Anno III - Numero 164 - Domenica 13 luglio 2014 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 In tribunale Protesta a Gorizia Nel Lodigiano Berlusconi, un’altra settimana decisiva La Serracchiani ordina: “Partorite in Slovenia” Lavoro nero: intreccio tra sindacati e coop Colosimo a pag. 3 Fruch a pag. 8 Bravo a pag. 9 EDITORIALE DELLA DOMENICA di Roberto Buonasorte ultima "perla" è stata la nomina di Alessandra Poggiani quale direttore dell'Agenzia per l'Italia digitale: ne combina una dietro l'altra, Matteo Renzi. Ed è davvero interessante il video pubblicato due giorni fa dal nostro Giornale d'Italia, in cui si può notare l'incredibile inadeguatezza dei suoi ministri. Marianna Madia confonde una testimone con un imputato, probabilmente di Laziogate non sa nulla, però ha caldeggiato la nomina della "superteste" sbugiardata in appello dall'assoluzione di Storace. Certo, è giovane, la Madia. E giovanilista. E fa il ministro. E Matteo Renzi tace. "Sai mica se Orsoni ha conosciuto la Poggiani, che hai nominato ai vertici dell'agenzia digitale?" gli chiede Francesco Storace su twitter, ma il premier non risponde. Dribblare chi lo inchioda alle sue responsabilità sta diventando lo sport preferito di Renzi. Come nel caso dell'Economist, che gli fa pelo e contropelo: "può salvare l'Italia - si chiede il magazine - o si rivelerà incapace come gli altri prima di lui?". E poi ci va giù pesante: "Dopo quattro mesi è ancora presto per giudicarlo ma la sua promessa di portare a termine una grande riforma ogni mese era eccessiva. Ora Renzi dice che ha bisogno di mille giorni per fare la differenza e non cento". Chissà se gli 80 euro in busta paga, fatti scattare proprio in concomitanza con le scorse elezioni europee, secondo lui, fanno parte delle "grandi riforme". Ma l'Economist continua a picchiare duro: "Passa troppo tempo a fare lobbying in Europa per una maggiore flessibilità rispetto alle regole fiscali e troppo poco parlando del bisogno di più flessibilità per il mercato del lavoro e dei prodotti in Italia". Ma forse Matteo pensa di aver risolto tutto con la "geniale" idea del servizio civile a 433 euro al mese aperto anche ai profughi richiedenti asilo. Dice che i soldini per il primo giro li ha, magari poi ci spiegherà pure dove intende prendere quelli per coprire anche il secondo ed il terzo anno. L’ IL SILENZIO DI RENZI Non si contano più le capriole dell’ex rottamatore, che da giovane speranza per l’Italia si è trasformato nel peggior politico degno della prima repubblica Ci spiegherà a chi li toglierà, forse. O forse sarà l'ennesima promessa mancata, che poi non sarebbe un gran male, in questo caso. Perché mettere su un esercito di sottopagati non è esattamente la priorità del Paese. Ma se dovessimo fare un focus sulle promesse mancate di Matteo Renzi staremmo qui fino al prossimo Natale. Oggi vale la pena soffermarsi piuttosto sulla vicenda Poggiani, perché - ironia a parte - qui si tratta di una nomina importante la cui assegnazione è quantomeno discutibile. Perché sette anni di processo sono stati lunghi e dolorosi, per Francesco Storace, per la sua famiglia, per la sua comunità. Sette anni di fango, finiti in una sentenza di assoluzione perché "il fatto non sussiste". Storace assolto: significa che qualcuno mentì. Significa che chi fece della menzogna il suo stile di vita non può e non deve essere "premiato" con una nomina ai vertici di un'Agenzia nazionale. "Sono pronto per portare in Parlamento scandalo Agenzia digitale" cinguetta Maurizio Gasparri su twitter. Renzi prenda dunque coraggio e tragga le opportune considerazioni, altrimenti le reazioni, civili ma ferme ed ineluttabili, si faranno sentire. Caso Poggiani Gasparri: “premiata” per il Laziogate? Servizi a pag. 2 ECCO IL “ROM” CHE CI HA DENUNCIATI LAURA BOLDRINI COLLEZIONA L’ENNESIMA SEQUELA DI CRITICHE PER UN’ESTERNAZIONE FUORI LUOGO La condanna e l’orgoglio Quella sessista della lingua italiana also e appropriazione indebita. È la condanna che il pregevole signor Marcello Zuinisi, fondatore dell’Associazione Nazionale Rom, si tiene nelle saccocce, giurando che la ribalterà in secondo grado. Intanto c’è. Una condannuccia a un anno che, forse, non fa impallidire nessuno negli ambienti che frequenta, per sua stessa ammissione, giacché fa sapere di essere oggetto di minacce per la faida che si gioca (sui fondi statali, dicono le malelingue) tra associazioni rom. È pur vero che non è esattamente un pulpito dal quale far prediche. Né (appunto) minacce di querele. Zuinisi, fresco del fallimento del suo “Congresso Rom” che aveva annunciato a squilli di tromba e che è prontamente saltato (pare non avesse pagato la sala comunale che do- F di Robert Vignola nnotatevi il nome: SpiritualTagliatelle. Ha la stoffa per essere una twitstar, vale a dire un utente del social network twitter che scala la classifica dei più seguiti. Anzi, un’utente. Perché SpiritualTagliatelle è stata l’unica che, in mezzo a centinaia di cinguettii irriverenti, insolenti e talvolta insultanti, ha difeso Laura Boldrini. Tema del contendere era, manco a dirlo, il cinguettio della “Presidentessa” che ha letteralmente mandato fuori dai gangheri centinaia di italiani. “Nessun uomo insegnante verrebbe mai chiamato maestra. Perché una donna che dirige un giornale viene chiamata direttore?”: A veva ospitare l’assemblea: così almeno dice Roma Capitale), è stato fierissimo di comunicare a Il Giornale d’Italia che è oggetto di una “inchiesta dell’Unar presso la presidenza del Consiglio dei ministri”. Insomma ci accusa di discriminazione razziale. Sarà. Fossimo nei rom, comunque, ci guarderemmo bene dal farci rappresentare dal buon Marcello. Già non hanno una bella nomea, se poi i fanno “difendere” da Bruno Rossi uno così… questo il pensiero che ha addolorato Nostra Signora dell’Unhcr alle ore 18.03 dell’11 luglio dell’anno laicissimo 2014. Su twitter i commenti sono fioccati a decine, perle del tipo: “perché quando gui- do ambulanza non faccio lo autistO? Problema fondamentale per il paese”. Oppure repliche assai più indignate come “Lei non sta bene. Spesso mi fa vergognare di appartenere al suo stesso sesso. Ma i neuroni li ha lasciati in missione?” e per finire “Gentile Presidente, da ingegnere vorrei le stesse opportunità di carriera /potere degli uomini. Il nome è aria fritta. Saluti”. Nel complesso però il nodo lessicale viene messo agli ar- chivi come l’ennesima occasione persa da Laura Boldrini di tacere per passare inosservata. O quanto meno (probabilmente la via d’uscita è proprio quella) di non usare l’italiano. Infatti con l’inglese, che le è molto più congeniale, problemi come la coniugazione di “presidente” o di “onorevole” non esistono: le distinzioni di genere sono rarissime in quel vocabolario. Oppure in tedesco, dove ancora si mantiene il genere neutro che fu di Greci e Latini (hai visto mai si riaffacciasse in aula Luxuria?). A questo punto, l’ostacolo sessista ad un mondo di magnifiche sorti e progressive è solo uno: l’italiano. Aboliamolo, no?, onorevola Boldrini... 2 Domenica 13 luglio 2014 Attualità È ORMAI UN’ONDATA DI PERPLESSITÀ QUELLA CHE TRAVOLGE LA NOMINA A DIRETTORE DELL’AGENZIA PER L’ITALIA DIGITALE Caso Poggiani: il “botto” si sente La stampa critica il premier per l’incarico alla donna del Laziogate. Nessuna replica da Palazzo Chigi di Marcello Calvo e parlano tutti della scandalosa nomina di Alessandra Poggiani a nuovo direttore dell’Agenzia per l’Italia digitale. Tutti tranne il Premier Renzi, che continua a latitare sulla vicenda. “Accusò Storace: Renzi la nomina al digitale”. Titolava così, ieri mattina, Libero. Che ha puntato il dito contro il Premier ricordandogli le sue parole pronunciate all’indomani dello scandalo Mose. Con il Rottamatore che affermava di “voler prendere a calci nel sedere i ladri, anche quelli del Pd. Forse se ne è già scordato – ricorda il quotidiano di Belpietro – ma la Poggiani fino a pochi giorni fa ha lavorato per il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni”. Ma non si è fermato qui, Libero. Ha ripercorso tutta la storia del “Laziogate” e quei sette, lunghissimi anni di calvario giudiziario scaturito dalle dichiarazioni della superteste del Tribunale di Roma, la Poggiani. “Di quella brutta N storia – ha continuato il giornalista – insieme alla certezza d’innocenza degli imputati, restano molte zone d’ombra che coinvolgerebbero anche la Poggiani. Nonostante questo ‘neo’, la grande accusatrice è stata premiata da Renzi con un incarico che lui stesso ha definito di fondamentale importanza. Un metodo, quello applicato con la manager, mol- to in voga a Palazzo Chigi”. Altro giro, altra corsa. Da Libero passando per il Tempo. “Renzi nomina la superteste del flop Laziogate”. Questo, invece, il titolo del giornale diretto da Chiocci. Che ha ricordato come quel vergognoso processo rappresenta ancora oggi uno dei più grandi fallimenti giudiziari degli ultimi 10 anni, con la “grande accu- satrice che ha fatto perfino carriera”. Forse il ministro Madia avrà finalmente avuto modo di conoscere la vergognosa storia di quel procedimento infinito. E magari potrà finalmente darci ragione. Perché la nomina della Poggiani è a dir poco inopportuna. Ma difficilmente lo ammetterà. Così come il premier Renzi, che continua a invadere la sua bacheca di twitter con infiniti cinguettii, non trovando nemmeno il coraggio per risponderci. Due pesi e due misure. Ecco come il Rottamatore ha “cambiato verso”. Assegnando una prestigiosa poltrona a una dirigente che con le sue dichiarazioni – mai provate – ha messo alla gogna 10 persone (e altrettante famiglie) che hanno perso incarichi e prestigio. Ma non la dignità. Quella no, mai. Dai ricordi della Rete spunta la “tangentopoli” paterna e colpe dei padri non ricadono sui figli. E su questo, non ci piove. Tuttavia il particolare reso noto ieri dalla testata giornalistica online-news.it è un ingrediente che aggiunge speziatissimo pepe alla vicenda della nomina all’Agenzia della digitalizzazione. Secondo Stefania Pascucci, che firma l’articolo del giornale telematico sulla vicenda, “Il nome Poggiani, in realtà, riporta a cronache lontane e inquietanti della fine del secolo scorso, parliamo di Tangentopoli. Alberto Poggiani, uomo importante nel sottobosco della politica romana, finì nel taccuino nero di Antonio Di Pietro che nel 1992 fece arrestare sette nomi eccellenti tra dirigenti Atac e Acotral, appartenenti alla politica spartitoria romana e laziale della Dc e del Psi. L Poggiani, all’epoca in quota Dc, era un consigliere circoscrizionale e un funzionario dell’Acotral, azienda di trasporto pubblico del Lazio. Tutti gli accusati, tra cui Alberto Poggiani, furono incarcerati e messi in celle di isolamento per oltre tre mesi. Tutti accusati di concussione aggravata per tangenti pari a 32 miliardi di lire pagate nel corso di 10 anni da Socemi, una ditta lombarda che forniva autobus e filobus”. Di qui la considerazione finale dell’articolo: “forse, il premier Renzi – che da quel punto di vista ha già commesso degli errori – nella valutazione dei manager da infilare nel calderone del suo sottogoverno dovrebbe, per un fatto di stile, scorrere con attenzione non solo i curricula ma anche i pedigree”. R.V. IL SENATORE AZZURRO ANNUNCIA UN’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE SULLA QUESTIONE E AFFONDA I COLPI Gasparri: “Renzi sapeva quando l’ha nominata” M aurizio Gasparri vuole andare a fondo. Il senatore di Forza Italia sta infatti preparando gli incartamenti per far piovere sul tavolo di Matteo Renzi e del ministro Marianna Madia una interrogazione, nella quale gli chiederà ragione di una decisione verso la quale sta montando, ogni ora che passa, la perplessità del mondo politico. Prevalentemente a centro-destra, vero, ma non solo. E in attesa che qualche coraggiosa voce fuori dal coro si faccia sentire anche a sinistra, comunque, l’ex esponente di Alleanza Nazionale ci va giù duro. E anticipa alcuni dei temi forti dell’iniziativa parlamentare che è pronto a partorire. “L’affidamento ad Alessandra Poggiani di un simile incarico mi ha colpito e non in positivo – commenta il senatore azzurro – e soprattutto vorrei che fosse fatta luce su quali sono stati i criteri che hanno portato alla nomina di una persona che ha nel passato la macchia di quella testimonianza sul cosiddetto Laziogate. Le competenze, per carità, non sono in grado di valutarle. Ma il percorso politico di Alessandra Poggiani sì, ed è un percorso politico che ha visto sue affermazioni gravi, che hanno creato danno a istituzioni di questo Paese, smentite in sede processuale. Ecco, non capisco la ragione di premiarla e non mi pare neanche che sia una risorsa così indispensabile”. Anche perché proprio di dati sensibili della pubblica amministrazione si parlava… . “È stata protagonista di una vicenda che non dovrebbe rappresentare un vanto. Allora, qual è il legame? Quello dell’appartenenza? Elementi del suo passato, che sono note di demerito, sembrano essere invece proprio alla base della scelta di questi giorni. Una scelta che rappresenta un problema che era stato sollevato un giorno prima della nomina. Quindi Renzi sapeva. Ma ora ci troviamo con la persona sbagliata nel Robert Vignola posto sbagliato”. LO ZOO DI SPIDERITA Il ritorno di Walter Falsoni rieccolo, tremate, tremate Uolter (come dicono a Roma) è tornato. Lo avevamo lasciato rottamato, con un piede in Africa e l’altro nella direzione del Pd e lo ritroviamo ora in grande spolvero, presenziare a Spoleto al festival dei due mondi, in veste di regista del documentario del padre nobile Berlinguer, accanto al nuovo che avanza, pronto ad occupare materialmente e fisicamente la poltrona più alta del servizio pubblico televisivo: la RAI. Eh, già stiamo parlando proprio di Walter Veltroni che della comunicazione in politica, suo pallino da sempre, a 360 gradi ne fa ora un cavallo di battaglia per l’attestazione della sua futura carriera verso l’ascesa ad una comoda sistemazione. Lui che rilanciò l’Unità facendola uscire con le figurine Panini e che in tempi non sospetti accompagnò l’allora suo segretario di partito(PCI) Natta da Raffaella Carrà, regista dell’era buonista della sinistra italiana, orditore di trame A occulte nei confronti degli avversari e tessitore di agganci con l’establishement dell’Italia che conta, adesso diventa ardito sostenitore della snaturalizzazione del pensiero della sinistra rappresentato dal chiodino di Renzi, sfoggiato in occasione del format della De Filippi "Amici". Renzi che tutto è tranne quello che per anni la generazione Veltroni è stata, diventa ora icona di quella comunicazione del rinnovamento alla quale certo Il Falsone vuole prender parte, ma non da spettatore bensì ancora una volta tentando di curarne la regia tanto per non restare in esilio e prendersi la sua rivincita su qualche compagnuccio che nel mentre è rimasto indietro e che del Falsone, magari, aveva dichiarato la morte celebrale. Invece lui ancora respira, eccome. Ed eccolo che si spertica in interviste dove propone la nuova programmazione strategica dell’ente pubblico, a suo dire,troppo lontana oggi dall’essere mo- tore propulsivo di cambiamenti che siano sinonimo di apertura, coraggio e modernità. Che coraggio, lo diciamo noi, come si cambia per non morire, parafrasando una canzone di una cantante a lui vicina: Fiorella Mannoia, cosa non si farebbe per tornare a gestire una comunità che determina comunque e sempre, a seconda dell’indirizzo dato, il corpaccione elettorale del nostro Bel Paese. Lui anni addietro lo rinfacciava all’ormai ex Cav, aveva determinato il suo successo elettorale entrando prepotentemente, attraverso le sue tv, nelle case degli Italiani catturandone il consenso. E’ pronto il Falsone Veltroni a fare altrettanto per il suo Renzi, purchè lo nomini, lì, nell’avamposto del ritorno atteso, sognato, desiderato. Possiamo già immaginare come sarà il nuovo corso della tv di Stato del Falsone, ipocritamente ascrivibile a tutto e al nulla purchè si arrivi, si ottenga, si promuova, ci si arrampichi e si infanghi. Una strategia della sopraffazione dell’avversario e dell’azzeramento del libero pensiero per approdare ai lidi del pensiero unico emergente su tutto e tutti. Si salvi chi può allora, dopo la nomina della direttrice dell’agenzia digitale italiana, vogliamo dire basta al vento della calunnia che pervade taluni rappresentanti di quella politica fattasi estensione di questo Governo poco attento e superficiale nel valutare le conseguenze inevitabili che questi personaggi potrebbero infliggere alla nostra società attraverso indebite manipolazioni di dati e di cervelli. Che dio ce ne scampi e liberi, per carità. Caro Walter Falsoni, per Laziogate abbiamo gia’ dato, stavolta tienicelo lontano il tuo zampino! Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Domenica 13 luglio 2014 Attualità PROCESSO RUBY, MARTEDÌ ARRIVERÀ LA SENTENZA CHE DECIDERÀ IL FUTURO PERSONALE E POLITICO DEL CAV Scocca l’ora X per Berlusconi La voce: “Se la condanna a 7 anni venisse confermata, per il leader di Forza Italia potrebbero scattare gli arresti domiciliari” - L’alleato che non ti aspetti, Renzi spera nell’assoluzione di Federico Colosimo l 18 luglio è la data segnata in rosso nel calendario di Silvio Berlusconi. Un appuntamento cruciale, che appare segnato. Quel giorno arriverà infatti la sentenza d’appello nel processo Ruby. La Procura generale di Milano ha chiesto di confermare la condanna a 7 anni di carcere per il Cav. Per i presunti reati di concussione e prostituzione minorile senza la concessione delle attenuanti generiche. Martedì toccherà agli avvocati Franco Coppi e Filippo Dinacci – che hanno preso il posto di Niccolò Ghedini e Piero Longo, finiti nel registro degli indagati nel procedimento Ruby ter assieme ad altre 43 persone - prendere la parola per le arringhe difensive. Ma a quanto sembra, al leader di Forza Italia non basterebbe neanche Parry Mason per salvarlo. Provare la colpevolezza di qualcun altro non è possibile, smontare le accuse, un ostacolo insormontabile. Come volevasi dimostrare. La duplice assoluzione del figlio Pier I Silvio e dell’amico storico Confalonieri, ha significato un importante – ma misero – contentino per l’ex Premier. Una sentenza che ha illuso, ma neanche poi tanto il Caimano, che continua a seguire la strada dei toni bassi e del profilo politicamente alto. Ma il fuoco cova sotto la cenere. Perché il giorno X è vicino ed è estremamente remota l’ipotesi che la Corte possa rinnovare il dibattimento, ripartendo così daccapo con le audizioni dei testimoni, le arringhe, l’impianto accusatorio e quello difensivo. Tra pochi giorni arriverà senza ombra di dubbio un verdetto. Forse non martedì, ma sicuramente mercoledì. Non sarà una decisione facile, la sentenza inevitabilmente avrà ripercussioni anche sull’andamento delle riforme istituzionali in cui Berlusconi sta giocando un ruolo fondamentale. Le chance di ottenere un pronunciamento più clemente sono diminuite. Di sicuro la sentenza non metterà la parola fine alle speranze dell’ex presidente del consiglio, che può sempre confidare nella Corte di Cassazione, che fino a questo momento s’è dimostrata ostile. E la speranza, per Berlusconi, è di non ritrovarsi di fronte un altro Esposito… Ma il leader del centrodestra è accerchiato. Perché tra pochi mesi (il 14 novembre c’è l’udienza preliminare) potrebbe finire nuovamente sul banco degli imputati nel processo escort coordinato dalla Procura di Bari per induzione a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria (art. 377 bis del codice penale, pena da 2 a 6 anni di reclusione). Con il Cav che secondo gli inquirenti avrebbe pagato l’imprenditore Tarantini perché mentisse sulle presunte escort portate nelle sue residenze estive tra il 2008 e il 2009. E Giampi – secondo la tesi dei pm – lo avrebbe fatto. Pochi giorni e il futuro personale e politico di Berlusconi sarà scritto. Sembra paradossale, ma in questa storia il Cav ha dalla sua parte anche Renzi. Che tifa per la “non condanna” del Caimano, per mettere a tacere l’opposizione interna. Che vede una minoranza del Pd – i soliti giustizialisti a priori - che ritiene inaccettabile “l’alleanza” con Berlusconi. Ma la sentenza Ruby potrebbe nascondere un altro scenario inquietante. Se il verdetto di primo grado dovesse essere confermato in toto, per il Cav potrebbero scattare (forse già a settembre) gli arresti domiciliari. IN VISITA AL CENTRO DI ACCOGLIENZA DEL CARA DI MINEO (SICILIA), L’EURODEPUTATO SI SCAGLIA NUOVAMENTE CONTRO ALFANO Mare Nostrum, Salvini torna all’attacco “Se avessi la bacchetta magica prenderei il suo posto, è la persona sbagliata nel posto sbagliato” Il leader della Lega apre alle primarie del centrodestra e critica il Rottamatore mmigrazione, ogni occasione è buona. A pochi giorni dall’ultima, il leader della Lega Salvini torna a tirare l’ennesima bordata al criticatissimo ministro Alfano. In visita al centro di accoglienza del Cara di Mineo (Caltagirone, Sicilia), l’europarlamentare attacca duramente il titolare dell’Interno: “Se ci fosse la bacchetta magica – la stoccata – prenderei immediatamente il suo posto. E vi dimostrerei come le navi di Mare Nostrum non si fermerebbero mai più nei nostri porti. Alfano è la persona sbagliata nel posto sbagliato”. I Senza troppi giri di parole – è apprezzato anche per questo – il segretario federale della Lega Nord dimostra ancora una volta di non badare tanto al sottile. Ormai l’obiettivo è chiaro: il leader di Ncd – la sostanza – deve dimettersi. Continua a guadagnare punti, Salvini, che non risparmia feroci critiche al Parlamento di Bruxelles. “Non ho fiducia in una Europa che da anni ci dice: ‘è un vostro problema’. Stanno massacrando questa terra, distruggendo agricoltura, pesca, turismo e commercio. La linea della Boldrini, quella del c’è posto per tutti, non ci piace assolutamente. Mare No- strum va sospesa e questi centri di pseudo accoglienza, allestiti in Nord Africa. Basta con questo business della carne umana”. E’ un Salvini a tutto tondo, quello in versione siciliana. E ai giornalisti che gli chiedono di una eventuale candidatura di Berlusconi a premier del centrodestra alle eventuali elezioni politiche, risponde: “Spero riporti il Milan in Champions League, nonostante Balotelli. Il nome di un candidato è l’ultimo dei problemi, ma alle primarie dico sempre di sì, perché coinvolgere i cittadini fa bene”. Ruby? “I cittadini ne hanno le scatole piene. La giustizia spenda i soldi per altro, il Cav è stato già sconfitto politicamente. Che ad Arcore ci fosse un giro di prostituzione sono rimasti in 3 ad esserne convinti”. Il leghista è fiducioso sul fatto che in Italia si voterà presto, “perché le bugie di Renzi hanno le gambe corte. Il Rottamatore è un vero pericolo per il nostro Paese”. E sul Senato ammonisce: “Se serve deve essere eletto, altrimenti chiuso. Le mezze misure, come per le province, non servono a nessuno”. Dall’immigrazione alle riforme, passando per Berlusconi. Salvini studia da anti-Renzi e prepara la F.C. sua rincorsa. ENNESIMO TENTATIVO DI CREARE UNA OPPOSIZIONE DI SINISTRA AL GOVERNO IN CARICA Vendola cerca Civati per vendicarsi del premier a sinistra cannibalizzata da Renzi cerca una via per ripartire. E Nichi Vendola, a quanto pare lontano da suggestioni “canadesi” su un suo ritiro dalla politica, ha voluto invece rilanciare l’azione di Sel proiettando l’idea di un patto federativo con la corrente del Pd che fa riferimento a Civati. Certamente il momento è difficile, con una truppa ormai ridotta all’osso dopo che in tanti hanno abbandonato la derelitta barca vendoliana per accomodarsi sul morbido carro del vincitore, dopo che Renzi aveva appena accennato il canto L delle sirene. Un colpo al cuore che vede ora il Governatore della Puglia convinto di poter rendere pan per focaccia al premier, organizzando le voci che all’interno dei Democratici si mostrano meno disponibili ad assecondare le scorribande parlamentari dell’ex sindaco di Firenze. Ma nessun bisogno di tagliando per Sel, nonostante le evidenti ammaccature: la proposta di “federarsi” con Civati (non si sa poi in quale maniera) è giunta parallelamente al suo no ad un congresso straordinario del partito all’indomani dello strappo con i “miglioristi”. "Ci ri- porterebbe al passato", il suo giudizio sul congresso. Meglio "la conferenza programmatica, la nostra Leopolda. Il fatto che non ci debba essere una precipitazione organizzativa non significa che non ci possano essere sperimentazioni. Domani proponiamo a Civati, ma anche ad altri, l'idea di costituire reti, coordinamenti che ci aiutino a condividere pratiche, battaglie, vertenze". E conclude: "Saremo coloro che non si adeguano ai voleri del sovrano, che non si piegano. E che mantengono i piedi R.V. nella sofferenza sociale". Domenica 13 luglio 2014 4 Storia L’AUTORE: “LA FIGURA DI LEI VIVE COSTANTEMENTE NEL MIO IMMAGINARIO. QUEL LORO DESTINO NON SMETTE DI AFFASCINARMI” “Passione e morte. Claretta e Ben” sbarca in Romania Riscuote successo il romanzo di Bruni dedicato alla storia d’amore tra il Capo del Fascismo e la giovane Petacci di Emma Moriconi ra le ombre, ora, cosa si diranno Clara e Ben?” si chiede Pierfranco Bruni nel suo volume “Passione e morte. Claretta e Ben”. Un libro che è stato tradotto e pubblicato anche in Romania. Un lavoro intenso e commovente, quello di Bruni, che trascina in un’epoca lontana, in un dramma che sembra uscito dalla penna di un drammaturgo e che invece è un pezzo di storia, “perché – scrive Bruni – in quella tragedia non c’è soltanto la tragedia di una Nazione e di un popolo. C’è anche la storia di due amanti che abbandonano la storia e consumano la loro vita nel fuoco infinito della tragedia”. Una vicenda che, dopo settant’anni, fa dei protagonisti due icone dell’amore tragico: quella che emerge, nel volume di Pierfranco Bruni, è lei, Claretta, la giovane bruna dagli occhi ardenti che dona la sua vita per seguire fino in fondo l’uomo che ama. L’autore fa un parallelismo tra la vicenda di Claretta e Benito e quella di Luisa Ferida e Osvaldo Valenti: “Ci sono nomi che si ripetono. Meraviglia della cronaca – scrive – Forse ironia? Perché si trova sempre il nome di Sandro Pertini quando si parla di condanna a morte per il Dux e per la coppia del regime cinematografico Luisa Ferida e Osvaldo Valenti? Altra avventura di amanti falcidiati”. Il libro di Bruni è sentito, vissuto, si avverte, forte, il legame dell’autore alla figura tragica di Claretta Petacci, Bruni scrive a briglia sciolta, i suoi sono quasi pensieri in libertà suscitati dai sensi: la vista, soprattutto, la percezione dell’atmosfera mentre vaga per “T le strade di Giulino rievocando quelle ore di terrore, quasi sembra di udire ancora gli spari che falcidiarono quelle due vite, quasi sembra di avvertire la temperatura di quella giornata di fresca primavera. Quasi sembra di esserci, a Giulino, ma se ne ha una percezione strana, tutto intorno sembra in bianco e nero, quasi che i colori non si siano voluti affacciare sul teatro di quella tragedia di amore e di morte. Istintiva viene alla mente la figura di sobria dignità e di infinita triste tenerezza di Rachele Guidi, la signora Mussolini, la donna che è sempre rimasta vicina al suo Benito anche se fisicamente lontana, la donna che ha costituito per tutta la vita il punto fermo di Mussolini, il calore del focolare domestico, il suo sorriso buono, lo sguardo gentile, la fermezza dolce, la determinazione, il coraggio, la consapevolezza di dover tenere alta la testa nonostante tutto. In silenzio, il dolore di Rachele si consuma lontano dai riflettori, in una buia cella dove viene rinchiusa, lei, innocente. Lei, con i suoi figli per mano, a subire la tempesta della storia. Lei, con il suo sguardo triste e il suo mesto sorriso. Lei, Rachele, la piccola grande silenziosa protagonista di un dramma che mantiene toni epici persino dopo settanta anni. Anche Bruni cita Rachele, rileva i due piani degli amori di Mussolini, Clara “l’amore pazzia”, “l’amore avventura”, Rachele “l’amore pace”, “l’amore casa”, “l’amore radici”. Il volume dunque giunge in Romania, a settembre ci sarà la presentazione con un dibattito sulla storia d’amore tra Benito Mussolini e Claretta Petacci, contemporaneamente partirà la distribuzione, nell’elegante edizione che propone in copertina una bella immagine di Claretta e un riquadro con il volto del Duce. "Credo che i grandi amori – ha detto l’autore - che restano legati alle tragedie appassio- nano sempre. Si tratta di un romanzo che ha visto lunghi anni di preparazione e la figura di Claretta vive costantemente nel mio immaginario. Io ho sempre cercato di scrivere dei romanzi incompiuti perché sono convinto che il romanzo in sé dovrebbe avere delle incompiutezze. Forse questo sulla storia e sul misterioso dell'amore tra la Petacci e Mussolini è un 'orto concluso'. Quel loro destino non smette di affascinarmi". In effetti la partecipazione emotiva dell’autore vive e palpita tra le pagine del volume. Si avverte lungo tutto il libro, riga dopo riga. "Sono veramente contento e grato, a chi ha creduto in questo mio libro – ha detto poi alla stampa - È proprio un bel fatto che questo romanzo sia piaciuto in una Nazione ricca di culture e di grandi tradizioni narrative che hanno segnato anche la mia formazione giovanile". [email protected] 5 Domenica 13 luglio 2014 Esteri SITUAZIONE DRAMMATICA NELLA STRISCIA Gaza nel sangue, Netanyahu:“Non mi fermo” Bombardamento colpisce orfanotrofio e fa strage, morti tre bambini disabili Ma il premier annuncia che Israele continuerà la sua offensiva militare di Francesca Ceccarelli sraele resisterà alla pressione della comunità internazionale che chiede di fermare le operazioni su Gaza": queste le parole del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. In queste ore è arrivata la notizia che Israele ha richiamato 33 mila soldati riservisti e potrebbe rinforzare la sua fanteria, intensificando così la sua campagna contro Hamas. Intanto ancora scene di orrore a Beit Lahya (a nord di Gaza) dopo che l'aviazione israeliana ha centrato un orfanotrofio, provocando la morte di tre piccole disabili. Lo riferisce la agenzia di stampa Quds Press, secondo cui diverse infermiere sono rimaste ferite. Il portavoce militare sostiene che Hamas ha sistematicamente provveduto a nascondere missili e armi in moschee e in istituti pubblici. Ad l’obiettivo di Netanyahu sembra essere quello di respingere, in Medio Oriente, l'Islam estremista, "che bussa anche alle nostre porte. Dobbiamo prenderci cura di Hamas a Gaza, e lo facciamo. Ma non basta''. Israele, ha proseguito, ''non puo' accettare che la Cisgiordania si trasformi in un'altra Gaza''. ''Nessuna pressione internazionale ci impedira' di agire contro i terroristi a Gaza- ha aggiunto Netanyahu. ''Soppesiamo tutto, ci prepariamo a tutto. Tsahal (l'esercito israeliano) ha avuto ordine di tenersi pronto'' . “I Dal canto suo il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha invitato Hamas a fermare gli attacchi per porre fine allo spargimento di sangue. Il ritorno delle violenze a Gaza e a Israele costituisce una minaccia terribile per i bambini di entrambe le parti, ha dichiarato l'Unicef. Sulla scena anche il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan che ha accusato Israele di seguire una politica basata sulle "bugie" in relazione ai bombardamento di Gaza. Israele "dice che (Hamas) lancia i razzi. Ma qualcuno è morto?", si è chiesto Erdogan parlando ai suoi sostenitori a Istanbul alla presentazione della sua piattaforma presidenziale. "Il numero di palestinesi che avete ucciso è attualmente cento - ha aggiunto riferendosi a Israele -. La sua vita si basa sulla menzogna. Israele non è onesto". E il presidente americano, Barack Obama, ha telefonato al premier israeliano, Benjamin Natanyhau, condannando i lanci di razzi su Israele ed esprimendo preoccupazione per il rischio di un'ulteriore escalation della situazione. "Nessuno vuole assistere ad un'invasione di Gaza da parte di Israele. Per questo è importante un allentamento delle tensioni": queste le parole della portavoce del Dipartimento di Stato, Jennifer Psaki. Stessa richiesta anche dal presidente russo Vladimir Putin che ha invocato - durante una telefonata con Benyamin Netanyahu - uno stop "urgente del confronto armato" tra Israele e Hamas. Durante la conversazione, Putin ha definito "indispensabile" interrompere la spirale di violenza e ha notato che la situa- zione nella Striscia di Gaza si sta "rapidamente degradando”. Negli ultimi giorni, secondo quanto segnalato, almeno 19 bambini palestinesi sono stati uccisi in attacchi aerei su Gaza e molti altri feriti. Anche in Israele, gli attacchi di razzi da Gaza minacciano la vita dei bambini israeliani. E' di oltre 100, intanto, il bilancio delle vittime degli attacchi aerei secondo quanto riferiscono fonti mediche palestinesi, che comunicano anche il numero dei feriti, più di 700, tra cui molte donne e bambini. LA CRISI UCRAINA E IL SOUTH STREAM APRONO ANTICHE STRADE ALLA NUOVA GEOPOLITICA CONTINENTALE Roma-Russia nel nome di Cesare. E dello Zar a penisola italica è da sempre al centro della politica internazionale. In antichità i popoli dello "stivale" erano fra i più evoluti dell’epoca e la Grecia bramava le colonie del sud. Poi come ben sappiamo, con l’avvento di Roma, quella che poi divenne Italia guadagnò un posto di primo protagonista nelle vicende internazionali, in special modo quelle del Mediterraneo, ossia il vero Mare Nostrum da non confondersi con la sciagurata operazione dell’attuale governo. Dalla caduta dell’Impero Romano, i popoli “in itinere” che ampliavano la loro influenza nella Penisola potevano essere considerati i “superpotenti” dell’epoca. Il perché è presto detto, la geografia certamente gioca un ruolo fondamentale, infatti Roma è al centro del Mediterraneo, che è una sorta di “lago” sul quale si incontrano diversi continenti e culture. La Penisola, protetta dalle Alpi e bagnata dal mare è in una posizione chiave: a nord confina col freddo mondo germanico, a sud col ribollente mondo berbero. Ad ovest si apre all’Atlantico (si pensi anche a Colombo e Genova), ad est all’Eurasia (si pensi a Marco Polo e a Venezia, da sempre legata all’oriente). Una vera e propria cerniera di congiunzione geopolitica, spirituale e culturale. Una Tradizione millenaria, a volte anche sottovalutata. Spesso si esalta la Roma imperiale e quella repubblicana, ma ci si dimentica di quella Sacra di Carlo Magno. Ed anche la storia postromana è gonfia di successi non da sottovalutare: dal Rinascimento alle Repubbliche Marinare, dalla Serenissima al millenario e ricchissimo Regno delle due Sicile, fino al Fascismo, ultima L esperienza che ha rimesso Roma al centro del Mediterraneo. Ma anche dopo 70 anni di occupazione, di malapolitica, di perdita di sovranità e giustizia sociale, Roma d’altro canto sembra custodire in sé ancora l’Arcanum Imperi. Se pur debole politicamente infatti, continua ad essere fonte di ispirazione, la Sua Storia (la nostra) affascina e irretisce non solo noi patrioti, ma anche l’estero e il mondo. Per tale motivo ritengo che un legame geopolitico e metapolitico-spirituale tra l'Italia, terra cruciale, e la Russia sia uno degli strumenti più efficaci per affrontare al meglio le crisi geopolitiche attuali. Da tempo si sogna un’alleanza storica e spirituale tra i Lupi (simbolo e animale Sacro romano, ma anche germanico) e gli Orsi, ovvero la Russia e il mondo slavo. L’orso evoca la forza guerriera slava e in particolare russa, una potenza di terra che, se provocata, reagisce con veemenza. I geopolitica britannici all’inizio del XX secolo avevano un incubo ricorrente: il verificarsi della saldatura tra l’organizzazione industriale tedesca, l’arditismo e l’inventiva romana ed italica e l’immenso territorio russo, ricco di risorse sopratutto in Siberia. Perciò crearono divisioni che tutt’ora continuano a dividere i giovani militanti di più fazioni, affinché lottino fra di loro e non contro il vero nemico, la Nato e i suoi satelliti. Ma sembra che l’avanzata liberal-capitalista abbia un limite invalicabile, individuabile all’altezza del fiume Don, un fatale “non plus ultra” . Tutt’ora la Nato cerca in tutti i modi di superarlo finanziando guerre subdole e fratricide (mietendo numerose vittime civili), fallendo miseramente. Al contrario di quel che l’italiano medio possa pensare, la vicinanza tra noi e la Terza Roma è solida: la Russia si propone proprio come erede della Città Eterna, non a caso la parola Tsar (Zar) viene da Caesar, poi storpiato Csar e infine Tsar. L’Aquila poi, simbolo di Roma, di Napoleone, della Germania, della Rsi e appunto della Russia, nella quale però, è bifronte, ovvero una testa guarda ad Occidente, verso l’Europa, l’altra verso l’Oriente. La Russia insomma, come Roma, è punto di congiunzione per diversi mondi e ne fa da ponte collegando l’Europa con l’Asia centrale (Kazakhstan) e quella più orientale e spirituale (Mongolia, Cina, Corea, Giappone). L’Italia quindi non è affatto fuori dai giochi politici, ma potrebbe ancora da giocare da protagonista nello scenario internazionale, a fianco magari di nuovi e saldi alleati. Lo aveva capito Mussolini, che nonostante avesse fatto la guerra ai comunisti nostrani, una volta al potere l'Italia fu la prima nazione a riconoscere la Russia comunista. Lo aveva capito Craxi che tentò di scavalcare il Pci nei rapporti con l'Urss, arrivando a creare una internazionale socialista alternativa a quella rossa. Lo aveva capito Berlusconi diventando alleato ed amico di Putin e della Russia. Ora sembra averlo capito addirittura anche la nostra "ministra" degli esteri e molte nazioni europee che, in barba alla Nato, alla Troika e alle sanzioni, stanno firmando accordi con Mosca. Chissà se il golpe atlantico a Kiev non porti ad una reazione contraria a quella auspicata da Washington e i popoli europei, partendo dal gas e dalla creazione del South Stream non capiscano che senza una piena sovranità militare, territoriale, monetaria e culturale non ci sarà futuro per il Vecchio Continente. E che la sua scialuppa si chiama Russia. Giuliano Castellino 6 Domenica 13 luglio 2014 Da Roma e dal Lazio DAI CASSONETTI ALLA DIFFERENZIATA, IL SINDACO CERCA DI TIRARSI FUORI DALLE GRANE DELL’EMERGENZA Rifiuti: c’è una discarica da piazzare Marino cerca la pace con gli operatori Ama, ma già è pronto ad esplodere il nodo della localizzazione degli “ecodistretti”: panico nei quartieri periferici di Robert Vignola l’audit l’arma che ieri Ignazio Marino ha sventolato per “minacciare” i dipendenti Ama a lavorare. Certamente, però, i toni non sono più quelli da crociata utilizzati contro i netturbini che avevano provocato a lungo andare la levata di scudi dei sindacati, irritati per l’evidente scarico di responsabilità sull’anello debole del ciclo dei rifiuti a Roma. Di qui la decisione del sindaco di Roma di correggere il tiro. “Dobbiamo capire se all'interno dell'Ama ci sono state figure che hanno generato un boicottaggio, e questo lo capiremo con l'audit che ho avviato. E su quella base prenderemo delle decisioni. Quanto servirà? Il tempo che serve. Io voglio delle analisi con dati scientifici”. Dati che poi snocciola, seppure andrebbero per la gran parte coniugati al futuro: siamo insomma, come sempre, fermi al tempo delle promesse. “Ora siamo arrivati al 40% di raccolta differenziata. Nel 2015 puntiamo al 50% e nel 2016 al 65%. In discarica alla fine, dopo il trattamento di quel restante 35%, ci andrà solo il 7%-8%. Tutto il resto sarà ricchezza per È la città”. Certo: peccato che sia solo l’indoratura della pillola… “Ci saranno gli ecodistretti e una discarica di servizio. Come succede in tutti gli altri Paesi che hanno una strategia sui rifiuti. Chiedo ai romani di accompagnarmi in questo percorso. In due anni avremo risolto il problema in maniera definitiva. Già in passato sono state sentite promesse di questo tenore? Io sono un chirurgo - ha concluso - e quando un medico parla con i familiari di un paziente dice le cose come stanno, le reali possibilità di successo e i possibili problemi. Io ho dati certi per sostenere quello che dico”. Così, bisognerà adesso concentrarsi su quale potrà essere il quartiere che dovrà ospitare questa discarica “piccola piccola”, per non parlare degli stessi ecodistretti. Ovviamente, il panico dilaga nelle periferie a partire da Valle Galeria, l’area che ospita Malagrotta e nella quale dovrebbe sorgere,in località Ponte Malnome, un eco distretto: il Municipio XI, subissato dalle richieste dei cittadini, ha già preso le distanze. Ma tant’è, il problema è che gli eco distretti veri a Roma sono i cassonetti, presso i quali i rifiuti stazionano per più e più giorni. Ma anche qui, il sindaco Marino vende immagini da cartolina per far pace con gli operatori di Ama. “Questa mattina – ha detto ieri – ho fatto un giro. Ho incontrato diversi operatori. Ce la stanno mettendo tutta e mi sono sembrati davvero motivati a restituire Roma ai romani in una condizione tale da poterne essere orgogliosi. Penso che le misure che abbiamo messo in attospiega- dai 100 verificatori alle 30 squadre a disposizione dei presidenti dei Municipi fino al nuovo tritovagliatore a Rocca Cencia che ci permetterà di trattare ulteriori 300 tonnellate al giorno, sono decisioni nella direzione giusta”. Perché il bersaglio grosso di Marino è quel 65% di differenziata. Sarà. Male che va, a differenziare i rifiuti ci penseranno i soliti noti addetti al rovistaggio dei cassonetti, che girano con le carrozzine piene di lordume da “recuperare”. Oppure, come a Natale scorso, direttamente i maiali… ALLARME SICUREZZA Rapinano un anziano e il figlio non vedente: arrestati due nomadi na coppia di nomadi di 14 e 22 anni, senza fissa dimora di etnia bosniaca, sono stati arrestati dai carabinieri del Nucleo Radiomobile di Roma con l'accusa d rapina aggravata in concorso. Nella tarda serata di venerdì, i ladri hanno avvicinato un anziano, romano di 78 anni, che stava passeggiando in compagnia del figlio non vedente di 48 anni nel 'Parco della Cervelletta', un'area protetta inserita nella Riserva Naturale della valle dell'Aniene. Dopo averli aggrediti alle spalle e scaraventati a terra, i due hanno strappato la catenina d'oro che era al collo dell'anziano, scappando subito dopo a piedi. Le vittime hanno contattato il 112 e i carabinieri del Nucleo Radiomobile di Roma che, dopo una battuta di ricerca in zona, hanno rintracciato i responsabili. La collana è stata recuperata e restituita al 78enne. Nell'aggressione, padre e figlio non hanno riportato conseguenze. Il ladro 22enne è stato trattenuto in caserma in attesa del rito direttissimo mentre il 14enne è stato portato nel Centro di Prima Gustavo Lidis Accoglienza. U 7 Domenica 13 luglio 2014 Dall’Italia NAPOLI - DOPO IL DECESSO DI SALVATORE GIORDANO, UN ALTRO DRAMMA A MARANO Auto sui tavolini del bar: muore 15enne Prima ha accompagnato la vittima, Giulia Menna, all’appuntamento, poi il 19enne ha perso il controllo della Renault travolgendola. È indagato per omicidio colposo di Barbara Fruch nnesimo dramma a Marano di Napoli. A pochi giorni dalla morte di Salvatore Giordano, colpito dalla caduta di un cornicione nella Galleria Umberto I del capoluogo campano, un altro drammatico incidente si è abbattuto sulla città della provincia partenopea: una studentessa di 15 anni, Giulia Menna, è deceduta dopo essere stata investita da un auto mentre di trovava al bar. La studentessa si trovava nel piazzale Yasser Arafat, era seduta al tavolino di un bar insieme ad altri amici, rimasti feriti, e stava mangiando un kebab. All’improvviso, intorno alle 21.50, il piccolo gruppo è stato travolto da una Renault Clio guidata da un ragazzo di 19 anni, Fabio Molaro, residente a Calvizzano, che viaggiava in compagnia di un amico di 21 anni. Il ragazzo, che faceva parte proprio della stessa compagna di amici, è ora indagato per omicidio colposo e lesioni. Tra l’altro era stato proprio lui ad accompagnare Giulia in piazza poco prima. La 15enne è stata centrata in pieno, e con violenza, da uno dei tavolini e l’urto le è stato fatale. Non è servita a nulla la disperata corsa all’ospe- E dale San Giuliano di Giugliano, la ragazza non si è più ripresa. Per quanto riguarda gli altri ragazzi investiti, un giovane ha riportato fratture a tibia e femore, una ragazzina solo qualche escoriazione, mentre un quarto ragazzo è riuscito ad accorgersi in tempo dell'arrivo della macchina impazzita e, scansandosi, è rimasto illeso. La dinamica dell’ incidente non è ancora chiara. Forse per causa I clienti hanno messo in fuga i ladri impedendo di portare a termine il colpo na rapina dal risvolto inaspettato. Scenario del insolito accadimento un ufficio postale della provincia di Napoli. Attimi di panico e terrore per un tentativo di rapina che ha avuto uno sviluppo choc non solo per i clienti e il personale dell’ufficio in via Brecce a Sant'Erasmo, ma anche per i criminali stessi. Questo l’iter: in tarda mattinata due individui hanno cercato di mettere a segno il colpo terrorizzando gli impiegati e minacciandoli con un temperino. Gesto che ha causato per uno dei U dipendenti ferite da taglio sulle mani. Ma il fatto eclatante è un altro. La reazione dei clienti: in un attimo infatti la gente ha iniziato a inveire e ad urlare minacciosa, impedendo così che i rapinatori portassero a termine il colpo e dopo pochi minuti di minacce i due malviventi sono fuggiti. Subito i sei impiegati sono stati soccorsi dal 118 per crisi di ansia e malori in seguito alla grande paura. Ma il bilancio non è stato fortunatamente grave: un solo impiegato risulta ferito dal temperino. “Quello che è successo è una tragica fatalità che aggiunge dolore al dolore – ha detto il Sindaco di Marano, Angelo Liccardo – Sembra che la sfortuna si stia accanendo contro la nostra città, siamo ancora sotto choc per la tragica scomparsa di Salvatore Giordano ed ora ci piomba addosso anche quest'altro dramma. La zona dove è avvenuto l'incidente - precisa - è recintata ed è ritenuta sicura”. Il primo cittadino annuncia anche la volontà di “dedicare” un luogo proprio a Salvatore. “Il Comune sta cercando di accelerare le pratiche affinché qui ci sia un luogo che ricordi Salvatore: non sappiamo se si tratterà dello stadio o di una piazza, noi, per ora, stiamo cercando di accelerare le pratiche”. Salvatore e Giulia, sono due vittime di episodi assurdi: tragedie a cui purtroppo è difficile darsi una risposta. BOLOGNA - IL FOLLE GIOCO: “KNOCKOUT GAME” NAPOLI Rapina da far west ci pensa la folla dell’alta velocità oppure di una manovra azzardata, il 19enne ha perso completamente il controllo della vettura. La Renault Clio, con i documenti in regola, è stata sequestrata dai carabinieri della locale tenenza. Molaro è stato sottoposto ai test alcolemici e antidroga. Sicuramente non aveva bevuto, mentre per avere il responso sull'eventuale assunzione di droga si dovrà attendere qualche giorno. Preso a pugni per la strada La vittima, il bresciano Daniele Natali, è un autotrasportatore di 60 anni. Ha riportato una doppia frattura alla mandibola ggredito senza motivo. Arriva da Bologna l’ultima vittima del folle gioco chiamato Knockout game: si tratta di Daniele Natali, 60enne autotrasportatore che risiede a Brescia. Risultato: mandibola rotta e dopo venti giorni non arriva ancora a mangiare. L’episodio infatti risale al 17 giugno scorso quando l’uomo è stato preso a pugni da tre ragazzi, senza motivo. Il fatto è stato denunciato ai carabinieri ed è riferito dal Il Giorno di Brescia. “È stata un’aggressione gratuita - spiega al quotidiano la compagna dell’uomo - è colpa di quella stupida moda partita dall’America di stendere a pugni un passante a caso. È come gettare un masso da un cavalcavia dell’autostrada: si può uccidere qualcuno solo per noia”. La moda è il cosiddetto “knockout game”, che negli States ha provocato tre vittime in sei mesi. In Italia, per lo stesso stupido gioco, a Pisa è morto un bengalese di 24 anni. Daniele Natali, ricostruendo quanto è accaduto, ha raccontato di aver parcheggiato il proprio furgone in via Calori, erano circa le 13, e di essersi avviato per consegnare un plico nei paraggi. Mentre camminava per strada ha sentito dire A “ehi, vecchietto”. Quando si è fermato, chiedendo “ce l’avete con me?” si è trovato di fronte tre adolescenti, sui 15-16 anni. “L’ultima cosa che ricorda - ha detto la compagna - è uno dei due ragazzi che si piegava sulle gambe come un pugile, poi non ha visto più nulla. Ha certamente preso un pugno in pieno volto ed è finito a terra perdendo conoscenza. Non sappiamo se sia stato colpito ancora quando era già svenuto”. A soccorrerlo è stato un passante che, vedendo l’uomo a terra, ha chiamato il 118. “L’hanno portato al pronto soccorso dell’ospedale Maggiore dove è rimasto per 12 ore – prosegue la convivente – Aveva una doppia frattura mandibolare e all’una di notte, anziché trattenerlo in os- servazione, l’hanno rimandato a casa dicendogli di tornare l’indomani mattina”. Dopo oltre 20 giorni e un delicato intervento chirurgico alla chirurgia maxillofacciale dell’ospedale Bellaria, Daniele Natali deve ancora alimentarsi con la cannuccia, non riesce a parlare e attende la prossima visita di controllo per sapere se dovrà andare di nuovo sotto i ferri. “Anche Bologna purtroppo è soggetta ad atti di violenza — scrive l’autotrasportatore — e voglio condividere il mio sgomento e il mio forte disagio per la consapevolezza che i cittadini non sono più sicuri nemmeno in zone e orari apparentemente tranquilli. Rivendico il diritto sancito dalla nostra Costituzione di tornare a lavorare e circolare liberamente in piena sicurezza per le vie della mia città”. Un episodio che non si dimentica facilmente. “Siamo veramente allucinati – conclude la donna – Daniele è stato picchiato così, a prescindere. Ora è sotto choc e per lui sarà un problema anche tornare a lavorare in strada”. Una strada, in effetti, che ormai non è più sicura neppure per un uomo adulto durante le ore giornaliere. Questa è l’Italia Carlotta Bravo del XXI secolo. 8 Domenica 13 luglio 2014 Dall’Italia GORIZIA - LA PROTESTA, ASSOLUTAMENTE BONARIA, DI CITTADINI ARRABBIATI Chiude il punto nascita: Serracchiani contestata La presidente di Regione, presente al consiglio comunale straordinario, vuole far partorire tutte le donne in Slovenia. Contraria l’assemblea civica e la gente: “In Italia ci fate solo morire” di Barbara Fruch i fate solo morire”, “Vogliamo nascere goriziani e italiani”. È racchiusa in questi cartelli la rabbia dei cittadini che si vedranno negare il punto nascita nell’ospedale civile di Gorizia. Una decisione presa dalla Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani e ribadita durante l’ultimo consiglio comunale straordinario proprio nel capoluogo isontino. A dare la notizia è il quotidiano locale Il Messaggero Veneto. In oltre duecento hanno atteso l’arrivo della Governatrice contestandola, in maniera assolutamente bonaria a differenza di quanto fanno passare alcuni esponenti del pd. Fischi, applausi di scherno e grida da parte di cittadini che sono arrabbiati, goriziani che si vedranno togliere una struttura sanitaria indispensabile nel territorio. “Il punto nascita di Gorizia deve essere chiuso. Lo dicono i pareri dei primari dello stesso reparto, lo suggerisce il Patto per la salute nazionale” ha tuonato la Serracchiani tra i fischi e le urla dei presenti. “Vergogna”, “Buu”, parole che risuonavano tra le mura del municipio: duecento persone in aula, almeno “C altrettante in atrio a seguire sul maxischermo la diretta della seduta. Ma il piano della Serracchiani pare chiaro: tagli, tagli e ancora tagli. Ovviamente sulla sanità. Un settore che dovrebbe essere garantito. Ma per la renziana evidentemente non è così. “Su altri reparti regionali ci siamo riservati una decisione futura, per capire come la riforma impatterà sulle singole strutture. Ma anche altrove stanno chiudendo i punti nascita, come a Portogruaro - ha spiegato l’ex segretaria regionale del Pd - Su Gorizia parlano chiaro i documenti: il primario ha riferito di problematiche difficilmente superabili, che hanno portato a questa decisione”. Quindi la soluzione è la chiusura e il dirottare tutte le donne gravide in Slovenia.“In settimana l’assessore Telesca firmerà la convenzione con San Pietro, che consentirà alle mamme di partorire oltreconfine – ha spiegato aggiungendo – Con l’autorità slovena stiamo lavorando a una soluzione che permetta ai bimbi DOMANI PARTE IL RIGALLEGGIAMENTO nati in Slovenia di essere registrati all’anagrafe di Gorizia”. Una decisione, quella della Governatrice, che non è stata ben accolta dall’assemblea civica, la quale si è espressa ancora una volta contro. Alla fine dell’incontro la Presidente si è vista costretta per ragioni di sicurezza a lasciare il municipio da un’uscita secondaria: evidentemente non sopporta essere contraddetta. Perché è questo che hanno fatti i goriziani, per difendere la vita, per tutelare le mamme. Donne che saranno costrette a partorire i loro pargoli in Slovenia, sancendo così coi fatti la (presunta) realizzabilità dei costosissimi programmi europei di sanità transfrontaliera. Per non parlare poi dei problemi concreti. Ad esempio, il fascicolo sanitario (se c’è) sarebbe trasmittibile ma non intellegibile: chi lo riceve probabilmente non conosce l’italiano (molto tecnico peraltro) e, in caso di particolari patologie, i codici di riferimento della clas- sificazione delle malattie sono differenti. Il problema della lingua evidentemente non è stata preso in considerazione dalla Serracchiani. Si provi ad immaginare una donna, durante il travaglio, che deve interloquire con una parlante sloveno. Probabilmente tutte le mamme attendono il lieto evento per mettere in pratica la loro conoscenza dell’inglese. Ma forse la Presidente ha pensato ad un’interprete. Chissà. Per non parlare poi della privacy, nessuna norma regolamenta infatti il trasferimento di dati sensibili, quali quelli sanitari, ad una struttura estera, in un altro Paese dove la nostra ridondante pappardella legale sulla riservatezza non esiste. D’altronde, povera Debora, vittima di aggressioni solamente per aver fatto una scelta, come scrive il consigliere regionale PD Diego Moretti. “Dietro al tentativo di aggressione rivolto alla presidente Serracchiani c’è un’organizzazione di tipo squadristico che va ben oltre i normali contrasti democratici e le normali contestazioni. È grave che nessuno abbia stigmatizzato il tentativo di aggressione fisica ai danni della presidente, evitato proprio dall’intervento di un agente”. Ma di che tentativo sta parlando? SCATTANO GLI ACCERTAMENTI Concordia, ultimo atto La Calabra degli “inchini” Si conclude l’operazione con la demolizione a Genova Nuovo caso sospetto alla processione di San Procopio na strumentalizzazione da parte della ‘ndrangheta con “inchini” rivolti verso le case dei boss locali. È dietro questo sospetto che sono finite sotto indagine diverse processioni religiose nella provincia di Reggio Calabria. A occuparsene sono i carabinieri del Comando provinciale che stanno passando al setaccio tutte le segnalazioni, alcune antecedenti al caso choc di Opiddo Mamertina, in seguito al quale il vescovo ha sospeso a tempo indeterminato gli eventi religiosi nella sua diocesi. Proprio nella diocesi di Oppido-Palmi, guidata da monsignor Francesco Milito, c'è stata, poco dopo quella di Oppido e prima del provvedimento del vescovo, una processione che è finita sotto gli occhi degli investigatori. Si tratta di quella di San Procopio, durante la quale, come scrive il Quotidiano del Sud, la statua del santo che dà il nome al paese si è fermata davanti all’abitazione in cui vive la moglie di Nicola Alvaro, 70 anni, detenuto da anni per danneggiamento ed estorsione aggravate dalle modalità mafiose e ritenuto dagli investigatori un ele- U nizieranno alle 6 di domani mattina al Giglio le operazioni per far rigalleggiare la Concordia. A lavoro i tecnici di Titan-Micoperi, consorzio che ha il compito di recuperare la nave: molta attenzione al meteo-marino per il quale si prevede perturbazione nel weekend. Problemi principali saranno lo scirocco e il mare mosso, anche se lunedì le condizioni dovrebbero migliorare. Oggi il via libera del 'senior salvage master' Nick Sloan che darà inizio alle operazioni che riporteranno in navigazione il gigante del mare mandato ad infrangersi sugli scogli davanti al Giglio da una sciagurata manovra il I 13 gennaio del 2012. La durata delle operazioni di rigalleggiamento dovrebbero durare tra i quattro e i sei giorni: quindi l'ultimo viaggio della nave verso Genova, luogo della demolizione che durerà circa cinque giorni. Sempre essenziali le buone condizioni meteo marine: da considerare l'andatura della Concordia che sarà a due nodi. Due le rotte previste: sarà scelta quella più conveniente in base ai venti ed alla corrente. La Costa Concordia al Giglio è immersa di 30 metri: dopo il rigalleggiamento dovrà emergere di circa 12 per ottenere un pescaggio di circa 18 metri e mezzo. Poi il relitto potrà es- sere trainata via mare e, soprattutto, potrà accedere alla diga foranea e al molo est del porto di Genova Voltri. Dal 14 luglio si devono far emergere gradualmente quattro ponti, dal 6 fino al ponte 3 compreso. Una volta a Voltri, si spiega dal consorzio Titan Micoperi, il progetto di smaltimento e riciclo prevede una prima fase in cui il relitto sarà alleggerito con attività quali la rimozione di arredi interni e degli allestimenti dei ponti emersi. In questo modo si dovranno guadagnare alcuni metri in più, circa tre da definire a seconda dell'effettivo pescaggio del relitto una volta "rigalleggiato". F.Ce mento di spicco dell'omonima cosca. La donna, quando la statua si è fermata, ha donato un obolo. L’usanza è comune a tutte le abitazioni del piccolo paese, dove risiedono circa 600 persone: il santo infatti sosta davanti alla casa di tutte le persone anziane o malate e uno dei componenti della famiglia che vi vive esce e offre un obolo. La circostanza è stata confermata anche in ambienti vicini alle indagini. In ogni caso, i carabinieri hanno inviato una segnalazione alla Dda. Un altro caso destinato a far scalpore? D’altronde Nicola Alvaro era stato arrestato il 5 ottobre 1982 come autore materiale dell'omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, di sua moglie Emanuela Setti Carraro e dell'agente di scorta, Domenico Russo, sulla base della testimonianza di Giuseppe Spinoni, che aveva detto di avere assistito al delitto. Alvaro fu però scarcerato il 16 dicembre dopo che le indagini accertarono la falsità delle dichiarazioni del “superteste”, che il giorno del triplice omicidio non era a Palermo. 9 Domenica 13 luglio 2014 Dall’Italia LODI - BUFERA SUL POLO LOGISTICO DI SOMAGLIA Pagamenti in nero: due coop nei guai La somma sfuggita ai contributi previdenziali sarebbe di 4,5 milioni di euro. Ai dipendenti che si opponevano al sistema venivano affidati lavori più pesanti. Complici anche alcuni sindacalisti di Carlotta Bravo perai irregolari che percepivano gli straorinari a nero e a chi protestava venivano affidati lavori più pesanti. È quanto avveniva in due cooperative nel Polo logistico di Somaglia, smascherate dalla Guardia di Finanza. Una maxi operazione che ha permesso di accertare come ben 1.108 lavoratori erano costretti a percepire straordinari in nero, un “marchingegno” che ha permesso di evadere 4 milioni e 500mila euro, soldi sfuggiti ai contributi previdenziali. I quattro responsabili sono stati denunciati per documenti fiscali falsi e truffa aggravata, collegata anche ad una indebita cassa integrazione. Alla scoperta si è arrivati grazie alla raffica di scioperi degli operai licenziati dopo la sostituzione di cooperative all’interno del polo logistico nel 2013. Fatti che avevano portato le Fiamme Gialle ad approfondire la questione O creando una task force investigativa, con pedinamenti, interrogatori, indagini bancarie e incursioni all’interno del polo per “testare” la validità dei risultati delle indagini condotte nell’ombra e per acquisire la documentazione che volta per volta risultava necessaria. Da qui il riscontro delle anomalie e lo smascheramento di un sistema che era ormai collaudato. Nei documenti falsi, le cooperative emettevano a favore dei propri dipendenti buste paga con trasferte in realtà mai eseguite dal singolo lavoratore, che però percepiva sotto tale forma i compensi per il lavoro straordinario prestato, non assoggettato a tassazione e quindi ai contributi a fini previdenziali e assistenziali. I lavoratori che si rifiutavano di accettare questo pagamento venivano costretti a fare lavori più pensati, senza la possibilità di straordinari. Ad aggravare la situazione, alcuni sindacalisti che sarebbero stati compartecipi del sistema. I formali rappresentanti delle due cooperative, che risultano indagati, avrebbero inoltre ottenuto l’ammissione alla cassa integrazione in deroga per decine di migliaia di ore di lavoro: una richiesta giustificata da “ristrutturazioni organizzative” in realtà inesistenti. Il tutto dunque facendo figurare difficoltà economiche che in realtà non c’erano. Perché con quegli stessi soldi pubblici incassati, gli imprenditori avrebbero pagato il lavoro svolto dai dipendenti. Una delle due cooperative aveva perfino ottenuto l’accesso a un finanziamento da 180mila euro da parte della Regione Lombardia per un progetto a beneficio del benessere dei dipendenti, senza però averne i requisiti. BENEVENTO - MONDIALI A LUCI ROSSE Se vince il Brasile le lucciole diventano low cost Le quattro donne, una brasiliana e tre domenicane, praticavano sconti ai propri clienti in caso di vittoria della nazionale verdeoro. Per tutte è stato emesso il foglio di via icuramente martedì scorso non devono aver avuto un granché di lavoro le quattro lucciole che, quando vinceva il Brasile, praticavano sconti ai propri clienti. Nell’ultima partita infatti la Seleçao è stata pesantemente sconfitta dalla Germania (un 7 a 1 che resterà nella storia). Eppure per circa un mese la storia è stata ben diversa: ogni volta che la nazionale verdeoro incassava tre punti, aumentava il via-vai a Telese Terme, in provincia di Benevento. Un “mistero” che è stato ben presto svelato dai militari della Compagnia di Cerreto Sannita S che hanno scovato due vere e proprie case di appuntamento. L’operazione è scattata proprio in seguito alle segnalazioni di residenti, sempre più esasperati dalla presenza nelle ultime settimane di giovani e avvenenti donne, tutte sudamericane, il cui lavoro aumentava considerevolmente subito dopo le partite del Brasile (quelle vinte ovviamente). I carabinieri hanno scoperto, infatti, che le quattro “lucciole” per festeggiare praticavano sconti ai propri clienti. I carabinieri, che avevano tenuto sotto controllo gli annunci pub- blicati su quotidiani e sul web nei quali le donne inserivano gli annunci hot, hanno individuato le due case d’appuntamento e si sono presentati come clienti qualunque “scoprendo” le tre dominicane e una brasiliana. In particolare, nel primo appartamento di via Anterria è stata fermata una 31enne brasiliana, residente in provincia di Brescia; nel secondo di via Amalfi tre giovani donne di 21, 31 e 35 anni di Santo Domingo e residenti a Caserta, Roma e Napoli. Per tutte è stato emesso un foglio di via obbligatorio. In una delle case è stato inoltre identificato un cliente 32enne, rappresentante di commercio di Frasso Telesino. Secondo quanto emerso attraverso il preliminare contatto telefonico o via mail, veniva richiesto e pattuito il tipo di prestazione gradita con un tariffario variabile da un minimo di 70 euro ad un massimo di 400 euro per una intera notte. Gli incontri avvenivano nei due appartamenti presi in affitto a nome di altre persone dove nel corso dei controlli è stato rinvenuto materiale pornografico, profilattici e sexy lingerie. Barbara Fruch CATANIA Contraffazione: sequestrati migliaia di prodotti cinesi ontinuano le operazioni del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, per contrastarela repressione della contraffazione e alla tutela della sicurezza dei prodotti. Stavolta si è trattato di una complessa attività investigativa che ha portato al sequestro di merce per quasi 50.000 pezzi e la denuncia all’Autorità Giudiziaria di 3 imprenditori cinesi. Anche in tal caso le indagini hanno portato i finanzieri nella zona industriale del capoluogo etneo, dove è stato trovato un centro di stoccaggio e di distribuzione di merci di provenienza cinese, realizzato all’interno di un grande capannone di oltre 2.000 mq, condotto regolarmente in affitto da un imprenditore sinico. Durante il controllo è stato accertato che il titolare aveva ricavato all’interno C del fabbricato ben diciassette box, delimitati da una recinzione metallica, che successivamente ha provveduto a subaffittare, come depositi di merce, ad altri connazionali proprietari di negozi concentrati prevalentemente nelle zone di via Archimede e di via Giordano Bruno, le “China town” catanesi. Tra i prodotti contraffatti, in particolare, sono stati sequestrati giocattoli di personaggi “ Ben Ten”,“Tom Cat”, “Hello Kitty”, ovvero utensili elettrici della nota casa “Braun”, nonché gadget recanti i marchi delle squadre del campionato italiano di Serie A. Non solo oggetti con marchi illecitamente riprodotti, ma anche una vastissima gamma di beni non certificati e sprovvisti del marchio CE, tra cui occhiali da vista e apparecchiature elettriche ed elettroniche, particolarmente pericolosi per la salute dei consumatori, venduti mediamente a prezzi irrisori rispetto a quelli originali e posti in commercio sul mercato nazionale attraverso i regolari canali di vendita. I tre imprenditori cinesi, affittuari dei box in cui era detenuta la merce irregolare, oltre ad essere denunciati alla Procura della Repubblica di Catania, sono stati segnalati alla locale Camera di Commercio per l’applicazione di sanzioni amministrative per oltre 50 mila Euro. Non solo rilevamenti di natura economica: le attività di controllo hanno constatato anche particolari condizioni di lavoro e di stoccaggio della merce all’interno del magazzino, per i quali i militari hanno richiesto l’intervento dei funzionari dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Catania per eseguire i primi rilievi, e approfondire così tutti gli aspetti di specifica competenza. 10 Domenica 13 luglio 2014 Economia PRESENTATE A ROMA LE PREVISIONI SUL COMPARTO PER IL 2014-2023 Agricoltura: prezzi giù per il prossimo decennio Saranno le nazioni in via di sviluppo a coprire la necessità alimentare mondiale a crisi colpirà anche i prodotti agricoli nei prossimi anni. E’ questo quanto sostengono la Fao e l'Ocse che hanno presentato l'Agricultural Outlook 2014-2023: stando ai dati le quotazioni sono destinate a scendere per poi stabilizzarsi su valori più alti rispetto al 2008 ma comunque nettamente inferiori rispetto a picchi recenti. Il segretario generale dell'Ocse Angel Gurría ha dichiarato: "I mercati di agricoltura stanno tornando a condizioni più stabili – ha dichiarato il segretario generale dell'Ocse Angel Gurría - dopo un periodo di prezzi insolitamente elevati. Un trend aiutato dai governi, con politiche commerciali più moderate.” A confermare la tendenza anche il direttore generale della Fao José Graziano da Silva: "gli agricoltori di tutto il mondo hanno risposto ai prezzi dei prodotti alimentari con un forte aumento dell'offerta. Di conseguenza i prezzi dei raccolti dovrebbero essere relativamente L piatti nel prossimo decennio.” L’espansione agricola si concentrerà soprattutto in Asia e in America Latina, oltre che in molti paesi in via di sviluppo: il motivo? le multinazionali negli ultimi anni si sono appropriate di immensi territori da sfruttare per la produzione agricola che coprirà, stando alle stime, il 75% dell'incremento pro- duttivo necessario a soddisfare una popolazione in crescita. In crescita non solo la coltivazione di cereali: i consumatori chiedono sempre più anche proteine, zuccheri e grassi. L'Agricultural Outlook stima una produzione cerealicola mondiale in crescita del 15% entro il 2023 rispetto al periodo 2011/13. La crescita di produzione più significativa dovrebbe essere semi oleosi, con un +26% nei prossimi 10 anni. La crescita della coltivazione di queste due colture sarà guidata anche da una forte domanda di biocarburanti, in particolare nei paesi sviluppati. La produzione di zucchero è prevista in aumento del 20% nei prossimi dieci anni, e sarà concentrata soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Questo nuovo trend sprovocherà sui mercati un aumento della quantità di cereali che placheranno i prezzi nelle principali borse internazionali, con livelli record per gli stock di riso in Asia.Sarà meno evidente, nel breve termine, il calo dei prezzi dei semi oleosi per una domanda che si mantiene molto forte. In crescita, potenzialmente, il prezzo dello zucchero, spinto da una forte domanda mondiale. Il principale player del mercato è il Brasile che, negli ultimi anni, sta destinando quote crescenti alla produzione di bioetanolo. Stabili i prezzi della carne, con la sola eccezione delle carni bovine che, sostenute da una domanda in crescita, dovrebbero tendere a aumentare. I prossimi dieci anni vedranno anche il sorpasso del pollo sul maiale quale carne più consumata al mondo. In calo invece il prezzo del latte e di tutti i prodotti lattiero caseari, dovuto soprattutto agli aumenti produttivi in Cina e in India che presto supererà l'Unione europea come leader del mercato. Francesca Ceccarelli DATI PREOCCUPANTI QUELLI DI FEDERALBERGHI Non è un Paese per vacanzieri L’estate turistica nello Stivale non sembra decollare arà il meteo poco clemente, sarà per le tasche sempre più vuote, ma il tempo delle vacanze per gli italiani sembra proprio non arrivare. E così anche il turismo sconta la stagione di crisi come conferma anche il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca: “Sembra di stare sulle montagne russe: con un andamento del settore a corrente alternata, che non consente alle imprese di comprendere se esista davvero una ripresa né se possano permettersi il lusso di avviare nuovi investimenti, che pure sarebbero necessari”. Se da una prte la domanda internazionale continua a premiare l'Italia, tra le mete preferite dai turisti grazie ad un buon rapporto tra qualità e S prezzo, il mercato interno continua a scontare le difficoltà economiche e la ridotta capacità di spesa che affliggono gli italiani. Come conferma il presidente Bocca, questa situazione non fa che aumentare la sofferenza di quelle località e quei segmenti di mercato popolati in prevalenza da clientela italiana. Quale è il risultato? A inizio stagione la partenzaè fiacca per le vacanze degli italiani, con un mese di giugno (meno 0,3% rispetto al 2013) che induce a guardare con cautela all'andamento dell'estate, che costituisce la stagione maggiormente attesa dall'intera filiera imprenditoriale dell'economia turistica nazionale. “La volubilità del mercato, oltre ad erodere i margini aziendali, sempre più compressi tra un regime di costi e imposte crescenti ed un bilancio di prezzi e ricavi calanti, si ripercuote inevitabilmente anche sull'occupazione, -aggiunge Bocca- con le imprese costrette a privilegiare le assunzioni a tempo determinato, per contenere i costi fissi ed inseguire una domanda altalenante”. Passando all'analisi del primo semestre del 2014, si rileva come questo sia stato connotato dall'alternarsi di cali e picchi di crescita sia degli italiani sia degli stranieri, rispetto allo stesso periodo del 2013. Gli italiani a gennaio hanno avuto un lieve calo (-0,6%) per poi scendere a febbraio (-4,3%) e marzo ancora giù (- 0,3%), per poi risalire ad aprile (+7,7%) ed a maggio (+7,1%), per ricadere a giugno (-0,3%). Stesso discorso si può fare per gli stranieri che sono andati abbastanza bene a gennaio (+1,7%) e febbraio (+1,2%), in discesa a marzo (2,1%), in impennata ad aprile (+11,6%), in calo a maggio (1,7%) e di nuovo in recupero a giugno (+2,6%). La differente collocazione della Pasqua (a marzo nel 2013, in aprile nel 2014) e il lungo ponte che è andato dal 18 aprile al 4 maggio spiegano solo in parte le anomalie e l'instabilità di un mercato con il quale è sempre più difficile confrontarsi. Nel complesso, dal 1° gennaio al 30 giugno si conferma la prevalenza della componente estera su quella interna, con una quota di mercato che nel semestre si è attestata al 51,8% rispetto al 48,2% degli italiani. NUOVO ALLARME LANCIATO DALL’ISTAT SULLA POPOLAZIONE NAZIONALE: 2,6 MILIONI DI PERSONE AFFETTI DA DISTURBI Italiani: in crisi e depressi on più solo il portafogli: la crisi colpisce sempre di più anche la salute mentale degli italiani. Questo è quanto si evince da un'indagine dell'Istat secondo cui la salute fisica rimane stabile, ma "la depressione è il problema mentale più diffuso e riguarda 2,6 milioni di persone con prevalenze doppie tra le donne in tutte le età". Secondo il documento presentato dall'Istituto di Statistica, "Tutela della salute e accesso alle cure", l'indice che definisce la salute mentale è sceso di 1,6 punti nel 2013 rispetto al 2005, in particolare per i giovani fino a 34 anni (2,7 punti), soprattutto maschi, e gli adulti tra 45- N 54 anni (-2,6). Ancora maggiore il calo per la popolazione straniera, dove arriva tra le donne a 5,4 punti. Secondo i dati del Censis, nell'ultimo decennio sono stati persi 2,3 milioni di posti di lavoro tra chi ha meno di 35 anni. Se per quanto riguarda la salute fisica percepita il dato è sostanzialmente stabile, con il 7,3% delle persone sopra i 14 anni che dichiara di stare male o molto male, in leggero calo rispetto al 7,4% del 2005. "Rimangono invariate - sottolinea il rapporto - le disuguaglianze sociali nella salute, nei comportamenti non salutari, nelle limitazioni all'accesso ai servizi sanitari. Permane lo svantaggio del Mezzogiorno rispetto a tutte. Le dimensioni considerate". Rispetto al 2005, però, diminuiscono malattie respiratorie croniche e artrosi: questo perchè la popolazione che invecchia cerca di viviere in modo più sano. In aumento invece i tumori maligni, l’Alzheimer e le demenze senili anche perché c'è maggiore capacità di riconoscere le malattie. Contrazione invece della quota di persone con limitazioni funzionali, dal 6,1% nel 2000 al 5,5 % nel 2013: si stima che siano oltre 3 milioni, di cui almeno l'80% anziani e i due terzi donne. Nel Sud e nelle Isole la quota si mantiene significativamente più elevata rispetto alle altre aree territoriali. Le famiglie con almeno una persona con limitazioni funzionali sono l'11%; di queste, meno del 20% riceve assistenza domiciliare pubblica. Considerando anche quelle che suppliscono a tale carenze ricorrendo a servizi privati a pagamento, rimane comunque più del 70% che non usufruisce di alcun tipo di assistenza domiciliare, né privata né pubblica. A causa dell’aumento dell’accise diminuiscono i fumatori “seriali”, ma aumenta la percentuale di adolescenti e giovani donne che iniziano a fumare prima dei 14 anni, passando da 7,6% a 10,5%. E' obeso l'11,2% degli adulti, quota in aumento sia rispetto al 2000 (erano il 9,5%), che al 2005 (10%). Nel 2013 solo il 20,6% della popolazione di 5 anni e più pratica un'attività fisica ritenuta protettiva per la salute secondo la defi- nizione dell'Oms: il 25,9% tra gli uomini ed il 15,6% tra le donne. Molta più attenzione per la prevenzione dei tumori femminili: rispetto al 2005, grazie alla diffusione dei programmi pubblici di screening è aumentata la quota di donne over 25 anni che si è sottoposta a mammografia, passando dal 43,7% al 54,5% mentre il 73,6% ha effettuato un pap test, con un netto aumento rispetto al 2005 (+9 punti percentuali). Gli incrementi maggiori si registrano tra le donne ultrasessantacinquenni e interessano anche i segmenti di popolazione meno istruita e le residenti nel Mezzogiorno. Trend in crescita anche tra le donne straniere. Aumentano le persone che ricorrono a visite mediche specialistiche, escluse quelle odontoiatriche (11,9% nel 2005 e 14,8% nel 2013) e diminuiscono le visite dal dentista del 30%. Crolla, invece, il ricorso alle terapie non convenzionali rispetto al 2000, da 15,8% a 8,2%. L'uso di rimedi omeopatici scende dal 7% al 4,1% tra il 2005 e il 2013. 11 Domenica 13 luglio 2014 Salute DISTURBI ALIMENTARI: AL “GIORNALE D’ITALIA” PARLA FABIOLA DE CLERCQ, FONDATRICE DI ABA “Anoressia e bulimia: si può guarire” Un centro specializzato e molti libri all’attivo: così si cerca di combattere la malattia del secolo di Francesca Ceccarelli abiola De Clercq è nata a Bruxelles, successivamente si è trasferita in Italia. I suoi scritti sono incentrati sulla figura della donna e più precisamente sui disturbi psico-alimentari comuni al sesso femminile. Avendo lei stessa sofferto di anoressia nervosa e bulimia, dopo la guarigione si è posta l'obbiettivo di aiutare le persone afflitte da questi problemi. Ha anche fondato l’associazione Aba (Associazione Bulimia e Anoressia). Il sito dell’Aba è www.bulimianoressia.it. Per ogni ulteriore informazione è possibile chiamare il numero verde 800.16.56.16 (tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 19, sabato dalle 9 alle 17), o mandare una mail a [email protected]. Da cosa nasce la sua volontà di dedicarsi alla cura e al trattamento dei disturbi alimentari? Con “Tutto il pane del mondo” ho rotto l’omertà e il silenzio che coprivano i disturbi alimentari in Italia. Con la pubblicazione nel 1991 del mio libro autobiografico ho dato un nome a ciò che non si poteva nominare. La mia storia di donna che per più di vent'anni ha dovuto lottare da sola contro l'anoressia e la bulimia ha ottenuto una risonanza incredibile. Da lì è nato tutto. Ho creato negli anni un approccio di cura specifico con un’èquipe che coordino. Da allora, ogni giorno, combatto per offrire una speranza e una possibilità di guarigione a tantissime donne e alle loro famiglie. Desidero portare la mia esperienza come esempio di questa possibilità. Ho vissuto questo tipo di disagio sulla mia pelle e sono convinta che con l’aiuto giusto si può tornare a vivere. Crede che oggi anoressia e bulimia siano ancora considerate malattie di serie b? In più di vent’anni di lavoro sono stata testimone di una maggiore presa di consapevolezza da parte della popolazione di come anoressia e bulimia siano segnali di un disagio profondo. L’aumento della richiesta di aiuto, anche da parte degli uomini, ne è testimone. Purtroppo, in molti casi rimane ancora l’idea che questo tipo di disagi riguardino solo il corpo e l’appetito. Molte persone prima di rivolgersi a noi consultano medici e dietologi per cercare di correggere una “scorretta alimentazione”. Questo spesso peggiora la situazione, accentuando l’attenzione sugli effetti piuttosto che sulle cause. Per sconfiggere questo tipo di patologie è fondamentale risalire alla fonte. I disturbi alimentari sono un modo per comunicare sofferenze quali lutti, abbandoni, abusi e maltrattamenti spesso in età precoce. Pensare in modo ossessivo al “cibo-corpopeso”, spesso accompagnato dall’abuso di alcol e sostanze, diventa un anestetico che permette di non sentire la sofferenza. È un’auto-cura. Questo è un modo per sopravvivere. Si potrà fare a meno dell’anestetico solo una volta F che il dolore sarà meno intenso. Sempre più giovani ne soffrono, la malattia di una generazione in crisi: quali sono le cause da lei riscontrate negli anni? L’adolescenza è la porta d’ingresso nel mondo adulto. In questo periodo il rapporto con il proprio corpo cambia. La pubertà, ossia il passaggio dal corpo bambino al corpo adulto, è l’aspetto più rivoluzionario e traumatico per un ragazzo. Il corpo puberale mette in evidenza nuove sensazioni e nuovi desideri con i quali è necessario, per la prima volta, fare i conti. Cambiano inoltre le modalità di relazionarsi agli altri: ci si confronta con la propria sessualità e si mettono in atto tentativi di separazione dalle figure genitoriali. Il corpo può diventare il luogo attraverso cui esprimere un disagio profondo e legato al proprio vissuto personale. La paura del cambiamento del proprio corpo che lo specchio restituisce, quasi sempre in modo distorto, la difficoltà ad aderire ai modelli proposti sempre meno realistici, promuovono la scelta anoressica-bulimica. Mancanza d’amore, di punti di riferimento o fragilità: la cultura dell’eccesso spinge l’individuo a cercare la risposta nel cibo. Come se lo spiega? La diffusione crescente dei disturbi alimentari che si registra negli ultimi anni ne definisce il carattere epidemico-sociale, espressione radicalizzata di un disagio specifico prodotto in primis nelle società del benessere. Nell’attuale contesto culturale e sociale si assiste ad un graduale e ulteriore cam- biamento delle modalità di manifestazione dei disturbi alimentari: si parla non più solo di anoressia, bulimia e obesità, ma anche di vigoressia, ortoressia, binge eating disorders, drunkoressia. Denominatore comune di questi disagi non è più soltanto il rapporto col cibo ma la centralità del corpo. È il corpo a farsi teatro di una sofferenza profonda che le parole non riescono a esprimere. Si tratta di malattie che si servono quindi del corpo per comunicare un dolore interiore. Attraverso il rapporto col cibo, negato, cercato, rifiutato o ingerito in quantità smodata, si esprime attraverso modi diversi un medesimo bisogno: una disperata fame d’amore. Per questo preferiamo parlare di Disturbi alimentari e dell’immagine corporea, che si presentano in modo trasversale e possono riguardare chiunque indipendentemente dal reddito, dall’età o dal sesso. Un’osservazione possibile riguarda invece le caratteristiche culturali. Possiamo infatti rilevarne una predominanza nei paesi occidentali. Questo conferma il legame tra il disturbo alimentare e il discorso commerciale di tali culture, e ci porta ad osservare come anche paesi quali l’India o la Cina, che si stanno occidentalizzando e dove questo tipo di disagio non era presente, si affaccino per la prima volta a tali tematiche. Cos’è Aba e come opera in Italia? Di cosa si occupa? Aba è un’organizzazione no profit che nasce per accogliere le richieste di aiuto di chi soffre di disturbi del comportamento alimen- tare. Si occupa di ricerca, prevenzione e assistenza nel campo dell’anoressia, della bulimia, dell’obesità e dei disturbi alimentari. E’ la prima struttura in Italia che lavora per ridurre la distanza tra le persone che soffrono di questi disagi - e che spesso rifiutano ogni forma di aiuto- e la cura. Da più di vent’anni i Centri Aba De Clercq sono luogo di cura, ascolto e conoscenza, dove insieme ai terapeuti si ricompongono frammenti di vita. È pura accoglienza: dalla telefonata al percorso di cura. Nei Centri Aba i pazienti sono ascoltati come persone, con storie e bisogni differenti ai quali non è possibile dare risposte preconfezionate. Attualmente l’Aba è presente in diverse città italiane. Ci sono circa 100 persone che lavorano nei Centri Associati distribuiti sul territorio nazionale. Sono psicoanalisti, psicoterapeuti, gruppo analisti, psichiatri e medici internisti che hanno un approccio psicodinamico-psicoanalitico. Progetti trasversali che si sviluppano anche sul web come il video virale “Io non sono il mio peso”: pensa che iniziative del genere siano sufficienti a sensibilizzare le persone e l’opinione pubblica? L’Aba porta avanti, da anni, numerosi progetti di prevenzione e sensibilizzazione rivolti alle principali istituzioni responsabili del processo di educazione e crescita delle persone. Questi progetti hanno lo scopo di rendere pubblico un disagio che ancora troppo spesso viene vissuto in una solitudine devastante, lanciando contemporaneamente un messaggio di possibilità di cura. È fondamentale continuare a sensibilizzare la popolazione sul significato e sul senso che si cela dietro questo tipo di disturbi. Il web è un canale. Ce ne sono tanti altri, sono utilizzabili tutti quelli che si rendono disponibili. La scuola ad esempio, rappresenta un luogo dove si intrecciano molte storie di vita, dove i ragazzi intessono relazioni, dove avviene il primo incontro con il contesto sociale al di fuori della famiglia e dove il benessere e il disagio emergono nelle relazioni con gli insegnati e con i pari. Affiancandosi alla famiglia nel delicato compito di aiutare i ragazzi a crescere, la scuola rappresenta dunque un importante e prezioso interlocutore e per questo l’Aba dedica molta attenzione e molto impegno nell’attività di prevenzione nelle scuole. Dal punto di vista mediatico risulta fondamentale formare gli operatori della comunicazione sulla modalità più adeguata a trattare temi così delicati ma anche sull’influenza che la proposta di certi modelli può avere su parte della popolazione. Le possibilità per sensibilizzare e informare sono davvero molte e Aba cerca di essere presente il più possibile, nei teatri, sulle radio, nel web, nelle scuole, persino sui social network, come Facebook o Instagram. La famiglia è molto spesso vittima e carnefice del disturbo in sé: cosa possono fare genitori e amici per aiutare il proprio caro a guarire o per lo meno incamminarsi sulla via della presa di coscienza che “c’è un problema e va risolto”? I genitori, gli amici possono chiedere aiuto. L’anoressia e la bulimia sono gravi patologie che coinvolgono profondamente tutto l’ambiente familiare. Si tratta di messaggi contraddittori che spesso per i familiari sono difficili da decifrare e gestire. Una delle attività più importanti dei Centri Aba De Clercq riguarda appunto il delicato rapporto con i genitori e familiari che chiedono indicazioni, sostegno e informazioni. Vogliono ottenere consigli e direttive su come comportarsi con i figli. È questo il biglietto da visita con cui si presentano i genitori ai primi colloqui. In modo più implicito richiedono invece di essere assolti dal giudizio di “cattivo genitore”, di essere sollevati dal peso della responsabilità di non essere stati “perfetti”, di non aver compreso subito le esigenze e i bisogni dei propri figli. Quando i genitori si rivolgono ai Centri Aba De Clercq lo fanno anche per mettere un po’ di ordine nella confusione emotiva interna che il disagio dei figli crea in loro anche come coppia. I sensi di colpa, il vissuto di impotenza, la paura di aver fallito, la rabbia, l’ansia li fanno sentire estremamente soli. La luce alla fine del tunnel c’è sempre se si vuole: un messaggio che vuole lanciare ai ragazzi e alle ragazze che subiscono il disturbo giorno dopo giorno? Coraggio e pazienza... si può guarire! Domenica 13 luglio 2014 12 Libri DAL ROMANZO PIÙ LEGGERO AL LIBRO PIÙ IMPEGNATO, LE NOVITÀ E I CLASSICI CHE NON TRAMONTANO MAI Letture per l’estate/ 6 La rubrica domenicale con i nostri suggerimenti per trascorrere i momenti di libertà concedendosi un po’ di svago ma anche tenendo la mente sempre attiva UNA RILETTURA CHE ACCOMPAGNA IN UN VIAGGIO PER TEMI CHE ROMPE CON L'INTERPRETAZIONE POLITICAMENTE CORRETTA DEI FATTI n libro voluminoso di quasi settecento pagine che, nonostante la mole, costituisce una lettura agile e scorrevole. Anche perché chi vi si avventura può farlo tranquillamente seguendo il percorso che preferisce, scegliendo un titolo e saltando, come in una specie di vocabolario, da un capitolo all'altro.“Pensare la storia” di Vittorio Messori infatti è una raccolta di articoli – quelli che l'autore ha pubblicato nella sua rubrica sul quotidiano “Avvenire” - che ciascun lettore può affrontare secondo le proprie esigenze e curiosità personali. Un libro pubblicato per la prima volta nel 1992 (inserito in una trilogia che comprende anche “La sfida della fede” e “Le cose della vita”) ed edito nuovamente nel 2006, che desta tutt'ora “entusiasmo tra i cattolici ed indignazione in un certo mondo sia laico che, talvolta clericale. In effetti Messori – si legge nella quarta di copertina – era politicamente scorretto riflettendo sulla realtà di ieri e di oggi alla ricerca della verità, al di là dei miti, e riproponendo una prospettiva cattolica fedele all'ortodossia. Una prospettiva distante da quella della cultura egemone, con le sue ipocrisie, manipolazioni, superficialità; ma lontana pure da quella di un cattolicesimo modernista”. Ed ecco allora che il lavoro dell'autore, che da scrittore, giornalista e studioso profondamente cattolico ha voluto ripercorrere, reinterpretandoli alla luce della Verità cristiana, moltissimi episodi e personaggi variamente e malamente descritti da manuali scritti “con la sicurezza dei luoghi comuni e degli elenchi di guerre e motti” scrive Giovanni Casoli su “Cittanuova”, diventa una sorta di “monumento narrativo” che si occupa di verificare il passato, discuterlo e meditarlo. Ripensandolo attentamente per sfatare i tanti, troppi luoghi comuni diffusi da una cultura tanto radicata quanto, troppo spesso, falsa e tendenziosa. E figlia di evidente malafede ideologica, che manipola e deforma quanto realmente avvenuto. “Proprio qui punta la sua leva critica Messori – scrive ancora Casoli - per far saltare luoghi comuni. illusioni, a volte evidente malafede: dall’urto della sua intransigente verifica emergono rovine storiografiche ora comiche, ora per lo più drammatiche e grottesche: bugie e U “Pensare la storia” senza le deformazioni ideologiche della cultura di sinistra Il libro di Vittorio Messori è un classico dello spirito cattolico che ripropone gli articoli dell'autore su “Avvenire” favole, leggende e deliri, silenzi e distorsioni più gravi delle menzogne, imbrogli e raggiri nei confronti di chi vuol sapere, cinici e spietati; tutto ciò che sui banchi di scuola, dalle elementari all’università, abbiamo ingoiato convintissimi e mortificati, soprattutto per le nefandezze prevalenti dei cattivi di destra, e poi della chiesa e di chi ad essa s’ispira”. Ed ecco allora, a titolo di esempio, alcuni degli inganni, dimenticanze selettive o faziosità che l'autore si propone di svelare: la festa della donna, che trae origine dalla commemorazione di una strage che Messori spiega essere un falso, il genocidio della gente di Vandea, crudelmente messo in atto dai giacobini e poi rimosso e negato. E ancora: le grandi vendette della storia, come i casi di Rudolf Hess, condannato all'ergastolo all'inizio della guerra da un tribunale definito “sconcertante” e mai più liberato, le bombe atomiche lanciate dagli Usa su Hiroshima e Nagasaki, i bombardamenti inglesi e le 250mila vittime innocenti di Dresda, le oltre centomila esecuzioni sommarie ed impunite compiute in Italia dopo la Liberazione. Degna di nota – ed ancora particolarmente attuale – è poi anche la questione del “cattocomunismo”, che Messori riprende in un articolo in cui descrive le origini storiche del saluto a pugno chiuso: “per tutte le culture classiche il pugno levato in alto, a minacciare il cielo, era il simbolo della lotta blasfema dell'uomo contro Dio”, quindi inconciliabile con il cattolicesimo. Certo, come ha scritto il cardinale Biffi nella prefazione all'edizione del 2006 di “Pensare la storia”, Messori è “un autore originale e personalissimo, e non c'è l'obbligo di condividere tutte le sue sempre geniali opinioni”. Ma non si può, allo stesso modo, non riconoscergli un “coraggioso servizio alla verità”, che pagina dopo pagina, in una lettura non sistematica ma a tutto campo della storia, la illumina di uno spirito provvidenzialmente onesto. E in tempi come quelli odierni, è atteggiamento molto più che apprezzabile. Cristina Di Giorgi GIUSEPPE MAGNARAPA PROPONE UNA VERSIONE ROMANZATA DI UNO DEI PIÙ DRAMMATICI FATTI DI CRONACA DEGLI ULTIMI ANNI n angolo di purgatorio” (Ed. Solfanelli, 2013) è un romanzo ispirato ad un notissimo fatto di cronaca: il terribile ed efferato delitto di Cogne. Che l'autore, come lui stesso precisa nella premessa, non intende spiegare o chiarire. “Accade spesso – scrive Giuseppe Magnarapa – che i romanzi si ispirino a fatti realmente accaduti, soprattutto quando è controverso il modo in cui essi si sono svolti. Ma lo scrittore che li esplora attraverso l'ottica della sua immaginazione non pretende di dar loro chiarimento: li trasfigura semplicemente, attraverso una narrazione che scaturisce dal confronto tra il suo mondo interiore e le riflessioni evocate dall'evento”. Secondo Magnarapa, che oltre ad essere scrittore (“Un angolo di purgatorio” è il suo ottavo romanzo) è anche professore universitario e neuropsichiatra, la morte del piccolo Samuele e le circostanze in cui è avvenuta sono state una fonte inesauribile di stimoli intellettivi ed emotivi, ai quali ciascuno ha reagito secondo il suo stile e la sua forma mentis: “alcuni, cercando di capire attraverso i pareri degli esperti e i reportage dei giornalisti, oppure parlandone più volte con amici e conoscenti; altri, come me, con un bisogno irrefrenabile “U Il racconto psicologico di un delitto L'autore: “Non intendo svelare la verità, ma dar sfogo agli stimoli emotivi che il delitto di Cogne mi ha provocato” di prendere carta e penna e mettersi a scrivere”. E' quindi questa l'origine di questo interessante romanzo, che racconta la storia di Annalisa Blasi, processata per l'efferata morte del figlioletto, condannata e rinchiusa nel carcere di Torino. La donna, bella affascinante e benestante, continua a proclamarsi innocente. E lo fa con il sostegno del padre e del marito, ma anche di una campagna stampa promossa sulle pagine del giornale locale. La scoperta del diario di Annalisa, cominciato quando era un'adolescente e fattole recapitare in carcere, accompagna la donna ed il lettore in un viaggio che apre alcuni spiragli sulla verità e soprattutto sullo sviluppo psicologico della protagonista e sul suo rapporto con il ruolo di madre. Pian piano, nello svolgersi di un passato complesso e drammatico incrociato con un altrettanto difficile presente, si svelano particolari e segreti ai quali, forse suo malgrado, il cronista Fabrizio Bennati si trova ad assistere, forse suo malgrado, fino ad un finale che, sotto certi aspetti, lascia con l'amaro in bocca. CdG
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