pareri negativi, quindi non solo e sempre – come di solito si dà per scontato – con pareri positivi, quindi con un’attività anche abbastanza critica, ha agito nel massimo rispetto della legge regionale 14/98, e questo ha comportato una significativa riduzione dei volumi di inerti per opere pubbliche in Provincia di Bergamo, rispetto a quelli richiesti. Quindi, questo vi pregherei di segnalarlo. Un quarto mi dicono: un quarto autorizzato rispetto a quelle che erano le richieste. In merito ai fabbisogni per le opere pubbliche relative alla Provincia di Bergamo: si fa presente che i progetti di opere pubbliche in capo a BRE.BE.MI. prevedono solo in parte la copertura dei fabbisogni di inerti da cave di prestito, per cui risulta necessario acquisire sul mercato le ulteriori volumetrie utili di inerti. In relazione a quanto precisato, a fronte di un fabbisogno di 6.610.000 metri cubi, risultano attivate cave di prestito per un totale di 5.300.000 metri cubi e rotti. Con riferimento, invece, al Consorzio Cepav Due, dall’inizio dell’anno in corso risulta autorizzata dal CIPE una cava di prestito per opere pubbliche, nel Comune di Covo, per un volume complessivo di 1.700.000 metri cubi, mentre le restanti necessità di approvvigionamento sono garantite dal mercato. Alla data del 30 di aprile del 2014 – quindi data abbastanza recente – risultano approvvigionati dal mercato 1.082.000 metri cubi e rotti, quindi quasi 1.100.000 metri cubi. Al momento il Piano cave di Bergamo risulta annullato a seguito di sentenza del TAR della Sezione di Brescia, che ha nominato due Commissari, uno è il Direttore Generale e l’altro il dirigente, appunto, competente della DG Ambiente. Fino all’approvazione del nuovo piano il precedente continua a produrre gli effetti, secondo quanto previsto dall’articolo 42 della 19 legge regionale 14/98, che prevede che resti in vigore il Piano cave previgente. In ordine al Piano cave di Bergamo, vi precisiamo che l’iter sta andando avanti e siamo effettivamente a buon punto. Oggi verrà pubblicato, giusto, il documento di Piano. Il Documento di Piano entro sera dovrebbe essere pubblicato, quindi siamo a buon punto. Vi preciso che in una situazione anche abbastanza strana, perché sapete che il Piano cave di Bergamo è stato fatto oggetto di qualcosa come 43 o 47 ricorsi al TAR, e soprattutto la gestione del piano, di quel che resta del piano, nonostante si stia lavorando adesso sul nuovo piano, secondo le indicazioni del TAR, nel frattempo, quelli che sono stati i procedimenti arrivati a conclusione, e quindi con una sentenza da eseguire, necessariamente la Giunta non ha potuto che prendere atto di quello che era il contenuto di queste sentenze e darne esecuzione. Quindi questo sia chiaro, ovviamente, a tutti. Poi direttamente magari non interessa quelli che sono i casi che avete citato, ma questo è un elemento da considerare. Diciamo che la situazione particolarmente complessa dovrebbe arrivare, speriamo, a una soluzione in tempi relativamente brevi, considerando che è dal 2008, se non sbaglio, che ne stiamo discutendo. Presidente MARSICO Grazie. Prego, Barzaghi. Consigliere BARZAGHI Assessore, la sua risposta ci soddisfa, ma solo parzialmente, perché non abbiamo capito se è intenzione dell’Assessorato bloccare tutte le autorizzazioni legate alle bonifiche agricole, che rimangono un modo palese, mascherato, per superare le necessità di materiale cavato per le grandi opere pubbliche. Bonifiche agricole che superano – lo diciamo –, è un’elusione anche delle verifiche ambientali e che incidono sul dimensionamento della predisposizione dei vari Piani cave. Quindi è un’abitudine assolutamente da eliminare. Riteniamo che occorra intervenire in una nuova legge che noi si vada a fare, per quanto riguarda l’esclusione di quest’abitudine, che dà la possibilità di utilizzare, di consumare abbondantemente suolo vergine, quando invece dovrebbe essere il materiale estratto in altri modi. Grazie. Presidente MARSICO Prego, Assessore, a integrazione. Assessore TERZI Mi ricordava giustamente la dottoressa Scotto che riguardo al punto 1, è impossibile pensare di bloccare tutte le autorizzazioni tout court. Non è possibile. Ce l’ha ribadito anche il TAR nelle diverse 20 interlocuzioni con i Commissari, mi pare però che i dati che vi ho dato prima confermino, laddove ve ne fosse bisogno, l’attenzione dei funzionari della DG Ambiente in ordine a questa situazione, che ci è ovviamente nota. D’altra parte, le indicazioni che anche voi avanzate al punto 3, vi posso anticipare che sono state già oggetto di riflessione e base della strategia, appunto, del nuovo piano. Sulla necessità di un intervento con una nuova legge sulle cave, sapete che ci troviamo d’accordo e ci stanno lavorando gli Uffici, con il metodo che anche il Presidente Marsico ci sollecita, l’idea è di arrivare ad un dunque per poi, ovviamente, condividerlo con voi. Presidente MARSICO Grazie, Assessore. Barboni chiede di intervenire. Prego. Consigliere BARBONI Grazie, Presidente. No, solo un chiarimento: oggi viene pubblicato il documento riferito al Piano cave di Bergamo, che documento è, se ho capito bene? Elisabetta SCOTTO DI MARCO Nell’ambito della procedura di Valutazione Ambientale Strategica è la prima fase, cioè quella in cui si pubblica il cosiddetto Documento di Piano, che definisce, però, tutte le strategie, le motivazioni che ci sono dietro al piano e anche le norme di attuazione. Da lì si apre il percorso della VAS vero e proprio, in cui ci sono delle tempistiche definite dalla procedura per le osservazioni. Quindi è il primo documento ufficiale messo a disposizione, che è la base di partenza per la discussione con tutti i soggetti interessati. Assessore TERZI Noi, nelle diverse interlocuzioni con i soggetti variamente interessati, ma soprattutto con la Provincia, abbiamo sempre detto – e poi sapete che abbiamo fatto incontri anche al di fuori di quella che è la procedura tipica – di considerare, se oggi viene pubblicato e ci sono, mi pare, 60 giorni per le osservazioni, sarebbe intelligente, anche per stringere i tempi, che le osservazioni arrivassero prima, e non l’ultimo giorno, per dare la possibilità ai Commissari di lavorare da subito sulle risposte e la valutazione delle diverse osservazioni. Presidente MARSICO Bene. Grazie, Assessore. Argomento n. 8 dell’o.d.g. ITR 3096 – Interrogazione concernente valutazioni e provvedimenti sulle attività di stoccaggio, ricerca e 21 coltivazione idrocarburi sul territorio lombardo a seguito della pubblicazione del rapporto della Commissione ICHESE Presidente MARSICO Passiamo alla 3096, che è l’ultima, primo firmatario Fiasconaro, anche se, come giustamente mi sta suggerendo l’Assessore, è già votato nella seduta consiliare del 10 giugno 2014, la mozione ad oggetto “Valutazione e provvedimenti sull’attività di stoccaggio, ricerca e coltivazione...”, quindi oggetto assolutamente sovrapponibile a quello dell’interrogazione a cui oggi l’Assessore dovrebbe dare risposta. Chiedo quale sia l’intenzione. Consigliere FIASCONARO Ho intenzione di ritirarla per le ragioni da lei espresse, perché era uguale. Presidente MARSICO Benissimo. Grazie Consigliere. Con il che credo che si possa licenziare, salutandola e ringraziandola, l’Assessore, che avremo – e questo chiedo agli Uffici di prendere nota – il piacere di avere in Commissione, in una delle prime sedute utili, a illustrazione del pdl, quello sul servizio idrico integrato.Stavo dicendo che a brevissimo l’avremo in Commissione a illustrazione del pdl, non settimana entrante, dove non ci sarà Commissione, ma la settimana successiva. Assessore TERZI Il contenuto del pdl, non vorrei passare sopra al Presidente, preciso e anticipo a tutti che l’oggetto, il contenuto del pdl riguarda un aggiornamento normativo e più che altro formale di quella che è la legge che, come sapete, è stata impugnata in alcuni punti, impugnazioni che hanno ottenuto l’accoglimento da parte della Corte Costituzionale, quindi non entra, di fatto, nel merito, così, evitiamo preoccupazioni inutili. Presidente MARSICO Lei sta tranquillizzandoci. Assessore TERZI Esatto. ...nel merito di quella non è una riforma del servizio idrico integrato, ma un aggiornamento formale, che comunque ritenevamo necessario e relativamente urgente, in attesa, poi, e pur sapendo che una discussione sul servizio idrico integrato, nel merito, e nel dettaglio, dovrà partire, e tutto. Quindi giusto per dirvelo, così non ci preoccupiamo per niente. 22 Presidente MARSICO Perfetto. Grazie, Assessore. Argomento n. 9 dell’o.d.g. Proposta di risoluzione in merito al divieto di combustione di cui all’art. 256 bis del D.Lgs. 152/2006, con riferimento a sfalci, scarti di potatura, ramaglie e altri residui vegetali, presentata dai consiglieri Rolfi e Bianchi Presidente MARSICO Passiamo all’ultimo punto all’ordine del giorno, che è la “Proposta di risoluzione in merito al divieto di combustione di cui all’art. 256 bis del D.Lgs. 152/2006, con riferimento a sfalci, scarti di potatura, ramaglie e altri residui vegetali”, presentata dai consiglieri Rolfi e Bianchi. Referente in Commissione è il consigliere Bianchi, a cui cederei la parola, chiedendo, però, fin da subito, se vi sia il consenso da parte del relatore, e comunque il parere favorevole da parte della Commissione, nell’andare, oggi, semplicemente a denunciare i principi contenuti nella risoluzione, poi aprendo il dibattito nella prossima seduta utile, e procedere, quindi, all’eventuale, anzi, doverosa votazione della risoluzione. Questo sarebbe, come dire, sulla procedura di lavoro. La parola al consigliere Bianchi. Consigliere BIANCHI Grazie, Presidente. Io sono d’accordo con l’impostazione che ha dato il Presidente, e quindi oggi mi limiterò ad illustrare la sostanza di questa proposta di risoluzione, che riguarda, appunto, una richiesta di deroga al decreto legislativo 152/2006, per consentire la combustione sul campo di sfalci, scarti di potatura, ramaglie e altri residui vegetali. Voglio ricostruire la storia e come questa vicenda è mutata ultimamente riguardo, appunto, alla nuova legislazione. Il decreto legislativo 152/2006, che riguarda appunto le “Norme in materia ambientale”, all’articolo 184 classifica come rifiuti urbani i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali, e come rifiuti speciali i rifiuti da attività agricole e agro-industriali, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 2135 del Codice Civile; quindi quello di cui stiamo parlando oggi viene classificato dal decreto legislativo 152/2006 come rifiuto speciale. L’articolo 185 del Codice Ambientale, precisa, inoltre, che: paglia, sfalci e potature, nonché altro materiale agricolo e forestale naturale non pericoloso, se non utilizzati in agricoltura, nella selvicoltura o per la produzione di energia, mediante processi o metodi che non danneggino l’ambiente o mettano in pericolo la salute 23 umana, devono essere considerati come rifiuti e gestiti conformemente a quanto disposto dalla parte IV del Testo Unico Ambientale. A tal proposito, ai sensi dell’articolo 256, le attività di raccolta, trasporto, recupero, smaltimento, commercio e intermediazione di rifiuti, condotte senza autorizzazione, sono punite con la pena dell’arresto da tre mesi a un anno e con l’ammenda da 2.600 a 26.000 euro, se si tratta di rifiuti non pericolosi; la combustione di sfalci e altri residui vegetali parrebbe, quindi, configurarsi come smaltimento non autorizzato di rifiuti speciali non pericolosi, punibile ai sensi dell’articolo 256. Su questo tema è recentemente intervenuto – come credo tutti sappiano – il decreto legge 10 dicembre 2013, 136, poi convertito con modificazioni della legge 6 febbraio 2014, n. 6, decreto comunemente chiamato “Terra dei Fuochi”; il provvedimento ha introdotto l’articolo 256 bis, nel decreto legislativo 152/2006, definendo il reato di “combustione illecita di rifiuti”, che punisce chiunque bruci rifiuti abbandonati, ovvero depositati in maniera incontrollata, con la reclusione da due a cinque anni, se si tratta di rifiuti non pericolosi; mentre la pena è aumentata di un terzo se il delitto è commesso nell’ambito dell’attività di un’impresa. Alla sentenza di condanna consegue, inoltre, la confisca dell’area sulla quale è commesso il reato, se di proprietà dell’autore o del concorrente nel reato. Stante l’evoluzione del quadro legislativo, la Direzione Generale Agricoltura di Regione Lombardia è intervenuta con nota del 25 marzo 2014, comunicando che ai sensi del decreto legislativo 152/2006 vige su tutto il territorio regionale, e per tutto l’anno, il divieto di combustione all’aperto, compreso l’abbruciamento dei residui vegetali, scarti di potatura, scarti agricoli e selvicolturali. Risultano, quindi, disapplicate le vigenti deroghe, ovvero il comma 3, articolo 12 bis della legge regionale 24/2006, e la lettera b) dell’articolo 54 del Regolamento 5/2007, nonché il divieto di combustione all’aperto circoscritto al periodo 15 ottobre - 15 aprile, che vigeva finora, previsto dalla DGR 7635/2008, in quanto la misura è estesa a tutto l’anno. Considerato che vi sono state molte rimostranze da parte degli agricoltori, particolarmente danneggiati dal divieto, alcune Regioni sono intervenute con provvedimenti legislativi, finalizzati a definire i regimi di deroga. A titolo d’esempio: la Regione Veneto, con legge 2 aprile 2014, n. 11, ha affidato ai Comuni il compito di disciplinare, con un Regolamento, la combustione controllata sul luogo di produzione dei residui vegetali. Questa legge, naturalmente, è stata impugnata alla Corte Costituzionale. D’altra parte, il divieto di combustione sul campo dei residui vegetali, con l’obbligo di conferimento del materiale preso presso soggetti autorizzati allo smaltimento, comporta aumenti considerevoli di costi di produzione per le piccole aziende agricole. 24 Devo inoltre sottolineare che una porzione consistente dei fondi agricoli presenti in territorio montano, o pedemontano, non è direttamente raggiunta dalla rete viabilistica ordinaria, con l’impossibilità di prelevare e trasportare gli scarti vegetali da destinare a smaltimento. C’è da rilevare, inoltre, che alcune aree montane della Regione sono sprovviste di centri di raccolta attrezzati al conferimento di grandi volumi di scarti vegetali, con la necessità di percorrere grandi distanze per il conferimento dei materiali. Il divieto assoluto di combustione sul campo dei residui vegetali rappresenta, quindi, un ostacolo rilevante per le piccole aziende agricole operanti in territorio montano e pedemontano, con il rischio concreto di abbandono delle aree coltivate. Proprio per questi motivi, nel disegno di legge “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali”, collegato alla legge di stabilità 2014, recentemente trasmesso alla Camera dei Deputati, è stata introdotta una specifica deroga al decreto legislativo 152/2006, conferendo ai Sindaci la possibilità di emanare ordinanze comunali per individuare le aree, i periodi e gli orari in cui è consentito effettuare la bruciatura dei residui vegetali. Vi do anche lettura dell’articolo 29 di questo disegno di legge, che attualmente è in discussione al Parlamento ma è stato rinviato un paio di volte e poi non se n’è ancora fatto nulla, è un disegno di legge molto corposo. L’articolo 29 dice: fatte salve le norme sulla condizionalità previste nell’ambito della politica agricola comune, i Comuni, tenuto conto delle specifiche peculiarità del territorio, con propria ordinanza individuano le aree, i periodi e gli orari in cui è consentita la combustione controllata sul sito di produzione del materiale vegetale di cui al comma 1, lettera f), suddiviso in piccoli cumuli e in quantità giornaliere non superiori a 3 metri stero per ettaro – cioè sostanzialmente 3 metri cubi per ettaro– mediante processi o metodi che, in ogni caso, non danneggino l’ambiente, né mettano in pericolo la salute umana. Nei periodi di massimo rischio per gli incendi boschivi, dichiarati dalle Regioni, la combustione dei residui vegetali, agricoli e forestali è sempre vietata. I Comuni e le altre Amministrazioni competenti hanno la facoltà di sospendere, differire o vietare la combustione del materiale di cui al presente comma all’aperto in tutti i casi in cui sussistano condizioni meteorologiche, climatiche o ambientali sfavorevoli e in tutti i casi in cui da tale attività possano derivare rischi per la pubblica e privata incolumità o per la salute umana. C’è anche da dire che in fase di approvazione del decreto “Terra dei Fuochi” la Camera dei Deputati ha approvato, con parere favorevole del Governo, in data 4 febbraio 2014, un ordine del giorno di questo tenore: la Camera, premesso che l’articolo 3 del decreto in esame, 25 affronta, sul piano sanzionatorio la grave situazione dei roghi illeciti nella cosiddetta “Terra dei Fuochi”, attraverso l’introduzione nel decreto legislativo 152/2006 recante “Norme in materia ambientale”, cosiddetto “Codice Ambientale”, di una specifica fattispecie di reato relativo a combustione illecita di rifiuti, che si aggiunge alle già esistenti fattispecie penali di abbandono di rifiuti e gestione non autorizzata di rifiuti, di cui agli articoli 255 e 256 del decreto legislativo 152/2006; tenuto conto che il reato della combustione illecita di rifiuti era fino ad oggi assente dall’ordinamento; considerato che non risulta chiara l’esclusione dalla sanzione penale delle attività di combustione controllata di materiale vegetale effettuata dagli imprenditori agricoli o dai privati proprietari di orti o giardini, secondo normali pratiche e consuetudini tradizionalmente osservate nell’attività di coltivazione, impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative, anche di carattere normativo, affinché sia chiarita inequivocabilmente la differenza tra le attività illecite di combustione dei rifiuti e le attività di combustione controllata di materiale vegetale effettuata dagli imprenditori agricoli o dai privati proprietari di orti o giardini, secondo normali pratiche e consuetudini tradizionalmente osservate nell’attività di coltivazione. Questo è un ordine del giorno che è stato accettato dal Governo e approvato alla Camera dei Deputati il 4 di febbraio nell’ambito della discussione di quella che poi è diventata la legge cosiddetta “Terra dei Fuochi”. Dicevo che, appunto, l’iter di questo progetto di legge è attualmente fermo, quindi la risoluzione che io propongo intendo impegnare la Giunta regionale a sollecitare i Senatori e i Deputati eletti in Lombardia per la rapida introduzione di una deroga al divieto di combustione, limitatamente a sfalci, scarti di potatura, ramaglie e altri residui derivanti da attività agricole e selvicolturali, conferendo ai Comuni la facoltà di individuare le aree, i periodi e gli orari in cui è consentito effettuare la bruciatura, com’è previsto nell’attuale formulazione all’articolo 29 del disegno di legge che vi ho citato, collegato alla legge di stabilità 2014; si richiede, inoltre, che la tematica venga portata all’attenzione della Conferenza Stato-Regioni affinché la richiesta di deroga possa trovare il più ampio sostegno, in piena considerazione della rilevanza delle problematiche correlate all’introduzione del divieto di combustione dei residui di origine agricola e selvicolturale, e credo che qui si possa lavorare perché, oltre al Veneto, altre Regioni sono già intervenute o stanno per intervenire nel merito. Concludo rinviando alla prossima seduta la discussione, ma ne approfitto della presenza - non c’è più l’Assessore - di un autorevole rappresentante della Direzione Generale, per sottolineare, ancora una volta, e dare loro un consiglio, visto che l’Assessore anche oggi, come esempio di intervento regionale in materia di tutela 26 della qualità dell’aria in Lombardia ha citato i caminetti a legna e le stufe a legna, di leggere il rapporto sulle polveri sottili - o sulle polveri fini, come le chiamano gli svizzeri –, il rapporto dell’Ufficio Federale dell’Ambiente della Confederazione Svizzera, dove si parla di polveri fini e polveri sottili, per vedere come sono intervenuti gli svizzeri per dare migliore qualità dell’aria ai loro concittadini dove, sicuramente, al primo posto, qui dentro, non sono i caminetti a legna o le stufe a legna, ma sono ben altre cose, che forse anche Regione Lombardia dovrebbe copiare e fare. Presidente MARSICO Grazie, Consigliere. oggi. Prego, D’Avolio senza aprire la discussione Consigliere D’AVOLIO Una richiesta operativa. Grazie, Presidente, infatti non volevo intervenire nel merito della discussione. Ringrazio il relatore, perché ha fatto un’illustrazione molto ampia, che sicuramente sarà utile per la riflessione e per l’ampia discussione che faremo. Volevo chiedere, appunto, al Presidente e alla Commissione, se non riteniamo opportuno e necessario affrontare un incontro anche con ARPA e l’Assessorato, che possa essere funzionale e propedeutico alla discussione, perché la materia è molto complessa, interessante, e credo che si possano sollecitare i livelli nazionali a trovare soluzioni che vanno in un certo indirizzo. Essendoci, però, anche questioni legate al decreto sulla “Terra dei Fuochi”, e proprio per dare indirizzi chiari, sarebbe opportuno, anche in un modo snello, cercare di capire se con l’Assessorato, da una parte, o insieme a l’ARPA, riusciamo a fare, a breve, un incontro, per darci tutti gli elementi. Grazie. Presidente MARSICO Grazie, Consigliere. Raccolgo questo suggerimento, nel senso che su proposta di D’Avolio, porteremo all’Ufficio di Presidenza, anche per le vie brevi, quest’ipotesi, e cioè, tenuto conto che avremo l’Assessore già tra 15 giorni, se Bianchi è d’accordo, potremmo già dire e chiedere all’Assessore di venirci a enunciare la posizione, magari chiedendo ad ARPA... Consigliere BIANCHI Io volevo dire questo ai colleghi, anche dell’opposizione: la mia non è una risoluzione che vuole proseguire targata Dario Bianchi, sarebbe utile che questa risoluzione uscisse da questa Commissione in maniera se è possibile unanime e, in ogni caso, uscisse come Commissione nella sua interezza. Quindi, non ci sono problemi, se settimana prossima non c’è Commissione, tra 15 giorni, io credo che non sia il caso di scomodare 27 l’Assessore, c’è la Direzione Generale, c’è la dottoressa Scotto Di Marco, quindi credo che non ci siano problemi sotto questo aspetto. Presidente MARSICO E invitiamo direttamente anche ARPA? Consigliere BIANCHI Possiamo invitare anche ARPA, ma io credo che a questo punto ARPA potrebbe venire a dirci quello che ci ha già detto tre volte, quando è venuta a parlare della qualità dell’aria, ci mettono ancora la stessa slide e ci dicono le stesse cose, però se volete invitarli, invitateli, però io credo che la Direzione Generale, forse, sarebbe sufficiente. Abbiamo già sentito tre volte ARPA, sulla qualità dell’aria, non so se i colleghi sono d’accordo con me, ma quello che viene detto è sempre quello, e non potranno dire altro. Presidente MARSICO Invitiamo, allora, la Direzione Generale, e valuteremo se sarà necessario o meno, tenuto conto che effettivamente quello che dice Bianchi è corretto, cioè sulla qualità dell’aria siamo stati piacevolmente intrattenuti più volte e le slides me le ricordo ancora rispetto, appunto, all’argomento di cui stiamo discutendo. Per cui invitiamo la dottoressa Scotto, lo dico a lei, è presente in aula, a presenziare la volta prossima, che non sarà il giovedì 26, ma quello successivo, quindi ci vediamo a luglio. Grazie, Consiglieri, buona giornata. A questo punto della seduta, non essendovi altri argomenti da trattare, il Presidente MARSICO ringrazia tutti gli intervenuti e chiude i lavori alle ore 12:15 Hanno partecipato alla seduta: - i seguenti Consiglieri componenti della Commissione: Presidente Vice Presidente Consigliere Segretario Forza Italia - Il Popolo della Libertà ‐ Berlusconi Presidente Lara MAGONI Maroni Presidente Andrea FIASCONARO Movimento 5 Stelle Laura BARZAGHI Partito Democratico della Lombardia Dario BIANCHI Lega Lombarda – Lega Nord – Padania Massimo D’AVOLIO Partito Democratico della Lombardia Federico LENA Lega Lombarda – Lega Nord – Padania Giampietro MACCABIANI Movimento 5 Stelle Paolo MICHELI Con Ambrosoli Presidente – Patto civico Carolina TOIA Maroni Presidente Giuseppe VILLANI Partito Democratico della Lombardia Luca MARSICO - ai sensi dell’art. 26, comma 4, del Regolamento generale, il Consigliere: Mario BARBONI Gruppo Partito Democratico della Lombardia 5 4 3 5 5 4 5 3 5 4 4 28 Hanno inoltre partecipato ai lavori della Commissione: - l’Assessore all’Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile, Claudia TERZI; - l’Assistente di Direzione, Elisabetta SCOTTO DI MARCO, della D.G. Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile; - la Responsabile del Supporto giuridico, normativo e istituzionale, Emma LAURELLI, della D.G. Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile; - Struttura cave e miniere Domenico SAVOCA; - U.O. prevenzione e controllo degli inquinamenti fisici Pietro LUCIA. Risultano assenti alla seduta i seguenti Consiglieri componenti della Commissione: Maria Teresa BALDINI Gruppo Misto Laura BARZAGHI Partito Democratico della Lombardia Dario BIANCHI Lega Lombarda – Lega Nord – Padania Massimo D’AVOLIO Partito Democratico della Lombardia Federico LENA Lega Lombarda – Lega Nord – Padania Giampietro MACCABIANI Movimento 5 Stelle Paolo MICHELI Con Ambrosoli Presidente – Patto civico Jacopo SCANDELLA Partito Democratico della Lombardia Il Presidente (Luca MARSICO) Il Consigliere Segretario (Andrea FIASCONARO) La Responsabile della posizione organizzativa (Livia FERRARI) Allegato: ordine del giorno della seduta. VI Commissione - Ambiente e protezione civile GIOVEDI’ 19 giugno 2014 ore 10:00 Audizione con il Coordinamento dei Comitati aeroportuali di Azzano San Paolo, Stezzano, Levate e Associazione Colognola per il suo futuro in merito alle problematiche ambientali connesse all’aeroporto di Orio al Serio ore 10:30 Seduta di Commissione O.D.G. DELLA SEDUTA DI GIOVEDÌ’ 19 GIUGNO 2014 TRATTAZIONE RELATORE 1 Comunicazioni del Presidente 2 Approvazione del processo verbale n. 15 del 12 giugno 2014 3 ITR 3085 Interrogazione concernente acciaieria Arvedi Spa e presenza di composti inquinanti nel territorio del Comune di Cremona Assegnazione: 07-04-2014 Risposta dell’Assessore TERZI 4 ITR 3087 Interrogazione concernente Provincia di Pavia proposta di Protocollo d'Intesa tra enti per decommissioning selettivo Assegnazione: 07-04-2014 Risposta dell’Assessore TERZI 5 ITR 3088 Interrogazione concernente stato di attuazione dell'escavazione degli ambiti territoriali estrattivi di cava dei piani provinciali Assegnazione: 14-04-2014 Risposta dell’Assessore TERZI 6 ITR 3091 Interrogazione concernente cessazione attività della raffineria sita nel Comune di Cremona "Tamoil raffinazione S.p.A." - Opere di ripristino ambientale Assegnazione: 23-04-2014 Risposta dell’Assessore TERZI 7 ITR 3092 Interrogazione concernente le bonifiche agricole della Provincia di Bergamo Assegnazione: 23-04-2014 Risposta dell’Assessore TERZI 8 ITR 3096 Interrogazione concernente valutazioni e provvedimenti sulle attività di stoccaggio, ricerca e coltivazione idrocarburi sul territorio lombardo a seguito della pubblicazione del rapporto della Commissione ICHESE Assegnazione: 30-05-2014 Risposta dell’Assessore TERZI 9 Proposta di risoluzione in merito al divieto di combustione di cui all’art. 256 – bis del d.lgs 152/2006, con riferimento a sfalci, scarti di potatura, ramaglie e altri residui vegetali, presentata dai Consiglieri Rolfi e Bianchi REFERENTE Dario BIANCHI
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