Piano Sociale di Zona

Piano Sociale
di Zona
Ambito di Andria
2014-2016
Redatto ai sensi dell’Art.19 della L.R. n. 19/2006 e del Piano Regionale delle
Politiche Sociali 2013-2015.
Elaborato con il supporto tecnico dell’Agenzia per l’Inclusione Sociale
1
Indice
Il Ciclo di vita del Piano Sociale di Zona. Dal II Al III ciclo di programmazione ............................................................3
Il Percorso di concertazione e di programmazione partecipata..................................................................................4
CAP. I – ANALISI DEL CONTESTO SOCIO-DEMOGRAFICO E DEL SISTEMA DI OFFERTA DEI
SERVIZI......................................................................................................................................................... 6
1.1 Dinamiche demografiche e evoluzione della domanda sociale.............................................................................6
1.2 La dotazione infrastrutturale di servizi sociali, socio educativi e sociosanitari....................................................16
1.3 L’attuazione del sistema di obiettivi di servizio per il welfare territoriale tra il 2010 e il 2013.............................18
1.4 L’attuazione economico- finanziaria e capacita’ di cofinanziamento dei comuni................................................24
1.5 Buone pratiche e cantieri di innovazione avviati................................................................................................ 26
CAP. II- LE PRIORITA’ STRATEGICHE PER UN WELFARE LOCALE INCLUSIVO.....................28
2.1.2 Il sostegno della genitorialità e la tutela dei diritti dei minori..............................................................................33
2.1.3 La cultura dell’accoglienza e il contrasto alle marginalità sociali.........................................................................36
2.1.4 Contrastare le povertà con percorsi di inclusione attiva......................................................................................41
2.1.5 La rete dei servizi per la presa in carico integrata delle non autosufficienze ......................................................45
2.1.6 Prevenire e contrastare il maltrattamento e la violenza......................................................................................51
2.2 Quadro sinottico: obiettivi di servizio per un welfare sostenibile.......................................................................53
2.3.3 I buoni di servizio di conciliazione (azioni 3.3.1 – 3.3.2).......................................................................................58
CAP. III – LA PROGRAMMAZIONE FINANZIARIA ...........................................................................60
3.1.4 La spesa sociale totale dei Comuni ......................................................................................................................61
3.1.5 Attività di monitoraggio fisico e finanziario del Piano Sociale di Zona.................................................................62
CAP. IV – GLI ATTORI DEL SISTEMA DI WELFARE LOCALE........................................................63
4.2 La Governance per la programmazione sociale.................................................................................................. 65
5.1 Le schede di progetto per gli interventi previsti e gli obiettivi di servizio...........................................................69
2
INTRODUZIONE
Il Ciclo di vita del Piano Sociale di Zona. Dal II Al III ciclo di programmazione
Il Piano di Zona dell’Ambito di Andria 2014-2016 è frutto di un’accresciuta consapevolezza per una
programmazione “partecipata”, iniziata nelle triennalità precedenti e consolidata nel tempo.
La programmazione sociale viene intesa come processo partecipato da più attori che apportano
competenze, idee e risorse. La ricerca e la costruzione in itinere del consenso fra tutti i soggetti
rappresenta, infatti, la più forte garanzia che il Piano di Zona non rimanga un messaggio scritto, ma si
traduca, seppur gradualmente, in un cambiamento effettivo della realtà, grazie all’azione convergente delle
politiche e degli interventi sociali.
Il Presente piano di zona si inserisce in un contesto diverso dagli anni precedenti che ha determinato
profonde mutazioni condizionandone ovviamente il quadro demografico, sociale e culturale. In particolare,
i mutamenti economici e sociali intervenuti negli ultimi anni hanno reso necessario un cambiamento per
fronteggiare il progressivo aumento e la diversificazione dei bisogni indotti da alcune tendenze socio
demografiche: invecchiamento della popolazione, aumento dell’immigrazione, contrazione del numero di
componenti familiari e conseguente sfaldamento delle reti parentali, precarietà del lavoro, nuove povertà.
Tutto questo ha portato necessariamente all’individuazione di priorità di intervento finalizzate a dare
risposte tempestive ed adeguate ai bisogni emergenti.
Il nuovo Piano di Zona prevede pertanto una ricollocazione delle priorità trasversali e settoriali di
intervento, avendo registrato purtroppo, un indebolimento delle reti di protezione primaria e un maggiore
rischio di isolamento ed esclusione sociale, soprattutto per alcuni gruppi e categorie di cittadini, per cui si
rende necessario intervenire, in particolare i minori quando sono privi di una reale tutela, gli anziani
quando si trovano in difficoltà economiche e in precarie condizioni di salute, gli immigrati quando
rimangono privi di ogni mezzo di sostentamento e di reti parentali ed amicali, le persone con patologie
mentali che spesso non sono sostenute nei processi di inclusione sociale, gli ex detenuti ecc. In altre parole,
la gravità della presente crisi economica e l’emergere di bisogni complessi, riferibili ai vari ambiti di vita,
richiedono di procedere con decisione sul terreno delle politiche sociali attive, volte a dare o a restituire
autonomia e dignità alle persone in difficoltà.
Si riafferma, in tal senso, il nostro impegno a mettere il sistema di welfare, con la sua tipologia di approccio
verso gli altri sottosistemi, al centro, avendo come principale oggetto di lavoro lo sviluppo complessivo
della comunità locale. Questa dimensione di lavoro e di metodo consente di rappresentare le persone che
si rivolgono ai servizi, siano essi di carattere sociale o sanitario, come portatrici non solo di bisogni e di
diritti, ma anche di risorse e di saperi che ci permettono di leggere e gestire i problemi cruciali e di
individuare le direzioni possibili da intraprendere in un contesto sociale globale. Viene dato, in tal modo, un
concreto significato ai concetti di sussidiarietà, partecipazione, programmazione condivisa e valorizzazione
della realtà locale.
Il ruolo centrale della famiglia, l’attenzione ai minori, agli anziani ed alle fasce deboli dei nostri cittadini
sono i temi su cui questo Piano mantiene alto il livello di attenzione.
È d’obbligo, peraltro, evidenziare come nell’attuale contesto economico, caratterizzato dalla scarsità di
risorse disponibili e da prospettive di riduzione degli stanziamenti, la programmazione, come del resto la
stessa Regione Puglia non ha mancato di evidenziare dovrà al momento limitarsi alle azioni oggi prevedibili
con le risorse economiche disponibili, rinviando ogni eventuale integrazione e modifica ai successivi
momenti di revisione. Gli Ambiti Territoriali sono chiamati a definire un quadro triennale di
programmazione con una dotazione finanziaria che, ad oggi, garantisce una copertura per la sola prima
annualità e di conseguenza la necessità di fare delle scelte, fermo restante gli obiettivi di servizio da
raggiungere, al fine di razionalizzare l’esistente con l’aggiunta di proposte integrative innovative.
Ne consegue che necessariamente le progettualità e le azioni da intraprendere dovranno ispirarsi a modelli
di ottimizzazione delle possibilità e degli strumenti di intervento riferibili ad un sistema di risorse, dove il
3
miglioramento dell’azione sia ottenibile senza incremento di oneri economico-finanziari, in un contesto che
presenta problemi in ordine al finanziamento dei servizi, oltre a situazioni ed emergenze straordinarie.
Primario obiettivo del Piano di Zona 2013-2015 è stato infatti l’avvio di percorsi di promozione e di
partecipazione allargata e condivisa a vari livelli nell’individuazione delle priorità e dei contenuti
programmatici, avendo cura di declinarli e svilupparli successivamente nel rispetto dei bisogni e delle
proposte concretamente espresse da persone e gruppi sociali. Un tale approccio implica l’attivazione di una
pluralità coordinata e trasversale di risposte. In quest’ottica, le politiche sociali, rivolgendosi per loro stessa
natura ai più deboli, nell'interazione con altri settori della vita civile, possono stimolare e incoraggiare una
rinnovata e più diffusa sensibilità e attenzione alle istanze di socialità e benessere dei cittadini.
In conclusione, si ritiene doveroso un sentito ringraziamento a quanti, a vario titolo e secondo le diverse
competenze, hanno condiviso il percorso che ha portato alla presente programmazione: al Sindaco, agli
assessori, ai partecipanti del Terzo Settore, ai Coordinatori dei tavoli tematici per la partecipazione ed il
supporto concreto fornito alla programmazione, a tutti i Tecnici Istituzionali ed alle organizzazioni del Terzo
Settore, che hanno accompagnato e sostenuto questo processo verso la programmazione e che, da ora in
poi, lo sosterranno per la sua realizzazione.
Il Percorso di concertazione e di programmazione partecipata
Il presente Piano di Zona è stato elaborato a seguito di un’accurata analisi dei bisogni e delle risorse
disponibili nonché attraverso un’intensa concertazione con tutti gli attori sociali, pubblici e privati del
territorio. La Regione Puglia, con deliberazione della Giunta Regionale n.1534 del 2 agosto 2013, ha
approvato gli indirizzi per l’avvio del percorso di programmazione partecipata per la stesura del Terzo Piano
Regionale delle Politiche Sociale 2014/2016 dopo un articolato percorso di programmazione partecipata e
concertata con il territorio, al fine di arrivare entro la fine di quest'anno che è stato di proroga della
programmazione precedente, all’approvazione dei Piani Sociali di Zona degli Ambiti Territoriali.
Le Linee Guida pervenute agli Ambiti, hanno manifestato la volontà, da parte della Regione Puglia, di
confermare l’impianto di programmazione precedente, di garantire l’integrazione tra le politiche, le risorse
e l’obiettivo di contrastare la povertà e l’esclusione sociale, di costruire un sistema integrato di servizi
sociali e socio sanitari proteso al miglioramento della qualità della vita e delle condizioni di benessere
nonchè teso a privilegiare la prossimità con i cittadini.
La Regione Puglia chiede quindi con fermezza agli Ambiti Territoriali di lavorare per l’integrazione dei servizi
sul territorio ed anche di stabilizzare gli Uffici di Piano. Per quanto riguarda le risorse finanziarie a
disposizione degli Ambiti, la Regione Puglia, essendosi esaurito l’accumulo di risorse afferenti alle
precedenti annualità del FNPS, chiede di definire una programmazione finanziaria di dettaglio di 12 mesi
che tenga conto delle risorse residue accumulate dagli Ambiti.
Il Piano Regionale delle Politiche Sociali 2013-2015 ribadisce la necessità di assicurare la partecipazione dei
cittadini e del partenariato sociale ai processi di elaborazione del Piano Sociale di Zona. L’Ambito
Territoriale di Andria ha recepito pienamente questa indicazione regionale e, in data 16 ottobre, con
Avviso divulgato a mezzo di manifesti cittadini e pubblicato sul sito istituzionale dell’Ente, ha dato avvio al
Processo di Pianificazione Partecipata e Coprogettazione per la stesura del Terzo Piano Sociale di Zona
2014-2016 e del Piano di Azione per la Coesione - Programma Nazionale per i Servizi di Cura all’infanzia e
agli anziani non autosufficienti.
Inoltre, secondo la normativa e gli indirizzi regionali (L.r. 19/2006-Reg. 4/2007- PRPS 2013- 2015), l’Ambito
Territoriale di Andria ha invitato le organizzazioni del Terzo Settore e della società civile e religiosa (di cui
agli artt. 4, 19 e 21 della legge regionale 19/2006), le Istituzioni di assistenza e beneficenza, le Istituzioni
pubbliche (Distretto Socio-Sanitario, la Provincia Barletta Andria Trani, l'Uepe, i Centri di Servizio Sociale
per Adulti del Ministero di Grazia e Giustizia, Scuole, ecc.) interessati alla progettazione partecipata per la
stesura del Piano Sociale di Zona 2014-2016, a produrre la propria “manifestazione di interesse”.
Sulla base delle indicazioni regionali e secondo le seguenti priorità strategiche si sono costituiti n. 4 Tavoli
Tematici rispondenti agli obiettivi di servizio indicati nel PRPS 2013/2015:
1. Sostenere la rete dei servizi per la prima infanzia e la conciliazione dei tempi;
4
2. Contrastare le povertà con percorsi di inclusione attiva;
3. Promuovere la cultura dell’accoglienza;
4. Sostenere la genitorialità e tutelare i diritti dei minori;
5. Promuovere l’integrazione socio-sanitaria e la presa in carico integrata delle non autosufficienze;
6. Prevenire e contrastare il maltrattamento e la violenza.
I suddetti tavoli sono stati discussi presso la Sala Riunioni dell’Officina San Domenico con la partecipazione
di tutti gli attori sociali pubblici e privati interessati; essi sono stati suddivisi per le seguenti Aree
Tematiche:
- 17 ottobre 2013 ore 15,30: Minori e Responsabilità familiari, Violenza di Genere, Fandi PAC
minori, Conciliazione dei tempi.
- 18 ottobre 2013 ore 15.30: Anziani, Disabilità e Salute mentale, Fondi Pac Anziani, Integrazione
socio-sanitaria.
- 21 ottobre 2013 ore 15.30: Disagio Adulti, Immigrazione, e Dipendenza Patologica, Integrazioni
socio-sanitaria.
Presso la Sala Riunioni del Settore Socio Sanitario in via Mozart, 63 il giorno 24 ottobre 2013 si è svolto il
Tavolo di concertazione con i Sindacati Confederali.
Nei singoli incontri si è proceduto all’illustrazione e condivisione dello schema del terzo Piano Sociale di
Zona e del PAC, relativo al triennio 2014-2016, al fine di acquisire i contributi dei diversi attori sociali onde
valutarli per eventuale accoglimento, rigetto o rielaborazione degli stessi. I presenti hanno espresso
proposte e indicazioni tecniche in merito alle diverse politiche di intervento, sulla base della loro
esperienza, conoscenza dei bisogni del territorio e memoria storica del secondo Piano Sociale di Zona.
Ciascun Tavolo tematico ha avuto la partecipazione di un numero di stakeholders appartenenti ad Enti,
Istituzioni, Cooperative ed Associazioni del Territorio pari a :
-
N. 33 per il Tavolo Minori e Responsabilità familiari, Violenza di Genere, Fondi PAC minori,
Conciliazione dei tempi;
N. 27 per il Tavolo Anziani, Disabilità e Salute mentale, Fondi Pac Anziani, Integrazione sociosanitaria n. 27 portatori di interesse appartenenti ad Enti, Istituzioni, Cooperative ed Associazioni
del Territorio .
N. 28 per il Tavolo Disagio Adulti, Immigrazione, e Dipendenza Patologica, Integrazioni sociosanitaria n. 28 portatori di interesse appartenenti ad Enti, Istituzioni, Cooperative ed Associazioni
del Territorio
N. 8 rappresentanti dei Sindacati Confederali
Agli attori sociali presenti ai tavoli è stato consegnato il Patto di Partecipazione e una scheda per
raccogliere eventuali proposte. Sono stati sottoscritti con i vari soggetti n.16 Patti di partecipazione.
5
CAP. I – ANALISI DEL CONTESTO SOCIO-DEMOGRAFICO E DEL
SISTEMA DI OFFERTA DEI SERVIZI
1.1 Dinamiche demografiche e evoluzione della domanda sociale
La città di Andria è situata sul pendio inferiore delle Murge, a 151 metri s.l.m.. Ha una superficie di 408 km²
circa, con una densità di 246 ab/km², ciò le permette di essere di gran lunga il centro abitato con il territorio
più esteso di tutta l'area del nord barese.
Nel terzo trimestre del 2012 Andria conta 10329 imprese, il 26% di tutte le imprese registrate sul territorio
della Provincia BT. La struttura economica è caratterizzata dalla presenza importante di attività di
agricoltura (20% del totale delle imprese), manifattura (11%), edile (11%), commercio (37%). Il valore
aggiunto pro – capite è di € 9.812 mentre è dell’85,60% il valore aggiunto industria + servizi sul totale. Nel
2012 la Provincia BT presenta un tasso di disoccupazione più basso tra tutte le province pugliesi con l’11,9%
a fronte del 15,7% di quello regionale; a vivere lo stato di disoccupazione sono in prevalenza le donne con
il 15% rispetto al 10,3% degli uomini. Il tasso di occupazione è del 32,4% a fronte del 35,6% della Puglia; a
essere più occupati sono gli uomini con il 47,5% a fronte del 17,9% delle donne (23,8% è il tasso di
occupazione femminile in Puglia). (Fonte: Rapporto IPRES “Puglia in cifre” 2012)
Una buona programmazione sociale richiede una attenta analisi della struttura socio demografica e la
capacità di creare relazione tra i dati strutturali insieme ai bisogni espressi dalla cittadinanza e dalla utenza
dei servizi, con le risorse economico-finanziarie disponibili.
La popolazione di Andria al 31.12.2013 è di 100.279 persone di cui 49464 maschi e 50815 femmine.
2006
2013
M
48459
49464
M%
49,4
49,3
F
49610
50815
F%
50,6
50,7
Totale
98069
100279
Tav. 1 Popolazione residente al 31.12 per sesso – anni 2006/2013 (Fonte: Ufficio anagrafe, Comune di
Andria)
Dalla tavola n. 1 si evince già un primo importante dato che riguarda la popolazione residente, nell’arco di
un settennio la popolazione è aumentata del 2,3% mentre è rimasto fondamentalmente uguale il rapporto
tra i maschi e le femmine. Anche la densità abitativa è aumentata passando nello stesso arco temporale
considerato da 240,4 a 246 ab/km².
COLLEGIO
ANNO
POPOLAZIONE RESIDENTE
2010
2011
2012
2013
Centro Storico e Centro Commerciale
15669
15510
15262
15291
Zona 167
16521
16325
16194
16283
Zona Pineta
17875
18174
18287
18468
Zona Giuseppe Verdi e Via Bisceglie
16426
16433
16364
15669
Santa Maria Vetere e Cisternone
17106
17279
17306
17484
Comaggio, San Valentino e Montegrosso
16889
16684
17407
17084
100086
100405
ANDRIA
100460 100279
Tav. 2 Popolazione residente al 31.12 per collegio di residenza – anni 2010-2013 (Fonte: Ufficio anagrafe,
Comune di Andria)
6
Dalla lettura della tav. 2 si nota che i collegi Zona Pineta e Santa Maria Vetere e Cisternone sono quelli che
hanno fatto registrare negli anni un lento ma costante incremento della popolazione residente. Zona 167
dal 2010 al 2012 ha perso poche centinaia di residenti per far segnare una inversione di tendenza nel 2013.
I collegi Centro storico e centro commerciale, Zona Giuseppe Verdi e Via Bisceglie fanno invece rilevare
lente ma costanti perdite di popolazione residente. Queste informazioni possono sicuramente contribuire a
comprendere la dinamica della popolazione nei diversi luoghi di residenza per definire la migliore logistica
possibile rispetto ai servizi e agli interventi sociali in programmazione.
M
F
Totale
Totale %
0-2
1509
1416
2925
2,9
3-5
1659
1614
3273
3,3
6-9
2305
2148
4453
4,4
10 - 14
3173
455
6197
6,2
15 - 17
1927
1751
3678
3,7
18 - 24
4638
4381
9019
9,0
25 -29
3192
3243
6435
6,4
30 - 34
3348
3408
6756
6,7
35 - 39
3983
3965
7948
7,9
40 - 44
4004
4157
8161
8,1
45 - 49
3837
3988
7825
7,8
50 - 54
3363
3479
6842
6,8
55 - 59
2824
2931
5755
5,7
60 - 64
2520
2631
5151
5,1
65 - 69
2409
2400
4809
4,8
70 - 74
1862
2075
3937
3,9
75 e oltre
2911
4204
7115
7,1
49464
50815
100279
100,0
Totale
Tav. 3 Popolazione residente al 31.12.2013 per classe di età e sesso (Fonte: Ufficio anagrafe, Comune di
Andria)
Da un prima lettura della tavola 3 si evince che la popolazione minorenne (0-17 anni) rappresenta 1/5 del
totale della popolazione (20,5%) a fronte del 15,8% della popolazione anziana. I giovani, cioè la popolazione
con una età inferiore ai 30 anni rappresentano oltre 1/3 della popolazione andriese (35,9%). La popolazione
attiva (18 – 64 anni) rappresenta il 63,7% del totale della popolazione.
7
Graf 1. Popolazione residente per macro classe di età (Fonte: Ufficio anagrafe, Comune di Andria)
Graf.2 Popolazione anziana per classe di età (Fonte: Ufficio anagrafe, Comune di Andria)
Dal grafico 2, relativo alla sola popolazione ultra 65enne, emerge chiaramente che quasi il 45% della stessa
ha una età superiore ai 75 anni, il 30,3% sono giovani anziani, il 24,8% ha una età compresa tra i 70 e 74
anni. Se si torna alla tavola 3 e si osservano i dati relativi alla popolazione anziana distribuiti per sesso ci si
accorge che nella fascia di età 65 – 69 la differenza tra i 2 sessi è sostanzialmente inesistente, nella fascia 70
– 74 le femmine cominciano a essere di più dei maschi (le femmine superano i maschi di oltre l’11%), nella
fascia 75 e oltre le femmine sono in netta maggioranza rispetto ai maschi (oltre il 44% in più dei maschi). Si
può sintetizzare affermando che tra gli anziani vi è una forte presenza di femmine ultra 75enni.
Celibi
Nubili
Coniugati Coniugate
Vedovi
Vedove
Divorziati Divorziate Non Noto
21.786
19.673
26.405
26.621
1.086
4.228
208
305
1.203
Tav. 4 Popolazione italiana e straniera residente al 31.12.13 per Stato Civile (Fonte: Ufficio anagrafe,
Comune di Andria)
Dalla lettura della tavola 4 emerge in primo luogo che vi è un significativo 1203 di casi di stato civile Non
noto, relativi alla popolazione straniera residente. Ancora, le femmine nubili sono in numero inferiore dei
8
maschi celibi. Le coniugate sono in piccola misura di più dei coniugati mentre le donne divorziate sono circa
il 47% in più dei divorziati. Un dato che merita di essere sottolineato e oggetto di riflessione è quello
relativo allo stato di vedovanza, le vedove sono 4228 a fronte di 1086 vedovi (il 289% in più).
STATO CIVILE
M
F
0 - 17
10817
10134
20951
18 - 24
4548
4189
8737
25 -29
2641
1972
4613
30 - 34
1526
888
2414
35 - 39
883
497
1380
40 - 44
513
378
891
45 - 49
297
332
629
50 e oltre
561
1283
1844
21786
19673
41459
Totale
Totale
Tav. 5 Popolazione Celibe/Nubile residente al 31.12.13 (Fonte: Ufficio anagrafe, Comune di Andria)
I celibi sono il 52,5% del totale dei celibi/nubili mentre le nubili sono il 47,5%. I celibi sono più presenti nelle
fasce di età giovane e giovane adulta mentre è facile osservare (tav.5) che le nubili ultra 50enni sono più del
doppio dei celibi della stessa età, circa il 70% del totale dei non coniugati con più di 50 anni.
Graf. 3 Popolazione Celibe/Nubile residente al 31.12.13 (Fonte: Ufficio anagrafe, Comune di Andria)
9
M
F
Totale
0 - 17
0
0
0
18 - 24
32
168
200
25 -29
475
1200
1675
30 - 34
1740
2458
4198
35 - 39
2997
3346
6343
40 - 44
3403
3619
7022
45 - 49
3462
3459
6921
50 e oltre
14296
12371
26667
Totale
26405
26621
53026
Tav. 6 Popolazione Coniugata residente al 31.12.13 (Fonte: Ufficio anagrafe, Comune di Andria)
La tav. 6 mostra che le persone coniugate sono distribuite in maniera equilibrata tra i sessi. Le femmine
tendono a contrarre matrimonio in età più giovane rispetto ai maschi. Le differenze significative nelle fasce
di età giovanili, si ridimensionano nella popolazione 40-50enne. I maschi ultra 50enni coniugati sono in
netta maggioranza rispetto alle femmine della stessa età.
Graf. 4 Popolazione Coniugata residente al 31.12.13 (Fonte: Ufficio anagrafe, Comune di Andria)
10
M
F
Totale
0 - 17
0
0
0
18 - 24
0
0
0
25 -29
1
2
3
30 - 34
3
8
11
35 - 39
17
28
45
40 - 44
33
48
81
45 - 49
27
48
75
50 e oltre
127
171
298
Totale
208
305
513
Tav. 7 Popolazione Divorziata residente al 31.12.13 (Fonte: Ufficio anagrafe, Comune di Andria)
Le femmine divorziate sono il 46,6% in più dei maschi divorziati. Le femmine ultra 50enni divorziate sono il
56% di tutte le femmine divorziate e il 34% circa in più dei maschi della stessa età.
Graf. 5 Popolazione Divorziata residente al 31.12.13 (Fonte: Ufficio anagrafe, Comune di Andria)
11
M
F
Totale
0 - 17
0
0
0
18 - 24
0
0
0
25 -29
0
1
1
30 - 34
0
4
4
35 - 39
6
20
26
40 - 44
4
45
49
45 - 49
22
80
102
50 e oltre
1054
4078
5132
Totale
1086
4228
5314
Tav. 8 Popolazione Vedova residente al 31.12.13 (Fonte: Ufficio anagrafe, Comune di Andria)
Lo stato di vedovanza riguarda circa il 5,3% della popolazione residente, di questa oltre il 96% ha una età
superiore ai 50 anni. Dalla lettura della tav.8 si ricava il dato, di straordinaria importanza, relativo alla
differenza tra maschi e femmine. Come già evidenziato in precedenza, le femmine vedove ultra 50enni
sono quasi il triplo dei maschi vedovi della stessa età (+286,9%) e rappresentano oltre i 3/4 di tutti i vedovi
residenti nel Comune di Andria (76,7% del totale).
Se si mettono in relazione il dato sullo stato di vedovanza delle femmine con i dati sulla popolazione
anziana residente si riesce a ipotizzare che esiste un’area di fragilità che riguarda le grandi anziane sole che
vivono, con molta probabilità, in situazione di difficoltà economica e sociale.
Graf. 6 Popolazione Vedova residente al 31.12.13 (Fonte: Ufficio anagrafe, Comune di Andria)
12
Numero di
componenti
Famiglie
1 componente
2 compononenti
3 componenti
4 componenti
5 e + componenti
6358
(18,3%)
8154
(23,5%)
7343
(21,2%)
9307
(26,8%)
3526
(10,2%)
Totale
Famiglie
34688
(100%)
Tav. 9 Famiglie residenti nel Comune di Andria per numero di componenti (Fonte: Ufficio anagrafe, Comune
di Andria)
Le famiglie residenti nel Comune di Andria al 31.12.2013 sono 34.688 (tav. 9). 2,9 è il numero medio di
componenti per famiglia. Ben oltre ¼ del totale delle famiglie è costituito da 4 componenti (26,8%), il
10,2% sono le famiglie numerose costituite da 5 componenti e oltre. Significativo è il dato riferito alle
famiglie composte da 1 e da 2 componenti (41,8%), si sottolinea che un importante 18,3% sono le famiglie
costituite da 1 sola persona.
Nuclei familiari
mono-personali
18 – 29 anni
30 – 59 anni
60 – 64 anni
65 – 69 anni
70 – 74 anni
75 e +
Totale famiglie
monopersonali
268
(4,2%)
1877
(29,5%)
399
(6,3%)
551
(8,7%)
667
(10,5%)
2596
(40,8%)
6358
(100%)
Tav. 10 Famiglie monopersonali per fascia di età (Fonte: Ufficio anagrafe, Comune di Andria)
A un successivo approfondimento del dato relativo alle famiglie composte da 1 sola persona (tav.10)
emerge un ulteriore importante dato e cioè che nel 40,8% si tratta di persone che hanno una età superiore
ai 75 anni, si può facilmente ipotizzare che si tratti di anziani soli per la grande maggioranza dei casi donne
vedove. Se a quest’ultimo dato si aggiungono tutte le persone anziane (cioè con età uguale o superiore ai
65 anni) si conta un importante 60%. Queste informazioni, da sole, sembrano indicare la strada principale
da percorrere in materia di programmazione sociale delle politiche per le persone anziane.
Il 35,8% delle famiglie monopersonali è formato da adulti mentre un interessante 4,2% è costituito da
giovanissimi e giovani.
13
Popolazione straniera residente
CLASSE DI ETA'
M
F
Totale
Totale %
0-2
32
24
56
4,5
3-5
22
19
41
3,3
6-9
20
18
38
3,1
10 - 14
21
18
39
3,2
15 - 17
9
19
28
2,3
18 - 24
59
47
106
8,6
25 -29
76
93
169
13,7
30 - 34
101
92
193
15,6
35 - 39
91
105
196
15,9
40 - 44
54
82
136
11,0
45 - 49
27
77
104
8,4
50 - 54
27
50
77
6,2
55 - 59
7
26
33
2,7
60 - 64
2
11
13
1,1
65 - 69
0
3
3
0,2
70 - 74
0
2
2
0,2
75 e oltre
1
1
2
0,2
Totale
549
687
1236
100,0
Tav.11 Popolazione straniera residente al 31.12.2013 (Fonte: Ufficio anagrafe, Comune di Andria)
Nel Comune di Andria, al 31.12.2013 risultano residenti 1236 stranieri regolari, il 55,6% dei quali sono
maschi e il 44,4% sono femmine. Dalla analisi dei dati espressi in forma percentuale (tav. 11) si evince che
le persone straniere residenti sono fondamentalmente maschi e femmine giovani e giovani adulti, infatti il
53,7% del totale ha una età compresa tra i 18 e i 39 anni a fronte dello 0,6% di ultra 65enni. A questo si
aggiunge un significativo 7,8% di bambini con età inferiore ai 5 anni. A tale proposito, si evidenzia che i
bambini stranieri residenti 0-2 anni sono in media 1,5% in più dei bambini italiani residenti sebbene dal
2006 hanno perso quasi 1 punto percentuale.
14
M
31.12.2006
M%
195
50,5
F
F%
191
49,5
TOTALE
386
31.12.2013
549
44,4
687
55,6
1236
Tav.12 Popolazione straniera residente 2006/2013 (Fonte: Ufficio anagrafe, Comune di Andria)
Dalla lettura della tav.12 si evince chiaramente che nell’ultimo settennio il numero degli stranieri regolari
residenti, nel Comune di Andria, è più che triplicato a netto vantaggio delle femmine infatti mentre nel
2006 il rapporto maschi/femmine tra i residenti stranieri era vicinissimo a 1:1 (il 50,5% di maschi a fronte
del 49,5% di femmine), nel 2013 si evidenzia uno scarto di oltre l’11% . In particolare le femmine risultano
nettamente più numerose rispetto ai maschi nella fascia di età 40 – 64 anni.
Aree di particolare evidenza emerse dalla analisi socio – demografica. Evoluzione della domanda sociale
 Popolazione minorile. Il Comune di Andria fa registrare una presenza significativa di bambini di età
0-2 anni (rif. Progetto PAC Infanzia - Andria), superiore sia al dato provinciale che a quello
regionale. La stessa tendenza è rilevata a proposito della popolazione minorile in generale (0-17
anni) e delle fasce giovanili. A quest’ultimo proposito si evidenzia l’importante percentuale di
giovani che vivono da soli;
 Popolazione anziana. Dai dati emerge con forza e chiarezza la fragilità alla quale sono esposte le
persone ultra 5enni e, in particolare, le donne ultra75enni sole;
 Popolazione femminile. Una situazione a rischio di fragilità sociale viene individuata nella
popolazione femminile ultra50enne e in particolare tra le donne divorziate e separate, in aumento
significativo nel corso delle 2 precedenti programmazioni sociali. A quanto elaborato e analizzato in
questa sede, si aggiunge che, nella pratica quotidiana del Servizio Sociale Professionale, è sempre
più frequente la richiesta di sostegno da parte di questa tipologia di utenza;
 Famiglie. Sono in costante aumento i nuclei familiari composti da 1 solo componente, in
particolare famiglie monopersonali costituite da grandi anziani;
 Popolazione straniera. Aumentata in modo esponenziale nel corso dell’ultimo settennio.
 Povertà. A latere dei dati di natura socio–demografica rilevati e facendo riferimento all'esperienza
del settore socio sanitario ed alla concertazione realizzata, si evidenzia il preoccupante aumento
generale delle situazioni di fragilità socio-economica che sta investendo una quota di popolazione
in precedenza non coinvolta dal rischio di povertà. Aumentate sono anche le situazioni di povertà
e povertà estrema.
15
1.2 La dotazione infrastrutturale di servizi sociali, socio educativi e sociosanitari
La mappa delle strutture e dei servizi pubblici e privati autorizzati al funzionamento
Alla fase attuale della programmazione sociale, il Comune di Andria ha una dotazione infrastrutturale che
risponde fondamentalmente alle esigenze del territorio e agli indirizzi e orientamenti definiti nei precedenti
2 trienni di attuazione del Piano sociale di Zona.
ASILI NIDO (ART. 53)
N° UdO AUTORIZZATE
PUB
PRI
1
CENTRI LUDICI (ART. 90)
N° POSTI AUTORIZZATI
TOT
7
PUB
8
PRI
54
N° UdO AUTORIZZATE
TOT
117
PUB
171
PRI
0
LUDOTECHE (ART. 89)
N° POSTI AUTORIZZATI
TOT
2
PUB
2
PRI
0
N° UdO AUTORIZZATE
TOT
40
PUB
40
PRI
0
N° POSTI AUTORIZZATI
TOT
3
PUB
3
PRI
0
TOT
90
90
Tav. 1 Unità di offerta – strutture infanzia - autorizzate e iscritte al Registro regionale (Fonte - Registro regionale
delle strutture e dei servizi autorizzati all’esercizio delle attività socio – assistenziali, Regione Puglia)
Rispetto alla prima infanzia e alla conciliazione vita – lavoro, si rilevano complessive 10 unità di offerta
autorizzate al funzionamento e iscritte al relativo registro regionale ai sensi degli artt. 53 e 90 del reg. reg.
04/07.
Ai sensi dell’art.53 del r.r. 04/07 sono autorizzati:
4 asili nido, di cui 1 pubblico per n. 61 posti autorizzati e 3 privati per n. 78 posti
2 micro nidi privati per n. 15 posti
2 sezioni primavera private per n. 24 posti
Ai sensi dell’art 90 del r.r. 04/07 sono autorizzati:
2 centri ludici privati per la prima infanzia per n. 40 posti complessivi
Il territorio è servito anche da 3 ludoteche (art. 89 del r.r. 04/07) private per complessivi n. 90 posti alle
quali si aggiungono 5 unità di offerta di Servizi educativi per il tempo libero di cui 4 esclusivamente rivolta a
minori e 1 rivolta a minori e disabili.
centro socio educativo (ART. 52)
N° UdO AUTORIZZATE
PUB
PRI
0
TOT
4
comunità educativa (ART. 48)
N° POSTI AUTORIZZATI
PUB
4
PRI
0
N° UdO AUTORIZZATE
TOT
80
PUB
80
PRI
0
TOT
5
gruppo appartamentio (ART. 51)
N° POSTI AUTORIZZATI
PUB
5
PRI
0
N° UdO AUTORIZZATE
TOT
45
PUB
45
PRI
0
N° POSTI AUTORIZZATI
TOT
1
PUB
1
PRI
0
TOT
4
4
Tav. 2 Unità di offerta – strutture minori - autorizzate e iscritte al Registro regionale (Fonte - Registro regionale
delle strutture e dei servizi autorizzati all’esercizio delle attività socio – assistenziali, Regione Puglia)
Sono presenti 4 Centri socio educativi privati per minori (art. 52 del r.r. 04/07) per complessivi n. 80 posti, 5
Comunità educative private (art 4 del r.r. 04/07) per complessivi n. 45 posti e 1 Gruppo appartamento
privato (art 51 del r.r. 04/07) con 4 posti. Si aggiungono 2 unità di offerta territoriale di Servizi di sostegno
alla famiglia e alla genitorialità (art. 93 del r.r. 04/07) rivolti alla generalità delle famiglie presenti sul
territorio e un Servizio ADE per minori e minori disabili erogato attraverso l’istituzione di un albo cittadino
di soggetti qualificati all'erogazione di servizi domiciliari educativi, a tale proposito si evidenzia che, al 2013,
sono iscritte in via definitiva alla sezione specifica dell’albo n. 3 Cooperative sociali.
Allo stesso albo cittadino sopra citato si fa riferimento per erogare il servizio SAD e ADI ad anziani, disabili e
soggetti psichiatrici. A questa sezione specifica sono iscritte in via definitiva n. 4 Cooperative sociali. Si
evidenzia che tre delle organizzazioni che erogano servizi domiciliari rivolti a minori, persone anziane,
disabili e soggetti psichiatrici, sono iscritte all’albo cittadino e sono autorizzate al funzionamento ai sensi
dell’art 87 del r.r.04/07 (SAD) e regolarmente iscritte al registro regionale.
(ART. 65)
N° SERVIZI AUTORIZZATI
N° POSTI AUTORIZZATI
PUB
PRI
TOT
PUB
PRI
TOT
0
1
1
0
52
52
(ART. 66)
N° SERVIZI AUTORIZZATI
N° POSTI AUTORIZZATI
PUB
PRI
TOT
PUB
PRI
TOT
0
1
1
0
22
22
Tav. 3 Unità di offerta – strutture anziani - autorizzate e iscritte al Registro regionale (Fonte - Registro regionale
delle strutture e dei servizi autorizzati all’esercizio delle attività socio – assistenziali, Regione Puglia)
16
Completano l’offerta di servizi per anziani: 1 Casa di riposo privata (art 65 del r.r.04/07) per n.52 posti, 1
Residenza sociosanitaria assistenziale (art. 66 del r.r.04/07) per n.22 posti e 1 Servizio educativo per il
tempo libero (art 103 del r.r.04/07).
(ART. 60)
N° STRUTTURE AUTORIZZATE
N° POSTI AUTORIZZATI
PUB
PRI
TOT
PUB
PRI
TOT
0
1
1
0
30
30
(ART. 105)
N° STRUTTURE AUTORIZZATE
N° POSTI AUTORIZZATI
PUB
PRI
TOT
PUB
PRI
TOT
0
2
2
55
55
Tav. 4 Unità di offerta – strutture disabili - autorizzate e iscritte al Registro regionale (Fonte - Registro regionale
delle strutture e dei servizi autorizzati all’esercizio delle attività socio – assistenziali, Regione Puglia)
Per le persone disabili, sono presenti sul territorio: 2 Centri sociali polivalenti privati (art 105 del r.r.04/07)
per complessivi n. 55 posti a cui si aggiunge 1 Centro socio educativo diurno (art 60 del r.r.04/07) per n.30
posti.
Comunità alloggio per gestanti e madri con
figli a carico (ART. 74)
Alloggio sociale per adulti in difficoltà (ART.
76)
Centro di pronta accoglienza per adulti (ART.
77)
Centro notturno di accoglienza per persone
senza fissa dimora (ART. 81 ter)
N° UDO
N° POSTI
N° UDO
N° POSTI
N° UDO
N° POSTI
N° UDO
N° POSTI
1
8
2
12
2
8
1
8
Tav. 5 Unità di offerta – strutture per adulti in difficoltà - autorizzate e iscritte al Registro regionale (Fonte - Registro
regionale delle strutture e dei servizi autorizzati all’esercizio delle attività socio – assistenziali, Regione Puglia)
Nell’ultimo triennio si è organizzato e sviluppato sul territorio un ventaglio di strutture per la risposta alle
povertà e alle emergenze sociali. Risultano autorizzate al funzionamento e iscritte al registro regionale: 1
Comunità alloggio per gestanti e madri con figli a carico (art 74 r.r. 04/07) per n. 8 posti, 3 Alloggi sociali per
adulti in difficoltà (art 76 r.r. 04/07) per complessivi n.18 posti, 2 Centri di pronta accoglienza per adulti (art
77 r.r. 04/07) per complessivi n. 8 posti, 1 Centro notturno di accoglienza per persone senza fissa dimora
(art 81.ter r.r. 04/07) per complessivi n. 8 posti. A ciò si aggiunge un servizio territoriale Tutor (art. 91 r.r.
04/07).
A quanto in narrativa si aggiungono 2 servizi di accesso: 1 Sportello sociale (art. 84 r.r. 04/07), 1 Sportello
immigrati (art. 108 r.r. 04/07).
Alla dotazione di strutture e servizi in essere nel Comune di Andria, si aggiungono altre strutture pubbliche
e private finanziate con fondi P.O. F.E.S.R. 2007/2013 e in corso di completamento strutturale. Nello
specifico 1 Centro socio educativo diurno privato (art 60 del r.r.04/07), 1 Comunità alloggio (art. 55 r.r.
04/07), 1 Centro di ascolto per le famiglie (art. 93 r.r. 04/07) e 1 Centro antiviolenza (art. 107 r.r. 04/07).
I servizi a titolarità pubblica e i servizi privati convenzionati
Come si evince dalla mappa dei servizi e delle strutture, per la maggior parte si tratta di unità di offerta a
titolarità privata dalle quali il settore sociosanitario acquista prestazioni sulla base degli interventi
individualizzati predisposti dal Servizio sociale professionale. A totalità pubblica vi è un solo servizio di asilo
nido comunale e i servizi che l’ente esternalizza a terzi attraverso specifiche e idonee procedure
amministrative.
Una menzione a parte meritano gli albi cittadini dei soggetti qualificati all'erogazione di servizi domiciliari a
minori, disabili, anziani e soggetti psichiatrici nella forma di SAD e ADI rispetto ai quali l’ente locale
mantiene la titolarità del servizio che eroga attraverso il rilascio di voucher sociali ai richiedenti aventi
diritto e inseriti nello specifico programma dal Servizio sociale professionale.
Apposite e specifiche convenzioni sono state stipulate con gli enti gestori dei servizi per prima infanzia ed
adolescenza e con gli enti gestori di servizi ex art 105 rivolti a disabili, iscritti al catalogo regionale
dell'offerta di servizi per l’infanzia e l’adolescenza per la gestione della misura regionale relativa
all'erogazione dei Buoni di conciliazione.
17
Punti di forza e punti di criticità nella dotazione attuale, maggiori fabbisogni
Il punto di forza del sistema di servizi attualmente in essere sul territorio è sicuramente dato dal sistema di
erogazione dei servizi domiciliari attraverso voucher sociali. Tale metodologia è risultata essere la più
vicina e rispondente ai bisogni ed alle specificità di ciascun utente il quale ha facoltà di scegliere
l’organizzazione che meglio soddisfa le proprie necessità. In tal modo l’utente - cittadino esercita
concretamente e attivamente i diritti sociali di cui è titolare.
Altro punto di forza, maturato dall’esperienza realizzata in materia di contrasto alle povertà, emergenze ed
urgenze sociali, è costituito dalla strutturazione sul territorio di un ventaglio di servizi di accoglienza
(regolarmente autorizzati al funzionamento ed iscritti al registro regionale) che insieme riescono, sia pure in
maniera limitata rispetto al bisogno intercettato dal pronto intervento sociale, a dare risposte alle diverse e
molteplici situazioni di povertà e di povertà estrema.
Le strutture sociali presenti sul territorio rispondono fondamentalmente alla domanda pubblica di posti
utente, niente si può supporre della domanda privata.
Il punto di debolezza è nella dotazione di strutture e servizi semiresidenziali per anziani di cui il territorio è
del tutto carente se non fosse per la presenza di organizzazioni del terzo settore che autonomamente
gestiscono luoghi pubblici destinati alle attività di aggregazione e socializzazione attraverso l’utilizzo di
immobili non aventi il dimensionamento regionale previsto per l’autorizzazione di centri polivalenti anziani
ex art 106.
Alla mancanza di un luogo pubblico destinato a contenitore polifunzionale per le famiglie si è sopperito
nelle due precedenti programmazioni con il farsi carico dei maggiori costi di gestione dei servizi nei
capitolati di gara. Nel contempo si è provveduto a presentare a candidatura FESR la riqualificazione di un
edificio pubblico destinato a Centro per le famiglie. I lavori sono nelle fasi finali e il contenitore sarà aperto
alle famiglie nel corso della presente programmazione. Lo stesso è stato fatto per il Centro antiviolenza. A
regime, questi due servizi e presidi territoriali amplieranno e potenzieranno la capacità del settore
sociosanitario di rispondere alle diverse istanze dei cittadini.
1.3 L’attuazione del sistema di obiettivi di servizio per il welfare territoriale tra il 2010 e il 2013
Il ruolo attivo della cittadinanza sociale e delle organizzazioni sindacali ha consentito il raggiungimento di
un risultato condiviso ed impegnativo considerata la sempre maggiore contrazione dei trasferimenti di
risorse ai Comuni. La mappatura dell’offerta dei Servizi e delle prestazioni socio-sanitarie locali riguardanti
l’Ambito territoriale di Andria ricadono nelle 7 macro aree di intervento riferibili a:
1) Accoglienza ( Segretariato sociale, PUA, UVM, PIS)
2) Responsabilità familiari e Diritti dei Minori (Servizio Sociale Professionale, Tutela Minori, Servizi
residenziali e semi-residenziali minori, Servizi residenziali in favore di madri con figli minori,
Potenziamento servizi prima infanzia, Affido familiare, Sostegno alla genitorialità, Assistenza
domiciliare educativa, Ludoteca, Centri di quartiere per minori, giovani e famiglie, Studio assistito –
Potenziamento didattico)
3) Politiche di contrasto ai fenomeni dell’abuso e maltrattamento (Equipe multidisciplinare
specialistica su abuso e maltrattamento, Centro antiviolenza)
4) Età anziana, Disabilità e Salute mentale (Servizio Sociale Professionale, Assistenza domiciliare
integrata anziani, Assistenza domiciliare sociale anziani, Integrazione rette di ricovero anziani,
Centri per anziani, Assistenza domiciliare sociale disabili adulti e minori, Servizi semi residenziali
integrati per disabili e per disabili adulti, Trasporto speciale disabili, Trasporto disabili da e per i
centri di riabilitazione, Contributi grandi invalidi , Barriere architettoniche, Assistenza domiciliare in
favore di cittadini con patologie psichiatriche)
5) Disagio adulti e Immigrazione (Servizio Sociale Professionale, Contributi assistenza economica,
Inclusione sociale donne, Inclusione sociale, Emergenza sociale abitativa, Prima Accoglienza,
servizio di mediazione culturale, Centro notturno per persone senza fissa dimora, Centri di pronta
accoglienza in favore di cittadini in situazioni di povertà estrema, Dipendenze patologiche)
6) Azioni interventi a sostegno del Welfare territoriale
7) Interventi ed azioni a valere su fondi statali o regionali vincolati ( Prima dote, Assegno ai nuclei
18
familiari con tre figli minori, Assegno di Maternità, Assegno di Cura, Assistenza indiretta
personalizzata, Contributo integrativo canone di locazione, Famiglie numerose)
Per ciò che attiene l’area Accoglienza, è stata attivata una “Porta Unitaria d’Accesso” di Ambito ex DGR
691/2011 che condividendo modalità, procedure e quindi modulistica d’accesso alle prestazioni sociosanitarie, opera attraverso i due punti d’Accesso costituiti dal Settore Socio-Sanitario del Comune e dalla
sede del Distretto Sanitario, così come l’Unità di Valutazione Multimensionale ha perseguito una
performance superiore al precedente ciclo di programmazione riscontrando un'adeguata stabilizzazione
quantitativa in rapporto al numero di utenti esaminati; in particolare gli incontri dell’UVM validi sono
risultati essere stati nel triennio 2010-2012 pari a n° 101 per un numero complessivo di utenti esaminati
(soggetti disabili compresi AIP, anziani e adulti) di n° 2583.
Il Segretariato sociale, sportello di primo ascolto del cittadino e accoglienza della domanda che offre
informazioni e prima consulenza per orientarsi e accedere ai servizi socio- assistenziali e socio sanitari
presenti sul territorio ha attivato, come previsto, il servizio progettato con n°1 punto di accesso presso il
Comune di Andria.
Il PIS - Pronto Intervento Sociale – che fornisce una risposta immediata a situazioni di emergenza sociale
mediante l’attivazione di servizi pubblici di rete, a partire dal 2010, ha attivato, inoltre, una
sperimentazione territoriale (co-progettata con il Terzo Settore e le varie istituzioni territoriali competenti)
al fine di prestare immediato soccorso ai cittadini residenti con temporanea situazione di emergenza
durante i mesi più caldi dell’estate e più freddi dell’inverno.
Più articolati e complessi i Servizi/Interventi afferenti all’area Responsabilità familiari e Diritti dei Minori.
Gli obiettivi del precedente periodo di programmazione risultano parzialmente raggiunti: il Servizio Sociale
Professionale garantisce una performance di n°5 Assistenti sociali per le Responsabilità familiari e i diritti
dei minori mentre l’ Assistenza domiciliare educativa si attesta su n°29 nuclei familiari serviti già al 31. 12.
2012.
I servizi residenziali e semi residenziali per minori riguardano i Servizi dei Centri diurni (art. 52-104 RR
4/2007) minori (Centri di ascolto per le famiglie) con un parametro assolutamente rispettato in
considerazione anche della rete di ben sette sedi dei due Centri diurni polivalenti (Obiettivo di servizio : 1
Centro per ambito e/o sostegno alla genitorialità in ogni Comune ).
Un approfondimento sintetico merita il “sistema” degli asili nido e altri servizi socio-educativi per la prima
infanzia: sistema composito che ha visto la realizzazione e la messa a regime, proprio nel periodo in
questione, di una nuova struttura comunale che ha rafforzato la rete di servizi disponibili sul territorio ed
erogati da strutture di natura privata sebbene quasi tutte accreditate attualmente nel sistema regionale dei
Buoni di Conciliazione: la perfomance di servizio realizzata è quindi chiaramente consequenziale.
In materia di Affido i numeri di percorsi familiari vedono un totale di 11 affidamenti (intra ed extrafamiliare)
in relazione al requisito richiesto a livello regionale per l’attuazione del progetto speciale sull’Affido di
prossima attuazione che permetterà la realizzazione dell’Anagrafe delle Famiglie affidatarie e il
perseguimento di percorsi di deistituzionalizzazione più cospicui rispetto a quanto raggiunto nel periodo
2010-2013. Come per l’Affido, anche per l’Adozione è stata istituita l’ Equipe specifica integrata tra Servizi
sociali e ASL.
Il seguente quadro sinottico dei risultati e delle tipologie di Servizi/Interventi mette in evidenzia il saldo
positivo e crescente nella quasi totalità delle erogazioni, puntando l’accento sulle tipologie che denotano
una maggiore “richiesta” e utilizzo, sintomatica per la programmazione triennale successiva.
Servizio
Numero Utenti
2010
2011
2012
Tutela Minori
431
444
473
Servizio residenziale minori
34
33
41
Servizio semi -residenziale minori
33
37
35
19
Servizio residenziale madri con
figli minori
4
3
4
Potenziamento Servizi Prima
Infanzia
5
8
8
8
10
11
6 famiglie
8 famiglie
9 famiglie
2 Centri
2 Centri
2 Centri
248 Famiglie
221 Famiglie
263 Famiglie
6 Famiglie / incontri
protetti
8 Famiglie / incontri
protetti
8 Famiglie / incontri
protetti
228 incontri protetti
252 incontri protetti
155 incontri protetti
32 famiglie
29 famiglie
69 minori
49 minori
Affido familiare
Sostegno alla genitorialità
Assistenza domiciliare educativa
29
Ludoteca
42
35
30
Centri di quartiere minori, giovani
e famiglie
950
800 minori 150
famiglie
700 minori 140
famiglie
Studio assistito – Potenziamento
didattico
39
39
39
I Servizi/Interventi afferenti all’area delle Politiche di contrasto ai fenomeni dell’abuso e maltrattamento
hanno riguardato la relativa Equipe multidisciplinare specialistica ed il Centro antiviolenza.
Il Comune di Andria si è dotato, già dal precedente periodo di programmazione, di una propria Equipe
multidisciplinare in materia.
Tale Equipe è integrata e vede il coinvolgimento di diversi e complementari servizi territoriali ed ha
promosso azioni di sistema per potenziare interventi e collaborazioni interistituzionali e favorire ordine e
coerenza.
A seguito della sottoscrizione dell’accordo di programma tra Provincia Barletta Andria Trani, ASL BAT e
Ambiti territoriali della provincia BAT, il Comune di Andria ha aderito al Piano provinciale di interventi per
la lotta contro la violenza.
Il Piano finanziato dalla Regione Prevede il trasferimento alla Provincia di tutte le risorse programmate in
sede di Piano Sociale di Zona per la violenza . Il Piano prevede l’attivazione di n° 2 Centri Antiviolenza su
base provinciale e l’attivazione di n° 1 Casa Rifugio a livello provinciale.
Stante il trasferimento nel 2012 delle risorse programmate per i Centri Antiviolenza alla Provincia BAT per
l’attuazione del PIL, nel 2012 non è stato possibile al momento attivare alcuna convenzione sul territorio
comunale, tuttavia notevole è stata l’attività posta in essere dall’Ambito in materia di abuso e
maltrattamento: nel 2012 risultano in carico al Settore n. 66 casi di cui n. 12 relativi a nuovi avvii per il
periodo successivo.
La quarta area che rientra nell’attuazione del sistema degli obiettivi di servizio è quella della Età anziana,
Disabilità e Salute mentale.
20
Il quadro sinottico dei risultati e delle tipologie di Servizi/Interventi evidenzia l’importanza degli stessi
servizi e strutture (l’attuazione è in compartecipazione gestionale anche con la ASL) nonché del bacino di
utenti interessato, per diversa tipologia e comunque per numero.
Servizio
2010
2011
2012
ADI anziani
45
105
108
Assistenza domiciliare sociale anziani
43
50
67
Integrazione rette di ricovero anziani
39
38
33
Centri per Anziani
407
350
400
Assistenza domiciliare integrata disabili
14
17
14
134
130
Assistenza domiciliare sociale disabili e minori
115
Servizi semi residenziali integrati per disabili
12
20
13
Attività semi residenziali sociali per disabili
Non
attivato
8
19
Attività semi residenziale estive per disabili adulti
42
36
42
Tirocini formativi disabili
8
Non
attivato
Non attivato
Trasporto speciale disabili
12
12
11
Trasporto disabili centri di riabilitazione
30
56
56
Contributo grandi invalidi
2
2
2
Barriere architettoniche
13
16
2
Assistenza domiciliare in favore di cittadini affetti da patologie
psichiatriche
13
23
20
Innanzitutto il Servizio Sociale Professionale garantisce una performance di n°2 Assistenti sociali, per ciò
che attiene al Servizio ADI Assistenza integrata domiciliare anziani (prestazioni domiciliari sociali ed
infermieristiche erogate a domicilio) così come SAD Assistenza domiciliare sociale anziani (prestazioni
domiciliari sociali erogate a domicilio) l’obiettivo è tendenzialmente raggiunto se si tiene presente
l’oscillazione numerica dovuta alla differenza tra il numero utenti e/o il numero posti. Entrambi i Servizi
sono soggetti a compartecipazione dell’utenza ai sensi del vigente regolamento regionale n. 4/2007 e del
Regolamento comunale di attuazione.
L’intervento di Integrazione rette per il ricovero anziani, interessa la quota parte per l’inserimento in
Centri diurni Alzheimer (art. 60ter RR 4/2007) in territorio extra Ambito, non essendo attualmente presente
sul territorio un centro di assistenza specializzato in patologie neurodegenerative gravi, l’Ambito si fa
21
carico di integrare i costi per le cure specialistiche degli utenti richiedenti e in possesso dei requisiti di
eleggibilità ai benefici economici di questo genere.
Per ciò che attiene la realizzazione di Servizi/Interventi in favore di persone anziane è stata garantita
l’esistenza sul territorio di n° 2 Centri per anziani, di cui uno sito presso la villa Comunale ed un secondo
presso Piazza Augusto Murri. L’obiettivo di servizio Centri diurni anziani (art. 106 RR 4/2007) è condivisibile
e tendenzialmente raggiungibile con il Servizio/Intervento dei Centri diurni disabili (art. 105 RR 4/2007) e
dei Centri diurni disabili art. 60 RR 4/2007.
Sono stati avviate delle specifiche attività di Integrazione di alunni con disabilità ex art. 92 del Regolamento
regionale 4/2007 con l'istituzione della relativa équipe da parte della ASL territoriale e al fine di garantire il
mantenimento degli standard di servizio regionali previsti.
L’obiettivo di garantire all’Ambito territoriale andriese un servizio di Trasporto sociale per persone con
disabilità è perseguito grazie al Trasporto speciale disabili in generale (attivabile anche a chiamata) ed al
Servizio di Trasporto dei disabili minori e adulti da e per i centri di riabilitazione ex art 26. Questo Servizio è
gestito dalla ASL e compartecipato dal Comune di Andria per il 60% del costo dello stesso.
Con il Piano Sociale di Zona 2010/2012, il fondo per l’erogazione del contributo economico per il
superamento delle barriere architettoniche negli edifici privati è stato demandato ai Comuni e finanziato
con risorse del Piano Sociale di Zona, ciò ha consentito di limitare notevolmente l’arretrato delle richieste
inevase, di ridurre i tempi di attesa e di consentire una gestione corrente delle richieste da parte dei
cittadini; tuttavia la performance corrente per il periodo 2010-2013 denota un limite inferiore a quanto
indicato dai parametri regionali a causa della necessità di anticipo totale delle spese da parte del
richiedente/beneficiario.
L’Assistenza domiciliare in favore di cittadini affetti da patologie psichiatriche (ovvero prestazioni
domiciliari sociali ed infermieristiche erogate a domicilio) vede al 31.12.2013 il raggiungimento del
parametro regionale di 10 utenti in carico (a 6 ore medie settimanali) ogni 100 utenti CSM con 17 posti
utente organizzati in cicli di erogazione del servizio a carattere semestrale.
Il Disagio adulti e Immigrazione ha ricompreso un ventaglio composito di Servizi e Interventi attuati tra i
quali, ai fini dell’attuazione del sistema di obiettivi di servizio per il Welfare, una priorità importante è data
dal sistema generale di Inclusione attiva per adulti, disabili, giovani ed ex-detenuti che ha realizzato 31
percorsi su diversi soggetti target. Per le situazioni di emergenza sociale abitativa gli interventi hanno
riguardato il riferimento a strutture quali l’alloggio sociale, il centro di prima accoglienza ed il centro
notturno contando, solo nel corso del 2013, il transito di addirittura 35 utenti; fenomeno, questo, che ben
evidenzia l’emergenza delle “povertà” in senso lato sul territorio dell’Ambito. Il dato riferito al
raggiungimento dell’obiettivo di servizio è rafforzato dallo schema sul numero di utenti /interventi
effettuati fino al 31.12.2012; drammaticamente evidente è l’aumento esponenziale nell'erogazione di
contributi economici, sintomatici del fenomeno e delle prestazioni del Centro notturno per persone senza
fissa dimora.
All’area tematica sono destinate n° 4 unità di Assistenti Sociali che oltre alle precedenti n°7 referenti per le
politiche sulle Responsabilità familiari e Diritti dei Minori e per l’area Età anziana, Disabilità e Salute
mentale rispettano pienamente la programmazione degli standard regionali e quindi i parametri di
attuazione del sistema di obiettivi di servizio per il Welfare territoriale 2010-2013.
Numero Utenti
Servizio
2010
2011
2012
Assistenza economica
701
962
1071
Inclusione sociale donne
83
75
70
22
Inclusione sociale
91
54
83
Emergenza sociale abitativa
16
10
17
Contributo Emigrati
1
0
0
Servizio di mediazione culturale
206
473
254
Centro notturno per persone senza fissa dimora
19
35
28
Centro di pronta accoglienza in favore di cittadini in
situazioni di povertà estrema
6
7
6
50
54
Percorsi inclusione lavorativa
Rispetto alle attività inerenti la Prima accoglienza ed il Servizio di mediazione culturale è stata realizzata la
Rete di Accesso /immigrati attraverso l’attivazione di n°1 sportello, istituito ex art. 108 RR 4/2007, come da
obiettivo regionale le cui prestazioni hanno registrato un picco nel 2011 con ben n°473 prestazioni
registrate.
Per ciò che riguarda gli interventi realizzati a contrasto delle Dipendenze patologiche, essi hanno riguardato
l’attuazione di percorsi inclusivi, come da previsione regionale, per utenti in carico al Ser.T., finalizzando li
attivamente su n°20 utenti in relazione ad un previsione macro di 10 percorsi inclusivi ogni 100 utenti Ser.T.
Le nuove aree Azioni ed interventi a sostegno del Welfare territoriale e quella degli Interventi ed azioni a
valere su fondi statali o regionali vincolati ( Prima dote, Assegno ai nuclei familiari con tre figli minori,
Assegno di Maternità, Assegno di Cura, Assistenza indiretta personalizzata, Contributo integrativo canone
di locazione, Famiglie numerose), non riguardano direttamente il raggiungimento di obiettivi di servizio
inseriti nell’attuazione del sistema regionale.
Servizio
Numero Utenti
2010
2011
2012
Prima dote - Minori
0
110
61
Assegno di maternità
584
525
395
Assegno ai nuclei familiari con tre figli
909
982
809
Assegno di cura
0
0
132
Assistenza indiretta personalizzata
0
0
42
Contributo integrativo canone di locazione
1.856
1.893
1.299
Famiglie numerose
0
52
62
Prima dote - Minori
0
110
61
Assegno di maternità
584
525
395
23
1.4 L’attuazione economico- finanziaria e capacita’ di cofinanziamento dei comuni
Con la riprogrammazione finanziaria del Piano Sociale di Zona per l’annualità 2013, l’attuazione della
progettazione sociale territoriale di Ambito è stata rivalutata ed estesa sino al 31/12/2013 e, di
conseguenza, tutte le valutazioni inerenti le risorse impegnate e liquidate vengono qui espresse tenendo
conto della programmazione finanziaria 2010/2013.
Dai dati consuntivi esaminati con riferimento al dato temporale 31/12/2013, considerando quindi
contestualmente le variazioni intervenute nella programmazione 2010-2013, anche a seguito
dell’approvazione del bilancio 2013, si evidenzia che il totale delle risorse programmate per il quadrienio
2010/2013 è stato pari ad € 30.888.831,92 (dato comprensivo del fondo per Assegno di Cura assegnato
dalla Regione Puglia in favore dell’Ambito ed elaborato al netto del coofinanziamento ASL)
Rispetto alle risorse impegnate a fronte della predetta programmazione alla data del 31/12/2013 si rilevano
impegni assunti per complessivi € 29.495.697,85 con una incidenza pari addirittura al 95,49% sul totale
delle risorse programmate (al netto della quota di coofinanziamento ASL).
Rispetto alle risorse liquidate a fronte della programazzione quadriennio 2010/2013 ,si verifica che il totale
delle stesse al 31/12/2013 è pari a € 21.472.155,22 e per la quarta annualità del Piano è similare alle
performance di spesa delle annualità precedenti.
I residui di stanziamento al 31.12.2013 equivalgono al complessivo di € 1.393.134,06 (comprensivi di €
224.708,2 relativi al Fondo Assegno di Cura , che sarà successivamente oggetto di restituzione alla
Regione Puglia).
Pertanto in sede di programmazione finanziaria allegata al presente Piano sociale di Zona il dato relativo ai
residui di stanziamento è pari ad € 1.168.425,8
La rimodulazione 2013 attesta che il budget totale disponibile di Piano Sociale di Zona per il quadriennio
2010/2013 è di complessivi € 39.685.276,92 di cui:

€ 753.906,90 sono riferiti a residui di stanziamento del I° Piano Sociale di Zona 2005/2007.

€ 6.280.367,99 sono riferiti a risorse regionali a co-finanziamento delle progettualità di piano;

€ 1.708.611,05 sono riferiti a risorse regionali a destinazione vincolata;

€. 3.962.825,04 sono riferite ad altre risorse pubbliche sempre a destinazione prevalentemente
vincolata;

€ 15.777,00 sono riferite a risorse trasferite dalla Regione alla Provincia BAT e da queste girate
all’Ambito territoriale per l’attuazione del PIL (Piano Interventi Locali sulla violenza)

€ 8.796.445, sono riferite al co-finanziamento ASL per i servizi integrati;

€ 18.167.343,94 sono riferite al co-finanziamento comunale per il quadriennio 2010/2013 di durata
del Piano Sociale di Zona.
La quota di co-finanziamento del Comune / Ambito di Andria per l’anno 2013 ammonta ad € 3.651.553,19 ,
mentre quello complessivo per il ciclo quadriennale ad € 18.167.343,94. Le altre risorse pubbliche che
contribuiscono al plafond per l’anno 2013 ammontano ad € 811.459,26: se ne desume, quindi, che il cofinanziamento medio annuale del Piano Sociale di Zona per il quadriennio 2010/2013 è pari ad €
4.541.835.98 , di fatto superiore alla spesa media consolidata del triennio 2006/2008 (€ 4.064.229,84)
richiesto dalla Regione come limite minimo di co-finanziamento comunale al Piano Sociale di Zona
2010/2012. Il mantenimento della quota di cofinanziamento comunale necessaria al raggiungimento per il
2013 di un equivalente livello di spesa del 2012 ha assicurato un intervento aderente alle istanze delle fasce
più deboli dei cittadini e ha garantito standard di prestazione efficaci.
Aree
Welfare d’Accesso
Risorse Programmate 2010-2013
€ 4.860.536,06
24
Asilo Nido
€ 2.284.585,43
Servizi comunitari a ciclo diurno
€ 6.421.120,69
Interventi monetari
€ 7.719.404,80
Strutture residenziali
€ 3.922.473,73
Servizi domiciliari
€ 4.857.432,20
Responsabilità Familiari
TOTALE
€ 823.279,01
€ 30.888.831,92
Le aree riferite al Welfare d’Accesso (15,73%), all’Asilo nido (7,40%), ai Servizi comunitari diurni (20,79%),
agli Interventi monetari (24,99%) e a quelli delle Strutture residenziali (12,70%), e relativa gestione degli
Servizi/Interventi, risultano essere in linea con la programmazione e il perseguimento degli obiettivi di
servizio 2010-2013 del II Piano di Zona. I servizi domiciliari hanno impegnato invece nel quadriennio il
15,72% delle risorse previste in sede di programmazione; mentre una minore incidenza è
rappresentata dall’Ambito delle Responsabilità familiari che chiudono con il 2,66% degli impegni nel
periodo 2010-2013.
25
1.5 Buone pratiche e cantieri di innovazione avviati
L’Albo cittadino dei soggetti qualificati all'erogazione di servizi domiciliari con l’utilizzo di voucher sociali
Nel corso del primo e secondo ciclo di programmazione sociale, e sulla scorta dell'esperienza consolidata in
materia di servizi domiciliari sociali e integrati con i servizi Asl erogati in favore di minori e minori disabili,
disabili, anziani e soggetti psichiatrici, l’Ufficio di Piano ha cantierizzato un percorso di riflessione tecnica e
metodologica al fine di sperimentare un nuovo modello gestionale per l’offerta di tale tipologia di servizi e
mirato all’accreditamento dei fornitori e all'emissione di voucher sociali quale strumento a sostegno della
libera scelta del cittadino.
In particolare, le finalità della sperimentazione hanno interessato:
 La diversificazione dell'offerta di servizi domiciliari e educativi, la loro articolazione e corrispondenza
alle diverse e specifiche esigenze dei cittadini-utenti;
 L’incentivazione di forme di concorrenza, tra i possibili soggetti erogatori, tese a migliorare la
qualità delle proposte e degli interventi e ad accrescere la capacità di accogliere e soddisfare le
esigenze di personalizzazione del servizio;
 La sperimentazione di nuove e diverse forme di relazione tra l’ente locale e gli organismi del privato
sociale;
 L’omogeneizzazione delle modalità di controllo della spesa sociale adottando uno strumento
economico di pagamento nuovo per il territorio quale il voucher sociale.
Con procedura di evidenza pubblica, l’ente ha costituito l’Albo dei Soggetti Qualificati abilitati alla
erogazione dei servizi di assistenza domiciliare previa compiuta definizione del Disciplinare operativo e
procedimentale che sviluppa il modello organizzativo – funzionale.
Il disciplinare dettaglia la procedura per l’iscrizione all’albo insieme ai contenuti operativi del servizio; il
tutto è corredato da schede tecniche e schemi di modelli.
Un passaggio importante è stato quello di attribuire il valore economico – finanziario del voucher. In questa
fase si è fatto riferimento al background della cooperazione sociale presente sul territorio ed al CCNL delle
cooperative sociali. Il valore economico del voucher sociale è stato così determinato in € 16,61 per le
prestazioni di SAD e ADI e in € 17,23 per le prestazioni educative. Tale valore sarà aggiornato in relazione al
costo del lavoro e ai costi standard stabiliti dalle istituzioni preposte per i servizi in specie.
I risultati di questa sperimentazione sono incoraggianti ed hanno fatto maturare la decisione di consolidare
il sistema messo a punto provando a perfezionare, nella fase di consolidamento, il modello di monitoraggio
– verifica – valutazione quali-quantitativa dei servizi in questo modo erogati e costruire ipotesi di
estensione del modello ad altri servizi.
La rete dei servizi per l’emergenza sociale abitativa
Da diversi anni esiste sul territorio di Andria una realtà diocesana denominata “Casa Accoglienza Santa
Maria Goretti”, che si occupava inizialmente di offrire pronta accoglienza e servizi di emergenza sociale ed
abitativa fondamentalmente ai migranti, a prescindere dal loro status. Negli anni, le conseguenze
drammatiche della crisi economica hanno allargato in misura esponenziale il numero e la tipologia di
interventi di emergenza e di prima necessità che a questa organizzazione vengono quotidianamente
richiesti. È aumentato infatti significativamente il numero di persone che a tale organizzazione si rivolgono,
a ciò si aggiunge che sempre più numerosi sono i cittadini italiani residenti che vi ricorrono. Con questa ed
altre organizzazioni si sono realizzati diversi incontri focus sul tema delle povertà, della povertà estrema e
delle situazioni a rischio di povertà. Il percorso fatto ha portato gli organismi del terzo settore a creare un
ventaglio di servizi di accoglienza presenti attivamente sul territorio e di cui il settore sociosanitario
usufruisce per rispondere, seppur ancora in misura notevolmente inferiore al bisogno espresso. Di fatto si è
data forma e struttura ad una significativa forza solidale espressa dal territorio.
Ad oggi il Comune di Andria può contare su diverse soluzioni logistiche di accoglienza in relazione alle
diverse fattispecie in cui possano versare cittadini e persone temporaneamente presenti sul territorio. Sono
stati organizzati ed autorizzati al funzionamento 1 Centro notturno di pronta accoglienza, 2 Centri di
accoglienza per adulti, 3 Alloggi sociali, 1 Comunità alloggio per donne gestanti e con figli a carico.
26
La rete per il pronto intervento sociale. Cantiere innovativo per le risposte alle emergenze e urgenze
sociali
Nel 2013, sulla base dell’esperienza fatta in materia di pronto emergenza freddo-caldo, è stato messo a
punto un progetto di Piano di intervento con relativo modello organizzativo e dettaglio di prestazioni e
procedure di intervento. L’intervento è stato ipotizzato ed organizzato come braccio operativo del Servizio
di Pronto Intervento Sociale di esclusiva competenza pubblica, che presuppone come requisito essenziale
per la sua operatività la reperibilità del Servizio sociale professionale ad oggi non ancora attiva. Il progetto è
in sostanza un protocollo operativo di servizio, sebbene limitato a determinati periodi dell’anno. Esso è di
fatto il risultato di incontri focus che hanno messo in rilievo la particolare vulnerabilità, in determinati
periodi dell’anno, di situazioni già precarie che si trasformano in emergenze di natura sociosanitaria spesso
drammatiche.
Tale protocollo è stato pensato quale sperimentazione dell’ente e di alcuni organismi del terzo settore
oggetto di valutazione ex post e eventuale revisione e ampliamento. Lo stesso ha aperto l’esperienza alla
partecipazione di tutti gli interlocutori interessati ed ha l’obiettivo di creare una rete sociale di cittadinanza
attiva ed attenta alle situazioni di precarietà e a rischio di emergenza sociosanitaria.
In questa programmazione si intende implementare, a partire da quanto fatto e dalla sua valutazione, un
cantiere di idee per il coinvolgimento delle diverse istanze del territorio e per il miglioramento del servizio.
In tal senso si intende coinvolgere, utilizzando anche le risorse finanziarie dedicate, l’associazionismo
presente sul territorio. Si ipotizza di allargare il cantiere alla riflessione metodologica sulle povertà in
generale. Al momento, la presente vuole essere un'ipotesi non strutturata nel dettaglio, poiché si intende
realizzata con modalità open space.
Sperimentazione di civile convivenza o Condominio sociale
L’ente, con il supporto del terzo settore il quale ha espresso forme specifiche di disponibilità, intende
sperimentare una forma di sostegno alla vita autonoma rivolta a singoli e famiglie che vivono situazioni di
isolamento sociale, senza supporto parentale, privi di abitazione e senza possibilità concreta di procurarsi
autonomamente una dimora stabile, ma che, tuttavia, non mostrano livelli di bisogno assistenziale di tale
intensità da richiedere interventi di inserimento in strutture residenziali.
L’idea della sperimentazione nasce dal fatto che alcune realtà del privato sociale hanno messo a
disposizione unità abitative con caratteristiche strutturali tali da poter accogliere singoli e/o famiglie in
condominio. L’idea è quella di realizzare un condominio sociale in cui sperimentare forme di civile
convivenza. Si sperimenterà, in tal modo, anche una particolare forma di collaborazione tra ente pubblico e
privato sociale in cui quest’ultimo affitta unità abitative a persone che, per fattori sociali e economici, non
hanno accesso al mercato immobiliare privato ed il Comune finalizza risorse economiche - da destinare alle
stesse persone – nella forma di contributi economici per l’inclusione sociale e vincolati al pagamento di
affitto e utenze. Il Comune affianca ai nuclei, in tal modo seguiti, il servizio di tutoraggio sulla base dei
progetti individualizzati di intervento predisposti del servizio sociale professionale, concordati e condivisi
tra le parti.
27
CAP. II- LE PRIORITA’ STRATEGICHE PER UN WELFARE LOCALE INCLUSIVO
2.1 LA STRATEGIA DELL’AMBITO TERRITORIALE PER IL CONSOLIDAMENTO DEL
SISTEMA DI WELFARE LOCALE
In armonia con le linee strategiche individuate dal Piano Sociale Regionale 2013- 2015, l’Ambito di Andria
ha pianificato il Piano Sociale di Zona 2014-2016, da un lato ottemperando alle indicazioni fornite dalla
Regione Puglia negli obiettivi di servizio da raggiungere e dall’altro, visti i mutamenti economici intervenuti
negli ultimi anni, ponendo attenzione agli aspetti di fattibilità e sostenibilità degli interventi proposti.
Il Piano Sociale di Zona 2014-2016 presenta, rispetto al precedente 2010-2012 ( prorogato dalla Regione
per il 2013), elementi di continuità: condivide infatti sia i valori fondativi di riferimento, sia buona parte
delle strategie generali, dei contenuti e dei metodi proposti, presentando inoltre elementi innovativi e
sperimentali di contesto regionale e locale. In particolare, i mutamenti economici e sociali intervenuti negli
ultimi anni hanno fatto rilevare situazioni di bisogno estremo, riconducibili alla presenza di gravi e
permanenti disabilità, caratterizzate dalla “multiproblematicità” dello stato di disagio tali da richiedere un
ricorso continuo alla struttura dei servizi. Povertà, invalidità gravi ed esclusione sociale, in molti casi, sono
correlate e rappresentano il prodotto di un insieme di cause: la mancanza di rapporti primari, a partire
anche dalla prima infanzia, l’interruzione di un percorso formativo, l’interruzione di rapporti familiari, la
perdita di lavoro, lo sfratto, l’insorgenza di una malattia mentale , l’esperienza di una reclusione o di una
dipendenza da alcool o stupefacenti. A volte cause ed eventi si sovrappongono. In alcuni casi hanno durata
limitata nel tempo e possono essere superati con supporti temporanei, mentre nei casi più gravi si rende
necessaria un’azione concertata dei diversi servizi ed una pluralità di interventi: assistenza economica,
accoglienza protetta, inserimento lavorativo, cura e reinserimento sociale. E’ cambiato anche lo scenario
sociale all’interno del quale si svolge l’azione delle famiglie con l’aumento consistente del numero delle
donne che lavorano, delle separazioni coniugali, delle famiglie monogenitoriali, della disoccupazione e della
precarietà economica. I problemi più rilevanti, anche per molte famiglie “normali”, derivano dalla crisi del
mercato del lavoro che genera precarietà nei progetti di vita, soprattutto nei giovani, dalla difficoltà
conciliare le cure familiari e dei figli con impegni lavorativi, dalla mancanza di progetti di orientamento
professionale, tirocini formativi e apprendistato necessari, questi ultimi, nella fase di passaggio dalla scuola
al mondo del lavoro. I dati emersi sui bisogni dimostrano quanto sia ricorrente sia la richiesta di aiuti
economici dettati della presenza di basso reddito insufficiente a soddisfare i bisogni primari, sia la richiesta
di alloggi popolari a causa dell’elevato costo del canone di locazione delle private abitazioni. Sono
fortemente avvertite anche esigenze di socializzazione che interessano tutte le fasce di età: bambini,
giovani, adulti e anziani. Gli anziani, in particolare, chiedono risposte adeguate ai loro bisogni: servizi
domiciliari, assistenza sanitaria domiciliare, servizi alternativi al ricovero che leniscano situazioni di
solitudine. A questi bisogni l’Ambito, nel triennio precedente, ha cercato di dare risposta mediante il
Servizio di Assistenza Domiciliare ed Integrata, anche se quest’ultimo richiede potenziamento e
qualificazione. Pertanto, da quanto sopra indicato, emerge che sono cambiati i bisogni, le domande e le
aspettative di vita della popolazione, per cui devono essere rivisti ed adattati gli strumenti e le modalità con
cui le Istituzioni Pubbliche e la Società Civile rispondono alle attese dei cittadini. Bisogna rafforzare ciò che
nello scorso triennio ha raggiunto dei buoni livelli di rispondenza ai bisogni, implementando gli interventi
già posti in essere ed attivandone di nuovi al fine di fronteggiare le nuove esigenze della popolazione.
Partendo da questa considerazione, sulla scorta delle linee guida emanate con il Piano Regionale Politiche
Sociali 2013 – 2015 dalla Regione Puglia, l’Ambito Territoriale di Andria ha inteso programmare le azioni e
28
gli interventi più appropriati a livello locale per raggiungere gli obiettivi prefissati per ciascuna area di
intervento.
2.1.1 I SERVIZI PER LA PRIMA INFANZIA E LA CONCILIAZIONE DEI TEMPI
L’incremento della presenza femminile nel mercato del lavoro, i cambiamenti intercorsi nella struttura
familiare, il calo demografico e l’invecchiamento della popolazione attiva hanno fatto del tema della
conciliazione famiglia-lavoro uno dei temi caldi anche nel nostro Paese. Le politiche inerenti la conciliazione
tra vita familiare e vita professionale stanno gradualmente conquistando una posizione di rilievo, tanto da
essere anche condivise a livello comunitario dalla Commissione Europea che definisce così la conciliazione
dei tempi lavoro-famiglia: "Introduzione di azioni sistemiche che prendono in considerazione le esigenze
della famiglia, di congedi parentali, di soluzioni per la cura dei bambini e degli anziani, e lo sviluppo di un
contesto e di un'organizzazione lavorativa tali da agevolare la conciliazione delle responsabilità lavorative e
di quelle familiari per le donne e gli uomini". L'organizzazione del lavoro e la gestione delle risorse umane
nelle imprese è uno degli ambiti principali di intervento in quanto è determinante nel penalizzare o, al
contrario, favorire l'equilibrio tra tempi di vita e di lavoro, nel bloccare o agevolare le pari opportunità di
carriera tra uomini e donne e, più in generale, nel danneggiare o promuovere il benessere psicofisico delle
persone. Per questo motivo nasce in Italia La Legge 8 marzo 2000 n.53 "Disposizioni per il sostegno della
maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle
città. La Regione Puglia con la Legge Regionale 10 luglio 2006 n.19 - "Disciplina del Sistema integrato dei
servizi sociali per la dignità e il benessere delle donne e degli uomini di Puglia ", ed in particolare con l'Art.
28 ha offerto nuove opportunità per quanto riguarda le politiche di conciliazione dei tempi di vita e di
lavoro e armonizzazione dei tempi delle città.
Successivamente è con la Legge Regionale 21 marzo 2007 n.7 "Norme per le politiche di genere e i servizi di
conciliazione vita-lavoro in Puglia", arrivata dopo sette anni dalla pubblicazione della Legge nazionale 8
marzo 2000 n.53 che la Regione ha inteso dotare il territorio pugliese di una normativa organica sulle
politiche di genere, che potesse garantire "in ogni campo dell'attività politica, sociale, familiare, scolastica,
professionale e lavorativa il principio della parità tra i sessi, valorizzando la consultazione degli organi di
parità e pari opportunità istituiti con legge regionale", in coerenza con gli indirizzi della programmazione
nazionale ed europea. L’Ambito di Andria, già nella precedente triennalità, per dare risposte alla crescente
richiesta di interventi di conciliazione si è dotato di servizi strutturati e organizzati, oltre che regolarmente
autorizzati dal settore socio sanitario dell’Ente. Sono state infatti costituite complessive 10 unità di offerta
autorizzate al funzionamento e iscritte al relativo registro regionale ai sensi degli artt. 53 e 90.
Ai sensi dell’art.53 del r.r. 04/07 sono autorizzati:
-
4 asili nido, 1 pubblico per n. 61 posti autorizzati, 3 privati per n. 78 posti
-
2 micro nidi privati per n. 15 posti
-
2 sezioni primavera private per n. 24 posti
Ai sensi dell’art 90 del r.r. 04/07 sono autorizzati:
-
2 centri ludici privati per la prima infanzia per n. 40 posti in totale.
29
La necessità di promuovere un'equilibrata conciliazione tra vita professionale e vita familiare è uno dei temi
cruciali che animano il dibattito relativo alla partecipazione al mercato del lavoro ed è in particolare nel
Comune di Andria un tema che riguarda soprattutto le donne.
Il nuovo Piano Sociale di Zona intende intervenire con azioni concrete che garantiscano lo sviluppo delle
politiche per la prima infanzia al fine non solo di aumentare la qualità della vita delle famiglie andriesi e
delle donne, ma anche e soprattutto, aumentare l'occupazione femminile e con essa, la ricchezza della
città.
Obiettivo tematico
Consolidare e ampliare il sistema di offerta e domanda della rete dei servizi socio-educativi per l’infanzia
Risultati attesi
1. Consolidamento e ampliamento della rete dei servizi socio-educativi
Azioni da realizzare
 Accrescere la dotazione di posti nido (pubblici o convenzionati)
 Estendere il periodo di apertura dell’asilo nido nell’anno e nel numero di ore.
 Attuare le procedure amministrative per l’erogazione dei Buoni servizio di conciliazione per
l’accesso ai servizi per l’infanzia a nuclei familiari con minori 0-36 mesi per l’utilizzo dei servizi di
asilo nido/micro nido e servizi integrativi per la prima infanzia presenti sul territorio del Comune
di Andria
 Erogazione del fondo Prima dote per i nuovi nati
30
Obiettivo tematico
Promuovere la realizzazione di progetti integrati per favorire la conciliazione - vita lavoro
Risultati attesi
1. Incremento delle azioni e dei progetti integrati per la conciliazione vita-lavoro
Azioni da realizzare
 Realizzazione dello Studio di Fattibilità per i Piani Territoriali dei Tempi e degli Spazi
31
OBIETTIVI TEMATICI
RISULTATI ATTESI
VALORI TARGET
OB. DI SERVIZIO
Consolidare e ampliare il
sistema
di
offerta
e
domanda della rete dei
servizi socio-educativi per
l’infanzia
Consolidamento/
ampliamento della rete
dei
servizi
socio
educativi per l’infanzia
Promuovere la realizzazione
di progetti integrati per
favorire la conciliazione vitalavoro
Incremento delle azioni n. 1 Studio di
e dei progetti integrati fattibilità/Ambito
per la conciliazione vitalavoro
INDICATORI DI RISULTATO
35% dei Comuni 161 posti nido
Pugliesi dotati di
servizi
nido
(indicatore
S.04
Piano di Azione Ob.
Servizi) 6 posti nido
(pubblici
o
convenzionati) ogni
100 bambini 0- 36
mesi
(indicatore
S.05 Piano di Azione
Ob. Servizi)
n.1 Studio di fattibilità
32
2.1.2 IL SOSTEGNO DELLA GENITORIALITÀ E LA TUTELA DEI DIRITTI DEI MINORI.
Il processo di cambiamento della famiglia, acceleratosi negli ultimi anni, ha prodotto mutamenti rilevanti
nel suo modo di porsi come soggetto/oggetto nel mondo dei servizi. Gli indicatori demografici
testimoniano:
1. aumento della popolazione, dovuto principalmente al fenomeno immigratorio, in particolare straniero;
2. aumento dello squilibrio demografico tra classi di età (0-14 anni e 65 anni e più);
3. natalità legata in modo sempre più significativo ai nati stranieri;
4. aumento delle famiglie straniere e contestuale diminuzione del numero medio dei componenti;
5. consistente fenomeno delle separazioni e dei divorzi.
Di fronte a tale processo di cambiamento, ed in ragione del fatto che alle Amministrazioni Comunali è
conferito un compito di primaria responsabilità nel perseguimento del benessere delle comunità
amministrate, diventa ineludibile considerare sempre più la famiglia come “cuore” della società, come
soggetto primario da salvaguardare.
È necessario, pertanto, promuovere la famiglia come valore sociale e risorsa responsabile, sostenendola
nell’assolvimento dei suoi compiti, anche in momenti e circostanze particolari della vita del nucleo. Priorità
in questo ambito sarà quindi la valorizzazione dell’istituzione familiare nelle diverse funzioni (sociale,
riproduttiva, educativa, economica), attraverso adeguate politiche atte a sostenere la genitorialità e
promuovendo interventi di sostegno/sgravio di ordine economico, anche in un momento di particolare
difficoltà socio-economica.
In tema di sostegno della genitorialità e tutela dei diritti dei minori si rende necessario un particolare
riferimento al tema dell’Affido. Negli anni il Comune di Andria, ha dimostrato una particolare attenzione al
tema registrando ad oggi una nuova sensibilità del territorio. Il nuovo Piano Sociale di Zona interviene
appunto nella direzione di potenziare e qualificare i percorsi di Affido Familiare e, al fine di non disperdere
energie già messe in campo sul tema, si è sentita l’esigenza di implementare azioni mirate alla
sensibilizzazione delle famiglie al tema in oggetto , declinandolo anche nelle diverse forme di affido leggero,
e sperimentazione di percorsi di emancipazione dei minori, prossimi alla maggiore età; dall’affido e della
deistituzionalizzazione per facilitare il rientro in famiglia di origine e/o in percorsi di inserimento lavorativo.
Per tale ragione l'Ambito ha ritenuto avvalersi di un finanziamento regionale, cofinanziandolo, per mettere
in campo in tema di affido azioni fortemente orientate alla sensibilizzazione, promozione, comunicazione
inerenti i temi dell’affidamento familiare di minori; attività di formazione e di creazione di rete di famiglie
interessate al tema; creazione di un'anagrafe cittadina delle famiglie affidatarie aprendo anche a forme di
affido part-time. Inoltre, una parte importante della proposta candidata a finanziamento interessa la
sperimentazione di 1 percorso di vita autonoma finalizzato alla de-istituzionalizzazione e all'inclusione
sociale e lavorativa e di 2 percorsi di rientro in famiglia di origine. Non ultimo, il progetto è fortemente
orientato al coinvolgimento attivo delle famiglie di origine intorno alle quali si vuole costruire un sistema di
particolari attenzioni, nella forma di interventi e servizi, in grado di elicitare e sviluppare le competenze
genitoriali.
Queste ultime azioni si caratterizzano per la loro forza sperimentale ed innovativa ed in modo particolare
esse si integrano, insieme a tutte le altre azioni candidate a finanziamento, con le attività attualmente in
essere per l’affido minori, oltre che con i servizi educativi territoriali e i servizi di sostegno alle
responsabilità familiari.
Nell’attuale Piano di Zona nell’area della tutela, dell’accoglienza e del sostegno alla genitorialità
appartengono i seguenti interventi:
33
Obiettivo tematico
Implementare e/o consolidare i Centri di Ascolto per le famiglie e/o servizi di sostegno alla genitorialità
Risultati attesi
1. Potenziamento e/o consolidamento dei Centri di Ascolto per le Famiglie
2. Sviluppo e qualificazione delle reti tra servizi
Azioni da realizzare
 Massima capillarità territoriale
 Potenziamento dell’efficacia dei singoli interventi attraverso la costituzione di una rete tra i
servizi afferenti all’affido familiare e all’educativa domiciliare,
il consultorio e il centro
antiviolenza, il servizio sociale professionale.
 Garantire spazi idonei per il confronto tra genitori e figli non conviventi, bimbi e genitori separati,
famiglie di origine e famiglie affidatarie anche con l’eventuale partecipazione
Obiettivo tematico
Potenziare l’assistenza rete servizi di educazione domiciliare (ADE)
Risultati attesi:
1. Potenziamento rete servizi di educazione domiciliare (ADE)
Azioni da realizzare:
 Potenziare il servizio Ade di Ambito Territoriale.
 Predisposizione di progetti individualizzati e definizione dei percorsi di raccordo con le attività del
Servizio Sociale Professionale, della Scuola, dei servizi Asl e del Centro di Ascolto per le famiglie al
fine di favorire la piena integrazione tra servizi e ottimizzare l’impiego delle risorse professionali
anche trasversalmente ai diversi servizi e interventi.
 Definizione di strategie e strumenti operativi per la rilevazione precoce, la segnalazione e la presa
in carico dei minori e dei relativi nuclei familiari;
34
Obiettivo tematico
Potenziare e qualificare i percorsi di affido
familiare
Risultati attesi:
1. Incremento dei percorsi di affido familiare e riduzione del numero di minori inseriti in strutture
residenziali
2. Qualificazione della presa in carico e sviluppo delle reti di sostegno
3. Consolidamento operativo delle equipe integrate
Azioni da realizzare:
 Realizzazione di iniziative per la promozione della cultura dell’affido.
 Creazione e potenziamento di reti integrate tra istituzioni, servizi pubblici e privati, associazioni di
famiglie affidatarie;
 Formazione per i genitori affidatati e aspiranti
 Creazione dell’anagrafe di Ambito delle famiglie affidatarie
 Accompagnamento ai percorsi affido e al rientro in famiglia d’origine
 Promozione e sperimentazione di differenti modalità e tipologie di affido (intrafamiliare, eterofamiliare, part-time, affidamento a reti di famiglie, ecc) e di buone prassi per il rientro del minore
nella famiglia di appartenenza o per la sua autonomia
 Promozione e sperimentazione del servizio di Affido Professionale per quei minori in situazione di
sospetto o conclamato abuso e/o maltrattamento fisico e psicologico, per cui il Servizio
professionale individuerà le forme di affidamento più appropriato
 Adozione di un regolamento unico di Ambito per l’affido che disciplini anche importo e modalità
di erogazione del contributo economico alle famiglie affidatarie;
 Costituzione e/o implementazione operativa dell’équipe multidisciplinare integrata per la presa
in carico dei minori, delle famiglie affidatarie, della famiglie di origine, con la sottoscrizione di
Protocollo operativo Ambito/Distretto ASL per la definizione di composizione, ruolo, funzioni e
prassi procedurali
 Supporto agli operatori sociali nella predisposizione e attuazione del progetto individualizzato di
affido familiare
 Elaborazione degli strumenti di supporto agli operatori nella gestione dei casi di affido
Obiettivo tematico
Consolidare e qualificare l’offerta delle strutture e dei servizi comunitari a ciclo diurno per minori
Risultati attesi:
1. Consolidamento della rete centri diurni e polivalenti per minori ex artt. 52-104
Azioni da realizzare:
 Predisposizione di strumenti per i progetti individualizzati e definizione dei percorsi di raccordo
35
con le attività del i Centro per le Famiglie
 Previsione di interventi che favoriscano l’aggregazione e che facilitino il protagonismo giovanile
ed i bisogni di ascolto e di espressività dei ragazzi e degli adolescenti;
2.1.3 LA CULTURA DELL’ACCOGLIENZA E IL CONTRASTO ALLE MARGINALITÀ SOCIALI
In questo paragrafo si dedica attenzione al tema della marginalità sociale, concetto che comprende singole
persone e gruppi che vengono esclusi dai rapporti sociali con la conseguenza di essere respinti ai margini
della società.
La questione non si presenta d’altronde di facile trattazione. La marginalità sociale comprende fenomeni
molto eterogenei ed è soggetta a continui cambiamenti. Se per povertà s’intende comunemente l’indigenza
economica, ossia la privazione di beni considerati indispensabili, da tempo si conviene che questa
dimensione non basti a definire i fenomeni di disagio e marginalità sociale. Per questo, a livello europeo
prima e nazionale poi, si è affermato il concetto di esclusione sociale; concetto che tuttavia a sua volta
richiede di essere precisato. La Commissione europea, nel suo rapporto ufficiale “sulla povertà e
sull’esclusione sociale”, ha fatto ricorso a una batteria di ben 24 indicatori, raggruppati in 5 dimensioni di
“privazione non monetaria”:
1) privazione nello stile di vita di base ( cibo, il vestiario, pagamento delle bollette, etc);
2) privazione negli stili di vita secondari (l’auto, telefono, TV, etc);
3) disponibilità di standard abitativi comuni (servizi igienici interni all’abitazione, acqua corrente);
4) deterioramento dell’abitazione (infiltrazioni d’acqua dal tetto, umidità, finestre rotte, etc);
5) problemi ambientali (rumori, inquinamento, spazi inadeguati, etc.)
36
OBIETTIVI
RISULTATI
VALORI TARGET OB. DI
SERVIZIO
INDICATORI DI
TEMATICI
ATTESI
Implementare
e/o
consolidare i Centri di
Ascolto per le Famiglie
e/o
i
servizi
di
sostegno
alla
genitorialità
dell’Ambito
Territoriale
1.Potenziamento
e/o
consolidamento
operativo dei Centri di
Ascolto per le Famiglie
2.Sviluppo
e
qualificazione delle reti
n. 1 centro famiglie per
ambito e/o interventi e
servizi di sostegno alla
genitorialità per ogni
Comune
dell’ambito
Territoriale
n. 1 Centro Famiglia
Potenziare l’assistenza
domiciliare educativa
1.Consolidamento/
potenziamento
rete
servizi di educativa
domiciliare
1 nucleo ogni 1000
nuclei familiari
n.36 nuclei presi in carico con
equipe ADE/nuclei
Potenziare
e
qualificare i percorsi di
affido familiare
1.
Incremento
dei
percorsi
di
affido
familiare e riduzione del
numero di minori inseriti
in strutture residenziali
2.Recepimento
degli
indirizzi nazionali e
regionali
3.Qualificazione
della
presa in carico e
sviluppo delle reti di
sostegno
n.1 equipe/ambito
n.1 protocolli operativi
n.
percorsi
affido
superiore
a
n.
inserimento minori in
strutture
residenziali/Ambito
n.1
Regolamento
Affido/Ambito n. 1
Anagrafe
famiglie
affidatarie/ambito
n.1equipe
n.1 protocolli operativi
n. 17 percorsi affido da attivare nel
triennio
n. 1 regolamento del servizio
n. 1 Anagrafe famiglie affidatarie
Sviluppare e qualificare
i percorsi di adozione
nazionale
1.Consolidamento
operativo delle equipe
integrate
2.Recepimento
degli
indirizzi nazionali e
regionali
3.Qualificazione
della presa in
carico
n.1 equipe/ambito
n.1 protocolli operativi
n.1 equipe/ambito
n.1 protocolli operativi
Consolidare
e
qualificare
l’offerta
delle strutture e dei
servizi per minori
1.Consolidamento della
rete centri diurni e
polivalenti per minori ex
art.52-104
30/50 posti -utenti
ogni 20.000 ab.
n.30 posti -utenti
RISULTATO
In Italia, la Commissione d’indagine sull’esclusione sociale ha invece definito gli esclusi come coloro che
occupano le posizioni più basse nella stratificazione sociale: non solo perché dispongono di meno risorse di
quelle necessarie per condurre una vita normale, ma perché sono, in un certo modo, separati dal resto
della società (soggetti immigrati privi di risorse, portatori di patologie con stigma, fasce di popolazione a
rischio d'esclusione sociale per basso reddito, inaccessibilità alle risorse, soggetti colpiti dalle nuove
povertà). L’elemento qualificante della nozione di esclusione sociale viene pertanto individuato nella
“separazione tra coloro che partecipano pienamente alla società e coloro che invece si trovano privati di un
ruolo riconosciuto”. L’esclusione viene concepita quindi come un concetto dinamico e multidimensionale,
ossia derivante dall’accumulazione di diversi fattori di deprivazione, mentre la povertà richiama un
concetto statico, oggettivo e misurabile. Gli studi sull’argomento, inoltre, hanno posto poi l’accento su un
37
ulteriore elemento immateriale, che rimanda alla nozione di capitale sociale: la rilevanza delle relazioni
sociali, dei legami intersoggettivi, dell’interazione con altre persone, ambiti di vita sociale, luoghi di
aggregazione. L’isolamento, ossia la mancanza di contatti con i vicini di casa, la non frequentazione di altre
persone, la non appartenenza ad associazioni o ad altre forme di vita collettiva, possono essere assunti
come indicatori di esclusione sociale (Chiappero Martinetti, 2008).
La disaffiliazione, la rottura dei legami sociali e dei sistemi di protezione primaria, rischia poi di combinarsi
con la perdita del lavoro producendo effetti di emarginazione molto pericolosi.
Società più mobili e fragili, tanto sul piano occupazionale quanto nella sfera delle relazioni familiari, e
incapaci di dotarsi di reti adeguate di protezione sociale, espongono un maggior numero di persone allo
scivolamento verso condizioni di marginalità e, in spirali progressivamente discendenti, verso il precipizio
dell’esclusione sociale.
Occorre quindi interrogarsi su quali politiche attivare per rendere il territorio inclusivo e disponibile a
promuovere una cultura dell’accoglienza. Un territorio attua politiche inclusive quando riesce a garantire
alla comunità l’accesso alle istituzioni, ai servizi, alle prestazioni, alle reti informali , alle informazioni. E’
proprio per far crescere una comunità che il tema dell’accesso ai servizi, quello cioè della garanzia di un
diritto a sentirsi parte di, incluso in, assume una rilevanza strategica. Lo sviluppo sociale passa dunque
attraverso una nuova funzione dell'intervento pubblico che deve farsi garante di una fase di transizione dal
«welfare state» alla «welfare community», dallo “stato sociale” alla “comunità del benessere”, in cui le
istituzioni sono chiamate a realizzare i presupposti per promuovere la partecipazione attiva e responsabile
alla vita sociale di tutti i cittadini. Una comunità del benessere deve, prima di tutto, riconosce ai cittadini il
diritto il diritto all’informazione, oltre che il diritto all’assistenza individualizzata. In tal senso dunque, il
sistema di welfare d’accesso diventa esso stesso un diritto da garantire al fine di facilitare la tenuta stessa
di tutto il sistema. Per promuovere politiche di accoglienza e di contrasto alla marginalità sociale il III Piano
Sociale dell’Ambito di Andria intende raggiungere i seguenti obiettivi:
Obiettivo tematico
Strutturare e potenziare un sistema di accesso a livello di Ambito territoriale capace di garantire le
funzioni di prima informazione ed accoglienza, orientamento della domanda e presa in carico
Risultati attesi:
1. Consolidare e potenziare il sistema di accesso (assicurando i diversi servizi e le funzioni prima
richiamate) garantendo una adeguata presenza della figura dell’Assistente sociale in rapporto alla
dimensione demografica dell’Ambito territoriale di riferimento.
2. Prevedere la creazione di punti di accesso al sistema che rispondano al criterio della maggiore
prossimità possibili al cittadino (anche in collaborazione con altri soggetti pubblici e privati);
Azioni da realizzare:
 Reclutamento delle risorse umane necessarie (assistenti sociali) utili a garantire il risultato
richiamato di copertura ottimale del bisogno in ragione della dimensione demografica
dell’Ambito territoriale in questione
 Attivazione di punti di accesso omogenei per strutturazione e dotazione minima strumentale in
tutto l’Ambito territoriale
38
Obiettivo tematico
Promuovere la creazione ed il consolidamento di servizi per l’accesso dedicati a specifiche categorie di
utenza anche con riferimento al tema dell’accesso integrato alle prestazioni sociosanitarie
Risultati attesi:
1. Consolidare e potenziare la presenza degli Sportelli per l’integrazione socio-sanitaria-culturale
delle persone immigrate.
2. Consolidare e potenziare le forme di integrazione con i servizi sanitari per l’acceso integrato alle
prestazioni sociosanitarie (attivazione di PUA come descritta nel relativo paragrafo) .
Azioni da realizzare:
 Attivazione di degli Sportelli di cui all’art. 108 del R. Reg.n. 4/2007 attivo a livello di Ambito
territoriale.
 Creazione di una rete stabile con i servizi pubblici e privati presenti sul territorio di riferimento.
 Costruzione di un piano di comunicazione per la massima diffusione delle informazioni di base per
l’accesso alla rete dei servizi sociali e socio-sanitari
39
OBIETTIVI TEMATICI
RISULTATI ATTESI
VALORI TARGET OB. INDICATORI
DI SERVIZIO
RISULTATO
Strutturare
e
potenziare un sistema
di accesso a livello di
Ambito
capace
di
garantire le funzioni di
prima informazione ed
accoglienza,
orientamento
della
domanda e presa in
carico
Consolidare e potenziare
il sistema di accesso
(assicurando i diversi
servizi e le funzioni prima
richiamate) garantendo
una adeguata presenza
della
figura
dell’Assistente sociale in
rapporto alla dimensione
demografica dell’Ambito
territoriale di riferimento.
Prevedere la creazione di
punti di accesso al
sistema che rispondano al
criterio della maggiore
prossimità possibili al
cittadino
(anche
in
collaborazione con altri
soggetti
pubblici
e
privati).
Consolidare e potenziare
la presenza degli Sportelli
per l’integrazione sociosanitaria culturale degli
immigrati
n. 1 Assistente sociale n. 12 Assistenti sociali
ogni 5.000 abitanti
Promuovere
la
creazione
ed
il
consolidamento
di
servizi per l’accesso
dedicati a specifiche
categorie di utenza
anche con riferimento
al tema dell’accesso
integrato
alle
prestazioni
sociosanitarie
DI
n. 1 punto di accesso n. 1 punto di accesso
per ciascuno Comune
n. 1 sportello per n. 1 sportello
Ambito
territoriale
Diffusione
e
prossimità punti di
accesso
Consolidare e potenziare n.1 Pua di Ambito
le forme di integrazione
con i servizi sanitari per
l’acceso integrato alle
prestazioni sociosanitarie
(attivazione di PUA)
n.
1
PUA
per
Ambito/Distretto
con
personale comunale e
ASL dedicato come da
DGR 691/2011
40
2.1.4 CONTRASTARE LE POVERTÀ CON PERCORSI DI INCLUSIONE ATTIVA
Per secoli la povertà si è presentata come scarsità di risorse materiali che non consentiva la soddisfazione di
un insieme di bisogni ritenuti essenziali in un periodo storico e in un dato Paese, correlata a un ritardo dello
sviluppo socio-economico del Paese stesso e accompagnata dall’opinione comune e diffusa che miseria e
povertà sarebbero state superate dalla crescita economica e dall’estensione progressiva del benessere. Più
recentemente, nel corso degli anni ottanta, è maturata la consapevolezza che la nostra società fosse
caratterizzata da limiti crescenti allo sviluppo e da situazioni di povertà che sembravano configurarsi come
effetti dello sviluppo medesimo, non transitorie, ma permanenti. Il dibattito sulle povertà ha spostato
l’attenzione verso le “nuove povertà”, caratterizzate da una pluralità di aspetti problematici, in cui alla
scarsità di risorse materiali si associavano spesso gravi forme di emarginazione sociale, problemi di salute
fisica o psichica, incapacità di fruire dei servizi di welfare. (Castellani – Leporini). Da tali premesse, nel corso
degli anni e grazie alla fattiva collaborazione tra Comune di Andria e rete del privato sociale, si è dato vita
ad un lungo percorso volto alla ridefinizione del sistema dei servizi in favore di persone che versano in stato
di disagio per urgenti necessità. Da un punto di vista strategico si è sviluppata da una parte l’offerta per
l’accoglienza e la soddisfazione dei bisogni primari, dall’altra si è intensificato, dal punto di vista
metodologico, il “lavoro di rete” e la “community care”, onde valorizzare le risorse della comunità locale,
condividere l’analisi dei bisogni, evitare la sovrapposizione degli interventi ed individuare nuove strategie di
intervento rispetto al fenomeno della grave emarginazione sociale. I discorsi sul ripensamento dei sistemi di
protezione sociale, a partire dalle istituzioni europee, convergono largamente sul superamento di
un’assistenza passiva (e passivizzante), in nome di un welfare attivo, volto a sostenere gli individui nello
sviluppo di capacità di autoprotezione e responsabilizzazione nei confronti dei rischi sociali. La svolta trova
un perno nel concetto di attivazione, in cui si richiede ai beneficiari delle misure di sostegno di assumere un
ruolo di protagonismo responsabile nel loro reinserimento sociale, soprattutto mediante il lavoro. Di qui
l’enfasi sulle politiche d’inserimento, rappresentate in modo particolare dai programmi di welfare to work,
miranti a ridurre la dipendenza dal welfare dei beneficiari, reintegrandoli nel sistema occupazionale
L’attivazione si declina pertanto sia come impegno istituzionale, sia come impegno individuale rivolto ai
beneficiari: se le istituzioni pubbliche, direttamente o indirettamente, sono chiamate a sviluppare servizi
promozionali e personalizzati, come la formazione lungo tutto l’arco della vita, l’orientamento al lavoro, i
servizi di mediazione tra domanda e offerta di occupazione, i destinatari sono chiamati a diventare attori
compartecipi della costruzione della risposta ai propri bisogni, essenzialmente attraverso la partecipazione
al lavoro. Giacché una politica dell’attivazione seriamente concepita comporterebbe investimenti
economici rilevanti e dall’esito comunque incerto, è stata recepita, nelle applicazioni, soprattutto l’idea
della responsabilizzazione dei beneficiari e del contrasto alla dipendenza assistenziale.
Le stesse idee di attivazione ed inclusione possono essere diversamente interpretate.
Non è scontato, per cominciare, che una persona sia socialmente inserita per il fatto di svolgere
un’occupazione remunerata di qualunque tipo, contenuto e durata. Soprattutto in una stagione di
recessione e di mancanza di occupazione, e ancor più di “buona” occupazione, emerge poi il fatto che
l’attivazione non è destinata a coincidere necessariamente con un lavoro remunerato. La formazione può
essere una forma di attivazione, al pari della partecipazione ad attività volontarie, associative, d’impegno
civile, di utilità sociale. Specialmente quando si ha a che fare con persone la cui capacità di lavoro è
compromessa da fattori invalidanti (per es., la malattia psichica), reduci da esperienze vulneranti come la
vita in strada, colpiti da processi durevoli di stigmatizzazione e discriminazione o anche soltanto di età
avanzata ma non ancora pensionabili, oppure assorbite da impegni di cura che ne limitano la possibilità di
lavorare per il mercato, come nel caso delle madri sole con figli piccoli, si coglie l’esigenza di ripensare il
contenuto della nozione di attivazione, riempiendola di significati più ampi e sensibili a varie forme di
partecipazione e impegno civico.
Da qui l’impegno profuso negli anni dal Comune di Andria per contrastare la povertà attraverso la
realizzazione di percorsi sperimentali, destinati a persone che vivono in condizioni di estrema povertà
economica e socio-culturale, e finalizzati al raggiungimento dell’autonomia personale. E’ necessario
41
menzionare nelle attività già programmate e finanziate a valere su risorse terze in tema di accoglienza,
immigrazione, contrasto alle povertà il Progetto Come.Te SPRAR, un progetto di accoglienza rivolto a 16
utenti di sesso maschile richiedenti protezione internazionale o umanitaria per il triennio 2014 – 2016 a
valere sul Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’Asilo gestito dal Ministero dell’Interno con
l’obiettivo di offrire accoglienza, tutela legale, supporto psico-socio-sanitario, mediazione linguisticaculturale, apprendimento della lingua italiana per gli adulti, formazione e riqualificazione professionale,
orientamento e accompagnamento all’inserimento lavorativo, orientamento e accompagnamento
all’inserimento abitativo, orientamento e accompagnamento all’inserimento sociale. Per il raggiungimento
di un modello di welfare multilevel e circolare, l’Ambito territoriale di Andria utilizzerà la strategia
dell’accoglienza, accompagnamento, attivazione attraverso i seguenti interventi:
Obiettivo tematico
Potenziare reti integrate di servizi e strutture per l’accoglienza nelle situazioni connesse alle
emergenze sociali
Risultati attesi:
1.Immediato e diretto sostegno ai soggetti che versano in condizioni di disagio sociale anche attraverso il
potenziamento di servizi integrati per favorire la pronta accoglienza in situazioni di emergenza ;
2. Potenziamento strutture per l’accoglienza in situazioni di emergenza;
3.Consolidamento di forme di accoglienza di breve e media durata per persone a rischio di esclusione
sociale e di misure per il sostegno in direzione dell’abitare “protetto” seppur autonomo;
4. Riduzione del numero delle persone e delle famiglie a rischio di esclusione.
Azioni da realizzare:
 previsione e/o potenziamento di forme di pronto intervento e assistenza attuate attraverso la
presa in carico del soggetto o del nucleo familiare e la predisposizione di piani personalizzati di
intervento (es. accoglienza presso Centri specializzati, contributi immediati in caso di perdita di
lavoro, etc.) in rete con i servizi di prossimità e di welfare leggero del Terzo settore, volontariato e
mutuo aiuto (mensa, banco alimentare, pronta accoglienza per igiene personale, riposo notturno,
cambio indumenti);
 previsione e/o potenziamento di forme di sostegno a integrazione del reddito tese a garantire un
ausilio immediato, diretto e finalizzato (interventi ex art.102 co. 1, lett. b), Regolamento reg. n.
4/2007, contributi economici diversamente denominati quali carta acquisti, bonus famiglie, fondo
di solidarietà sociale; agevolazioni nel pagamento delle utenze, canoni di locazione, etc.);
 potenziamento rete territoriale dei servizi e interventi per il Pronto Intervento Sociale (PIS)
attraverso il personale dedicato nell’ambito del servizio sociale professionale, l’adozione di un
regolamento di funzionamento del PIS di Ambito articolato per sportelli comunali, il
potenziamento delle dotazioni strutturali e logistiche degli sportelli di front office anche in
collaborazione con i soggetti del volontariato e del terzo settore
 potenziamento rete territoriale strutture per l’accoglienza abitativa dei soggetti svantaggiati in
condizioni di emergenza, connesse a fenomeni di povertà estrema, senza fissa dimora, abuso e
maltrattamento, sfruttamento sessuale, assenza rete familiare, non autosufficienza, immigrati,
anche attraverso l’elaborazione di accordi vincolanti (convenzioni) con strutture di accoglienza
(centro notturno di accoglienza, per persone senza fissa dimora, centro di pronta accoglienza per
adulti)
 avviare e/o consolidare l’accesso di persone adulte in difficoltà e senza fissa dimora in strutture
42
residenziali (Alloggio sociale adulti in difficoltà, Albergo diffuso per accoglienza stranieri
immigrati)
 dotazione di un sistema informativo unico su base d’Ambito per la raccolta dei dati relativi
all’accesso ai servizi integrati per la prima accoglienza in situazioni di emergenza;
 adozione di un regolamento unico di Ambito per la concessione di contributi economici
straordinari e di sostegno temporaneo al reddito dei nuclei in difficoltà, al fine di assicurare
risposte tempestive in condizioni di trasparenza, equità e pari opportunità di accesso.
Obiettivo tematico
Costruire percorsi personalizzati di integrazione e reinserimento socio-lavorativo di soggetti
svantaggiati
Risultati attesi:
1. Incremento degli interventi di inclusione attiva rivolti alle fasce maggiormente vulnerabili e a rischio
di discriminazione.
2. Realizzazione di interventi integrati in rete con servizi per l’impiego, la formazione professionale,
stakeholders territoriali.
Azioni da realizzare
 Previsione e/o consolidamento di forme di sostegno ed accompagnamento personalizzate nella
fase di accesso e/o reinserimento nel mercato del lavoro (es. tutoraggio, orientamento,
bilancio delle competenze), attuate anche attraverso l’attivazione di forme di collaborazione
con i servizi per l’impiego;
 Potenziamento degli interventi di formazione e riqualificazione professionale dei soggetti
svantaggiati, in particolare persone affette da dipendenze patologiche, persone sottoposte a
misure restrittive della libertà personale, pazienti psichiatrici stabilizzati;
 Implementazione del sistema di governance locale e potenziamento del dialogo sociale,
attraverso la valorizzazione del ruolo del Terzo settore, delle consigliere di parità e degli
stakeholders territoriali, in modo da accrescere la capacità degli Ambiti di promuovere percorsi
integrati e innovativi di presa in carico e monitoraggio dei casi di povertà e, così, privilegiare le
politiche dei servizi rispetto a quelle dei trasferimenti;
 Attuazione di azioni volte ad attivare un sistema di net working con il tessuto produttivo locale
(es. tirocini formativi, borse-lavoro, incentivi all’occupazione, etc.), realizzate anche attraverso
forme di accordi bilaterali tesi a promuovere comportamenti socialmente responsabili da parte
delle imprese locali;
43
OBIETTIVI TEMATICI
RISULTATI ATTESI
VALORI TARGET OB. DI
SERVIZIO
INDICATORI DI
RISULTATO
Potenziare servizi e
strutture integrate per
l’accoglienza
nelle
situazioni connesse alle
emergenze sociali e
abitative
Immediato e diretto
sostegno ai soggetti che
versano in condizioni di
vulnerabilità attraverso
servizi
di
pronto
intervento sociale in rete
con servizi di prossimità
(mensa, banco alimentare
e dei farmaci, prima
accoglienza
e
igiene
personale,
contributi
economici
n. 1 PIS di Ambito
territoriale (h. 24);
n. 1 Punti di Pronto
Intervento Sociale
operativi (h. 24)
servizio si avvale,
integrandosi,
del
servizio di SOSS
(squadra operativa
di soccorso sociale)
che di fatto è il
braccio operativo di
intervento
immediato
sul
campo
n. 1 regolamento operativo
del Pronto intervento
sociale
N. 1 regolamento
del servizio
Potenziamento strutture n. 1 posto ogni 5.000 ab.
per
l’accoglienza
in
situazioni di emergenza
(alloggio sociale, centro
di prima accoglienza,
centro notturno)
Consolidamento di forme
di accoglienza di breve e
media durata per persone
a rischio di esclusione
sociale e di misure per il
sostegno in direzione
dell’abitare autonomo
Costruire
personalizzati
integrazione
reinserimento
lavorativo di
svantaggiati
percorsi
di
e
sociosoggetti
Incremento
degli N. 1 percorso/progetto di
interventi di inclusione inclusione ogni 5.000
attiva rivolti alle fasce abitanti
maggiormente vulnerabili
e
a
rischio
di
discriminazione
n 17 posti per
inserimenti
in
strutture
residenziali
per
interventi
che
riguardano:
(pagamento rette,
centro di prima
accoglienza, centro
notturno)
N. 46 percorsi di
integrazione
e
reinserimento nel
mondo del lavoro
per
persone
svantaggiate (adulti,
disabili, giovani, exdetenuti)
44
2.1.5 LA RETE DEI SERVIZI PER LA PRESA IN CARICO INTEGRATA DELLE NON
AUTOSUFFICIENZE
Il tema della non autosufficienza si è progressivamente posto all’attenzione dei policy makers in
considerazione della consistenza del fenomeno e del suo trend di crescita.
Sebbene la quantificazione sia difficile dal momento che in Italia non esiste una definizione condivisa di non
autosufficienza, alcune fonti ufficiali sono comunque in grado di restituire utili informazioni in merito.
In base ai dati dell’ultima indagine Istat Multiscopo, si stima che vi siano circa 2.600.000 persone in
condizione di disabilità assistite in famiglia (pari al 4,8% della popolazione), cui si aggiungono 200.000
disabili minori di 6 anni e 192.000 disabili o anziani non autosufficienti ospiti nei presidi residenziali
socioassistenziali, facendo ritenere che complessivamente in una famiglia su dieci viva almeno un
componente con problemi di disabilità.
Se si considera la nota correlazione fra invecchiamento e non autosufficienza, la stessa indagine ha poi
rilevato che il 18,5% degli ultra 65enni (2,1 milioni di persone) riporta una condizione di totale mancanza di
autosufficienza per almeno una delle funzioni essenziali della vita quotidiana.
Da questo punto di vista, se si considera che l’Italia si caratterizza per un’aspettativa di vita fra le più
elevate in UE e per un progressivo e inesorabile invecchiamento generalizzato della popolazione, è evidente
la crescita che potrà interessare il fenomeno della non autosufficienza nei prossimi anni. Così, le recenti
stime del CENSIS individuano un aumento della disabilità per effetto delle patologie cronico degenerative in
significativo aumento nei prossimi 30 anni: dal 6,7% della popolazione nel 2010 (pari a circa 4,1 milioni di
persone), l’incidenza della popolazione disabile passerà al 4,8% (pari a circa 4,8 milioni) nel 2020 e al 6,7%
nel 2040 (pari a 6,7 milioni). A fronte di una simile domanda, risulta significativa la quota di servizi e
trasferimenti monetari erogati a favore di non autosufficienti: la Ragioneria dello Stato ha stimato una
spesa pubblica per il Long Term Care nell’anno 2010 pari all’1,86% del PIL (circa 28,2 miliardi di Euro) di cui
circa due terzi (19,8 miliardi di Euro pari all’1,28% del PIL) a favore di soggetti ultrasessantacinquenni. In
tale contesto, la Legge Finanziaria 2006 (Legge 27 dicembre 2006, art.1) ha introdotto un apposito
“strumento finanziario dedicato alle persone non autosufficienti” (Fondo nazionale per le non
autosufficienze - FNA), riconosciuto come “un passaggio importante per rispondere ai bisogni” anche dal
successivo Libro Bianco sul Welfare, e ha previsto la costituzione di un Sistema Informativo Nazionale
finalizzato al “monitoraggio delle prestazioni nonché degli interventi attivati attraverso le risorse erogate”.
Gli obiettivi legislativi formulati dalla Regione Puglia sono in linea con la normativa nazionale, in
particolare con la Legge 328/2000 "Legge Quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e
servizi sociali", legge che si pone l’obiettivo di superare il concetto “assistenzialistico” del servizio sociale e
che ha garantito nuove modalità di interventi sociali, assistenziali e sociosanitari, mediante un aiuto
concreto alle persone ed alle famiglie in difficoltà. A tal proposito, si rammenta l’art. 16 , il quale prevede
l'erogazione di “prestazioni di aiuto e sostegno domiciliare, anche con benefici di carattere economico, in
particolare per le famiglie che assumono compiti di accoglienza, di cura dei disabili fisici, psichici e sensoriali
e di altre persone in difficoltà, di minori in affidamento, di anziani”.
Infatti gli obiettivi legislativi formulati dalla Regione Puglia si propongono quale primario obiettivo quello di
agevolare la permanenza al domicilio degli anziani in precaria condizione di salute ritardandone al massimo
l’istituzionalizzazione e parallelamente è rimarcato il ruolo centrale dei nuclei famigliari nel supporto
all’anziano. Nell’Ambito di Andria la fascia della popolazione ultrasessantacinquenne rappresenta una
componente estesa ed in continua crescita nella struttura demografica della popolazione. Nel territorio
dell’Ambito 15.292 le persone con più di 65 anni rappresentano di media il 15,22% della popolazione. In
45
questi anni l’Ambito si è mosso nella direzione di sostenere e accompagnare l’età anziana con una serie di
politiche che hanno prodotto interventi di sostegno sociale, economico, assistenziale a domicilio al fine di:
- favorire l’invecchiamento nel proprio contesto di vita, mantenendo il più a lungo possibile l’autonomia
personale e limitando l’aggravarsi delle condizioni di salute;
- garantire assistenza all’anziano nelle situazioni di fragilità o non autonomia;
- supportare la famiglia ponendo al centro la persona, sostenendo la libertà di scelta.
Nell’Ambito dell’offerta di servizi per anziani 1 Casa di riposo privata (art 65 del r.r.04/07) per n.52 posti, 1
Residenza sociosanitaria assistenziale (art. 66 del r.r.04/07) per n.22 posti e 1 Servizio educativo per il
tempo libero (art 103 del r.r.04/07).
Per le persone disabili, sono presenti sul territorio: 2 Centri sociali polivalenti privati (art 105 del r.r.04/07)
per complessivi n. 55 posti a cui si aggiunge 1 Centro socio educativo diurno (art 60 del r.r.04/07) per n.30
posti.
Il presente Piano di Zona presente Piano di Zona. Sulla base di tali premesse, si intende perseguire i
seguenti obiettivi tematici:



Promuovere e potenziare la presa in carico integrata nell’accesso ai “livelli essenziali
di prestazioni”;
Consolidare e ampliare il sistema di offerta domiciliare nei percorsi di cura e di
intervento socio-assistenziale e socio-sanitario, garantendo l’appropriatezza delle
prestazioni socio-sanitarie, riduzione dei ricoveri ospedalieri, personalizzazione della
cura, sostegno concreto al ruolo centrale della famiglia nei percorsi di cura;
Consolidare e ampliare la presa in carico integrata nell’accesso ai livelli essenziali di
prestazioni sociosanitarie in regime domiciliare, comunitario e residenziale delle persone con
disabilità psichica e psichiatrici stabilizzati:
Obiettivo tematico
Promuovere e potenziare la presa in carico integrata nell’accesso ai “livelli essenziali di prestazioni”
Risultati attesi:
1. Consolidamento operativo ed estensione del livello di copertura territoriale delle Porte uniche di
accesso;
2. Consolidamento operativo delle Unità di Valutazione Multidimensionali;
3. Promuovere e facilitare l’accesso universalistico e semplificato del cittadino e del nucleo familiare ai
servizi sociali e socio-sanitari territoriali;
Azioni da realizzare:
 Elaborazione e adozione di protocolli operativi integrati Ambito/Distretto
 Concreta integrazione con la rete territoriale dei servizi di accoglienza e con i punti di accesso alla
rete dei servizi socio-sanitari distrettuali, attualmente esistenti: Medici di Medicina Generale
ovvero Pediatri di Libera scelta
46
Obiettivo tematico
Consolidare e ampliare il sistema di offerta domiciliare nei percorsi di cura e di intervento
socio-assistenziale e socio-sanitario
Risultati attesi:
1. Incremento della presa in carico nell’ambito dei percorsi domiciliari di natura sociosanitaria per
la non autosufficienza e la disabilità.
2. Potenziamento dei servizi di cura per gli anziani e disabili non autosufficienti.
Azioni da realizzare:
 Incremento degli utenti anziani over 65 in carico ADI mediante l’estensione della platea attuale
attraverso l’elaborazione e l’attuazione dei Piani di Intervento in coerenza con le linee giuda del
Piano di Azione e Coesione su base d’ambito e mediante l’utilizzo dei buoni servizio di
conciliazione per disabili e anziani non autosufficienti;
 Incremento delle ore medie settimanali pro-utente di prestazioni ADI del socio-sanitarie mediante
l’estensione del monte ore pro-utente attualmente erogato attraverso l’elaborazione e
l’attuazione dei Piani di Intervento PAC e mediante l’utilizzo dei buoni servizio di conciliazione per
disabili e anziani non autosufficienti;
 Consolidamento e potenziamento del numero di utenti anziani e disabili autosufficienti in carico
per prestazioni domiciliari di natura sociale (SAD) mediante l’estensione del monte ore pro-utente
attualmente erogato;
 Istruttoria e attuazione dei progetti sperimentali PROV.I. - Progetti di Vita Indipendente
presentati dagli utenti.
 Finanziamento degli interventi per l’abbattimento delle barriere architettoniche per favorire la
permanenza nel proprio domicilio
47
Obiettivo tematico
Consolidare e ampliare il sistema di offerta e domanda della
rete di servizi socio-assistenziali e socio-sanitari comunitari, residenziali e a ciclo diurno
Risultati attesi:
1. Potenziamento e consolidamento della rete centri diurni socioeducativi e riabilitativi art. 60
2. Promozione della rete di strutture residenziali per persone senza il supporto familiare “Dopo di
noi”
3. Incremento della presa in carico a ciclo diurno delle persone affette da Alzheimer art. 60ter
4. Consolidamento e potenziamento dei servizi per l’integrazione scolastica ed extrascolastica
minori con disabilità (équipe specialistiche)
5. Potenziamento e consolidamento rete centri aperti polivalenti per disabili e anziani
6. Sviluppo e consolidamento del servizio di trasporto sociale per persone disabili
Azioni da realizzare:
 Estensione e consolidamento dei regimi di convenzionamento con la rete di strutture ex artt. 60,
60ter, 105, 106 per la compartecipazione alla componente sociale del costo delle prestazioni in
relazione agli utenti non candidabili (per assenza di requisiti) alla procedura “Buoni servizio di
conciliazione disabili e anziani non autosufficienti”.
 Attuazione delle procedure amministrative per l’erogazione dei “Buoni servizio di conciliazione
disabili e anziani non autosufficienti” per favorire l’accesso degli utenti a tariffe agevolate alla
rete di strutture e servizi ex artt. 60, 60ter, 68, 105, 106.
 Consolidamento utenti e del monte ore pro-utente in carico al servizio per l’integrazione
scolastica ed extrascolastica minori con disabilità ex art. 92 (con specifico riferimento alle équipe
specialistiche psico-pedagogiche).
 Consolidamento dei regimi di convenzionamento con la rete di strutture ex artt. 55, 57
(comunità socio riabilitativa/dopo di noi).
 Consolidamento e/o implementazione del servizio di Trasporto sociale per disabili e anziani
mediante la conferma delle procedure di convenzionamento e/o affidamento già in essere su
base d’Ambito/comunale e una migliore integrazione con le politiche locali dei trasporti e della
mobilità, secondo le previsioni di cui alla l.r. n. 4/2010.
48
Obiettivo tematico
Consolidare e ampliare la presa in carico integrata nell’accesso ai livelli essenziali di prestazioni
sociosanitarie in regime domiciliare, comunitario e residenziale delle persone con disabilità psichica e
psichiatrici stabilizzati
Risultati attesi:
1.Incremento della presa in carico integrata nell’ambito dei percorsi domiciliari di natura socioassistenziale e socio-sanitaria per le persone con disagio psichico e/o utenti psichiatrici stabilizzati.
2.Incremento della presa in carico integrata nell’ambito dei percorsi di cura a regime diurno di natura
socio-assistenziale e sociosanitario nei centri diurni socioeducativi e riabilitativi art. 60 delle persone con
disabilità psichica e/o utenti psichiatrici stabilizzati
Azioni da realizzare:
 Consolidamento degli utenti con disabilità psichica e psichiatrici stabilizzati in carico SAD e ADI
mediante l’estensione della platea attuale attraverso l’elaborazione e l’attuazione dei Piani
assistenziali di intervento in coerenza con le linee guida del Piano di azioni nazionale per la
salute mentale
 Consolidamento dei regimi di convenzionamento con la rete di strutture ex artt. 60, per la
compartecipazione alla componente sociale del costo delle prestazioni in relazione agli utenti
non candidabili (per assenza di requisiti) alla procedura “Buoni servizio di conciliazione disabili e
anziani”;
Obiettivo tematico
Consolidare e ampliare la presa in carico integrata nell’accesso alle prestazioni sociosanitarie delle
persone affette da dipendenze patologiche
Risultati attesi:
1. Incremento della presa in carico integrata nell’ambito di programmi terapeutici-riabilitativi di
natura socio-assistenziale e socio-sanitaria per le persone affette da dipendenze patologiche.
Azioni da realizzare:
 Incremento delle attività di prevenzione delle dipendenze patologiche.
 Incremento della presa in carico integrata nell’ambito di programmi di natura socio assistenziale
e socio-sanitaria per le persone affette da dipendenze patologiche.
49
OBIETTIVI
TEMATICI
RISULTATI
ATTESI
VALORI TARGET OB. DI
SERVIZIO
Promuovere
e
potenziare la presa in
carico
integrata
nell’accesso ai “livelli
essenziali
di
prestazioni”
1.Consolidamento operativo
ed estensione del livello di
copertura territoriale delle
Porte uniche di accesso
n.
1
PUA
per
Ambito/Distretto con
personale comunale e
ASL dedicato come da
DGR 691/201
2.Sviluppo
e
Consolidamento delle Unità
di
Valutazione
Multidimensionali
n.
1
UVM
per
Ambito/Distretto con
personale comunale e
ASL dedicato come da
DGR 691
n. 4,1 utenti ogni 100
anziani over 65 (dato
Istat 2012) in carico ADI
per un numero medio
di 6 ore
n.1 UVM
2.Potenziamento dei servizi
di cura per gli anziani e
Disabili autosufficienti
2.bis
Finanziamento
contributi a privati per
abbattimento
barriere
architettoniche
nelle
abitazioni di residenza di
persone non autosufficienti
n. 1,5 utenti ogni 100
over 65
n. 150 utenti anziani in carico
SAD
n. 89 utenti disabili in carico SAD
n.10 contributi erogati
per interventi in
abitazioni private
1.Potenziamento
e
consolidamento della rete
centri diurni socioeducativi
e riabilitativi art. 60
20 posti/utente ogni
50.000 abitanti
n. 12 posti/utente
10 posti/utente ogni
50.000 abitanti
In costruzione con fondi FESR
Consolidare
e
ampliare il sistema di
offerta domiciliare nei
percorsi di cura e di
intervento
socioassistenziale
e
socio-sanitario
Consolidare
e
ampliare il sistema di
offerta e domanda
della rete di servizi
socioassistenziali
e
socio-sanitari
comunitari,
residenziali e a ciclo
diurno
1.Incremento della presa in
carico
nell’ambito
dei
percorsi domiciliari di natura
sociosanitaria per la non
autosufficienza
e
la
disabilità
2.Promozione della rete di
strutture residenziali per
persone senza il supporto
familiare Dopo di noi (art.55
e 57 R.Reg 4/07)
3.Incremento
della presa in carico a ciclo
diurno delle persone affette
da Alzheimer art. 60ter
4.Consolidamento
e
potenziamento dei servizi
per l’integrazione scolastica
ed extrascolastica minori
con
disabilità
(équipe
specialistiche)
5.Potenziamento
e
consolidamento rete centri
aperti polivalenti per disabili
(art. 105, 106)
n.100 interventi nel
triennio
50 posti/utente ogni
50.000 abitanti
INDICATORI DI
RISULTATO
n. 1 PUA
n. 190 utenti Anziani in carico
ADI per un numero medio di 6
ore settimanali pro-utente n.15
utenti disabili in carico ADI per
un numero medio di 6 ore
settimanali pro-utente
n. 2 posti in strutture
semiresidenziali per disabili gravi
Servizio attivo su base
d’ambito
con:
·
presenza delle équipe
integrate
previste
dall’art. 92 del r.r.
4/2007 -livello minimo
di copertura della
domanda
1 equipe e 1 Protocollo (ASL)
50 posti/utente ogni
50.000 abitanti
n.30 posti/utente
n.150 utenti
50
2.1.6 PREVENIRE E CONTRASTARE IL MALTRATTAMENTO E LA VIOLENZA
L’Ambito di Andria è da diversi anni impegnato nella programmazione, attuazione di interventi e azioni per
la prevenzione del contrasto al fenomeno della violenza di genere e contro minori. L’istituzione già dal
2009 del Centro Antiviolenza ha permesso, nonostante numerose difficoltà, l’emersione di tale fenomeno
quale riprovevole pratica di gestione delle relazioni interpersonali. Tuttavia molto spesso, ancora oggi, la
violenza resta quasi “invisibile” perché talmente connaturata con la tradizione, i valori dominanti e le leggi,
da passare quasi inosservata, quasi essa fosse una modalità di relazione assolutamente consentita; tra le
diverse forme di violenza, quella di genere è una forma talmente comune e diffusa da essere al limite
dell’invisibilità. Essa svela, a fronte della raggiunta parità formale, la persistenza di relazioni asimmetriche
tra i sessi e la durevolezza di una cultura basata sulla supremazia socio-economica e simbolica del maschile.
Possiamo definire violenza di genere un qualsiasi atto, agito sia in pubblico sia in privato, che provochi un
danno provvisorio o permanente a livello fisico, sessuale o psicologico. Tra le tipologie di violenze di genere
vanno quindi incluse anche costrizioni, minacce, deprivazioni della libertà. Tali abusi, finalizzati all’esercizio
di dominio e al mantenimento del controllo da parte di chi li opera, possono essere episodici, ricorrenti o
cronici. Chi agisce violenza mette in atto una serie di tattiche che sono parte dell’abuso e che possono
portare danni di tipo fisico, psicologico emotivo e verbale, con conseguenze pesanti per la vittima che può
accusare disturbo psichico, dolore fisico e malessere. In molti casi, tale violenza rivela la volontà da parte di
chi la agisce di affermare la propria presunta superiorità di genere attraverso la sopraffazione, i
maltrattamenti e il dominio. Ciò può accadere anche in conseguenza della manifesta volontà da parte delle
vittime di non aderire al ruolo di genere che il sesso biologico imporrebbe loro secondo la cultura sessista.
Esempi di violenza di genere sono: la violenza domestica, la violenza omofobica, la violenza transfobica, il
bullismo omofobico. Attualmente in Italia la violenza di genere sembra essersi guadagnata la ribalta
mediatica a causa della recrudescenza di una delle sue forme più feroci: l’uccisione di donne di ogni età per
mano di partner, ex-partner o familiari. Il numero di vittime è così elevato – una donna uccisa ogni due/tre
giorni – da aver consentito l’ampia diffusione del neologismo ‘femminicidio’. L’aumento dei femminicidi in
Italia si inserisce, tuttavia, in un trend generale quantomeno a livello europeo, dove la violenza nelle
relazioni intime si attesta come prima causa di morte e di invalidità per le donne di età compresa tra i 16 e i
44 anni. Il tema della prevenzione e del contrasto alla violenza di genere e contro i minori ha trovato ampio
spazio nella pianificazione e nella normativa regionale. Ben due leggi e un regolamento regionali, due piani
delle politiche sociali e il Programma triennale con le sue linee guida, delineano il fenomeno nella sua
dirompente attualità e intervengono definendo la rete, la distribuzione territoriale dei servizi, gli standard
qualitativi per garantire omogeneità, tempestività e qualità nella risposta alle vittime. Al fine di avviare il
processo di costituzione delle reti interistituzionali per la prevenzione ed il contrasto alla violenza su donne
e minori, la Regione Puglia ha approvato apposite Linee Guida – DGR n.1890 del 06.08.2010. La Provincia di
Barletta Andria Trani, in conformità degli obiettivi del PRPS 2009/2011 e in attuazione delle Linee Guida
Regionali, in accordo con gli Ambiti Territoriali, ha predisposto il Piano Provinciale degli Interventi Locali
(PIL) che prevede l’istituzione di 2 Centri Antiviolenza e di una casa Rifugio ai sensi dell’Art. 80 del R.R.
n.4/2007. E' dello scorso 17 gennaio 2014 , l’inaugurazione del Centro Antiviolenza Provinciale Futura nelle
città di Andria e di Barletta, oltre agli sportelli di prossimità nelle città di Trani, Canosa di Puglia, Margherita
di Savoia, e Minervino Murge, ad essi si aggiunge l’istituzione in ogni Ambito di un'Equipe integrata in
materia di violenza di genere. L’annualità 2014 non necessiterà dell’attivazione di specifica convenzione
con il Centro Antiviolenza ex art 107 del RR, stante l’esistenza ed operatività sul territorio del CAV
finanziato dalla Provincia. Sempre nell’ambito del PIL , la provincia a valere anche sulle risorse trasferite
dagli ambiti ha promosso il convenzionamento con n. 1 Casa Rifugio a livello provinciale. La convenzione
51
siglata prevede la possibilità per gli ambiti di usufruire per n. 5 giorni di accoglienza gratuita per n. 2 utenti,
al fine di consentire nelle situazioni di urgenza una pronta risposta al bisogno di allontanamento nelle more
dela presa in carico da parte del servizio Sociale professionale.
Obiettivo tematico
Consolidare, sostenere qualificare la rete di strutture e servizi per la prevenzione ed il contrasto della
violenza su donne e minori
Risultati attesi:
1. Potenziamento e consolidamento operativo della rete delle strutture e dei servizi di prevenzione
e contrasto della violenza di genere
2. Sviluppo e qualificazione delle reti tra servizi
Azioni da realizzare:
 Adozione di accordi sovrambito per assicurare il funzionamento di almeno n. 2 Centri antiviolenza
per territorio provinciale e di n. 1 Casa rifugio ovvero definizione delle modalità di
convenzionamento diretto con i Centri Antiviolenza autorizzati operanti nel territorio dell’Ambito
territoriale o provinciale, e con le Case Rifugio autorizzate per l’inserimento delle vittime di
violenza. Le attività di sensibilizzazione, informazione e formazione potranno essere realizzate dai
CAV autorizzati, in collaborazione con altri enti e soggetti con esperienza riconosciuta, per i
percorsi di formazione specialistica;
 Corsi di formazione/aggiornamento obbligatori per tutti gli operatori dei servizi pubblici
e privati coinvolti nelle attività di prevenzione, presa in carico e trattamento delle vittime di
violenza.
 Campagne di informazione e sensibilizzazione per la prevenzione della violenza di
genere, dell’omofobia e della transfobia.
Obiettivo tematico
Sviluppare la piena integrazione operativa e gestionale delle équipe multidisciplinari integrate
Risultati attesi
1. Attivazione/consolidamento, in ogni Ambito territoriale, di un’équipe integrata multi
professionale fra servizi sociali, sanitari di base e specialistici, servizi giudiziari, in conformità a
quanto già previsto dalle “Linee Guida regionali per la rete dei servizi di prevenzione e
contrasto alla violenza”
Azioni da realizzare
 Adozione di protocolli operativi Ambito/ASL per la definizione puntuale di tutto l’iter
procedurale relativo alla presa in carico dei minori vittime di maltrattamento e violenza
sospetto o conclamato (rilevazione, protezione, valutazione, trattamento), nonché delle
modalità di integrazione operativa con le Forze dell’Ordine, le Scuole, il Centro Antiviolenza. Lo
stesso protocollo dovrà definire le modalità di raccordo funzionale con il Centro antiviolenza di
riferimento per la presa in carico delle donne vittime di violenza.
52
2.2 QUADRO SINOTTICO: OBIETTIVI DI SERVIZIO PER UN WELFARE SOSTENIBILE
53
REGIONE
PUGLIA
AREA POLITICHE PER LA PROMOZIONE DELLA SALUTE
DELLE PERSONE E DELLE PARI OPPORTUNITA’
SERVIZIO PROGRAMMAZIONE SOCIALE E INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA
Prospetto sintetico degli Obiettivi di servizio e dei valori target definiti nel III Piano Sociale di Zona
Ambito
Prov di
Asse
Andria
BT
N°
Obiettivo di servizio
Tipologia indicatore
Valore raggiunto al
30/09/2013
Valore da raggiungere
al 31/12/2015
NOTE
35% dei Comuni dotati di servizi
1
Asili nido e altri servizi socio-educativi per la prima infanzia
I
II
SI
NO
SI
SI
il valore da raggiungere al 31.12.2015 è sostenuto dal
programma PAC Infanzia
Servizi di conciliazione vita-lavoro
Rete di pronto intervento sociale - PIS
4
Rete di pronto intervento sociale - emergenza abitativa
1 posto ogni 5.000 abitanti in residenze per adulti in difficoltà
14 (1 posto ogni 7162
abitanti)
17 (1 posto ogni 5898
abitanti)
gli interventi riguardano: Alloggio sociale, centro di
prima accoglienza, centro notturno. Nel corso del 2013
sono transitati 35 utenti
5
Inclusione attiva
1 percorso/progetto di inclusione ogni 5.000 abitanti
31 (1 percorso ogni
3234 abitanti)
46 (1 percorso ogni
2179 abitanti)
adulti, ex-detenuti, disabili, giovani
1 Assistente sociale ogni 5.000 abitanti
11 (1 assistente sociale
ogni 9116 abitanti)
12 (1 assistente sociale
ogni 8356 abitanti)
1 Coordinatore del SSP di ambito
Incontri di coordinamento frequenti
NO
NO
NO
NO
1 (1 punto di accesso
per Comune)
1 (1 punto di accesso
per Comune)
SI
SI
2 (2 centri famiglie per
ambito)
SI
SI
1 (1 centro famiglie per
ambito)
36 (1 nucleo ogni 963
nuclei residenti)
Servizio Sociale Professionale
7
Rete di accesso - segretariato
1 punto di accesso in ciascun Comune
8
9
Rete di accesso - immigrati
Rete di accesso - PUA
1 sportello art. 108 RR 4/2007
1 PUA di ambito ex DGR 691/2011
Centri di ascolto per le famiglie
1 Centro per ambito e/o sostegno alla genitorialità in ogni Comune
10
si fa riferimento a 1 solo servizio che potrà essere
disarticolato in più sedi operative
11
Educativa domiciliare per minori
1 nucleo in carico ogni 1.000 nuclei residenti
30 (1 nucleo ogni 1156
nuclei residenti)
12
Affido familiare - equipe
13
Affido familiare
14
15
16
Adozione familiare
Centri diurni (art. 52-104 RR 4/2007) minori
Unità di Valutazione Multidimensionale
1 equipe per ambito/1 Protocollo operativo
N. percorsi superiore a N. inserimenti in strutture residenziali
1 Regolamento del servizio
1 Anagrafe della famiglie affidatarie
1 equipe per ambito/1 Protocollo operativo
30 posti (art. 52 RR 4/2007) ovvero 50 posti (art. 104 RR 4/2007) ogni 20.000 residenti
1 UVM per ambito ex DGR 691/2011
SI
NO
SI
NO
SI
30 minori seguiti in art
52
SI
SI
SI
SI
SI
SI
30 minori seguiti in art
52
SI
4,1 utenti in carico in ADI (a 6 ore medie settimanali) ogni 100 over 65 residenti
0,95 (145 utenti
transitati in ADI/15292
over 65 al 31.12.12)
1,33 (210 utenti/15861
over 65 anni al
31.12.13)
l'incremento interessa sostanzialmente gli anziani in
virtù del finanziamento PAC
1,67 (265 utenti/15861
over 65 anni al
31.12.13)
l'incremento interessa sostanzialmente gli anziani in
virtù del finanziamento PAC
16 utenti per 583 utenti
CSM
gli utenti al 31.12.15 potrebbero raddoppiare in virtù
dell'organizzazione del servizio in semestri. Si lascia il
valore inserito in virtù dei dati storici e della cronicità
del disagio parametrato sul n.ro utenti in carico al CSM
nel 2013
17
VI
161 (5,5% della
popolazione 0-2 anni)
NO
NO
SI
NO
studio di fattibilità
Ufficio dei tempi e degli spazi
PIS h. 24
Regolamento del servizio
3
6
V
67 (2,3% della
popolazione 0-2 anni)
1
1
1
1
2
III
IV
6 posti nido (pubblici o convenzionati) ogni 100 bambini 0-36 mesi residenti
Assistenza Domiciliare non autosuff. - ADI
18
Assistenza Domiciliare non autosuff. - SAD
1,5 utenti in carico in SAD ogni 100 over 65 residenti
1,25 (198 utenti
transitati in SAD/15292
over 65 anni al
31.12.12)
19
Assistenza Domiciliare per persone con disagio psichico
10 utenti in carico (a 6 ore medie settimanali) ogni 100 utenti CSM
17 utenti per 583 utenti
CSM
20
Abbattimento barriere architettoniche
100 interventi per ambito
10 interventi per ambito 10 interventi per ambito
21
22
Centri diurni anziani (art. 106 RR 4/2007)
Centri diurni disabili (art. 105 RR 4/2007)
50 posti utenti ogni 50.000 residenti
23
Centri diurni disabili art. 60 RR 4/2007
20 posti utenti ogni 50.000 residenti
24
Dopo di Noi (artt. 55-57 RR 4/2007)
10 posti utenti ogni 50.000 residenti
25
centri diurni Alzheimer (art. 60ter RR 4/2007)
10 posti utenti ogni 50.000 residenti
26
27
28
29
30
31
Integrazione alunni con disabilità art. 92 RR 4/2007 - equipe
Integrazione alunni con disabilità art. 92 RR 4/2007
Trasporto sociale per persone con disabilità
Inserimenti in strutture a ciclo diurno per persone con disagio psichico
Residenze per persone con disagio psichico (artt. 70-60bis RR 4/2007)
Intervnti di prevenzione in materia di dipendenza patologiche
1 equipe per ambito/1 Protocollo operativo
mantenimento del N. utenti medio 2010-2012
Servizio attivo su base di ambito
5 posti ogni 50.000 residenti
5 posti ogni 50.000 residenti
Presenza attività di preenzione su base di Ambito
32
Interventi per persone con dipendenze patologiche
10 percorsi inclusivi ogni 100 utenti Ser.T.
33
Maltrattamento e violenza - CAV
1 convenzione con CAV per ambito
34
Maltrattamento e violenza - residenziale
Pagamento rette per inserimento in strutture residenziali
35
Maltrattamento e violenza - equipe
1 equipe per ambito/1 Protocollo operativo
30 disabili seguiti in art.
105
12 utenti disabili seguiti
in art. 60
30 disabili seguiti in art.
105
12 utenti disabili seguiti
in art. 60
al 31.12.13 vi sono 4 art. 52 per 80 posti utente
al 31.12.13 vi sono 2 strutture art. 105 autorizzate per
55 posti utente
al 31.12.2013 è autorizzato 1 art. 60 per 30 posti utente
in costruzione con fondi fesr
2,00
SI
SI
SI
NO
NO
NO
NO
2,00
SI
SI
SI
SI
NO
SI
E' SOLO ASL
10 percorsi ogni 731
utenti Ser.t
20 percorsi inclusivi per persone con dipendenze
patologiche su un n.ro di utenti Ser.T 2013 di 1462
al 2013 il servizio non esiste, non si hanno elementi per
SI
5,00
selezionare
sul territorio non esistono centri diurni per Alzheimer. I
valori indicati si riferiscono al numero di persone
affette da tale patologia per le quali si è disposto l'invio
in strutture semiresidenziali per disabili gravi
selezionare
il valore indicato è il numero di persone per le quali
5,00 l'ente ha provveduto al collocamento in struttura
adeguata e paga la relativa retta
l'equipe esiste già dal precedente triennio di
programmazione
NOTA: Ai fini della compilazione della colonne relativi ai valori target raggiuto al 30/09/2013 e da raggiungere mal 31/12/2015 occorre fare riferimento alla sola offerta pubblica territoriale, cioè ai servizi/interventi/strutture a titolarità pubblica ovvero a titolarità privata ma convenzionata con il pubblico
con relativo trasferimento di risorse finanziarie pubbliche.
54
55
2.3 IL RACCORDO TRA LA PROGRAMMAZIONE ORDINARIA E LE RISORSE AGGIUNTIVE
2.3.1 LE AZIONI DA REALIZZARE CON IL PIANO DI INTERVENTO PAC INFANZIA – I STRALCIO
Il Comune di Andria ha candidato al Piano di Coesione – piano di intervento servizi di cura per l’infanzia,
primo riparto del programma dei servizi di cura – azioni che vanno a garantire la continuità e il
potenziamento del servizio educativo pubblico di asilo nido ed a potenziare la rete e l’offerta di servizi
educativi privati convenzionati già attivi sul territorio e già, in parte, implementati a loro volta dalla misura
regionale Buoni di conciliazione per i servizi all'infanzia ed alla adolescenza. Attraverso le specifiche azioni
candidate a finanziamento, il Comune di Andria ha inteso agire un sistema di interventi finalizzati a
consolidare, qualificare e potenziare l'offerta di servizi per la prima infanzia favorendo politiche di
conciliazione dei tempi di vita e di lavoro o i diritti di parità. Gli obiettivi che si intendono conseguire sono
fondamentalmente centrati sul mantenimento e la qualificazione dell’offerta pubblica e sul mantenimento
e potenziamento dell’offerta convenzionata. A tale scopo sono state strutturate azioni coerenti e
congruenti. Dall’ufficio tecnico comunale è stato progettato un intervento di adeguamento funzionale
dell’edificio scolastico pubblico col fine di renderlo idoneo e adeguato al sicuro utilizzo a un numero
maggiore di bambini e di arricchirlo con arredi e ausilii didattici nuovi. L’edificio è già in grado di ospitare un
maggior numero di bambini, coerentemente agli standard stabiliti dal regolamento regionale di riferimento.
Le opere che si intendono realizzare sono volte a migliorare e garantire una più efficacia fruibilità della
struttura da parte di tutti i bambini e a garantire una maggiore sicurezza degli stessi nell’utilizzo del luogo
pubblico. Accogliendo le istanze proprie delle politiche di conciliazione vita-lavoro e dei diritti di parità si è
voluta ampliare l’offerta pubblica del servizio estendendo il periodo di apertura e prolungando l'orario dello
stesso. Si è ampliata la base di offerta pubblica di servizi per la prima infanzia per rispondere alle richieste
di conciliazione da parte delle famiglie attraverso l'erogazione di buoni di servizio. Si è scelto lo strumento
del buono di servizio per facilitare la libera scelta da parte delle famiglie di strutture e servizi più vicine alle
specifiche esigenze di conciliazione.
In dettaglio, le azioni candidate a finanziamento sono:
1. Potenziamento e qualificazione dell’offerta del servizio di nido pubblico attraverso l’estensione del
periodo di apertura nell’anno e del numero di ore di servizio al giorno. Si garantirà, in tal modo,
l’erogazione del servizio nel mese di luglio e del servizio di pre -accoglienza e post-accoglienza in
tutto l’anno scolastico. Il numero di utenti/nido del servizio pubblico è passato da 54 a 61.
2. Erogazione di buoni di servizio alle famiglie. Saranno erogati, per gli anni 2014 e 2015, a nuclei
familiari con minori 0-36 mesi per l’utilizzo dei servizi di asili nido/micro nido e servizi integrativi per
la prima infanzia presenti sul territorio del Comune di Andria, regolarmente autorizzati ai sensi del
vigente regolamento regionale 04/2007 e iscritti al catalogo regionale dell’offerta di servizi prima
infanzia e con i quali l’Ente ha firmato apposita convenzione. L’erogazione avverrà con la stessa
metodologia operativa utilizzata per la gestione dei Buoni di conciliazione attraverso il Catalogo
regionale della offerta dei servizi. In tal modo si ipotizza di rispondere a 100 richieste circa per
ciascuna annualità.
3. Lavori di manutenzione straordinaria e acquisto arredi per esterni presso il nuovo Asilo Nido
“Gabelli” – Andria.
Questi interventi, che coinvolgeranno complessivamente 160 bambini circa a fronte dei 62 dell’anno
scolastico 2012-2013, andranno ad aumentare la capacità dell’ente locale di rispondere al bisogno delle
famiglie, e in particolare delle giovani famiglie, di essere supportate nel lavoro di cura della prima infanzia
e, laddove non si sia pienamente inseriti nel mondo del lavoro, di poter contare su maggiori possibilità di
accesso al sistema della formazione e del mercato del lavoro. Questo intervento, significativo dal punto di
vista delle possibilità economiche messe in campo, si coordinerà con gli interventi che il Settore
sociosanitario dell’ente già realizza ed ha consolidato negli ultimi anni e cioè con i percorsi di inclusione
56
sociale/attiva/lavorativa di donne e uomini, oltre che giovani, che vivono situazioni di particolare fragilità
sociale, economica e, non ultima, culturale.
2.3.2 LE AZIONI DA REALIZZARE CON IL PIANO DI INTERVENTO PAC ANZIANI – I STRALCIO
L’ente locale ha candidato al Piano di Coesione – piano di intervento servizi di cura per gli anziani, primo
riparto del programma dei servizi di cura – azioni atte a mantenere e consolidare l’offerta di servizi di
assistenza domiciliare sociale e integrata in favore delle persone anziane e ad ampliare in maniera
significativa la base di posti-utente grazie alla quale incrementare il numero di percorsi individualizzati di
intervento. Si intende, altresì, qualificare il servizio migliorando la capacità recettiva, di coordinamento
territoriale e di risposta della PUA attraverso un'adeguata dotazione di risorse umane e strumentali.
Attraverso l’articolazione delle azioni candidate al PAC Anziani, si vuole perseguire la sostenibilità
economica correlata all’aumento della presa in carico di anziani in assistenza domiciliare, nel servizio SAD e
ADI, migliorando la capacità dell’ente locale di supportare e alleviare i carichi di cura delle famiglie con
anziani non autosufficienti in casa e di realizzare politiche di conciliazione vita-lavoro e i diritti di parità oltre
che aumentare la capacità di contrastare il ricorso all’inserimento in strutture sociosanitarie e socio
assistenziali dove non strettamente necessario.
In dettaglio, le azioni candidate a finanziamento sono:
1. Assistenza domiciliare socio assistenziale integrata con i servizi sanitari del distretto socio sanitario
BT. Con l’apporto delle risorse PAC, si stima che l’ente riuscirà a incrementare il numero di utenti
del 47% circa passando dai 129 utenti seguiti in tutto il corso del 2013 a 190 nel corso della
annualità di competenza di dette risorse con un'incidenza rispetto all’obiettivo di servizio specifico
di +0,4% (il dato si riferisce all’obiettivo di servizio ponderato sulla sola utenza anziana che passa
dallo 0,84% all’1,24%)
2. Assistenza domiciliare socio assistenziale per anziani non autosufficienti non in ADI. Con l’apporto
delle risorse PAC, si stima che l’ente riuscirà a incrementare il numero di utenti in SAD del 64% circa
passando dai 91 utenti seguiti in tutto il corso del 2013 a 150 circa nel corso della annualità di
competenza di dette risorse con un'incidenza rispetto all’obiettivo di servizio specifico di +0,39% (il
dato si riferisce all’obiettivo di servizio ponderato sulla sola utenza anziana che passa dallo 0,59%
allo 0,98%)
3. Dotazione infrastrutturale della PUA. Si intende fornire la PUA di idonea strumentazione
tecnologica con software dedicato oltre che di risorse umane reclutate ad hoc.
Le azioni in narrativa si inseriscono nell’offerta di servizi domiciliari già erogati dall’ente e consolidati nel
corso delle due precedenti programmazioni sociali. Si avvalgono di un sistema di collaborazione costante
con la ASL con la quale si è realizzato un buon livello di integrazione socio sanitaria, in particolare
nell’ambito dell'UVM. Le attività, in questa sede brevemente descritte, saranno gestite con la stessa
metodologia operativa messa a punto dal settore sociosanitario in un’ottica di miglioramento continuo e
supportati anche dalla maggiore dotazione di risorse per la PUA. L’investimento dedicato alla PUA
permetterà di incidere sulla tempistica della risposta alla domanda sociale in generale ed alla domanda di
servizi domiciliari per persone anziane in particolare. I servizi domiciliari saranno erogati con lo stesso
strumento economico-contabile di gestione messo a punto dal settore, ovvero i voucher sociali, in attesa di
diverse indicazioni da parte della Regione Puglia e/o dell’AdG del Piano di coesione dedicata.
57
2.3.3 I BUONI DI SERVIZIO DI CONCILIAZIONE (AZIONI 3.3.1 – 3.3.2)
Buoni di conciliazione minori 3.3.1
Le politiche locali per la popolazione minorile e i servizi per minori erogati dall’ente (PdZ II triennio,
2010/2012-13) si sono avvalsi per il 2013 di importanti risorse regionali aggiuntive: I buoni di servizio di
conciliazione per minori. Tale strumento si è rilevato molto utile per garantire continuità assistenziale alle
famiglie già seguite dal settore e ha consentito anche di allargare la platea di utenti. L’ente locale ha gestito
la misura per quanto di propria competenza e secondo il ruolo attribuitogli dalla Regione Puglia. Il valore
aggiunto è risultato notevole anche in virtù del fatto che le famiglie hanno colto tale possibilità attivandosi
secondo le modalità esplicitate dalla regione nell’apposito avviso pubblico.
La misura in oggetto è diventata operativa sul territorio dal mese di Maggio 2013 dopo la sottoscrizione del
disciplinare regolativo dei rapporti tra Regione Puglia e Ambito Territoriale.
La misura è operativa per tutti i servizi previsti e iscritti nel catalogo regionale e con i quali l’ente ha
provveduto alla sottoscrizione dell’accordo contrattuale.
Gli operatori iscritti a catalogo sono 17: 4 Centri Diurni, 2 ludoteche, 3 Servizi Educativi per il Tempo Libero,
2 Centro Ludico, 5 Asili Nido/micro nido, 1 sezione primavera.
Il Comune di Andria ha beneficiato di risorse che hanno permesso di rispondere complessivamente a 228
richieste. Questo dato è sostanzialmente definitivo in virtù del fatto che dello stanziamento regionale di €
476.884,66 – al netto della quota parte di stanziamento per il personale - destinato all’ambito sono stati
utilizzati € 475.700,29.
Si sono rilevate 340 domande di accesso ai servizi, 59 sono state le rinunce spontanee mentre 6 sono state
le domande con esito negativo. 47 sono state le domande non convalidate per carenza di fondi mentre le
istanze convalidate sono risultate 228.
Buoni di conciliazione disabili e anziani 3.3.2
I servizi per le persone anziane e disabili si sono avvalsi per il 2013 dell’importante stanziamento di risorse
regionali aggiuntive erogate attraverso i buoni di conciliazione disabili e anziani. Tale strumento si è
rivelato molto utile per incrementare la capacità dell’ente di rispondere ai bisogni delle persone disabili e
anziane. Sul territorio la misura è partita dal mese di giugno 2013 dopo la sottoscrizione in Regione del
disciplinare regolativo dei rapporti tra Regione Puglia e Ambito Territoriale. L’ente locale ha gestito la
misura e continua a farlo per quanto di propria competenza e secondo il ruolo attribuitogli dalla Regione
Puglia, oltre che con le modalità operative da quest’ultima stabilite. Attualmente la misura non è operativa
per l’accesso ai servizi domiciliari e per l’accesso al servizio di assistenza specialistica. La sospensione della
misura per i predetti servizi è stata disposta dalla Regione Puglia nelle more dell’adozione delle linee guida
regionali sull’assistenza domiciliare integrata. La misura è operativa per tutti i servizi previsti e iscritti nel
catalogo regionale e con i quali l’ambito ha provveduto alla sottoscrizione dell’accordo contrattuale. Gli
operatori iscritti a catalogo sono soltanto 2, entrambi Centri polivalenti per disabili (art 105), ciò ha
rappresentato un limite alla possibilità di scelta da parte dei cittadini - utenti. Si evidenzia che sul territorio
non sono attivi al momento servizi semiresidenziali per anziani e per persone affette da Alzheimer,
probabile motivo in virtù del quale al momento non si rileva domanda dei servizi previsti a catalogo per
questa tipologia di utenza. L’ambito di Andria ha beneficiato di risorse che hanno permesso di rispondere
complessivamente a 37 richieste su un totale di 42 (2 sono state le rinunce, 3 le domande con esito
negativo), questo dato è parziale poiché che dello stanziamento regionale di € 449.003,80 – al netto della
quota parte di stanziamento per il personale - destinato all’ambito sono stati utilizzati € 182.154,28.
2.3.4 I PROGETTI SPECIALI
COME.Te SPRAR. Progetto di accoglienza rivolto a 16 maschi richiedenti protezione internazionale o
umanitaria per il triennio 2014 – 2016 a valere sul Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’Asilo
gestito dal Ministero dell’Interno. Premesso che il Comune di Andria ha affidato all’ Associazione di
Promozione Sociale “Migrantes” la gestione dello Sportello per l’integrazione socio-sanitaria e culturale
degli immigrati (art. 108 r.r. 04/2007) che si avvale della partecipazione di molteplici professionalità e della
58
figura strategica del mediatore culturale e linguistico e che la stessa associazione è stata destinataria di un
immobile confiscato alla mafia la cui destinazione d’uso è l’accoglienza e l’inclusione sociale di soggetti
extracomunitari e di persone che vivono in condizioni di estrema povertà, si è garantita continuità
assistenziale alle persone immigrate individuando nell'associazione “Migrantes” il soggetto attuatore dello
SPRAR denominato “COME.Te” per il triennio 2014-2016. L’associazione, nella gestione del progetto
triennale, si avvale di una rete territoriale di sostegno nella quale sono stati riconosciuti tutti i requisiti
fondamentali a garanzia del successo dell’azione proposta. I servizi che verranno proseguiti e garantiti
attraverso COME.TE – SPRAR sono: Accoglienza, Tutela legale, Supporto psico-socio-sanitario, Mediazione
Linguistica-Culturale, Apprendimento della lingua italiana per gli adulti, Formazione e Riqualificazione
Professionale, Orientamento e accompagnamento all’inserimento lavorativo, Orientamento e
accompagnamento all’inserimento abitativo, Orientamento e accompagnamento all’inserimento sociale.
Questo intervento a favore delle persone immigrate richiedenti protezione si inserisce, ampliandole
significativamente, nelle attività già programmate e realizzate dalla precedente e dalla attuale
programmazione sociale in tema di accoglienza, immigrazione, contrasto alle povertà.
Affido familiare minori – avviso pubblico regionale. Il Comune di Andria, sebbene abbia maturato negli
anni un consolidato specifico e significativo in materia di affido familiare minori, ha registrato dal 2008 un
lento calo del numero di affidamenti familiari. Un'inversione di tendenza si è rilevata soltanto a partire dal
2012/2013. Accanto a tale situazione, si è registrata l’esigenza di implementare azioni mirate che, da un
lato possano incidere positivamente sull’interesse e sull’avvicinamento delle famiglie al tema dell’affido,
anche nelle diverse forme di affido leggero e che, dall’altro lato, possano fare sperimentare percorsi di
emancipazione dei minori prossimi alla maggiore età, dall’affido e dalla istituzionalizzazione con l’obiettivo
di facilitarne il rientro in famiglia di origine e/o in percorsi di inserimento lavorativo. L’ente locale ha voluto
utilizzare l’occasione di finanziamento regionale dedicato all’affidamento familiare per realizzare azioni
fortemente orientate a quanto esposto in narrativa. Nello specifico si sono programmate attività di
sensibilizzazione, promozione, comunicazione, inerenti i temi dell’affidamento familiare di minori; attività
di formazione e di creazione di rete di famiglie interessate al tema; la creazione di un'anagrafe cittadina
delle famiglie affidatarie aprendo anche a forme di affido part-time. Una parte importante della proposta
candidata a finanziamento interessa la sperimentazione di 1 percorso di vita autonoma finalizzato alla deistituzionalizzazione e all'inclusione sociale e lavorativa e di 2 percorsi di rientro in famiglia di origine. Il
progetto candidato è fortemente orientato al coinvolgimento attivo delle famiglie di origine intorno alle
quali si vuole costruire un sistema di attenzioni, nella forma di interventi e servizi, particolari in grado di
elicitare e sviluppare le competenze genitoriali. Queste ultime azioni si caratterizzano per la forza
sperimentale e innovativa e si integrano, insieme a tutto il resto delle azioni candidate a finanziamento, con
le attività attualmente in essere per l’affido minori oltre che con i servizi educativi territoriali e i servizi di
sostegno alle responsabilità familiari.
Home care premium 2014 – Progetti innovativi e sperimentali di assistenza domiciliare. Il Progetto Home
Care Premium 2014 – INPS, Direzione Centrale Credito e Welfare – si pone l’obiettivo di attuare e sostenere
finanziariamente percorsi, funzionalmente ed economicamente sostenibili anche sulla base dei parametri
strutturanti il sistema economico e socio demografico nazionale: risorse finanziarie limitate, crescita del
bisogno a seguito dell’invecchiamento della popolazione, evoluzione delle strutture familiari e sociali di
base. Il progetto interviene nel sostenere la capacità di cura domiciliare rivolta a dipendenti pubblici non
autosufficienti utenti dell'INPS.; a valere su tale progettualità si andranno a erogare servizi innovativi e
sperimentali di assistenza domiciliare. Alle persone individuate sarà riconosciuta una prestazione nella
modalità di cura domiciliare ovvero di contributo economico. Nel Comune di Andria, tale intervento
interessa 64 utenti che vanno a integrarsi con i servizi di SAD e ADI, secondo necessità identificata nel corso
della procedura di istruttoria e dagli organi preposti, già consolidati sul territorio. Al Comune di Andria è
stato riconosciuto un finanziamento da parte dell’ente erogatore di € 118200,00 per le attività di sportello e
la procedura di istruttoria.
59
CAP. III – LA PROGRAMMAZIONE FINANZIARIA
3.1 LA COMPOSIZIONE DEL FONDO UNICO DI AMBITO
Per la prima volta gli Ambiti territoriali con la programmazione del Piano Sociale di Zona 2014/2016, sono
chiamati a definire un quadro triennale di programmazione con una dotazione finanziaria che, in questa
fase, dà copertura alla sola prima annualità. Tutto ciò è dovuto all’esaurimento dell’accantonamento
straordinario, da parte della Regione Puglia, di fondi nazionali, e al taglio costante concluso con
l’azzeramento definitivo del Fondo Nazionale Politiche Sociale e del Fondo Nazionale non Autosufficienze
operato dai vari Governi Nazionali.
Altro elemento di novità è rappresentato dalle risorse straordinarie o aggiuntive (risorse finanziarie
aggiuntive dedicate alle Regioni Obiettivo Convergenza -Piano di Azione e Coesione Servizi di Cura, Fondo
Sviluppo e Coesione – Obiettivi di Servizio, Fondi nazionali per la Carta
di inclusione) che integrano le risorse ordinarie trasferite agli Ambiti Territoriali e che vanno quindi a
finanziare il Piano Sociale di Zona.
Il nuovo periodo di programmazione dovrà tenere conto, altresì, delle somme residue rivenienti dai due
piani precedenti, con i rispettivi vincoli di finalizzazione ove non rispettati.
Il quadro finanziario di ogni Piano Sociale di Zona deve essere costruito come segue:
Le risorse finanziarie assegnate (FNPS – FGSA – FNA)
La quota di risorse proprie comunali
Cofinanziamento obbligatorio dei comuni pari al 100% dell’importo determinato dal
trasferimento regionale a valere su FNPS – FGSA – FNA
RISORSE AGGIUNTIVE (PAC E BUONI CONCILIAZIONE)
3.1.1 LE RISORSE ORDINARIE (FNPS, FNA, FGSA)
Le risorse ordinarie trasferite dalla Regione Puglia per il finanziamento del Piano Sociale di Zona 2014/2016
– annualità 2014 sono così composte:
FNPS: € 363.640,90
FGSA: € 249.643,56
FNA: € 213.033,56
Per un totale di € 826.318,02
Alle risorse ordinarie trasferito vanno ad aggiungersi le seguenti risorse cosi come definito dal Piano
Regionale delle Politiche Sociali 2013/2015:
RISORSE RESIDUE DI STANZIAMENTO RIVENIENTI DAL PRECEDENTE PIANO SOCIALE DI ZONA al netto delle
risorse relative all’Assegno di Cura: € 1.168.425,86
COFINANZIAMENTO OBBLIGATORIO DEL COMUNE: € 826.318,02
3.1.2 LE RISORSE AGGIUNTIVE (FSC, PAC )
- PAC INFANZIA: € 860.454
- PAC ANZIANI E DISABILI: € 554.319
- BUONI CONCILIAZIONE MINORI MISURA 3.3.1: € 486.617,67
- BUONI CONCILIAZIONE ANZIANI E DISABILI MISURA 3.3.2: € 458.167,14
- PROGETTO AFFIDO E ADOZIONI: € 52.498,43
- PROVI: € 216.190,18
Per un totale di € 2.628.246,423.
Alle predette somme si aggiungono le altre risorse a valere su altre fonti di finanziamento non
necessariamente di derivazione regionale (vedi progetto provinciale CARTA AMICA ovvero le risorse per
minori stranieri non accompagnati erogate dal Ministero degli Interni)
60
3.1.3 IL COFINANZIAMENTO CON RISORSE PROPRIE DEI COMUNI
Per questo nuovo periodo di programmazione il Piano Regionale delle Politiche Sociali ha posto come
vincolo all’Ambito Territoriale, di dichiarare l’intera spesa sociale complessiva dell’Ente locale, in termini di
risorse proprie di Bilancio, all’interno del Piano Sociale di Zona prevedendo una sola scheda di
programmazione ossia la scheda AMB a differenza delle precedenti programmazioni finanziarie in cui era
prevista la scheda COM in cui venivano programmati dal punto di vista finanziario tutti gli interventi
comunali che venivano finanziati con risorse proprie di bilancio.
Questa però non rappresenta una novità per l’Ambito di Andria atteso che, già dal primo ciclo di
programmazione, ha sempre effettuato una programmazione finanziaria unica non distinguendo i servizi in
schede AMB e schede COM facendo di fatto rientrare tutte le risorse comunali a finanziamento del Piano
Sociale di Zona.
La quota di risorse proprie comunali obbligatoria da prevedere nel nuovo Piano di Zona dovrà essere pari al
100% dell’importo determinato dal trasferimento regionale per i Piani Sociali di Zona a valere su
FNPS+FNA+FGSA, ammontanti complessivamente ad euro 826.318,02.
Al cofinanziamento obbligatorio si aggiungono anche tutte le risorse comunali che vanno a finanziare sia gli
obiettivi di servizio sia i servizi comunali rientranti nel Piano Sociale di Zona 2014/2016. Dette risorse
comunali per l’annualità 2014 ammontano a € 4.630.699,93
3.1.4 LA SPESA SOCIALE TOTALE DEI COMUNI
Il Piano Regionale per le Politiche Sociali 2013/2015 pone come vincolo agli Ambiti Territoriali di
“mantenere” l’intera spesa sociale 2010/2012 anche nel triennio 2014/2016, infatti nello stesso Piano
Regionale si prevede che:
- l’ammontare complessivo delle risorse che ciascun Comune dell’Ambito dovrà stanziare dovrà
essere non inferiore al livello di spesa sociale media dichiarata per gli anni 2010/2012;
- la spesa sociale pro capite di ciascun Comune dovrà essere almeno pari al livello medio procapite raggiunto dall’Ambito territoriale per il triennio 2010/2012, fatta eccezione per quegli
Enti sottoposti alle sanzioni connesse al mancato rispetto del patto di stabilità interno.
La spesa sociale del Comune di Andria, relativa al triennio 2010-2012, così come certificata dal Dirigente del
Settore Finanziario è pari a € 14.723.858,08 che corrisponde a una spesa media annua di € 4.907.952,69.
Nel triennio 2010/2012 la spesa media per abitante è stata pari ad € 49,01.
Confrontando la spesa sociale certificata del triennio 2006/2008 con quella 2010/2012 si rileva che in
media ogni anno la spesa sociale è cresciuta di € 843.722,85, si passa infatti da una spesa media annua di €
4.064.229,84 a una spesa media annua di € 4.907.952,69 di conseguenza è cresciuta la spesa media per
abitante, si passa infatti dai € 41,12 del triennio 2006/2008 ai € 49,01 del triennio 2010/2012. Detto
incremento assume maggiore importanza se si considera che la popolazione rispetto al 2008 è aumentata
di 1.292 unità, si passa infatti dai 98.841 abitanti a 100.133 abitanti al 31/12/2012.
Tutto ciò denota il grande investimento che ogni anno il Comune di Andria realizza nel settore delle
politiche sociali.
Difficile sarà “mantenere” la spesa sociale del triennio 2010/2012 considerato che già dal 2011 i
trasferimenti dello Stato nei confronti dei Comuni sono oggetto di continui tagli lineari in conseguenza
dell’attuazione del federalismo fiscale. Il “mantenimento” della spesa sociale è altresì reso difficile dalla
normativa fiscale (che incide sulle entrate dei Comuni) in continua evoluzione che allontana sempre di più
l’orizzonte temporale di approvazione dei bilanci di previsione dei Comuni, vincolando gli stessi ad operare
in dodicesimi e riducendo quindi le possibilità di aumentare le risorse a disposizione di un settore
fondamentale come quello delle politiche sociali. Inoltre è opportuno precisare il discostamento del
coofinanziamento comunale annualità 2014 rispetto alla spesa media del triennio 2010/2012 è ancora
meno rilevante se si considera che nel coofinanziamento 2014 non sono stati inseriti alcuni costi fissi propri
61
dell’ente comune e relativi proprio al mantenimento della struttura dei servizi sociali (vedi costi utenze,
vedi costi diretti sostenuti mediante buoni economato indigenti e vedi costi inerenti le forniture e i servizi
di pertinenza del Settore Socio Sanitario e gestiti tramite spese economali)
3.1.5 ATTIVITÀ DI MONITORAGGIO FISICO E FINANZIARIO DEL PIANO SOCIALE DI ZONA
Il processo di monitoraggio fisico del Piano si è articolato e si articolerà in due fasi, ossia in itinere ed ex
post. Il monitoraggio in itinere riguarda la realizzazione delle azioni previste dal Piano, registrando lo
sviluppo dei progetti e del processo programmatorio attraverso la rilevazione degli indicatori regionali utili
a cogliere gli scostamenti tra le attività realizzate ed i risultati conseguiti, i fattori intervenuti nel
determinare tali risultati, gli elementi di successo e quelli di difficoltà. L’obiettivo di tale valutazione è
quello di apportare alla progettualità del Piano le integrazioni e correzioni, anche finanziarie, ritenute
opportune in base ai risultati emersi.
Detta fase si realizza durante la stesura della realizzazione sociale e anche durante l’esecuzione dei singoli
servizi.
Ex post, ossia al termine dei progetti e a conclusione del Piano Sociale di Zona, la valutazione riguarda
l’efficacia delle azioni realizzate rispetto agli obiettivi previsti, producendo elementi utili alla
riprogettazione del Piano.
E’ necessario e prioritario misurare la rispondenza del servizio rispetto ai bisogni del territorio (incremento
e decremento degli utenti; tipologia di utenza; grado di dispersione; ecc.) e leggere i sintomi di
inadeguatezza del servizio rispetto alle esigenze esterne; per fare ciò serve una misurazione sistematica dei
servizi attuati.
La valutazione dell’efficacia-efficienza del servizio legata alla rispondenza dello stesso alle esigenze del
territorio permette di impiegare al meglio le risorse.
E’ bene precisare che il “costo dei servizi” da solo non permette di decidere se un determinato servizio
debba essere sviluppato o meno. Il costo deve essere confrontato con il risultato ottenibile rispetto al
soddisfacimento di un bisogno preciso e rispetto all’obiettivo regionale.
ALLEGATI
Schede di programmazione finanziaria
(su format regionale)
62
CAP. IV – GLI ATTORI DEL SISTEMA DI WELFARE LOCALE
4.1 LE SCELTE STRATEGICHE PER L’ASSETTO GESTIONALE ED ORGANIZZATIVO DELL’AMBITO
Il percorso di associazionismo intercomunale: scelta della forma giuridica, ruolo dell’Ente capofila,
sistema degli obblighi e degli impegni reciproci
L’Ufficio di Piano: dotazione di risorse umane, ruoli e funzioni, i flussi informativi ed i nessi procedurali
tra UdP e Comuni, azioni di potenziamento
Le connessioni funzionali tra UdP, Servizio sociale professionale e welfare d’accesso
L’Ambito territoriale di Andria (Ambito territoriale n.1- ASL BA/1), si configura quale “monoambito”, ovvero
quale Ambito costituito da un unico ente locale in base alla definizione di alcune caratteristiche peculiari
quali l’ampiezza territoriale e la numerosità demografica del proprio bacino. L’Ufficio di Piano è composto
in maniera tale da assicurare la funzionalità operativa e la composizione multi professionale; esso è da
considerare una struttura flessibile, in grado di adeguarsi costantemente alle esigenze organizzative che
richiede e necessita il percorso di realizzazione. L’organico dell’Ufficio di Piano è costituito da n. 4 (quattro)
figure professionali con specifiche competenze nell’ambito della programmazione e progettazione,
organizzazione e gestione dei servizi, nella gestione contabile, nel monitoraggio e valutazione, e
nell’accesso al sistema dei servizi di welfare locale e comunicazione in possesso di competenza ed
esperienza maturata nello specifico settore, in coerenza con quanto indicato nel Piano Regionale delle
Politiche Sociali approvato con Del. G.R. n. 1534/2013. Le funzioni dell’Ufficio di Piano potranno essere
assicurate con risorse umane individuate all’interno della dotazione organica comunale, ovvero, potranno
essere garantite attraverso il ricorso ad affidamento all’esterno, così come previsto dal codice degli appalti
e dei contratti pubblici o dalla normativa in materia di conferimento incarichi esterni. Le Risorse Umane che
costituiscono l’Ufficio di Piano sono coordinate funzionalmente dal Responsabile, al quale riferiscono per
quanto attiene a compiti, funzioni e organizzazione del lavoro. L’Ufficio di Piano espleta le proprie attività
nel rispetto della progettazione di dettaglio ed esecutiva del Piano Sociale di Zona, nel quale sono indicati
gli obiettivi da conseguire, i servizi da attivare ed erogare, gli standard di erogazione degli stessi, i risultati
da raggiungere, la quantità e qualità delle risorse umane e la quantità delle risorse finanziarie a tal fine
necessarie. A seguito dell’approvazione del Piano Sociale di Zona saranno assegnate all’Ufficio di Piano le
seguenti unità di personale, impegnate a regime per n° 36 h settimanali, nei tempi e nei modi definiti dagli
appositi atti amministrativi per il conferimento dei rispettivi incarichi e nel rispetto della normativa di
settore:
N. 1 unità con responsabilità della funzione di programmazione e progettazione;
N. 1 unità con responsabilità della funzione di gestione tecnica e amministrativa;
N. 1 unità con responsabilità della funzione finanziaria e contabile;
N. 1 unità con responsabilità della funzione di accesso al sistema locale di welfare;
Il Coordinamento organizzativo dell’Ufficio di Piano potrà essere affidato ad un Coordinatore individuato
dal Responsabile dell’Ufficio di Piano.
La funzione di programmazione e progettazione assicura il presidio delle seguenti tre aree tematiche,
mediante un coordinamento funzionale con il Servizio Sociale Professionale di Ambito, ovvero con l’area
socio-sanitaria, con quella socio-assistenziale e con quella socio-educativa.
Per ciascuna area verrà individuato, in seno al Servizio Sociale professionale d’Ambito, un referente che
presti la propria collaborazione con l’unità stabile dell’Ufficio di Piano che ricopre la responsabilità della
funzione di programmazione e progettazione.
Ogni qualvolta occorra svolgere attività che richiedano il coinvolgimento diretto e l’integrazione tra
l’Ambito territoriale e l’Asl e/o la Provincia, il nucleo stabile dell’Ufficio di Piano si integra con un referente
Asl, Designato dal Direttore Generale e un referente Provincia BT, designato dal Presidente della Provincia
fra le figure dirigenziale del proprio organico.
63
La partecipazione del referente dell’Asl è prevista per il coordinamento delle attività di programmazione,
attuazione e verifica degli interventi di rilievo socio-sanitario.
La partecipazione del referente della Provincia dovrà essere prevista per il coordinamento delle
programmazioni dei Piani Sociali di Zona con riferimento ai servizi e interventi sovra-ambito, secondo il
dettaglio fornito nello stesso Piano.
L’Ufficio di Piano dovrà sostenere lo sviluppo della strategia della “fidelity”, soprattutto nei confronti dei
propri utenti e del partenariato istituzionale e sociale del territorio, in quanto il suo ruolo non è solo
tecnico-amministrativo: deve essere il risultato di un lavoro di rete e un’occasione per lo sviluppo e la
valorizzazione della partecipazione diffusa anche dei cittadini.
La rete dei flussi per essere attiva necessita di “protocolli” di cooperazione – anche non necessariamente
formalizzati, ma anche solo mutualizzati - con i depositari di informazioni, i quali devono necessariamente
trovare “un beneficio” nello scambio e interazione reciproca.
La gestione del giacimento informativo esprime anche un fabbisogno di tecnologie avanzate e supporti
informatici in continuo aggiornamento: motivo per cui, implementando le attività già svolte nelle
precedenti programmazioni, andrà data centralità alla dimensione interorganizzativa e alla cura da dedicare
ai rapporti tra diversi attori che sono allo stesso tempo alimentatori e fruitori del sistema, che
rappresentano una delle condizioni di base per orientare l’azione dell’Ufficio di Piano verso attività di
produzione, di conoscenza concretamente fruibili e funzionali ai processi decisionali e gestionali.
I Servizi Sociali mirano al conseguimento degli obiettivi previsti dal vigente Piano Sociale di Zona
dell’Ambito di Andria. Secondo quanto definito dal comma 3, art. 1 della L. 328/2000, i Servizi Sociali sono
titolari delle funzioni relative alla programmazione, all’organizzazione e alla realizzazione delle attività
sociali di competenza del Comune sviluppando le proprie azioni mediante il Servizio Sociale Professionale, il
sistema di Servizi Territoriali e l’insieme di attività ed interventi integrati della programmazione sociale.
Il sistema integrato di interventi e servizi sociali dell’Ambito territoriale si articola in un insieme di interventi
e servizi ciascuno dei quali riferito ad una diversa funzione e tipologia, ovvero:
i servizi/interventi del welfare di accesso che sono volti a garantire la più ampia possibilità di accesso al
sistema integrato e l’esercizio dei diritti di cittadinanza, attraverso prestazioni rivolte a fornire
informazione, consulenza, orientamento ed accompagnamento alla rete territoriale dei servizi;
i servizi/interventi del welfare d’emergenza che mirano a promuovere la rimozione del disagio per le
persone e le famiglie in condizioni di maggiore vulnerabilità e fragilità sociale, garantendo un pronto
intervento per la tutela e la messa in protezione nei casi di immediata urgenza, con una attenzione
particolare alla fase della prima accoglienza, propedeutica all’attivazione di percorsi di presa in carico,
trattamento e reinserimento sociale;
i servizi/interventi del welfare domiciliare che sostengono le persone e le famiglie nella normalità della loro
vita di relazione, supportandone l’autonomia e le capacità di vita indipendente, oltre che gli impegni di
cura, attraverso interventi i più contigui possibile al proprio naturale ambiente di vita, di relazioni e di
lavoro;
i servizi/interventi del welfare comunitario, tesi a promuovere e sostenere il benessere sociale, attraverso
azioni orientate alla promozione, prevenzione, socializzazione, sostegno e sollievo per le famiglie nel loro
quotidiano impegno di cura, oltre che a sostenere il protagonismo e la partecipazione dei cittadini, così
come il coinvolgimento delle comunità locali, valorizzando le reti sociali del mutuo aiuto e del sostegno
solidale, facilitando le relazioni tra cittadini e servizi, migliorando il senso civico e la cultura della legalità;
i servizi/interventi del welfare residenziale che hanno l’obiettivo di accogliere e sostenere, per periodi più o
meno lunghi le persone in situazioni di fragilità e/o di non autosufficienza quando non è possibile la loro
permanenza nel nucleo familiare o presso il loro abituale domicilio;
i servizi/interventi del welfare di inserimento volti a contrastare l’esclusione sociale e i processi di
emarginazione delle fasce più deboli e vulnerabili della popolazione attraverso azioni di sostegno,
accompagnamento, inserimento/reinserimento e partecipazione attiva ai ruoli sociali, prima di tutto al
lavoro.
64
4.2 LA GOVERNANCE PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIALE
Il concetto di “Governance” richiama un modello di gestione delle relazioni basato sui principi della
collaborazione, della condivisione, del consenso e del coordinamento; nelle politiche sociali la Governance
si pone quale modello di gestione dei processi di programmazione in cui l’efficacia dell’azione pubblica
dipende non solo dalla attività tipicamente politico-amministrativa, ma deriva dal raccordo tra attori
istituzionali e attori sociali e dalla loro capacità di condividere obiettivi e cooperare per raggiungerli.
La Governance territoriale nelle politiche sociali, in primo luogo, concretizza il principio della sussidiarietà
orizzontale,realizzando il coinvolgimento, e quindi promuovendone il ruolo, delle autonomie sociali
presenti su un medesimo territorio; in secondo luogo sostiene la funzione di integrazione tra le variegate
istanze presenti in una comunità che è propria degli attori istituzionali e valorizza la loro tensione strategica
e in terzo luogo, permette che, attraverso il confronto e la dialettica, vi sia un'ampia legittimazione degli
esiti del processo decisionale ponendovi le condizioni per prevenire/gestire condizioni di criticità sociale più
o meno latenti.
La Governance per la programmazione sociale del Piano Sociale di Zona dell’Ambito di Andria mira a
realizzare un sistema integrato di servizi sociali, sanitari e sociosanitari quale necessità di decisioni coerenti
e complementari e quale partecipazione della comunità come sviluppo della coesione sociale e
valorizzazione nei processi per accrescere competenza e consapevolezza; mira inoltre a rafforzare
strumenti di confronto, coordinamento e collaborazione, sia a livello tecnico che politico sulla base del
principio di leale collaborazione e di una reale sussidiarietà.
La concertazione è un momento di incontro-confronto tra soggetti pubblici e privati che rappresentano
interessi ed esigenze diverse finalizzati alla definizione di strategie su obiettivi condivisi.
Al Comune è affidato il compito di coordinamento e regia del processo di costruzione delle politiche
territoriali di tipo concertato. Il Piano Sociale di Zona si configura come lo strumento attraverso il quale si
avvia il processo di cambiamento che coinvolge diversi soggetti e che individua modalità di relazione tra le
parti. L’Ambito territoriale di Andria, sulla base di quanto previsto dalla L.R. n.19/2006 e dal Regolamento
Regionale n.4/2007 e s.m.i., assicura, attraverso la adozione di idonee procedure e strumenti, la
partecipazione attiva dei cittadini singoli e associati alla realizzazione del sistema integrato dei servizi
sociali, nonché delle associazioni familiari, delle organizzazioni sindacali, degli organismi di tutela, dei
patronati e delle associazioni di categoria.
La cittadinanza attiva partecipa in tutte le fasi della realizzazione del sistema integrato, ed in particolare,
svolge un ruolo proattivo per la programmazione del Piano Sociale di Zona, attraverso i soggetti di cui
all’art. 4 comma 2 lett. c) della L.R. n.19/2006, per la progettazione e organizzazione dei servizi e degli
interventi sociali e per la valutazione della efficacia degli interventi attuati e della qualità delle prestazioni
erogate.
In particolare l’Ambito territoriale ha provveduto alla pubblicazione dell’avviso di avvio del percorso di
progettazione partecipata per la stesura del Piano, ovvero dei relativi aggiornamenti, indicando tempi e
modalità della concertazione e ha istituito i “Tavoli di concertazione/Coprogettazione”, in conformità con
quanto previsto dagli art. 4. L. 19/06 e dagli art. 13 e 16 del Reg. Reg. n.4/07, assicurandone il corretto
funzionamento, in termini di definizione degli incontri, modalità di convocazione, verbalizzazione delle
decisioni assunte, attuazione e valutazione. A tale riguardo si precisa che i verbali dell’esito della
concertazione vengono allegati al Piano sociale di zona con l’esplicita indicazione della posizione assunta
dalle parti.
I “Tavoli di concertazione/Coprogettazione” costituiscono un organismo rappresentativo del processo di
costruzione partecipata di un Piano di Zona, inteso come momento di incontro tra le varie realtà territoriali,
al quale viene assegnato una funzione di direzione del processo pianificatorio e in particolar modo, nella
lettura dei bisogni e delle opportunità (in termini di risorse di cui dispone), nellè'individuazione delle
priorità su cui intervenire e nelle proposte in merito a tali interventi. Sul versante operativo ciò significa che
il Tavolo di Concertazione ha il compito di favorire l’integrazione tra i diversi soggetti nella definizione delle
idee progettuali e ha la possibilità di integrare proposte progettuali e portare ad interazione i diversi
soggetti partecipanti. A seconda delle necessità operative, su indicazione dell’Ufficio di Piano, possono
essere istituiti sotto gruppi o programmati nuovi Tavoli di Concertazione /Coprogettazione.
Del Tavolo della Concertazione fanno parte i legali rappresentanti o loro delegati:
65













del Comune di Andria;
della Provincia BAT;
della A.S.L./BAT
dell’Osservatorio Sociale Provinciale
delle ASP presenti sul territorio dell’Ambito territoriale
del Centro Giustizia Minorile di Bari;
del Tribunale per i Minorenni di Bari;
del U.E.P.E di Bari ;
delle istituzioni scolastiche nominati a livello di ambito;
della Curia Arcivescovile;
dei soggetti del terzo settore;
dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali e patronati;
dei rappresentanti delle associazioni di tutela degli utenti, delle organizzazioni di categoria, di tutela
dei consumatori e di rappresentanza dei cittadini.
Le competenze attribuite ai “Tavoli di Concertazione/Coprogettazione” sono inerenti all’analisi dei bisogni
territoriali al fine di determinare una loro gerarchizzazione e l’individuazione delle priorità e dei settori
innovativi, nonché la qualificazione della spesa attraverso la riduzione delle aree di sprechi e duplicazioni
degli interventi e l’attivazione di tutte le risorse che l’Ambito è in grado di mettere in campo.
Considerato che la funzione del “Tavolo di Concertazione/Coprogettazione” è quella di collaborare alla
definizione del Piano Sociale di Zona ed all’individuazione degli strumenti per monitorarlo e valutarne i
risultati, i compiti specifici attribuiti a ciascun Tavolo sono:
 riconoscere tutti gli attori sociali come portatori di interessi comuni per la realizzazione del Piano
Sociale di Zona;
 analizzare i bisogni e operare una loro gerarchizzazione;
 individuare gli obiettivi di benessere sociale da perseguire e i settori innovativi;
 partecipare alla mappatura delle risorse dell’Ambito;
 partecipare ai momenti di monitoraggio e valutazione ex ante in itinere e ex post;
 qualificare la spesa sociale;
 individuare misure idonee (servizi e prestazioni sociali) coerenti con gli obiettivi di benessere
sociale individuati e da perseguire;
 concorrere alla definizione del sistema delle regole;
 il consolidamento dei rapporti con la Asl e il Distretto Sociosanitario
Uno dei soggetti pubblici fondamentali nella programmazione e nell’attuazione dei Servizi/Interventi del
Piano Sociale di Zona è certamente la ASL e il Distretto Sociosanitario.
Il Distretto Sociosanitario svolge un ruolo chiave nella gestione dell'offerta di servizi, nell'integrazione delle
esigenze dei diversi soggetti, nella promozione della salute, nella prevenzione delle malattie e delle
disabilità, nell'integrazione tra attività territoriali e ospedaliere e tra servizi sociali e socio-sanitari, in
particolare nella co-gestione ed erogazione dei servizi di assistenza domiciliare e semiresidenziale sul
territorio .
Le modalità per accedere alle prestazioni socio-sanitarie di cui alla normativa che disciplina i Livelli
Essenziali di Assistenza Sanitaria (L.E.A.) sono state definite da specifici protocolli operativi tra Ambito e
Azienda Sanitaria Locale, i cui contenuti sono diffusi attraverso i competenti uffici del Piano di zona e della
A.S.L. al fine di garantire una programmazione integrata e coordinata della rete dei servizi socio-sanitari e di
superare la separazione degli interventi e la rigida delimitazione delle competenze con l’obiettivo ultimo di
realizzare un sistema di offerta che sia al contempo efficiente, efficace e di qualità. D'altro canto, le
66
componenti istituzionali come sopra costituite, in data 29/05/2007, hanno sottoscritto il protocollo d'intesa
relativo all’istituzione, organizzazione, funzionamento ed all’attività della Porta Unica di Accesso e della
Unità di Valutazione Multidimensionale, mentre in data 6/12/2013 è stato sottoscritto, a consolidamento
ed implementazione della già forte rete di attività in essere sul territorio, uno specifico Accordo di
Programma per la programmazione e attuazione del servizio di Cure Domiciliari Integrate da parte dell’ASL
e dell’Ambito Territoriale di Andria.
L’assistenza domiciliare in tutte le sue articolazioni si pone al vertice degli interventi sociosanitari del
territorio regionale, assieme allo sviluppo dell’assistenza residenziale e semiresidenziale, al fine di
completare la filiera delle prestazioni che, in modo complementare tra loro, concorrono ad assicurare la
presa in carico appropriata ed efficiente del paziente cronico e gravemente non autosufficiente in
alternativa alle strutture sanitarie ospedaliere e/o riabilitative ovvero a seguito di dimissione protetta.
L’ulteriore consolidamento programmatico ed attuativo è rappresentato nella presente programmazione
dal Piano di Azione e Coesione Servizi di Cura per gli anziani, che in attuazione tra il 2013-2015, prevede in
più come obiettivi:
 l’attivazione di èquipe dedicate per l’erogazione delle prestazioni ADI, quindi èquipe
multiprofessionali e integrate sul piano istituzionale con l’apporto del Comune (per le prestazioni
sociali, ausiliarie e sociosanitarie) e della ASL (per le prestazioni medico-infermieristiche,
riabilitative e altre prestazioni sanitarie specialistiche);
 il potenziamento delle UVM per accrescere la capacità di presa in carico corretta da parte del
Distretto;
 l’investimento in nuove tecnologie per supportare e qualificare l’ADI anche con la teleassistenza e
la telemedicina.
 Il Piano di Intervento Anziani del PAC vede quale suo principale strumento attuativo uno specifico
Accordo di Programma tra Comune capofila di ciascun Ambito territoriale e Distretto Sanitario
corrispondente al fine di fissare obblighi e impegni reciproci in materia di:
 risorse apportate dai Comuni (autonome e derivati dal riparto PAC-FSC) e dalle ASL per la
costituzione delle equipe e l’erogazione delle prestazioni SAD e ADI per persone non
autosufficienti;
 modalità di coordinamento professionale di tutte le risorse umane impiegate;
 tecnologie e mezzi di trasporto dedicati agli ultra65enni e alle equipe, da acquisire;
 modalità di presa in carico attraverso l’UVM di tutti i pazienti in ADI e dei pazienti che ricevendo a
domicilio altre prestazioni sanitarie (domiciliare sanitaria, oncologica, riabilitativa) richiedono a
domicilio anche l’apporto di prestazioni sociassistenziali (SAD).
La nuova programmazione prevede anche il rafforzamento della già istituita Porta Unitaria d’Accesso che
condividendo modalità, procedure e quindi modulistica d’accesso alle prestazioni socio-sanitarie, si esplica
attualmente attraverso i due punti d’Accesso costituiti dal Settore Socio-Sanitario del Comune e dalla sede
del Distretto Sanitario e che, in fase di attuazione del Piano Sociale di Zona 2014/2016, sarà allocata in un
unico punto di accesso ubicato presso il distretto..
Il consolidamento storico dei rapporti con la ASL e il Distretto Socio Sanitario sarà sancito da futuri accordi
che prevedano, nel prossimo biennio, un'estensione ed un'implementazione del sistema di offerta a ciclo
diurno, trattandosi di servizi essenziali per supportare i percorsi di presa in carico domiciliari di persone
anziane non autosufficienti. Si consideri anche che sono attualmente in corso ( con imminente consegna
lavori) investimenti supportati dai finanziamenti regionali a valere sul PO FESR 2007-2013 per l'attivazione
di un centro diurno ex art. 60 e di una struttura per il “Dopo di Noi”.
67
Le novità introdotte nella gestione del settore pubblico hanno dato origine a meccanismi su cui hanno
attecchito pratiche autenticamente partecipative nei processi di definizione ed implementazione delle
politiche e per lo sviluppo di strategie di integrazione.
Attraverso la graduale dotazione di strumenti pattizi, si è dapprima sancita una rottura rispetto alla
precedente ottica in base alla quale la pubblica amministrazione agisce in maniera unilaterale, verso l'avvio
di pratiche negoziali nei processi decisionali basate su articolate forme di relazione tra i vari soggetti
coinvolti.
L'impatto di questi fattori di trasformazione ha evidenziato la necessità di costruzione di nuovi paradigmi di
organizzazione amministrativa e di altrettante esigenze di coordinamento tra attori, in un crescendo di
insoddisfazione per una lettura unicamente ingegneristica dell'innovazione del welfare state che ha ridato
vitalità ad approcci e teorie che sottolineano la specificità dell'azione pubblica e la sua insopprimibile
valenza politica.
Nel corso degli ultimi quindici anni, la riorganizzazione amministrativa e territoriale delle politiche sociali
(rescaling) può essere letta come il tentativo di rispondere alla richiesta di un'amministrazione più aperta e
vicina ai cittadini.
Come già descritto In questa direzione e per la definizione del III° Piano Sociale di Zona 2014/2016, l’Ambito
Territoriale di Andria ha dato pertanto avvio ad un puntuale “Percorso di progettazione partecipata”, così
come previsto dalla L.R. 19/2006 e dalla DGR n. 1534/2013.
Alla condivisione della progettazione sono stati invitati tutti i soggetti territorialmente interessati, i soggetti
pubblici e privati impegnati nella realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi socio-sanitari, i
cittadini, le parti sociali, gli organismi di tutela, i patronati, gli organismi di rappresentanza del volontariato
e della cooperazione sociale, gli ordini e le associazioni professionali, le associazioni di categoria, le
associazioni delle famiglie e degli utenti, i soggetti del Terzo Settore, gli Istituti Scolastici di ogni ordine e
grado.
Gli incontri hanno avuto il seguente calendario:
 giovedì 17 ottobre 2013 – ore 15,30 c/o Sala riunioni Officina San Domenico: tavolo di
concertazione su: “Minori e Responsabilità familiare, violenza di genere, Fondi PAC Minori,
conciliazione dei tempi”;
 venerdì 18 ottobre 2013 – ore 15,30 c/o Sala riunioni Officina San Domenico: tavolo di
concertazione su: “Anziani,disabilità e salute mentale, Fondi PAC Anziani, integrazione Socio
Sanitaria”;
 lunedì 21 ottobre 2013 – ore 15,30 c/o Sala riunioni Officina San Domenico: tavolo di concertazione
su: “Disagio adulti, immigrazione e dipendenza patologica, integrazione Socio Sanitaria”;
 giovedì 24 ottobre 2013 – ore 15,30 c/o il Settore Socio Sanitario: incontro Sindacati Confederali
68
CAP. V – LA PROGETTAZIONE DI DETTAGLIO DEGLI INTERVENTI DI PIANO
5.1 LE SCHEDE DI PROGETTO PER GLI INTERVENTI PREVISTI E GLI OBIETTIVI DI SERVIZIO
Nel presente capitolo si riportano le progettazioni di dettaglio del Piano sociale di zona dell’ambito
territoriale di Andria. Tale sezione del piano di zona contiene l’intero sistema organizzato dei servizi e degli
interventi programmati, progettati e erogati dall’ambito sia con valenza di ambito che con valenza
comunale.
69