L’Araldo di S.Antonio Anno CVI - N. 3 Marzo/Aprile 2014 Periodico di cultura religiosa e informazione Associato USPI - Una copia Euro 0,13 Direttore Responsabile Domenico Ardizzone Direttore Editoriale Giorgio Nalin Redattore P. Vito Magistro P. Gioacchino Cipollina REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI MESSINA N. 12 DEL 14/12/1965 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 - Aut. GIPA/C/Roma Grafica e Stampa Arti Grafiche Picene srl - Morlupo ISTITUTO ANTONIANO MASCHILE BASILICA SANTUARIO S. ANTONIO PADRI ROGAZIONISTI Via S. Cecilia, 121 98123 - Messina Tel. 090 669705 Fax 090 6011270 c/c postale n° 5967 BENOZZO GOZZOLI - Madonna e Bambino con Angeli Pasqua di Risurrezione Il termine Pasqua deriva dalla parola latina pascha e dall’ebraico pesah, che significa quasi certamente passaggio. Con questo nome si indicano due feste, molto diverse tra loro, una ebraica, l’altra cristiana. La Pasqua più antica è quella ebraica, con la quale si celebra la liberazione del popolo di Mosè dalla schiavitù in Egitto e viene festeggiata in occasione del primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera. La Pasqua cristiana celebra, invece, la Resurrezione di Cristo e viene festeggiata la domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio primaverile. Le radici ebraiche La Pasqua ebraica, Pesach, celebra la liberazione degli Ebrei dall’Egitto grazie a Mosè e riunisce due riti: l’immolazione dell’agnello e il pane azzimo. La parola ebraica pesach, “passare oltre“, “tralasciare”, deriva dal racconto della Decima Piaga, nella quale il Signore vide il sangue dell’agnello sulle porte delle case di Israele e “passò oltre“, colpendo solo i primogeniti maschi degli egiziani, compreso il figlio del faraone (Esodo, 12,21-34). La Pesach indica quindi la liberazione di Israele dalla schiavitù sotto gli egiziani e l’inizio di una nuova libertà con Dio verso la terra promessa. Gli ebrei che vivono entro i confini dell’antica Palestina celebrano la Pasqua in sette giorni. Durante la festa un ebreo ortodosso deve astenersi dal consumare pane lievitato e sostituirlo con il pane azzimo, come quello che consumò il popolo ebraico durante la fuga dall’Egitto; per questo motivo la Pasqua ebraica è detta anche “festa degli azzimi”. La tradizione ebraica ortodossa prescrive inoltre che, durante la Pasqua, i pasti siano preparati e serviti usando stoviglie riservate strettamente a questa ricorrenza. La Pasqua cristiana La Pasqua con il Cristianesimo ha acquisito un nuovo significato, indicando il passaggio da morte a vita per Gesù Cristo e il passaggio a vita nuova per i cristiani, liberati dal peccato con il sacrificio sulla croce e chiamati a risorgere con Gesù. La Pasqua cristiana è quindi la chiave interpretativa della nuova alleanza, concentrando in sé il significato del mistero messianico di Gesù e collegandolo alla Pesach dell’Esodo. Perciò, la Pasqua cristiana è detta Pasqua di risurrezione, mentre quella ebraica è Pasqua di liberazione dalla schiavitù d’Egitto. Quest’ultimo significato si ricava leggendo uno dei più importanti pensatori ebraici: Filone d’Alessandria scrive che la Pasqua è il ricordo e il ringraziamento a Dio per il passaggio del Mar Rosso, ma che ha anche il significato allegorico di purificazione dell’anima. Quindi anche per noi cristiani la Pasqua è un passaggio, un passaggio dalla morte causata dal peccato alla nuova vita da risorti insieme con Cristo, una nuova simbologia ad immagine del passaggio dalla schiavitù alla libertà del popolo ebraico: loro attraverso le acque del mar Rosso, noi attraverso le acque del battesimo; loro vedendo morti i loro nemici alla chiusura delle acque, noi vedendo distrutti i nostri peccati sul legno Gli auguri dell'Antoniano La Pasqua è festa, è vacanza, è occasione di passeggiate primaverili, è certamente occasione di gioia. Ma nella mente e nel cuore di noi cristiani il motivo di questa gioia e di occasione di vacanza è la Risurrezione di Gesù, il mistero decisivo della nostra fede. Infatti, come scrive san Paolo ai Corinzi, «se Cristo non è risorto, vuota è allora la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede» (1 Cor15,14). Perciò in questi giorni è importante rileggere le narrazioni della risurrezione di Cristo che troviamo nei quattro Vangeli e leggerle con il nostro cuore. Si tratta di racconti che, in modi diversi, presentano gli incontri dei discepoli con Gesù risorto, e ci permettono così di meditare su questo evento stupendo che ha trasformato la storia e dà senso all’esistenza di ogni uomo, di ognuno di noi. È vero pure che l’avvenimento della risurrezione in quanto tale non viene descritto dagli Evangelisti: esso rimane misterioso, non nel senso di meno reale, ma di nascosto, al di là della portata della nostra conoscenza: come una luce così abbagliante che non si può osservare con gli occhi, altrimenti li accecherebbe. Solo la fede ci consente di comprendere e vivere il mistero pasquale. E sempre nella fede sappiamo di poterlo rivivere nella Chiesa del Cristo Risorto, nella celebrazione dei sacramenti e della santa messa, che resta l’esperienza pasquale per eccellenza. Con questi pensieri voglio augurare ai nostri Amici, Benefattori e Sostenitori della nostra opera educativa e delle iniziative caritative del Santuario, una Pasqua di gioia, di serenità ma anche come occasione per comprendere e sempre più vivere il mistero del Cristo Risorto. Auguri e felice Pasqua! Padre Giorgio Nalin, Direttore dell'Antoniano 2 L’Araldo di S.Antonio della Croce di Cristo simboleggiato anche dalle acque del battesimo dove siamo stati immersi insieme con Lui; loro risalendo sani e salvi sulla sponda opposta del mar Rosso, noi risorgendo insieme con Cristo ad una vita nuova nella quale siamo stati liberati gratuitamente dalle nostre colpe grazie a Lui e nella quale possiamo finalmente amare il nostro prossimo. La nostra Pasqua è quindi strettamente connessa alla Pasqua Ebraica. In quell’evento Dio già annunciava e prefigurava la vera e definitiva Alleanza con l’umanità e la salvezza che avrebbe realizzato in Gesù Cristo, liberando gli uomini dal peccato e trasferendoli nel regno della vita eterna. PASQUA EBRAICA E PASQUA CRISTIANA Anche gli ebrei celebrano la Pasqua. Gesù stesso peraltro, nel giovedì santo, nel cenacolo, proprio in continuità con la pasqua ebraica e durante la celebrazione di questa, diede avvio al nuovo rito della pasqua cristiana, con l’istituzione dell’eucaristia e del sacerdozio ministeriale. Ci sono quindi analogie molto interessanti, che ci aiutano peraltro a comprendere di più e meglio il mistero pasquale della risurrezione di Gesù e le implicanze che questo evento salvifico continua ad avere su tutti i credenti. Qui appresso uno schema forse fin troppo semplificato, ci permette di individuare alcune tra le analogie più importanti tra le due pasque. PASQUA EBRAICA ANALOGIE La liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù egiziana. Evento celebrato Cena pasquale che è rituale e quindi con ingredienti particolari a ricordo dell’evento, ognuno dei quali ha un simbolo e un collegamento all’evento (tre pani azzimi, erbe amare, una zampa d'agnello e il Charòseth). Rito Mosè. Mediatore dell’alleanza PASQUA CRISTIANA La Risurrezione di Gesù Cristo dai morti. La celebrazione dell’Eucaristia, con la quale e nella quale ai fedeli viene ri-presentato il mistero della morte e risurrezione di Gesù. Gesù Cristo. La Legge e i dieci comandamenti con la Pentecoste ebraica si ricorda la rivelazione di Dio sul Monte Sinai, dove Dio ha donato al popolo ebraico la Torah. Dono Lo Spirito Santo. «Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne. Metterò dentro di voi il mio Spirito e farò in modo che camminerete secondo le mie leggi, e osserverete e metterete in pratica le mie prescrizioni». (Ez 36, 26-27). L’agnello. «Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, dell’anno; potrete prendere un agnello o un capretto» (Es 12,5) Dopo l'esodo dall'Egitto, il sacrificio dell'agnello era diventato il memoriale della Pasqua ebraica, il passaggio di Dio che salva. Il sangue dell'agnello era il segno del popolo di Dio che doveva essere salvato a quel passaggio. Vittima «Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: “Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi» (Lc 22 19-20). Con queste parole Gesù chiarisce la sua volontà di offrirsi al Padre perché faccia di lui il sacrificio della Nuova Alleanza. Il sangue di Gesù , versato ed offerto a Dio, è il sangue di un Nuovo Agnello che, al passaggio di Dio, salva il popolo. La Circoncisione. «Vi lascerete circoncidere la carne del vostro membro e ciò sarà il segno dell'alleanza tra me e voi» (Gn 11, 14). Segno Il Battesimo. «Quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte. Per mezzo del Battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova » (Rm 6,3-4). Quelle del mar Rosso, attraversando le quali il popolo ebraico si affranca dalla schiavitù egiziana. Acque Le acque del Battesimo. Immergendosi in queste acque il cristiano viene liberato dal peccato e trasferito nel Regno del Figlio di Dio. L’Araldo di S.Antonio 3 Le Figlie dei Divino Zelo e i Padri Rogazionisti a confronto con la loro missione educativa Convegno Educativo Internazionale 2014 La missione educativa, eredità carismatica e preziosa del Fondatore, Sant’Annibale Maria Di Francia, ha costituito per le Figlie del Divino Zelo e per i Rogazionisti, fin dalle loro origini e per tutto il periodo della loro storia istituzionale, un impegno continuativo e intenso, che ha segnato probabilmente le pagine più belle del loro apostolato sociale ed ecclesiale. Il servizio educativo, espresso soprattutto a vantaggio dei minori in difficoltà, in situazioni spesso di abbandono, costituisce tuttora la caratteristica determinante delle opere antoniane, fino ad identificarsi con la loro dimensione carismatica e fondativa. Le condizioni sociali e culturali di oggi sono notevolmente diverse da quelle con le quali si è dovuto confrontare il Santo Fondatore all’inizio del secolo scorso, quando cominciò la sua opera 4 L’Araldo di S.Antonio di promozione umana e di evangelizzazione per la gioventù abbandonata nel meridione dell’Italia. Restano immutati invece l’anelito e l’ansia, tra i Rogazionisti e le Figlie del Divino Zelo di oggi e che hanno spinto Sant’Annibale a spendersi totalmente nella missione di amore, di educazione e di riscatto per quella che allora lui definiva “orfanità abbandonata”. I Rogazionisti e le Figlie del Divino Zelo intendono riproporre e ripensare, nelle situazioni attuali e nei problemi di oggi, la loro missione educativa, riattualizzando l’insegnamento del loro Fondatore, in sintonia con il cammino della Chiesa e nello spirito del Vangelo. Essi sanno che educare, oggi come ieri, sull’esempio di Sant’Annibale, è un’esperienza di amore e di rispetto. Un’esperienza da vivere come un cammino di crescita, perché è un’esperienza di ricerca nella quale la persona è chiamata ed è aiutata a diventare sempre di più se stessa, a realizzare il progetto di Dio. C’è un modo sintetico per caratterizzare lo stile e la pedagogia rogazionista: trattasi di “pedagogia vocazionale”. Ogni individuo è chiamato a realizzare la propria vocazione, o chiamata. Dio chiama e l’uomo risponde. È una chiamata d’amore, a vivere la comunione con Dio e con i fratelli. L’educazione quindi si propone come esperienza di dialogo, proprio come si riscontra nell’esperienza biblica di relazionalità, quella tra Dio e il suo popolo, una esperienza di liberazione dalla terra della schiavitù alla terra promessa. Qui si può individuare il paradigma educativo di sempre: Dio educa il suo popolo, Dio che cammina con il suo popolo. Il convegno si svolgerà in Roma, presso il Pontificio Collegio Internazionale “Mater Ecclesiae” nei giorni dal 30 di aprile al 4 di maggio. Ci saranno relatori che provengono dal mondo accademico e dall’esperienza sul campo, Saranno trattati temi come l’Emergenza Educativa: opportunità e sfide epocali; I Cristiani e la globalizzazione; La pedagogia nell’insegnamento e nell’opera di sant’Annibale. Il tutto in un confronto vivace, essendo previsti interventi di assemblea e report di vissuto in contesti e regioni diversi. Il governo uzbeko ha annunciato che il 2014 sarà "l'anno dei bambini”. Sembrerebbe una bella notizia, soprattutto per chi come noi ha come propria missione la cura e l’educazione dei minori. Ma il seguito della notizia riserva una brutta sorpresa, che ci ha lasciato di stucco. Penso che anche voi, cari Lettori, avrete di che stupirvi di quanto riportato dall’Ufficio Porte Aperte in questa news lettera. Uzbekistan: l'anno dei bambini Il governo uzbeko ha annunciato che il 2014 sarà "l'anno dei bambini”. Ciò significa in concreto che un insieme di attività di controllo e prevenzione si stanno mettendo in atto soprattutto nei confronti dei ragazzini nelle scuole. Sin dall'inizio dell'anno infatti, agenti di polizia hanno iniziato a "far visita” alle scuole delle maggiori città dell'Uzbekistan con un preciso scopo: entrano mentre le lezioni sono in corso e requisiscono i cellulari dei ragazzini per controllarne il contenuto. Nei casi in cui vengano trovate nei cellulari delle applicazioni con la Bibbia, il cellulare viene confiscato, i genitori vengono immediatamente convocati presso la scuola e in quella occasione il ragazzino o la ragazzina colpevole di avere una Bibbia dovrà annunciare alla propria classe di far parte di una pericolosa setta. Per meglio comprendere di che tipo di controlli a tappeto si tratti, basti pensare che se in una di queste confische vengono trovati nei cellulari video o immagini "per adulti”, non vi sarà nessun tipo di provvedimento e il cellulare verrà restituito al ragazzino. In realtà la serie di controlli messi in atto sembrano mirare a marginalizzare ancor di più i credenti, in particolar modo i cristiani, sempre bersaglio di campagne denigratorie e pesanti discriminazioni. L’Uzbekistan da anni si mantiene in alto nella WWList: nel 2014 è al 15° posto. Nessuna attività religiosa è ammessa al di fuori del pesante controllo delle istituzioni statali. I cristiani evangelici sono etichettati come estremisti, oltre che degli elementi destabilizzanti nella società, quindi non solo si cerca di controllarli, ma talvolta si ritiene necessario opprimerli attraverso pressioni, arresti, multe e vessazioni di vario tipo. Le autorità stanno aumentando i controlli nelle case dei cristiani e nelle chiese. L'anno dei bambini si presenta dunque come un provvedimento nazionale che seminerà discriminazione e intolleranza nei confronti dei più piccoli e vulnerabili: l’obiettivo soggiacente sembra essere dunque minare la diffusione del cristianesimo. L’Araldo di S.Antonio 5 Antonio Cinotti Angela Anna Fichera Angelo D’Angelo Giuliano Cesario Per i nostri benefattori defunti O Signore, che vi compiacete di concedere facilmente e volentieri il perdono e che amate la salvezza del peccatore, volgete uno sguardo di misericordia alle Anime dei nostri amici e benefattori; e per i meriti di Gesù Cristo, che per noi s'immola nel Santo Sacrificio della Messa, per la ineffabile materna bontà di Maria, per l'intercessione di S. Giuseppe, di Sant’Antonio, nostro speciale patrono, di sant’Annibale Maria Di Francia, nostro Fondatore, degli Angeli e dei Santi tutti del Cielo, fate che presto si allietino nella eterna gloria del Paradiso. Eterno riposo… Nella Buccello con nipoti e pronipoti La Famiglia Trunzo e nipotini Ignazio Lovano, devoto di Papa S. Giovanni XXIII Antonia Mantova e le sue nipotine: Lucrezia e Anna, Francesco e Maria Luisa, Ludovica Ringraziano S.Antonio e si affidano alla sua protezione DALL’ITALIA: Teresa Difatta – Rosa Micciché – Alice Canavesi – Rosa Giardina Panascì – Filomena Vecchio – Rosaria Famulari – Simona Bonarrigo – Concetta Liistro – Caterina Frisone – Ciprì Rosaria – Filomena Strumbo – Giuseppe Pollichino – Ada Passante – Giorgio Palermo – Giovanna Cavallo – Rosina Franchino Tumeo – Grascesco Grasso – Orestina Contini – Angela Torchi – Giuseppina Pizzo – Teresa Voci Riso – Caterina Iaconis. DALL’ESTERO: Melina Iuculano - Rosina Diodati – John Bordonaro – Maria Saccomanno – De Lorenzo Vincenza – Domenica Cortese – Giovanna De Luca – Peppino e Fortunata Muraca – Lina Penna – Sebastiana Ciuro – Santina Bellinghieri – Enza Barbalace. 6 L’Araldo di S.Antonio Dai fioretti di Padre Annibale DATE E VI SARÀ DATO Alla porta dei due nostri Istituti di Oria era un via vai di poveri non solo all’orario della distribuzione della minestra, ma anche durante tutte le ore della giornata. Non dico poi quando si sapeva che il Padre stava in Oria. Se andava per il paese, lo attorniavano ben presto mendicanti e bisognosi. Altri se li tirava lui sulla strada del ritorno, perché non avendo più che dare, li invitava all’Istituto. Appena arrivato, domandava a P. Palma, a me, o a Fratello Giuseppe, del denaro; e quando non ne poteva avere, andava in giro per la Casa, e dava ai poveri quanto trovava: generi alimentari, vestiario... Per quanto però fosse generoso con i poveri, pure non faceva nulla mancare alle Comunità. Diceva spesso che la carità è ordinata, e perciò bisogna gradualmente cominciare da quelli verso cui abbiamo maggiori doveri. Quando chiedeva denaro per le elemosine, spesso usava la parola ‘prestare’. Un giorno chiesi: “Ma perché, Padre, dice prestare? Quando il denaro c’è, c’è, e basta. Tanto...”. “Tanto...! Vuoi dire che non restituisco mai, non è vero?. Dico ‘prestare’, non a me, bensì alla divina Provvidenza, la quale è generosissima, e restituisce il centuplo”. Un giorno che era proprio assediato dai poveri, mi chiese se gli prestavo trecento lire. Ri- sposi che in tutta la Casa sì e no ce n’erano duecentocinquanta. Gliele avrei dovute dare tutte? “Sì, rispose dammele tutte; anzi non mi bastano. Per noi penserà la divina Provvidenza”. Dopo qualche giorno la famiglia Carissimo mandò una lettera indirizzata al Padre, con dentro duemila lire; inviò inoltre una grande damigiana di olio e una di vino. Il Padre osservò: “Vedi come ci aiuta la divina Provvidenza? Io ho sperimentato che la vita del nostro Istituto è un continuo miracolo della divina Provvidenza. Quanto più ho dato, tanto più la Provvidenza mi ha ricambiato centuplicatamente”. Un’altra volta mi disse: “Raccogli tutto il denaro della Casa. Lo stesso farà l’Istituto femminile, perché dobbiamo aiutare un monastero di Monache di clausura che ha grave e urgente bisogno”. In tutto si poterono raccogliere 565 lire. Dopo qualche settimana giunse dall’America una lettera da una signora nostra zelatrice con 150 dollari, raccolti dai devoti antoniani. Il Padre chiamò me e il P. Palma e ci disse: “Vedete com’è generosa la Provvidenza divina con noi? Noi abbiamo mandato a quel monastero 565 lire, e la Provvidenza ci manda oggi 150 dollari! Nei nostri Istituti deve regnare sempre questo spirito di fede nella divina Provvidenza”. CARMELO DRAGO, Il Padre: frammenti di vita quotidiana, p. 180-181 L’Araldo di S.Antonio 7 Un anno con Papa Francesco Il 13 marzo dell’anno scorso papa Francesco si affacciava dalla loggia di S. Pietro per salutare per la prima volta i numerosissimi fedeli accalcati sulla piazza. Quel primo incontro tra il nuovo Papa e i suoi fedeli, trasmesso dalle televisioni di tutto il mondo è rimasto indimenticabile. Si è definito un “Papa venuto dalla fine del mondo” e prima di dare avvio al suo ministero, con la benedizione Urbi et Orbi, ha chiesto di pregare per lui. A distanza di un anno restano immutati i sentimenti di simpatia e di fiducia che lascia trasparire papa Francesco. Non ci sono distanze tra lui e il suo popolo e con coraggio ha tolto le barriere che i servizi di sicurezza avevano imposto dopo l’attentato a Giovanni Paolo II, avvicinandosi quasi a portata di mano ai numerosi fedeli che vengono a trovarlo. Non ci si sente intimoriti davanti a lui, anzi pare di essere incoraggiati a chiedere un abbraccio, a fare una foto con lui, a ricevere una sua telefonata, a porgergli un regalino. Ma non è tutto semplicità e immediatezza questo Papa. Con determinazione ha avviato una seria e complicata riforma della curia vaticana, snellendola e conferendole trasparenza ed efficacia di servizio. Ha ridato fiducia e riacceso la speranza nel cuore di tanti fedeli, alcuni dei quali hanno ripreso la pratica religiosa. Il suo breve ministero conta già una lettera enciclica (Lumen Fidei) e un’esortazione apostolica (Evangelii Gaudium). Il Signore conservi a lungo il santo Padre e lo assista con la luce del suo Spirito. A VVISI DI SEGRETERIA N S. MESSA A DATA LIBERA - L’offerta di una Messa è di 10,00 Euro. N S. MESSA GREGORIANA - L’offerta delle 30 Ss. Messe Gregoriane è di 350,00 Euro. N S. MESSA PERPETUA - L’offerta per l’iscrizione alla S. Messa Perpetua è lasciata libe- ra alla generosità dell’offerente. N MENSA DEL POVERO - Per destinare la propria offerta esclusivamente a sostegno della Mensa del Povero è consigliabile specificarlo espressamente nella causale del versamento. N BAMBINI E POVERI - Tutte le offerte la cui causale non si riferisce alle intenzioni suin- dicate, vanno ad esclusivo vantaggio dei nostri Bambini e dei Poveri. N BASILICA SANTUARIO E MISSIONI - Consentiteci di sollecitare la Vostra sensibilità e generosità d’animo anche verso le necessità delle nostre missioni in terra straniera (Polonia, Spagna, Albania, Cameroun, Rwanda, Messico, Brasile, Paraguay, Argentina, Iraq, India, Filippine, Indonesia, Papua Nuova Guinea, Corea del Sud, Vietnam) e infine, ma non meno importanti, verso le notevoli spese di manutenzione della Basilica Santuario S.Antonio. N DONAZIONI E LASCITI - Chi desidera disporre donazioni o lasciti a sostegno del nostro Istituto puo’ farlo utilizzando la seguente dicitura: «Lascio (o Dono) all’Istituto Antoniano Maschile - Santuario S. Antonio di Via Santa Cecilia 121 - Messina, per le proprie finalità caritative e assistenziali». Per maggiori informazioni e/o chiarimenti rivolgersi al Padre Direttore telefonando al n. 090 669705. GRAZIE! • Ai sensi della legge 196/2003 si potrà chiedere cancellazione, aggiornamento, rettifica, integrazione dei propri dati personali, inviandocene comunicazione scritta. MODALITA’ DI CONTRIBUZIONE: ALLA APPUNTAMENTI BASILICA SANTUARIO APERTURA FERIALI dalle ore 7,00 alle 12,00 dalle ore 16,30 alle 18,30 FESTIVI dalle ore 7,00 alle 13,00 dalle ore 16,30 alle 19,00 ORARI delle SANTE MESSE FERIALI 7,30 - 9,00 - 10,00 - 11,00 - 18,00 FESTIVI 7,30 - 9,00 - 10,00 - 11,00 - 12,00 - 18,00 ORARI CONFESSIONI TUTTI I GIORNI dalle ore 7,30 alle 11,30 dalle ore 17,00 alle 18,30 ORARI MUSEO E MOSTRE FERIALI dalle ore 9,00 alle 12,00 dalle ore 16,30 alle 18,30 ORARI CRIPTA SANT’ANNIBALE FERIALI Tutti i giorni S. Messa ore 8,30 Tutti i giovedì del mese Adorazione Eucaristica dalle ore 9,00 alle 12,00 Versamento su: conto corrente postale N. 5967 Bonifico postale su: Poste Italiane S.p.A.: IBAN: IT 17 P 07601 16500 000000005967 BIC: BPPIITRRXXX Assegno bancario intestato a: Istituto Antoniano Maschile - Santuario S. Antonio Bonifico bancario su: Banca Agricola Pop. di Ragusa: IBAN: IT 33 H 05036 16500 CC0651322738 BIC: POPRIT31065 Direttamente ON-LINE collegandosi al nostro sito: http://www.basilicaantoniana.it ISTITUTO ANTONIANO MASCHILE • BASILICA SANTUARIO S. ANTONIO dei Rogazionisti Via S. Cecilia, 121 • 98123 Messina • Tel. 090 669705 - Fax 090 6011270 c/c Postale n. 5967 • www. basilicaantoniana.it • e-mail: [email protected]
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