Redditi dei parlamentari: 25 grillini con zero euro, la Lada sovietica di Brunetta e le vacche magre di B. Che dichiara solo 4,5 milioni. Poveretto, come farà? Martedì 15 aprile 2014 – Anno 6 – n° 104 € 1,30 – Arretrati: € 2,00 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 MORETTI E MARCEGAGLIA IL VECCHIO ROVINA IL NUOVO Una lingua per tutte le stagioni di Marco Travaglio ra i titoloni dei paginoni dedicati dai giornaloni alla notizia sconvolgente del passaggio di Paolo F Bonaiuti da Forza Italia al Ncd, il migliore è sen- Le scelte di Renzi: per la prima volta 4 donne nominate alla presidenza delle aziende di Stato. Dopo 9 anni Scaroni lascia Eni, arriva Descalzi con l’ex capo degli industriali Ma a Finmeccanica atterra l’ex n. 1 di Ferrovie criticato dal premier per il maxistipendio Nei Cda ecco gli amici del segretario Pd Cannavò, Meletti e Tecce » pag. 2 - 3 - 4 dc ROTTAMARE A METÀ di Stefano Feltri ottamare è la cosa che gli riesce meglio: Matteo Renzi lo aveva promesso e lo ha fatto, via tutti i vertici delle grandi aziende controllate dallo Stato. Tutti tranne Gianni De Gennaro a Finmeccanica (anche nel renzismo esistono gli intoccabili, soprattutto se cari al Quirinale). Due mesi fa non era affatto scontato che fosse possibile rimuovere campioni della continuità come Paolo Scaroni dall’Eni, Fulvio Conti dall’Enel e Massimo Sarmi dalle Poste. C’è voluta l’energia del premier per cambiare tutto. Ma il cambiamento, come spesso accade con Renzi, è fenomenale nell’estetica e più discutibile nella sostanza. Ci sono le donne, finalmente. Ma per avere un po’ di quote rosa ai vertici il governo ha dovuto recuperare due personaggi come Emma Marcegaglia e Luisa Todini, più note per il loro impegno politico (Confindustria una, Forza Italia l’altra) che per competenze specifiche su energia e poste. Il gruppo Marcegaglia ha pagato tangenti proprio all’Eni, così come Scaroni aveva pagato tangenti all’Enel prima di diventarne amministratore delegato nel lontano 2002. Anche questa è continuità. E Mauro Moretti, sostenuto dalla parte non renziana del Pd, è una scelta singolare per Finmeccanica: dopo una carriera nelle Ferrovie, guidate con il piglio deciso del monopolista, il manager arriva in un’azienda che sta vendendo il settore trasporti per concentrarsi su quello degli armamenti. E che senso ha promuovere Moretti che ha contestato il tetto agli stipendi dei manager pubblici e far proporre al Tesoro in assemblea di introdurli anche per le società quotate? I nomi per i cda sono scelti con grande cura, di quasi tutti è facile ricostruire la casacca politica e il grado di fedeltà renziana, tra amici e finanziatori, più oscuri i meriti di curriculum. Il primo giudizio sulla rottamazione manageriale e sul nuovo volto del capitalismo pubblico renziano lo darà la Borsa oggi. Per vedere manager scelti soltanto sulla base delle competenze, magari sul mercato internazionale, dovremo aspettare altri tre anni. Forse. y(7HC0D7*KSTKKQ( +&!z!&!#!\ MANAGER ROSA Todini alle Poste, Bastioli a Terna, Grieco all’Enel: Matteo la spunta » pag. 3 R Mauro Moretti Emma Marcegaglia Claudio Descalzi »IL VERTICE» Nel faccia a faccia con il presidente del Consiglio riappare Gianni Letta Il pregiudicato a Palazzo Chigi Senza B. non si può fare nulla Alla vigilia della decisione sull’affidamento ai servizi sociali e nel mezzo del caso Dell’Utri, il Caimano mostra i muscoli. Legge elettorale sempre più a rischio, la campagna delle Europee accentua i contrasti. E torna l’ipotesi del voto anticipato d’Esposito e Marra » pag. 5 U di Tomaso Montanari FRAU MERKEL E L’ITALIA CHE VA A SCROCCO » pag. 18 LA CATTIVERIA Palermo, si ammalano improvvisamente tutti gli avvocati di Dell'Utri. Dovrebbero smetterla di baciarsi tra di loro » www.spinoza.it » VUOTI DI MEMORIA » Usa lo scrittore scampato alla Shoah contro Colle e governo Primo Levi, se questo è Grillo dc QUEL POST È UN AUTOGOL di Antonio Padellaro entre stando ai sondaggi M il M5S cresce nei consensi, unica opposizione in Parlamento e nel paese, Beppe Grillo mette in Rete un post di pessimo gusto nei confronti della memoria della Shoah che la comunità ebraica ha giudicato una “infame provocazione”. Non è il primo autogol dell’ex comico, era già successo con il demenziale video contro la Boldrini che scatenò i peggiori istinti del web. Fu ritirato, ci furono delle scuse che questa volta non ci saranno perché evidentemente l’autore intende difendere sia la riscrittura di Primo Levi sia l’indifendibile taroccamento della foto del cancello di Auschwitz. Per i tanti nemici del Movimento, un vero invito a nozze: “Fascisti” e “nazisti” sono gli epiteti più teneri scagliati contro i grillini. Forse però il commento più sincero è di quegli esponenti pd convinti che le malefatte di Grillo “saranno punite nelle urne”. Del resto, siamo in piena campagna elettorale per le Europee e la propaganda si nutre avidamente degli errori degli avversari. Resta il mistero di tanto autolesionismo. Nel giorno in cui Renzi mostra il fianco con alcune nomine molto discutibili al vertice degli enti e piegandosi a un nuovo incontro con il pregiudicato Berlusconi, il leader dell’opposizione sbaglia tutto. Assurdo. La parola “P2” sull’insegna di Auschwitz e la rilettura del romanzo sulla prigionia per l’ultimo affondo anti-sistema. La comunità ebraica: “Un’oscenità”. L’ex comico: “Un modo per onorare il grande autore” De Carolis » pag. 7 z’altro quello della Stampa: “Berlusconi non ricuce. E Bonaiuti diventa lo stratega di Alfano”. La qual cosa conferma alle masse di fans alfaniani “che il vento comincia a girare dalla parte giusta”. Le sedi Ncd in tutt’Italia sono state prontamente transennate 24 ore su 24 per arginare l’incessante afflusso di nuovi adepti, al seguito dell’ex ventriloquo berlusconiano, noto trascinatore di folle. Nato a Firenze nel 1940, giornalista del Giorno poi del Messaggero fino ai gradi di vicedirettore, Paolino Bonaiuti era molto di sinistra. Ancora nel gennaio '94, quando Emilio Fede chiese le dimissioni di Montanelli dal Giornale perché non obbediva al suo (di Fede) padrone, Bonaiuti tuonò sul Messaggero in un editoriale dal titolo sarcastico “Va in onda la liberaldemocrazia”: “Dal pulpito di Rete4 è stata impartita ieri sera una lezione di intolleranza. Proprio mentre infuria la polemica su quanto sia favorito rispetto ai concorrenti un candidato alle elezioni che possiede tre reti televisive, l’invito di Emilio Fede a cacciare Indro Montanelli perché troppo autonomo è il primo esempio pratico del livello di ‘indipendenza’ che potrebbe crearsi all’interno dell’impero di Berlusconi. Questo episodio moltiplica l’inquietudine, perché lascia capire quanto potrebbe essere forzatamente massiccio e compatto il sostegno al Cavaliere degli organi di informazione del gruppo. Guai a chi si azzardasse a uscire, anche per un attimo, dal coro. La durezza dell’intervento, preannunciato proprio perché avesse maggiore risonanza, mostra lontane tentazioni da Minculpop e lascia sbigottiti... Resta da vedere se Berlusconi presterà orecchio a questi consigli. Speriamo che non lo faccia e si mostri del tutto estraneo all’iniziativa. Anche perché condividerla sarebbe mossa improvvida per chi si presenta come un campione della liberaldemocrazia”. Pochi giorni dopo B. mise alla porta Montanelli e due anni dopo Bonaiuti divenne il suo portavoce (e il suo sottosegretario a Palazzo Chigi). Per 18 anni, con la sua calotta color polenta da Mastro Ciliegia e la sua boccuccia a cul di gallina, è stato la sua ombra, sempre alle sue spalle a fare la faccina estasiata a ogni sua cazzata, a muovere la testa su e giù, a sottolineare anche con gesti manuali le meraviglie che uscivano da quella boccuccia, sempre pronto a giustificare le gaffe del capo, o a smentire e minimizzare quelle proprio indifendibili. Quando il padrone finiva al San Raffaele, lui era la caposala e gli cambiava il pappagallo. La domenica, mentre il capo era fuori per i puttantour, riceveva i tg per rassicurare gl’italiani che tutto andava a meraviglia (il suo intervento chiudeva regolarmente l’album delle figurine nei “panini” di regime). Poi fu addirittura promosso a comparsa da talk-show, scudo umano pronto a difendere e a rivendicare tutto l’indifendibile. “Le leggi ad personam nascono dai processi ad personam contro B”, era uno dei refrain. E se la Consulta le bocciava era perché “è dominata dalla sinistra: 11 a 4!”. Dati inventati, numeri a caso, statistiche e sondaggi di pura fantasia, come quando sparò che “il presidente Berlusconi ha un gradimento attorno al 70%” (14 maggio 2002). Infatti B. l’aveva appena messo a capo della “task force del governo contro gli aumenti dei prezzi” dopo l’arrivo dell’euro. “Il Presidente Berlusconi non è intervenuto, non sta intervenendo e non interverrà nella vicenda Rai”, giurava Polentina mentre B. occupava militarmente Viale Mazzini e ne cacciava Biagi, Santoro e Luttazzi. “È una bolla di sapone, finirà nel nulla”, salmodiava a ogni sexy-scandalo del Cavaliere di Hardcore. E le tre strappone fotografate da Oggi sulle ginocchia dell’anziano latrin lover a Villa Certosa? “Delegate della federazione giovanile Pdl a una riunione politica alla presenza dei fidanzati”. A volte, credendosi il capo del Minculpop, chiamava i giornali per bloccare notizie vere (tipo quando Scajola disse che Marco Biagi appena ucciso dalle Br era “un rompicoglioni”) o protestare per commenti sgraditi (ne sa qualcosa De Bortoli per gli editoriali di Sartori sul conflitto d’interessi, e persino per le vignette di Giannelli). Segue a pagina 5 2 ROTTAMAZIONE MARTEDÌ 15 APRILE 2014 Zagrebelsky: “Gli 80 euro sono solo una pezza” OTTANTA EURO di sgravio Irpef non sono una cosa da disprezzare, ma sono delle pezze, fatte per mantenere l’ordine nello status quo. Chiamare politica il rattoppo è un altro segno del degrado attuale”. Lo ha affermato Gustavo Zagrebelsky, intervenuto questa sera a un appuntamento elet- ENI Tecce l gran circo per le nomine – avventori, mediatori, facilitatori – s'è intrufolato nell'agenda di Palazzo Chigi ancor prima che Matteo Renzi scippasse l'appartamento presidenziale a Enrico Letta. Chi voleva il cambiamento, cioè mandare in pensione i boiardi con oltre tre mandati e introdurre una nuova (e chissà se migliore) squadra di comando, sperava che arrivasse subito Matteo Renzi. Questo raccontavano le indiscrezioni, rafforzate dalla famosa lettera del Tesoro spedita come avviso ai naviganti appena un mese fa: incandidabile chi è condannato o imputato per corruzione. I LE DECISIONI di Palazzo Chigi – che ha stilato le liste per i Cda di tre multinazionali quotate più l'arrembante Poste che andrà in Borsa oltre che in aeroporto con Alitalia – confermano il rinnovamento quantomeno anagrafico e fisiognomico. Il giovane di Firenze ha scrostato il vecchio. Ha rimosso l'inossidabile Paolo Scaroni (Eni), mentre il presidente Giuseppe Recchi già ha riparato in Telecom. E pure Fulvio Conti (Enel) e Massimo Sarmi (Poste) sono andati via: durante il passaggio fra le porte scorrevoli e le riunioni fra i sottosegretari Graziano Delrio-Luca Lotti e il ministro Pier Carlo Padoan, né anziano e né usurato, s'è perso pure Alessandro Pansa (Finmeccanica), in carica da poco della Consulta. “La democrazia - ha aggiunto - non è alimentata dai numeri ma dalle idee, pensare solo in termini di numeri è una concezione brutale”. E sui modi del presidente del Consiglio: “Renzi è un signore molto energetico, ma non è tanto una questione di uomini piuttosto di isti- tuzioni. Oggi Renzi non fa pensare al tiranno, ma domani e dopodomani? Le istituzioni sono cose che devono valere per generazioni e quindi bisogna essere molto cauti. Non credo che i pericoli per la democrazia vengano da Renzi, ma non sappiamo cosa ci può riservare il futuro”. ENEL PRESIDENTE EMMA MARCEGAGLIA Il futuro nuovo presidente dell’Eni è da quasi vent’anni che si occupa di rappresentanza: nel 1996 è stata presidente dei giovani della Confindustria, associazione che poi ha guidato dal 2008 al 2012, oscillando da un appoggio entusiastico al governo Berlusconi a una opposizione dura nell’ultima fase del mandato. Finita quell’esperienza è passata a guidare la Confindustria europea, BusinessEurope. Suo fratello, Ad dell’azienda di famiglia, ha patteggiato una condanna per aver pagato una mazzetta a un’azienda del gruppo Eni. Cioè proprio della società che ora la Marcegaglia andrà a guidare. di Carlo torale della lista Tsipras a Torino, commentando una delle misure annunciate dal premier Matteo Renzi. “Questa legge elettorale è nata per far fuori le forze piccole, o obbligarle ad apparentarsi con quelle maggiori, portando loro acqua in cambio di nulla”, ha spiegato il presidente emerito il Fatto Quotidiano AMMINISTRATORE DELEGATO CLAUDIO DESCALZI È il nome della continuità: il nuovo amministratore delegato dell’Eni finora era direttore generale a capo della divisione più importante del gruppo, Exploration&Production, quella che si occupa di trovare nuovi giacimenti e di sfruttarli. Proprio nel campo della produzione l’azienda ha però fallito quello che era l’obiettivo di inizio mandato di Paolo Scaroni nel 2005: raggiungere i 2 milioni di barili al giorno prodotti, quota che avrebbe permesso al gruppo di restare tra i grandi (oggi siamo attorno a 1,6). Descalzi è in Eni da sempre, esperto delle delicate operazioni in Africa (ha anche spostato una congolese), ha 59 anni e fin dall’inizio è stato il favorito per la successione a Scaroni. PRESIDENTE PATRIZIA GRIECO Il suo nome girava da alcuni giorni come una delle donne sicure della nomina. La Grieco arriva all’Enel con una competenza maturata in campi molto diversi, soprattutto nell’informatica e nelle telecomunicazioni, non è certo un’esperta di energia. Dallo scorso anno è presidente esecutivo della Olivetti, di cui è stata anche Ad, in passato ha ricoperto incarichi di vertice anche in Italtel e Siemens. È nel consiglio di amministrazione di Fiat Industrial, la parte del Lingotto che produce macchine agricole e veicoli commerciali. Milanese, 61 anni, è laureata in Legge. AMMINISTRATORE DELEGATO FRANCESCO STARACE Come all’Eni, anche all’Enel prevale la soluzione interna: via Fulvio Conti, promosso l’amministratore delegato di una delle controllate che in questi anni sono andate meglio, Enel Green Power (che si è anche quotata in Borsa nel 2010), che si occupa del ramo rinnovabili del gruppo. Classe 1955, è un ingegnere nucleare con molte esperienze all’estero, anche in General Electric. È in Enel dal 2000 e Enel Green Power è praticamente una sua creatura. La sua nomina è di continuità, è sempre stato il favorito. Anche se le sfide che dovrà affrontare saranno soprattutto dal lato della finanza: ridurre il debito che è la principale zavorra dell’azienda. Nomine: addio Conti e Scaroni, cambiano tutti i top manager Matteo Renzi LaPresse GLI ESCLUSI IL PREMIER SOSTITUISCE I VERTICI DELLE CONTROLLATE DALLO STATO MA RECUPERA MARCEGAGLIA E MORETTI più di un anno. Quando Renzi ha ordinato di ripulire le scrivanie impolverate da epoche di potere – Scaroni e Sarmi su tutti – s'è dovuto preoccupare di riempire le poltrone, operazione non facile, e soprattutto zeppa di contaminazioni esterne. Al ministero di via XX Settembre hanno sfruttato le consultazioni – fra raccolta di curricula e pesca a strascico – di una coppia di società di cacciatori di teste. La conservatrice Spencer e Stuart spingeva ancora per l'intramontabile epopea di Scaroni e Conti e la rinnovatrice Korn e Ferry proponeva l’avvento di ambiziosi dirigenti impegnati in categorie minori. Per fare una sintesi sui pareri diametralmente opposti, al Tesoro hanno compulsato pure una terza società. Ma le scelte sono di Renzi seppur non sembrino la totale applicazione del verbo renziano. Il premier c'ha messo la faccia su Eni e, nonostante le resistenze, Scaroni non ce l'ha fatta (ieri commiato ufficiale al Quirinale, subito dopo la visita di Renzi). Ma la promozione di Claudio Descalzi, fidato collaborato dell'amministratore delegato uscente, è in perfetta continuità. Renzi ha sottoposto Descalzi a un colloquio determinante durante l'incontro a Londra con gli imprenditori italiani: da una settimana abbondante, anche se non rassegnato, Scaroni era fuori. Anche Leonardo Maugeri, molto apprezzato in ambienti americani mentre va ricordato l'eccellente rapporto di Scaroni con i russi, s'è confrontato due volte con Renzi, ma l'effetto rosa ha vanificato qualsiasi ipotesi di presidenza. Con la chiamata di Emma Marcegaglia (Eni), ex presidente di Confindustria, il premier s'è coperto il lato imprenditoriale, un lato molto sensibile, che spesso lo punzecchia e fu fatale per Enrico Letta. Quella di Francesco Starace (Enel) è la carta che non s'è consunta col totonomine, perché Renzi non poteva correre il rischio di stravolgere l'assetto ormai consolidato di aziende dal fatturato miliardario e dal profilo internazionale come Enel e Eni. I cacciatori di teste hanno contribuito per Enel con l'in- dicazione di Patrizia Grieco (ex Olivetti). Massimo Sarmi non s'aspettava di chiudere così, dopo dodici anni il regno in Poste, non dopo aver sostenuto Alitalia: sperava di LE NOVITÀ Via chi ha superato i tre mandati, soluzioni interne per Eni ed Enel, presidenze al femminile e stipendio con tetto a 238 mila euro fare almeno il presidente. Invece l'accompagnano all'uscita per accogliere il lettiano Francesco Caio (ad) e la berlusconiana Luisa Todini (presidente). Proprio la Todini, ex parlamentare europeo di Forza Italia, consigliere in Rai, dice che dovrà meditare sulle dimissioni da viale Mazzini. Nessuno ha mai discusso la seggiola di Gianni De Gennaro in Finmeccanica, protetto Paolo Scaroni, 67 anni, guidava l’Eni dal 2005 Ansa Fulvio Conti, 67 anni, era l’Ad dell’Enel dal 2005 Ansa Flavio Cattaneo, 51 anni, dopo la Rai nel 2005 è passato a Terna Ansa Massimo Sarmi, era alla testa delle Poste da 12 anni Ansa dal Colle, un uomo che non è mai stato in discussione, mai appiedato. Dopo la minaccia di dimissioni (e fuga all’estero) per il taglio di stipendio, Mauro Moretti (ex Ferrovie) – area democratica, però dalemiana – ha ottenuto persino un premio in denaro: in Finmeccanica non dovrà questionare sugli introiti. A proposito di tetti removibili o retrattili, Palazzo Chigi ha proposto lo stipendio massi- mo di 238.000 euro – lo stesso di Giorgio Napolitano – anche per i presidenti (non per gli amministratori delegati) delle società quotate in Borsa. Moretti può star sereno, non deve sopportare il peso di un tetto. Oltre a Ferrovie e Terna – il presidente sarà Catia Bastioli di Novamont, chimica – Renzi deve completare la produzione di potere e comando. Poi il gran circo sarà libero di arrotolare le tende. ROTTAMAZIONE il Fatto Quotidiano Abi: nuove tasse? Faremo meno credito Delrio: no ai ricatti LE BANCHE NON L’HANNO presa bene. La scelta del governo di cercare coperture per il taglio delle tasse in busta paga tassando i gruppi del credito (un miliardo ottenuto alzando il prelievo fiscale sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia da loro detenute) viene contestata dall’Abi, l’associazio- ne di categoria. Il direttore generale Giovanni Sabatini, ieri in audizione in Parlamento, ha contestato la misura perché aumenta la percezione di un fisco “incerto e ondivago” che quindi “scoraggia gli investimenti esteri proprio in un momento in cui le banche vedono un ritorno di interesse nei loro confronti”. Con una considerazione ardita che assomiglia a una promessa di ritorsione, Sabatini ha spiegato che l’incremento delle tasse sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia “sottrarrebbe un miliardo di liquidità alle banche destinato a fare prestiti a famiglie e imprese”. Esattamente come FINMECCANICA l commento più entusiasta proviene dalle labbra di Graziano Delrio, sottosegretario a Palazzo Chigi che ha gestito la partita delle nomine: “È molto importante che si sia scelto di chiamare al servizio delle più grandi aziende del Paese - ha detto in serata nel corso di Porta a Porta - uomini e donne che hanno dimostrato di essere manager capaci”. Ma è sulle donne che il governo punta per far scattare la campagna simpatia già realizzata con le liste Pd per le elezioni europee: “La nomina di tre donne come presidenti è un fatto che segna una rivoluzione culturale”, ha sottolineato l’ex sindaco di Reggio Emilia I L’INSISTENZA sulle donne co- stituisce la carta mediatica che Renzi giocherà senza esitazione. Quattro donne ai vertici delle aziende di Stato non si erano mai viste e, nel linguaggio politico del presidente del Consiglio, l’immagine ha la prevalenza su tutto il resto. Per conseguire questo risultato, il premier non ha esitato a distribuire gettoni di presenza a tutte le fazioni dell’establishment italiano, politico e imprenditoriale. Le quattro donne non sfuggono a questo criterio. Emma Marcegaglia, con la presidenza dell’Eni ritorna in auge dopo la parentesi confindustriale in cui alternò una prima fase in sintonia con il governo Berlusconi per poi mettersi alla testa dell’operazione Monti. La sua permanenza sulla scena pubblica dura da così tanto tempo che un ricatto l’ha inteso il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio: “Noi non ci stiamo, è un ricatto che non accettiamo”, ha scandito a Porta a Porta. “Le banche - è l’attacco hanno ricevuto mille miliardi dalla Bce e non hanno trasferito alle famiglie quasi nulla di quei soldi”. AMMINISTRATORE DELEGATO MAURO MORETTI Appena un anno fa era stato confermato per un nuovo triennio alla guida delle Ferrovie dello Stato, l’azienda in cui ha lavorato tutta la carriera (facendo per un breve periodo anche il sindacalista). Oggi Mauro Moretti si prepara a traslocare alla Finmeccanica, azienda che si sta concentrando sempre più sul ramo armamenti mentre ha avviato la dismissioni di alcuni pezzi importanti del civile, tra cui i trasporti. Nelle scorse settimane Moretti ha contestato i tetti agli stipendi dei manager pubblici, sarà interessante capire se ora è più bendisposto a rispettarli. È sotto processo per la strage alla stazione di Viareggio nel 2009. PRESIDENTE LUISA TODINI Dopo una prematura esperienza al Parlamento europeo con Forza Italia, era il 1994 e aveva 28 anni, Luisa Todini, proveniente da una famiglia di costruttori ha continuato l’attività imprenditoriale. Oltre alle quote nelle aziende di famiglia, nel 2010 (e per 2 anni) è stata presidente della Federazione industria europea delle costruzioni e poi vicepresidente dell’Istituto per la Promozione Industriale e consigliere d’amministrazione dell’Università Luiss. Il 5 luglio 2012 è stata nominata consigliere d’amministrazione Rai in quota Pdl, ma in viale Mazzini s’è comportata da indipendente coltivando buoni rapporti coi vertici aziendali. Il Pdl voleva candidarla alla presidenza della Regione Lazio. AMMINISTRATORE DELEGATO FRANCESCO CAIO Caio è un esperto di telecomunicazioni, è stato tra i pionieri della telefonia mobile in Italia con Omnitel, poi ha guidato la Olivetti, la Merloni e la Cable & Wireless, una azienda inglese. Al momento è amministratore delegato di Avio, controllata di General Electric. Negli ultimi anni si è occupato molto di come promuovere la banda larga in Italia ed è stato commissario per l’Agenda digitale, nominato dal governo Letta. La sua nuova carica ha quindi una coerenza con il curriculum: le Poste sono uno snodo importante per accelerare il passaggio della burocrazia pubblica e privata al digitale. I CRITERI DI RENZI DONNE AL COMANDO E TANTO CENCELLI LE AZIENDE DI STATO SI TINGONO DI ROSA. DELRIO: È UNA RIVOLUZIONE CULTURALE. MA L’OPERAZIONE NASCONDE LA CLASSICA LOTTIZZAZIONE non sfigura al confronto dei grandi burocrati della politica. Un discorso analogo può valere per Luisa Todini, espressione berlusconiana nel Consiglio di amministrazione della Rai, già papabile per la presidenza della Regione Lazio (il Cavaliere poi optò per Renata Polverini) e AGENDA TATTICA 3 POSTE PRESIDENTE GIANNI DE GENNARO L’ex capo della Polizia ed ex responsabile dei servizi segreti (di cui si è occupato anche come sottosegretario nel governo Monti), resta alla guida di Finmeccanica. Sessantasei anni, è arrivato alla testa del gruppo nel luglio 2013, dopo che l’azienda della difesa era stata decapitata dalle inchieste giudiziarie su fondi neri e tangenti (con l’arresto di Giuseppe Orsi). De Gennaro non è mai stato uno dei manager preferiti di Renzi, che lo avrebbe volentieri sostituito. A decidere la riconferma sono stati i buoni rapporti con gli americani – che De Gennaro coltiva dai tempi della polizia – e l’appoggio del Quirinale. di Salvatore Cannavò MARTEDÌ 15 APRILE 2014 approdata ora alla guida delle Poste (ma dichiara che ancora deve decidere se lasciare la Rai). Assidua frequentatrice dei salotti tv, bella presenza, viene da una famiglia di costruttori, ha tutte le qualità per una buona candidatura di immagine. Più di sostanza le altre due. Una, Patrizia Grieco presiederà l’Enel dopo aver amministrato l’Olivetti. Presente in molti board di società e istituzioni benefiche, come Save the Children, ha anche diretto Fiat Industrial fino alla fusione con Cnh Industrial. Carla Bastioli, invece, è in procinto di assume- POSTI A TAVOLA Dal presidente della Fondazione Big Bang al finanziatore del premier, dal professor Zingales agli uomini di D’Alema, Letta e Berlusconi (molti) Twitter@chiarapaolin Se la notizia è bigia il rottamatore tace L a gente sfila in strada perché non ha una casa, e magari nemmeno un lavoro. Poi tra blu-block e poliziotti “cretini” finisce parecchio male: ma Renzi non fiata, sta a Torino per lanciare le Regionali del Pd, Roma coi suoi scontri di piazza non lo riguarda. Neanche un tweet, manco il giorno dopo: perché, quando la notizia è bigia, Renzi la evita con cura. Dell’Utri latita e l’Italia fa la solita figuraccia internazionale? Silenzio totale del premier - con appoggio molto esterno. Cade la legge 40, e gli spiriti cattolici si agitano? Renzi l’innovatore tace. Si celebrano i cinque anni del disastro a L’Aquila? Lui non c’è, non dice e non promette. Insomma, il trucco è semplice: o l’agenda in discussione è la sua, o tutto diventa strategico silenzio. amministrazione. All’Enel, ad esempio, nel cda troviamo Alberto Bianchi, il presidente della fondazione Big Bang, cioè la cassaforte del movimento renziano. Se questo è il criterio, allora, non stupisce la presenza, nel Cda Eni, di Fabrizio Pagani, economista ex Ocs capo della re la presidenza di Terna (la nomina spetta formalmente alla Cassa Depositi e Prestiti). È stata l’amministratore delegato di Novamont, azienda novarese leader nella produzione di chimica e plastica “verde” che ha portato a traguardi rilevanti. Dopo l’immagine femminile, però, il gioco delle compensazioni tra nomine di qualità, spesso tecniche, e classico manuale Cencelli prosegue nella composizione dei Consigli di segreteria tecnica del ministro Padoan, amico di Enrico Letta con cui è stato a scuola. La nomina viene compensata dalla presenza del professor Luigi Zingales, economista di Chicgo ospite della prima Leopolda renziana e negli ultimi anni battagliero consigliere indipedente di Telecom Italia. Se la dovrà vedere con un altro nome di lungo corso, Salvatore Mancuso, già presidente del Banco di Sicilia poi assorbito in Unicredit e oggi capo del fondo Equinox, protagonista delle grandi vicende finanziarie recenti. ANCORA PIÙ netta la spartizione in Finmeccanica dove l’immarcescibile Gianni De Gennaro conserva la presidenza, pare su esplicita richiesta del Quirinale, arriva l’ex Cgil Mauro Moretti. Doveva ridursi lo stipendio, probabilmente lo raddoppierà. Nel Cda entra anche Marta Dassù, già vicemnistro degli Esteri nei governi Monti e Letta, molto competente in politica estera, donna dell’Aspen e della Trilateral ma anche ben vista da Massimo D’Alema di cui è stata consigliere a palazzo Chigi. In Finmeccanica ci saranno poi due tecnici come Guido Alpa e Alessandro De Nicola (economista liberista, editorialista di Repubblica ma anche avvocato d’affari con lo studio Orrick). Ma c’è anche Fabrizio Landi, amico di Renzi e amministratore delegato di Esaote, azienda fiorentina che produce apparecchi elettromedicali, primo finanziatore delle primarie (10 mila euro) dell’ex sindaco di Firenze. Nel solco delle antiche tradizioni, le Poste si confermano luogo privilegiato della lottizzazione. Una berlusconiana alla presidenza, un renziano già lettiano come amministratore delegato, l’ex portavoce di Pier Ferdinando Casini, Roberto Rao, nel cda, insieme all’ex Mediaset, poi La7, Antonio Campo dall’Orto, a suo tempo un enfant prodige della televisione. Talmente prodigio che la sua carriera lo ha portato a dirigere le Poste. 4 ROTTAMAZIONE MARTEDÌ 15 APRILE 2014 Bpm crolla dopo la bocciatura della riforma TRACOLLO ANNUNCIATO per la Banca popolare di Milano: ieri è stato il peggior titolo di Piazza Affari perdendo l’8,52 per cento. E la Consob, l’autorità che vigila sulla Borsa, ha deciso di vietare le vendite allo scoperto ieri e anche oggi, per scoraggiare la speculazione al ribasso. Lo scetticismo degli investitori era atteso, visto che sa- bato l’assemblea dei soci ha bocciato con soli 124 voti di scarto la riforma della governance proposta dal presidente Piero Giarda che voleva recepire le indicazioni della Banca d’Italia e ridurre un po’ le prerogative di banca popolare della Bpm (in cui tutti i soci contano uguale a prescindere da quanto capitale hanno investito). -8,52% A PIAZZA AFFARI il Fatto Quotidiano INVESTITORI IN FUGA Sabato i soci hanno respinto le regole di gestione proposte dal presidente EMMA E MAURO I PECCATI DEL RENZISMO EMMA MARCEGAGLIA MAURO MORETTI Regola Scaroni, mazzetta e poltrona Eni di Giorgio Meletti ome rinnovamento non c’è male. La nomina di Emma Marcegaglia alla presidenza dell’Eni conferma e rafforza uno dei dogmi della Seconda Repubblica: la regola dei sei anni. Ecco come funziona. Il 22 febbraio 1996 Paolo Scaroni, allora vicepresidente del gruppo privato Techint, patteggiò al Tribunale di Milano la pena di un anno e quattro mesi di reclu- C CORSI E RICORSI Suo fratello Antonio, Ad dell’azienda di famiglia, ha patteggiato 11 mesi: l’accusa era aver pagato un manager del gruppo Eni per avere un appalto sione con la condizionale per chiudere un processo per corruzione nell’ambito del quale era stato arrestato due volte dai pm del pool Mani Pulite. Sei anni dopo, primavera del 2002, il governo Berlusconi lo nominò amministratore delegato dell’Enel, proprio la società pubblica per i cui appalti Scaroni aveva pagato le mazzette. La volpe a guardia del pollaio è un’ottima strategia anti-corruzione: il prescelto conosce a fondo i meccanismi da contrastare. EMMA MARCEGAGLIA è com- petente quasi quanto Scaroni. Quasi perché non lei ma suo fratello Antonio, amministratore delegato dell’azienda di famiglia, ha patteggiato il 28 marzo 2008 11 mesi con la condizionale per corruzione. L’accusa era di aver pagato a Lorenzo Marzocchi, manager dell’Enipower, gruppo Eni, una mazzetta da un milione e 158 mila euro per agevolare l’assegnazione di un importante appalto, al quale, parole del reo, l’azienda “teneva molto”. L’imbarazzante vicenda non ostacolò la marcia trionfale di Emma, comproprietaria del gruppo siderurgico, verso la presidenza della Confindustria. Al contrario, sono scattati anche per casa Marcegaglia i fatidici sei anni, trascorsi i quali ecco la brillante manager al vertice dell’Eni, l’azienda per i cui appalti la società di famiglia pagava tangenti. Anche qui, come con Scaroni all’Enel, azionisti dell’Eni e contribuenti possono dormire sonni tranquilli: chi pensasse di corrompere qualche dirigente del gruppo petrolifero troverà sulla sua strada l’intransigente e preparatissima ex presidente di Confindustria. NEL CURRICULUM di Emma Marcegaglia, 48 anni, quello scattato ieri sera è il primo incarico manageriale significativo. Nell’azienda di famiglia - che produce tubi d’acciaio - si è sempre occupata in prevalenza delle attività collaterali (turismo con la società Albarella, energie rinnovabili etc.). La sua attività principale è sempre stata quella confindustriale, dove è stata per quattro anni presidente dei Giovani Industriali e poi, nel 2008, la prima presidente donna. Anche negli anni al vertice di viale dell’Astronomia il suo curriculum è segnato da vicende imbarazzanti, come le inchieste sui conti esteri della sua famiglia. Nel 2011, in una puntata di Report, la giornalista Giovanna Boursier ha riferito a proposito della Marcegaglia Spa: “Tra il ’94 e il 2004, negli acquisti di materie prime, avrebbe interposto società off-shore, creando fondi neri su 17 conti esteri, intestati a Steno Marcegaglia e ai figli Antonio ed Emma. A maggio la parte che riguarda l’evasione fiscale viene archiviata perché quei capitali sono stati condonati e scudati”. Infine la vicenda della Maddalena. All’indomani del terremoto de L’Aquila il go- Il suo stipendio finalmente potrà crescere verno Berlusconi sposta nel capoluogo abruzzese i lavori del G8 e le strutture appositamente realizzate nell’isola sarda restano inutilizzate. Il capo della Protezione civile Guido Bertolaso le affitta a Emma per 31 milioni di euro in 40 anni, una cifra talmente esigua da provocare un intervento della Corte dei conti che contesta a Bertolaso e al suo staff un danno erariale di 26 milioni di euro. Insomma, la più grande e strategica azienda pubblica italiana è in mani sicure. re settimane fa Mauro Moretti si era infuriato per l’annuncio renziano di severi tagli agli stipendi dei manager pubblici. E aveva minacciato di andarsene all’estero se i suoi 873 mila euro annui fossero stati ricondotti sotto quota 300 mila, in quella fascia sobria dove staziona l’emolumento del presidente della Repubblica. Matteo Renzi aveva commentato sibillino: “Moretti capirà”. Ieri sera abbiamo ca- T Il ministro Padoan. Sopra, Emma Marcegaglia e Mauro Moretti LaPresse / Ansa PREMIER AL COPASIR Sentito per le frasi su Eni e i Servizi Eni è un pezzo fondamentale della noL’ stra politica energetica, poche polemiche. Proprio oggi sono stati nominati i nuovi vertici, anche all’Eni: per la presidenza è stata scelta l'ex presidente di Confidustria Emma Marcegaglia, per la poltrona di amministratore delegato Claudella nostra politica estedio Descalzi. ra, della nostra politica di Nei prossimi mesi, però, intelligence. Cosa vuol dire proprio dal Copasir prointelligence? I servizi seprio arrivare novità rigreti”. Quando Matteo guardo al colosso di StaRenzi lo scorso 3 aprile ha to: i commissari chiedepronunciato questa frase a Otto e mezzo, molti sono Il leghista Giacomo Stucchi LaPresse ranno infatti una relazione ai vertici dei servizi e rimasti sorpresi. E al di là delle critiche che ci sono state in quei ascolteranno qualche dirigente. Questa ingiorni, adesso a fare chiarezza su cosa vo- dagine, peraltro, riprenderà il filo di quella lesse dire il presidente del Consiglio sarà il iniziata alcuni mesi fa, dopo il caso di Alma Copasir, il Comitato parlamentare che vi- Shalabayeva, la cittadina kazaka deportata gila sui nostri servizi segreti presieduto nel suo paese (dove Eni ha cospicui interessi) dal leghista Giacomo Stucchi. Renzi sarà dalla polizia italiana. Forse, dopo anni, potrà convocato davanti ai membri del comi- essere chiarito se esiste o meno una relazione tato – che hanno avviato anche un’inda- tra i nostri servizi segreti e l’Eni, tema tra i più gine interna – per spiegare cosa intendeva cari ai dietrologi. dire con quella frase che ha sollevato non Valeria Pacelli pito tutti. Con la nomina ad amministratore delegato di Finmeccanica andrà a guadagnare più che alle Fs. Se verrà applicata la riduzione del 25 per cento di cui si parla al ministero del Tesoro, si partirà dal milione e 200 mila euro portato a casa per il 2013 dall’uscente Alessandro Pansa per planare a quota 900 mila. LA BRUTTA FIGURA fatta da Moretti sulla questione dello stipendio non è però da attribuirsi tanto ad avidità quanto al carattere impulsivo, lo stesso che ha fatto di lui, suo malgrado, l’idolo negativo della città di Viareggio ancora ferita dal tragico incidente che costò cinque anni fa la vita a 33 persone. Dipendente delle Fs dal 1978, Moretti è diventato nel 2006 il numero uno meno pagato nella storia recente dell’azienda di piazza della Croce Rossa. Il suo predecessore Elio Catania guadagnava più del doppio, e prima di lui Giancarlo Cimoli ha incassato stipendi e buonuscite milionarie non giustificate dai risultati. I due presidenti che hanno affiancato Moretti negli otto anni al vertice (prima Innocenzo Cipolletta e poi Lamberto Cardia) guadagnavano pochi euro meno di lui lavorando forse un decimo dell’amministratore delegato. In Finmeccanica Moretti sarà il manager più low cost degli ultimi anni. Saranno dunque ben altri i banchi di prova per questo ingegnere elettrotecnico di 60 anni che dopo una vita tra i binari va a guidare un gruppo che ha appena deciso di disfarsi della tecnologia ferroviaria (i treni di Ansaldo Breda e il segnalamento di Ansaldo Sts) per concentrarsi sul settore militare. Dai treni in semi-monopolio al duro mercato internazionale degli armamenti il passaggio non è dei più semplici. Dalle liti con i comitati dei pendolari e gli assessori regionali alle trattative con i ministri della guerra dei paesi emergenti il salto potrebbe rivelarsi complicato. Il principale ostacolo sulla strada di Moretti è la rabbia del popolo Finmeccanica. Alessandro Pansa, salito al vertice un anno fa dopo l’arresto dell’amministratore delegato Giuseppe Orsi (inchiesta per corruzione internazionale sugli elicotteri venduti all’India), nel tentativo di proteggere la sua poltrona dall’onda della rottamazione ha trascurato di lavorare su una soluzione interna. Così, mentre Eni ed Enel vengono decapitate ma vedono la pro- mozione di due manager cresciuti in casa, Finmeccanica subisce l’onta di una sorta di commissariamento, attraverso un manager esterno che non ha mai guidato un’azienda quotata in Borsa e così complessa. Finmeccanica è un’azienda in grave crisi. Uno sciame sismico di scandali grandi e piccoli l’ha scossa profondamente negli ultimi quattro anni, provocando instabilità al vertice (da Pier Francesco Guarguaglini a Orsi, da Orsi a Pansa, e sempre dopo STRANI INCROCI In Ferrovie dal 1978, arriva in Finmeccanica proprio mentre il gruppo vende il comparto trasporti. Guadagnerà 900 mila euro l’anno lunghe guerre intestine tra il manager declinante e quello emergente) e un peggioramento netto delle performance industriali. Sono crollati i margini di profitto e il portafoglio ordini, mentre lo scandalo indiano ha profondamente vulnerato le capacità di penetrazione del gruppo italiano nel difficile mercato degli armamenti. IN UN CONTESTO così difficile Moretti, con lo smilzo curriculum di 36 anni di lavoro tutti nella stessa azienda, ha due carte pesanti da giocare. La prima è l’ombrello protettivo della politica. Voluto in quel posto direttamente da Renzi, ma stimatissimo da sempre anche da Giorgio Napolitano, con il quale ha condiviso in tempi non sospetti la militanza migliorista nel Pci, il manager riminese non paga pegno, come tanti manager pubblici del passato, all’essere nominato “in quota” di qualcuno e perciò a dispetto di qualcun altro. Questo gli garantisce ampia libertà di manovra. La seconda carta vincente è la fama di persona integerrima, sufficiente a tenerlo al riparo da proposte “indecenti”. La sua storia di uomo di umili origini, che si è mantenuto agli studi facendo l’istruttore di pattinaggio, potrebbe aiutarlo a conquistare il rispetto dei 75 mila uomini che fanno la Finmeccanica. Il suo carattere poco accomodante potrebbe però rendere tutto più difficile. Twitter@giorgiomeletti IL PATTO il Fatto Quotidiano Mentana vs Letta ”Se trova un falso nel tg mi dimetto” MARTEDÌ 15 APRILE 2014 me”. La risposta del direttore del Tg de La7 non si è fatta attendere. Già l’altra sera, via twitter, aveva risposto: “Per smentire una notizia pubblicata stamattina dal quotidiano Libero, l'onorevole Letta se la prende con il telegiornale che dirigo. Il tg La7 ha solo citato, brevissimamente, Libero: in ogni caso ENRICO LETTA non ci era andato giù leggero ieri con il Tg de La7 di Enrico Mentana. Su Twitter aveva chiarito con una certa ruvidità come non corrispondesse a verità il suo possibile passaggio in Ncd: “... è notizia inventata dal #tgla7, priva di fondamento come spesso capita quando il tg di Mentana parla di LE RIFORME CON LO ZOPPO SONO A RISCHIO: RENZI VEDE B. DOPO QUELLO DEL NAZARENO NUOVO INCONTRO A PALAZZO CHIGI CON LE EUROPEE FORZA ITALIA POTREBBE NON VOLERE PIÙ L’ITALICUM 5 non abbiamo ‘inventato’ nulla. Né questa volta né mai: e sono certo che l’onorevole Letta, una volta tornato all’antica pacatezza, non avrà difficoltà a convenirne”. Ieri la scommessa diretta al tg della sera: “Se trova una notizia inventata nel mio Tg, da qui a un mese, pronto a dimettermi”. SEGUE DALLA PRIMA di Marco Travaglio dava dei “pazzi, antropologicamente diversi dal reB. sto della razza umana” a tutti i magistrati? “Solo battute in libertà, al limite del paradosso”, spiegava Pao- lino. Il Cavaliere rivelava di avere strappato a Helsinki l’autorità europea del cibo “rispolverando le mie arti di playboy con la presidente finlandese Halonen”? “Una carineria detta in clima festoso”, chiosava il portacazzate. Prodi vinceva d’un soffio le elezioni del 2006? “Abbiamo il Senato con oltre il 50% e 350 mila voti di differenza”, vaneggiava il viceballista. Quando Previti finì a Rebibbia per ben tre giorni (su 7 anni e mezzo di condanna), anche lui partecipò al pellegrinaggio di italoforzuti nella cella del nuovo Pellico. E quando B. presentò una memoria piena di balle in tribunale per farsi assolvere al processo Mills, emise una nota che non ammetteva repliche: “Le annotazioni del presidente B. imporrebbero, di per sé sole, la piena totale assoluzione”. Basta chiedere all’imputato: scusi, lei è colpevole o innocente? Innocente. Ah, beh, allora è assolto con tante scuse. Mai un plissè, un dubbio, un cedimento, un crampo alla lingua. Fino all’altro giorno, quando il suo ufficio a Palazzo Grazioli è stato sbaraccato senza avvertirlo e le sue cose, ammassate negli scatoloni, sono finite nel cortile. A quel punto non ci ha visto più, o meglio ha visto passare davanti ai suoi occhi gli ultimi vent’anni della sua vita, ed è emersa un’insanabile “divergenza politica”. Con chi? Con se stesso. Ma lui l’ha superata con agile balzo traslocando lingua e bagagli alla corte di Alfano e degli altri “diversamente berlusconiani”. Nel ruolo di “stratega”. Cioè di diversamente leccante. Silvio Berlusconi, prossimo a scontare la pena accessoria della propria condanna e Matteo Renzi, presidente del Consiglio LaPresse di Fabrizio d’Esposito e Wanda Marra l Premier e il Condannato, atto secondo. Ieri sera intorno alle nove. A Palazzo Chigi per cena, nell’appartamento privato del premier. Con Renzi c’è il fido Lorenzo Guerini, l’uomo delle trattative più difficili, lo stesso che andò a prendere l’ex Cavaliere all’arrivo nella sede del Nazareno a gennaio. Con Berlusconi ci sono sia Denis Verdini, lo sherpa che ha il compito di tenere contatti e patti tra i due, sia Gianni Letta, l’ambasciatore tradizionale di B. presente anche al Nazareno tre mesi fa, al primo vertice tra i due. I LA NOTIZIA si sparge poco prima, ma i due sanno di vedersi già da domenica. Ed è per questo che Silvio Berlu- sconi anticipa di un giorno il suo rientro a Roma, all’ora di pranzo. La versione ufficiale diramata dai suoi fedelissimi riferisce solo del “lavoro sulle liste per le Europee”, all’inizio di una settimana scandita dall’epurazione di Paolo Bonaiuti da Forza Italia. In realtà, una volta a Palazzo Grazioli, per l’ex Cavaliere comincia una lunga giornata di contatti. Il solito Gianni Letta è incaricato di seguire la partita delle nomine che si sta giocando nel governo. La conferma del nuovo vertice arriva nel pomeriggio: “Allora vi vedete alle ventuno, quando le nomine sono annunciate”. Nel cerchio magico di B. spiegano così l’accelerazione: “Nessuna sorpresa, l’incontro era deciso da tempo. Solo che uno (Renzi, ndr) aveva sempre da fare, l’altro rischiava (Berlusconi, ndr) l’arresto”. In teoria la decisione del tri- bunale di sorveglianza ancora non c’è e così il Condannato ha ottenuto quello che voleva da tempo: incontrare il premier e ottenere una nuova legittimazione da padre della patria. Motivo ufficiale del secondo colloquio tra i due, al riparo dei flash e delle telecamere, sono infatti le riforme. Perché con la dissoluzione di Forza Italia in atto, il patto del Nazareno è a rischio, e con esso la riforma del Senato e soprattutto l’Italicum, contro cui la minoranza Pd sta combattendo una battaglia senza quartiere. Le riforme sono state argomento toccato anche nell’incontro tra il presidente del Consiglio e Napolitano, ieri a ora di pranzo. A rischio soprattutto l’Italicum: una legge fatta in un patto di Pd e Fi, con tanto di ballottaggio tra i due partiti principali, potrebbe non avere più senso se le IL FACCIA A FACCIA Nell’appartamento privato del primo ministro: da una parte ci sono Verdini e Gianni Letta dall’altra Guerini europee confermano che Grillo supera di molto Fi. Insomma, spiegano al Quirinale, a rischio è l’intero quadro politico. DAL CERCHIO MAGICO di B. la prospettiva è però unilaterale: “Il presidente vuol capire fino a che punto le divisioni nel Pd impediranno il cammino delle riforme. Ovviamente si parlerà anche del Senato, questo qui come è uscito dal testo di Renzi non ci piace”. Dallo stretto entourage del premier, invece, la spiegazione è molto più piana: “Berlusconi ci ha chiesto un incontro e lo facciamo”. In realtà, spiegano, Renzi si era dimostrato disponibile da giorni. E poi, ancora: “Prima delle nomine non poteva farsi, adesso sì”. Perché, come dice il premier ai suoi, altrimenti si sarebbe detto che le trattava direttamente con l’ex Cavaliere. Quello che Renzi va a vedere, in realtà, è se l’alleato Silvio è ancora in grado di garantirgli i risultati trattati a gennaio. Il sottosegretario di Palazzo Chigi, Graziano Delrio, non a caso, parla di “manutenzione perché c’era un certo nervosismo di Berlusconi”. Chiaro riferimento alle vicende giudiziarie del Condannato. I berlusconiani usano un termine simile, “tagliando”. Sennò l’unico oriz- zonte diventa il voto. Magari anche a giugno. Riforme, riforme, riforme. Anche se da giorni Berlusconi ha la testa solo per la decisione dei magistrati di Milano sui servizi sociali da scontare per condanna Mediaset. La questione ovviamente ha fatto capolino a tavola. E ALLA FINE , dopo due ore e passa di colloquio, tra una portata e l’altra i due arrivano all’unica conclusione possibile, con il quadro dato: ognuno deve cercare di tenere a bada i suoi in attese del risultato delle europee. Più che un accordo sembra una tregua. Da varare alla prova dei fatti: intanto c’è il voto sulla riforma del Senato, che Renzi deve portare a casa senza se e senza ma in prima lettura a Palazzo Madama entro il 25 maggio. E l’Italicum è sempre più lontano. Boschi e l’improbabile rottamatore Decaro SPOT DELLA MINISTRO PER LE COMUNALI DI BARI: PECCATO CHE IL CANDIDATO PD SIA IL DELFINO DELL’EX ASSESSORE ALBERTO TEDESCO di Marco Palombi ice Maria Elena Boschi occhieggiando alla D telecamera: “Ma t’immagini qualche mese fa se ci avessero detto che io avrei fatto il ministro caro imbarazzato, per poi svicolare. “Penso sia arrivato il momento di andarci a mangiare una focaccia”. Segue quella che un ottimista chiamerebbe una battuta sui rispettivi dialetti chiusa dallo “sciamuninn” (andiamo) della Boschi. La risata non c’è, ma non è quel che rileva: Decaro e la rottamazione, per chiunque ne conosca la storia, non stanno bene insieme. Per capire bisogna riassumere chi è Antonio Decaro, da dove viene, chi lo manda. Si può dire in e tu il sindaco?”. Al netto del garbato riferimento ad antichi gesti apotropaici di Antonio Decaro – il piddino che al momento non è affatto sindaco ma solo candidato – lo spot elettorale per le comunali di Bari che vede protagonista la ministro delle Riforme, sancisce due cose: la prima è che, a parte Renzi, lei è l’unico volto pubblico del governo; la seconda, VOLTO NUOVO che le sue qualità attoriali non le garantiranno un futuro nel cinema. LA QUALITÀ della sceneggiatura – va detto – non aiuta: “Dai che lo sanno tutti che vinci tu: sei il più bravo”, cinguetta la ministro. Poi fa la faccia seria: “Ma stai rottamando un po’?”. È qui che, contro ogni previsione, la realtà irrompe nella finzione: “Rottamazione gentile...”, risponde De- Fu nella giunta cittadina e capogruppo in Regione per volere dell’ex padrino Ora i due hanno rotto, ma il nostro ha ereditato la sua rete di potere poche parole: barese, 43 anni, ingegnere Anas in aspettativa, il nostro è il figlioccio politico dell’ex assessore regionale e senatore del Pd Alberto Tedesco, quello dello scandalo Sanità che quasi travolse la Giunta Vendola nel 2010 (Tedesco, l’estate scorsa, è poi stato prosciolto). Fu il socialista Tedesco, infatti, amico da una vita del padre di Antonio, Giovanni Decaro, a imporlo come assessore ai Trasporti del Comune di Bari a Michele Emiliano nel 2004. È ancora a Tedesco che il no- “SCIAMUNINN” Un’immagine dello spot elettorale. Nel finale Boschi parla dialetto barese Ansa stro deve la pioggia di preferenze che l’ha portato a diventare capogruppo del Pd in Consiglio regionale nel 2010. SOLO NEL 2013, raccontano, l’oggi renziano Decaro ha rotto col potente padrino politico, ereditandone però gran parte della rete di potere sul territorio: imprenditori, dirigenti di aziende sanitarie, membri di cda nelle municipalizzate e nei consigli comunali o circoscrizionali. Una rete che gli ha permesso di strapazzare i concorrenti alle ultime primarie per la scelta dei parlamentari del Pd: oggi è deputato. C’è un’altra cosa che Decaro ha in comune con l’ex amico Tedesco (che ora s’è avvicinato a Forza Italia): anche il candidato sindaco è stato assolto durante il 2013, a dicembre per la precisione. Era accusato di aver tentato di raccomandare un suo cugino all’Arpa regionale. Solo tentato, però, perché nonostante gli aiuti, il parente alla voce titoli faceva segnare “zero”: fu proprio l'allora assessore Alberto Tedesco, che doveva sollecitare il presidente di commissione, a farglielo notare in una gustosa intercettazione. Bizzarro rottamatore, per quanto gentile. 6 C’È CRISI MARTEDÌ 15 APRILE 2014 Brunetta ha l’auto di Togliattigrad: Lada Niva sovietica COME IL SUO LEADER, Renato Brunetta ha il pallino della lotta al comunismo. Ma in fatto d’auto, non disdegna nulla, neanche quelle d’epoca prodotte nell’Unione sovietica, magari in posti che portano il nome della tanto odiata vecchia nomenclatura del Partito comunista. Il capogruppo di Forza Italia (180 mila euro di il Fatto Quotidiano reddito e sei proprietà) – che può contare anche su una Fiat 110 F (berlina 500) del 1968 – possiede infatti una Lada Vaz 2121 Niva del 1989, un fuoristrada prodotto negli stabilimenti sovietici di Togliattigrad città russa che si trova nei pressi del fiume Volga - chiamata così in onore dello storico segretario del Pci, Palmiro Togliatti. IL CLUB DEI MILIONARI DEL PARLAMENTO ITALIANO ON. ANTONIO ANGELUCCI (FI) ON. GREGORIO GITTI (PI) SEN. RENATO TURANO (PD) SEN. NICCOLÒ GHEDINI (FI) ON. YORAM GUTGELD (PD) ON. GIAMPAOLO GALLI (PD) ON. MARIO BORGHESE (MISTO) EURO 4,5 ML Dopo la decadenza di B. è lui il più ricco tra i parlamentari 3,7 MILIONI L’avvocato dei popolari nel club dei milionari 2,9 MILIONI È stato eletto in America e vive a Chicago 2,1 MILIONI L’avvocato di Berlusconi è nella top ten 1,7 MILIONI Tra i ricchissimi anche il broker finanziario 1,3 MILIONI Non manca l’ex direttore generale di Confindustria 1,1 MILIONI Chiude il club dei milionari, eletto in Sudamerica B. IL PIÙ RICCO, SECONDO ANGELUCCI E 51 “POVERI” SONO A REDDITO ZERO IL CAIMANO ORMAI DECADUTO È ANCORA IN TESTA ALLA CLASSIFICA, MA È IN PICCHIATA: DA 35 A 4,5 MILIONI. SENZA UN EURO 25 M5S, 12 PD, 8 SEL, 1 NCD, 1 “PER L’ITALIA” E 4 DEL MISTO di Carlo Di Foggia e Alessio Schiesari C’ è ancora Silvio Berlusconi in testa alla classifica dei paperoni del Parlamento. Nel 2012, l’ex senatore ha dichiarato 4,5 milioni di euro, un tracollo rispetto ai 35 milioni dell’anno precedente. Lo segue il deputato Antonio Angelucci (4,5 milioni). Nel club dei milionari altri sei fra deputati e senatori (qui sopra la classifica). Segue Alberto Bombassei (Sc) con 845 mila euro, ma 7,4 milioni di azioni Ntv (i treni di Montezemolo e Della Valle) e otto auto, di cui sette d’epoca. La pluriolimpionica di scherma Valentina Vezzali vanta 689 mila euro. In attesa di leggere la dichiarazione dei redditi del premier Matteo Renzi, per ora i ministri PAPERONI NEI PALAZZI i più ricchi sono Maurizio Lupi (282 mila euro) e Dario Franceschini (239 mila). Il presidente del Senato Pietro Grasso dichiara 176 mila euro, lo stipendio da superprocuratore nazionale antimafia. Laura Boldrini, presidente della Camera, dichiara poco più di 6 mila euro, ma da sommare ai 94 mila, non soggetti a imposizione fiscale, percepiti per il suo incarico all’Onu. GIUSTIFICAZIONI ONOREVOLI PILOTI L’editore di Libero è un senza-tetto Formigoni: “Non ho 49 milioni” Il re del panino vive a Chicago Boschi: “Spese elettorali? Boh...” DICHIARARE 4,5 milioni di euro l’anno e non sentirli. Antonio Angelucci (Fi) è il secondo parlamentare che guadagna di più (tallona Silvio Berlusconi) ma non ha intestato nulla, né un appartamento, né uno scooter. Ma la vera novità è il senatore Renato Turano (Pd): sconosciuto alle cronache, il parlamentare eletto all’estero nel 2012, vive a Chicago e ha denunciato un reddito di 2,9 milioni di euro. Cosentino di nascita, ha ereditato l’impero dei panini Turano Baking Company. Non se la passa male nemmeno uno dei consiglieri economici di Matteo Renzi, Yoram Gutgeld (Pd). L’ex numero uno della società di consulenza McKinsey ha denunciato un reddito di 1,7 milioni e tre appartamenti. Tra i paperoni c’è anche l’avvocato e genero del banchiere Giovanni Bazoli Gregorio Gitti (Per l’Italia), che ha denunciato 3,7 milioni. Di poco fuori dal club dei milionari c’è Bernabò Bocca (Fi), presidente di Federalberghi: 758 mila euro. STRAFALCIONI E FURBIZIE D’INCAPIENTI Nella casella “stato civile” Nuti scrive “nubile”, ma è uomo NON AVRANNO redditi alti, ma la fantasia non manca ai cinque stelle. L’ex capogruppo alla Camera Riccardo Nuti (in foto), nello stato patrimoniale non è celibe ma “nubile”, mentre molti suoi colleghi nell’apposita casella si limitano a un più semplice “libero”. Filippo Gallinella è volato alto e ha scritto “italiano”, parola poi cancellata con un tratto di penna. Luigi Manconi (Pd) sceglie “libero di stato”, mentre i democratici Marroni e Mongiello ci provano prima delle leggi: “Convivente”. Il deputato centrista Paolo Vitelli (332 mila euro di reddito) probabilmente sa guidare benissimo la sua Porsche, ma non ha idea di come si scriva. Nella nota si legge infatti “Porche”. Con la caduta del governo Letta è stato silurato uno dei ministri più poveri di sempre: Cécile Kyenge ha infatti dichiarato solo 38 mila euro. Poi ci sono i parlamentari “incapienti”, cioè coloro che guadagnano meno di 8.000 euro. A differenza dei “reddito zero” hanno quasi tutti presentato la dichiarazione, pur non essendo obbligati. La ragione è semplice: avranno il vantaggio del credito d’imposta in detrazione da quello che nel 2013 sarà il cospicuo stipendio parlamentare. Fra questi c’è il cinquestelle Emanuele Cozzolino (33 anni), che nel 2012 ha prodotto un reddito dichiarato di 24 (ventiquattro) euro a fronte di un credito d’imposta da 1.802 euro. Nell’illustrazione, Silvio Berlusconi, Pietro Grasso, Laura Boldrini e Luigi Di Maio SCOPERTE le carte, Roberto Formigoni (in foto) è tornato all’attacco. “È evidente che non ho un patrimonio di 49 milioni di euro”, ha spiegato ieri riferendosi al maxi-sequestro subito nell’ambito dell’inchiesta Maugeri. Da dove arrivino quei soldi non è dato saperlo visto che nel 2012 il senatore Ncd ha denunciato un reddito di “soli” 168 mila euro (e “18 euro sul conto”, stando alle sue dichiarazioni) e 10 proprietà (ma lui sostiene siano tre), tutte a Lecco tranne una, a Sanremo. Tra queste non risulta la famosa villa ad Arzachena sequestrata qualche giorno fa. Formigoni vanta però il record di spese elettorali: 71 mila euro. All’estremo opposto c’è Maria Elena Boschi (Pd), la più “povera” della compagine di governo. Il ministro per le Riforme (90 mila euro di reddito), diversamente dai suoi colleghi, non ha indicato le spese elettorali. “Non sono in grado di quantificarle – si legge nella nota – ma non ho ricevuto dal partito carta, né predisposto manifesti elettorali”. D’Ascola, l’ex avvocato di Gianpi colleziona super-bolidi GLI ONOREVOLI si dividono sulle automobili: c’è chi guida catorci e chi colleziona bolidi come Alberto Bombassei. Il garage migliore è quello del senatore Nico D’Ascola (in foto), Ncd. L’ex legale di Gianpi Tarantini (365 mila euro) possiede 14 fuoriserie: una Ford Mutt del ’67, due Porsche, una Jaguar, più varie jeep Cherokee e Land Rover. Raffaele Fitto si ferma a due, ma di pregio: una Jaguar e un’Audi A4. Tutt’altro stile quello di Angelo Antino D’Agostino (Sc): dichiara 187 mila euro, ma gira a bordo di una Fiat Uno del ’92. Prima delle elezioni, però, preferisce l’auto a noleggio: le fatture, insieme a quelle dei pneumatici forati, si ritrovano nella nota spese elettorali. Mentre il miliardario Turano guida una Lancia, Denis Verdini (Fi) alterna Mercedes e un quadriciclo. Un altro che non spende soldi nei motori è l’ecologista Ermete Realacci (Pd): dichiara 99 mila euro, ma guida una vecchia Fiat Marea del 1997. I cinque stelle, stando alle dichiarzioni, usano i mezzi pubblici. MENO DI NIENTE Il grillino da -296 euro: “2012 anno nero, io mai stato pagato” 5 Stelle, ma anche a zero reddito. Sono i 25 parlamentari del Movimento A che nel 2013 non hanno presentato la di- chiarazione fiscale relativa all’anno precedente: quando non erano ancora nei Palazzi. Di fatto, la metà dei 51 redditi zero delle due Camere è grillina, a fronte di 12 del Pd e 8 di Sel. Tra i 5 Stelle, deputati come il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, 27 anni e il presidente della Commissione di Vigilanza sulla Rai, Roberto Fico, 39 anni. Fino a Giuseppe Brescia, 30 anni, il capogruppo più povero a Montecitorio. Per ora i parlamentari M5S possono contare in media su 3 mila euro mensili: la parte restante di stipendio e rimborsi non percepiti la dirottano al Fondo per le medie e piccole imprese. Di Maio, giornalista pubblicista, formalmente è ancora uno studente di Giurisprudenza. Nel 2012 ha speso di tasca propria 400 euro per la campagna elettorale e ricevuto 714 euro di donazioni da terzi. Quindi, il seggio a Montecitorio. Il deputato racconta: “Nel gennaio del 2013 stavo per avviare una società di commercio in via elettronica con amici. Loro hanno portato avanti il progetto: non mi raccontano di grandi guadagni, nonostante l’idea funzioni. È il mondo dei 25enni italiani...”. Dopo la politica, che lavoro vorrebbe fare? “Ci sono più avvocati in Lombardia che in tutta l’Inghilterra, e allora rispondo: consulente informatico, per aiutare le imprese tramite la tecnologia”. Tra i 5 Stelle a reddito zero anche il senatore Vito Petrocelli, 50 anni, eletto in Basilicata. La sua dichiarazione 2012 è in negativo: -296 euro. “Una compensazione per Iva anticipata” spiega Petrocelli, geologo dal 1992. Racconta: “Sono una delle tantissime partite Iva che hanno pagato il prezzo della crisi. Per anni con il Il senatore grillino Vito Petrocelli LaPresse mio lavoro ho guadagnato discretamente: facevo perizie sulla trivellazione di pozzi o sulla bonifica di siti. Poi nel 2012 ho fatturato senza vedere un solo pagamento, sia dai privati che dal pubblico”. Ora ci sono lo scranno da senatore e un mensile da 3.100 euro. Dopo? “Ho aperto una società di prodotti alimentari a chilometro zero con un amico. Non è facile, ma riprendere come geologo non mi pare possibile. Diversi senatori del M5S sono nella mia stessa condizione: quella di professionisti che sanno quanto è dura lì fuori”. Ldc C’È CRISI il Fatto Quotidiano COSE RUSSE VLADIMIR PUTIN SI TRIPLICA LO STIPENDIO Vladimir Putin si alza lo stipendio. Anzi, arriva quasi a triplicarselo, dopo che nei giorni scorsi era emerso dalle dichiarazioni dei redditi che guadagnava solo 3,7 milioni di rubli annui, pari a 74 mila euro. Meno di quasi tutti gli altri leader che contano nel mondo, ma anche del premier MARTEDÌ 15 APRILE 2014 Dmitri Medvedev (4,3 milioni di rubli, ossia 85 mila euro) o di molti dei suoi ministri e consiglieri. E persino del suo stesso portavoce Dmitri Peskov (185 mila euro). Troppo imbarazzante, e soprattutto poco credibile dato che la dozzina di orologi da polso, secondo i suoi detrattori, varrebbe da sola 700 mila dollari. Così oggi ha disposto un adeguamento dell’appannaggio presi- 7 denziale e degli emolumenti del capo del governo, che saranno moltiplicati per 2,65. Putin ora arriverà a guadagnare 196 mila euro l’anno, comunque meno della metà di Obama. Dalla sua ultima dichiarazione dei redditi, Putin risulta proprietario, a titolo personale, solo di un appartamento di 77 metri quadrati, di un terreno di 1.500 mq, di un box auto di 18 mq e di tre automobili. Se questa è opposizione Grillo “usa” Primo Levi IL LEADER PENTASTELLATO MODIFICA PURE UNA FOTO DI AUSCHWITZ PER ATTACCARE IL GOVERNO LA COMUNITÀ EBRAICA: “PROFANAZIONE”. LUI REPLICA: “MA IO VOLEVO ONORARE LO SCRITTORE” di Luca De Carolis V FARMACISTA-LATIFONDISTA Il tesoriere di Forza Italia ha 44 terreni e 21 fabbricati CHI RICORDA Mazzarò, il protagonista de La Roba di Verga? Non gli piacevano i soldi, solo la terra. Come al tesoriere di Forza Italia Rocco Crimi (in foto), che denuncia “solo” 401 mila euro, ma ci aggiunge 21 fabbricati, 44 terreni e una farmacia. Non se la passa male nemmeno la centrista Ilaria Borletti Buitoni, che ha appartamenti disseminati tra Milano, Londra, l’Argentario e Varese. E pure una Lexus, due Fiat, un trattore e un rimorchio. Il neo ministro Marianna Madia manca di poco l’entrata nel club dei 100 mila euro, ma dichiara quattro fabbricati (due in comproprietà) e un box, tutti nella Capitale. Raffaele Fitto (Fi) tra uliveti, opifici e appartamenti somma 17 proprietà; la sua collega di partito Stefania Prestigiacomo, unita al marito, si ferma a 11. Ne ha poche ma ben selezionate l’ex sindacalista Guglielmo Epifani: due proprietà a Parigi (ma una è stata venduta quest’anno), una a Roma e un terreno. Dulcis in fundo, Niccolò Ghedini: 22 fabbricati e 5 terreni. oleva essere una citazione colta e d’impatto, ma l’artista da comizi ha suonato la nota sbagliata. Esponendosi a condanne a valanga, e a un’accusa che è un macigno: “Profanazione della Memoria ebraica”. Beppe Grillo inciampa su un post pubblicato sul suo blog, nella prima delle sue due giornate a Roma, dove ieri sera ha chiuso il tour Te la do io l’Europa (ma potrebbe aggiungere date). La “colpa” è “Se questo è un Paese”, parafrasi di Se questo è un uomo, capolavoro in cui Primo Levi racconta l’orrore vissuto nel campo di sterminio di Auschwitz. Secondo Grillo, “un modo di onorare Levi”. Nei fatti un autogol. Il fondatore di M5S scrive sulla falsariga della poesia introduttiva al romanzo. A corredo del post, un fotomontaggio sull’entrata di Auschwitz. La scritta sul cancello di ingresso, Arbeit macht frei (“Il lavoro rende liberi”) è corretta in P2 macht frei. Nel testo, bordate auliche: “Voi che vi disinteressate della cosa pubblica come se vi fosse estranea... voi che trovate a sera il telegiornale di regime caldo e visi di mafiosi e piduisti sullo schermo... considerate se questo è un Paese che vive nel fango che non conosce pace ma mafia”. E via parafrasando, tra attacchi al “vecchio impaurito delle sue stesse azioni che ignora la Costituzione” (Napolitano), e la delusione per “un Paese che ha eletto come speranza un volgare mentitore assurto a leader da povero buffone di provincia”, (Renzi). Ce n’è anche per “una donna, usata per raccogliere voti, per raccontare menzogne su un trespolo televisivo, fatto a mano per rinnegare la sua dignità, orpello di partito, vuoti gli occhi e freddo il cuore come una rana d’inverno”. La Boschi? IL POST APPARE alle 11.22. Ed è tempesta. Il presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna, è durissimo: “Il post è un’oscenità, una profanazione criminale del valore della Memoria e del ricordo di milioni di vittime innocenti che offende l’Italia intera. Una provocazione per solleticare i più bassi sentimenti antisemiti e cavalcare il malcontento popolare”. Dagli altri partiti batteria di condanne. Luigi Zanda (Pd) parla di “fascismo di stampo nazista”. Picchia anche il 5 Stelle Tommaso Currò, dissidente: “È una parafrasi che Beppegrillo.it ieri: “Profanazione”, per la comunità ebraica non sta in cielo né in terra, offensiva”. Grillo se ne sta nel suo albergo vicino piazza Venezia, assieme alla moglie. Era arrivato domenica sera, tanto da cenare da Assunta Madre, teatro delle intercettazioni sul caso Dell’Utri. È sorpreso dalle reazioni: “Figuriamoci se posso essere ac- cusato di antisemitismo. E poi nei post citiamo spesso artisti”. Prova a concentrarsi sullo spettacolo, per quel tour che vuole portare avanti con altre date, in Italia e non (si vocifera di una data a Bruxelles). Lavora alle iniziative di oggi. Nel pomeriggio terrà una conferenza stampa alla Camera contro Equitalia, di cui tornerà a chiedere l’abolizione assieme ad alcuni cittadini. Poi dovrebbe andare a Palazzo Madama, a “sostenere” i senatori contro la riforma del voto di scambio. Ma nel giorno del post è bufera. In mattinata è morto Emanuele Pacifici, padre di Riccardo, presidente della Comunità ebraica romana. Laura Boldrini scrive: “La tristezza per la sua scomparsa è resa più pesante da chi ha voluto strumentalizzare il ricordo dello sterminio a fini di polemica politica”. Condoglianze anche da Berlusconi, con accorata nota. Delrio replica a Grillo: “Non c’è nessuna P2 che abita a Palazzo Chigi, la P2 è stata una disgrazia”. Il capogruppo in Senato Maurizio Buccarella prova a difenderlo: “Grillo parla per paradossi e analogie, se fosse fatta un’analisi seria del testo si vedrebbe che non mira a offendere: ma se qualcuno si è offeso mi scuso”. Il fondatore di M5S riceve la deputata Laura Castelli, che gli consegna la maglietta #abolireequitalia. Alle 19.40 esce e urla ai cronisti: “Grillo cosa ci dice di Renzi?”. Scompare in un minivan nero. Quindi arriva al Palalottomatica. E dal palco risponde: “Primo Levi scrive un libro straordinario, prendo una sua poesia per onorare uno scrittore come lui, che dice di non abbassare mai la testa, e che succede? Prendono questa roba per depistare l’attenzione dal contenuto”. 8 ROTTAMAZIONI MARTEDÌ 15 APRILE 2014 DAL PDL ”mi chiesero se ero disponibile a candidarmi con loro e dissi di no; risposi che ero ‘lusingata, ma no, grazie’, come si fa di solito. È vero che in Inghilterra ero legata alla destra, perché sono cresciuta con la Thatcher negli anni 80, in Italia non sono politicamente le- Fiona May candidata per Nardella gata a nessuno”. Così, la campionessa di salto in lungo, Fiona May – a capo della lista civica in sostegno al candidato del Pd a sindaco di Firenze, Dario Nardella, alle Comunali del mese prossimo – ha risposto ai cronisti che le chiedevano, nel corso della presentazione della li- sta, se in passato si fosse sentita vicina al centrodestra. L’atleta, nel 2008, fu a un passo dall’accettare la candidatura del Pdl alle elezioni politiche, ma poi rifiutò perché, disse, “le attività che svolgo non sarebbero compatibili con un serio impegno politico”. Sul punto, sempre Magistrati in allarme: stipendi a rischio tagli Corriere, il sito web lancia la puntata di Report su Rcs LA TRASMISSIONE DELLA GABANELLI INDAGA SUI CONTI DEL GRUPPO CON CUI COLLABORA LE MAGISTRATURE Marra nel corso della presentazione, è intervenuto lo stesso Nardella: “Non ho mai sentito dichiarazioni per il Pdl da parte di Fiona May – ha affermato – L’unica cosa che mi ha colpito di lei è che ha detto di no a Berlusconi in un periodo in cui a Berlusconi dicevano tutti di sì”. VIA SOLFERINO IPOTESI AL VAGLIO DI PALAZZO CHIGI. RENZI POTREBBE RIUSCIRE DOVE B. (E MONTI) HANNO FALLITO. L’ANM PROTESTA: “NON SIAMO STATI CONSULTATI. IN BALLO L’AUTONOMIA DEL POTERE GIUDIZIARIO” di Wanda il Fatto Quotidiano di Camilla Conti Milano llarme rosso tra i magistrati: il governo vuole tagliare gli stipendi pubblici e le toghe dovrebbero essere tra le categorie più colpite. Si avvicina la data di venerdì, giorno in cui il Cdm insieme agli 80 euro in più nelle buste paghe degli italiani dovrebbe cominciare a varare le misure per le coperture. Alcune delle quali dovrebbero arrivare dal taglio degli stipendi. Innanzitutto stabilendo un tetto per i manager pubblici: nessuno potrà guadagnare più dei 239 mila lordi annui che prende Giorgio Napolitano. Ma tra le ipotesi allo studio di Carlo Cottarelli, commissario per la spending rewiew e di Palazzo Chigi c’è quella di tagliare anche gli stipendi di dirigenti e funzionari pubblici. In quale misura non è (ancora) dato saperlo. Cottarelli, nelle famose slide che poi lo stesso Renzi ha derubricato a ventaglio di proposte, aveva ipotizzato una riduzione compresa tra l'8% e il 12%. Ora le toghe sono in assoluto tra le categorie più pagate: sono in 347 gli avvocati dello Stato che guadagnano intorno ai 269 mila euro. I 448 Consiglieri di Stato guadagnano intorno a 180 mila euro. Lo stipendio medio è di 131 mila euro annui. A fronte di questo, gli stipendi nella magistratura sono stabiliti per legge proprio per salvaguardare l’autonomia del potere giudiziario da quello politico. A INTANTO , nelle varie magi- strature girano ogni tipo di voci. Come quella che il governo starebbe addirittura pensando di tagliare tra il 15 e il 30 per cento le retribuzioni di chi guadagna oltre 75 mila euro lordi l’anno. Fatto sta che venerdì c’è stata una riunione del Comitato di Coordinamento fra le Magistrature e l’Avvocatura di Stato. Il Comitato ha avuto da ridire sul metodo e sul merito. Fermo dissenso a “modifiche unilaterali della retribuzione, con riferimento ad alcune soltanto delle categorie del pubblico impiego”. Sul merito, ha ricordato la sentenza della Corte costituzionale n. 223 dell’ottobre del 2012, nella quale, dopo che il governo Monti aveva provato ad abbassare gli stipendi, si ribadiva che “l’attuale disciplina concernente il trattamento economico della Magistratura e delle categorie ad essa equiparate risponde anche ad una fondamentale funzione di garanzia dell’autonomia e dell’indipendenza della medesima”. Come Avvocatura dello Stato 268.913 Magistrati Consiglio di Stato 180.988 Magistrati Corte dei conti 170.844 Magistrati Magistratura ordinaria 133.176 Magistrati Magistratura militare Magistrati Le riduzioni si studiano su vari livelli di retribuzione LaPresse ribadisce anche Maurizio Carbone, segretario generale dell’Anm, a fronte di queste riserve, esiste la disponibilità a farsi carico di una fase difficile per il paese. “Ma nessuno di noi è stato consultato, vorremmo una sorta di concertazione”. I sospetti poi sono tantissimi: sopra a tutti quello che Renzi in realtà voglia togliere potere alla magistratura. Un’altra cosa che allarma le toghe è che il taglio dovrebbe avvenire sulla parte fissa degli stipendi e non sulle indennità. Misura, per inciso, che potrebbe indurre molti ad andare in pensione. In realtà da Palazzo Chigi fanno sapere che non saranno certo solo i magistrati a subire tagli del genere, ma un po’ tutte le categorie. Tra le ipotesi allo studio, c’è una riduzione progressiva degli stipendi dei dirigenti pubblici superiori a 70-90 mila euro. Ci dovrebbe entrare sicuramente il corpo diplomatico. Forse anche le Authority. Sempre che il taglio ai magistrati si possa applica- 153.761 re. Perché per diminuire i loro stipendi ci vorrebbe una legge. Un decreto? Difficile: dove sono le caratteristiche di urgenza? PALAZZO CHIGI ha cercato intanto un’interlocuzione col presidente della Consulta, organo costituzionale che non ricade sotto la sua giurisdizione: Gaetano Silvestri guadagna 545.900 euro annui. Da parte sua ci sarebbe stata una certa disponibilità a ragionare su un’auto riduzione. Va da sè che una decisione del genere produrrebbe un effetto a cascata. E infatti molti dei Consiglieri di Stato a Palazzo Chigi hanno fatto notare che un taglio che si porta dietro ovviamente riduzioni per tutti potrebbe dar vita alla sollevazione della categoria. I “che fai mi cacci?” di finiana memoria resta lì, sulla scriI vania di Ferruccio de Bortoli. Il direttore del Corriere della Sera non vuole dimettersi ma è stato di fatto sfiduciato dal- l’amministratore delegato di Rcs, Pietro Scott Jovane e dagli azionisti di controllo, ovvero dalla Fiat. In via Solferino dicono che si continua a trattare sul prezzo della buonuscita con gli avvocati delle parti al lavoro da giorni. Mentre l’interessato ha fatto sapere alla redazione che il suo stipendio annuo non supera il milione di euro, omettendo però l’entità dei bonus. De Bortoli non parla con Jovane da settimane. Nel frattempo la telenovela Rcs ieri è stata mandata in onda su Rai3 dalla squadra di Milena Gabanelli nell’ultima puntata di Report dedicata appunto alla “battaglia di Solferino” e anticipata ieri proprio sull’home page del sito del Corriere. Senza paura, visto che oltre al contratto del direttore De Bortoli Jovane potrebbe essere tentato di dedicarsi a quello della collaborazione fra la Gabanelli e l’azienda per le inchieste ReportTime pubblicate sulla web tv del Corriere. L’inchiesta di Giovanna Boursier parte dal peccato originale del gruppo che nel 2007 compra la spagnola Recoletos, tutto a debito e cash: un’operazione controversa, con un prezzo troppo alto, 1 Ferruccio de Bortoli Dlm miliardo e 100. Poi arriva la crisi e a fine 2012 Rcs si ritrova con 800 milioni di debiti in scadenza con le banche, capofila Intesa, che della Rizzoli è anche azionista nonché consulente attraverso Banca Imi. Per rifinanziare le banche concordano un aumento di capitale e la vendita di asset. Per questo i soci a luglio hanno versato 400 milioni e a dicembre Rcs ha venduto al fondo Blackstone la sede storica del Corriere per 30 milioni. Tra molte polemiche sul prezzo e su come è stata gestita l'operazione. E con l’opposizione di De Bortoli. A condire la puntata di Report interviste allo stesso De Bortoli, a Jovane, a Diego Della Valle e all’ad Fiat, Sergio Marchionne. Lo stesso manager che in pubblico difende l'investimento di Fiat in Rcs (“Nessuna intenzione di abdicare, se ci sono sfidanti si facciano avanti”) ma in privato continua a considerare un impiccio il pallino editoriale di John Elkann. “Perché avete scalato Rcs arrivando il 20,5%?”, gli chiede la Boursier. Risposta gelida di Marchionne: “Perché nessun altro comprava”. EBAY Le strane offerte per l’asta delle auto blu di Tommaso Rodano omprereste un'auto blu C usata, su eBay, da Matteo Renzi e dal governo italiano? La risposta degli utenti sul sito di commercio on line è affermativa. Le offerte fioccano e le vendite procedono a ritmi sostenuti. Eppure non manca qualche anomalia. Nelle aste virtuali delle vetture di Palazzo Chigi, le valutazioni delle macchine si gonfiano e si sgonfiano all'improvviso, con offerte (spesso fuori mercato) che compaiono e vengono ritirate in modo repentino e un po' sospetto. FACCIAMO un passo indietro. Le vetture di Stato in vendita sono in tutto 151. Per ora sono state piazzate le prime 33. Il to- tale del denaro raccolto è di 254 mila euro. Una media di 7.600 per macchina. Fin qui tutto bene. Per accorgersi delle stranezze, si deve sfogliare la cronologia completa delle offerte presentate per ogni auto blu venduta. Una a caso: la Lancia Thesis Jtd del 2008 con 206 mila chilometri e rotti nel motore. È stata piazzata per 10.450 euro il 7 aprile. Se si sfoglia l'elenco delle offerte, ce n'è una decisamente più alta del prezzo finale. Il 28 marzo, per la stessa macchina, l'utente n***a aveva rilanciato fino a 14.000 euro. Due giorni dopo, si è rimangiato l'offerta. È insolito, ma può capitare, anche se la policy di eBay su questo tipo di operazioni dovrebbe essere piuttosto severa. Il ritiro dell'offerta, si legge sul sito, dovrebbe essere permesso Auto blu LaPresse MISTERI Le proposte per le macchine si gonfiano e si sgonfiano in modo repentino: e le valutazioni crescono solo in “circostanze eccezionali” (spiegate con dovizia di particolari e con la promessa di prendere provvedimenti: “eBay effettuerà indagini approfondite sui ritiri delle offerte, l'abuso di questa opzione può risultare in una sospensione dell'account”). Il fatto è che queste “circostanze eccezionali” compaiono in quasi tutte le aste per le auto blu del governo. Altro esempio: un’Alfa Romeo del 2001 con 94 mila chilometri è stata veduta per 3020 euro il 12 aprile. L'8 aprile l'utente r***l aveva presentato un'offerta di 5.400 euro, cancellata il giorno stesso, dopo una manciata di ore. Addirittura f***e (che eBay specifica essere, stavolta, un “utente non registrato”) aveva lanciato una proposta folle di 30 mila euro, durata il tempo di una giornata. E ancora: l'Alfa 166 del 2007, acquistata il 6 aprile per 7.100 euro, era stata oggetto di una serie di rilanci ben oltre la cifra dell'affare finale: 8 mila, 9 mila e anche 10 mila euro. Tutti scomparsi. Come nella stragrande maggioranza degli altri casi. QUALCOSA , nella gestione di queste aste, deve essere andato storto, permettendo di partecipare anche a chi non era davvero interessato e facendo lievitare per qualche ora la valutazione delle vetture. Per fortuna, il gruzzoletto delle auto blu non sarà una delle voci decisive della prossima spending review: non ci sarà bisogno, insomma, di manovre correttive ogni volta che qualcuno si mette a giocare su eBay. ALLA SBARRA il Fatto Quotidiano Gemayel sconfessa la missione per Putin di Marcello LA “NOTIZIA” l’aveva tirata fuori Repubblica. Marcello Dell’Utri sarebbe stato inviato in Libano da Silvio Berlusconi ”per sostenere la campagna di Amin Gemayel su richiesta di Vladimir Putin”. La stranezza della mediazione affidata a un quasi condannato in via definitiva per mafia (sul quale pende ad oggi un mandato d’arresto), ieri è stata smentita da Forza Italia. Ma non solo. L’ufficio MARTEDÌ 15 APRILE 2014 stampa del presidente del partito libanese delle Falangi, Gemayel (nella foto) “smentisce” in una dichiarazione “il presunto ruolo del presidente russo Vladimir Putin e dell’ex presidente italiano del Consiglio Silvio Berlusconi nel sostenere Gemayel alle prossime elezioni presidenziali”. Non c’è dunque nessuna copertura politica alla fuoriuscita di Dell’Utri dal Paese. Dell’Utri è a Beirut Ma a Roma si decide se aiutò la mafia IL FUGGITIVO L’ex senatore del Pdl, Marcello Dell’Utri. Non candidato nel 2013 Ansa LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE È FISSATA PER OGGI I LEGALI DELL’EX SENATORE SONO MALATI. RISCHIO RINVIO di Sandra Rizza L a sentenza di Cassazione che, come lui stesso ha detto, “dopo vent’anni di calvario” deciderà della sua vita, Marcello Dell’Utri l’aspetterà questa mattina a Beirut in una cella non troppo angusta, descritta più come un appartamentino che come una camera di sicurezza. Il fondatore di Publitalia resta, infatti, in stato di arresto, e potrebbe rimanervi fino alla decisione sull’estradizione. Lo ha spiegato ieri all’Ansa il procuratore generale della Cassazione libanese Samir Hammoud, precisando che il codice locale non prevede l’udienza di convalida. “Fino alla ricezione del dossier con la richiesta di estradizione – ha dichiarato Hammoud – non ho l’obbligo di vedere il detenuto per un’udienza”. IL MAGISTRATO ha poi illustrato i passi successivi, secondo la procedura libanese: “Dovrò presentare al ministro della Giustizia una relazione con parere favorevole o contrario alla richiesta di estradizione. Sarà infine il potere esecutivo a prendere la decisione finale con un provvedimento firmato anche dal primo ministro e dal presidente della Repubblica”. Dopo il fermo di sabato scorso, scattato in una camera dell’albergo Phoenicia, al centro di Beirut, Dell’Utri è rinchiuso nella sezione dei servizi di intelligence del comando di Polizia. L’ex senatore del Pdl è in isolamento: non può ricevere giornali, nè guardare la televisione, ma gli è stato consentito di ricevere la visita dei familiari. La moglie Miranda Ratti e il figlio Marco, che domenica si erano precipitati nella capitale libanese, ieri pomeriggio lo hanno incontrato per circa un quarto d’ora, portandogli farmaci e soprattutto IN LIBANO Il fondatore di Publitalia è in cella Per l’estradizione occorre il rapporto del ministro della Giustizia e il parere del Presidente alcuni libri. Ed è in compagnia dei suoi volumi che, questa mattina, il detenuto eccellente aspetterà di conoscere il verdetto della Cassazione. Anche se non è affatto detto che la Suprema Corte si pronunci oggi: i difensori di Dell’Utri risultano, infatti, entrambi ammalati. Dopo la richiesta di rinvio presentata la settimana scorsa dall’avvocato napoletano Massimo Krogh, ricoverato in clinica, anche il penalista di Palermo Giuseppe Di Peri ha fatto pervenire a piazza Cavour un certificato medico che attesta la sua temporanea indisposizione, invocando lo slittamento del verdetto. STAMANE la prima sezione penale, presieduta da Maria Cristina Siotto (il magistrato che di recente ha prosciolto Niccolò Pollari e Marco Mancini per il caso Abu Omar), dovrà decidere se celebrare l’udienza senza i legali o se fissare una nuova data in attesa della loro guarigione. E il rinvio (che dovrebbe comunque “congelare” la prescrizione, pronta a scattare il primo luglio) a questo punto, appare la soluzione più probabile. Lui, il fondatore di Publitalia, nel frattempo non ha perso il suo aplomb. Secondo indiscrezioni, avrebbe affidato la sua difesa in Libano ad un avvocato locale, Nasser Al Khalil, che però non ha ancora confermato l’incarico. Alla moglie, Dell’Utri ha detto di es- 9 MOTIVAZIONI Mediaset “Inutile ricorso Ue” correttamente motivata la durata di due anni È di interdizione dai pubblici uffici, emessa a carico di Silvio Berlusconi nell’ambito del processo Mediaset per frode fiscale, in considerazione della gravità della vicenda, compreso il “peso” dei reati prescritti. Lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni di conferma del verdetto di merito. Che spiega pure come la somma dell’interdizione come pena accessoria e della legge Severino può essere applicata “contestualmente, avendo come riferimento fonti normative diverse”. Le motivazioni alla decisione con cui il 18 marzo scorso ha confermato i 2 anni di interdizione dai pubblici uffici per Berlusconi come pena accessoria alla condanna a 4 anni per frode fiscale nel processo Mediaset fornisce anche un’altra cattiva notizia per Berlusconi: “Per tale arco temporale, la limitazione dei diritti di elettorato dell’imputato è unica, pur essendo diverse le fonti normative di riferimento: il che esclude il prospettato cumulo delle sanzioni che rende, dunque, del tutto superfluo il rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia”. Giustifica la Trattativa, il Pd lo candida sere “trattato bene” ed è apparso di “buon umore”. Fonti della polizia di Beirut lo hanno definito “imperturbabile”, come del resto Dell’Utri è sempre stato anche nelle aule di giustizia a Palermo, dove ha partecipato a quasi tutte le udienze dei tre processi (uno davanti al Tribunale e due alla Corte d’appello) che ora attendono la pronuncia definitiva della Cassazione. Tre sono le possibilità della corte Suprema: la prima è la conferma del verdetto d’appello e dunque la condanna a 7 anni per il concorso in associazione mafiosa. In questo caso, la procura generale di Palermo dovrebbe disporre un nuovo ordine di carcerazione per Dell’Utri, in esecuzione della condanna, ed entro 30 giorni scatterebbe la richiesta di estradizione che già da sabato scorso il ministro della Giustizia Andrea Orlando assicura di aver avviato “con procedure urgenti”. La seconda possibilità è che la Cassazione annulli la condanna: in tal caso Dell’Utri tornerebbe libero. La terza possibilità è l’annullamento con rinvio: se questa eventualità si avverasse, l’ex senatore del Pdl dovrebbe essere processato per la quarta volta e toccherebbe nuovamente all’autorità giudiziaria di Palermo la decisione di confermare o revocare la richiesta di arresto. L’Italia e il Libano sono legati da un trattato di assistenza giudiziaria che risale al 1970 ed è in vigore dal ‘75. E se è vero che il reato di concorso in associazione mafiosa non esiste nel codice libanese, è anche vero che l’articolo 16 del trattato dice che l’estradizione è possibile per gli imputati che rischiano una pena di “almeno un anno per crimini o delitti puniti dalle leggi delle parti contraenti”. La posizione di Dell’Utri rientra in questa casistica. Il giurista Giovanni Fiandaca, candidato del Pd IL PROFESSOR FIANDACA LANCIATO ALLE EUROPEE PER PORRE FINE ALLA GUERRA TRA LE CORRENTI SICILIANE di Giuseppe Lo Bianco er superare le contraddizioni interne all’anP timafia dei litigi e delle “star” che rischiano di farlo implodere, il Pd siciliano pesca dal cilindro delle candidature europee il nome di Giovanni Fiandaca, ex componente del consiglio superiore della magistratura, il giurista palermitano co-autore di un saggio che giustifica e legittima la trattativa Stato-mafia e che fu docente di diritto penale dell’allora studente Antonio Ingroia che l’altro ieri non ha esitato ad accostare la sua candidatura alla fuga di Dell’Utri in Libano: “Le due cose sembrerebbero estranee ma a legarle vi è un filo conduttore – ha detto Ingroia – la delegittimazione del processo sulla trattativa e di chi è in prima linea nella lotta contro la mafia”. E SE PER INGROIA Fiandaca è “uno degli ispiratori dell’attuale formulazione del 416 ter praticamente inutile”, i suoi giudizi taglienti bocciano l’antico professore e l’antimafia scelta dal Pd per ricompattarsi, gettando acqua sul fuoco degli entusiasmi del segretario regionale dei dem che nella un gruppo di docenti a lui vicini, motivata dal fatto che il suo nome “aveva trovato il consenso dei giovani del Pd mentre nessun segnale è venuto dalla segreteria nazionale del partito”. Segnale arrivato nel pomeriggio, quando Fiandaca ha sciolto positivamente la riserva, “dopo avere ricevuto le sollecitazioni del vice ministro dell’Interno Filippo Bubbico e dell’onorevole Lorenzo Guerini, vice segretario del Pd”, come recita una nota diffusa dal suo staff. “Non è facile per me lasciare i libri e interrompere il contatto con gli studenti – è la dichiarazione a caldo del professore – la Sicilia vive un momento drammatico dal punto di vista economico e sociale, ma ancor di più sul versante culturale e politico; confido che la mia candidatura, che interpreto ispirata a una prevalente esigenza di coesione all’interno del pd siciliano e nazionale, possa dare un contributo per aprire una nuova L’ULTIMA BATTAGLIA stagione per lo sviluppo della Sicilia nel quadro dell’Europa”. Il Autore di un recente libro contro il processo giudiziario professore guarda a quel che real patto tra Stato e Cosa Nostra, per Raciti, segretario sta dell’imprenditoria sana dell’isola ed tra le sue prime iniziaregionale dem “inizia la stagione della nuova antimafia” candidatura del docente palermitano vede addirittura l’apertura di una nuova fase politico culturale del partito: “Adesso inizia la stagione della nuova antimafia”, esulta infatti Fausto Raciti, che insieme a Davide Faraone ha proposto al professore di entrare in lista proprio al suo posto, con la benedizione della parte del Pd siciliano che vede Crocetta come il fumo negli occhi, dal patriarca di Enna Mirello Crisafulli al candidato trombato Antonello Cracolici, che in un twitter ha definito la candidatura del giurista “la migliore risposta alla mia esclusione”. Un’investitura che, nonostante i buoni auspici del renziano Davide Faraone, è apparsa insufficiente allo stesso Fiandaca, che ieri mattina si mostrava ancora scettico facendo filtrare la sua probabile rinuncia dettata all’Ansa da tive elettorali ha in mente di lanciare un appello alle forze sane e produttive dell’isola, come ha annunciato il suo staff in un sms inviato ieri pomeriggio ad Antonello Montante, presidente regionale di Confindustria. Per scrollarsi di dosso l’immagine di uomo del “giustificazionismo trattativista”, e smentire, come sostiene Ingroia, che la sua candidatura (e la fuga di Dell’Utri) dimostrano “che c’è la precisa volontà di mantenere, nell’immaginario collettivo, la visione della mafia in coppola e lupara e di delegittimare tutti coloro che, invece, considerano la mafia dei colletti bianchi ancora più pericolosa”, Fiandaca ha tra qualche giorno un’occasione irripetibile: gli basterà votare a favore, in consiglio di facoltà, a Giurisprudenza, dell’intitolazione dell’atrio ai giudici Falcone e Borsellino, morti per non avere accettato alcun tipo di trattativa; finora, denunciano gli studenti, il professore avrebbe mostrato perplessità. 10 UN GIORNO IN ITALIA MARTEDÌ 15 APRILE 2014 RU 486: a Torino aperta indagine per omicido colposo IL REATO che accompagna il fascicolo di indagine aperto dalla Procura di Torino sul caso della donna di 37 anni morta la scorsa settimana dopo un’interruzione volontaria di gravidanza con la pillola Ru486 è omicidio colposo. Si tratta di una semplice ipotesi di lavoro: in questo mo- mento non ci sono indagati e nemmeno sospettati. L’autopsia non ha prodotto chiarimenti significativi. Bisognerà aspettare l’esito dei test istologici e tossicologici, che saranno eseguiti nelle prossime settimane. Ieri i carabinieri del Nas hanno visitato l’ospedale Martini per alcu- il Fatto Quotidiano ni accertamenti: hanno acquisito la cartella clinica e ascoltato Flavio Carnino, primario di ginecologia, e Alessandro Lauricella, il medico che aveva in cura la donna. “Entrambi – spiega Paolo Simone, direttore sanitario dell’Asl 1 – hanno risposto alle domande con tranquillità”. 14 ANNI Insulti sul web si lancia dalla finestra a scritto tre messaggi su WhatsApp alle sue amiH che più care la ragazzina di 14 anni che nella notte tra domenica e lunedì ha deciso di farla finita buttandosi giù dal balcone a Venaria, vicino Torino. Sono messaggi in cui la ragazzina non spiega il perché del suo gesto. Saluta, scrive “Ti voglio bene” alle sue amichette più care. I messaggini sono al vaglio dei carabinieri di Venaria che stanno ascoltando familiari e compagni di classe, e hanno sequestrato il pc. La madre della 14enne ha riferito che domenica sera la figlia era apparsa “normale”, e che, come faceva tutte le sere, aveva portato fuori il cane per poi ritirarsi nella sua stanza. È PROBABILE CHE la ragazzina si sia buttata intorno Una sala maternità Ansa Paura in provetta e nuovi test di controllo DOPO LO SCAMBIO DI EMBRIONI ALL’OSPEDALE PERTINI DI ROMA, CENTRALINI PRESI D’ASSALTO DAI GENITORI E VERIFICHE GENETICHE PER LE COPPIE IN CURA di Elisabetta Ambrosi opo la notizia dello scambio di provette, il centralino del Pertini di Roma è stato preso d’assalto da telefonate di genitori terrorizzati passati per l’Unità di fisiopatologia per la riproduzione e sterilità dell’ospedale romano. Mentre si attendono i risultati della Commissione d’inchiesta voluta da Zingaretti, che ha chiuso precipitosamente il centro dopo la scoperta del caso – “che, forse, si poteva evitare, visto che il Lazio resta l’unica regione in Italia che ancora non ha emanato le autorizzazioni dei centri per l’applicazione di tecniche di Pma, spiega il segretario dell’associazione Luca Coscioni Filomena Gallo – il ministero della Salute ha cercato di rassicurare le migliaia di coppie che ogni anno rivolgono ai centri specializzati (“Le normative nazionali che attuano le direttive europee sono molto rigorose”). D Ma quanto davvero elevato è il rischio di uno scambio di embrioni al momento dell’impianto? Secondo gli esperti, questa possibilità resta minima. “Il problema dell’identificazione nell’ambito della procreazione assistita non viene considerata un’area critica perché in genere bastano buone pratiche di base – come braccialetti o codici a barre – per evitare errori”, spiega Riccardo Tartaglia, Direttore del Centro Gestione Rischio Clinico e Sicurezza del Paziente, che proprio in questi mesi sta mettendo a punto, insieme ad Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari, una check list dei punti critici che verrà fornita a tutti i centri di procreazione assistita. “Ovviamente, come dimostra il caso di Roma, le conseguenze sono molto gravi, per questo consiglio a chi si rivolge ai centri di chiedere sempre conto delle procedure di sicurezza adottate. Ma l’aspetto più delicato riguarda in realtà la carenza di informazio- ni alla coppia sulla complessità, e le complicazioni, del percorso che stanno iniziando”. RESTA IL FATTO CHE, la fiducia dei cittadini nei confronti dei medici è in calo costante, mentre cresce esponenzialmente il numero di cause legali che sta provocando un aumento insostenibile dei costi assicurativi per medici e strutture sanitarie. “Il problema non sta nel numero di errori derubricati sotto l’errata definizione di “malasanità” (che riguarda semmai corruzione e i casi di reato, come per la clinica degli orrori Santa Rita)”, spiega il prof. Maurizio Catino dell’Università di Milano Bicocca. “Secondo i dati, infatti, in linea con gli altri paesi, circa tre pazienti su cento subiscono un errore, che però – attenzione – spesso può significare solamente un allungamento della degenza. È importante inoltre ricordare che gli errori non sono “colpe” intenzionali, ma spesso sono conseguenze di GLI ESPERTI Il fenomeno dello scambio in culla o del materiale biologico è statisticamente raro, ma genera forte stress psicologico sistemi di etichettatura e di riconoscimento dell’informazione sbagliati (ad esempio due farmaci dall’aspetto identico)”. La richiesta di risarcimenti da parte di cittadini danneggiati è sbagliata? “No. Ma va ricordato che oggi un medico ha più possibilità di un affiliato della ‘ndrangheta di andare sotto processo. Questa pressione mediatico-giudiziaria, favorita da alcuni avvocati spesso senza scrupoli che si aggirano per gli ospedali, produce un aumento della medicina difensiva. Il che signi- alle due e mezza di notte dalla finestra all’altezza del sesto piano. Non si conoscono i motivi del gesto. Di certo la 14enne usava la chat “Ask.fm” per comunicare con altri adolescenti. Qui la ragazza non ha scritto messaggi che avrebbero potuto far ipotizzare un suicidio: ce n’erano alcuni che si riferivano alla sua volontà di passare una bella estate, altri in cui esprimeva il suo amore per la musica rap o il suo affetto per la migliore amica. In altri ancora faceva cenno a una delusione d’amore, ma si tratta di messaggi senza riferimenti a gesti autolesionistici. IN ALTRI POST PERÒ la ragazzina manifestava un certo malessere. Mesi fa aveva ricevuto messaggi violenti: “Cesso, vatti a nascondere, dimostri dieci anni, sei una vergogna?. Lei, riferiscono le amiche, si sentiva brutta e spesso inadeguata, anche perché una malattia cardiaca di cui soffriva dalla nascita le aveva causato uno sviluppo fisico diverso dai coetanei. Insomma una ragazza mingherlina, più piccola e meno appariscente delle compagne più popolari a scuola. Nulla di troppo diverso però, ritengono gli inquirenti, da quello che capita ad altri adolescenti, e nulla che possa, secondo loro, ritenersi strettamente collegato con il gesto del suicidio. Ma impressiona la somiglianza con il caso che due mesi fa sconvolse Cittadella, un centro in provincia di Padova: anche lì una studentessa di 14 anni insultata su Ask.fm decise di farla finita gettandosi dal tetto di un hotel chiuso e abbandonato. fica che, mentre nessuno vuole fare più il chirurgo, i medici spingono per esami inutili e spesso dannosi, oppure si rifiutano di operare i casi più a rischio, ad esempio un anziano con molti bypass”. Come si esce da questo circolo vizioso? “Bisognerebbe, come in parte ha fatto il decreto Balduzzi, escludere il reato penale per gli errori involontari. Ma soprattutto ci vorrebbe una maggiore comunicazione. Basti pensare che oggi ancora il medico che, magari sporco di sangue, esce dalla sala ope- ratoria non sa né come comunicare, né a chi comunicare ciò che è successo”. NEL FRATTEMPO, i campioni biologici dei due feti conservati al Sant’Anna di Roma, dove la coppia coinvolta nel presunto scambio si è recata per una villocentesi, saranno comparati con il dna di tutte le 4 coppie che hanno effettuato la procedure di fecondazione assistita al Pertini di Roma lo scorso 4 dicembre, quando si sarebbe verificato il presunto scambio. Ragazza calpestata, artificiere si riconosce nel video SCONTRI IN PIAZZA, L’AGENTE SI È PRESENTATO IN QUESTURA DOPO ESSERSI VISTO NELLE IMMAGINI DI “SERVIZIO PUBBLICO”. PANSA: “UN CRETINO” di Silvia D’Onghia ra lì a raccogliere le bomE be carta e i petardi lanciati dai manifestanti, per poterli analizzare e anche perché nessun altro si facesse male. Di professione fa l’artificiere, non è un uomo abituato all’ordine pubblico. E invece si è trovato in mezzo agli scontri, con quei ragazzi a terra, abbracciati, e le telecamere troppo vicine. È stato lui stesso a riconoscersi in quelle immagini, girate da Servizio Pubblico e rimandate ossessivamente sul web. E così ieri si è presentato in Questura: sono io, sono quel poliziotto col giubbotto di L’agente in borghese sotto accusa pelle e i pantaloni color tabacco che sale con l’anfibio sul corpo della ragazza stesa a terra, ormai immobilizzata. “Un cretino ancora da identificare – aveva invece detto in mattinata intervenendo a Perugia al congresso nazionale del Silp Cgil il capo della Polizia, Alessandro Pansa –. Tutti quanti gli altri vanno applauditi per come hanno operato e per come hanno agito, con grandissima correttezza, mantenendo l’ordine pubblico e non eccedendo assolutamente, esercitando la forza nei limiti corretti di come è previsto dall’ordinamento”. “Cretino” non è una parola leggera da usare per un capo della Polizia, abituata troppo spesso a sotterrare, invece che a disseppelire i propri scheletri. Oggi la questura invierà una relazione sul caso alla Procura di Roma, che aprirà un fascicolo, diverso rispetto a quello sulle violenze compiute dai manifestanti. Prima che l’uomo si facesse avanti, nell’ambiente già circolava l’ipotesi che potesse trattarsi di un uomo dei reparti speciali. La Questura aveva annunciato la volontà di fare piena luce sull’episodio: “Ci sarà un’attività ispettiva per ricostruire da varie angolature le immagini – aveva spiegato il Questore, Massimo Mazza –. In quelle che io ho visto si vede una persona calpestata. Ricostruiremo esattamente l’episodio e vedremo quali misure adottare”. Bisognerà soprattutto capire se si è trattato di un gesto volontario o nato dalla confusione del momento. Sull’altro fronte, invece, le indagini sono già andate più avanti: ieri il pm Albamonte ha deciso la custodia cautelare in carcere per due dei manifestanti fermati e i domiciliari per gli altri due. SCUOLA SUPERIORE SANT’ANNA Bando di gara Questo Ente indice una procedura aperta con il criterio di aggiudicazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa per la progettazione del Polo Scientiico in San Giuliano Terme. Valore complessivo: € 500.000,00. Termine ricezione offerte: 23/05/2014 ore 12:30. RUP: Geom. Massimo Mammini. Info: https://start.e.toscana.it/santannanormale/ e www.sssup.it. Invio GUCE: 01/04/2014. Il Direttore Generale Dott. Luca Bardi UN GIORNO IN ITALIA il Fatto Quotidiano Schettino: “Ci stava questo scoglietto, l’ho preso a poppa” NUOVE UDIENZE per la Costa Concordia, e nuove verità. “Schettino mi propose di dire alle autorità che a causa di un blackout aveva fatto una collisione. Ma io dissentii fortemente, mi arrabbiai. Era una cosa differente e falsa rispetto a quanto mi aveva raccontato prima, e cioè che aveva urtato uno scoglio e che 11 pa un basso fondale. Sono... guarda io sto a morì, non mi di’, non mi dire nulla. Io per accontentà ‘sto marrone, io ho fatto questa cosa”. “Sono passato che alla fine ci stava questo piccolo scoglietto qui diceva Schettino -. Mò alla fine, mò stiamo in black out che abbiamo dato una botta con la poppa”. la nave si era allagata” ha detto il capo dell’unità di crisi Roberto Ferrarini. Schettino aveva addossato la scelta dell’inchino all’ex comandante Palombo: “Io sono passato sotto l’isola del Giglio, qua! C’è stato il comandante Palombo ...m’ha detto: passa sotto, passa sotto. Sono passato sotto, qua, ho preso con la pop- VARIANTE DI VALICO: LA PROCURA INDAGA SUL TUNNEL CHE FRANA MARTEDÌ 15 APRILE 2014 Agrigento APERTO UN NUOVO FASCICOLO SULL’AUTOSTRADA CHE COLLEGHERÀ BOLOGNA E FIRENZE. COME DENUNCIATO DAL “FATTO”, LA GALLERIA “SPARVO” PERDE PEZZI ulla Variante di valico si indaga ancora. La Procura della Repubblica di Bologna ha infatti aperto un’inchiesta e sta effettuando i primi accertamenti su un nuovo fronte della grande opera appenninica, che affiancherà l’Autostrada del Sole nei collegamenti tra Bologna e Firenze. Ieri mattina, il pm Rossella Poggioli ha effettuato un breve giro all’interno della galleria Sparvo. Con lei c’erano funzionari della Asl di San Lazzaro di Savena. La notizia dei problemi alla struttura era stata data dal Fatto Quotidiano, lo scorso 22 marzo. Il tunnel Sparvo, lungo quasi due chilometri per ognuna delle due canne, è uno dei tan- S ti scavati per la nuova autostrada. Ma da diverso tempo, per decine di metri, ha cominciato ad avere dei problemi, causati da una frana che fa pressione sulle sue pareti. Il tunnel, il cui scavo è stato progettato dalla ditta Rocksoil (quella dell’ex ministro Pietro SALGONO I COSTI Sarà necessario costruire un apposito rivestimento metallico lungo le pareti messe a rischio dalla pressione degli smottamenti Lunardi) è stato “bucato” ormai per intero, ma i lavori di rifinitura dell’opera (mancano ancora i bypass tra una canna e l’altra) sono stati sospesi momentaneamente per evitare possibili rischi per gli operai. L’appalto per lo scavo della galleria Sparvo è affidato a un raggruppamento di diverse imprese: la Toto Costruzioni, la Vianini del gruppo Caltagirone e la Profacta. I costruttori hanno sempre sostenuto di aver fatto presente alla società concessionaria dell’opera, Autostrade per l’Italia (della famiglia Benetton), che il tracciato progettato per la galleria presentava delle criticità: il rischio infatti, scavando delle gallerie così poco profonde, era quello di risvegliare le frane andando a scavare proprio nella loro pancia. Così ora, nel caso della Sparvo, per sistemare i danni alla galleria sarà necessario costruire un nuovo rivestimento metallico lungo la parte della galleria messa a rischio. E questo potrebbe costare ad Autostrade, e indirettamente, ai cittadini che pagano i pedaggi, svariati milioni di euro. IL LAVORO DELLA PROCURA (per ora da quanto trapela è solo un fascicolo conoscitivo), si va ad affiancare al caso, anche giudiziario, della frana di Ripoli. Il borgo montano è infatti posto sopra un’altra delle gallerie della Variante, la Val di Sambro e una frana, risve- GIÙ IL PALAZZO DI CAMILLERI La Soprintendenza di Agrigento gli aveva negato il piano di recupero, e Salvatore Burgio, proprietario dello storico Palazzo Montagna a Porto Empedocle, l’ha abbattuto per il timore di crolli sulla strada. Il palazzo ispirò Andrea Camilleri per “Un filo di fumo” AgrigentoOggi.it gliata dagli scavi, lo sta facendo scivolare lentamente verso valle. Per questo caso, dopo una lunga inchiesta giudiziaria per frana e disastro colposo sempre rimasta iscritta a carico di ignoti, il sostituto procuratore Morena Plazzi aveva chiesto l'archiviazione. E ora si attende la decisione del Gip. Nonostante ciò, una consulenza tecnica aveva certificato che quella frana era stata risvegliata dagli scavi. Il paese aveva iniziato a muoversi da pochi millimetri a decine di centimetri l’anno. La frana di Ripoli inoltre, da tempo ha messo in movimento anche i piloni del viadotto della vecchia (ma sempre trafficata) Autosole a monte di Ripoli, scivolata verso valle di quasi 15 centimetri in due anni e mezzo. Avviso a pagamento. CON IL MANUALE DELLE PULIZIE, IL LAVORO SPORCO LO FA ALTROCONSUMO. Arriva il manuale che ti svela i trucchi per una vita senza macchia. La polvere ti perseguita e le macchie sulle camicie si accumulano senza speranza? Ci pensa Altroconsumo, che ha raccolto in una guida pratica tutti i consigli e i trucchi più utili per la pulizia della casa e non solo. Nelle sue più di 180 pagine, oltre alle soluzioni più efficaci per la pulizia degli ambienti domestici, trovi anche i trucchi per smacchiare i vestiti, curare gli ambienti esterni e mantenere pulita la tua auto. In più tanti suggerimenti utili per la convivenza con gli animali e la lotta a quelli indesiderati. 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Un’occasione da non perdere per vivere un’esperienza unica e scoprire come non farsi più ingannare. 12 ALTRI MONDI MARTEDÌ 15 APRILE 2014 Pianeta terra il Fatto Quotidiano LIBIA I FRATELLI GHEDDAFI ALLA SBARRA È ripreso ed è stato subito rinviato al 27 il processo più atteso dai libici: quello contro una trentina di figure di spicco dell’ex regime di Gheddafi tra cui i due figli del raìs, Saif Al Islam e Saadi, di recente estradato in Libia e aggiunto alla lista degli imputati. Ansa USA SPARA IN NOME DI HITLER: TRE MORTI IN KANSAS Frazier Glenn Miller, neonazi 73enne, ex leader del Ku Klux Klan, antisemita e ammiratore di Adolf Hitler, ha ucciso 3 persone sparando in due centri ebraici nel Kansas. Dopo le preoccupazioni espresse da Obama e Netanyahu l’uomo verrà indagato per crimini d’odio. LaPresse Sexminster, i deputati porcelli di Londra MOLESTIE E ALCOL IN PARLAMENTO, FESTINI GAY CON SOLDI PUBBLICI: PARLAMENTARI CONSERVATORI SOTTO ACCUSA. A POCO PIÙ DI UN MESE DALLE EUROPEE, IL PARTITO DI CAMERON È IN PICCHIATA NEI SONDAGGI Bradley Manning, 25 anni, ha passato documenti segreti ad Assange Ansa SOLDATO MANNING spetto – con i soldi dei generosi cittadini contribuenti. Come se non bastasse, la settimana scorsa è stato assolto Nigel Evans, deputato gay, anche lui tory, dimessosi l’anno scorso da vicepresidente del Parlamento dopo un’accusa di abusi e stupro da parte di sette giovani uomini, stagisti e ricercatori di Westminster. In un’intervista alla Bbc Evans si è scagliato ieri contro il clima da caccia alle streghe sulle pratiche sessuali dei parlamentari e ha detto di non credere che il Parlamento di Westminster si sia trasformato in Sexminster. Ha confessato di aver pensato al suicidio durante gli 11 mesi del processo e ha chiesto l’apertura di una indagine sul modo in cui la procura inglese persegue i casi di abusi sessuali. Infine ha chiesto la restituzione delle spese legali sostenute, circa 130 mila sterline. di Caterina Soffici Londra giornali lo hanno chiamato Sexminster, ovvero sexgate a Westminster. La settimana scorsa Channel 4 ha mandato in onda un documentario nel quale una settantina di dipendenti della Camera dei Comuni (assistenti, commessi, portaborse) raccontano di essere stati molestati dai parlamentari, che dopo una certa ora si danno alla bella vita dentro i corridoi e nelle altere stanze del Parlamento più vecchio del mondo, dedicandosi a sesso e alcool... I riflettori sono puntati sul partito del premier David Cameron, perché i parlamentari beccati con le mani in zona mutande sono tutti tory e a un mese dalle elezioni europee, i sondaggi danno il partito in picchiata: 29%, contro il 35 % del Labour e un 20 % degli euroscettici e indipendentisti dell’Ukip. I MA INTANTO IERI un altro Westminster e, in alto, Cameron a Manchester LaPresse IN VERITÀ, IERI MATTINA il Daily Mail citava un altro son- daggio dove l’Ukip sarebbe addirittura al secondo posto, ma Cameron pare non preoccuparsene troppo, visto che è partito con la famiglia per una settimana di vacanza pasquale alle Canarie. Ogni giorno è una grana nuova per Cameron: dopo le dimissioni di Maria Miller da ministro della Cultura per il rimborso delle spese del mutuo, l’Independent ha rivelato la ragione delle dimissioni in gran segreto, avvenute qualche settimana fa, di tal Iain Corby, alto funzionario dei tory. Durante la Convention del partito a Manchester nel 2011, Corby avrebbe gozzovigliato a spese del partito nella penthouse dell’albergo a 4 stelle organizzan- do festini e orge, a base di alcol e scambi omosex ed etero. Un gran bordello, insomma, con dettagli piccanti, rivelati da sms spiattellati sui giornali. “Mi sto godendo la penthouse” scrive il tapino. E nessuno si scandalizzerebbe se non fosse che l’albergo era pagato con i fondi del partito conservatore, quindi – questo il grande so- conservatore è finito nel ciclone: il deputato Oliver Heald, che era il diretto superiore di Corby, è stato accusato di non averlo punito adeguatamente per i festini nell’hotel di lusso a Manchester. E quindi torna di nuovo l’ossessione britannica per la trasparenza e il sospetto che i parlamentari si coprano a vicenda. Cosa ben più grave, a queste latitudini, dei privati affari di letto. Twitter: @caterinasoffici 35 anni per chiudere la bocca alla gola profonda di Wikileaks di Angela Vitaliano New York ondanna a 35 anni confermata per Chelsea Manning: lo ha deciso il generale Jeffery Buchanan, comandante della giuC risdizione in cui si era tenuto il processo. Manning, conosciuto prima del cambio di sesso col nome di Bradley, era stata condannata per 6 violazioni dell’Espionage Act e 14 altri capi d’accusa per la diffusione di oltre 700mila documenti riservati dell’esercito che il soldato aveva passato al fondatore di WikiLeaks, Julian Assange. La decisione, doccia gelata sulle speranze di quanto speravano in una riduzione della condanna, apre la strada a un ricorso automatico alla Corte d’appello penale dell’esercito. Sebbene l’accusa più grave nei confronti del 25enne, quella di collaborazione con il nemico, fosse caduta, la decisione di Buchanan sembra voler sottolineare la severità riservata a chi tradisce un giuramento e mette a repentaglio la sicurezza nazionale. Non dello stesso parere le associazioni a difesa dei diritti civili: “Quando un soldato che ha condiviso delle informazioni con la stampa e il pubblico, viene punito in maniera più severa di coloro che hanno torturato prigionieri e ucciso civili, allora qualcosa è davvero sbagliato con il nostro sistema giudiziario”, ha detto Ben Winzer, direttore dell’American Civil Liberties Union’s Speech, Privacy and Technology Project. L’accusa aveva offerto al giovane una riduzione di pena in cambio della testimonianza contro WikiLeaks che è al centro di un’indagine in Virginia ma, secondo i suoi avvocati, l’offerta era per un periodo più lungo dei 35 anni poi stabiliti dal giudice e quindi era stata rifiutata. Chelsea Manning ha rassicurato i suoi avvocati: “so che avete fatto tutto il possibile e supererò tutto ciò”. Grazie a piccole riduzioni di pena e rispettando una buona condotta, Manning, potrebbe tornare libera all’inizio del 2020, con congedo per “disonore” dall’esercito. Gli italians che si candidano con il Labour L’intervista/1 L’intervista/2 Ivana lavora alla Sanità Andrea, professore di Diritto Naturale far politica qui Primarie e regole chiare di Alessio Schiesari er candidarsi basta fare un colloquio, come se uno cerP casse lavoro”. Andrea Biondi, fio- gente sarebbe felice di uscire dall'Europa? Londra non esistono italiani e A inglesi, solo londinesi”. Ivana Bartoletti ha cominciato a fare po- È un argomento usato da chi cerca di presentare le elezioni come un referendum: l'Ukip per gli euroscettici, i Liberaldemocratici tra i litica in Italia. Dopo esser stata repro-euro. Non è così, anche se Casponsabile diritti civili nei Ds di meron ha promesso un referenFassino ha deciso di emigrare. “Col passaggio al Partito democratico Ivana Bartoletti LaPresse dum nel 2017, dentro o fuori. È vero che alla gente quest'Europa non non c'erano possibilità. E la Gran Bretagna mi è sempre piaciuta”. piace, ma facendo campagna ci si rende conto che le priorità sono altre: gli elettori parlano di Pensavi ti saresti messa a fare politica? Sono venuta qui perché m’affascinava Londra. lavoro, welfare, sicurezza, non di Europa. I briDirigo un ufficio del Servizio sanitario nazio- tannici sono un popolo estremamente razionanale, ma mi son messa a far politica quasi subito, le: se saranno chiamati a scegliere, capiranno i anche se a livello locale. Sono stata scelta per un rischi di un'uscita dalla Ue. programma della Fabian society, associazione Per settembre è previsto un altro referendum: per le donne che vogliono entrare in politica. quello sull'indipendenza della Scozia. Crede sia E la candidatura? ipotizzabile un percorso simile per il Veneto? Ho fatto lo stesso percorso di Andrea (Biondi, ndr). Poi abbiamo fatto le primarie interne per decidere il posto in lista. Sono 5a, probabilmente sarò la prima degli esclusi. Ma non è detto. Sono sempre contraria ai referendum. Nazionalismi e separatismi sono in ascesa ovunque è la colpa è anche delle politiche di austerità volute dall'Europa. Per gli estremismi è il terreno più fertile. C'è tanto euroscetticismo nel Regno Unito. La rentino è in Inghilterra da vent'anni, non si sente né italiano né britannico, “solo europeo”. l'essere professore di diritto europeo mi abbia dato un vantaggio. Esperienze precedenti ne avevi? Con i labour avevo fatto politica nel mio quartiere: raccolte firme, petizioni contro la chiusura della stazione dei pompieri, cose così. Sono stato Come sei arrivato in Inghilterra? anche candidato con il Pd per la cirSono stato uno di quelli che oggi coscrizione estero l'anno scorso, ma Andrea Biondi vengono definiti “cervelli in fuga”. la politica in Inghilterra si fa in un Ho trovato un lavoretto come insegnante di diritto italiano. Da lì ho fatto car- altro modo. Qui si parla con la gente e gli elettori riera (oggi è docente di diritto europeo al King's si vanno a cercare porta a porta. College di Londra, ndr). Se uno vuole un aumento Eppure il dibattito è dominato dall'euroscetticiva a parlare col preside, se cerca un avanzamen- smo e la paura degli immigrati. to di carriera manda un curriculum. Sono temi che l'Ukip è riuscito a imporre: loro con le paure della gente ci vanno a nozze. E tutti, Anche per essere candidati alle Europee? Sì. Anzi, è il partito laburista a chiedere a tutti i purtroppo anche i laburisti, gli sono andati diesuoi iscritti se vogliono candidarsi alle elezioni. tro. Ho mandato un curriculum e mi hanno chia- In molti paraganono il leader Ukip, Farage, alla mato per un colloquio. Mi hanno chiesto di fare Lega prima maniera. Altri a Grillo. un discorso come se mi trovassi al Parlamento e Non hanno capito: Farage non è né leghista né alcune domande di cultura generale. La sera grillino. È figlio di banchieri, è espressione delstessa mi hanno chiamato: “Sei in lista”, mi han- l'establishment. Però usa toni dirompenti. no detto. Io pensavo scherzassero. Credo che A. S. il Fatto Quotidiano ALTRI MONDI CILE VENTI GIORNI PER DOMARE L’INCENDIO Ci vorranno forse 20 giorni per domare l’incendio scoppiato sabato scorso sulle colline di Valparaiso, terza città del Cile, che ha finora ucciso 12 persone, distrutto circa 2 mila case e contro il quale la presidente Michelle Bachelet ha annunciato un’“operazione aerea su grande scala”. Ansa PAKISTAN IL CANNIBALE RECIDIVO Arrestato in un villaggio del Punjab un uomo che ha confessato d’aver mangiato, insieme al fratello (ora latitante), il cadavere di un neonato. Arif Ali, 35 anni, fu protagonista nel 2011 di una vicenda simile. Avrebbe confessato di essersi cibato in questi anni di oltre cento cadaveri. Ansa ANCHE LO ZAMPINO DELLA CIA NELLA LOTTA DI KIEV PER L’UNITÀ MARTEDÌ 15 APRILE 2014 13 “Uccisa perché voleva scappare” IL GOVERNO UCRAINO PRONTO A USARE SOLDATI E MILIZIE CONTRO I RIBELLI FILO-RUSSI DELL’EST. IL CAPO DEGLI 007 USA IN VISITA NELLA CAPITALE di Roberta Zunini È ufficiale: il presidente a interim dell’Ucraina, Alexander Turchinov, ha firmato un decreto per dare il via, con effetto immediato, a una missione speciale antiterrorismo nell’est del Paese dove gli insorti filo-russi continuano ad assaltare i palazzi pubblici, le sedi locali dei servizi segreti e una caserma di polizia, a Horlivka. È altrettanto ufficiale che il direttore della Cia, John Brennan, è stato a Kiev durante il fine settimana. Lo ha confermato il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, che ha spiegato che gli Usa “al momento non forniranno armi letali” alle forze del governo ucraino.. A questo punto, se il classico 2 più 2 fa ancora 4, stiamo assistendo a un face to face sempre più ravvicinato e dichiarato tra Stati Uniti – sostenitori del nuovo assetto politico di Kiev – e la Russia di Putin. COLUI CHE AVEVA ritenuto il cortile di casa ucraino automaticamente inserito nell’unione doganale con Kazakhstan e Armenia. Ma il tassello più prezioso, l’Ucraina per l’appunto, gli è stato soffiato dall’Occidente a causa della stupidità politica e dall’avidità senza freni del corrotto deposto presidente Yanukovich e del suo entourage. Quella cricca della valle del IL PM E LE “BUGIE” DI PISTORIUS Il pm del processo sulla morte di Reeva Steenkamp ha accusato Oscar Pistorius – scoppiato in lacrime – di aver “manipolato le prove” e di aver dato “una versione falsa” degli eventi Ansa Infografica Diana Panio SUPER-SANZIONI Mosca ripete di volere aiutare gli insorti e attende l’incidente per intervenire Washington e Bruxelles inaspriscono le sanzioni Donbass, dove ora il 50% della popolazione parla russo, per prossimità territoriale e culturale e pretende di separarsi, grazie anche al precedente della Crimea. Fu proprio l’ex presidente, scappato il 23 febbraio scorso nella città russa di Rostov, a soffiare sul fuoco del referendum, non appena visto il risultato della consultazione indetta unilateralmente nella penisola tornata alla Russia, il 16 marzo. Referendum che Turchinov si è detto disposto ad approvare ma non solo nell’est, bensì in tutta l’Ucraina, chiedendo ai suoi abitanti se siano disposti ad accettare un paese federato. Forse, al netto degli scontri di questi giorni che hanno fatto almeno 4 feriti da arma da fuoco tra gli agenti di polizia e altrettanti tra i manifestanti, questa sarà la soluzione. La federazione. Il problema è che, a differenza della Crimea, nell’est non vi è continuità etnico-territoriale. Gli ucraini pro Kiev e gli ucraini pro Mosca vivono nelle stesse città, stessi villaggi, mischiati. Solo in alcuni posti vanno oltre il 50% dell’intera popolazione. Il Donbass è inoltre l’unica realtà industriale, seppur faciscente e improduttiva, a causa della colpevole mancanza di investimenti da parte di tutti i governi dall’indipendenza a questa parte (1991). Difficile dunque ri- nunciarci, a meno di non essere costretti da una seria minaccia di invasione russa “per ingerenza umanitaria”. E del resto il precedente del Kosovo, datato 1999, ha aperto la strada a questo genere di missioni. Che, il ridimensionato esercito e l’inesistente flotta aerea, non saranno in grado di contrastare. Perché, inutile dirlo, l’esercito e soprattutto il Gru, l’intelligence militare russa, che sta già operando nell’est – come ha sottolineato anche Berlino – sono tra i più preparati al mondo. Mentre gli Usa stanno per varare la terza fase delle sanzioni, mandando nel frattempo la Cia sul campo, l’Europa, come al solito, resta schiacciata tra voglia di mantenere in vita gli affari con la Russia e tentativo di provare a contare qualcosa sullo scacchiere internazionale. Per questo le sanzioni economiche sono state applicate ad altri personaggi del clan di Putin. Il cui patrimonio personale ammonterebbe a 28 miliardi di dollari. Allo “zar” appartiene anche il 4,5% del colosso energetico Gazprom che fornisce il gas, oggi a prezzo raddoppiato, alla ribelle Ucraina e all’Europa. Un leggero conflitto d’interessi. IL NUOVO VOLTO DE L’AVANA Cuba-Usa e lo “scambio di prigionieri” 1 CONTRO 5 di Sandra Amurri Una manifestazione per la liberazione dei 5 cubani accusati di spionaggio in America e incarcerati nel ‘98. Tre di loro sono ancora in prigione. Alan Gross, dipendente della ong Usaid Ansa/LaPresse e Stefano Citati ogelio Sierra, vice ministro degli Esteri di Cuba, R è appena stato in viaggio d’af- fari in Italia e parla al Fatto della situazione sull’isola, alla luce dello scandalo Zunzuneo che ha ri-raffreddato le relazioni con gli Usa. “Quello denunciato dall'agenzia di stampa Usa Ap dimostra i reiterati intenti di destabilizzazione da parte americana; non hanno rinunciato al proposito di provocare il caos, la sovversione politica, oltretutto con investimenti milionari. Dovrebbero astenersi da queste azioni illegali, cubiertas (segrete) e rispettare la legge e il diritto internazionale come sancito anche dall'Onu. Quale è stata la reazione dell'opinione pubblica? Ha subito la manovra come un violazione elementare delle regole; si è sentita ingannata e usata, inconsapevolmente, su funerale di Mandela a novembre? Quella stretta di mano è stata accolta come una normale cortesia tra capi di Stato: un fatto di pura educazione, nulla più. temi quotidiani, usati per creare fiducia e per propalare incitamenti alla sollevazione. A questo punto è ipotizzabile uno scambio tra il prigioniero americano Alan Gross e gli ormai 3 prigionieri politici cubani ancora in carcere negli Usa, che tante campagne di mobilitazione hanno suscitato? Già prima dello scoppio dello scandalo Zunzuneo avevamo reiterato al governo Usa la volontà di cercare insieme una soluzione accettabile sul caso Gross. Noi abbiamo una preoccupazione anche umanitaria sulle sorti dei 3 cubani ancora ingiustamente incarcerati. Vi aspettavate questo cambio di situazione dopo la stretta di mano Obama-Raul Castro al Quali sono i rapporti con il Venezuela a un anno dalla morte di Chavéz? Maduro è alle prese con una strenua opposizione. I rapporti sono eccellenti: si trattava di una fratellanza non solo tra Chavéz e Fìdel, ma proprio tra due popoli. L'addio fisico del leader bolivariano non ha danneggiato le relazioni e lo solidarietà. Come sta Fìdel Castro; ci sono continue voci nel mondo sulle sue condizioni. Resta il leader storico della revolucion, ed è sempre impe- gnato ad arricchire l'opera rivoluzionaria; sta scrivendo un libro: non sappiamo se più di ricordi personali o un nuovo volume delle sue riflessioni (Sierra e l'ambasciatrice Milagros Carina Soto Aguero accarezzano con affettuoso rispetto alcuni dei ponderosi volumi che raccolgono il pensiero del Lìder Maximo, ndr) Quale può essere il ruolo del papa argentino nelle relazioni internazionali di Cuba? Per quel che riguarda gli Usa, i nostri due paesi hanno i loro canali diplomatici su temi bilaterali. Ma certo qualsiasi sforzo per l'avvicinamento tra l'Avana e Washington è apprezzato da noi. A che punto sono e come stanno le riforme economiche e la serie di aperture sociali? Sono cambiamenti che hanno a che fare anche con il ricambio generazionale del regime (lei ha 49 anni). È una trasformazione, la necessità di correggere degli errori e migliorare il funzionamento della vita economica. Tra gli errori possiamo elencare episodi di cattiva organizzazione, alcuni meccanismi inceppati che hanno intorpidito alcuni ambienti; e non dimentichiamo i fattori esterni della crisi economica globale. Ma il bloqueo (le sanzioni americane, attive dal 1962, ndr) sono talmente forti che la crisi non si sente quasi... La continuità nel solco della generazione del ‘59 è un obbligo morale e l'impegno rimane quello dello sviluppo economico e il progresso sociale su basi socialiste. In questo il ruolo delle donne resta fondamentale, tanto è vero che siamo uno dei rari paesi al mondo dove la presenza delle donne in alcune professioni sensibili è superiore a quella degli uomini. 14 MARTEDÌ 15 APRILE 2014 STUDIO FIGC: LA NOSTRA SERIE A È UNA VORAGINE DA 3 MILIARDI I debiti della Serie A continuano a crescere e sfiorano quota 3 miliardi di euro. È uno dei dati contenuti nel Report Calcio 2014, lo studio presentato ieri mattina da Figc il Fatto Quotidiano ATP MONTECARLO: FOGNINI AL SECONDO TURNO (CON FATICA) FEDERNUOTO USA: MICHAEL PHELPS TORNA IN VASCA A FINE MESE Fognini ha superato il primo turno del torneo Atp Masters di Montecarlo. Il numero 13 del mondo e 10 del seeding, ha faticato più del previsto a battere Joao Sousa, n. 39 del ranking Il pluricampione olimpico di nuoto Michael Phelps tornerà in vasca per la prima volta dal ritiro al meeting di Mesa, in Arizona, dal 24 al 26 aprile. Lo annuncia la Usa Swimming SECONDO TEMPO SPETTACOLI.SPORT.IDEE Ferrari modello Marchionne VIA DOMENICALI, NUMERO UNO DEL TEAM CORSE. ECCO MATTIACCI, PRESIDENTE DELLA DIVISIONE COMMERCIALE NORD AMERICA di Luca Pisapia C ronaca di una dimissione annunciata. Lo aveva già detto venerdì Luca di Montezemolo, partecipando all’inaugurazione del reparto “California” del siedere la Fia. In questi sei anni Domenicali ha vinto poco nulla: un titolo costruttori al primo anno e quattro secondi posti nel campionato piloti – tre di Alonso e uno di Massa – di cui due restando persi sul filo di lana. Ha guidato la Ferrari nel suo periodo più buio, dall’indomani dell’ultimo mondiale piloti vinto con Raikkonen fino all’odierna inguardabile F14T, con quel nome che avrebbe dovuto lanciare nell’orbita la controllante FIAT e quella macchina progettate malissimo che arrancavano nei primi Gran Pre- SCELTA STRANA Il successore di Jean Todt paga il disastro della F14T. Al suo posto un uomo di business che sembra sapere poco di gare e motori Museo Ferrari di Maranello, per celebrare i sessant’anni dello sbarco del cavallino rampante negli Stati Uniti: “Prenderemo le decisioni che dobbiamo prendere”. E infatti, passato il fine settimana, ecco l'annuncio delle dimissioni del direttore della gestione organizzativa delle monoposto Stefano Domenicali. Al suo posto con tutta probabilità arriva Marco Mattiacci, attuale presidente della divisione commerciale del Nord America, quasi che l’annuncio di venerdì nel reparto California ne fosse un indizio, un auspicio. “Ci sono particolari momenti nella vita professionale di ognuno di noi in cui ci vuole il coraggio di prendere decisioni difficili e sofferte. È ora di attuare un cambiamento importante. Da capo, mi assumo la responsabilità della situazione che stiamo vivendo. Si tratta di una scelta presa con la volontà di fare qualcosa per dare una scossa al nostro ambiente e per il bene di questo gruppo, a cui sono molto legato”. Queste le parole di addio di Stefano Domenicali. Se ne va un uomo che in Ferrari ha cominciato a lavorare nel 1991 nel dipartimento amministrativo, scalando poi posizioni su posizioni fino ad assumere il ruolo più rappresentativo nel 2008, dopo l’addio del costruttore di successi Jean Todt, andato a pre- mi stagionali in Australia, Malesia e Bahrein. A Domenicali si possono imputare molte cose, una su tutte quella di avere ingaggiato come responsabile del reparto ingegneri il discusso Pat Fry, che l’anno dopo si è portato a Maranello gran parte della sua vecchia squadra alla Mc Laren, piuttosto che altri nomi disponibili ad approdare in Ferrari, con l’unico inconveniente di volere mano libera e di oscurare con la loro fama quella dei presenti. Per il resto è ovvio che il dimissionario direttore non può assumersi tutte le colpe dei ripetuti fallimenti delle monoposto di questi anni. Basta dire che dopo essersi accorti in anticipo lo scorso anno di avere “sbagliato lo sviluppo della F138” (parole di Fry) e avendo quindi davanti più tempo rispetto ai concorrenti per la progettazione della nuova F14T, non sono riusciti a prendere la via giusta. ROSSO PALLIDO Sopra, il box Ferrari al Gp di Melbourne. A fianco, Strefano Domenicali, in Ferrari dal 1991 Ansa/LaPresse per risollevare la stagione, lo spiega Leo Turrini con un parallelo con l’allontanamento di Aldo Costa: silurato dalla Ferrari nel 2011 e l’altra domenica in Bahrein a festeggiare sul podio con Hamilton e la Mercedes. E che le dimissioni di Domenicali possano essere il preludio a ben altri cambiamenti lo PUGNI E CARESSE di Andrea LA NUOVA macchina, è sotto gli occhi di tutti, è lenta e arranca stancamente in rincorsa sin dalle qualifiche senza alcuna possibilità di recupero in gara, non tanto nei confronti dell’imprendibile Mercedes ma neppure della Force India, per dire. E che cambiare un solo uomo spesso serva a poco, non essendo la F1 una squadra di calcio cui basta cambiare allenatore lascia intuire sempre Turrini, che dopo aver annunciato in anteprima mondiale le dimissioni di Domenicali scrive che Marco Mattiacci, che dovrebbe prendere il suo posto, è uomo stimato più a Torino che non a Maranello. Una frase sibillina che spalanca le porte sulla vera ragione delle dimissioni di Domenicali: a breve potrebbe toccare a Montezemolo. La scelta di Mattiacci, umbro di 42 anni, ex dirigente del dipartimento Asia-Pacifico della Ferrari (dal 2006 al 2010) e da Scanzi L’importante per Paloschi è che sia importante allora presidente della divisione commerciale Nord America, è infatti sorprendente. Il nuovo direttore della gestione organizzativa Ferrari è un uomo di business, di pubbliche relazioni, non certo di campo. Nelle corse americane con auto del brand Ferrari, come Daytona, lasciava che a occuparsi della gestione della gara fossero altri. Abituato a trattative commerciali, inaugurazioni di negozi e di fiere del lusso – non che questo non abbia importanza strategica nello sviluppo di un mar- CARLO ANCELOTTI lo definì “predestinato”, e in effetti all’inizio Alberto Paloschi lo sembrava. Reti a valanga con il Milan Allievi di Evani, gol all’esordio col Milan in Coppa Italia, gol all’esordio in Campionato. Era l’inizio del 2008. Più di sei anni fa e un po’ sembran secoli. Dopo Genoa e Parma, Paloschi è dal 2011 al Chievo. Ha 24 anni. Domenica è stato decisivo, tripletta al Livorno e vittoria preziosa per la sua squadra. L’impresa gli è valsa la puntuale via crucis di interviste. Paloschi aveva molte cose da dire e le ha dette, soprattutto a Stadio Sprint (Rai). Il suo exploit, pregno di contenuti, è stato notato anche da Vincenzo Cito sulla Gazzetta dello Sport. Ascoltiamo Paloschi: “Vittoria importante, ci ha dato tre punti importanti, sabato c’è un’altra partita importante che può dare una scossa importante al nostro campionato”. Stranamente non chio, anzi – non ha nessuna esperienza di corse, paddock, pista. Insomma, quello di Mattiacci, laureato in Economia e Commercio, è il profilo perfetto per essere il nuovo Montezemolo piuttosto che il nuovo Domenicali. E il fatto che il suo ingaggio sia da ascrivere alla FCA (la holding Fiat Chrysler Automobiles), ossia a Sergio Marchionne, lascia aperte tutte una serie di considerazioni su quale possa essere la prossima testa a saltare a Maranello. twitter: @ellepuntopi pago di quanto sin lì ascoltato, il giornalista ha rivolto a Paloschi una seconda domanda. E il bomber non si è certo tirato indietro: “Una vittoria importante, ci ha dato tre punti importanti, ora ci aspetta un’altra partita importante, può darci una scossa importante”. Poi Paloschi è tornato a casa e ha visto gli amici, con cui è andato a cena. È arrivato il cameriere, gli ha chiesto cosa intendeva ordinare. Paloschi si è guardato in giro. Ha respirato profondamente. Poi, con aria sicura, ha risposto: “Credo che sia una scelta importante, quindi voglio una pizza importante, che mi dia calorie importanti e la speranza di una digestione importante”. Poi gli amici lo hanno preso e portato via con amore, garantendogli che non era una cosa grave. E forse neanche troppo importante. SECONDO TEMPO il Fatto Quotidiano MARTEDÌ 15 APRILE 2014 15 OGNI MALEDETTA DOMENICA Cerci e Immobile contro i biscotti TORINO-GENOA SEMBRAVA IL CLASSICO 0-0 DA FINE STAGIONE. EPPURE, PRIMA GILARDINO FA IL SUO ALL’85’ E POI – AGLI SGOCCIOLI E SGOCCIOLISSIMI – I “GEMELLI” GRANATA FANNO SPLENDIDAMENTE IL LORO CON GOL IMPRATICABILI “A TAVOLINO” di Oliviero Beha G ol a raffica per la Domenica delle Palme. Di tutti i tipi, per tutti i gusti, con grande spolvero delle statistiche. A far un poco di memoria, le goleade di primavera hanno dietro di loro tutta una letteratura. C’è una lettura tecnica: troppo spesso sono errori anche macroscopici delle difese e/o del singolo difensore, anche senza arrivare brerianamente al sintagma per cui il risultato ideale, esente da sbagli, sarebbe quello a reti bianche. C’è una lettura da neofiti spesso femminili, per cui più gol si vedono meglio è, a metà tra il gusto del basket e quello del circo (“entrino entrino, più gente c’è più bestie si vedono…”). C’è una lettura meteorologica: terreni asciutti, maggiore corsa “ma anche” maggiore stanchezza dopo le usure di una stagione e quindi coperture più burrose. C’è una lettura tifosa, per cui se la mia squadra ne segna tanti godo come un Maurito e non sto a guardare troppo per il sottile, se ne prende tanti comunque una sconfitta è una sconfitta anche se di misura, quindi… E INFINE c’è una lettura sospet- tosa, quella secondo cui i “biscotti”, i trucchi, le scommesse non finiscono mai e nelle ultime settimane del campionato addirittura impazzano, specie se riferite a squadre che meno hanno da chiedere alla classifica. Questo bignametto spesso dimenticato dagli addetti ai livori, più presi dal gossip e dalla loro verve di imbonitori, mi conduce dritto dritto non a Genova, Napoli, Livorno o Verona (anche se gongolo per la rifioritura del giglio), bensì a Torino. Il giorno in cui qualcuno mi dimostrerà che dietro un match così, trascinato per quasi un’ora e mezza lungo un pareggio senza reti che pareva testimoniare VOX POPULI Le goleade di primavera incorraggiano l’idea che trucchi e scommesse non finiscano mai e che nelle ultime partite addirittura impazzino il meglio e il peggio di Torino-Genoa, due buone squadre, due tecnici valorosi (solo che Gasperini assomiglia molto a Barbacetto…), aggressività “inglese” a intermittenza, dietro un match così – dicevo – ci sono altri affari, ebbene smetterò di occuparmene per professione o per diletto. Perché? Perché mentre c’era già chi aveva sentore olfattivo di accordo nel non FESTA GRANATA L’abbraccio a Ventura dopo lo strepitoso unodue nel recupero targato Immobile-Cerci Ansa darsele, modello Buffon (“meglio due feriti che un morto”, che detto da uno scommettitore incallito…), prima Gilardino fa il suo e poi agli sgoccioli e sgocciolissimi Immobile e Cerci fanno splendidamente il loro con gol impraticabili “a tavolino”, con iniezioni multiple di adrenalina per tutto lo stadio e i telespettatori. È questo che tiene insieme un business di de- naro, fegato e cuore spesso assai più che di cervello, e lo fa sopravvivere a mille nefandezze. Grazie a quei tre gol possiamo crederci ancora, anche solo fino a prova del contrario… Per carità, non sottovaluto l’impatto del siparietto di Marassi, dove regnava un clima da vaudeville, da “corna di nome Wanda” parafrasando il film della Curtis al 39° posto tra i 100 LA LAVAGNA Juve, le mani sullo scudetto I BIANCONERI PASSEGGIANO ANCHE A UDINE. LA ROMA RESTA A MENO OTTO, A DISTANZA DI SICUREZZA di Roberto Beccantini ue a zero: Giovinco di classe, Llorente di rapina. La Juventus D passeggia anche a Udine e riporta le lancette dello scudetto a più otto. I campioni hanno dominato, lasciando agli avversari le briciole (e un palo di Muriel, agli sgoccioli). Migliore in campo, Giovinco (gol, palo, dribbling): l’eterna promessa che Conte ha difeso da tutti i roghi. La capolista ha recuperato brillantezza, al di là dei ritmi, blandi, che cullano il nostro campionato. DAJE. Non si vive di solo Destro. Sette vittorie consecutive: polverizzata l’Atalanta, la Roma non molla il sogno. Infortuni, squalifiche, “soli contro tutti”: ma chi se ne frega. Cinque giornate al termine, 87 punti: un anno fa, la Juventus ne aveva 77, e nel 2012 ancora meno, 74. Siamo di fronte a una marcia-record. Rudi Garcia ha trovato il suo don Rodrigo (Taddei). “Operaio” brasiliano di 34 anni, sembrava finito o comunque sfinito. Un gol al Parma, un altro sabato. Avanti popolo. MIRACOLI. La “sparatoria” tra Maxi Lopez e Icardi, piatto forte di Sampdoria-Inter 0-4, si è piegata ai balzi di Handanovic. Era da tempo che non vedevo un portiere parare in quel modo. Nell’ordine: rigore e rasoterra di Lopez, punizione di Sansone, volée di Soriano. Tutto nel INARRESTABILI primo tempo, sul risultato di uno a zero. Il rosso a Eder ha Cinque giornate poi spaccato la partita, consegnandola alle fregole di Mazal termine, 87 punti: zari. L’Inter non vinceva da un anno fa Conte quattro gare. QUOTA. La stagione scorsa, ne aveva 77, e nel 2012 scesero in serie B Palermo (32 punti), Siena (30, ma senza ancora meno, 74 handicap sarebbero stati 36) e Numeri da far paura Pescara (22). Il panorama odierno contempla: Chievo 30, Bologna 28, Livorno e Sassuolo 25, Catania 20. Paloschi, con una tripletta, ha domato Livorno-Chievo. Classe 1990, scuola Milan, ha rimediato al crepuscolo di Pellissier e al calo di Thereau. ALTRO CHE PATTI. Torino-Genoa è ordalia che la tradizione più recente ha infarcito di armistizi e patteggiamenti. Pure stavolta sembrava la stessa solfa: zero a zero fino all’85’. Poi: Gilardino sotto misura, Immobile di destro (bello), Cerci di sinistro (bellissimo). Toro in rimonta, come a Catania. E Immobile capocannoniere solitario: 19 gol, uno in più di Tevez. MESSI MALE. Fuori dai quarti di Champions per mano dell’Atletico e, sabato, k.o. a Granada. Tempi grami per il Barcellona del Tata Martino e di Leo Messi. Come il Watford in Inghilterra, il Granada appartiene alla famiglia Pozzo, proprietaria dell’Udinese. Troppi problemi, il Barça: in difesa, soprattutto. Puyol non c’è più, Piqué non c’era. E così lo “scudetto” diventa un derby tra Simeone e Ancelotti. Classifica (a meno cinque): Atletico 82, Real 79, Barcellona 78. Domani sera a Valencia, finale di Coppa del Re. Barcellona-Real. Dolcetto o scherzetto? MEMORIA. Venticinque anni fa, la strage di Hillsborough. Morirono novantasei tifosi del Liverpool. Era il 1989, dalla tragedia nacque il modello inglese: stadi sicuri, all’avanguardia. Sabato e domenica, il ricordo. Ogni partita è cominciata con sette minuti di ritardo. Anche ad Anfield. La prima contro la terza. Morale: Liverpool-Manchester City 3-2. In un mare di sciarpe rosse ha risolto Coutinho, ex Inter. Come Destro. Come Balotelli. BISOGNA SAPER PERDERE di Malcom Pagani Nainggolan come Razzi: “Fatevi i cazzi vostri” CON LA STESSA grandezza di Diego Abatantuono nei panni di Cecco, l’orrendo butterato ventiseienne che di mestiere fa il fornaio, molesta le clienti: “Ciappa questo, bionda. Sa chi mi ricorda lei? Donatella Erezione” e nelle ore libere riassesta il cavallo insidiando Milena Vukotic senza dimenticare di insolentire il ragionier Fantozzi: “So’ diabolico nell’amplesso/spupurziunato pè quanto riguarda le dimensioni di sesso” Mauro Icardi cerca con ogni evidenza la rissa. Amare Wanda Nara, ex di Maxi Lopez, tra battute elementari su Twitter, intimità in vetrina e foto di mufloni come lieve metafora animale dell’ex amico diventato cornuto, non gli basta più. Dopo aver esaurito il compito “sportivo”, segnando due gol, distruggendo il rivale che non gli aveva stretto la mano e a cui sul dischetto del rigore si era ristretta la porta e salvando le gambe a Genova nonostante il dialettico corpo a corpo con il pubblico (per sua fortuna gli anni passano e i cattivi estinguono, con Mihaijlovic e Maradona in campo il finale di partita sarebbe stato diverso) Maurito lavora ora sulla provocazione monotematica. Mette in Rete foto dei figli di Wanda e Maxi tenendoli per mano, contabilizza le assenze di Maxi contandogli le ore, fa la morale al padre originario, immortala le dita tatuate sul volante, accenna (di nuovo) alle corna e si pone domande retoriche: “Chissà perché Wandita mi fa guidare così?”. Tutto molto lontano dai litigi tra Lorenzo Buffon e la valletta di Lascia o raddoppia Edy Campagnoli e riproposto senza l’ombra di uno scandalo o di un bel dibattito bigotto, nel box telematico a caratteri bloccati alla cui selvaggia brevità Icardi sembra aderire perfettamente. Non è l’unico, ma in questo caso, la casella postale gioca in difesa e veste l’avatar di Radja Nainggolan, sontuoso centrocampista della Roma e marito con qualche guaio nel campo in cui si gioca per il resto della settimana. A Cagliari, nel giorno di pausa, sta litigando con la moglie sul ciglio di una strada. Un passante osserva e chiama i carabinieri. Il resto sono mattinali di questura, referti di ospedale, accuse di maltrattamenti, forse schiaffi, sicuramente o quasi nessuna denuncia da parte della moglie (che in serata twitta “Solo un diverbio”) del calciatore. In tarda mattinata Nainggolan si ritrova la notizia in pagina e a differenza di Icardi, delude i guardoni e con italiano incerto si fa capire benissimo. “Voglio dire una cosa a tutti”. Tre punti esclamativi. “Dovete fare i cazzi proprio”. “Problemi in famiglia esistono, Ma mani addosso no”. Per ora sipario. Domani diventerà un format. film inglesi del XX secolo. Scemo il ragazzo Maurito quanto è forte potenzialmente il giocatore Icardi a provocare un po’ tutti, penosetto al punto di trasformarsi in Mini-Lopez il tradito che appunto tutto doveva fare nelle sue condizioni meno che tirare un rigore pensato come un cazzotto all’irridente rivale. Un’offa gettata a puntino a un’Inter che dimostra come nel calcio i portieri contino ancora all’incirca come i goleador. NEL FRATTEMPO resta in pista la Roma delle sette vittorie, che pare poter supplire alle assenze come accade alla Juve e meglio di Napoli e Fiorentina (e così abbiamo anche una lettura onnicomprensiva delle ragioni dell’attuale classifica). C’è effettivamente in ballo un “caso Destro”: 4 giornate di squalifica per la prova televisiva. La Roma lamenta l’uso improprio di una norma perché l’arbitro aveva già fischiato e deciso e quindi “ha visto”. Gli archivi ci dicono che tale decisione “postuma” o meglio “post-televisiva” non è neppure un inedito. Il presidente federale, con sprezzo del ridicolo, dice che “l’indipendenza degli organi di giustizia sportiva è sempre garantita” anche se tutti gli scandali che hanno avvelenato (avvelenano?) la storia del pallone testimonierebbero il contrario. Io ricordo come di solito si arrangiano le norme secondo convenienza. Penso, giacché si parla di Roma, al caso Nakata e al cambiamento di regolamento in corsa nello scudetto di Capello. Credo anche però che la Roma abbia ragione a protestare nel caso in questione: qui non si è cambiata urbi et orbi la norma come nel caso (discutibilissimo) Nakata e altri, assumendosene quindi comunque una responsabilità “legislativa”. Se ne è invece applicata la parte esistente che “l’organo indipendente” ha stabilito di far trionfare in spregio della regola complessiva. E con questo “organo indipendente” senza troppo faticare siamo tornati a Icardi, il marito, e una duchessa di nome Wanda. www.olivierobeha.it 16 SECONDO TEMPO MARTEDÌ 15 APRILE 2014 il Fatto Quotidiano E IN ITALIA? A gennaio Google ha lanciato il portale Made in Italy d’accordo con il ministero dell’Agricoltura per promuovere i prodotti agroalimentari. Il mese successivo viene presentato un progetto on line per lo sviluppo turistico Ansa STORIE DI LOBBY Così Google guida gli Usa IL COLOSSO AMERICANO FINANZIA RICERCHE E FONDAZIONI, INFLUENZA DEPUTATI E INDIRIZZA LE SCELTE DEI PARTITI di Chiara Daina er avere un’idea di come una lobby influenza il potere politico in P base ai suoi interessi, è utile prendere il caso di Google. Oggi le pressioni messe in campo dal colosso di Mountain View negli Stati Uniti sono alla stregua di quelle delle grandi aziende di gas e di petrolio, valgono di più di quelle di Big Pharma e delle industrie delle armi. Fino a dieci anni fa poteva sembrare una chimera: nel 2004 Google era al 213esimo posto nella classifica delle spese lobbistiche e aveva una certa puzza sotto il naso, quella di chi non vuole confondersi con la massa. Poi il cambio di strategia che spiazza: nel 2012 diventa il secondo lobbista dopo la General Electric, con un investimento di oltre 18 milioni dollari, scendendo in quinta posizione (con una spesa di quasi 16 milioni dollari) l’anno successivo ma pur sempre vantando un’incredibile forza magnetica che attira, senza fare differenze, sia il partito dei repubblicani sia quello dei democratici. Il suo piano d’attacco però è su vasta scala e coinvolge anche grandi aziende commerciali, università e think tank. In tutto, secondo il Washington Post, gli enti finanziati da Google sono 140. Ecco qualche esempio. NEL MAGGIO 2012 al centro di studi giuridici ed economici dell’Università George Mason in Virginia viene organizzato un forum sulla competizione dei motori di ricerca in Rete con lo zampino, nascosto ma molto efficace, di Google, che fornisce al direttore del centro la lista degli ospiti e relatori da invitare. Tra questi ci sono alcuni membri del Congresso, altri della Federal Trade commissione (FTC) e del dipartimento di Giustizia. Nulla succede per caso. In quel momento la FTC (l’Antitrust americana) sta indagando sul presunto predominio del suo motore di ricerca. Il giorno dopo la conferenza il miracolo, si fa per dire: gli esperti legali e informatici dissuadono il governo dal prendere misure contro l’azienda. Google si trasforma in una piovra e i suoi tentacoli per allungarsi hanno bisogno di più spazio. Così a partire da quest’anno le sue presenze stanziate a Capital Hill raddoppieran- Facebook vuole una banca no e l’ufficio sarà grande LA TECNICA quasi come la Casa Bianca. Niente paura: Google conForum finanziati tinua a ricordarci che sta difendendo i nostri dati perdi nascosto (con membri sonali dal governo di Wadel Congresso) hanno shington dopo il Datagate. Intanto però offre cloud dissuaso l’Antitrust storage e altri servizi al Pentagono, agenzie di intellidall’indagare gence e dipartimenti vari. sul motore di ricerca Una vera lobby non trascura mai le organizzazioni di beneficenza: Google arruola una serie di ambasciatori all’interno una petizione online e visto il successo del Cato Institute, New America il Congresso accantona la proposta. A Foundation e Competitive Enterprise distanza di un anno, nel 2012, Google Institute. L’alleanza più fortunata è inizierà a fare donazioni alla Fondacon l’Heritage Foundation, un labora- zione Heritage. Altrettanto farà con torio di pensiero di linea conservatrice, l’Università George Mason (350 mila dove Google tiene una sessione di una dollari all’anno). E così via. settimana riservata ai blogger repubblicani. Gli sforzi sono valsi anche que- IL GIGANTE informatico ha rivolusta volta: il ricercatore della Fondazio- zionato il destino degli Stati Uniti, ne James Guttuso critica l’Antitrust che possa farlo anche in Italia? Gli inper aver aperto un’indagine a carico di dizi non mancano, ma nessuno ha la Google. Di più, il gruppo Heritage si sfera di cristallo. Lo scorso gennaio unirà alle contestazioni contro la legge Google ha lanciato il portale Made in anti pirateria. L’azienda lancia anche Italy d’accordo con il ministero del- ABBIAMO una banca. O almeno la vogliamo, con tanto di moneta virtuale e rimesse di denaro che strizzano l’occhio ai paesi emergenti. Sarebbero questi i piani, a distanza di due anni dello sbarco a Wall Street, della società di Mark Zuckerberg. Secondo il Financial Times, fra poche settimane la società dovrebbe ottenere dall’autorità irlandese – paese in cui ha il proprio quartier generale europeo – l’approvazione per un servizio che consentirà agli utenti del Vecchio Continente di salvare denaro sulla piattaforma e usarlo per fare paga- Primati visivi: 1500 dollari per gli occhiali del futuro di Andrea Valdambrini è sempre una prima volta, anche per i Google Glass. Quella che è attesa come la più C’ grande novità tecnologica dell’anno si affaccia sul mercato a partire dalle 6 del mattino di oggi, ora della California (le 15 in Italia). Con qualche restrizione però: gli occhiali smart sono destinati ai soli residenti americani, solo ai maggiorenni e soprattutto si possono comprare solo per un giorno. Il prezzo poi non sembra troppo invitante: 1500 dollari tasse escluse. Un evento straordinario, quindi, che oltre a mantenere alta l’attenzione sul fenomeno Glass, anticipa la disponibilità per gli sviluppatori e addetti ai lavori non americani – che potrebbe avvenire entro l’estate – ma soprattutto preannuncia l’uscita sul mercato, che dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno ad un prezzo decisamente più basso di quello odierno (si parla di 500 o 600 dollari). Il gigante di Mountain OSSESSIONI L’uomo più connesso del mondo opo aver speso gli ultimi 4 anni della sua D vita a collegare dispositivi tecnologici da indossare a quelli della propria abitazione, facendo in modo che tutti i dati confluissero in una singola piattaforma on line, il 45enne statunitense Chris Dancy ha guadagnato di diritto il titolo di “uomo più connesso del mondo”: “La mia casa mi conosce – afferma Dancy –. Se sono stressato e non dormo bene, quando mi sveglio la luce è di un certo colore, la temperatura di un certo tipo, e suona un certo tipo di musica”. Tra app e dispositivi, Dancy sfrutta oltre 700 sensori che registrano in tempo reale qualunque dato della sua vita e dell’ambiente che lo circonda. E grazie alla tecnologia che lo consiglia anche su cosa mangiare, ha perso ben 45 kg! p.r. menti ma anche per scambi di denaro fra gli stessi iscritti, tipo Money Transfer. L’obiettivo è quello di intercettare i trasferimenti di denaro verso i paesi dell’Est e dell’Africa. GLASS Gli occhiali di Usa, in vendita oggi negli Usa per 1.500 dollari LaPresse View non ha invece ancora reso noto se e quando esisteranno versioni di Glass in altre lingue. ANCHE SE non possiamo ancora acquistarlo, è vero che dei nuovi occhialetti che “aumentano la realtà” sappiamo già molto. Presentati dal co-fondatore di Google Segey Brin, che più di un anno fa si faceva fotografare a testarli nella metro di New York, gli occhiali sono dotati di un apparecchio montato sulla lente destra che una volta attivato proietta informazioni di fronte ai nostri occhi. Attivandosi tramite comando vocale, e sfruttando una connessione internet wireless, gli occhiali permetteranno, ad esempio, di sempre sapere dove mi trovo o quanti gradi fanno, di scattare una foto, girare un video o ascoltare musica. E ancora controllare la posta elettronica o condividere un status sui social network. Molte le applicazioni possibili nel campo della ricerca medica. In Inghilterra l’ospedale di Newcastle ha avviato un progetto per utilizzare il dispo- l’Agricoltura per promuovere i nostri prodotti agroalimentari. Il mese successivo viene presentato un progetto online per lo sviluppo turistico voluto dall’ex ministro della Cultura Bray. La disponibilità di Google non è senza secondi fini. Allora c’era in ballo la web tax, che Renzi si è affrettato a cancellare, ma poi è rispuntata nella legge di delega fiscale e obbliga le aziende online, da Amazon a Google, a pagare una quota al fisco italiano per la vendita di pubblicità. Questo in teoria, nella pratica potrebbe decidere Google. sitivo come supporto ai malati di Parkinson. In Italia l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, nel milanese, ne sperimenterà l’uso per la formazione dei medici in sala operatoria. Non mancano però le controversie. Già negli Usa alcuni Stati chiedono di bandire per ragioni di sicurezza l’uso di Glass quando si è alla guida, mentre alcuni membri del Congresso sembrano preoccupati soprattutto dalle applicazioni che permettono il riconoscimento facciale, o anche semplicemente dall’utilizzo di foto e video che possono riprendere chiunque senza il suo consenso. Da noi, il Codacons ha chiesto preventivamente di bloccare la commercializzazione, temendo danni per la salute dopo che alcuni collaudatori americani hanno denunciato emicranie e malessere da uso prolungato. Google risponde affidandosi al buon senso di chi degli smart-occhiali farà uso. Basterà? TWITTER DIXIT Maxi, Icardi e le corna Non c’è fine al peggio n passato (sfortunato) in comune al U Barça e la stagione da compagni alla Samp facevano presumere che Mauro Icardi e Maxi Lopez potessero diventare grandi amici. Ed è stato così fino a un certo punto, poi gli amici sono diventati nemici per il solito motivo: una donna. Icardi, entrato di soppiatto nella vita di Lopez, ne è uscito sottraendogli la moglie Wanda Nara e i figli, ora con lui a Milano a condividere l’esperienza nerazzurra. Sampdoria-Inter di domenica è stata così una sfida nella sfida, e a (stra)vincere è stato Icardi: 0-4 Inter, due gol di Maurito e un rigore sbagliato da Lopez. Ma Icardi, infastidito dalla stretta di mano di rito che Maxi non gli ha concesso nel prepartita, ha esagerato postando una foto su Twitter in cui, su consiglio di Wanda, fa il gesto delle corna mentre guida. Maxi, un vero signore, non reagisce, e la rete si schiera con lui: tra le varie condanne al 9 interista, quella ironica di Ivan Zazzaroni, che si chiede perché nessuno abbia sedotto la moglie di Montero, ex juventino famoso per le espulsioni e i fallacci. Sembra la storia di Gastone e Paperino: non si può che stare con gli sconfitti. M.Ze. Tweet di Icardi: “Perché mi fai guidare così?” Ansa / Twitter SECONDO TEMPO il Fatto Quotidiano MARTEDÌ 15 APRILE 2014 17 LO SPOT La pubblicità di Atlantia, la nuova società che gestisce gli aeroporti di Roma RAI DOC IL PEGGIO DELLA DIRETTA Elio cicerone in calesse, un crescendo rossiniano di Patrizia Simonetti ttorno al 1099 ai piedi del Pincio c’era un pioppo sotto il A quale fu sepolto Nerone e un giorno qualcuno affermò di aver visto riemergerne lo spettro”. A raccontare una delle tante leggende di Roma è un turista d’altri tempi che se ne va in giro in carrozza a ritrovare i luoghi più importanti della sua vita di grande compositore: Gioachino Rossini, ma con la voce e la faccia di Elio. In sottofondo le sue arie più celebri, eccolo a piazza Navona a parlarci della rivalità tra il Bernini e il Borromini e poi al Teatro Argentina che nel 1816 ospitò la disastrosa prima del suo Barbiere di Siviglia. Inizia così Roma, Napoli, Venezia… in un crescendo rossiniano, documentario d’autore diretto da Lina Wertmuller che di tanto in tanto offre anche la sua voce per narrare ad esempio che nel 1590 a Napoli il principe Carlo Gesualdo da Venosa ammazzò la bella moglie le cui grida riecheggiano ancora oggi nelle notti senza luna. Qui dove Gioachino la conobbe, incontriamo anche la signora Rossini, la cantante lirica alias Giuliana De Sio, che come in un’intervista a un rotocalco rosa svela pregi e difetti del marito. Infine in gondola a Venezia che “in fondo alla laguna – svela la nostra guida – nasconde un drago che quando si in- nervosisce soffia sulla città una fitta nebbia”. Un modo nuovo di raccontare l’arte e anche di guardarla: nitidi come non mai i mattoni di Castel Sant’Angelo che li puoi contare uno a uno come anche i ciglioni di Elio, le venature del cavallo di Fontana di Trevi, le maioliche del chiostro di Santa Chiara, le ali del Leone di San Marco e pure quelle che Gioachino-Elio chiama “le non smacchiabili cagate di piccione”. MERITO di piccolissimi pixel, 4.000 per la precisione. Si tratta infatti di un progetto sperimentale prodotto dalla Direzione Strategie Tecnologiche Rai con Eutelsat girato in Ultra HD 4K che offre una definizione di immagini quattro volte superiore alla semplice HD e che ieri è stato possibile ammirare nella presentazione in Viale Mazzini grazie ad una riproduzione locale. In Italia infatti la tecnologia non è ancora disponibile, quindi la Rai lo manderà in onda in semplice HD dopo opportuna conversione, ma Eutelsat che lo trasmetterà dal suo canale satellitare sperimentale, assicura che entro tre anni dovremmo farcela. Wertmuller dunque pioniera del 4K, ma non sembra neanche essersene accorta: “Fellini mi disse di raccontare sempre la mia storia come se fossi al bar con gli amici – dice – e io questo ho fatto”. La bimba, il triciclo e l’aereo: brividi modello Shining di Fulvio Abbate on mi dite d’essere sfuggiti, eh, allo spot di Atlantia. Allo stesso N modo del capolavoro cinematografico di Alfred Hitchcock dedicato agli uccelli, metafora rapace e planante di una minaccia epocale temibile come il comunismo, esistono spot pubblicitari che, per quanto benefici o comunque segnati dal concetto del bene comune, riescono a metterti sul chi vive, per poi suggeriti direttamente il terrore, è esattamente ciò che provo ogniqualvolta mi passa davanti agli occhi lo spot-annuncio di progresso di Atlantia, dove una bambina a bordo di un triciclo è spinta verso un chissà dove dalle amorevoli mani di una moltitudine che diremmo felice nella sua opera di forza lavoro del piacere vivente. Lo spot, già che c’è, avvisa l’ignaro spettatore che nel frattempo gli aeroporti di Roma sono stati presi in carico dal marchio imprenditoriale in questione. Quanto al resto, la narrazione visiva dello spot da paura mostra un non so che di retorica “filatelica”, nel senso che issare una torre “comunale” vivente, ossia composta da uomini e donne l’uno sull’altro abbracciati come acrobati del Togni o dell’Orfei, inevitabilmente riporta alla memoria certe emissioni votate all’apoteosi dell’Europa non ancora pienamente unita, dunque ai giorni di ponteggi “Innocenti” e vetrocemento del MEC, acronimo di Mercato comune europeo, per chi non lo avesse mai sentito nominare. UN ISTANTE DOPO, riecco il primo piano della bambina-triciclo; sarà forse colpa di quest’ultimo veicolo destinato apparentemente al gioco, dipenderà magari dalla sensazione di spaesamento che l’assembramento aereo della moltitudine anonima suggerisce, ma alla fine ti sorge il dubbio che la piccola del nostro spot possa essere la cuginetta di Danny, il ragazzino dal caschetto biondo di “Shining” di Stanley Kubrick che va per i corridoi dell’Overlook Hotel con il suo non meno spettrale triciclo, forse la pellicola più perturbante che sia mai stata realizzata, sembra insomma che dietro il senso di quiete apparente ci sia lo spettro della Gli ascolti di domenica UN MEDICO IN FAMIGLIA 9 Spettatori 4,7 mln Share 17% LUCIGNOLO Spettatori 991mila Share 4,8% paura. Adesso qualcosa sicuramente dirà: dai, ma dove le vedi tutte queste cose? Ciò che non si riesce a intuire con esattezza, lo ripeto, da sempre mette i brividi, come l’attesa dell’ospite in un corridoio vuoto e apparentemente inabitato, sto forse dicendo una sciocchezza? E ancora, se l’immagine della bambina ciuffi triciclo e sguardo che punta il sereno non dovesse bastare, lo stesso spot ha la pretesa di imporre come rassicurante la visione dall’alto, dunque aerea (oh, non per nulla c’è di mezzo un aeroporto), di una massa formicolante che sembra addensarsi tra gli arrivi e le partenze, in un ideale pista di atterraggio dove l’idea del servizio perfetto si accompagna allo sgomento per, appunto, l’indistinto; non per nulla ho parlato di formicolante, nel senso di formica, di massa, di alienazione. Se non si fosse ancora intuito, lo spot Atlantia realizzato per l’agenzia Leo Burnett dal regista Dario Piana mette i brividi modello base, ogni altra riflessione sarebbe soltanto schiuma estetica di marca hipster. @fulvioabbate CHE TEMPO CHE FA Spettatori 3,1 mln Share 11,9% LA GABBIA Spettatori 613mila Share 3,2% LA TV DI OGGI 6.45 Unomattina Attualità 10.00 Unomattina Storie Vere Rubrica 10.30 Unomattina Verde Rubrica 10.55 Che tempo fa Informazione 11.00 TG1 Informazione 11.25 Unomattina Magazine Rubrica 12.00 La prova del cuoco “Erbe aromatiche” Varietà Condotto da Antonella Clerici 13.30 TG1 Informazione 14.00 TG1 Economia Informazione 14.10 Verdetto Finale “Il dramma dell’ AIDS” Attualità 15.20 La vita in diretta Attualità Rai Parlamento Telegiornale - TG1 - Che tempo fa Informazione (all’ interno) 18.50 L’ eredità Gioco 20.00 TG1 Informazione 20.30 Affari tuoi Gioco 21.10 Carosello Reloaded Documenti 21.15 Prima tv Una buona stagione “Terza puntata” Fiction TG1 60 Secondi Informazione 23.25 Porta a Porta Attualità 1.00 TG1 Notte - Che tempo fa Informazione 1.35 Sottovoce Rubrica 8.15 Due uomini e mezzo “Una bara è per sempre” Telefilm 8.35 Desperate Housewives “Il lavoro nobilita l’ uomo... e la donna” “Le buone maniere” Telefilm 10.00 TG2 Insieme Attualità 11.00 I Fatti Vostri Attualità 13.00 TG2 Giorno Informazione 13.30 TG2 Costume e Società Rubrica 13.50 Medicina 33 Rubrica 14.00 Detto fatto “Pasqua: decorare la casa” Attualità 16.15 Cold Case “La traversata” “Voglia di volare” Telefilm 17.45 TG2 Flash L.I.S. Meteo 2 Informazione 17.50 Rai TG Sport Notiziario sportivo 18.15 TG2 Informazione 18.45 Squadra Speciale Cobra 11 “La legge del profitto” “Tania” Telefilm 20.30 TG2 - 20.30 Informazione 21.00 Lol:-) Sit com 21.10 Made in Sud “Ospite: Enrico Bertolino” Varietà 23.45 TG2 Informazione 0.00 2Next “Ospite: Graziano Delrio” Attualità 7.30 TGR Buongiorno Regione Attualità 8.00 Agorà Attualità 10.00 Mi manda Raitre Attualità 11.15 Elisir Attualità 12.00 TG3 Informazione 12.25 TG3 Fuori TG Attualità 12.45 Pane quotidiano Rubrica 13.10 Il tempo e la storia Documentario 14.00 TG Regione - Meteo Informazione 14.20 TG3 - Meteo 3 Informazione 14.50 TGR Leonardo Rubrica 15.05 TGR Piazza Affari Rubrica 15.10 Terra nostra Soap 16.00 Tavola Rotonda Elezioni Europee 2014 Attualità 16.40 Aspettando Geo Documentario 16.50 Geo Documentario 19.00 TG3 Informazione 19.30 TG Regione - Meteo Informazione 20.00 Blob Varietà 20.10 Sconosciuti Rubrica 20.35 Un posto al sole Soap 21.05 BallaròAttualità 23.20 Gazebo Rubrica 0.00 TG3 Linea notte Attualità TG Regione Informazione (all’ interno) 1.00 Meteo 3 Informazione 18.30 Transatlantico Attual. 19.00 News Notiziario 19.25 Sera Sport Notiziario sportivo 19.30 Il Caffé: il punto Attualità 20.00 Il Punto alle 20.00 Attualità Meteo Previsioni del tempo (all’ interno) 20.58 Meteo Previsioni del tempo 21.00 News lunghe Notiziario 21.26 Meteo Previsioni del tempo 21.30 Visioni di futuro Attualità 21.56 Meteo Previsioni del tempo 22.00 Visioni di futuro Attualità 22.26 Meteo Previsioni del tempo 22.30 News lunghe Notiziario 22.56 Meteo Previsioni del tempo 23.00 Il Punto + Rassegna Stampa Attualità 23.27 Meteo Previsioni del tempo 23.30 Il Punto + Rassegna Stampa Attualità 23.57 Meteo Previsioni tempo 0.00 News + Rassegna Stampa Attualità 0.27 Meteo Previsioni del tempo 6.00 Prima Pagina Informazione 7.55 Traffico - Borsa e Monete - Meteo.it Informazione 8.00 TG5 Mattina Informazione 8.45 Mattino Cinque Attualità TG5 - Ore 10 - Meteo.it Informazione (all’ interno) 11.00 Forum Real Tv 13.00 TG5 - Meteo.it Informazione 13.40 Beautiful Soap 14.05 Grande Fratello Reality 14.10 CentoVetrine Soap 14.45 Uomini e Donne Talk show 16.05 Grande Fratello Reality 16.15 Il segreto Soap 17.10 Pomeriggio Cinque Attualità TG5 Minuti Informazione (all’ interno) 18.50 Avanti un altro Gioco 20.00 TG5 - Meteo.it Informazione 20.40 Striscia la Notizia La voce del’ irruenza Attualità 21.10 Giass “Quinta e ultima puntata” Varietà Con Luca e Paolo 23.30 Matrix Attualità 1.30 TG5 Notte - Rassegna Stampa - Meteo 5 Informazione 7.30 Vecchi Bastardi Real Tv (R) 8.30 Urban Wild Documentario (Repl.) 9.30 Come mi vorrei Real Tv (R) 10.05 Dr. House Telefilm 12.10 Cotto e mangiato Rubrica 12.25 Studio Aperto Meteo.it Informazione 13.00 Sport Mediaset Notiziario sportivo 13.40 Grande Fratello Reality 14.10 I Simpson Cartoni 14.35 Dragon Ball Saga Cartoni animati 15.20 Vecchi Bastardi Real Tv 16.15 Urban Wild Documentario 17.15 Come mi vorrei Real Tv 18.05 Prima tv I Simpson Cartoni animati 18.30 Studio Aperto Meteo.it Informazione 19.20 C.S.I. “Conflitto a fuoco - prima parte” “Conflitto a fuoco seconda parte” Tf 21.10 Prima tv Arrow “Il tempo della morte” Tf 22.00 Prima tv The Tomorrow People “Il custode di mio fratello” Telefilm 22.55 Primo episodio III Stagione - Prima tv Mediaset Nikita “3.0” Telefilm 6.25 Chips “Un incontro salutare” Telefilm 7.20 Miami Vice “Giocattoli mortali” Telefilm 8.15 Hunter “La ragazza della spiaggia” Telefilm 9.40 Carabinieri “Fuochi” Telefilm 10.45 Ricette all’ italiana Rubrica 11.30 TG4 - Meteo.it Informazione 12.00 Un detective in corsia “Una strana coppia” Telefilm 12.55 La signora in giallo “Il filantropo” Telefilm 14.00 Lo sportello di Forum Real Tv 15.30 Hamburg Distretto 21 “L’ ultimatum” Telefilm 16.35 Shenandoah la valle dell’ onore - Western (Usa 1965). Di Andrew V. McLaglen, con James Stewart 18.55 TG4 - Meteo.it Informazione 19.35 Il segreto Soap 20.30 Tempesta d’ amore Soap 21.15 The Next Three Days Drammatico (Usa 2010). Di Paul Haggis, con Russell Crowe, Elizabeth Banks 0.00 Three Kings - Azione (Usa 1999). Di David Owen Russell, con George Clooney 6.00 TGLa7 - Meteo Oroscopo - Traffico Informazione Informazione 7.00 Omnibus - Rassegna Stampa Attualità 7.30 TG La7 Informazione 7.50 Omnibus meteo Informazione 7.55 Omnibus Attualità 9.45 Coffee Break Attualità 11.00 L’ aria che tira Attualità 13.30 TG La7 Informazione 14.00 TG La7 Cronache Attualità 14.40 Le strade di San Francisco “Droga avvelenata” “Il solitario” Telefilm 16.40 Il Commissario Cordier “Un ragazzo misterioso” Telefilm 18.10 L’ ispettore Barnaby “Rito di iniziazione” Telefilm 20.00 TG La7 Informazione 20.30 Otto e mezzo Attualità 21.10 Suspect - Presunto colpevole - Thriller (Usa 1987). Di Peter Yates, con Joe Mantegna, Dennis Quaid 23.30 Sex & The City “Gli uomini sono tutti strani?” “Single è bello?” Telefilm 0.30 TG La7 Night Desk Attualità LA RADIO I film Fare breccia nella fortezza Europa Sono 852 i migranti soccorsi dai mezzi dell'operazione Mare Nostrum durante lo scorso fine settimana nelle acque dello Stretto di Sicilia. Tra di loro 50 minori. Si stima che dall’ inizio dell’ anno sulle coste italiane sono sbarcati circa 15 mila migranti. L’ emergenza dell’ immigrazione si fa sempre più grave prendendo in considerazione le ultime previsioni confermate anche dal commissario europeo Cecilia Malmstrom: sono tra 300 e 600 mila migranti che dalla Libia sono pronti a partire. L’ agenzia europea Frontex, dopo il disastro di Lampedusa dell’ autunno scorso aveva promesso di schierare nel Mediterraneo uno schieramento navale europeo di tutto rispetto. Il tema dell'immigrazione sarà per questo in cima alle priorità nell'agenda Ue del semestre di presidenza italiana. Ma cosa succede con i migranti una volta che sbarcano sulle nostre coste? Come si vive nei malfamati CIE (Centro di identificazione ed espulsione)? Anna Maria Giordano ne parla con Flore Murard-Yovanovitch, giornalista ed autrice di “Derive, piccolo mosaico del disumano” una cronaca, giorno per giorno, della discriminazione razziale e della negazione dei migranti e dei rom. RADIO3 11.00 SC1 Cinema 1 SCH Cinema Hits SCP Cinema Passion SCF Cinema Family SCC Cinema Comedy SCM Cinema Max SCU Cinema Cult SC1 Sport 1 SC2 Sport 2 SC3 Sport 3 SCH 17.15 Flight 17.25 Iron Sky SCM 17.30 Bianca come il latte, rossa come il sangue SC1 17.35 Fantozzi in paradiso SCC 18.05 Cercasi disperatamente tribù SCF 18.30 Caserta Palace Dream SCU 18.55 Il muro di gomma SCU 19.00 Nikita SCM 19.10 Cadillac Records SCP 19.15 Un weekend da bamboccioni SCC 19.15 Amiche da morire SC1 19.40 Street Dance 2 SCH 19.45 Biancaneve e gli 007 nani SCF Lo sport 21.00 Henry Poole - Lassù qualcuno ti ama SCU 21.00 Manuale d’ amore 2 Capitoli successivi SCP 21.00 Il principe delle donne SCC 21.00 L’ apprendista SCF mago 21.00 Senza esclusione SCM di colpi 21.10 La mia vita è uno zoo SCH SC1 21.10 The Call 22.40 Sex Crimes SCM 22.40 Martin e Julia SCF 22.50 Il sospetto SCU 22.50 Educazione SC1 siberiana 23.00 A spasso nel tempo SCC 16.15 Calcio, Serie A 2013/2014 33a giornata Verona - Fiorentina (Sintesi) SP1 16.30 Calcio, Serie A 2013/2014 33a giornata Sampdoria - Inter (Sintesi) SP1 17.00 Calcio, Serie A 2013/2014 Anticipo 33a giornata Roma Atalanta (Sintesi) SP1 17.30 Calcio, Serie A 2013/2014 Posticipo 33a giornata Milan Catania (Sintesi) SP1 18.00 Calcio, Serie A 2013/2014 33a giornata Napoli - Lazio (Sintesi) SP1 18.30 Tennis, ATP World Tour Masters 1000 2014 Montecarlo: primo turno (Replica) SP3 18.30 Calcio, Serie A 2013/2014 Udinese Juventus (Sintesi) SP1 21.00 Calcio, UEFA Champions League 2009/2010 Bayern Monaco - Inter (Replica) SP1 21.30 Golf, Augusta Masters 2014 Giornata finale (Replica) SP2 23.00 Tennis, ATP World Tour Masters 1000 2014 Montecarlo: primo SP3 turno (Replica) 18 SECONDO TEMPO MARTEDÌ 15 APRILE 2014 il Fatto Quotidiano NOI E LORO POTERE AL FEMMINILE Il paravento rosa del turbopremier di Daniela Ranieri idea è geniale: fare una cosa talmente giusta, altrove scontata, che nessuno pensi sia fatta a proprio vantaggio e per scopi pubblicitari. Tralasciando per un istante che si tratta di uomini che danno il potere alle donne, il governo Renzi-Delrio quadra il cerchio: nessuno può essere contro l’idea di nominare donne ai vertici delle società pubbliche. Ma allora perché c’è un martellamento propagandistico sul tema, come fosse un giorno che tutte le donne devono festeggiare? Peraltro, alle donne in questione non si fa un gran favore, a dare loro il comando di Eni, Enel, Finmeccanica e Poste, che nel senso comune sono rispettivamente: quelli che ti aumentano la bolletta, quelli hanno pagato tangenti, quelli che non ti recapitano buste a meno che non siano di Equitalia. Per di più proprio ora che si stanno tagliando gli stipendi. Le ferrovie, risanate da Moretti sulle spalle dei contribuenti, per fortuna non profumeranno di iris e limone, e i treni non avranno tende di merletto ai finestrini: ma dire donna al potere rende immediatamente tutto più sano, europeo, biologico, come mettere l’olio EVO dentro un panino McDonald’s. Peccato che la parità di genere, che nei Paesi evoluti non è una questione da tempo (i generi, pare, sono 7, qualcuno dice 31), non garantisca trasparenza dei bilanci, operosità rivolta al bene comune, attenzione a consumatori e consumatrici. Lo fa già di più l’intenzione, solo ora annunciata, di non nominare indagati e condannati (regola che per le cariche di governo non vale). Che tra questi incensurati ci siano donne e uomini dovrebbe essere pacifico, in una società naturalmente impostata sulle pari opportunità fin dalla scuola. Applicata, la parità di genere implica che in un gruppo di maschi e femmine siano presenti in egual misura brave persone e persone dappoco, persone che hanno fatto strada con mezzi onesti e non, facendo leva sulla propria capacità o sulle proprie aderenze col potere. Matteo Renzi Ansa L’ CHE LE DONNE debbano essere manager migliori e conferire alle aziende che guidano più eticità è un pregiudizio senza fondamento. È come dire che i neri ballano bene e gli svizzeri sono puntuali. Le manager messe ai vertici sono manager prima che donne. Se competenti, baderanno al profitto esattamente come i loro colleghi maschi. La presenza al governo di una donna come Barracciu confuta peraltro la tesi migliorativa: si può essere donne, avere pendenze con la giustizia, e nonostante ciò avere incarichi istituzionali senza per questo contribuire a un nuovo corso della politica. Fissarsi sul 50% a ogni costo ricorda più l’urgenza scaramanti- cie di parità che al ministero della Sanità non ci sia la nuova Levi Montalcini come al ministero della Cultura non c’è un Nobel per la letteratura. Così porre donne come capolista alle Europee anche a scapito del cosiddetto legame col territorio, se da una parte è un’idea rinfrescante alla faccia dei veleni correntizi, dall’altra indirizza l’elettore a votare un candidato che magari non avrebbe preferito. PER LE POLITICHE è lo stesso, NOMINE DI GENERE Che le donne debbano essere manager per forza migliori è un pregiudizio È come dire che i neri ballano bene e gli svizzeri sono puntuali ca di fare il 14esimo a tavola che quella di avvalersi di competenze irrinunciabili. Una società migliore valorizza le differenze qualitative, non si appiattisce sulla mera parità numerica. Renzi ha già mostrato di saper fare della presenza delle donne un atout del suo stile di governo, tanto da lasciare la lotta per le quote rosa alle pasionarie in bianco riservandosi di intestarsi, lui solo e senza vincoli di legge, la svolta progressista altrove già consolidata. Certo è una spe- grazie a una legge elettorale fallata e potenzialmente antidemocratica. Certo Merkel mai si sognerebbe di vantarsi di favorire una donna. Renzi lo fa perché è un uomo; perché è abile; perché conosce le regole del marketing e cavalca quel sottile crinale del pregiudizio secondo cui una donna o non è all’altezza di un compito irragionevolmente ritenuto maschile, oppure è migliore in quanto del tutto disinteressata al potere e all’arricchimento personale in virtù di superiori doti spirituali. Discriminazione da una parte, pretesa di superiorità etica dall’altra. Negli incarichi di aziende pubbliche la parità vale poco quando si perpetrano meccanismi autoritari e si agevola la solita lubrificazione del potere; è un mito consolatorio in un contesto in cui alla lottizzazione si sostituisce la volontà di un solo capo di governo e di partito, e si difende la parità di genere nel salotto buono mentre nelle retrovie si rischia l’erosione del pluralismo e della democrazia. Amin Gemayel, ecco l’ultimo amico di B. di Maurizio Chierici n STIAMO sottovalutando la rivelazione di Berlusconi sul viaggio libanese di Dell’Utri a Beirut per dare una mano ad Amin Gemayel nella corsa alla presidenza. Missione richiesta da Putin all’ex Cavaliere il quale si affida all’amico dai misteri ben custoditi: impossibile sospettare il triangolo Cremlino-Arcore-Dell’Utri se l’inciampo dell’arresto non lo avesse smascherato. Per B. scelta drammatica, diviso tra la riservatezza di un intrigo che Obama non doveva sapere e l’aiuto al compagno di tante battaglie. Il cuore ha prevalso: travolto dalla sincerità racconta perché il cofondatore di Forza Italia non stava scappando. Indiscrezione che sorprende le diplomazie impegnate a spegnere i fuochi della guerra siriana non lontana dalla cornice di Beirut. Amin Gemayel è figlio di Pierre Gemayel, padre che si innamora di Hitler. Nel ‘36 torna da Berlino e fonda la Falange, partito con carri armati e amicizie disinvolte che dividono la comunità cristiano-maronita. Annuncia la purezza della razza libanese nelle cui vene “non scorre sangue arabo” e quando nel ’70 i profughi palestinesi in fuga dal Settembre Nero di Amman si accampano nelle periferie, Bachir, figlio grande e capofamiglia, organizza il sogno del genitore. Chiede ai siriani di assediare Tel El Zatar, campo degli “invasori stranieri”: isolati resistono per 35 giorni alle squadre della morte cristiane guidate da Samin Geagea, altro leader maronita. Tremila morti, soprattutto civili. Nell’82 l’invasione di Sharon si ferma sulle colline della Beirut perbene, cannoni a zero su quartieri arabi e palestinesi. Dopo lo sbarco di pace di marines, legionari francesi e bersaglieri, Arafat e i suoi se ne vanno e il “trionfo” di Tel El Zatar ispira la tragedia di Sabra e Chatila. Cambia solo la protezione passata agli israeliani. Con la benevolenza di Bachir, imperversa il generale Aoun. Intanto il giovane Gemayel diventa presidente ma non ce la fa ad arrivare alla poltrona: assassinato alla vigilia del giuramento. Amin ne prende il posto pagandolo con un altro attentato: morte del figlio. Storie lontane dalle elezioni d’autunno. Adesso Amin riappare LA DINASTIA È figlio di Pierre, fondatore della Falange nel ’36, partito fondato sulle amicizie disinvolte e sulla purezza della “razza libanese” Marcello Dell’Utri Dlm USI E COSTUMI a cancelliera tedesca Angela Merkel ha visitato la L Pompei antica, pagando il bi- glietto. Non ci sarebbe la notizia: almeno non in un paese civile. Diventa, invece, una notizia proprio il fatto che, in Italia, questo piccolo accadimento abbia avuto una straordinaria risonanza mediatica. Per noi un capo del governo che si comporta come un cittadino è un evento letteralmente eccezionale. E qui sta il primo punto: lo scollamento tra classe politica e cittadinanza. Un abisso antropologico che certo non vie- LA DIFFERENZA Il patrimonio culturale viene percepito dai nostri politici solo come un’attrezzeria di scena. Nessuno di loro passa tre ore a Pompei ne colmato da un Matteo Renzi, figlio d’arte e professionista della politica fin dall’età della ragione. Eppure, nonostante l’effimero compiacimento verso il gesto graziosamente accondiscendente del potente di turno, il dato su cui interrogarsi è che millenni di potere, imperiale e poi papale, hanno abituato gli italiani a piegare le ginocchia di fronte alla scenografia del sovrano di turno. Il dato tragico è che, in fondo, non prenderemmo sul serio un potente che si comportasse da cittadino. Nello specifico, tuttavia, l’aspetto su cui riflettere è il rapporto tra il potere e il patrimonio culturale. Come dimostra il recentissimo scivolone della sottosegretaria Vicari, che ha chiesto i quadri dei musei di Roma per arredarsi l’ufficio al ministero dello Sviluppo economico, il nostro patrimonio storico e artistico viene percepito come una specie di grande attrezzeria di scena al servizio del potere. Quadri delicatissimi vengono spediti come commessi viaggiatori in mezzo mondo, gruppi scultorei anti- chi sono dislocati nei palazzi della politica, un luogo unico come Villa Madama (progettata da Raffaello) viene usato come sfondo di lusso per i vertici internazionali dei nostri capi del governo. QUEL CHE MANCA è un qual- siasi indizio di un rapporto personale tra i “potenti” e quello stesso patrimonio. La vera notizia, per l’Italia, non è che Angela Merkel abbia pagato il biglietto, ma che abbia impiegato tre ore e mezzo del suo tempo privato e personale per vedere Pompei, con una cartina in mano e in compagnia di un archeologo tedesco. E che abbia trovato poi il tempo di vedere anche il Rione Terra di Pozzuoli, con le sue vestigia romane e il suo Duomo appena restaurato. Ora, quale politico italiano lo farebbe, se non per dovere di Stato, e a favore di telecamera? E questo è il punto: in Italia non c’è mai stata una vera politica per la cultura, perché almeno dagli anni Sessanta, la nostra classe politica – salvo rare eccezioni – non è stata composta da persone che avessero un vi- MA LA STRADA è complicata. Gli avversari non cambiano: generale Aoun e Samir Geagea che non sopportano la Siria della famiglia Assad nel Libano stremato dal milione e mezzo di profughi siriani, baracche e fame. E gli Hezbollah non mollano. Putin vorrebbe un Libano amico con la Siria della quale è protettore nel braccio di ferro con Washington. Ecco che telefona (se telefona) all’ex Cavaliere. E Dell’Utri obbedisce forse con riserva. Quali possibilità di “raccomandare “ Gemayel nella matassa bollente libanese? Mistero nel mistero di uno 007 con portafoglio. Deve aver cercato conforto nelle pagine di chi frequenta certe compagnie, John Le Carré, a Beirut negli anni delle guerre per scrivere “La Tamburrina” o al Le Carré di “Casa Russia” e “L’onorevole scolaro”. Eppure il dubbio resta: non è che per l’amico italiano dell’amico di Mosca, Putin ha preso il posto di Mubarak zio di una certa nipote? [email protected] n La Cancelliera tedesca, Angela Merkel, in visita a Pompei (dove ha pagato il biglietto) Ansa L’insegnamento di Frau Merkel non è pagare il biglietto di Tomaso Montanari (da Svizzera, Francia, Stati Uniti) per candidarsi al potere. Non somiglia al fratello: moderato, paziente nelle mediazioni. Dettata dai francesi nel ’43, la Costituzione libanese consegna la presidenza ai maroniti e il governo ai musulmani sunniti, ed ecco che da Parigi torna Saad Hariri, ancora un figlio, ancora un padre assassinato: Rafiq, primo ministro e imprenditore contemplato da Forbes fra gli uomini più ricchi del mondo. Attentato a due passi dal 5 stelle di Dell’Utri. Saad, l’erede, guiderà il governo all’ombra di Gemayel. vo rapporto personale con la cultura. È dura parlare di politica internazionale con uno che non sa nemmeno cos’è la geografia, o di economia con uno che non ricorda manco le tabelline: eppure, la stragrande maggioranza dei nostri ministri per i Beni culturali e dei nostri presidenti del Consiglio non ha la più pallida idea di cosa sia un museo, per non dire uno scavo archeologico. Commentando un libro di Renzi, Paolo Nori ha scritto “Ecco: a me è sembrato stranissimo che in tutte le 193 pagine di questo libro sulla bellezza non sono riuscito a trovare una frase che mi sembrasse non dico bella, ben fatta”. Ed è per questo che ci colpisce così tanto vedere la Merkel felice di passare tre ore e mezza tra scavi da cui i suoi omologhi italiani scapperebbe- ro a gambe levate. Infine, il biglietto. Salvo rarissime eccezioni, nessuna istituzione culturale del mondo campa con i biglietti: ed è per questo che si potrebbe addirittura pensare di sopprimerli, sottolineando così – come avviene, per esempio, in molti musei pubblici inglesi – la gratuità del patrimonio e la sua dimensione inclusiva. Piuttosto, sarebbe stato bello far notare a Frau Merkel che se Pompei versa nello stato penoso in cui l’ha trovata, è in massima parte a causa dei dissennati tagli al bilancio pubblico imposti proprio dall’Europa a trazione tedesca. Non esiste una politica europea della cultura, né una chiara idea della sua funzione civile: e forse il punto da cui partire potrebbe esser proprio il senso della Merkel per Pompei. Senza battere i pugni sul tavolo, ma riallacciando i fili di un’antica conversazione tra Italia e Germania. SECONDO TEMPO il Fatto Quotidiano 19 MARTEDÌ 15 APRILE 2014 A DOMANDA RISPONDO Furio Colombo Forza Italia, inevitabile l’addio di Bonaiuti Il dilemma “esodati” ancora senza soluzione È comprensibile l'amarezza di Paolo Bonaiuti che ha provocato il suo addio a Berlusconi. Il parlamentare di Firenze si è sentito escluso dal "cerchio magico" di Berlusconi, formato dalla influente senatrice Maria Rosaria Rossi, dall'ambiziosa compagna partenopea, Francesca Pascale, dal barboncino Dudù e dall'ex direttore del "Tg4", Giovanni Toti. Attenzione a non paragonare il "salto della quaglia" di Bonaiuti al sofferto "tradimento" di Martelli, eterno delfino di Craxi, che giocò in proprio le sue carte, e perse, nell'ultima fase della centenaria storia del socialismo italiano. Claudio Martelli è stato un dirigente politico acuto, ha presentato, nel dibattito politico, idee originali, come la proposta sull'alleanza tra i meriti e i bisogni, per rinnovare il Paese. Paolo Bonaiuti, persona perbene, è stato, nel ventennio berlusconiano, un ossequioso esecutore degli ordini, mai autonomo. Come Gianni Letta, non ha voluto, né potuto, convincere l'allora Cavaliere a mettere alla porta alcune persone, e, soprattutto, le numerose ballerine che bussavano ai portoni di palazzo Grazioli, alla caccia dell'attenzione e, soprattutto, dell' "argent de poche" del Capo e del rag. Spinelli. Ad Angelino Alfano Bonaiuti porta la sua esperienza nei palazzi della politica romana, non certo caterve di voti. È deprimente che, nel momento dell'addio a FI del parlamentare fiorentino, su Twitter, Augusto Minzolini, catapultato da informato redattore politico de "La Stampa" alla direzione del Tg1, e poi nominato da Silvio senatore silenzioso di Fi, non dimostri neppure un pizzico di gratitudine nei confronti dell'ex collega. Purtroppo, anche questa è la politica, in Italia, nel 2014. Si rivela una beffa per gli esodati privi di salvaguardia il prepensionamento di 85.000 dipendenti pubblici preannunziato dal ministro Madia. A due anni dalla riforma Fornero, in luogo di risolvere prioritariamente il gravissimo problema applicando la legge in vigore al momento della firma degli accordi, il governo Renzi sembra intenzionato ad applicare la vecchia normativa ad un numero analogo di dipendenti pubblici. Un’assurdità, considerato anche il paradosso che agli esodati continua a essere richiesto il pagamento dei contributi su stipendi che non percepiscono. Gio- Pietro Mancini determinare le dimissioni di pagatissimi dirigenti porta senza speranze alla data in cui la Camera discuterà la proposta di legge sugli esodati appena approvata dalla sua Commissione Lavoro. Difficilmente, su queste basi, potrà prendere decisioni appropriate. Una vicenda clamorosa, quella dei prepensionamenti senza la soluzione della tematica degli esodati, che potrebbe rivelarsi per Renzi un boomerang, non solo per le rimostranze della specifica categoria, ma ancor più per le discriminazioni che si introdurrebbero tra lavoratori su un tema – il pensionamento – divenuto sensibilissimo dopo la riforma Fornero. Piazze piene e piazze vuote CARO COLOMBO, a brevi intervalli (e spesso nello stesso tempo) vediamo maree di persone riunirsi in un punto o in un altro del mondo per reclamare qualcosa di sacrosanto. A volte durano a lungo e ottengono l'attenzione del mondo. Sbaglio o quasi sempre falliscono, e la morale resta che è inutile mobilitarsi? Rinaldo HO SEMPRE CREDUTO che sia nobile, ma anche inevitabile partecipare, quando sai e credi in coscienza, conoscenza e buona fede, che quella folla stia arginando un pericolo o tentando di impedire qualcosa di grave e irreversibile, oppure stia battendosi per un diritto fondamentale negato. Quando accade, vuol dire che si sta tentando di rompere una catena di decisioni autoritarie, oppure che la democrazia apparentemente in vigore, in realtà si è bloccata e si è trasformata in arbitrio. Ma non va sempre così e non è sempre vero. Nel giro di poco tempo abbiamo visto le folle riempire immense piazze in Egitto, Tunisia, Turchia, Thailandia, Ucraina, Libia, Siria, Venezuela. In Siria la piazza è diventata spaventosa guerra civile, in Ucraina stava per diventare guerra del mondo, in Libia è diventata guerra di bande, negli altri Paesi nessuna folla ha vinto, neppure nelle “primavere arabe” dove pure, più che altrove, il protagonismo intelligente della folla (e il ruolo delle donne) è sembrato sul punto di cambiare civiltà e storia. A quanto pare il fenomeno del momento sembra essere che anche la folla più nuova e disinteressata e nobilmente antagonistica (motivata non dal salvarsi ma dal cambiare in Giulio Pomar la vignetta chi di prestigio di governi nemmeno capaci dalla fine del 2011 di ottenere dall'Inps il numero degli esodati ancora privi di salvaguardia, un dato necessario per la soluzione del problema. Una tematica che non ha turbato il governo attuale in occasione delle coperture (ancora dubbie) per il varo di provvedimenti, non altrettanto indispensabili per i beneficiari, ma dall'impatto mediatico ed elettoralistico più rilevante. Questo rimpallo orchestrato in luogo di Dalla Lega al Pd: tutti colpevoli dei nostri mali Salvini, attuale segretario della Lega Nord, durante i suoi interventi televisivi, non manca mai di sottolineare che Monti e Fornero sono delinquenti e andrebbero rinchiusi in galera perché hanno portato ai cittadini soltanto disperazione e povertà. Concordo perfettamente con la tesi di Salvini ma urge una riflessione. Come in un Collegio dei Docenti (me ne intendo!), il Consiglio dei Ministri si siede intorno ad un tavolo e discute/approfondisce/modifica le "slide" presentate dal premier: dopo la breve o lunga discussione si arriva alla votazione che può essere all'unanimità o a maggioranza. Per questo motivo tutti sono colpevoli delle nefande e nefaste situazioni sopra esposte. Pure i parlamentari di Pd, Pdl, Udc e altri (non mancherò mai di rimarcarlo) che hanno votato di tutto, senza porsi alcun problema. Ma i cittadini hanno capito come funziona? Non mi pare, visti i son- il Fatto Quotidiano Direttore responsabile Antonio Padellaro Vicedirettore Marco Travaglio Direttore de ilfattoquotidiano.it Peter Gomez Caporedattore centrale Ettore Boffano Caporedattore Edoardo Novella Art director Paolo Residori Redazione 00193 Roma , Via Valadier n° 42 tel. +39 06 32818.1, fax +39 06 32818.230 mail: [email protected] - sito: www.ilfattoquotidiano.it Editoriale il Fatto S.p.A. sede legale: 00193 Roma , Via Valadier n° 42 Presidente: Antonio Padellaro Amministratore delegato: Cinzia Monteverdi Consiglio di Amministrazione: Luca D’Aprile, Peter Gomez, Marco Tarò, Marco Travaglio modo profondo) non ha un leader, non lo chiede e non lo propone. A questo punto si profilano due cambiamenti. Uno è l'abbandono. I reduci tornano sconfortati dalla piazza che a mano a mano si vuota, con la persuasione (che qualcuno di loro a volte ha pagato a caro prezzo) che “non serve a niente”. L'altro è il presentarsi del leader senza folla. Si offre, di solito con un espediente di spettacolo, inventa qualcosa e chiede di seguirlo. Entra in gioco la Rete, non solo per Grillo. Molto avviene, anche senza la forte celebrazione che ne fa il Movimento 5 Stelle, in Rete e attraverso la Rete. Crea un militantismo solitario, ognuno con il leader e immaginando una folla di compagni di avventura politica che, anche quando si materializza in una piazza, è molte volte più piccola di quella che in realtà esiste o si presume in Rete. Grillo ha certamente affrontato con inaspettato successo (inaspettato anche per lui) la prima prova nella storia. Per sapere bisognerà aspettare questa seconda, delle elezioni europee. Sapere cosa? Sapere se una piazza vale l'altra. O meglio se è ormai vero che la piazza in Rete è la vera piazza e che l'altra, per quanto colorita e appassionata e disperata (penso al Venezuela in questi giorni) prima o poi finisce, e tornano conformismo e silenzio. Della prima piazza sappiamo tutto, dai suoi trionfi ai suoi fallimenti. Della seconda non sappiamo niente. Accade qualcosa di profondamente diverso. Ma che cosa c'è dall'altra parte? Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano 00193 Roma, via Valadier n. 42 [email protected] daggi: sempre se gli stessi sono veritieri! Roberto Mangoni Un’economia fatta di scelte sbagliate Il primo e più mostruoso difetto della nostra dirigenza politico-economica sta nel fatto che la maggior parte di quelli che ne fanno parte non si intende di "economia". Il secondo, ancora peggio, è che anche quelli che conoscono la materia credono che fare economia consista solo nel tenere sotto controllo l'anda- mento del Pil senza giudicarne la qualità. E siccome dentro ci sta solo ciò che con mille sotterfugi , inganni e corruttele - detti di "mercato" - ci hanno infilato le lobby, quel Pil più che un Prodotto idoneo a soddisfare le reali esigenze del Paese è un intruglio buono solo a sfamare gli appetiti delle più parassitarie scatole cinesi. Per convincersene basterebbe considerare che di questi tempi stiamo investendo circa 35 miliardi di pubbliche risorse in nuove autostrade, pur aven- done già quasi il doppio di quelle del Regno Unito. E' una scelta che nell'immediato e nel medio e lungo termine reca vantaggi soprattutto ai costruttori di grandi opere, agli interessi delle case automobilistiche, nonchè ai bilanci dei Concessionari dei caselli. Con assai meno, invece, si potrebbero realizzare progetti a breve, medio e lungo termine volti a riqualificare e formare professionalmente centinaia di migliaia (se non milioni) di pubblici dipendenti e di disoccupati al fine di potenziare i settori che ne hanno più bisogno, dalla giustizia alla sanità. Fernando Santantonio Renzi, prima fare i tagli e poi le riforme Un riconoscimento a Renzi va fatto. Ha sollevato problemi reali di cui soffre il paese dandogli rilevanza in tv e sulla carta stampata. Finalmente c’è un politico che riconosce l’esistenza di una classe privilegiata e parassita, ma non quantifica il danno fatto al Paese. Pensa di risolvere il problema con qualche intervento dal sapore di campagna elettorale per le europee. L’entità del danno la misurò Passera che nel 2011 disse: “in dieci anni ci siamo mangiati mille miliardi”. Gli sprechi e i prelievi indebiti, in ordine decrescente: consulenze, auto blu, palazzi della politica,enti inutili, doppi e tripli incarichi, doppie e triple pensioni. Questo è il problema del Paese, l’unico che se risolto può permetterci di rispettare il fiscal compact del 2015. Il premier non perda tempo ad inseguire cervellotiche modifiche della costituzione o leggi elettorali già bocciate dalla consulta e che rafforzerebbero il potere dei parassiti: si concentri sull’eliminazione di privilegi e sprechi. Francesco Degni Il Fatto Quotidiano 00193 Roma, via Valadier n. 42 [email protected] Abbonamenti COME ABBONARSI FORME DI ABBONAMENTO • Abbonamento postale annuale (Italia) Prezzo 290,00 € Prezzo 220,00 € Prezzo 200,00 € • 6 giorni • 5 giorni • 4 giorni • Abbonamento postale semestrale (Italia) Prezzo 170,00 € Prezzo 135,00 € Prezzo 120,00 € • 6 giorni • 5 giorni • 4 giorni • Modalità Coupon annuale * (Italia) Prezzo 370,00 € Prezzo 320,00 € • 7 giorni • 6 giorni • Modalità Coupon semestrale * (Italia) Prezzo 190,00 € Prezzo 180,00 € • 7 giorni • 6 giorni • Abbonamento in edicola annuale (Italia) Prezzo 305,00 € Prezzo 290,00 € • 7 giorni • 6 giorni • Abbonamento in edicola semestrale (Italia) Prezzo 185,00 € Prezzo 170,00 € • 7 giorni • 6 giorni • Abbonamento digitale settimanale Prezzo 4,00 € • 7 giorni • Abbonamento digitale mensile Prezzo 12,00 € • 7 giorni • Abbonamento digitale semestrale Prezzo 70,00 € • Abbonamento digitale annuale Prezzo 130,00 € Oppure rivolgendosi all’ufficio abbonati tel. +39 0521 1687687, fax +39 06 92912167 o all’indirizzo mail: [email protected] • Servizio clienti [email protected] MODALITÀ DI PAGAMENTO • 7 giorni • 7 giorni * attenzione accertarsi prima che la zona sia raggiunta dalla distribuzione de Il Fatto Quotidiano Centri stampa: Litosud, 00156 Roma, via Carlo Pesenti n°130, 20060 Milano, Pessano con Bornago, via Aldo Moro n° 4; Centro Stampa Unione Sarda S. p. 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