N NE EW WS SL LE ET TT TE ER R1 15 5--2 20 01 14 4 (www.eltamiso.it) Iscriviti QUI alla Newsletter del Biologico e …di altro ancora ________________________________________________ NOTIZIE DALL’EUROPA E DAL MONDO VOGLIAMO UN VENETO PIÙ SICURO E BELLO!! Il Comitato Brenta Sicuro nasce nel 2010 sull’onda delle piene dei fiumi di quell’anno. Alcuni cittadini di Campolongo Maggiore si ritrovano e decidono di dare vita ad un comitato che abbia come unico importante scopo la sicurezza, idrogeologica dei territori ove vivono. Viene creato uno statuto che ratifica l’inizio scopo del comitato. Da allora partono incontri aperti a tutti i cittadini per dibattere sul tema, fare conoscere il comitato, raccogliere adesioni ed contributi. Vengono organizzate mostre fotografiche a ricordo delle alluvioni più importanti (ancora nei ricordi di molti la grande alluvione del 1966) assemblee pubbliche . Nel 2012 viene ricordato l’anniversario del 1966 con un ritrovo rievocativo sugli argini del Brenta. Nel maggio del 2013, con nuove pericolose piene che mettono a dura prova le rive dei fiumi, si alza il livello di mobilitazione nei nostri territori: molte persone, preoccupate delle piene, della tenuta degli argini, e la comparsa di pericolose infiltrazioni sulle rive, si mobilitano con raccolte di firme. Gli incontri fissati da Brenta Sicuro raccolgono centinaia e centinaia di adesioni, c’è il “salto di qualità” del Comitato che comincia ad informarsi, attraverso contatti con altri gruppi, esperti e studiosi (in primis il Prof. D’Alpaos, apprezzato studioso di idraulica che ha previsto con estrema precisione le esondazioni del 2010). Giungiamo alla conclusione che non si possono affrontare con completezza le problematiche idrauliche dei nostri territori senza conoscere ed affrontare anche le problematiche dell’intero bacino del fiume Brenta oltre anche di tutti i fiumi del Veneto. L’affrontare, quindi il problema della tenuta delle rive dei fiumi non può prescindere dall’affrontare anche la tenuta degli altri fiumi veneti, della costruzione di bacini di laminazione, del completamento dell’idrovia Padovamare, la grande incompiuta tra le opere importanti (molte altre grandi opere, invece, a nostro avviso, non hanno utilità pratica per i cittadini). Con questa prospettiva di “lavoro” abbiamo affrontato l’importante compito di parlare ad un pubblico veneto con la manifestazione, sulle rive del Brenta nel settembre 2013, accendendo un ideale faro sullo stato di incuria e degrado dovuto al mancato monitoraggio manutenzione delle rive. All’indomani della manifestazione è partita, da parte della regione,una importante azione di pulizia delle rive (forse eccessiva nella sua portata all’esterno delle rive stesse) ed anche un attento monitoraggio della tenuta degli argini nei punti ove erano presenti, nei momenti di piena alcune infiltrazioni. La conferenza di novembre 2013, che ha visto a Piove di Sacco molti sindaci e funzionari della regione, ha avuto un carattere più “istituzionale” ed è servita a fare conoscere a molti cittadini il problema idraulico. Sono state discusse anche possibili proposte e soluzioni. In quelle ore, anche a fronte della nostra pressione, il presidente della regione Zaia ha finalmente ammesso che “i nostri corsi d’acqua sono delle autentiche bombe ad orologeria”. Crediamo che la politica non abbia più alibi: ora abbiamo la conferma UFFICIALE che il rischio è ai massimi livelli e va, quindi affrontato. Non può esserci tranquillità né morale né economica in un territorio che è destinato, prima e poi, al disastro. La manifestazione del 12 aprile prossimo si pone l’ambizioso obiettivo di dettare, per quanto possibile, l’agenda dei cittadini nei confronti della politica: vogliamo condizionare, tutti assieme, le scelte dei decisori sul tema sicurezza idrogeologica. Abbiamo chiesto l’aiuto di tutte le forze, di qualsiasi schieramento, sensibili all’argomento. Vogliamo che si arrivi ad una chiara e distinta programmazione del tema, Nulla può essere lasciato al caso. La ragione della programmazione e del bene comune deve prevalere sulle inutili costruzioni, le rotonde, le camionabili che non risolvono, anzi aggravano le attuali criticità ambientali. Alla manifestazione del 12 aprile saranno presenti, oltre a molti sindaci, anche il Prof. Luigi D’Alpaos (uno dei massimi studiosi di Idraulica), Don Albino Bizzotto dei Beati Costruttori di Pace, impegnato sul tema del rispetto dell’ambiente, l’europarlamentare Andrea Zanoni (attivo sul fronte ambientale), la senatrice Paola De Pin (impegnata sulle problematiche idrovia e dissesto idrogeologico), la senatrice Margherita Miotto, l’Ing. Francesco Veronese del Consorzio di Bonifica Bacchiglione Brenta. Elisabetta Gardini, europarlamentare (che si occupa della protezione civile europea e convinta sostenitrice dell’idrovia Padova-mare) ha promesso che farà il possibile per esserci. Ad ogni istituzione presente al nostro incontro chiederemo precisi impegni programmatici. Siamo convinti che, quella della sicurezza idrogeologica dei nostri territori, sia una battaglia che si può vincere, in nome del nostro meraviglioso, ma troppo deturpato, Veneto. FIRMA QUI LA PETIZIONE ONLINE PER IL COMPLETAMENTO DELL’ IDROVIA-SCOLMATORE PADOVA-MARE E PER UNA COSTANTE MANUTENZIONE DEGLI ARGINI DEL BRENTA E DELLE ACQUE MINORI e QUI la Lettera ai Sindaci (da Comitato Intercomunale Brenta Sicuro- aprile 2014) OGM. ASSESSORI VENETO, TRENTINO E FRIULI INCONTRANO MINISTRO Comunicato stampa N° 900 del 07/04/2014 Il tema degli organismi geneticamente modificati, per i quali si teme una diffusione incontrollata e in definitiva incontrollabile nella pianura padana, è stato al centro di un incontro svoltosi oggi a Vinitaly tra il ministro delle politiche agricole e gli assessori all'agricoltura di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino. “Abbiamo parlato dei rischi di una coltivazione indiscriminata di OGM – ha informato l'assessore del Veneto – e fatto il punto rispetto a decisioni che dovremo prendere giovedì prossimo nella riunione della Commissione Politiche Agricole, quando gli assessori regionali con il ministro prenderanno una posizione unica per continuare a difendere l'originalità e il valore del made in Italy e dei suoi prodotti agricoli. Dobbiamo poter proporre ai mercati prodotti di altissima qualità, tipici, spesso unici, scevri da modificazioni genetiche e rischi di inquinamento, che possano spuntare nel mondo prezzi e ricavi capaci di far vivere e dare prospettiva di crescita alla nostra agricoltura, al di fuori di logiche di mondializzazione che finirebbero per farci subire il mercato e non esserne protagonisti”. “L'eventuale passo successivo – ha aggiunto l'assessore – sarà quello di affrontare gli esiti di una sentenza del TAR prevista per il 9 aprile, che attenderemo con ansia per poi decidere eventualmente anche una difesa più approfondita, magari con la possibilità per le Regioni di intervenire gestendo, attraverso le proprie normative, questo importante tema che è però anche tragico e ricorrente da anni. Per noi la coltivazione OGM non è un’opportunità ma un rischio: senza il controllo del territorio andiamo incontro ad una disaffezione dei consumatori e ad un boomerang anche comunicativo nei confronti del made in Italy, e ciò è peggio proprio dal versante di quanti ci imitano, magari con polverine, per lucrare sul nostro modello di qualità”. La pressione sta facendo muovere nella giusta direzione! (segnalato da AIAB Veneto - aprile 2014) TOKYO: SUI TETTI DELLE STAZIONI ORTI DA COLTIVARE PER I PENDOLARI Lunghe le liste di attesa nonostante gli alti costi di affitto: ma sementi, attrezzi e irrigazione sono gratis. Già cinque le fermate attrezzate. A Tokyo i pendolari che devono aspettare a lungo per una coincidenza possono passare il tempo coltivando piccoli giardini realizzati sui tetti delle stazioni, affittandoli per un anno. La prima esperienza è nata quattro anni fa nella stazione di Ebisu, ma oggi sono già cinque le fermate così attrezzate. Servizi sui treni e nelle stazioni Gli orti urbani sono gestiti dalla società ferroviaria East Japan Railway Company che vorrebbe in futuro estendere questa idea in tutto il Giappone. Per venire incontro alle esigenze delle persone che lavorano tutto il giorno e che hanno poco tempo per le commissioni, in Giappone (e non solo) molte aziende negli ultimi anni hanno iniziato a offrire servizi direttamente sui treni o nelle stazioni. I residenti di Shanghai, per esempio, hanno a disposizione una sorta di biblioteca sui treni, a Vienna in metropolitana i viaggiatori possono leggere gratuitamente alcune riviste e a Londra Amazon mira a offrire entro il 2015 un servizio di consegna pacchi nelle stazioni della metrò. In più a Tokyo gli spazi verdi sono molto ridotti e difficilmente le case hanno giardini privati, quindi la possibilità di noleggiarne si è rivelata un’ottima soluzione. Iniziativa con molti obiettivi «Abbiamo iniziato questa attività con il desiderio di contribuire al mantenimento ambientale, per rivitalizzare le aree lungo la ferrovia e per costruire comunità dove gli abitanti potessero svagarsi», ha detto Makoto Kawada, portavoce della compagnia ferroviaria. Gli orti sopra le stazioni hanno un canone d’affitto piuttosto alto (circa 700 euro l’anno). Nonostante ciò, ci sono lunghe liste d’attesa per aggiudicarsene uno, anche perché una volta pagata la rata non si deve più aggiungere altro dal momento che nei giardini si trovano già sementi, attrezzi e impianto di irrigazione. Con un piccolo extra, poi, si può avere una consulenza iniziale da parte di esperti o un aiuto a raccogliere gli ortaggi o a strappare le erbacce. (da Corriere.it - aprile 2014) OGM, IL 98% SCEGLIE L’ITALIA “SENZA” AL REFERENDUM DI LEGAMBIENTE Il ministro Galletti: «Modifica a norma Ue per consentire ai Paesi di proibire gli OGM» L’esito del referendum simbolico organizzato il 5 aprile da Legambiente in molte città d’Italia non lascia dubbi su quale sia la tendenza predominante dell’opinione pubblica italiana per quel che riguarda gli Organismi geneticamente modificati: il 98% dei votanti è contro il cibo e le colture OGM nel nostro Paese. Legambiente ha allestito numerosi presidi informativi che sono stati anche l’occasione per rivendicare l’importanza delle nostre tradizioni e tipicità culinarie, portando in piazza specialità locali dalla polenta a pane e panelle, dalle cicerchie ai cavatelli al sugo, dall’acquacotta allo gnocco fritto, dalla pizza ai rustici – e raccolto la volontà degli italiani sull’agricoltura e il cibo transgenici, chiedendo loro di scegliere tra le due opzioni “Italia OGM – se vuoi portare a tavola alimenti transgenici” e “Italia NO OGM – se vuoi portare a tavola prodotti non OGM, biologici, tipici e di qualità”. È mobilitazione anche in rete: su Facebook, Twitter, Pinterest, Instagram molti utenti stanno pubblicando le foto dei loro piatti preferiti dichiarando “Io mangio #ItaliaNOOGM”, esprimendo così il loro voto contrario alla diffusione degli organismi geneticamente modificati. Anche il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti, dopo le imprudenti dichiarazioni sugli OGM al Consiglio europeo, ci ha ripensato e, alla vigilia della manifestazione della Task Force per un’Italia Libera da OGM, dopo un Consiglio dei Ministri che ha discusso della siituazione che potrebbe venirsi a creare in Italia dopo la decisione del Tar, attesa per il 9 aprile, sulla legittimità del divieto di coltivazione nel nostro paese per 18 mesi del mais geneticamente modificato, ha detto: «Siamo fortemente impegnati per una modifica della normativa europea al fine di consentire agli Stati Membri di applicare limitazioni o di proibire la coltivazione di OGM in tutto o parte del loro territorio nazionale. Come futura presidenza di turno dell’Unione europea, assieme ai Ministri Martina e Lorenzin, stiamo collaborando con la Grecia, oggi Presidente UE, alla definizione della proposta di modifica della direttiva che disciplina il settore nella direzione di una maggiore autonomia degli stati in materia di OGM». Delle 8.000 persone che hanno partecipato al referendum simbolico nell’ambito della giornata di mobilitazione #ItaliaNOOGM, organizzata dalla Task Force per un’Italia Libera da OGM, a Bologna, Milano, Firenze, Genova, Torino, Venezia, Vicenza, Rovigo, Padova, Reggio Calabria, Palermo, Udine, Perugia, Ancona, Grosseto, Roma, Bari, Modena, Imola, Foggia, Lecce, Arezzo, Salerno, Feltre (Bl), Ponzano (Tv), Codroipo (Ud), Bagheria (Pa), Succivo (Ce), Monterotondo (Rm), Rieti, Modica, Medicina (Bo), Budrio (Bo), Castenaso (Bo), Solofra (Av), Gemona del Friuli (Ud), San Canzian d’Isonzo (Go) e in provincia di Salerno a Pontecagnano, Battipaglia, Eboli, Paestum, Cava dè Tirreni, Minori, Bellizzi, Baronissi e Sapri, il 98% ha optato per un’Italia no OGM, mentre solo il 2% dei votanti si è detto a favore del transgenico nel piatto. Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente, dice che «I risultati non ci sorprendono poiché non è una novità che la maggioranza degli italiani sia contraria agli OGM. Ma è bene sottolinearlo e ripeterlo quanto più possibile. Specialmente in un momento come questo, in cui siamo in attesa del pronunciamento del Tar del Lazio sul ricorso di un agricoltore friulano contro il decreto che proibisce la semina di mais geneticamente modificato. Così come è bene fare chiarezza sulle molte bugie che si dicono sugli OGM, dal loro ruolo contro la fame nel mondo, ai costi, alla resistenza agli insetti e ai rischi di contaminazione. Se il 9 aprile il ricorso fosse accolto, si rischierebbe di aprire la strada a semine incontrollate di colture geneticamente modificate, introducendo un rischio incalcolabile per i nostri campi, le nostre sementi e quel patrimonio nazionale che sono in nostri prodotti tradizionali e tipici. Ecco perché riteniamo necessario un provvedimento urgente che tuteli l’intero territorio nazionale da possibili semine OGM». (da Greenreport.it - aprile 2014) FERMIAMO LO STERMINIO DELLE API! di Roberto Masiero #SalviamoLeApi Al ministro dell'ambiente Gianluca Galletti Al ministro delle politiche agricole, ambientali e forestali Maurizio Martina All' AEA, Agenzia Europea dell'Ambiente Un articolo pubblicato sul Corriere della Sera lancia ancora una volta un allarme troppo spesso sottovalutato: l'incessante moria delle api sta raggiungendo livelli preoccupanti. A partire dal 2000, le popolazioni di api si sono dimezzate. L’utilizzo intensivo di pesticidi in agricoltura è la principale causa della progressiva scomparsa di questi insetti che assicurano colture indispensabili per la vita di tutti i giorni. Più del 70% delle impollinazioni delle specie vegetali dipende infatti da loro. Se questa strage dovesse continuare, metterebbe a rischio non solo le piccole api, ma anche e soprattutto noi. Queste creature hanno un ruolo fondamentale per la biodiversità ambientale e per la produzione di cibo. Provate a immaginare a un mondo dove scarseggia la frutta e la verdura, dove le piante officinali siano assenti così come il foraggio per il bestiame, il cotone e la soia! Sarebbe uno scenario apocalittico! Firmiamo la petizione per chiedere All'Agenzia Europea dell'Ambiente, il cui compito è fornire informazioni valide e indipendenti sull'ambiente, di scrivere un rapporto dettagliato sulla sterminio delle api da portare all'attenzione di tutti: stampa, governi, organizzazioni non governative. E' ora che si diffonda consapevolezza di questo grave problema che mette in serio pericolo il futuro del nostro pianeta! Chiediamo inoltre ai nostri ministeri dell'ambiente e delle politiche agricole di approvare una nuova normativa che vieti l'uso intensivo di pesticidi in agricoltura, dannosi oltre che per le api, anche per la nostra salute. Ogni giorno portiamo infatti sulle nostre tavole prodotti che ci avvelenano lentamente. Iniziamo dall'Italia a dare il buon esempio e ricordiamoci di ciò che diceva una celeberrima citazione: "Se l'ape scomparisse dalla faccia della terra, all'uomo non resterebbero che quattro anni di vita". FIRMA QUI PER SALVARE LE API !!!! (da Firmiamo.it - aprile 2014) GIOCHIAMOCI! Dall’11 al 13 aprile Padova con il suo centro storico e le sue accoglienti piazze ospiterà la sesta edizione del Festival della cittadinanza: la città si farà palcoscenico condiviso e aperto alla comunità tutta, mettendo in scena un quantomai ricco programma che si andrà a declinare sotto forma di convegni, mostre e spettacoli. Giochiamoci! Questo il quanto mai coinvolgente ed energico tema – monito di quest’edizione. Giocare è il modo migliore per sperimentare, imparare, creare e grazie al gioco si acquisiscono nuove competenze e si entra in relazione con il mondo intorno a noi. Come per il bambino allo stesso modo anche per l’adulto giocare permette di apportare un pizzico di fantasia e di portare serenità alle attività di tutti i giorni e nelle relazioni che intrecciamo quotidianamente. Il Festival della cittadinanza vuol far sue le parole di George Bernard Shaw ”Non si smette di giocare perché si invecchia, ma si invecchia perché si smette di giocare”. Saper giocare è il segreto dell’eterna giovinezza. L’invito che il Festival lancia quest’anno è proprio l’esporsi, il rendersi attivi in prima persona, partendo dal nostro piccolo. Un territorio è espressione di diverse anime e sensibilità che operano in esso e contribuiscono al suo sviluppo, ma perché questo si prefigga e raggiunga la meta del bene comune, è necessario promuovere e permettere il dialogo, stimolare un continuo confronto aperto e diretto di idee. Doveroso quindi permettere e favorire l’incontro tra associazioni locali e nazionali e tutto il mondo del così detto terzo settore con la società civile, il mondo imprenditoriale e quello istituzionale. Non è più il tempo delle barriere e delle distinzioni di genere, di lotte intestine; ora è il momento di giocare assieme la partita e per “vincere tutti insieme”. Il premio in palio? L’acquisizione di un atteggiamento che non prescinda mai da valori quali la sussidiarietà, la solidarietà, il rispetto per l’altro, un senso di moralità ed eticità scevri da ipocrisie, un bisogno continuo di conoscenza per crescere nella piena consapevolezza. Nel 2014, designato dal Parlamento Europeo come “Anno europeo per la conciliazione tra la vita lavorativa e la vita familiare” dobbiamo giocarci le carte dell’innovazione in ambito sociale, culturale ed economico. Mescolandole tra loro sarà possibile definire una rete virtuosa che sappia fornire strumenti atti a rendere conciliabili la sfera lavorativa con quella familiare, permettendo a ciascuno di noi di vivere pienamente ed in maniera soddisfacente i diversi ruoli che ognuno gioca all’interno dell’odierna società. Una tre giorni dove affrontare temi non più nuovi ma sempre più sentiti dalla società civile, come l’attenzione per le risorse esauribili del pianeta, il riutilizzo, la lotta agli sprechi, il risparmio consapevole, la necessità di ridurre i consumi. Il Festival della Cittadinanza quest’anno c’è per lanciare questa sfida importante: METTIAMOCI IN GIOCO, QUI E ORA. Cooperativa ASA – tel: 049 7353761 / fax: 049 7353766 E-mail: [email protected] – Web: www.asacoop.org (segnalato da Coop. ASA - aprile 2014) HERA APS ACEGAS ESCA DAL CARBONE: APPELLO AI SINDACI La lotta ai cambiamenti climatici è la più importante sfida ambientale che l’umanità si sia mai trovata ad affrontare: la sensibilità su questi temi ha fatto nascere associazioni, comitati o semplicemente gruppi di cittadini che spendono le proprie energie e il proprio entusiasmo per cercare soluzioni e richiamare l’attenzione della collettività. Ma anche molti Comuni si stanno muovendo nella stessa direzione, aderendo al Patto dei Sindaci, formulando i PAES (Piano di Azione per l’Energia Sostenibile), promuovendo iniziative di risparmio energetico e la promozione delle energie rinnovabili. Per questo stupisce che fra i Comuni azionisti del gruppo Hera vi siano anche alcuni di quei comuni virtuosi che, aderendo al Patto dei Sindaci, dovrebbero avere sempre a cuore nelle proprie scelte amministrative le tematiche ambientali. Stupisce perché il gruppo HERA partecipa con il 20% del capitale al Consorzio SEI, costituito nel 2007 per il progetto di costruzione di una centrale a carbone a Saline Joniche (RC) (di cui sono parte anche a Repower che vi partecipa con il 57,5%, Foster Wheeler Italiana S.r.l. che ne detiene il 15%, e Apri Sviluppo S.p.a. il 7,5%), località dalla forte vocazione agricola della Calabria, regione che fra l’altro presenta una condizione di sovracapacità di produzione elettrica ed esporta circa l’80% dell’energia prodotta. Essendo il carbone il combustibile a maggior produzione di CO2 e quello con maggiori emissioni inquinanti locali, la produzione di energia elettrica da carbone risulta una delle minacce più forti alla lotta ai cambiamenti climatici. Proprio per questo motivo è stata mandata a tutti i Sindaci dei Comuni azionisti del gruppo HERA una lettera-appello per richiedere, se non per convinzione almeno per coerenza, l’uscita del gruppo dal progetto di centrale a carbone a Saline Joniche, facendo valere quei principi di sostenibilità sociale e ambientale spesso dichiarati dal gruppo. La comunità dell’Emilia Romagna si è opposta a questa tecnologia con una risoluzione del Consiglio Regionale contro la riconversione della centrale Enel a Porto Tolle, sul delta del Po: perché, quindi, promuovere in altre regioni, seppur indirettamente tramite la propria partecipata Hera, una politica energetica sbagliata e dannosa, che sono però pronti a combattere a casa propria? Oggi ci troviamo ad un punto di svolta: il 22 settembre dello scorso anno, nel Canton Grigioni della Svizzera, dove ha sede Repower, la società pubblica maggiore azionista del progetto, si è svolto un referendum che ha escluso la possibilità per le aziende locali di utilizzare la tecnologia del carbone. In conseguenza di ciò, Repower ha dichiarato la volontà di uscire dal progetto entro il 2015. È quindi opportuno, anche prendendo atto di questa situazione, che il progetto venga definitivamente cancellato, evitando che gli attuali o i potenziali futuri azionisti possano subentrare alle quote di Repower. Se il consorzio intendesse mantenere il proprio impegno nel campo energetico, ci sono ampie possibilità nello sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, e non certo nelle fonti fossili e in una centrale a carbone. Ad oggi, dando prova di coerenza con principi e valori che si dovrebbero dare per scontati, hanno sottoscritto la lettera solo i Sindaci di Forlì e di Muggia. Agli altri rimane da chiedere cosa stiano aspettando. (Leggi QUI il testo della lettera dove vien chiesto che la politica eserciti il proprio ruolo di pieno controllo sull’azienda) Legambiente - WWF Emilia Romagna - GREENPEACE Italia - RE:COMMON - Comitato Sì alle Energie Rinnovabili – No al Nucleare - Coordinamento Emilia Romagna Comitati Acqua Bene Comune (da Ecopolis Newsletter - aprile 2014) DIVENTA ORTICOLTORE BIOLOGICO: SEGUI IL CORSO ON LINE! Il prossimo 15 Aprile sarà on line nel sito de “El Tamiso”, “Non ci resta che l’orto! – manuale per aspiranti orticoltori urbani”. Si troverà nel riquadro ora occupato dal prodotto di stagione, e si esplicherà in una serie di video - con cadenza mensile - che sveleranno tecniche, segreti e “trucchetti” per applicare il metodo dell’agricoltura biologica nel proprio orto. L’intenzione è dunque di coinvolgere i sempre più numerosi orticoltori che vogliono cimentarsi con questa appassionante attività, per piacere o anche per la soddisfazione di potersi cibare di prodotti autonomamente coltivati in maniera sana, e anche vantaggiosa da un punto di vista economico, il che, con i tempi che corrono, certo non guasta! La prima puntata ci farà scoprire quali sono gli attrezzi necessari per il nostro scopo, con spiegazioni dettagliate sull’uso di ciascun strumento di lavoro, quali la vanga, la zappa, il sarchio, il rastrello, la manichetta forata…..e quindi ci si addentrerà nella preparazione del terreno che dovrà essere arato, ripulito dalle infestanti, concimato ecc. A questo primo appuntamento seguiranno altri video, sempre a cadenza mensile, che spiegheranno le tecniche di coltivazione delle varie orticole che crescono nelle diverse stagioni. L’idea di un video-manuale che potesse seguire passo passo gli aspiranti agricoltori urbani nella coltivazione degli ortaggi è frutto della collaborazione tra Niccolò Vannetti, videomaker e fotografo che ha diretto riprese, montaggio, video e composto le musiche, e Luca Masiero, collaboratore della cooperativa El Tamiso e di Legambiente Limena, che ha curato la parte di orticoltura. KM ZERO E FIDUCIA NEI PRODUTTORI E' di ieri la notizia che in alcuni mercati "a chilometro 0" di Padova e provincia venivano venduti prodotti ortofrutticoli spacciati per genuini, freschi e di filiera corta, pur trattandosi di merci di scarsa qualità e certamente non a chilometro zero. Queste inchieste non fanno altro che rafforzarci nella nostra convinzione che l'elemento più importante nel rapporto tra coltivatore e consumatore sia la fiducia basata sulla conoscenza e sul rispetto reciproci. Per questo siamo contenti di progetti come Apprezziamolo, dei nostri acquisti collettivi mensili e delle visite dai produttori. Un'interessante iniziativa che si sta diffondendo anche in Italia è quella dei Sistemi di garanzia partecipata, (**leggi QUI un documento esplicativo sugli SGP, così come esposto nel 10° Convegno nazionale GAS e DES di Osnago (LC) del giugno 2010**) dove sono i membri dei GAS o dei DES a verificare con i proprio fornitori lavorano. QUI potete leggere qualcosa a riguardo. 26 APRILE, VICENZA: APPELLO A TUTTI GLI ORGANISMI GENUINAMENTE MOBILITATI Sabato 26 aprile, al Terre Resistenti Festival organizzato dal Presidio “No dal Molin” a Vicenza, alle 18:00 si terrà un'Assemblea sugli OGM per la costruzione di una campagna condivisa per la biodiversità. Un momento di confronto e discussione su altri OGM: gli “Organismi Genuinamente Mobilitati” a favore di pratiche di agricoltura naturale e biodiversa, per la salvaguardia del territorio e della sovranità alimentare delle popolazioni. Per ragioni organizzative, vi chiediamo di darci una conferma della vostra partecipazione all'assemblea vicentina. Per ogni altra informazione, o contributo alla costruzione dell'assemblea: [email protected] (da NewsRekk di BioRekk - aprile 2014) L’ALTRA OPERA, GIUSEPPE VERDI AGRICOLTORE Domenica 13 aprile alle ore 21.00 spettacolo su Giuseppe Verdi agricoltore al Teatro Millepini di Asiago. Nel 2013, in occasione del Bicentenario della nascita (18132013) di Giuseppe Verdi, di certoparticolare attenzione sarà rivolta alla produzione lirica del Maestro e, tuttavia, la sua multiforme personalità è interessantissima anche per molti altri aspetti, meno indagati e conosciuti: in particolare la sua attività di imprenditore agricolo, insieme alle sue iniziative di benefattore e alle vicende che lo implicano nella storia del Risorgimento e che legano Giuseppe Verdi, genio che appartiene all'umanità intera, alla sua terra. Fra le immagini una vita di successi musicali, di consolidamento economico, di prestigio internazionale e autorevolezza nella vita politica dell’Italia Unita. Eppure, nel ricordare la sua carriera musicale, il Maestro non può non fare riferimento alla sua campagna: “tutte le mie opere, tranne le prime, le ho scritte a Sant’Agata, non derogando mai dalle mie abitudini solitarie e contadine. Dove sono solito vivere, nulla mi può distrarre. Mi ritempravo uscendo solo, per le mie terre ed occupandomi col massimo piacere di agricoltura”. Verdi, indiscusso architetto della pagina musicale e della sua resa scenica, è anche l’unico e vero architetto della casa dove vive con l’amata Giuseppina Strepponi ed è “creatore” delle sue terre, in tutti i sensi. Dai piani di irrigazione, alle macchine per realizzarli, alla cura del bestiame, alla cura degli stessi fittavoli, pur nella meticolosa, a volte aspra verifica della contabilità. Una cura e una creazione che vanno oltre la rivendicazione di essere padrone a casa sua, e sembrano piuttosto riguardare le radici stesse del suo fare e la difesa di un territorio umano condiviso. Commissiona lavori, più di duecento operai sono impegnati nella fabbrica e nel risanamento di cascine. “sono lavori inutili per me – dirà il maestro – perché queste fabbriche non faranno che i fondi mi diano un centesimo più di rendita; ma tanto tanto, la gente guadagna, e nel mio villaggio la gente non emigra”. Ed eccolo, l’uomo maturo, in un continuo andirivieni fra i due territori della sua creazione: quello teatrale e quello agricolo: Teatro alla Scala di Milano, Teatro la Fenice, Roma, Napoli, Parigi, Pietroburgo, Il Cairo...e intanto compra poderi – il Pulgaro, Castellazzo, il Cornocchio, Scandolara...fino a possedere 1.220 ettari di terra. Nei suoi viaggi il Maestro incontra artisti, trova libri, compra piante e strumenti agricoli. E la “strada di ferro” che lo porta e riporta nel suo incessante andare si carica di piante, fiori, macchine, cibi, vino....In tutto questo movimento Verdi è sempre in compagnia di “una voglia feroce di tornare a casa”, consapevole che “E’ impossibile trovare località più brutta di questa, ma d’altra parte è impossibile che io trovi per me ove vivere con maggiore libertà; poi questo silenzio mi lascia tempo a pensare”. In tale silenzio i filari di pioppi segnano la prospettiva del viaggio e della memoria; così il giardino costruito con la sua Giuseppina si dilata, lasciando intuire paesaggi nuovi e antiche radici. In un simile giardino dilatato – dalle aie delle cascine alle tavole dei palcoscenici – forse c’è posto anche per semplici viaggiatori teatrali: attori che si confrontano con il costante operare del maestro, cercando i legami fra il giovane all’ombra del gelso e l’anziano dal volto rosso per il sole, l’abito nero e il sigaro puzzolente, scoprendo, nella propria esperienza, i legami fra le “selve” drammaturgiche del maestro, le partiture tracciate sulle pagine e i disegni dei lavori agricoli , le trame delle immagini verdiane che da sempre ci accompagnano. Nel caso di Roberta Biagiarelli e di Sandro Fabiani (e del nobile gallo Peppino) la molla scatta dalla scoperta dell’Altra Opera del maestro: quella che lo vede impegnato, per tutta la vita, in una intensa attività agricola, attività di proprietario terriero, riformatore e innovatore. Custode geloso del proprio giardino e degli animali, attento osservatore delle condizioni di vita dei contadini, meticoloso amministratore. Questo omaggio teatrale all’Altra Opera di Giuseppe Verdi, è volto a valorizzare l’architettura immateriale umana scritta, come fosse uno spartito musicale, sulla terra, e alla quale Verdi lavorò incessantemente per tutta la vita. Un racconto per cercare di farlo nostro. Per ulteriori informazioni: Fono: 338 8591387 / 333 5295854 E-mail: [email protected] – Web: www.babelia.org Qui il link al trailer dello spettacolo QUI scaricate il volantino completo dell’evento POVEGLIA PER TUTTI Il Demanio mette in vendita un'isola della Laguna di Venezia: potrebbe diventare un albergo, e l'offerta è libera. Un gruppo di cittadini vorrebbe acquisirla, per farne un parco pubblico, e ha lanciato una raccolta fondi per "svelare che i prezzi di cartolarizzazione secolare sono delle vere e proprie svendite senza progetto". L'associazione che hanno fondato si chiama -semplicemente- "Poveglia" L’isola Poveglia è l’ennesimo pezzo della Laguna di Venezia che finisce sul mercato. Dopo quella di San Giacomo in Paludo, ceduta dall’Agenzia del Demanio al Comporta Extra del Fondo investimenti per la valorizzazione di Cassa depositi e prestiti (ne abbiamo scritto su Altreconomia 159), a maggio potrebbe passare di mano per 99 anni anche la “proprietà superficiaria” di Poveglia, che -spiega il sito del Demanio- è un “compendio costituito da tre isole molto vicine l'una all'altra di 72.500 mq. complessivi nella Laguna Sud di Venezia”, dove “sono presenti fabbricati in pessimo stato manutentivo”. Gli edifici, che complessivamente occupano 5mila metri quadrati, e potrebbero essere trasformati in un albergo, a meno che l’isola non venga “acquistata” dall’Associazione “Poveglia per tutti”, che ha promosso un progetto/manifesto “99 euro per 99 anni” e aperto -il 6 aprile- una Pagina Facebook. In due giorni ha raccolto oltre 1.400 adesioni: “L’idea è partita meno di una settimana fa dal puro sdegno per la svendita del patrimonio pubblico racconta Giancarlo Ghigi, uno dei promotori-, per le molte isole della laguna che recano bandiere di catene alberghiere internazionali. La banale constatazione che 'a questi prezzi da miseria le compriamo noi' si è trasformata in un progetto. Le diversità (culturali, politiche, progettuali) hanno trovato un primo approdo nell’elenco di quattro punti irrinunciabili”. Dice “a questi prezzi”, Giancarlo, perché l’offerta per l’acquisto dell’isola di Poveglia -insieme ad altri beni dal valore storico come il Castello di Gradisca d’Isonzo, in provincia di Goriziaè libera, e chi vuole partecipare deve presentare solo un fideiussione da 20mila euro……continua QUI la lettura (dalla Newsletter di Altreconomia - aprile 2014) CELLULARI E TUMORI: STORICO RICORSO AL TAR È una causa senza precedenti quella lanciata il 19 marzo scorso dall’associazione APPLE (Associazione Per la Prevenzione e la Lotta all’Elettrosmog) di Padova e dal sig. Marcolini, che chiedono al Tar del Lazio di ordinare al Ministero della Salute e al Governo l’effettuazione immediata di una campagna sull’utilizzo dei telefonini e sulle modalità per annullare o ridurre l’esposizione all’elettrosmog. Il ricorso si basa anche sulla sentenza della Cassazione, per ora unica al mondo, nella causa tra I. Marcolini e l’Inail, vinta dal dirigente d’azienda bresciano, sentenza che stabilisce il nesso di causa-effetto tra l’uso del telefono cellulare e il tumore alla testa che l’aveva colpito (la storia è anche un libro: “Toglietevelo dalla testa”, Ed. Chiarelettere – N.d.R.), nonché individua il conflitto di interessi di molti scienziati che negavano i danni e che erano finanziati da produttori e gestori di telefonia mobile. I cellulari emettono onde elettromagnetiche ad altissima frequenza e lo IARC il 31 maggio 2011 ha catalogato le radiazioni a radiofrequenza emesse dai telefonini come “agente possibile cancerogeno per l’uomo”. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) nella stessa occasione raccomandava misure per allontanare il cellulare dalla testa “…come, ad esempio, l’uso degli auricolari o sms”. Gli studi epidemiologici su larga scala hanno mostrato un aumento del rischio, fino al suo raddoppio, di tumore alla testa. Anche il rischio di neurinoma acustico è più che raddoppiato negli utilizzatori di cellulari da circa 10 anni con tempi di esposizione medi dai 16 ai 32 minuti al giorno. In Italia il telefonino è uno degli oggetti di uso più comune e si stima che siano 40 milioni le persone che lo usano abitualmente, e di queste molte sono bambini. “Un utilizzatore medio di cellulare in Italia accumula da 80 a 180 ore di uso in un anno. Il dato sale a 360 ore per chi utilizza il telefono mobile 60 minuti al giorno (sono sufficienti 5 telefonate di poco più di dieci minuti per raggiungere tale livello. “E’ stato inevitabile ricorre alle vie legali – spiega Laura Masiero presidente di APPLE – perché il Ministero della Salute, pur ricevendo numerose intimazioni anche dalla nostra associazione, si è sempre rifiutato di provvedere, a parte una risibile pagina su internet”. Marcolini aggiunge “Voglio dare il mio contributo perché si sappia che esiste un legame tra la malattia come quella che io patisco e l’uso del cellulare e del cordless”. L’avv. Bertone, dello studio legale torinese Ambrosio e Commodo che ha preparato il ricorso, ricorda che molti paesi, tra cui Francia e Russia, avvisano la popolazione dei rischi di contrarre neoplasie attraverso l’uso dei cellulari, mentre in Italia a informare la popolazione ci pensano solo le Associazioni, i medici e alcune testate giornalistiche, come fu per una puntata di Report del 2011. Con quest’azione legale, che non ha precedenti in Italia, si chiede di applicare il principio di precauzione (art. 191 Trattato sull’Unione europea), per evitare che aspettando ancora si consumi una strage silenziosa, come è stato per il fumo di sigaretta, l’amianto e gli emoderivati: anche per quei disastri su scala planetaria, ci fu chi lanciò inascoltati allarmi. Dobbiamo fare in modo che la storia non si ripeta. Arch. Masiero Laura, Associazione APPLE - Innocente Marcolini - Avv. Bertone Stefano (da Ecopolis Newsletter - aprile 2014) C'è una nuova petizione su Change.org che può interessare noi tutti: L’EDUCAZIONE ALIMENTARE ENTRI NELLE SCUOLE La cultura alimentare è un'arma nelle mani delle persone. Sapere cosa mangiamo, da dove proviene ciò che giunge nelle nostre tavole, saperne i procedimenti, i processi è cultura. Ancora sapere scegliere al supermercato cosa fa bene alla nostra salute e cosa no, individuare la località di provenienza di un determinato prodotto sono le basi per una corretta alimentazione. Mi chiamo Elisa e sono una modella “curvy”, da sempre impegnata nella lotta contro i disturbi alimentari, e che ha denunciato in questi anni il proliferare di siti e blog pro-anoressia e pro-bulimia. Ma la lotta ai disturbi alimentari, che in Italia riguardano oltre 2 milioni di giovani, non può essere lasciata solo all’iniziativa delle singole persone. La società deve prima di tutto trasmettere cultura alle nuove generazioni, e la cultura passa attraverso la scuola. Insegnare educazione alimentare nelle scuole permetterebbe ai nostri giovani una maggior coscienza a tavola. In una società afflitta da disturbi alimentari, l’introduzione di corsi specifici permetterebbe, tra le altre cose, di prevenire l'obesità fornendo basi su come alimentarsi adeguatamente. Per questo ho lanciato una petizione per chiedere al Ministro dell’Istruzione e a quello della Salute di introdurre nelle scuole superiori un monte ore annuale in cui i ragazzi, assieme ad esperti del settore, possano fare educazione alimentare. In molti istituti ci sono già dei programmi, organizzati su base volontaria da queste scuole, che riguardano la cultura del cibo. Perchè non portare questi esempi virtuosi in tutti gli istituti italiani. FIRMA QUI LA PETIZIONE (da Change.org - aprile 2014) e ora, solo alcune altre….chicche, e poi…buon fine settimana!! Ridurre la CO2 con stili di vita ecologici e risparmiando denaro: istruzioni per l’uso da Greenreport.it – aprile 2014 Cold Pot: il condizionatore d'aria naturale fatto di terracotta da Greenme.it – aprile 2014 Idrovia: a parole tutti d’accordo da Ecopolis Newsletter – aprile 2014 La legge delle multinazionali in Europa...altro che democrazia! e Cultivate London, agricoltura e lavoro si fondono da Il Cambiamento – aprile 2014
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