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n° 363 - febbraio 2014
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Escher delle meraviglie
Nel fantastico mondo del mago del disegno, geniale creatore di realtà impossibili
«... con le mie stampe, cerco di testimoniare che viviamo in un mondo
bello e ordinato e non in un caos senza
forma, come sembra talvolta.
I miei soggetti sono spesso giocosi:
non posso esimermi dallo scherzare
con le nostre inconfutabili certezze.
Per esempio, è assai piacevole mescolare sapientemente la bidimensionalità con la tridimensionalità, la superficie piana con lo spazio, e divertirsi
con la gravità... È piacevole osservare
che parecchie persone sembrano gradire questo tipo di giocosità, senza
paura di cambiare opinione su realtà
solide come rocce.»
È una posizione speciale quella che
occupa Maurits Cornelis Escher nel
panorama della storia dell’arte contemporanea, almeno per la produzione
dal 1935 in poi, anno in cui lascia l’Italia dopo ben dodici anni di permanenza. Partendo da un’attività principalmente dedicata a xilografie e litografie di paesaggi e architetture, in
quel periodo si osserva un profondo
cambiamento nella sua produzione.
Pur operando col medesimo mezzo
espressivo, il contenuto dei suoi lavori diviene sempre meno raffigurativo e più intellettuale. Perde l’interesse per il mondo visibile, quello che
era solito rappresentare, e si concentra sulle proprie “visioni interiori”,
realizzando una serie di straordinari
giochi ottici, prospettive invertite,
paesaggi illusionistici. Inizialmente
in modo inconscio, ma con crescente
consapevolezza, si trova a usare sempre più dei motivi che provengono
dalla matematica.
«Affrontando gli enigmi che ci circondano e considerando e analizzando
le mie osservazioni, sono finito nel dominio della matematica. Benché mi
manchino completamente educazione
e conoscenza scientifiche, spesso mi
sembra di avere più in comune con i
matematici che con i miei colleghi artisti.»
Maurits Cornelis Escher: Santa Severina
Questa originale elaborazione estetica, infatti, lo rende particolarmente
apprezzato nel campo scientifico, viene
organizzata anche una mostra delle
sue opere in occasione del Congresso
internazionale di Matematica del 1954
ad Amsterdam, negandogli però altrettante simpatie in quello artistico.
«Sto incominciando a parlare un linguaggio che è capito da pochi. Mi fa
sentire sempre più solo. Dopo tutto,
non sto più da nessuna parte. I matematici possono essere amichevoli e interessati e darmi una paterna pacca
sulla spalla, ma alla fine per loro sono
solo un dilettante. Gli artisti in genere si irritano e io sono a volte assalito da un immenso senso di inferiorità.»
Questi sono i sentimenti di uno dei
più enigmatici maestri del secolo
scorso. Siamo nel dopoguerra, tra Informale, Pop Art e Neoavanguardie
ed Escher costituisce un caso a sé: è
un artista che ha abbandonato le rap-
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Maurits Cornelis Escher: Striscia di Moebius II
Maurits Cornelis Escher: Un altro mondo
presentazioni realistiche dei paesaggi
conosciuti in Italia a favore di un suo
mondo interiore. La sua, però, è un’astrazione personalissima che si spinge nell’universo degli effetti ottici e che
trova sbocco in un florilegio di spettacolari sorprese, tra fantastici paesaggi, ribaltamenti prospettici, minuziose costruzioni geometriche tese
all’incanto e allo sconcerto. L’ambiguità visiva si confonde con quella del
significato e tra queste affiorano i suoi
molteplici interessi e fonti d’ispirazione che abbracciano la psicologia,
la matematica, come la poesia e la fantascienza. Oggi il parere sulle opere
di Escher si è ribaltato: la meraviglia e lo stupore hanno avuto la meglio sugli aspetti puramente matematici, trasformandolo, suo malgrado,
in uno sfruttatissimo illustratore di
calendari, poster o carte da gioco, ma
è nell’aspetto intellettuale il valore
della sua opera e una riflessione sotto
questa luce è assolutamente doverosa.
Un’analisi degli evidenti aspetti matematici ai quali, pur ammettendo di
non possedere una particolare preparazione scientifica, affianca un pensiero e una creatività per costruire un
percorso artistico unico nel suo genere, assolutamente personale oltre
che estremamente enigmatico.
È proprio su questa riflessione che si
concentra la mostra L’enigma di Escher.
Paradossi grafici tra arte e geometria organizzata nel Palazzo Magnani di Reggio Emilia e aperta fino al 23 febbraio.
È un approfondimento offerto da centotrenta opere provenienti da prestigiosi musei, biblioteche e istituzioni nazionali che abbracciano tutto
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dall’alto in senso orario: Su e giù
Relatività
Giorno e notte
il percorso artistico dell’incisore olandese. Xilografie e mezzetinte che presentano costruzioni di mondi impossibili, esplorazioni dell’infinito, tassellature del piano e dello spazio, motivi a geometrie interconnesse che
cambiano gradualmente in forme via
via differenti. Le sue opere più celebri sono inoltre affiancate da numerosi disegni, documenti, filmati e interviste che vogliono sottolineare il
ruolo di primo piano svolto nel panorama artistico del suo tempo e successivo.
Una sezione della mostra è dedicata
anche al confronto dell’opera di Escher
con quella di altri autori, coevi, ispiratori o prosecutori. La volontà è quella
di restituire la giusta dimensione culturale del maestro olandese e di far
comprendere come certe scelte siano
in perfetta armonia con una visione
artistica coerente che parte dal Me-
dioevo e, attraverso i secoli, incontra
Dürer, gli spazi di Piranesi, attraversa
le linee morbide del Liberty e si fissa
sulle avanguardie del Novecento: Cubismo, Futurismo, Surrealismo. L’analisi, però, si spinge oltre e prende in
considerazione anche i suoi successori,
ecco perciò i solidi e le geometrie di
Lucio Saffaro e l’Optical Art di Victor Vasarely, senza tralasciare l’indubbio debito creativo contratto anche
da Keith Haring.
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Attraverso l’influenza che ha generato
è possibile capire la portata dell’opera
di Escher, un’influenza tale da far uscire
le sue opere dal torchio e portarle
sui francobolli, nel mondo dei fumetti,
nella storia della musica Pop grazie
alle copertine dei long-playing, solo
per citare qualche caso. La mostra,
inoltre, è uno straordinario strumento
didattico che permette di penetrare
nella creatività di questa unicità artistica. Lo spettatore si può immergere
completamente nella galassia delle
magie di Escher, quella degli studi di
percezione visiva, del rapporto col
mondo dei numeri, delle spettacolari
ricerche tra spazio virtuale e reale, degli inganni prospettici e degli incredibili passaggi tra le due e le tre dimensioni.
Tante chiavi di lettura utili a comprendere l’enigmatico universo creativo di un complesso “caso artistico”
che attingendo da vari linguaggi ha
creato un’originale fusione per produrre un unicum nel panorama della
storia dell’arte di tutti i tempi che non
smette di emozionare e stupire.
francesca bardi