SOS Squola 5 - Il ponte dei Canais

“Non si scrive perché si ha qualcosa da dire, ma perché si ha voglia di dire qualcosa” (Emile Cioran)
il giornalino di Pagnacco
SOS Squola
Rivista delle classi 2^A, 2^C, 3^B, 3^C, 3^D, 2^D e a cura delle Prof. sse Coletti e Farnetti - A.s. 2013-2014 N°2 - Giugno
Scuola secondaria di primo grado “G. B. Tiepolo” (Pagnacco - Udine) - Disponibile nell’atrio della scuola ed on line su ilpontedeicanais.com
“A volte è difficile fare la scelta giusta perché o sei roso dai
morsi della coscienza o da quelli della fame.”
Totò
“Giungla” è un adattamento per il teatro del famosissimo romanzo “Il libro della Giungla” di
Kipling, che tutti voi conoscete grazie all’adattamento per il cinema di W. Disney.
Ora il cucciolo d’uomo vive alla Stazione di Milano, giungla di cemento, acciaio e tanta
indifferenza.
Riuscirà a rompere il muro dell’insensibilità dei frettolosi passanti? Questi apriranno gli occhi
sulle ingiustizie che vedono quotidianamente?
Evviva l’Estate!
Cari amici lettori,
siamo arrivati al secondo ed ultimo
numero di quest’anno scolastico.
Continueremmo ad aprire la nostra
rivista letteraria con dei riferimenti
all’attualità, ma per questa volta abbiamo
deciso di cambiare.
Non portiamo alla vostra attenzione
un fatto singolo di attualità, anche perché
gli ultimi trattati possono essere davvero
duri da digerire. Preferiamo ricordare ai
compagni l’esperienza del teatro, vissuta
quest’anno: “Giungla” di e con Roberto
Anglisani.
Ecco quindi il report di un nostro
osservatore.
Vi auguriamo buona lettura e
speriamo che l’Estate porti consiglio.
La Redazione
“Giungla”
Stazione Centrale di Milano, giorno
d’oggi.
Questa è la storia di Muli, un
ragazzo che da piccolo fu comprato da
Shirikahn, un vecchio zoppo che sfruttava
i bambini facendo loro borseggiare i
passanti e facendo loro rubare in
generale. Muli era molto bravo a fare
questo “mestiere”, ma a differenza di lui,
la sua amica Nina era proprio incapace.
Muli doveva raccogliere i soldi anche per
lei, perché Shirikahn picchiava i bambini
che non riuscivano a portare denaro. Un
giorno Muli diede tutti i soldi a Nina e poi
scappò. Venne inseguito dagli scagnozzi
del vecchio, ma venne aiutato da Baloo,
un barbone che lo nascose e gli diede un
posto dove dormire. La mattina seguente il
benefattore di Muli lo portò al mercato
dove conobbe Baghera, una signora di
colore grandissima. Baloo voleva che
Baghera tenesse al sicuro Muli per un po’
di tempo e così fu.
Il giovane era bravissimo a lavorare
nella locanda di Baghera: faceva la spesa,
serviva velocemente i piatti di minestra,
sapeva riparare gli oggetti, dipingeva le
sedie, puliva efficientemente ed era
arrivato persino a cucinare. Un giorno, in
pensiero per l’amica, decise di andare a
salvarla. Riuscì nell’impresa, ma venne
inseguito da Tabacco e Buldeo, i tirapiedi
del loro sfruttatore, e da Shirikahn stesso.
I due ragazzi corsero a perdifiato, ma si
ritrovarono circondati dai nemici.
Muli urlò alle persone che passavano
in stazione e disse loro della loro
condizione e delle pene sofferte dai
bambini, ma soprattutto parlò della
tirannia di Shirikahn. Le persone rimasero
allibite e si gettarono contro il malvivente,
che tirò fuori una pistola con la quale
sparò a Muli. Nella confusione anche
Shirikahn venne ferito e morì. Tabacco e
Buldeo vennero arrestati.
La ferita di Muli era troppo grave,
per cui il giovane morì e chiuse gli occhi
vedendo davanti a sé tutti i bambini
sfruttati del mondo.
Gli argomenti sui quali si ha dibattuto
dopo lo spettacolo sono stati: lo
sfruttamento minorile, perché Shirikahn
sfruttava i bambini per arricchirsi ed è
questo solo uno dei tanti modi nei quali i
minori vengono sfruttati; l’amicizia, perché
Muli aveva trattato Nina con amicizia ed
era disposto a tutto pur di aiutarla; la
forza di volontà, perché Muli era
determinato e sicuro di sé; la gentilezza,
perché Baloo e Baghera hanno aiutato
Muli , offrendogli una casa; della
cattiveria umana, perché Shirikahn
picchiava bambini inermi.
I messaggi che si possono recepire
dalla storia sono che si deve combattere
per i propri ideali come ha fatto Muli, che
si è anche rivolto con coraggio ai passanti
per chiedere aiuto; che bisogna essere
determinati come Muli lo è stato nel
salvare la sua amica. Il messaggio più
importante è stato che si deve essere
pronti a rischiare e a mettersi in gioco per
gli altri, come ha fatto Muli che ha dato la
vita per salvare molti bambini, anche più
piccoli di lui.
Le emozioni che ho provato sono
state tristezza, molta tristezza, quando il
protagonista è morto; sollievo, quando si
era in principio messo al sicuro; stima nei
confronti di Baloo e Baghera; odio nei
confronti di Shirikahn; fastidio, perché la
Tigre non si toglieva mai dai piedi; ed
infine tensione.
Un personaggio particolare su cui
non si può tacere è la folla di passanti,
prima indifferenti alle vicende dei bambini
della stazione, che poi interviene al
richiamo disperato di Muli.
N.
indice
pag. 4
pag. 13
Mille storie... o
quasi
Enigmistica
pag. 10
pag. 15
pag. 19
Recensioni per voi
Pubblicare a
puntate
Ricettario
pag. 12
pag. 16
pag. 21
Galleria
fotografica
Da leggere!
Concorso e saluti
3
pag. 18
Cinema e tv
Mille storie... o quasi...
In questo numero
troverai...
testi di ogni genere...
... di fantasmi
Incredibili, come esercizi di scrittura e
sfide di creatività...
... umoristico
Mescolare i generi è uno spasso...
... diari e lettere
Fingere di essere qualcuno è utile per
capire il punto di vista degli altri e le
loro esperienze.
... d’attualità e personali
Perché non occuparsi di ciò che ci
circonda? I fatti che accadono
possono essere uno spunto per
riflettere su noi stessi, sul futuro, sulle
nostre scelte...
... surreali
La realtà non è sempre ciò che
sembra...
... biografie misteriose
Sfidiamo i lettori ancora una volta a
scoprire i personaggi che parlano
della propria vita!
... enigmistica
Giochiamo con la lingua! No: non
facciamo le boccacce... Alla ricerca
di sinonimi, contrari, definizioni...
... concorso
Correte a leggere in ultima pagina!
Ora di esami!
Già!
Un altro anno scolastico è passato e la
prova per i ragazzi e le ragazze delle terze
si avvicina.
Spero che non me ne vogliate, cari
lettori, se mi rivolgo agli alunni che stanno
per lasciare la Scuola Secondaria ed iniziare
un nuovo percorso, tanto agognato, temuto,
desiderato, sospirato...
Spero, cari alunni e care alunne, che il
giornalino sia stata un’opportunità per
mettersi in gioco, per sperimentare, per
scrivere non solo storie dalle mille sfumature,
ma anche testi di altro genere.
Certo che un giornale solo letterario e
con qualche puntata nelle recensioni di film,
romanzi, giochi e nelle ricette più sfiziose e
nella formulazione dei giochi può essere solo
che migliorato.
Scrivere, come diceva Snoopy, “è un
lavoro duro”, ma è anche gratificante vedere
come i pensieri aggrovigliati si distendono,
diventano più chiari ed è allora che la sfida è
I testi sono tutti mescolati: divertitevi a
riconoscerne il genere!
E quest’estate, cosa farete?
Potreste scrivere delle pagine di
diario per ricordare i momenti più
belli!
4
rendere le proprie idee e storie accattivanti e
di facile lettura, ma non superficiali.
La sfida, quella più difficile, è trovare
lettori e sostenitori.
Perché la lettura è così bistrattata?
Anche quella - forse - delle storie scritte dai
coetanei? Perché non c’è molta curiosità per
ciò che fanno i nostri vicini di banco, di
classe, di pulmino?
Mah? Attendo le vostre risposte;
soprattutto quelle delle alunne e degli alunni
che cambieranno scuola e orizzonte: lo
spazio per i suggerimenti c’è ed è quello dei
commenti sul sito ilpontedeicanais.com
oppure potete anche parlarmi di persona.
Questa seconda soluzione è più gradita,
perché il dialogo è più utile ed umano.
Beh, chiudo sottolineando che è stato
uno spasso cercare gli aforismi da mettere in
copertina e la relativa immagine: qualcuno
può spiegare le scelte fatte per la copertina
di questo numero?
Un saluto,
Prof. Farnetti
Caro diario...
Caro diario,
mi chiamo Malindi e vivo in Kenya.
Ti scrivo per la prima volta, perché ho
appena imparato a scrivere e a leggere. Mi
piace molto! Ho già quattordici anni, ma
solo da quest’anno ho compreso
l’importanza della scuola e il sacrificio, che
hanno fatto i miei genitori per potermici
mandare. Il mio più grande sogno è quello
di diventare medico in America: è solo un
sogno, ma nessuno me lo porterà mai via,
perché sognare è un mio diritto.
La mia giornata inizia svegliandomi
presto, andando a lavorare nei campi,
insieme a mio padre. Un’ora dopo devo
essere pronta per andare a scuola. Il tragitto
è lungo e faticoso e a volte ho paura di non
tornare più a casa.
ventisei bambini e ragazze come me, siedo
al mio banco. Non è una bellissima classe,
ma ha tutto ciò che occorre ad uno studente.
Tiro fuori dal mio vecchio e trasandato
zaino, appartenuto a mio fratello più
grande, i quaderni ed inizio a scrivere gli
esercizi che assegna il maestro alla lavagna.
Finita la mattinata, ci rechiamo alla mensa
della scuola, dove ci servono piselli, fagioli
e minestre di legumi, ogni giorno. La mensa
è molto piccola e angusta; certe volte mi
tocca finire il mio pasto per terra, ma non mi
faccio problemi. Finito il pranzo, torniamo in
classe, dove le lezioni continueranno fino
alle sei dl pomeriggio.
Esco dalla classe, quando fuori è già
buio e rifaccio lo stesso percorso iniziale.
Dopo un’ora e mezza sono finalmente a
casa, vado a dormire per terra con una
semplice coperta, che basta per farmi stare
al caldino fino alla mattina seguente.
Un giorno sarò medico e darò salute e
sicurezza alle persone ed è con questo nel
cuore che riesco ad affrontare ogni fatica e
paura. A domani mattina...
M.
Di mattina mi alzo alle sei, mungo la
capra e parto per andare a scuola. Prima di
arrivarci, però devo attraversare delle zone
pericolose ed ho sempre paura di chi
avvicina troppo. Quando torno a casa,
aiuto la mia famiglia come posso. Questa
sera regna il panico, perché nelle strade
inizia la pazzia: si litiga per qualche pezzo
di pane. Qui tutti possiedono una pistola ed
è facile farsi uccidere.
Chi leggerà un giorno questo diario si
chiederà perché non interviene la polizia.
Rispondo: la polizia ha paura di
entrare nella favela.
Io non sopporto questa vita, ho cercato
di scappare più volte, ma i miei genitori non
mi permettono di andare via. Il mio sogno
nel cassetto è scappare e andare a Rio e
fare il calciatore. Può sembrare strano, ma
per me è fattibile.
Quando ho un po’ di tempo libero,
lego degli stracci tra loro e tiro calci
facendo rimbalzare la palla contro i muri.
Alla sera mia mamma ci prepara una
tazza di latte caldo con un po’ di pane.
Questa è la mia cena. Poi mi aspettano un
materasso e qualche straccio.
Vedremo come andrà questa cosa dello
scrivere ogni giorno...
F.
Per fortuna con me ci sono i miei amici,
che riescono a divertirmi e ad aiutarmi. La
strada per la scuola dura circa un’ora e
mezza, fatta tutta a piedi, con delle
infradito, che spesso mi fanno scivolare.
Purtroppo non posso ancora permettermi
delle scarpe chiuse più comode.
Un giorno, quando sarò grande e sarò
diventata un medico importante, ne avrò
così tante che le regalerò ai poveri che
faranno il tragitto per la scuola come me
ora.
Mi tengo sempre stretta alla mano di
una mia amica, che mi aiuta a non cadere
per il ripido sentiero che porta giù, in città.
A metà viaggio ci tocca rimediare un
passaggio, facendo l’autostop. Non è
sempre sicuro, ma è l’unico metodo per noi
per arrivare a scuola senza perdere la
lezione.
Una mia compagna, dopo esser salita
da sola, in macchina con un uomo, non è
più tornata a casa dalla sua famiglia, che
ancora oggi spera di ritrovarla. Qualche
volta ho paura di fare la sua stessa fine, poi
penso che il mondo è pieno di pericoli e che
va affrontato con coraggio e decisione e
cerco di fare l’adulta, come mi incoraggia
mio padre.
A volte mi capita di pensare come può
essere la vita adulta, poi mi rendo conto che
a quattordici anni la sto già vivendo.
Arrivata a scuola, entro nella mia classe con
Caro diario,
questa è la prima pagina che scrivo e
forse l’ultima.
Ho imparato a scrivere da poco; mi ha
insegnato mio zio, che mi ha anche regalato
questo quaderno. Non mi piace scrivere, ma
lo faccio solo per lo zio, che per salvarmi ha
sacrificato la sua vita. Ogni volta che penso
a quel giorno, mi viene da piangere e vorrei
tanto trovare il suo assassino e fargliela
pagare.
Forse è meglio se inizio di nuovo: sono
Dominic e vivo con i miei genitori in una
baracca malconcia nella Favela che
circonda Rio de Janeiro.
Le Favelas sono crudeli, paurose e se
commetti un errore no hai più via di scampo.
Mia madre non lavora, ma controlla che la
capra che vive con noi non venga rubata,
mentre mio papà è un ladro. Sembra
bruttissimo, ma serve per sopravvivere.
5
Caro diario,
vivo in Ghana con mia mamma e mio
fratello.
La mia scuola si torva a 5 km da casa
mia ed io ogni mattina mi alzo alle 5:00,
mangio qualcosa, mi lavo, mi vesto e parto,
perché la mia scuola inizia alle 8:00.
La mia giornata è molto faticosa, infatti
quando finisco scuola devo tornare a casa
velocemente per aiutare mia mamma o per
controllare mio fratello, che ha solo quattro
anni.
A scuola vado a piedi, visto che non ho
le condizioni economiche per permettermi
un mezzo di trasporto. Vivo in una baracca
e, quando sono a casa da solo, ho un po’
paura, perché ci sono molti animali selvaggi
che potrebbero farmi del male.
Nella mia classe ci sono ventotto
alunni; le mie insegnanti sono brave ma
severe, infatti, quando arrivo tardi, mi
danno la bacchetta sulle mani per
punizione.
Oggi ho imparato i giorni della
settimana in Inglese ed ho imparato a
scrivere i numeri. Nella mia scuola c’è la
mensa e a mezzogiorno pranziamo. Ovvi
avevo molta fame ed ho preso due razioni
di zuppa di fagioli e ceci.
Ho molti amici con cui vado d’accordo
e con loro mi diverto sempre.
Il mio sogno sarebbe avere una
condizione economica migliore per aiutare
me e soprattutto mia mamma e mio fratello.
Mia mamma Josefina lavora molto
durante il giorno e io la ammiro tanto, visto
che deve mantenere tutta la famiglia.
Ora è meglio che smetta di scrivere:
devo riposare per domani. Magari da
grande potrò avere qualcosa di più: farò il
pescatore e non so se inizierò presto a
lavorare.
A.
Lettera di un soldato
italiano
Lettera di un soldato
giapponese
Cara Asako,
non c’è giorno in cui non penso a te,
ma più il tempo passa meno ci sarà la
possibilità di rivederti.
I bombardamenti da un mese a parte
sono triplicati e gli americani, in costante
crescita, stanno preparando una flotta che si
avvicina sempre di più al Giappone: temo
che saremo invasi.
Dopo questa notizia, il comandante ci
ha ordinato di preparare gli aerei per
domani e di essere fedeli alla Patria.
Sai cosa succederà domani?
Noi soldati dovremo dare la nostra
vita, serviremo la Nazione e vinceremo il
nemico.
Ormai i popoli del mondo sono
logorati dalla guerra, che è uno
spargimento inutile di sangue. Forse alla fine
non si vince nulla. Questa, comunque, sarà
l’ultima lettera; non ci vedremo più. Ricorda
che, dopo quello che abbiamo passato, ti
vorrò sempre bene.
Un giorno ci rivedremo e passeremo
pomeriggi assieme sotto gli alberi di ciliegio
senza la preoccupazione della guerra.
Il tuo caro fratello,
大輔
Daisuke
M.
Cara Monica,
perdonami se la mia lettera arriverà in
ritardo, ma non ho avuto tempo nemmeno
per dormire.
Nonostante io sia qui, a combattere fra
la vita e la morte, non mi sono dimenticato
del tuo compleanno.
Le mie emozioni sono diventate
incontrollabili ed a volte escono senza
preavviso: a volte sono felice e piango nello
stesso istante, ma quando penso a te mi
calmo e mi sento tranquillo come a casa.
Ti ricordi di Giorgio? Era diventato mio
grande amico in questo maledetto buco. Ti
parlo al passato, perché ieri un colpo di
cannone lo ha colpito dritto in testa. Io ora
mi sento vuoto, ma nello stesso tempo
arrabbiato, perché lì, al suo posto, ci
dovevo essere io.
Io, non lui, il mio amico, che mi aveva
fatto passare ogni forma di malinconia e mi
rallegrava con le sue battute.
Basta scrivere id fatti tristi; il generale
ha comunicato che la guerra sta per finire e
non vedo l’ora di riabbracciarti, salutare
tutti i parenti, dormire in un letto comodo e
mangiare la zuppa di pesce che odiavo
tanto, quando me la preparavi. Ora, invece,
la adoro e rimpiango di non averla gustata
prima con te.
Ti chiedo di perdonarmi di tutte le volte
che ho criticato la tua cucina favolosa: ora
la sogno ogni giorno che passa!
La vita in trincea è difficilissima e ogni
giorno non sappiamo se riusciremo a
viverne un altro. Viviamo in luoghi umidi,
malsani e, ogni volta, dobbiamo mangiare
una zuppa disgustosa e tiepida.
In tutto questo tempo non ho trovato
nessun regalo per il tuo compleanno, ma ho
trovato questa stella alpina, che ho messo
nella busta: è il tuo fiore preferito. Ogni
volta che sento il suo profumo, sento il tuo.
Ritornerò presto,
il tuo soldato.
A.
6
Contatti inaspettati
C’era una volta, tanto tempo fa, una
vecchia casa di campagna abbandonata in
un paesino di nome Mels.
Quella era arroccata su una collina,
circondata da una foresta oscura, che non
lasciava intravedere nulla.
Gli abitanti di Mels tendevano a stare
lontani sia dalla foresta che da quella casa,
poiché si diceva fosse infestato dai fantasmi
di Francesco e Beatrice, due ragazzi morti il
giorno prima del loro matrimonio, a causa
di un incidente avvenuto durante la
costruzione della stessa casa.
Gli anziani dicevano che i corpi non
erano stati trovati, come se si fossero
smaterializzati.
La famiglia Moretti, composta da
Mario, il padre, Petra, la moglie, e Omar, il
figlio, cercava casa nei dintorni e si rivolse
ad un’agenzia locale.
Quest’ultima offrì come opzione la
vecchia casa e i Moretti, non consapevoli
della storia, accettarono e si trasferirono lì.
Cominciarono il trasloco.
Appena si trovarono di fronte, ai piedi,
un brivido freddo percorse loro la schiena.
Mario allungò la mano per aprire la
porta,ma questa si spalancò da sola.
Dentro era tutto buio, allora Omar
accese una candela che si trovava
nell’ingresso. I Moretti rimasero sbalorditi:
appariva ancora più ampia, era ricca di
stanze buie e un’imponente calinata portava
al piano superiore.
Tutte le pareti erano tappezzate di
quadri e i pavimenti erano coperti da
tappeti rossi.
Dopo un po’ di ore i tecnici riuscirono
ad installare la corrente e i Moretti poterono
esplorare il’abitazione e sistemare i bagagli
nelle loro camere con più calma.
Era ormai notte ed Omar si accingeva
ad andare a letto. In camera sua c’era un
enorme letto a baldacchino con un morbido
piumino blu.
Quella notte Omar non riuscì a
dormire, perché sentiva strani rumori
provenire dal balcone: sentiva dei lamenti e
dei pianti di ragazza.
Preso dalla paura, non andò a vedere
cosa stesse accadendo e fece finta di
dormire.
Ad un certo punto le finestre si
aprirono di colpo, la porta sbatté e il
piumino volò via. Omar con la coda
dell’occhio vide una ragazza fluorescente.
Era una donna, bellissima donna dai capelli
biondi e mossi, con gli occhi azzurri e
indossava un vestito rosso e blu.
Questa donna chiuse le finestre e la
porta, poi prese il piumino e lo adagiò
sopra Omar, gli diede un bacio sulla fronte
e sparì.
O.
L.
Miriam e Otto
In un tempo ormai lontano, oltre le
campagne, i prati, i fiumi, oltre gli alberi e i
boschi, in una casetta dispersa nel verde
era appena nata una bambina, Miriam, dai
capelli neri e gli occhi verdi.
Regnava la felicità: lì vivevano solo la
bambina e i suoi genitori e un cucciolo di
cane, nato nello stesso momento della
bambina.
Gli anni passavano e Miriam cresceva.
Arrivò all’età di andare a scuola, ma il più
vicino paese era troppo lontano, così la
mamma le faceva da insegnante.
Le insegnava tutto: la matematica,
montare a cavallo, la geografia, il cucito,la
cucina, l’orientamento, la botanica, la
storia...
Imparò molto velocemente e in ogni
cosa era accompagnata da Otto. Quando
diventò abbastanza grande da poter
andare in giro da sola, non se lo fece
ripetere due volte. Ogni giorno camminava
per boschi e prati insieme ad Otto: era
molto legata alla Natura.
In una giornata serena Otto e Miriam
erano in un bosco di larici, quando
all’improvviso iniziò a piovere, a piovere
tantissimo e loro erano troppo distanti da
casa e dovevano trovare un riparo. Otto
era agitatissimo e Miriam lo prese in
braccio e corse. Non sapeva dove andava,
non aveva più riferimenti. Ad un certo
punto si trovò in una radura; in fondo alla
radura c’era una casetta rosso mattone, ma
Miriam non riusciva a vedere bene perché
la pioggia era troppo fitta. Mentre correva
per raggiungere la casa, inciampò, batté la
testa e svenne. Otto rimase con lei.
Nella casa abitava una donna, li vide,
uscì e li portò dentro.
Quando Miriam si svegliò, si trovò
davanti a un camino, sotto una calda
coperta; Otto dormiva accanto a lei.
Miriam alzò la testa e vide una signora che
scriveva su un diario, seduta ad un
tavolino. Non pioveva più fuori, Miriam si
sentiva bene.
L’anziana signora disse: “Buongiorno,
Miriam”. La bambina non seppe
rispondere.
La signora continuò: “Non mi conosci,
io ti conosco. Sei qui perché è voluto. Io
sono una strega, ma stai tranquilla, che
sono una strega buona. Vedo il futuro e
faccio accadere ciò che voglio, tutto
secondo le regole della legge delle streghe
del bosco. Noi siamo streghe, viviamo nei
boschi e proteggiamo la Natura.”
Miriam ascoltava attenta ed un po’
spaventata.
“Tu sei una di noi. Vivrai con me e
sarai addestrata, devi imparare a
controllare i tuoi poteri. Non potrai tornare
a casa, potresti essere pericolosa. Solo
quando avrai imparato, potrai tornare dai
tuoi genitori e proteggere il bosco. Dovrai
tenerlo nascosto perché, se qualcuno lo
venisse a sapere, non ci sarebbe più
sicurezza per il bosco.”
Per Miriam fu difficile accettarlo. Non
poteva tornare a casa. Pensava che sua
mamma e suo papà la stessero cercando.
Così passarono i giorni e imparò a
conoscere quella signora. Passarono i mesi
e la sua strega le insegnava. Passarono gli
anni e imparò ad usare i suoi poteri.
Incontrò altre streghe, eccezionali. Miriam
controllava il clima. Poteva far nevicare,
piovere o grandinare; poteva far venire il
sole ogni volta che voleva.
7
Apprese le regole delle streghe del bosco.
Diventò una strega modello con Otto che la
accompagnava ovunque.
Anche Otto era speciale, faceva fiorire
i fiori quando era felice. Anche lui imparò
a controllarsi.
Miriam scoprì che anche sua madre
era un a strega buona e glielo disse la
vecchia signora.
Arrivò il giorno nel quale poteva
tornare a casa, con le lacrime si svegliò.
La signora era fuori in giardino, nel
suo orto. Pensò che non aveva mai saputo
il suo nome. Prima di partire voleva fare
una passeggiata. Nel bosco dietro la casa
trovò una strega, la avvicinò e le disse che
doveva andarsene. Doveva salutare la sua
strega. Miriam era triste.
La strega le disse che era meglio
andarsene in quel momento senza dirle
addio, perché era meglio andarsene
ricordando i momenti belli vissuti lì e non le
lacrime dell’ultimo saluto. Aggiunse che
probabilmente sarebbe tornata.
La vecchia strega lo sapeva già, ciò
che sarebbe successo in quel momento.
Miriam la ringraziò e la salutò. Miriam, che
aveva imparato a volare, prese in braccio
Otto e si alzò in volo.
Abbassò lo sguardo e vide la sua
vecchia strega che la guardava. Questa le
sorrise e se ne andò.
V.
Una bambina sfortunata
La sventura
Un bel giorno Lea, una bimba di dieci
anni con delle trecce lunghe fino ai piedi,
decide di chiedere alla nonna Lina di
preparare una torta assieme.
La nonna è d’accordo e la manda al frigo
della cantina a prendere quattro uova. Lea
apre il frigo e rimane impietrita: davanti a lei
ci sono quattro pulcini di colore blu.
“E voi, chi siete?” chiede loro.
“Siamo nati dalle uova che la nonna ha
lasciato nel frigo e siamo blu per il freddo!”
Lea li prende in mano e corre stupita
dalla nonna, che le dice di portarli nel pollaio
e di prendere quattro uova là: “Fai però molta
attenzione a non farle cadere!”
Lea, però, quando arriva al pollaio, vede
che ci sono sei uova, invece che quattro, e le
prende tutte. Le tiene così strette che le si
rompono in mano.
Piangendo, corre dalla nonna che la
consola, dicendole:
“Non piangere! Prepariamo un budino!
Prendi il secondo barattolo, quello dello
zucchero e versa due cucchiai interi nella
ciotola.”
Lea, però, inizia a contare i barattoli dal
fondo e prende il penultimo contenitore, quello
del sale e il risultato è disastroso!
Lea è disperatissima!
“Non piangere, prepariamo una pizza!”,
dice la nonna.
Prendono la farina e la paziente nonnina
suggerisce alla nipote: “Mettici un cubetto di
lievito e inizia a impastare.” La bambina
capisce di metterci un etto. La pasta lievita così
tanto che invade tutta la cucina ed esce anche
dalle finestre. In quel momento la nonna apre
la porta della cucina e spinge la pasta fuori,
nel cortile. Ora nel cortile c’è un’enorme
massa di pasta e la nonna chiama tutti i
bambini ad aiutare lei e Lea a fare una specie
di pizza - trampolino gonfiabile per saltarci
sopra. Per il giorno successivo tutto è pronto e
i bambini del borgo si divertono così tanto che
si mettono anche a mangiare la pasta, mentre
saltano. Dopo parecchi giorni non rimane altro
che il cortile vuoto della nonna Lina e di Lea.
Ora sì che Lea è riuscita a non fare
pasticci!
Marco è un uomo molto fortunato e ricco
e per di più ama il suo lavoro.
Fa l’attore ed è molto in gamba: viene
chiamato spesso da molti registi per delle parti
importanti nei loro film.
Un giorno lo convocano per interpretare
l’antagonista in un film e Marco si sente sicuro,
perché ha recitato più volte quella parte, così
accetta subito.
Prima di andare a girare le scene, Marco
si ferma al bar a bere un caffè. Al tavolo
prende un giornale ed inizia a leggerlo. In
prima pagina c’è un titolo scritto a caratteri
cubitali:
“Probabili sventure!”
Il giorno prima erano avvenuti un
terremoto in Cina ed una frana in Italia e i
giornalisti temevano che nei giorni successivi
sarebbero avvenute delle sventure.
Marco non ci crede a queste cose, così va
al lavoro tranquillo.
Una volta sul posto, Marco non si ricorda
le battute, così lo licenziano. Rattristato, va a
fare una partita di tennis con un suo amico,ma
neanche quella va bene: infatti tutte le battute
escono dal campo.
Marco pensa: “E se fosse come dice il
giornale?”
Poi si risponde da solo: quello che c’era
scritto nell’articolo non si sta avverando,
perché nell’articolo si parlava di fatti gravi,
non di sciocchezze simili.
“Sarà solo una giornata sfortunata!”
Nei giorni seguenti accadono fatti sempre
più strani: lo derubano, gli spaccano i vetri
dell’auto...
Stufo, anzi esasperato, decide di
cambiare nazione: magari lascerà la sfortuna
nella sua vecchia città. Così si trasferisce a
Londra, ma la sfortuna non finisce, anzi
peggiora sempre più, talmente tanto che
Marco non ce la fa più.
Un giorno Marco è in macchina e ripensa
a tutto quello che gli è successo e si distrae.
Ha sprecato la sua vita a scappare da
qualcosa che non esiste, o no?
S.
I.
da
8
“L’Eco di Pagnacco”
Il mistero del
giornalino scomparso
Continua la ricerca di uno spazio
migliore per il giornalino scolastico
“SosSquola”, che per due anni dopo
“Extreme” e “il Geornale”, ha tenuto
impegnati molti degli alunni della
Scuola Secondaria di primo grado
“Tiepolo”.
Il giornalino, scomparso da poco
nella sua versione cartacea, si pensa
possa ricomparire il prossimo anno
aggiornato come
BLOG
Ciò accadrebbe, sostengono le
nostre fonti, per molti plausibili motivi:
pubblicare di più
spesso
avere più spazio
raggiungere più
lettori
espandere le nostre
rubriche
coinvolgere anche più
classi...
Invitiamo tutti i lettori che
abbiano delle informazioni più
precise a riferirle. La popolazione di
Pagnacco e del mondo intero
attende!
Anonimo
La patente
L’anno scorso mia sorella Alessia prese
la patente. Subito dopo aveva raccontato a
tutta la famiglia che perfino il suo istruttore
le aveva fatto i complimenti per come aveva
guidato bene durante l’esame. Un vero
successo!
Pochi giorni dopo, con la sua patente
nuova in tasca, mi invitò ad andare con lei a
fare la spesa al supermercato in macchina.
Io entusiasta accettai.
Salimmo sul veicolo, lei mise in moto e,
nemmeno partiti, il motore si spense, dopo
dei “leggeri” sussulti, tali da farci andare a
sbattere contro il palo della luce. L’unico
delle vicinanze!
“Cominciamo bene”, pensai, ma feci
finta che non fosse successo nulla.
Finalmente riuscimmo a partire. Durante il
tragitto Alessia rischiò di investire una
mamma e i suoi due bambini, carica di
borse della spesa, che cercavano di
attraversare la strada sulle strisce pedonali.
Per fortuna non li prese, ma la donna
impaurita rovesciò il contenuto delle borse
sulla strada. Imbarazzati, accostammo la
macchina al marciapiede, non senza
andarci a sbattere, e scendemmo ad
aiutarla a raccogliere tutti i cibi sparsi.
Intanto, da un’altra macchina
arrivavano le risa di scherno di bambini.
Diventammo rossi paonazzi dalla
vergogna e le gambe cominciarono a
tremare.
Salutata la donna e i suoi bambini,
risalimmo in macchina, molto meno spavaldi
che alla partenza.
Volevamo andarcene il più velocemente
possibile da quel luogo, tanto che Alessia
non vide un semaforo rosso. Alcuni turisti
che passeggiavano cominciarono a lanciarci
imprecazioni, che non posso ripetere!
Un signore, appena uscito da un
negozio, le gridò: “Ma chi ti ha dato la
patente?! Torna a scuola!”
Mia sorella, viola in volto, proseguì
accompagnata da un concerto di clacson di
automobilisti che protestavano
accanitamente.
Finalmente arrivammo al supermercato.
Alessia era sfinita ed io... forse di più!
Con le gambe “molli” andammo a fare la
spesa.
Al ritorno trovammo un foglio sul vetro
dell’auto. Era una multa di mille euro, che
segnalava due gravi infrazioni del codice
della strada: non essersi fermata per
lasciare passare i pedoni sulle strisce
pedonali; attraversamento di un semaforo
quando era accesa la luce rossa.
Ci guardammo senza riuscire a
spiaccicare parola, le gambe ricominciarono
a tremare. Alessia iniziò a giurare che non
sarebbe più salita su una macchina, né
come guidatrice né come passeggera e si
incamminò verso casa. Io rimasi impietrito
vicino alla macchina con le borse della
spesa, ma, quando compresi che ero solo,
la rincorsi e senza parlare proseguimmo il
tragitto. Stanchi e impauriti arrivammo a
destinazione.
E adesso chi avrebbe raccontato ai
nostri genitori cosa era successo? E della
multa?
Rimanemmo a guardarci a lungo, in
silenzio. Ci veniva da piangere!
Proprio quando Alessia decise di
confessare l’accaduto a nostro padre, arrivò
nostro fratello Tommy. Ci osservò, prima
serio, poi divertito e iniziò a ridere, tanto da
piegarsi in due.
Non capimmo fino a quando ci
confessò che ci aveva seguito durante il
tragitto in macchina e aveva visto tutti gli
errori commessi da nostra sorella. La multa
era una sua idea per darle una lezione!
Alessia dovette comunque raccontare
tutto ai nostri genitori, che, dopo averle
fatto una bella ramanzina, la mandarono a
fare molte altre lezioni di guida...
Alessia ancora oggi si rifiuta di guidare
da sola!
Per fortuna che l’istruttore le aveva
fatto i complimenti per la sua bravura come
pilota!
T.
Cara madre...
Cara madre, sono ormai tre mesi che
mi ritrovo in questo ospedale al fronte; ogni
giorno che passa, spero sempre di non
vedere altre tragedie, ma ciò non accade.
Non mi sono ancora abituata a vedere
arrivare i soldati sulle barelle impregnate di
sangue, senza parti del corpo.
Quando arrivano da noi sono in fin di
vita, sono ricoperti di sangue, ma nei loro
occhi c’è ancora una scintilla di speranza.
Noi infermiere facciamo il possibile per
salvarli, ma qualche volta non possiamo far
altro che pregare, pensando alle migliaia di
famiglie, che aspettano i loro parenti, ma
non sanno che non li vedranno mai più.
Mi mancate tutti assai, ma pensare che
qua riesco a rendermi utile in qualche modo
è un’emozione che non si può spiegare a
parole.
9
Mi sento soddisfatta di ciò che sto
facendo, ma allo stesso tempo vorrei che
non ci fosse bisogno di questo tipo di lavoro
e che ogni soldato che in questo momento
sta tenendo in mano un’arma potesse essere
a casa con la propria famiglia per godersi
la domenica.
Continuano ad arrivare soldati e le
medicine stanno finendo e noi vediamo
questa gente soffrire, ma non possiamo fare
niente oltre che confortarle.
Mi sento amareggiata e ogni giorno
spero sia l’ultimo.
Le condizioni igieniche sono pessime e
ci sono continui bombardamenti che
sembrano non finire mai; la notte non riesco
a dormire, perché l’unica cosa a cui penso è
lo sguardo di tutti questi soldati, che
rischiano la vita per la patria. Questi
pensieri mi fanno stare male, ma vado
avanti, per renderti fiera della tua figliola.
Ti voglio bene e ti scriverò presto.
Saluta tutti e avvisa che sto bene, tienimi
informata sulle condizioni di papà.
La tua Anna.
M.
Recensione per voi!
Per voi tre film ed
un gioco!
“Billy Elliot”
“Billy Elliot” è un film ambientato in
Inghilterra. Il protagonista è Billy, un
ragazzo che, una volta a settimana, va ad
allenamento di pugilato, ma non è per
niente bravo. Nella stessa palestra in cui
svolge gli allenamenti ci sono lezioni di
danza e un giorno, andando a portare le
chiavi, si fa tentare e prova a ballare,
accorgendosi di essere bravo.
Da quel momento, ogni settimana,
danza di nascosto.
Un giorno il padre lo scopre e diventa
furioso perché crede che il figlio sia
omosessuale! Il ragazzo prova a spiegargli
che non c’è niente di male, ma il padre è
testardo e non cambia opinione. La Miss,
insegnante di danza, dopo esser venuta a
conoscenza che il padre non lascia più
Billy andare a lezione, svolge delle lezioni
gratuite solo per lui. La Miss lo informa che
avrebbe il talento per frequentare la
famosissima scuola di ballo di Londra.
Il padre prende una decisione:
nonostante le difficoltà economiche, porta
il figlio nella capitale per svolgere il
provino.
Le cose non vanno molto bene,
perché Billy stende un altro ragazzino con
un cazzotto ed i giudici devono tenere ciò
in considerazione.
Nonostante la penalità non
indifferente Billy è ammesso alla scuola e
diventa un ballerino provetto e, durante
uno spettacolo, suo padre, suo fratello e il
suo caro amico sono tra il pubblico!
Il messaggio del film è che se desideri
una cosa con tutto te stesso la avrai,
nonostante le mille difficoltà.
La scena più importante del film ,
secondo me, è quando Billy riceve la
lettera che gli comunica che è stato
ammesso alla scuola.
Billy si chiude in salotto, apre la busta
e si mette a piangere. Il padre entra nella
stanza e Billy, singhiozzando, dice: “Ce
l’ho fatta!”
Il papà, colmo di gioia, corre in paese
per diffondere la bella notizia. In quel
momento ero felicissimo perché ho capito
che finalmente il sogno di Billy si sarebbe
avverato: sarebbe diventato un ballerino
professionista.
S.
“La generazione rubata”
Il film è stato girato nel 2002 da Philip
Noyce ed è di genere drammatico.
Racconta la storia vera e crudele di
tre bambine australiane che vengono
rapite, strappate dalla loro casa per colpa
di uno stupido, insensato ordinamento
razzista del governo australiano.
Questo ordinamento vuole che tutte le
bambine e ragazzine australiane
mezzosangue siano strappate alle loro
famiglie, alle loro case e ai loro cari per un
motivo tutt’altro che positivo: eliminare per
10
sempre tutte le persone con i tratti razziali
degli aborigeni australiani, facendo
sposare tali mezzosangue con uomini
bianchi e facendo far figli proprio con i
bianchi.
Queste bambine vengono portate in
una specie di orfanotrofio. Ovviamente le
tre piccole non vogliono stare lì, vogliono
giustamente stare con i loro cari e vivere
secondo le proprie tradizioni.
Un giorno con coraggio ed astuzia
decidono di scappare. Non hanno molte
possibilità di sopravvivenza perché
camminano per infinite ed interminabili
miglia, con un caldo infernale e bestiale,
nel deserto, inseguite come prede dagli
uomini inviati per catturarle, per bruciare i
loro diritti.
In questo interminabile viaggio ci
sono delle persone che aiutano le
bambine, dando loro da mangiare; una tra
queste fornisce le indicazioni su dove si
trova un recinto anticonigli, che separa le
terre dove stanno i conigli da quelle
coltivate. La ragazzina più grande, quella
che ha avuto l’idea di scappare e quella
che è la guida, fa questo ragionamento:
recinto anticonigli uguale casa.
Quindi lo seguono lungo tantissime
miglia e dopo tanti pericoli tornano a casa:
premesso che, nel corso del viaggio,
accade una cosa schifosa, ingiusta,
disumana: camminando e camminando
incontrano un uomo che dà da mangiare
alle tre bambine e questo dice che la loro
mamma le aspetta in una sperduta
stazione ferroviaria. Lei, ovviamente,
volendo rivedere la sua mamma, ci crede e
va in stazione e viene rapita perché
era una trappola. Non farà più ritorno a
casa. Purtroppo ci riusciranno solo due
delle tre piccole. Questo film spiega con
musiche e varie riprese tutte le emozioni, i
sentimenti e i pensieri che provano le
bambine.
In Australia hanno istituito il “Sorry
Day”, un giorno nel quale il governo
australiano chiede scusa per gli errori
commessi verso queste persone innocenti.
Giudico questa iniziativa come
un’autodifesa da parte di chi ha fondato la
legge che ha consentito queste atrocità,
senza pensare che se questi provvedimenti
fossero stati presi contro di loro di certo
essi stessi sarebbero stati solo male. Mi
viene in mente la frase: “Non fare agli altri
quello che non vorresti che fosse fatto a
te”. Ho provato tantissime emozioni
vedendo questo film, ma principalmente mi
ha colpito l’inizio: ho provato paura e
agitazione, quando hanno rapito le
bambine perché sono state strappate
violentemente, forzatamente dalla loro
casa contro la loro volontà. Poi, quando le
bambine scappano da quella prigione, ho
provato tensione, quando la guida si mette
a cercarle perché rischia di trovarle.
Mentre sono in viaggio, ho provato
disgusto, tensione e paura, quando un
uomo le imbroglia. Infine, almeno due
bimbe tornano a casa e in quel momento
la mia gioia è stata grande: le loro fatiche,
i pericoli, le avventure sono giunte al
termine e il traguardo di ritornare a casa
dai propri cari è raggiunto.
Purtroppo, però, la loro storia non si
conclude così e non vi resta che vedere
tutto il film!
Il giovane, di nome Driss, cerca un
posto dove sistemarsi e lavorare ed
incontra Philippe al colloquio per la
selezione del personale che dovrà
assisterlo in tutto ogni giorno. Driss è
assunto in prova e durante questo mese
Philippe finalmente viene trattato come una
persona normale. Tra i due si crea un
legame e Driss aiuta il suo amico ad avere
un contatto con la sua compagna di penna
e finalmente si conoscono. Purtroppo Driss
deve lasciare il lavoro per aiutare la sua
famiglia e viene rimpiazzato da un
incapace e disattento badante, che manda
Philippe in depressione. Per fortuna Driss
ritorna e i due amici vivono di nuovo delle
belle esperienze assieme.
Questo film mi ha colpito perché
racconta una storia accaduta veramente e
fa capire allo spettatore che non bisogna
giudicare una persona per quello che
sembra, ma per quello che è.
Driss, infatti, sembra un giovano
disadattato, insensibile, pericoloso...
In realtà comprende bene come sta
Philippe e sa come essergli vicino.
G.
“Call of duty: Ghosts”
A.
“Quasi amici”
Questo film è nello stesso tempo
comico e drammatico.
Il film è ambientato in Francia a Parigi
ai giorni nostri e racconta la storia di un
uomo disabile, ricco e saggio, e di un
giovane che ha problemi con la giustizia.
Call of Duty: Ghosts è un videogioco
del genere sparatutto in prima persona.
Decimo capitolo della serie, sviluppato da
Infinity Ward, Raven Software e Neversoft
e pubblicato da Activision, è stato
presentato con un teaser trailer il primo
maggio 2013. È stato pubblicato il 5
novembre 2013 per PlayStation 3, XBox
360, Wii U e Microsoft Windows, mentre il
29 novembre sono state messe in
commercio la versione per PlayStation 4 e
quella per Xbox One. La campagna in
single player ha dei personaggi, delle
ambientazioni ed una trama
completamente diversi da quanto visto
nella serie di Call of Duty: Modern
Warfare. La storia è ambientata negli Stati
Uniti d'America, in un futuro molto vicino in
cui la superpotenza mondiale è stata
messa in ginocchio da un devastante ed
avanzato attacco orbitale ad opera della
"Federazione", una coalizione formata dai
11
vari Stati sudamericani. I territori colpiti
vengono poi attaccati dall'avanzato
esercito militare della Federazione e da
esso definitivamente conquistati. I
protagonisti sono i "Ghosts", un'unità
speciale di quel che resta dell'apparato
militare americano specializzata nell'agire
nell'ombra e volta a sconfiggere la
Federazione ed a riconquistare i propri
territori. Nella squadra di “Ghosts” Logan
Walker, il personaggio principale, sarà
affiancato dal fratello David "Hesh" e da
Riley, un cane da guerra. I loro obiettivi
saranno quello di scongiurare la minaccia
rappresentata dai satelliti militari armati
costruiti dalla Federazione basandosi sul
modello di "Odin", il satellite (americano,
ma di cui la Federazione prese il controllo)
che scagliò il devastante attacco orbitale
sui territori statunitensi, e quello di fermare
Rorke, ex - Ghost che ora guida le truppe
della Federazione di stanza negli Stati
Uniti. La storia, a differenza di quella di
Call of Duty: Black Ops II, non ha né bivi
narrativi né finali multipli, ed è quindi a
sviluppo lineare.
La modalità campagna offre al
giocatore diciotto missioni in cui veste i
panni di Logan insieme a suo fratello Hesh
e suo padre. All'interno di ogni missione
sono nascosti, in punti precisi, i file Rorke,
utili per approfondire la storia nei dettagli;
i file sono uno per livello. La modalità
squadre permette al giocatore di creare
una squadra personale e con la stessa
disputare partite online contro altre
squadre. La modalità multigiocatore
comprende nuove armi, oggetti dinamici e
parti modificabili delle mappe. Si possono
personalizzare il soldato e le armi tramite
l'utilizzo di punti squadra guadagnabili con
aumento di livello o completamento di
sfide. La modalità estinzione consiste nel
piazzare una trivella contro gli alveari
nemici e uccidere gli alieni, fino a quando
non si arriva alla testata e si deve fuggire.
Esistono inoltre specie aliene: i ricognitori,
che sono il primo alieno che viene
incontrato, possono essere abbattuti con
due coltellate o pochi colpi d'arma. Gli
alieni kamikaze non vi attaccheranno
direttamente ma vi verranno vicino e
esploderanno. I cercatori sono alieni
abbastanza grossi e daranno molto
fastidio a voi e alla trivella. I lebbrosi non
vi attaccheranno e per essi c'è una sfida
che vi regalerà un punto abilità. Gli
scorpioni sono degli alieni che daranno
molto fastidio e sputeranno l'acido che
farà molto danno. I Rhino, infine, saranno
difficili da abbattere.
Sono inoltre disponibili oggetti da
esaminare e oggetti in più.
Ogni DLC pubblicato per Call of Duty:
Ghosts solitamente contiene al suo interno
quattro Mappe Multiplayer, una Mappa
per la modalità Estinzione, un’arma bonus.
O. & M.
Galleria fotografica e musei
“Genesi”: Salgado a Venezia
Il primo febbraio si è aperta a Venezia, alla Casa dei Tre Oci (fondamenta delle Zitelle, 43 alla Giudecca), la grande mostra di
Sebastiao Salgado.
Fino all’11 maggio si è potuto visitare “Genesi”, un’esposizione di 240 fotografie in bianco e nero che il fotografo brasiliano, uno dei
più apprezzati e famosi del nostro tempo, ha scattato negli ultimi otto anni di lavoro in tutto il mondo.
Trentadue viaggi in cinque continenti per trovare e racchiudere nelle sue foto le parti ancora selvagge e isolate del pianeta. Quelle che ci
ricordano com’è la natura prima che l’uomo la sfrutti e la distrugga: ghiacciai, foreste tropicali, montagne, scogliere, deserti, ma anche i
popoli tribali che ci vivono e gli animali.
Quello di Salgado è un ritratto della terra com’era alle origini. Si intitola “Genesi” perché da lì tutto ha inizio. E lì Salgado vuole
riportarci per ricordarci che bisogna rispettarne l’equilibrio.
Il fotografo, insieme a sua moglie Leila Wanick che condivide con lui ogni esperienza, è anche concretamente intervenuto con un
progetto, chiamato “Terra”, grazie al quale ha piantato più di 2 milioni di alberi nella foresta
Amazzonica.
Piccola sfida:
questa foto è stata scattata
in uno dei più famosi musei
del mondo. Dove?
Rispondete nei commenti sul
sito...
12
Enigmistica
Il cruciverba della scuola
a cura della Prof. Farnetti
1
4
5
2
3
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
Across
Down
2. Base dell'apprendimento
8. Se non li hai, i fogli se ne vanno
9. Quella italiana è intitolata "Detto e fatto"
11. Descrizione della terra
12. Scrivere in inglese
13. Scienza e scienze...
15. Fanno tanta polvere
16. Virtù di insegnanti e alunni
19. Narrazione breve
22. Maturare
23. Proteggono i libri
25. Materiale scolastico
1. Insieme in tedesco
3. Scrivere in tedesco
4. Svolgerli è difficle ed anche correggerl!
5. Quelli ad anelli pesano 2 Kg
6. Porta quasi tutto
7. Arte e...
10. Là si svolgono i tornei tra le classi
14. Stecca
17. Sono colmi di penne, pennarelli, matite
18. Serve per ottenere la perfezione
20. Talvolta non ci sono
21. Sì in inglese
24. Sì in tedesco
13
La scuola che molti vorrebbero:
Hogwarts!
a cura della Prof. Farnetti
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
Across
Down
7. La insegna Malocchio
9. Se la Farnetti insegnasse ad Hogwarts
insegnerebbe...
10. I doni della...
11. Amico di Harry
12. Il calice di...
13. Qui funziona
14. Custode di Hogwarts
17. Uno della banda di Sirius
19. Protegge il dormitorio dei Grifondoro
20. Insegnante di Pozioni
21. Ha un occhio magico
1. Serve per ottenere la vita eterna
2. Per vedere nel futuro posso servire i fondi di...
3. Amica di Harry
4. Moglie di Harry
5. Succo a Hogwarts
6. Insegnante di Trasfigurazione
8. Viene portata dai gufi
13. Lo sono Cruciatus ed Imperius
14. I più coraggiosi e di cuore
15. In quelli dei maghi si rompono i pezzi
16. L'ordine della...
18. La fenice di Silente
14
Pubblicare a puntate
In questo numero si
conclude la storia a
puntate “Delitto
esotico”.
Ricordo ai nostri lettori
che nei vecchi numeri
di SOS Squola e di
Extreme trovate le
lunghe anzi
lunghissime storie a
puntate dei nostri
migliori narratori.
Ovviamente sapete
dove cercare:
ilpontedeicanais.it
nella sezione
Secondaria - Italiano
Continuano la galleria
dedicata agli scrittori a
puntate... Nella foto in
basso a destra
riconoscete la Rowling,
la creatrice di Harry
Potter.
Delitto esotico/2
Terminata la pizza, mi recai in cucina e
scambiai due parole con Yuko, amico
d’infanzia di Kasuke.
Gli chiesi il motivo del litigio e lui mi
rispose che avevano avuto una discussione
sugli affari andati male. Mi resi conto che
Yuko non mi aveva detto tutto e me ne andai.
Mentre pagavo il conto, il proprietario della
pizzeria mi portò in ufficio e mi disse che Yuko
in passato aveva avuto problemi di droga ed
era stato in carcere per aver accoltellato un
turista.
La settimana successiva decisi di recarmi
al distretto di polizia dove non c’erano novità
sul colpevole. Andai dritto nell’ufficio di
Stevenson, il capo della polizia di New York,
e rimasi con lui per un’ora.
Gli spiegai che, parlando con il
proprietario del ristorante dove Yuko
lavorava, il proprietario mi aveva assicurato
Tutti voi sapete che i
romanzi sul maghetto
più amato da grandi e
piccini non sono usciti
a puntate, ma ogni
volume è legato al
successivo: si chiama
SAGA!!!
15
che Yuko quel giorno era presente in cucina
dalle 10:15 alle 10:45 e quindi non poteva
essere lui il colpevole. Perciò gli raccontai che
Thomas Johnson, l’organizzatore della
manifestazione contro la vivisezione, mi aveva
detto che la manifestazione era stata rinviata
per mancanza di fondi dell’organizzazione.
Inoltre, analizzando le piume e i peli
della stanza del delitto, avevo notato che
erano compatibili con gli animali di Mark, il
quale, mentre puliva il pavimento del luogo
del delitto, aveva fatto cadere dal suo
giubbotto il pelo e le piume dei suoi preziosi
animali che teneva sempre con sé.
FINE
M.
Da leggere!
qua senza di te. Ora non ho una nonna
che mi vuole bene, ma ogni giorno che
passa ti ricordiamo.
Spero tanto che tu stia bene e che ci
aiuti da lassù.
La tua nipote
M.
Lettera personale che
risveglia in chi la legge
sicuramente dei ricordi...
Cara Nonna,
già dopo la tua morte volevo scriverti
una lettera ed eccomi qui con una penna
ed un foglio in mano.
Tu sei stata una nonna molto dolce,
simpatica e bella.
I momenti belli, che ho passato con te,
sono stati tanti, come quella volta che
eravamo al mare e a mio cugino piaceva
una ragazza e tu sei andata da lei e le hai
chiesto il suo numero! Ricordi? Che
divertimento!!!
E come quella volta che stavamo tutti
insieme e non ti abbiamo fatto dormire
perché volevamo guardare l’alba insieme!
Mi ricordo che quella notte ci facevi
ridere come dei matti, perché imitavi il
nonno... come russava e come sbadigliava;
ma non solo! Ci imitavi e ballavi!
Quei momenti sono stati molto
divertenti, ma non ci sono stati solo quelli:
in realtà tutti i giorni sono stati belli quando
c’eri tu. Ora non ci sei e i nostri momenti
belli non esistono quasi più e non c’è più
NONNA + NIPOTE = DIVERTIMENTO, ma
solo NIPOTE e basta.
Nonna, tu mi illuminavi la giornata
come non faceva e non fa nessuno.
Adesso sei un angelo, anzi... sei
l’angelo più bello del cielo e ricorda di
insegnare agli altri angioletti come volersi
bene e amarsi.
Forse non verrò al cimitero a trovarti e
questo non significa che non ti voglio bene,
però rimarrai sempre nel mio cuore. Non
mi sembra ancora vero e non mi sembrerà
forse mai che sei morta. Non avrei mai
pensato che andassi in cielo e mi lasciassi
Crescere significa
cambiare, prendere
decisioni, essere
responsabili ed anche
litigare con i genitori per
stabilire la propria
indipendenza. Qual è la
tua idea? Quali le tue
esperienze?
Man mano che si cresce ci si rende
conto che la propria vita comincia ad
essere sempre più importante, che ognuno
ha le proprie responsabilità e che,
crescendo, si cambia ogni giorno.
Il salto più grande ed anche difficile
da superare è quello tra l’infanzia e
l’adolescenza, che si presenta inizialmente
con il cambiamento del nostro corpo, ma
spesso anche del nostro carattere.
In alcuni adolescenti però, oserei dire
molti, lo sviluppo psicologico ed
emozionale procede più lentamente, o
velocemente, dello sviluppo fisico. Tra
l’infanzia e l’adolescenza, però, c’è
un’ulteriore fase: la preadolescenza.
Questa può essere rappresentata dai primi
cambiamenti del fisico, ma anche dal modo
di pensare e di vedere le cose.
Tutto incomincia ad apparirci diverso
ed ogni cosa la vediamo da un’altra
prospettiva. Ci accorgiamo che stiamo
crescendo, soprattutto psicologicamente; io,
ad esempio, ora cerco di trovare una
risposta a tutte le domande sulla vita che mi
hanno sempre tormentata: “Cosa
16
succederà quando sarò più grande?”, “Chi
sarò?”, “Come sarò?”...
Mi basta mettermi davanti allo
specchio e osservare i cambiamenti
avvenuti nel tempo. Non solo sono
diventata più alta,ma ho anche cominciato
a prendermi cura di me stessa.
Le ragazze adolescenti considerano la
bellezza un fattore importante. Noi
femmine siamo conosciute dai ragazzi
come coloro che passano ben un quarto
della giornata davanti allo specchio!
Sì, lo ammetto: io sono una di quelle,
ma sono anche state la voglia di truccarmi
e l’idea di tagliarmi i capelli che mi hanno
fatto capire che non ero più una piccola
bambina, che voleva solo giocare con gli
amici a prendersi o a nascondino, ma che
ero diventata una ragazza interessata allo
studio, capace di divertirsi con gli amici
andando al cinema e poi a cena fuori.
Tuttora è così: la mia vita ha
cominciato a richiedere più responsabilità
ed io ho cominciato a prendere alcune
decisioni importanti. Una di queste è stata
la scelta della scuola, ad esempio. Ho
riflettuto a lungo e pensando con la mente
da ragazza matura sono giunta a una
conclusione, che secondo il mio parere è
quella più giusta per me.
L’adolescente diventa anche più
autonomo e i genitori, che fino allora
facevano tutto per noi figli, hanno un ruolo
diverso: sono soltanto un appoggio, un
punto di riferimento su cui poter contare nel
momento del bisogno. Ogni adolescente
vuole stabilire la propria indipendenza, ma
il genitore fino a prova contraria è ancora
colui che deve aiutarci a crescere, a
confortarci, a sostenere le nostre scelte e le
nostre decisioni e che deve badare a noi. I
ragazzi adolescenti nei confronti dei
genitori spesso disubbidiscono, forse anche
per stabilire appunto la propria
indipendenza.
Un brano letto in classe fa risaltare
ciò: “Le rabbie improvvise di Luca”. Luca è
un adolescente al quale ogni minima cosa
può far scatenare tutta la rabbia che ha
dentro.
Nell’adolescenza le amicizie si
intensificano, anche tra ragazzo e ragazza.
Ad esempio nel brano “Blanca si trasforma
in una donna” si presentano due fattori
importanti della crescita: la crescita diversa
dei due ragazzi (Blanca è diventata
un’adolescente, mentre Pablo, il suo grande
amico, è rimasto piccolo e mingherlino) e il
rapporto intimo tra i due (nel brano
vengono narrati alcuni passatempi dei due
ragazzi: giocavano ad essere sposati, si
arrampicavano sugli alberi, rubavano il
pane appena sfornato... ma imparano ad
avere pudore l’uno di fronte all’altra).
Un consiglio che do a tutti gli
adolescenti, e quindi anche a me stessa, è di
passare un’adolescenza piena di belle
esperienze uniche ed indimenticabili.
M.
Cambiare, crescere e diventare diversi:
questo è uno strano momento della nostra
vita, un ponte dall’infanzia all’età adulta,
chiamato adolescenza. In questo periodo si
cambia, ma soprattutto ci si vede cambiare.
A volte non si capisce il perché il
proprio corpo diventa diverso. La
trasformazione del mio è avvenuta un po’
prima del previsto ed è stata per me un
problema. Nonostante tutti i miei amici mi
trattassero come sempre, senza prendermi
in giro o emarginarmi, io non stavo bene in
quello che sarebbe stato il mio nuovo corpo.
Cercavo di vestirmi con maglie larghe, che
nascondessero le mie prime diversità che mi
separavano dal mondo dell’infanzia. Con il
passare del tempo però mi abituai e, non
pensandoci molto, mi accorsi che anche i
compagni che mi circondavano iniziavano le
loro metamorfosi.
Quando quest’anno abbiamo letto in
classe il testo “Blanca si trasforma in una
donna”, mi sono rivista in quella bambina
che vede il suo corpo cambiare e non può
fare niente per impedirlo. A differenza di
Blanca, dalla quale il suo amico scappa,
spaventato dai sui cambiamenti, a me i
compagni e maestre sono stati molto vicini.
Loro facevano finta di niente e, pensandoci,
forse ero io che vedevo in me troppi aspetti
che non mi piacevano, i quali diventavano in
breve tempo dei veri e propri complessi.
Cambiare e crescere, ma non solo
fisicamente... scrivevo prima. Durante questo
periodo anche il nostro modo di pensare e
di vedere le cose matura. C’è chi matura
prima, chi dopo e chi rimane con l’animo da
bambino per sempre. A me piace l’idea di
affrontare certe situazioni con serietà, ma
quando si può, ridere e scherzare,
guardando il mondo dal punto di vista del
bambino che vive in noi, scoprendo e
apprezzando ogni piccolo gesto. Pensare a
modo dei bambini non vuol dire, però, non
dimostrare di essere responsabili e non
essere in grado di prendere delle decisioni
autonomamente. Possiamo provarlo ogni
giorno quando andiamo a scuola: abbiamo
la responsabilità di portare i libri e siamo
noi che dobbiamo scegliere se studiare o
meno.
Una grande decisione che deve essere
presa quest’anno è quella della scuola che
frequenteremo per i prossimi cinque anni e
che ci aiuterà a trovare un lavoro nel mondo
degli adulti.
Bisogna scegliere seguendo le nostre
passioni e basandoci sulle proprie capacità.
Se abbiamo qualche dubbio possiamo
sempre chiedere il parere dei genitori, dei
fratelli, degli amici.
Terzo punto che si trova sul ponte
dell’adolescenza è il litigare con i propri
genitori.
Quando ne abbiamo parlato in classe, non
ero certa che questo stesse succedendo
anche a me, ma nei giorni seguenti ho
potuto constatare il contrario. Certo è
impossibile vivere senza litigare con le
persone che ci stanno intorno, specialmente
con i genitori. Non è neanche detto, però,
che la vita in famiglia debba essere un
continuo gridare e sgridare nel quale
scoppiano pianti incessanti fino a quando la
mamma si intenerisce e concede ai figli la
libertà.
A casa mia non è così: quando mia
mamma ha un’idea , che riguardi me o mia
sorella, nessuno può convincerla
dell’opposto, a parte mio papà. Quindi,
quando qualcosa non va come vorremmo,
chiediamo a mio papà il suo parere e
FORSE riusciamo a strapparle un: “Sì”.
Comunque sia, quando dobbiamo prendere
una decisione in famiglia, “regna” la
democrazia, nel senso che votiamo e in
base ai risultati decidiamo. In caso di
pareggio ne discutiamo per arrivare ad una
conclusione.
Scrivo questo perché non mi è piaciuto il
comportamento dei genitori nei confronti
del figlio, nel racconto “Le rabbie
17
improvvise di Luca”, che abbiamo letto in
classe, nel quale essi prendevano una
decisione senza consultare Luca, il quale
doveva soltanto seguire i loro voleri.
In conclusione, vorrei aggiungere che
per me l’adolescenza non è un periodo buio
o di incertezze, come lo definiscono alcuni,
ma solido e nel quale io e mia sorella siamo
anche riuscite a diventare complici, rispetto
ad alcuni anni fa, quando litigavamo spesso.
Per me è molto importante avere una
sorella su cui posso sempre contare e che mi
aiuta quando non so più che direzione
prendere.
E.
Si dice che crescere significa cambiare
ed in effetti per me è vero, perché
nell’adolescenza si cambia sia nel fisico che
nella mente. Ciò si verifica intorno ai
quattordici anni e si cambia praticamente
tutto: la voce, il modo di fare le cose, il fisico
e poi si matura. Si matura soprattutto nel
comportamento: in genere si sa quello che si
fa e dovremmo anche conoscere i pericoli ai
quali andiamo incontro.
Noi adolescenti diventiamo anche più
responsabili; fino in quinta elementare ci
dovevano essere sempre vicino a me i nonni
o i genitori per andare da qualche parte o
dagli amici, invece adesso ci si arrangia.
Una volta, quando arrivavo a casa,
c’era già il pranzo pronto, invece adesso mi
faccio tutto da solo: preparo, pranzo e
metto in ordine, così quando arrivano a
casa la nonna o la mamma hanno meno da
fare.
Questi sono i lati positivi del crescere e
ce ne sono molti altri negativi. Ad esempio si
litiga con i genitori, perché pensi solo a te
stesso e vuoi sempre avere ragione tu, ma
anche perché vorresti uscire il sabato perché
è il tuo giorno libero e magari i tuoi genitori
non ti lasciano perché devi fare i compiti,
perché la Domenica si deve andare via.
Sinceramente io e mia madre siamo
molto uniti e non litighiamo spesso: ciò
accade raramente, nonostante il mio
carattere difficile. Molti miei amici, però,
litigano quasi sempre con i genitori, perché
vorrebbero uscire o andare in discoteca e
per farlo serve del denaro. Si litiga anche
per la scuola, perché i genitori ci dicono di
studiare e magari non abbiamo da
studiare... Infine, secondo me, il detto che
“crescendo si cambia” è vero, perché si
matura, si diventa responsabili e si ha meno
bisogno di qualcuno che ci controlli.
S.
Autobiografie di personaggi misteriosi
Come siete quanto a
curiosità?
Chi sono i personaggi
misteriosi di questo
numero di SOS
Squola?
Cinema/attore
Romanzo/personaggio
Anime/personaggio
Sono nato il 10 ottobre 1960 a
Malaga, in Spagna. Subito dopo il
conseguimento del diploma artistico, mi
sono trasferito nella capitale madrilena dove
ho vinto un concorso ottenendo un ruolo
nella compagnia del Teatro Nazionale. Nel
1982 ho conosciuto il regista Pedro
Almodovar. Durante gli anni Novanta sono
diventato noto al pubblico e alla critica di
tutto il mondo grazie ai film “Philadelphia” e
a “Intervista col vampiro”. Conosce Melanie
Griffith sul set e si sposano. L'anno
successivo sono stato contattato per lavorare
al fianco di Madonna nel musical "Evita".
Ho partecipato a moltissimi film, ho
doppiato anche il Gatto con gli stivali e
spero che non mi conosciate solo perché
ogni tanto sforno ottimi biscotti e parlo con
le galline...
“Se vuoi sapere com’è un uomo,
guarda bene come tratta i suoi inferiori, non
i suoi pari”.
Questo è quello che sostengo sempre
ed è per questo motivo che anche i miei
familiari non mi ritengono più parte della
loro vita. A dire il vero non mi piacciono poi
tanto e, per fortuna, ho trovato nella
famiglia del mio migliore amico un rifugio.
Siamo cresciuti insieme ed insieme, con altri
dal nostro stesso spirito, ne abbiamo
combinate di tutti i colori! Purtroppo il mio
migliore amico e sua moglie sono stati
assassinati dal nostro acerrimo nemico ed io
sono padrino di loro figlio.
Sono certo che il mio caro figlioccio
farà strada: ha la stoffa di suo padre e tanto
coraggio da vendere!
Sono il protagonista dei manga e degli
anime nati dal mangaka Akira Toriyama.
All'inizio ero un ingenuo bambino con
una coda da animale, dalla forza
sovrannaturale.
Insieme ai miei compagni mi sono
messo alla ricerca di magici artefatti e ho
affrontato avversari sempre più forti che
hanno minacciato la pace sulla Terra.
Nello sviluppo della storia, inoltre, si è
scoperto che appartengo al popolo
guerriero che aveva come scopo... sto
dicendo troppo!
Sono l’eroe di grandi e piccini!
18
Ricettario
F.
Dopo la pizza e la
torta di mele fragolosa
preparate nello
scantinato della
scuola...
non si poteva non
immergerci di nuovo
nei dolci...
Per questo numero
abbiamo un’ospite
illustre!
Leggete!
Torta Kranz
Ingredienti per il pan di Spagna
5 uova
180 g di zucchero
80 g di farina
1 bustina di lievito per dolci
Si separa l’albume dal tuorlo; si fa
montare l’albume con la metà dello
zucchero e i tuorli con l’altra metà; si
aggiunge la farina e il lievito e si mescola
lentamente dal basso verso l’alto; si
aggiunge 50 g di noci macinate e 2-3
cucchiai di cacao amaro.
Si inforna a 180°per circa 30 minuti e
si verifica la cottura con uno stuzzicadenti.
Quando si raffredda, si toglie dalla
teglia e si lascia per 8 ore coperta con un
foglio di plastica.
Dopo si macina col trittatutto, si mescola
con la panna (si lascia un bicchiere del
macinato per decorare) e si lascia anche
una parte della panna per decorare a
piacere.
biscotti Oreo o Ringo
bastoncini per lecca lecca
cioccolato bianco
Si taglia il Pan di Spagna a metà, si bagna
con metà dello sciroppo (2 BICCHIERI
D’ACQUA + 6 CUCCHIAI ZUCCHERO + 1
FIALA DI RUM). Si mette la crema, si
aggiunge l’altra metà del pan di Spagna e
si bagna. Si copre con la crema rimanente
e si può decorare con la panna bianca
rimasta e sui lati con le noci macinate.
cristalli di zucchero
fiorellini di zucchero
codette di cioccolata
granella di nocciole
G.
Ingredienti per la crema
Macinare i biscotti, metterli in una
terrina e aggiungere la Nutella. L’impasto
deve risultare tipo pongo.
Preparare delle palline; immergere per
pochi secondi la punta di un bastoncino nel
cioccolato bianco fuso.
Infilare i bastoncini nelle palline e
mettere in frigo per un’ora.
Toglierle dal frigo ed immergere le
palline nel cioccolato bianco e decorare a
piacere.
G
5 uova
300 g di zucchero
500 g noci
700 ml di panna montata
In un tegame, meglio vecchio, si mette a
sciogliere lo zucchero a fuoco basso finché
diventa marrone, mescolando ogni tanto si
aggiungono le noci intere e si mescola
ancora sul fuoco per ancora 2-3 minuti. Si
toglie dal fuoco, si rovescia su una carta da
forno per raffreddare.
Per decorare
Pop Cakes
Ingredienti
Nutella
19
Separare gli albumi dai tuorli. Montare
con la frusta elettrica gli albumi finché si
rassodino un po’ e poi aggiungere lo
zucchero a poco a poco. Montare fino a
che il composto avrà questa consistenza...
Il ricciolo è fondamentale!
Brownie
Ingredienti
200 g di cioccolato fondente
160 g di zucchero a velo
120 g di burro, meglio se salato
100 g di nocciole
70 g di farina
3 uova
1 cucchiaino di lievito per dolci
Spezzettare il cioccolato e farlo
fondere con un cucchiaio d’acqua in un
pentolino a fuoco dolce.
In una ciotola lavorare il burro e lo
zucchero con una spatola fino a ottenere un
composto liscio.
Aggiungere le uova uno per volta,
senza smettere di mescolare; versare la
farina a pioggia e, continuando ad
amalgamare, incorporare il cioccolato fuso,
le nocciole e il lievito.
Riempire uno stampo rettangolare
foderato di carta forno e cuocere a 180°
per 25 minuti.
Togliere dal forno e lasciar
raffreddare, poi tagliare i brownie a
quadrati.
G.
Foderare una teglia con carta forno ed
inserire il composto in un sac à poche e
creare delle meringhette grandi come una
noce.
Se di questa grandezza, nel forno già
caldo a 100°, cuoceranno in un’ora, un’ora
e un quarto. In realtà non si cuociono, ma si
asciugano. Resistere alla tentazione di
mangiarle finché saranno fredde...
A seconda del beccuccio del sac à
poche, si possono ottenere varie forme. Se
non lo avete, potete anche semplicemente
adagiare con dei cucchiaini il composto
sulla placca.
tuorli: 2
uova: 2
amido: 100 g
aromi: Q.B.
Ingredienti per la guarnizione:
Una confezione di fogli di colla di pesce
(gelatina)
Frutta fresca
Preparazione:
Pasta frolla
Dopo aver pesato e preparato tutti gli
ingredienti bisogna:
- Impastare il burro con lo zucchero
- Fare un buco nell'impasto e aggiungere i
tuorli
- Continuare ad impastare finché non si
sono amalgamati i tuorli
- Aggiungere la farina e continuare ad
impastare
- Stendere la pasta con un mattarello fino a
un cm di spessore
- Foderare uno stampo per torte con la
pasta
- Tagliare i bordi in eccesso
- Bucherellare il fondo della torta
- Far cuocere a 180 gradi per 30 minuti
Crema pasticcera
- Montare in una ciotola le uova e i tuorli
con lo zucchero
- Aggiungere l'amido, gli aromi e mescolare
- Scaldare il latte nel pentolino e quando
bolle aggiungerlo piano piano nella
ciotola
- Mescolare e mettere sul fuoco finché la
crema diventa densa
- Far raffreddare
Guarnizione
- Riempire la base della torta con la crema
- Tagliare a pezzetti regolari della frutta
fresca
- Disporre sulla crema i pezzetti di frutta
secondo la propria fantasia
- Preparare la gelatina seguendo le
istruzioni riportate sulla confezione
- Far raffreddare la gelatina per qualche
minuto
- Spennellare la gelatina sulla frutta con un
pennello da cucina.
Meringhe della Prof. Foti
Ingredienti per una teglia di meringhe
piccole
2 albumi
125 g di zucchero
Crostata di frutta
Ingredienti per la pasta frolla:
farina: 450 g
zucchero: 200 g
burro: 250 g
aromi: Q.B.
Ingredienti per la pasticcera:
latte: 1 litro
zucchero: 200 g
20
F.
Ci raccomandiamo:
fate un po’ di movimento!
Concorso di scrittura di SOS Squola
Ecco i due testi fantasy
proposti: sceglierete voi
lettori il vincitore, votando
nei commenti sul sito entro il
15 Giugno!
Una leggenda narra che un giorno gli
gnomi e i folletti si allearono contro gli
orchi...
Questo è quello che tutti raccontano,
ma la verità è un’altra ed io ve la svelerò.
Vista la taglia degli orchi, i folletti non
potevano vincere i loro acerrimi nemici e così
chiesero di usare anche le tecniche di magia
degli gnomi per diventare più grandi ed
avere qualche possibilità contro gli orchi.
Gli gnomi non accettarono, perché
temevano che, una volta terminata la guerra,
i folletti potessero attaccarli.
Per difendere il bene comune, il capo
dei folletti propose che alcuni di loro
andassero a chiedere al drago Tropius la sua
collana, che, a quanto sembrava, aveva
poteri soprannaturali.
I quattro prescelti erano i maestri dei
quattro elementi: Zuzuna, il generale del
Fulmine; Firane, l’arruolatrice del Fuoco;
Mizar, il colonnello della Terra e Yamato, il
padrone dell’Acqua.
Il giorno della partenza Zuzuna, che
era il più saggio, raccomandò agli altri di
stare attenti, perché suo fratello era morto
tentando la stessa missione e perché il
cammino era pieno di insidie.
Poco dopo, infatti, senza neanche
accorgersene, i quattro si ritrovarono nello
stesso luogo dov’erano stati mezz’ora prima
e trovarono uno scheletro. Zuzuna lo
riconobbe subito: era suo fratello.
Lo scheletro non era tutto intero:
mancavano due costole e la gamba sinistra
era fratturata in tre punti.
A quel punto Mizar era sicuro: erano
finiti nel dedalo di Cortès. Era un luogo
molto temuto, che aveva fatto molte vittime
non solo perché il labirinto era intricatissimo,
ma anche perché dentro si aggirava Cortès,
che era un mostro con quattro braccia , forza
brutale e appetito insaziabile.
Firane poteva volare e cercare Cortès
dall’alto e trovare la strada giusta.
Firane ci pensò troppo tari: Cortès era
già lì. Yamato propose a Zuzuma di
combinare i loro poteri: Yamato avrebbe
bagnato Cortès e così per Zuzima sarebbe
stato più facile stenderlo. Ci provarono e ad
un occhio inesperto sarebbe potuto sembrare
di aver già vinto. Purtroppo non era così ed
era necessaro che anche Mizar e Firane
combinassero i loro poteri. Mizar gettò della
a cura della 2^D
terra su Cortès e Firane lo stese con una
fiammata.
Quella volta il mostro non si rialzò e
Zuzuma si sentiva più sollevato: avevano
vendicato suo fratello. Firane incendiò il
labirinto e Mizar scavò un tunnel verso la
direzione giusta.
Finalmente arrivarono alla grotta di
Tropius e gli chiesero in nome della loro
antica amicizia la sua collana per qualche
tempo. Tropius non ne voleva sapere di
separarsi dal suo monile e voleva invece
combattere. Propose quindi di combattere
assieme a loro in cambio di una casa fatta su
misura per lui.
Tutti sapevano che i folletti erano i
migliori costruttori di dimore incantate.
I guerrieri accettarono e Tropius
combatté in prima fila nell’assedio al
villaggio degli orchi.
Il villaggio venne saccheggiato e
distrutto e, da allora, gli orchi sparirono e
gnomi e folletti vissero in pace.
M.
Molti anni prima della Caduta, quando
ancora la pace regnava nelle Terre Centrali,
gli uomini conducevano un’esistenza
semplice, dedita al lavoro e al rispetto della
natura. Avevano costruito vari villaggi e
vivevano felici e soddisfatti della vita che si
erano creati. Veneravano le loro divinità e
sceglievano saggi e profeti perché facessero
loro da guide spirituali. L’armonia che si era
creata nel corso degli anni sembrava
indistruttibile, e gli uomini on sospettavano
minimamente di non essere gli unici a
popolare il reame di Goralm.
Le Terre Orientali e quelle Occidentali
erano in realtà abitate da creature magiche,
che vegliavano sugli uomini, proteggendoli e
21
indicando loro, attraverso i profeti e i saggi,
la retta via. Codeste creature erano i Folletti
dell’Est e gli Gnomi dell’Ovest. I Folletti
erano piccole creature luminescenti, alte su
per giù come un bambino di sei o sette anni,
vestite di foglie, corteccia e rugiada e dotate
di straordinarie poteri. All’epoca della
Creazione avevano costruito meravigliose
fortezze fluttuanti, imponenti manieri
argentei, che si poggiavano sulle nuvole, e
avevano eletto un re giusto, di umili origini e
benvoluto da tutti i Folletti. Popolavano l’aria
e si libravano in essa liberi e sereni, brillando
di luce propria.
Gli Gnomi erano invece creature tozze,
poco aggraziate, ma indubbiamente gentili e
ospitali come nessun altro in tutto il reame.
Avevano folti capelli, che si lasciavano
crescere fin sotto alle spalle, sia i maschi che
le femmine; i più imponenti raggiungevano la
straordinaria altezza di un braccio e mezzo
o due. Erano sempre gioviali e allegri ma
soprattutto dei grandi lavoratori, nonostante i
poteri magici di cui erano dotati: avevano
costruito le grandiose miniere di Edsyra e vi
estraevano ogni giorno grandi quantità di
oro, rubini, zaffiri, smeraldi, diamanti e
quella che loro chiamavano Pietra della Vita,
ovvero una particolare pietra dal colorito
latteo venato di viola intenso, che emetteva
straordinariamente una potentissima luce
indaco. Con questa pietra avevano
fabbricato degli incredibili tessuti che
proteggevano i combattenti in guerra, ma
anche meravigliosi gioielli e ornamenti
preziosi con cui avevano sapientemente
decorato le case gnomiche rendendole
uniche.
Tutto sembrava perfettamente immerso
nella pace più totale, ma un giorno, un
terribile giorno, gli invasori occuparono le
Terre Centrali. Gli Orchi del Nord
avanzarono impetuosi fino a raggiungere i
territori degli uomini. Ovunque andassero
portavano morte e distruzione, bruciavano
foreste e minacciavano i popoli. Non erano
ancora arrivati ai villaggi, ma la paura si era
velocemente diffusa tra tutti gli uomini. Presto
avrebbero saccheggiato città, sterminato
intere popolazioni e cancellato la storia che
gli Uomini avevano lentamente scritto fino ad
allora.
Ma i Folletti e gli Gnomi non potevano
assistere ulteriormente a quel raccapricciante
spettacolo e, visto che non erano dei
guerrafondai, non lo erano mai stati e non
avevano intenzione di diventarlo, scelsero di
provare a bloccare l’avanzata degli Orchi
con un’alleanza.
Fu così che una fredda mattinata
d’inverno dell’anno 1601 della Seconda era,
Leighorn, il Re dei Folletti, e Thrandolm, il Re
degli Gnomi, si avviarono, a cavallo di
meravigliosi e nobili destrieri, verso
l’accampamento degli Orchi per informare il
I due cavalli sfrecciavano solcando il
suolo sabbioso delle lande desertiche a
Nord-Ovest e fendendo la nebbia di quella
giornata dal clima spesso e grave.
Le due figure scure si allontanavano
sempre di più da casa, rischiando un attacco
degli Orchi, ma decisi più che mai a fare ciò
che avevano stabilito. Dopo un giorno ed
una notte di viaggio senza sosta si
fermarono, a circa quaranta miglia
dall’accampamento degli Orchi. Dormirono
a lungo, ripresero le forze, stilarono una lista
di clausole da inserire nell’accordo e si
rimisero in viaggio. Dopo ore di viaggio
raggiunsero l’accampamento. Non si poteva
certo dire che fossero i benvenuti, ma gli
Orchi che incontrarono lungo il tragitto si
limitarono a lanciare loro occhiate cariche
d’odio, o al massimo dissero degli
incomprensibili insulti in quella loro lingua
dai suoni complicati e sgradevoli.
Quando finalmente, dopo un viaggio
lungo, arduo, straziante, Leighorn e
Thrandolm arrivarono alla tenda di Burck,
non provarono una grande gioia. Quella che
vivevano non era altro che una guerra e
anche nella migliore delle ipotesi avrebbero
perso qualcosa con le obiezioni che
avrebbero pronunciato gli Orchi, sporchi e
spregevoli esseri, dotati però di una
straordinaria furbizia, e noti per essere
abilissimi guerrieri. La trattativa andò per le
lunghe, ma dopo molte ore riuscirono a
fermare la guerra con un trattato:
“TRATTATO PER
L’ARMISTIZIO DELLE TERRE
CENTRALI
Io, Leighorn figlio di Largot, Re
dei Folletti, stabilisco quest’oggi in
questo patto con gli Orchi, di cedere
a Burck, comandante dell’esercito degli
Orchi ManoBianca del Nord, a
Grahiter, Re degli Orchi, e a tutta la
popolazione dei ManoBianca del Nord,
spade magiche, lance e archi
sapientemente forgiati da maestri
fabbri folletti in quantità necessaria
ad armare l’intero esercito in cambio
della ritirata degli Orchi contro gli
Uomini.
Io, Thrandolm figlio di Threstor,
Re degli Gnomi, stabilisco quest’oggi
in questo patto con gli Orchi, di
cedere a Burck, comandante
dell’esercito degli Orchi ManoBianca
del Nord, a Graither, Re degli Orchi,
e a tutta la popolazione dei
ManoBianca del Nord, armature in
Pietra della Vita in quantità
necessaria ad armare l’intero esercito
in cambio della ritirata degli Orchi
contro gli Uomini.
Io, Burck, comandante dell’esercito
degli Orchi ManoBianca del Nord,
stabilisco oggi in questo patto con gli
Gnomi e con i Folletti, di annunciare la
ritirata delle mie truppe in cambio
delle armature in Pietra della Vita
create dagli Gnomi e delle armi
forgiate dai Folletti.
Anno 1601 della Seconda Era”
Se il patto fosse stato infranto, Gnomi e
Folletti avrebbero dichiarato, seppure
controvoglia, guerra agli Orchi. Quel giorno
sarebbe stato detto, d’ora in avanti, Caduta.
Leighorn e Thrandolm vissero tutto il
resto della loro vita felicemente, morirono da
sovrani amati e non vennero mai dimenticati.
Tutto sembrava essere tornato alla
normalità, ma i due magnifici sovrani non
avevano fatto altro che riparare una
voragine con un cerotto. Avevano trovato un
cerotto molto resistente, su questo non c’era
alcun dubbio, ma prima o poi avrebbe
ceduto.
E quel giorno arrivò insieme al sole
cocente di metà estate, nell’anno 1328 della
Terza Era. Gli Orchi, stanchi di rispettare gli
accordi presi migliaia di anni prima,
avanzarono impetuosamente nelle Terre
Centrali. Non si fermavano, ovunque
andassero portavano distruzione e dopo
aver raso al suolo tutte le foreste nella parte
superiore delle Terre, cominciarono a
bruciare i villaggi. L’unica arma di cui si
fornivano era il fuoco. Intere popolazioni,
intere cittadine, campi, allevamenti... Tutto
ciò che era stato creato dall’uomo era ormai
diventato cenere in un quinto delle Terre, per
fortuna quello più arido e meno popoloso.
L’avanzata dei ManoBianca del Nord
durò una settimana. Poi arrivarono Folletti e
Gnomi, pronti a ricordare i loro grandiosi Re
che millenni prima avevano avuto una
fermezza di spirito tale da salvare tutta la
razza umana. Una insolita brezza si levava
da Sud, e Gnomi e Folletti erano pronti a
combattere. Nessun aiuto venne dagli Elfi
Bruni dei Monti Terrosi a Sud - Ovest, né
soccorsi arrivarono dai Nani delle Terre
Fulve a Sud - Est. Gnomi e Folletti
procedettero per vincere gli Orchi.
La battaglia finale sarebbe avvenuta sul
Colle Sempreverde, nelle Terre Centrali. I
paladini del bene sfoggiavano le loro
armature di Pietra della Vita, scintillanti e
luminescenti, fatte dagli Gnomi, e le loro
spade magiche forgiate dai Folletti. Erano
pronti a battersi per la gloria.
Il sole si levò all’orizzonte e le truppe si
stavano schierando per la battaglia,
capeggiate da Soldron, comandante dei
Folletti, e da Galsroch, comandante degli
Gnomi. Sangue innocente avrebbe solcato il
colle, quel giorno. Ad un tratto la terra
22
cominciò a tremare. Delle piccole figure
apparivano sempre più numerose
all’orizzonte. Erano lontane almeno un
miglio, perciò Galsroch ne approfittò per
parlare ai suoi gnomi:
“Valorosi soldati, oggi molti dei nostri
fratelli moriranno. Ma moriranno per la
gloria. Moriranno con onore. Moriranno
sapendo di essere degli eroi. Perciò ora
combattiamo e vinciamo, perché il nostro
onore rimanga alto! Gnomi, siete con me?”
Un forte “Sì!” si levò nell’aria.
Galsroch proseguì: “Folletti, siete con
me?”
Un altro “Sì!” suonò forte e chiaro.
“E ALLORA FACCIAMOLO!”
Gnomi e Folletti cominciarono ad
avanzare verso gli Orchi. L’eterna lotta tra
male e bene stava per avere nuovamente
luogo su quella splendida collina
verdeggiante, quando un boato percosse la
terra e si librò nell’aria.
Dall’alto di una roccia proprio nel punto
in cui sorgeva il sole, un possente uomo
aveva sbattuto il suo bastone fermando così
la guerra che stava per iniziare.
Poi la misteriosa figura cominciò a
parlare: “Il mio nome è Golmar. Potrebbe
sembrarvi familiare, e non avreste tutti i torti.
Ebbene, Golmar è l’anagramma di Goralm,
il reame in cui tutti voi vivete. Io sono il
Creatore. Sono uno spirito che appare a voi
sottoforma di uomo, ma in realtà non ho
forma. Posso essere e diventare ciò che
voglio. Posso fare ciò che più mi aggrada e
posso distruggere ciò che ho fatto qualora
non mi vada più bene.
Perciò ora esigo che la pace torni a
regnare sovrana nel mio reame, o potrei
distruggere tutto come l’ho creato. Orchi,
tornate a Nord e non fatevi mai più vedere!”
Gli Orchi, impauriti, fecero dietro front e
se ne tornarono a Nord.
La misteriosa figura che si era
presentata come Creatore era scomparsa.
Non si seppe mai la verità. Qualcuno
dice che fosse stato veramente il Creatore,
qualcun altro sostiene che fosse un semplice
uomo molto abile a mentire. Non sapremo
mai cosa successe veramente quel giorno,
ma una cosa è certa: da allora la pace
dimora in tutto il reame.
M.
Ringraziamo tutti i nostri
lettori e i compagni e le
compagne che hanno
partecipato al concorso di
scrittura!
La Redazione