Domenica 5 ottobre 2014 Comune di Pegognaga 9°CAMMINATA della LEGALITÀ Comune di Suzzara Comune di Gonzaga con partenza da Brusatasso Comune di Motteggiana Comune di Moglia Comune di San Benedetto Po con il patrocinio di Camminata in memoria di Lea Garofalo, testimone contro la ‘ndrangheta uccisa dalla famiglia dell’ex compagno ore 9.00 partenza partecipanti corsa (2 percorsi di 5 e 10 Km) ore 9.30 partenza partecipanti camminata (percorso 5 km) ore 12.00 Pranzo della legalità presso circolo Arci Margonara (con prenotazione ai nr 348.7034274 - 347.253376) Saluto delle Istituzioni e degli Enti promotori Intervento di Valerio d’Ippolito referente di Libera zona Monza Brianza Ai partecipanti è richiesto un contributo di 2.50 euro e il ricavato verrà devoluto alla Coop VALLE DEL MARRO di Gioia Tauro Ai partecipanti verrà consegnato un pacco di pasta con grano coltivato nei terreni confiscati alle mafie Gonzaga 1 in collaborazione con Gruppo Podistico Avis Suzzara - Parrocchia di Brusatasso - Comitato Sagra Polesine Protezione Civile di Suzzara - Croce Rossa delegazione di Suzzara di Coordinamento Mantova Lea Garofalo (Petilia Policastro, 1974 – Milano, 24 novembre 2009) testimone di giustizia, vittima della 'Ndrangheta. Biografia[fonte wikipedia] Lea Garofalo era una testimone di giustizia sottoposta a protezione dal 2002, quando aveva deciso di testimoniare sulle faide interne tra la sua famiglia e quella del suo ex compagno Carlo Cosco. L'azione di repressione del clan Garofalo si concretizza il 7 maggio 1996, quando i carabinieri di Milano svolgono un blitz in via Montello 6 e arrestano anche Floriano Garofalo, fratello di Lea, boss di Petilia Policastro dedito al controllo dell'attività malavitosa nel centro lombardo. Floriano Garofalo, nove anni dopo l'arresto e dopo l'assoluzione al processo viene assassinato in un agguato nella frazione Pagliarelle di Petilia Policastro l'8 giugno 2005. In particolare, Lea, interrogata dal pm Antimafia Sandro Dolce, riferì dell'attività di spaccio di stupefacenti condotta dai fratelli Cosco grazie al benestare del boss Tommaso Ceraudo. Ammessa già nel 2002 nel programma di protezione insieme alla figlia Denise e trasferita a Campobasso, si vede estromessa dal programma nel 2006 perché l'apporto dato non era stato significativo. La donna si rivolge allora prima al TAR, che le dà torto, e poi al Consiglio di Stato, che le dà ragione. Nel dicembre del 2007 viene riammessa al programma, ma nell'aprile del 2009 – pochi mesi prima della sua scomparsa – decide all'improvviso di rinunciare volontariamente a ogni tutela. Nel novembre del 2009 Cosco attirò l'ex compagna con l'intento di parlare del futuro della loro figlia Denise. Alcune telecamere inquadrarono madre e figlia nelle ore del pomeriggio lungo i viali che costeggiano il cimitero Monumentale a Milano: sono gli ultimi fotogrammi prima della scomparsa definitiva di Lea Garofalo. Lea fu rapita e consegnata a Vito e Giuseppe Cosco, i quali la torturarono per ore per farla parlare e poi la uccisero. Il corpo venne portato in un terreno nella frazione di San Fruttuoso (Monza) dove venne bruciato in un barile d'acciaio. In viaggio con Lea Valerio d’Ippolito e Valentino Marchiori, esponenti di Libera Monza Brianza hanno attraversato tutta la penisola, dalla Lombardia fino alla Calabria, dal cimitero di Monza-San Fruttuoso, dove Lea è sepolta per arrivare a Petilia Policastro dove Lea è nata. 1178 km a piedi, passo dopo passo per ricordare che "Oggi non basta parlare di verità, dobbiamo cercarla".
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