2 dicembre duemilaquattordici ditoriale sommario “Se ci diamo una mano i miracoli si faranno e il giorno di Natale durerà tutto l'anno...” di MARIA GRAZIA FRISALDI L o ammetto. Anch’io - come almeno altre 200mila persone circa, tra quelle dichiarate - sono innamorata di Samantha Cristoforetti, la donna del momento, prima astronauta italiana a partecipare ad una missione di lunga durata nello spazio. Con la sua valigia - in realtà, una scatola e nemmeno troppo grande - carica di libri-bignami e numerosissimi calzini, è la prima astronauta italiana a partire alla volta delle stelle. Dritta dritta nello spazio, verso la Stazione spaziale internazionale nell’ambito della “Missione Futura”. È decollata da Bajkonur, a circa 200 km a est del lago d’Aral, in Kazakistan, con un razzo Soyuz; un viaggio calcolato in “orbite” per raggiungere e attraversare la finestra che le avrebbe permesso di agganciare la stazione ISS dove Astrosamantha (questo il suo nome-account su Twitter) resterà sei mesi. Con i suoi 37 anni, una formazione maturata anche in Puglia (nel Leccese prima, e nel Foggiano poi) e l’aria sicura di chi sa di valere, Astrosamantha ha sbaragliato una competizione di circa 8.500 candidati, colleghi provenienti da ogni parte del mondo, tutti esaminati dall’Esa, l’Agenzia spaziale europea, per realizzare un sogno comune che, questa volta, toccherà ad una donna. La seconda spedita nello spazio dopo il viaggio di Valentina Vladimirovna Tereškova, l’operaia mandata in orbita nel 1963. Quello che oggi Samantha sta vivendo e sta condividendo nei limiti del possibile - con tutti i follower (188mila, compresa me) che la seguono a suon di hashtag (#futura42 e #supersamantha, solo per citarne i più utilizzati) è frutto di un lungo percorso che ha visto Cristoforetti - ingegnere aerospaziale, capitano dell’aeronautica militare e astronauta dell’Agenzia spaziale europea sempre in prima linea. Dalle selezioni al decollo dal cosmodromo di Bajkonur sono passati cinque anni: un lustro di dura formazione, addestramento fisico e allenamento psicologico. Prima di tagliare questo importante traguardo, però, la formazione di Samantha Cristoforetti è passata anche per la Puglia, con due tappe importanti: nella base militare di Galatina prima (61° Stormo Addestramento al Volo), e in quella di Amendola, tra Foggia e Manfredonia poi. Qui, in forza al 32° Stormo Bomber Astrosamantha ha seguito l’addestramento per l’aereo da guerra. Sulle piattaforme dei social network si sono moltiplicate le immagini dell’astronauta milanese, link e rimandi alla Missione Futura; non sono mancati, però, commenti poco lusinghieri e dal retrogusto misogino, specchio di un’Italietta piccola-piccola che - ci auguriamo - rappresenti la parte minoritaria di questo Paese. E mentre sulla terra ferma certi uomini dimostrano tutta la loro povertà di argomentazioni, Astrosamantha si gode il suo sogno: il suo viaggio alla conquista dello spazio, faccia a faccia con le stelle. Non ci sono parole più calzanti di quelle di Gianni Rodari per esprimere speranze e aspettative di un’intera città. Perché gli attesi cambiamenti -invocati a più livelli e a più voci, per Foggia e per i foggiani possono arrivare solo dalla collaborazione e dalla condivisione di intenti per il futuro. La Redazione di 6Donna augura a tutti voi un sereno e felice Natale. E un 2015 ricco di nuove prospettive. 4 Personaggio • Il M° Carmen Battiante: “Vi racconto Umberto Giordano” 5 Foggia Notes • Nasce il Premio 6Donna • La riscoperta di “Madre Terra” 6 Focus • Dai Nativi digitali ai Mobile born: rischi e potenzialità dell’infanzia smart • Nella guerra fredda del ‘digitale’: mamme ‘al fronte’, intervista doppia 8 Politica • Le donne alla finestra • Lucia Lambresa e Patrizia Lusi: i primi sei mesi di Franco Landella 10 Moda • Gioielli: creatività e sintesi poetica 12 Cultura & Spettacolo • Contro il femminicidio, lo spettacolo “Uno cinque due due” 14 Benessere • I segreti del trucco minerale 17 Rubriche 21 Mangiar sano • Territorio da gustare: la spesa è a ”Km Zero” 22 Ambienti • Il fascino del Natale: tendenza Eco-Bio-Friendly dicembre duemilaquattordici In attesa del Natale, i consigli per l’acquisto del regalo di tendenza Gillet Gioielli tra tradizione e innovazione L’ accordo perfetto tra tradizione e innovazione. Da una parte la garanzia di qualità offerta dai marchi leader del settore di preziosi ed orologi, dall’altra la capacità di intercettare e riconoscere le nuove tendenze in materia di gioielli, di essere sempre un passo in avanti con la cortesia e la professionalità di sempre. Sono questi i binari sui quali, da circa trent’anni, si muove sicura la gioielleria ‘Gillet’ di corso Vittorio Emanuele, a Foggia. “Ci siamo sempre dimostrati pronti e solerti nell’accogliere le novità, nell’aprirci a tendenze e materiali nuovi senza preclusioni di sorta. Tutto questo per poter offrire ai nostri clienti una scelta quanto più ampia possibile”, spiega il titolare Marco Pierre Etienne Dellisanti che dal 2003 gestisce l’attività di famiglia. Lo scenario attuale, infatti - complice anche la crisi economica che ha di fatto dimezzato il potere economico e quindi quello di spesa - è completamente diverso rispetto a quello degli anni Ottanta, periodo in cui suo padre avviò l’attività dedicandola alla moglie Nicole Gillet. “Una cosa sola non è cambiata nel tempo: l’attenzione e la disponibilità che dedichiamo ai nostri clienti. A prescindere dal tipo di acquisto che faranno o hanno intenzione di fare”, precisa. 3 “E’ importante, infatti, far sentire loro a proprio agio, liberi di sceglie e decidere senza remore e secondo possibilità: che sia un diamante o un gioiello in acciaio”. In questi anni, infatti, la gioielleria ‘Gillet’ è riuscita sempre a contemperare le esigenze della clientela più tradizionale e classica (offrendo loro gioielli realizzati con le più accurate tecniche di lavorazione e incastonatura) a quella più attenta alle mode e alle tendenze. Trollbeads - concept originale dei gioielli componibili di cui è rivenditore Premium Plus -, ad esempio, è solo l’ultimo dei tanti fenomeni sui quali l’attività di corso Vittorio Emanuele ha puntato. Ricerca e attenzione per le novità che abbracciano anche il mondo dei bijoux e dei gioielli in acciaio, per andare incontro a tutte le esigenze (e a tutte le tasche). “Cerchiamo di essere presenti anche nel postvendita, sempre disponibili nel dare consigli su cura e manutenzione dei gioielli acquistati e garantendo assistenza per qualunque tipo di riparazione”, precisa Dellisanti, mentre l’attività di famiglia si accinge ad accogliere la ‘terza generazione’, con suo figlio Gianluca, che si sta formando come orafo: “Così presto uniremo il commercio all’artigianato”. GUIDA AL REGALO PERFETTO Originale Classico PER LEI: Scegli i gioielli componibili Trollbeads: un modo per dare forma e sostanza ai momenti più importanti della vita, scegliendo tra centinaia di ‘beads’ creati da maestri orafi e artisti del vetro. Inizia a scrivere la tua storia preziosa. Trendy PER LEI: il fascino del solitario si fonde e si armonizza nel trilogy componibile ‘Eterno’ di Polello. Il più profondo dei messaggi - promessa di amore eterno - si reinventa in una linea essenziale eppure armoniosa per esprimere al meglio la bellezza del diamante. PER LUI: Il mix perfetto di precisione, classe ed eleganza. Sono gli orologi Bulova, garanzia di qualità. Design unici e meccanismi perfetti declinati secondo linee e gusti differenti: dalla collezione ‘Classic’ a quella ‘Accutron II’, a ciascuno il suo stile. PER LEI: Materiali moderni - preziosi come oro e argento, o pregiati come bronzo e ottone -trasformati in affascinanti filigrane e linee sinuose, con design innovativi. E’ lo stile esclusivo dei gioielli Stroili: gusto e qualità ad un prezzo accessibile. PER LUI: Design contemporaneo, cura dei dettagli e qualità. Sono gli orologi Nautica, ideali sia per il diving che il tempo libero: montano ingranaggi di fattura svizzera per prestazioni elevatissime che conquistano gli amanti del mare e dello sport. Corso V. Emanuele 4/A - Foggia - Tel. 0881 721695 PER LUI: Gli orologi Ice Watches sono tra i più richiesti del momento, un “lusso” alla portata di tutti. Materiali dalle texture differenti e colori coraggiosi, strizzano l’occhio al cliente più esigente ed attento alle mode. Per ogni esigenza e ogni stile. RIVENDITORE PREMIUM PLUS LAB 4 dicembre duemilaquattordici personaggio del mese Dai ‘Diari’ alla sua collezione di cimeli, più una ‘nota’ sulla riapertura del Teatro “Vi racconto Umberto Giordano, l’uomo e il Maestro” Le tappe della ‘missione giordaniana’ di Carmen Battiante D i Umberto Giordano - il musicista, l’uomo, il personaggio - conosce praticamente tutto. Vita, morte e miracoli, si direbbe. E anche qualcosina in più, tra gli aneddoti della sua carriera e le luci e le ombre della sua vita privata. Pagine gustosissime, alla stregua di una soap-opera. Quello di Carmen Battiante per il Maestro è un “amore tardivo”, sbocciato nel 2008 e che in una manciata di anni ha portato frutti preziosissimi per tutta la città: come l’esperienza su ‘Mese Mariano’ - che ha coinvolto circa 100 studenti delle scuole medie che fischiettavano il bozzetto lirico come le hit del momento - o la pubblicazione dei ‘Diari’ di Giordano. Direttore artistico della Fondazione “Musicalia” e docente di Pedagogia e psicologia della musica, il Maestro Battiante è prossima ormai alla conclusione della trilogia di volumi dei Diario di Umberto Giordano; dell’autore di Andrea Chénier e Fedora ha raccolto cimeli in giro per il mondo. Circa duecento fino ad ora, ma la lista - lo lascia intendere - è destinata ancora a crescere. “Ho iniziato ad acquistare tutto ciò che riguardasse Giordano senza rendermene nemmeno conto”, spie- ga. “Ho anche alcuni doppioni, nel caso in cui dovessi fare uno scambio con altri collezionisti”. Tra i pezzi più interessanti - oltre a libretti e spartiti a stampa dei primi del Novecento – vi è un vecchissimo 78 giri acquistato in Uruguay nel quale chi è dotato di un grammofono può ascoltare la grazia di Giordano al pianoforte. Oppure, dei calendarietti da barbiere degli anni Trenta che riportano le illustrazioni delle sue opere più note e una riduzione fotografica del film ‘Fedora’ (non l’opera), ma in lingua slava, tratto dal dramma di Victorien Sardou che vedeva, tra gli interpreti, Amedeo Nazzari recitare sulle musiche di Umberto Giordano. “Sì, perché Giordano era un uomo modernissimo e dai mille interessi. Adorava Walt Disney, che considerava un genio, si interessava di fotografia e, ad un certo punto della sua vita, si interessa anche al cinema”, spiega Battiante. Quante sorprese dietro un nome ed un busto, in una città nella quale tutto porta il suo nome, ma ciò che manca è la sua essenza. Umberto Giordano Ovvero la sua musica. In una conversazione lunga un paio di ore circa, Carmen Battiante definisce almeno cinque volte la sua attività “una missione”, ovvero quella di riscattare il Maestro e portare la sua musica nella sua città e in giro per l’Italia, dove le suo opere sem- brano ormai dimenticate. D’intesa con il Comune di Foggia e la Fondazione Banca del Monte ha avviato - a titolo totalmente gratuito - il progetto editoriale relativo ai diari autografi di Umberto Giordano, dal 1926 al 1947, 17 volumi che furono acquistati dall’amministrazione Agostinacchio dopo una combattuta asta di vendita battuta dalla casa Christie’s di Londra. I primi due volumi sono stati dati alle stampe, il terzo (ed ultimo) è prossimo alla pubblicazione. In questo modo, Battiante ha ricostruito e mappato la vita di Giordano, scoprendone tratti altrimenti sconosciuti. “I suoi rapporti con gli intellettuali dell’epoca, i suoi continui sold-out al Teatro alla Scala di Milano, la sua personalità complessa, a tratti spigolosa, ma di certo diretta e senza filtri”. Un rapporto che si è consolidato nel tempo, pagina dopo pagina, al punto da riuscire a riconoscere lo stato d’animo del compositore dal solo tratto della penna, per poi volerlo giusti- Il M° Carmen Battiante ficare, come si fa per un amico caro: “Era un uomo molto umorale”. Sulla riapertura del Teatro Comunale non può che dirsi felice. “E’ un momento importante per tutta la città e sono felice che la sua riapertura sia affidata alla musica e al Maestro Riccardo Muti”, spiega. Come a voler scorgere in questo tratto un segno positivo. “Certo mi dispiace non poter partecipare a questo evento, non avendo avuto possibilità di acquistare i biglietti (esauriti in poche ore) come gran parte dei foggiani - sottolinea con un sorriso sarcastico e, forse, una punta di risentimento - ma apprezzo la scelta di qualità. Un solo appunto mi viene naturale fare: peccato che non sia stato inserito - per quanto ne sappia - un omaggio a Giordano nel repertorio. Il nostro Maestro, ne sono certa, ne sarebbe arrabbiatissimo”. Maria Grazia Frisaldi dicembre duemilaquattordici Foggia notes Sarà assegnato nel Marzo prossimo. Per le segnalazioni c'è tempo fino al 22 febbraio L’INIZIATIVA Nasce il Premio 6Donna La redazione premierà le "eroine" di ogni giorno L a normalità, alle volte, è straordinaria. La quotidianità eclissa l’eccezione alla regola, fino a inghiottire l’esemplare. Donne modello passano inosservate, erose da un sistema che le pretende multitasking. Hanno voluto l’emancipazione, e che se la tengano. Nessuno oltre loro sa cosa stiano passando e cosa le aspetti a casa. Eppure non hanno mancato un giorno di lavoro, non hanno abusato dei loro diritti acquisiti, con abnegazione e spirito di sacrificio si sono dedicate agli altri e non hanno fatto mai mancare il proprio contributo alla comunità, responsabilmente hanno assolto ai loro compiti anche in condizioni non favorevoli. La redazione del mensile 6Donna, l’unico free-magazine di genere in Puglia, dedicato alla famiglia, sceglie di premiare una perfetta sconosciuta, un’eroina dei no- stri giorni, che si è distinta per le sue capacità, che fornisce alla comunità un contributo prezioso, che con altruismo si dedica al prossimo, nell’ombra. Requisito indispensabile: non deve ricoprire alcun incarico dirigenziale o ruolo di prestigio. E deve essere foggiana, o comunque contribuire alla crescita della città di Foggia. Chiunque, un collega, il capo, un amico, un utente, può inviare la candida- 1° Edizione PREMIO 6DONNA Donna Free magazine [email protected] L’EVENTO dell’anno... EROINA di ogni giorno. LA STORIA 10 anni, una sola mission 6Donna è prossimo a festeggiare i suoi primi 10 anni di storia, un traguardo non da poco per un progetto quale è il nostro, l’unico freepress al femminile “superstite” in Puglia. In questi 10 anni, grazie alle firme e alle professionalità che si sono avvicendate nel tempo, abbiamo raccontato la città attraverso le donne che vi operano ogni giorno, con un approccio a fatti e circostanze che fosse femminile ma non femminista. Abbiamo raccontato e scovato personaggi e tendenze, abbiamo intervistato centinaia di donne straordinarie per ingegno e talento o ordinariamente straordinarie per impegno e forza di volontà, realizzato un centinaio di inchieste e confezionato campagne contro il femminicidio, la violenza di genere e l’iniquo tetto di cristallo che incombe sulla testa di tante professioniste, in ogni settore. Il Premio 6Donna costituisce un ulteriore tassello di questo impegno, e si inserisce - in modo del tutto naturale - nel solco tracciato in questi anni di lavoro. tura di una donna speciale, con tutti i riferimenti utili per rintracciarla e la motivazione. La giuria verificherà di persona le indicazioni pervenute, intervistando chi è a stretto contatto con la candidata ed effettuando eventuali sopralluoghi. Il premio sarà assegnato, a Foggia, nella settimana dell’8 marzo, nella Giornata Internazionale della Donna, nell’ambito di una serata di riflessione, interventi e performance al femminile. L’idea nasce dal desiderio di conferire un riconoscimento, dire grazie alle donne che altrimenti resterebbero nell’anonimato. La candidata ideale non occupa posizioni di rilievo nella società, dedichiamo già le copertine e la sezione riservata al personaggio del mese alle personalità che si distinguono in ogni setto- Successo per gli appuntamenti promossi e organizzati dal Club Unesco Foggia L continua Arnò. Erano, infatti, presenti - tra gli altri - anche Luana Stramaglia (fondatrice di ‘Fork in Progress’, avviato grazie ad un finanziamento Bollenti Spiriti) e Roberta Liso (vincitrice di Bake-off Italia). Il Comitato Scientifico della Commissione Italiana Unesco ha deciso di dedicare questo ultimo anno del DESS alla ‘Educazione’, anzi alla buona educazione, e ha invitato quanti sono impegnati nell’esplorazione di modalità di vita e di produzione sosteniNASCE IL TELEFONO ANTIRACKET bili, a riflettere assieme su quali siano Uniti contro le bombe, uniti contro il racket. Foggia reagisce, mette gli strumenti e le in campo gli uomini e le donne dell’esercito civile della legalità, tutti azioni educative commercianti ed imprenditori stretti sotto l’insegna dell’associazione annecessari per cotiracket “Giovanni Panunzio” di Foggia. struire una società Con la costituzione dell’associazione - presieduta da Cristina Cucci; più equa, rispettosa il presidente onorario è Michele Panunzio, figlio del testimone di legalità del pianeta e delle Giovanni, l’imprenditore ucciso 22 anni fa perché si ribellò al racket delle sue tante diversità. estorsioni - è stata posata la prima pietra di una nuova coscienza civi“La necessità di un ca, pronta a sostenere ed affiancare tutti i commercianti taglieggiati, vitcambiamento cultutime di estorsione o piegati dalla prassi del pizzo. Una linea diretta che si rale, di una diversa completa con il numero telefonico dedicato agli operatori economici. visione del mondo è Dieci cifre per la legalità: 391.183.13.31 oggi ancora più urgente, e l’educazio- ne è lo strumento principale attraverso il quale costruire il cambiamento. Il Club Unesco Foggia ha inteso dedicare questo ultimo anno a ‘Madre Terra’, per riscoprire il sapore del passato e costruire il futuro”. Le giovani generazioni, attraverso progetti validi, potranno usufruire di finanziamenti per mettere in moto meccanismi di nuove occupazioni inerenti all’agroalimentare di cui la Capitanata è regina. Dal 24 al 30 novembre, quindi, Foggia ha ospitato una settimana di eventi e laboratori didattici, con relatori d’eccezione afferenti al mondo accademico e scientifico che hanno incontrato gli studenti del Dipartimento di Scienze agrarie dell’Università di Foggia e quelli degli Istituti ‘Pietro Giannone’ (indirizzo turistico), ‘Notarangelo-Rosati’ (indirizzo tecnologie alimentari) e ‘Bovio’, che hanno partecipato ad un vero e proprio laboratorio didattico con un docente speciale: lo chef Mensile di attualità e informazione. Registrazione presso il Tribunale di Foggia n° 2/2002 del 26/09/2002 Direttore Responsabile Maria Grazia Frisaldi Conoscere il ‘sapore’ del passato per costruire il futuro spiega Floredana Arnò, presidentessa del Club Unesco di Foggia. Un percorso incentrato sulla sostenibilità alimentare che ha interessato i tanti giovani di Capitanata che si stanno progressivamente riavvicinando “alla terra” scorgendo nella vasta vetrina agroalimentare locale occasioni di crescita e concreti sbocchi lavorativi. “Dalla teoria alla pratica, quindi, con testimonianze dirette, messaggi e consigli rivolti dai giovani ai giovani”, re. E questa volta vogliamo raccontare una storia al femminile diversa. Potrebbe essere l’integerrima dipendente di un’azienda, una infermiera che si dedica anima e corpo ai suoi pazienti, un’operaia, un’attivista che profonde il suo impegno per una buona causa, una volontaria che si prende cura dei poveri e degli emarginati. O chiunque operi silenziosamente al servizio del prossimo. Sarà lei la donna dell’anno. Inviate suggerimenti e segnalazioni entro il 22 febbraio all’indirizzo [email protected] oppure contattate la redazione allo 0881.563395 o con un messaggio alla pagina di Facebook. Editore Publicentro Servizi Pubblicitari s.r.l. La riscoperta di “Madre Terra” a riscoperta delle ‘radici’, delle tradizioni del proprio territorio, delle ricchezze insite nella terra e delle prospettive che quest’ultima può offrire. Il DESS - Decennio Educazione allo Sviluppo Sostenibile, indetto dalle Nazioni Unite nel 2005 e portato avanti dall’Unesco, è volto al termine. E con un inaspettato successo, nella città di Foggia: “Una partecipazione di giovani - universitari e non - massiccia ed interessata”, 5 Direzione commerciale Angela Dalicco In redazione Dalila Campanile Irma Mecca Mariangela Mariani Peppe Zullo. “A Foggia non siamo ultimi in tutto. Abbiamo eccellenze da valorizzare e sostenere che vedono nel settore agroalimentare terreno fertile per ricerche rivoluzionarie. Non buttiamoci giù. Siamo una terra fantastica, abbiamo solo bisogno delle menti e dei talenti dei nostri giovani per portare la Capitanata ad alte vette. Perché se il territorio non sembra essere particolarmente amato dalle nuove generazioni è solo perché non lo conoscono appieno. Solo dopo la conoscenza diretta impareranno a rispettarlo: ne sono certa”. Rubriche dott.ssa Eleonora Vera dott.ssa Anna Lepore dott.ssa Valentina La Riccia dott.ssa Maria Nobili dott.ssa Dora Cocumazzi dott.ssa Vanessa Anna Magistro dott.ssa Rosangela Loriso dott.ssa Ines Panessa Arch Simonetta Campanella Redazione Foggia Via Tressanti, I trav. (vill. Artig.) Tel. 0881.56.33.95 - Fax 0881.56.33.19 e-mail [email protected] Sito internet www.6donna.com Impaginazione e stampa Publicentro Graphic La collaborazione è volontaria e gratuita. I testi e le foto da voi inviate non verranno restituite. Questo numero è stato stampato in 43mila copie e distribuito gratuitamente a domicilio nella città di Foggia 6 dicembre duemilaquattordici a cura di Maria Grazia Frisaldi focus Per il prossimo Natale, archiviate bambole e macchinine telecomandate: Dai “Nativi digitali” ai “Mobile born”: Le paure degli adulti: isolamento e appiattimento della fantasia. Archiviate costruzioni, bambolotti e macchine telecomandate: benvenuti nell’era dell’infanzia smart. Ovvero, l’era dei ‘Mobile Born’, la generazione di precocissimi infanti in grado di destreggiarsi senza difficoltà con il linguaggio dei dispositivi tecnologici ed interattivi - come tablet e smartphone, per citarne alcuni - prima ancora di muovere i primi passi o padroneggiare la lingua madre. E non si tratta di un’esagerazione: lo mette nero su bianco la letteratura scientifica e lo dimostra ogni giorno la realtà dei fatti. Basta trascorrere una serata in un luogo pubblico, come un ristorante o una pizzeria, per notare bambini vicini al primo anno di vita concentratissimi sui dispositivi dei propri genitori come lo sarebbe un manager intento a controllare la posta del giorno. Nel volgere di un decennio o poco più, un nuovo scarto culturale e tecnologico si è compiuto all’interno delle stesse famiglie, magari tra primogeniti e secondogeniti, e presenta oggi il suo prodotto sociale: è il passaggio dai ‘Nativi digitali’ - la generazione di bambini che con computer, internet e cellulari hanno dimestichezza sin dalla nascita - ai ‘Mobile Born’, ovvero quelli che prima di imparare a parlare o camminare sanno già muoversi con agilità tra le applicazioni di smartphone o tablet. U na realtà nuova, che si affaccia prepotente con il suo bagaglio di luci ed ombre, riserve e perplessità. Per fare chiarezza e fugare ogni dubbio, ne abbiamo parlato con la dottoressa Debora Penna, psicologa foggiana specializzanda in psicoterapia cognitivo-comportamentale. Dottoressa Penna, quanto l’infanzia smart preoccupa genitori, nonni, educatrici ed insegnanti? Quali sono i principali dubbi o riserve manifestate al riguardo? Gli adulti, che hanno come obiettivo l’educazione dei più piccoli, manifestano spesso delle perplessità su questo punto. Ad esempio, si chiedono se la tecnologia possa essere un ostacolo all’espressione della fantasia e della creatività dei bambini, oppure se metta a disposizione opportunità per esprimersi in forme nuove, allargando le possibilità della condivisione e della comunicazione. Quanto e come l’utilizzo di dispositivi tecnologici ed interattivi già in tenerissima età, può incidere in positivo e in negativo - sullo sviluppo del bambino e sulle sue capa- IL PROGETTO cità di socializzazione? L’uso di questi dispositivi favorisce lo sviluppo delle funzioni cognitive, come l’attenzione, la ricerca visuo-spaziale, la coordinazione oculo-manuale e il ragionamento. Trascorrendo troppo tempo in una realtà virtuale, i bambini tendono però, a isolarsi e a non potenziare tutte le altre abilità, maggiormente quelle sociali che si sviluppano nel gioco reale, c o n coetanei in carne e ossa e in contesti diversi. L’interattività è, però, un criterio alla base di ogni gioco educativo. Allora cosa c’è di sbagliato o pericoloso nella generazione dei Mobile Born? Non c’è nulla di sbagliato, ma l’uso deve essere guidato da un adulto ed equilibrato rispetto ad altre esperienze, come giocare all’aria aperta, a contatto con la natura, con altri coetanei, ambienti in cui il bambino possa sperimentarsi in diverse modalità. Il rischio di limitare l’esperienza di gioco al solo ‘mobile’ è quello di sviluppare maggiormente le capacità cognitive a scapito di quelle sociali e relazionali. Le abilità che si acquisiscono in questo modo sono da considerarsi come forzature o rientrano in un processo di apprendimento naturale parallelo? No, non credo siano forzature. Le abilità cognitive che si sviluppano tramite i dispositivi sono le stesse che prima si acquisivano attraverso i libri animati e la tv. In effetti, la presentazione grafica oggi rende tutto più attraente, per i piccoli ma anche per i grandi. Però, lo sviluppo di tutte le potenzialità del bambino non può ridursi certamente al solo uso del dispositivo: il profumo della natura, la consistenza di una pietra o della sabbia, il piacere di fare un gioco con un piccolo amico e le emozioni positive che ne conseguono non possono avvenire se non utilizzando tutti gli altri sensi. Cosa favorisce realmente l’apprendimento nel bambino? Ovvero: qual è il ruolo dei genitori? Il gioco è la principale attività del bambino e riveste un ruolo formativo determinante per lo sviluppo della sua personalità. Mediante l’attività ludica, prende coscienza della realtà circostante, si sente protagonista dell’azione, afferma sé stesso e le sue esigenze e arricchisce la sua immaginazione. I genitori dovrebbero sostenere i bambini in questo percorso di conoscenza e di curiosità verso l’ambiente, ma i dispositivi elettronici, se usati esageratamente, limitano l’esplorazione e le possibilità di apprendimento. Alcuni studi britannici hanno evidenziato che i bimbi della scuola materna, ai quali i genitori hanno precocemente e assiduamente fatto usare il proprio tablet, sanno far scorrere lo schermo del tablet ma non hanno le abilità cognitive e manipolative per usare le costruzioni, oltre ad avere difficoltà nelle relazioni con i compagni e gli insegnanti. Quindi, la tecnologia non può rimpiazzare il contatto diretto con i bambini, che è la miglior fonte di apprendimento, anche per sviluppare le abilità linguistiche. Ci sono dei segnali, dei campanelli d’allarme da cogliere, per capire quando si è oltrepassato il segno, e l’uso è diventato abuso? Sicuramente è un problema se il Debora Penna, psicologa bambino inizia a dedicare la maggior parte del proprio tempo ad attività connesse all’utilizzo del dispositivo. Segnali da non sottovalutare possono essere il senso di stordimento, il mal di testa, le vertigini o un atteggiamento di estrema affettività verso l’oggetto elettronico, fino al punto da non volersene separare anche per poco tempo. Tra un atteggiamento censorio e uno largamente permissivo quale deve essere, quindi, l’approccio da parte di genitori e nonni? Non deve prevalere nessuno dei due approcci: bisogna definire i tempi dedicati a tutti i giochi, virtuali e reali, facendo in modo che adulti e bambini utilizzino insieme il più possibile il dispositivo elettronico, in modo che diventi un momento di interazione e condivisione. Bisogna insegnare a vivere e a crescere anche nel mondo virtuale, che è ormai parte integrante della nostra realtà. In definitiva: tablet sì o tablet no? Con quali accortezze? Credo che, per i più piccoli, si debba preferire l’utilizzo di giochi diversificati, alternando dispositivi elettronici a giochi reali, in modo da sviluppare tutte le abilità del bambino, tutti i loro sensi e le loro emozioni. Dovremmo curare particolarmente le abilità relazionali ed emotive dei più piccoli, in modo che crescano non solo come grandi esperti di tecnologia, ma anche riuscendo a godere della compagnia dell’altro e a saper stare da soli, senza la necessità di essere continuamente stimolati. “Animal social club”, generazione in tempo reale. Presto il debutto a Roma Una dimensione altra, un linguaggio nuovo, un differente modo di gestire e vivere i rapporti e gli affetti. E’ questo l’habitat (in)naturale della “Generazione social”, uomini e donne in perenne divenire, in costante scoperta. Una generazione scandagliata e messa a nudo, a teatro, in “Animal Social Club”, lo spettacolo che la Piccola compagnia impertinente ha presentato con successo a Foggia e che è pronto a debuttare, a marzo, al Teatro Furio Camillo di Roma. Un tema che non conosce distinzioni geografiche né scarti culturali; che riguarda da vicinissimo giovani e meno giovani, e che per questo impone una profonda riflessione. Al centro dello spettacolo c’è la social communication, il grande specchio nel quale dobbiamo rifletterci tutti, indagando sul come e sul quanto siano cambiati i rapporti, la qualità dei sentimenti e il valore delle parole dall’inizio di questa rivoluzione ancora in atto e dalla portata incalcolabile. “Questo spettacolo nasce da due diverse urgenze che convergono verso lo stesso obiettivo”, spiega Pierluigi Bevilacqua, che ha curato la regia dello spettacolo ideato e scritto a quattro mani con Enrico Cibelli. “La prima è quella di ‘ragionare’ attraverso il teatro su un argomento così ampio e così rivoluzionario; la seconda è essere pronti a descrivere la realtà e le sue devianze; la dipen- denza dal surrogato di vita - lo smartphone è qualcosa che abbraccia la quasi totalità degli esseri umani, così da essere, probabilmente, la più grande rivoluzione culturale di massa”. Animal Social Club è, insieme, spettacolo, perfomance, installazione. Qualcosa che può incuriosire, dividere, irritare o entusiasmare. E’ uno spettacolo in cui i cinque sensi sono costretti ad aprirsi per comprendere ciò che le scene raccontano. “La prima parte è quasi totalmente composta da suggestioni visive, con un simbolismo performativo che rimanda e accresce il lato grottesco e surreale dell’ambiente social, una gabbia di luci e di schermi illuminati che sostituiscono le persone stesse”, puntualizza il regista; “la seconda tutta basata sulla riacquisizione progressiva dei sensi, forzatamente simbolica tale da proporre un’alternativa alla deriva da ‘solitudine condivisa’ del mondo virtuale”. Scandagliare i fenomeni dell’attualità è la mission della compagnia foggiana: “Il teatro deve avere il dovere di far riflettere chi ne usufruisce, di formare ipotesi di cambiamento, di stimolare confronto. A tal proposito Animal social club ha sviluppato un acceso dibattito tra gli spettatori che hanno affollato il teatro, nel post spettacolo, con un confronto generazionale che rappresenta una vittoria per noi che abbiamo scommesso su questo tema”. dicembre duemilaquattordici focus 7 i bambini del 2000 preferiscono tablet, smartphone e giochi virtuali i rischi (e le potenzialità) dell’infanzia smart U na vera e propria guerra fredda, che si combatte a colpi di ‘no’ sofferti e ‘sì’ carichi di dubbi, di sensi di colpa e atteggiamenti permissivi. Tanti i punti di vista sull’argomento, quante sono le letture del fenomeno, che moltiplicano - in modo esponenziale - timori e batticuori dei genitori alle prese con l’infanzia smart. Perché, al di là di quanto viene reclamizzato in tv e sulle riviste patinate, quando si tratta dell’educazione e della formazione dei propri figli, la responsabilità delle scelte (qualunque scelta) ricade sempre e solo sui genitori. Un macigno che grava sulle spalle di madri e padri, molto spesso schiacciati tra l’incudine dei propri doveri educativi ed il martello di una società sempre più digitale, delle agenzie formative, nonni e amici di amici. Ne abbiamo parlato con due giovani mamme, alle prese con i rispettivi figli ‘nativi digitali’. Marilena, 33anni, mamma-pro non limita, e al contrario favorisce, l’uso di dispositivi tecnologici da parte del suo primogenito Niccolò (9 anni). “Altrimenti, contribuiremmo a creare una nuova forma di analfabetizzazione”, spiega. Dall’altra parte della barricata c’è Marika, 39 anni. Non può vietare l’uso di tablet e smartphone da parte di Pasquale, 12 anni, ma di certo fissa limiti e confini decisi per favorire spazi di condivisione di emozioni ed esperienze reali. “Mi fa paura l’isolamento, l’idea di adolescenti-monadi”. I loro punti di vista, due posizioni-tipo. INTERVISTA DOPPIA Favorevoli o contrari? I motivi di una scelta sociale: famiglie a confronto Nella guerra fredda del ‘digitale’: le mamme divise al fronte Marilena, 33 anni, pro: “Combattiamo una nuova forma di analfabetizzazione” Marilena, perché sei favorevole all’uso di dispositivi interattivi da parte dei tuoi figli? Sono favorevole all’uso di dispositivi interattivi perché in una società 2.0 se si vivesse lontano dalla tecnologia si rischierebbe di creare una nuova tipologia di analfabetizzazione. I nostri figli, a differenza del passato, sono “nativi digitali” e questa è una situazione con la quale è necessario fare i conti. Personalmente credo che tutto ciò che riguardi un figlio, soprattutto se piccolo, debba passare attraverso la famiglia che ha il compito di mediare i contenuti e non di censurarli. La tua posizione è netta o mantieni un margine di riserva? La mia posizione è netta, soprattutto perché cerco di far utilizzare in maniera consapevole e controllata tali strumenti ai miei figli. Si tratta di un indirizzo condiviso in famiglia? Certamente. Io e mio marito utilizziamo quotidianamente strumenti digitali Quanto la società in generale e le agenzie formative in particolare spingono (ed in un certo senso obbligano) le famiglie ad una ‘infanzia smart’? Ormai la nostra realtà è sempre più in digitale, anche se, al riguardo, la nostra società ed il nostro sistema scolastico sono ancora in ritardo. Tuttavia le scuole si stanno dotando di nuove strumentazioni oltre alle LIM (Lavagna interattiva multimediale, ndr), che porteranno a breve ogni studente ad avere il proprio tablet. Sarà fondamentale non far essere i nostri figli impreparati a tale incontro. Quando e in che modo i tuoi figli sono entrati in contatto con questi dispositivi? I miei figli vivono quotidianamente un rapporto sereno ed equilibrato con gli strumenti digitali, utilizzando applicazioni e programmi adatti alla loro età In tutta onestà, si tratta di ‘attrazioni/distrazioni’ utili più ai bambini o ai genitori? Se utilizzate in maniera accorta ed oculata, non rientrano affatto in tale tipologia. Diversamente meglio cercarsi una baby sitter o una tata… In che modo credi o temi che pc, tablet e smartphone possano influi- re/influenzare (nel bene o nel male) lo sviluppo delle abilità cognitive o le capacità di socializzazione? Al riguardo si potrebbe parlare per ore. Per sintetizzare il discorso è necessario dire che l’uso ponderato di tali strumenti potrà di certo arricchire il bagaglio di competenze e conoscenze del bambino, senza confonderlo o limitarlo in alcun modo. Per le abilità specifiche legate a strumenti più tradizionali, quali la motricità fine, potranno essere sempre e comunque coltivate con attività alternative come il disegno, la lavorazione della creta o la musica. I genitori, quindi, e le agenzie formative in generale, dovranno essere pronti e disposti a proporre esperienze legate alla natura e all’arte per comprendere appieno la vita. Cerchi di “regolare” questo utilizzo? In che modo e con quali risultati? Ho molto a cuore la questione, quindi cerco sempre di essere attenta alla quantità di tempo trascorso con tali strumenti e alla qualità dei contenuti. Mio figlio di soli nove anni utilizza programmi di grafica e fa ricerche in rete con molta tranquillità e, nello stesso tempo, è un bambino creativo che ama fare lavoretti manuali con la mamma. Non hai paura di perdere il “controllo” della situazione? C’è un’età critica che ti angoscia in particolare? Punto molto sul responsabilizzare i miei figli su tale argomento. Attualmente tali strumenti vengono utilizzati sotto la supervisione dei genitori cercando di impartire anche insegnamenti di vita. E dal momento che durante l’adolescenza non potrò più controllarli con tale frequenza, preferisco agire oggi cercando di seminare per il futuro. Quanto temi le insidie che possono celarsi dietro un uso prematuro della tecnologia? Al riguardo temo maggiormente i danni che possono derivare dal maggior utilizzo del campo visivo retro-illuminato e dalle radiazioni wireless. Cosa chiederanno i tuoi figli per Natale? Saranno accontentati? Facendo un uso quotidiano e consapevole di tali strumenti digitali, i miei figli chiedono per natale costruzioni Lego. Saranno di sicuro accontentati! Marika, 39 anni, contro: “Temo l’isolamento e la pigrizia mentale che ne deriva” Marika, perché sei contraria all’uso di dispositivi interattivi da parte dei tuoi figli? Per diversi motivi: innanzitutto perché ritengo che ogni cosa vada inquadrata secondo effettive necessità, momenti e tempi giusti. Poi perché credo che l’uso/abuso di questi strumenti fa sì che i bambini si isolino dalla realtà e dagli altri coetanei. La tua posizione è netta o mantieni un margine di riserva? Un margine di riserva c’è. Anche i miei figli hanno il pc e lo utilizzano secondo regole precise, ovvero non per gioco o diletto, ma per necessità (ricerche o esigenze scolastiche). Qui si contesta l’uso indiscriminato, prossimo all’abuso. Si tratta di un indirizzo condiviso in famiglia? Sicuramente. Sia io che mio marito siamo dello stesso avviso: siamo concordi nel favorire esperienze reali di gioco collettivo, che insegnino cosa vuol dire condividere momenti, cose ed emozioni. Quanto la società in generale e le agenzie formative in particolare spingono (ed in un certo senso obbligano) le famiglie ad una ‘infanzia smart’? Sicuramente siamo condizionati. Il possesso di certi strumenti sono considerati alla stregua di uno status symbol. I compagni di mio figlio lamentano la sua non-partecipazione a certi giochi online o la sua assenza da piattaforme di messaggistica istantanea. Quando e in che modo i tuoi figli sono entrati in contatto con questi dispositivi? Nel momento in cui è sorta un’esigenza, reale e concreta. Non per moda o per far parte del gruppo. Deve sempre esserci una utilità di fondo, non voglio che la rete e i dispositivi tecnologici diventino la valvola di sfogo o il principale passatempo dei miei figli. In tutta onestà, si tratta di ‘attrazioni/distrazioni’ utili più ai bambini o ai genitori? Credo sia molto comodo per i genitori che lasciano ai propri figli ampia libertà di accesso a questi mezzi. Se i bambini sono immersi nei loro giochi agevolano altre attività degli adulti. E’ molto più difficile, invece, imporre dei limiti: attività che richiede impegno, energie e forza di volontà. In che modo credi o temi che pc, tablet e smartphone possano influire/influenzare (nel bene o nel male) lo sviluppo delle abilità cognitive o le capacità di socializzazione? Per quanto riguarda le abilità cognitive credo che i ragazzi - sapendo di poter accedere, in qualunque momento a qualunque tipo di informazione - tendano a non memorizzare le nozioni, prestando il fianco ad una sorta di pigrizia mentale. Per quanto riguarda invece la socializzazione, la mia paura più grande è il loro possibile isolamento: temo i bambini-monadi, che si abituano a stare/giocare da soli, a determinare e gestire il momento-gioco in solitudine e non sanno più condividere. Cerchi di “regolare” questo utilizzo? In che modo e con quali risultati? Cerco di stare insieme a loro e commentare tutto quello che vedono o fanno per riportarlo alla realtà. Credo e spero che la presenza di un adulto e la sua funzione di mediatore possa ridimensionare la portata di queste attività e rendere i bambini o adolescenti più equilibrati verso questi strumenti. Non hai paura di perdere il “controllo” della situazione? C’è un’età critica che ti angoscia in particolare? Sicuramente quello dell’adolescenza è un periodo critico, che si avvicina sempre più per il mio primo figlio. Sono consapevole che non potrò affiancarlo sempre, ma sto cercando di seminare bene, affinché possa introiettare linee guida sicure e salde, tali da costituire criterio di riferimento per distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato.. Quanto temi le insidie che possono celarsi dietro un uso prematuro della tecnologia? Tanto. La cronaca ci racconta ogni giorno delle innumerevoli insidie del web e delle problematiche connesse all’abuso di questi dispositivi. Cosa chiederanno i tuoi figli per Natale? Saranno accontentati? A dimostrazione del fatto che mio figlio utilizza questi dispositivi ma non disdegna altro, mi ha chiesto due libri ed il suo primo smartphone. Cercherò di accontentarlo, ma dovrà meritarlo. 8 dicembre duemilaquattordici a cura di Mariangela Mariani INTERVISTA DOPPIA politica Da mezzo anno "il primo cittadino sei tu". É tempo di bilanci: quali risultati? Le donne alla finestra I primi sei mesi di Franco Landella con gli occhi di due candidate che non ce l'hanno fatta Il primo semestre è andato. Da mezzo anno "il primo cittadino sei tu". Il sindaco di Foggia Franco Landella si lascia alle spalle sei mesi di governo, e non sono stati una passeggiata di salute. Alla finestra, osservatori privilegiati della vita politico-amministrativa, ci sono gli uomini e le donne di partito che conoscono i meccanismi, i militanti, i candidati che hanno provato a salire la scale di Palazzo di Città, ma l'esito delle urne li ha sconfessati. Ne abbiamo scelte due agli antipodi della politica, che guardano il mondo da un oblò senza annoiarsi e senza starsene con le mani in mano. E, a sorpresa, il loro primo bilancio, nel complesso, è positivo. “Dopo il ballottaggio, mai un incontro” “L'opposizione deve essere rodata” Il telefono di Lucia Lambresa non squilla Patrizia Lusi non risparmia il centrosinistra Il voto, spietato, l’ha relegata dietro la balaustra dell’aula consiliare, nello spazio destinato al pubblico, ad ascoltare, braccia conserte. Non aveva rinunciato a seguire le sedute nemmeno quando disse addio a Gianni Mongelli, rassegnando le sue dimissioni da vicensindaco. Lucia Lambresa osserva, e affida i suoi commenti ai social network. In copertina, sulla sua pagina facebook, c’è l’immagine dell’accordo politico sottoscritto il 2 giugno con Franco Landella, a sostegno della candidatura di quello che era stato un suo avversario al primo turno. Sanciva l’inizio di un percorso comune insieme al suo Movimento di Impegno Civico, l’apertura di un cantiere per riaggregare il centrodestra. Passato il Santo e la festa, non se n’è più parlato. Non che si senta sedotta e abbandonata, ma almeno una chiamata era legittimo aspettarsela. Come vede la città negli ultimi mesi? Se guardiamo il quadro generale, il momento non è dei più felici. La questione della sicurezza, ovviamente, trascina tutta una serie di altre valutazioni che sono di tipo economico, sociale, politico, amministrativo. Bisogna lavorare su tutti i fronti perché Foggia torni ad essere una città vivibile. Ritiene che questa amministrazione stia operando bene? I segnali di una ripresa ci sono. E anche abbastanza decisionismo. Poi ogni provvedimento deve essere valutato nel merito, e da fuori non ne conosciamo bene l’evoluzione amministrativa però, a giudicare dalle intenzioni, i provvedimenti che fino a questo momento sono stati adottati sono senz’altro positivi. È ancora presto per fare delle valutazioni, ma rispetto all’amministrazione Mongelli? Facciamo un parallelo dei primi mesi. Anche Mongelli partì bene, poi si è perso per strada. Ha stretto un accordo non tecnico con il candidato sindaco risultato vincitore. Si è sentita esclusa nel post elezioni da Landella? Il problema non è Landella. Noi abbiamo sottoscritto un accordo programmatico che ovviamente in prima persona vede coinvolto il sindaco, perché al ballottaggio era lui che doveva competere con Marasco. Sul piano programmatico la cosa che, dicia- mo, lascia un po’ perplessi è che non ci sia stato mai un incontro, un coinvolgimento, uno scambio di opinioni, di vedute sui problemi. Per cui noi osserviamo, guardiamo, e valutiamo dall’esterno, anche perché io non rappresento me stessa ma un movimento civico che esiste dal 2009, credo che sia il più longevo qui a Foggia se lo intendiamo anche come espressione politico-elettorale. E la cosa più importante è che quell’accordo era propedeutico alla ricostruzione e al rafforzamento del centrodestra, quindi c’era un obiettivo politico molto forte. Resta in fiduciosa attesa di un incontro? Gli incontri devono essere voluti reciprocamente, quindi se le premesse di quell’accordo, che ha portato il centrodestra a governare la città di Foggia e ha consentito a consiglieri nuovi alla vita politico amministrativa di sedersi sugli scranni di Palazzo di Città, sono ancora valide, non sono io che lo devo testimoniare. Se lei fosse stata eletta sindaco che cosa avrebbe fatto in questi primi mesi? Ognuno ha il suo modo di comportarsi e questo non so se avrebbe determinato delle differenze. L’approccio decisionista ai problemi è quello che caratterizza un po’ noi che abbiamo voglia di fare presto e fare bene. Quindi su questo mi ci ritrovo. In più ci sono alcuni elementi come il patto nuovo per la sicurezza, il fatto di insistere molto sul senso civico, le consulte - spero che venga presto quella per l’economia - la riorganizzazione degli uffici, la nuova fase regolamentare statutaria, che nel nostro programma c’erano tutti. Quindi sicuramente se ci fossi stata io al posto del sindaco avrei fatto le stesse cose. E per il 2015 cosa auspica rispetto all’azione amministrativa? Parliamo di persone che hanno già amministrato, seppure nel ruolo di minoranza, è gente che conosce la macchina, i problemi, la storia, quindi il 2015 deve essere l’anno in cui, passato questo periodo di rodaggio, si mettono a fuoco bene i problemi non perché non li si conoscano ma perché bisogna individuarne le soluzioni. Se sgarriamo nel 2015 come ha fatto Mongelli abbiamo perso quattro anni. A proposito, io non sto alla finestra, sto al balcone. Come Giulietta. Lucia Lambresa Ha fatto un tifo sfegatato per il Sindaco di Puglia alle primarie, anche a suon di selfie. Candidata nativa digitale 2.0, alle scorse amministrative ha cavalcato l’onda social. Ma i “mi piace”, si sa, non equivalgono ai voti. Patrizia Lusi non ha scalato la lista del Partito Democratico, scontando forse anche il sostegno al sindaco uscente prima della partita vera e propria. L’amica di sempre, Lia Azzarone, altrettanto social, l’ha seminata di oltre trecento preferenze, ma non ce l’ha fatta neanche lei. Avvocato, militante di quelle operative, fa parte della corrente della segreteria cittadina del PD. Non è solo una presenza virtuale. E i suoi giudizi trancianti non risparmiano nemmeno i compagni. Che ne pensa di questo avvio di amministrazione? Fino adesso è un po’ deludente. Le aspettative sono soddisfatte nel senso che da parte della popolazione c’era l’esigenza di risolvere problemi quotidiani - io ho fatto le comunali quindi lo so - tipo il rifacimento delle strade, la presenza di più vigili sul territorio. E da questo punto di vista devo dire che ho visto i lavori, la presenza di vigili e che si sta iniziando a fare una lotta all’abusivismo anche rispetto alle bancarelle della frutta, e questo è certamente un segnale positivo. Per il resto devo riscontrare una totale assenza di programmazione a lungo termine, in tutti i settori, dalla cultura all’edilizia popolare. Per il momento non vedo grossi piani. Quanto invece alla minoranza di Palazzo di Città, sta facendo una buona opposizione? L’opposizione a Palazzo di Città deve essere rodata, secondo me. Probabilmente dieci anni di amministrazione - e qui faccio un mea culpa in quanto componente del Partito Democratico, un’autocritica - ci avevano abituato ad essere dalla parte di chi governa e quindi eravamo scarsamente preparati all’opposizione. L’opposizione è una cosa seria, garantita anche dalla costituzione: chi ci sta deve non solo opporsi ma anche proporre, è un ruolo che richiede un certo studio, un’analisi, che fino ad ora, mi spiace dirlo, non ho visto. La scarsa presenza di donne influisce? Sicuramente. Però da questo punto di vista voglio anche dire una cosa: la battaglia per i diritti femminili mi appassiona fin quando mi rendo conto che ci sono ancora poche donne in politica anche rispetto agli altri Paesi europei, ma io per uomini o donne che siano preferisco parlare sempre di soggetti politici. Anche questa battaglia del 50 e 50 alla Regione ritengo che sia abbastanza inutile se poi non c’è la doppia preferenza, che non passerà. La presenza obbligatoria del 50 percento delle donne in lista serve semplicemente a garantire a qualcuno una passerella - che ci può anche stare - però non si può pensare di avere soggetti politici di qualità di sesso femminile, se poi non si può dare alcuna possibilità a queste donne di venire elette, atteso che i consiglieri regionali uscenti che sono i favoriti sono tutti uomini, per cui ci vorranno dagli 8 mila ai 10 mila voti che una donna alla prima esperienza alla Regione non può recuperare da nessuna parte, almeno io non la vedo possibile, in termini realistici. Se fosse stata eletta, in maggioranza o in opposizione, cosa avrebbe fatto per prima cosa? In maggioranza mi sarei dedicata molto al settore a cui tengo di più: la cultura. Avrei accelerato per la riapertura del Giordano, cosa che è stata fatta e per cui sono molto soddisfatta e contenta, anche se so che la riapertura non è una cosa fatta da questa amministrazione ma è stata già avviata da quella di Mongelli. Anche su quello ci sarebbe da dire, perché un teatro chiuso otto anni con un’amministrazione del PD, del centrosinistra, è una cosa vergognosa. Mi assumo anche delle responsabilità che non ho, perché io sto nel Partito Democratico da quattro anni, però è giusto fare un po’ di autocritica. In un territorio come il nostro le imprese culturali possono dare lavoro. All’opposizione avrei fatto probabilmente quello che sta facendo il consigliere Augusto Marasco, cioè uno studio e un’analisi attenta di tutti i provvedimenti, sia quelli annunciati e di cui si discute in Consiglio Comunale, sia quelli di cui non si discute in Consiglio, che normalmente sono quelli che poi vanno ad incidere di più nella vita dei cittadini, che toccano più la pancia della gente. Patrizia Lusi dicembre duemilaquattordici 9 10 dicembre duemilaquattordici A 25 km da Foggia , nella rigogliosa campagna Dauna della tradizionale cittadina di Cerignola, lontano dai frastuoni , sorge la tenuta Villa Demetra. Una struttura immersa in un meraviglioso parco di 30.000 mq, la magica scenografia naturale che renderà ogni cerimonia indimenticabile. Nel parco di Villa Demetra è possibile gustare aperitivi deliziosi e ottimi buffet, celebrare matrimoni con rito civile o con rito religioso ed anche è realizzare un ricevimento completamente all’esterno. Villa Demetra riesce a creare magiche atmosfere sospese nel tempo che prendono vita in due distinte sale dalla diversa personalità. La Sala Demetra, struttura in grado di garantire ampia comodità anche ai matrimoni più numerosi, grazie ad una ricettività capace di accogliere oltre 300 ospiti. L’ampiezza della sala non pregiudica la sensazione di sentirsi in un luogo intimo e familiare. Una maestosa capriata in legno che sovrasta la grande sala contribuisce a determinare quella suggestione calda e ricercata, sottolineata dalla luce di preziosi lampadari che enfatizzano i toni dorati di quadri, mobili, specchi e candelieri i cui riflessi si sposano in un connubio perfetto con l’argenteria che adorna ogni tavola. La Sala Storica è arredata con toni pastello tendaggi dalle sfumature tenui e delicate, pavimentazioni in cotto spagnolo e maioliche dipinte a mano. Il gioco di colori dall’affascinante candore che fonde arredamenti e allestimenti, rende ancor più indimenticabile ogni ricevimento, avvolgendolo in una luce da sogno che farà sentire sia gli sposi che ogni ospite, coccolati nel massimo relax. SS 16 N.18 - 71042 - CERIGNOLA (FOGGIA) - TEL. 0885.418988 WWW.VILLADEMETRA.IT dicembre duemilaquattordici 11 Abbate Gioielli: creatività e sintesi poetica Sfilata evento al Circolo Daunia, presentate le collezioni di Rajola e Bronzallure Orecchini Bronzallure € 89,00 I Collana Arabesco by Rajola onice e oro € 699,00 da sinistra: Angela Dalicco Marilina Abbate, Giovanna Telesforo l giorno dell’Immacolata non ci sono stati solo i bagliori delle fanoje foggiane ma anche lo scintillio dei metalli preziosi che hanno indossato le modelle della sfilata evento “Gioielli: creatività e sintesi poetica” organizzata dalla gioielleria Abbate. Cornice dell’evento è stato il suggestivo ‘Circolo Daunia’ che tra arazzi, mostre e arredamento d’epoca ha accolto clienti e amici accorsi per visionare le collezioni di gioielli firmate ‘Rajola’ e ‘Bronzallure’. Storico marchio leader nella produzione di gioielli, perle, corallo e gemme preziose naturali il primo, brand glamour e giovanile che punta sulle alchimie tra bronzo placcato oro rosa il secondo; per far risaltare bijoux studiati per una donna che ama piacere a se stessa, le modelle hanno sfoggiato un trucco e parrucco ad effetto, curati rispettivamente dal centro estetico della Farmacia dott.ssa Giovanna Telesforo di Corso Giannone, 23 e dallo Studio Filomena Avella. La sfilata è stata allietata anche dagli interventi artistici di Giuseppe Leone, pianista e Rosa d’Onofrio, attrice. Tra una sinfonia e una poesia, sono stati scanditi i momenti in cui si sono alternate le diverse collezioni di preziosi. La falcata spedita delle modelle è stata accompagnata dalle musiche accuratamente selezionate dal dj Danilo Rossetti. I partecipanti del defilè hanno potuto anche partecipare all’estrazione di un abbonamento di dieci spettacoli al cinema, messi in palio dalla Banca Mediolanum di Foggia. La fortunata vincitrice è stata premiata sul palco dal dottor Maurizio Cappelletti e dalle due baby modelle che per l’occasione indossavano i gioielli presentati. I momenti più significativi della serata sono stati immortalati da ‘Foto Star’, fotoMaurizio Cappelletti, grafo ufficiale Family Banker Banca Mediolanum dell’evento con studio sito in Corso Roma, 98; tra gli sponsor della serata anche ‘6Donna’, in qualità di unico freemagazine femminile della Puglia, rappresentato dal direttore marketing Angela Dalicco, presentatrice d’eccezione dell’evento . Per concludere una serata di festa e una sfilata in cui si è celebrata la bellezza, non poteva mancare un brindisi offerto da Taverna Divina, ristorante del centro storico che propone appuntamenti enogastronomici, eventi live ed ogni domenica sfiziosi apericena da accompagnare con il meglio della cantina. Appuntamenti di Natale Collana Tornado by Rajola corallo antico Sciacca e perle € 954,00 Scegliere i regali ti annoia? Fallo in modo goloso: sabato 20 e domenica 21 dicembre la Gioielleria Abbate aspetta curiosi e amici per visionare le sue collezioni; per l’occasione presso il punto vendita si degusteranno specialità natalizie del ‘Laboratorio di Felicità’ di Letizia Consalvo. Collana di perle Bronzallure €129,00 Croce €109,00 Anellone €139,00 Orecchini Argento e cristallo vari colori €25,00 Collana Agata verde €190,00 Via Matteotti, 9 Tel. 0881 709950 Viale di Vittorio, 9b Tel. 0881.587860 via Manzoni, 59 Tel. 327 8865950 Torchon Tornado perle Biwa ematite e oro €288,00 Perle Biwa grige e oro €621,00 Collana lunga ematite €175,00 Corso Giannone, 23 Tel. 0881.723267 12 dicembre duemilaquattordici cultura&spettacolo CONTRO IL FEMMINICIDIO La compagnia ScenAperta pronta a entrare nelle scuole Le donne fantasma di “Uno cinque due due” I l titolo è uno spot pubblicitario, un manifesto: denunciate. ‘Uno cinque due due’. Sono le cifre del numero antiviolenza e stalking attivato dal ministero per le Pari Opportunità. Se solo lo avessero fatto, se avessero chiamato, non sarebbero donne fantasma quelle sul palco del Con.ar.t. Teatro. La compagnia ScenAperta, diretta da Tonio Sereno, ci ha lavorato solo due mesi, o poco più, una full immersion più che uno studio teatrale sul femminicidio e la violenza sulle donne. Non volevano mancare all’appuntamento del 25 novembre, la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Nel giro di quattro giorni sono arrivati a tre repliche. L’idea è partita da Marina Lanzillo, un’insegnante che quando non è riuscita nell’impresa di portare un corso di autodifesa a scuola ha pensato ad un’alternativa per educare al rispetto. Gli attori del laboratorio sono partiti dai classici sul tema, per poi spulciare tra gli articoli di giornale, i dati, le statistiche, internet e le testimonianze. Ognuno di loro ha buttato giù qualcosa, ma i testi di Pina Sfortunio erano impareggiabili. Ha lavorato a lungo sul monologo di Franca Rame ‘Lo stupro’ e le parole sono venute fuori da sole. C’è l’influenza di ‘Ferite a morte’ di Serena Dandini, “anche se noi con lo stesso stile - tiene a Primo capitolo di un progetto teatrale contro la violenza di genere specificare Tonio Sereno - avevamo già portato in scena Storie delsud sul brigantaggio femminile”. Lo spettacolo si compone di diverse performance: inizia con ‘La sindrome di Otello’ e un approccio stanislavskiano, il metodo dell’immedesimazione. Desdemona è su un letto di un rosso accecante in mezzo al palco come un catafalco che prelude alla morte. Tra una scena e l’altra, questa volta in stile brechtiano, la tecnica dello straniamento, le attrici leggono dei bigliettini, pagine di giornali che raccontano i numeri dell’orrore quotidiano. Le scarpette rosse uscite dall’installazione del 2009 di un’artista messicana che ha fatto il giro del mondo sono poggiate a terra mentre a piedi nudi i fantasmi delle vittime rievocano il loro dramma. Un freddo che non passa più, chiede solo una coperta la moglie braccata come un animale e tagliata a pezzi come un bue. Istigata al suicido, ha scelto da sola, almeno quello, come morire, un’altra delle cinque donne cadavere. “Sedici coltellate. Ero già morta alla prima”. Ogni fendente un motivo, come quello di aver denunciato, salvo poi ritrovarsi il carnefice subito a piede libero. “La sedicesima me la sono meritata, perché non ti ho ammazzato io”. ‘Violate’ è un pugno nello stomaco. Una prostituta non si spiega perché chiamino protettore uno che ti pesta a sangue e ti porta via il 70 percento dei guadagni. “Sono sopravvissuta a tredici infezioni ma avrei preferito morire”: aveva solo 6 anni Anaya quando in Somalia le hanno praticato l’infibulazione. ‘Non chiamatelo amore’ è l’ultimo struggente monologo. “Forte ma bello” è il responso del pubblico, l’impressione a caldo appena si alzano le luci. Il progetto che entrerà nelle scuole superiori non si esaurisce qui, ma si compone di altri spettacoli in costruzione: ‘La stanza rosa’, quella degli ospedali, che questa volta conterà tutte donne sopravvissute al mostro; ‘L’epistolario’, fatto di carteggi ed emozioni affidate alle lettere; ‘Braccio Sette’, un insieme di monologhi degli uomini rinchiusi in prigione, nel settore destinato a chi si è macchiato di reati contro le donne. Pen- CON.AR.T. TEATRO, GLI EVENTI Nel cartellone del Con.ar.t. Teatro compare spesso la compagnia ScenAperta: Rosaria Prencipe, alla direzione artistica con Bruna Nunziante, riesce sempre ad infilarla nel programma dell’Associazione, un contenitore culturale nel cuore del Villaggio Artigiani, in Via Tressanti. Per l’anno sociale 2014-2015, dicembre è il mese della musica e della risata: dopo il concerto Gospel del 6, sabato 13 c’è il cabaret. Si ride anche a gennaio con “Che Musica Maestro”, sempre di sabato dal 17. Febbraio è dedicato a Dario Fo con “Gli imbianchini non hanno ricordi. Non tutti i ladri vengono per nuocere”. Marzo è il mese delle “Sorprese” e aprile dei “Saggi”. sato per i più piccoli, ci sarà anche ‘Barbablù’. Calcano il palco solo due uomini: Luigi Schiavone e Mimmo Metta, consapevoli di attirare tutta la rabbia del pubblico contro il genere maschile. Nel cast Pina Sfortunio, Elisa Russo, Oriana Casiello, Rita De Gregorio, Gabriella Spina che si fa notare per la sua giovane età e il suo talento - Cinzia Spinelli, Valeria Pesce, Maria Grazia Spinelli, Marina Lanzillo, Paola Pizzolla e Maria Assunta Imperio. Il regista Tonio Sereno è già proiettato verso i nuovi capitoli. Eventuali sbavature non gli interessano, la sua è un’associazione culturale senza scopo di lucro, e così per gli attori i laboratori non sono un mestiere ma una passione da coltivare. “Anche se manca un personaggio andiamo in scena comunque”. All’uscita del teatro una voce ti rimbomba nella testa: “Violata, sono stata violata”. E poi “Uno cinque due due”. Allora funziona. Non chiamatelo amore. Mai. Mariangela Mariani dicembre duemilaquattordici 13 14 dicembre duemilaquattordici benessere Farsi belle in modo naturale Trucco minerale Fondotinta, ciprie, fard e ombretti: senza additivi chimici e sintetici I l trucco minerale è un prodotto cosmetico già conosciuto ed usato da molti anni negli USA e nei paesi del Nord Europa e, recentemente, si sta facendo conoscere anche in Italia. Nel trucco minerale ci sono solo minerali ridotti in polvere finissima capaci di aderire alla tua pelle con naturalezza. Si possono usare ‘a secco’, mescolati alla tua crema o con un po’ d’acqua. La composizione è molto semplice: sono stati eliminati tutti quei prodotti di sintesi chimica che in genere sono contenuti nei cosmetici tradizionali. Ci riferiamo ai siliconi, agli additivi, ai conservanti, ai profumi. Pur essendo stati ridotti in polvere finissima, i minerali non ostruiscono i pori della pelle, non causano imperfezioni e potenzialmente non prevedono rischi allergici, poiché non contengono conservanti o coloranti artificiali. In genere sono: la mica, il biossido di titanio, l’ossido di zinco e quello di ferro. La mica è composta da minerali e viene utilizzata per conferire colore oltre ad essere opacizzante, sebo-regolatore e calmante. Il biossido di titanio agisce da filtro solare ed aiuta a rendere meno evidenti le piccole rughe e le imperfezioni grazie al suo potere ri- flettente: come brillantezza è secondo solo al diamante. L’ossido di zinco è anch’esso un eccellente schermo solare, oltre ad avere proprietà lenitive e cicatrizzanti. L’ossido di ferro viene invece usato per le sue qualità coloranti, generando svariate sfumature. Altri ingredienti possono essere gli Ultramarine Blue, che sono correttori del colore, il Manganese Violet e il Blu di Prussia che sono coloranti. Il trucco minerale è appunto consigliato a chi soffre di pelle sensibile come rosacea, acne, couperose o con problemi di macchie, perché ha un effetto lenitivo ed assorbente e fornisce una copertura eccellente senza ricorrere a sostanze sintetiche. Purtroppo, le allergie possono essere scatenate da qualunque sostanza, anche naturale, ma comunque il trucco minerale è uno dei più validi da questo punto di vista, proprio per l’assenza completa di elementi chimici di sintesi. Utilizzando fondotinta, fard, ombretti, matite, ciprie, ottenute completamente da minerali ti accorgerai di non avvertire più l’epidermide del viso ‘pesante’, tirata, lucida o pruriginosa: avrai la sensazione di non avere nulla in volto e sentirai la pelle che respira. dicembre duemilaquattordici 15 16 dicembre duemilaquattordici dicembre duemilaquattordici PEDAGOGISTA Come affrontarla, ad ogni età Il bambini e la malattia L’ospedale resta un luogo produttore di angosce, con ricadute spesso disastrose sul piano emotivo L’evento malattia coinvolge la parte fisica e il mondo interiore del bambino; egli vive un corpo cambiato, gli viene a mancare il legame vitale con il proprio mondo di relazione. In caso di ricovero, separazione e perdita sono gli aspetti emotivamente più marcati. L’ospedale resta, al di là di qualsiasi “umanizzazione”, un luogo produttore di angosce; il bambino le manifesta con il pianto o con la interiorizzazione di fantasie disastrose sul piano emotivo. Di fronte ad un bambino malato è importante concentrare gli sforzi sulla sua guarigione fisica, ma non si devono dimenticare tutti i suoi bisogni psicologici come persona. Per il bambino che vive anche per pochi giorni, l’esperienza della ospedalizzazione, diventa estremamente importante alimentare il suo piano espressivo. Si tratta di dare importanza ad ogni momento trascorso insieme, di prestare attenzione a ciò che il bambino può trasmettere, aiutarlo a esprimere le angosce, a trovare parole per spiegare la sofferenza. Non ci sono patologie più a rischio di altre per la stabilità psichica del bambino. Essa dipende molto dalle fantasie angoscianti che egli costruisce in merito a quello che gli sta accadendo e a come vivono l’evento i suoi familiari. Il forte legame che unisce il bambino ai suoi genitori condiziona anche la percezione della malattia e il suo decorso clinico. L’atteggiamento della madre in particolare, influisce nel vissuto della malattia da parte del bambino. Spesso nei reparti pediatrici si osservano bambini psicologicamente tranquilli, anche se seriamente malati, e questo accade quando la madre vive la malattia del figlio in modo misurato e fiducioso; allo stesso tempo ci sono bambini agitatissimi, anche se affetti da malattie banali, le cui mamme sono particolarmente ansiose. La fase che va dai dodici ai diciotto mesi è la più vulnerabile: ogni ospedalizzazione, per bambini di questa età, è problematica. Il bambino ha già strutturato i rapporti con la madre ed è diventato più autonomo, ma ha un continuo bisogno di conferme positive di ciò che fa e, soprattutto, di non sconvolgere le sue abitudini. Verso i tre/quattro anni il bam- bino può interpretare la malattia come conseguenza di azioni cattive, di disubbidienze, per cui essa è vissuta come una punizione meritata per certe trasgressioni compiute segretamente. Questo atteggiamento è fortem e n t e determinato dalla sua “mentalità magica”, secondo la quale qualsiasi disubbidienza è seguita sempre da un castigo. Attorno ai sei anni, egli ha ormai superato il distacco dalla madre e i suoi interessi sono rivolti a diversi ambienti con i quali ha instaurato nuove relazioni. La degenza può addirittura diventare per lui un momento di crescita e di conforto, stimolato dal contatto con bambini anche di età maggiore e dal bisogno di socializzare. Il gioco rappresenta il canale di sfogo principale per esprimere e poter leggere le reazioni emotive del piccolo paziente. Oltre all’atteggiamento del bambino, bisogna tener presente anche il cambia- DI ELEONORA VERA Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563326 mento del comportamento affettivo dei genitori nei confronti del proprio figlio. Spesso diventano più permissivi, più protettivi, oppure ricorrono a bugie o minacce. In alcuni casi le limitazioni motorie imposte dalla vita e dall’organizzazione dell’ospedale, si manifestano attraverso alcuni comportamenti esasperati: distruttività, agitazione, passività, regressione, bisogno di protezione, egocentrismo. È estremamente importante che gli adulti abbiano una profonda conoscenza di sé a livello percettivo, per poter interpretare e incontrare il bambino, senza trascurare, presi dalla preoccupazione, l’aspetto ludico di ciò che si propone; aspetto ludico significa non solo far giocare il bambino, ma esprimersi con positività, porgere con piacere le proposte, approfittare del gioco come mediazione per instaurare un dialogo e far nascere esperienze ogni volta modificabili e traducibili in forme diverse. Come sempre, “prendersi cura con amore”, attraverso l’impostazione di un clima di positività e, possibilmente con un sorriso, significa tendere una sorta di “mano invisibile” che accarezza l’anima con estrema dolcezza. MEDICO CAV La lista dei medicinali da evitare DI ANNA LEPORE Farmaci e gravidanza Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563326 Sull’argomento troppa poca informazione, molta leggerezza e incauto allarmismo I l periodo della gravidanza per molte donne è uno dei periodi più belli e intensi che ci siano. Infatti nasce e cresce con essa una intenso ‘stato di iperprotettività’ per il nascituro sin dai primissimi giorni. Sono numerose le domande che ci vengono poste da parte di future mamme e papà: quali farmaci posso assumere? Potrebbero far male al bambino? La tutela della salute, infatti, in questo periodo diventa un fattore prioritario; per questo motivo, l’argomento dei farmaci in gravidanza è delicatissimo da affrontare specie se ci si trova nel primo e nel terzo trimestre di gestazione. Naturalmente, la cosa ideale sarebbe non farne uso assolutamente, ma non sempre la cosa è possibile. Quindi, il nostro consiglio è quello di contattare il proprio ginecologo di fiducia o il nostro CAV- Centro Anti Veleni prima di prendere qualunque decisione al riguardo. Queste nozioni servono solo per conoscenza e informazione e non per creare timori. Quindi cerchiamo di sapere un po’ di più. Innanzitutto, è bene sottolineare che il rischio maggiore di alcuni farmaci è costituito dal fatto che, se assunti in gravidanza, possono avere effetti “teratogenetici”. Chi fa uso di farmaci per curare disturbi d’ansia ipnoinducenti, dovrà far ridimensionare il dosaggio (questo sempre dal medico specialista) visto che tali farmaci possono provocano sul feto una seria caduta di tono e vitalità, e dopo la nascita possono causare sonnolenza alquanto accentuata e riluttanza alla suzione. Anche le tetracicline sono potenzialmente teratogene mentre gli aminoglicosidi possono dare problemi ossei. Il warfarin, un anticoagulan- te orale, è in grado di attraversare la barriera placentare provocando emorragia del feto ed emorragia mortale in utero, oltre che malformazioni a carico del sistema nervoso centrale. A tal proposito, è bene ricordare che l’uso di narcotici, soprattutto l’eroina, può portare all’assuefazione prenatale e per questo motivo i disturbi legati all’interruzione della droga possono essere estremamente pericolosi per il neonato. Se avete dubbi raccomandiamo vivamente prima di assumere qualsiasi farmaco di contattare lo specialista o il CAV di Foggia per qualsiasi informazione, anche se da voi ritenuta poco importante. Inoltre, ricordiamo alle future mamme che esiste un Numero Rosso loro dedicato: è quello del Telefono Rosso, appunto, ed è un servizio gratuito del Centro studi per la tutela della salute della madre e del concepimento dell’Università Cattolica di Roma (Telefono Rosso: 06-3050077). Una mamma è una donna che ha due doveri importanti: prendersi cura di sé stessa e del piccolo che porta in grembo. 17 in poche parole Albero di Natale a prova di bambino Le feste di Natale sono un momento molto bello e profondo, sia per le famiglie sia per i bambini che, già dalla tenera età, riescono a comprendere che il 25 dicembre non è un giorno qualunque, ma una festa che coinvolge, più di tutte, la famiglia. Qualche paura però insorge anche in questa occasione, soprattutto quando si tratta di allestire la casa con addobbi a tema. In quasi tutte le famiglie, in occasione dell’Immacolata concezione, si farà il tanto atteso albero, ricco di luci e fascino. Per i bambini, però, l’attrazione per questo speciale arbusto può essere eccessiva ed il pericolo è dietro l’angolo. L’articolo riportato sul sito di Genitori.it ci aiuta a rendere più sicura la “magia” natalizia. Per prima cosa bisogna sempre effettuare acquisti di prodotti a norma di legge che rispettino determinati parametri di sicurezza, in secondo luogo, non per importanza, fate attenzione alle dimensioni di ciò che utilizzerete: i bambini nella loro fase di esplorazione potrebbero inavvertitamente ingoiare qualcosa e rischiare conseguenze gravissime. Assolutamente sconsigliate le candele, che, sicuramente hanno un valore estetico non indifferente, ma il rischio di incendi è molto alto, anche se non ci fossero bambini. Per comodità può convenire utilizzare alberi finti, in modo da evitare che il bimbo si sporchi con la terra o addirittura la ingerisca. Per quanto riguarda le palline, meglio evitare quelle di vetro che, cadendo, potrebbero rompersi e ferire il piccolo. Inoltre l’ideale è sistemare tutti gli addobbi dalla metà dell’arbusto in su, in modo da non arrivare a portata del piccolino. Sicuramente non devono mancare le luci in ogni Natale che si rispetti. Attenzione però ad alcuni accorgimenti fondamentali: innanzitutto verificate che vi sia il marchio CE oppure IMQ come garanzia di sicurezza, in secondo luogo sistemate l’illuminazione ad una altezza tale che non sia raggiungibile dal piccolo. Evitate assolutamente i fili scoperti! Meglio investire qualche euro per nuovi lumini piuttosto che rischiare la scossa o peggio il corto circuito. Irma Mecca 18 dicembre duemilaquattordici in poche parole DENTISTA Per correggere denti storti e diastemi DI VALENTINA LA RICCIA Allineatori, alleati invisibili Dolce come il miele Mascherine trasparenti che non tolgono il sorriso: sono in grado di spostare i denti fino a 0,25 mm G Utilizzato già mille anni prima di Cristo, il miele era considerato il “cibo degli dei”. Gli antichi popoli ne sfruttavano tutte le numerose proprietà: lo impiegavano con scopo curativi o nella cosmesi (come crema, unito all’argilla, all’acqua e alle foglie di cedro) e ne facevano largo uso in cucina. La tipica espressione “luna di miele” nasce appunto da una particolare bevanda (formata da miele, lievito e acqua), chiamata "idromele", che nell'antichità veniva fatta bere agli sposi come augurio per propiziare l'arrivo di un figlio maschio. Il miele è formato quasi esclusivamente da zuccheri e “vanta” un’alta concentrazione di fruttosio. Tra le sostanze dolci esso è l'unico che deve tutte le sue caratteristiche alla natura (piante e api) poiché non subisce alcuna manipolazione da parte dell'uomo, prima di arrivare sulla nostra tavola- questo è quanto rivela il sito di benessere.com. Il suo grande vantaggio è di poter fornire all’organismo, calorie prontamente disponibili e non dannose per l’organismo: ecco perché può essere consumato in tranquillità da persone sane e meno, ma soprattutto dagli atleti. Fa bene al cervello e al sistema nervoso, alle persone deperite (anziani o inappetenti) e malate. Il miele è adatto a tutti, tranne a coloro hanno problemi di diabete. E’ un alimento di elevato valore nutritivo, facilmente assimilabile e digeribile. Il glucosio fornisce energia da poter essere utilizzata immediatamente, il fruttosio viene metabolizzato a livello epatico e costituisce una riserva energetica. Una delle più importanti funzioni è quella antibatterica e antibiotica , anche se sono ancora molte le sostanze identificate del miele, della quali non si hanno tuttavia, notizie sufficienti. Al momento però, si sa che oltre agli zuccheri, il miele contiene numerosi principi alimentari, che è un prodotto naturale ed è in grado di rendere l’alimentazione più sana ed equilibrata. Un recente studio definisce il miele non più come farmaco fitoterapico ma come farmaco vero e proprio. Il miele di timo in particolare e la melata (secrezione zuccherina delle api) favoriscono la cicatrizzazione delle ferite. Secondo un ulteriore studio condotto dall’Università di Pisa, invece, il miele sarebbe efficace contro diversi microrganismi responsabili di infezioni interne Irma Mecca li allineatori invisibili rappresentano una delle ultime grandi innovazioni in ambito ortodontico. Sono stati ideati una ventina d’anni fa negli Stati Uniti e sono ampiamente utilizzati. Essi forniscono un valido aiuto a tutti coloro i quali vorrebbero migliorare l’allineamento dei denti, senza rinunciare all’estetica del proprio sorriso durante il periodo di trattamento, infatti questa terapia non prevede nè brackets applicati alle superfici dei denti (le “stelline”), né fili ortodontici metallici. Gli allineatori invisibili sono sottili mascherine rimovibili in resina trasparente create su misura che, attraverso la deformazione elastica dell’apparecchio stesso, sono in grado di spostare i denti gradualmente fino alla posizione occlusale migliore. Il piano di trattamento prevede l’impiego di diverse mascherine, ognuna delle quali è in grado di spostare i denti fino a 0,25 mm: può sembrare una grandezza minima ma in bocca si tratta di un movimento di entità consistente che, accumulato allo spostamento operato dalle altre mascherine, permetterà di ottenere il risultato complessivo desiderato. Il numero di mascherine ed il periodo totale del trattamento sono variabili a seconda del problema ortodontico da risolvere, pertanto solo con una visita ortodontica accurata sarà possibile definire il piano terapeutico più idoneo. La terapia può durare da 9 a 24 mesi: si comincia applicando la prima mascherina, dopodiché il paziente si recherà dall’odontoiatra con frequenza mensile. Ad ogni visita il dentista controllerà l’andamento della terapia e fornirà due nuove mascherine al paziente: ognuna dovrà essere utilizzata per due settimane, prima di passare all’apparecchio successivo previsto nel piano di trattamento. Le mascherine devono essere indossate il più a lungo possibile durante la giornata: questo è compatibile con la vita sociale e lavorativa dei pa- zienti, trattandosi di presidi trasparenti praticamente invisibili sia a voi sia a chi vi sta di fronte. Vi sembrerà quasi di non averli in bocca anche perché l’eloquio non viene sostanzialmente modificato. Le mascherine vanno tolte solo per mangiare e per spazzolare i denti: il loro effetto così sarà efficace al massimo. Anche le stesse mascherine vanno deterse con uno spazzolino e con prodotti dedicati per evitare che diventino opache e quindi visibili. Per lo stesso motivo bisogna evitare di fumare, perché il fumo potrebbe creare degli aloni sugli apparecchi che vanificherebbero la funzione estetica per cui li si sceglie. Di questi presidi ortodontici possono beneficiare tutti i pazienti giovani e meno giovani che presentino disallineamenti dentali di Cause e sintomatologia in età pediatrica Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563326 entità limitata (denti storti), diastemi (spazi eccessivi tra i denti) o lievi malocclusioni esclusivamente dentali. I pazienti che invece presentano una situazione occlusale più complessa, dentale e scheletrica, otterranno i benefici ortodontici migliori dalla terapia con apparecchi tradizionali oppure dalla terapia combinata ortodontico-chirurgica. Se siete i candidati idonei alla terapia con allineatori invisibili, potrete saperlo dal vostro dentista. Una volta terminato il trattamento, si procede al posizionamento di un apparecchio di contenzione per stabilizzare la posizione dei denti così ottenuta: si può optare per un apparecchio trasparente e rimovibile da portare solo di notte, oppure per uno fisso (un filo d’acciaio) incollato sulla superficie posteriore dei denti, in modo che sia invisibile anche quest’ultimo. Il trattamento con allineatori invisibili prevede costi che dipendono dalla complessità e dalla durata della terapia, quindi dal numero di mascherine che devono essere confezionate. Recatevi dal vostro dentista per saperne di più. CHIRURGO PEDIATRICO DI MARIA NOBILI S.O.S. “Scroto acuto” E’ la seconda causa di urgenza chirurgica I l termine scroto acuto riassume un insieme di quadri clinici che hanno la stessa sintomatologia caratterizzata dalla presenza di dolore scrotale (la ‘borsa’ che contiene i testicoli), frequentemente associato a gonfiore e infiammazione, con possibile irradiazione dei segni e sintomi alle regioni vicine. Lo scroto acuto è la seconda causa di urgenza chirurgica in età pediatrica, preceduto solo dall’addome acuto. A differenza di quest’ultimo, non mette a rischio - se non eccezionalmente - la vita del paziente, mentre sono frequenti le conseguenze negative per le gonadi e quindi per la fertilità futura. La patologia scrotale acuta comprende: la torsione del funicolo spermatico, l’epididimite, la torsione di un’appendice testicolare, l’ernia inguinale strozzata, i traumi e alcune malattie più rare. La torsione del testicolo, come comunemente viene chiamata la torsione del funicolo spermatico, molto spesso causa della necrosi (morte) del testicolo. Questa complicazione irreversibile sarebbe meno frequente se il problema fosse più conosciuto sia dai medici che dai pazienti. I dati forniti dal Ministero della Salute denunciano 3.984 torsioni del testicolo nell’anno 2013 e che l’80.8% delle torsioni avviene entro i 24 anni e circa la metà entro i 14 anni. Proprio quest’ultima età è il picco massimo di incidenza della torsione. Qual è la causa? Dall’esame della letteratura medica, sembra chiaro supporre che alla base di questo incidente c’è una predisposizione anatomica, identificabile in un’anomalia di fissazione del testicolo nel sacco scrotale con possibilità di abnorme movimento rotatorio. Il testicolo, privo del legamento scrotale e per lassità dell’elemento di fissazione posteriore, può muoversi verso l’alto e ruotare. Dopo poche ore di mancato deflusso di sangue venoso e dopo il successivo arresto di quello arterioso il testicolo andrà inevitabilmente incontro alla necrosi. E’ stato stabilito in 6 ore il limite entro cui intervenire per derotare il testicolo e ristabilire la circolazione sanguigna. Anche dopo questa manovra un certo numero di gonadi progredirà verso la involuzione atrofica. L’adolescente deve conoscere il problema della torsione del testicolo, deve sapere che l’abnorme motilità di un testicolo (retrattilità monolaterale), spesso risalente all’infanzia, è un elemento predisponente la torsione. Quali i sintomi? I segni indicativi della torsione si manifestano con una improvvisa insorgenza e violenza del dolore, così importante da accompagnarsi a nausea e vomito. Altri quadri, come l’epididimite, possono dare sintomi sovrapponibili a quelli della torsione, ma non con la stessa improvvisa insorgenza e violenza del dolore. Inoltre, l’epididimite è un problema infettivo tipico della prima infanzia perché di solito associato a malformazioni delle vie urinarie o dell’adulto, sessualmente attivo, dato che l’infezione risale dalle vie urinarie attraverso quelle spermatiche. Dalla seconda infanzia, fino a circa 10 anni, la causa più frequente di dolore scrotale è la torsione dell’appendice del testicolo, chiamata Idatide di Morgagni, un residuo embrionario. Se la diagnosi è certa, per l’osservazione di una Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563326 macchia scura, bluastra, nella sede tipica o di un noduletto, la terapia antinfiammatoria riesce a risolvere il quadro in pochi giorni. In caso di importante infiammazione scrotale, versamento liquido reattivo e persistenza della sintomatologia dolorosa, si procede all’asportazione chirurgica dell’appendice torta. L’ernia inguinale strozzata, invece, è un evento grave per la frequente compromissione della gonade dovuta all’abituale ritardo nella diagnosi e nella correzione. Il momento di massima incidenza è nell’infanzia, con maggiore frequenza nei bambini nati prematuramente. I segni locali (gonfiore inguinale o inguino-scrotale) possono non essere apprezzati (coperti dal pannolino), mentre possono essere prevalenti i sintomi (irrequietezza, pianto, vomito, pancia gonfia). I traumi scrotali con lesione della gonade sono eventi rari in età pediatrica. L’approccio chirurgico è necessario nelle lesioni di maggiore entità, in genere conseguenza di traumi sportivi ed è finalizzato alla evacuazione dell’ematoma, alla riparazione della lesione del testicolo. Nel caso di lesione severa si deve procedere all’asportazione del testicolo. dicembre duemilaquattordici NUTRIZIONISTA La salute passa per la tavola: suggerimenti e consigli DI DORA COCUMAZZI Prevenire i “malanni di stagione” I segreti per rinforzare il sistema immunitario: i cibi a cui non dobbiamo rinunciare in inverno L a stagione fredda è ormai arrivata portando con sé tutti quei fastidiosi malanni che purtroppo ci affliggono durante l’inverno. Per cercare di ridurre il ricorso ai medicinali possiamo provare a rinforzare il nostro sistema immunitario anche attraverso l’alimentazione. Un’alimentazione sana e varia, infatti, garantisce non solo un apporto adeguato di carboidrati, lipidi e proteine, ma anche di quei micronutrienti essenziali per il metabolismo e per un efficiente funzionamento del sistema immunitario. Tra gli alimenti che sono maggiormente consigliati per la prevenzione delle cosiddette “malattie di stagione”, abbiamo sicuramente gli agrumi, questi frutti sono, infatti, ricchi di vitamina C che, grazie alle sue proprietà antiossidanti e immunostimolanti, contribuisce ad aumentare la resistenza dell’organismo alle malattie infettive fortificando le difese immunitarie. Gli agrumi non sono, però, l’unica fonte di questa preziosa vitamina, ma possiamo trovarla anche nei kiwi, banane, frutti di bosco, cachi, albicocche e in molte verdure come cavolfiori, broccoletti, bietole e spinaci. Per trarre il massimo beneficio da questi alimenti è importante consumarli freschi, possibilmente crudi, cotti a vapore o in poca acqua e per tempi brevi in modo da ridurre al minimo la perdita di vitamina. I vegetali di colore giallo-arancione come carote, zucca, peperoni e pomodori, e le verdure a foglia verde come bietole, spinaci, rucola, broccoli, sono ricchi di carotenoidi, ossia i precursori della vitamina A, mentre la vitamina A preformata è presente in alimenti di origine animale quali fegato, uova e latticini. Questa vitamina, importante per la formazione e il mantenimento della cute, dei capelli e delle mucose, contribuisce alla difesa delle vie respiratorie e all’aumento della resistenza alle infezioni. Cereali integrali, legumi e frutta secca, uova, salmone, tonno, sono buone fonti di vitamine del gruppo B, importanti per un buon funzionamento del sistema immunitario. Non dobbiamo, inoltre, dimenticare l’importanza di sali minerali, soprattutto ferro, zinco, rame e selenio, che si possono trovare per esempio nel tonno, molluschi, broccoli, semi oleosi, cereali integrali e frutta con guscio. Aglio e cipolle possono aiutare il nostro organismo a proteggersi dalle infezioni grazie alle loro proprietà antimicrobiche e antivirali. Erbe aromatiche come basilico, timo e rosmarino e spezie come curcuma, cannella, noce moscata, zenzero, zafferano, possono essere utili per le loro proprietà antibatteriche e immunostimolanti, inoltre, il loro utilizzo ci consente di insaporire le pietanze evitando un uso eccessivo del sale. La nostra capacità di resistenza nei confronti delle malattie è influenzata anche dalla flora batterica intestinale, per cui è necessario Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563326 mantenere sempre un equilibrio ottimale tra le numerose specie che la compongono. Il consumo regolare di alimenti ricchi di fibra (frutta, verdura, cereali integrali, legumi) ci aiuta a mantenere in buona salute la flora batterica favorendo la crescita dei cosiddetti”batteri buoni”. Nel caso di squilibri della microflora intestinale dovuti a terapie antibiotiche o a un’alimentazione scorretta, è possibile assumere degli integratori a base di probiotici, naturalmente su indicazione del medico. Una sana alimentazione deve essere accompagnata da uno stile di vita sano e regolare, infatti, cattive abitudini e troppo stress possono determinare una diminuzione nel nostro organismo di alcune delle vitamine e dei sali minerali tanto importanti per il mantenimento di un sistema immunitario efficiente. Come abbiamo visto un’alimentazione varia, composta da alimenti freschi ci può garantire tutti i nutrienti di cui abbiamo bisogno compresi i micronutrienti importanti per aumentare le nostre difese e, accompagnata da uno stile di vita regolare e un riposo adeguato può aiutarci ad affrontare al meglio la stagione invernale. In Italia avviene, in media, tra i 51 ed il 52 anni Ben-Essere in menopausa OSTETRICA A lda Merini scriveva “la menopausa è il periodo dorato dell’amore”, ma a parte lei solo pochissime altre donne condividono la stessa visione di questo periodo. La loro difficoltà nell’accettare e ad accettarsi in menopausa è legata al tabù che l’accompagna, argomento da relegare ai più intimi incontri tra amiche, dove poi effettivamente non viene affrontato con i giusti termini e conoscenze. Questa fase evolutiva è tutt’altro che innominabile, anzi, segna una rinascita e la certezza di una maturità tipica del periodo. Dal punto di vista fisico, in menopausa, la funzionalità ovarica si esaurisce e quindi il ciclo mestruale cessa, le conseguenze dal punto di vista endocrino sono la riduzione degli ormoni sessuali estrogeno e progesterone, prodotti dall’ovaio. In media, nei paesi occidentali, questo avviene tra i 51 e i 52 anni. Og- le che può causare fastidi e “disturbare” i rapporti intimi con il partner. A livello scheletrico, invece, la sintomatologia è latente, in donne predisposte la massa ossea va incontro a una notevole diminuzione che riduce significativamente la resistenza meccanica, predisponendo a una maggiore fragilità e aumentando il rischio di fratture (osteoporosi). A livello cardiovascolare, la “protezione” estrogenica cessa, causando l’alterazione dell’assetto lipidico e in particolare l’aumento delle LDL (“colesterolo cattivo”) e la riduzione delle HDL (“colesterolo buono”). È importante, dunque preservare il proprio stato di salute, inteso come condizione di benessere non solo fisico ma anche psichico. La domanda, dunque, sorge spontanea: cosa posso fare per tutelare il mio benessere in menopausa? Ciò che si può fare è sostanzialmente legato al prendersi cura di sé e a salvaguardare la propria salute limitando e, successivamente eliminando, il fumo; se- in poche parole Matti per gli scacchi Il gioco degli scacchi possiede una lunga storia nella cultura scientifica. A differenza dei giochi che si basano sulla fisicità, attinge alle risorse mentali del giocatore. Per questo motivo, i processi cognitivi coinvolti nel gioco degli scacchi hanno interessato prima psicologi e quindi neuroscienziati, ormai da diversi decenni. E’ grazie al gioco che il bambino, e perché no, anche l’adulto, può sperimentare in modo gioioso la vita reale e concreta, imparando a collaborare con gli altri e a rispettare il mondo a se stante. Ora, anche se in apparenza poco stimolante o noioso per dei bambini o per degli adolescenti, gli scacchi sono caratterizzati da una funzione altamente socializzante, cognitiva ed etica, riuscendo a favorire lo sviluppo delle varie dimensioni della persona ed assumendo un ruolo fondamentale nella maturazione globale del soggetto. E’ un gioco che dà delle certezze e delle sicurezze, fa maturare, fortifica ed insegna ad avere fiducia nelle proprie capacità. Con gli scacchi si impara anche dalla sconfitta, accettando che ci sia un vincitore ed un perdente; l’importante è canalizzare e non esasperare la componente della competitività. DI VANESSA ANNA MAGISTRO Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563326 Una nuova ‘stagione’: affrontare il cambiamento prevenendo i disturbi dovuti dal calo degli ormoni gigiorno è proprio questa l’età che segna la presa di consapevolezza e la realizzazione personale dal punto di vista lavorativo e familiare. La chiave di volta sta nel prendersi cura di sé, partecipare consciamente alla fase di sviluppo del proprio corpo con la certezza che esso andrà verso una fisiologica trasformazione e una grandiosa evoluzione anche nello spirito. La riduzione degli estrogeni circolanti é responsabile della maggior parte delle manifestazioni sia precoci che tardive in menopausa. Per le prime si intende una serie di sintomi neurovegetativi consistenti in manifestazioni vasomotorie, come vampate di calore, ansia, palpitazioni, parestesie (più comunemente conosciute con il termine “formicolii”), insonnia, depressione, cefalea e vertigini. Le sintomatologie tardive, invece, interessano interi apparati, in particolare la riduzione e, successivamente l’assenza, degli estrogeni causa una graduale atrofia (ovvero riduzione di massa dei tessuti) dell’epitelio vagina- 19 guendo una dieta sana e il più possibile varia, introducendo cibi ricchi di calcio e vitamina D, associando una regolare e corretta esposizione ai raggi solari per garantirne l’assorbimento; cercando di raggiungere il peso ideale, aumentando correttamente l’attività fisica e controllando la pressione arteriosa e l’assetto lipidico. Per “riappropriarsi” del proprio corpo e della propria intimità è fondamentale farsi supportare dal professionista competente ed esporre le proprie difficoltà nell’ambito della sfera sessuale. È fondamentale eliminare quelle che sono le convinzioni attuali legate allo stereotipo del significato vero dell’essere donna oggi, il valore di ogni donna prescinde dall’effimera bellezza dell’età giovanile: bisogna trovare la propria dimensione, ambire sempre ad una crescita personale, informarsi, continuare a scoprire cose nuove e farsi affascinare dalla vita. È questo ciò che rende la menopausa un periodo dorato. Le potenzialità educative degli scacchi riguardano lo sviluppo delle abilità logico-matematiche dell’allievo favorendone la concentrazione, incrementa la capacità d’estrazione e di sintesi, dona grandi risvolti di socializzazione (sapersi porre nei confronti dell’avversario, saper accettare la sconfitta, riconoscimento della forza dell’altro) e aiuta lo sviluppo dell’auto-controllo. Inoltre la mancanza di barriere architettoniche rende questo gioco adatto a tutti anche a chi ad esempio si trovi in una situazione di handicap. “Di ogni capacità o conoscenza esiste un’adeguata versione che può venire impartita a qualsiasi età”, afferma lo psicopedagogista americano Jerome S. Bruner, evidenziando come, se motivato (condizione fondamentale), un bambino di 4-5 anni non è troppo piccolo per giocare a scacchi: imparerà così a muovere i pezzi, a comprendere che cosa è lo scacco matto, a capire come si svolge una partita, ma non si pretenda che sia in grado di pensare ad un piano strategico, perché sarà al di fuori della sua portata. Ciò a cui si dovrà mirare è che sia in grado di giocare e soprattutto di farlo divertendosi. Irma Mecca 20 dicembre duemilaquattordici in poche parole Cenare con i figli Mangiare con i propri figli li aiuta ad andare meglio a scuola, soprattutto in matematica. Lo rivela uno studio del Consejo Escolar de Estado, il massimo organo spagnolo in tema di educazione. Un dato confermato da una ricerca americana. Secondo la ricerca, riportata sul sito di Repubblica, ci sono differenze fino a due punti di rendimento tra i bambini con famiglie coinvolte nella loro vita scolastica e quelli che invece se la devono cavare da soli. E la cena è proprio il pasto in cui la famiglia si ritrova con più calma per parlare. La colazione infatti è spesso consumata di fretta e a pranzo figli e genitori si trovano quasi sempre in posti diversi. "Non fatico a credere che anche il rendimento scolastico, così legato al benessere del giovane e non solo alle mere abilità cognitive, possa beneficiare di un clima più disteso, dove l'incontro a cena fra bambini e adulti favorisce il flusso di parola e lo scambio di esperienze dentro una reciproca soddisfazione", spiega Luigi Ballerini, psicoanalista e scrittore per ragazzi. "La cena costituisce un momento narrativo in cui è possibile il racconto di sé. Incontro spesso bambini e ragazzi che non conoscono il contenuto del lavoro del padre o della madre semplicemente perché i grandi non ne parlano. Eppure l'educazione avviene per osmosi, per condivisione di giudizi, per osservazione di comportamenti. A tavola non si mangia solo il cibo, si mangiano anche le parole che vengono dette". Tv, cellulari, iPhone ed iPad vanno spenti e tenuti lontani dal tavolo. I ragazzi devono sentirsi "accolti", "compresi" e i genitori devono predisporsi all'ascolto, buttandosi alle spalle i problemi della giornata. Difficile però a volte far parlare un bambino introverso o un adolescente scontroso. "Spesso quando ci lamentiamo che i nostri figli non ci parlano, soprattutto a partire dal periodo in cui abbandonano l'infanzia, in realtà intendiamo che non rispondono più alle nostre domande dirette. "Come è andata?" "Bene", "Cosa hai fatto?" "Niente" rappresenta un classico della conversazione con i più giovani - aggiunge Ballerini -. Se abbandoniamo la modalità interrogatorio e favoriamo per primi un flusso di parola sarà più facile sapere cosa pensano e cosa vivono e può accadere che il più giovane desideri aggiungersi e condividere un pensiero". Irma Mecca Tempi e modalità per l’assistenza gratuita MOVIMENTO CONSUMATORI DI ROSANGELA LORISO Viaggiare con disabilità: quali diritti? Il Regolamento per passeggeri con mobilità ridotta: i servizi garantiti in treno, aereo, nave o autobus La legislazione attuale definisce come persona disabile o passeggero con mobilità ridotta (PMR) “qualsiasi persona la cui mobilità per l’utilizzo del trasporto sia ridotta per motivi di disabilità fisica (sensoriale o locomotoria, permanente o temporanea), disabilità o deficienza intellettuale, qualsiasi altra causa di disabilità o per l’età, la cui situazione richieda un’attenzione adeguata e l’adattamento alle specifiche necessità del servizio messo a disposizione agli altri passeggeri”. In conformità a quanto disposto dal Regolamento (CE) n. 1371/2007e dalle altre normative in materia, le società e compagnie di trasporto devono impegnarsi a garantire un trasporto non discriminatorio delle persone con disabilità e con mobilità ridotta. Per tali ragioni i Gestori delle stazioni ferroviarie, dei porti e degli aeroporti forniscono l’assistenza necessaria ai viaggiatori con disabilità o con mobilità ridotta secondo le modalità di seguito indicate. I passeggeri a ridotta mobilità hanno diritto a poter viaggiare in aereo come tutti gli altri. Per tali ragioni, essi hanno diritto all’assistenza gratuita nella fa- se di imbarco e sbarco, durante il volo e all’interno dell’aeroporto prima e dopo il volo. Al fine di poter usufruire di tali servizi è necessario contattare la compagnia aerea, la biglietteria o il tour operatore almeno 48 ore prima del volo e specificare il tipo di assistenza richiesta. Le compagnie aeree, però, non sono tenute a fornire assistenza per il consumo del pasto o per l’assunzione di medicinali durante il volo. Con riguardo all’utilizzo del treno, i passeggeri a mobilità ridotta hanno diritto all’assistenza gratuita per salire sul treno e scenderne, cambiare vettura, durante il tragitto in ragione di coincidenze e quant’altro, e all’interno della stazione ferroviaria prima e dopo il viaggio. Anche in questo caso, per usufruire al meglio del predetto servizio, è bene contattare l’impresa ferroviaria, la biglietteria o il tour operator almeno 48 ore prima del viaggio e specificare il tipo di assistenza richiesta. Passiamo, ora, ad autobus e pullman. Come già precisato, nessuno può impedire di acquistare un biglietto, fare una prenotazione o salire a bordo a causa della mobilità ridotta del passeggero, se non nei casi in cui ciò sia assolutamente necessario per conformarsi alle norme in materia di salute e sicurezza o le infrastrutture non siano tali da garantire un trasporto sicuro. Quando si tratta di viaggi a lunga percorrenza, ossia più di 250 km, l’impresa di trasporto deve per- Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563326 mettere a una persona a scelta del passeggero di viaggiare gratuitamente, se ciò consente di risolvere i problemi di salute e di sicurezza del passeggero a mobilità ridotta. L’assistenza è gratuita, ma per essere sicuri di ottenerla, bisogna contattare l’impresa di trasporto, la biglietteria o il tour operator almeno 36 ore prima del viaggio per specificare l’aiuto di cui si ha bisogno e l’assistenza di cui si necessita. Infine, con riguardo alla nave, i passeggeri a mobilità ridotta hanno diritto a ricevere un’assistenza gratuita nella fase di imbarco e sbarco, quando cambiano imbarcazione, a bordo o nell’area portuale. Come negli altri casi, anche in questo per meglio usufruire del servizio e dell’assistenza predetta, è opportuno e necessario contattare il vettore, la biglietteria o il tour operator almeno 48 ore prima del viaggio e specificare il tipo di assistenza richiesta. I vettori possono chiedere al passeggero di farsi accompagnare da un’altra persona, se è necessario per motivi di sicurezza a causa della conformazione dell’imbarcazione o delle strutture portuali. L’accompagnatore viaggia gratis. PSICOLOGA La frontiera della psicocardiologia DI INES PANESSA La cura del cuore metafisico Proiezione fisica di un disagio della mente: lo psicologo come “educatore alla salute” U n disagio della mente può provocare dolore, ansia, aspettative e speranze frustrate, che possono provocare, se ripetute nel tempo e non risolte, problemi cardiaci. Esiste una stretta correlazione tra le emozioni profonde di una persona e le sue reazioni fisiche e cardiologiche. Nei primi anni del 1900, iniziarono le prime osservazioni ed i primi studi sulle malattie cardiache e sulle potenziali cause psicologiche. Alcuni studiosi osservarono che l’eccessiva preoccupazione, la tendenza a reprimere la rabbia, seri problemi familiari e lavorativi, oppure eccessivo attaccamento al lavoro, la ricerca della perfezione delle prestazioni, l’assenza di svago, dello sport, del tempo libero da dedicare a sé stessi, potevano essere la causa di insorgenza di malattie del cuore. Spesso capita che si cerchi un altro professionista che avvalori l’idea che si è cardiopatici, ci si sottopone ad una miriade di esami; alla fine tutti gli esami effettuati danno lo stesso risultato: “Il cuore sta bene”. Certo, va bene accertarsi che il nostro cuore funzioni alla perfezione, va bene sottoporsi ad accertamenti, ma quando le indagini svolte ci confermano che il cuore (fisico, organico) funziona? E se, in realtà, stiamo parlando del Cuore Metafisico, il cuore dei sentimenti, delle emozioni, dei dolori? Dopo che il nostro cardiologo ci ha detto che il cuore (muscolo, valvole, nervi, arterie e coronarie) funziona? Che fare? Forse dovremmo dare più ascolto ai nostri sentimenti, ai nostri bisogni, alle nostre emozioni. Magari facendoci aiutare da esperti delle emozioni, da esperti che basano la “Terapia” sulle parole, piuttosto che sulle molecole. La psicocardiologia può portare ad informare le persone, quindi a promuovere, su come modificare lo stile di vita per non divenire “malati fisico-organici”, tantomeno cardiologici. Nel caso in cui un problema cardiaco sia già presente, è di aiuto nel non perseguire gli “errori” passati con il fine di ottimizzare le terapie, basate sui farmaci, basate sulla parola. La psicocardiologia invita e sostiene le persone ad utilizzare la propria rete di relazioni so- ciali, se non esiste a crearla; ad integrarsi con la realtà che le circonda essendo consapevoli della potenza che la rete può fornire, ma anche della potenza che ognuno di noi possiede senza sapere di possedere. Promuovendo le nostre capacità interne (empowerment). Gli interventi dello psicologo in psicocardiologia si possono classificare in quattro categorie: Interventi educativi, Counselling, Gestione dello stress, Psicoterapia. Lo psicologo assume un ruolo di “educatore alla salute”, sia per il paziente sia per la famiglia. Egli aiuterà a comprendere la malattia cardiovascolare ed il trattamento prescritto, e farà in modo di promuovere un atteggiamento attivo e collaborativo, in cui l’individuo si faccia carico del proprio stato di salute, assumendone la responsabilità con la collaborazione supportiva della famiglia. Pertanto non si tratta di generica informazione, ma di un vero e Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563326 proprio strumento di cura, che si propone di aiutare il soggetto a convivere con la malattia acquisendo in maniera organizzata le competenze necessarie a gestirla nella vita quotidiana. Questo implica che l’intervento educativo “terapeutico” promuoverà la conoscenza della malattia e dei suoi sintomi, la conoscenza delle emozioni suscitate dalla malattia, la conoscenza dei meccanismi di difesa e delle strategie psicologiche che il soggetto utilizza per cercare di gestire queste emozioni e l’acquisizione di un senso di autoefficacia. Focalizzandosi su questi quattro obiettivi, lo psicologo faciliterà, così, la ripresa della vita familiare e lavorativa della persona, e l’adozione di comportamenti “cardiosalutari” (alimentazione corretta, eliminazione del fumo, sana attività fisica). dicembre duemilaquattordici mangiar sano 21 Ne ‘La Prima’ di via Zara, Campagna Amica con l’Isola di Bottega Italiana Territorio da gustare: la spesa è a “Km Zero” N on si tratta di marketing, né di strategie di settore. Ma, più semplicemente, di attaccamento alle proprie radici e al proprio territorio, e a quel ricco bagaglio di prodotti che la Capitanata ha da offrire. “L’obiettivo è molteplice: ricercare e valorizzare l’eccellenza enogastronomica del nostro territorio per offrirla, al prezzo giusto, ad un pubblico quanto più ampio possibile, e sostenere l’economia locale”, spiega Luigi Giannatempo, titolare del supermercato ‘La Prima’. Proprio nei locali di via Zara, è stata inaugurata la prima ‘Isola di Bottega Italiana’ afferente al progetto Campagna Amica di Coldiretti che nasce dall’esigenza di far incontrare i produttori ed i consumatori in un mercato senza alcuna intermediazione, al fine di garantire il prezzo giusto per prodotti locali di alta qualità e creare maggiore potere di acquisto. Si tratta della prima reale sinergia di Coldiretti Foggia con la distribuzione organizzata: in un’area ben distinta e identificabile dal resto dell’offerta agroalimentare fanno bella mostra di sé i prodotti della filiera agricola locale. Una sorta di joint venture che sta riscuotendo successi ed apprezzamenti. “La clientela è molto soddisfatta, possiamo parlare già di un segmento di mercato fidelizzato e Previsti eventi e degustazioni per la tavola della festa e i cesti di Natale Luigi Giannatempo: “I clienti? Cercano qualità ad un prezzo intelligente” di riassortimenti frequentissimi, con consegne anche settimanali”, precisa il titolare de ‘La Prima’ che, reduce da questo successo, va oltre e si candida ad accogliere sempre più prodotti delle aziende locali del territorio. “Siamo alla continua ricerca della qualità e di piccoli artigiani che offrono prodotti fatti come una volta”, continua Giannatempo. “Fino ad ora sono già una sessantina le aziende locali che ci hanno contattato per presentare i propri prodotti: si tratta del 20% circa di quelle attive sul territorio, un risultato già ragguardevole, indice dell’attenzione dei clienti nei confronti della qualità”. Il segreto è nell’offrire i prodotti tipici locali nei canali di vendita della distribuzione organizzata: “Ma ad un prezzo giusto, intelligente - precisa Giannatempo - “perché oggi il consumatore è esperto e preparato, e da’ il giusto valore ai prodotti che acquista. E’ finito il tempo delle grandi scorte dei prodotti in offerta. Oggi si compra il giusto: meno quantità, più qualità per una spesa senza sprechi”. In un’ottica più vasta, il suo progetto è quello di trasformare il piccolo ipermercato di via Zara in una comunità, un luogo di ritrovo per scambiare e condividere esperienze per ricordare e tramandare le tradizioni del luogo. “Sono tanti gli eventi che verranno calendarizzati nei prossimi mesi spiega - da degustazioni di prodotti tipici locali a laboratori didattici per i bambini delle scuole. Tutto finalizzato a mantenere vive le tradizioni della terra di Capitanata”. Nelle settimane che seguiranno, in vista delle festività natalizie, sono previste degustazioni di prodotti tipici locali, preparazioni sia dolci ma soprattutto salate, ideali per rimpinzare di bontà la tavola del cenone di Natale oppure per comporre originali cesti da donare ad amici e parenti. Iniziative che si rivolgono anche ai più piccoli, ai bambini della scuola primaria, che in questi giorni sono stati chiamati ad assistere e a cimentarsi nella preparazione dei taralli - il tipico ‘scaldatello’ - o a degustare un pancotto da record preparato nello spazio-ristoro 13e30, con il pane di Monte Sant’Angelo e le verdure spontanee locali. “A queste iniziative vorremmo aggiungere, a partire dal prossimo anno, anche un progetto di educazione alimentare da portare nelle scuole: un modo per valorizzare e sostenere il ‘Chilometro Zero’ che strizza l’occhio alla salute e all’economia”. 22 dicembre duemilaquattordici ambienti Ricreare l’atmosfera della festa, anche in tempi di crisi DI SIMONA CAMPANELLA Il fascino della luce incontra il country: ecco il perfetto Natale Eco-Bio-Friendly Candele e oggettistica in legno per arricchire gli ambienti i siamo! Anche questo Natale sta galoppando veloce sui calendari e le nostre case vanno preparate a dovere. Il trend del momento per avere una casa di tendenza è all’insegna della filosofia di vita Eco-BioFriendly di gusto ‘Country’. Per sommi capi, cercheremo, dunque, di C fornirci di decorazioni di Natale fatte a mano, realizzate nei laboratori artigianali, acquistate presso i mercatini locali e fatte con materiali ed elementi naturali, colori neutri e tessuti dai toni caldi. Con soggetti che presentino anche una loro simbologia positiva e benaugurale. Per la magica sera di Natale torneremo al simbolismo della luce: sarà la festa delle candele sulle tavole del cenone e sarà il Natale del boom dei bio-camini, in grado di offrire rinnovate suggestioni da “casa di campagna” a portata di ogni ambiente ed a bassissimo impatto energetico. Decliniamo allora gli addobbi. Facili da realizzare, divertenti e molto economici: saranno commestibili, ad esempio, le eco-decorazioni del Natale 2014, come frutta secca e fresca, frutti di bosco, caramelle e biscotti da appendere come ornamento al nostro albero di Natale. Lo stesso albero che già da un paio di anni non è più artificiale o di plastica, ma è fatto con rami scovati in campagna e riciclati, oppure è un albero vero da ripiantare al termine delle feste. In realtà, come vi mostreremo, la materia naturale vera ricrea un’atmosfera da baita invernale elegante, accogliente ed informale al contempo. Raffinata sì, ma semplice e confi- denziale, domestica. Così, alle decorazioni commestibili affiancheremo quelle fatte di tessuti e materiali naturali, come il legno, la paglia, troveremo gufetti, il cotone, piccole renne realizzate in lana tradizionale o in feltro ecologico, arricchite di romanticismo grazie a dettagli in pizzo o in tela. Sarà ideale anche addobbare la tavola o le superfici di mensole e madie con centrotavola fatti di grappoli d’uva o rami di viburno intrecciati alle rosse bacche del sorbo e con ghirlande di rami di agrifoglio e tante tantissime candele, sempre di grande effetto con le loro calde lucine delicate come lucciole. Aggiungiamo, poi, realizzazioni eleganti con pigne di ogni misura, tronchetti intagliati e nastri e l’atmosfera soft e rilas- sante di questo nostro ecoNatale si creerà così naturalmente, senza nulla in più o di artificiale. La raffinata bellezza di ogni piccolo dettaglio e la qualità del home made renderanno elegante e di tendenza ogni nostro ambiente in queste feste. I colori ideali per queste realizzazioni, quindi, sono neutri e naturali: tutte le sfumature del marrone legno naturale, grigio e sfumature del bianco. La palette di base pertanto comprende i toni della terra tenui, quelli più carichi dell’ardesia e i colori marrone. Colori come il rosso e l’arancio possono esser accostati nella decorazione per addobbi più vivaci o per gli accenti di maggior carattere in spazi molto ampi. Infatti, spiccherà in modo estremamente elegante il contrasto tra i neutri e il borgogna delle bacche, col rosso delle stelle di natale, col color primitivo e il vinaccia degli acini d’uva. Ora siete pronti per un felice ecoNatale country. Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563324 dicembre duemilaquattordici 23 24 dicembre duemilaquattordici
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