RASSEGNASTAMPA RASSEGNASTAMPA 17 marzo 2014 RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Lunedì 17 marzo 2014 www.ilquotidianodellabasilicata.it ANNO 13 - N. 75e 1,20 in abbinata obbligatoria con Milano Finanza Direzione e Redazioni: POTENZA, via Nazario Sauro 102, cap 85100, tel. 0971 69309, fax 0971 601064; MATERA, Piazza Mulino 15, cap 75100, tel. 0835 256440, fax 0835 256466 “Vento del Sud”: il finanziere Mario Zarrillo disposto a tutto. Nelle intercettazioni si dice pronto a pagare qualunque cifra pur di soddisfare il desiderio della donna VI SEGNALIAMO: Il documento che prova l’ingresso al San Carlo Quattro anni dal ritrovamento di Elisa Claps e ancora misteri Veronica Vasapollo trasferita dall’ospedale di Lagonegro all’azienda di Potenza. Indagini su come ci è arrivata. Il colonnello millantava amicizie potenti con le colleghe dell’amante per poter sistemare le cose Mauro Maldonato e le riflessioni su scuola e Sud Italia PANETTIERI a pagina 5 Matera2019 IL CINEMA APPRODA IN CITTA’ Da oggi una settimana di eventi e incontri in attesa della European Film Academy La locandina della manifestazione POTENZA a pagina 39 L’INTERVISTA GAGLIARDI alle pagine 8 e 9 Mauro Maldonato MATERA L’assessore Ina Macaione: «Perchè sono stata fermata?» CIERVO a pagina 42 CIERVO alle pagine 6 e 7 Ritrovamento del corpo L’assessore Ina Macaione SPORT - 28 PAGINE DA STACCARE E CONSERVARE Derby rossoblù VOLLEY A2 Coserplast di ferro Quarto posto matematico BASKET Brutta Bawer Va ko e saltano i nervi a Austin Il Francavilla a valanga sul Matera Seconda Divisione Melfi stratosferico lontano da casa Calcio regionale Feste rimandate per Potenza e Latronico FORMULA UNO Volley B2 Lagonegro si conferma vincendo a Potenza PISTICCI Finisce con la moto su un’auto Muore centauro tarantino 40317 9 771128 022007 La moto della vittima (da pisticci.com) a pagina 43 Subito Mercedes Le Ferrari rimandate RASSEGNASTAMPA www.lagazzettadelmezzogiorno.it TESTATA INDIPENDENTE CHE PERCEPISCE I CONTRIBUTI DALLA LEGGE N° 250/90 LANON GAZZETTA DI PUGLIA - CORRIEREPUBBLICI DELLE PPREVISTI UGLIE Lunedì 17 marzo 2014 Quotidiano fondato nel 1887 lunedì La Gazzetta del Mezzogiorno A 1,20 B A S I L I C ATA Edisud S.p.A. - Redazione, Amministrazione, Tipografia e Stampa: Viale Scipione l’Africano 264 - 70124 Bari. Sede centrale di Bari (prefisso 080): Informazioni 5470200 - Direzione Generale 5470316 - Direzione Politica 5470250 (direzione [email protected]) - Segreteria di Redazione 5470400 ([email protected]) - Cronaca di Bari 5470430-431 ([email protected]) - Cronache italiane 5470413 ([email protected]) - Economia 5470265 ([email protected]) - Esteri 5470247 ([email protected]) - Interni 5470209 ([email protected]) - Regioni 5470364 ([email protected]) - Spettacoli 5470418 (cultura.e.spettacoli@gazzettamezzogiorni,it) - Speciali 5470448 ([email protected]) - Sport 5470225 ([email protected]) - Vita Culturale 5470239 ([email protected]). Abb. Post. - 45% - Art. 2 C 20/B L. 662/96 - Filiale Bari - tassa pagata - *promozioni valide solo in Puglia e Basilicata - Anno 127° Numero 75 CALIFORNIA PRIMA TENNISTA ITALIANA AD AGGIUDICARSI IL WTA PREMIER NUOVA TRAGEDIA DELLA STRADA. L’AUTO HA SVOLTATO A SINISTRA Vince a Indian Wells la brindisina Flavia Pennetta è ormai nella storia Basentana, a Pisticci moto contro fuoristrada 50enne morto sul colpo MORIZZI IN GAZZETTA DI BASILICATA A PAGINA V >> SCHIANTO La moto distrutta sulla Basentana SERVIZIO NELLO SPORT >> GRINTA La Pennetta DOPO PARIGI BERLINO IN GERMANIA CON IL PREMIER ANCHE SEI MINISTRI. PALESE (FI): FINORA SOLO ANNUNCI, OCCORRE INTERVENIRE ANCHE SULL’IRAP CALCIO IN SERIE D IL FRANCAVILLA PIEGA IL MATERA «Siamo l’Italia, non un Paese da mettere dietro la lavagna». Oggi il vertice La Pinotti annuncia tagli alla Difesa: F35 troppo costosi, via 385 caserme in classifica Melfi vince Renzi sfida la Merkel in casa Ila Martina e sale I DEBITI DELLA PA IL DRIBBLING DI MATTEO TRA LANDINI E LA CAMUSSO Quelle 215mila imprese in attesa d’essere pagate In media 322mila euro ciascuna di VITTORIO B. STAMERRA I l ciclone Renzi sta ulteriormente scompaginando la galassia della sinistra. Se già prima che l’ex sindaco di Firenze s’impadronisse del Pd era difficile cercare di dare un’identità progettuale certa alle varie correnti e alle sigle che ruotano nella sinistra genericamente intesa, oggi è diventato ancora più problematico. Se poi mettiamo in conto che rottamato e rottamatore, ossia D’Alema e Renzi, si fanno l’occhiolino e domani sera addirittura presenteranno insieme l’ultimo libro di D’Alema, l’impresa diventa impossibile. Certo è che Renzi non solo è «piè veloce», ma è anche furbo. Sa molto bene che, soprattutto in politica, la realtà è molto più complessa di quanto appare. Navigare nel mare della politica senza coperture, è come tentare di attraversare la parte settentrionale dell’Oceano Indiano senza correre il rischio di imbattersi in qualche battello di pirati. SEGUE A PAGINA 15 >> PONTASSIEVE (FI) Renzi saluta un manifestante sotto casa sua l Sono oltre 215mila le imprese italiane che vantano ancora crediti con la pubblica amministrazione. E per ciascuna di esse la media degli arretrati dei pagamenti è pari a oltre 322mila euro. Questi i dati di un rapporto del Centro studi di Unimpresa sulla questione dei debiti della pubblica amministrazione, sulla quale il governo di Matteo Renzi ha promesso un ulteriore intervento dopo i 21,5 miliardi già pagati nel corso degli scorsi mesi che hanno portato lo stock di arretrati da 91 a 69,5 miliardi. SERVIZI DA PAGINA 2 A 5 >> SERVIZIO A PAGINA 13 >> CRISI DI LIQUIDITÀ . CHIESTO PRESTITO DI CINQUECENTO MILIONI Ilva, niente soldi in cassa c’è l’allarme dei sindacati TARANTO Una veduta dell’area della laminazione nello stabilimento Ilva: la produzione di acciaio è calata di molto PALMIOTTI A PAGINA 7 >> MELFI Il bomber Ricciardo del Melfi SERVIZI NELLO SPORT A PAG. VII E IN NAZIONALE >> MA QUANT’È BRUTTA QUESTA FORMULA UNO di AMERIGO DE PEPPO C he barba, che noia! Se il buongiorno si vede dal mattino, il Gran Premio di Australia sta lì a indicare che qualche mente sopraffina vuole «uccidere» la Formula Uno. Se in passato ci annoiavamo per l’assenza di sorpassi, ora saremo costretti a rimpiangere quei tempi CONTINUA A PAGINA 40 >> BOMBA-UCRAINA CASO A BRINDISI Crimea, plebiscito Il commercialista per aderire a Mosca sbaglia: risarcite tensione alle stelle le contribuenti A PAGINA 12 >> A PAGINA 8 >> RASSEGNASTAMPA LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO - Quotidiano fondato nel 1887 Lunedì 17 marzo 2014 www.lagazzettadelmezzogiorno.it LA GAZZETTA DI POTENZA - LA GAZZETTA DI MATERA Redazione Potenza: piazza Mario Pagano, 18 - Tel. 0971/418511 - Fax: 080/5502360 - Email: [email protected] Redazione Matera: via Cappelluti, 4/b - Tel. 0835/251311 - Fax: 080/5502350 - Email: [email protected] Pubblicità-Publikompass. Potenza: piazza Mario Pagano, 18 - Tel. 0971/418536 - Fax: 0971/274883; Matera: via Cappelluti, 4/b - Tel. 0835/331548 - Fax: 0835/251316 Necrologie: www.gazzettanecrologie.it - Gazzetta Affari: 800.659.659 - www.gazzettaffari.com LE ALTRE REDAZIONI Siamo presenti a: Anzi, Brienza, Calvello, Corleto Perticara, Francavilla in Sinni Bari: Barletta: 080/5470430 0883/341011 Foggia: Brindisi: 0881/779911 0831/223111 Lecce: Taranto: 0832/463911 099/4580211 ABBONAMENTI: tutti i giorni esclusi i festivi: ann. Euro 260,00; sem. Euro 140,00; trim. Euro 80,00. Compresi i festivi: ann. Euro 290,00; sem. Euro 160,00; trim. Euro 90,00. Sola edizione del lunedì: ann. Euro 55,00; sem Euro 30,00. Estero: stesse tariffe più spese postali, secondo destinazione. Per info: tel. 080/5470205, dal lunedì al venerdì, 09,30-13,30, fax 080/5470227, e-mail [email protected]. Copia arretrata: Euro 2,40. Tel 080/5470213 Siamo presenti a: Laurenzana, Nova Siri Marina, Potenza, San Giorgio Lucano, Villa D’Agri INCIDENTI VITTIMA, ANGELO SMIRAGLIA, 50 ANNI, DI TARANTO. IN MOTO A SASSUOLO MUORE GIOVANE DI SANT’ARCANGELO, GIUSEPPE G. MASOTROSIMONE POLITICA AL LAVORO UN COMITATO DI SAGGI Basentana, moto contro auto Pd Potenza centauro muore sul colpo fuori i 4 cercasi l’unità l Incidente mortale, ieri mattina, sulla ss Basentana, in territorio di Pisticci. Moto contro fuoristrada. La vittima è Angelo Smiraglia, 50 anni, imprenditore edile originario di Taranto. Viaggiava in moto. Nello schianto la moto si è spezzata in tre parti. Il giorno prima, nei pressi di Sassuolo, un giovane di 28 anni, Giuseppe Giovanni Mastrosimone, originario di Sant’Arcangelo, è morto sulla sua moto che si è scontrata con una Fiat Panda. MORIZZI A PAGINA V >> Si scioglie oggi il nodo sulla segreteria regionale: con renziani e cuperliani che dovranno decidere con quanti candidati correre I BAMBINI CI GUARDANO E CHIEDONO DEL LORO FUTURO l Con la presentazione delle candidature per il segreteria regionale e la scelta di un candidato sindaco unitario per la città di Potenza, per il Partito democratico inizia una settimana cruciale. La giornata più attesa, però, è oggi, proprio quando si terrà la direzione regionale e si capirà quanti saranno i candidati alla segreteria. Un dato non trascurabile perchè dimostrerà quanta unità c’è nel partito e tra le diverse anime del partito. di MIMMO SAMMARTINO «I bambini ci guardano» è il titolo di un film del 1943 diretto da Vittorio De Sica e tratto dal romanzo «Pricò» di Cesare Giulio Viola. Una pellicola che ha aperto la strada alla stagione del cinema neorealista. Un racconto che è anche denuncia di un mondo adulto in disfacimento. Condizione che annichilisce un testimone-bambino. Esiste una responsabilità dei «grandi» davanti al proprio stesso fallimento? È concepibile un limite invalicabile agli occhi della generazione dei propri figli? Risposte che non pretendono parole, ma comportamenti e scelte. Pochi però si ricordano di De Sica e Viola. Si dice: non basta il talento, è neccessario accompagnare intelligenza e inclinazioni con la fatica del metodo. Non servono scorciatoie, ma competenze e impegno quotidiano. Ma la cronaca e i fatti dicono altro. SCHIANTO Il luogo dell’incidente mortale sulla Basentana con la moto distrutta di Angelo Smiraglia INCISO A PAGINA III >> L’INCHIESTA «VENTO DEL SUD» I MISTERI DI POTENZA «Così il colonnello tentava d’inquinare le prove su di lui» Claps, quattro anni fa il ritrovamento nel sottotetto in chiesa l «Dobbiamo vederci perché ci deve chiamare la polizia e ci dobbiamo mettere d’accordo su cosa dire». Giuliana è una testimone. È la cugina di Veronica Vasapollo, la operatrice socio sanitaria che gli investigatori ritengono essere stata legata sentimentalmente al colonnello della Guardia di finanza Mario Zarrillo. Il colonnello, già capo di stato maggiore della Guardia di finanza - accusato di millantato credito, accesso abusivo a sistemi informatici, peculato e danneggiamento aggravato - è finito ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta «Vento del Sud». l Quattro anni fa, il 17 marzo del 2010, sono stati ritrovati ufficialmente nella chiesa della Santissima Trinità a Potenza i resti di Elisa Claps, studentessa sedicenne scomparsa il 12 settembre del 1993, in una bella domenica. Erano nel sottotetto della canonica adiacente alla chiesa nel centro storico del capoluogo lucano. È stata la svolta del mistero che per tanti anni è stato un incubo per la famiglia Claps che nel cuore non nutriva più speranze di trovare viva la ragazza ed anzi aveva certezze che poi sono state confermate dalle inchieste e dai giudizi dei tribunali. A quattro anni però le circostanze del ritrovamento restano ancora un mistero. Il caso si è poi intrecciato con quello del commissario Anna Esposito. Oggi se ne occupa la Rai con «I Fatti vostri». AMENDOLARA A PAGINA II >> UFFICIALE Il colonnello Zarrillo [foto T. Vece] SEGUE A PAGINA III >> SERVIZIO A PAGINA II >> BARILE OGGI I FESTEGGIAMENTI CON LA CITTADINANZA Il nonnino calzolaio spegne cento candeline CENTENARIO Donato Innocenzo l Tappa ambita e prestigiosa per Donato Innocenzo che oggi raggiunge l’importante traguardo dei cento anni. Nato a Barile il 17 marzo 1914, di mestiere calzolaio (e infermiere per passione per chiunque glielo chiedesse in paese) ha vissuto una vita umile ma intensa nel corso della quale ha visto alternarsi momenti felici ed altri più o meno difficili, come la guerra e la prigionia. SERVIZIO A PAGINA II >> SECONDA DIVISIONE ORA I GIALLOVERDI SONO QUINTI Il Melfi vince a Martina e scala la classifica BOMBER Ricciardo del Melfi l I gialloverdi battono a donicilio il Martina Franca per due reti a zero. Con questa vittoria i gialloverdi salgono a quaranta punti i n classifica a due lunghezze dal Messina, attualmente sesto e davanti alla Vigor Lamezia che ne ha 49. Prossimo turno in trasferta contro il Messina, che attualmente si trova un punto davanti ai gialloverdi. SERVIZI A PAG.VII E IN NAZ. >> SERIE D I SINNICICI VINCONO 3-0 ALLO STADIO XXI SETTEMBRE Il Francavilla strapazza il Matera capolista MATERA Una fase di gara l Il Francavilla strapazza il Matera e si porta a tre sole lunghezze dalla vetta occupata da Matera e Taranto. Adesso in tre punti sono racchiuse ben cinque squadre, tra cui proprio il Francavilla che è quinto.E a questo punto per i sinnici è lecito sognare, ma il presidente Antonio Cupparo, resta con i piedi per terra: E a questo punto per i sinnici è lecito sognare, ma il presidente Antonio Cupparo, resta con i piedi per terra. SOLE A PAG VII E IN NAZIONALE >> RASSEGNASTAMPA Oggi il pericolo maggiore per la democrazia non è più la dittatura della maggioranza, ma quella delle minoranze e del caos populista. Sono i veri rischi per l’Europa. Guido Rossi 1,30 Anno 91 n. 74 Lunedì 17 Marzo 2014 U: Crimea, un passo nel vuoto Sempre più uomini felici di fare i papà Trinci pag. 19 ● ● Il pugile del ghetto diventa un film A Rosberg la prima della Formula uno Basalù pag. 21 Miccolis pag. 17 Il referendum filo-russo approva con il 93 per cento l’indipendenza ● Usa e Ue: «Voto illegale» Ora Mosca prepara l’annessione-lampo ● Tensione a Kiev, si rischia una crisi incontrollabile Come previsto: il 75% dei cittadini della Crimea ha partecipato al referendum sull’indipendenza e il 93% di loro ha detto sì. «Illegale», è il commento degli Usa che con la Ue non riconosce il risultato. La crisi rischia di diventare incontrollabile. DIFESA La ministra Pinotti apre alla riduzione degli F 35 BERTINETTO DE GIOVANNANGELI A PAG. 2-3 Il bivio di Putin e il grande rischio ● «Legittimo pensarlo» SILVIO PONS ● E annuncia il taglio di 385 caserme svolto sotto la pressione di un’occupazione militare. Ciò è sufficiente per contestarne la legittimità. Il suo esito scontato va a costituire il classico fatto compiuto, combinando una violazione della sovranità statale a mezzo della forza con una modalità democraticistica confortata dal supporto della maggioranza russa nella penisola. Sui cacciabombardieri F35 «è lecito immaginare che si può ripensare, si può ridurre, si può rivedere»: così la ministra della Difesa Roberta Pinotti, intervistata ieri a Sky tv. L’ordine degli F35 prevede l’acquisto di 90 aerei. Pinotti spiega che prima di tagliare «bisogna chiedersi che tipo di difesa vogliamo, quale protezione ci può servire». IL REFERENDUM SULLA SECESSIONE DELLA CRIMEA E LA SUA INCORPORAZIONE NELLA Federazione Russa si è SEGUE A PAG. 3 La sinistra post-ideologica L’ANALISI MICHELE CILIBERTO Gli uomini vanno giudicati per quello che fanno e non per quello che dicono, specie quando si parla di politici. È dunque possibile cominciare ad esprimere qualche giudizio sulla figura dell’attuale presidente del Consiglio Matteo Renzi, su che cosa vuole e può fare per il nostro paese, cercando di andare alla «cosa» e non alla sua rappresentazione. SEGUE A PAG. 15 Operazioni di voto a Simferopoli, Crimea FOTO REUTERS Renzi: l’Italia non sta dietro la lavagna ● Il premier oggi incontra Pellegrino: bisogna ripartire dalle sue carte ● Parla l’ex presidente della commissione stragi RIGHI A PAG. 10 L’austerity non Camusso: tasse sì, precarietà no è più un dogma Merkel. «Voglio pensare ai L’INTERVISTA giovani non a sindacati e Confindustria» ● Bersani: Matteo è vitale ma il Pd non è un nastro traportatore È ancora lecito criticare? Oggi Renzi vede Angela Merkel. Alla vigilia avverte: «L’Italia non sta dietro la lavagna. L’Europa deve cambiare». Lavoro? «Penso ai giovani, non a sindacati e Confindustria». Intervista a Filippo Taddei, responsabile economico del Pd: «Rinegoziare il Fiscal compact? Delicato ma inevitabile». Per Bersani standing ovation a Che tempo che fa. CARUGATI ZEGARELLI A PAG. 4-7 I MISTERI DI MORO A PAG. 6 Staino IL COMMENTO PAOLO SOLDINI «È legittimo avere opinioni differenti su proposte differenti, non c’è offesa per nessuno. C’è troppo nervosismo in giro, come se lo schema fosse quello del solo schierarsi e non della normale dialettica democratica». Susanna Camusso ribadisce i sì e i no della Cgil al governo: bene sull’Irpef, no sui contratti che aumentano la precarietà. Forse lui non lo sa nemmeno, ma alla vigilia della sua difficile trasferta Matteo Renzi ha trovato a Berlino un alleato prezioso. Si tratta di Peter Bofinger, uno dei «cinque saggi» istituzionalmente incaricati di consigliare il governo federale in materia economica. SEGUE A PAG. 4 MATTEUCCI A PAG. 5 CAMPIONATO DI CALCIO Cassano stende il Milan ● Parma sbanca il Meazza: 4-2 e show di Fantantonio ● La Lazio passa a Cagliari Milan sempre più in crisi nera: perde 2-4 in casa contro il Parma e vede allontanarsi anche l’ultimo obiettivo di una disastrosa stagione, l’Europa League. Vince in trasferta anche la Lazio, mentre in coda successi vitali di Livorno e Sassuolo a spese di Bologna e Catania. A PAG. 22-23 RASSEGNASTAMPA 2 PRIMO PIANO Lunedì 17 marzo 2014 LA MISSIONE VERTICE ITALIA-GERMANIA Il presidente vuole presentarsi davanti alla cancelliera, custode del rigore, senza complessi di inferiorità Renzi all’esame di tedesco oggi l’incontro con la Merkel Il premier: siamo l’Italia, non siamo da mettere dietro la lavagna La sensazione è che il confronto più tecnico sarà lasciato a due pezzi da novanta come Padoan e Schaeuble l BERLINO. Un confronto a testa alta, tra pari. Tra due Paesi chiave per l’Europa, che hanno bisogno l’uno dell’altro. Mettendo definitivamente in soffitta il complesso di chi deve fare i compiti a casa, perchè l’Italia «non è un alunno somaro da mettere dietro la lavagna». Dopo aver rottamato buona parte dei politici italiani, ora per il premier Matteo Renzi è arrivato il banco di prova più difficile. Ribaltare tutti i luoghi comuni sui rapporti tra Italia e Germania e presentarsi davanti alla cancelliera tedesca, custode dell’ortodossia del rigore, senza complessi di inferiorità. Ma al contrario con in mano «un percorso di riforme che non ha fatto nessuno prima in Europa», scandisce il premier alla vigilia dell’incontro a Berlino. Un pacchetto di interventi correlato di date e scadenze chiare e a breve termine. Una novità che la cancelliera, che da anni sprona l’Italia sulla via delle riforme strutturali, non potrà non apprezzare. Una differenza notevole rispetto al 2012, quando l’allora premier Mario Monti dovette impegnarsi con Frau Angela promettendo il massimo rigore per evitare di finire sotto la scure della Troika. Ora, si sottolinea in ambienti di governo, la situazione è cambiata e l’Italia non intende andare a dimostrare come pensa di tenere i conti in ordine. Lo farà e basta. Per i suoi figli, come va ripetendo Renzi. E, è il ragionamento che si fa negli stessi ambienti, non punta nemmeno ad avere «viatici o bollinature» per le misure prese. Perchè l'Italia sa che se fa bene il suo dovere «può essere alla guida dell’Europa e non l’ultimo vagone tra i ritardatari». L'obiettivo del vertice di oggi a Berlino, al quale Renzi andrà con 6 ministri del suo governo e una delegazione di imprenditori, è conoscersi, prendere le misure, dopo quell'incontro privato e informale voluto nel luglio scorso dalla Merkel quando Renzi era ancora sindaco di Firenze. Ma già parlava di Europa in modo nuovo, tanto da colpire la cancelliera che decise di invitarlo dopo aver letto una sua intervista. Insomma il premier oggi si presenterà con la maglietta di Mario Gomez per la cancelliera ma non con il cappello in mano. Questa volta non ha nulla da chiedere. Semmai può confrontarsi su quelle che la Merkel ha già definito riforme «ambiziose». Anche se la sensazione è che il confronto più tecnico sulle cifre e sulle differenti situazioni economiche sarà lasciato a due pezzi da novanta come Pier Carlo Padoan e Wolfang Schaeuble. L'incontro tra Renzi e la Merkel sarà squisitamente politico perchè sul tavolo ci sono le elezioni europee con i venti populisti che soffiano sempre più forte e una cancelliera che sa bene di non attrarre su di sè un grande consenso popolare e potrebbe apprezzare la capacità dell’ex sindaco di 'svecchiarè le istituzioni. Cura della quale l’Europa, sempre più lontana dai cittadini, avrebbe più che mai bisogno. Per questo la cancelliera potrebbe essere la prima ad apprezzare la forte ambizione del premier in vista della guida italiana del semestre europeo, cogliendo anche i forti pericoli interni al Paese, come la proposta di Grillo di un referendum per il ritorno alla lira. E' chiaro che per quanto Frau Angela possa apprezzare l'enfant prodige della politica italiana, alla donna alla guida della locomotiva d’Europa che proprio sabato ha annunciato la possibilità di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2015 l'ipotesi di utilizzare come copertura i 2-6 miliardi ricavati dall’aumento del deficit, pur restando sotto la soglia del 3%, non può piacere fino in fondo. Ma chi è vicino al premier assicura che Renzi non intende andare a Berlino per chiedere il via libera alle sue prossime mosse. E del resto negli ultimi giorni ha più volte ripetuto come un mantra che l’Italia rispetterà gli impegni presi. Certo, su un punto l’ex sindaco deve trovare il modo di rassicurare la cancelliera, che negli ultimi tre anni ha avuto bilaterali con 4 premier italiani: la stabilità. Senza la quale non sono possibili neppure le riforme. Paola Tamborlini MINISTRO DELL’INTERNO Alfano storce il naso «Alle forze dell’ordine il nostro sostegno» VERTICI La cancelliera tedesca Angela Merkel. Al centro, il premier Matteo Renzi, in tribuna allo stadio di Firenze l ROMA. Le forze dell’ordine non si toccano. «Non molleremo mai il nostro sostegno»: lo assicura il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, parlando a Bologna dal convegno del Nuovo Centro Destra e ricordando come nell’ultima legge di stabilità siano state piuttosto inserite risorse aggiuntive per il comparto, in particolare per gli agenti. Per il settore invece si prospetterebbe un piano di tagli per 700 milioni di euro, nell’ambito della spending review che interesserà nei prossimi mesi tutta la pubblica amministrazione. Lo ha scritto un quotidiano parlando della chiusura di circa trecento uffici e del trasferimento del personale che è in sedi in L’ESORDIO CON WOLFANG SCHAEUBLE E I DUE CAPI DI GOVERNO AVRANNO SUL TAVOLO LA MADRE DI TUTTI I DOSSIER: COME AIUTARE LA CRESCITA La prima di Padoan, garante dei conti nel bilaterale fra l’Italia e la Germania l ROMA. Non solo Renzi-Merkel. Il più «politico» dei tecnici alla guida del Tesoro italiano e il politico più longevo della storia tedesca (in posizioni di governo già con Helmut Kohl prima della riunificazione, di cui fu uno degli artefici) si incontreranno oggi nell’atteso bilaterale Italia-Germania. Pier Carlo Padoan e Wolfang Schaeuble, accanto ai colleghi ministri e ai due capi di governo, avranno sul tavolo la madre di tutti i dossier: come aiutare la crescita dei cosiddetti paesi periferici dell’euro e dell’Italia in particolare, sostenere l’occupazione e nello stesso tempo mantenere in ordine i conti e fare (non solo promettere) le riforme che Berlino chiede in cambio come assicurazione contro i rischi per ogni piccolo passo verso un allentamento del rigore. Il presidente del Consiglio italiano e l’ex economista dell’Ocse, ma già esperto di questioni di governo come consigliere economico di D’Alema e Amato nella prima stagione di centrosinistra, si presentano forti di un 2,6 per cento di rapporto deficit-Pil, un avanzo di bilancio strutturale tra i migliori in Europa, ma gravati da un debito pubblico «monstre», un Pil al palo, una disoccupazione verso il 13 per cento, quasi il doppio della Germania. Padoan apparirà a Berlino come la garanzia voluta da alcuni (a iniziare dal presidente Napolitano) in Italia e nell’Ue per rassicurare i mercati e proprio i tedeschi che con la Merkel al governo dal 2005 hanno visto cambiare sei governi e altrettanti responsabili dei conti. Dopo Monti, invocato a scongiurare il default, Grilli, tecnico da anni al Tesoro, e Saccomanni, vicinissimo al presidente della Bce Mario Draghi dai tempi della comune esperienza in Bankitalia, adesso tocca a Padoan, un tecnico dipinto come atipico, più sensibile alle esigenze della politica, del consenso. In ogni caso il più rigorista della squadra di governo, per questo forse l’unico in grado di dare concretezza alla copertura dei piani del governo su fisco e lavoro agli occhi dei tedeschi. Per lui c'è la prova del primo vero scoglio all’attuazione del programma Renzi: l’ok della Cancelleria e di conseguenza dell’Europa ad una linea meno rigida di politica economica, utilizzando magari quello 0,3-0,4 per cento di margine nel rapporto deficit-Pil, mantenendo il vincolo del 3 per cento ribadito sabato da Hollande, per la politica fiscale (più difficile) o per i pagamenti alla pubblica amministrazione (meno improbabile, come ha detto anche Franco Bassanini) sulla cui soluzione Padoan, a detta del presidente della Cassa Depositi e Prestiti, sarebbe pienamente d’accordo e non di ostacolo come fu Saccomanni per Letta. Davanti a Padoan ci sarà il falco dell’Economia tedesca, custode del rigore per tranquillizzare i tedeschi sul mantenimento del fiscal compact e del Patto di stabilità come argine al pericolo del contagio da Sud. In realtà il meno aggressivo dei falchi del governo Merkel, almeno di quello in alleanza con i liberali, con una visione certamente più aperta sull'Europa della Cancelliera, se non altro per il passato di politico in quella Rft storicamente vicina alla Francia e ai Paesi fondatori. Certamente non una colomba, però. Contrario ad ogni ipotesi di eurobond in qualsiasi forma, come quelle ipotizzate invece dallo stesso Padoan nel 2012 quando era all’Ocse. «Si tratta di affiancare politiche di crescita al fiscal compact – aveva detto in un’intervista Padoan – che garantisce la disciplina fiscale. Gli strumenti europei esistono un maggiore ruolo della Banca Europea per gli investimenti, l'utilizzo di eurobond per il finanziamento di pro- getti infrastrutturali e infine, anche se se ne parla meno, una spinta forte al completamento del mercato interno che presenta una grande potenzialità di ulteriore crescita». L’Italia sarà rappresentata anche dai ministri delle Finanze Pier Carlo Padoan, dello Sviluppo Economico Federica Guidi, delle Infrastrutture Maurizio Lupi, del Lavoro Giuliano Poletti, della Difesa Roberta Pinotti e degli Esteri Federica Mogherini. Ucraina, esiti del Consiglio Affari Esteri Ue, presidenza italiana dell’Ue, Expo 2015 saranno in particolare i temi al centro del colloquio tra la titolare della Farnesina ed il collega Frank-Walter Steinmeier, con il quale verrà sollevato anche il caso marò. Massimo Ricci FINANZE Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan oggi è atteso al confronto con il ministro tedesco su conti e prospettive economiche dei due Paesi e dell’Europa . RASSEGNASTAMPA PRIMO PIANO 3 Lunedì 17 marzo 2014 Nei due anni passati «sono stati fatti tanti errori, dalle regole di ingaggio alla mancanza di una chiara strategia» LA DIRETTA Segui gli aggiornamenti sul telefonino. Le istruzioni a pagina 15 Pinotti: taglio delle spese tra caserme e aerei F-35 Il premier: vogliamo una forte aeronautica, ma il programma va rivisto MINISTRO Angelino Alfano, responsabile dell’Interno. Ribadisce che le Forze dell’Ordine non si toccano . affitto in caserme dismesse o in immobili del Demanio. L'allarme sull'ipotesi di taglio di 600 milioni per le forze dell’ordine (ai quali si aggiungerebbe una riduzione di 100 milioni per il solo comparto dei vigili del fuoco) e della chiusura di circa trecento presidi era stato lanciato nei giorni scorsi anche dai sindacati di polizia. Il ministro Alfano torna invece a lanciare messaggi di rassicurazione. l ROMA. Una riduzione degli F-35, che «è lecito pensare»; e la chiusura di 385 caserme con la creazione di una task force per gestirne la vendita. E in serata incassa il via libera di Renzi: «Il ministro Pinotti ha ragione a dire che risparmieremo molti soldi dalla Difesa:3 miliardi di euro, non tutti dagli F35, ma dal recupero delle caserme e dalla riorganizzazione delle strutture militari. Sugli F35 continuiamo con i programmi internazionali e una forte aeronautica ma quel programma sarà rivisto». Sono i due principali impegni presi dal ministro della Difesa Roberta Pinotti, nel prospettare una piano di spending review per il comparto. Pinotti è appena tornata da New Dheli e oggi sarà a Berlino, dove incontrerà la sua omologa tedesca, Ursula von der Leyen. India e Germania sono due poli chiave anche per l’azione del mini- stero. Il caso Marò è irrisolto. Alle spalle, due anni in cui «sono stati fatti tanti errori, dalle regole di ingaggio alla mancanza di una chiara strategia. Ma ora non è utile concentrarsi su questo, serve grande unità nazionale», dice il ministro, ribadendo con forza che Latorre e Girone «non possono essere giudicati in India» e auspicando la «solidarietà della comunità internazionale». Della vicenda «riparlerò anche domani (oggi per chi legge, ndr)» al ministro tedesco, assicura. Ma è soprattutto la razionalizzazione del sistema Difesa in Italia, il tema che il ministro dovrà affrontare a breve. Una cura dimagrante già avviata dal precedente governo, per ridurre da «190mila a 150mila i militari di Aeronautica, Marina, Esercito da qui al 2024», ha ricordato Pinotti, assicurando che «già nei prossimi anni scenderemo a 170mila». Le unità del per- I DUE MARÒ «Latorre e Girone non possono essere giudicati in India» sonale civile passeranno da 30 a 20mila. Saranno chiuse 385 caserme e presidi militari e «entro un mese» Pinotti conta di presentate in Consiglio un provvedimento ad hoc per definire una task force che «metta in fila Difesa, Demanio, enti locali» e si occupi della vendita dei beni. In fatto di tagli, il capitolo più spinoso si chiama F-35, «i cacciabombardieri nemico per eccellenza nell’immaginario comune». Nei giorni scorsi il ministro aveva già detto che c'è la disponibilità a «rivedere anche grandi progetti». Il piano F-35 è un grande progetto da 14,3 miliardi di euro in 15 anni per l’acquisto di 90 caccia: 60 a decollo convenzionale (costo medio 74 milioni di euro l’uno) e 30 a decollo verticale (88 milioni di euro l’uno), parte dei quali (una ventina) da impiegare sulla portaerei Cavour. Oggi Pinotti è stata più esplicita, ha ribadito l’impegno a «ripensare, ri- durre e rivedere» e ha detto che «è lecito immaginare una razionalizzazione». Non solo sugli F-35, certo. Ma anche sugli F-35. Alla base, «la domanda che dobbiamo porci è: ci serve l’Aeronautica? ci possono essere minacce per le quali ci serve una difesa da parte dell’Aeronautica? quale tipo di protezione ci può servire? Se non ti fai prima queste domanda - ha spiegato – è difficile poi dire: 90, 100, 30, zero, uno. C'è un impegno assunto dal governo con il Parlamento, un’indagine conoscitiva in corso», partita nel luglio scorso: «È importante attenderne la fine». Da sottolineare il fatto che in commissione Difesa alla Camera il Pd (partito dalle cui fila proviene anche il ministro) ha già fatto emergere un orientamento favorevole al dimezzamento degli F-35. Eva Bosco LA «DIETA» «Le unità del personale civile passeranno da 30 a 20mila» IL CASO CONTINUA IL DUELLO A DISTANZA TRA IL GOVERNO E LA CAMUSSO CHE ATTACCA LE NOVITÀ ANNUNCIATE NEL «JOBS ACT» Lavoro, Matteo gela i sindacati «La nostra attenzione è ai giovani» CGIL La segretaria generale Susanna Camusso continua la polemica con il governo sulle misure annunciate del «Jobs act» l ROMA. A Matteo Renzi interessano i ragazzi che non trovano un lavoro, non i sindacalisti o le associazioni di categoria. Il presidente del Consiglio taglia corto sulle polemiche sorte attorno al decreto Lavoro e, mentre continua lo scontro tra il ministro Giuliano Poletti e la Cgil, sceglie senza incertezze da che parte stare. «Il problema – ha detto Renzi in un’intervista al Tg5 – non è discutere di norme, ma garantire la possibilità di assumere. Semplificare le norme sul lavoro «non significa dare più precarietà ma consentire ai ragazzi di lavorare. A me interessano loro non gli addetti ai lavori, che siano sindacalisti o le associazioni dei categoria degli imprendito- . ri». Infatti, ha proseguito, «il contratto di apprendistato, che noi cambiamo, era prima del nostro decreto legge un incubo burocratico. Cambiare quello, il contratto a termine non significa più precarietà ma consentire ai ragazzi di lavorare". La polemica sul posto fisso, che il decreto renderebbe ancora più un miraggio, non lo spaventa: «Il posto fisso per i giovani – ha osservato – non c'è più da anni, la disoccupazione giovanile, mentre a Roma discutevano, è passata al 42%, è più che raddoppiata. E allora il problema non è stare a discutere delle norme, ma garantire la possibilità di assumere per chi vuole assumere». Le parole di Renzi arrivano al termine di una giornata in cui è andato avanti il duello a distanza tra Poletti e la leader della Cgil, Susanna Camusso sul Dl appena approvato dal Governo. Si attenuano però i toni. Così in alcune interviste il responsabile del Welfare riconosce la «buona fede» della Cgil ma ribadisce la validità del provvedimento e dell’efficacia del decreto «poi, certo, non siamo infallibili e il dibattito in Parlamento farà il suo corso». E proprio sull'iter parlamentare punta la sindacalista per ottenere le modifiche. Per Camusso, in particolare, l’impianto delle politiche del lavoro deve puntare a ridurre le diseguaglianze generate dal precariato focalizzandosi anche sulla scuola e la formazione ed elevando l'obbligo scolastico». OPPOSIZIONE IL LEADER DI SEL E GOVERNATORE DELLA REGIONE PUGLIA ATTACCA IL PIANO DI RENZI RIMBORSI I DEBITI DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI. IL PRESIDENTE DELLA CASSA DEPOSITI E PRESTITI «Jobs act» bocciato da Vendola «Il contratto unico di tre anni rappresenta la morte del lavoro» Bassanini: soldi alle imprese entro l’estate Letta fu fermato dalle strutture del Tesoro l ROMA. «Un contratto unico che dura tre anni non favorisce la nascita di nuovi posti di lavoro ma è la morte del lavoro come fondamento dell’autonomia individuale». Così il presidente della Regione Puglia e leader di Sel, Nichi Vendola, commenta ai microfoni di Fanpage.it le misure previste dal Jobs Act di Matteo Renzi. «Ci sono alcuni segnali positivi come gli 85 euro in busta paga, ma a che serve la precarizzazione del mercato del lavoro? - afferma Vendola – Non solo rende più indifese le persone, ma rende meno competitivo il sistema pro- l ROMA. La scadenza del 21 settembre, in cui non per coincidenza cade San Matteo, indicata dal presidente del Consiglio Renzi come ultima data per il pagamento della montagna di debiti della pubblica amministrazione «è credibile». Il presidente della Cdp, istituzione che avrà un ruolo importante in tutta l’operazione, Franco Bassanini, conferma la tempistica indicata da Palazzo Chigi, assicurando che al Tesoro non storcono più il naso. Quindi "l'unico problema è trovare il modo di pagarli" ed è qui che interviene tutto il meccanismo messo a punto con il ruolo di ultima istanza della duttivo italiano». Il governatore pugliese e leader di Sel spera «di tornare alla polpa delle questioni, perchè la dialettica tra vecchio e nuovo e tra veloce e lento mi fa smarrire. Io sono antico, penso che la dialettica sia quella tra destra e sinistra, tra privilegio e uguaglianza. Su questo, anche Renzi prima o poi sarà costretto a fare i conti con la realtà». Una questione, quella del possibile aumento della precarietà con le novità annunciate dal piano di Renzi contro cui ha già fatto sentire il suo dissenso la Cgil. SEL Nichi Vendola Cdp, che potrà eventualmente acquisire dalle banche i crediti ceduti dalle aziende: ogni anno Cdp dovrà stabilire un plafond a questo scopo e Bassanini immagina che «non dovrebbe superare i 2 o 3 miliardi l'anno». A giocare a favore, ha spiegato Bassanini, c'è anche il nuovo atteggiamento assunto dalle strutture del ministero dell’Economia, che al tempo del governo Letta avevano diverse "obiezioni", a causa di una possibile bocciatura da parte dell’Europa: adesso, invece, il ministro Pier Carlo Padoan «è pienamente impegnato a sostenere questa soluzione». CDP Franco Bassanini RASSEGNASTAMPA 4 PRIMO PIANO Lunedì 17 marzo 2014 MANOVRE DEI PARTITI ELEZIONI E STRATEGIE «Occorre obbligare la pubblica amministrazione a usare la rete Consip per tutti gli acquisti di beni e servizi» Palese: solo annunci ora aspettiamo i fatti GOVERNO Matteo Renzi con, a partire da sinistra, Andrea Orlando e Gianluca Galletti «Occorre intervenire anche sull’Irap. Allarme per i fondi strutturali» MICHELE COZZI Rocco Palese, capogruppo di Forza Italia nella Commissione bilancio della Camera: come giudica le prime mosse del governo? «La conferenza stampa di Renzi è stata una televendita, con una serie di annunci. Ora aspettiamo che si passi ai fatti. Siamo favorevoli a quelle che sono linee di principio, cioè l’obiettivo della crescita, delle riforme e della riduzione delle tasse. Che sono temi fondamentali portati avanti da Forza Italia negli ultimi anni». Questo in linea di principio. E nel merito delle proposte? «L’avere indicato il taglio del cuneo fiscale di 10 miliardi, con un beneficio di 80 euro in busta paga è un dato positivo. Ma occorre anche intervenire in maniera più decisa sul taglio dell’Irap. Su questo anche la Puglia deve fare la sua parte poiché si paga un punto in più. E non si capisce il motivo visto che Vendola dice che i conti della sanità sono in ordine». Renzi dice che non si toccano i Bot, ma aumenta la tassazione sulle rendite finanziarie. Che ne pensa? «I Bot non devono essere assolutamente toccati, ma anche le maggiori tasse sulle rendite finanziarie rappresentano sempre un aumento del livello della pressione fiscale, poiché si prevede un aumento dal 20 al 26%. Ma anche questa misura tocca la gente, anche se in seconda battuta. Spero che il governo trovi altre coperture che convincano l’Europa». Si parla di un maggiore risparmio anche come conseguenza del calo dello spread. Ci crede? «Le coperture certo dipendono anche dallo spread. Se rimane suilivelli attuale potremmo risparmiare nel corso degli anni 7-8 miliardi. Il calo dello spread è un fatto positivo perché nelle prossime settimane dovremo mettere sul mercato diversi miliardi di titoli di Stato. Poi c'è il piano di revisione della spesa pubblica che annualmente pesa per 810 miliardi. Ma finora non si è fatto niente». Pensioni nel mirino. Qual è la sua opinione? FORZA ITALIA Rocco Palese «In maniera improvvida si è pensato di toccare le pensioni. Siamo contrari, perché un contributo da chi prende 2500 euro al mese tocca il ceto medio. Non è questa la strada, va corretta e tagliata la spesa pubblica». In che modo? «Obbligando la pubblica amministrazione a usare la rete Consip per tutti gli acquisti di beni e servizi. Da uno studio emerge che se si facesse così si risparmiebbero 4 miliardi su 10. Nella solo sanità si risparmierebbero 10 miliardi». E le altre misure possibili per ridurre le tasse? «Mi auguro che il governo rispetti i tempi della nuova delega fiscale, promossa da Capezzone, che dovrebbe produrre una serie di detrazione per persone a basso reddito e famiglie con figlie a carico. E che rappresenta anche un aiuto al lavoro autonomo». La legge elettorale è passata alla Camera. Poi c’è la fine del Senato elettivo e la modifica del Titolo Quinto. «Sul Titolo Quinto speriamo che si faccia presto. Per la spesa pubblica, Renzi provveda quanto prima anche per consentire che si torni al controllo preventino su tutti gli atti della pubblica amministrazione». E sul lavoro? «Si deve procedere con la liberalizzazione del mercato. La Cgil è contraria, ma il sindacato deve evitare abusi, ma non ostacolare questo processo. Occorre dare risposta ai giovani senza futuro». La questione dei fondi strutturali non sembra rosea. Qual è il suo parere? «Spero che Renzi risolva, con Delrio, la questione delle censure fatte dalla Commissione europea l ROMA. «Disobbediamo, una firma per candidare Berlusconi». È il titolo a caratteri cubitali del Giornale a svelare la campagna di primavera per Silvio Berlusconi, aperta già ieri da Daniela Santanchè spronando «migliaia di italiani» a firmare per chiedere la grazia a Giorgio Napolitano e dare contemporaneamente battaglia per la candidatura a Bruxelles del Cavaliere. Firme e disubbidienza, in vista della scadenza del 10 aprile, data in cui il Tribunale di sorveglianza di Milano deciderà se affidare Berlusconi ai servizi sociali o ai domiciliari dopo la condanna nel processo Mediaset. Intanto, già domani la Corte di Cassazione deciderà sulla durata della pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici, dopo la riduzione a 3 anni stabilita dalla Corte di appello di Milano. Ma l’ex premier ha già in mente tutta una serie di ricorsi (coinvolgendo Tar e Corte Europea), per rientrare in partita. sul programma presentato da Letta. Le censure dicono che i fondi devono essere utilizzate in un programma di sviluppo che siano finalizzate alla qualità della spesa e per le infrastrutture». Ci sono ritardi per il piano 2014-2020? «L'agenzia per i fondi voluta dall’ex ministro Trigilia non è ancora nata. Eppure la Ue la ritiene già insufficiente. Sono in ballo 117 miliardi e non possiamo rischiare. Soprattutto al Sud. Spero che Renzi riesca a spiegare all'Europa la necessità esclude queste risorse dal patto di stabilità». Il governo punta sull’ammodernamento delle scuole. Condivide? «Certo, ma vanno accelerate le procedure delle opere, utilizzando le misure che consentano la massima urgenza. Ci sono tante scuole chiuse per sicurezza che potrebbero essere ammodernata con le procedure della protezione civile. In modo da essere celeri nella realizzazione e da essere escluderle dal patto di stabilità. Occorre pagare i fondi che le pubblica amministrazione devono alle imprese e ridurre le tariffe energetiche almeno del 10 per cento». . DOPO IL TAGLIO A FAVORE DEI DIPENDENTI Fisco, Ncd: sostegno anche agli autonomi l ROMA. Dopo il taglio a favore dei dipendenti e la richiesta dei sindacati di estenderlo a pensionati e precari è la volta di Ncd e dei Popolari per l'Italia di avanzare proposte a sostegno della famiglia e degli autonomi, temi cari ai rispettivi bacini elettorali. Mentre il sottosegretario Graziano Delrio sottolinea che quella appena varata dal governo è una manovra keynesiana e se «nel 2015 o 2016 dovessimo prevedere un piccolo contributo dalle pensioni superiori ai 5.000 euro lordi mensili, non credo cascherebbe il mondo». Una situazione di emergenza simile, avverte il braccio destro di Renzi nel governo in un’intervista, «con una disoccupazione a livello record e i consumi al livello più basso, se si affronta con prudenza diventa una malattia incurabile», per questo la direzione del governo «è una manovra keynesiana, dà importanza alla crescita e all’uguaglianza». A giudizio del ministro dell’interno e leader dell’Ncd, Angelino Alfano, «il prossimo obiettivo del governo sarà il lavoro che faremo per dare un aiuto fiscale al popolo delle partite Iva, degli autonomi e dei liberi professionisti». Gli fa eco il vice ministro all’Economia, Luigi Casero: «Un alleggerimento sia in termini di maggiore semplificazione degli adempimenti sia in termini di forfettizzazione di quan- Il «popolo di Berlusconi» pronto alla disobbedienza Raccolta di firme per il Cav al Parlamento europeo Il Cavaliere continua a sentirsi colui che rappresenta i moderati italiani ed è perseguitato dalla giustizia. L’esercito dei Club di Forza Italia e di Forza Silvio promette di difenderlo e di non consentire, come dice ancora la Santanchè «lo scempio di una estromissione di Berlusconi per via giudiziaria della vita politica italiana, scempio della nostra democrazia». Forza Italia fa quadrato: «La candidatura non è affatto una provocazione, è un auspicio, che sanerebbe l’anomalia democratica dell’espulsione del leader dei moderati tramite una sentenza mostruosa e l’applicazione retroattiva di una legge come la Severino, voluta dal Pd, che ha di fatto mes- so fuori dal campo politico il leader di 10 milioni di elettori moderati», dice il consigliere di Berlusconi Giovanni Toti. «Noi poniamo una questione di democrazia e di libertà. Berlusconi è il leader che guida e rappresenta il centrodestra e ha il diritto di essere in campo alle elezioni europee», alza gli scudi Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato di Fi. «La possibilità per Berlusconi di candidarsi alle elezioni europee è un test che interroga e mette alla prova la democrazia italiana», rilancia Anna Maria Bernini. Anche da altri partiti arrivano segnali di solidarietà. Come l'invito del segretario Udc Lorenzo Cesa a "non sollevare polveroni mediatici sulla candidatura"; o le parole dell’ex azzurra Nunzia De Girolamo, ora capogruppo Ncd alla Camera: "Penso che questo Paese vada pacificato una volta per tutte. Basta con l’antiberlusconismo", dice annunciando che sosterrebbe la richiesta di grazia. «Spero che la sua sia solo una provocazione e che rimanga tale», afferma invece nel Pd il ministro della Difesa Roberta Pinotti. Intanto, è già campagna elettorale e Fi ed Ncd – pur dichiarando a parole di volere in futuro ricongiungersi in un centrodestra unito e vincente – continuano a litigare sull'utilità del voto alle europee. Udc e Popolari per l’Italia annunciano invece di volersi presentare insieme e «tentano» Ncd. «Siamo del parere che debba farsi una vasta aggregazione di forze moderate e riformiste alternative alla sinistra e ben differenziate da Forza Italia a partire da una scadenza come quella delle europee», dice Cicchitto. PD L’EX SEGRETARIO IN TELEVISIONE CHIEDE CAMBIAMENTI SULLA LEGGE ELETTORALE E ANNUNCIA CHE NON SI CANDIDA ALLE EUROPEE Bersani: io leale, ma non consegno il mio cervello IN TV Bersani, ex segretario del Pd l ROMA. Darà una mano a Matteo Renzi? «Assolutamente sì». Così risponde Pier Luigi Bersani, ieri sera in Tv a «Che tempo che fa». «Ma lo farò con le mie idee – aggiunge – Ho salvato il cervello per un pelo non posso consegnarlo adesso». Insomma, «c'è da aspettarsi da me assolutamente lealtà e fedeltà alla ditta, ma anche qualche opinione e spero qualche buon consiglio». Poi tocca la storia del Pd: «Vedo una fragilità, un rischio nel Pd, che si è manifestato nella vicenda che mi riguarda e anche nel modo in cui si è passati da Letta e Renzi». «Per essere utili al Paese il partito deve essere un soggetto politico, non uno spazio politico dove corrono tutti gli individualismi e anche i cinismi – afferma Bersani – Sto pensando non a Renzi, ma nel complesso alla nuova generazione che sta irrompendo nel Pd». Il partito «rischia di essere una specie di idrovora, di nastro trasportatore di quello che la società chiede. Così il Pd potrà anche garantirsi l’eternità ma non avrà la forza di cambiare», avverte l’ex segretario. Sulla legge elettorale dice di non essere convinto «di operazioni come quella della legge elettorale: deve essere migliorata». «Sulla parità di genere qualcosa si deve fare: quando sento alcune donne che dicono che sono contrarie mi viene la pressione alta. Se io non avessi messo la regola della parità nelle primarie non ci sarebbe il 40 per cento di donne nel pd in parlamento». Bersani dice no anche ai «nominati» e alle soglie di sbarramento troppo alte. Poi annuncia che non si candida alle Europee: «No, sono a posto così». E' d’accordo con Romano Prodi, quando prevede che queste elezioni europee saranno un referendum sul governo Renzi? «In parte sì – afferma l’ex segretario del Pd – credo che lo stesso Renzi la stia mettendo un poco in questa chiave: in gioco non solo le elezioni europee ma una ripartenza nazionale». Sul M5s dice che «in quel elettorato c’è chi è disposto al dialogo». Sulle misure del governo afferma che «sono tutte cose che vanno molto bene». RASSEGNASTAMPA PRIMO PIANO 5 Lunedì 17 marzo 2014 «Il voto per l’Unione è anche un voto nazionale. Tre governi sono stati decisi dalla Ue con il beneplacito del Colle» «L’eliminazione del fiscal compact e emissione di eurobond». In caso contrario lancia il ricorso al «referendum» Grillo: le Camere a casa se vinciamo alle Europee Il leader del M5 incalza Napolitano. E chiama Renzi «contapalle» FISCO Dopo il taglio a favore dei dipendenti e la richiesta dei sindacati di estenderlo a pensionati e precari è la volta di Ncd e dei Popolari per l'Italia di avanzare proposte a sostegno della famiglia e degli autonomi to dovrebbero versare» gli autonomi è nelle intenzioni dell’esecutivo attraverso la delega fiscale. «Il tentativo di Renzi di sostenere i redditi più bassi affermano i deputati dei Popolari Per l’Italia Gian Luigi Gigli e Mario Sberna – attraverso gli sgravi Irpef va nella direzione giusta, sempre che il presidente del Consiglio riesca a trovare le coperture. Occorre tuttavia modulare l’intervento affinchè tenga conto del fattore famiglia. Non sarebbe accettabile infatti che le coppie di fatto arrivassero a godere due volte dei benefici, se nessuno dei due partner supera i 1.500 euro di stipendio, mentre una famiglia regolare potrebbe non goderne a causa del cumulo dei redditi dei due coniugi». l ROMA. Eleggere venti o trenta eurodeputati 5 Stelle. Affermarsi come «primo gruppo» italiano al Parlamento europeo. Avere abbastanza forza da travolgere la politica di Bruxelles e, a valanga, quella di Roma (Napolitano «dovrebbe sciogliere le Camere»). Beppe Grillo parte all’assalto dell’Ue. Si lancia a testa bassa e con ottimismo nella prima campagna elettorale del M5S per le europee e torna a minacciare un referendum per l’uscita dall’euro e il ritorno alla lira. «Il voto europeo è anche un voto nazionale», spiega ai lettori del suo blog il leader dei 5 Stelle. «Tre governi italiani sono stati decisi dalla Ue con il beneplacito di Napolitano», sostiene: «Il Parlamento italiano serve ormai solo come «facciata democratica». Dunque, se il Movimento riuscisse, come si propone, a prendere più voti degli altri partiti, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano «non potrebbe più tirare a campare con giochi di palazzo, dovrebbe sciogliere le Camere e indire nuove elezioni». Per far «saltare gli attuali M5S Il leader Beppe Grillo: torna ad attaccare il governo equilibri», il M5S, è il calcolo, deve eleggere tra 20 e 30 eurodeputati, ossia occupare quasi la metà dei 73 seggi dell’Italia. L’obiettivo è ambizioso, ma Grillo ha lanciato la sua scommessa: «Andrò io dalla Merkel e la guarderò negli occhi», ha detto. E non è forse casuale la pubblicazione di un post dal titolo «in Europa per l’Italia», proprio alla vigilia del viaggio a Berlino di Matteo Renzi. A chi prova a schiacciare i grillini su posizioni anti-euro, Grillo replica che la visione è più articolata: «Il M5S non è Euro-sì o Euro-no», ma vuole tornare «a principi di solidarietà e comunità: Europa solidale o nessuna Europa». Dopo l’ingresso nel Parlamento europeo, il M5S «porrà delle condizioni» all’Ue: «l'eliminazione immediata del Fiscal Compact», per non essere «conse- gnati alla Troika», e «l'emissione di eurobond» garantiti a livello centrale, per non «finire come la Grecia». Se l’Ue rifiuterà queste richieste, spiega il leader 5 Stelle, non ci sarà altra scelta che «uscire dall’euro». E allora il Movimento proporrà un referendum «per tornare alla lira». Musica, questa, per le orecchie della Lega: «Incontrerei volentieri Grillo per parlare di euro e lanciare con lui una sfida sui progetti», dice Matteo Salvini. E ripete come un mantra "basta euro". Ma frena sull'ipotesi di un referendum per tornare alla lira: «La Costituzione lo impedisce». Intanto, Grillo continua a pungolare «Renzie» (così chiama il presidente del Consiglio) e accusarlo di mentire. L’occasione questa volta è un sondaggio lanciato sul blog per decidere chi è il «più grande contapalle» tra i premier italiani. Vince Silvio Berlusconi ma, sottolinea il leader M5S, «con un margine di neppure 1.000 voti» sul «mentitore seriale di Firenze». Serenella Mattera RASSEGNASTAMPA Lunedì 17 marzo 2014 13 ECONOMIA&FINANZA I DATI DI MINISTERO, ISTAT E BANKITALIA PER OGNUNA LA MEDIA DEI CREDITI ARRETRATI È PARI A OLTRE 322MILA EURO «Oltre 215mila aziende attendono i pagamenti» Unimpresa suona la sveglia alla pubblica amministrazione l ROMA. Sono oltre 215mila le imprese italiane che vantano ancora crediti con la pubblica amministrazione. E per ciascuna di esse la media degli arretrati dei pagamenti è pari a oltre 322mila euro. Questi i dati di un rapporto del Centro studi di Unimpresa sulla questione dei debiti della pubblica amministrazione, sulla quale il governo di Matteo Renzi ha promesso un ulteriore intervento dopo i 21,5 miliardi già pagati nel corso degli scorsi mesi che hanno portato lo stock di arretrati da 91 miliardi a 69,5 miliardi. L'analisi di Unimpresa, basata su dati del ministero dell’Economia, dell’Istat e della Banca d’Italia, mette in luce i dati sulle imprese, settore per settore, che attendono pagamenti da parte della pubblica amministrazio- ne. Nell’industria è pari all’1,2% la quota di imprese in credito con lo Stato: vuol dire che ci sono 5.436 aziende che aspettano di veder saldata una fattura. Nel comparto delle costruzioni (edilizia e ristrutturazioni) la quota di imprese in fila d’attesa è pari al 16,2%, che equivale a 100.926 aziende. Il record è nei servizi: sono 109.131 (il 3,3% del totale del settore) le imprese a cui lo Stato centrale o gli enti locali e territoriali (regioni, province e regioni) devono riconoscere un corrispettivo. Complessivamente, dunque, sul totale delle imprese italiane (4.383.000) il 4,9% è creditore della pubblica amministrazione: 215.493 aziende, insomma, corrono il rischio di licenziare i dipendenti, di chiudere in perdita un bilancio, di avviare una procedure di crisi, di trovarsi in una pericolosa condizione di insolvenza o, ipotesi peggiore, di imboccare la strada del fallimento. «Tutto questo per colpa dei ritardi di pagamento della pubblica amministrazione – sottolinea Unimpresa -. Lo stock di arretrati, tra Stato ed enti locali, era inizialmente pari a 91 miliardi di euro: le misure dell’Esecutivo varate lo scorso anno hanno sbloccato pagamenti per 21,5 miliardi, ragion per cui, oggi, la montagna di arretrati vale 69,5 miliardi. Il Consiglio dei ministri ha approvato un piano che prevede di saldare, entro settembre, tutto lo stock di debiti». «Ci auguriamo che il governo riesca a condurre in porto il progetto annunciato mercoledì scorso volto ad azzerare gli arretrati», osserva il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. «L'economia italiana vive una delle fasi più drammatiche della storia. Il pagamento degli arretrati – aggiunge – consentirebbe di respirare non solo alle imprese creditrici dello Stato centrale o delle amministrazioni territoriali, ma anche a tutte le altre aziende collegate e subfornitrici». Secondo il presidente di Unimpresa, «si innescherebbe un effetto leva, un moltiplicatore incredibile che potrebbe fare da volano per riuscire ad agganciare la ripresa. Ovviamente questa misura da sola non basta: la questione fiscale, con un auspicabile attuazione rapida del piano volto alla riduzione del carico tributario, e il tema del credito bancario, con un disegno per rimettere in moto il motore dei prestiti, restano cruciali per le imprese italiane e devono restare al primo punto dell’agenda del governo Renzi». Banche, l’Abi aspetta il governatore Visco MILANO – E' tempo di pulizie di primavera, anche per le banche. Lo dice la Borsa, che ha promosso a pieni voti la scelta choc di Unicredit, l’istituto con il coraggio di mettere a bilancio 14 miliardi di perdite nel 2013 soprattutto per una nuova e trasparente politica sui crediti deteriorati. E potrebbe essere proprio questo uno dei temi centrali dell’inedito incontro di metà settimana a Milano del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, con il direttivo dell’Abi, il vertice al gran completo degli istituti di credito italiani. Secondo diversi analisti negli ultimi tempi il confronto tra banche e via Nazionale con un eufemismo si può dire che sia stato particolarmente intenso, a partire dai prossimi stress test della Bce, che nelle «ispezioni» possono coinvolgere i tecnici di Bankitalia. Anche perchè quello che ha fatto Unicredit non può non avere ripercussioni: il gruppo guidato da Federico Ghizzoni ha portato il tasso di copertura dei crediti deteriorati dal 45 al 51,7%, comprendendo in questa massa sofferenze, incagli, crediti ristrutturati e scaduti. Ad esempio per il Monte dei Paschi a fine 2012 il tasso di copertura era del 40%, per il Banco popolare e Ubi al 26%. E' vero che ogni istituto conosce meglio di ogni altro la qualità dei sui crediti, ma Unicredit «è andata giù durissima», per dirla con le parole di un operatore che segue il settore. Ma si può spiegare che sono stati rivisti «tutti i collaterali di crediti immobiliari superiori al milione di euro», come sottolineato dall’amministratore delegato Ghizzoni. Così, in una settimana difficile per la crisi in Crimea, in Piazza Affari Unicredit è cresciuta del 3,7% mentre, per fare un raffronto, Intesa ha perso oltre il 7%. Percorso «autonomo» per Monte Paschi, salita del 7% mentre si avvicina la stretta finale per la cessione della gran parte della quota della Fondazione (già scesa sul mercato dal 33,5% al 29,9%), per la quale si ipotizzano forti interessi dall’estero, a partire dal fondo statunitense Jc Flowers fino alla Qatar investment authority. Fari puntati sulla Crimea c’è grande attesa per l’apertura della Borsa POSSIBILITÀ I PAESI MEMBRI NON ABBASSINO LA GUARDIA SUL RISANAMENTO DEI CONTI PER CENTRARE GLI OBIETTIVI DEL PATTO DI STABILITÀ l MILANO. Risultato del referendum in Crimea ma soprattutto reazione dei ministri degli Esteri europei con possibili sanzioni insieme all’avvio di settimana dei mercati. Impatto della «liberalizzazione» dello yuan dopo che Pechino ha deciso di alzare al 2% la sua possibile oscillazione quotidiana con il dollaro, in un momento nel quale la moneta cinese flette e quindi potrebbe aiutare le esportazioni del gigante asiatico. Attesa per il «gran mercoledì» della Fed, che a metà settimana darà indicazioni sul programma di aiuti ai mercati, con annessa prima conferenza stampa da presidente di Janet Yellen. Le Borse si preparano a un lunedì molto teso con il chiaro inasprimento della posizione Ue sulla Crimea dopo che, tra l'altro, l’ultima settimana è stata la peggiore da gennaio, con un calo del 4,4% dell’indice Euro stoxx dei principali titoli del Vecchio continente. Il mercato azionario più debole è stato quello di Francoforte, sceso del 5% in cinque sedute mentre Londra ha ceduto il 3,8% e Milano ha limitato le perdite settimanali al 2,3%, nonostante il settore bancario europeo abbia perso complessivamente il 5,6%, un comparto che tradizionalmente pesa molto in Piazza Affari. Ma ora si guarda soprattutto alle sanzioni, la cui minaccia rischia di avere effetti molto più devastanti della rilevanza delle stesse punizioni inflitte a Mosca. Gli analisti che stanno preparando l’avvio di settimana segnalano che nel week end si è infatti intensificato il richiamo di capitali depositati nei Paesi del G7 da parte di grosse aziende e banche russe (oltre che di famosi oligarchi preoccupati per il loro patrimonio personale). Il timore è che i fondi siano congelati a breve dall’Occidente, mentre i Paesi europei e gli Stati Uniti - con una partecipazione molto marginale dell’Italia – starebbero vendendo titoli di Stato, obbligazioni e azioni russe prima che le sanzioni vengano ufficialmente annunciate. Ecco perchè dall’inizio della crisi in Crimea, nonostante riporti sotto l’ombrello di Mosca un territorio molto strategico, la Borsa russa ha perso quasi il 15%. «Le tensioni stanno crescendo – afferma Allan von Mehren, capo analista della Danske Bank – e stiamo rafforzando il nostro orientamento su un avvio di settimana con una nuova correzione: il voto in Crimea non potrà che riscaldare la situazione». Chi da Piazza Affari segue i mercati dell’Estremo oriente vede intanto con grande interesse l’ultima mossa della banca centrale cinese, che punta a liberalizzare lo yuan sui mercati valutari e fa capire come i mercati finanziari del colosso asiatico possano progressivamente aprirsi. l ROMA. I Paesi membri non abbassino la guardia sul risanamento dei conti: per centrare gli obiettivi del Patto di Stabilità servirebbero nuove manovre nel 2015-16. E’ il messaggio lanciato dagli analisti della Bce in un articolo pubblicato sull’ultimo Bollettino mensile dell’istituto. «E' necessario ma Bce: nuove manovre entro il 2016 o rischi di ricadute sui titoli statali è anche probabile che entro il 2016 la maggior parte dei governi adotti ulteriori interventi di risanamento», si legge nel testo. «Serve infatti ulteriore impegno nel riequilibrio dei conti per ripristinare finanze pubbliche solide nell’area dell’euro. In assenza di tale riequilibrio - si legge nel testo - vi è il rischio di ricadute negative sui titoli di Stato. Inoltre, le ulteriori possibili conseguenze avverse sul clima di fiducia potrebbero ostacolare la ripresa dell’economia». Gli analisi si basano su ipotesi che includono tutti i provvedimenti già approvati dai parlamenti nazionali, o che sono stati definiti in sufficiente dettaglio dai governi e probabilmente supereranno l’iter legislativo. «Per la maggior parte dei paesi le misure considerate nello scenario di base delle proiezioni - si sottolinea - non bastano a realizzare il risanamento richiesto nel quadro del meccanismo correttivo e di quello preventivo del Patto di stabilità e crescita». L’impegno a soddisfare tali requisiti si riflette ampiamente negli obiettivi di bilancio delineati dai governi nelle leggi di bilancio o nei progetti di documenti programmatici di bilancio per il 2014, spiegano gli analisti della Bce. Tuttavia, «gli interventi tesi al raggiungimento di tali obiettivi spesso mancano oppure non sono sufficientemente precisati nel dettaglio e, pertanto - si legge - non se ne tiene conto nello scenario di base delle proiezioni, in particolare per il 2015-2016, periodo che non è compreso nelle manovre di finanza pubblica e nelle leggi di bilancio di gran parte dei Pae- si». Il punto è dunque il «divario» fra gli obiettivi di bilancio dei governi e lo scenario dei conti pubblici utilizzato per le proiezioni. Ma non solo, gli analisti rilevano «incertezze» nei target di finanza pubblica fissati dai governi con la probabilità di ulteriori interventi di risanamento. In base a queste premesse, per «l’area dell’euro si valuta un risanamento aggiuntivo pari a circa lo 0,1% del Pil nel 2014, mentre ulteriori interventi di riequilibrio saranno probabilmente adottati nel 2015 (intorno allo 0,6%) e in misura inferiore nel 2016 (circa lo 0,3%); il valore cumulato si collocherebbe quindi intorno all’1% del Pil entro la fine del 2016», affermano gli esperti della Bce. Per gli analisti della Bce al livello di aggregazione dell’area dell’euro si valuta che «il risanamento dei conti sia sbilanciato verso il lato della spesa, ma emergono anche incrementi dell’imposizione fiscale diretta e indiretta e dei contributi previdenziali». Quanto all’impatto sul Pil delle misure di risanamento aggiuntive, per il 2014 risulta contenuto (-0,1%), per il 2015 è stimato a circa -0,4% e per il 2016 risulta nuovamente limitato (-0,1%). L’effetto sull’inflazione al consumo è stimato a circa 0,1 punti percentuali. RASSEGNASTAMPA LETTERE E COMMENTI 15 Lunedì 17 marzo 2014 STAMERRA Il dribbling di Matteo >> CONTINUA DALLA PRIMA E d ecco il Renzi che non t’aspetti. Se prima era il contraltare «dem» dell’ex comunista Bersani, che puntava ai voti dei moderati e del centrodestra per far vincere il Pd, oggi, giunto alla guida del governo, spiazza tutti annunciando in economia provvedimenti che hanno una precisa ed inequivocabile matrice di sinistra. Tanto di sinistra che persino Susanna Camusso, la segretaria generale della Cgil, è costretta ad ammettere, ad esempio, che la promessa riduzione dell’Irpef per i lavoratori dipendenti a basso reddito, è una «buona cosa». Certo, il giorno dopo la leader della Cgil riaggiusta la rotta, bollando come sbagliate e confusionarie le intenzioni del governo sui contratti di lavoro a termine, ma è indubbio che il Renzi che avvia la sua esperienza a Palazzo Chigi battendo la strada dell’aumento dei salari e della tassazione delle rendite finanziarie, è recondita armonia per le orecchie del sindacato e per la sinistra in particolare. Può essere anche l’ennesimo fronte che Renzi apre per neutralizzare i suoi potenziali avversari, tagliando loro l’erba sotto i piedi, per arrivare a quel consolidamento che solo una vittoria alle Europee potrà dargli. Si inquadra in questo contesto anche il particolare rapporto che Matteo Renzi ha stabilito con Maurizio Landini, il leader della Fiom e fiero avversario della Camusso dentro la Cgil. È indubbio che la simpatia verso Landini da parte del segretario del Pd, che non è certo un bolscevico, anzi, contiene parecchi elementi di strumentalità. Come si fa a tifare Marchionne e poi essere dalla parte del leader dei metalmeccanici della Cgil? Virate e controvirate a cui il segretario del Pd ci ha INSIEME Il premier Renzi con la Camusso ampiamente abituati. Renzi e la Camusso non si amano e non hanno mai nascosto la reciproca avversione. Il sindacato però, pur nell’attuale crisi delle rappresentanze sociali, è fondamentale per la vita del governo. La Cgil in particolare per la sua consolidata e tuttora forte capacità di mobilitazione. Negli anni scorsi, durante i governi di Berlusconi, quando Cisl e Uil, con una interlocuzione privilegiata con Palazzo Chigi, tentarono la strada di un isolamento della Cgil, non andarono da nessuna parte. Lo stesso accadde nelle vertenze con la Fiat, dove la Cgil venne sistematicamente esclusa dalle trattative. Anzi la leadership della battagliera Susanna, anche per come sono miseramente naufragati i programmi italiani della casa torinese, ne uscì rafforzata. Renzi può fare tutte le giravolte che vuole ma non può andare contro natura. È vero che i sindacati cinghia di trasmissione dei partiti sono da anni morti e sepolti, ma non si possono cancellare decenni di affinità culturali, di battaglie civili, di comune percorso nella storia italiana. Sarebbe innaturale per il segretario del maggiore partito della sinistra italiana, che per giunta ha aderito pure al partito socialista europeo, avere contro il maggiore sindacato dei lavoratori. Nasce da qui la scelta dell’accerchiamento. Così come non corre un buon rapporto tra Renzi e la Camusso, anche il capo della Fiom Maurizio Landini non nutre particolare simpatia per la Susanna, che accusa anche di essere troppo accondiscendente, in particolare verso Confindustria. Cioè una moderata. Ed ecco che Renzi, quello che vuole conquistare i voti dei moderati, compiere l’ennesima piroetta: fa sapere a modo suo, da abile comunicatore, che tra la moderata Camusso e il radicale Landini, lui ha più in simpatia quest’ultimo! Stravaganza? No, precisa tattica. In queste settimane la Cgil è impegnata in uno dei congressi più importanti della sua storia, è probabile che un pensierino a provare anche nel sindacato qualche importante rottamazione Renzi lo abbia fatto. Non potendo più disporre della vecchia cinghia di trasmissione, è probabile che abbia provato a condizionare il dibattito e le conclusioni del congresso tifando per la parte che contesta la Camusso. Tattica due volte sbagliata. La prima perché il Renzi che parla come Landini, quello della patrimoniale ad esempio, non può contemporaneamente essere anche il riferimento dei salotti della finanza e degli innovatori che lo hanno sostenuto nella sua ascesa; la seconda gliel’ha comunicato direttamente Landini in tv quando schierandosi senza se e senza ma dalla parte della Camusso a proposito del discusso provvedimento sui contratti a termine. Camusso e Landini divisi su tutto, ma mai mettersi in mezzo. Vittorio Bruno Stamerra MARIO LETTIERI* PAOLO RAIMONDI ** Banche, servono nuove regole L a separazione tra le banche commerciali e quelle di investimento sta per approdare nelle competenti Commissioni parlamentari. Il servizio studi del Senato ha già preparato il relativo dossier contenente 6 progetti di legge a suo tempo presentati da varie componenti politiche con differenti soluzioni. Negli anni passati, prima e dopo la crisi finanziaria globale, purtroppo, la mancanza di una seria riforma e l’assenza di regole stringenti, hanno consentito al sistema bancario grandi giochi speculativi. Sono stati inventati innumerevoli strumenti finanziari, alcuni davvero”esotici”, mettendo però a rischio non solo lo stesso sistema bancario ma anche quello economico. Come è noto uno dei problemi più rischiosi per le banche è il leverage, cioè la loro capacità di creare debito in rapporto al proprio capitale. Si pensi che di solito le corporation economiche più grandi hanno un rapporto 50 a 50 tra il capitale proprio e il debito sottoscritto, mentre il sistema bancario ha un rapporto di 5 a 95, come evidenziato in un documento della Banca dei Regolamenti Internazionali. Ciò ovviamente con spregiudicato utilizzo dei soldi dei risparmiatori. Senza contare i debiti fatti e tenuti fuori bilancio. I citati progetti di legge in vario modo riprendono i contenuti del Glass-Steagall Act americano. Nel 1933 il presidente Roosevelt volle la separazione tra le banche di deposito e quelle d’affari per affrontare alcune delle cause della crisi del ’29 e della Grande Depressione. Anche nelle proposte presentate al Senato si prevede il divieto per le banche commerciali di svolgere attività di intermediazione dei valori mobiliari e di svolgere attività proprie delle banche d’affari e delle SIM. Per le banche di deposito è previsto il divieto di partecipazioni e accordi di collaborazione con banche d’affari e quello di operare in condizioni di disequilibrio delle scadenze delle varie attività di raccolta e di impiego delle risorse finanziarie, ridefinendo così anche i requisiti prudenziali e di sana gestione. Si stabilisce la incompatibilità delle cariche direttive nelle banche commerciali da parte di rappresentanti, direttori, soci di riferimento delle banche d’affari. Si introduce anche una differenziazione del trattamento fiscale tra le due tipologie di banche, a favore di quelle di deposito. E’ senz’altro un fatto positivo che anche la Consob, preposta all’attività di controllo sulla trasparenza in borsa, sia intervenuta a favore della separazione bancaria. In una recente audizione alla Camera, il presidente Giuseppe Vegas ha sostenuto che “la risposta più efficace alla persistente finanziarizzazione dell’economia e alla prevenzione dei rischi sistemici è quella di implementare con convinzione un modello di separazione tra i diversi comparti dell’attività di intermediazione finanziaria, impedendo commistioni tra l’attività di banca commerciale e quella di banca d’investimento”. Per la Consob “ciò ridurrebbe gli effetti di contagio, legati ad una eccessiva assunzione di rischi, verso il settore bancario tradizionale, preservandone la capacità di trasferire risparmio all’economia reale e di sostenere la crescita delle imprese”. Siamo convinti che una riforma efficace potrebbe contribuire a rendere più trasparente il sistema bancario italiano e a superare l’attuale fase di credit crunch. A tal fine le banche dovrebbero prioritariamente erogare credito produttivo utilizzando anche strumenti innovativi quali i mini bond a sostegno degli investimenti delle Pmi. Si ricordi che nel 2013 in Italia il credito erogato dal sistema bancario alle imprese è diminuito del 4,6%, mentre il tasso di interesse applicato ai nuovi crediti sotto il milione di euro è dell’1,6% superiore a quello praticato in Germania e in Francia. Da tempo sosteniamo la separazione bancaria. Speriamo che sia la volta buona e che una rapida approvazione della legge possa incidere anche a livello europeo per sconfiggere le potenti lobby bancarie che finora hanno pesantemente condizionato le scelte nazionali ed europee in materia di credito, finanza ed economia. *Sottosegretario all’Economia del governo Prodi ** Economista CHE SUD FA di RAFFAELE NIGRO Matrimonio arabo un rito familiare S i dorme bene nella villetta di Bassem, l’amico che ci ospita per qualche settimana. Fuori il silenzio è aggredito dal fruscio del mare che pare precipitare in casa dove le pareti sono tutte dipinte di azzurro. Colazione in giardino, in un continuo frastuono di uccelli marini e dove a metà mattinata ci raggiunge Salman Natur, uno scrittore palestinese di Haifa autore di romanzi autobiografici nei quali descrive la vita tradizionale e le ormai antiche prove di convivenza con gli israeliani. È venuto in compagnia della moglie, una fascinosa docente di lettere che si esprime bene in francese. Dallo sterrato intorno salgono gli schiamazzi dei ragazzi che giocano a pallone tra le radio a tutto volume. Natur mi spiega che si sta preparando a un viaggio in Italia, ma è preoccupato per lo stato di salute della moglie affetta da un principio di Parkinson e da osteoporosi. La donna non usa il velo, ma si limita a un abito lungo e scuro. Lui è sulla settantina, ha pochi capelli bianchi e radi. È raro trovare da queste parti uomini dai capelli lunghi. Si tratta di una moda del momento, sostiene Bassem, perché a suo dire, da giovane li ha portati sempre lunghi. Quando Natur riparte decidiamo di scendere al mare, con Bassem, suo nipote Nur e con Angela che indossa un costume nero che ottiene preventivamente l’approvazione di Bassem. In quanto a Nur ha deciso all’ultimo momento di disertare il mare e andare a scuola di chitarra. Superiamo un torrente che scende dal monte Carmine, attraversa Jeser az Zarca e si porta i rifiuti del paese al Mediterraneo. Infatti dal canneto che accompagna il fiume è irresistibile il fetore dei liquami. I palestinesi incolpano gli israeliani che non gli sovvenzionano le fogne. Il mare è sabbioso, caldo e smottante, l’acqua si precipita con violente ondate sulla sabbia. Bassem si allontana per chiedere al pescatore Sami se ha pescato del pesce buono, ma a quest’ora lo ha venduto già tutto. Il mare ha restituito un montone morto che giace ora con le zampe al cielo. «Se non porto qualche foto in municipio - dice Bassem - questo resterà qui non so fino a quando». Gli arabi sanno di essere indolenti. L’acqua è calda ma la sabbia così smottante che scivolo e mi stiro un muscolo. Con difficoltà raggiungiamo un ristorante in una zona detta del Triangolo, perché posta alla confluenza di tre paesi palestinesi. Il ristorante è gestito da israeliani ed è molto pulito. Riso, verza in aceto, cetriolini, insalata di pomodori e spiedini di carne. Da bere lime e menta molto fresca. Nel pomeriggio Bassem chiama un giovane fisioterapista che mi manipola la caviglia. Il giovane si è formato a Bari, città dove ormai vengono in tanti a studiare. Nel pomeriggio viene e farci visita un architetto romano, Luigi Piacentini. Ha due bambini, avuti da Edith, una israeliana conosciuta a Parigi. Architetto anche lei, ha convinto il marito a venire a vivere a Tel Aviv. Ma lui si dice filo palestinese e vorrebbe far prendere coscienza agli arabi che posseggono piccole aree incantevoli, ma che sarebbe necessaria più pulizia e che l’architettura popolare araba può diventare una vera attrazione turistica. «Difficile far passare il messaggio», ammette. Alle 20 finalmente siamo pronti per il matrimonio, anzi, per la festa di presentazione dell’hennè da parte dello sposo alla sposa. Si tratta della ragazza alla cui festa di fidanzamento abbiamo presenziato, una nipote di Bassem Jarban. Il locale è un immenso cortile circondato da un muretto a secco e a due passi dal mare, dal quale ci separano solo alcune dune artificiali. La sposa veste un lussuoso abito rosa confetto, con corpetto fasciato e sottogonna di tulle. Ha i capelli alti tenuti da una frontiera di bigiotteria e da un largo giro di collane. Offre un colpo d’occhio straordinario. Quando arriviamo la musica è altissima, un sottofondo di tamburi accompagna clarini e violini. Lo spazio della festa è diviso in due parti, a sinistra ci sono una diecina di lunghe tavolate, a destra alcune file concentriche di sedie. Ai tavoli saranno ammessi i parenti stretti, coloro che hanno diritto a partecipare alla cena nuziale, alle sedie di destra possono accedere gli amici, i curiosi, gli abitanti del villaggio. Divisi a loro volta in un settore femminile e in uno maschile. I tavoli sono coperti da tovaglie bianche coperte da tulle nero e candelieri in forma di piccoli alberi di plastica tempestati di lampadine molto kitsch. Ma mano che gli invitati arrivano porgono gli auguri alla sposa e ai genitori, depositano una busta contenente denaro nella feritoia di una cassapanca collocata alle spalle della sposa, quindi vengono accompagnati dai parenti più stretti ai tavoli dove intanto vengono serviti riso con pinoli, spezzatino di manzo e vitello, insalate, frutta, pesce Sanpietro e dolci. Gli ospiti si servono dopodiché si spostano presso le file di sedie che circondano la pista da ballo, in una platea dove si pratica il ballo tondo, un ballo etnico a cui prendono parte tutti, uomini in camicia o in giacca e donne in abiti eleganti con chador e acconciature orientali. La musica è etnica, non accenna mai a ritmi occidentali. Intanto i camerieri versano aranciata, cocacola e sprite. RASSEGNASTAMPA 2 lunedì 17 marzo 2014 LA CRISI UCRAINA Crimea indipendente, è plebiscito Alta l’affluenza alle urne: 75,9% ● Exit poll: «Vince il sì con il 93%» ● Oggi una delegazione del Parlamento locale in Russia per l’annessione ● La Duma inizierà a discuterne già venerdì ● GABRIEL BERTINETTO [email protected] Come era largamente previsto, gli abitanti della Crimea dicono sì ai loro leader, che in una regione abitata in grande maggioranza da russofoni e di fatto militarmente occupata da Mosca, chiedono di essere inglobati nella Federazione russa. Favorevoli, secondo i primi exit-poll, addirittura il 93%. Briciole percentuali ha racimolato la soluzione alternativa, che non era il mantenimento dello status quo, cioè l’appartenenza all’Ucraina, ma il ritorno alla Costituzione del 1992, quella che seppure per un solo giorno stabilì l’indipendenza della Crimea, prima che ne venisse sancito lo status di Repubblica autonoma entro la cornice dello Stato ucraino. Altissima l’affluenza. Due ore prima della chiusura dei seggi, secondo la commissione elettorale, aveva già votato quasi il 76%. Mentre Usa e Europa minacciano sanzioni, Mosca non perde tempo e si prepara all’annessione. Franz Klintsevich, presidente della commissione Difesa della Duma, la Camera bassa del Parlamento, annuncia che «entro la fine di marzo saranno completate le procedure» per aprire le porte alla Crimea. La Duma inizierà a discuterne già venerdì. Alla vigilia del voto il Consiglio di sicurezza dell’Onu, con il no di Mosca, l’astensione di Pechino, e il sì di tutti gli altri Stati membri, si era pronunciato su una risoluzione che dichiarava «l’invalidità del referendum», perché «non è stato autorizzato dall’Ucraina». Nel testo l’Onu si impegnava «per il mantenimento dell’unità e dell’integrità territoriale». Una dichiarazione di intenti importante, ma priva di efficacia operativa, perché i membri permanenti dell’organo esecutivo di Palazzo di Vetro (la Russia è uno di questi) hanno potere di veto. Il referendum è stato preparato a tempo di record, e questo è già in sé un primo elemento che ne inficerebbe la validità anche se fosse stato indetto con l’accordo del governo centrale. Il 27 febbraio, nel giorno stesso in cui il parlamento veniva invaso da miliziani filo-russi (ma per alcune fonti erano truppe dell’esercito di Mosca), le autorità di Simferopoli dapprima indicavano la data del 25 maggio, la stessa prevista per le presidenziali ucraine e le europee. Il giorno dopo anticipavano al 30 marzo e infine, strozzando ulteriormente i tempi con la fretta di chi vuole creare il fatto compiuto, al 16 marzo. Si è votato senza che gli organizzatori disponessero nemmeno di regolari liste elettorali. Non riconoscendo la legittimità dell’iniziativa, il governo di Kiev aveva infatti bloccato l’accesso informatico ai registri centrali. Per cui le autorità di Crimea hanno dovuto in tutta fretta comporre le liste degli aventi diritti al voto sulla base dei dati disponibili sui residenti nei singoli distretti amministrativi. Ad alterare ulteriormente la democraticità di un processo elettorale giuridicamente fragile, ha contribuito il clima della campagna elettorale, in cui si è sentita quasi soltanto la voce del Cremlino e dei secessionisti. La tv ucraina è stata oscurata. La gente del luogo poteva vedere e ascoltare solo le trasmissioni di Mosca. Non sono mancate intimidazioni e qualche atto di vio- .. . Mandati di cattura da Kiev per il premier Aksyonov e il presidente del Parlamento locale Un uomo tiene in mano una scheda elettorale a Sinferopoli FOTO LAPRESSE Un gigante d’argilla: ecco l’esercito di Kiev lenza ai danni dei pochi che osavano manifestare dissenso. E tutto è avvenuto mentre i russi si impadronivano di basi militari ucraine, centri di potere civile, strade, stazioni, ponti. Impegnati nell’operazione non erano solo gli effettivi già presenti nella penisola in base agli accordi fra Kiev e Mosca, rinnovati nel 2010, ma migliaia di forze fresche. Tanto che, secondo il governo ucraino, alla vigilia del voto, Putin aveva in Crimea 22mila soldati. REAZIONI A KIEV Non potendo fare nulla per impedire lo svolgimento del referendum, le autorità di Kiev si limitano ad alzare la voce, promettendo severe punizioni ai suoi promotori, quando i tempi lo consentiranno. «La terrà brucerà sotto i loro piedi» proclama il primo ministro Arseny Yatsenkiuk. «Lo Stato ucraino troverà tutti gli istigatori del separatismo e quei reparti del nostro esercito che si sono messi al riparo dei militari russi». Yatseniuk sa perfettamente che lo scenario da lui descritto ai ministri non appartiene al presente, ma promette: «Entro uno o due anni li troveremo e li giudicheremo». Intanto la magistratura ha emesso mandati di cattura per due delle massime autorità di Crimea, il premier Sergei Aksyonov e il presidente del Parlamento Volodymyr Konstantynov, accusati di tentato golpe. Elezioni a parte, è stata una giornata di ormai ordinaria tensione sia in Crimea, dove truppe russe avrebbero piazzato mine anticarro intorno alla base navale di Feodosia, sia in altre parti dell’Ucraina. A Donetsk in particolare manifestanti filorussi hanno invaso la sede dei servizi segreti e della procura, chiedendo la scarcerazione del loro leader Pavel Gubarev. Mentre Mosca e Kiev continuano a denunciare movimenti di truppe dell’altro Paese ai rispettivi confini, si sarebbero anche accordate per una sorta di tregua che fino al 21 marzo mette al riparo le infrastrutture militari di Kiev da eventuali attacchi. Così ha dichiarato il ministro della Difesa ucraino, Ihor Tenyukh. S ulla carta l’Esercito ucraino è considerato, per numero e dotazioni, il quinto d’Europa. Le forze armate ucraine constano infatti di oltre 170mila effettivi, con circa 100mila professionisti e 70mila militari di leva (anche in questo Paese la leva obbligatoria è in via di superamento); sono 70mila i militari dell’esercito, 45mila dell’Aeronautica, 15mila nella marina e circa 40mila dipendenti civili; la dotazione bellica si compone poi di oltre 4000 carri armati, 400 aerei, un centinaio di elicotteri da guerra, un sottomarino e una fregata (nessun tipo di arsenale nucleare è presente). Sulla carta, dunque, le armate di Kiev sembrerebbero in grado di far fronte alla potenza di fuoco messa in campo da Mosca. Ma, scavando nelle cifre, la realtà che emerge è di tutt’altro segno. Un Gigante dai piedi di argilla: è l’Ucraina vista dal punto di vista militare. A darne conto è un recente, e ben documentato, report di Rid (Rivista Italiana DIfesa) a cura di Pietro Batacchi. RAPPORTI DI FORZA Nonostante gli sforzi dell’industria locale - rileva il report di Rid - il grosso degli equipaggiamenti è ancora incentrato su materiale di derivazione sovietica: carri T-64, già portati negli anni ’90 allo standard B, e dal 2009 oggetto di un nuovo upgrade (T-64Bm Bulat, meno di 80 consegnati su circa 2.300), cui si aggiungono circa 180 T-55AGm e 270 T-80UD, un migliaio di T-72 e un pugno di più recenti T-84, la cui produzione ha visto privilegiato l’export. La gran parte dei T-64 e dei T-72 sono stoccati nei depositi di riserva, in non valutabili condizioni operative, così come dubbio è lo status operativo dei T-55. Tra i pochi mezzi di origine occidentale, vanno segnalati gli Humvee in dotazione al battaglione ucraino-polacco (sorta di test per un’eventuale adesione ucraina alla Nato, e tra i reparti che Kiev impiega in numerose missioni Onu. Decisamente più problematica al situazione delle forze aeree: se i circa 70 elicotteri, IL DOSSIER UMBERTO DE GIOVANNANGELI [email protected] Sulla carta sarebbero le quinte Forze armate al mondo, ma la crisi economica e le divisioni etniche hanno intaccato le capacità militari di Kiev da trasporto Mi-8/17 Hip e da attacco Mi-24 Hind dell’Esercito sono in discrete condizioni, l’Aeronautica se la passa peggio. Sulla carta può contare su un’ingente flotta di aerei da combattimento, la cui punta di lancia è formata da 30/40 Su-27 (in fase di ammodernamento, e non tutti operativi, nonostante spetti loro monitorare lo spazio aereo contro le intrusioni russe) e un’ottantina di Mig-29. Di questi non dovrebbero essere operativi più di una quarantina di velivoli operativi. Perse le migliori infrastrutture navali con l’occupazione russa della Crimea, la flotta ucraina rappresenta infine un assetto del tutto trascurabile, come dimostrano le immagini del suo trasferimento in porti più sicuri, in primis Odessa. Le unità principali sono una fregata leggera tipo Krivak III in servizio dal 1993 (impegnata nelle operazioni di Eunavfor contro i pi- .. . Sono oltre 170mila gli effettivi ma armi tank ed equipaggiamento sono di epoca sovietica rati, in questi giorni sarebbe stata al centro di un tentativo di defezionare a favore dei secessionisti, in un rincorrersi di voci contrastanti), 4 corvette, compresa una Grisha V completata nel 2006, una mezza dozzina di dragamine, 2 navi anfibie, e un certo numero di guardacoste e navi ausiliarie non tutte operative, più una ventina di elicotteri. L’unico sommergibile in servizio è invece un vecchio (1970) Foxtrot, già in disarmo tra 1997 e 2005, e impiegato per attività addestrativa, mentre un programma per 4 nuove corvette lanciato nel 2009 non è mai iniziato. Le Forze armate ucraine, rileva Batacchi, devono affrontare la più grave crisi della loro storia ventennale con 3 handicap di non poco conto: primo, una decennale crisi politico-economica che ne ha minato i programmi di ammodernamento; secondo, l’apparato militare sta attraversando una delicata fase di transizione, legata al passaggio alla professionalizzazione sancito nell’ottobre scorso con la sospensione della coscrizione; terzo fattore, il più insidioso, la presenza di personale russofono o filorusso, talvolta in posti chiave (come dimostra il caso dell’ammiraglio Denys Berezovsky, passato dalla parte dei secessionisti della Crimea poche ore dopo essere stato nominato comandante della Marina Ucraina), e che rispecchia grosso modo la percentuale etnica della popolazione, con un 18% circa di residenti legato alla «madre Russia». Lo sfaldamento degli apparti militari e di sicurezza (di cui fanno parte anche 100mila poliziotti e guardie di frontiera) rappresenta il peggiore degli incubi e l’anticamera di una guerra civile che verrebbe alimentata dai depositi dell’esercito ucraino che contengono migliaia di vecchi mezzi sovietici (tank, blindati, artiglieria) e milioni di armi leggere in un Paese dove la «difesa di popolo» sovietica e la leva militare hanno insegnato a tutti come si imbraccia un fucile. In quest’ottica il richiamo in servizio dei riservisti (un milione di uomini) potrebbe accelerare questo processo distribuendo armi su vasta scala. RASSEGNASTAMPA 3 lunedì 17 marzo 2014 Ora Mosca prepara l’annessione Il bivio di Putin e il rischio di guerra civile L’ANALISI SILVIO PONS SEGUE DALLA PRIMA Un manifesto politico a Sebastopoli a favore dell’annessione della Crimea FOTO LAPRESSE Europa e Usa all’unisono «Il referendum è illegale» Oggi a Bruxelles il vertice dei ministri degli Esteri dell’Unione: nuove sanzioni in vista ● Dura la Casa Bianca: la Russia pagherà questa forzatura ● U. D. G. [email protected] Aurne ancora aperte, il giudizio dell’Europa è già sancito. L’Unione europea considera il referendum sul futuro status del territorio dell’Ucraina come contrario alla Costituzione ucraina e alla legge internazionale. Il referendum è illegale e illegittimo e il suo risultato non sarà riconosciuto». È quanto si legge in una nota congiunta del presidente Ue, Herman van Rompuy, e del presidente della Commissione, José Manuel Barroso. «La soluzione alla crisi va basata sull’integrità territoriale, sovranità e indipendenza dell’Ucraina, nella cornice della Costituzione e del rispetto degli standard internazionali», prosegue la nota. I due leader europei affermano che solo il lavoro «congiunto attraverso processi diplomatici, incluse discussioni dirette tra governi di Ucraina e Russia, possa trovare una soluzione». Inoltre,condannando «la violazione non provocata della sovranità e integrità territoriale ucraina», Van Rompuy e Barroso «chiedono alla Russia di ritirare le sue forze armate ai numeri di prima della crisi e nelle loro aree di stazionamento permanente, in rispetto degli accordi». mento di Stato americano. Kerry ha chiesto a Mosca di ritirare le truppe e permettere agli ucraini di attuare riforme che riguardino i diritti delle minoranze e determininoquanto potere debba essere condiviso.Al suo omologo russo,Kerry hasottolineato come gli Stati Uniti siano «fortemente preoccupati» per le «continue provocazioni» russe nell’est dell’Ucraina e per le attività militari in atto in alcune zone contigue alla Crimea. In serata, a urne chiuse, interviene la Casa Bianca che respinge il risultato scontato del referendum per l’annessione alla Russia dellaCrimea e bolla le azioni di Mosca come «pericolose e destabilizzanti». Un referendum illegale, tenuto sotto «la minaccia di violenza e l'intimidazione» dell'esercito russo. Non solo. Washington avverte che ora Mosca affronterà «costi crescenti»per l’intervento militare e la violazione del diritto internazionale nella penisola ucraina. I toni sono quella da Guerra fredda. Rivolta al Cremlino, la Casa Bianca ribadisce che, ormai «siamo lontani dai giorni passati», quando il mondo, «assistevatranquillo mentreun Paese conquistava con la forza il territorio di un altro». Gli Stati Uniti chiedono alle altre nazioni di «intraprendere passi concreti per imporre costi» nei confronti della Russia. MURO CONTRO MURO La nota precisa inoltre che oggi i ministri degli Esteri a Bruxelles valuteranno la situazione e «decideranno misure aggiuntive in linea con la dichiarazione» del 6 marzo.Il referendumerastato definito«vergognoso» e «illegale» dal presidente francese Francois Hollande e dal premier italiano Matteo Renzi, nel vertice italo-francese dell’altro ieri all’Eliseo. Da Bruxelles a Washington. Diversa la sede, stessa la linea. Il segretario di Stato Usa, John Kerry, ha parlato al telefono con il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ripetendogli che gli Stati Uniti non riconosceranno il risultato del referendum in Crimea. Lo fa sapere il Diparti- MOSCA RILANCIA Immediata la reazione di Mosca. Il referendumsulla secessione della Crimea dall' Ucraina è «legale» e «la Russia rispetterà il risultato», ha ribadito il presidente russo Vladimir Putin in una conversazione telefonica con la cancelliera tedesca Angela Merkel. Nel corso del colloquio, il capo del ... L’Occidente fa quadrato in difesa di Kiev Mogherini: «L’Italia in sintonia coi partner Ue» Cremlino ha espresso «preoccupazione per le tensioni create nelle regioni meridionali e sud-orientali da gruppi radicali, con il consenso delle autorità di Kiev». Lo riferisceil Cremlino inun comunicato. Oggi, sul piano diplomatico, l’attenzione sarà centrata su Bruxelles. Nel corso della riunione del Consiglio degli Affari esteri sarà CatherineAshton, responsabile della Politica estera dei Ventotto ad aggiornare i capi delle diplomazie europee sulla situazione in Ucraina. Nelle ultime settimane Bruxelles ha condannato con fermezza qualsiasi violazione dell’integrità territoriale dell'Ucraina,e le sanzioni, hanno affermato fonti diplomatiche, avranno bisogno di «solide basi giuridiche» e saranno indirizzate a colpire individui che abbiano una connessione con «minacce dirette alla sovranità ucraina».Nei giorni scorsi un autorevole quottidiano tedesco Bild, aveva riportato che nella lista «nera» dell’Ue potrebbe essere incluso anche il numero uno di Gazprom, Alexei Miller. ROMA IN CAMPO «Quelladell’Ucraina è una «questione grave, drammatica», ha detto il premier MatteoRenzi in serata. «Stiamolavorando tutti insieme i Paesi europei nel G8, perché si possano ridurre le frizioni che in questo momento sono fortissime e dare un messaggio: il diritto internazionale va difeso e salvaguardato, cosa che non sta avvenendo». Dello stesso avviso la ministra degli Esteri Federica Mogherini da Bruxelles, dove è giunta per partecipare agli incontri preparatori del Consiglio Affari Esteri dell’Unione europea di oggi. La consultazione, ha detto Mogherini, «è contraria sia alla legislazione ucraina sia alle norme del diritto internazionale, e per questo il suo esito non sarà riconosciuto. Oggi, nel corso del Consiglio Affari Esteri, decideremo come applicare le sanzioni nei confronti di cittadini ucraini e russi, già stabilite dal Consiglio europeo del 6 marzo, in caso di mancati segnali di distensione». .. . Obama: «Siamo lontani dai giorni in cui il mondo non reagiva» Si tratta ora di capire bene quali scenari si aprono in Ucraina e nel sistema internazionale. Un esercizio al quale dovrebbe dedicarsi attentamente l’Unione Europea, dopo aver latitato nell'opera di prevenzione della crisi. Il vero problema non è la Crimea. L’occidente varerà un piano di sanzioni che difficilmente può essere estremo. Nessuno ha interesse a spingere le tensioni internazionali oltre un certo limite. Se la crisi resterà limitata alla secessione della Crimea, potrà essere contenuta e persino portare a più lungo termine un riconoscimento degli interessi strategici russi. Ma il fatto è che una simile localizzazione sembra molto problematica. L’epicentro della crisi può spostarsi nell’Ucraina orientale, con esiti esplosivi. I segnali di gravi tensioni nella regione tra nazionalisti e filo-russi si stanno moltiplicando. L’argomento usato da Mosca per occupare la Crimea - la difesa delle popolazioni russe contro le azioni di un governo illegittimo - rappresenta un possibile precedente anche per l’Ucraina orientale. Il governo di Kiev difende la sovranità del paese, ma al tempo stesso alimenta la russofobia e il nazionalismo. Il fallimento dei colloqui tra Kerry e Lavrov a Londra non promette nulla di buono. L’interrogativo numero uno è ovviamente fino a dove Putin intenda spingersi e quale sia l’interpretazione dell’interesse russo prevalente a Mosca. Appare evidente la sua oscillazione tra Realpolitik e ideologia nazionalista, tra il riconoscimento dell’esigenza di trovare una soluzione negoziale e la tendenza a vedere gli eventi in Ucraina come la conseguenza di complotti orditi dall’occidente. A Londra, Lavrov ha fatto notare che la Crimea è più importante per la Russia di quanto lo fossero le isole Falkland per la Gran Bretagna. Difficile dargli torto. Questa argomentazione potrebbe far pensare che, una volta acquisito il risultato del referendum, Mosca dia prova di realismo e contribuisca ad allentare le tensioni internazionali e interne all’Ucraina. C'è però una seconda possibilità. E cioè che la politica di Putin venga orientata da una visione ostile alla stessa statualità ucraina. Tale visione è implicita nella concezione - emersa dopo il crollo dell’Urss - che parte essenziale dello spazio post-sovietico debba costituire una sfera d’influenza della Federazione, anzitutto per la presenza massiccia di russi che vivono fuori di essa. Dinanzi alla crisi in atto, la tentazione potrebbe essere quella di ricostruire l’Ucraina come una Grande Bosnia, vale a dire uno stato a impronta federale talmente spinta da consentire a singole componenti o regioni di seguire influenze esterne molto diverse tra loro. Questo scenario permetterebbe all’Ucraina di conservare la sua ambivalenza geopolitica tra Europa e Russia. Ma in questo momento esso rischia di essere il detonatore di un conflitto piuttosto che l’oggetto di un negoziato diplomatico. Quello che è evidente è che Putin basa la propria condotta sia sul calcolo sia sull’idea di una diversità culturale tra Russia e occidente. Egli sa che l’Ucraina è più importante per la Russia che per l’Europa, troppo presa dai suoi problemi economici e politici. Che l’adozione di sanzioni antirusse può provocare soltanto danni limitati. E si illude chi pensa di far crollare il suo consenso interno escludendo la Russia dal G8. Ma Putin appare anche convinto che il mondo occidentale conosca una decadenza morale e sia incapace di esercitare un governo globale. Per questo motivo la sua strategia spesso accostata a una politica di potenza ottocentesca - è più indecifrabile e ambiziosa di quanto non si dica. E non è compresa in occidente, perché negli ultimi vent’anni, come ha scritto il New York Times, ci si è dimenticati della Russia per concentrare attenzioni ed esperti sul Medio Oriente e sulla Cina. Il rischio di una guerra civile in Ucraina e di un intervento della Russia resta molto elevato, come prodotto di colpevoli imprevidenze e di logiche in collisione messe in campo dai diversi attori. Sarebbe un disastro dalle conseguenze incalcolabili, in termini umanitari, geopolitici e globali. Non soltanto perché produrrebbe il collasso delle relazioni economiche tra Europa e Russia, con il possibile risultato di una nuova recessione mondiale. Ma perché alimenterebbe per lungo tempo un distanziamento della Russia dall'Europa, destinato a danneggiare entrambe. RASSEGNASTAMPA 4 lunedì 17 marzo 2014 POLITICA Renzi: «Non stiamo dietro la lavagna» Il premier avverte Merkel, che vedrà oggi: «Non siamo gli alunni somari. L’Italia non ha paura di nessuno Faremo le riforme ma anche l’Europa deve cambiare» ● A Berlino con Guidi Padoan e Mogherini ● MARIA ZEGARELLI ROMA «Siamo l’Italia e se l’Italia fa l’Italia non deve avere paura di nessuno». Il premier Matteo Renzi chiede uno scatto d’orgoglio e si prepara all’incontro di oggi pomeriggio a Berlino con la cancelliera Angela Merkel per presentare le sue riforme, i suoi progetti per il Paese, non certo per cercare promozioni. E lo chiarisce al Tg 5 della sera: «È chiaro quello che l’Italia deve fare e lo farà e questo Paese ha il diritto di dire che questa Europa deve cambiare. Non siamo gli alunni somari da mettere dietro lavagna». Ieri mattina ha letto con attenzione i quotidiani, poi quello che ha detto al Tg 5 ieri sera di buon’ora lo aveva già anticipato ai suoi collaboratori: «Descrivono il vertice con la Merkel come se dovessi andare a sostenere l’esame di maturità o a farmi correggere il compito in classe. Io vado ad un incontro bilaterale, deciso da tempo, e al quale parteciperanno molti ministri. Alla cancelleria parlerò delle riforme che stiamo facendo, della rivoluzione in atto nella pubblica amministrazione, per rilanciare il ruolo della scuola, per rilanciare l’occupazione, non per certo per farmi promuovere o bocciare». Il faccia a faccia con Merkel ci sarà, certo, ma subito dopo la riunione sui temi bilaterali e l’Europa sarà allargato ai ministri Padoan, Mogherini e Guidi con i colleghi tedeschi, mentre alla cena in programma per questa sera ci saranno anche Giorgio Squinzi e Urlich Grillo, presidenti delle rispettive associazioni di industriali italiana e tede- sca, oltre a Greco (Generali), Aleotti (Menaroni), Conti (Eni) e i loro corrispettivi in Germania. E qui in primo piano ci saranno le politiche industriali e i piani di rilancio che i due paesi intendono portare avanti. È evidente che Renzi oggi arriva a Berlino forte della «totale sintonia» incassata sabato scorso con il vertice di Parigi, sia rispetto al ruolo che l’Europa dovrà avere sul piano economico, affiancando politiche di crescita e occupazionali a quella di austerità che finora ha imposto ai suoi Stati membri, sia sul piano più squisitamente politico, un’Europa «viva», per dirla con il premier italiano, che non venga vissuta dai cittadini come un organo tecnocratico, lontano, ma come «un’eccezionale opportunità». A Berlino si è seguita con grande attenzione l’ascesa al potere del giovane sindaco, Angela Merkel nei giorni scorsi ha definito «ambizioso» il piano annunciato dal premier e dalla Germania dicono che quell’ambizioso per la Cancelliera ha un’accezione positiva. Certo, aiuterà il comune interesse per l’attaccante viola Mario Gomez (Renzi le farà omaggio di una maglietta di Gomez autografata) a scaldare il clima, ma aiuterà anche molto per la Merkel il fatto che per anni, troppi, il suo interlocutore è stato Silvio Berlusconi, l’uomo dei grandi annunci, delle molte gaffe, a cui non LA GIORNATA Con la famiglia tra la messa e lo stadio Dopo una giornata rilassata trascorsa con la sua famiglia, Matteo Renzi, accompagnato dalla moglie Agnese e dalla piccola Ester, è uscito a piedi per assistere alla messa nella chiesa di San Michele a Pontassieve, mentre i due figli più grandi lo attendevano in chiesa. Al termine della funzione, Renzi si è diretto verso lo stadio “Franchi” di Firenze per assistere alla partita Fiorentina-Chievo. Tutto questo prima della partenza di oggi per Berlino dove incontrerà la Merkel alla quale porterà la maglia viola autografata da Mario Gomez, ricevuta in dono dal vicesindaco Nardella. sono mai seguiti i fatti. In Renzi la Merkel vede un politico giovane che ha tutto l’interesse - suo e del Paese - a vincere la scommessa sia in Italia sia in Europa. Per questo vorrà conoscere a fondo le riforme e capire come l’Italia intende trovare le coperture, non è escluso che si mostri più morbida rispetto all’ipotesi di sforare quel 2,6% attuale del rapporto tra debito e Pil di qualche zero virgola per far fronte ai debiti della pa anziché per coprire il cuneo fiscale. Ma se questa appena iniziata è la settimana europea di Renzi, è la prossima quella a cui guarda con particolare interesse il premier. Il 24 marzo, infatti, nei Paesi Bassi, si terrà il vertice mondiale dell’Aja sulla sicurezza nucleare. Lì incontrerà il presidente americano Barak Obama prima della visita che questi farà a Roma il 27 successivo, per l’incontro con papa Francesco. In quella occasione il premier riceverà in visita il presidente degli Usa a Palazzo Chigi. I TAGLI E LE RISORSE Renzi conferma anche quanto anticipato dalla ministra della Difesa Roberta Pinotti sulla spending review che riguarderà in maniera consistente anche il suo ministero: «Risparmieremo molti soldi sulla Difesa, circa 3 miliardi di euro. Non tutti sugli F35, ma anche con la riorganizzazione delle strutture militari. Continuiamo con i programmi internazionali e con una forte aeronautica, ma il programma sarà rivisto», annuncia il premier. Assicura che da maggio i lavoratori che guadagnano fino a 1500 euro al mese avranno tra gli ottanta e i cento euro in più in busta paga, «vuol dire che la politica stringe un po’ la cinghia e i soldi non vanno nelle casse dello Stato, ma vengono restituiti ai cittadini. Basta con gli sprechi della politica, sono soldi che tornano nelle tasche dei cittadini». Quanto al posto fisso, risponde che «per i giovani non c’è più da anni, mentre a Roma si discuteva la disoccupazione giovanile è passata a 42%. Il tema non è discutere di norme, ma garantire la possibilità assumere per chi vuole assumere. L’apprendistato era un incubo burocratico. Semplificare non significa dare più precarietà ma consentire ai ragazzi di lavorare. E a me interessano i ragazzi, non gli addetti ai lavori, che siano i sindacati o le associazioni di categoria degli imprenditori». Da Squinzi a Camusso ce n’è per tutti. UN ANNO DALL’ELEZIONE «Trasparenza e minori distanze con i cittadini» Gli obiettivi dei presidenti Grasso e Boldrini Rivedere la struttura del Senato e accorciare la distanza tra il “palazzo” e la vita delle persone. Sono gli obiettivi che si prefiggono i presidenti di Palazzo Madama e di Montecitorio Pietro Grasso e Laura Boldrini. Seconda e terza carica dello stato parlano a un anno dall’elezione. Scrive su Facebook Grasso: «Sono convinto che sia venuto il momento di rivedere profondamente e razionalizzare la struttura del Senato: questo è uno dei miei prossimi obiettivi». Oggi, ricorda la seconda carica dello Stato sarà esattamente un anno dal giorno in cui è stato eletto presidente. «Sin dall’inizio del mio mandato ho voluto affrontare il tema della trasparenza e della razionalizzazione delle spese, che ritengo essenziali per la credibilità della politica e delle istituzioni. Sono stati fatti passi importanti e non solo simbolici ma c’è ancora molto da fare. Credendo da sempre nel valore dell'esempio sono partito da me, tagliando il mio stipendio del 50% e riducendo della metà le spese del gabinetto del presidente». Scrive invece Boldrini su Facebook: «Accorciare la distanza tra il “palazzo” e la vita delle persone è stato Ma a Berlino l’austerità ormai non è più un dogma SEGUE DALLA PRIMA È forse l’economista più conosciuto in Germania e certo il meno allineato sulla tradizionale linea dell’austerity. Bofinger stavolta ha indirizzato la sua inesausta vis polemica contro il proposito del ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, annunciato con grande battage propagandistico nel piano finanziario presdentato in parlamento, di raggiungere nel 2015 il pareggio assoluto di bilancio, ovvero l’eliminazione di ogni debito. Secondo l’economista, non è proprio il momento di puntare allo «zero nero», come in gergo viene definita l’eliminazione totale dell’indebitamento nel bilancio. Oggi, alla luce del livello bassissimo del costo del denaro, che non è mai stato tanto favorevole, sarebbe invece molto conveniente eliminare il blocco degli investimenti in fatto di infrastrutture imposto dall’attuale rigida disciplina. Bisognerebbe spendere di più, insomma. Nell’anno in corso e nel prossimo, secondo l’economista dei «saggi», il governo federale dovrebbe «utilizzare a pieno gli spazi di manovra» offerti dal patto di stabilità e stanziare investi- L’ANALISI PAOLO SOLDINI Tra i consiglieri del governo c’è chi, come l’ecomomista Peter Bofinger, fa campagna contro lo «zero nero», il pareggio di bilancio menti finanziati a debito che nel 2015 potrebbero ammontare a 27,5 miliardi di euro. Altri analisti, anche indipendenti, condividono l’opinione secondo la quale la politica economica della Germania dovrebbe favorire la ripresa degli investimenti, a cominciare da quelli pubblici, e privilegiare il rafforzamento del mercato interno riducendo la propensione alle esportazioni, la quale è diventata un tale fattore di squilibrio all’interno dell’Unione da aver fatto balenare la prospettiva di sanzioni della Commissione se il gap non verrà ridotto. Il parere di Bofinger e di molti suoi colleghi è musica per le orecchie di tutti coloro che ritengono sia arrivato il momento di allentare nell’Eurozona i vincoli imposti dall’austerità a tutti costi per promuovere investimenti e crescita. In questa schiera c’è, com’è arcinoto, il capo del governo italiano, il quale arriverà stamani a Berlino con il proposito di convincere Frau Merkel (e Herr Schäuble) ad appoggiare, o almeno non ostacolare, il proposito di Roma di chiedere a Bruxelles il permesso di manovrare sui margini offerti dai quattro decimi di punto tra il deficit al 2,6% attuale e la fatidica soglia del 3%. Si tratta di miliardi necessarissimi per finanziare le manovre illustrate nei giorni scorsi a Roma e gratificate, a Berlino, con l’aggettivo “ambiziose”. Certo, gli interlocutori della nutrita delegazione governativa italiana non saranno Bofinger e gli altri economisti che la pensano più o meno come lui e che cominciano ad essere un bel numero anche a Berlino e dintorni. Renzi e i suoi dovranno vedersela con la cancelliera, come dire la «linea Merkel» nella sua pura e semplice incarnazione terrena, e con il possibilmente anche più ostico ministro da lei messo a guardia dei conti. Ma il fatto di arrivare nella tana dei lupi nel momento in cui tra gli stessi lupi qualche discussione comincia a vivacizzare la scena, potrebbe aiutare non poco l’argomentare dell’italiano. Anche perché in fatto di politiche economiche e di strategia contro la crisi del debito, qualche novità rispetto alle chiusure e alle rigidità del passato a Berlino c’è anche a prescindere dalle convinzioni e dalle raccomandazioni di Bofinger e compagni. Al governo insieme con Angela Merkel (e con Schäuble) ci sono i socialdemocratici, i quali sono sensibili, sì, alle ragioni della disciplina di bilancio ma lo sono altrettanto alle esigenze degli investimenti e dell’allargamento del mercato interno, come si è visto anche nelle lunghe trattative d’autunno per la formazione della große Koalition. Renzi, che socialdemocratico non è mai stato, ha fatto anche lo sforzo di stabilire un buon rapporto con la Spd nell’ambito del partito dei socialisti e democratici europei cui ha favorito l’adesione del Pd e al cui congresso a Roma ha tenuto un impegnativo discorso. E d’altra parte questo tour di prese di contatto nelle capitali importanti e a Bruxelles del nuovo capo del nuovo governo di Roma si colloca a poco più di due mesi dalle europee, a quattro dalla presidenza di turno dell’Italia e a otto dal rinnovo della Commissione: avvenimenti che potrebbero aprire la strada a modifiche profonde, nel segno degli investimenti e del lavoro, nelle politiche dell’Unione europea. RASSEGNASTAMPA 5 lunedì 17 marzo 2014 «Da noi critiche, non diktat Il governo si confronti» LAURA MATTEUCCI MILANO «Sono stati messi in campo proposte e provvedimenti che abbiamo condiviso fin da subito, che consideriamo scelte importanti e necessarie, e altre che invece ci vedono stupiti e contrari». Susanna Camusso, leader della Cgil, fa il punto sulle prime mosse del governo Renzi. E i suoi sono i giudizi articolati di chi non ci sta a giocare la parte dell’oppositore per principio, come qualcuno vorrebbe facesse - il ministro Lupi che ha parlato di «diktat della Cgil», ma non solo. «È legittimo avere opinioni differenti su proposte differenti, non c’è offesa per nessuno. C’è troppo nervosismo in giro, come se lo schema fosse quello del solo schierarsi, e non della normale dialettica democratica». Il presidente del Consiglio Matteo Renzi oggi incontra la C\ancelliera tedesca Angela Merkel FOTO LAPRESSE l’obiettivo che ha guidato ogni giorno e ogni singola scelta di questo mio primo anno. Il contatto diretto con voi resterà sempre la bussola per orientarmi nel mio lavoro. Grazie per questo anno insieme». La presidente della Camera pubblica sul web anche «una linea del tempo interattiva» per ripercorrere gli eventi più significativi di questo anno, dai tagli decisi dall’ufficio di presidenza alla promozione di «start up e idee innovative»: «Il dialogo con le persone è ancora vivo, non si è spenta la voglia di partecipazione che dal dopoguerra ha sempre caratterizzato la società italiana; e che se noi, donne e uomini delle istituzioni, abbiamo la capacità di metterci in ascolto, la risposta non manca». .. . «Il contratto unico ha senso se sostituisce tutte le forme di precarietà. Non se le aggiunge» Quanto è stato detto sulle coperture la convince? Si è tornati anche a parlare di un prelievo sulle pensioni (davvero) d’oro: sarebbe d’accordo? «Se il governo sostiene che è possibile trovare le coperture, la prendiamo come una sfida positiva. Quanto alle pensioni d’oro, abbiamo sempre detto che contributi di solidarietà sono possibili. Di sicuro, non si può tagliare la spesa sociale. Una parte del Paese ha pagato un prezzo altissimo alla crisi, chiedere a chi ha dato meno o nulla è un’impostazione corretta. Noi pensiamo che una patrimoniale sia una misura utile, ma se il governo trova altre forme, siamo disponibili a valutare». Sulla riforma degli ammortizzatori quali sono i paletti della Cgil? «Pensiamo ad un sistema basato sulla cassa integrazione estesa a tutti e su un sussidio di disoccupazione universale, oltre ai contratti di solidarietà, utili anche perché redistribuiscono il lavoro. Il governo sembra aver avuto un ripensamento sull’abolizione della cig, e questo è un bene, così com’è condivisibile l’attenzione alle politiche attive finalizzate alla ricerca di nuovo lavoro. Di sicuro un sistema universale che non può essere senza oneri». Partiamo dalle scelte che la Cgil giudica positive, innanzitutto la riduzione del cuneo fiscale quantificato in 10 miliardi: un atto di equità sociale che sarà anche funzionale alla ripresa economica? «Quella della restituzione fiscale è una scelta importante, e sì, anche necessaria a rilanciare l’economia. Soprattutto se verranno mantenute le modalità di cui si è parlato finora: se sarà strutturale avrà effetti positivi sui consumi. E non è l’unica. Da apprezzare anche l’attenzione ai cosiddetti incapienti (chi guadagna fino a 8mila euro). Così come l’idea di alzare la tassazione sulle rendite finanziarie per ridurre l’Irap è una risposta con un segno politico inequivoco. Bene l’idea di creare due fondi di investimenti pubblici con obiettivi di qualità, quali la risistemazione dell’edilizia scolastica e dell’assetto idrogeologico. Sono punti di programma che troviamo anche nel nostro piano del lavoro, soprattutto per il concetto che l’intervento pubblico possa essere un volano di occupazione. Sono tutte scelte positive, che segnano una netta inversione di rotta rispetto alle modalità adottate finora e danno l’idea di un grande abbraccio al mondo del lavoro. Anche se è pur vero che ne manca un pezzo, quello dei pensionati: sono milioni solo quelli che non arrivano a mille euro al mese. A loro, parlato a lungo, ma è chiaro che avrebbe senso se fosse sostituivo di tutte le forme di precarietà, e non aggiuntivo». Iltemadeitemirestaquellodellacreazione di lavoro. L’INTERVISTA Susanna Camusso IlsegretariodellaCisl,Bonanni,nonècontrario allo schema sui contratti a termine, e chiede alla Cgil di contrastare insieme altre formedi precarietà, false partite Iva, co.co.pro., lavoratori senza alcuna tutela. «Lui sostiene che il contratto a termine sia meglio di altre forme di lavoro, e su questo siamo d’accordo. Ma alla fine giunge allo stesso punto, al fatto che abbiamo un’infinità di forme precarie, che ovviamente non andrebbero aumentate, ma anzi diminuite. Questo è un grande tema che riguarda i giovani, ma non solo: la difficoltà a rientrare nel mondo credo sia doveroso dare delle risposte». del lavoro con qualche effettiva certezIldecretolavoroinvecepropriononvipia- za. Discutiamo, ma diamoci l’obiettivo ce. di ridurre drasticamente la precarietà «Nutriamo perplessità sulla legge dele- con la legge delega». ga, perché non ci è chiara la proposta PerilministroPolettilemisuresarannoefsull’estensione degli ammortizzatori so- ficaci, e non aumenteranno la precarietà. ciali, e siamo contrari al decreto che re- «Insistere sull’eliminazione di vincoli è gola apprendistato e contratti a termi- contraddittorio rispetto all’idea di invene perché non costruisce un percorso di stire sulle persone. Di questo testo non maggiori tutele. Sull’apprendistato, si si capiscono le ragioni profonde e la logiriduce la fase formativa e si mina il prin- ca, se non quelle di tendere ad una flessicipio della riconferma del lavoratore. bilità infinita. Peraltro, per un governo Per i contratti a termine, poi, lo schema nato all’insegna della velocità, tre anni è quello della frammentazione, che può sono un tempo lunghissimo. Anche toportare ad un aumento della precarietà gliere l’elemento della causalità dà dave non induce ad investire sul singolo la- vero l’idea che il lavoratore sia un oggetvoratore, né nel lavoro nel suo comples- to e non una persona». so. Dove lo vogliamo portare il lavoro? ManelfrattempoilcontrattounicoatuteVerso un’idea di stabilità, formazione, le crescenti, di cui la Cgil si è detta dispomaggiori tutele, o verso la moltiplicazio- sta a discutere, che fine ha fatto? «Questo infatti ci lascia stupiti. Se n’è ne di contratti ed incertezze?». «Positive le misure su Irpef scuola e ambiente. E l’dea di alzare il prelievo sulle rendite per ridurre l’Irap è di segno politico inequivoco Ma sul lavoro non ci siamo» «Nell’attesa messianica che il mondo delle imprese torni ad investire, è utile impostare una politica di intervento pubblico per l’occupazione di qualità. Lavorare sull’edilizia scolastica potrebbe significare anche ragionare sulla qualità di un costruire diverso. Uno straordinario investimento sarebbe quello sul riordino e la trasformazione dei rifiuti, che genera innovazione tecnologica, lavoro qualificato, e contrasta la criminalità organizzata. Il messaggio per i giovani dev’essere chiaro: noi investiamo su di loro». Renzi ha già visto Hollande, domani (oggi,ndr)saràa Berlinocon la Merkel:come è possibile conciliare l’idea di allentare l’austerità in favore di investimenti e crescita con i vincoli dei patti di bilancio? «Il problema non è solo il vincolo del 3% del rapporto deficit/Pil, ma anche il fiscal compact. Che, già dal 2015, significherà trovare circa 50 miliardi l’anno. Noi abbiamo sempre pensato che per l’Europa mutualizzare una parte del debito di tutti i Paesi sia più efficace. Comunque sia, se si vuole mettere in campo una strategia di crescita, il fiscal compact va cambiato». ... «Manca un pezzo, i pensionati: sono milioni quelli che non arrivano a mille euro al mese» Bersani torna in tv: «Sosterrò Matteo con le mie idee» L’ex segretario Pd accolto con un’ovazione a «Che tempo che fa»: «Contento di rivedervi...» ● M. ZE. ROMA Inizia con un’ovazione il suo ritorno da Fabio Fazio a Che tempo che fa. «Son contento anche io di rivedervi», dice Pier Luigi Bersani, subito aggiungendo che a preoccuparlo di più, dopo la malattia, è stata la lettura della rassegna stampa, «ero più di là che di qua. Ringrazio tutti i giornali, di destra e di sinistra. Mi spiace però che dovrete rifarlo». Oltre la politica c’è l’umanità, riflette, quella che ha toccato con mano anche da parte dei suoi avversari di sempre. Certo, la rete, il web, non sono stati teneri, «pieni di robacce», ma questo è un male che si cura da solo. Spetta alla politica, allora, «fare uno sforzo in più per trovare un modo combattivo ma rispettoso, ci sono avversari non nemici» dice pensando allo scontro frontale che per anni c’è stato tra il centrosinistra e il centrodestra di Silvio Berlusconi. Eppure non ci sta alla lettura di quel che gli è accaduto come una conseguenza delle fatiche e delle amarezze che proprio la politica gli ha riservato. «Posso smentirlo». Perché alla fine, ragiona, il Pd, il suo Pd, è diventato un partito centrale, che non ha vinto le elezioni, ma «che su quelle basi adesso sta dando un governo di svolta e per come sono io questo è una soddisfazione» e se nessuno gli riconosce un po’ di merito, «non fa niente». Tutto bene? Per niente. «Vedo un rischio», aggiunge, delle «fragilità», anche per la «forma per cui si è passati da Letta a Renzi». Un passaggio quello che Bersani non ha condiviso - e torna a difender eil governo Letta per alcune delle misure decise e che oggi diventano operative con il governo Renzi - pur avendo detto ai suoi di non ostacolare Renzi nella famosa direzione in cui si decise il cambio di guardia. Quello che lo preoccupa ora è il rischio di personalizzazione del partito. La nuova generazione che sta irrom- pendo nel Pd, dice, «deve percepire che si immette in un’impresa collettiva», non può vivere il partito come un nastro trasportatore dove scorre tutto ciò che la società chiede. Deve esserci, per l’ex segretario una intenzione dietro un partito. Sulla velocità e diversità di questo nuovo governo, di questo feeling tra Renzi e il Paese, Bersani ha valutazione positiva, «ci sta mettendo un atteggiamento sfidante», l’effetto «movida va bene», ma «significa anche alzare le aspettative ed è per questo che c’è bisogno dell’aiuto di tutti e io per quanto mi riguarda ce la metterò tutta». Se appoggerà Renzi? «Da me c’è da aspettarsi lealtà ma anche qualche opinione e consiglio», perché lo ripete qui dopo averlo già detto nei giorni scorsi a Montecitorio, «ho salvato il cervello per un pelo non posso consegnarlo così. Adesso bisogna che me lo tenga. Bisogna aspettarsi da me lealtà e fedeltà alla ditta ma anche qualche opinione e buon consiglio». Nella maggioranza c’è chi sospetta proprio i bersaniani, in asse con i lettiani, di voler rallentare l’iter della riforma elettorale per cercare di incrinare il rap- porto di Renzi con Berlusconi. Sospetti che Bersani respinge perché dal suo punto di vista l’Italicum ha diversi punti di criticità, a partire dalla mancata democrazia paritaria, «che ci vuole» perché non arriverà mai per gentile concessione dei segretari dei partiti. Critica anche il premio di maggioranza che un partito potrebbe assicurarsi grazie a partiti che però date le attuali soglie di sbarramento potrebbero restare fuori dal Parlamento. «Chi concorre al premio di maggioranza deve avere posto in Parlamento», dice. Altro punto da riguardare: la soglia dell’8% per un partito che si presenta da solo e «che non ha eguali in Europa». Ribadisce il rispetto dei patti, ma «non è che Berlusconi può avere l’ultima parola». Quanto al M5S, con cui aveva inutilmente cercato un punto di contatto durante le consultazioni post-elezioni, Bersani è convinto che «farà tutto da sé» nel perdere quei consensi clamorosi che lo hanno fatto balzare al 25% giusto un anno fa. «Hanno deciso di avere un atteggiamento autoreferenziale, fanno la loro battaglia, ma credo che ci sia un appannamento». RASSEGNASTAMPA 6 lunedì 17 marzo 2014 POLITICA Pinotti sugli F35: «Lecito pensare una riduzione» La ministra della Difesa apre all’ipotesi di rivedere gli impegni sui cacciabombardieri ● L’annuncio sulla spending review: «Chiuderemo 385 caserme». Tagli anche al personale civile ● UMBERTO DE GIOVANNANGELI [email protected] Risparmiare non è sinonimo di smantellare. Più «snelli» più efficienti. È il nuovo modello di Difesa evocato da Roberta Pinotti. F35 e non solo. La titolare della Difesa è pronta a fare la sua parte per i risparmi e la spending review, in particolare a tagliare il personale e a chiudere 385 caserme o presidi, per poi vendere gli immobili. Lo ha detto la ministra intervistata da Maria Latella a SkyTg24, annunciando che entro un mese arriverà in Consiglio dei ministri un provvedimento ad hoc e che sarà allestita una task force attiva 12 ore al giorno «per dare risposte, per non perdere tempo per mettere i beni della Difesa a disposizione dei Comuni, degli enti locali e anche dei privati. Da tanti anni ci sono immobili fermi, risolvere questo problema non sarà semplice ma è un dovere patriottico». CURA DIMAGRANTE I tagli alla Difesa sarebbero già in atto: «Abbiamo già cominciato - rimarca Pinotti -. Noi stiamo passando da un effettivo di 190mila militari a 150mila da oggi al 2024 e poi ridurremo da 30mila a 20mila il personale civile della Difesa. Insieme a questo programma abbiamo deciso di chiudere 385 caserme e presidi militari. Non solo penso che qualcuno possa acquistarli ma per facilitare queste dismissioni ho intenzione di allestire una task force». Sui cacciabombardieri F35 «è lecito immaginare che si può ripensare, si può ridurre, si può rivedere», dice la ministra della Difesa, precisando che l’ordine degli F35 prevede l’acquisto di 90 aerei. Pinotti aggiunge che prima di tagliare o ridurre «bisogna chiedersi: vogliamo un’Aeronautica? Dobbiamo chiederci che tipo di difesa vogliamo, quale tipo di protezione ci può servire. C’è un impegno assunto dal governo, aspettiamo la fine dell’indagine conoscitiva per prendere una decisione». «Il tutto - sottolinea la ministra - nel rispetto del ruolo del Parlamento e delle sue prerogative, così come previsto anche nella stessa legge delega 244 del 2012. Per questo, una riflessione ampia e matura sulla difesa nazionale sarà fondamentale per le scelte che abbiamo di fronte, riflessione che solo uno strumento quale un Libro Bianco può offrire». L’obiettivo, confidano a l’Unità fonti bene informate, è quello di recuperare almeno 2,2 miliardi di euro. La riduzione delle spese per gli F35 è stata indicata in questi giorni come una delle possibili coperture per finanziare il taglio del cuneo fiscale. Secondo quanto dichiarato dal generale Domenico Esposito, capo della direzione armamenti aeronautici, il costo del programma F35 per l'Italia è di 14,3 miliardi di euro spalmati in 15 anni, inclusi 2 miliardi già spesi. Ogni singolo caccia costerà alle forze armate tricolori 74 milioni di euro (per i 60 velivoli della variante «Ctol», a decollo e atterraggio convenzionali) e 88 milioni di euro (per gli al- Roberta Pinotti, Ministro della Difesa FOTO LAPRESSE tri 30 caccia del tipo "Stovl", a decollo corto ed atterraggio verticale da utilizzare sulle navi senza un ponte abbastanza lungo). «Sono da sempre convinto che la pace non si costruisca né con le armi né con le missioni militari. Le parole del ministro della Difesa, Roberta Pinotti sulla revisione del programma relativo all'acquisto degli F35 vanno nella giusta direzione e colgono il senso di una difficoltà del Paese, nel momento in cui sta lottando per uscire dalla crisi, nel giustificare investimenti militari così alti e così poco comprensibili per i cittadini». Lo scrive in una nota il deputato del Pd, Enrico Gasbarra, membro della commissione Difesa della Camera. «Sono da sempre convinto che la pace non si costruisca - conclude - nè con le armi nè con le missioni militari». Più problematica è la presa di posizione del sottosegretario alla Difesa, Gioacchino Alfano, esponente del Nuovo centrodestra (Ncd): l’Italia potrebbe fare ulteriori tagli alle forze armate, ma rimarca Alfano «c’è un punto limite che non può essere superato». Il che riguarda anche gli F35. «Dobbiamo razionalizzare e tagliare tutto il possibile - dice il sottosegretario - tenendo, però presente, che l’Italia fa parte di un contesto di difesa integrato internazionale». «Auguro al ministro Pinotti di avere maggior fortuna di quanta ne ho avuta io che, per dismettere i beni della Difesa, avevo anche fatto approvare una legge che non so nemmeno se sia sta abrogata o se è ancora in vigore». Così l’ex ministro della Difesa Ignazio La Russa. Ripensare, ridurre, rivedere il modello di Difesa, avendo lo sguardo rivolto a l’Europa: una scommessa su quale vale la pena puntare. Fra falsi follower e troll, il lato oscuro della politica 2.0 S trumento di democrazia diretta, pagliacciata mediatica, grimaldello per varcare (virtualmente e non) i palazzi del potere, consolazione per anime solitarie, brillante veicolo di propaganda, acceleratore di populismi, simulacro della trasparenza a tutti i costi. Il rapporto tra politica e web non riesce ad essere incardinato in nessuna di queste definizioni. Tutte vere e approssimative insieme. Ma non c'è da sbatterci troppo la testa: l’arte del possibile e la panoplia comunicativa della Rete sono materie già di per sé troppo malleabili e la natura umana che esse riflettono, sa essere persino più contraddittoria. CESARE BUQUICCHIO Twitter @cbuquicchio Dalla vendita di dolci porta a porta di Obama al Comment-storming Nel nuovo ebook di Michele Di Salvo tutti i trucchi della comunicazione digitale UNA TORTA ALLA TUA PORTA È almeno dal 2008, dalla prima campagna elettorale di Barack Obama, che si è compreso quanto un uso sapiente della Rete potesse influenzare le campagne elettorali e il destino dei candidati. Ma, come ci fa notare Michele Di Salvo nel suo nuovo libro “Politica 2.0 – La politica e la comunicazione nell’era digitale” disponibile come e.book su Amazon.it, il web diventa vincente quando ti fa fare in modo nuovo (e più efficiente) le stesse cose che facevi prima. La rivoluzione web della prima campagna Obama passava dalle vendite di torte porta a porta e dalle gare territoriali di coinvolgimento di donatori di fondi, con “un posto a cena” col candidato presidente per i vincitori. Da quella campagna a oggi il rapporto tra web e politica si è arricchito di molteplici aspetti e il volume di Di Salvo li analizza in modo sistematico mettendone in luce problematicità e buone pratiche. Un po’ manuale pronto all’uso di politici e organizzatori, un po’ riflessione generale sul rapporto tra digitale e comunicazione, scorrendo le pagine di “Politica 2.0”, oltre a Obama, incontriamo il Tea Party, il Partito Pirata, il MeetUp e le fortune del Movimento 5 Stelle in Italia, Albado- rata, la nuova costituzione islandese nata dal web, Hugo Chavez e Twitter, la rete nei contesti autoritari come Sud America, Russia, Siria, Turchia e Cina. LA RECENSIONE POLITICA 2.0 LA POLITICA E LA COMUNICAZIONE NELL’ERA DIGITALE Michele Di Salvo LE ASTUZIE DELLA “ZONA NERA” Di Salvo, imprenditore ed esperto di comunicazione, blogger, editorialista e scrittore, svela trucchi e trucchetti nell’uso della rete in modo strategico, dai più innocenti e scontati fino ad arrivare alle pratiche della cosiddetta “zona nera” del web. «Nella zona “nera” possiamo fare rientrare tutte quelle tecniche decisamente illegali come violazioni di siti web, attacchi DDoS, vero e proprio hacking teso a danneggiare siti software e strutture altrui o per “spionaggio informatico”, invio di mail “a nome di…” fasulle, la diffusione di notizie false, di cui si conosce la falsità, l’uso di falsi profili a nome o di nome simile al proprio avversario, o anche l’accusa non dimostrata che una di queste azioni venga compiuta da un concorrente». Siamo già ben lontani dalle torte porta a porta di Obama. Altrettanto interessante è l’analisi delle cosiddetta “zone grigie” della comunicazione web. Come il CrossBlogging, quando ad esempio una notizia viene pubblicata su un blog anonimo o creato ad hoc per pubblicarla (e non direttamente riconducibile a quella parte politica), semmai in forma anonima, salvo poi “contribuire a rilanciare” quella notizia dicendo candidamente «questo blog ha detto che…». QUANTO È SPONTANEA LA RETE? In misura speculare il ForcedReBlogging, ovvero un sistema quasi automatico per cui un post viene sistematicamente rilanciato da una rete di blog e siti apparentemente non collegati tra loro, alle volte usando semplicemente dei feed o rss, per accrescere la visibilità e la percezione di autorevolezza di una certa notizia o informazione. Parliamo di CyberShilling quando persone – normalmente freelance – vengono impiegate per «postare commenti favorevoli o propagandistici» in rete, generalmente su blog o siti di riferimento, spesso usando nick-name di fantasia, semmai associati a profili Twitter o Facebook. Questa tecnica nasce per le esigenze commerciali di alcune aziende per “parlare bene in rete” dei propri prodotti o per limitare l’effetto di commenti L’ESTRATTO Quando gli amici «veri» vengono sostituiti con i fan «Il rischio più diffuso è quello di perdere inconsciamente contatto con la realtà, con le persone vere: fare cioè una selezione delle dinamiche relazionali e ricavare una “rubrica per sottrazione”», scrive Michele Di Salvo nel suo libro, annotando le conseguenze della «distorsione ottica della realtà» operata dal web. «Un esempio concreto. Se io avevo 100 persone con cui mi relazionavo nella vita vera - spiega - e poi attraverso i social ne raggiungo altre 10.000, e se queste sono tendenzialmente “a me affini”, da queste mi sento stimato, apprezzato, può nascere in me la tendenza selettiva a dire “ma chi me lo fa fare a frequentare ancora quelle 40 persone che invece mi trattano come una persona normale e mi criticano quando “il resto del mondo” mi fa sentire al centro dell’attenzione?” Manicheo? Eccessivo? Troppo ‘patologico’ per essere un fenomeno diffuso? Allora provate a misurare quante persone “avete perso”, tralasciato, sostituito, in due o tre anni di vita social, e provate a verificare quante persone nuove sono entrate nella vostra vita reale dai social network. Forse scoprirete che quelle “nuove” sono “vostri fan” e quelle che ne sono uscite spesso sono quelle che maggiormente vi mettevano in discussione». sgradevoli, e nondimeno è di efficace impiego anche nella comunicazione politica. C'è poi il Comment-Storming, ovvero un’attività più o meno coordinata massiva di commenti di più utenti, in rapida successione sotto un articolo, un video, un post. La forza di questo strumento risiede in almeno due caratteristiche: la prima, è quella di apparire come una forma di azione spontanea, di attivisti “numerosi” (anche quando basta vedere un minimo di storico e scopriamo che un gran rumore viene fatto da qualche decina di soggetti, e sempre più o meno gli stessi), e la seconda, che quando un determinato contenuto viene condiviso, “trascina” inevitabilmente con sé anche i commenti, e questo ci riporta alla funzione essenziale di avere una strategia di risposta. Infine, ci sono i Troll, profili che interagiscono con gli altri utenti tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso, con l’obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi; i Fake, profili falsi, contraffatti, che nascondono identità o ne imitano altre (discorso diverso e altrettanto interessante quello relativo ai falsi follower dei politici su Twitter: da Renzi a Grillo); e i Botnet, macchine e profili artificiali che compiono azioni programmate: si va dallo spam di messaggi privati via Twitter, all’invio di mail automatiche. DISTORSIONE OTTICA L’analisi di Di Salvo ci svela così quanto sia ormai profonda la distanza tra le ingenue premesse egualitarie, orizzontali, spontaneistiche e reticolari del web e una realtà fatta di controllo, strategie, investimenti economici e tecnologici. «Qualsiasi sia il nostro ruolo e lavoro, e qualsiasi sia la posizione politica, la rete ha comunque in sé un forte elemento di distorsione ottica della realtà, sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo», scrive Di Salvo. RASSEGNASTAMPA 7 lunedì 17 marzo 2014 ECONOMIA ANDREA BONZI @andreabonzi74 Due o tre mesi per pagare il “grosso” dei debiti della Pubblica amministrazione, completando poi l’opera poco dopo l’estate. Il presidente della Cassa depositi e prestiti (Cdp), Franco Bassanini, precisa la roadmap che, nei piani del governo, porterà al saldo degli arretrati degli enti pubblici alle imprese. Un handicapalla ripresa che ha messo in difficoltà migliaia di aziende e a cui l’ex premier Enrico Letta aveva cercato di rimediare, senza però riuscire a centrare pienamente l’obiettivo. «Per quanto ne so io - confida Bassanini, intervistato da Lucia Annunziata su RaiTre a In mezz’ora - Letta era assolutamente favorevole, ma ci sono state una serie di obiezioni da parte dell’amministrazione del ministero dell’Economia e Finanze, timoroso che si evidenziasse un debito che l’Europa non voleva emergesse». Una preoccupazione che, secondo Bassanini, oggi non ci sarebbe più. Anzi, la procedura di infrazione inoltrata dall’Ue nei confronti del nostro Paese (peggior pagatore del continente, che esige il saldo entro 30 giorni dall’emissione della fattura) dimostrerebbe proprio «che l’Europa, a condizione di star dentro al 3% del rapporto debito/Pil, vuole che quelle risorse vengano erogate», sostiene il dirigente. Pa, le coperture ci sono: debiti saldati entro l’estate Il presidente della Cdp Franco Bassanini conferma la road map di Renzi per la quota di parte corrente ● E rivela: il piano di Letta bloccato dal Tesoro ● Rimborsi debiti della Pa, dati aggiornati al 26 febbraio 2014 Fonte ministero Economia e Finanze IL SALDO IN DUE MOSSE Come farlo? Due le linee di intervento. La prima - che probabilmente sarà attuata per decreto, anche se nel governo ci si sta ancora ragionando - riguarda i debiti della pubblica amministrazione di parte corrente, con cui gli enti pagano sostanzialmente i servizi di manutenzione e simili. Il premier Matteo Renzi ha parlato di altri 68 miliardi da saldare entro l’estate. Questo denaro sarà distribuito «molto prima della fine di luglio, anche perché già conteggiato nel tetto deficit/ Pil», conferma Bassanini. Gli enti non potranno più tenere nel cassetto le fatture dei fornitori che hanno erogato beni e servizi, ci sono solo tre possibilità: «O pagano, o contestano la fattura, oppure, non essendo in grado di saldarla, la certificano, cioè la riconoscono e chiedono una dilazione del pagamento - scandisce il dirigente -. Se le amministrazioni non fanno nessuna di queste cose, ne risponde il funzionario responsabile e si paga una penalizzazione». Sulle fatture non pagate (ma certificate) fino al 2013 «viene emessa una garanzia dello Stato - continua Bassanini -. Le banche sono disponibili a comprare i crediti dalle imprese, senza sconto o comunque non superiore al 2%, cancellando o diminuendo il debito delle aziende». A questo punto l’imprenditore non è più in debito, e la banca è creditrice verso lo Stato, un pagatore meno rischioso del privato. Qui entra in gioco la Cassa depositi e prestiti, che a sua volta può acquistare il debito della banca, nel caso questa non venga rimborsata (si cercherà di concordare una ristrutturazione in 5 anni): l’ente guidato da Bassanini, infatti, ha tempi più lunghi e modalità più convenienti per il saldo. Ovviamente bisognerà avere un fondo di garanzia dello Stato. «Ogni anno - chiude il ragionamento Bassanini - la legge prevederà che la Cdp stabilisca un plafond di risorse. Penso che, essendo il nostro un intervento finale, non serviranno più di 2-3 miliardi l’anno per i cinque previsti dalla ristrutturazione». La seconda linea di intervento attiene ai debiti in conto capitale, che riguardano gli investimenti più a lungo termine delle amministrazioni: la stima parla di una cifra compresa fra i 5 e i 10 miliardi di euro. «Qui i tempi sono più lunghi - ammette Bassanini perché nel momento in cui vengono pagati è necessario trovare le coperture», in modo da non sforare il tetto del 3%. Tuttavia il dirigente ritiene «credibile» la data del 21 settembre fissata dal premier Renzi. CIÒ CHE È STATO FATTO IL CASO Milano Assicurazioni passa ad Allianz Il colosso tedesco Allianz compra gli asset ex Milano Assicurazione da UnipolSai. Nella trattativa - limata fino all’ultimo minuto per mettere a punto i dettagli tecnico-legali dell’accordo - il prezzo è stato fissato in 440 milioni di euro (oltre 600 milioni di dollari), per attività che comprendono 1,1 miliardi di premi nel ramo danni (dati 2013), 729 agenzie e 500 addetti. L’ufficialità della cessione, che era richiesta a UnipolSai dall’Antitrust, è arrivata in un comunicato del secondo gruppo assicurativo italiano, in cui si legge, appunto, dell’accordo di cessione del vasto ramo d’azienda. «L’accordo raggiunto con Allianz, in linea con le condizioni di mercato, tutela gli stakeholder di UnipolSai - ha commenta l’amministratore delegato Carlo Cimbri - e consente al gruppo Unipol di adempiere alle misure straordinariamente rigorose imposte dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato in occasione del salvataggio del gruppo Fondiaria-Sai». E proprio l’ok delle autorità competenti è atteso adesso per completare la transazione: fonti di stampa ipotizzavano una maxi-multa nel caso l’Authority non fosse soddisfatta dell’entità e della quantità della cessione. Pur perdendo il 2,7% alla vigilia dell’accordo, il titolo del gruppo bolognese è cresciuto del 60% dalla fine dell’estate e del 27% dall’inizio del 2014. Qual è lo stato dell’arte dei pagamenti alle imprese? Lo stanziamento complessivo dei governi precedenti era di 47 miliardi, di cui 22,8 sono già finiti nelle mani delle aziende che vantavano i crediti. Sul suo sito, il ministero dell’Economia e delle Finanze mette anche la divisione, ente per ente: 3 miliardi erogati dallo Stato, 12,9 dalle Regioni e dalle Province autonome, 6,8 da Comuni e dalle strutture provinciali. La stima delle necessità è meno precisa. Qualche calcolo l’ha fatto, proprio ieri, Unimpresa, che elaborando dati di Mef, Istat e Banca d’Italia, quantifica gli arretrati in circa 69,5 miliardi. Una sofferenza che riguarda oltre 215mila aziende, il 5% del totale italiano: ben 109mila sono nel comparto dei servizi. In molti casi, sottolinea l’associazione, i ritardi nel saldo dei debiti hanno portato al licenziamento di dipendenti, all’avvio di procedure di crisi, o addirittura al fallimento delle attività coinvolte. «Rinegoziare il Fiscal compact, delicato ma inevitabile» ANDREA CARUGATI ROMA Filippo Taddei, 38 anni, economista bolognese e responsabile economico Pd da tempo proponeva una riduzione dell’Irpef come primo passo necessario. L’aveva fatto alle primarie con Civati, a Renzi l’idea era piaciuta e l’ha chiamato in segreteria. Ora quel disegno sta muovendo i primi passi. «Non voglio certo prendermi meriti non miei. La decisione è di Renzi. Sono ben felice di osservare che la sinistra di questo Paese si impegna con la più grande riduzione fiscale degli ultimi vent’anni e parte dai lavoratori dipendenti, che sono i contribuenti più fedeli e vanno premiati. La stella polare è questa, i loro interessi vengono messi davanti a tutto e il resto si muove di conseguenza. In passato, nei momenti di difficoltà, lo Stato metteva le mani nelle tasche di queste persone per tappare le falle: c’è un ribaltamento della logica. L’obiettivo primario è premiare il lavoro, poi certo ci aspettiamo dei vantaggi sulla crescita. La Cgia di Mestre stima che il 90% di questa restituzione vada in consumi: io sono più prudente, però la stragrandemaggioranza di quei 10 miliardi andrà a stimolare la domanda interna». Sulle coperture restano dei dubbi. Pare più probabile che l’Europa ci consenta di usarelalevadeldeficitperpagareidebiti dellaParispettoallariduzionedelcuneo. «Dei 60 miliardi di debiti, la stragrande maggioranza è già conteggiata nel deficit. La piccola parte che riguarda gli investimenti viene invece conteggiata nel momento in cui viene pagata. Se anche comportassero, e non è affatto sicuro, cambiamenti del deficit sopra il 2,6% sono certo che la Commissione Ue sarà molto tollerante, visto che è proprio Bruxelles che ci chiede di pagare in tempi brevi». Eilgrossodeldebitocomeverràpagato? «Gli strumenti esistono, si potrà fare con le banche private e con il sostegno della Cassa depositi e prestiti. Le parole di Bassanini sono state molto chiare su questo». Sul cuneo dove troverete le coperture? «Per il 2014 servono circa 6 miliardi, visto che la misura partirà da maggio: 3 di questi derivano dalla spendig review, come ha spiegato il commissario Cottarelli. Altri 1-2 miliardi arrivano da una spesa per interessi più bassa grazie al calo degli spread. Poi ci sono leentrate che derivanodal rientro dei capitali all’estero, la “volontary disclosure”. L’ex ministro Saccomanni stimava i ricavi straordinari fino a 8 miliardi. Anche con una stima più prudente, con .. . «Prelievo sulle pensioni: le ipotesi allo studio riguardano una persona su venti» rassicurare i pensionati che l’eventuale provvedimento riguarderebbe una persona su 20, una piccola platea di pensionati con assegni elevati». L’INTERVISTA Filippo Taddei Qualirisultaticisipuòaspettareragionevolmente da questo viaggio europeo del premier? Il responsabile economico Pd: «Nessun Paese può reggere tagli per 50 mld l’anno». Benefici fiscali: «In seconda battuta intervenire su pensionati e autonomi» questi tre capitoli ci sono le risorse per finanziare la riduzione Irpef per il 2014. Il pianocomplessivo prevede a regime un taglio di spesa di 20 miliardi l’anno, 10 già nel 2015. Credo che di fronte a una riforma della spesa di questa portata,sia legittimo aspettarsi dai partner europei una certa dose di cooperazione». Nel futuro, quando il risparmio a regime sarà di 20 miliardi l’anno, ci sarà un’altra sforbiciata sulle tasse? «Noidobbiamo recuperareun differenziale di tassazione su lavoro e imprese di 2 punti di Pil, circa 30 miliardi. Se tra tre anni saremo riusciti a recuperare due terzi di questo differenziale avremo vinto la nostra scommessa. Non siamo davanti a provvedimenti tampone ma ad una vera ristrutturazione della spesa pubblica». I benefici toccheranno le categorie fino- ra escluse? «La mia opinione è che in seconda battuta occorra intervenire sui lavoratori autonomi e i pensionati». Iprovvedimentisuicontrattiaterminerischiano di produrre più precarietà? «Sui contratti a termine il decreto serve sostanzialmente a ridurre i contenziosi, non cambia la durata dei contratti ma solo la necessità di una motivazione. C’è dunque una minore incertezza per i datori di lavoro. Gli interventi di razionalizzazione del contratto di apprendistato mi paiono utili a rilanciare questo strumento, che in Germania è molto efficace. È vero che il contratto di unico è rimasto in secondo piano. Mi aspetto che il governo se ne occupi al più presto». Il prelievo sulle pensioni ci sarà? «Ci sono delle ipotesi allo studio. Vorrei «Ci si può aspettare cooperazione dai nostri partner. A differenza di quanto sostiene la propaganda antieuropeista, in Europa c’è grande attesa e fiducia verso di noi. Francesi, tedeschi e anche inglesi non vedonol’ora di avereachefare con ungoverno italiano che presenta e realizza un serio piano di riforme». Nel concreto? «Sono convinto che di fronte a fatti concreti l’Europa ci sarà tutto il sostegno del caso, sia sotto il profilo del deficit che di una rinegoziazione del Fiscal compact. L’idea di un’Italia depressa e di un’Europa costrittiva è una retorica utile a chi non vuole cambiare nulla. I partner Ue hanno problemi simili ai nostri, e sono pronti a sostenerci». È immaginabile una proposta italiana di rinegoziazione del Fiscal compatc? «Il rientro dal debito si può ottenere con la riduzione delle spese o con l’aumento della crescita. Quest’ultimo fattore è decisivo come correttore del debito pubblico. Nessun Paese potrebbe reggere a tagli di spesa per 50 miliardi l’anno, come sono previsti dal Fiscal compact. Sarà un negoziato molto delicato ma inevitabile». RASSEGNASTAMPA 8 lunedì 17 marzo 2014 POLITICA Fi non si ferma: «Il Cav candidato» Gasparri: «Ha diritto ad essere in campo, ci batteremo per questo» ● Il Giornale lancia una raccolta di firme Rotondi: «Serve una mobilitazione di base» ● La ministra Pinotti: «Spero sia solo una provocazione» ● CATERINA LUPI ROMA Forza Italia non cede di un millimetro sulla candidatura di Silvio Berlusconi e nonostante la condanna all’interdizione dai pubblici uffici pronunciata dal tribunale di Milano e confermata dalla Corte di Cassazione, lancia una massiccia campagna di sostegno al suo leader. Dopo l’intenzione annunciata dall’ex premier in persona, ieri è stato il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri a rilanciare: «Noi poniamo una questione di democrazia e di libertà. Berlusconi è il leader che guida e rappresenta il centrodestra e ha il diritto di essere in campo alle elezioni europee. Ci batteremo per questo. E lo faremo per dare forza a un voto utile, per cambiare le regole europee, per fare le riforme in Italia, per evitare che l'Italia torni indietro ai ricatti dei partitini, per evitare che Renzi tassi di più casa, pensione e risparmio». Il quotidiano di famiglia intanto avvia una raccolta di firme per «Berlusconi candidato». Lo slogan ieri era già nel titolo di apertura de Il Giornale: «Disobbediamo», perché «chiedere a Berlusconi di ammettere un reato che lui ritiene di non aver commesso è solo l’ultima di una serie di inaudite violenze», e il Cav «non è uomo da sottomissioni», ha scritto Alessandro Sallusti in prima pagina. Gianfranco Rotondi, il forzista nominato “premier ombra”, invece promuove la richiesta di grazia e la raccolta di firme promossa a tal fine dalla San- tanché. «Al di là del merito giuridico è necessaria una mobilitazione di base che evidenzi lo scandalo di un Paese democratico in cui col pretesto della pena si chiude la bocca a chi rappresenta l’opposizione e l’alternativa», dice Rotondi. Mentre il senatore azzurro Lucio Malan se la prende coi Democratici. «Le reazioni di troppi esponenti del Pd all’annuncio della possibile candidatura di Silvio Berlusconi dimostrano la paura di perdere le elezioni nonostante l’appoggio dei media», sostiene lui, ricordando i 10 milioni di preferenze raccolte dall’amico Silvio alle europee, e poi prosegue senza pudore: «Più in generale sembra che essi vogliano restringere il più possibile gli spazi democratici: dal leader avversario messo fuori dal Senato violando ogni regola alla giunta della Regione Piemonte, fatta cadere nonostante abbia vinto le elezioni, dalla frenesia nell’abolire non il Senato e le province, ma solo le relative elezioni» Anche dal centro arriva un monito all’indirizzo del Partito democratico. «Troppo nervosismo non fa bene al Pd. Se all’annuncio della candidatura di Berlusconi la reazione è isterica e scomposta significa che manca quella maturità che consente di distinguere la propaganda dalla politica», avverte il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa, annunciando che Udc e Popolari per l’Italia si presenteranno alle europee con una lista comune. Sulla possibile candidatura del Cavaliere interviene anche la ministra della Difesa, Roberta Pinotti. «Mi auguro - ha affermato la ministra a Skytg24 - che quella di Berlusconi sia solo una provocazione. La legge Seve- .. . Nunzia De Girolamo (Ncd): «L’affetto per Silvio non si cancella, firmerei la richiesta di grazia» .. . L’Udc se la prende col Pd: «Troppo nervosi, non sanno distinguere la propaganda dalla politica» rino è stata votata in Parlamento anche dal suo partito». Nel frattempo, come a fare da contrappunto alle polemiche, Alfano commenta: «Siamo molto maltrattati dagli organi di comunicazione del presidente Berlusconi, perché abbiamo separato la nostra strada dalla sua, ma noi non l’abbiamo fatto con malanimo». E tra i suoi, Fabrizio Cicchitto, intervistato dal Mattino, attacca: l’annuncio del Cav è pura propaganda, in ogni caso «dal punto di vista giudiziario ha la mia piena solidarietà, ma dal punto di vista politico il mio totale dissenso. Siamo noi, del Nuovo centrodestra, i veri continuatori della linea che Berlusconi definì dopo le politiche del 2013». Proprio dalla compagine alfaniana arriva però l’esternazione della nuova capogruppo alla Camera, Nunzia De Girolamo, che esclude di poter tornare con Fi ma annuncia di essere disponibile a firmare la richiesta di grazia, perché, dice, «il mio affetto per Berlusconi non si cancellerà mai». Il Mattinale, la nota politica redatta dallo staff del gruppo di Forza Italia alla Camera commenta con toni provocatori la posizione dell’alfaniano Sacconi sul piano per il lavoro. «Ha ragione, non va toccato: la flessibilità dà lavoro, la rigidità lo toglie. Ed è bello minacciare la crisi sul punto, se così non dovesse essere. Domandina: la stabilità è un bene assoluto o un alibi per sacrificare Berlusconi? La storia del Ncd dice: buona la seconda». Una guerra, quella tra Forza Italia e il Nuovo centrodestra, che fa pensare a un derby su quale sia il voto utile alle europee. E secondo il capogruppo di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza «chi li vota non solo fa una cosa inutile ma anche dannosa. Entrambi i partiti, infatti, faranno parte del Partito popolare europeo, proprio quello in cui detta legge la Merkel. Ecco perchè chi vota Berlusconi o Alfano, non vota per l’Italia ma per la Germania e rafforza la cancelliera tedesca». Parola di Fdi, mentre Berlusconi si guadagna il titolo, affibbiatogli da Beppe Grillo, del «più grande contapalle tra i presidenti del Consiglio», come ha titolato un post pubblicato sul suo blog, nel quale svela gli esiti di un sondaggio lanciato tre giorni fa. IL LUTTO Addio a Giulio Spallone, onorevole partigiano È morto a 94 anni Giulio Spallone, dirigente del Pci e deputato per le prime quattro legislature della Repubblica. Era nato a Lecce dei Marsi (L’Aquila) l’11 settembre del 1919 ed era il fratello dell’ex sindaco di Avezzano (nonché medico di Togliatti) Mario Spallone. Ancora studente era entrato nell’organizzazione comunista clandestina. Venne arrestato nel 1939 insieme ad altri militanti comunisti e condannato a 17 anni di carcere dal tribunale speciale fascista. Dopo l’8 settembre del ’43 è stato partigiano in Abruzzo. Eletto deputato nel 1948 rimase in Parlamento per quattro legislature. Nel 2007 Ciampi lo ha insignito dell’onorificenza di Grande ufficiale della Repubblica. Negli ultimi anni ha continuato l’attività politica come presidente dell’Anppia, l’Associazione nazionale perseguitati politici italiani antifascisti, e militando nel Pd. Grillo: se vinciamo alle Europee si sciolgano le Camere L’ossessione del leader: «Se perdiamo lascio» E fissa la soglia minima: eleggere 20 eurodeputati ● ANDREA CARUGATI ROMA Le europee del 25 maggio ormai sono diventate un’ossessione per Beppe Grillo. La prova del nove, probabilmente un test sulle possibilità di sopravvivenza del M5s per come lo abbiamo conosciuto finora: e cioè con Grillo e Casaleggio saldamente ai vertici. «Se gli italiani votano ancora questa gente qua io me ne torno a casa», ha ribadito il Capo in più occasioni. A maggio l’ex comico si gioca tutto. Di qui la strategia delle ultime settimane: espulsioni per tutte le anime critiche, opposizione durissima, nessuna disponibilità a discutere di riforme che, cambiando il Paese, potrebbero togliere nutrimento ai sentimenti anti-politici. Più della casta italiana, il vento che Grillo intende sfruttare è quello anti-europeo. Di qui il tour a pagamento «Te la do io l’Europa» che sarà l’ossatu- ra della sua campagna elettorale: otto date tra il primo e il 14 aprile, si parte a Catania e si chiude a Roma. Di qui la scelta sua e di Casaleggio di andare in tv, e il guru sabato ha confermato questa ipotesi. E anche la decisione di mandare in piazza i fedelissimi nelle prossime settimane: da Luigi Di Maio a Roberto Fico a Di Battista. I nuovi leader in erba che Beppe elogia pubblicamente nelle piazze, che vanno con lui a Milano da Casaleggio (insieme a un’altra quindicina di ortodossi tra cui Nuti, Taverna, Crimi, Lombardi, Morra e Santangelo) per discutere della strategia e allenarsi per piazze e tv. Ormai è tutto ... «Il Fiscal compact va eliminato. In caso contrario obbligatorio uscire dalla moneta unica» allo scoperto, tutto palese: ci sono i prescelti, gli espulsi e la truppa ai margini che mugugna ma non si espone. E se altri alzeranno la voce sono pronte nuove espulsioni. «Siamo in guerra». Sabato la sparata: «Con la Merkel ci parlo io». Ieri il messaggio a Napolitano: «Se il M5S si affermasse come primo gruppo politico, il presidente della Repubblica non potrebbe più tirare a campare con i suoi giochi di Palazzo, dovrebbe sciogliere le Camere e indire nuove elezioni». Una richiesta priva di qualunque legittimità (finché c’è una maggioranza il governo non cade), ma certamente densa di significato politico. Se il M5S dovesse vincere il quadro politico italiano sarebbe certamente destabilizzato. «Le europee di fatto sono diventate elezioni nazionali», scrive Grillo. Che fissa a 20 la soglia minima di eurodeputati da conquistare a maggio «per far saltare gli attuali equilibri». Il programma è molto netto: eliminazione del Fiscal compact, e gli eurobond. «Se la Ue rifiuterà queste richieste è obbligatorio uscire dall’euro, non c’è scelta, il M5S farà un referendum per ritornare alla lira e per riprenderci la nostra sovranità monetaria». Un programma che s’incrocia con quello della Lega. «Beppe Grillo getti la maschera e ci faccia sapere cosa pensa davvero sull’Euro», dice il leader Matteo Salvini da Milano dove ieri ha riunito gli Stati generali del Carroccio. «Sediamoci intorno a un tavolo e parliamo del futuro dell’Europa». Salvini racconta che sabato sera ha incrociato alcuni esponenti M5S in un albergo di Milano. «Alcuni di loro sono passati a salutarci, abbiamo scambiato qualche battuta e gli ho regalato il nostro libro “Basta euro”. Li ho visti molto interessati alla nostra proposta. Ora voglio capire: il loro capo cosa ne pensa? È pronto a un confronto serio su questo tema o sull’Euro farà marcia indietro come già fatto in passato? Noi non cerchia- .. . Il leghista Salvini chiede un incontro: «Beppe ci faccia sapere cosa pensa davvero dell’Euro» mo e non abbiamo bisogno di aiuti, ma la moneta unica sta uccidendo l’economia dell’Italia. Uscirne subito è una priorità. Quindi se ci sono anche altri soggetti che, pur marciando separati, vogliono raggiungere lo stesso obiettivo, non possiamo che esserne contenti. Voglio però capire se abbiamo di fronte persone serie o parolai». Salvini ribadisce di voler incontrare Grillo «per lanciare con lui una sfida sui progetti». Ma è scettico sul referendum proposto dall’ex comico: «La Costituzione lo impedisce». Sul blog di Grillo intanto arrivano i risultati del sondaggio sul premier «più contapalle della storia repubblicana. Purtroppo per Beppe, Berlusconi vince su Renzi, «ma solo per mille voti» spiega il blog. Hanno votato in 30mila: 12.446 (42%) hanno scelto il Cavaliere, contro gli 11.657 (40%) del leader Pd. Seguono Monti e Prodi con circa 800 voti a testa, poi D’Alema con 700 ed Enrico Letta con 323. Segno che, nonostante la durissima campagna del blog contro l’esecutivo Letta, anche i militanti del M5S lo considerano una persona che non mente. RASSEGNASTAMPA 9 lunedì 17 marzo 2014 Arci, ci vorrà un congresso bis C ongresso da rifare. Quattro giorni di assemblea, un centinaio di interventi, decine di riunioni spontanee a margine dell’assise principale non sono bastati. L’Arci, chiamata per la prima volta a scegliere tra due candidati alla presidenza, è rimasta a metà del guado. Impossibile mettersi d’accordo sulla composizione del Consiglio nazionale; ancora più difficile, per una parte dei delegati, metabolizzare la richiesta di voto segreto avanzata dai sostenitori di uno dei due aspiranti alla presidenza. Applausi unanimi solo per Ibrahim, un bimbo piccolissimo sfuggito al controllo della madre, che si è impadronito del microfono e ha arringato la platea con parole incomprensibili ma che gli sono valse la nomina a presidente per acclamazione. Il gigante dell’associazionismo - oltre un milione e centomila soci, diciassette comitati regionali, 116 comitati provinciali, quasi cinquemila circoli diffusi su tutto il territorio - è ora affidato a un comitato di reggenza composto da Paolo Beni, presidente uscente, e da un rappresentante per ogni comitato regionale. L’organismo gestirà l’ordinaria amministrazione e la convocazione entro giugno di una nuova assemblea congressuale. Dietro l’impasse, c’è quella che molti delegati defini- L’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi FOTO LAPRESSE .. . Ora un comitato di reggenza dovrà provvedere all’ordinaria amministrazione «Leggete il Vangelo ma attenti sul bus...» ● Francesco visita una parrocchia alle porte di Roma: «Ascoltiamo tante chiacchiere ma la parola di Dio?» GIGI MARCUCCI [email protected] A Bologna l’assise non trova l’accordo sulla composizione del consiglio nazionale Tutto rinviato a giugno. Per la prima volta c’erano due candidati alla presidenza scono una questione organizzativa, ma che per altri è principalmente politica. Filippo Miraglia, uno dei due candidati alla presidenza, chiede di riequilbrare la rappresentanza all’interno del Consiglio nazionale dando più spazio ai territori poveri, con meno circoli e Case del popolo, ma dove spesso l’Arci è protagonista di battaglie politiche fondamentali come quella contro la criminalità organizzata e per la legalità. Sull’altro fronte, rappresentato da Francesca Chiavacci, c’è la forza numerica di un’organizzazione profondamente radicata sul territorio, soprattutto in Emilia-Romagna e in Toscana. Paolo Beni conferma: l’obiettivo finale avrebbe dovuto essere una maggiore perequazione tra regioni a maggiore radicamento e quelle dove la forza dell’Associazione viene soprattutto «da un approccio più militante».Sullo dre - ha detto rivolto a se stesso a nome dell’immaginario interlocutore - io ascolto tanto. Ascolti, sì, ma cosa? Le chiacchiere delle persone, la tv, la radio», è stata la risposta di Bergoglio. «Prendiamo ogni giorno un po’ di tempo per ascoltare la parola di Gesù, a casa abbiamo il Vangelo per nutrirci: è il pasto più forte per l’anima. Dobbiamo ha concluso - prendere ogni giorno alcuni minuti per nutrirci della Parola del Vangelo». GIORNATA DELLA MEMORIA GIUSEPPE VITTORI ROMA «Vi suggerisco di avere sempre con voi un Vangelo, piccolino, e leggerlo quando avete un minuto, magari anche nel bus quando è possibile. Cioè, se non dobbiamo essere costretti a mantenere l’equilibrio, e anche a difendere le tasche...». Papa Francesco si è rivolto così alla comunità parrocchiale di Setteville di Guidonia, alle porte di Roma. Nell’omelia della messa, il Pontefice è tornato sulla raccomandazione fatta all’Angelus di una maggiore familiarità con la Parola di Dio: «Il Vangelo - ha detto - sia sempre con noi. I martiri come santa Cecilia portavano sempre il Vangelo». Per ascoltarlo i fedeli della parrocchia di Santa Maria dell’Orazione sono anche saliti sui tetti delle case vicine. Dalle prime ore del pomeriggio, nei dintorni della Chiesa, in tanti hanno fatto provviste di bandierine, magliette, rosari, foulard per ricevere a festa il Pontefice, che al suo arrivo li ha salutati. «Quali sono - ha chiesto ai fedeli della frazione di Guidonia - i compiti principali del cristiano? La messa domenicale? Il digiuno? L’astinenza? No - ha affermato Francesco - il primo compito è ascoltare la Parola di Dio che fa più forte e robusta la nostra fede». Il Pontefice ha anche rappresentato in poche battute il colloquio con un penitente: «Ma pa- IL CASO Papa Francesco .. . Il Pontefice venerdì incontra i familiari delle vittime della mafia Tra gli appuntamenti in agenda per questa settimana c’è quello organizzato per venerdì, quando Papa Francesco incontrerà i familiari delle vittime innocenti delle mafie, alla vigilia della XIX «Giornata della memoria e dell’impegno» promossa ogni anno dall’Associazione Libera di don Luigi Ciotti. L’incontro avverrà tra quattro giorni nella Chiesa di San Gregorio VII, a poche decine di metri dalla Città del Vaticano e in particolare dall’ingresso del Perugino che è nei pressi della Domus Santa Marta dove Francesco risiede. Ha detto don Luigi Ciotti riferendosi all’appuntamento: «Grande la gioia di centinaia di familiari delle vittime innocenti di mafia che, pur avendo, molti di loro, altri culti, altri riferimenti, hanno gradito questo pensiero e lo sentono profondamente dentro. Attendono una parola, ancora una volta, forte, come quella che Francesco sa dare, che dica con chiarezza di nuovo che il Vangelo è incompatibile con l’illegalità, la corruzione e le mafie». Per il fondatore di Libera «è molto bello che Francesco partecipi alla lettura di tutti i nomi delle vittime questo 21 marzo, primo giorno di primavera. Questa lettura, che viene fatta da tanti anni in tutti i luoghi d’Italia, verrà fatta a Roma con Papa Francesco, che è stato subito disponibile». Il sacerdote sottolinea: «Non dobbiamo dimenticarci, infatti, che il 70 per cento dei familiari delle vittime innocenti di mafia non conosce la verità. Questo Pontificato parla di una Chiesa più libera da qualunque forma di potere economico e politico e, soprattutto, di una Chiesa profetica». sfondo un’assenza della politica, riconosciuta da entrambi i candidati e dal declino di grandi movimenti come quelli no global e per la pace. Ora l’Arci balla da sola, spiega Beni, e spesso svolge compiti di supplenza perché sempre meno automatici diventano i riferimenti a partiti e sindacati. «Qui dentro - aggiunge il presidente, succeduto nel 2004 a Tom Benetollo, leader carismatico delle battaglie per la pace - c’è gente che ha sostituito l’impegno nel partito con quello nei circoli». Nell’intervento di apertura, il presidente uscente è stato chiarissimo: «C’è bisogno di una scossa che la politica, immersa in una crisi senza precedenti, non riesce a dare. L’inizio di questa legislatura ha visto precipitare su un ripido piano inclinato la fiducia dei cittadini nei partiti e la stessa credibilità delle istituzioni. Il problema è serio, e non si può pensare di esorcizzarlo gridando all’antipolitica». Che sarebbe stato un congresso difficile e soprattutto teso lo si era capito fin dall’inizio. L’Arci, l’Associazione ricreativa e culturale nata nel ‘57, con la Cgil una delle poche organizzazioni di massa sopravvissute al crollo del muro, aveva selezionato circa seicento delegati per ridisegnare almeno in parte il proprio profilo. La fase finale delle votazioni si è svolta a porte chiuse, con i giornalisti tenuti nei limiti del possibile alla larga dalla grande sala di Palazzo Re Enzo, nel cuore di Bologna, dove si è svolto il congresso. Ma lo scontro è .. . La tensione rotta da Ibrahim, un bimbo piccolissimo che afferra un microfono incustodito stato troppo duro e l’eco non poteva rimanere confinata entro quelle mura. La mattina di domenica si apre con vari tentativi di accorciare le distanze tra le due proposte in campo. «Non c’è spaccatura, l’Arci rimane la Casa delle sinistre», spiega Beni all’Unità, «la sua autonomia non è mai stata in discussione». L’obiettivo semmai è quello di far convivere l’ala movimentista e quella più ancorata ai circoli. Operazione che secondo alcuni non è semplice. «In Emilia-Romagna e in Toscana, spiega Alfredo Simone, delegato ligure, l’Arci è più legata al Pd che in altre zone d’Italia». O forse così appare all’esterno: ad esempio, a Bologna, in occasione del referendum sul finanziamento alle materne paritarie, si è registrata una durissima dialettica anche tra partito e associazione. In ogni caso potrebbe essere anche questo uno dei «nodi politici» che convincono il comitato di presidenza e l’assemblea a rinviare ogni decisione a un congresso “bis”. Prova Francesca Poletti a proporre il voto segreto. «Per vivere più serenamente questa fase difficile. Le dinamiche nazionali e quelle interne ai circoli non sono congruenti, tanto vale tenerle separate». Risponde un altro delegato: «Non voglio nascondermi all’interno dell’Arci». Dall’esterno della sala affrescata si sentono applausi, fischi, urla. Viene chiesta una sospensione di cinque minuti. Altri fischi, ma la proposta passa. Il primo a tornare ai microfoni è Filippo Miraglia. «Ritiro la proposta di composizione del consiglio nazionale», dice, «ho avvertito una pressione insopportabile dentro un’associazione come la nostra». Prende la parola Francesca Chiavacci. «Non ha senso una votazione fatta solo da una parte». È la battuta finale. Un congresso non è bastato. Udc e Popolari insieme al voto per Strasburgo Cesa e Mauro hanno siglato l’accordo per una lista comune alle elezioni del 25 maggio ● C. L. ROMA L’Udc e i Popolari per l’Italia presenteranno alle prossime elezioni europee una lista comune. Lo annunciano il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa e il presidente dei Popolari, Mario Mauro. «Questa decisione fa seguito ai colloqui intervenuti nell’ambito delle forze politiche di ispirazione popolare che hanno sostenuto il Governo Letta e ora sostengono il Governo Renzi», spiegano Cesa e Mauro in una nota. «La lista, che intende mantenere un atteggiamento di apertura verso le altre forze politiche della maggioranza, si pone l’obiettivo di rappresentare una visione europeista convinta e forte». Per Udc e Popolari, «proprio le culture politiche di matrice popolare interpretate con una nuova visione, possono concorrere a rafforzare questa prospettiva, sconfiggendo così le preoccupanti pulsioni populiste che stanno crescendo in Italia e in Europa, a destra come a sinistra». L’operazione è volta a coinvolgere .. . Appello ad unirsi all’Ncd. Salatto: «Non è scontato che raggiunga la soglia del 4 per cento» anche altre forze che sostengono Renzi, e in particolare il Nuovo centrodestra. Spiega l’eurodeputato del Ppe Potito Salatto: «L’ostinato e incomprensibile tergiversare di Alfano nel dar vita, in occasione delle prossime elezioni europee, a una lista unica composta da Ncd, Udc e Ppi, gli addosserà un’enorme responsabilità: quella di non consentire ai veri popolari italiani di essere presenti nel Ppe durante la prossima legislatura». Il vicepresidente della delegazione Popolari per l’Europa al Parlamento europeo sostiene che «raggiungere l’attuale sbarramento del 4 per cento per accedere ai banchi di Strasburgo non è affatto scontato per Alfano, alla luce degli attuali sondaggi» Soddisfatto per l’accordo raggiunto da Cesa e Mauro è il capogruppo dei Popolari per l’Italia Lorenzo Dellai, che dice: «Il fatto che negli ultimi giorni Popolari Per l’Italia, Udc e Centro Democratico abbiano intensificato il confronto in vista delle europee, e non solo, costituisce un elemento nuovo e positivo per la politica italiana. Forse può veramente nascere un’area popolare e liberal-democratica, chiarissimamente chiusa verso destra». L’operazione per le forze centriste è importante anche in ragione del fatto che le elezioni europee prevedono una soglia di sbarramento del 4 per cento. Al momento è in discussione al Senato una proposta di legge per abbassare di un punto percentuale tale soglia, ma la discussione finora si è arenata. L’ipotesi di andare insieme a Udc e Popolari al voto del 25 maggio non convince però il gruppo dirigente dell’Ncd, che vuole giocare una campagna elettorale in chiave anti-Forza Italia per conquistare i voti di centrodestra. RASSEGNASTAMPA 12 lunedì 17 marzo 2014 L’OSSERVATORIO I n Italia, negli ultimi cinquant’anni, la crescita dei livelli di scolarizzazione e l’andamento del Pil sono andati di pari passo. Negli anni Sessanta, i diplomati nelle scuole secondarie superiori sono cresciuti del 105% rispetto al decennio precedente, con un cre- CARLO BUTTARONI scita del Pil del 56%. Negli anni Settanta, il nume- PRESIDENTE TECNÈ ro di diplomati è cresciuto del 91% e il Pil del 45%. Tendenza positiva proseguita fino al 2000, anno in cui è iniziata un’inversione di tendenza che ha visto, nella decade 2000-2010, un calo del numero dei diplomati del 6% rispetto al decennio precedente e il Pil fermo sotto il 3%. Un caso? Non proprio. L’istruzione, nelle economie avanzate, è il più importante fattore di crescita. Proprio come per gli investimenti in «capitale fisico», un Paese investe in istruzione e formazione per migliorare il proprio «capitale umano» sostenendo dei costi che in futuro si trasformano in maggiori guadagni. Se si analizza la capacità di creare valore aggiunto, cioè l'incremento di valore che si verifica nell' ambito dei processi produttivi a partire dalle risorse iniziali, ci si rende conto che l’elemento della «competenza» è fondamentale, perché si traduce in migliore qualità dei beni e servizi, insieme da performance produttive più alte. I differenziali di conoscenza incidono sulla competitività più dei costi di produzione che, seppur rilevanti, hanno una valenza che si misura soprattutto nel breve termine, mentre il miglioramento degli standard produttivi, ottenuti attraverso l’aumento delle conoscenze e delle competenze, migliora la competitività nel lungo periodo. Il livello di capitale umano, dunque, è un fattore decisivo per la crescita economica di qualunque riabile fondamentale, il potenziale produttivo di Paese. Ed è anche un fattore attrattivo degli inve- un Paese e la sua capacità di generare valore agstimenti esteri, diventati, in questi ultimi anni, la giunto. I grandi fondi di private equity mondiali, principale leva di finanziamento dello sviluppo. che raccolgono risorse in tutto il mondo e hanno Agli inizi degli anni ’70, i paradigmi della finan- portafogli d’investimento di centinaia di miliardi za sono cambiati radicalmente con la scelta del go- di dollari, finanziano imprese che operano nel verno USA di sospendere la convertibilità in oro campo della meccanica di precisione, del chimico, del dollaro. Una decisione che ha azzerato gli ac- del farmaceutico, dell’high-tech, in base a paramecordi di Bretton Woods del 1944 che limitavano la tri dove il «capitale umano» non conta meno del circolazione dei capitali. Da quel momento, enor- costo del lavoro. mi quantità di ricchezza sono uscite dai radar dei Un elevato livello di capitale umano, alimentato governi nazionali e hanno iniziato a muoversi a da una costante crescita delle conoscenze e delle livello globale. Oggi, per esempio, le grandi centra- competenze, rappresenta, infatti, il presupposto li finanziarie mondiali possono scegliere se soste- di miglioramenti continui degli standard produttinere il debito pubblico di un Paese e questa decisio- vi e nella capacità di creare valore. Oltretutto, atne, al netto delle speculazioni, dipende dalla capa- traverso il movimento internazionale dei capitali, cità di trasformare il debito in crescita. Una scelta è possibile incrementare il trasferimento di nuove che avviene tenendo in considerazione, come va- conoscenze e tecnologie ottenendo un progressi- to se confrontati con quelli della media europea. E ancor più sconfortanti sono quegli indicatori che la Ue utilizza come obiettivo strategico per il 2020. Nell'Europa dei 27 l'Italia è terza per quanto riguarda la quota dei NEET, i giovani che non lavorano, non studiano e non sono impegnati in percorsi formativi. Un primato negativo che ci vede preceduti solo da Grecia e Bulgaria. Un paese, il nostro, a fondo scala per quanto riguarda la classifica sull' istruzione universitaria, nel gruppo di testa per l'abbandono scolastico e al 16° posto in merito alle competenze matematiche dei nostri studenti. La Strategia di Lisbona aveva posto, tra i cinque obiettivi da raggiungere entro il 2010, la riduzione al 10 per cento della quota di giovani che lasciano la scuola senza un adeguato titolo di studio, e il piano «Europa 2020» ha posto il tetto di almeno il 40 per cento di giovani che ottiene un titolo di studio universitario. L’Italia ha fallito il primo obiettivo ed è assai lontana dal raggiungere il secondo. Una condizione che non stupisce, perché l'Italia è nella parte bassa della classifica anche per quanto riguarda la spesa pubblica per l'istruzione e la formazione, ben al di sotto la media europea. E gli esempi non mancano: la Danimarca, per citarne uno, investe una quota pari al 7,8% del PIL, contro il 4,2% dell’Italia. Un’impostazione, la nostra, che nel medio/lungo periodo porterà a un minore tasso di sviluppo dell’Italia anche rispetto ai propri partner europei, con un conseguente deterioramento dei processi NELSON MANDELA produttivi. vo avanzamento della fronL’Italia, quindi, se non ... tiera della produzione. Invecambia strada, si andrà ad atL’istruzione stire in conoscenza, quindi, testare su livelli di competiticonviene all’intera econovità più arretrati rispetto e la formazione sono mia di una nazione. A livelagli altri Paesi dell’Unione le armi più potenti che lo globale, gli investimenti in Europea, con conseguenze si possono utilizzare per conoscenza vedono in prima inevitabilmente negative sui cambiare il mondo» fila le economie emergenti, tassi di crescita economici. Nelche stanno scalando le classifison Mandela ricordava spesso che mondiali non solo in termini di che «L’istruzione e la formazione soPil ma anche di livelli d’istruzione e no le armi più potenti che si possono utiqualità delle università. lizzare per cambiare il mondo» e, sicuramente, L’Italia, invece, sta perdendo questa sfida sul sono l’unico strumento per non scivolare verso un futuro, non solo a livello mondiale ma anche all’in- futuro assai meno glorioso del nostro passato. Senterno dell’Europa. I dati sul livello del capitale za istruzione manca la conoscenza di base necessaumano delle persone occupate nel nostro Paese ria per il progresso tecnico e scientifico, ma anche misurato ad esempio attraverso il livello d’istruzio- per quello umano, senza il quale ogni forma di prone degli occupati non sono confortanti, soprattut- gresso rischia di rimanere sterile e priva di frutti. NELL’ULTIMO DECENNIO I DIPLOMATI SONO CALATI DEL 6% E IL PIL È FERMO SOTTO IL 3%. UN CASO? Meno istruzione meno Pil: è crisi capitale umano RASSEGNASTAMPA 15 lunedì 17 marzo 2014 COMUNITÀ L’analisi Il commento La sinistra post-ideologica di Renzi Mancata parità di genere Rimediamo alla sconfitta Michele Ciliberto SEGUE DALLA PRIMA Come è facile vedere dalle misure che ha cominciato a far approvare, si tratta di politiche che potrebbero essere definite, a seconda dei casi, di destra o di sinistra. Ma questo getta luce su un primo, essenziale tratto di fondo di Renzi: si muove in una prospettiva nettamente post-ideologica. In questo senso appartiene al mondo che si è determinato nel ventennio berlusconiano, senza con questo voler dire che è un erede di Berlusconi, o che somiglia al capo di Forza Italia. Sostenere questo sarebbe una autentica sciocchezza. Post-ideologico dunque. E perciò estraneo alle tradizionali categorie di destra e di sinistra imperniante sul concetto di eguaglianza e diseguaglianza, come ha del resto dichiarato il premier in modo esplicito. Allo stesso modo gli sono totalmente estranee categorie centrali del movimento operaio di matrice marxista: lotta di classe, capitale, lavoro, sfruttamento. Il che non vuol dire che sia estraneo a tematiche e sensibilità di carattere sociale, ma esse hanno una diversa origine e differenti svolgimenti. Questa dimensione post-ideologica si intreccia a una forte rivendicazione della politica e del suo primato e a una drastica liquidazione della «tecnica». Una politica fortemente programmata, concepita quale rapporto di potere e di forza, come è apparso dalla trattativa con Berlusconi sulla legge elettorale e che coincide con la figura del leader e con il rapporto che egli stabilisce con il suo «popolo». Esso travalica i tradizionali schieramenti politici. Da qui discende una sostanziale estraneità ai «corpi intermedi», a cominciare dal sindacato e dallo stesso partito. Sono, in entrambi i casi, utili se servono al capo e alla sua politica, altrimenti se ne può fare a meno. C’è qui una forte differenza non solo rispetto alla tradizione socialista, ma anche verso le correnti del cattolicesimo democratico e liberale che hanno contribuito a formare il gruppo dirigente democristiano al potere nella prima Repubblica. Anche su questo punto, Renzi si muove secondo una linea nuova, che non gli impedisce però di recuperare alcuni elementi di quella tradizione. A questi primi due punti - post-ideologia, primato della politica - ne va aggiunto subito un altro: la centralità della questione dello «sviluppo» del paese, tagliando il prima possibile tutti i lacci e lacciuoli che ne intralciano la crescita. In questo senso, la lotta alla burocrazia e all’amministrazione - e la loro subordinazione alla politica e alle direttive del governo e del suo capo - è una battaglia di ordine strategico. Se non sfonda su questo terreno, è tutta la sua missione che viene meno e perde colpi. Per favorire lo sviluppo sono utili tutti gli stru- L’intervento Partito democratico L’Europa nel destino Luigi Agostini ● L’EUROPA,PRIMAANCORADIUNPROGETTO, RAPPRESENTA UN DESTINO. L’adesione del Partito democratico al Partito Socialista europeo, pur gestita all’insegna di un inspiegabile minimalismo burocratico, ha oggettivamente un significato straordinario. L’adesione ridefinisce l’identità politica del partito democratico una identità socialista - e ricolloca nel suo alveo naturale - la sinistra socialista - l’insieme delle forze che si raccolgono sotto la bandiera del Partito democratico nella sempre più strategica contesa politica continentale, sviluppando l’embrione di un partito a dimensione continentale. Definita, con la adesione, la questione della identità politica, rimangono certamente aperte le altre due dimensioni che connotano una forza politica: quella del «che fare», cioè del programma, e quella del modello di partito, cioè della forma-partito. La ridefinizione del «che fare» e della forma-partito dovranno essere tarate sui due processi insorti nell’ultimo decennio, e menti a disposizione, siano essi di destra o di sinistra - dalla ripresa di elementi keynesiani alla flessibilità dei contratti. Così come è essenziale la riformulazione dei rapporti con l’Europa su nuove basi. Sono queste le altre priorità strategiche di Renzi. Priorità dello sviluppo e uso di tutti gli strumenti necessari in questa direzione, prescindendo da qualunque motivo di carattere ideologico. Ma se ci si limitasse a questo non si capirebbero i caratteri e gli obiettivi del presidente del Consiglio. Mi esprimo con una battuta: non è Marchionne, l’amministratore della Fiat, e non considera la Nazione italiana come un’azienda. È anche, in modi nuovi, un politico di sinistra. Ci deve essere «sviluppo», ma deve diventare «progresso». Occorre perciò avere attenzione verso gli strati o più deboli o più esposti alla crisi, o più sofferenti. È necessario perciò che il governo abbia una forte sensibilità di carattere sociale, ma secondo prospettive assai diverse da quelle proprie della tradizione sociale di tipo marxista. Renzi viene da un altro mondo. Le categorie che egli utilizza non sono gli «sfruttati» o il conflitto tra «capitale» e «lavoro»; sono quelle degli «ultimi», dei «poveri», di coloro che restano ai margini. Su questi ceti occorre agire con politiche di ampia apertura sociale, e su tutti i piani: costruendo scuole per i bambini e garantendo loro sicurezza; mettendo più soldi nella busta paga di chi guadagna meno. E bisogna farlo con interventi che scendano «dall’alto», dal governo che si fa carico direttamente delle situazioni di crisi e interviene in esse per rovesciarle. Qui, quelli che svolgono una funzione essenziale sono, in primo luogo, i «doveri» dei «governanti» piuttosto che i «diritti» acquisiti attraverso le lotte e i conflitti sociali dai «governati». È infatti l’interesse del «tutto» che deve prevale- re su quello delle «parti» le quali, qualunque sia la loro matrice, vanno ricondotte, attraverso la politica, al bene comune. È a questo livello che il presidente del Consiglio recupera elementi del cattolicesimo sociale e, in modo specifico, della esperienza di un uomo di governo come La Pira, il sindaco che a Firenze costruirà le «case minime» e che intervenne con durezza nella questione del Nuovo Pignone. Su questo terreno è possibile che Renzi ci riservi delle sorprese e che lo Stato, col suo governo, possa assumere un ruolo significativo come punto di potenziamento, e di equilibrio, dello sviluppo sociale ed economico. Spesso il presidente ha usato il termine visione: credo che ambisca ad avere una visione dell’Italia, ed è possibile che in questo quadro lo Stato, riformato e riorganizzato, possa progressivamente svolgere una funzione di rilievo, secondo la cultura dei Vanoni e dei Saraceno. Come si vede, è una ideologia composita. Ma è proprio questo carattere che gli garantisce un vasto consenso a sinistra e a destra. Viene incontro all’ansia profonda di cambiamento che, nonostante la crisi, attraversa il paese, alla ricerca, nonostante la disillusione e anche la disperazione, di una visione e di una speranza. In questo senso, Renzi, con la sua obiettiva capacità di muoversi con velocità su piani diversi, riesce a coinvolgere ceti e strati diversi, senza punti di riferimenti certi. Ma non sorprende: noi viviamo il tempo della fluidità dei blocchi sociali e anche della precarietà delle posizioni ideologiche. Come mai prima, tutto è in movimento, e la politica del presidente del Consiglio ne è al tempo stesso un effetto e una causa. Bisogna vedere che cosa verrà fuori da questo patchwork, e cosa si affermerà. Ma questo ce lo potrà dire solo il tempo, e non ce ne vorrà molto. Maramotti Maramotti che rappresentano il nuovo banco di prova rispetto alle impostazioni politiche del passato. Al momento crisi e globalizzazione rappresentano per i socialisti - come sostiene in fondo Jürgen Habermas - i due dati di novità dello scenario su cui approfondire l’analisi e il confronto e in cui realizzare l’accumulo di forze da schierare contro la destra conservatrice. Se il 1989 raffigura anche simbolicamente il collasso del socialismo sovietico, l’irrompere della grande crisi dell’agosto 2007, rappresenta l’avvio della fine del liberismo trionfante ma anche del tramonto della parabola della Terza via. Globalizzazione e crisi, nel doppio e inverso movimento di mondializzazione dei mercati ma anche di rinazionalizzazione-riteritorializzazione degli interessi, rappresentano oggi lo scenario in cui i partiti socialisti saranno chiamati a dimostrare, senza rendite di posizione, la autonoma forza delle loro idee e la loro autonoma capacità di mobilitazione sociale. Il prodotto di tale duplice movimento è rappresentato dal crescere esponenziale della diseguaglianza. Il tratto fondamentale della nostra epoca, come sostiene Pierre Rosanvallon nella sua splendida opera - LaSociétédeségaux- è dato dal crescere smisurato della diseguaglianza: diseguaglianza tra lavori, tra sessi, tra giovani e no, tra Paesi e tra aree di uno stesso Paese. La diseguaglianza attuale - è bene precisarlo - non è la prosecuzione nelle nostre società di un puro fenomeno ereditato dal passato, ma il frutto di una inversione - a partire dagli anni Ottanta della tendenza alla riduzione delle diseguaglianze che aveva dominato per tutto il secondo dopo- guerra. Diseguaglianza che configura oggi persino l’apparire di un nuovo fenomeno sociale, la «secessione dei ricchi» (Robert Reich). La diseguaglianza va quindi assunta come principale strumento analitico della nostra realtà sociale, e la lotta senza quartiere alla diseguaglianza come la ragione politica di fondo che motiva l’esistenza di un movimento socialista e quindi della adesione del Pd al Pse. Negli ultimi decenni, nei decenni del liberismo trionfante, e ancora oggi, l’eguaglianza delle opportunità rappresenta nella Sinistra l’idea dominante. Proprio l’eguaglianza delle opportunità si è risolta, nel concreto, in un assecondamento più che in un contrasto delle politiche antiegualitarie della cosiddetta rivoluzione conservatrice. Una riformulazione della idea di eguaglianza diventa essenziale per il futuro della sinistra di matrice socialista proprio per riarmare - dentro la crisi - il confronto/ conflitto tra capitalismo e socialismo. L’adesione al Pse può diventare l’occasione per mettere al centro dell’analisi e della azione politica due questioni di fondo, oggi di rilevanza storica: la costruzione di un partito continentale, in grado di reggere a sua volta, l’impresa della costruzione dello Stato federale europeo, e insieme la ridefinizione, all’altezza della crisi, dell’idea forza fondante della sua esistenza politica, l’idea di eguaglianza. Uno Stato federale europeo come dimensione statuale indispensabile, per riportare «sotto controllo» direbbe Habermas, la potenza anarchica del mercato, un’idea di eguaglianza come stella polare della azione politica quotidiana della Sinistra socialista. Valeria Fedeli vicepresidente del Senato ● LA MANCATA MODIFICA ALL’ITALICUM IN MERITO ALLA PARITÀ DI GENERE È UNA SCONFITTA PER L’ITALIA. UNA SCONFITTA CHE MOSTRA PROVINCIALISMOEVISIONEMIOPE, assenza di coraggio e atti- tudine invece a un conservatorismo difensivo e lontano dagli interessi del Paese. Una sconfitta cui è necessario rimediare nel passaggio al Senato. Si può giudicare come si vuole il testo uscito dalla Camera. Ognuno ha legittimamente la propria opinione. Il punto politico oggi è quello di evitare di riaprire la discussione in generale. Sbaglia chi pensa che su soglie o preferenze ci siano margini di modifica. Chi ipotizza questo mostra eccessiva ingenuità o malafede, perché significherebbe far saltare l’accordo e affossare la riforma. Una riforma che invece è urgente per restituire efficacia e credibilità alle istituzioni, alla politica, al sistema Paese tutto. Non si faccia allora confusione, con l’obiettivo di ritornare a quella prassi di dibattito in cui tutto si mescola, tutto si ipotizza, tutto si somma, ma poi nulla si realizza. Inserire correzioni per garantire che la nuova legge elettorale sia effettivamente paritaria è il punto di modifica possibile nel passaggio della legge al Senato. E su questo si deve concentrare l’impegno del Pd nel costruire le condizioni politiche che rendano possibile l’intesa sulla parità di genere. Si parte già dall’esistenza di un largo fronte di battaglia, che si è manifestato nel Paese e alla Camera, e che è stato sconfitto dal voto segreto, dalla pavidità di qualche deputato e dal maschilismo di molti. È un fronte trasversale, che unisce donne e uomini di tutte le forze politiche che hanno sostenuto l’accordo e approvato la legge. Un fronte che pur rispettando l’accordo, vuole migliorarlo in un elemento significativo che incide sulla qualità intrinseca della democrazia che vogliamo realizzare anche attraverso la legge elettorale. Vogliamo una democrazia paritaria non per un capriccio, ma perché è l’unico modo per cui davvero la nostra democrazia può accettare la sfida del cambiamento, governare le trasformazioni in atto nel Paese e nel mondo mettendo insieme le energie, le competenze e la forza di tutte e tutti. La parità di genere non è una questione tecnica, di procedura normativa, ma una questione politica, culturale e strategica decisiva: di qualità della rappresentanza, della democrazia, della competitività e delle possibilità di rilancio dell’Italia. È una questione di valori, una questione che precede ogni riforma, e che deve essere prevista da ogni processo riformatore. Fin dal primo momento in cui si è iniziato concretamente a parlare della nuova legge elettorale, alla fine dello scorso anno, abbiamo detto - e iniziato a costruire un’alleanza larga - che, quale fosse il sistema alla fine scelto, avrebbe dovuto rispettare parità di candidature femminili e maschili e parità tra elette ed eletti. Non si tratta di quote, di un riequilibrio statistico, di un tema di parte, di una battaglia femminile. Una legge elettorale, effettivamente paritaria dal punto di vista di genere è un modo per rendere viva e attuata la nostra Costituzione (lavorando per la rimozione degli ostacoli all’uguaglianza - art.3 - e la promozione delle pari opportunità - art.51 -), un modo per scegliere l’innovazione culturale e di sistema, per dare forza e concretezza alle speranze di cambiamento. Le forze politiche che hanno sostenuto la riforma si comportino in modo responsabile e si assumano l’onore - perché di onore si tratta, non di un onere - di una scelta storica. Il Senato, che non è interessato dalla riforma, che vedrà cambiare la propria natura e funzioni, e che per l’ultima volta si esprimerà in materia di legge elettorale, ha la possibilità di intestarsi questa innovazione, un’innovazione che fa bene all’Italia. Un’innovazione che riguarda non solo la legge elettorale nazionale, ma anche quella per il rinnovo del Parlamento europeo, con il voto della settimana prossima sul ddl di cui sono prima firmataria per introdurre la doppia preferenza di genere. Una norma che va approvata, senza scaricare strumentalmente su di essa i malcontenti legati all’Italicum e invece facendo in modo che la legge sia attuata già dalle Europee di maggio. Lo dico chiaramente, allora, a tutte e tutti, leader politici, senatori e senatrici, uomini e donne: sulla parità di genere ci giochiamo la credibilità nostra e delle istituzioni, la qualità del processo democratico e del rilancio del Paese, il futuro di tutte e tutti, a partire dalle ragazze e dai ragazzi che saranno cittadine e cittadine dell’Italia di domani. Pensiamo a loro quando dovremo votare, e non agli interessi di una parte politica o della parte sola maschile del Paese. RASSEGNASTAMPA 16 lunedì 17 marzo 2014 COMUNITÀ Dialoghi Lo stato sociale e l’austerità in Europa contro i più deboli Si diceva che gli europei avevano bisogno di «più Europa», ora hanno bisogno di «un’Europa diversa», dopo che gli anni della crisi e dell’austerity hanno distrutto le speranze che riponevamo nell’Europa come si pensava fosse destinata ad evolversi. L’attuale politica liberista strangola l’economia, frena gli investimenti, impoverisce gran parte della popolazione. MARIO PULIMANTI Luigi Cancrini psichiatra e psicoterapeuta Barcellona, gruppi di supervisione per psicoterapeuti del servizio pubblico che si occupano dei problemi dei minori e dei tossicodipendenti, dei pazienti psichiatrici e delle famiglie in crisi. Con una povertà di risorse assurda nel confronto con quello che mi accadeva di vedere negli anni 90. Ha le lacrime agli occhi una di loro mentre espone un caso ed è una donna giovane, entusiasta da sempre CaraUnità Alfano e la mosca L’enfasi e la prosopopea con cui Alfano cerca di intestarsi la prossima (speriamo) diminuzione del cuneo fiscale («faremo una riduzione delle tasse mai vista prima») mi fanno tornare in mente una storiella che mia mamma mi raccontava quando ero bambino. Eccola. Una mosca era posata sulla schiena di un bue che trainava un aratro. Passa un’altra mosca e le chiede: «Che stai facendo?». E la prima risponde: «Non vedi? Ariamo». Enrico Venturoli Don Mazzi e il caso Berlusconi Dissento totalmente dalla dichiarazione attribuita a Don Mazzi in merito al «gioco» che la magistratura avrebbe espresso nei confronti di Berlusconi. Dissento anche dall’affermazione che ciò sarebbe avvenuto in altri casi. Ho alle spalle 35 anni di esperienza nelle aule giudiziarie, tanto civili quanto penali, e L’intervento Un Pd più forte per un governo più forte Roberto Roscani ● CHECOSAÈUNMODERNOPARTITOPOLITICO QUANDO GOVERNA? CREDO CHE, PRIMA DI IMBARCARSI IN IDEE DI BASSO PROFILO, CHE MAGARI GUARDANO AGLI EQUILIBRI INTERNI E ALLE COMPENSAZIONI, DOVREMMO PORCI QUESTA DOMANDA. Cominciamo col dire che questa esperienza non è mai stata compiuta dalla sinistra. Infatti, nelle due occasioni in cui si è trovata a governare dopo un passaggio elettorale, il premier non era il leader di un partito ma semmai il perno di una alleanza in cui i partiti non rinunciavano affatto ad avere un proprio ruolo autonomo. Lo sa bene il Prodi del 1998, sbalzato di sella non solo da un partito che non faceva parte dell’alleanza (Rifondazione non è mai stata nell’Ulivo e tanto meno nel governo, anche se i suoi voti erano indispensabili a tenere in piedi l’esecutivo) ma anche dal fatto che i due partiti maggiori, il Pds-Ds e i Popolari rifiutavano di essere identificati sotto lo stemma dell’Ulivo e mettevano la propria autonomia politica e il ruolo del partito davanti a ogni altra cosa (ricordate Gargonza?). E questo vale anche per il 2006 quando Questo giornale è stato chiuso in tipografia alle ore 21.30 del suo lavoro mentre mi dice che «per disposizione del servizio» non può destinare alla dodicenne che avrebbe bisogno di ben più di 45 minuti ogni due settimane. Al modo in cui piangevano di rabbia a Liegi, in Belgio, a gennaio, i genitori dei ragazzi con handicap cui la spending review del governo belga dimezzava i fondi e la possibilità di essere assistiti mentre tanti sono anche in Francia e in Italia i colleghi dei servizi che mi raccontano il modo in cui l’austerità dei burocrati e dei politici è ricaduta su quelli che più avrebbero avuto e hanno bisogno di uno stato sociale all’altezza delle loro aspettative e dei loro diritti. Sarà in grado il Pse-Pd di raccogliere questi segnali in campagna elettorale e nella fase in cui, come tutti speriamo, il Commissario e il Parlamento europeo parleranno un linguaggio progressista e di sinistra? Via Ostiense,131/L_0154_Roma [email protected] non m’è mai capitato di veder «giocare» un magistrato nei confronti di alcuno. Certo, la mia esperienza è stata parziale, anche se ha spaziato su mezz’Italia, dal Nord al Sud. A tutto voler concedere, posso ammettere che non di pregiudizio, ma di impostazioni concettuali non sufficientemente sottoscrivibili si è talvolta trattato, ma ciò ha a che fare con la competenza professionale, con la preparazione, non con la «parzialità». Quanto a Berlusconi, una letteratura alluvionale circostanziatamente documentata ne riferisce le condotte. Rispetto alle quali un magistrato aveva e ha il dovere di indagare e di giudicare. D’altronde, le prescrizioni accumulate da Berlusconi attestano che non di persecuzione si è trattato neanche in quei casi. E se non fosse che da noi la prescrizione è legata al momento di commissione del fatto di reato (su cui le difese possono «giocare», con le tecniche più defatiganti e dilatorie possibili) certe sentenze di proscioglimento per prescrizione avrebbero potuto diversamente qualificarsi. alla lista Uniti nell’Ulivo alla Camera i partiti contrapposero le proprie liste al Senato, confermando nei fatti che quel cartello non era un vero soggetto politico. Anche di questa occasione perduta conosciamo il risultato, determinato dalla pletora di piccoli partiti che furono messi insieme per vincere le elezioni. La constatazione di tutto questo (insieme a una cocente sconfitta elettorale alle provinciali dove Uniti nell’Ulivo perse oltre dieci punti in percentuale) rese finalmente inevitabile l’idea del Partito democratico. Fare questo partito rendeva inevitabilmente chiaro il nesso tra leadership e governo. Il segretario del Pd è, non per passione ma perché altrimenti il Pd non esiste, o il capo del governo o il capo dell’opposizione. Oggi per la prima volta abbiamo un governo pienamente politico in cui la forza più grande in tutti e due i rami del Parlamento, esprime anche il premier, il quale sarà pure arrivato lì senza un passaggio elettorale, ma ci è arrivato sulla base di una investitura popolare e attorno ad un progetto (una idea delle istituzioni e delle potenzialità di crescita del Paese). Ai miei occhi - ma, sono sicuro, anche a quelli di chiunque abbia sostenuto o semplicemente votato Renzi alle primarie - è chiarissimo il fatto che Renzi debba rimanere segretario del Pd non anche ma proprio perché fa il premier. E allora il partito (nella sua articolazione territoriale, nella sua vita quotidiana, nella sua capacità di comunicazione) che cosa deve essere? Uno strumento aperto e democratico per la costruzione del consenso e per l’elaborazione delle idee, uno strumento che lega strettamente governo e Paese, capace di cogliere i sentimenti e i bisogni che si esprimono e di organizzare una risposta. Siamo, insomma, in una situazione nuova che chiede forme organizzative e idee nuove ma sicuramente non chiede di fare delle stanze e del poltrone del Nazareno le camere di compensazione di un partito ancora molto diviso e squilibrato tra il consenso degli elettori (effettivi e soprattutto potenziali) e i vecchi assetti. Basta pensare che la minoranza interna raccolta attorno a Cuperlo ha fatto tutta la sua campagna sull’idea di dividere partito e premier, immaginando il primo come un oggetto separato, una «comunità di fedeli» in cui, inevitabilmente, i bisogni e i meriti contassero poco e l’appartenenza e la fedeltà moltissimo. E D’Alema torna a proporre questa visione oggi. Sarebbe un errore madornale se il partito venisse sottostimato come elemento del successo di una premiership di governo. Il partito è una cosa seria che va cambiata da cima a fondo, intanto portato al suo interno un pezzo cospicuo dei quasi tre milioni di persone che hanno votato alle primarie e poi con un ricambio profondo dei gruppi dirigenti guardando alle capacità e non agli equilibri. È più inclusivo avere un gruppo dirigente valido e competente piuttosto che un gruppo «arlecchino» fatto seguendo il manuale Cencelli delle correnti. Non parlo di un gruppo dirigente «fedele», ma scelto per capacità e non per «maglietta». Renzi, ancora uno sforzo: una segreteria non troppo numerosa, senza suddivisione di materie se non quelle tipiche di un partito (organizzazione, territorio, enti locali e comunicazione), che voglia correre la stessa corsa del governo. Cambiamento, cambiamento e ancora cambiamento. Vincenzo Cassibba Risiko ucraino Siamo tornati ai carri armati russi che entrano nello «stato fratello», come in Ungheria, nella Cecoslovacchia, con la solita sceneggiatura ufficiale, che ribalta l’aggressione per aiuto, offerto per difendersi i buoni dalle prepotenze dei cattivi. Il presente è pieno di mulinelli. Basta poco per essere risucchiati nel passato, anche in quello più remoto. La storia della Crimea è segnata: sarà barattata per il gas russo. La prosperità dei Paesi ricchi non vale il diritto di quelli più poveri. Il diritto internazionale è così un lusso, riservato a chi può permetterselo e farlo valere. Un club esclusivo di stati tutelati, che continuerà a giocare a Risiko con il resto del mondo. Massimo Marnetto La tiratura del 16 marzo 2014 è stata di 73.456 copie Atipici a chi Renzi e le attese del congresso Cgil Bruno Ugolini ● SONO IN CORSO IN QUESTE SETTIMANE DECINE E DECINE DICONGRESSIDELLACGIL. Esiste in Italia un’organizzazione (a parte Cisl e Uil, ma con dimensioni inferiori) che esprima una tale mobilitazione, la capacità di ascoltare e farsi ascoltare da tante donne e tanti uomini dei più diversi settori: bancari, autoferrotranvieri, lavoratori della terra, edili, metalmeccanici, insegnanti, poliziotti? È possibile muovere tutte le critiche possibili al sindacato, quel che non si dovrebbe fare è considerare un tale soggetto come una specie di ente inutile. Un’interpretazione che è apparsa far parte dell’impetuosa messa in scena programmatica di Matteo Renzi, quando ha commentato con un irridente «c’è ne faremo una ragione» la possibilità di deludere i sindacati. I quali in sostanza (perlomeno la Cgil) hanno emesso due verdetti sulle scelte governative. Il primo verdetto è improntato dalla soddisfazione per la promessa di un aumento pari a 80 euro mensili in media per i lavoratori con contratti a tempo indeterminato. Il secondo di secca bocciatura per una nuova misura destinata a moltiplicare i contratti a tempo determinato, visti come nuove forme di precarietà nonché per la completa assenza di misure per i pensionati a basso reddito. Il fatto però che in qualche modo la compagine governativa abbia ignorato ogni ipotesi di concertazione con i sindacati ma ne abbia in parte tenuto in conto le opinioni, può dare ai sindacati stessi nuova fiducia e nuova energia. È aperta la speranza di poter incidere su tutte le scelte annunciate. Affinché davvero si concretizzi nelle buste paga, l’aumento promesso e che venga corretta l’impostazione data per preca.. . ri e pensionati. Il neo ministro del lavoro, Giuliano Poletti, Il governo del resto, ha già introdotto ha ignorato la una correzione, tenendo condelle proteste Cgil, ma anconcertazione to che delle pesanti osservazioni con i sindacati avanzate da studiosi come Tito Boeri. ma ha tenuto Fatto sta che il tema del rapin conto le loro porto con questo governo sarà, crediamo, uno dei temi delopinioni la fase finale dei congressi Cgil. Un motivo in più per cercare di trovare una soluzione alla discussione aperta tra Fiom e le altre categorie, nonché con la confederazione sull’accordo per la rappresentanza. Molti si stanno muovendo in questa direzione. Così, in un articolo pubblicato su Rassegnasindacale due ex segretari, Alfiero Grandi e Paolo Lucchesi, scrivono: «Chi ha a cuore il ruolo della Cgil e del sindacato ha il dovere di ricondurre la discussione entro limiti fisiologici, mentre incoraggiare le rotture sarebbe un comportamento irresponsabile». Viene proposto, rispetto a quel punto dell’intesa che prevede il superamento dei diritti sindacali, per chi non rispetta i contratti, che la Cgil chiarisca che per lei «la Fiom, come qualunque altra categoria, non deve essere esclusa dalle piattaforme, dalle trattative, dai diritti sindacali anche se non intende firmare il contratto». Anche per quanto riguarda il cosiddetto arbitrato interconfederale, per dirimere i disaccordi e regolare i comportamenti, la Cgil potrebbe affermare che nessuna maggioranza della commissione arbitrale potrà adottare sanzioni verso sue categorie, possibili solo entro i limiti dello statuto della confederazione. Per concludere Grandi e Lucchesi sottolineano come l’accordo del 31 maggio 2013, quello precedente le regole per attuarlo, resti un punto di riferimento positivo e possa aiutare il sindacato ad uscire dalle difficoltà. «Sarebbe un vero peccato che la stesura del regolamento attuativo finisse con il riportare le lancette indietro». Sarà possibile riflettere su questi suggerimenti? Fatto sta che nelle settimane scorse Susanna Camusso, partecipando a uno dei tanti congressi, quello di Brescia, ha ricordato come da molto tempo le controparti dei metalmeccanici sceglievano con chi dialogare. Così si è assistito a una collezione di accordi separati, contro cui sono stati dichiarati scioperi, indetti referendum e sostenuto battaglie «senza spostare di un millimetro la situazione». Di fronte a questo contesto, la Cgil aveva capito, spiegava la Camusso, che «bisognava giungere a una definizione precisa, stabilire chi rappresentava cosa e in che modo». Certo, in attesa di una legge, ammesso che la promessa fatta da Renzi a Landini, si realizzi. http://ugolini.blogspot.com RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 4 Primo piano POLITICA Lunedì 17 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it A Berlino anche un nutrito gruppo di imprenditori italiani Padoan incontrerà il suo omologo Schäuble «Italia-Germania? Pari siamo» Renzi oggi dalla Merkel senza complessi di inferiorità: «Non siamo somari» di PAOLA TAMBORLINI BERLINO - Un confronto a testa alta, tra pari. Tra due Paesi chiave per l’Europa, che hanno bisogno l’uno dell’altro. Mettendo definitivamente in soffitta il complesso di chi deve fare i compiti a casa, perché l’Italia «non è un alunno somaro da mettere dietro la lavagna». Dopo aver rottamato buona parte dei politici italiani, ora per il premier Matteo Renzi è arrivato il banco di prova più difficile. Ribaltare tutti i luoghi comuni sui rapporti tra Italia e Germania e presentarsi davanti alla cancelliera tedesca, custode dell’ortodossia del rigore, senza complessi di inferiorità. Ma al contrario con in mano «un percorso di riforme che non ha fatto nessuno prima in Europa», scandisce il premier alla vigilia dell’incontro a Berlino. Un pacchetto di interventi correlato di date e scadenze chiare e a breve termine. Una novità che la cancelliera, che da anni sprona l’Italia sulla via delle riforme strutturali, non potrà non apprezzare. Una differenza notevole rispetto al 2012, quando l’allora premier Mario Monti dovette impegnarsi con Frau Angela promettendo il massimo rigore per evitare di finire sotto la scure della Troika. Ora, si sottolinea in ambienti di governo, la situazione è cambiata e l’Italia non intende andare a dimostrare come pensa di tenere i conti in ordine. Lo farà e basta. Per i suoi figli, come va ripetendo Renzi. E, è il ragionamento che si fa negli stessi ambienti, non punta nemmeno ad avere «viatici o bollinature» per le misure prese. Perché l’Italia sa che se fa bene il suo dovere «può essere alla guida dell’Europa e non l’ultimo vagone tra i ritardatari». L’obiettivo del vertice di oggi a Berlino, al quale Renzi andrà con 6 ministri del suo governo e una delegazione di imprenditori, è conoscersi, prendere le misure, dopo quell’incontro privato e informale voluto nel luglio scorso dalla Merkel quando Renzi era ancora sindaco di Firenze. Ma già parlava di Europa in modo nuovo, tanto da colpire la cancelliera che decise di invitarlo dopo aver letto una sua intervista. Insomma il premier oggi si presenterà con la maglietta di Mario Gomez per la cancelliera ma non con il cappello in mano. Questa volta non ha nulla da chiedere. Semmai può confrontarsi su quelle che la Merkel ha già definito riforme «ambiziose». Anche se la sensazione è che il confronto più Il primo ministro italiano Matteo Renzi. Nella foto a sinistra la cancelliera tedesca Angela Merkel tecnico sulle cifre e sulle differenti situazioni economiche sarà lasciato a due pezzi da novanta come Pier Carlo Padoan e Wolfang Schaeuble. L’incontro tra Renzi e la Merkel sarà squisitamente politico perché sul tavolo ci sono le elezioni europee con i venti populisti che soffiano sempre più forte e una cancelliera che sa bedi MILENA DI MAURO ne di non attrarre su di sé un ROMA - «Disobbediamo, una firgrande consenma per candidare Berlusconi». E’ so popolare e poil titolo a caratteri cubitali del trebbe apprezzaGiornale a svelare la campagna di re la capacità delprimavera per Silvio Berlusconi, l’ex sindaco di “svecchiare” aperta già sabato da Daniela Sanle istituzioni. Cura della tanchè spronando «migliaia di quale l’Europa, sempre più italiani» a firmare per chiedere la lontana dai cittadini, avrebgrazia a Giorgio Napolitano e dabe più che mai bisogno. Per re contemporaneamente battaquesto la cancelliera poglia per la candidatutrebbe essere la priH:291.074pt ra a Bruxelles del Cama ad apprezzare la W:114.269pt EUROPEE valiere. forte ambizione del Firme e disubbidienpremier in vista delza, in vista della scala guida italiana del denza del 10 aprile, dasemestre europeo, ta in cui il Tribunale di cogliendo anche i forti pericoli interni ROMA - Eleggere venti o sorveglianza di Milaal Paese, come la trenta eurodeputati 5 Stelle. no deciderà se affidare proposta di Grillo di Affermarsi come «primo Berlusconi ai servizi un referendum per gruppo» italiano al Parla- sociali o ai domiciliari mento europeo. Avere ab- dopo la condanna nel il ritorno alla lira. E’ chiaro che per bastanza forza da travolge- processo Mediaset. Intanto, già domani quanto Frau Ange- re la politica di Bruxelles e, a la possa apprezzare valanga, quella di Roma 18 la Corte di Cassazio«dovrebbe ne deciderà sulla dural’enfant prodige (Napolitano della politica italia- sciogliere le Camere»). ta della pena accessona, alla donna alla Beppe Grillo parte all’assal- ria dell’interdizione guida della locomo- to dell’Ue. Si lancia a testa dai pubblici uffici, dotiva d’Europa che bassa e con ottimismo nella po la riduzione a 3 anni proprio sabato ha prima campagna elettorale stabilita dalla Corte di annunciato la pos- del M5S per le europee e appello di Milano. Ma sibilità di raggiun- torna a minacciare un refe- l’ex premier ha già in gere il pareggio di rendum per l’uscita dall’eu- mente tutta una serie di ricorsi (coinvolgenbilancio nel 2015 l’i- ro e il ritorno alla lira. «Il voto europeo è anche do Tar e Corte Europotesi di utilizzare come copertura i 2- un voto nazionale», spiega pea), per rientrare in 6 miliardi ricavati ai lettori del suo blog il lea- partita. Il Cavaliere contidall’aumento del der dei 5 Stelle. nua a sentirsi colui che deficit, pur restanrappresenta i moderado sotto la soglia del ti italiani ed è perseguitato dalla 3%, non può piacere fino in giustizia. fondo. Ma chi è vicino al preL’esercito dei Club di Forza Itamier assicura che Renzi lia e di Forza Silvio promette di dinon intende andare a Berlifenderlo e di non consentire, cono per chiedere il via libera me dice ancora la Santanchè «lo alle sue prossime mosse. E scempio di una estromissione di del resto negli ultimi giorni Berlusconi per via giudiziaria ha più volte ripetuto come della vita politica italiana, scemun mantra che l’Italia rispetterà gli impegni presi. Il premier a Berlino con 6 ministri | FOCUS | Offensiva di Forza Italia «Disobbediamo e firmiamo» Grillo all’assalto di Strasburgo Giovanni Toti pio della nostra democrazia». Forza Italia fa quadrato: «La candidatura non è affatto una provocazione, è un auspicio, che sanerebbe l’anomalia democratica dell’espulsione del leader dei moderati tramite una sentenza mostruosa e l’applicazione retroattiva di una legge come la Severino, voluta dal Pd, che ha di fatto messo fuori dal campo politico il leader di 10 milioni di elettori moderati», dice il consigliere di Berlusconi Giovanni Toti. «Noi poniamo una questione di democrazia e di libertà. Silvio Berlusconi è il leader che guida e rappresenta il centrodestra e ha il diritto di essere in campo alle elezioni europee», alza gli scudi Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato di Fi. «La possibilità per Silvio Berlusconi di candidarsi alle prossime elezioni europee del 25 maggio, è un test che interroga e mette alla prova la democrazia italiana», rilancia Anna Maria Bernini. Anche da altri partiti arrivano segnali di solidarietà. Come l’invito del segretario Udc Lorenzo Cesa a «non sollevare polveroni mediatici sulla candidatura»; o le parole dell’ex azzurra Nunzia De Girolamo, ora capogruppo Ncd alla Camera: «Penso che questo Paese vada pacificato una volta per tutte. Basta con l’antiberlusconismo», dice annunciando che sosterrebbe la richiesta di grazia. Spero che la sua sia solo una provocazione e che rimanga tale», afferma invece nel Pd il ministro della Difesa Roberta Pinotti. Intanto, è già campagna elettorale e Fi ed Ncd - pur dichiarando a parole di volere in futuro ricongiungersi in un centrodestra unito e vincente - continuano a litigare sull’utilità del voto alle europee. Udc e Popolari per l’Italia annunciano invece di volersi presentare insieme e «tentano» Ncd. «Siamo del parere che debba farsi una vasta aggregazione di forze moderate e riformiste alternative alla sinistra e ben differenziate da Forza Italia proprio a partire da una scadenza come quella delle elezioni europee che sembra fatta apposta per mettere insieme i moderati e i riformisti che si riconoscono nel Partito Popolare Europeo», apre Fabrizio Cicchitto. La sua , per ora, è una posizione personale, ma nel Nuovo centrodestra è in corso un ragionamento sul tema. Berlusconi presto ai servizi sociali o ai domiciliari RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Primo piano Lunedì 17 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it VENTO DEL SUD 5 Il colonnello Mario Zarrillo puntava al successo dell’operazione millantando anche amicizie potenti con le colleghe dell’amante Ecco la prova del trasferimento Il documento del San Carlo che attesta l’ingresso come Oss di Veronica Vasapollo di VALERIO PANETTIERI POTENZA - «La Sig.ra Vasapollo Veronica, mostra la necessaria motivazione ed ha sviluppato buone competenze professionali perché possa essere utilizzata in questa Azienda quale Operatore Socio Sanitario». Sono le parole scritte nella delibera del San Carlo, datata 24 gennaio 2014, che attestano il trasferimento di Veronica Vasapollo, amante del colonnello della Guardia Di Finanza coinvolto nell’inchiesta “Vento del Sud”, dall’Asp di Lagonegro, dove lavorava a tempo indeterminato, all’ospedale San Carlo di Potenza. Un documento di “sostituzione”, perché la Vasapollo ha semplicemente fatto a scambio. Semplicemente avrebbe sostituito un’altra Oss disposta a trasferirsi a Lagonegro e questo documento ne è la prova. Alla fine di gennaio di quest’anno quindi le carte erano già pronte, tant’è che si parla di entrata effettiva prevista per il primo febbraio del 2014, quando poi in realtà le cose sono andate un po’ più per le lunghe. Ma la donna al San Carlo ci era già stata, con un contratto a tempo determinato, dal primo gennaio del 2013 al 31 agosto dello stesso anno. Negli stessi atti dell’inchiesta si legge che per un periodo, tramite una società privata, era arrivata in “prestito” all’ospedale di Potenza sempre da Lagonegro, dove invece era assunta a tempo indeterminato. Come ci è arrivata al San Carlo è ancora una questione che gli investigatori stanno valutando, anche perché è palese il fatto, stando alle intercettazioni, che il colonnello della finanza, ora ai domiciliari, avesse fatto di tutto pur di mettere in pratica il trasferimento della donna all’ospedale potentino. Perché nella parte dell’inchiesta che riguarda proprio il rapporto tra il colonnello e la sua mante Veronica Vasapollo si parla soprattutto di questo, delle operazioni messe in pratica dal colonnello per far ottenere i trasferimenti anche alle colleghe l colonnello Gdf Mario Zarrillo, in basso: Veronica Vasapollo e la determina del San Carlo sul trasferimento della donna della donna, alcune disposte a pagare “qualunque cifra” pur di poter trovare un modo di entrare dove desiderato. E il colonnello era sempre a disposizione, tanto da operare anche una sorta di pressing sulla Vasapollo pur di poter chiudere qualche affare da 20mila euro il favore, da dividere ovviamente con la sua compagna. Così ansioso che in alcuni casi, stando alle valutazioni stesse degli inquirenti, avrebbe millantato amici- zie e legami all’interno delle aziende ospedaliere utili a poter sistemare le cose. La stessa Laura Triassi, il giorno delal conferenza stampa in tribunale, ha ribadito che questo trasferimento al San Carlo è già stato appurato e che «non c’è nessun indagato» all’interno delle strutture sanitarie. Sta di fatto però che questo documento potrebbe costituire una prova indiretta del “successo” del colonnello nelle sue contrattazioni. Ma il rapporto tra il colonnello e la Vasapollo era anche fatto da migliaia di sms e telefonate inviati dai telefoni di servizio e quella notte che preso da un impeto di gelosia, dopo l’ennesimo controllo di una targa “sospetta” tramite accesso abusivo al sistema interforze di indagine, scoprì che a casa della dona c’era un medico di Lagonegro. la serata si concluse nel peggiore dei modi: gomme squarciate alla Mercedes del medico e alla stessa auto della Vasapollo. E non è stata l’unica volta: perché il colonnello di auto ne ha controllate tante, tutte poi risultate intestate a delle donne. Ma il rapporto con la Vasapollo che andava dalla pura relazione ad un vero e proprio duo disposto a fare “affari e soldi” è stato anche molto confidenziale, così tanto che ad un certo punto il colonnello, scoperte una serie di indagini nei suoi confronti, avrebbe telefonato la donna chiedendole un incontro per «mettersi d’accordo su cosa dire» all’interrogatorio di Polizia. Ma quindi, tornando alla vicenda dei trasferimenti, Zarrillo millantava o era veramente capace di fare ciò che diceva? Tutto ancora da vedere, così come sono da esplorare ancora i rapporti con il costruttore Leonardo Mecca e il funzionario regionale Dionigi Pastore, aiutati dal colonnello a scoprire qualche indiscrezione sulle indagini in corso in relazione ad un appalto milionario alla Regione Basilicata. D’altra parte Mecca sapeva come accontentare il colonnello, regalando notti di sesso con escort. Diversa invece è la questione sugli “aiutini” che il colonnello avrebbe elargito a Vito Antonio Zaccagnino, imprenditore coinvolto anche nell’inchiesta antimafia “Iena 2”, per ottenere lo sblocco di un finanziamento ex legge 488. Finanziamento che stando alle indagini effettivamente venne sbloccato. A svolgere un ruolo fondamentale in questo caso sarebbe stato anche il dirigente regionale del dipartimento Attività produttive, Michele Vita. Il suo nome compare in alcune intercettazioni dove il colonnello dice chiaramente che «Con Vita arriviamo al ministero». E adesso c’è un altro filone dell’inchiesta che andrà chiarito: quello sull’appaltone regionale, filone dove il ruolo del colonnello è stato strategico per permettere a Mecca e Dionigi Pastore di potersi accordare sulla gestione della gara, poi vinta proprio dalla ditta di cui Mecca è presidente. [email protected] LA GRANDE BELLEZZA Luca Braia ne approfitta, va in palestra e si “spara” un selfie che suona tanto come un avvertimento per i suoi compagni di partito. Anche lui si prepara al confronto nel Pd. “Quelli che dicono no, le feste de #laGrandeBellezza a Roma non si fanno. A Roma non so, ma a #Potenza sì!”. Gaetano Cappelli alla festa di Maurizio De Fino a Rifreddo. Bella gente, tante cubiste. La leggenda della fotografia cinematografica Vittorio Storaro, con macchina fotografica a tracolla, verso il bar Schiuma a godersi un caffè prima di un giro, entusiasmante, tra i Sassi. RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 6 Primo piano Lunedì 17 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it CINEMA E CULTURA Da oggi una settimana di eventi e incontri Il grande incanto approda a Matera Proiezioni per le scuole, mostre e dibattiti e la due giorni dell’Efa alla Camera di Commercio di ANTONELLA CIERVO Le locandine dei film che saranno proiettati da oggi al 20 marzo con spettacoli gratuiti al Comunale MATERA - Che Matera fosse città del cinema, lo dimostra la sua lunga storia che ne ha fatto un set naturale per decine di registi di tutto il mondo. Che il cinema, ancora oggi, la consideri punto di riferimento è dimostrato dalla riunione del consiglio di amministrazione dell’Efa, la European Film Academy, che si riunirà nella città dei Sassi dal 20 al 23 marzo. L’iniziativa, promossa dalla Camera di Commercio, impegnata in politiche di internazionalizzazione che coinvolgono i più differenti settori produttivi, ha impegnato anche Regione, Apt Basilicata, Comune, Provincia di Matera, Soprintendenza ai beni Storici, artistici ed etnoantropologici, Comitato Matera 2019, Conservatorio Duni, Lucana Film Commission, Confcommercio e Confesercenti. Clima primaverile e atmosfera di grande suggestione completano il quadro di una città che respira già aria di storia della celluloide. Da oggi il calendario, infatti, sarà fitto di appuntamenti che culmineranno con l’arrivo dei componenti del Cda della Film Academy presieduta da Agnieska Holland e che ha vanta Wim Wenders in qualità di presidente onorario. Da oggi vetrine del centro trasformate in set cinematografici, grazie ad una iniziativa di Confcommercio e Confesercenti che hanno lasciato libera la fantasia degli esercenti cittadini. Sarà la sala convegni della Camera di Commercio, da oggi al al 21 marzo ad ospitare la mostra fotografica di Domenico Notarangelo intitolata “Omaggio a Pier Paolo Pasolini - il Vangelo Secondo Mat- teo” che ritrae il celebre regista nel corso della lavorazione del suo capolavoro girato proprio a Matera. L’iniziativa è curata dall’Associazione culturale “Pier Paolo Pasolini - Matera”. Oggi alle 10,30 al cinema Comunale, proiezione riservata alle scuole superiori del film “I 400 colpi” di Francois Truffaut. Primo lungometraggio del maestro francese, il film è la storia del piccolo Antoine fra una madre leggera e un padre adottivo che non se ne cura molto. Lo scarso rendimento a scuola e l’irrequietezza lo conducono, su decisione della famiglia, in un riformatorio, lontano dal suo unico amico, Renè. Solo scappando da quel luogo di punizione, Antoine potrà finalmente vedere il mare per la prima volta nella sua vita. Domani, alle 10,30 sempre al cinema Comunale, proiezione sempre per gli istituti superiori de “Il ragazzo dai capelli verdi” di Joseph Losey. L’iniziativa è a cura di Lucana Film Commission, Comune e Provincia di Matera. E’ la storia di Peter, un bambino che vive con il nonno Gramp un’infanzia spensierata, sempre colpito però da un manifesto che invitava a non dimenticare gli orfani di guerra. Il piccolo, già deriso a scuola dai compagni, si sveglia un giorno con i capelli verdi, ulteriore causa dei dispetti degli altri scolari. Scappa perciò ne bosco dove, in sogno incontra gli orfani di guerra che gli ricordano che il colore dei capelli è sinonimo di libertà. Giovedì 20 marzo, alle 19,45 al cinema Comunale, proiezione gratuita aperta al pubblico del film “Deserto rosso” di Michelangelo Antonioni. Girato nel 1964, il film racconta la storia di Giuliana, moglie di Ugo, che vive un’esistenza tormentata e complicata anche da un ricovero in clinica che non ha portato alcun giovamento. Una finta malattia del figlio e l’incapacità di adeguarsi al mondo che la circonda, la conducono sempre più lontana da tutto e tutti. Venerdì 21 marzo alle 18,30, collegamento con Radiotre e la trasmissione “Holywood party”, promossa dal Comitato Matera 2019. Sabato 22 marzo alle 18,30 a Palazzo Lanfranchi, la cerimonia di inaugurazione della mostra “La grande bellezza della cineteca lucana” promossa dalla Lucana film Commission e dalla Soprintendenza ai Beni storici, artistici ed etnoantropologici. Tutto pronto, dunque, per trasformare la città in luogo di confronto e discussione sui temi legati al cinema e, più in generale, alla cultura che a Matera fa rima sempre più spesso con la settima Musa. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA La locandina della Camera di Commercio in occasione dell’assemblea della European Film Academy | LA CURIOSITA’ | Un turista speciale, ieri tra strade e monumenti A passeggio in cerca di luce Storaro cattura i colori della città MATERA - Non ha mai lasciato la sua macchina fotografica, quasi a voler fermare i secondi più suggestivi della città. Insieme a Raffaello de Ruggieri presidente del Musma, Ivan Focaccia presidente dell’associazione La Scaletta e ad altri qualificati accompagnatori, ha visitato i Sassi, il Musma e si è soffermato, come descrivono le foto di Cosimo Martemucci, davanti alla chiesa di S. Francesco d’Assisi così come in molti altri punti panoramici della città. Storaro ha prolungato così la sua visita in occasione dell’affollatissimo seminario che ha tenuto ieri a Matera a Palazzo Lanfranchi. [email protected] RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Primo piano Lunedì 17 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it | ALTRO DI ME.. 7 | Sabato scorso a Matera in scena con Francesco Zingariello Katia racconta la sua vita e il destino scritto di una diva TURISMO Telegraph travel «Visitate Matera» LA città dei Sassi spicca fra le migliori mete del 2014, secondo il periodico specializzato britannico “Telegraph travel”. Insieme alle isole Egadi, Matera infatti è segnalata dalla rivista inglese come destinazione per i turisti insieme alle città di Glasgow in Scozia, Bordeaux in Francia, Charleston negli Stati Uniti, alla riserva di Chengdu in Cina, al Liuwa Plain National Park dello Zambia, all’isola di Sumatra in Indonesia e infine Alacati in Turchia. Prosegue, dunque, il cammino positivo della città che, ancora una volta, rimbalza sulle cronache internazionale per le sue bellezze naturali e il suo patrimonio storico. Un riconoscimento che si aggiunge al percorso già avviato con l’ingresso nella short list per la candidatura a Capitale europea della cultura nel 2019. Il turismo straniero, in città, sta facendo sentire il suo peso con presenze che animano i flussi nel corso dell’anno. di ANTONELLA CIERVO SE io fossi il gestore del cine teatro Duni mi farei una domanda: “La struttura di cui mi occupo, è adatta ad ospitare pubblico, artisti, musicisti, ballerini, tecnici?”. E dopo la risposta negativa (che in questo caso sarebbe d'obbligo), comincerei a domandarmi perchè un edificio come questo, esempio di architettura d'avanguardia, debba essere destinato ad essere declassato a teatrino post bellico con poltrone sudicie, muri scrostati, luci malfunzionanti, porte vecchie e in pessime condizioni. Le riflessioni appena scritte sono la conseguenza di'un ulteriore umiliazione subìta, come cittadina e come appassionata di teatro in occasione dello spettacolo “Altro di me...”con Katia Ricciarelli e Francesco Zingariello. Mentre la celebre soprano de- MATERA - JKatia Ricciarelli non ha paura scorre alla sue spalle durante lo spettacolo. del tempo che passa. Anzi, lo trasforma in Dagli esordi alla Rai in bianco e nero ai paluna commedia musicale in cui non rispar- coscenici di tutto il mondo accanto a Luciamia nulla: errori, rimpianti, ma soprattut- no Pavarotti e Josè Carreras. E’ questa la fito rivalsa. Quella che da una nascita illegit- gura che rappresenta il filo rosso di gran tima, all’infanzia povera fino alla celebrità parte della sua esistenza. Ne parla più vole alla riccchezza, ha trasformato la giova- te, descrivendo la storia d’amore di due voci ne Katiuscia nella diva che il mondo della celebri, affini non solo nel canto ma anche lirica ha celebranel privato, to. nonostante “Altro di me”, la grandi liti e commedia musibellissime cale che ha portariappacificato in scena sabato zioni. E gli al teatro Duni è aneddoti non un viaggio non mancano solo nella vita di («Una volta riuna donna che dusse in brancon tenacia e pasdelli tutti i sione ha costruito miei vestiuna carriera preti...ma poi fu stigiosa, ma anbello fare pache nella storia ce...peccato del nostro Paese, per gli abiti»). che come la RicMa tra i riciarelli, dalla facordi, quelli me è passato al più struggenboom economico. ti sono per la Francesco Zinmadre, forte, gariello, tenore rimasta sola che si sottopone Due scene con Katia Ricciarelli e Francesco Zingariello, ancora giovaad un provino con Simona De Nittis e Sebastiano Andrea Meli (f. Martemucci) ne, ma mai lei, diventa confisconfitta dalla dente e complice vita. E poi l’odi quel viaggio. maggio alLe due voci si inl’uomo che ha contrano su arie trasformato celebri ma anla giovane rache brani della gazza do Rovitradizione nago nella granpoletana e dei de Katia Ricgrandi musical ciarelli, Ludoamericani. vico Patrolini, Lo spettacolo, bancario meche prende il lomane che fisuo titolo da una nanziò i suoi frase di Mimì, primi studi. nella Boheme, All’ex mariha il sapore di to Pippo Bauun racconto con do, Katia Ricinserti danzati ciarelli non da Simona De destina ricorNittis e Sebadi romantici. stiano Andrea Piuttosto freMeli in cui la vinetici nella ta reale diventa romanzo, amore, strage- descrizione quasi folcloristica delle nozze dia, passione. Le coreografie di grande celebrate in Sicilia quasi come una festa pasuggestione si muovono su un palco pieno tronale con serenata dell’Orchestra di Pipdi bauli, abiti di scena, cappelliere e vali- po Caruso nella prima notte degli sposi. gie. Ironica e senza falsi pudori, si affida al teUna bellissima prova, questa, per Fran- sto di Maurizio Costanzo e Enrico Vaime, cesco Zingariello, che attraverso arie cele- ispirato al suo libro autobiografico e alla bri e brani della canzone popolare italiana, regia di Marco Mattolini, mentre di volta in fa rivivere i grandi del passato, con voce di volta diventa interprete, diva, figlia, mogrande suggestione. glie ma sempre donna dalle scelte di cuoLa Ricciarelli si racconta anche grazie ad re. [email protected] uno straordinario album fotografico che Arredi danneggiati e disagi per chi assiste dalla galleria agli spettacoli al Duni Il triste volto di un teatro dimenticato Macchie scure su una poltrona in galleria al cine teatro Duni scriveva i suoi concerti nella sede prestigiosa dei Berliner Philarmoniker e al Metropolitan di New York, io mi guardavo intorno, cercando di restare seduta sulla poltrona dal sedile ammaccato, con macchie nere sullo schienale e con i piedi poggiati su un pavimento ricoperto da quella che molti anni fa era una moquette, credo, verde. Ascoltavo il racconto di luoghi che hanno accolto i pilastri della musica internazionale e mi vergognavo sempre di più, sperando che alla signora Ricciarelli, a Zingariello e alla compagnia (così come a tutti coloro che hanno calcato quel palco negli ultimi tempi) fosse stato evitato l'imbarazzo di vedere tutto ciò che di brutto c'è ormai in questo cine teatro. Assistere ad uno spettacolo in galleria, al cineteatro Duni, è un'esperienza che consiglio a molti, soprattutto a chi è davvero appassionato di cinema o di teatro ed è capace di superare tutti gli ostacoli che il destino, o la strafottenza gli pongono dinanzi. L'intervallo è un lasso di tempo che si può utilizzare in molti modi, in galleria: contando le poltrone rimaste intatte e non danneggiate da spettatori maleducati e non ancora riparate, contando le lampadine rimaste ancora in funzione, contando i pannelli laterali scrostati o chiudendo la porta che conduce ai corridoi esterni e che rimane sempre bloccata, lasciando entrare folate di freddo improvvise. Il tema dei contenitori culturali è una emergenza che va affrontata. Dai privati, dalle istituzioni, da chiunque abbia a cuore la civiltà, dovunque essa si trovi. Solo allora il gestore del cine teatro Duni potrà riproporsi la stessa domanda e darsi finalmente una risposta positiva. RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 8 Primo piano Lunedì 17 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it APPROFONDIMENTI La ricerca scientifica contro la pretesa egemonica della tecnoscienza divulgata da una massa di conformisti. Ma anche la cultura umanistica ha le sue responsabilità di ROSSELLA GAGLIARDI Tre continenti in pochissimo tempo, un libro The Predictive Brain (Sussex Academic Press) appena pubblicato negli Usa e Inghilterra e un ponderoso Dicionário das Ciências da Mente (Senac editora) in uscita nelle prossime settimane in Sudamerica. Cosa c’è all’origine di questa frenetica attività? Un’inquietudine inguaribile e, direi, il prender sul serio le cose che si fanno. Parliamo del libro che, nei giorni scorsi, ha presentato negli Emirati Arabi in occasione della 1° Conferenza Internazionale di Psicologia dello Sport, che ha visto ricercatori di Università di tutto il mondo dibattere temi sportivi e neurofisiologici, psicologici e filosofici, in presenza di grandi campioni dello sport. Sì, una bella occasione di discussione sui temi più avanzati della medicina e della psicologia applicata allo sport, con implicazioni ben oltre lo sport. La tesi del libro è che il nostro cervello non sia solo un struttura che reagisce agli stimoli esterni, ma che ci permette di fare ipotesi, di anticipare le conseguenze, di formulare aspettative. Tutto ciò molto prima della consapevolezza. Il libro tratta anche dell’intuizione. Cos’è, precisamente, un’intuizione: una conoscenza implicita, un sesto senso? Un’intuizione si presenta, per lo più, come uno scarto del pensiero che si accompagna a una sensazione allo stomaco. Ma non è un sesto senso. È un’intelligenza inconscia, estranea al ragionamento, che ci consente di far più rapidamente e meglio le cose rispetto alla razionalità cui si affida la nostra società. L’intuizione attinge a risorse depositate, nel corso dei millenni, negli archivi del nostro cervello, che ci consentono di agire rapidamente e spesso con stupefacente precisione, soprattutto senza affaticare troppo la nostra mente. Nessuno può farne a meno. Nemmeno coloro che pretendono di vivere nell’Olimpo della pura astrazione. Senza ragionamento, però, l’intuizione può essere fallace. È vero. Ma noi non sbagliamo solo quando ci fidiamo della nostra intuizione. Sbagliamo anche quando riflettiamo troppo sulle azioni da compiere, perché ‘soffochiamo’ le nostre sensazioni viscerali, privandoci della loro ‘saggezza’. Lo sanno bene i ballerini, i musicisti, gli atleti professionisti. Il nostro cervello sa molte più cose di quante ne conosciamo. Solo che ancora non sappiamo dimostrarlo. Ma se non è possibile dimostrarlo, allora non siamo più nel campo della scienza. Se questo fosse vero dovremmo tacere sulla gran parte delle cose della nostra vita. Ma la verità non appartiene solo ai sistemi esatti. Viviamo in un mondo, non in mezzo a correnti di elettroni. Siamo esseri dotati di pensieri, non semplici oggetti della psicologia, della fisica, dell’economia, delle scienze sociali. L’ideologia tecnoscientifica prova a farci credere che le cose stanno così. Ma le sue sono estrapolazioni banalizzate ed estremizzate. Che travolgono la stessa storia della razionalità. La scienza non ha niente a che fare con tutto questo. Niente diplomazie. Vede, quel che sta gradualmente venen- Cerchiamo stabilità ma la vita è transitorietà Il professore Mauro Maldonato, a sinistra la copertina del suo ultimo libro Qual è oggi la condizione dell'uomo occidentale? Le risposte del professore dell'Unibas Mauro Maldonato che sul Mezzogiorno d'Italia è spietato: "Un deserto lunare dove sono cadute, con un silenzio senza onore, intere generazioni" E la scuola? "Mira a creare cittadini prevedibili, amputando l'imprevedibilità, la creatività, l'innovazione" do meno è quello spirito critico che ha a lungo alimentato la ricerca scientifica: la sfida della libertà umana contro i poteri oscurantisti e repressivi. Oggi, ad occupare la scena è il conformismo senza pensiero di una massa di divulgatori scientifici servili verso il nuovo potere della tecnoscienza, seguaci acritici impegnati in una vasta opera di disinformazione e abbrutimento intellettuale. Si tratta di una sorta di proletariato intellettuale che presta al fanatismo della scienza una credulità superiore a quella del contadino medioevale verso il suo parroco; e che prende come rivelazione divina quello che dicono i dottori e gli scienziati nei media di oggi. Questo clima di ostentata efficienza ricorda quel tenebroso personaggio dostoevskiano, Shigaliev, che ne I Demoni delineava il sistema sociale ottimale: nove decimi dell’umanità a gregge, sulla base dei dati “perfettamente logici” delle scienze naturali. Come siamo arrivati qui? Perché si è affermato un modello sociale dominato dai principi della scienza avalutativa che sta facendo precipitare la società in un nuovo hobbesiano stato di natura. L’orizzonte della tecnoscienza, indifferente alle domande fondamentali della vita, sarà quello di un termitaio post-umano, popolato di animali ben nutriti, annoiati e violenti. Si guardi in giro. Dopo decenni di opulenza fine a se stessa e priva di scopi, lo scenario è occupato da RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Lunedì 17 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it uomini che camminano inquieti, senza orizzonte, esposti alle suggestioni più insulse. Possibile che sia tutta colpa della cultura tecnico-scientifica? Beh, non in quanto tale. Direi della sua pretesa egemonia. Del resto, anche la cultura umanistica ha le sue responsabilità. Si è adattata troppo facilmente al nuovo ruolo assegnatole di adorna ed erudita conoscenza specialistica, del tutto marginale per la società moderna, se non addirittura, come diceva Veblen, un lusso nocivo. Questo crescente malessere in un epoca di sostanziale benessere era sconosciuto alle generazioni precedenti. Oltre i nostri struggenti paesaggi, le metropoli d’Occidente pullulano di individui a caccia di emozioni e di distrazioni. Protestano solo contro determinati aspetti della società o insorgono contro un’organizzazione fondata sul calcolo e la razionalizzazione di ogni aspetto della vita? Lo Stato, fulgida creazione della razionalità occidentale, ha per troppo tempo promesso all’uomo quel che l’uomo profondamente desidera e la vita non gli dà: una condizione stabile, ferma, immutabile, e dunque del tutto diversa dalla condizione naturale della vita che è l’instabilità, la transitorietà, la mutabilità. Non si comprenderebbe questo tempo, senza venire a capo di queste ragioni prettamente psicologiche. Questa diagnosi è applicabile al Mezzogiorno d’Italia? Qui da noi questi meccanismi si sono saldati ad altri di natura storico-politica, facendo di questa parte del Paese il deserto lunare dove sono cadute senza rumore, e in un silenzio senza onore, intere generazioni. Ma questa è un’altra storia. E la scuola? Quali sono le sue responsabilità? La crisi della scuola, dalla primaria all’Università, più che con misure all’altezza dei problemi è stata affrontata con semplici riforme amministrative. Nel cuore di queste istituzioni serpeggia un’insidia che ne permea i meccanismi ordinari e appiattisce il sapere anziché elevare i livelli di istruzione degli scolarizzati: la banalizzazione. L’educazione è ormai del tutto funzionale alle esigenze della società. Il nostro sistema educativo è volto a generare cittadini prevedibili e, dunque, mira ad amputare l’imprevedibilità, la creatività, l’innovazione. Come se ne esce? Nessuno ho soluzioni. Forse invertiremo la rotta se riusciremo a ripensare la nostra stessa civilizzazione con una visione unitaria della vita e del sapere. Quella stessa condizione che aveva offerto a Copernico, Galileo, Keplero, Bacone la possibilità di vivere come uomini educati umanisticamente e, al tempo stesso, di lavorare come scienziati senza lacerazioni della coscienza. Primo piano 9 RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Lunedì 17 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it 39 REDAZIONE: via Nazario Sauro, 102 85100 Potenza Tel. 0971.69309 - Fax 0971.601064 POTENZA [email protected] Oggi l’anniversario del ritrovamento del corpo di Elisa Claps nella chiesa della Trinità Quattro anni e ancora mille misteri Un libro scritto da Gildo e Federica Sciarelli sui tanti depistaggi sul caso SONO passati quattro anni da quel 17 marzo che ha segnato in maniera indelebile l’intera città di Potenza. Il 17 marzo del 2010 tutti seppero che Elisa Claps non si era allontanata volontariamente - come qualcuno aveva sostenuto - ma era morta lo stesso giorno della sua scomparsa. Ed era morta nell’ultimo posto in cui era stata vista: la chiesa della Trinità di Potenza, nel cui sottotetto quel giovane corpo è rimasto per diciassette anni. La scoperta dei resti è stata la chiave di lettura perchè ha permesso, in base all’autopsia, di inchiodare alle sue responsabilità il principale sospettato, Danilo Restivo, condannato in primo e secondo grado a 30 anni di reclusione. Elisa Claps fu uccisa con tredici colpi di un’arma da taglio e punta, presumibilmente un coltellino, e fu colpita prevalentemente alle spalle mentre respingeva un assalto sessuale. Queste sono le conclusioni degli esami effettuati sui poveri resti. Una delle prove della colpevolezza di Restivo è giunta dal maglione che la ragazza indossava quella mattina perchè sul capo è stata trovata una traccia di dna che senza alcun dubbio i Ris hanno attribuito a Restivo. Il rinvenimento dei resti si è intrecciato con altre vicende. Infatti l’omicidio di Elisa Claps, per modalità e analogie, è molto simile a quello di Heather Barnett, sarta inglese di Bournemouth (sud dell’Inghilterra), uccisa il 12 novembre del 2002. Era vicina di casa di Danilo Restivo. E poi, negli ultimi mesi, è emerso anche un collegamento con il suicidio della dirigente della Digos di Potenza, Anna Esposito. La donna è stata trovata morta all’età di 35 anni il 12 marzo 2001 in quello che fin dai primi istanti era sembrato un caso anomalo di suicidio. Su tutte queste vicende proprio in questi giorni è uscito il libro, scritto da Federica Il ritrovamento del corpo di Elisa nel sottotetto della Trinità Sciarelli e Gildo Claps, “Per Elisa, 18 ASSEMBLEA REGIONALE DI FORZA ITALIA anni di depistaggi, silenzi e omissioni”. Mentre oggi, alla trasmissione “I fatti vostri” su Rai Due, si parlerà della morte di Anna Esposito. Secondo la mamma di Elisa, Filo«SARÀ un momento di ripartenza per costruire Forza Italia in Basilicata. L'omena, ed il fratello Gildo, in particobiettivo è costruire un’alternativa al sistema di potere che per molto tempo e lare, il ritrovamento del 17 marzo è con risultati assai poco lusinghieri governa a tutti i livelli la nostra regione». Co“una messinscena” perchè la scosì il coordinatore regionale di Forza Italia, Cosimo Latronico, che presenta cpsì perta era già stata fatta prima da l’assemblea regionale del partito in programma oggi a Potenza, alla presenza due donne delle pulizie e di questo di Raffaele Fitto. «Il progetto di Forza Italia di dar vita al polo dei moderati e dei era a conoscenza il vice parroco che liberali. Il dialogo con Raffaele Fitto ha il senso di intessere un rapporto sempre lo avrebbe comunicato anche ai verpiù fecondo con un leader meridionale di valore, ma anche di provare a testici della Diocesi. Le due donne sono sere una relazione con la Puglia per guardare a quella regione del sud est, che ancora sotto processo per false dimetta insieme i punti di forza del sistema lucano e di quello pugliese». chiarazioni al pm. La svolta nel mistero ha portato alla condanna di Restivo Oggi Raffaele Fitto a Potenza FORUM GIOVANILE Dove si creano le proposte E’ ATTIVO il Forum giovanile comunale. A comunicarlo l’assessore alle Politiche giovanili Emiddio Fiore. Il Forum dei Giovani «mira a favorire la piena consapevolezza, sollecitando i ragazzi a farsi promotori di idee progettuali da sottoporre all’amministrazione comunale, sulla base delle proposte che verranno elaborate dai gruppi di lavoro. Immediatamente attivo, è un importante strumento di partecipazione delle realtà giovanili alla vita amministrativa e istituzionale della città. Rappresenta, infatti, l’organo consultivo per l’amministrazione comunale che potrà avvalersene per finalizzare interventi mirati, ma anche propositivo per le deliberazioni di Giunta e Consiglio comunale che riguardano le tematiche giovanili. Il Forum, inoltre, promuove progetti, attività, dibattiti, ricerche e iniziative volte a un miglior utilizzo del tempo libero. Fratelli d’Italia contro Si riunisce il consiglio Pappagalli brasiliani la violenza sulle donne comunale dei ragazzi e solidarietà Ieri un nuovo femminicidio: un fenomeno contro il quale Fratelli d’Italia è sceso ieri in piazza per sensibilizzare i cittadini. RETE UNESCO ALLA LEOPARDI Un poster per la pace OGGI alle 16.30, nell’ambito della manifestazione “Un poter per la Pace – Il nostro mondo, il nostro futuro” promossa dal Club Lions Pretoria Potenza, sarà presentato il logo del Comprensivo “Leopardi” unitamente a quello Unesco. L’Istituto è l’unico a Potenza ammesso alla rete Unesco in quanto da anni integra le proprie attività curriculari con programmi e progetti educativi che puntano alla tutela dei diritti umani e della diversità culturale. La manifestazione si svolgerà presso l’Aula Magna della Scuola Secondaria. Il 22 marzo, poi, verrà presentato un percorso laboratoriale indirizzato agli allievi di strumento. Fino alla fine dell’anno previste iniziative finalizzate alla conoscenza del periodo gesualdiano. Oggi alle 16,30, nella sala del consiglio comunale, si riuniranno i nostri giovani amministratori, guidati dal sindaco Anna Caputo. MUSICA Successo per gli Sugar sound TEATRO pieno per la band potentina degli Sugar Sound che ha presentato la sua terza “creatura” dal titolo “She’s My Baby”. Oltre ai più conosciuti brani dell’artista emiliano Zucchero Fornaciari, sette inediti scritti e musicati da Antonello Lioi (leader e voce del gruppo) e Gianfranco Cloralio. Alla serata presente anche il coro dei ragazzi dell’Ic Sinisgalli e il trio cabarettistico La Ri- Il teatro pieno cotta. E poi il contributo degli Audio Due, che ha interpretato alcuni brani della band potentina. L’incontro tra l’associazione “Via dei matti n. 0” e “Insieme onlus” ha permesso di realizzare la commedia “Lu pappaadd brasilian”. TRIBUNALE DI POTENZA PROC. ESEC. IMM. 176/2011 R.G.E. G.E. Dott.ssa Chiara Malerba LOTTO UNICO: Abitazione in Potenza in Via Mazzini n.86. Fabbricato adibito a civile abitazione piano terzo, al foglio 48 particella 864 sub 26, piano 3 cat. A/3 classe 5 consistenza 4,5 vani. Superficie lorda abitabile m2 115,4, superficie balcone m2 6,16. L’immobile si trova nel Comune di Potenza e in particolare alla via Mazzini n.86. L’appartamento è formato da un lungo corridoio, una cucina, un bagno, un soggiorno e due stanze da letto come da relazione CTU Stato dell’occupazione: Immobile occupato dal debitore PREZZO BASE Euro 190.800,00 Offerta d’acquisto minima in aumento: libera nella vendita senza incanto; Euro 38.160,00 (trentottomilacentosessanta/00) sia in sede di eventuale gara nella vendita senza incanto, sia in sede di vendita con incanto, pari al 5% del prezzo arrotondato per eccesso al migliaio di euro più prossimo. Vendita senza incanto 21.05.2014 alle ore 12,00 presso lo studio del Professionista delegato dott. Pietro Pompeo PISANI in Potenza, Via della Chimica 9. Eventuale incanto 30.07.2014 alle ore 12,00. Gli interessati possono assumere ulteriori informazioni presso il Tribunale di Potenza – Sezione Civile – Ufficio Esecuzioni Immobiliari – Via N. Sauro (piano quarto), e/o sui siti www.astegiudiziarie.it e www.studiocommercialistipisani.com oppure presso il Professionista Delegato dott. Pietro Pompeo PISANI, (anche per la visita dell’ immobile posto in vendita, previo appuntamento) con studio in Potenza, Via della Chimica, n. 9; Tel. 0971-56903; Fax 0971-476198; mail: [email protected] e PEC: [email protected]; RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Potenza e provincia Lunedì 17 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it 41 SENISE L’ambasciatrice ha incontrato il sindaco e la comunità lucana Un gemellaggio con la Moldavia Per Pittella è questa un’occasione anche per lo sviluppo turistico SENISE - Visita a Senise della ambasciatrice in Italia della Moldova. Accolta dal sindaco Giuseppe Castronuovo e dall’intera amministrazione comunale e accompagnata dal presidente la giunta regionale, Marcello Pittella, Stela Stingaci, dopo aver fatto una visita seppur repentina nel centro abitato si è detta contenta di questa esperienza, che comunque era stata in precedenza preparata. La diplomatica infatti è arrivata con in agenda il nome di un comune della sua regione, pronto a gemellarsi con Senise. Si tratta di Carahasani, luogo descritto come molto attraente, dove si produce vino molto buono. In precedenza il sindaco Castronuovo, aveva sottolineato la nuova strategia mirata ad attirare turismo dalle nostre parti. Ed in tal senso va letto il contatto avuto lo scorso anno, con l’ambasciata di Russia a Roma che dunque precede questa con la Moldova: «si tratta - ha detto il sindaco - di aprirsi al nuovo mondo che va oltre i confini regionali e nazionali e per questo salutiamo con soddisfazione l’avvio di nuove relazioni». Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente Pittella che ha manifestato la sua soddisfazione in occasioni come queste, ricordando che esperienze di collaborazioni, sono già avviate ed attive con la Romania e dunque quale migliore occasione per allargare l’orizzonte dei rapporti tra i popoli: «L’Europa, ha detto il presidente - non deve arroccarsi ma aprirsi ai nuovi popoli che entrano a far parte di questa famiglia; si tratta di guardare il mondo con occhi di- versi, disponibili ad ascoltare le istanze che arrivano da ogni parte». Ad accogliere l’ambasciatrice, anche alcune delegazioni di associazioni di volontariato co- La diplomatica moldava con il sindaco me Argento vivo, presieduta da se di giugno, per avviare la prima Gabriella Policicchio e il Buon sa- parte del gemellaggio. Lo scammaritano, presieduto da Domeni- bio della vista naturalmente verco Chiorazzi. Alla fine poi, si è con- rà stabilito in quella occasione di venuti sulla opportunità di preve- comune accordo. Alla fine c’è stadere una visita in Moldova ed in to uno scambio di doni con l’offerparticolare proprio a Carahasani, ta di un paniere di prodotti tipici. Gianni Costantino probabilmente nel prossimo me- MARSICO NUOVO Oggi incontro con amministratori, tecnici e dirigenti dell’Eni Petrolio, «ora vogliamo garanzie» «E’ tardi per dire no, ma pretendiamo tutela ambientale e la salute dei cittadini» MARSICO NUOVO – “Problematiche inerenti l’estrazione petrolifera Pozzo Pergola 1”. E’ il tema dell’incontro pubblico organizzato dall’amministrazione comunale che si svolgerà questa sera, dalle 18 in poi, nell’aula magna del Liceo Scientifico di Marsico Nuovo. Al tavolo dei relatori ci saranno il sindaco della cittadina marsicana, Domenico Vita, il presidente della Regione, Marcello Pittella, l’assessore regionale all’Ambiente, Aldo Berlinguer, il direttore del CNR, Enzo Lapenna, il responsabile di Eni Distretto Sud Meridionale di Viggiano, Ruggero Gheller e il direttore dell’Arpab, Raffaele Vita. Un incontro che ha spiegato il sindaco Vita «è finalizzato all’ottenimento di tutte le garanzie necessarie a salvaguardare sia la salute che l’ambiente nella fase di perforazione del pozzo e nella fase di realizzazione delle condotte dell’oleodotto». Per il primo cittadino «sarebbe illusorio e inutile sostenere, ora, che le estrazioni non dove- Potenziare le funzioni Osservatorio di Marsico vano giammai interessare la Val d’Agri, come personalmente avrei di sicuro preferito, al pari di non pochi altri amministratori e cittadini, per non dire degli imprenditori agricoli e turistici che più degli altri hanno subito conseguenze». «Inoltre ho sostenuto – continua Vita - che sulle vicende petrolio occorre voltare pagina, mettendo a frutto analisi, preoccupazioni e prospettive possibili e questo si richiede alla classe dirigente». Questione centrale «è quella della tutela dell’ecosistema e della salute delle persone». In tal senso, «la Regione – evidenzia Vita - deve potenziare e rendere penetrante la funzione dell’Osservatorio Ambientale istituito da qualche anno a Marsico nuovo, ma per il quale non è stato ancora attivata una funzione indipendente di alta vigilanza». «Questo - aggiunge - è l’unico modo per garantire alle comunità interessate che l’estrazione petrolifera e il funzionamento del Centro Olio usino le più moderne tecnologie conosciute a livello mondiale e di mettere in condizione gli enti preposti al controllo, con strumentazione adeguata». Angela Pepe Salvatore a Bella per parlare di economia BELLA - Dominick Salvatore a Bella per parlare di economia a tutto campo. L’economista tra i maggiori esperti a livello mondiale, nonché docente in materia presso le università di New York (Fordham University), Pechino (Shanghai Finance University), Vienna e in Sud Africa a Pretoria. A Bella per motivi personali (la moglie, Lucia Ferrone è lucana) ha fatto anche un punto della situazione in Italia e in Basilicata, ai tempi della crisi economica e sociale in atto. «L’Italia, ormai, è da 20 anni in lento declino e questo dipende dalla scelta di non aver fatto le giuste riforme. Le riforme se fatte hanno dei costi immediati per ottenere benefici nel tempo. Il punto è che ci sono troppe leggi in Italia che frenano lo sviluppo, la prima cosa da fare è semplificare – afferma Salvatore - perché abbiamo oltre 120 mila leggi inutili. Per capire meglio, aprire un’impresa in Italia costa 24 volte in più rispetto ad altri paesi e questo scoraggia inevitabilmente l’attività d’impresa. Bisognerebbe sì estrarre il petrolio, ma a patto che la Basilicata riceva i benefici che merita, per non parlare anche del turismo che è una risorsa ancora poco sviluppata». L’incontro con Salvatore si è tenuto presso la bibliomediateca dell’Istituto Comprensivo di Bella cui hanno preso parte gli allievi della scuola media, il sindaco Celentano, gli assessori Leone e Ferrone e il dirigente scolastico Mario Coviello. Un’occasione unica e straordinaria per i giovanissimi allievi della scuola bellese. Davide Di Vito CANTISANI (IDV) Nessun precario a casa Il centro oli di Viggiano TRIBUNALE DI POTENZA AVVISO DI VENDITA IMMOBILIARE SENZA INCANTO E CON INCANTO PROCEDIMENTO DI ESPROPRIAZIONE IMMOBILIARE R.G.E. 117/2004 SECONDA VENDITA Il sottoscritto Avv. Anna Sbailo, con studio in Pignola (PZ) alla Traversa Aldo Moro n. 11, custode giudiziario nonché professionista delegato alle operazioni di vendita, giusta Ordinanza del Giudice dell’Esecuzione del Tribunale di Potenza, Dott.ssa Chiara Malerba, emessa in data 05.04.2013, nonché autorizzato alla seconda vendita con ribasso di 1/4 del prezzo a base d’asta con ulteriore Provvedimento del 14.02.2014, visti gli artt. 570 e segg., 576 e segg. e 591 bis c.p.c., RENDE NOTO che il giorno 14 MAGGIO 2014 alle ore 16:00 presso lo studio del sottoscritto sito in Pignola (PZ) alla Traversa Aldo Moro n. 11, si procederà alla vendita senza incanto, con ribasso di 1/4 del valore, dei seguenti beni immobili: LOTTO N. 1: - Diritto di piena proprietà su terreno sito in Potenza alla C/da Torretta, distinto in catasto al foglio di mappa 14, part.lla 1265, di complessivi mq. 624, seminativo classe 3, reddito dominicale € 1,13 reddito agrario € 0,97. Stato: occupato dal debitore PREZZO BASE: € 3.510,00 (ribasso di 1/4) OFFERTA MINIMA IN AUMENTO: € 200,00 LOTTO N. 2: - Diritto di piena proprietà su terreno sito in Potenza alla C.da Cerreta Trinità - Sicilia, in catasto al Foglio di mappa 17 part.lla 247, pascolo classe 3, di complessivi mq. 2520, reddito dominicale di € 1,17 e reddito agrario di € 0,91. Stato: occupato dal debitore PREZZO BASE: € 9.450,00 (ribasso di 1/4) OFFERTA MINIMA IN AUMENTO: € 500,00 Nelle ipotesi di cui all’art. 569, terzo comma, c.p.c., il giorno 17 LUGLIO 2014 alle ore 16:00 presso lo studio del sottoscritto sito in Pignola (PZ) alla Traversa Aldo Moro n. 11, si procederà alla vendita con incanto dei medesimi beni immobili. Le domande per partecipare alla vendita dovranno essere corredate da bollo di ? 16,00. Nella vendita senza incanto le offerte di acquisto, dovranno essere depositate in busta chiusa presso lo studio del professionista delegato sito in Pignola (PZ) alla Traversa Aldo Moro n. 11 entro le ore 19:00 del 13 Maggio 2014. Nella vendita con incanto gli offerenti dovranno depositare presso lo studio del professionista delegato sito in Pignola (PZ) alla Traversa Aldo Moro n. 11, entro le ore 19:00 del 16 Luglio 2014, domanda di partecipazione alla vendita. Per maggiori dettagli sulle modalità e condizioni di vendita contattare l’Avv. Anna Sbailo, custode giudiziario e delegato alla vendita, al n. 347-0865516, o consultare il sito www.astegiudiziarie.it, ove sono pubblicati l’avviso di vendita, l’ordinanza e la relazione di stima. Potenza, 12.03.2014 Il Professionista Delegato Avv. Anna SBAILO «LA protesta dei lavoratori precari del Po Fesr va nella stessa direzione dell’iniziativa che IdV ha avviato per abolire le leggi Fornero e per affermare il principio che nessun lavoratore precario debba tornare a casa». E’ quanto afferma la segretaria regionale di IdV Maria Luisa Cantisani che aggiunge: «nel caso di lavoratori che hanno svolto attività di assistenza tecnica alla Pubblica Amministrazione (Regione) la situazione che si è creata è ancor più ingiusta perché a decidere di fare a meno di queste esperienze professionali è una controparte pubblica. Il rischio che ravvisiamo inoltre è di alimentare una sorta di guerra tra poveri tra vecchi e nuovi precari». TRIBUNALE DI POTENZA AVVISO DI VENDITA IMMOBILIARE SENZA INCANTO E CON INCANTO. PROCEDIMENTO ESECUTIVO N. 66/1996 R.G.E. III ESPERIMENTO DI VENDITA Il sottoscritto Avv. Anna Sbailo, con studio in Pignola (PZ) alla Traversa Aldo Moro n. 11, custode giudiziario nonché professionista delegato alle operazioni di vendita, giusta Ordinanza del Giudice dell’Esecuzione del Tribunale di Potenza, Dott.ssa Emanuela Musi, emessa in data 16.09.11, successiva proroga del 28.02.2014 del Giudice dell’Esecuzione, Dott.ssa Chiara Malerba, autorizzato alla seconda vendita con ribasso di 1/4 del prezzo a base d’asta, con Provvedimento del 14.06.2013, nonché, autorizzato alla terza vendita con ulteriore ribasso di 1/4 del prezzo a base d’asta, con Provvedimento del 14.02.2014, visti gli artt. 570 e segg., 576 e segg. e 591 bis c.p.c., RENDE NOTO che il giorno 13 MAGGIO 2014 alle ore 16:00 presso lo studio del sottoscritto sito in Pignola (PZ) alla Traversa Aldo Moro n. 11, si procederà alla vendita senza incanto, con ulteriore ribasso di 1/4 del valore, dei seguenti beni immobili LOTTO UNICO - Diritto di piena proprietà dei terreni siti in agro di Ruoti (Pz) alla contrada Miceli, foglio di mappa 2, part.lle nn. 73, 75, 86 e 62, di are complessive 149,18 di cui circa 114,18 a seminativo e circa 35 a cespugliata di ginestre nelle particelle 73 e 75; In catasto al N.C.T. del Comune di Ruoti (PZ), foglio 2, part.lla 73, are 54,00, seminativo classe 4, R. D. € 5,02, R.A. € 5,58; part.lla 75, are 46,80, seminativo classe 4, R. D. € 4,35, R.A. € 4,83; part.lla 86, are 20,60, seminativo classe 4, R. D. € 1,92, R.A. € 2,13; part.lla 62, are 27,78, seminativo classe 4, R. D. € 2,58, R.A. € 2,87; Stato: occupato dal debitore Precisazioni urbanistiche: : i terreni ricadono in zona “agricola” come da Certificato di destinazione Urbanistica rilasciato dal Comune di Ruoti in data 06.09.2000. PREZZO BASE: € 3.093,75 (secondo ribasso di 1/4) OFFERTA MINIMA IN AUMENTO: € 155,00 Nelle ipotesi di cui all’art. 569, terzo comma, c.p.c., il giorno 16 LUGLIO 2014 alle ore 16:00 presso lo studio del sottoscritto sito in Pignola (PZ) alla Traversa Aldo Moro n. 11, si procederà alla vendita con incanto dei medesimi beni immobili. Le domande per partecipare alla vendita dovranno essere corredate da bollo di € 16,00. Nella vendita senza incanto le offerte di acquisto, dovranno essere depositate in busta chiusa presso lo studio del professionista delegato sito in Pignola (PZ) alla Traversa Aldo Moro n. 11, entro le ore 11:00 del 12 Maggio 2014. Nella vendita con incanto gli offerenti dovranno depositare presso lo studio del professionista delegato sito in Pignola (PZ) alla Traversa Aldo Moro n. 11, entro le ore 11:00 del giorno 15 Luglio 2014, domanda di partecipazione alla vendita. Per maggiori dettagli sulle modalità e condizioni di vendita contattare l’Avv. Anna Sbailo, custode giudiziario e delegato alla vendita, al n. 347-0865516, o consultare il sito www.astegiudiziarie.it, ove sono pubblicati l’ordinanza di vendita, l’avviso di vendita e la relazione di stima. Potenza, 12.03.2014 Il Professionista Delegato Avv. Anna SBAILO RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Lunedì 17 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it 42 REDAZIONE: piazza Mulino,15 75100 Matera Tel. 0835.256440 - Fax 0835.256466 MATERA [email protected] L’assessore all’urbanistica: «I 10 punti sui cui puntavo non sono più priorità della giunta» «Perchè mi hanno fermata?» Ina Macaione scrive a sindaco e consiglieri: «Ostacoli anche di natura individuale» IL suo non è un ultimatum, così come lo intendono gli esperti in politica, ma una chiamata alle armi per chi, come lei vive la responsabilità di un ruolo pubblico per trasformarla in operatività. La lettera aperta che l’assessore all’urbanistica ha inviato al consiglio comunale, a tratti, ha il sapore del saluto di chi ripone le armi e si adatta alla ragion di Stato. In realtà la diretta interessata spiega che ha tutt’altro senso. Ina Macaione è arrabbiata perchè in alcuni casi, pur in presenza degli strumenti per operare, è stata costretta all’immobilità. «Per colpa, a volte di stupidaggini - spiega -E poi ci sono alcuni aspetti che riguardano i Sassi dei quali io, ad esempio, non sono stata avvisata». Uno dei passaggi decisivi della lettera dice: «Non so valutare se nell’immediato futuro sarò più utile all’interno dell’amministrazione o all’esterno dove forse potrei essere più adatta ed efficace per spingere verso quel salto di qualità indispensabile per non perdere quanto finora prodotto». «Nel testo segnalo 10 punti che sono cose che ho sempre messo un tavolo, che abbiamo condiviso con il sindaco e la giunta ma che negli ultimi tempi non fossero più priorità. Credo molto nella possibilità di Matera di essere capitale della cultura e non vorrei che si tornasse indietro negli anni ‘80. Ci sono molte persone che valgono, in questa città, ma bisogna darsi da fare. Sono ingenua? Forse, ma se non ci crediamo noi, chi deve farlo?Bisogna lavorare in modo coerente all’obiettivo che ci siamo dati e la comunità deve decidere». I punti che concludono la lettera aperta riguardano i Sassi e le modalità di gestione, la scuola con la realizzazione della Bramante, le piazze e i luoghi pubblici, la rigenerazione dei quartieri, il co-housing, il verde intelligente e il recupero di aree come quelle del borgo La Martella, il recupero ambientale, il museo demoetnoantropologico, le “porte della città” e il ruolo nodale di piazza della Visitazione e l’urban center, progetto di d’accompagnamento al piano strategico. Ina Macaione parla, in alcuni passi di ostacoli, lasciando intravedere meccanismi di bassa politica non proprio edificanti «Non solo oggettivi, come ad esempio contrada Granulari, che si frappongono alla realizzazione dei progetti. Ostacoli, anche di natura individuale, prodotti per conservare gli interessi di pochi, indebolendo o deviando quel prezioso lavoro collettivo, volto a condividere a livello di qualità la realizzazione dei cam- Uniti a quelli della Regione completano il programma Adduce risponde a Renzi e chiede tre milioni per i lavori alla scuola Torraca DOPO aver destinato circa due milioni di euro per mettere in sicurezza l’edilizia scolastica della città, dopo aver recuperato i fondi necessari per dare una definitiva soluzione alla scuola di via Bramante attraverso la realizzazione di un edificio moderno e adeguato ai bisogni di alunni, docenti e genitori, si avvia a soluzione anche il problema riguardante la scuola media Torraca. Il sindaco Salvatore Adduce, infatti, ha risposto alla lettera inviata da Matteo Renzi a tutti i sindaci dei comuni italiani con la quale il Presidente del Consiglio dei ministri ha chiesto di segnalare un edificio scolastico su cui effettuare lavori di risistemazione. Nelle scorse ore Adduce ha inviato alla cabina di regia, appositamente istituita da Renzi per seguire la vicenda dell’edilizia scolastica e la ripresa dei lavori pubblici, l’apposito modulo compilato con cui si chiede un contributo di 3 milioni di euro per ricostruire la scuola media inferiore “Francesco Torraca” di Matera. Così come richiesto dal Presidente del Consiglio, il sindaco ha inviato la scheda con l’indicazione della Dai Sassi alle aree verdi di La Martella fino alla realizzazione della ex scuola di via Bramante. Sono alcuni dei punti che l’assessore Macaione vuole risolvere presto biamenti. Non voglio ostacolare i processi, nè accelerarli, ma vorrei che mostrassimo quanto valiamo». La lettera inviata ai consiglieri rappresenta per alcuni versi un bilancio di «Un lavoro faticoso, giunto in dirittura d’arrivo». Non proprio, dal momento che annuncia di voler creare «gruppi di attività per produrre lavoro e contribuire al processo di innovazione soprattutto delle imprese sulla base delle tre “R” (reuse, reduce, recyicling). La Macaione torna sullo schema che ha ribattezzato VVIMS, ovvero: visione, valori, identità, missioni, strategie. Un programma di tutto rispetto. Qualcuno la aiuterà a farlo ripartire? [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Matteo Maffei Tantissimi auguri al piccolo Matteo Maffei per il suo compleanno (6 anni) da parte di nonno Mimmo e nonna Lucia scuola, il valore dell’intervento, le modalità di finanziamento e la tempistica di realizzazione. Costruita nel 1966, la scuola si estende su 3.500 metri quadri e su quattro piani per ospitare circa 600 studenti. «Se l’impegno del Governo venisse confermato – afferma Adduce – potrebbe arrivare presto a una soluzione definitiva il problema della messa in sicurezza dell’edificio scolastico per il quale, secondo la stima dei tecnici, occorrono circa 6 milioni. Infatti, nelle prossime settimane la Regione Basilicata ratificherà un accordo con il quale si assegnano al Comune di Matera 3 milioni di euro finalizzati allo stesso scopo. Avremmo così in dotazione la somma necessaria (3 meuro derivante dal Governo e altri 3 meuro derivanti dalla Regione) per risistemare definitivamente la scuola Torraca. I tempi saranno rapidi. Infatti, Renzi ha assicurato che già entro i prossimi quindici giorni individuerà le strade per semplificare le procedure di gara e per liberare fondi dal computo del patto di stabilità interna». [email protected] Paolo Paradiso Come vedi oggi tocca a te essere immortalato nelle nostre pagine! Buon compleanno da tutti noi! RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Matera e provincia Lunedì 17 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it POMARICO Indagini a tutto tondo sulle modalità di ingresso dei ladri 43 Furto al Comune, nuovi interrogativi Scontro sulla Basentana muore centauro pugliese POMARICO - «Il furto non può essere avvenuto di notte». L'assicura il presidente dell'Istituto di vigilanza L'Aquila, di Pomarico. Mauro Sciocia è infatti intervenuto in merito al furto avvenuto a danno degli uffici comunali di corso Garibaldi. Sciocia parte dai rapporti del suo agente sul posto, visto che è il suo istituto a garantire il servizio di vigilanza notturna per il Municipio. Il punto è che almeno fino alle 4 di notte l'uomo in servizio non ha visto entrare o uscire nessuno dall'ex convento sede del Comune. Dettaglio non secondario e accertato anche dai carabinieri di stanza sul po- PISTICCI - Non ce l’ha fatta Angelo Smiraglia, imprenditore 50enne di Taranto che ieri ha perso la vita in un incidente sulla Basentana all’altezza di Pisticci. L’uomo viaggiava con altri motociclisti e si è scontrato con una Mitsubishi guidata da Francesco Camardo, 43 anni di Pomarico. Sembra che l’auto che viaggiava nella stessa direzione, stesse svoltando quando è giunta la moto guidata che non è riuscita a frenare. Sul luogo dell’incidente sono giun- sto. A questo punto, dato che non sono stati trovati segni d'effrazione, scasso ecc. come sono entrati i ladri nel Comune? Le ipotesi adesso vanno ancora analizzate. «Sta di fatto che con telecamere in collegamento con noi non sarebbe potuto accadere - ha aggiunto Sciocia. Il fatto è che il Municipio ha diversi ingressi, e durante il giorno ha porte aperte. Con, per giunta, tanti spazi interni poco frequentati e la sala consiliare quale ulteriore possibilità d'uscita. O fuga. Nunzio Festa [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA La sede del municipio di Pomarico ti i sanitari del 118, i carabinieri e personale dell’Anas. La società in una nota, chiarisce che il tratto in cui è avvenuto l’incidente era un rettilineo. [email protected] PISTICCI Le reazioni all’annuncio del ricorso dell’azienda alla cassa integrazione «L’Amaro lucano non va lasciato solo» L’onorevole Burtone (Pd) e il consigliere Florio (centro democratico) segnalano il caso ROMA - Le notizie relative ad un prossimo periodo di cassa integrazione per i lavoratori dell’Amaro Lucano hanno destato le attenzioni dell’onorevole Giovanni Burtone (Pd), non nuovo ad attività parlamentari riguardanti il territorio di Pisticci. Burtone ha presentato una interrogazione a risposta in Commissione ai Ministri dello Sviluppo Economico e del Lavoro per conoscere in maniera più dettagliata gli aspetti specifici che riguardano l’azienda proprio in relazione alle sue esigenze sul fronte occupazionale. In premessa, Burtone fa notare che «L’Amaro Lucano è uno dei brand più noti del made in Italy anche all’estero e rappresenta una delle eccellenze della Basilicata; sarebbe previsto a breve da parte dell’azienda il ricorso ad un periodo di cassa integrazione ordinaria di 13 settimane rinnovabili; non si tratta di una buona notizia per i lavoratori dello stabilimento che avevano già fatto ricorso in precedenza allo strumento del contratto di solidarietà per affrontare una fase di congiuntura non facile; tale ricorso però era durato dall’aprile 2012 al marzo 2013 e da ottobre fino a dicembre 2013, quando l’azienda vi aveva rinunciato, e pertanto vi era fiducia sul superamento delle difficoltà; l’annuncio di ricorso alla «Il Governo si attivi per conoscere il piano industriale di questa azienda per il futuro ed evitare che questa crisi intervenga sulla realtà produttiva dello stabilimento» Una fase di lavorazione dell’Amaro lucano cigo ha quindi sorpreso i lavoratori ed anche le organizzazioni sindacali; occorre non lasciare sola una impresa storica patrimonio della imprenditoria nazionale» E’ sulla scorta di questi presupposti che Burtone chiede «Di conoscere se e quali iniziative il governo intenda attivare per conoscere dall’Amaro Lucano il proprio piano industriale per il futuro ed evitare che una fase congiunturale di crisi possa compromettere la realtà produttiva dello stabilimento di Pisticci e se, nell’ambito più generale delle politiche industriali che l’esecutivo intende porre in essere, vi siano gli strumenti per evitare il ricorso agli ammortizzatori sociali e supportare un brand strategico nel panorama produttivo italiano. «La riduzione produttiva che si registra nello stabilimento di Pisticci dell’Amaro Lucano non può che preoccuparci principalmente per due ordini di motivo: i livelli occupazionali che insieme al mantenimento del salario pieno di questi tempi sono un problema sempre più drammatico; il futuro di un marchio da sempre considerato simbolo non solo delle produzioni della Basilicata quanto piuttosto del made in Italy». E’quanto sostiene Rossana Florio, Centro Democratico, consigliere comunale di Pisticci. Nel ricordare che solo una decina di giorni fa il Presiden- te Pittella in occasione dei 120 anni del marchio “Amaro Lucano”, nella lettera di felicitazioni rivolta al presidente del Cda dell’azienda lucana, Pasquale Vena, ha sottolineato «Il grande valore aggiunto rappresentato dall’azienda pisticcese, Florio evidenzia che - la crisi dei consumi ed in primo luogo degli alcolici è sicuramente la causa principale che ha determinato la scelta di ridurre la produzione. E’ necessario però che l’attenzione mostrata dal Presidente Pittella si traduca in un impegno ad accompagnare l’impresa per individuare ogni strumento utile a garantire serenità agli attuali dipendenti e nell’attività produttiva a breve e medio termine. Quello che è il brand lucano più affermato nel mondo – continua Florio – richiede uno sforzo adeguato che va oltre il puro riconoscimento dall’immagine della donna in costume tradizionale all’efficace rapporto azienda-territorio. Un’idea in proposito: l’azienda Vena sta lavorando ad una campagna pubblicitaria per i 120 anni del prodotto. La Regione può affiancarla in una campagna di promozione del proprio territorio e delle proprie risorse per accrescere i benefici diretti ed indiretti di ricaduta del brand». [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Il docente scomparso nei giorni scorsi aveva scritto un magnifico testo su Rotondella Montesano, cultura e passioni mai banali ROTONDELLA – “Un libro ben fatto, come quello che voi avete per Rotondella, a noi ancora manca”. Son soddisfazioni, se ad ammetterlo è un cittadino di Nova Siri, appassionato di storia locale. E se il voi, in particolare, è riferito ai rotondellesi, storici rivali con cui si contende spesso, per fortuna senza eccessi e con qualche salata ironia, più di un “primato”. Il libro in questione, quello “ben fatto”, è opera del professor Giovanni Montesano, scomparso nei giorni scorsi a Matera all’età di 88 anni. Era inti- tolato “Rotondella e il suo territorio nell’età moderna”, Edizioni Osanna di Venosa. Non molti avrebbero potuto dar vita a un’opera simile. Non molti, infatti, posseggono la capacità di abbinare al gusto per la scrittura e all’amore per le radici il rigore documentale dello storico vero. E così le fonti aride, passate dal filtro della sua penna, sono divenute racconto gustoso, quasi, a tratti, “lettura leggera”. Mai, però, con banalità e “topoi” abusati. Lo riconobbe Raffaele Giura Lungo, altro com- pianto storico materano, docente di Storia del Risorgimento all’Università di Bari, che in prefazione scrisse: “Montesano riesce ad accostarsi ad argomenti anche ben noti, come ad esempio quello relativo a Isabella Morra, evitando opportunamente i luoghi comuni (sovente errati) su cui purtroppo molti tipografi tentano di costruire le loro fortune”. Proprio sulla vicenda di Isabella, del resto, si era concentrato per la sua ultima fatica, “La tragica fine di Isabella Morra – La rovinosa decadenza della terra di Favale”, edizioni Magi- ster. Tanti, a Rotondella e sui social network, in questi giorni lo hanno ricordato con stima. Il suo ricordo permarrà a Rotondella come a Matera, dove aveva saputo essere punto di riferimento per generazioni di allievi. Aveva studiato Lettere Classiche a Bari, negli anni d’oro dell’”Ecole Barisienne”, portando poi quel potente bagaglio di cultura alle future classi dirigenti materane del Liceo Classico Duni. Capace di ironia, ma al contempo di severità, rigore e spinta alla riflessione. Su Rotondella si potrà Il centro storico di Rotondella e nel box il prof. Montesano scrivere ancora, magari in modo altrettanto gustoso e approfondito. E se già questo sarà difficile, sarà addirittura impossibile, forse, poterne scriverne senza partire da lui. Pino Suriano [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA RASSEGNASTAMPA II I POTENZA CITTÀ «VENTO DEL SUD» L’INCHIESTA DELLA PROCURA Lunedì 17 marzo 2014 CASO ZARRILLO Il gip spiega nella sua ordinanza di aver ordinato i domiciliari per il colonnello perché cercava di avvicinare i testimoni «Dobbiamo decidere cosa dire alla polizia» Gli indagati stavano concordando le dichiarazioni FABIO AMENDOLARA l «Dobbiamo vederci perché ci deve chiamare la polizia e ci dobbiamo mettere d’accordo su cosa dire». Giuliana è una testimone. È la cugina di Veronica Vasapollo, la operatrice socio sanitaria che gli investigatori ritengono essere stata legata sentimentalmente al colonnello della Guardia di finanza Mario Zarrillo. Il colonnello, già capo di stato maggiore della Guardia di finanza in servizio al comando regionale della Basilicata - accusato di millantato credito, accesso abusivo a sistemi informatici, peculato e danneggia- mento aggravato - è finito ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta «Vento del Sud». Quello, secondo il gip del Tribunale di Potenza Rossella Larocca (il giudice che ha privato della libertà il colonnello Zarrillo), «è l’episodio più sintomatico nell’ottica della strategia di inquinamento probatorio posta in essere da Zarrillo». La telefonata è stata intercettata sul telefono della signora Vasapollo. Giuliana, la cugina, chiama e confida le pressanti richieste del colonnello che vuole incontrarla per concordare le eventuali dichiarazioni da fare alla polizia giudiziaria in caso di con- . UFFICIALE Il colonnello della Guardia di finanza Mario Zarrillo [foto Tony Vece] vocazione. Ma quello con la cugina di Vasapollo non è l’unico tentativo di avvicinare i testimoni registrato dagli investigatori. Un tale Laviero contatta il colonnello dopo aver ricevuto la notifica del decreto con cui era stato disposto l’interrogatorio. L’uomo si dice preoccupato per la «carta» che gli è stata notificata e manifesta la volontà di parlare con il colonnello di persona, trattandosi di una cosa «urgentissima». Stesso episodio si sarebbe verificato con un imprenditore che, dopo essere stato sentito dagli investigatori, ha chiato Zarrillo per fissare un incontro di persona. L’analisi di queste telefonate è con- tenuta nelle conclusioni dell’ordinanza di custodia cautelare con cui il gip ha disposto l’arresto (ai domiciliari) del colonnello Zarrillo, l’obbligo di presentazione all’autorità giudiziaria di Vasapollo e dell’imprenditore Leonardo Mecca, indagati a vario titolo per concorso in accesso abusivo ai sistemi informatici e millantato credito. Questa seconda fase dell’ inchiesta «Vento del Sud» parte dalle intercettazioni sui telefoni dell’imprenditore che, dopo essersi accorto che lo polizia lo seguiva, ha chiesto al colonnello di verificare una targa nel sistema informatico della Guardia di finanza. A questo punto gli investigatori hanno acceso i riflettori sul militare, scoprendo anche una sua «dichiarata» disponibilità a di interessarsi di alcuni «affari», tra cui una «spintarella» per il concorso per allievi marescialli che si è svolto lo scorso anno, con la richiesta di circa 20mila euro (gli atti che riguardano questo aspetto sono stati inviati alla Procura di Bari per competenza territoriale. Il concorso si è tenuto a Bari, per questo la competenza non è della Procura potentina), e «favori» per trasferimenti di personale tra alcune aziende sanitarie lucane. POTENZA IL 17 MARZO DEL 2010 IL RITROVAMENTO «UFFICIALE» DEI RESTI DELLA RAGAZZA SCOMPARSA NEL 1993 NEL SOTTOTETTO DELLA CHIESA DELLA TRINITÀ MISTERO IL CASO SU RAI2 Ma le circostanze della scoperta non sono state ancora completamente chiarite Oggi «I fatti vostri» affronta gli intrecci con il giallo del commissario Caso Claps, quattro anni fa la svolta l Quattro anni fa, il 17 marzo del 2010, sono stati ritrovati ufficialmente nella chiesa della Santissima Trinità a Potenza i resti di Elisa Claps, studentessa sedicenne scomparsa il 12 settembre del 1993, in una bella domenica. Erano nel sottotetto della canonica adiacente alla chiesa nel centro storico del capoluogo lucano. È stata la svolta del mistero che per tanti anni è stato un incubo per la famiglia Claps che nel cuore non nutriva più speranze di trovare viva la ragazza ed anzi aveva certezze che poi sono state confermate dalle inchieste e dai giudizi dei tribunali. A quattro anni però le circostanze del ritrovamento restano ancora un mistero. La scoperta dei resti è stata la chiave di lettura perchè ha permesso, in base all’autopsia, di inchiodare alle sue responsabilità il principale sospettato, Danilo Restivo, condannato in primo e secondo grado a 30 anni di reclusione. Elisa Claps fu uccisa con tredici colpi di un’arma da taglio e punta, presumibilmente un coltellino, e fu colpita prevalentemente alle spalle mentre respingeva un assalto sessuale. Queste sono le RESTI I resti di Elisa Claps sono stati ritrovati ufficialmente il 17 marzo del 2010 nel sottotetto della chiesa della Trinità di Potenza . conclusioni degli esami effettuati sui poveri resti. Una delle prove della colpevolezza di Restivo è giunta dal maglione che la ragazza indossava quella mattina perchè sul capo è stata trovata una traccia di dna che senza alcun dubbio i Ris hanno attribuito a Restivo. Il rinvenimento dei resti si è intrecciato con altre vicende. Infatti l’omicidio di Elisa Claps, per modalità e analogie, è molto simile a quello di Heather Barnett, sarta inglese di Bournemouth (sud dell’Inghilterra), uccisa il 12 novembre del 2002. Era vicina di casa di Danilo Restivo. Oltre a queste code giudiziarie, il caso Claps rimane sotto i riflettori per gli intrecci con un’altra vicenda misteriosa. Si tratta della morte di Anna Esposito, della provincia di Salerno, funzionaria della Digos di Potenza, che è stata trovata morta, impiccata, nel suo appartamento di servizio nella Questura di Potenza il 12 marzo del 2001. All’epoca le indagini furono chiuse subito per suicidio. La Procura di Potenza - anche grazie ai servizi pubblicati dalla Gazzetta del Mezzogiorno (così come riportato nelle informative della polizia di Stato) le ha riaperte ipotizzando la tesi dell’omicidio. Nella vicenda potrebbe esserci un col- legamento con il caso Claps in quanto la madre di Anna Esposito ha rivelato a Gildo Claps, dichiarandolo anche agli inquirenti, che qualche tempo prima di morire la figlia le avrebbe confidato che nella Questura di Potenza forse qualcuno sapeva dove Elisa era sepolta. Altro particolare: Esposito intendeva parlarne con Gildo Claps. L’incontro non avvenne perché fu trovata morta. BARILE NEL POMERIGGIO DI OGGI FESTEGGIAMENTI CON LA COMUNITÀ, RICORDANDO LE SUE «IMPRESE» MILITARI Cento anni per il nonnino calzolaio Donato Innocenzo, classe 1914, raggiunge oggi l’importante traguardo l Tappa ambita e prestigiosa per Donato Innocenzo che oggi raggiunge l’importante traguardo dei cento anni. Nato a Barile il 17 marzo 1914, di mestiere calzolaio (e infermiere per passione per chiunque glielo chiedesse in paese) ha vissuto una vita umile ma intensa nel corso della quale ha visto alternarsi momenti felici ed altri più o meno difficili, come la guerra e la prigionia che il signor Donato (Tucc’ per gli amici) oggi racconta con tenacia e immutato fervore. Durante il fascismo è mobilitato in Libia, dove viene fatto prigio- niero dagli inglesi e dagli australiani che lo deportano al campo di concentramento di Alessandria d’Egitto. Dopo 15 giorni viene fatto imbarcare per l’India, Bombay, Calcutta e poi a Sydney, in Australia, dove rimane prigioniero per tre anni. In tutto circa 7 anni lontano da casa durante i quali, nonostante tutte le difficoltà del caso, riesce a mantenere i contatti con la famiglia. Torna in Italia il 26 febbraio 1947, viene insignito della Croce al merito di guerra e si sposa con Maria Barbaro nel 1953. Oggi Donato è una persona indipendente, attiva e di- namica che non si fa mancare nulla. Passeggiata mattutina in paese, viaggi in treno, visite a parenti e amici.Insignito nel 2012 dell’onorificenza di Cavaliere Benemerito della Repubblica Italiana, a Donato sono giunti per l’occasione anche gli auguri ufficiali da parte della Presidenza della Repubblica. Con ironia e tanto umorismo ha salutato oggi i suoi cento anni, e nel pomeriggio, dalle 17, con tutti gli onori militari del caso, la comunità di Barile, il sindaco, parenti e amici, festeggeranno questa specialissima ricorrenza. STORIA Donato Innocenzo cavaliere della Repubblica l Ai «Fatti vostri» la morte di Anna Esposito, la dirigente della Digos della Questura di Potenza trovata morta all’età di 35 anni il 12 marzo 2001 in quello che fin dai primi istanti era sembrato un caso anomalo di suicidio. Oggi, alle 11, su Rai2, Giancarlo Magalli si occupa di questo particolare caso. Dopo circa 13 anni la Procura di Potenza ha deciso di riaprire le indagini, come richiesto da tempo dalla famiglia. L'ipotesi di reato è omicidio volontario. Il corpo senza vita della donna, madre di due figlie, fu rinvenuto legato alla porta del bagno dell’alloggio nella caserma Zaccagnino e qui cominciano i particolari oscuri. Il 12 marzo la Esposito avrebbe dovuto incontrare Gildo Claps, fratello della giovane Elisa Claps, scomparsa nel 1993, e il cui cadavere venne ritrovato nel 2010. Ospiti in studio il giornalista Fabio Amendolara - autore del libro inchiesta «Il Segreto di Anna» e di una lunga inchiesta giornalistica pubblicata dalla Gazzetta - e Roberta Di Gaetano, cugina di Anna. In collegamento dalla sede Rai di Potenza interverrà Gildo Claps. Perché i due casi - Claps ed Esposito - si sono intrecciati. «La mamma di Anna Esposito mi ha telefonato per dirmi cosa le aveva confidato la figlia pochi giorni prima di morire: le disse che in Questura qualcuno sapeva dove era sepolta Elisa», ha rivelato Gildo. «In quanti sapevano che Elisa era nascosta nel sottotetto della chiesa della Trinità?», si è chiesto Gildo. Tra questi c’era un poliziotto che aveva ricevuto una soffiata da un anziano. Era il mese di marzo del 2001. Lo stesso mese e lo stesso anno in cui Anna Esposito, commissario di polizia, morì in circostanze mai del tutto chiarite. Le due storie inevitabilmente si sono intrecciate. La poliziotta confidò a sua madre che qualcuno in Questura sapeva dove era nascosto il corpo di Elisa. La Procura di Salerno ha escluso eventuali connessioni. Ma è davvero così? RASSEGNASTAMPA POTENZA CITTÀ I III Lunedì 17 marzo 2014 AMMINISTRATIVE RICONFERMA DEGLI USCENTI: L’IPOTESI DI LAVORO PER IL PARTITO DEMOCRATICO Elezioni nei comuni primi tasselli a posto Potenza: fuori i 4 aspiranti, si cerca il nome unitario ANTONELLA INCISO l Con la presentazione delle candidature per il segreteria regionale e la scelta di un candidato sindaco unitario per la città di Potenza, per il Partito democratico inizia una settimana cruciale. La giornata più attesa, però, è oggi, proprio quando si terrà la direzione regionale e si capirà quanti saranno i candidati alla segreteria. Un dato non trascurabile perchè dimostrerà quanta unità c’è nel partito e tra le diverse anime del partito, considerato che sia i renziani sia i cuperliani sino a ieri mettevano sul piatto almeno due nomi (Luca Braia e Salvatore Margiotta per i renziani ed Antonio Luongo e Nicola Valluzzi per i cuperliani). Sulla segreteria, dunque, qualcosa in più si inizierà a capire nel pomeriggio di oggi, mentre domani, con la presentazione del documenti, le candidature saranno ufficializzate. Quelle in corso, però, sono ore cruciali. Per le trattative e la ricerca di intese ed alleanze. Esattamente come sta avvenendo per la scelta del candidato sindaco di Potenza. Dopo la riunione della segreteria cittadina e la decisione di affidare ad un comitato ristretto di saggi (il consigliere regionale e sindaco uscente Vito Santarsiero e il segretario cittadino Iudicello) l’individuazione di un candidato unitario ai più non resta che aspettare. Prima di giovedì, infatti, difficilmente sarà possibile avere qualche indiscrezione. Perchè certa è solo la voglia di trovare un nome che tenga insieme tutte le anime dei dem ed eviti innanzitutto le primarie del Pd, poi, magari anche quelle della coalizione. In questo scenario, anche se nessuno ufficialmente, lo dice è evidente che L’appuntamento Forza Italia oggi a Potenza Raffaele Fitto «Sarà un momento di ripartenza per costruire Forza Italia in Basilicata. L'obiettivo è quello di realizzare una presenza in tutti i 131 comuni della regione per offrire uno spazio di partecipazione politica che punti a costruire una alternativa al sistema di potere che per molto tempo e con risultati assai poco lusinghieri governa a tutti i livelli la nostra regione». Così il coordinatore regionale di Forza Italia, l’on. Cosimo Latronico (FI) a proposito dell’assemblea regionale del partito in programma oggi a Potenza, alla presenza dell’on. Raffaele Fitto. I BAMBINI CI GUARDANO E NON CAPISCONO IL PERCHÉ DEL DISASTRO CHE UCCIDE IL FUTURO di MIMMO SAMMARTINO Il Comune di Potenza i quattro tra assessori e consiglieri comunali in corsa per la carica di primo cittadino (Carretta, Messina, Pace e Pesarini) , sono di fatto fuori. Il che rimetterebbe in corsa Erminio Restaino, ma anche un eventuale esponente della società civile. Più chiaro, invece, lo scenario in alcuni degli altri comuni dove si vota, dove come regola varrà la ricandidatura dei sindaci uscenti (se non hanno due mandati). È il caso di Marsicovetere e di Grumento Nova dove il Pd punterà alla riconferma di Claudio Cantiani e Vincenzo Vertunni, mentre a Tito il candidato è Graziano Scavone (che si batterà contro l’attuale vice sindaco Antonio Romano). VIABILITÀ DALLE 7 ALLE 20: L’ANNUNCIO DELL’ASSESSORE VALLUZZI Provinciale della Camastra chiusa dal 19 al 23 marzo l Da mercoledì 19 marzo alle ore 7.00 e fino alle ore 20.00 del 23 maggio 2014 sarà chiusa temporaneamente al transito la strada provinciale 32 “della Camastra” dal km 7+250 al km 10+000. Lo comunica l’assessore alla Viabilità e ai Trasporti della Provincia di Potenza Nicola Valluzzi, spiegando che la chiusura del tratto viario si è resa necessaria per avviare i lavori di costruzione del secondo imbocco della costruenda galleria e favorire, in tal modo, un effettivo avanzamento del cantiere. I lavori di completamento della riqualificazione funzionale dell’arteria, finanziati per 13 milioni di euro, sono stati avviati in uno dei momenti più difficili per la finanza pubblica e per la gestione degli appalti sempre più stretti nella trappola mortale del patto di stabilità. La circolazione veicolare sarà dirottata su percorsi alternativi e specificatamente: per il traffico proveniente dai comuni di Corleto Perticara, Laurenzana, Calvello e Anzi sulla SS 92 “dell’Appennino meridionale” e per il traffico proveniente dai comuni di Castelmezzano, Albano di Lucania e Trivigno sulla SS 407 “Basentana”. «I bambini ci guardano» è il titolo di un film del 1943 diretto da Vittorio De Sica e tratto dal romanzo «Pricò» di Cesare Giulio Viola. Una pellicola che ha aperto la strada alla stagione del cinema neorealista. Un racconto che è anche denuncia di un mondo adulto in disfacimento. Condizione che annichilisce un testimone-bambino. Esiste una responsabilità dei «grandi» davanti al proprio stesso fallimento? È concepibile un limite invalicabile agli occhi della generazione dei propri figli? Risposte che non pretendono parole, ma comportamenti e scelte. Però pochi si ricordano di De Sica e Viola. Si dice «non basta il talento, è neccessario accompagnare intelligenza e inclinazioni con la fatica del metodo. Non servono scorciatoie, bisogna costruire competenze con l’impegno quotidiano. E il lavoro, al di là dei punti di partenza (condizione sociale, economica, luogo di nascita), porta sempre frutto perché viene premiato il merito. Anche a Sud. Anche in Basilicata. Se così non fosse, il Mezzogiorno sarebbe destinato a fallire, la Basilicata a estinguersi e l’Italia affonderebbe nella palude». D’altronde, come dicono tutti, non siamo all’ultima chiamata? I ragazzi leggono poco i giornali. Ma le cose, a osservare le loro espressioni stranite, devono averle apprese ugualmente. È la cronaca che smentisce gli asupici e denuncia una quotidianità che va da tutt’altra parte. La politica mostra la sua faccia rissosa e autoreferenziale, fra miserie di contenuti e ossessione per le carriere individuali di oligarchie e dei postulanti aggrappati con le loro ventose, come remore, alle pance di squali viaggianti. Nessuna capacità di autoriformarsi, con sommo gaudio di demagoghi e populisti che sanno di poter trarre profitto dalla disperazione sociale. E su altri fronti - come segnalano inchieste giudiziarie - emerge una corruzione pervasiva insieme a un delirio di onnipotenze di figure con funzioni istituzionali rilevanti. Uno scempio fatto di ordinaria corruzione, ruberie, mercimonio (in soldi o in natura), aggiramento delle regole. Lo spazio della mobilità sociale è soffocato da questo vortice di marciume che rischia di risucchiare anche ciò che c’è di pulito. I bambini ci guardano e nessuno, per questo disastro, riesce a dare uno straccio di spiegazione ai Pricò del nostro tempo. RASSEGNASTAMPA IV I MATERA CITTÀ Lunedì 17 marzo 2014 PIANETA SCUOLA LETTERA AL PRIMO MINISTRO A DOMANDA RISPONDE Adduce risponde alla lettera inviata da Renzi ai sindaci per segnalare una scuola su cui effettuare lavori di risistemazione «La media Torraca ora la salva Renzi» Costruita nel 1966, si estende su 3.500 metri quadrati, quattro piani e ospita 600 studenti l Si avvia a soluzione il problema riguardante la scuola media Torraca. Il sindaco di Matera, Salvatore Adduce, ha immediatamente risposto alla lettera inviata da Matteo Renzi a tutti i sindaci dei comuni italiani con la quale il Presidente del Consiglio dei ministri ha chiesto di segnalare un edificio scolastico su cui effettuare lavori di risistemazione. Nelle scorse ore Adduce ha inviato alla cabina di regia, appositamente istituita da Renzi per seguire la vi- cenda dell’edilizia scolastica e la ripresa dei lavori pubblici, l’apposito modulo compilato con cui si chiede un contributo di 3 milioni di euro per ricostruire la scuola media inferiore “Francesco Torraca” di Matera. Così come richiesto dal Presidente del Consiglio, il sindaco ha inviato la scheda con l’indicazione della scuola, il valore dell’intervento, le modalità di finanziamento e la tempistica di realizzazione. Costruita nel 1966, la scuola si SCUOLA MEDIA TORRACA Le proteste degli studenti [foto Genovese] estende su 3.500 metri quadri e su quattro piani per ospitare circa 600 studenti. «Se l’impegno del Governo venisse confermato – afferma Adduce – potrebbe arrivare presto a una soluzione definitiva il problema della messa in sicurezza dell’edificio scolastico per il quale, secondo la stima dei tecnici, occorrono circa 6 milioni di euro. Infatti, nelle prossime settimane la Regione Basilicata ratificherà un accordo con il quale si assegnano al Comune di Matera 3 milioni di euro finalizzati allo stesso scopo. In tal caso avremmo in dotazione la somma necessaria (3 meuro derivante dal Governo e altri 3 meuro derivanti dalla Regione) per risistemare definitivamente la scuola Torraca. I tempi saranno rapidi. Infatti, Renzi ha assicurato che già entro i prossimi quindici giorni individuerà le strade per semplificare le procedure di gara e per liberare fondi dal computo del patto di stabilità inter na». IGIENE URBANA DOPO LE RIPETUTE SEGNALAZIONE DEI RESIDENTI E DEL CONSIGLIERE MASSARI, L’ASSESSORE RIVELLI S’IMPEGNA A RISOLVERE UN PROBLEMA REALE Quei rifiuti nei borghi dimenticati Non c’è la la raccolta differenziata, adesso il Comune annuncia di voler rimediare l I timori che suscita la bruciatura di petcke a ridosso del borgo Venusio sembrano essere diventatai momento di confronto più alto. La vicenda non riguarda solamente i residenti della zona che sorge a ridosso della fabbrica on cui si producono laterizi. Un altro tema, non meno impattante per la vita quotidiana di chi vive nelle zone periferiche e dei borghi della città va ricondotta direttamente all gestione dei rifiuti, specialmente quelli solidi urbani. Insomma, da queste pagine stiamo evidenziando ormai da molto tempo che da quelle parti non si pratica la raccolta differenziata, ma non perchè i residenti resistono a questa buona pratica. Nom per la semplice ragione che l’ente locale non ha esteso il servizio a tutto il territorio comunale, c’è chi è rimasto escluso. Dell’argomento se ne è occupato anche il consigliere comunale Enzo Massari. la sua segnalazione sembra aver avuto maggior fortuna, almeno a livello di annuncio, di quelle dei cittadini girate periodicamente agli organi d’informazione. «Condivido la sollecitazione del consigliere Massari in relazione alla necessità di estendere la raccolta differenziata dei rifiuti anche nei borghi». Lo afferma l’assessore comunale RACCOLTA DIFFERENZIATA DEI RIFIUTI Sopra, l’ingresso del borgo La Martella. Qui, come negli altri borghi, non c’è ancora la raccolta differenziata all’Igiene urbana, Rocco Rivelli. E aggiunge, «segnalo che proprio nei giorni scorsi ho dato mandato al dirigente del settore di redigere una proposta progettuale per portare la raccolta differenziata nei borghi periferici e, in particolare, in quelli più popolosi come La Martella e Venusio. Nelle prossime settimane valuteremo su quale modello di raccolta organizzare il sistema già sapendo che proveremo a puntare, valutando attentamente i costi, sulla raccolta “porta a porta” così come richiesto da una città che guarda al futuro. Pen- siamo che già prima dell’estate riusciremo a colmare questa incredibile lacuna che abbiamo ereditato con il precedente appalto». Speriamo bene e soprattutto che vengano ascoltati anche i cittadini-contribuenti, non solo i consiglieri comunali. ISTITUZIONI L’ASSESSORE PROVINCIALE (IDV) PROPONE L’ISTITUZIONE DI UN TAVOLO PERMANENTE INIZIATIVE L’OPERA SARÀ INAUGURATA OGGI NELL’ISTITUTO INDUSTRIALE Grieco: «Serve una cabina di regia Un busto di Pentasuglia per affrontare l’emergenza ambiente» nella scuola a lui dedicata l Va istituito un tavolo permanente per l’emergenza ambiente nel Materano. È quanto propone Michele Grieco, dirigente regionale dell’Italia dei Valori e assessore provinciale di Matera. In pratica, suggerisce che per affrontare in maniera organica la ”emergenza ambiente” sul nostro territorio è opportuno «istituire una sorta di cabina di regia in un tavolo permanente per avere un quadro completo e programmare al meglio le azioni da mettere in campo». Ne dovranno fare parte Regione, Provincia e Comuni, gli organismi che si occupano di tutela ambientale (Arpab in primo luogo, ma anche l’Agenzia della Provincia di Matera), le forze dell’ordine, i rappresentanti di associazioni delle imprese e del volontariato. «La situazione – afferma Grieco – ha raggiunto livelli mai conosciuti prima. Alla bonifica della Valbasento che continua a segnare “alti e bassi”, nel senso che dopo avere, almeno per ora, scongiurato il rischio di perdere i fi- nanziamenti, non si intravedono significativi passi avanti, si aggiungono ulteriori pericoli per il territorio e la salute dei cittadini. Mi riferisco alle nuove segnalazioni di cumuli di amianto e persino fitofarmaci nelle campagne di Policoro e alla lettera del sindaco di Pisticci Di Trani perché si delimitino le aree ed aziende agricole dove coltivare». Una mappatura delle emergenze è «più agevole utilizzando gli strumenti di cui il Centro di Geodesia Spaziale Asi di Matera dispone oltre ad utilizzare gli altri istituti di ricerca (Enea, Agrobios) e dell’Università. Sul piano delle risorse finanziarie, il P.O. Basilicata 2014-2020 è l’ultima opportunità che ci presenta e che va colta per individuare canali finanziari e strumenti di intervento senza però abbassare la guardia nei confronti del Governo Renzi per l’attuazione delle misure e dei progetti contenuti nel Memorandum sul petrolio che vanno al più presto, sia pure con gradualità, scongelati». l Il Comune di Matera ha donato all’Istituto “Giambattista Pentasuglia” una copia del busto di Giambattista Pentasuglia realizzata dal pronipote del garibaldino, Raffaele Pentasuglia, e istallata il 17 marzo del 2011 nella villa comunale in occasione delle celebrazioni dell’Unità d’Italia. Il busto verrà inaugurato oggi nell’istituto tecnico industriale in una cerimonia che inizia elle 9. «Abbiamo scelto questa data – dice il sindaco, Salvatore Adduce – perché il 17 marzo si celebra la “Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera”. Dopo le sollecitazioni della prof. Teresa Vigorito, preside dell’istituto Pentasuglia fino a un anno fa, impegno che ha continuato l’attuale dirigente sco- lastico Antonio Epifania, abbiamo deciso di donare una copia identica del busto installato nella villa comunale all’Istituto scolastico che porta il nome dell’eroe garibaldino». Alla cerimonia interverranno Antonio Epifania, dirigente scolastico dell’Istituto, Teresa Vigorito, già dirigente scolastico dell’Istituto, Pasquale Doria, giornalista e scrittore, Franco Stella, presidente della Provincia, il sindaco Salvatore Adduce, Salvatore Ligorio, arcivescovo di Matera e Irsina, Luigi Pizzi, prefetto di Matera. Alle 10.30 è prevista la esibizione dell’orchestra dell’Istituto. Seguirà una lettura di testi di Giambattista Pentasuglia e, alle 11.30, la benedizione e la inaugurazione del busto. le altre notizie SINDACATO DEI MEDICI Campanaro subentra a Dubla nel Fimmg n Michele Campanaro, medico di medicina generale a Montescaglioso, è stato nominato dal direttivo eletto nei giorni scorsi nuovo segretario provinciale del sindacato Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale). Dopo 22 anni, infatti, è stato sancito il rinnovamento: il segretario uscente, Tommaso Dubla, non ha più presentato la sua candidatura. Un rinnovamento nel segno della continuità. Con Campanaro è stato nominato l’esecutivo provinciale: Antonio Divincenzo, vice segretario; Nicola Mancini, vicesegretario vicario; Giovanni Bottarini, tesorie[fi.me.] re. CERIMONIA IN PREFETTURA Consegna onorificenze a quattro Cavalieri n Si svolgerà oggi alle 18, in Prefettura, la cerimonia di consegna delle onorificenze dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana. Ad essere insigniti del titolo di cavaliere saranno Giuseppe Cavalluzzi, Domenico Inglese, Luigi Montemusso e Saverio Palomba. CON LA LEGGE «SABATINI» Imprese, un seminario sulle nuove avegolazioni n Nella sala riunioni della Cna di Matera, in via Benedetto Croce 21, si svolgerà oggi alle 18 il seminario sulla nuova legge “Sabatini” che prevede agevolazioni alle imprese. Per partecipare, [email protected] o 0835/271831. NELLA CAMERA DI COMMERCIO Incontro sulle novità bancarie per le aziende n Si svolgerà oggi alle 10 nella sala “Bagnale” della Camera di Commercio di Matera, l’incontro fra i responsabili commerciali della Banca Popolare di Puglia e Basilicata ed i rappresentanti di Rete Impresa Italia, Cofidi Puglia, Confapi e Artigianfidi. RASSEGNASTAMPA MATERA CITTÀ I V Lunedì 17 marzo 2014 PISTICCI IL CENTAURO NON È RIUSCITO AD EVITARE L’IMPATTO CONTRO IL VEICOLO CHE PARE STESSE EFFETTUANDO UNA SVOLTA A SINISTRA. ILLESO L’AUTISTA MA SOTTO CHOC La gita in moto finisce in tragedia Vittima un 50enne di Taranto morto sul colpo sulla Basentata in territorio di Pisticci ANGELO MORIZZI l PISTICCI. Incidente mortale, ieri mattina, sulla Statale 407 Basentana, in territorio di Pisticci. Il sinistro è avvenuto alle 10,54, al km 87+100. Vittima un uomo di Taranto, Angelo Smiraglia, 50 anni, imprenditore edile, che viaggiava, assieme a un gruppo di amici, con la passione del motociclismo, a bordo di una Yamaha R1, in direzione Potenza. La moto si è schiantata contro un fuoristrada, una Mitstubishi Pajero di colore nero, guidata da Francesco Camardo, 43 anni, di Pomarico, il quale non ha riportato conseguenze fisiche, ma solo un acclarato stato di shock emotivo. Sul posto sono intervenuti il nucleo radiomobile dei Carabinieri di Pisticci, la Polizia municipale, in fase di supporto nello smistamento del traffico, e unità mobili del 118, oltre ai mezzi del soccorso stradale Aci di Matera. Dalle prime ricostruzioni svolte dagli inquirenti, ancora in fase di accertamento, e da alcune testimonianze dirette, risulta che “la Mitsubishi di Camardo, che viaggiava sulla stessa carreggiata della moto, in direzione Potenza, avesse avviato una manovra di svolta a sinistra, verso località San Vito, dove l’uomo possiede un podere”. Da dietro è sopraggiunta la Yamaha di Smiraglia, che non è riuscita a evitare l’impatto, disintegrandosi in vari pezzi, volati via sulla carreg- le altre notizie POLICORO, È LA RICHIESTA DI CARBONE (NCD) «Interventi urgenti per il liceo» n Interventi urgenti per il Liceo scientifico Fermi di Policoro sono stati chiesti all’assessore alle infrastrutture della Provincia dal consigliere provinciale Francesco Carbone (NCD). Tra questi «la messa in sicurezza del cancello principale con l’installazione di motorino elettrico poiché la struttura è notevolmente pesante e lo scorrimento è fortemente disagevole; alla massima apertura, inoltre, tra il cancello e il muretto di sostegno si produce un interstizio che pregiudica la sicurezza». [fi.me.] A PANTANELLO DI METAPONTO Un incontro sull’ortofrutticoltura n Incontro a Metaponto, dalle 17, nella sala convegni dell’azienda agricola sperimentale Pantanello su “L'ortofrutticoltura lucana nel contesto della programmazione regionale”. L’iniziativa è del Distretto agroalimentare del Metapontino, dell’Alsia e della Regione. [fi.me.] SI È DISINTEGRATA La moto finita contro il fuoristrada è andata distrutta nel violentissimo impatto. Il conducente è morto sul colpo giata. Nulla da fare per il motociclista pugliese, che è deceduto sul colpo. Per Camardo, invece, soccorso dagli uomini del 118, non c'è stato neppure bisogno del ricovero. Attoniti e costernati gli amici della vittima, tutti tarantini «Stamane – osserva uno di loro, Domenico Bianco – siamo partiti in sette e, purtroppo, torneremo a casa in sei. Smiraglia, come tutti noi, aveva la pas- sione per le moto. Stavamo facendo la solita passeggiata domenicale verso la zona di Ferrandina. Purtroppo il nostro amico ha impattato bruscamante contro il fuoristrada, che si era fermato al centro della carreggiata per girare verso sinistra, nonostante la doppia linea continua». Il corpo di Smiraglia è stato trasportato all’obitorio del cimitero di Marconia. CONSIGLIO STRAORDINARIO A TRICARICO Si decide sul Parco eolico n È convocato per le 19 di questa sera in seduta straordinaria e urgente, il Consiglio comunale di Tricarico. Si discuterà dei provvedimenti da prendere in relazione alla realizzazione di un parco eolico in località Monte Verru[v.d.l.] toli-Giumentarizzo-Siggiano. RENDICONTO FINANZIARIO Consiglio comunale a Grottole n Si riunisce oggi a Grottole in prima convocazione alle 18.30 il Consiglio comunale. Tra i punti all’ordine del giorno l’approvazione del rendiconto di gestione per l’esercizio finanziario 2013 e il Piano di diritto allo studio RASSEGNASTAMPA repubblica.it Elezioni in Serbia, avanti i conservatori Il partito del progresso serbo, di centrodestra, secondo i primi dati sfiora il 50 per cento dei consensi. Solo quattro partiti superano sbarramento 5%. Lo riferisce il Centro per le elezioni libere e la democrazia. BELGRADO - I conservatori del Partito del progresso serbo (Sns) di Aleksandar Vucic hanno ottenuto il 48,8% dei voti nelle legislative di oggi in Serbia, secondo nuovi dati preliminari aggiornati diffusi dall’ong “Centro per le elezioni libere e la democrazia”. Al secondo posto il Partito socialista (Sps) con il 14%, seguito da Partito democratico (Ds) al 5,9% e Nuovo partito democratico (Nds) con il 5,7%. Solo questi quattro partiti avrebbero superato lo sbarramento del 5% necessario a entrare nel parlamento unicamerale di 250 seggi. Il Partito democratico della Serbia (Dss), secondo CeSID, ha ottenuto il 4,1%, il Partito delle regioni il 3,3%, il Partito liberaldemocratico (Ldp) il 3,1% e il Partito radicale serbo (Srs) il 2%. RASSEGNASTAMPA
© Copyright 2024 Paperzz