DISPENSE CORSO per Aspirante Barelliere Servizio Emergenza 3° Step Testi e elaborazione a cura del gruppo formazione Biella RUOLO DEL VOLONTARIO SOCCORRITORE NELSISTEMA DI EMERGENZA 118 Il volontario soccorritore è un cittadino che opera un intervento di Primo Soccorso con competenza ed è un operatore costitutivo del Sistema di Emergenza Sanitaria 118 che coopera con altri operatori professionisti del soccorso (infermieri e medici). Il volontario soccorritore deve impegnarsi ad operare secondo coscienza e solidarietà, al meglio delle proprie capacità intellettuali, gestuali e relazionali e deve essere disposto ad aggiornarsi periodicamente. GESTIONE DEI SERVIZI IN EMERGENZA I servizi in emergenza sono situazioni che devono essere gestite con la massima attenzione considerando diversi aspetti che devono essere affrontati in contemporanea durante l’esecuzione del servizio stesso. Nello specifico bisogna compiere le seguenti azioni: Autoproteggersi e valutare accuratamente la scena: nei servizi in emergenza ci si trova in una situazione di potenziale pericolo (presenza di sangue o liquidi organici, di materiale tagliente,….) ed è quindi importante indossare la divisa completa e tutti i DPI che il servizio richiede (guanti, occhiali di protezione, mascherine, casco,…); è inoltre importante osservare accuratamente lo scenario in cui dobbiamo operare per valutare eventuali potenziali pericoli ed evitare l’insorgenza di rischi evolutivi non sanitari (= rischi che derivano dallo scenario e possono mettere a repentaglio la vita della vittima che si deve soccorrere e dei soccorritori stessi). Valutare la situazione: è importante, interrogando direttamente la vittima o i presenti e guardandosi accuratamente attorno, cercare di capire la dinamica di che cosa è successo. E’ fondamentale farsi un’idea di cosa è accaduto per capire qual è il problema sanitario che ha determinato l’evento. Una persona per esempio potrebbe essere caduta a causa di un infarto o di un ictus: in questo caso non bisogna concentrare la propria attenzione solo sul trauma, ma bisogna valutare e trattare anche le cause che lo hanno determinato. Effettuare la valutazione dei parametri: in tutti i servizi in emergenza è importante valutare e registrare i parametri vitali (coscienza, respiro, battito, saturazione, pressione arteriosa). La valutazione deve essere effettuata SEMPRE, anche nei servizi codificati come verdi o bianchi, e possibilmente deve essere ripetuta più volte durante l’esecuzione del servizio stesso. I parametri devono essere registrati e valutati nel tempo non perché servono come dati per compilare la scheda 118, ma perché servono al soccorritore per seguire l’evoluzione sanitaria della vittima e capire se la situazione è stazionaria, in via di miglioramento o se è in via di peggioramento e richiede l’intervento di personale medico (nello specifico richiedere alla centrale operativa l’intervento dell’ambulanza medicalizzata) o l’accelerazione del rientro in Pronto Soccorso. 2 Valutare nel tempo l’andamento dei parametri vitali permette di prevenire situazioni gravi come lo stato di shock. All’inizio non è così immediato e facile interpretare i parametri e prevederne l’evoluzione in base alla valutazione della situazione che si è fatta, ecco perché è importante prima di diventare volontari effettivi maturare esperienza con un periodo di tirocinio. Compiere le corrette manovre di soccorso e recupero della vittima: a seconda della problematica sanitaria che si deve affrontare devono essere utilizzati presidi diversi e essere messi in atto POS differenti. E’ quindi importante sapere a che cosa servono i vari presidi che ci sono a disposizione sull’ambulanza e conoscere le linee guida che ne regolamentano l’utilizzo. Quando si sale sull’ambulanza in emergenza non si sa quali servizi si andranno ad affrontare e quali problematiche comporteranno ed è quindi necessario sapere utilizzare TUTTI i presidi e saper compiere TUTTE le manovre di emergenza: barella atraumatica collari cervicali barella spinale estricatore aspiratore pallone AMBU steccobende telo portaferiti sedia portantina barella autoscaricante LEA bombole dell’ossigeno saturimetro misuratore di pressione rimozione casco arresto emorragie log roll somministrazione ossigeno Non ha senso salire sull’ambulanza se si sa perfettamente che non si conosce bene l’utilizzo di un presidio/manovra sperando di non doverlo utilizzare/applicare. Sapere applicare correttamente i POS e utilizzare l’attrezzatura a disposizione permette di evitare i rischi evolutivi sanitari, ovvero rischi riguardanti la vittima che potrebbero derivare da un non corretto impiego dell’attrezzatura o dalla non corretta valutazione dei parametri vitali. E’ inoltre importante avere sempre presenti le nozioni di primo soccorso apprese. 3 Supportare psicologicamente la vittima e i parenti/presenti: quando si presta soccorso in una situazione in emergenza il più delle volte si ha a che fare con persone spaventate e agitate che si sono trovate improvvisamente in una situazione di malessere. Per poter gestire bene l’intervento è importante rapportarsi con queste persone in modo professionale mantenendo un atteggiamento calmo ma deciso e cercando di tranquillizzarle coi gesti e con le parole. Molte volte è necessario gestire in contemporanea anche i parenti/amici che spesso sono più agitati della vittima. Spesso vi accoglieranno “insultandovi”, dicendovi che siete arrivati in ritardo e alle volte vorranno intromettersi nel servizio. E’ importante cercare di avere sempre un atteggiamento gentile e professionale, ma bisogna anche imparare ad essere decisi e allontanare con fermezza tutte le persone che risultano di ostacolo allo svolgimento del servizio. Collaborare con altri soccorritori e personale presente sul posto: quando si presta soccorso sull’ambulanza non si è mai da soli; è quindi importante imparare a collaborare con gli altri membri dell’equipaggio e tutte le figure (operatori di centrale operativa 118, medici, infermieri, forze dell’ordine, VVFF) che intervengono nell’esecuzione del servizio. Ogni figura in un servizio in emergenza ha un preciso ruolo e deve svolgere le mansioni per cui è stato formato senza confondersi con gli altri ruoli. Il volontario soccorritore ad esempio non può improvvisarsi medico, ma deve attenersi alle mansioni per cui è stato formato. E’ inoltre importante ricordare che in ogni servizio esistono delle figure particolari: leader del servizio è il volontario che effettua la valutazione e segue nel tempo l’andamento dei parametri vitali leader di manovra è il volontario, che normalmente è posizionato alla testa della vittima, che ha il compito di coordinare l’esecuzione della manovra. Il leader di manovra e quello di servizio non necessariamente sono lo stesso volontario. E’ importante che il leader gestisca la situazione per quanto gli compete e che gli altri volontari seguano le sue indicazioni senza volersi ad esso sostituire. Tutti gli aspetti precedentemente elencati devono essere effettuati durante lo svolgimento del servizio, ma particolare importanza deve essere data alla rilevazione dei parametri in quanto sono gli unici che permettono, in base all’andamento che hanno nel tempo, di effettuare valutazioni sulla gravità e sull’evoluzione in positivo o negativo della situazione sanitaria della vittima. Il corso per operatore nei servizi in emergenza ha il compito di integrare e completare le nozioni che il volontario ha già ricevuto nei corsi precedenti (corso di accesso e corso per operatore nei servizi non in emergenza) con le manovre e le valutazioni aggiuntive da effettuarsi in caso di trauma, in modo da raggiungere una formazione per quanto possibile completa in materia di pronto soccorso. 4 LA CENTRALE OPERATIVA 118 Il sistema 118 è il sistema di emergenza sanitaria con a capo la Centrale Operativa (C.O.) che ha il compito di gestire gli interventi di soccorso in collaborazione con la C.R.I., le associazioni A.N.P.A.S., i Vigili del Fuoco, le forze dell’ordine (112, 113, vigili urbani) e le altre centrali di soccorso (Elisoccorso, Soccorso Alpino, Protezione Civile). Alla C.O. 118 spetta anche la gestione di situazioni sanitarie particolari come gli espianti, il trasporto degli organi, la ricerca di plasma e di farmaci salvavita e il coordinamento dei trasporti assistiti tra le strutture ospedaliere (servizi con mezzi di rianimazione-Delta). Presso la C.O. 118 operano diverse figure: medico di centrale: ha il compito di coordinare e sovrintendere tutte le attività infermiere professionale addetto alla postazione di valutazione: ha il compito di ricevere le chiamate, valutarne la gravità sulla base di appositi protocolli, compilare la scheda dell’intervento e scegliere quale mezzo fare intervenire MEZZI DI SOCCORSO I mezzi di soccorso possono essere terrestri (ambulanze, auto mediche, moto mediche) o aerei (eliambulanze). Il tipo di mezzo di soccorso impiegato dipende dal luogo in cui si deve svolgere l’intervento, dal tempo di raggiungimento dello stesso e per quanto riguarda i mezzi di soccorso aerei anche dalle condizioni atmosferiche. Nello specifico le ambulanze possono essere di due tipi: Tipo A: ambulanze di soccorso (mezzi per i servizi in emergenza) Tipo B: ambulanze di trasporto (mezzi per i servizi di trasporto ordinario) Le ambulanze di soccorso si dividono ulteriormente in M.S.B. (Mezzi di Soccorso di Base), M.S.A.B. (Mezzi di Soccorso Avanzato di Base) e M.S.A. (Mezzi di Soccorso Avanzato). Sui M.S.B. (ad esempio: ambulanze Romeo della C.R.I.) sono presenti 3 volontari, mentre sui mezzi M.S.A.B. (sul nostro territorio le ambulanze India) e M.S.A. (sul nostro territorio le ambulanze Bravo e India) il personale volontario collabora con il personale sanitario (medici e infermieri). Sull’ambulanza Bravo operano un medico, un infermiere e 2 volontari, mentre sull’ambulanza India un infermiere e 2 volontari. (I nomi Bravo, Delta, Romeo, Alfa derivano dall’alfabeto fonetico ICAO) Nella nostra sede vengano effettuati diversi tipi di servizi con mezzi specifici : - Trasporto infermi con ambulanze con equipaggiamento completo come M.S.B. , alcuni trasporti vengono svolti con un particolare mezzo (non ambulanza) che permette di caricare il trasportato su una sedia a rotelle che può essere fissata al mezzo stesso (questa soluzione permette al trasportato un trasferimento con un minore disagio) - M.S.B. e M.S.A. - Servizi Delta : sono trasporti “in emergenza” di persone che vanno trasferite in altri presidi ospedalieri (equipaggio abilitato all’emergenza con supporto medico/infermieristico), il mezzo viene allestito di volta in volta (trattasi di servizio su richiesta dell’ospedale/ C.O. 118 con un pre-allarme che varia da 1 ora a 30 min. circa) - Servizi Pediatrici : un mezzo particolarmente allestito per i trasporti pediatrici, può essere usato sia per trasferimenti ordinari, sia per trasferimenti in emergenza in quanto è fornito di tutte le predisposizioni per accogliere una culla termica per trasporti di bimbi nati prematuri. 5 CODICI DI INTERVENTO Quando in C.O. 118 sopraggiunge una chiamata di soccorso l’infermiere addetto alla postazione di valutazione, sulla base delle informazioni avute per telefono, stabilisce la criticità dell’intervento e formula un codice di uscita alfanumerico per classificare lo stesso. Tale codice di intervento è costituito da un colore, che rappresenta la criticità dell’evento, da un numero, che codifica il tipo di problema di salute, e da una lettera che indica dove è avvenuto l’evento. Dopo essere giunti sul posto e valutata la situazione e le reali condizioni della persona da soccorrere, viene stabilito un altro codice alfanumerico di rientro. Se sul luogo dell’intervento è stato inviato un M.S.A. tale codice viene stabilito dal personale sanitario (medico), se è stato inviato un M.S.A.B. sarà l’infermiere; mentre se è stato inviato un M.S.B. il codice viene stabilito dai volontari che si interfacciano con la C.O.. Il codice di intervento alfanumerico consente di uniformare le comunicazioni tra le varie componenti del Sistema di Emergenza sanitaria 118 e di fornire informazioni sintetiche, ma essenziali per la gestione dell’evento stesso. Codice di criticità: Bianco non emergenza; situazione di intervento differibile e/o programmabile non emergenza; situazione di intervento differibile, ma prioritaria rispetto alla Verde situazione precedente in cui ci sono lesioni che non compromettono le funzioni vitali emergenza; situazione di intervento non differibile in cui le funzioni vitali non sono Giallo ancora compromesse,ma potrebbero diventarlo emergenza assoluta; intervento prioritario in cui sono compromesse una o più funzioni Rosso vitali paziente deceduto (non si tratta mai di un codice di invio, ma di un codice di rientro Nero dopo che un medico ha constatato il decesso) Codice di patologia: 1 trauma (amputazione, ferita, frattura, ustione) 2 problema cardiocircolatorio (dolore toracico, arresto cardiocircolatorio) 3 problema respiratorio (corpo estraneo, crisi asmatica) 4 problema neurologico (cefalea, convulsioni, coma, ictus, perdita di coscienza) 5 problema psichiatrico (tentato suicidio, problema psicomotorio) 6 problema di natura neoplastica 7 8 9 10 11 12 13 14 15 19 20 intossicazione (da farmaci, sostanze chimiche, alimenti, gas, sostanze stupefacenti, ecc.) Metabolica (iper o ipoglicemia) Gastroenterologica (dolore addominale) Urologica (colica renale, ritenzione urinaria) Oculistica (ferita penetrante all’occhio) Otorinolaringoiatra (corpo estraneo - epistassi) Dermatologica ( allergie, parassitosi) Ostetrico-ginecologica (parto, minaccia aborto) Infettiva (stato febbrile) Altra patologia Patologia non identificata 6 Codice di luogo: S (sierra) P (papa) Y (yankee) K (kilo) L (lima) Q (Quebec) Z (zulu) strada luogo/esercizio pubblico impianto sportivo casa luogo di lavoro scuola altro luogo Per i codici di patologia vedere paragrafo su scheda 118 MSB. Una situazione urgente è una situazione in cui sono compromesse una o più funzioni vitali (funzione nervosa, respiratoria, cardiocircolatoria), mentre una situazione grave è una situazione in cui le funzioni vitali non sono ancora direttamente compromesse, ma potrebbero diventarlo in futuro. Alcuni esempi sono di seguito riportati: Situazione di estrema urgenza: arresto cardiaco arresto respiratorio politrauma grave stato di shock (emorragia imponente) Situazione di urgenza primaria: amputazione grave trauma toracico e addominale ustioni gravi e diffuse emorragie contenibili portatori di laccio membra sfracellate Situazione di urgenza secondaria: frattura alla colonna vertebrale frattura al bacino fratture esposte agli arti ferite gravi Situazione non urgente: fratture non esposte ferite leggere escoriazioni contusioni piccole ustioni localizzate 7 IL PRINCIPIO DEL CONSENSO ALLE CURE Per sottoporre una persona ad un qualsiasi trattamento sanitario è necessario che egli manifesti chiaramente e validamente la propria volontà di affidarsi alle cure e ai trattamenti del caso. Affinchè il consenso sia valido è necessario che sia dato da una persona in grado di intendere e di volere dopo che sia stata informata con precisione sulla necessità e sulle modalità di un determinato tipo di intervento (principio del consenso informato). Nel caso di un individuo capace di intendere e di volere che rifiuti il trattamento dei soccorritori e l'eventuale trasporto, egli non può essere costretto a seguire i volontari contro la sua volontà né caricato a forza in ambulanza (reato di violenza privata), i volontari potranno solo adoperarsi per convincere la persona a lasciarli prendersi cura di lei. Nel caso in cui l’infortunato o i parenti pretendano trattamenti diversi è bene ricordarsi che chiunque ha diritto al soccorso ma non alla gestione dello stesso, in quanto nessuno può scegliere come essere soccorso (interventi secondo protocollo). Il rifiuto ai trattamenti o all’uso dei presidi equivale al rifiuto del soccorso. In caso di rifiuto è necessario comunicarlo alla Centrale Operativa e far firmare alla persona la scheda di intervento; se si rifiutasse anche di firmare la scheda non si può far altro che annotare il suo rifiuto e comunicarlo alla Centrale Operativa per le decisioni del caso. E' bene ricordare che, per avere il consenso, i volontari devono riuscire ad ottenere un buon livello di comunicazione con l’infortunato, armarsi di pazienza ed adottare tutte le tecniche verbali di persuasione del caso. Ricordiamo che per legge i minori, i traumatizzati cranici, le persone in stato di alterazione da alcool o droghe non possono firmare lo scarico di responsabilità per il mancato intervento, una comunicazione alla Centrale Operativa ci aiuterà a risolvere il problema. Qualora la persona sia un minore o un infermo di mente sarà il suo rappresentante legale, genitore o tutore, a decidere in proposito al consenso, in quanto queste figure hanno l'obbligo giuridico di tutelare la salute di chi non è in grado di farlo da solo. Molta attenzione deve essere posta quando dovendo intervenire su un minore si verifica che i genitori abbiano pareri discordanti (uno acconsente all’intervento dei soccorritori e l’altro no), il soccorritore non può fare altro che contattare la C.O. e chiedere l’intervento di figure in grado di assumersi la responsabilità (medico o pubblico ufficiale). Infatti qualora le figure legali che rappresentano un minore o infermo di mente si oppongano ad un trattamento che ai soccorritori appare indispensabile per evitargli un grave danno, questi devono in ogni caso comunicarlo alla Centrale Operativa. Nel caso di persona incosciente, il consenso si ritiene presunto poichè è una situazione in cui le cure sono indispensabili per garantire la sopravvivenza della stessa. Anche una persona che dopo un tentato suicidio si ritrova a dover essere ricoverata, per legge è ritenuta non in grado di intendere e volere. In queste condizioni farà senz'altro capo una richiesta di ricovero con trattamento sanitario obbligatorio. E' comunque sempre opportuno avvertire la Centrale Operativa, che provvederà alle incombenze del caso. IL TRATTAMENTO SANITARIO OBBLIGATORIO Ci sono alcuni momenti clinici (ad esempio rischio suicidio, tentato suicidio crisi, agitazione psicomotoria, incapacità di provvedere alla propria salute) in cui occorre prendere una decisione immediata: in situazioni particolari occorre costringere la persona ad accettare il ricovero. Si tratta, fortunatamente, di casi rari. Mentre un tempo la motivazione della legge era "pericoloso per sé e per gli altri" attualmente occorre la contemporanea presenza di tre elementi: a. necessità di cure b. impossibilità ad effettuare queste cure a domicilio c. rifiuto della persona ad accettare le cure 8 La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 132 del 1992, si è espressa a favore dell'applicabilità degli articoli 333 e 336 del codice civile nel caso in cui i genitori si oppongano all'attuazione della vaccinazione antipoliomielitica dei bambini, affermando che «la vaccinazione - o qualunque altro trattamento sanitario attuato nei confronti del bambino non ancora capace di intendere e di volere non è configurabile quale trattamento coattivo né quando sia attuata dai genitori, o su loro richiesta, né quando sia disposta, in loro sostituzione ed anche contro la loro volontà, dal giudice dei minori». Quindi un bambino a cui i genitori non vogliono fare la vaccinazione antipolio, può essere sottoposto ad un T.S.O. per volere del giudice dei minori. Un altro esempio è stato quello di una bambina di otto mesi che necessitava di un trapianto di fegato, poichè i genitori si opponevano all’intervento (la bambina ne aveva già subito uno durante il suo primo mese di vita), la bambina è stata “sequestrata” ai genitori con un intervento di T.S.O. Il T.S.O. non giustifica la contenzione o la violenza fisica ai danni di chi vi è sottoposto. L'uso della forza deve essere sempre legato alle esigenze terapeutiche e non travalicare il rispetto della dignità e dell'integrità fisica della persona. Non è quindi legalmente ammissibile l'uso punitivo della contenzione, le violenze fisiche e/o verbali degli infermieri o di altri operatori, l'essere legati per un periodo superiore a quello necessario alla somministrazione di una terapia. Queste situazioni devono essere denunciate alla magistratura. Ecco dove è importante la presenza di un Volontario che protegge la persona durante questi momenti in cui vengono temporaneamente e per giusta causa annullati i suoi diritti costituzionali. Il trasporto deve essere disposto nel pieno rispetto della dignità della persona e dei diritti civili e politici della stessa e nel rispetto delle leggi vigenti. Anche in caso di T.S.O. i soccorritori non possono e non devono costringere nessuno alle cure e/o obbligare a salire in ambulanza, a ciò sono abilitati dalla legge gli operatori delle Forze dell’ordine. L’Art. 32 della Costituzione della Repubblica Italiana dice che: “Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario obbligatorio se non per disposizione di legge….” Il trasporto della persona deve essere eseguito con l’assenso della stessa e nel caso in cui ciò non sia fattibile si avrà un trasporto con trattamento sanitario obbligatorio per il quale è necessario il provvedimento del Sindaco ed il certificato convalidato da un sanitario A.S.L. nonché la presenza di un Pubblico Ufficiale. Si ricorda infine che: E’ discrezione delle forze dell’ordine presenti durante il T.S.O. salire o meno in ambulanza durante il trasporto stesso; non si possono obbligare le forze dell’ordine a salire in ambulanza Circola la leggenda che non si possa salire su un ambulanza con delle armi…., ma se le forze dell’ordine decidono di salire sull’ambulanza durante il trasporto non devono disarmarsi. I tutelari della documentazione relativa al T.S.O. sono le forze dell’ordine APPROCCIO PSICOLOGICO Il soccorritore durante i suoi interventi deve raffrontarsi oltre che con se stesso e con la persona da soccorrere anche con gli altri membri dell’equipaggio, con i famigliari della persona o i curiosi presenti sul posto. 9 Il soccorritore deve sempre mantenere un atteggiamento professionale: deve indossare correttamente la divisa e mantenerla pulita e in ordine, deve rapportarsi con le persone in modo educato, deve imparare a gestire e controllare le proprie emozioni e deve trasmettere sicurezza eseguendo le manovre di soccorso in modo sicuro e senza dimostrare indecisioni. La paura è un sentimento che può influire positivamente o negativamente sull’operato del soccorritore a seconda di come è in grado di gestirla: una giusta dose di paura aiuta a tenere alta la soglia di attenzione e a salvaguardare dai pericoli, ma se diventa eccessiva può trasformarsi in panico vero e proprio e compromettere l’intera azione di soccorso e il lavoro di tutto il gruppo. Un volontario che durante un servizio si lascia cogliere dal panico è un soccorritore che non solo non è in grado di svolgere il suo operato in modo adeguato, ma è anche un soccorritore che può con la sua tensione e le sue indecisioni compromettere il lavoro dei colleghi. Il soccorritore di fronte ad un servizio può bloccarsi perché può avere paura di non essere all’altezza del ruolo che deve compiere, di non essere in grado di svolgere correttamente le manovre di soccorso, perché può avere paura di fare dei danni o ancora perché può temere di essere giudicato dai colleghi. Molte volte si ha involontariamente soggezione di certe persone e in loro presenza non si riesce a mantenere un atteggiamento sereno e ci si blocca, non si riesce ad agire od operare come si vorrebbe. E’ quindi estremamente importante il clima che si viene ad instaurare tra i membri dell’equipaggio, clima che deve sempre essere improntato alla collaborazione e all’aiuto reciproco e mai al giudizio dell’operato altrui. L’equipaggio deve operare come un’entità unica e ogni membro deve sentirsi parte integrante di esso. Per quanto riguarda la persona da soccorrere bisogna ricordare che anche se può non dimostrarlo apertamente è in realtà molto spaventata perché non conosce esattamente la causa e/o l’entità del danno che ha subito. Pensate ad esempio ad una persona giovane e sana che improvvisamente subisce un trauma e passa in modo inaspettato da una situazione di benessere ad una di malessere che non si attendeva. Le persone che devono essere soccorse il più delle volte non sanno quello che gli è successo e quindi sono molto spaventate perché non conoscono esattamente qual è la causa del loro stato e che cosa potrà accadere loro: in genere hanno paura di morire o di avere una grave malattia, o ancora di non potere più tornare come prima. Le persone che stanno male poi tendono a vergognarsi della condizione in cui si trovano e hanno paura di mostrare agli altri un’immagine di sé, sia corporea che mentale, alterata. E’ quindi indispensabile che il soccorritore si rapporti alla persona da soccorrere trasmettendo serenità e dimostrando sicurezza nel proprio operato. Si ricorda che molta importanza ha sia la comunicazione verbale, che deve essere improntata a tranquillizzare la persona da soccorrere mentre si cerca di raccogliere informazioni su quello che è successo, sia la comunicazione non verbale: presentarsi alla persona da soccorrere con un sorriso piuttosto che con un’espressione impaurita è sicuramente un buon punto di partenza. Il volontario soccorritore deve cercare di parlare tranquillamente e anche se la situazione risulta grave deve cercare di mantenere la calma e deve essere in grado di gestire le proprie emozioni. Deve cercare di dialogare con la persona da soccorrere facendo domande non troppo personali e non obbligando la persona a rispondere se non se la sente. Deve essere deciso in tutte le manovre che esegue, perché altrimenti non riesce a trasmettere fiducia e la persona da soccorrere non riesce a fidarsi di lui. E’ molto importante continuare a parlare con la persona da soccorrere e informarla su tutto quello che si farà e sulle manovre che si andranno a compiere, bisogna metterla al centro dell’attenzione e saperla ascoltare. Il soccorritore dovrebbe essere in grado di caricarsi delle ansie della persona da soccorrere e rielaborarle per aiutarla a gestirle e comprenderle. Per poter capire e gestire le ansie della persona da soccorrere il soccorritore deve però essere in primo luogo in grado di conoscere, comprendere e gestire le proprie. Il soccorritore deve assumere un atteggiamento empatico, ovvero deve cercare di calarsi nella parte della persona da soccorrere per meglio comprenderla, ma deve fare attenzione a non immedesimarsi in essa. Deve essere in grado di tranquillizzare la 10 persona, ma non deve mai illuderla o raccontarle delle cose che sa non potranno essere vere. Il soccorritore deve rispettare il dolore e la privacy della persona da soccorrere e non deve fare battute sconvenienti o peggio ancora esprimere dei giudizi. Il soccorritore deve sempre essere professionale e chiaro, non deve parlare di quello che non conosce o fare delle diagnosi mediche. Particolare attenzione deve essere prestata nel momento in cui bisogna soccorrere i bambini, che sono molto più spaventati e vulnerabili degli adulti, perché il più delle volte è la prima volta che stanno male seriamente e non riescono a capire che cosa sta accadendo. Inoltre si trovano a dover interagire con persone che non conoscono e che, vestite in divisa, potrebbero anche spaventarli. Quando bisogna interagire con i bambini bisogna sempre porsi in modo amichevole e scherzoso, cercando comunque di spiegare con parole semplici quello che è successo e tutte le manovre che verranno compiute. Ogni volta che è possibile bisogna lasciare insieme al bambino un famigliare o una persona che conosce in modo da far sì che abbia sempre un punto di riferimento su cui fare affidamento. Non bisogna scoraggiarsi se i bambini, soprattutto se sono molto piccoli, tendono ad essere diffidenti: per loro è infatti difficile accettare e fidarsi di persone estranee a quelle che conoscono. Quando si deve gestire un intervento di soccorso molte volte ci si ritrova a dover gestire non solo la persona da soccorrere, ma anche i famigliari o gli amici. Si tratta di persone che il più delle volte sono più spaventate della persona da soccorrere e che quindi bisogna saper tranquillizzare. In certe situazioni, se non si è impegnati direttamente in manovre di soccorso e se la persona da soccorrere viene già esaminata dai colleghi, può risultare utile fermarsi a parlare coi parenti, a dire qualche parola di conforto, ad ascoltare anche le loro ansie. E’ utile anche cercare di capire se la presenza dei parenti può risultare utile per la tranquillità della persona da soccorrere o se invece è più produttivo allontanarli per non aggravare ulteriormente la situazione. Come già in precedenza accennato particolare attenzione bisogna prestare ai bambini che possono essere presenti sul posto, soprattutto se sono parenti della persona da soccorrere; se possibile bisogna cercare di parlare anche con loro e spiegare che cosa sta accadendo cercando di tranquillizzarli. A meno che non si abbia una situazione particolarmente grave è bene lasciare che il bambino possa vedere tutte le manovre che vengono compiute. Se si interviene in un ambiente pubblico (strada, posto pubblico,…) in cui possono essere presenti degli estranei e dei curiosi è molto importante salvaguardare la privacy della persona da soccorrere e allontanare tutte i curiosi che possono intralciare l’intervento di soccorso. Ogni volta che si partecipa ad un intervento pesante da un punto di vista emotivo o che ci si accorge che qualcosa non va è sempre bene parlarne con i membri dell’equipaggio o con altri volontari: confrontarsi e condividere la propria esperienza con un’altra persona in grado di comprenderla può essere di aiuto per cercare di rielaborare i sentimenti provati ed evitare che ci travolgano. Non bisogna in nessun caso vergognarsi di aver provato o di provare sentimenti di paura o sconforto o tantomeno cercare di mascherarli e nasconderli facendo finta di niente. Bisogna sempre ricordare che il ruolo del soccorritore è da un punto di vista emotivo molto difficile da gestire e che prima di poter affrontare qualsiasi situazione è indispensabile avere imparato a comprendere e controllare le proprie emozioni. TRATTAMENTO DELLE PERSONE CON DISAGIO PSICHIATRICO Le persone che soffrono di disagio psichiatrico sono persone che, a causa di un grave scompenso psicologico, hanno difficoltà a condurre una vita “normale” e a instaurare e gestire i rapporti con gli altri. A seconda del tipo e della gravità del disagio queste persone possono accusare allucinazioni visive e uditive, avere un comportamento aggressivo verso se stessi o verso gli altri, essere confuse o essere soggette a marcata alterazione dell’umore (persone depresse o iperagitate). 11 Poiché tale sintomatologia può essere correlata anche all’assunzione di droghe o farmaci, all’alcolismo, a patologie come l’epilessia e il diabete o a traumi, prima di stabilire se una persona si trova effettivamente in una condizione di disagio psichiatrico bisogna escludere queste possibilità. Una volta stabilito che si tratta effettivamente di disagio bisogna intervenire con attenzione e ricordarsi di operare in modo da garantire in ogni momento l’incolumità di se stessi, della persona da soccorrere e delle eventuali altre persone presenti sul posto. Non bisogna legare la persona o obbligarla a fare quello che non vuole, ma bisogna cercare di tranquillizzarla e creare un ambiente il più possibile sereno. A tale riguardo può risultare utile allontanare i parenti o i presenti se sono troppo agitati o se ci si accorge che sono un elemento di disturbo. Bisogna inoltre osservare attentamente la scena in cui ci si trova e allontanare tutti i possibili oggetti contundenti che la persona potrebbe utilizzare per arrecare danno a se stessa o agli altri (in ambulanza ad esempio è bene nascondere le forbici Robin). È necessario assumere un atteggiamento calmo e tranquillo, cercare di instaurare un dialogo per capire che cosa ha scatenato la crisi e dimostrare alla persona che si comprende la sua sofferenza del momento. È molto importante cercare di instaurare e mantenere un contatto visivo. Durante le operazioni di soccorso nello specifico si potrà essere chiamati ad intervenire per soccorrere una persona depressa, delirante, aggressiva o ansiosa. SOCCORSO A PERSONA DEPRESSA: una persona depressa normalmente è una persona che non ha fiducia nel futuro, che non accetta l’aiuto di altre persone o che pensa di non averne bisogno poiché ritiene che nessuno sia in grado di risolvere il suo problema. In una situazione di questo tipo bisogna trasmettere innanzitutto fiducia e cercare di comunicare con la persona dimostrando di essere in grado di comprenderla e di essere disposti ad aiutarla. SOCCORSO A PERSONA DELIRANTE: se si ha a che fare con una persona delirante è molto difficile o addirittura impossibile instaurare un dialogo per capire che cosa è successo, in questo caso è inutile accanirsi con lunghe discussioni per cercare di obbligare la persona a parlare, ma bisogna comunque intervenire cercando di porre con gentilezza dei limiti. SOCCORSO A PERSONA AGGRESSIVA O OSTILE: quando si ha a che fare con una persona aggressiva o ostile bisogna innanzitutto capire se può diventare violenta e pericolosa, nel qual caso è bene non intervenire, ma richiedere alla C.O. l’intervento di personale medico e/o delle forze dell’ordine. Se si riesce ad instaurare un dialogo non bisogna contrapporsi alla persona, ma bisogna cercare di affrontarla con gentilezza e calma, senza esprimere giudizi o sentenze, parlando in modo diretto e franco e dimostrando di essere disposti ad ascoltarla per comprendere quali sono le sue necessità. SOCCORSO A PERSONA ANSIOSA: quando ci si raffronta con una persona ansiosa bisogna invitarla a parlare per non lasciarla sola con la sua angoscia, bisogna cercare di capire qual è la causa che la preoccupa e cercare di rassicurarla. Molte volte le persone ansiose sono molto agitate e respirano in modo superficiale e veloce: questa condizione oltre a provocare dolore alla muscolatura del torace, causa un accumulo di ossigeno nel sangue. Se l’ossigeno presente nel sangue diventa eccessivo intervengono appositi centri di controllo dell’encefalo che, al fine di ridurne la concentrazione, bloccano la respirazione per alcuni secondi (la persona passa in uno stato di apnea e sviene). Per evitare i momenti di apnea, che in genere aggravano l’ansia della persona, bisogna ridurre la concentrazione di ossigeno nel sangue. Per ottenere questo risultato bisogna ridurre il quantitativo di ossigeno introdotto con la respirazione. Si può quindi invitare la persona a respirare con calma dentro un sacchetto di carta. In tal modo la persona continua a 12 inspirare sempre la stessa aria che ha espirato e che progressivamente si impoverisce di ossigeno e si arricchisce di anidride carbonica. RISCHI EVOLUTIVI Per rischio evolutivo si intende una situazione di pericolo che non si ha nell’immediato, ma che si può prevedere e si potrebbe manifestare ed evolvere in futuro. I rischi evolutivi non riguardano solo il momento in cui materialmente si effettua il recupero della persona da soccorrere, ma interessano ogni fase del servizio, dal momento in cui l’ambulanza viene fatta uscire dalla Sede al momento in cui viene ripristinata ed è nuovamente pronta per un nuovo intervento. RICORDA: le ambulanze non sono esenti dagli incidenti stradali e gli autisti anche se si è in emergenza e si stanno utilizzando i segnalatori acustici e visivi per chiedere precedenza, devono comunque sempre rispettare le norme del codice stradale; tutti i membri dell’equipaggio devono avere le cinture di sicurezza allacciate e assicurarsi che nel vano ambulanza tutta l’attrezzatura sia ben fissata e gli armadi siano chiusi. Ogni intervento è di per sé una situazione a rischio ed è quindi essenziale prevedere e valutare quali potrebbero essere i rischi evolutivi derivanti dal soccorso stesso e riguardanti la persona da soccorrere, i soccorritori stessi o le persone presenti sul posto. I rischi evolutivi possono essere determinati dalla scena e dalla dinamica stessa dell’evento che ha provocato il danno (rischi evolutivi non sanitari) o essere causati dal comportamento e dalle manovre del soccorritore stesso (rischi evolutivi sanitari). Potenziali rischi evolutivi non sanitari (ad esempio in caso di incidente stradale): flusso del traffico presenza di incendi veicoli contenenti sostanze infiammabili o esplosive (codice Kemler-onu) cavi elettrici rotti o pali dell’alta tensione caduti odori particolari (benzina, gas,…) persone sul luogo dell’incidente veicoli instabili materiali pericolanti Potenziali rischi evolutivi sanitari: presenza di liquidi o materiale organico trasporto della persona da soccorrere scale e/o terreni accidentati ostacoli nel tragitto da percorrere scarsa stabilizzazione della persona alle barelle presenza di oggetti contundenti oggetti e presidi non adeguatamente fissati sull’ambulanza inadeguata igiene dell’ambulanza Quindi se per esempio bisogna intervenire per soccorrere delle persone che hanno avuto un incidente stradale bisogna valutare attentamente la scena e la situazione perché i veicoli 13 potrebbero anche prendere fuoco, perché potrebbe esserci sull’asfalto del liquido scivoloso, perché altre vetture potrebbero sopraggiungere e investire i soccorritori e i veicoli incidentati. In questo caso si tratta di rischi evolutivi non sanitari che sono determinati dall’incidente e dal luogo in cui si è realizzato, ma che sono prevedibili controllando accuratamente la scena prima di intervenire. RICORDA: quando arrivi sul luogo di un intervento non precipitarti sulla persona da soccorrere, ma fermati per alcuni secondi e guardati intorno, cercando di capire che cosa può essere successo e se ci potrebbero essere dei pericoli. Non ha senso prendere dei rischi inutili: se il soccorritore si fa del male non solo non può soccorrere chi ne ha bisogno, ma deve a sua volta essere soccorso. Quando si effettua un intervento di soccorso bisogna delimitare la zona operativa. Tale zona per essere sicura deve avere le seguenti dimensioni: entro un raggio di 20 metri se non ci sono rischi evidenti entro un raggio di 30 metri se c’è rischio di incendio e/o ci sono veicoli in fiamme entro 600 metri se sono presenti sostanze altamente esplosive più estesa se si è in presenza di pali elettrici caduti o danneggiati Quando si effettua un intervento di soccorso bisogna sempre ricordarsi di autoproteggersi indossando correttamente divisa e guanti e facendo eventualmente uso dei dispositivi di protezione individuali (mascherine, occhiali,…) presenti in ambulanza. Il soccorritore deve ricordare che il sangue o il materiale biologico con cui potrebbe venire in contatto devono essere sempre trattati come se fossero potenzialmente pericolosi. Il soccorritore deve eseguire solo le manovre per cui è autorizzato e non deve compiere manovre che potrebbero risultare dannose per se, i colleghi o per la persona da soccorrere. RICORDA: quando vieni in contatto con una persona da soccorrere non sai quali malattie potrebbe avere e trasmettere e quindi ricordati di autoproteggerti. Quando non sei in grado di compiere una manovra o non ci riesci materialmente (ad esempio se la persona da trasportare è troppo pesante) non rischiare di farti del male e di mettere a rischio la persona che stai soccorrendo. Se accidentalmente ti fai del male o vieni in contatto con materiale biologico non fare finta di niente, ma comunica immediatamente dell’accaduto al medico competente ed al proprio vertice. Al termine di ogni servizio bisogna sempre ricordarsi di sostituire il telino e la federa monouso della barella (anche se apparentemente sembrano puliti) e pulire accuratamente con i liquidi antibatterici appositi tutto il materiale che è stato utilizzato e che potrebbe essere stato contaminato da materiale biologico potenzialmente infetto. In questo modo si possono evitare rischi evolutivi sanitari sia per gli altri Volontari Soccorritori che utilizzeranno l’attrezzatura sia per le altre persone che verranno soccorse. Di seguito vengono riportati i comportamenti da tenere e le azioni da compiere in possibili scenari di soccorso: Incidente stradale: valutare se è necessario l’intervento dei VV.FF. e/o delle forze dell’ordine ATTENZIONE: se vengono a mancare le condizioni di sicurezza non procedere come di seguito indicato ma attendere l’arrivo dei VV.FF. 14 spegnere il quadro elettrico dei/l veicoli/o coinvolti/o (girare le chiavi ed estrarle appoggiandole sul cruscotto) azionare il freno a mano in caso di principio di incendio del veicolo utilizzare l’estintore portatile dell’ambulanza rivolgendo il getto alla base delle fiamme delimitare la zona di pericolo e segnalare il luogo dell’incidente allontanare tutte le persone che si trovano nella zona operativa e che non partecipano all’intervento di soccorso attendere l’arrivo dei VV:FF. per estricare dalle lamiere le persone imprigionate in caso di veicolo che trasporta sostanze infiammabili valutare il codice di KEMLERONU e riferire alla C.O. Il codice di KEMLER-ONU è quel codice che identifica le sostanze infiammabili e che è applicato al mezzo di trasporto sul pannello rifrangente di colore arancio. E’ caratterizzato da due numeri scritti su due distinte righe: il numero riportato sulla riga superiore (di 2 o 3 cifre) identifica la pericolosità della sostanza, mentre quello riportato sulla riga inferiore (di 4 cifre) il tipo di sostanza. Incendio in abitazione: richiedere l’intervento dei VV.FF. e/o delle forze dell’ordine ATTENZIONE: se vengono a mancare le condizioni di sicurezza non procedere come di seguito indicato ma attendere l’arrivo dei VV.FF. favorire lo sgombero delle persone presenti nei locali invasi dal fumo camminare stando piegati sulle ginocchia con un fazzoletto bagnato sul viso rotolarsi per terra, strapparsi i vestiti o avvolgersi in un tappeto se avvolti dalle fiamme non utilizzare ascensori o montacarichi se possibile aprire le finestre chiudere se possibile l’interruttore generale del gas e della luce non usare acqua per spegnere parti elettriche in tensione soffocare le fiamme con sabbia o coperte Fuga di gas: richiedere l’intervento dei VV.FF. e/o delle forze dell’ordine ATTENZIONE: se vengono a mancare le condizioni di sicurezza non procedere come di seguito indicato ma attendere l’arrivo dei VV.FF. non accendere la luce interrompere l’energia elettrica non spalancare le finestre allontanare la persona all’esterno Crollo di edificio: richiedere l’intervento dei VV.FF. e/o delle forze dell’ordine e attendere il loro intervento prima di intervenire utilizzare i caschi di protezione tenersi a distanza di sicurezza fino a quando i VV.FF. non hanno reso sicura la scena non movimentare o stabilizzare parti pericolanti (è compito dei VV.FF) 15 Presenza di cavi elettrici o pali caduti: richiedere l’intervento dei VV.FF. e/o delle forze dell’ordine e attendere il loro intervento prima di intervenire non tentare di spostare o toccare i cavi elettrici tenersi a distanza di sicurezza fino a quando i VV.FF. non hanno reso sicura la scena PRONTO SOCCORSO IN CASO DI TRAUMA Quando si deve soccorrere una persona che ha subito un trauma i danni che presenta dipendono dalla dinamica dell’evento e da quanta energia è stata assorbita dal corpo durante l’urto. Poiché il corpo umano è elastico quando subisce un trauma non sempre si deforma e quindi alcune lesioni possono risultare non visibili dall’esterno. Per poter fare una valutazione di tutte le possibili lesioni subite è quindi importante cercare di capire come si è svolto l’evento (dinamica dell’evento traumatico) e quanta energia cinetica è stata coinvolta (energia assorbita dal corpo durante l’urto). Quando si soccorre una persona che ha subito un trauma non bisogna concentrare l’attenzione solo sulle lesioni visibili all’esterno del corpo, ma sulla base di come si è svolto l’impatto, cercare di ipotizzare anche quali lesioni interne potrebbe avere subito e quali organi vitali potrebbero essere stati danneggiati. Una volta ipotizzate le lesioni interne è importante anche cercare di stabilire quanto queste lesioni possono essere gravi. Per effettuare questa stima è importante valutare quanta energia cinetica è stata assorbita dal corpo durante l’urto. L’energia cinetica è l’energia posseduta da un corpo che si muove. Se il corpo in movimento si ferma la sua energia cinetica non viene persa, ma viene convertita in un’altra forma di energia e trasferita ai corpi fermi o in movimento con cui viene in contatto. Se ad esempio due auto si scontrano e a seguito dell’impatto si fermano perdono tutta l’energia cinetica che possedevano. Tale energia viene convertita in parte in energia termica (ruote che sfregano sull’asfalto) e in parte in energia meccanica che viene trasmessa non solo alla carrozzeria dei veicoli, ma anche al corpo delle persone che si trovano all’interno. Come precedentemente già esplicitato il corpo umano essendo elastico può assorbire questa energia meccanica senza venire visibilmente deformato, ma subendo gravi danni interni. L’energia cinetica posseduta da un corpo in movimento è proporzionale alla sua massa e alla sua velocità secondo la formula: Ec = ½ (m * v2) Poiché la velocità è espressa al quadrato è più importante della massa nella determinazione dell’energia cinetica. In caso di incidente stradale è quindi importante cercare di stabilire a che velocità viaggiavano i veicoli coinvolti. A tale riguardo può essere utile oltre a raccogliere eventuali testimonianze e a valutare il grado di distruzione della carrozzeria, osservare il contachilometri in quanto in genere a seguito dell’urto si blocca segnando la velocità a cui il veicolo stava viaggiando. Poiché sovente, per evitare l’impatto, il guidatore frena bruscamente, è importante valutare anche se c’è stata o meno frenata e quanto questa è lunga. Quando un veicolo frena riduce la velocità a cui viaggia e parte dell’energia cinetica che possiede viene convertita in energia termica delle ruote che sfregano sull’asfalto. Se un veicolo prima di impattare ha frenato l’energia cinetica al momento dell’urto sarà inferiore rispetto all’energia cinetica che possedeva quando era in pieno movimento. 16 Quando si devono valutare le lesioni provocate da un evento traumatico la dinamica dello stesso consente di valutare in quali parti del corpo si devono sospettare lesioni interne, mentre la cinetica permette di ipotizzare quanto queste possono essere gravi. Gli scenari di soccorso che si possono presentare al soccorritore in caso di trauma sono molteplici: ~ trauma da collisione tra autoveicoli ~ trauma da incidente motociclistico ~ trauma da investimento di pedone ~ trauma da precipitazione ~ trauma sportivo ~ trauma da caduta ~ trauma da esplosione ~ trauma penetrante COLLISIONE TRA AUTOVEICOLI Quando si interviene su un incidente stradale bisogna innanzitutto valutare la scena e renderla sicura segnalando il sito dell’incidente in modo da evitare che altri veicoli sopraggiungendo possano travolgere quelli già incidentati e i soccorritori (se necessario si deve richiedere alla C.O. l’intervento delle forze dell’ordine). E’ importante accertarsi che i veicoli siano spenti e che le chiavi siano state tolte e posizionate sul cruscotto e controllare che il freno a mano sia azionato e che quindi il veicolo sia stabile. Al fine di stabilire quali danni potrebbero avere subito gli occupanti dei veicoli è inoltre importante verificare se indossavano o meno le cinture di sicurezza. Quando si verifica un incidente tra auto o tra un’auto e un ostacolo si hanno 4 tipi di urti: urto del veicolo contro l’ostacolo urto degli occupanti del veicolo contro le pareti interne dello stesso urto degli organi del corpo contro le pareti delle cavità che li contengono (ad esempio urto dei polmoni e del cuore contro la gabbia toracica) urto di oggetti liberi nell’abitacolo contro gli occupanti del veicolo (pacchi, borse,…) Dinamiche: 1. 2. 3. 4. 5. scontro frontale tamponamento o impatto posteriore impatto laterale impatto con rotazione del veicolo capottamento SCONTRO FRONTALE Quando si verifica uno scontro frontale le velocità dei mezzi si sommano e il loro movimento si interrompe bruscamente. I danni meccanici subiti dai veicoli possono dare utili indicazioni sulla velocità a cui viaggiavano e quindi sull’entità dei danni che possono avere subito gli occupanti. A seguito dell’urto il corpo degli occupanti continua il moto e viene proiettato in avanti, il corpo può essere spinto verso l’alto o verso il basso. Basso: il corpo si incastra sotto il volante e urta contro il piantone dello sterzo, il pavimento del veicolo e la pedaliera. In questa situazioni si hanno probabili lesioni a carico degli arti inferiori, del bacino e dell’addome, mentre meno frequenti sono i danni al torace. 17 Alto: il corpo viene proiettato sopra il cruscotto contro il parabrezza, quindi le lesioni sono prevalentemente a carico della testa, del torace e dell’addome. TAMPONAMENTO Un veicolo lento o fermo viene urtato da un veicolo che sopraggiunge. La gravità dei danni dipende dalla velocità a cui viaggia il veicolo che ha tamponato. Le lesioni più probabili riguardano la colonna vertebrale. Tali lesioni possono essere aggravate dal mancato uso delle cinture di sicurezza e dalla mancanza del poggiatesta. IMPATTO LATERALE Il veicolo colpito di lato viene spinto nella direzione dell’impatto. Gli occupanti possono essere feriti dal movimento del veicolo stesso o dalle fiancate che si deformano e penetrano nell’abitacolo. Le lesioni più probabili sono i traumi toracici laterali (fratture costali, contusione polmonare, perforazione polmonare con collasso, lesioni alla milza e al fegato) e le lesioni agli arti che vengono schiacciati dalle portiere deformate. IMPATTO CON ROTAZIONE DEL VEICOLO Si verifica quando un veicolo impatta contro il muso o la coda di un altro veicolo provocandone la rotazione. In questo caso si possono riscontrare sia le lesioni tipiche dello scontro frontale sia quelle che caratterizzano l’impatto laterale. CAPOTTAMENTO Il veicolo rotola impattando più volte e in punti diversi sul suolo. Le lesioni, sempre piuttosto gravi, derivano da tutti gli urti che si sommano e possono riguardare qualsiasi parte del corpo. ATTENZIONE: le lesioni a carico degli organi addominali sono spesso di difficile individuazione, perché provocano emorragie interne non visibili che non danno sintomi nei minuti immediatamente successivi l’incidente, ma che possono peggiorare improvvisamente. INCIDENTI MOTOCICLISTICI Dinamiche: 1. impatto frontale 2. impatto laterale 3. eiezione o disarcionamento IMPATTO FRONTALE Il motociclista continua nel moto che è stato bruscamente interrotto e viene proiettato in avanti sopra il manubrio. Ne conseguono possibili lesioni al capo, alla colonna vertebrale, al torace, all’addome. Lesioni a carico degli arti inferiori si verificano se il motociclista resta incastratoci piedi tra i pedali. IMPATTO LATERALE Il motociclista può rimanere incastrato tra la moto e l’oggetto urtato o cadere lateralmente e rimanere con l’arto inferiore imprigionato sotto la moto. In questo caso le lesioni riguardano prevalentemente l’arto inferiore e in particolare il ginocchio. 18 EIEZIONE O DISARCIONAMENTO Il conducente perde il controllo del mezzo e viene disarcionato. Le lesioni dipendono dalla parte del corpo che impatta contro il terreno od oggetti vari. ATTENZIONE: poiché i rischi di lesione alla colonna vertebrale sono molto alti bisogna prestare molta attenzione a movimentare il motociclista Se si interviene su un incidente stradale che ha coinvolto un motociclista e lo si trova senza casco bisogna informarsi su chi e perché lo ha rimosso. TRAUMI DA INVESTIMENTO DI PEDONI Quando una persona viene investita da un veicolo nella dinamica dell’urto si possono individuare tre fasi: 1. il veicolo urta contro gli arti inferiori del pedone che viene “caricato” sul veicolo e impatta col torace contro il cofano 2. il pedone viene scagliato lontano 3. il pedone ricade sull’asfalto Le lesioni possono essere particolarmente gravi perché riguardano tutto il corpo: nella prima fase sono interessati gli arti inferiori, nella seconda il torace e l’addome, mentre ricadendo a terra si possono avere lesioni a carico della colonna vertebrale, del volto e del capo in genere. TRAUMI DA PRECIPITAZIONE Le persone che cadono dall’alto sul suolo riportano spesso traumi multipli. Per provare a stabilire quali possono essere le possibili lesioni bisogna prendere in considerazione l’altezza da cui è caduto il corpo, il tipo di superficie su cui è avvenuto l’impatto (se la superficie è morbida attutisce bene l’urto) e quale parte del corpo ha urtato per prima il suolo. Poichè l’istinto è quello di proteggersi con le mani spesso si riscontrano fratture agli arti superiori. TRAUMI SPORTIVI Le dinamiche che si possono riscontrare in caso di trauma sportivo variano a seconda del tipo di sport considerato. In linea generale, quando bisogna prestare soccorso ad uno sportivo, oltre che cercare di ricostruire la dinamica dell’evento, bisogna anche cercare di individuare su quale tipo di superficie è avvenuto l’urto, quale parte del corpo ha impattato per prima e quali sono le lesioni più evidenti. Particolare attenzione deve essere prestata all’analisi dell’equipaggiamento sportivo indossato in quanto la presenza e l’entità dei danni che ha subito possono risultare importanti per ipotizzare eventuali danni a carico del corpo anche non chiaramente manifesti. E’ bene infine ricordare che è importante verificare se la persona soccorsa pratica lo sport a livello amatoriale o agonistico: gli sportivi che praticano sport a livello agonistico hanno infatti una preparazione atletica migliore e possono sopportare meglio i traumi subendo, a parità di urto, meno danni rispetto ad uno sportivo amatoriale. 19 TRAUMI DA CADUTA Si tratta della categoria di traumi più frequenti e per dinamica più vari. La gravità del trauma dipende dalla dinamica dello stesso, dall’età della persona coinvolta e dalle cause che lo hanno provocato. In caso di caduta oltre che preoccuparsi dei danni subiti è importante verificare anche quali sono state le cause che hanno comportato l’evento traumatico: soprattutto nelle persone anziane le cadute spesso non sono accidentali, ma sono provocate da una patologia più grave (frattura spontanea del femore, IMA, ICTUS,….) che non deve essere trascurata. TRAUMI DA ESPLOSIONE Si tratta di traumi che si verificano prevalentemente in caso di incidente domestico (ad esempio esplosione per fuga accidentale di gas) o di incidenti sul lavoro. Questi traumi possono provocare 3 diversi tipi di lesioni: 1. l’onda di pressione generata dall’esplosione può danneggiare gli organi cavi del corpo che comunicano con l’esterno (stomaco, intestino, polmoni) provocando gravi emorragie interne 2. le schegge causate dall’esplosione possono provocare fratture, ferite e ustioni 3. l’esplosione può essere così violenta da scagliare il corpo in aria e farlo ricadere a terra provocando le stesse lesioni che si hanno in caso di un trauma da precipitazione TRAUMI PENETRANTI Sono i traumi determinati da un oggetto che penetra all’interno del corpo. Sono provocati normalmente da armi bianche o armi da fuoco. In caso di trauma provocato da un’arma bianca la lesione si è localizzata nel sito in cui c’è stata la penetrazione della lama, mentre nei traumi provocati dalle armi da fuoco, il tipo di danno non è facilmente prevedibile in quanto non è possibile prevedere la traiettoria del proiettile all’interno del corpo e con quanta energia vi è penetrato. ATTENZIONE: si ricorda che il corpo dei bambini è diverso da quello degli adulti e che eventi traumatici che agli adulti potrebbero procurare danni limitati ai bambini possono invece causare danni molto più gravi. VALUTAZIONE DELLA PERSONA TRAUMATIZZATA Quando si deve soccorrere una persona traumatizzata (ad esempio una persona coinvolta in un incidente stradale) bisogna effettuare in successione 3 valutazioni: 1. VALUTAZIONE DELLA SCENA permette di garantire la sicurezza dell’infortunato e dei soccorritori 2. VALUTAZIONE PRIMARIA permette di valutare velocemente quali sono le condizioni dell’infortunato e di stabilire se si tratta di un infortunato critico o non critico, è un metodo efficace per identificare e trattare le lesioni che costituiscono una minaccia immediata per la sopravvivenza della persona 20 3. VALUTAZIONE SECONDARIA metodo per identificare lesioni che non costituiscono una minaccia immediata per la sopravvivenza della persona; si avvale del colloquio con la persona e della valutazione testa-piedi e si effettua sul posto se l’infortunato non è critico, se al contrario l’infortunato è critico si provvede al trasporto e si effettua eventualmente tale valutazione durante il trasporto stesso VALUTAZIONE DELLA SCENA valutazione delle 3 S 1. Sicurezza prima di scendere dall’ambulanza bisogna verificare se sono ancora presenti le cause che hanno provocato l’incidente al fine di: ~ ~ ~ 2. Scena garantire la sicurezza dei soccorritori (l’autista deve capire dove è meglio posizionare l’ambulanza e prima di scendere dall’ambulanza bisogna controllare che non ci siano pericoli) garantire la sicurezza dell’infortunato verificare se si ha bisogno dell’intervento dei VV.FF. o del 112 per il controllo del traffico prima di raggiungere l’infortunato bisogna osservare attentamente la scena per valutare: ~ ~ ~ n° veicoli coinvolti e loro posizione velocità a cui viaggiavano danni subiti dai veicoli tutti questi elementi consentono di stabilire quale è stata la dinamica dell’incidente e consentono di fare una previsione sui danni che potrebbero avere subito gli occupanti delle vetture 3. Situazione ~ ~ ~ ~ n° feriti (informazione da comunicare subito alla Centrale Operativa per organizzare i soccorsi e prevedere eventualmente l’invio di altri mezzi) loro condizioni età verificare se c’è qualcosa che suggerisce che l’incidente è avvenuto a causa di un malore (causa medica a monte dell’incidente) 21 VALUTAZIONE PRIMARIA La valutazione primaria comprende la valutazione dello stato di coscienza e l’A, B, C, D, E, F Il team-leader (soccorritore che effettua la valutazione primaria e gestisce il soccorso) si avvicina all’infortunato frontalmente (approccio frontale) e immobilizza manualmente il rachide cervicale Il leader di manovra (soccorritore che comanda e gestisce l’esecuzione di una manovra di soccorso, in questo caso il posizionamento del collare cervicale) si posiziona dietro l’infortunato e immobilizza il rachide cervicale sostituendosi al team-leader Il leader di manovra valuta lo stato di coscienza chiamando e scuotendo molto delicatamente la persona Persona cosciente: persona che apre gli occhi spontaneamente persona che esegue ordini semplici commuovere gli arti a richiesta persona che sostiene una conversazione coerente e sensata Persona confusa: persona che apre gli occhi solo a comando persona che non esegue ordini semplici oppure non esegue movimenti coerenti con quanto richiesto persona che non è in grado di sostenere una conversazione coerente e sensata Persona incosciente: persona che non apre gli occhi persona che non esegue ordini semplici persona che non risponde a stimoli verbali o tattili Il team-leader misura e posiziona il collare cervicale (il terzo soccorritore porta i collari e li passa al team-leader) valutando la pervietà delle vie aeree (A), e se necessario propone la cannula; il leader di manovra continua a tenere immobilizzata la testa Il team-leader valuta il respiro (B) e somministra ossigeno (il terzo soccorritore va a prendere l’ossigeno e prepara la mascherina); la valutazione del respiro prevede una serie di valutazioni: valutare il numero di atti respiratori al minuto (frequenza respiratoria) valutare i rumori respiratori (sibili, rantoli, ecc) valutare il colore della cute (normale o cianotica) valutare come si espande la gabbia toracica (per effettuare questa valutazione il torace deve essere scoperto) Frequenza: normale (tra 12 e 16 atti/min) rallentata (inferiore a 12 atti/min) frequente (superiore a 16 atti/min) Colorito: sufficiente, se cute rosea Insufficiente, se cute cianotica Rumori: normale, se silenziosa sibilante gorgogliante 22 Il team-leader valuta il circolo (C) e ricerca delle eventuali emorragie gravi (il terzo soccorritore porta al team-leader il materiale sanitario di cui ha bisogna e lo aiuta nelle manovre); la valutazione del circolo comprende una serie di valutazioni: ~ valutazione del polso radiale o carotideo ~ valutazione della frequenza (insieme si può anche percepire se il polso risulta essere flebile o pieno) ~ valutazione del ritmo ~ valutazione del tempo di riempimento capillare che deve essere inferiore ai 2 secondi (per valutare tale parametro si schiaccia l’unghia dell’infortunato fino a farla diventare bianca e si valuta in quanto tempo riprende il colore rosato) ~ valutazione del colorito della pelle e della sua temperatura Frequenza: normale (compreso tra 60 e 90 battiti/min) bradicardico (inferiore a 60 battiti/min) tachicardico (superiore a 90 battiti/min) ritmicità: polso ritmico (tra i battiti vi è lo stesso intervallo di tempo) polso aritmico (tra i battiti non vi è lo stesso intervallo di tempo) il team-leader valuta il livello di coscienza (D): ~ verificare se prima dell’arrivo dei soccorsi la persona ha subito perdita di conoscenza (si possono raccogliere informazioni dai presenti o chiedere direttamente alla persona) ~ verificare l’AVPU A (Awake)il traumatizzato è vigile V (Vocal) il traumatizzato risponde a stimoli vocali P (Pain) il traumatizzato risponde a stimoli dolorosi U (Unresponsive) il traumatizzato non risponde ~ ~ ~ valutare la reattività pupillare alla luce (valutare se presente anisocoria) cercare eventuali segni di trauma cranico o spinale valutare la presenza di sensibilità e mobilità agli arti (fare muovere le dita e toccare gli arti) il team-leader espone il corpo (E) facendo attenzione a non scoprire troppo o a lasciare scoperto l’infortunato per evitare la dispersione del calore corporeo (se il trasportato è critico questa fase viene rinviata) La lettera F della sequenza A, B, C, D, E, F significa Fast (=veloce) e vuole significare che la valutazione primaria deve essere eseguita bene e con accuratezza, ma senza perdere tempo prezioso. Se il traumatizzato è critico viene trasportato velocemente in ospedale, mentre se non è critico si procede alla valutazione secondaria sul posto. Se il traumatizzato è critico la valutazione secondaria si effettua in ambulanza. Si ricorda la Golden Hour (ora d’oro) : nel caso di trauma la sopravvivenza e la qualità di vita dell’infortunato aumenta se entro un’ora dall’evento riceve le cure specialistiche necessarie. 23 VALUTAZIONE SECONDARIA La valutazione secondaria si avvale di un colloquio diretto con l’infortunato (se l’infortunato è incosciente o confuso non si perde tempo ad effettuare la valutazione secondaria) e di un esame somatico dello stesso (esame testa-piedi). Nel colloquio diretto cercando di rassicurare la persona si pongono una serie di domande: nominativo e data di nascita dinamica dell’evento (cosa è successo?) Causa del problema (che cosa e come si sente?) Patologie (soffre di particolari patologie?) Farmaci assunti (assume qualche farmaco?) Allergie (ha o ha mai avuto allergie?) Nell’esame testa –piedi il corpo del traumatizzato viene esaminato procedendo dalla testa verso i piedi cercando le lesioni: Bocca Naso Occhi Volto Orecchie Cranio Collo Colonna vertebrale Tronco Arti superiori Arti inferiori valutazione colore labbra, odore dell’alito ricercare la fuoriuscita di liquidi valutare la reattività e il diametro delle pupille verificare colore, sudorazione, lesioni ricercare la fuoriuscita di liquidi ricercare deformazioni e lesioni evidenti ricercare deformazioni della colonna, ricercare il polso carotideo ricercare se ci sono deformazioni valutare l’espansione del torace durante i movimenti respiratori, ricercare se ci sono ferite soffianti, ricercare deformazioni del torace o del bacino, valutare se c’è stata incontinenza urinaria e/o fecale ricercare deformazioni, valutare il polso radiale ricercare deformazioni, valutare il polso pedideo COMUNICAZIONE DELLE CONDIZIONI DELLA PERSONA SOCCORSA Se a seguito della valutazione della persona da trasportare viene confermato il codice di uscita e se non ci sono particolari situazioni che richiedo un confronto tra equipaggio e C.O., è l’ equipaggio stesso a formulare il codice di rientro specificando la sottocategoria di patologia ( ad esempio : codice di uscita V1K , a seguito di valutazione potrebbe essere V005K in quanto l’evento traumatico interessa la zona del cranio dell’infortunato). Diversamente se a seguito della valutazione la situazione appare diversa (codice di uscita Verde, ma i parametri della persona fanno sospettare un codice Giallo ) è necessario comunicare le condizioni della persona alla C.O. ; queste informazioni devono essere il più possibile precise in modo da permettere al personale che opera in centrale di stabilire con esattezza il tipo di problema sanitario e di fornire di conseguenza le indicazioni più idonee per il trattamento dello stesso. Quando si comunicano le condizioni è importante trasmettere in sequenza le informazioni raccolte nella valutazione primaria (stato delle funzioni vitali: coscienza, attività respiratoria e cardiocircolatoria, deficit neurologici), quelle raccolte nella valutazione secondaria (valutazione testa-piedi per verificare l’aspetto esteriore della persona e individuare eventuali lesioni o 24 anomalie) e fornire infine eventuali altre informazioni importanti per individuare il tipo di problema sanitario (dinamica di ciò che è successo, patologie riferite, farmaci, allergie…..). Quando si ha a che fare con un incidente stradale è importante comunicare il numero di veicoli coinvolti, il numero delle persone ferite e l’eventuale necessità di VV.FF. o forze dell’ordine. Se non si interviene su una patologia traumatica si ricorda che la valutazione primaria termina alla fase C della sequenza A B C D E. Alcuni esempi di comunicazione delle condizioni sono di seguito elencati: Si tratta di una signora di 30 anni, cosciente con parametri vitali nella norma, sul corpo non presenta lesioni ad eccezione di un’evidente escoriazione a livello del ginocchio destro. E’ pallida e spaventata. Riferisce di non avere battuto la testa e di lamentare dolore al ginocchio destro. Non riferisce particolari patologie o allergie. Si tratta di un signore di 89 anni, cosciente, ma confuso, presenta difficoltà respiratoria e polso debole e frequente. E’ pallido e sudato; lamenta dolore al braccio sinistro. I parenti riferiscono che è in questo stato da circa un’ora e che in precedenza ha già avuto problemi cardiaci. Soffre di ipertensione curata con farmaci e non presenta particolari allergie. B.L.S. CON ATTREZZATURA PER ADULTI L’arresto cardiaco è una patologia importante in quanto risulta attualmente la principale causa di morte in Europa e nei paesi sviluppati; in Italia interessa ogni anno 1 persona ogni 1000 abitanti. Per ARRESTO CARDIACO si intende la cessazione improvvisa dell’attività cardiaca (arresto completo del cuore o comparsa di un battito non efficace) in persone già affette da patologia cardiaca o apparentemente sane. Si sottolinea che l’arresto cardiaco, a differenza di quello che si pensa comunemente, non deve essere confuso con l’infarto (IMA): l’infarto può infatti evolvere in arresto cardiaco, ma l’arresto cardiaco può essere determinato anche da altri problemi cardiaci (disfunzione elettrica del cuore) o non cardiaci (arresto respiratorio, emorragia massiva, trauma toracico, danno cerebrale, elettrocuzione). Sulla base di quanto detto si possono individuare due diverse forme di arresto cardiaco: ARRESTO CARDIACO PRIMARIO: arresto provocato da un problema cardiaco ARRESTO CARDIACO SECONDARIO: arresto provocato da un problema non cardiaco che comporta come conseguenza l’arresto cardiaco Quando il cuore si ferma o non riesce più a contrarsi in modo efficace il sangue smette di circolare. L’interruzione del circolo comporta arresto respiratorio e perdita di coscienza con conseguente mancata ossigenazione dei tessuti. Tra tutti i tessuti del corpo quello che maggiormente risente di tale mancata ossigenazione è il tessuto nervoso che rischia di subire un grave danno anossico. A tale riguardo si ricorda che le cellule nervose sono cellule perenni, ovvero cellule che se vengono danneggiate non possono essere sostituite ma vengono perse per sempre. In assenza di ossigenazione le cellule nervose diventano sofferenti dopo 4-6 minuti e dopo 10 minuti muoiono. E’ quindi importantissimo agire tempestivamente in quanto più passa il tempo più non solo si riducono le probabilità di salvare l’infortunato, ma si riducono anche le possibilità di fargli riprendere una vita di buona qualità, cioè priva di danni cerebrali permanenti. 25 In caso di arresto cardiaco il protocollo da seguire è quello del B.L.S. (Basic Life Support). Il BLS è un insieme di manovre che consentono di ossigenare artificialmente cuore e cervello per ritardare il danno anossico cerebrale e aumentare quindi le possibilità di sopravvivenza dell’infortunato. Il BLS può esser praticato sia da soccorritori laici che da soccorritori professionisti. In questo secondo caso ci si avvale dell’impiego di attrezzatura apposita: Le cannule orofaringee sono presidi di plastica che inseriti in bocca consentono di mantenere la lingua in posizione impedendole di ricadere in gola. Poichè le dimensioni della bocca delle persone sono variabili esistono cannule di lunghezza diversa. La cannula adatta è quella che, misurata sulla guancia si estende dal lobo dell’orecchio al margine della bocca. La cannula viene inserita in bocca con la parte concava rivolta verso l’alto e poi viene ruotata di 180° Il pallone AMBU è un presidio che, collegato alla bombola di ossigeno, consente la ventilazione artificiale dell’infortunato. Le bombole sono presidi in dotazione delle ambulanze contenenti ossigeno sotto pressione. Esistono bombole portatili (5-7 litri), bombole fisse (7-10 litri) e bomboloni (0,5 litri). L’aspiratore è un apparecchio che consente di aspirare, mediante l’impiego di sondini rigidi, eventuale materiale liquido presente nella bocca dell’infortunato. UTILIZZO ASPIRATORE: Se bisogna utilizzare l’aspiratore per aspirare eventuale materiale liquido presente nella bocca della persona da soccorrere si procede come di seguito indicato: ruotare la testa della persona su un lato (ATTENZIONE: questa manovra non si effettua in caso di persona traumatizzata) scegliere il sondino adeguato alle dimensioni del materiale da aspirare e alla corporatura della persona misurare la lunghezza della porzione di sondino da inserire in bocca per l’aspirazione che non deve essere più lunga della distanza esistente tra il lobo dell’orecchio e il margine della mandibola accendere l’aspiratore ed aprire la bocca della persona inserire il sondino senza aspirare aspirare con movimenti circolari e dolci estrarre il sondino senza aspirare IL TEMPO DI ASPIRAZIONE NON DEVE SUPERARE I 10 SECONDI Durante l’aspirazione bisogna fare attenzione a non risucchiare i tessuti molli (come la mucosa che riveste l’interno della bocca) per non danneggiarli. 26 Se il materiale da aspirare intasa il sondino lo si deve lavare aspirando soluzione fisiologica. In questo caso si deve sostituire il sondino con uno di calibro maggiore o se necessario utilizzare direttamente con il tubo di raccolta. Se la persona ha la bocca serrata bisogna cercare di infilare il sondino nello spazio lasciato vuoto da eventuali denti mancanti o utilizzare lo spazio dietro i molari facendo scivolare il sondino tra i denti e la guancia. SEQUENZA B.L.S. ADULTI NO TRAUMA Si ricorda che il B.L.S. non è la procedura che serve solo se si ha una persona che deve essere rianimata, ma è la procedura che deve essere applicata tutte le volte che bisogna effettuare la valutazione primaria in una persona che non ha subito un trauma. ATTENZIONE: poiché l’arresto cardiaco è una condizione di estrema urgenza, seppur con alcuni accorgimenti, si pratica anche sui traumatizzati (vedi in seguito B.T.L.S.) Autoprotezione (guanti, divisa, …) Valutazione delle 3S: Sicurezza (verificare l’assenza di situazioni di pericolo), Scenario (osservare la scena su cui si opera per raccogliere informazioni sull’accaduto) e Situazione (raccogliere informazioni su cosa è accaduto e sull’infortunato) Valutare lo STATO DI COSCIENZA (prima chiamo da lontano e poi mi avvicino per chiamare di nuovo mentre tocco l’infortunato per le spalle) o Infortunato cosciente: continuo nella valutazione e poi chiamo il 118 se necessario o Infortunato incosciente: allerto subito il 118 Posizionare su un piano rigido, in posizione supina, allineare gli arti e scoprire il torace Iperestendere il capo controllare la PERVIETA’ DELLE VIE AEREE o Cavità orale libera: continuo nel B.L.S. o Cavità orale ostruita: rimuovo l’ostruzione con le dita ad uncino, le pinze (materiale solido) o l’aspiratore (materiale liquido) Misurare e proporre la cannula Valutare il RESPIRO (manovra GAS per 10 sec) o Respiro presente: valuto com’è il respiro, eventualmente somministro ossigeno e continuo a monitorare i parametri vitali o Respiro assente o vistosamente affannoso: eseguo due insufflazioni di supporto ATTENZIONE: non bisogna attendere l’arresto respiratorio completo per considerare il respiro assente. Le condizioni di respiro vistosamente affannoso, rantolante (gasping) devono essere considerate come respiro assente. 27 Il torace si espande Il torace non si espande Effettuo la prima insuffl. e verifico l’espansione del torace Il torace si espande Effettuo la seconda insuffl. Mi riposiziono e ripeto l’insufll. Il torace non si espande Seguire protocollo B.L.S. Valutare il CIRCOLO (MOTORE per 10 sec + valutazione polso carotideo) o Circolo presente: effettuo 1 ventilazione ogni 6 sec per circa un minuto e poi rivaluto circolo (quando eseguo le ventilazioni devo assecondare gli eventuali atti respiratori spontanei della persona) o Circolo assente: effettuo il M.C.E. (5 cicli di 30/2) ATTENZIONE: valutando i segni di circolo bisogna ricercare i movimenti . In caso di dubbio con un infortunato comunque incosciente, che non respira e non si muove bisogna iniziare in ogni caso le compressioni. E’ OBBLIGATORIO SCAMBIARE I RUOLI DI CHI MASSAGGIA E DI CHI VENTILA OGNI 5 CICLI E IL CAMBIO DEVE ESSERE EFFETTUATO IN UN TEMPO INFERIORE AI 5 SEC. PER MINIMIZZARE LE INTERRUZIONI AL MOMENTO DEL CAMBIO NON E’ NECESSARIO RIPETERE NESSUNA VALUTAZIONE. IL M.C.E. E LE VENTILAZIONI VENGONO CONTINUATE FINO A QUANDO: 1. NON ARRIVA UN M.S.A. O UN OPERATORE CON D.A.E. 2. LA PERSONA NON DA SEGNI DI RIPRESA 3. IL SOCCORRITORE E’ TALMENTE STANCO DA NON FARCELA A CONTINUARE Se la persona che devo soccorrere diventa improvvisamente incosciente di fronte ai miei occhi dopo avere valutato l’assenza dello stato di coscienza e del respiro si può passare direttamente al massaggio cardiaco saltando le due insufflazioni di supporto e la valutazione del circolo. Per effettuare ventilazioni corrette: o il capo deve essere ben iperesteso o la mascherina deve aderire bene al volto o la ventilazione non deve essere brusca o ogni ventilazione deve durare 1 sec o il pallone AMBU non deve essere schiacciato completamente o il torace si deve sollevare 28 Rischi derivanti da ventilazioni eseguite male: Distensione toracica Aumento della pressione intratoracica Riduzione del ritorno venoso al cuore Riduzione del flusso cerebrale e coronarico Riduzione della gittata cardiaca Per effettuare un corretto M.C.E. bisogna: o posizionarsi di fianco all’infortunato con le braccia tese in modo da essere verticali sul torace o realizzare compressioni veloci e frequenti (100 al min) o comprimere fino a ridurre il diametro antero-posteriore del torace di 1/3 o fare in modo che il tempo di rilascio sia uguale a quello di compressione o effettuare compressioni ritmiche ed elastiche Rischi derivanti da un M.C.E. non eseguito correttamente: Fratture costali Lesioni degli organi addominali 29 BLS ADULTO CON ATTREZZATURA Autoprotezione Valutazione delle 3 S COSCIENZA (chiamare da lontano poi avvicinarsi e afferrare la persona sulle spalle pizzicando leggermente) Finire la valutazione primaria (respiro, circolo) ed effettuare la valutazione secondaria SI Allertare la C.O. 118 se necessario NO Allertare la C.O. 118 Posizionare su un piano rigido, allineare gli arti, scoprire il torace SI Controllare la pervietà delle vie aeree Iperestendere il capo NO Ripulire con aspiratore o pinze o dita ad uncino Misurare e proporre la cannula Continuare a monitorare le funzioni vitali, finire la valutazione (primaria e secondaria), somministrare eventualmente ossigeno SI RESPIRO (GAS per 10 sec) NO 2 insufflazioni 30 SI CIRCOLO (MOTORE per 10 sec + polso carotideo) 1 insuffl ogni 6 sec (per 1min) NO Ricerca punto per il massaggio 30/2 (5 cicli) cambio NO CIRCOLO (polso carotideo e MOTORE per 10 sec) SI NO SI RESPIRO (GAS per 10 sec) 31 Continuare a monitorare le funzioni vitali, , finire la valutazione (primaria e secondaria),somministrare eventualmente ossigeno DISOSTRUZIONE DELLE VIE AEREE (ADULTI) L’ostruzione delle vie aeree si verifica quando un corpo estraneo ostruisce, parzialmente o totalmente, le vie aeree superiori o inferiori provocando difficoltà respiratoria. I segni e i sintomi sono quelli tipici del soffocamento: difficoltà respiratoria, cianosi, tosse, agitazione (mani portate alla gola), stato di incoscienza. Si possono verificare 3 diverse situazioni che vanno trattate in modo diverso: 1. Infortunato cosciente che tossisce e riesce a parlare (ostruzione lieve): si incoraggia l’infortunato a tossire e non si deve interferire coi tentativi spontanei di espellere il corpo estraneo 2. Infortunato cosciente che non riesce a tossire e a parlare (ostruzione grave): si procede alternando 3 diversi tentativi. Come primo tentativo ci si posiziona di fianco alla persona, la si inclina leggermente in avanti sorreggendola con una mano sul torace, mentre con l’altra mano si praticano 5 colpi decisi tra le scapole. Se tale metodica non ha successo, sempre rimanendo di fianco alla persona la si sorregge con una mano appoggiata sulla schiena mentre con l’altra mano bene aperta si applicano 5 pacche non violente al centro del torace. Se anche tale tentativo non ha esito positivo si esegue la manovra di Heimlich. MANOVRA HEIMLICH o Posizionarsi alle spalle dell’infortunato o Abbracciare l’infortunato o Porre una mano stretta a pugno tra l’ombelico e la fine dello sterno o Sovrapporre l’altra mano ed esercitare brusche verso l’interno e verso l’alto (fino ad un massimo di 5) Le 3 procedure vengono ripetute nello stesso ordine fino a quando la situazione non si risolve o la persona non diventa incosciente. 3. Infortunato incosciente: o valutare lo stato di coscienza e comunicare con la C.O.118 o sdraiare l’infortunato a terra in posizione supina, allineare gli arti e scoprire il torace o iperestendere il capo o ispezionare il cavo orale e rimuovere eventuali corpi estranei o valutare il G.A.S. o effettuare 2 ventilazioni (stessa metodica BLS) fino ad un massimo di due tentativi o effettuare 30 compressioni toraciche (stessa metodica B.L.S.) o ispezionare il cavo orale e rimuovere eventuali corpi estranei o ripetere le ventilazioni, il M.C.E. e l’ispezione del cavo orale fino a quando la situazione non si risolve 32 B.T.L.S. Se la persona da soccorrere è invece stata vittima di un evento traumatico si esegue il B.T.L.S. (Basic Trauma Life Support). La sequenza è la stessa del B.L.S. con l’aggiunta di alcuni passaggi necessari poiché si tratta di una persona traumatizzata. Autoprotezione Valutazione delle 3S (sicurezza, scena, situazione) Approccio frontale e immobilizzazione manuale del capo Valutazione stato di coscienza (approccio frontale all’infortunato con immobilizzazione manuale del rachide) Persona cosciente in piedi/seduta: o mantenendo l’immobilizzazione manuale del capo, valutare la pervietà delle vie aeree (A, se la persona mi parla sicuramente le vie aeree sono libere) e posizionare il collare cervicale (nb : se la persona è in piedi utilizzeremo la tecnica dell’abbattimento su spinale, se seduta verrà estricata su spinale) o procedere con la valutazione primaria: valutare respiro (B) e somministrare ossigeno, circolo (C) ed eventuali emorragie e stato neurologico (D), esporre il corpo della persona (E) eventualmente solo nelle parti traumatizzate o comunicare le condizioni alla C.O 118 se necessario o effettuare la valutazione secondaria (se la situazione non è critica) Persona cosciente sdraiata: o ruotare il corpo in posizione supina e allineare gli arti (log roll con capo immobilizzato) o valutare la pervietà delle vie aeree (A, se la persona mi parla sicuramente le vie aeree sono libere) e posizionare il collare cervicale o procedere con la valutazione primaria: valutare respiro (B) e somministrare ossigeno, circolo (C)ed eventuali emorragie e stato neurologico (D), esporre il corpo della persona (E) eventualmente solo nelle parti traumatizzate o comunicare le condizioni alla C.O.118 se necessario o effettuare la valutazione secondaria (se la situazione non è critica) Persona incosciente: o Comunicare alla C.O. 118 dello stato di incoscienza o Posizionare su un piano rigido in posizione supina con il torace scoperto (attenzione a movimentare la persona e alla dispersione di calore) A valutare la pervietà delle vie aeree, posizionare il collare cervicale, misurare e proporre la cannula B valutare il respiro (manovra GAS, quanto e come respira?) e somministrare ossigeno C valutare il circolo (polso carotideo + MOTORE) e ricercare eventuali emorragie (riempimento capillare) D valutare lo stato neurologico (A.V.P.U.) 33 A (awake) V (vocal) P (pain) U (unresponsive) E F la persona è vigile, dimostra di essere orientato nel tempo e nello spazio e dialoga spontaneamente coi soccorritori la persona risponde a stimoli verbali la persona risponde solo a stimoli dolorosi la persona non risponde esporre il corpo della persona facendo attenzione a non farle disperdere troppo calore fast (ricordarsi di agire bene ma senza perdere tempo) ATTENZIONE: non iperestendere il capo di una persona traumatizzata, ma praticare il sollevamento del mento (piano mandibolare perpendicolare al terreno): non è una iperstensione ma un’estensione. ATTENZIONE: il soccorritore che nel posizionamento del collare cervicale agisce da leader di manovra e quindi immobilizza la testa continua a tenerla immobilizzata per tutto il B.T.L.S.; le valutazioni e le manovre vengono eseguite dagli altri soccorritori. LOG-ROLL (manovra di prono – supinazione) Quando bisogna soccorrere una persona che ha subito un trauma e che si trova a terra bisogna innanzitutto metterla in posizione supina con il corpo e gli arti allineati. Si tratta infatti della posizione di partenza indispensabile per poter effettuare la valutazione primaria e secondaria e per procedere con le manovre di soccorso (ad esempio rimozione del casco, posizionamento del collare cervicale, caricamento su asse spinale). Raramente però la persona da soccorrere si trova già in questa posizione; per riallinearla e ruotarla è quindi necessario utilizzare la manovra di logroll. Con questa tecnica si riesce a ruotare e allineare la persona mantenendo l’integrità della colonna vertebrale ed evitando lesioni più serie a carico del midollo spinale. Questa manovra deve essere effettuata da 4 SOCCORRITORI, poiché però in equipaggio sono presenti in genere solo 3 soccorritori la manovra può essere effettuata anche solo da 3 persone con gli accorgimenti di seguito specificati. Durante l’esecuzione della manovra è molto importante la coordinazione tra i soccorritori ed è quindi indispensabile un continuo dialogo tra gli stessi. Prima di procedere con la manovra è importante decidere da che parte ruotare il corpo sulla base della posizione in cui è girata la persona (si ruota dalla parte della nuca). autoprotezione e valutazione dei rischi evolutivi il soccorritore si avvicina alla persona frontalmente, immobilizza il capo nella posizione in cui è e valuta lo stato di coscienza (se la persona è cosciente la invita a non muoversi) ATTENZIONE: per immobilizzare correttamente il capo le mani devono essere posizionate ai suoi lati e le dita devono essere ben aperte e devono fare presa sulle strutture ossee e non sulle parti molli della testa. 34 ossa zigomatiche Ossa zigomatiche Ossooccipitale occipitale osso mandibola mandibola il leader di manovra si posiziona dietro la testa della persona e rileva la testa dal soccorritore che ha fatto l’approccio frontale ATTENZIONE: le mani con le dita ben aperte devono essere posizionate in modo simmetrico sui lati del capo facendo attenzione al verso in cui su ruoterà la persona; alla fine del log roll le mani devono risultare parallele come mostrato in figura. i soccorritori B e C riallineano gli arti superiori avvicinandoli al tronco e quelli inferiori avvicinandoli tra di loro (per effettuare tale manovra si bloccano le articolazioni a valle e a monte dell’arto o di parte di esso, si esegue una leggera trazione e si riallinea effettuando un movimento fluido) i soccorritori B e C legano le caviglie con una benda o del nastro (tale operazione può essere evitata se in equipaggio è presente un quarto soccorritore) i soccorritori B e C si inginocchiano a terra nel lato verso cui ruoteranno la persona uno all’altezza del dorso (B) e l’altro all’altezza del bacino (C) il soccorritore B afferra la persona da ruotare posizionando una mano a livello della spalla ed un’altra all’altezza dell’anca, mentre il soccorritore C posiziona una mano all’altezza della cresta iliaca (incrociando la mano del soccorritore B) e l’altra sulla rotula del ginocchio (questa mano deve bloccare l’articolazione del ginocchio) il leader di manovra, che nel frattempo continua a tenere la testa, si accerta del corretto posizionamento di B e C il leader di manovra ordina di iniziare la rotazione: i soccorritori B e C ruotano verso di sé la persona fino a quando non viene messa in posizione di “taglio”, il movimento deve essere, lento, fluido e coordinato (come se si ruotasse il tronco di un albero), il leader di manovra durante la rotazione riporta in asse e riallinea il collo della persona quando il corpo è in posizione di “taglio” il leader di manovra ordina ai soccorritori B e C di ruotare le mani e strisciare indietro le ginocchia (riposizionare le mani consente di frenare il corpo della persona nella successiva fase discendente della rotazione) il leader di manovra si accerta del corretto posizionamento di B e C il leader di manovra ordina di continuare la rotazione: i soccorritori B e C lasciano scivolare la persona in posizione supina (per frenare meglio il corpo in fase di discesa lo si può appoggiare sulle gambe), anche in questa fase i movimenti devono essere lenti, fluidi e coordinati; il leader di manovra coordina i colleghi e segue la rotazione mantenendo in asse il collo ATTENZIONE: il movimento di rotazione deve essere il più possibile fluido e regolare quindi quando ci si ferma per ruotare le mani ci si ferma solo un istante Il leader di manovra continua a tenere ferma la testa (ricordarsi che la testa non deve essere appoggiata al suolo!!!) mentre i soccorritori B e C continuano nelle operazioni di soccorso Se in equipaggio è presente un quarto soccorritore si posiziona all’altezza dei piedi e mantiene unite le caviglie durante la rotazione. ATTENZIONE: è bene ricordare che si sta movimentando una persona traumatizzata che fino a prova contraria potrebbe avere subito delle lesioni alle vertebre: è importantissimo quindi che ogni 35 movimento avvenga in maniera corretta, sincrona e coordinata con tutta la squadra; è inoltre sempre importante parlare con la persona da soccorrere spiegandole che cosa si sta facendo. POSIZIONAMENTO DEL COLLARE CERVICALE Il collare cervicale è un presidio che viene utilizzato per immobilizzare il rachide cervicale (collo) ogni volta che, a seguito di un trauma verificatosi al di sopra della clavicola, si sospetta una lesione di tale porzione della colonna vertebrale. Il collare cervicale è un presidio realizzato in modo tale da limitare, se correttamente posizionato, alcuni movimenti della testa (si ricorda che anche dopo aver immobilizzato con il collare cervicale il capo va mantenuto immobilizzato ). E’ formato da una parte posteriore che serve per sostenere la nuca e da una anteriore che serve invece per sostenere il mento. E’ costruito in materiale radiotrasparente per consentire l’esecuzione di esami radiografici. Nella porzione anteriore presenta un’apertura che consente di tastare il polso carotideo. E’ realizzato in diverse misure da utilizzarsi a seconda delle dimensioni del collo dell’infortunato. I collari cervicali che vengono impiegati in fase di primo soccorso possono essere di 3 tipi: 1. collare a due pezzi tipo Nec loc 2. collare in un pezzo unico tipo Stiff Neck 3. collare regolabile di solito monopezzo Collare a due pezzi Collare in un pezzo unico Collare regolabile Per posizionare il collare è necessaria la presenza di 2 SOCCORRITORI: leader di manovra e soccorritore B. La persona deve essere seduta, coricata in posizione supina oppure in piedi (se è in piedi viene utilizzata la tecnica dell’abbattimento con spinale dopo aver posizionato il collare cervicale). La procedura da seguire per posizionare il collare cervicale è la stessa in tutti i casi. Per quanto riguarda la procedura di posizionamento del collare cervicale di seguito riportata si fa riferimento al collare a due pezzi. Autoprotezione e controllo dei rischi evolutivi Un soccorritore si avvicina alla persona frontalmente, immobilizza manualmente il capo e valuta lo stato di coscienza Il leader di manovra si posiziona dietro la testa della persona e rileva la testa dal soccorritore che ha eseguito l’approccio frontale 36 ATTENZIONE: la testa deve essere mantenuta in posizione neutra, cioè con il mento parallelo al terreno (se la persona è seduta o in piedi) o perpendicolare al terreno (se la persona è supina). Se la testa è flessa sul torace o è iperestesa il collare cervicale non può essere posizionato. Testa iperestesa Testa in posizione neutra Testa flessa sul torace Il soccorritore B espone il collo rimuovendo gli abiti stretti, le collane, gli orecchini, sposta i capelli e verifica l’assenza di anomalie evidenti ATTENZIONE: quando si toglie qualcosa da una persona o la si consegna ai parenti (se presenti) o la si trasporta con la persona stessa (se ad esempio si toglie una collana la si può mettere in tasca alla persona) Il soccorritore B sceglie il collare in base alle dimensioni del collo dell’infortunato Per scegliere il collare di dimensioni giuste bisogna prima di tutto misurare il collo dell’infortunato considerando la distanza che intercorre tra il piano mandibolare e la spalla. Per effettuare tale misurazione ci si serve delle dita della mano del soccorritore. La distanza rilevata deve essere riportata sul collare: la misura viene effettuata sulla parte anteriore andando a considerare la distanza tra il foro e la porzione inferiore della plastica rigida. Il soccorritore B compone la parte anteriore del collare 37 Il soccorritore B posiziona il collare al collo della persona posizionando prima la parte anteriore e poi quella posteriore. La parte anteriore viene infilata sotto il collo dell’infortunato fissandola mediante l’apposito velcro, che deve essere chiuso fino al punto indicato. La parte posteriore del collare viene posizionata dietro la nuca della persona e fissata alla parte anteriore utilizzando gli appositi velcri. Le frecce sul collare indicano il verso in cui deve essere orientato. Per controllare se il collare applicato è stato posizionato in modo corretto e non costringe troppo si chiede all’infortunato di aprire la bocca: se ci riesce il collare è stato posizionato correttamente. Una volta posizionato il collare cervicale può essere rimosso solo dal personale sanitario; il materiale impiegato viene quindi sostituito da altro materiale analogo preso in Pronto Soccorso. La misurazione dei collare cervicale è uguale per tutti i modelli: per il pezzo unico nel caso di persona sdraiata per prima cosa va infilato il retro del collare stesso. Il collare cervicale regolabile permette di regolarne l’altezza in base alla misurazione effettuata sull’infortunato. UTILIZZO DELLA BARELLA SPINALE (long-board) Quando bisogna trasportare una persona per la quale si sospetta una lesione alla colonna vertebrale la barella spinale è il sistema di immobilizzazione e trasporto che offre la maggior stabilità ed il miglior mantenimento della posizione neutrale della colonna vertebrale stessa. 38 La barella spinale è un presidio composto da: Tavola: si tratta di un pezzo unico di polietilene rigido e leggero, resistente agli urti ed alla corrosione. E’ radiotrasparente per consentire l’esecuzione di radiografie. E’ impermeabile e può galleggiare. E’ munito di un cuscinetto (adulto – bambino) su cui viene fatta poggiare la testa e a cui vengono fissati i due fermacapo; Cinghia Y: sistema di cinghie dotate di velcro che consente di immobilizzare completamente la persona sull’asse e si adatta ad ogni tipo di corporatura; Fermacapo: due blocchi di materiale plastico morbido che agganciati al cuscino, vengono posizionati ai lati del capo per meglio immobilizzarlo. Fermacapo con cuscinetto tavola Cinghia Y Il caricamento su barella spinale richiede l’intervento di ALMENO 3 SOCCORRITORI. Per posizionare una persona sulla barella spinale si impiega la barella traumatica (nel caso in cui l’infortunato sia sdraiato). BARELLA ATRAUMATICA Si ricorda che la barella atraumatica è un presidio di movimentazione e non di trasporto e che quindi serve solo per trasportare le persone manualmente o per trasferirle sulle barelle, ma dopo deve essere rimossa. La barella atraumatica è composta da due valve separabili e regolabili in lunghezza ed è abbinata a 3 cinghie che servono per fissare la persona. Sebbene tale presidio venga impiegato normalmente da due soccorritori, nel caso in cui debba essere utilizzato per caricare una persona sulla tavola spinale è necessaria la presenza di almeno 3 soccorritori, in quanto uno deve rimanere alla testa ad immobilizzarla. La persona che viene caricata sull’asse spinale deve già essere in posizione supina con il corpo e gli arti allineati e deve già essere stato posizionato il collare cervicale. Mentre il leader di manovra si trova alla testa a mantenere l’immobilizzazione del capo i soccorritori B e C posizionano la barella accanto alla persona e ne regolano la lunghezza ATTENZIONE: per regolare l’altezza corretta bisogna ricordare che l’orecchio dell’infortunato deve trovarsi a metà del supporto che sostiene il capo, mentre i polpacci devono poggiare sul supporto che sostiene le gambe. 39 I soccorritori B e C separano le due valve e le posizionano ai lati della persona (attenzione a non far mai passare materiale al di sopra della persona e a non mettere le valve in una posizione che potrebbe essere di ostacolo alle manovre) i soccorritori B e C si inginocchiano a terra da un lato della persona uno all’altezza del torace (B) e l’altro all’altezza del bacino (C) il soccorritore B afferra la persona posizionando una mano a livello della spalla ed un’altra all’altezza dell’anca, mentre il soccorritore C posiziona una mano all’altezza della cresta iliaca (incrociando la mano del soccorritore B) e l’altra sul ginocchio il leader di manovra, che nel frattempo continua a tenere la testa, si accerta del corretto posizionamento di B e C il leader di manovra ordina di iniziare la rotazione, i soccorritori B e C sollevano verso di sé la persona (di circa 30°) in modo da poter infilare la valva della barella atraumatica; la valva deve essere posizionata in modo da far sì che l’orecchio dell’infortunato si trovi a metà del supporto che sostiene il capo (tale informazione viene fornita dal leader di manovra) e i polpacci poggino sul supporto che sostiene le gambe; quando la persona è stata sollevata per far scivolare la valva in posizione se non è presente una quarta persona che può dare una mano è il soccorritore C che lascia la presa sulla cresta iliaca e sistema la valva della barella i soccorritori B e C su ordine del leader di manovra adagiano delicatamente la persona sulla valva i soccorritori B e C si spostano sull’altro lato della persona e ripetono le operazioni precedentemente descritte per posizionare l’altra valva; le due valve devono essere posizionate in modo da trovarsi alla stessa altezza i soccorritori B e C chiudono le valve prima a livello della testa (sempre tenuta ferma dal leader di manovra) e poi dei piedi se lo spostamento da compiere per raggiungere la barella spinale è notevole si ferma il corpo della persona mediante le 3 cinghie (una posizionata a livello del torace sotto le ascelle, una posizionata a livello del bacino e una posizionata a livello della coscia al di sopra del ginocchio), mentre se la barella spinale può essere posizionato vicino alla barella atraumatica si può evitare l’utilizzo delle cinghie ATTENZIONE: se gli spazi in cui si deve operare lo consentono quando si deve sollevare la barella atraumatica con sopra una persona traumatizzata bisognerebbe afferrare la barella lateralmente e non capo-piedi; in questo modo si evita la flessione della barella che si ha quando la si solleva afferrandola per la testa e per i piedi e non si ostacola il leader di manovra che si trova alla testa. Si ricorda inoltre che nell’alzare una barella carica non bisogna mai fare forza sulla schiena, per evitare strappi muscolari, ma bisogna inginocchiarsi ed alzarsi facendo forza sulla gambe. Di seguito viene descritta la procedura di caricamento su barella spinale. La persona da soccorrere è già stata portata in posizione supina (manovra log-roll), è già stato posizionato il collare cervicale ed è già stata posizionata la barella atraumatica. Il leader di manovra è alla testa della persona e sta tenendo il capo. I soccorritori B e C avvicinano la barella spinale alla barella atraumatica I soccorritori B e C, su comando del leader di manovra che continua a tenere immobilizzata la testa, sollevano in simultanea la barella atraumatica e l’appoggiano sulla barella spinale facendo in modo che l’orecchio del traumatizzato si trovi a metà del cuscinetto che si trova sull’asse spinale. 40 ATTENZIONE: per spostare la barella atraumatica sulla barella spinale si può sollevare la barella atraumatica afferrandola di lato e chiedere ad una quarta persona di infilare sotto l’asse spinale; se non è presente una quarta persona bisogna arrangiarsi cercando di ostacolare il meno possibile il leader di manovra che deve tenere la testa I soccorritori B e C sganciano le due valve della barella atraumatica (sarebbe bene sganciare i piedi e la testa in contemporanea, ma se ciò non è possibile si sganciano prima i piedi e poi la testa) e le estraggono ATTENZIONE: bisogna sempre ricordare di non fare passare nessuna attrezzatura al di sopra della persona soccorsa I soccorritori B e C srotolano la cinghia Y a partire dalle spalle sul corpo della persona mantenendola in posizione mediana e posizionando le cinghie mobili a livello del torace (sotto le ascelle), del bacino, delle cosce (al di sopra del ginocchio) e delle gambe; se la cinghia Y risulta più lunga della persona la si arrotola nella sua parte terminale, cioè a livello delle gambe SPALLE BACINO TORACE (sotto le ascelle) GAMBE COSCIA (sopra il ginocchio) I soccorritori B e C si inginocchiano ai due lati dell’asse spinale e partendo dalla testa verso i piedi fissano le cinghie infilandole dentro le maniglie dell’asse spinale e chiudendo i velcri senza stringere: la prima coppia di cinghie viene fatta passare intorno alle spalle, la seconda coppia di cinghie viene fissata a livello del torace sotto le ascelle (tale cinghia può essere passata sopra o sotto il braccio), la terza a livello del bacino, la quarta a livello delle cosce al di sopra il ginocchio e l’ultima a livello delle gambe al di sopra delle caviglie ATTENZIONE: è importante che la cinghia Y decorra medialmente dal torace ai piedi della persona un soccorritore (B o C) riprende e chiude bene le cinghie partendo dai piedi verso la testa, mentre l’altro soccorritore infila una mano sotto la cinghia toracica a livello dello sterno per evitare che venga chiusa troppo e crei problemi di respirazione ATTENZIONE: il soccorritore che stringe le cinghie si trova a cavallo dell’asse spinale ed è questo l’unico caso in cui il soccorritore passa sopra il corpo della persona da soccorrere 41 I soccorritori B e C posizionano i due fermacapo facendo in modo da far corrispondere il buco con le orecchie e li fissano con gli appositi velcri o con del nastro adesivo come mostrato in figura (se si utilizza il nastro adesivo bisogna ricordarsi di mettere della garza sulla fronte della persona prima di fissarla col nastro); solo ora il leader di manovra può lasciare la presa dal capo dell’infortunato Una persona posizionata correttamente sulla barella spinale ha la colonna vertebrale perfettamente in asse e ben ferma; se questa persona deve vomitare (situazione non rara nel momento in cui si è verificato un trauma cranico) si può inclinare lateralmente la barella spinale senza rischiare di fare del male alla persona stessa. Si ricorda a tale riguardo che se la persona non è in grado di espellere il vomito autonomamente, al fine di evitare fenomeni di soffocamento, si può utilizzare l’aspiratore collegato al sondino rigido per svuotare la cavità orale. Arrivati in Pronto Soccorso i volontari di loro iniziativa non possono togliere la cinghia Y e i fermacapo, né tantomeno spostare la persona dalla barella spinale sulla barella, ma devono sempre avvisare il personale sanitario (infermiere di triage) e attenersi alle sue indicazioni. ESTRICATORE Nel momento in cui si ha una persona con sospetta lesione alla colonna vertebrale in posizione seduta non si può effettuare il caricamento su asse spinale come precedentemente descritto (per poter essere caricata sulla barella spinale la persona deve infatti trovarsi già a terra perché deve essere ruotata in posizione supina, caricata sulla barella atraumatica e quindi passata sulla barella spinale). In questo caso bisogna movimentare la persona utilizzando un presidio sanitario che permetta di immobilizzare e mantenere in asse la colonna vertebrale mentre la persona stessa viene fatta sdraiare sulla barella spinale. Tale dispositivo è il corsetto estricatore o K.E.D. (K.E.D.=Dispositivo di Estricazione di Kendrick). Il corsetto estricatore viene normalmente impiegato per estrarre dai veicoli incidentati le persone, ma può essere utilizzato anche in altre situazioni, per esempio per estrarre una persona da un buco in cui è caduta, per soccorrere una persona vittima di un crollo o in generale per movimentare una persona con sospetta lesione alla colonna vertebrale che si trovi in posizione seduta o semiseduta. Il corsetto estricatore è un dispositivo flessibile e quindi perfettamente adattabile al corpo in quanto è composto da una serie di lamine rigide in PVC che sono poste longitudinalmente in una custodia di materiale plastico lavabile. E’ munito di cinghie di diverso colore (una cinghia toracica, una cinghia centrale, una cinghia addominale e due cinghie che fermano le gambe), di tre maniglie (due laterali ed una centrale) che fungono da presa per gli spostamenti, di un cuscino piatto e pieghevole che viene posizionato dietro la testa per meglio adattare l’estricatore alla persona e di due cinghie mobili fermacapo. L’estricatore è costruito con materiale radiotrasparente. 42 cinghie fermacapo cuscino cinghia toracica cinghia centrale cinghie per le gambe cinghia addominale Il posizionamento del corsetto estricatore richiede l’intervento di 3 SOCCORRITORI. Di seguito viene descritta la procedura di posizionamento del presidio supponendo di dover estrarre una persona che ha subito un incidente stradale e si trova nel lato guida dell’abitacolo dell’autovettura. Autoprotezione e valutazione dei rischi evolutivi un soccorritore si avvicina alla persona frontalmente, apre la portiera, immobilizza manualmente il capo e valuta lo stato di coscienza Il leader di manovra se è possibile si posiziona dietro la persona sul sedile posteriore e rileva la testa dal soccorritore che ha fatto l’approccio frontale (si ricorda che entrando in un autoveicolo ci si assicurerà che il freno a mano sia tirato e si tolgono le chiavi dal nottolino di accensione) Il soccorritore B posizionato in piedi dal lato della portiera, posiziona il collare cervicale il soccorritore C si posiziona dall’altro lato della persona sul sedile del passeggero (se possibile) Mentre il leader di manovra continua a mantenere l’immobilizzazione della testa il soccorritore B apre l’estricatore (senza slacciare le cinghie ferma gambe) e con l’aiuto del soccorritore C e del leader di manovra lo infila delicatamente tra la schiena della persona e il sedile dell’auto (l’estricatore deve essere posizionato in modo che il lato liscio sia a contatto con la schiena e centrato sulla colonna) ATTENZIONE: a seconda della situazione l’estricatore può essere inserito in diagonale o dall’alto; per favorire il posizionamento, se lo schienale del sedile lo consente, lo si può reclinare leggermente indietro per creare tra la schiena e il sedile stesso uno spazio sufficiente all’inserimento del presidio; se mentre si inserisce l’estricatore le braccia del leader di manovra che immobilizza la testa ostacolano l’operazione, la testa può essere momentaneamente passata al soccorritore C. I soccorritori B e C sganciano ed estraggono lateralmente, ciascuno dal proprio lato, le due cinghie ferma gambe I soccorritori B e C avvolgono le ali del corsetto attorno al busto, tirando con attenzione verso l’alto in modo da farlo calzare perfettamente sotto le ascelle I soccorritori B e C liberano la cinghia centrale e la chiudono senza stringere I soccorritori B e C liberano la cinghia addominale e la chiudono senza stringere I soccorritori B e C posizionano, ciascuno dal proprio lato le cinghie delle gambe; tali cinghie devono essere infilate sotto le cosce facendole scorrere fino all’inguine con un movimento a sega (facendo attenzione a non muovere la persona) e devono essere allacciate senza incrociarle e senza stringere 43 i soccorritori B e C posizionano il cuscino dietro il capo della persona (tra il collo della persona e l’estricatore si viene a creare uno spazio che deve essere riempito dal cuscino) in modo da riempire tutti gli spazi vuoti che ci sono tra l’estricatore e la testa della persona I soccorritori B e C chiudono le ali superiori dell’estricatore CINGHIA FRONTALE attorno alla testa e le fissano con le cinghie fermacapo posizionandone una sulla fronte e l’altra sulla mentoniera del collare (le cinghie fermacapo vengono fissate al KED incrociandole: la cinghia della fronte viene orientata verso il basso, mentre quella mentoniera verso l’alto) I soccorritori B e C stringono le cinghie dal basso verso l’alto (partiamo dalle cosciali) e CINGHIA MENTONIERA controllano che le cinghie della testa sino ben fissate I soccorritori B e C sganciano, allacciano e stringono la cinghia toracica Il soccorritore C esce dal veicolo e si avvicina a B A questo punto si può ruotare la persona ed estrarla dal veicolo facendola scivolare sulla barella spinale; per spostare la persona i soccorritori afferrano le maniglie del corpetto estricatore; se è possibile la persona viene estratta facendola passare attraverso il vano portiera più vicino disponibile (in queste situazioni un indispensabile aiuto viene fornito dai VV.FF. che con le loro attrezzature sono in grado di aprire il veicolo creando uno spazio sufficiente ai soccorritori per poter operare). Se la persona può essere estratta dalla portiera anteriore si procede come di seguito indicato: Il soccorritore B afferra la maniglia laterale e la maniglia centrale, mentre il soccorritore C si avvicina al soccorritore B per aiutarlo, il leader di manovra lascia la testa ed esce a prendere la barella spinale I soccorritori B e C ruotano la persona in modo da portarla con la schiena verso l’uscita ATTENZIONE: il movimento di rotazione deve essere lento e coordinato in modo da evitare torsioni del bacino rispetto alla colonna Il leader di manovra posiziona la barella spinale sotto la schiena della persona da estricare facendo leva tra l’asfalto ed il piantone dell’autoveicolo (se è presente un quarto soccorritore o sono presenti i VV. FF. il leader di manovra può continuare ad aiutare gli altri due soccorritori in quanto la barella spinale viene posizionato dalla quarta persona) ATTENZIONE: la barella spinale deve essere stabile e non deve rischiare di cadere quando si fa scivolare sopra la persona estricata, quindi non deve essere posizionata né sul sedile né all’interno dell’abitacolo Mentre il leader di manovra (o eventualmente un quarto soccorritore) tiene in posizione l’la barella spinale i soccorritori B e C fanno scivolare la persona posizionandola sulla barella spinale Mentre la persona viene estratta il leader di manovra fa scivolare indietro la barella spinale e progressivamente l’adagia a terra I soccorritori sganciano la cinghia superiore, le due cinghie ferma gambe e la mentoniera, allungano sulla barella spinale gli arti inferiori e posizionano la cinghia Y e i fermacapo 44 Una volta arrivati in Pronto Soccorso i volontari non devono di propria iniziativa togliere l’estricatore e la barella spinale, ma attendere che sia il personale sanitario a prendere decisioni. Il corpetto estricatore può essere utilizzato anche per le donne in gravidanza, i ragazzi e i bambini o lattanti, ma bisogna in questi due casi particolari seguire accorgimenti specifici: DONNA IN GRAVIDANZA: bisogna rivoltare all’interno le ali laterali dell’estricatore in modo da lasciare libero l’addome e non stringere troppo le cinghie del torace e centrale (quella addominale non viene chiusa) per non rischiare di comprimere il feto RAGAZZO: per poter chiudere le cinghie del torace e dell’addome si può posizionare una coperta ripiegata a livello del torace in modo da fare spessore BAMBINI/LATTANTI: se viene utilizzato per i bambini/lattanti l’estricatore non ha la funzione di estricatore, ma di semplice presidio di immobilizzazione; va posizionato ripiegando all’interno le alette laterali come nel caso della donna in gravidanza. Per svolgere la funzione di immobilizzatore in modo corretto le gambe del bambino/lattante non devono fuoriuscire dal presidio. Prima di utilizzare l’estricatore per immobilizzare un bambino è quindi importante valutarne a priori l’altezza. Un corretto ripiegamento dell’estricatore è fondamentale per un più veloce utilizzo: Le tre cinghie trasversali vanno ripiegate a fisarmonica e fissate con le fascette di velcro (questo serve per liberare le cinghie semplicemente tirando la fibbia); Le cinghie fermagambe (cosciali) vanno riposte facendole scorrere sull’esterno dell’estricatore e vengono fissate al velcro del supporto per la testa; Il cuscino va posizionato all’interno dell’estricatore; L’estricatore va ripiegato con le cinghie all’interno; I due fermacapo vanno fissati al velcro del supporto della testa; P.O.S. Protocolli Operativi Sanitari L’importanza di aggiornarsi “Il Volontario Soccorritore è un cittadino che opera un intervento di Primo Soccorso con competenza ed è un operatore costitutivo del Sistema di Emergenza Sanitaria 118, che coopera con altri operatori professionisti del soccorso (infermieri e medici). Il termine competenza si riferisce alla formazione; all’impegno di operare secondo coscienza e solidarietà; al meglio delle proprie capacità intellettive, gestuali, relazionali; alla volontà di aggiornarsi periodicamente.” Questa è la definizione che lo Standard Formativo 118 riporta per il “Volontario Soccorritore 118”. Ci viene chiesto di essere capaci a valutare le condizioni di una persona, classificarle, prestare assistenza sul posto e durante il trasporto, relazionare con lei, garantirle le migliori condizioni di sicurezza e saper svolgere il servizio coordinandoci con i colleghi dell'equipaggio, siano loro personale sanitario o colleghi volontari. Il volontariato in Croce Rossa è sicuramente impegnativo perché presuppone che, se una persona si presta a svolgere questo tipo di servizio per la popolazione, si aggiorni costantemente sulle nuove tecniche di soccorso in modo umile e con un atteggiamento curioso, abbandonando la presunzione di non avere più nulla da imparare a volte forti dell'esperienza maturata negli anni. 45 L'esperienza è sicuramente un punto di forza del soccorritore, ma che gli offre solo l'opportunità di essere agevolato nel riuscire ad avere una visione d'insieme del servizio, o almeno così dovrebbe essere. Essere “competenti” è invece strettamente legato alla capacità di mettere in pratica le tecniche del soccorso nel miglior modo possibile e per poter raggiungere alti standard formativi è nostro dovere “aggiornarci periodicamente”. P.O.S. I Protocolli Operativi Sanitari, di seguito riportati, sono strumenti di tutela della salute di chi viene soccorso e di garanzia di un ruolo operativo ancor più professionale per i Volontari Soccorritori. · P.O.S. 1 - quando e come applicare il laccio emostatico arterioso. · P.O.S. 2 - quando e come rimuovere il casco. · P.O.S. 3 - come immobilizzare le fratture degli arti. · P.O.S. 4 - quando e come somministrare ossigeno terapeutico. · P.O.S. 5 - rilevazione della saturazione. · P.O.S. 6 - pressione arteriosa e sua rilevazione. · P.O.S. 7 - abbattimento su asse spinale. · P.O.S. 8 - pulizia/disinfezione dell’ambulanza di emergenza/urgenza. · P.O.S. 9 - collaborazione con i mezzi di soccorso avanzato, collaboratore msa 118, collaborazione con il mezzo aereo. I P.O.S. tutelano: • Il cittadino che viene soccorso: in quanto qualsiasi cittadino ha la garanzia di essere trattato in modo omogeneo e con le tecniche più appropriate su tutto il territorio piemontese; • Il Volontario Soccorritore: che ha la garanzia di eseguire delle tecniche di soccorso efficaci ed aggiornate e che devono essere conosciute da tutti coloro che svolgono questo tipo di volontariato; • il Sistema 118: in quanto la qualità delle prestazioni sanitarie sia degli operatori volontari, sia degli operatori professionisti, rientrano in un “presidio di regolamentazione” che responsabilizza tutti gli operatori che svolgono un servizi pubblico deputato alla tutela della salute. Perché i P.O.S. possano essere considerati una garanzia bisogna conoscerli e saperli utilizzare al meglio, sapere quando, come e perché fare determinate manovre. Contemporaneamente l'aggiornamento rappresenta un’esigenza del “Sistema” per poter garantire una maggior uniformità nello svolgimento dei servizi. I P.O.S. sono, con lo standard formativo Allegato A, concordati con le Associazioni di Volontariato A.N.P.AS. Sezione Regionale Piemonte e C.R.I.Comitato Regionale del Piemonte e validato dal Coordinamento dei Medici Responsabili-Organizzativi delle Centrali Operative 118 del Piemonte P.O.S. 1 – LACCIO EMOSTATICO ARTERIOSO 1. PROBLEMA DI SALUTE Il posizionamento del Laccio Emostatico Arterioso (L.E.A.), a banda larga ed elastica, è indicato ESCLUSIVAMENTE quando la persona da soccorrere è in una delle seguenti situazioni: 1. se l'emorragia non si arresta effettuando correttamente le tecniche della compressione diretta o mediante bendaggio compressivo 2. prima di disincastrare un arto sottoposto ad uno schiacciamento continuo che sia perdurato per almeno 6-8 ore 3. in situazioni di emergenza in cui il numero dei soccorritori non sia sufficiente a prestare soccorso con una tecnica emostatica adeguata a tutti i soggetti con emorragia grave e pertanto si rendano 46 necessarie tecniche più rapide che non impegnino il soccorritore. La scelta di tale opzione deve però essere motivata da una reale e documentabile situazione di carenza di soccorritori. 2. TECNICA DI SOCCORSO Occorre ricordare che esistono degli effetti indesiderati dell'applicazione del LEA. Nel Sistema di Emergenza Sanitaria 118 in Piemonte il LEA dovrà essere sempre considerato quale rimedio ultimo per il trattamento di una grave emorragia. Qualora venga posizionato il LEA, esso dovrà essere mantenuto in posizione durante tutte le fasi del soccorso, senza essere mai allentato, qualunque sia la durata del trasporto del soggetto verso l’ospedale. Esso dovrà essere rimosso solo dal personale sanitario del Pronto Soccorso o D.E.A. di destinazione. Nelle 3 situazioni descritte è appropriato l’uso del LEA a banda larga ed elastica. Un laccio improvvisato (di fortuna) può essere realizzato con una cravatta, una cintura o con lo sfigmomanometro. La tecnica di posizionamento è la seguente: 1) Il laccio, dopo essere stato piegato in due, viene applicato prossimale all’emoraggia 2) Si infilano le due estremità del laccio all’interno del cappio che si è formato 3) Si traziona fino all’arrestarsi dell’emorragia 4) Si esegue un doppio nodo di sicurezza 5) Se il laccio risulta serrato in maniera insufficiente, si può aumentare la stretta infilando nel laccio un oggetto sufficientemente lungo e resistente (bastoncino, penna, etc) e ruotandolo fino all’arrestarsi dell’emorragia 6) Annotare l’ora di posizionamento del laccio 7) Segno convenzionale di laccio (cerotto su fronte con LEA + ora) Esistono rischi e complicanze dovute ad un utilizzo improprio e scorretto del LEA, se non stretto a sufficienza non blocca il flusso arterioso profondo, ma blocca solo il deflusso venoso: questa situazione paradossalmente favorisce il sanguinamento della ferita un LEA troppo stretto può causare lesioni cutanee, vascolari e nervose 47 POS 2 - QUANDO E COME RIMUOVERE IL CASCO 1. PROBLEMA DI SALUTE La rimozione del casco è indicata quando la persona da soccorrere è in una delle seguenti condizioni: · persona da soccorrere con casco in posizione supina a seguito di un incidente · persona da soccorrere con casco in posizione prona a seguito di un incidente 2. TECNICA DI SOCCORSO Il Volontario Soccorritore 118 é tenuto a rimuovere sempre il casco protettivo (motociclistico od altro) sia del tipo integrale sia del tipo non integrale. La rimozione del casco si rende utile per poter completare una corretta valutazione delle funzioni vitali del traumatizzato, per poter più rapidamente intervenire sulle vie aeree (ad esempio in caso di vomito) ed di fronte alla necessità di dover fornire un supporto alla ventilazione (ad es. utilizzo del pallone di Ambu). Consente inoltre di garantire una corretta immobilizzazione in asse del capo e del collo. Tale manovra deve sempre eseguita da 2 soccorritori. Occorre sempre descrivere alla persona cosciente la tecnica che si sta per eseguire. Qualora la persona da soccorrere sostenesse che il casco non deve essere rimosso, occorre tranquillizzarlo, chiarendo che la vostra formazione e competenza vi consente di effettuare la manovra in modo sicuro La rimozione del casco integrale deve avvenire seguendo una precisa procedura per evitare di far compiere al capo e al collo dell’infortunato movimenti pericolosi per l’integrità della colonna cervicale. Tutte le manovre di rimozione del casco devono essere effettuate con delicatezza senza variare la posizione del rachide cervicale. · persona da soccorrere in posizione supina 1° PASSAGGIO Il primo soccorritore · si posiziona in ginocchio dietro la testa dell’infortunato per ottenere una posizione stabile; · afferra i margini inferiori e laterali del casco all’altezza del cinturino ed “aggancia”, se possibile, anche la mandibola, per permettere un migliore controllo del capo soprattutto quando il casco è troppo grande o non è allacciato. Il secondo soccorritore · si pone in ginocchio lateralmente al torace dell’infortunato, solleva la visiera (se casco integrale), chiama l'infortunato, toglie eventuali oggetti (occhiali, microfoni) che possano impedire la manovra di estrazione del casco; · provvede a slacciare o tagliare il cinturino del casco. 48 2° PASSAGGIO Il secondo soccorritore immobilizza il rachide cervicale: · posiziona una mano sotto la nuca, con il pollice e l’indice a reggere la regione occipitale e il palmo della mano a sostenere la colonna cervicale. Per mantenere una posizione più stabile, deve appoggiare l’avambraccio a terra; · posiziona il pollice e l’indice dell’altra mano sotto il margine inferiore della mandibola, afferrando entrambe i lati, appoggia l’avambraccio sullo sterno per mantenere una posizione più stabile, senza eseguire pressione eccessiva sul torace; · avverte il primo soccorritore di essere pronto a sostenere il capo. 3° PASSAGGIO Il primo soccorritore · posiziona le dita delle mani sul bordo inferiore del casco all'altezza del punto di inserzione dei cinturini, cercando di afferrare anche i cinturini medesimi e portarli verso l'esterno; · traziona leggermente verso l’esterno la parte del casco trattenuta dalla mani; · procede alla rimozione del casco sfilandolo con movimenti di basculamento antero-posteriore. Il secondo soccorritore: Il secondo soccorritore durante l'effettuazione di tale manovra deve "far scivolare" verso l'occipite le dita della mano posizionata alla nuca, per sostenere il capo durante la manovra di estrazione del casco ed al suo completamento. 49 4° PASSAGGIO Dopo la rimozione del casco, mentre il secondo soccorritore continua a mantenere la immobilizzazione manuale del capo: Il primo soccorritore: · prende il controllo del capo: posiziona i pollici nelle fossette zigomatiche, il 2° dito dietro l’angolo della mandibola, le restanti dita a ventaglio verso la regione occipitale, e mantiene il capo in posizione neutra. Il secondo soccorritore: · qualora la persona da soccorrere sia un bambino, mette uno spessore sotto le spalle; · applica il collare cervicale; · qualora la persona da soccorrere sia un adulto, inserisce uno spessore tra il capo ed il terreno. · persona da soccorrere in posizione prona Prima di procedere alla rimozione del casco, il traumatizzato deve essere posto in posizione supina. Il primo soccorritore: · si pone alla testa dell’infortunato, con un ginocchio appoggiato a terra, in posizione leggermente laterale (dallo stesso lato verso cui l’infortunato sarà ruotato); · posiziona lungo la mentoniera la mano corrispondente al lato verso cui verra’ ruotato l’infortunato, agganciando con la punta delle dita l’arco della mandibola · mette l’altra mano con il palmo appoggiato alla parte del casco più vicina al terreno, senza sollevare il casco da terra · durante la manovra di prono-supinazione fa scorrere lungo il casco le dita della mano posta più in basso, fino ad arrivare alla mentoniera e ad agganciare con la punta delle dita stesse l’arco della mandibola. Il casco viene poi sfilato con la tecnica descritta in precedenza. POS 3 COME IMMOBILIZZARE LE FRATTURE DEGLI ARTI TRATTAMENTO DELLE FRATTURE DEGLI ARTI 1. PROBLEMI DI SALUTE La persona da soccorrere può presentare una delle seguenti condizioni in caso di evento traumatico: · Fratture Non Scomposte · Fratture Scomposte · Fratture Esposte · Fratture – Lussazioni 50 2. TECNICA DI SOCCORSO Per facilitare il compito del Volontario Soccorritore 118 a gestire la varietà di lesioni e condizioni di salute correlate alle lesioni traumatiche osteoarticolari degli arti, vengono di seguito esposte le tecniche ed i rispettivi algoritmi decisionali. FRATTURE NON SCOMPOSTE L’arto di un soggetto che presenti una frattura (od il sospetto di frattura) di un osso lungo senza apparente scomposizione dei monconi ossei, deve essere adeguatamente immobilizzato dal Volontario Soccorritore 118. FRATTURE SCOMPOSTE Durante il soccorso ad una persona che presenti delle fratture delle ossa lunghe con perdita del normale asse anatomico, il Volontario soccorritore 118 NON DEVE tentare il riallineamento dei monconi ossei, ma DEVE PROCEDERE ad un adeguato immobilizzo dell’arto stesso. FRATTURE ESPOSTE Vengono considerate fratture esposte sia le lesioni in cui il moncone osseo fratturato viene rinvenuto dal Volontario Soccorritore 118 esteriorizzato attraverso la ferita, sia quelle lesioni in cui è presente una ferita in prossimità di un focolaio di frattura ma senza fuoriuscita del moncone. Il trattamento di queste lesioni differisce in base alla lesione riscontrata. Qualora la persona infortunata presenti una frattura con esposizione di monconi ossei, il Volontario Soccorritore 118 procede garantendo un’immobilizzazione della parte senza effettuare alcuna manovra di riallineamento. Il moncone osseo o la ferita deve essere coperto da una medicazione sterile [1]. Talvolta, durante il soccorso della persona con una frattura esposta, il moncone osseo fuoriuscito può rientrare nella ferita in modo spontaneo. In questo caso il Volontario Soccorritore 118 deve trattare tale frattura come una semplice frattura scomposta, essendo però tenuto a riferire questo evento al personale sanitario del Pronto Soccorso o DEA di destinazione . Il fatto che una frattura esposta con moncone osseo fuoriuscito si riduca accidentalmente, non altera la prognosi di guarigione della lesione . FRATTURE - LUSSAZIONI Se il Volontario Soccorritore 118 sospetta o riscontra una lesione di un’articolazione in prossimità della sede di una frattura, deve immobilizzare l’arto nella posizione in cui si trova, senza forzare l’articolazione a compiere alcun movimento. 51 P.O.S. 4 – QUANDO E COME SOMMINISTRARE OSSIGENO TERAPEUTICO 1. PROBLEMI DI SALUTE La somministrazione di ossigeno supplementare (terapeutico) è necessaria in tutti i casi in cui si soccorra una persona vittima di trauma o di malore. L’ossigeno infatti risulta utile in caso di: · Arresto cardio-respiratorio · Emorragie imponenti · Malattie cardiache (infarto miocardico, scompenso cardiaco, etc) · Malattie polmonari (edema polmonare, insufficienza respiratoria, etc) · Ostruzione delle vie aeree · Accidenti cerebrovascolari (ictus, emorragia, ecc.) · Stato di shock · Traumi gravi 2. TECNICA DI SOCCORSO Il VS118 non ha elementi per stabilire a priori l’esistenza e la gravità delle patologie elencate, ma ha di fronte un soggetto con un problema respiratorio. Pertanto si ritiene utile dare indicazione alla somministrazione di ossigeno al maggior flusso raggiungibile consentito dal presidio di somministrazione (secondo la tabella di ricapitolazione) in cui ci si trovi di fronte ad un soggetto con difficoltà respiratoria, monitorizzando accuratamente i segni vitali della vittima. Tale indicazione risulta giustificata dalla relativa rarità con cui la somministrazione di ossigeno in tali soggetti causa un arresto respiratorio, unita al fatto che generalmente i tempi di trasporto di un soggetto verso l’ospedale non sono mediamente troppo lunghi nel nostro territorio, e che il VS118 è in grado di intervenire con manovre rianimatorie e di ventilazione di supporto in caso di arresto respiratorio . Deve prevalere il concetto che è meglio correre il raro rischio di peggiorare la funzionalità respiratoria limitatamente a un ristretto numero di pazienti bronchitico-cronici piuttosto che non 52 somministrare ossigeno a quei pazienti (la maggior parte) che ne hanno realmente bisogno (traumatizzati, infartuati,etc). Inoltre l’umidificazione dell’ossigeno somministrato è sconsigliata per l’alto rischio di contaminazione microbica della soluzione sterile. Resta invece sempre utile nel caso di tragitti lunghi (percorrenze di più di 25 minuti) con somministrazione di ossigeno ad alti flussi ed in tutti i casi di attacco di asma. SVANTAGGI E RISCHI L’utilizzo dell’ossigeno può presentare rischi di natura medica e rischi di natura ambientale/professionale. Rischi di natura medica per la salute del soggetto da soccorrere: · La tossicità dell’ossigeno può provocare un danno ai tessuti polmonari. Questo si verifica in seguito alla somministrazione di ossigeno ad altissime concentrazioni per lunghi periodi di tempo (ore-giorni). Questi tempi di somministrazione normalmente non si verificano nel soccorso extra-ospedaliero. · Atelectasia (collasso alveolare). Anche questa evenienza può verificarsi in seguito alla somministrazione di ossigeno ad alte concentrazioni per lunghi periodi di tempo. Tuttavia, dati i tempi ed i modi di utilizzo dell’ossigeno nel soccorso extra-ospedaliero, questa circostanza non si verifica. · Nel neonato possono verificarsi delle lesioni oculari a seguito di somministrazione di ossigeno ad alta percentuale, soprattutto quando prematuri. Il soccorso di tali soggetti non è abitualmente di pertinenza del 118 nell’èquipe del Mezzo di Soccorso di Base, pertanto... questa circostanza non si verifica nel soccorso extra-ospedaliero. · L’arresto respiratorio che può verificarsi in soggetti con patologie polmonari croniche (broncopneumopatia cronica ostruttiva o BPCO, enfisema, antracosi, etc) in seguito alla somministrazione di ossigeno a percentuali superiori al 30%, è una evenienza rara, anche se possibile. Rischi di natura ambientale-professionale per la sicurezza degli operatori: L’utilizzo dell’ossigeno nell’attività di primo soccorso non deve prescindere dalla conoscenza di alcuni rischi ad esso connessi: · Le bombole che contengono ossigeno per uso medicale (fino al 1999 con corpo di colore verde e calotta di colore bianco, dal 10.8.1999 con il corpo di colore bianco [per tutti i gas medicali] e la calotta di colore bianco [per l’ossigeno] con la lettera maiuscola N sulla calotta, di colore contrastante con quello della calotta stessa [solitamente verde]) sono sotto pressione, generalmente a 200 atmosfere. Un danno nel loro involucro od un difetto nella valvola/riduttore di pressione può trasformare la bombola in un autentico proiettile. · L’ossigeno favorisce la combustione ed alimenta il fuoco. Può saturare gli indumenti o le lenzuola. Non avvicinare mai fiamme, oggetti incandescenti o provocare scintille mentre si utilizza l’ossigeno. · Venendo a contatto tra di loro, l’ossigeno ed i derivati del petrolio reagiscono provocando un’esplosione. Ecco perché non si devono MAI lubrificare i dispositivi di erogazione di ossigeno. 1 Paragrafo così adeguato alla sopravvenuta innovazione. Precedentemente recitava: “Le bombole che contengono l’ossigeno (di colore verde con la calotta dipinta di bianco) sono sotto pressione ...” Per questi motivi: · MAI far cadere uno bombola o lasciarla urtare altri oggetti · MAI fumare vicino all’attrezzatura per ossigenoterapia mentre è in funzione · MAI dimenticarsi di svuotare il circuito per ossigenoterapia al termine dell’uso · MAI utilizzare l’ossigeno in prossimità di una fiamma priva di protezione · MAI utilizzare grassi, olio, sapone a base di grasso sui dispositivi che saranno collegati ad una fonte di ossigeno 53 · MAI utilizzare del nastro adesivo per proteggere l’uscita di una bombola o per contrassegnarla. L’ossigeno può fare reazione col nastro adesivo e causare un incendio. I PRESIDI PER LA SOMMINISTRAZIONE DI OSSIGENO Bombole di ossigeno Possono essere di diverse dimensioni. Sono colorate in verde con la calotta bianca. La durata della bombola dipende dalla pressione al suo interno e dalla capienza della bombola. Normalmente una bombola nuova indica una pressione di 200 atm. (200 Kg/cm2). Non si deve mai far scendere una bombola al di sotto del limite di sicurezza di 15 atm. Sotto tale limite la bombola non è più in grado di garantire una somministrazione efficace di ossigeno. Umidificatori (o gorgogliatori) Nel soccorso extra-ospedaliero sono caduti praticamente in disuso. Infatti è dimostrato che possono causare problemi di contaminazione microbica (successiva comparsa di infezione) soprattutto se non si provvede alla sostituzione della soluzione sterile dopo ogni utilizzo. Maschere 1. Maschera con reservoire – sono maschere dotate di un palloncino morbido che funge da serbatoio in cui si accumula l’ossigeno tra un atto respiratorio e l’altro. La maschera è dotata di valvole laterali che consentono all’aria espirata di fuoriuscire ma non all’aria atmosferica di entrare. Può somministrare percentuali di ossigeno dall’85 al 90% impostando flussi di ossigeno superiori ai 12 litri al minuto. A flussi inferiori può verificarsi la ri-respirazione di anidride carbonica dal palloncino-serbatoio. E’ il sistema migliore, più sicuro ed economico per ossigenare. 2. Maschera semplice – è una mascherina di plastica morbida che deve adattarsi al volto della persona comprendendone il naso e la bocca. E’ munita di fori laterali da cui entra l’aria atmosferica ed attraverso i quali fuoriesce l’anidride carbonica. E’ raccordata ad una fonte di ossigeno. Può somministrare percentuali di ossigeno dal 35 al 60% impostando flussi di ossigeno da 8 a 15 litri al minuto. 3. Maschera di Venturi – Sono maschere a concentrazione di ossigeno variabile equipaggiate da una piccola valvola che, sfruttando l’effetto Venturi, riesce ad erogare una concentrazione prestabilita di ossigeno (da24 a 50%). Ne esistono di due tipi: · nel primo tipo la variazione della concentrazione di ossigeno si ottiene regolando la valvola sul valore desiderato ed impostando di conseguenza i litri al minuto indicati sulla valvola; · nel secondo tipo è necessario sostituire la valvola che presenta un codice colore per ogni concentrazione di ossigeno erogata. Se non viene impostato un flusso di ossigeno adeguato, si espone il soggetto al rischio di ri-respirazione dei gas espiratori. In situazioni di emergenza è sempre indicata la somministrazione di alti flussi di ossigeno con il presidio più semplice possibile. La maschera di Venturi, dovendo essere regolata e necessitando di un’impostazione adeguata dei litri al minuto, non è molto adatta al soccorso extraospedaliero[3] 4. Occhialini – Non consentono somministrazioni di alte percentuali di ossigeno (24-44%). Non sono efficaci nei soggetti che tendono a respirare con la bocca aperta. Vengono ricordati solo per completare l’elenco dei presidi. Non possono essere considerati uno strumento di somministrazione di ossigeno valido nel soccorso extra-ospedaliero. Ricapitolando: 54 P.O.S. 5 – RILEVAZIONE DELLA SATURAZIONE 1. PROBLEMA DI SALUTE La Saturazione permette di capire il grado di ossigenazione nel soggetto che stiamo soccorrendo e quindi di riconoscere un’eventuale compromissione polmonare. Attraverso il saturimetro viene misurata la quantità di emoglobina legata nel sangue in maniera non invasiva. Esso non rileva con quale gas (ossigeno o monossido) è legata l’emoglobina, ma solo la percentuale di emoglobina legata. Inoltre,viene rilevata la frequenza cardiaca. Valori normali: 92%-100% - Valori patologici: sotto il 90 - 92% 2. TECNICA DI SOCCORSO Il VS118 deve : LIMITAZIONI D’USO: - LO SMALTO per unghie fa da schermo e rende imprecisa la rilevazione; - LE UNGHIE LUNGHE non permettono un corretto posizionamento della sonda; 55 - LA VASOCOSTRIZIONE PERIFERICA (DITA FREDDE) rende difficile la misurazione; - LA PRESENZA DEL BRACCIALE DELLA PRESSIONE ARTERIOSA nel momento in cui viene gonfiato causa una diminuzione del flusso sanguigno rilevabile. CASI PARTICOLARI: - Nei soggetti con patologie respiratorie di tipo cronico valori al di sotto del 92% possono essere considerati accettabili. In questo caso occorre anche rilevare la frequenza respiratoria. - In caso di intossicazione da monossido di carbonio, il saturimetro, può rilevare dei valori normali ma non indicandoci il tipo di gas legato dall’emoglobina, l’infortunato potrebbe anche peggiorare. P.O.S. 6 – PRESSIONE ARTERIOSA E SUA RILEVAZIONE 1. OBBIETTIVI Il Corso relativo alla pressione arteriosa ed alla sua misurazione informa, prepara ed abilita il Volontario Soccorritore 118 che lo frequenta a: · Conoscere il significato della pressione arteriosa;procedere alla sua misurazione; · valutare i risultati ottenuti. 2. DEFINIZIONE DI PRESSIONE ARTERIOSA La pressione arteriosa e' la pressione che viene esercitata dal sangue, pompato con forza dal cuore, sulla parete di vasi arteriosi. La pressione arteriosa viene misurata il millimetri di mercurio (mmHg) e viene espressa da due valori che corrispondono al valore della pressione massima ed a quello della pressione minima. La Pressione massima o sistolica corrisponde alla pressione del sangue presente nelle arterie nel momento in cui il cuore, o meglio il ventricolo sinistro, si contrae (sistole) e spinge con forza il sangue nei vasi arteriosi. La Pressione minima o diastolica corrisponde alla pressione che rimane nelle arterie nel momento in cui il cuore, dopo la contrazione, si rilascia (diastole). 3. QUANDO RILEVARE LA PRESSIONE ARTERIOSA Sempre, ad ogni infortunato, dopo aver effettuato l'A.B.C. primario e quindi dopo aver valutato lo stato di coscienza, la funzione respiratoria e la funzione circolatoria. 56 4. IMPORTANZA DELLA MISURAZIONE DELLA PRESSIONE ARTERIOSA La misurazione della pressione è un'operazione i cui risultati possono essere continuamente variabili, pur essendo contemporaneamente sempre giusti. Non è come pesarsi, o come misurare l'altezza, che in un dato momento da sempre lo stesso risultato. I valori della pressione possono variare continuamente, ne consegue che una differenza di pochi punti non ha nessun significato clinico. Se i valori di PA rilevati sono compresi nei valori di riferimento, tutto il sistema cardiocircolatorio funzioni efficacemente. Valori molto difformi dai limiti di riferimento massimi e minimi sono indicatori di un malfunzionamento generale del sistema cardiocircolatorio e costituiscono un "campanello d'allarme" , soprattutto se la rilevazione viene fatta su soggetti che hanno subito un trauma o se viene associata alla presenza di patologie note. 4. VALORI DI RIFERIMENTO DELLA PRESSIONE ARTERIOSA 6. IPERTENSIONE/IPOTENSIONE Si definisce: IPERTENSIONE un aumento dei valori della Pressione Arteriosa; EFFETTI: Un aumento importante, del valore della pressione nel sistema cardiocircolatorio, determina un maggior afflusso di sangue al cervello, questa situazione può provocare, in un soggetto, l’insorgenza di emorragie cerebrali, trombosi cerebrali, embolie cerebrali, nonché predisporre lo stesso soggetto all'arterio/arterosclerosi. IPOTENSIONE una diminuzione dei valori della Pressione Arteriosa; EFFETTI: Una riduzione importante, del valore della pressione nel sistema cardiocircolatorio, determina un minor afflusso di sangue al cervello, questa situazione può provocare, in un soggetto, la perdita di coscienza ed in condizioni estreme portare al collasso cardiocircolatorio ed alla morte. 7. MISURAZIONE DEL PRESSIONE ARTERIOSA Esistono in commercio due categorie dei misuratori di pressione manuali ed elettronici. La misurazione manuale, utilizza anche il fonendoscopio, e pertanto si possono avere, per chi non lo fa abitualmente, delle difficoltà che sono di tipo: _ Percettive, l'operatore può avere diminuite capacità manuali ed auditive; _ di manualità, la difficile regolazione della valvola di deflusso dell'aria; _ di visualizzazione, il controllo dei valori sul manometro in funzione dei toni uditi; _ di memorizzazione, il dover annotare i valori rilevati. La misurazione mediante strumento elettronico, ha il vantaggio dell’estrema semplicità d'uso, che elimina o diminuisce quasi tutte le difficoltà sopra evidenziate nell’uso di quelli manuali. Viene lasciata a discrezione dell’Ente, a cui questo protocollo è rivolto, l’individuazione ed il conseguente corso d’uso del presidio scelto. 57 P.O.S. 7 – ABBATTIMENTO SU ASSE SPINALE 1. PROBLEMA DI SALUTE La manovra di abbattimento sull’asse spinale si esegue quando è necessario caricare un infortunato sulla spinale ma quest’ultimo viene trovato già in piedi. L’abbattimento permette il caricamento senza dover far sedere l’infortunato sull’asse. Quest’ultima manovra implicherebbe forti torsioni e piegamenti della colonna vertebrale. 2. TECNICA DI SOCCORSO ABBATTIMENTO SU SPINALE A 3 SOCCORRITORI 58 La manovra deve essere fatta con una certa velocità, per evitare scivolamenti della persona. Inoltre i due soccorritori di lato devono accompagnare la spinale con un movimento fluido. Attenzione La manovra richiede particolare coordinamento fra i soccorritori quindi, importantissimo, che sia conosciuta bene dai vari componenti della squadra. 59 P.O.S. 8 – PULIZIA/DISINFEZIONE DELL’AMBULANZA DI EMERGENZA/URGENZA PRINCIPI GENERALI DI PULIZIA Il sistema più semplice e valido per ottenere la riduzione della carica microbica e per favorire un intimo contatto tra la superficie da trattare ed il disinfettante applicato successivamente, è lo sfregamento con acqua e detergente Adottare sistemi di pulizia “ad umido” per la rimozione di polvere e/o sporcizia. Iniziare a pulire dalla parte più pulita verso quella sporca Proteggere le mani con guanti di gomma (es. quelli per le pulizie domestiche) ed indossare indumenti protettivi quando richiesto (presenza di liquidi biologici o altra contaminazione) I materiali non monouso (scope, panni in tessuto, stracci, etc) dopo l’uso vanno lavati, disinfettati, asciugati e conservati asciutti, in luogo pulito e dedicato. PRINCIPI GENERALI PER LA DISINFEZIONE Non esiste un disinfettante “ideale”, ma è assolutamente necessario usare il disinfettante appropriato secondo le modalità prescritte: · TEMPI DI CONTATTO · DILUIZIONE · CONSERVAZIONE EVITARE CHE LA “BOCCA” DEL CONTENITORE CONTENENTE IL DISINFETTANTE VENGA A CONTATTO DIRETTO CON I MATERIALI DI PULIZIA, SUPERFICI E MANI Prima di applicare il disinfettante su una superficie, la stessa deve essere asciugata (o lasciata asciugare) per evitare la diluizione del prodotto. Dopo avere disinfettato, NON RISCIACQUARE E NON ASCIUGARE la superficie, al fine di consentire al disinfettante di svolgere la sua azione “residua”. TALE PRINCIPIO NON E’ VALIDO PER I PRESIDI PER CUI E’ PREVISTO IL CONTATTO DIRETTO CON IL TRASPORTATO (es. autoinalatore per Ventolin) Evitare operazioni di travaso di disinfettante in contenitori diversi da quelli originali. Se ciò si rendesse necessario, usare contenitori perfettamente asciutti e puliti (evitare rabbocchi). Tali contenitori devono riportare all’esterno le caratteristiche indispensabili del prodotto (nome commerciale, principio attivo, concentrazione o diluizione, precauzioni, etc. ) L’ipoclorito di sodio può essere usato in concentrazioni che vanno da : 20 ml/litro di acqua per superficie NON contaminata da materiale biologico 100 ml/litro di acqua per superficie contaminata da materiale biologico PROCEDURE QUOTIDIANE DI DISINFEZIONE DELLA CELLULA SANITARIA Rimuovere tutti gli arredi (ove possibile), svuotarli, lavare con detergente, asciugarli, disinfettarli (risciacquarli solo se necessario, perché a contatto diretto con il trasportato), lasciarli asciugare e ricollocarli nella loro sede Rimuovere, con un panno imbevuto di detergente, la polvere ed eventuali tracce di sporco, soprattutto nelle parti soggette a frequenti contatti umani (maniglie, barella, sedili, ecc.) Risciacquare ed asciugare Passare sulle stesse superfici un panno imbevuto di disinfettante e lasciare asciugare Per i pavimenti, asportare lo sporco pavimenti usando la scopa a frange, dirigendo il materiale raccolto verso un unico punto. Lavare il pavimento con un panno imbevuto di detergente, lasciare asciugare Successivamente lavare il pavimento con disinfettante e lasciare asciugare Aerare sempre l’ambulanza PRESENZA DI LIQUIDI BIOLOGICI Usando i DPI (dispositivi di protezione individuale), versare direttamente il disinfettante sulla superficie sporca Lasciare agire per i tempi indicati Rimuovere il disinfettante e lavare con detergente, per poi asciugare. Pulire nuovamente con disinfettante e lasciare asciugare. 60 NB: LE CONTAMINAZIONI AVVENGONO ANCHE PER VIA INALATORIA/AEREA, PER CUI E’ FONDAMENTALE AERARE IL MEZZO E PROTEGGERSI CON I CORRETTI DPI P.O.S. 9 – COLLABORAZIONE CON MSA, COLLABORATORE MSA 118, COLLABORAZIONE CON IL MEZZO AEREO OBIETTIVI La conoscenza della movimentazione attorno al mezzo aereo è essenziale per la nostra incolumità, secondo la regola S x 3 del soccorso: Sicurezza per se stessi; Sicurezza per la scena; Sicurezza per la vittima. La sicurezza all’esterno ed intorno all’elicottero è sotto la direzione del tecnico di volo, in sua vece del tecnico Soccorso Alpino e Speleologico (S.A.S.P.), in sua vece di una persona facente parte del servizio medico di emergenza dell’elicottero (H.E.M.S). MEZZO IN SUPPORTO ELISOCCORSO SU INTERVENTO PRIMARIO: 1. Se il mezzo via terra raggiunge il target prima del mezzo aereo: posizionare l’ambulanza in posizione visibile, non nascosta da alberi, porticati ecc., con i dispositivi di segnalazione visiva in funzione 2. Se autorizzati dalla centrale, mantenere il contatto radio con il mezzo aereo per dirigerlo sul target 3. Comunicare le variazioni di rotta necessarie per raggiungere il target solo quando si entra in contatto visivo con l’elicottero, dando indicazioni (destra – sinistra) immaginando di essere seduti al posto di pilotaggio 4. Le comunicazioni devono essere brevi e ben scandite, dichiarando la propria sigla di identificazione e chiamando il mezzo con il proprio nome ECHO: ATTERRAGGIO: 1. Tenere i portelloni dell’ambulanza chiusi al momento dell’atterraggio: il flusso del rotore può scardinarli 2. Tenersi al riparo al momento dell’atterraggio: il flusso del rotore alza polvere, detriti e quanto di leggero sia depositato sul terreno 3. Avvisare gli eventuali astanti che l’elicottero muove molta aria e che questa può investire con una certa intensità le persone 4. Fare sicurezza a terra: tenersi e tenere a distanza gli eventuali spettatori 5. Per fare segnalazioni, non posizionarsi al centro dell’area individuata per l’atterraggio, ma su di un lato della stessa, possibilmente di fronte al muso dell’elicottero, a distanza di sicurezza OPERAZIONI A TERRA CON O SENZA ROTORE IN MOTO: 6. Mantenere il contatto visivo con il pilota e/o con il tecnico di volo 7. Avvicinarsi solo dopo il consenso del pilota e/o del tecnico di volo 61 8. Non avvicinarsi ed allontanarsi verso il rotore di coda 9. Fare molta attenzione alle pale del rotore centrale (in fase di arresto le pale del motore oscillano, è buona norma avvicinarsi ed allontanarsi dal mezzo a capo chino) 10. Se il mezzo aereo non può atterrare in terreno pianeggiante non avvicinarsi o allontanarsi a monte dell’elicottero, dove le pale del rotore centrale sono più basse 11. Non avvicinarsi al mezzo aereo con oggetti alti, che possano intercettare le pale in movimento quali: portaflebo, barelle, aste, ecc 12. Non avvicinarsi al mezzo con oggetti leggeri non assicurati, che possano volare con il flusso del rotore quali: lenzuola, coperte, capi di abbigliamento, ecc 13. Non abbandonare sul terreno oggetti leggeri non assicurati, che possano volare con il flusso del rotore quali: borse, ombrelli, tavoli, corde, lamiere e quanto citato al capo precedente LA MOVIMENTAZIONE ATTORNO ALL’ELICOTTERO DEVE ESSERE SEMPRE EFFETTUATA SOTTO IL DIRETTO CONTROLLO DEL PERSONALE DI VOLO. DECOLLO: Medesime indicazioni utilizzate per l’atterraggio AMPUTAZIONI Le amputazioni si verificano quando, a seguito di un trauma importante, si ha il distacco completo di un arto o di una parte di esso. Poiché vengono recisi importanti vasi sanguigni (arteria brachiale e/o arteria femorale) le amputazioni comportano massicce emorragie. I volontari soccorritori dovranno quindi innanzitutto intervenire per bloccare l’emorragia, ma dovranno anche preoccuparsi del recupero e della conservazione della parte amputata, in quanto con le moderne tecniche di microchirurgia è possibile reimpiantarla con successo. Conservazione della parte amputata: Se la vita della persona che ha subito l’amputazione non è a rischio e non bisogna procedere urgentemente al trasporto in ospedale bisogna recuperare la parte amputata. Se due soccorritori si occupano dell’infortunato è il terzo che deve procedere al recupero della parte amputata e alla sua conservazione. Solo se la parte amputata viene conservata nel modo corretto potrà essere reimpiantata con successo. Si procede come di seguito specificato: pulire la parte amputata con una soluzione fisiologica sterile sistemare la parte amputata in una busta e chiuderla mettere la busta in una sacca termica raffreddata con buste di ghiaccio secco e acqua (soluzione fisiologica) ATTENZIONE: se l’arto non risulta staccato completamente e la parte subamputata non ha più una buona circolazione sanguigna poiché sono state recise le arterie che portano il sangue ossigenato,bisogna rimuovere gli indumenti e lavare la ferita, trattare l’emorragia con un bendaggio compressivo, avvolgere la parte subamputata in un telino sterile e raffreddarla con ghiaccio secco; immobilizzare l’arto prima del trasporto. Blocco dell’emorragia: Abbiamo precedentemente visto con il P.O.S. specifico le tecniche emostatiche , ora per completezza di nozioni vediamo quali sono i punti di compressione a distanza che non utilizzeremo più se non sprovvisti di laccio emostatico arterioso (es. maxi-emergenza con un numero elevato di infortunato), si ricorda che precedentemente si effettuerà la compressione diretta sull’emorragia ed inseguito il bendaggio compressivo. 62 compressione dell’arteria a distanza se le due precedenti tecniche non sono efficaci si procede alla compressione dell’arteria femorale/brachiale a monte dell’emorragia . Esistono precisi punti in cui è possibile comprimere l’arteria contro l’osso per bloccare il flusso sanguigno. Tali punti sono mostrati in figura. Anche in questo caso per favorire ulteriormente l’arresto dell’emorragia si può sollevare l’arto interessato al di sopra del corpo, ma solo se non si sospettano fratture e non sono presenti corpi estranei. In figura sono rappresentati i punti in cui le arterie sono più superficiali e possono essere compresse contro una formazione ossea. 63 IMMOBILIZZAZIONE ARTI Situazioni particolari: LUSSAZIONE DELLA SPALLA E FRATTURA DELLA CLAVICOLA: per immobilizzare la spalla e la clavicola si ricorda che si utilizza un telo ripiegato a triangolo e posizionato come mostrato in figura Immobilizzazione della clavicola Immobilizzazione della spalla CONTROLLO E PULIZIA DEI M.S.B. (MEZZI ROMEO) Si ricorda che ad ogni cambio turno i soccorritori smontanti devono comunicare ai colleghi del turno successivo eventuali anomalie riscontrate nel mezzo e/o nelle attrezzature. Ad inizio turno i soccorritori DEVONO comunque SEMPRE controllare il mezzo per verificare la presenza di tutto il materiale, il suo corretto funzionamento e il suo stato di pulizia. L’esecuzione del controllo richiede tempo e attenzione. Controllare l’ambulanza ad ogni inizio turno (quindi 4 volte ogni giorno) potrebbe sembrare noioso e inutile, ma è in realtà molto importante sia per valutare dove è collocato il materiale sia per verificare se è pulito e non presenta anomalie. I controlli da effettuare nel vano dell’ambulanza Romeo sono riportati sulla check list presente in ambulanza ATTENZIONE: controllare la data di scadenza del materiale che ne è munito (garze sterili, telini sterili, soluzioni fisiologiche, cannule) Nell’abitacolo di guida dell’ambulanza si controlla la presenza delle cartine, del navigatore, dei giubbotti catarifrangenti (3), e dei fogli bianchi su cui annotare i dati dei servizi. L’ambulanza deve sempre essere pulita e quindi ogni attrezzatura che è stata utilizzata e sporcata va accuratamente lavata e disinfettata, così come a fine turno bisogna lavare il pavimento del mezzo. Ogni volta che è possibile sarebbe buona norma ripulire l’intero vano dell’ambulanza lavando con gli appositi prodotti (presenti nell’armadio del garage) anche le pareti e gli armadi. 64 SCHEDA 118 (da compilare ad ogni servizio) N° SCHEDA trasmesso dalla C.O. (Il codice sarà alfanumerico di cui i primi due numeri identificano la Centrale Operativa territoriale, due lettere e quattro cifre l'evento, dopo la barra la missione, ad esempio 01 AA 0010 / 01). N° PAZIENTE raccolto dal mezzo e trascritto sulle scheda cartacea, identifica il numero/i di paziente/i visti nell’ambito dello stesso servizio per cui verrà compilata, per ogni singolo individuo soccorso una scheda (es. scheda 01 AA 0010 / 01 paziente 1 numerazione 01- scheda 01 AA 0010 / 01 paziente 2 numerazione 02, ecc) 65 La CITTADINANZA è necessaria per i trasportati non cittadini Italiani, ma appartenenti alla Comunità Economica Europea così come il codice TEAM (Tessera Europea Assistenza Malattia): CODICE EVENTO dalla C.O. al MS, sarà sempre formato da gravità, patologia presunta e luogo: gravità = codice colore, codice di patologia presunta = due cifre, ( separatore tabella A - classe patologia PRESUNTA), luogo CODICE VALUTAZIONE ARRIVO, alla Centrale Operativa dal MS. CODICE VALUTAZIONE PARTENZA codice di gravità, codice di patologia riscontrata codificato con più cifre numeriche ( separatore tabella B - patologia RISCONTRATA) e codice di luogo Segnalare l’eventuale patologia secondaria, separatore tabella B. Il CODICE di RILASCIO codice assegnato alla persona nel momento di consegna al P.S. e/o termine missione: dal codice di gravità, codice di patologia riscontrata e codice di luogo 66 67 TRIAGE numero progressivo assegnato dal PS se persona trasportata. Compilare allineando a dx 68 DINAMICA RISCONTRATA prevista solo in caso di trauma (separatore tabella C Dinamica riscontrata) CODICE PROTOCOLLO segnalazione in caso di riscontro di patologie per le quali è/sarà presente un protocollo specifico: ST = Stroke, BLU = Attivazione DAE, A = Allergia, Altro = futuri (codice Stroke = sospetto ictus) CODICE di PATOLOGIA SPECIFICA: numero identificativo del trasportato inserito in data base regionali di patologie specifiche Può essere fornito dalla C.O. se identificato o può essere segnalato dal MS ove sia l’equipaggio che identifica il censito. Compilare allineando a dx PRESTAZIONI erogate rilevate con la consultazione della apposita tabella (separatore tabella D – codici di prestazioni ). Sicuramente noi erogheremo sempre la prestazione 66: supporto psicologico alla persona (salvo incoscienza) 69 lo spazio per la VALUTAZIONE è stato predisposto in modo tale da segnalare in dettaglio unicamente le alterazioni dei parametri fisiologici. Il riscontro di parametri nella norma va indicato crociando il relativo quadratino 70 calcolo della percentuale di Burned Surface Area, adulto e bambino, (lo schema corporeo è nel separatore) 71 nel box – SEDE – i segmenti anatomici sono utilizzabili sia per l’apparato cutaneo, sia per quello muscolare che per quello scheletrico 72 nel box ECG – indicare la presenza di eventuali dispositivi intracardiaci rilevabili dalla documentazione del trasportato e/o riferiti Per tracciato ECG verranno attivati corsi quando verrà modificato lo standard formativo ANAMNESI - crociare No se il rilievo negativo per allergie, per assunzione di farmaci, per pregresse malattie o se digiuno superiore a 8 ore per l'adulto, 6 ore per il bambino al di sotto dei 6 anni; segnalare nello spazio tratteggiato i dati di rilievo (nell’evento segnalare anche l’ora di insorgenza segni e/o sintomi) In caso di dubbi per il pasto (L) segnare l’ora in cui il trasportato ha effettuato l’ultimo pasto 73 valutare il dolore con le scale di valutazione NRS (Numerical Rating Scale) per l’adulto e PRS (happy face Pain Rating Scale) per il bambino ATTENZIONE : noi NON possiamo valutare la non necessità di trattamento, quindi non croceremo mai NON NECESSITA TRATTAMENTO. Segnalare eventuale SUPPORTO PSICOLOGICO 74 segnalare la richiesta di squadre di supporto psicologico (SP) o di urgenza Psichiatrica (SUP) ove attive (a Biella non sono attive!) TRATTAMENTO - indicare i trattamenti effettuati ed in caso di utilizzo del DAE, l’ora di erogazione del 1° shock, il numero totali degli shock erogati e l’ ora di recupero delle funzioni vitali DIARIO CLINICO segnalare, se possibile, le modificazioni dei parametri valutati nel tempo AVPU – FC (frequenza cardiaca)- FR (frequenza respiratoria)- SpO2 (saturazione)- PAO (pressione)- NRS/PRS (scale dolore con faccine). Temperatura e Glicemia inserire solo se riferiti dal trasportato (scrivere Riferito vicino al valore) 75 CONSENSO va indicato se il trasportato ha esplicitato o meno il proprio consenso al trattamento RIFIUTO va indicato se il trasportato rifiuta il trasporto e si fa apporre firma nel riquadro «paziente o avente titolo» EFFETTI PERSONALI: specificare gli effetti personali; consegnati a Cognome Nome (parente, infermiere PS,forze dell’ordine)e la firma di chi prende in consegna TESTIMONE : se chi prende in carico gli effetti personali non firma per consegna (il testimone può essere un membro dell’equipaggio) SEGNI EVIDENTI di MORTE vanno segnate le situazioni cliniche descritte nella scheda che saranno oggetto di confronto e formalizzazione con il medico di Centrale Attenzione a segnare data e ora in cui contattiamo la C.O. NON POSSIAMO DICHIARARE IL DECESSO Croceremo i segni che saranno evidenti sulla persona al nostro arrivo e li comunicheremo alla centrale operativa. Non cambia nulla sui nostri protocolli di rianimazione. 76 ESITO della missione: va indicato l’esito finale della missione con la segnalazione del luogo fisico di trasporto della persona che deve essere espresso per esteso nello spazio tratteggiato Indicare la presenza sul posto di eventuali altri Enti Istituzionali FIRMA - va apposta la firma di colui che ha compilato la scheda 77 “Pediatric Basic Life Support” “Pediatric Basic Life Support” è quell’insieme di misure da mettere in atto in caso di emergenze che mettono a rischio la vita di una persona in età pediatrica Gli obiettivi del pbls sono : La prevenzione degli incidenti Il riconoscimento precoce di un arresto respiratorio e cardiaco. Il tempestivo allarme Il supporto di respiro e circolo fino ad una ripresa spontanea o fino all’arrivo dei soccorsi avanzati Il trattamento dell'ostruzione delle vie aeree da corpo estraneo Le fasce dì età Lattante o infante : da 0 ad 1 anno Bambino : da 1 anno alla pubertà Dopo la pubertà : medesime tecniche di rianimazione degli adulti Variazioni fisiologiche Frequenza respiratoria in età pediatrica Frequenza cardiaca in età pediatrica 78 1° anello : prevenzione In età pediatrica predominano le cause di morte non cardiache, per cui è molto importante la prevenzione che consiste nell’istruzione dei genitori e di chi assiste i bambini. 2° anello : rianimazione precoce Nel bambino l'arresto cardiaco primitivo è raro, per cui è più importante iniziare subito le manovre rianimatorie e ritardare la chiamata se ci si trova da soli. Effettua 1 minuto di CPR poi chiama! “CHIAMA PRESTO” NON “CHIAMA SUBITO” 3° anello : la chiamata di soccorso In età pediatrica la chiamata va al terzo anello (se c’è un solo soccorritore) Nel bambino la causa di arresto cardiaco è normalmente respiratoria, per cui la prognosi è migliore se effettuato un BLS precoce. Non vi è la necessità di avere al più presto un defibrillatore. Defibrillazione precoce : Attualmente è possibile utilizzare il DAE anche sui bambini sopra l'anno di età con le piastre idonee. In caso di bambino con cardiopatia nota è necessario attivare al più presto l'arrivo di un defibrillatore (come nell'adulto). Sequenza : valutare la scena (sicurezza, scena , situazione le 3 s) Sicurezza Il soccorritore deve prima di tutto tutelare la propria incolumità Valutare i rischi ambientali Allontanare l’infortunato da pericoli ambientali Portare sé stessi ed l’infortunato in zona sicura Scena e situazione Osservare con attenzione il luogo dell’incidente può aiutare i soccorsi avanzati ad individuarne con certezza le cause, ed a risolvere il problema: Flaconi di prodotti che il bambino può aver ingerito Pezzi di oggetti che può aver inalato In caso di traumi valutare la dinamica 79 Valutare lo stato di coscienza Il pianto del bambino deve essere sempre visto come un elemento positivo, è un ottimo indice di coscienza Lo stato soporoso è un brutto segno Il bambino piccolo non è in grado di rispondere come un adulto (risposte verbali), la sua coscienza viene valutata nella capacità di seguire i movimenti (anche questo ottimo indice di coscienza) Chiamare e pizzicare il bambino (come per l’adulto) Posizionare il bambino . Per poter passare alla rianimazione, è necessario che il bambino sia sdraiato su una superficie dura Se trattasi di lattante posizionarlo sul proprio avambraccio (in questo caso è possibile arrivare fino al telefono mentre si effettua la rianimazione) Il torace deve essere scoperto Gli arti (se possibile) allineati (non muovere gli arti in caso di sospette fratture a gambe o braccia ) Le manovre possono essere traumatiche per il bambino Le manovre di rianimazione possono essere traumatiche (nel bambino come nell'adulto): rischio di fratture costali, di rottura della milza o del fegato, di pneumotorace Ricordiamo sempre che l’alternativa è la morte certa! Le differenze anatomiche Il lattante e il bambino sono a rischio di ostruzione delle vie aeree e insufficienza respiratoria per vari motivi: Le vie aeree superiori e inferiori del bambino sono molto più piccole di quelle dell’adulto: anche una modesta ostruzione (edema, muco, corpi estranei) può portare a insufficienza respiratoria. In età infantile la lingua è proporzionalmente più grande rispetto all’orofaringe per cui la caduta posteriore si verifica più facilmente 80 Dimensione della testa: è sproporzionata rispetto al corpo. Questo avviene perché il cervello è la parte del corpo che si modifica di meno nel tempo, sin dalla nascita è già completo. E' quindi necessario posizionare uno spessore sotto il corpo del bambino per mantenere la posizione corretta del capo. La respirazione è prevalentemente diaframmatica nell’infante: qualsiasi evento interferisca con i movimenti del diaframma (distensione gastrica, addome acuto) può portare a insufficienza respiratoria A (Airways) B (Breathing) C (Circulation) Vie aeree Respirazione Circolazione Airways Con attenzione ispezionare la bocca del bambino Solo in caso di presenza di corpo estraneo visibile estrarlo usando una pinza. Massima attenzione a non spingere più in profondità un corpo estraneo! Se l’ostruzione è solo parziale ed il respiro è autonomo, non rischiare di estrarre il corpo estraneo Iperestensione capo Nel bambino sollevare il mento senza premere sui tessuti molli Spingere la testa indietro appoggiando l’altra mano sulla fronte Nel lattante è importante un’estensione moderata del capo Evitare di premere sul collo Breathing GAS – Guardo Ascolto Sento Guardando se il torace e/o l’addome si sollevano ritmicamente Ascoltando eventuali rumori respiratori Sentendo se vi è un flusso d’aria che colpisce il volto del soccorritore 81 Se il bambino respira In assenza di trauma utilizzare la posizione laterale di sicurezza Se il bambino non respira Eseguire 5 ventilazioni lente e progressive Verificare che il torace si espanda e si abbassi (il volume di aria necessario è quello che fa espandere il torace). (Se non espande continuare col massaggio cardiaco senza ripetere il tentativo). Ventilazione inefficace e complicanze: Incompleta aderenza della maschera Insufficiente estensione del capo Insufflazione troppo brusca o troppo abbondante: distensione gastrica o pneumotorace Ventilazione senza mezzi aggiuntivi LATTANTE : respirazione bocca-boccanaso Applicare la propria bocca, a tenuta, sulla bocca ed il naso del lattante È importante racchiudere anche il naso! BAMBINO: respirazione bocca-bocca Porre le labbra sulla bocca, tenendo chiuse le narici del bambino con indice e pollice Ventilare lentamente e progressivamente per evitare di insufflare aria nello stomaco 82 Ventilazione con AMBU Richiede maggior manualità Il pallone deve avere un volume minimo di 500 ml e il soccorritore deve dare solo il volume necessario a fare espandere il torace Il pallone deve essere collegato all’ossigeno a 10-15 l/min e fornito di reservoir per arrivare a concentrazioni di O2 del 60-90% La tecnica di ventilazione è la stessa dell’adulto Circulation Dopo le 5 insufflazioni valutare se è presente attività cardiaca per 10'' (polso + mo.to.re.) La ricerca del polso è differente per le varie età Lattante : Polso brachiale Bambino : Polso carotideo (come nell’adulto) 83 Rilevazione polso nel lattante Nel lattante è possibile determinare il polso carotideo, ma considerando che sono in genere paffuti, piccoli, dal collo corto, non sempre è facile da rilevare È più conveniente rilevare il polso brachiale, che si determina mettendo il braccio del lattante ad angolo retto e facendo pressione con le dita sull’omero sotto al muscolo. Se il polso è presente : Continuare la respirazione con circa 20 insufflazioni al minuto (una ogni 3 secondi circa) Rivalutare il polso e mo.to.re. ogni 60 secondi Se il polso è assente o è bradicardico (<60 battiti/min senza segni di circolo) : Iniziare il massaggio cardiaco associato alle ventilazioni Massaggio cardiaco TECNICA A DUE DITA: se 1 soccorritore solo Posizionare il lattante sul proprio avambraccio o su un piano rigido Poggiare le due dita verticalmente sullo sterno sotto la linea intermammillare Comprimere lo sterno facendolo scendere per circa 1/3 dello spessore del torace 84 Mantenere una frequenza di circa 100 minuto Tecnica a due mani (2 soccorritori) : Circondare il torace del lattante con le mani Comprimere con entrambi i pollici lo sterno appena sotto la linea intermammillare Massaggio cardiaco bambino Appoggiare il palmo di una mano o due a seconda della dimensione del bambino e del soccorritore al centro dello sterno a livello della linea intermammillare. Effettuare le compressioni con un ritmo di 100 al minuto 85 Complicanze Compressioni inefficaci se troppo superficiali Rischio di lesioni costali e agli organi interni se compressioni troppo brusche o effettuate nella sede scorretta Sequenza Eseguire cicli di 2 ventilazioni e 15 compressioni (può anche essere usato il 30:2) Continuare ininterrottamente fino alla ripresa dei segni di circolo o fino all'arrivo del soccorso avanzato Dopo il primo minuto di RCP (5 cicli 15:2) allerta il 118 se non l'hai ancora fatto Quando sospendo la rianimazione La respirazione artificiale ed il massaggio cardiaco sono fisicamente stancanti Fino all’arrivo di un medico Se ci sono segni di ripresa 86 Disostruzione vie aeree Ostruzione parziale vie aeree Se l’ostruzione è parziale il lattante/bambino è in grado di tossire vigorosamente, di piangere e di parlare In questo caso astenersi da eseguire manovre di disostruzione ma: Incoraggiare a tossire Se possibile somministrare ossigeno Ostruzione completa Se l’ostruzione è completa il lattante/bambino non piange, non tossisce, non riesce a parlare, presenta cianosi rapidamente ingravescente , questa situazione drammatica richiede un intervento rapido del soccorritore - Disostruzione lattante Pacche interscapolari Posizionare il lattante sull’avambraccio in modo da creare un piano rigido Appoggiare l’avambraccio sulla coscia Applicare 5 vigorosi colpi fra le scapole 87 Compressioni toraciche Mettere il lattante sull’avambraccio Mantenere la testa in basso Effettuare 5 compressioni toraciche Si alternano pacche interscapolari a compressioni toraciche, se il lattante diventa incosciente si inizia protocollo pbls Disostruzione vie aeree bambino cosciente Compressioni subdiaframmatiche (Heimlich) Porsi alle spalle del bambino Cingere il bambino attorno alla vita Porre una mano a pugno alla bocca dello stomaco Porre l’altra mano sopra la prima Eseguire delle compressioni verso l’interno contemporaneamente verso l’alto in modo da provocare un colpo di tosse artificiale 88 PBLS valutazione coscienza NO posiziono su piano rigido, estendo il capo, controllo le vie aeree effettuo la manovra di GAS respira NO effettuo 5 insufflazioni controllo polso e segni di circolo polso e mo.to.re. presente NO inizio massaggio cardiaco con cicli 15:2 (vanno bene anche 30:2) Dopo 1 minuto di RCP se non è ancora stato fatto attivo il 118 Continuo fino all'arrivo del soccorso avanzato PARTO FISIOLOGICO E PARTO PREMATURO Nella specie umana la gestazione dura circa 9 mesi. Nei primi 3 mesi si ha la formazione dei vari organi, mentre nei successivi 6 mesi si ha la loro crescita e il loro sviluppo. Nei primi 3 mesi si parla di embrione mentre nei successivi 6 mesi di feto. Il termine neonato viene invece utilizzato per indicare il bambino appena nato. L’embrione prima e il feto poi si sviluppano all’interno dell’utero, struttura muscolare situata nella porzione inferiore della cavità addominale, e sono racchiusi e protetti all’interno di una struttura sacciforme (sacco amniotico) ripiena di liquido amniotico. Tale liquido, presente in quantitativo variabile da 1 a 2,5 l, protegge l’embrione/feto dai traumi e contribuisce a mantenere costante la sua temperatura corporea. L’embrione/feto comunica con la mamma attraverso la placenta, cui è unito tramite il cordone ombelicale. Gli aborti spontanei sono più frequenti nei primi 3 mesi, quando si ha lo stadio embrionale, periodo in cui possono essere diagnosticate, con appositi esami di controllo, anche le eventuali malformazioni o anomalie genetiche del nascituro. Il parto comprende l’insieme degli eventi che portano ad avere come risultato finale l’espulsione del feto e viene detto prematuro se si realizza tra la 28a e la 36 a settimana di gestazione, a termine se si realizza tra la 36a e la 40 a settimana di gestazione, mentre viene considerato post termine se si verifica tra la 41a e la 42 a settimana. Il parto è un evento naturale che può però comportare complicanze se si verifica in un luogo non idoneo, in assenza di personale qualificato o se il feto non si trova nella corretta posizione (ad esempio feto con presentazione podalica, cioè con le gambe rivolte verso l’apertura vaginale). Il parto si realizza attraverso la successione di 3 fasi distinte: 1. FASE PRODROMICA o DILATANTE nel corso di questa fase, che può iniziare anche 15 giorni prima del parto vero e proprio, l’utero inizia a contrarsi ritmicamente, mentre il suo collo si dilata progressivamente per consentire l’espulsione del feto. Il collo dell’utero deve dilatarsi fino a 10 cm. Le contrazioni, all’inizio molto distanziate nel tempo (da alcune ore a 30 minuti) e avvertite come semplice fastidio, man mano che ci si avvicina al momento del 89 parto diventano progressivamente più frequenti (fino a presentarsi ogni 2-3 minuti), forti e dolorose. Due parametri importanti da valutare sono: durata delle contrazioni: tempo che intercorre tra l’inizio e la fine della contrazione frequenza delle contrazioni: tempo che intercorre tra l’inizio di una contrazione e l’inizio della contrazione successiva Le contrazioni provocano la rottura del sacco amniotico con conseguente fuoriuscita del liquido amniotico. Tale liquido, se tutto sta procedendo per il verso giusto, deve essere trasparente; se invece assume colore verdastro (tinto di meconio) vuole dire che il feto è sofferente e quindi ci si dovrà preparare a fronteggiare durante il parto delle complicanze. Gli ultimi momenti di tale fase sono anche conosciuti come travaglio. 2. FASE ESPULSIVA il feto viene spinto nel collo dell’utero che dilatato costituisce il canale del parto. Durante tale fase, che culmina con la nascita del neonato, le contrazioni sono molto forti. 3. FASE DI SECONDAMENTO durante questa fase, che si realizza dai 20 ai 60 minuti dopo il parto, si ha l’espulsione della placenta. Se tale espulsione non si realizza entro un’ora dal parto si parla di placenta trattenuta. Se si deve prestare assistenza ad una donna che sta partorendo bisogna innanzitutto ricordare che il parto non è una malattia, ma un evento del tutto naturale cui la donna è preparata sia da un punto di vista fisico che psicologico. In una situazione del genere la futura mamma sa come comportarsi e il soccorritore deve essere soprattutto in grado di sostenerla psicologicamente, di aiutarla nel parto e di riconoscere e trattare le eventuali complicanze che possono insorgere sia per il neonato che per la mamma. Il soccorritore deve saper mantenere un atteggiamento professionale, deve saper ascoltare i dubbi e le incertezze della partoriente e dei famigliari, deve essere empatico , cioè in grado di calarsi nella parte pur rimanendo distaccato, deve essere gentile ma deciso nelle proprie azioni, deve mantenere la calma e trasmettere il più possibile serenità, deve rassicurare la neomamma e garantire che tutto vada bene. Quando si deve prestare soccorso ad una donna che sta partorendo bisogna raccogliere una serie di informazioni che permettono di valutare la situazione e trasmesse alla C.O 118 di capire come procedere nella gestione dell’intervento. Le informazioni da raccogliere sono di seguito elencate: ~ nome della donna ~ età ~ settimana di gestazione 90 ~ data prevista del parto ~ se il parto è singolo o plurimo ~ se si tratta della prima gravidanza (sapere se si tratta della prima gravidanza o se la donna ha già partorito è molto importante per stabilire se il parto è imminente in quanto il travaglio nelle gravidanze successive alla prima è in genere più breve) ~ da quando sono iniziate le contrazioni, con che frequenza si ripetono e quanto durano (se le contrazioni si ripetono ogni 2-5 minuti e hanno una durata di 30 secondi - 1 minuto il neonato sta per nascere) ~ se si è già verificata la rottura delle acque ~ se sono stati diagnosticati problemi relativi al momento del parto (ad esempio se il bambino è podalico, cioè si presenta nel canale del parto coi piedi e non con la testa) ~ anamnesi per capire se la donna soffre di patologie particolari che potrebbero interferire con il parto ~ quando ha fatto l’ultimo pasto (nel caso in cui la donna debba essere sottoposta ad un taglio cesareo è un dato importante per l’anestesista) ~ se avverte lo stimolo a defecare (segno che indica l’imminenza della nascita è lo stimolo da parte della partoriente a defecare perché il feto, inserito nel canale del parto, comprime il retto, ultimo tratto del canale digerente) Se la situazione lo consente si provvede al trasporto in ospedale posizionando la partoriente sul decubito laterale sinistro o se le contrazioni non lo permettono in posizione semiseduta (sollevare lo schienale), mentre se il parto è imminente bisogna prepararsi in sito ad assistere la futura mamma. E’ molto importante parlare alla donna cercando di tranquillizzarla ed informandola su tutte le manovre che vengono compiute. Per poter affrontare il momento del parto bisogna disporre del seguente materiale: guanti sterili telini e lenzuola pulite garze o spugne per pulire il neonato pompetta per pulire le vie aeree del neonato pinze per clampare cordone ombelicale (sterili) forbici chirurgiche sterili cerotto per chiudere il cordone ombelicale borsa di plastica per raccogliere la placenta assorbenti o tamponi 91 ATTENZIONE: in caso di parto è sempre bene tutelarsi ed essere in due soccorritori, meglio se si tratta di donne Se la donna deve partorire bisogna innanzitutto aiutarla a spogliarsi, quindi bisogna farla sdraiare su due teli puliti in posizione semiseduta (mettere dei cuscini sotto la schiena) con le gambe divaricate e il sedere sollevato per evitare che al momento della nascita il bambino venga in contatto con le feci eventualmente perse dalla partoriente. Con ulteriori teli puliti si coprono le gambe e l’addome. Dei due soccorritori uno si posiziona alla testa mentre l’altro si porta alle gambe e si prepara ad accogliere e sostenere il neonato man mano che viene espulso. Se sul posto è presente anche il futuro papà lo si posiziona alla testa. Durante le varie fasi del parto bisogna continuamente incoraggiare la mamma ricordandole di respirare come ha imparato al corso preparto e incitandola a spingere. Se il parto avviene senza complicanze il feto si presenta nel canale del parto con la testa che sarà la prima parte del corpo a fuoriuscire. Il soccorritore che ha il compito di sostenere ed accompagnare il neonato durante la fase di espulsione deve accoglierne la testa e favorire la fuoriuscita delle spalle senza esercitare trazioni. In questa fase il neonato è ricoperto da un liquido viscido, denominato vernice caseosa, che lo rende particolarmente scivoloso. E’ quindi di estrema importanza fare attenzione a non lasciarlo cadere. Appena si riesce a vedere la testa del neonato è molto importante controllare che il cordone ombelicale non sia avvolto intorno al collo. Una volta espulso il neonato deve essere posizionato su un telino sterile all’altezza della vagina e bisogna garantire subito la pervietà delle vie aeree ripulendo naso e bocca con l’ausilio di un pompetta (ATTENZIONE: in questa fase non bisogna assolutamente utilizzare l’aspiratore che potrebbe danneggiare in modo irreversibile i delicati tessuti della bocca del neonato). E’ importante annotare l’ora esatta della nascita e controllare i parametri vitali del neonato verificando frequenza cardiaca (che deve essere superiore ai 150 battiti/min); frequenza respiratoria (che deve superare i 40 atti/min) e colore della cute. Se il bambino piange vuole dire che sta bene. Il neonato deve quindi essere asciugato e coperto per mantenerlo al caldo. Per coprire il neonato si possono utilizzare un telino sterile e una metallina avendo cura di coprire anche la testa e di lasciare libero il volto. I neonati hanno infatti la testa sproporzionatamente grande rispetto al resto del corpo e quindi attraverso di essa disperdono molto calore. Il cordone ombelicale deve essere clampato con le apposite pinze (o in alternativa con delle garze sterili) in due punti: a 18 cm e a 25 cm circa di distanza dal corpo del neonato. A meno che non si verifichino situazioni particolari che mettono a rischio la sopravvivenza della madre e/o del neonato (ad esempio il neonato non respira e necessita di P.B.L.S.) il cordone ombelicale non deve essere tagliato. Se le condizioni di salute della madre e/o del neonato rendono inevitabile il taglio questo va praticato nel tratto compreso tra le due pinze, utilizzando delle forbici sterili e solo quando il cordone ombelicale ha smesso di pulsare. Il neonato viene quindi mantenuto al pulito a livello della vagina. Il bambino non può 92 essere posizionato sull’addome della mamma perché è ancora legato alla placenta tramite il cordone ombelicale. In questa fase non bisogna strattonare il cordone per non rischiare di provocare gravi emorragie o di danneggiare l’utero. Dopo il parto e dopo essersi accertati dello stato di salute del bambino bisogna valutare anche lo stato di salute della neo mamma verificando l’entità del sanguinamento vaginale e sostenendola nella fase di espulsione della placenta. Se ci si accorge che il sanguinamento vaginale è eccessivo (di norma non deve superare i 500 ml) ed è in corso un’emorragia profusa non bisogna bloccare la fuoriuscita di sangue, ma massaggiare circolarmente l’addome e procedere velocemente al trasporto in ospedale. Quando si è verificata l’espulsione della placenta bisogna raccoglierla dentro un sacchetto per consegnarla in ospedale. Sul sacchetto bisogna annotare il nome della madre e l’ora del parto. Anche tutti i teli sporchi di sangue devono essere conservati e consegnati ai medici all’arrivo in Pronto Soccorso in quanto permettono di stabilire quanto sangue la donna ha perso durante il parto e se la placenta è stata o meno espulsa completamente. Al termine dell’espulsione si può massaggiare l’addome circolarmente per favorire il ritorno dell’utero alle sue dimensioni originarie. Quando bisogna procedere al trasporto in ospedale in ambulanza bisogna garantire una temperatura di 38 °C e procedere ad un trasporto tranquillo. La madre viene fatta sdraiare sulla barella e le si fa stringere un tampone assorbente tra le gambe. E’ importante prima del trasporto preparare e posizionare al polso di mamma e neonato due fascette riportanti il nome del bambino e l’ora della nascita (fascetta della mamma) e il nomedella mamma e l’ora della nascita (fascetta del neonato). SITUAZIONI PARTICOLARI: Se il neonato nasce con il cordone ombelicale avvolto intorno al collo durante la fase espulsiva bisogna cercare di distanziarlo dal collo facendo passare due dita al di sotto del cordone e facendole delicatamente scorrere lungo il collo fino a quando si trova il punto in cui è possibile sollevare il cordone e farlo passare al di sopra della testa. E’ quindi importante ripulire subito bocca e naso per consentire al neonato di respirare. Se il cordone è troppo corto, non può essere rimosso dal collo e strozza il neonato lo si può clampare e tagliare. Se si ha il prolasso del cordone ombelicale (il cordone occupa il canale del parto e lo ostruisce impedendo la fuoriuscita del feto) o il feto è in posizione anomala (ad esempio è in posizione 93 podalica) bisogna procedere velocemente al trasporto in ospedale invitando la madre a non spingere durante le contrazioni. PATOLOGIE CHE POSSONO INSORGERE DURANTE LA GRAVIDANZA Durante la gravidanza, oltre all’aborto spontaneo, le donna può andare incontro anche ad altre patologie. E’ importante conoscerle per poter supportare psicologicamente la donna, anche se si può fare ben poco e si può intervenire solo cercando di curare i sintomi e procedendo velocemente al trasporto in ospedale. Le principali patologie sono di seguito riportate suddivise in base al trimestre di gravidanza: 1° trimestre aborto, gravidanza ectopica o extrauterina 2° trimestre aborto, placenta previa 3° trimestre gestosi, placenta previa, distanco intempestivo di placenta Gravidanza ectopica o extrauterina L’uovo fecondato non si impianta nel posto corretto all’interno della cavità uterina, ma in una delle tube, a livello della cervice o in un altro sito della cavità addominale. Questa patologia, che si manifesta nelle fasi precoci della gravidanza, insorge con dolore acuto e improvviso in uno dei quadranti laterali e può essere caratterizzata da emorragia vaginale. In caso di gravidanza ectopica si può solo somministrare ossigeno, prevenire lo stato di shock e procede al trasporto veloce in ospedale. Minaccia d’aborto Si realizza quando si ha l’espulsione del feto prima della 28a settimana. La patologia esordisce con dolori addominali e contrazioni, accompagnati da emorragia vaginale. Col sangue sono persi frustoli di tessuto. In questa situazione è molto importante supportare psicologicamente la mamma, che è pienamente consapevole di ciò che sta accadendo e del pericolo che sta correndo il suo bambino, e farle capire che ci sono ancora speranze e che si farà tutto il possibile. Bisogna monitorare i segni vitali, somministrare ossigeno, posizionare la donna coricata sul decubito sinistro (per non ostacolare il ritorno venoso al cuore), invitarla a stare ferma e applicare un tampone vaginale. Tutto il materiale che viene espulso attraverso la vagina deve essere 94 conservato e consegnato in Pronto Soccorso. Durante l’intervento è utile raccogliere una serie di informazioni analoghe a quelle raccolte normalmente in caso di un parto: ~ nome della donna ~ età ~ quando è iniziata l’emorragia ~ settimana di gestazione ~ data prevista del parto ~ se il parto è singolo o plurimo ~ se si tratta della prima gravidanza ~ se ha avuto già precedenti aborti spontanei ~ da quando sono iniziate le contrazioni, con che frequenza si ripetono e quanto durano ~ anamnesi per capire se la donna soffre di patologie particolari che potrebbero interferire con il parto Placenta previa Si parla di placenta previa quando questo annesso embrionale, invece di formarsi nella parte superiore dell’utero, si forma in quella inferiore, a livello della cervice uterina. Tale placenta oltre ad ostacolare il parto può facilmente danneggiarsi causando piccole metrorragie che compaiono nella seconda metà della gravidanza e possono provocare nella donna uno stato anemico. In caso di placenta previa non si può che provvedere al trasporto in ospedale somministrando ossigeno e prevenendo lo stato di shock. Gestosi Patologia caratterizzata da ipertensione arteriosa, edemi malleolari o diffusi a mani, viso e palpebre, proteinuria. Se non tenuta sotto controllo può essere causa di convulsioni. Distacco intempestivo di placenta Situazione che si verifica quando la placenta, formatasi nella giusta sede, si stacca parzialmente o totalmente prima del previsto. Il distacco provoca emorragie interne o esterne e può causare dolore e contrazioni. Anche in questo caso si procede velocemente al trasporto in ospedale somministrando ossigeno e prevenendo lo stato di shock. 95 96
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