MESSINA Nuovo formato - Basilica S. Antonio

L’Araldo di S.Antonio
Anno CVI - N. 3 Marzo/Aprile 2014
Periodico di cultura religiosa e informazione
Associato USPI - Una copia Euro 0,13
Direttore Responsabile
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Direttore Editoriale
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Redattore
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ANTONIANO
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BASILICA
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S. ANTONIO
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BENOZZO GOZZOLI - Madonna e Bambino con Angeli
Pasqua di Risurrezione
Il termine Pasqua deriva dalla parola latina
pascha e dall’ebraico pesah, che significa quasi
certamente passaggio. Con questo nome si indicano due feste, molto diverse tra loro, una ebraica, l’altra cristiana. La Pasqua più antica è quella
ebraica, con la quale si celebra la liberazione del
popolo di Mosè dalla schiavitù in Egitto e viene
festeggiata in occasione del primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera. La Pasqua cristiana
celebra, invece, la Resurrezione di Cristo e viene
festeggiata la domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio primaverile.
Le radici ebraiche
La Pasqua ebraica, Pesach, celebra la liberazione degli Ebrei dall’Egitto grazie a Mosè e riunisce due riti: l’immolazione dell’agnello e il pane
azzimo.
La parola ebraica pesach, “passare oltre“,
“tralasciare”, deriva dal racconto della Decima
Piaga, nella quale il Signore vide il sangue dell’agnello sulle porte delle case di Israele e “passò
oltre“, colpendo solo i primogeniti maschi degli
egiziani, compreso il figlio del faraone (Esodo,
12,21-34). La Pesach indica quindi la liberazione
di Israele dalla schiavitù sotto gli egiziani e l’inizio
di una nuova libertà con Dio verso la terra promessa. Gli ebrei che vivono entro i confini dell’antica Palestina celebrano la Pasqua in sette
giorni. Durante la festa un ebreo ortodosso deve
astenersi dal consumare pane lievitato e sostituirlo con il pane azzimo, come quello che consumò
il popolo ebraico durante la fuga dall’Egitto; per
questo motivo la Pasqua ebraica è detta anche
“festa degli azzimi”. La tradizione ebraica ortodossa prescrive inoltre che, durante la Pasqua, i
pasti siano preparati e serviti usando stoviglie riservate strettamente a questa ricorrenza.
La Pasqua cristiana
La Pasqua con il Cristianesimo ha acquisito
un nuovo significato, indicando il passaggio da
morte a vita per Gesù Cristo e il passaggio a vita nuova per i cristiani, liberati dal peccato con il
sacrificio sulla croce e chiamati a risorgere con
Gesù. La Pasqua cristiana è quindi la chiave interpretativa della nuova alleanza, concentrando in
sé il significato del mistero messianico di Gesù e
collegandolo alla Pesach dell’Esodo.
Perciò, la Pasqua cristiana è detta Pasqua di
risurrezione, mentre quella ebraica è Pasqua di
liberazione dalla schiavitù d’Egitto. Quest’ultimo
significato si ricava leggendo uno dei più importanti pensatori ebraici: Filone d’Alessandria scrive
che la Pasqua è il ricordo e il ringraziamento a Dio
per il passaggio del Mar Rosso, ma che ha anche
il significato allegorico di purificazione dell’anima. Quindi anche per noi cristiani la Pasqua è un
passaggio, un passaggio dalla morte causata dal
peccato alla nuova vita da risorti insieme con Cristo, una nuova simbologia ad immagine del passaggio dalla schiavitù alla libertà del popolo
ebraico: loro attraverso le acque del mar Rosso,
noi attraverso le acque del battesimo; loro vedendo morti i loro nemici alla chiusura delle acque,
noi vedendo distrutti i nostri peccati sul legno
Gli auguri dell'Antoniano
La Pasqua è festa, è vacanza, è occasione di passeggiate
primaverili, è certamente occasione di gioia. Ma nella mente
e nel cuore di noi cristiani il motivo di questa gioia e di occasione di vacanza è la Risurrezione di Gesù, il mistero decisivo della nostra fede. Infatti, come scrive san Paolo ai Corinzi, «se Cristo non è risorto, vuota è allora la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede» (1 Cor15,14). Perciò in questi giorni è importante rileggere le narrazioni della risurrezione di Cristo che troviamo nei quattro Vangeli e leggerle con il nostro cuore. Si
tratta di racconti che, in modi diversi, presentano gli incontri dei discepoli con Gesù risorto, e ci permettono
così di meditare su questo evento stupendo che ha trasformato la storia e dà senso all’esistenza di ogni uomo,
di ognuno di noi. È vero pure che l’avvenimento della risurrezione in quanto tale non viene descritto dagli
Evangelisti: esso rimane misterioso, non nel senso di meno reale, ma di nascosto, al di là della portata della nostra conoscenza: come una luce così abbagliante che non si può osservare con gli occhi, altrimenti li accecherebbe. Solo la fede ci consente di comprendere e vivere il mistero pasquale. E sempre nella fede sappiamo di poterlo rivivere nella Chiesa del Cristo Risorto, nella celebrazione dei sacramenti e della santa messa, che
resta l’esperienza pasquale per eccellenza.
Con questi pensieri voglio augurare ai nostri Amici, Benefattori e Sostenitori della nostra opera educativa e delle iniziative caritative del Santuario, una Pasqua di gioia, di serenità ma anche come occasione per
comprendere e sempre più vivere il mistero del Cristo Risorto. Auguri e felice Pasqua!
Padre Giorgio Nalin, Direttore dell'Antoniano
2 L’Araldo di S.Antonio
della Croce di Cristo simboleggiato anche dalle
acque del battesimo dove siamo stati immersi insieme con Lui; loro risalendo sani e salvi sulla
sponda opposta del mar Rosso, noi risorgendo insieme con Cristo ad una vita nuova nella quale
siamo stati liberati gratuitamente dalle nostre colpe grazie a Lui e nella quale possiamo finalmente
amare il nostro prossimo. La nostra Pasqua è
quindi strettamente connessa alla Pasqua Ebraica. In quell’evento Dio già annunciava e prefigurava la vera e definitiva Alleanza con l’umanità e
la salvezza che avrebbe realizzato in Gesù Cristo,
liberando gli uomini dal peccato e trasferendoli
nel regno della vita eterna.
PASQUA EBRAICA E PASQUA CRISTIANA
Anche gli ebrei celebrano la Pasqua. Gesù stesso peraltro, nel giovedì santo, nel cenacolo, proprio in
continuità con la pasqua ebraica e durante la celebrazione di questa, diede avvio al nuovo rito della pasqua cristiana, con l’istituzione dell’eucaristia e del sacerdozio ministeriale. Ci sono quindi analogie molto interessanti, che ci aiutano peraltro a comprendere di più e meglio il mistero pasquale della risurrezione di Gesù e le implicanze che questo evento salvifico continua ad avere su tutti i credenti. Qui appresso uno schema forse fin troppo semplificato, ci permette di individuare alcune tra le analogie più importanti tra le due pasque.
PASQUA EBRAICA
ANALOGIE
La liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù
egiziana.
Evento
celebrato
Cena pasquale che è rituale e quindi con ingredienti particolari a ricordo dell’evento, ognuno
dei quali ha un simbolo e un collegamento all’evento (tre pani azzimi, erbe amare, una zampa
d'agnello e il Charòseth).
Rito
Mosè.
Mediatore
dell’alleanza
PASQUA CRISTIANA
La Risurrezione di Gesù Cristo dai morti.
La celebrazione dell’Eucaristia, con la quale e
nella quale ai fedeli viene ri-presentato il mistero della morte e risurrezione di Gesù.
Gesù Cristo.
La Legge e i dieci comandamenti con la Pentecoste ebraica si ricorda la rivelazione di Dio sul
Monte Sinai, dove Dio ha donato al popolo
ebraico la Torah.
Dono
Lo Spirito Santo. «Vi darò un cuore nuovo e
metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra, e vi darò un
cuore di carne. Metterò dentro di voi il mio Spirito e farò in modo che camminerete secondo le
mie leggi, e osserverete e metterete in pratica le
mie prescrizioni». (Ez 36, 26-27).
L’agnello. «Il vostro agnello sia senza difetto,
maschio, dell’anno; potrete prendere un agnello o un capretto» (Es 12,5) Dopo l'esodo dall'Egitto, il sacrificio dell'agnello era diventato il
memoriale della Pasqua ebraica, il passaggio di
Dio che salva. Il sangue dell'agnello era il segno
del popolo di Dio che doveva essere salvato a
quel passaggio.
Vittima
«Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo
diede loro dicendo: “Questo è il mio corpo che
è dato per voi; fate questo in memoria di me”.
Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza
nel mio sangue, che viene versato per voi» (Lc
22 19-20).
Con queste parole Gesù chiarisce la sua volontà
di offrirsi al Padre perché faccia di lui il sacrificio
della Nuova Alleanza. Il sangue di Gesù , versato ed offerto a Dio, è il sangue di un Nuovo
Agnello che, al passaggio di Dio, salva il popolo.
La Circoncisione. «Vi lascerete circoncidere la
carne del vostro membro e ciò sarà il segno dell'alleanza tra me e voi» (Gn 11, 14).
Segno
Il Battesimo. «Quanti siamo stati battezzati in
Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua
morte. Per mezzo del Battesimo siamo dunque
stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo
camminare in una vita nuova » (Rm 6,3-4).
Quelle del mar Rosso, attraversando le quali il
popolo ebraico si affranca dalla schiavitù egiziana.
Acque
Le acque del Battesimo. Immergendosi in queste acque il cristiano viene liberato dal peccato e
trasferito nel Regno del Figlio di Dio.
L’Araldo di S.Antonio 3
Le Figlie dei Divino Zelo e i Padri Rogazionisti a confronto
con la loro missione educativa
Convegno Educativo Internazionale 2014
La missione educativa, eredità carismatica e
preziosa del Fondatore, Sant’Annibale Maria Di
Francia, ha costituito per le Figlie del Divino Zelo
e per i Rogazionisti, fin dalle loro origini e per
tutto il periodo della loro storia istituzionale, un
impegno continuativo e intenso, che ha segnato
probabilmente le pagine più belle del loro apostolato sociale ed ecclesiale. Il servizio educativo,
espresso soprattutto a vantaggio dei minori in
difficoltà, in situazioni spesso di abbandono, costituisce tuttora la caratteristica determinante
delle opere antoniane, fino ad identificarsi con la
loro dimensione carismatica e fondativa.
Le condizioni sociali e culturali di oggi sono
notevolmente diverse da quelle con le quali si è
dovuto confrontare il Santo Fondatore all’inizio
del secolo scorso, quando cominciò la sua opera
4 L’Araldo di S.Antonio
di promozione umana e di evangelizzazione per
la gioventù abbandonata nel meridione dell’Italia. Restano immutati invece l’anelito e l’ansia,
tra i Rogazionisti e le Figlie del Divino Zelo di oggi e che hanno spinto Sant’Annibale a spendersi
totalmente nella missione di amore, di educazione e di riscatto per quella che allora lui definiva
“orfanità abbandonata”.
I Rogazionisti e le Figlie del Divino Zelo intendono riproporre e ripensare, nelle situazioni attuali e nei problemi di oggi, la loro missione educativa, riattualizzando l’insegnamento del loro
Fondatore, in sintonia con il cammino della
Chiesa e nello spirito del Vangelo. Essi sanno che
educare, oggi come ieri, sull’esempio di Sant’Annibale, è un’esperienza di amore e di rispetto. Un’esperienza da vivere come un cammino di
crescita, perché è un’esperienza di ricerca nella
quale la persona è chiamata ed è aiutata a diventare sempre di più se stessa, a realizzare il
progetto di Dio.
C’è un modo sintetico per caratterizzare lo
stile e la pedagogia rogazionista: trattasi di “pedagogia vocazionale”. Ogni individuo è chiamato a realizzare la propria vocazione, o chiamata.
Dio chiama e l’uomo risponde. È una chiamata
d’amore, a vivere la comunione con Dio e con i
fratelli. L’educazione quindi si propone come
esperienza di dialogo, proprio come si riscontra
nell’esperienza biblica di relazionalità, quella tra
Dio e il suo popolo, una esperienza di liberazione dalla terra della schiavitù alla terra promessa.
Qui si può individuare il paradigma educativo di
sempre: Dio educa il suo popolo, Dio che cammina con il suo popolo.
Il convegno si svolgerà in Roma, presso il Pontificio Collegio Internazionale “Mater Ecclesiae”
nei giorni dal 30 di aprile al 4 di maggio. Ci saranno relatori che provengono dal mondo accademico e dall’esperienza sul campo, Saranno
trattati temi come l’Emergenza Educativa: opportunità e sfide epocali; I Cristiani e la globalizzazione; La pedagogia nell’insegnamento e nell’opera di sant’Annibale. Il tutto in un confronto
vivace, essendo previsti interventi di assemblea e
report di vissuto in contesti e regioni diversi.
Il governo uzbeko ha annunciato che il 2014 sarà "l'anno dei bambini”. Sembrerebbe una bella notizia, soprattutto per chi come noi ha come propria missione la
cura e l’educazione dei minori. Ma il seguito della notizia riserva una brutta sorpresa, che ci ha lasciato di stucco. Penso che anche voi, cari Lettori, avrete di che stupirvi di quanto riportato dall’Ufficio Porte Aperte in questa news lettera.
Uzbekistan: l'anno dei bambini
Il governo uzbeko ha annunciato che il 2014 sarà "l'anno dei bambini”. Ciò significa in
concreto che un insieme di attività di controllo e prevenzione si stanno mettendo in atto soprattutto nei confronti dei ragazzini nelle scuole. Sin dall'inizio dell'anno infatti, agenti di polizia hanno iniziato a "far visita” alle scuole delle maggiori città dell'Uzbekistan con un preciso
scopo: entrano mentre le lezioni sono in corso e requisiscono i cellulari dei ragazzini per controllarne il contenuto. Nei casi in cui vengano trovate nei cellulari delle applicazioni con la Bibbia, il cellulare viene confiscato, i genitori vengono immediatamente convocati presso la scuola e in quella occasione il ragazzino o la ragazzina colpevole di avere una Bibbia dovrà annunciare alla propria classe di far parte di una pericolosa setta.
Per meglio comprendere di che tipo di controlli a tappeto si tratti, basti pensare che se in
una di queste confische vengono trovati nei cellulari video o immagini "per adulti”, non vi sarà nessun tipo di provvedimento e il cellulare verrà restituito al ragazzino. In realtà la serie di
controlli messi in atto sembrano mirare a marginalizzare ancor di più i credenti, in particolar modo i cristiani, sempre bersaglio di campagne denigratorie e pesanti discriminazioni.
L’Uzbekistan da anni si mantiene in alto nella WWList: nel 2014 è al 15° posto. Nessuna attività religiosa è ammessa al di fuori del pesante controllo delle istituzioni statali. I cristiani evangelici sono etichettati come estremisti, oltre che degli elementi destabilizzanti nella società,
quindi non solo si cerca di controllarli, ma talvolta si ritiene necessario opprimerli attraverso
pressioni, arresti, multe e vessazioni di vario tipo. Le autorità stanno aumentando i controlli nelle case dei cristiani e nelle chiese.
L'anno dei bambini si presenta dunque come un provvedimento nazionale che seminerà
discriminazione e intolleranza nei confronti dei più piccoli e vulnerabili: l’obiettivo soggiacente
sembra essere dunque minare la diffusione del cristianesimo.
L’Araldo di S.Antonio 5
Antonio Cinotti
Angela Anna Fichera
Angelo D’Angelo
Giuliano Cesario
Per i nostri benefattori defunti
O Signore, che vi compiacete di concedere facilmente e volentieri il
perdono e che amate la salvezza del peccatore, volgete uno sguardo di
misericordia alle Anime dei nostri amici e benefattori; e per i meriti di
Gesù Cristo, che per noi s'immola nel Santo Sacrificio della Messa, per
la ineffabile materna bontà di Maria, per l'intercessione di S. Giuseppe, di Sant’Antonio, nostro speciale patrono, di sant’Annibale Maria Di
Francia, nostro Fondatore, degli Angeli e dei Santi tutti del Cielo, fate
che presto si allietino nella eterna gloria del Paradiso. Eterno riposo…
Nella Buccello con nipoti e pronipoti
La Famiglia Trunzo e nipotini
Ignazio Lovano, devoto di Papa S. Giovanni XXIII
Antonia Mantova e le sue nipotine: Lucrezia e Anna, Francesco e Maria Luisa, Ludovica
Ringraziano S.Antonio e si affidano alla sua protezione
DALL’ITALIA: Teresa Difatta – Rosa Micciché – Alice Canavesi – Rosa Giardina Panascì – Filomena Vecchio – Rosaria Famulari – Simona Bonarrigo – Concetta Liistro – Caterina Frisone – Ciprì Rosaria – Filomena Strumbo –
Giuseppe Pollichino – Ada Passante – Giorgio Palermo – Giovanna Cavallo – Rosina Franchino Tumeo – Grascesco Grasso – Orestina Contini – Angela Torchi – Giuseppina Pizzo – Teresa Voci Riso – Caterina Iaconis.
DALL’ESTERO: Melina Iuculano - Rosina Diodati – John Bordonaro – Maria Saccomanno – De Lorenzo Vincenza – Domenica Cortese – Giovanna De Luca – Peppino e Fortunata Muraca – Lina Penna – Sebastiana
Ciuro – Santina Bellinghieri – Enza Barbalace.
6 L’Araldo di S.Antonio
Dai fioretti di Padre Annibale
DATE E VI SARÀ DATO
Alla porta dei due nostri Istituti di Oria era
un via vai di poveri non solo all’orario della
distribuzione della minestra, ma anche durante tutte le ore della giornata. Non dico poi
quando si sapeva che il Padre stava in Oria. Se
andava per il paese, lo attorniavano ben presto mendicanti e bisognosi. Altri se li tirava lui
sulla strada del ritorno, perché non avendo
più che dare, li invitava all’Istituto. Appena arrivato, domandava a P. Palma, a me, o a Fratello Giuseppe, del denaro; e quando non ne
poteva avere, andava in giro per la Casa, e dava ai poveri quanto trovava: generi alimentari,
vestiario...
Per quanto però fosse generoso con i poveri, pure non faceva nulla mancare alle Comunità. Diceva spesso che la carità è ordinata, e
perciò bisogna gradualmente cominciare da
quelli verso cui abbiamo maggiori doveri.
Quando chiedeva denaro per le elemosine,
spesso usava la parola ‘prestare’. Un giorno
chiesi: “Ma perché, Padre, dice prestare?
Quando il denaro c’è, c’è, e basta. Tanto...”.
“Tanto...! Vuoi dire che non restituisco mai,
non è vero?. Dico ‘prestare’, non a me, bensì
alla divina Provvidenza, la quale è generosissima, e restituisce il centuplo”.
Un giorno che era proprio assediato dai poveri, mi chiese se gli prestavo trecento lire. Ri-
sposi che in tutta la Casa sì e no ce n’erano
duecentocinquanta. Gliele avrei dovute dare
tutte? “Sì, rispose dammele tutte; anzi non mi
bastano. Per noi penserà la divina Provvidenza”. Dopo qualche giorno la famiglia Carissimo mandò una lettera indirizzata al Padre,
con dentro duemila lire; inviò inoltre una
grande damigiana di olio e una di vino. Il Padre osservò: “Vedi come ci aiuta la divina
Provvidenza? Io ho sperimentato che la vita
del nostro Istituto è un continuo miracolo della divina Provvidenza. Quanto più ho dato,
tanto più la Provvidenza mi ha ricambiato centuplicatamente”. Un’altra volta mi disse:
“Raccogli tutto il denaro della Casa. Lo stesso
farà l’Istituto femminile, perché dobbiamo
aiutare un monastero di Monache di clausura
che ha grave e urgente bisogno”. In tutto si
poterono raccogliere 565 lire. Dopo qualche
settimana giunse dall’America una lettera da
una signora nostra zelatrice con 150 dollari,
raccolti dai devoti antoniani. Il Padre chiamò
me e il P. Palma e ci disse: “Vedete com’è generosa la Provvidenza divina con noi? Noi abbiamo mandato a quel monastero 565 lire, e
la Provvidenza ci manda oggi 150 dollari! Nei
nostri Istituti deve regnare sempre questo spirito di fede nella divina Provvidenza”.
CARMELO DRAGO, Il Padre: frammenti di vita quotidiana,
p. 180-181
L’Araldo di S.Antonio 7
Un anno con Papa Francesco
Il 13 marzo dell’anno scorso papa Francesco si affacciava dalla loggia di S. Pietro per salutare per la prima volta i numerosissimi fedeli accalcati sulla piazza. Quel primo incontro tra il nuovo Papa e i suoi fedeli,
trasmesso dalle televisioni di tutto il mondo è rimasto indimenticabile. Si
è definito un “Papa venuto dalla fine del mondo” e prima di dare avvio
al suo ministero, con la benedizione Urbi et Orbi, ha chiesto di pregare
per lui. A distanza di un anno restano immutati i sentimenti di simpatia
e di fiducia che lascia trasparire papa Francesco. Non ci sono distanze tra
lui e il suo popolo e con coraggio ha tolto le barriere che i servizi di sicurezza avevano imposto dopo l’attentato a Giovanni Paolo II, avvicinandosi quasi a portata di mano ai numerosi fedeli che vengono a trovarlo. Non ci si sente intimoriti davanti a lui, anzi pare di essere incoraggiati a chiedere un abbraccio, a fare una foto con lui, a ricevere una sua telefonata, a porgergli un regalino. Ma
non è tutto semplicità e immediatezza questo Papa. Con determinazione ha avviato una seria e complicata
riforma della curia vaticana, snellendola e conferendole trasparenza ed efficacia di servizio. Ha ridato fiducia e riacceso la speranza nel cuore di tanti fedeli, alcuni dei quali hanno ripreso la pratica religiosa. Il suo
breve ministero conta già una lettera enciclica (Lumen Fidei) e un’esortazione apostolica (Evangelii Gaudium). Il Signore conservi a lungo il santo Padre e lo assista con la luce del suo Spirito.
A VVISI
DI
SEGRETERIA
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N S. MESSA GREGORIANA - L’offerta delle 30 Ss. Messe Gregoriane è di 350,00 Euro.
N S. MESSA PERPETUA - L’offerta per l’iscrizione alla S. Messa Perpetua è lasciata libe-
ra alla generosità dell’offerente.
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Mensa del Povero è consigliabile specificarlo espressamente nella causale del versamento.
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