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dicembre
duemilaquattordici
ditoriale
sommario
“Se ci diamo una mano i miracoli si faranno
e il giorno di Natale durerà tutto l'anno...”
di MARIA GRAZIA FRISALDI
L
o ammetto. Anch’io - come
almeno altre 200mila persone circa, tra quelle dichiarate - sono innamorata di Samantha Cristoforetti, la donna del momento,
prima astronauta italiana a partecipare ad una missione di lunga durata
nello spazio. Con la sua valigia - in realtà, una scatola e nemmeno troppo
grande - carica di libri-bignami e numerosissimi calzini, è la prima astronauta italiana a partire alla volta delle stelle. Dritta dritta nello spazio,
verso la Stazione spaziale internazionale nell’ambito della “Missione Futura”.
È decollata da Bajkonur, a circa
200 km a est del lago d’Aral, in Kazakistan, con un razzo Soyuz; un
viaggio calcolato in “orbite” per
raggiungere e attraversare la finestra che le avrebbe permesso
di agganciare la stazione ISS
dove Astrosamantha (questo
il suo nome-account su
Twitter) resterà sei mesi.
Con i suoi 37 anni,
una formazione maturata anche in
Puglia (nel Leccese prima, e nel
Foggiano poi) e l’aria sicura di chi
sa di valere, Astrosamantha ha
sbaragliato una competizione di
circa 8.500 candidati, colleghi
provenienti da ogni parte del
mondo, tutti esaminati dall’Esa, l’Agenzia spaziale europea, per realizzare un sogno comune che, questa volta, toccherà
ad una donna. La seconda spedita
nello spazio dopo il viaggio di Valentina Vladimirovna Tereškova,
l’operaia mandata in orbita nel
1963. Quello che oggi Samantha
sta vivendo e sta condividendo nei limiti del possibile - con tutti i
follower (188mila, compresa me)
che la seguono a suon di hashtag
(#futura42 e #supersamantha, solo per
citarne i più utilizzati) è frutto di un
lungo percorso che ha visto Cristoforetti - ingegnere aerospaziale, capitano dell’aeronautica militare e astronauta dell’Agenzia spaziale europea sempre in prima linea. Dalle selezioni
al decollo dal cosmodromo di Bajkonur sono passati cinque anni: un lustro
di dura formazione, addestramento fisico e allenamento psicologico. Prima
di tagliare questo importante traguardo, però, la formazione di Samantha
Cristoforetti è passata anche per la Puglia, con due tappe importanti: nella
base militare di Galatina prima (61°
Stormo Addestramento al Volo), e in
quella di Amendola, tra Foggia e
Manfredonia poi. Qui, in forza al 32°
Stormo Bomber Astrosamantha ha seguito l’addestramento per l’aereo da
guerra. Sulle piattaforme dei social
network si sono moltiplicate le immagini dell’astronauta milanese, link e
rimandi alla Missione Futura; non sono mancati, però, commenti poco lusinghieri e dal retrogusto misogino,
specchio di un’Italietta piccola-piccola che - ci auguriamo - rappresenti la
parte minoritaria di questo Paese.
E mentre sulla terra ferma certi
uomini dimostrano tutta la loro povertà di argomentazioni, Astrosamantha
si gode il suo sogno: il suo viaggio alla conquista dello spazio, faccia a faccia con le stelle.
Non ci sono parole più calzanti
di quelle di Gianni Rodari per esprimere
speranze e aspettative di un’intera città.
Perché gli attesi cambiamenti
-invocati a più livelli e a più voci,
per Foggia e per i foggiani possono arrivare solo dalla collaborazione
e dalla condivisione di intenti per il futuro.
La Redazione di 6Donna
augura a tutti voi
un sereno e felice Natale.
E un 2015 ricco di nuove prospettive.
4 Personaggio
• Il M° Carmen Battiante:
“Vi racconto Umberto Giordano”
5 Foggia Notes
• Nasce il Premio 6Donna
• La riscoperta di “Madre Terra”
6 Focus
• Dai Nativi digitali ai Mobile born:
rischi e potenzialità dell’infanzia smart
• Nella guerra fredda del ‘digitale’:
mamme ‘al fronte’, intervista doppia
8 Politica
• Le donne alla finestra
• Lucia Lambresa e Patrizia Lusi:
i primi sei mesi di Franco Landella
10 Moda
• Gioielli: creatività e sintesi poetica
12 Cultura & Spettacolo
• Contro il femminicidio,
lo spettacolo “Uno cinque due due”
14 Benessere
• I segreti del trucco minerale
17 Rubriche
21 Mangiar sano
• Territorio da gustare:
la spesa è a ”Km Zero”
22 Ambienti
• Il fascino del Natale:
tendenza Eco-Bio-Friendly
dicembre
duemilaquattordici
In attesa del Natale,
i consigli per l’acquisto
del regalo di tendenza
Gillet Gioielli
tra tradizione
e innovazione
L’
accordo perfetto tra tradizione e innovazione. Da una parte la garanzia di qualità
offerta dai marchi leader del settore di preziosi ed orologi, dall’altra la capacità di intercettare e riconoscere le nuove tendenze in materia di
gioielli, di essere sempre un passo in avanti con la
cortesia e la professionalità di sempre.
Sono questi i binari sui quali, da circa trent’anni, si muove sicura la gioielleria ‘Gillet’ di corso Vittorio Emanuele, a Foggia. “Ci siamo sempre dimostrati pronti e solerti nell’accogliere le
novità, nell’aprirci a tendenze e materiali nuovi
senza preclusioni di sorta. Tutto questo per poter
offrire ai nostri clienti una scelta quanto più ampia
possibile”, spiega il titolare Marco Pierre Etienne Dellisanti che dal 2003 gestisce l’attività di famiglia.
Lo scenario attuale, infatti - complice anche la
crisi economica che ha di fatto dimezzato il potere
economico e quindi quello di spesa - è completamente diverso rispetto a quello degli anni Ottanta,
periodo in cui suo padre avviò l’attività dedicandola alla moglie Nicole Gillet.
“Una cosa sola non è cambiata nel tempo: l’attenzione e la disponibilità che dedichiamo ai nostri clienti. A prescindere dal tipo di acquisto che faranno o hanno intenzione di fare”, precisa.
3
“E’ importante, infatti, far sentire loro a proprio agio, liberi di sceglie e decidere senza remore e secondo possibilità: che sia un diamante o un
gioiello in acciaio”.
In questi anni, infatti, la gioielleria ‘Gillet’ è
riuscita sempre a contemperare le esigenze della
clientela più tradizionale e classica (offrendo loro
gioielli realizzati con le più accurate tecniche di lavorazione e incastonatura) a quella più attenta alle mode e alle tendenze.
Trollbeads - concept originale dei gioielli componibili di cui è rivenditore Premium Plus -, ad
esempio, è solo l’ultimo dei tanti fenomeni sui
quali l’attività di corso Vittorio Emanuele ha puntato. Ricerca e attenzione per le novità che abbracciano anche il mondo dei bijoux e dei gioielli in acciaio, per andare incontro a tutte le esigenze
(e a tutte le tasche).
“Cerchiamo di essere presenti anche nel postvendita, sempre disponibili nel dare consigli su
cura e manutenzione dei gioielli acquistati e garantendo assistenza per qualunque tipo di riparazione”, precisa Dellisanti, mentre l’attività di
famiglia si accinge ad accogliere la ‘terza generazione’, con suo figlio Gianluca, che si sta formando come orafo: “Così presto uniremo il commercio all’artigianato”.
GUIDA AL REGALO
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PER LEI: Scegli i gioielli componibili Trollbeads: un modo per dare forma e sostanza
ai momenti più importanti della vita, scegliendo tra centinaia di ‘beads’ creati da
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dettagli e qualità. Sono gli orologi Nautica,
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dicembre
duemilaquattordici
personaggio del mese
Dai ‘Diari’ alla sua collezione di cimeli, più una ‘nota’ sulla riapertura del Teatro
“Vi racconto Umberto Giordano, l’uomo e il Maestro”
Le tappe della ‘missione giordaniana’ di Carmen Battiante
D
i Umberto Giordano - il
musicista, l’uomo, il
personaggio - conosce
praticamente tutto. Vita, morte e
miracoli, si direbbe. E anche qualcosina in più, tra gli aneddoti della sua carriera e le luci e le ombre
della sua vita privata.
Pagine gustosissime, alla stregua di una soap-opera. Quello di
Carmen Battiante per il Maestro
è un “amore tardivo”, sbocciato
nel 2008 e che in una manciata di
anni ha portato frutti preziosissimi
per tutta la città: come l’esperienza su ‘Mese Mariano’ - che ha
coinvolto circa 100 studenti delle
scuole medie che fischiettavano il
bozzetto lirico come le hit del momento - o la pubblicazione dei
‘Diari’ di Giordano.
Direttore artistico della Fondazione “Musicalia” e docente di
Pedagogia e psicologia della musica, il Maestro Battiante è prossima ormai alla conclusione della trilogia di volumi dei Diario di
Umberto Giordano; dell’autore di
Andrea Chénier e Fedora ha raccolto cimeli in giro per il mondo.
Circa duecento fino ad ora, ma la lista - lo lascia intendere - è destinata ancora a crescere. “Ho iniziato ad acquistare tutto ciò che
riguardasse Giordano senza rendermene nemmeno conto”, spie-
ga. “Ho anche alcuni doppioni, nel
caso in cui dovessi fare uno scambio con altri collezionisti”. Tra i
pezzi più interessanti - oltre a libretti e spartiti a stampa dei primi
del Novecento – vi è un vecchissimo 78 giri acquistato in Uruguay nel quale chi è dotato di un grammofono
può ascoltare la
grazia di Giordano al pianoforte. Oppure,
dei calendarietti da barbiere degli
anni Trenta
che riportano le illustrazioni delle sue opere
più note e una
riduzione fotografica del film ‘Fedora’ (non l’opera),
ma in lingua slava, tratto
dal dramma di Victorien Sardou che vedeva, tra gli interpreti,
Amedeo Nazzari recitare sulle musiche di Umberto Giordano. “Sì,
perché Giordano era un uomo
modernissimo e dai mille interessi. Adorava Walt Disney, che
considerava un genio, si interessava di fotografia e, ad un certo
punto della sua vita, si interessa
anche al cinema”, spiega Battiante. Quante sorprese dietro un nome ed un busto, in una città nella
quale tutto porta il suo nome, ma
ciò che manca è la sua essenza.
Umberto Giordano
Ovvero la sua musica. In una
conversazione lunga un paio di ore
circa, Carmen Battiante definisce
almeno cinque volte la sua attività
“una missione”, ovvero quella di
riscattare il Maestro e portare la
sua musica nella sua città e in giro
per l’Italia, dove le suo opere sem-
brano ormai dimenticate. D’intesa con il Comune di Foggia e la
Fondazione Banca del Monte ha
avviato - a titolo totalmente gratuito - il progetto editoriale relativo ai diari autografi di Umberto
Giordano, dal 1926 al 1947, 17 volumi che furono acquistati dall’amministrazione Agostinacchio dopo una
combattuta asta di
vendita battuta dalla casa Christie’s di
Londra. I primi
due volumi sono
stati dati alle
stampe, il terzo
(ed ultimo) è
prossimo alla
pubblicazione. In
questo modo, Battiante ha ricostruito
e mappato la vita di
Giordano, scoprendone
tratti altrimenti sconosciuti. “I suoi rapporti con gli intellettuali dell’epoca, i suoi continui
sold-out al Teatro alla Scala di Milano, la sua personalità complessa, a tratti spigolosa, ma di certo diretta e senza filtri”. Un rapporto
che si è consolidato nel tempo, pagina dopo pagina, al punto da riuscire a riconoscere lo stato d’animo del compositore dal solo tratto
della penna, per poi volerlo giusti-
Il M° Carmen Battiante
ficare, come si fa per un amico caro: “Era un uomo molto umorale”.
Sulla riapertura del Teatro
Comunale non può che dirsi felice. “E’ un momento importante per
tutta la città e sono felice che la sua
riapertura sia affidata alla musica
e al Maestro Riccardo Muti”, spiega. Come a voler scorgere in questo tratto un segno positivo. “Certo mi dispiace non poter
partecipare a questo evento, non
avendo avuto possibilità di acquistare i biglietti (esauriti in poche
ore) come gran parte dei foggiani
- sottolinea con un sorriso sarcastico e, forse, una punta di risentimento - ma apprezzo la scelta di
qualità. Un solo appunto mi viene
naturale fare: peccato che non sia
stato inserito - per quanto ne sappia
- un omaggio a Giordano nel repertorio. Il nostro Maestro, ne sono
certa, ne sarebbe arrabbiatissimo”.
Maria Grazia Frisaldi
dicembre
duemilaquattordici
Foggia notes
Sarà assegnato nel Marzo prossimo. Per le segnalazioni c'è tempo fino al 22 febbraio
L’INIZIATIVA
Nasce il Premio 6Donna
La redazione premierà le "eroine" di ogni giorno
L
a normalità, alle volte, è
straordinaria. La quotidianità eclissa l’eccezione
alla regola, fino a inghiottire l’esemplare. Donne modello passano inosservate, erose da un sistema che le
pretende multitasking.
Hanno voluto l’emancipazione,
e che se la tengano. Nessuno oltre
loro sa cosa stiano passando e cosa le
aspetti a casa. Eppure non hanno
mancato un giorno di lavoro, non
hanno abusato dei loro diritti acquisiti, con abnegazione e spirito di sacrificio si sono dedicate agli altri e
non hanno fatto mai mancare il proprio contributo alla comunità, responsabilmente hanno assolto ai loro compiti anche in condizioni non
favorevoli. La redazione del mensile 6Donna, l’unico free-magazine di
genere in Puglia, dedicato alla famiglia, sceglie di premiare una perfetta sconosciuta, un’eroina dei no-
stri giorni, che si è distinta per le
sue capacità, che fornisce alla comunità un contributo prezioso, che
con altruismo si dedica al prossimo, nell’ombra. Requisito indispensabile: non deve ricoprire alcun incarico dirigenziale o ruolo di
prestigio. E deve essere foggiana,
o comunque contribuire alla crescita della città di Foggia. Chiunque, un collega, il capo, un amico,
un utente, può inviare la candida-
1° Edizione
PREMIO
6DONNA Donna
Free magazine
[email protected]
L’EVENTO
dell’anno...
EROINA
di ogni giorno.
LA STORIA
10 anni, una sola mission
6Donna è prossimo a festeggiare i suoi primi 10 anni di storia, un
traguardo non da poco per un progetto quale è il nostro, l’unico freepress al femminile “superstite” in Puglia. In questi 10 anni, grazie
alle firme e alle professionalità che si sono avvicendate nel tempo,
abbiamo raccontato la città attraverso le donne che vi operano ogni
giorno, con un approccio a fatti e circostanze che fosse femminile ma
non femminista.
Abbiamo raccontato e scovato personaggi e tendenze, abbiamo
intervistato centinaia di donne straordinarie per ingegno e talento o
ordinariamente straordinarie per impegno e forza di volontà, realizzato un centinaio di inchieste e confezionato campagne contro il femminicidio, la violenza di genere e l’iniquo tetto di cristallo che incombe sulla testa di tante professioniste, in ogni settore. Il Premio
6Donna costituisce un ulteriore tassello di questo impegno, e si inserisce - in modo del tutto naturale - nel solco tracciato in questi anni di lavoro.
tura di una donna speciale, con tutti i riferimenti utili per rintracciarla e
la motivazione.
La giuria verificherà di persona
le indicazioni pervenute, intervistando chi è a stretto contatto con la
candidata ed effettuando eventuali
sopralluoghi. Il premio sarà assegnato, a Foggia, nella settimana
dell’8 marzo, nella Giornata Internazionale della Donna, nell’ambito
di una serata di riflessione, interventi e performance al femminile.
L’idea nasce dal desiderio di
conferire un riconoscimento, dire
grazie alle donne che altrimenti resterebbero nell’anonimato. La candidata ideale non occupa posizioni di
rilievo nella società, dedichiamo già
le copertine e la sezione riservata al
personaggio del mese alle personalità che si distinguono in ogni setto-
Successo per gli appuntamenti promossi e organizzati dal Club Unesco Foggia
L
continua Arnò. Erano, infatti,
presenti - tra gli altri - anche
Luana Stramaglia (fondatrice di ‘Fork in Progress’, avviato grazie ad un finanziamento Bollenti Spiriti) e
Roberta Liso (vincitrice di Bake-off Italia).
Il Comitato Scientifico
della Commissione Italiana
Unesco ha deciso di dedicare questo ultimo anno del
DESS alla ‘Educazione’, anzi alla buona educazione, e
ha invitato quanti sono impegnati nell’esplorazione di
modalità di vita e di
produzione sosteniNASCE IL TELEFONO ANTIRACKET
bili, a riflettere assieme su quali siano
Uniti contro le bombe, uniti contro il racket. Foggia reagisce, mette
gli strumenti e le
in campo gli uomini e le donne dell’esercito civile della legalità, tutti
azioni educative
commercianti ed imprenditori stretti sotto l’insegna dell’associazione annecessari per cotiracket “Giovanni Panunzio” di Foggia.
struire una società
Con la costituzione dell’associazione - presieduta da Cristina Cucci;
più equa, rispettosa
il presidente onorario è Michele Panunzio, figlio del testimone di legalità
del pianeta e delle
Giovanni, l’imprenditore ucciso 22 anni fa perché si ribellò al racket delle
sue tante diversità.
estorsioni - è stata posata la prima pietra di una nuova coscienza civi“La necessità di un
ca, pronta a sostenere ed affiancare tutti i commercianti taglieggiati, vitcambiamento cultutime di estorsione o piegati dalla prassi del pizzo. Una linea diretta che si
rale, di una diversa
completa con il numero telefonico dedicato agli operatori economici.
visione del mondo è
Dieci cifre per la legalità: 391.183.13.31
oggi ancora più urgente, e l’educazio-
ne è lo strumento principale
attraverso il quale costruire il
cambiamento. Il Club Unesco Foggia ha inteso dedicare questo ultimo anno a ‘Madre Terra’, per riscoprire il
sapore del passato e costruire
il futuro”.
Le giovani generazioni,
attraverso progetti validi, potranno usufruire di finanziamenti per mettere in moto
meccanismi di nuove occupazioni inerenti all’agroalimentare di cui la Capitanata
è regina. Dal 24 al 30 novembre, quindi, Foggia ha ospitato una settimana di eventi
e laboratori didattici, con relatori d’eccezione afferenti al
mondo accademico e scientifico che hanno incontrato
gli studenti del Dipartimento di Scienze agrarie dell’Università di Foggia e quelli degli Istituti ‘Pietro
Giannone’ (indirizzo turistico), ‘Notarangelo-Rosati’ (indirizzo tecnologie alimentari) e ‘Bovio’, che hanno
partecipato ad un vero e proprio laboratorio didattico con
un docente speciale: lo chef
Mensile di attualità e informazione.
Registrazione presso il Tribunale di Foggia
n° 2/2002 del 26/09/2002
Direttore Responsabile
Maria Grazia Frisaldi
Conoscere il ‘sapore’ del passato per costruire il futuro
spiega Floredana Arnò, presidentessa del Club Unesco
di Foggia. Un percorso incentrato sulla sostenibilità
alimentare che ha interessato i tanti giovani di Capitanata che si stanno progressivamente riavvicinando “alla
terra” scorgendo nella vasta
vetrina agroalimentare locale occasioni di crescita e concreti sbocchi lavorativi.
“Dalla teoria alla pratica,
quindi, con testimonianze dirette, messaggi e consigli rivolti dai giovani ai giovani”,
re. E questa volta vogliamo raccontare una storia al femminile diversa.
Potrebbe essere l’integerrima dipendente di un’azienda, una infermiera che si dedica anima e corpo ai
suoi pazienti, un’operaia, un’attivista che profonde il suo impegno per
una buona causa, una volontaria
che si prende cura dei poveri e degli
emarginati.
O chiunque operi silenziosamente al servizio del prossimo. Sarà lei la
donna dell’anno. Inviate suggerimenti e segnalazioni entro il 22 febbraio all’indirizzo [email protected]
oppure contattate la redazione allo
0881.563395 o con un messaggio alla
pagina di Facebook.
Editore
Publicentro Servizi Pubblicitari s.r.l.
La riscoperta di “Madre Terra”
a riscoperta delle
‘radici’, delle tradizioni del proprio
territorio, delle ricchezze insite nella terra e delle prospettive che quest’ultima può
offrire. Il DESS - Decennio
Educazione allo Sviluppo Sostenibile, indetto dalle Nazioni Unite nel 2005 e portato avanti dall’Unesco, è volto
al termine. E con un inaspettato successo, nella città di
Foggia: “Una partecipazione
di giovani - universitari e non
- massiccia ed interessata”,
5
Direzione commerciale
Angela Dalicco
In redazione
Dalila Campanile
Irma Mecca
Mariangela Mariani
Peppe Zullo. “A Foggia non
siamo ultimi in tutto. Abbiamo eccellenze da valorizzare e sostenere che vedono nel
settore agroalimentare terreno fertile per ricerche rivoluzionarie. Non buttiamoci giù.
Siamo una terra fantastica,
abbiamo solo bisogno delle
menti e dei talenti dei nostri
giovani per portare la Capitanata ad alte vette. Perché
se il territorio non sembra essere particolarmente amato
dalle nuove generazioni è solo perché non lo conoscono
appieno. Solo dopo la conoscenza diretta impareranno
a rispettarlo: ne sono certa”.
Rubriche
dott.ssa Eleonora Vera
dott.ssa Anna Lepore
dott.ssa Valentina La Riccia
dott.ssa Maria Nobili
dott.ssa Dora Cocumazzi
dott.ssa Vanessa Anna Magistro
dott.ssa Rosangela Loriso
dott.ssa Ines Panessa
Arch Simonetta Campanella
Redazione
Foggia
Via Tressanti, I trav. (vill. Artig.)
Tel. 0881.56.33.95 - Fax 0881.56.33.19
e-mail
[email protected]
Sito internet
www.6donna.com
Impaginazione e stampa
Publicentro Graphic
La collaborazione è volontaria e gratuita.
I testi e le foto da voi inviate non verranno restituite.
Questo numero è stato stampato in 43mila copie
e distribuito gratuitamente a domicilio nella città di Foggia
6
dicembre
duemilaquattordici
a cura di Maria Grazia Frisaldi
focus
Per il prossimo Natale, archiviate bambole e macchinine telecomandate:
Dai “Nativi digitali” ai “Mobile born”:
Le paure degli adulti: isolamento e appiattimento della fantasia.
Archiviate costruzioni, bambolotti e macchine telecomandate:
benvenuti nell’era dell’infanzia smart. Ovvero, l’era dei ‘Mobile
Born’, la generazione di precocissimi infanti in grado di destreggiarsi
senza difficoltà con il linguaggio dei dispositivi tecnologici ed interattivi - come tablet e smartphone, per citarne alcuni - prima ancora
di muovere i primi passi o padroneggiare la lingua madre.
E non si tratta di un’esagerazione: lo mette nero su bianco la letteratura scientifica e lo dimostra ogni giorno la realtà dei fatti. Basta
trascorrere una serata in un luogo pubblico, come un ristorante o
una pizzeria, per notare bambini vicini al primo anno di vita concentratissimi sui dispositivi dei propri genitori come lo sarebbe un manager intento a controllare la posta del giorno.
Nel volgere di un decennio o poco più, un nuovo scarto culturale e tecnologico si è compiuto all’interno delle stesse famiglie, magari
tra primogeniti e secondogeniti, e presenta oggi il suo prodotto sociale: è il passaggio dai ‘Nativi digitali’ - la generazione di bambini
che con computer, internet e cellulari hanno dimestichezza sin dalla nascita - ai ‘Mobile Born’, ovvero quelli che prima di imparare a parlare o camminare sanno già muoversi con agilità tra le applicazioni
di smartphone o tablet.
U
na realtà nuova, che si affaccia prepotente con il
suo bagaglio di luci ed
ombre, riserve e perplessità. Per fare
chiarezza e fugare ogni dubbio, ne
abbiamo parlato con la dottoressa Debora Penna, psicologa foggiana specializzanda in psicoterapia cognitivo-comportamentale.
Dottoressa Penna, quanto l’infanzia smart preoccupa genitori,
nonni, educatrici ed insegnanti?
Quali sono i principali dubbi o riserve manifestate al riguardo?
Gli adulti, che hanno come obiettivo l’educazione dei più piccoli, manifestano spesso delle perplessità su
questo punto. Ad esempio, si chiedono se la tecnologia possa essere un
ostacolo all’espressione della fantasia e della creatività dei bambini, oppure se metta a disposizione opportunità per esprimersi in forme nuove,
allargando le possibilità della condivisione e della comunicazione.
Quanto e come l’utilizzo di dispositivi tecnologici ed interattivi
già in tenerissima età, può incidere in positivo e in negativo - sullo sviluppo del bambino e sulle sue capa-
IL PROGETTO
cità di socializzazione?
L’uso di questi dispositivi favorisce lo sviluppo delle funzioni cognitive, come l’attenzione, la ricerca visuo-spaziale, la coordinazione
oculo-manuale e il ragionamento.
Trascorrendo troppo tempo in una realtà virtuale, i bambini tendono però,
a isolarsi e a non potenziare tutte le
altre abilità, maggiormente quelle sociali che si sviluppano nel
gioco reale,
c o n
coetanei in
carne e
ossa
e in
contesti diversi.
L’interattività è, però, un criterio alla base di ogni gioco educativo. Allora cosa c’è di sbagliato o pericoloso nella generazione
dei Mobile Born?
Non c’è nulla di sbagliato, ma
l’uso deve essere guidato da un
adulto ed equilibrato rispetto ad altre esperienze, come giocare all’aria aperta, a contatto con la natura, con altri coetanei, ambienti in
cui il bambino possa sperimentarsi in diverse modalità. Il rischio di limitare l’esperienza di gioco al solo
‘mobile’ è quello di sviluppare
maggiormente le capacità cognitive a scapito di quelle sociali e relazionali.
Le abilità che si acquisiscono
in questo modo sono da considerarsi come forzature o rientrano
in un processo di apprendimento
naturale parallelo?
No, non credo siano forzature. Le
abilità cognitive che si sviluppano
tramite i dispositivi sono le stesse che
prima si acquisivano attraverso i libri
animati e la tv. In effetti, la presentazione grafica oggi rende tutto più attraente, per i piccoli ma anche per i
grandi. Però, lo sviluppo di tutte le potenzialità del bambino non può ridursi certamente al solo uso del dispositivo: il profumo della
natura, la consistenza di
una pietra o della sabbia,
il piacere di fare un gioco
con un piccolo
amico e le emozioni positive che ne
conseguono non possono avvenire se
non utilizzando tutti gli altri sensi.
Cosa favorisce realmente l’apprendimento nel bambino? Ovvero:
qual è il ruolo dei genitori?
Il gioco è la principale attività del
bambino e riveste un ruolo formativo determinante per lo sviluppo della sua personalità. Mediante l’attività ludica, prende coscienza della
realtà circostante, si sente protagonista dell’azione, afferma sé stesso e
le sue esigenze e arricchisce la sua
immaginazione. I genitori dovrebbero sostenere i bambini in questo percorso di conoscenza e di curiosità verso l’ambiente, ma i dispositivi
elettronici, se usati esageratamente,
limitano l’esplorazione e le possibilità di apprendimento. Alcuni studi britannici hanno evidenziato che i bimbi della scuola materna, ai quali i
genitori hanno precocemente e assiduamente fatto usare il proprio tablet,
sanno far scorrere lo schermo del tablet ma non hanno le abilità cognitive e manipolative per usare le costruzioni, oltre ad avere difficoltà
nelle relazioni con i compagni e gli
insegnanti. Quindi, la tecnologia non
può rimpiazzare il contatto diretto con
i bambini, che è la miglior fonte di apprendimento, anche per sviluppare
le abilità linguistiche.
Ci sono dei segnali, dei
campanelli d’allarme da
cogliere, per capire quando si è
oltrepassato il
segno, e l’uso
è diventato
abuso?
Sicuramente è un
problema
se il
Debora Penna, psicologa
bambino inizia a dedicare la maggior
parte del proprio tempo ad attività
connesse all’utilizzo del dispositivo.
Segnali da non sottovalutare possono essere il senso di stordimento, il
mal di testa, le vertigini o un atteggiamento di estrema affettività verso
l’oggetto elettronico, fino al punto da
non volersene separare anche per poco tempo.
Tra un atteggiamento censorio
e uno largamente permissivo quale
deve essere, quindi, l’approccio da
parte di genitori e nonni?
Non deve prevalere nessuno dei
due approcci: bisogna definire i tempi dedicati a tutti i giochi, virtuali e
reali, facendo in modo che adulti e
bambini utilizzino insieme il più possibile il dispositivo elettronico, in modo che diventi un momento di interazione e condivisione. Bisogna
insegnare a vivere e a crescere anche
nel mondo virtuale, che è ormai parte integrante della nostra realtà.
In definitiva: tablet sì o tablet no?
Con quali accortezze?
Credo che, per i più piccoli, si
debba preferire l’utilizzo di giochi diversificati, alternando dispositivi elettronici a giochi reali, in modo da sviluppare tutte le abilità del bambino,
tutti i loro sensi e le loro emozioni. Dovremmo curare particolarmente le
abilità relazionali ed emotive dei più
piccoli, in modo che crescano non solo come grandi esperti di tecnologia,
ma anche riuscendo a godere della
compagnia dell’altro e a saper stare
da soli, senza la necessità di essere
continuamente stimolati.
“Animal social club”, generazione in tempo reale. Presto il debutto a Roma
Una dimensione altra, un linguaggio nuovo, un differente modo di gestire e vivere i
rapporti e gli affetti. E’ questo l’habitat (in)naturale della “Generazione social”, uomini e
donne in perenne divenire, in costante scoperta. Una generazione scandagliata e
messa a nudo, a teatro, in “Animal Social
Club”, lo spettacolo che la Piccola compagnia impertinente ha presentato con successo a Foggia e che è pronto a debuttare, a
marzo, al Teatro Furio Camillo di Roma.
Un tema che non conosce distinzioni geografiche né scarti culturali; che riguarda da vicinissimo giovani e meno giovani, e che per
questo impone una profonda riflessione. Al
centro dello spettacolo c’è la social communication, il grande specchio nel quale
dobbiamo rifletterci tutti, indagando sul come e sul quanto siano cambiati i rapporti, la
qualità dei sentimenti e il valore delle parole
dall’inizio di questa rivoluzione
ancora in atto e dalla portata incalcolabile.
“Questo spettacolo nasce
da due diverse urgenze che
convergono verso lo stesso
obiettivo”, spiega Pierluigi Bevilacqua, che ha curato la regia
dello spettacolo ideato e scritto a quattro mani con Enrico Cibelli. “La prima è quella di ‘ragionare’ attraverso il teatro
su un argomento così ampio e così rivoluzionario; la seconda è essere pronti a descrivere la realtà e le sue devianze; la dipen-
denza dal surrogato di vita - lo smartphone è qualcosa che abbraccia la quasi totalità degli esseri umani, così da essere, probabilmente, la più grande rivoluzione culturale di massa”.
Animal Social Club è, insieme, spettacolo, perfomance, installazione. Qualcosa che può incuriosire, dividere, irritare o
entusiasmare. E’ uno spettacolo
in cui i cinque sensi sono costretti ad aprirsi per comprendere ciò che le scene raccontano. “La prima
parte è quasi totalmente composta da suggestioni visive, con un simbolismo performativo che rimanda e accresce il lato
grottesco e surreale dell’ambiente social,
una gabbia di luci e di schermi illuminati che
sostituiscono le persone stesse”, puntualizza il regista; “la seconda tutta basata sulla
riacquisizione progressiva dei sensi, forzatamente simbolica tale da proporre un’alternativa alla deriva da ‘solitudine condivisa’ del mondo virtuale”. Scandagliare i
fenomeni dell’attualità è la mission della
compagnia foggiana: “Il teatro deve avere il
dovere di far riflettere chi ne usufruisce, di
formare ipotesi di cambiamento, di stimolare confronto. A tal proposito Animal social
club ha sviluppato un acceso dibattito tra gli
spettatori che hanno affollato il teatro, nel
post spettacolo, con un confronto generazionale che rappresenta una vittoria per noi
che abbiamo scommesso su questo tema”.
dicembre
duemilaquattordici
focus
7
i bambini del 2000 preferiscono tablet, smartphone e giochi virtuali
i rischi (e le potenzialità) dell’infanzia smart
U
na vera e propria guerra fredda, che si combatte a colpi di ‘no’ sofferti e ‘sì’ carichi di dubbi, di sensi di colpa e atteggiamenti permissivi. Tanti i punti di vista sull’argomento, quante sono le letture del fenomeno, che moltiplicano - in modo esponenziale - timori e batticuori dei genitori alle prese con l’infanzia smart. Perché, al di là di
quanto viene reclamizzato in tv e sulle riviste patinate, quando si tratta dell’educazione e della formazione dei propri figli, la responsabilità delle scelte (qualunque scelta) ricade sempre e solo sui genitori. Un macigno che grava sulle spalle di madri e padri, molto spesso schiacciati tra l’incudine dei propri doveri educativi ed il martello di una società sempre più digitale, delle agenzie formative, nonni e amici di amici. Ne abbiamo parlato con due giovani mamme, alle prese con i rispettivi figli ‘nativi digitali’. Marilena, 33anni, mamma-pro non limita, e al contrario favorisce, l’uso di dispositivi tecnologici da parte del suo primogenito Niccolò (9 anni). “Altrimenti, contribuiremmo a creare una nuova forma
di analfabetizzazione”, spiega. Dall’altra parte della barricata c’è Marika, 39 anni. Non può vietare l’uso di tablet e smartphone da parte di Pasquale, 12 anni, ma di certo fissa limiti
e confini decisi per favorire spazi di condivisione di emozioni ed esperienze reali. “Mi fa paura l’isolamento, l’idea di adolescenti-monadi”. I loro punti di vista, due posizioni-tipo.
INTERVISTA DOPPIA
Favorevoli o contrari? I motivi di una scelta sociale: famiglie a confronto
Nella guerra fredda del ‘digitale’: le mamme divise al fronte
Marilena, 33 anni, pro: “Combattiamo
una nuova forma di analfabetizzazione”
Marilena, perché sei favorevole
all’uso di dispositivi interattivi da parte dei tuoi figli?
Sono favorevole all’uso di dispositivi interattivi perché in una società
2.0 se si vivesse lontano dalla tecnologia si rischierebbe di creare una nuova tipologia di analfabetizzazione. I nostri figli, a differenza del passato, sono
“nativi digitali” e questa è una situazione con la quale è necessario fare i
conti. Personalmente credo che tutto
ciò che riguardi un figlio, soprattutto
se piccolo, debba passare attraverso la
famiglia che ha il compito di mediare i
contenuti e non di censurarli.
La tua posizione è netta o mantieni un margine di riserva?
La mia posizione è netta, soprattutto perché cerco di far utilizzare in
maniera consapevole e controllata tali strumenti ai miei figli.
Si tratta di un indirizzo condiviso
in famiglia?
Certamente. Io e mio marito utilizziamo quotidianamente strumenti
digitali
Quanto la società in generale e le
agenzie formative in particolare spingono (ed in un certo senso obbligano)
le famiglie ad una ‘infanzia smart’?
Ormai la nostra realtà è sempre
più in digitale, anche se, al riguardo, la
nostra società ed il nostro sistema scolastico sono ancora in ritardo. Tuttavia
le scuole si stanno dotando di nuove
strumentazioni oltre alle LIM (Lavagna
interattiva multimediale, ndr), che porteranno a breve ogni studente ad avere il proprio tablet. Sarà fondamentale
non far essere i nostri figli impreparati
a tale incontro.
Quando e in che modo i tuoi figli
sono entrati in contatto con questi dispositivi?
I miei figli vivono quotidianamente un rapporto sereno ed equilibrato con gli strumenti digitali, utilizzando applicazioni e programmi adatti
alla loro età
In tutta onestà, si tratta di ‘attrazioni/distrazioni’ utili più ai bambini
o ai genitori?
Se utilizzate in maniera accorta ed
oculata, non rientrano affatto in tale tipologia. Diversamente meglio cercarsi una baby sitter o una tata…
In che modo credi o temi che pc,
tablet e smartphone possano influi-
re/influenzare (nel bene o nel male)
lo sviluppo delle abilità cognitive o le
capacità di socializzazione?
Al riguardo si potrebbe parlare
per ore. Per sintetizzare il discorso è necessario dire che l’uso ponderato di tali strumenti potrà di certo arricchire il
bagaglio di competenze e conoscenze
del bambino, senza confonderlo o limitarlo in alcun modo. Per le abilità
specifiche legate a strumenti più tradizionali, quali la motricità fine, potranno essere sempre e comunque coltivate con attività alternative come il
disegno, la lavorazione della creta o la
musica. I genitori, quindi, e le agenzie
formative in generale, dovranno essere pronti e disposti a proporre esperienze legate alla natura e all’arte per
comprendere appieno la vita.
Cerchi di “regolare” questo utilizzo? In che modo e con quali risultati?
Ho molto a cuore la questione,
quindi cerco sempre di essere attenta
alla quantità di tempo trascorso con tali strumenti e alla qualità dei contenuti. Mio figlio di soli nove anni utilizza
programmi di grafica e fa ricerche in
rete con molta tranquillità e, nello stesso tempo, è un bambino creativo che
ama fare lavoretti manuali con la mamma.
Non hai paura di perdere il “controllo” della situazione? C’è un’età critica che ti angoscia in particolare?
Punto molto sul responsabilizzare i miei figli su tale argomento. Attualmente tali strumenti vengono utilizzati sotto la supervisione dei genitori
cercando di impartire anche insegnamenti di vita. E dal momento che durante l’adolescenza non potrò più controllarli con tale frequenza, preferisco
agire oggi cercando di seminare per il
futuro.
Quanto temi le insidie che possono celarsi dietro un uso prematuro
della tecnologia?
Al riguardo temo maggiormente
i danni che possono derivare dal maggior utilizzo del campo visivo retro-illuminato e dalle radiazioni wireless.
Cosa chiederanno i tuoi figli per
Natale? Saranno accontentati?
Facendo un uso quotidiano e consapevole di tali strumenti digitali, i miei
figli chiedono per natale costruzioni
Lego. Saranno di sicuro accontentati!
Marika, 39 anni, contro: “Temo l’isolamento
e la pigrizia mentale che ne deriva”
Marika, perché sei contraria all’uso di dispositivi interattivi da parte dei tuoi figli?
Per diversi motivi: innanzitutto
perché ritengo che ogni cosa vada inquadrata secondo effettive necessità,
momenti e tempi giusti. Poi perché
credo che l’uso/abuso di questi strumenti fa sì che i bambini si isolino dalla realtà e dagli altri coetanei.
La tua posizione è netta o mantieni un margine di riserva?
Un margine di riserva c’è. Anche
i miei figli hanno il pc e lo utilizzano
secondo regole precise, ovvero non
per gioco o diletto, ma per necessità
(ricerche o esigenze scolastiche). Qui
si contesta l’uso indiscriminato, prossimo all’abuso.
Si tratta di un indirizzo condiviso in famiglia?
Sicuramente. Sia io che mio marito siamo dello stesso avviso: siamo
concordi nel favorire esperienze reali
di gioco collettivo, che insegnino cosa
vuol dire condividere momenti, cose
ed emozioni.
Quanto la società in generale e
le agenzie formative in particolare
spingono (ed in un certo senso obbligano) le famiglie ad una ‘infanzia
smart’?
Sicuramente siamo condizionati.
Il possesso di certi strumenti sono considerati alla stregua di uno status symbol. I compagni di mio figlio lamentano la sua non-partecipazione a certi
giochi online o la sua assenza da piattaforme di messaggistica istantanea.
Quando e in che modo i tuoi figli
sono entrati in contatto con questi dispositivi?
Nel momento in cui è sorta un’esigenza, reale e concreta. Non per moda
o per far parte del gruppo. Deve sempre esserci una utilità di fondo, non voglio che la rete e i dispositivi tecnologici
diventino la valvola di sfogo o il principale passatempo dei miei figli.
In tutta onestà, si tratta di ‘attrazioni/distrazioni’ utili più ai bambini
o ai genitori?
Credo sia molto comodo per i genitori che lasciano ai propri figli ampia
libertà di accesso a questi mezzi. Se i
bambini sono immersi nei loro giochi
agevolano altre attività degli adulti. E’
molto più difficile, invece, imporre dei
limiti: attività che richiede impegno,
energie e forza di volontà.
In che modo credi o temi che pc,
tablet e smartphone possano influire/influenzare (nel bene o nel male)
lo sviluppo delle abilità cognitive o le
capacità di socializzazione?
Per quanto riguarda le abilità cognitive credo che i ragazzi - sapendo
di poter accedere, in qualunque momento a qualunque tipo di informazione - tendano a non memorizzare le
nozioni, prestando il fianco ad una sorta di pigrizia mentale. Per quanto riguarda invece la socializzazione, la
mia paura più grande è il loro possibile isolamento: temo i bambini-monadi, che si abituano a stare/giocare da
soli, a determinare e gestire il momento-gioco in solitudine e non sanno più condividere.
Cerchi di “regolare” questo utilizzo? In che modo e con quali risultati?
Cerco di stare insieme a loro e
commentare tutto quello che vedono
o fanno per riportarlo alla realtà. Credo e spero che la presenza di un adulto e la sua funzione di mediatore possa ridimensionare la portata di queste
attività e rendere i bambini o adolescenti più equilibrati verso questi strumenti.
Non hai paura di perdere il “controllo” della situazione? C’è un’età
critica che ti angoscia in particolare?
Sicuramente quello dell’adolescenza è un periodo critico, che si avvicina sempre più per il mio primo figlio. Sono consapevole che non potrò
affiancarlo sempre, ma sto cercando
di seminare bene, affinché possa introiettare linee guida sicure e salde,
tali da costituire criterio di riferimento
per distinguere ciò che è giusto da ciò
che è sbagliato..
Quanto temi le insidie che possono celarsi dietro un uso prematuro
della tecnologia?
Tanto. La cronaca ci racconta ogni
giorno delle innumerevoli insidie del
web e delle problematiche connesse
all’abuso di questi dispositivi.
Cosa chiederanno i tuoi figli per
Natale? Saranno accontentati?
A dimostrazione del fatto che mio
figlio utilizza questi dispositivi ma non
disdegna altro, mi ha chiesto due libri
ed il suo primo smartphone. Cercherò
di accontentarlo, ma dovrà meritarlo.
8
dicembre
duemilaquattordici
a cura di Mariangela Mariani
INTERVISTA DOPPIA
politica
Da mezzo anno "il primo cittadino sei tu". É tempo di bilanci: quali risultati?
Le donne alla finestra
I primi sei mesi di Franco Landella con gli occhi
di due candidate che non ce l'hanno fatta
Il primo semestre è andato. Da mezzo anno "il primo cittadino sei tu". Il sindaco di Foggia Franco Landella si lascia alle spalle sei mesi di governo, e non sono stati una passeggiata di salute. Alla finestra, osservatori privilegiati della vita politico-amministrativa, ci sono gli uomini e le donne di partito che conoscono i
meccanismi, i militanti, i candidati che hanno provato a salire la scale di Palazzo di
Città, ma l'esito delle urne li ha sconfessati. Ne abbiamo scelte due agli antipodi della politica, che guardano il mondo da un oblò senza annoiarsi e senza starsene con
le mani in mano. E, a sorpresa, il loro primo bilancio, nel complesso, è positivo.
“Dopo il ballottaggio, mai un incontro”
“L'opposizione deve essere rodata”
Il telefono di Lucia Lambresa non squilla
Patrizia Lusi non risparmia il centrosinistra
Il voto, spietato, l’ha relegata dietro la balaustra dell’aula consiliare, nello spazio destinato al
pubblico, ad ascoltare, braccia conserte. Non aveva rinunciato a seguire le sedute nemmeno quando disse addio a Gianni Mongelli, rassegnando le
sue dimissioni da vicensindaco. Lucia Lambresa osserva, e affida i suoi commenti ai social network. In copertina, sulla sua pagina facebook, c’è
l’immagine dell’accordo politico sottoscritto il 2 giugno con Franco Landella, a sostegno della candidatura di quello che era stato un suo avversario al primo turno. Sanciva l’inizio di un percorso
comune insieme al suo Movimento di Impegno
Civico, l’apertura di un cantiere per riaggregare il
centrodestra. Passato il Santo e la festa, non se n’è
più parlato. Non che si senta sedotta e abbandonata, ma almeno una chiamata era legittimo
aspettarsela.
Come vede la città negli ultimi mesi?
Se guardiamo il quadro generale, il momento non è dei più felici. La questione della sicurezza, ovviamente, trascina tutta una serie di altre
valutazioni che sono di tipo economico, sociale, politico, amministrativo. Bisogna lavorare su tutti i
fronti perché Foggia torni ad essere una città vivibile.
Ritiene che questa amministrazione stia
operando bene?
I segnali di una ripresa ci sono. E anche abbastanza decisionismo. Poi ogni provvedimento
deve essere valutato nel merito, e da fuori non ne
conosciamo bene l’evoluzione amministrativa
però, a giudicare dalle intenzioni, i provvedimenti che fino a questo momento sono stati adottati
sono senz’altro positivi.
È ancora presto per fare delle valutazioni,
ma rispetto all’amministrazione Mongelli?
Facciamo un parallelo dei primi mesi. Anche
Mongelli partì bene, poi si è perso per strada.
Ha stretto un accordo non tecnico con il candidato sindaco risultato vincitore. Si è sentita esclusa
nel post elezioni da Landella?
Il problema non è Landella. Noi
abbiamo sottoscritto un accordo
programmatico che ovviamente
in prima persona vede coinvolto
il sindaco, perché al ballottaggio era lui che doveva
competere con Marasco.
Sul piano programmatico la cosa che, dicia-
mo, lascia un po’ perplessi è che non ci sia stato
mai un incontro, un coinvolgimento, uno scambio
di opinioni, di vedute sui problemi. Per cui noi osserviamo, guardiamo, e valutiamo dall’esterno,
anche perché io non rappresento me stessa ma
un movimento civico che esiste dal 2009, credo
che sia il più longevo qui a Foggia se lo intendiamo anche come espressione politico-elettorale.
E la cosa più importante è che quell’accordo era
propedeutico alla ricostruzione e al rafforzamento
del centrodestra, quindi c’era un obiettivo politico molto forte.
Resta in fiduciosa attesa di un incontro?
Gli incontri devono essere voluti reciprocamente, quindi se le premesse di quell’accordo,
che ha portato il centrodestra a governare la città di Foggia e ha consentito a consiglieri nuovi alla vita politico amministrativa di sedersi sugli
scranni di Palazzo di Città, sono ancora valide,
non sono io che lo devo testimoniare.
Se lei fosse stata eletta sindaco che cosa
avrebbe fatto in questi primi mesi?
Ognuno ha il suo modo di comportarsi e questo non so se avrebbe determinato delle differenze. L’approccio decisionista ai problemi è quello che caratterizza un po’ noi che abbiamo voglia
di fare presto e fare bene.
Quindi su questo mi ci ritrovo. In più ci sono
alcuni elementi come il patto nuovo per la sicurezza, il fatto di insistere molto sul senso civico,
le consulte - spero che venga presto quella per
l’economia - la riorganizzazione degli uffici, la
nuova fase regolamentare statutaria, che nel nostro programma c’erano tutti. Quindi sicuramente se ci fossi stata io al posto del sindaco avrei
fatto le stesse cose.
E per il 2015 cosa auspica rispetto all’azione amministrativa?
Parliamo di persone che hanno già amministrato, seppure nel ruolo di minoranza,
è gente che conosce la macchina, i problemi, la storia, quindi il 2015 deve essere l’anno in cui, passato questo periodo di rodaggio, si mettono a fuoco
bene i problemi non perché non li si
conoscano ma perché bisogna individuarne le soluzioni. Se sgarriamo nel 2015 come ha fatto
Mongelli abbiamo perso
quattro anni. A proposito, io
non sto alla finestra, sto al
balcone. Come Giulietta.
Lucia Lambresa
Ha fatto un tifo sfegatato per il Sindaco di
Puglia alle primarie, anche a suon di selfie. Candidata nativa digitale 2.0, alle scorse amministrative ha cavalcato l’onda social. Ma i “mi piace”, si sa, non equivalgono ai voti. Patrizia Lusi non
ha scalato la lista del Partito Democratico, scontando forse anche il sostegno al sindaco uscente prima della partita vera e propria. L’amica di
sempre, Lia Azzarone, altrettanto social, l’ha seminata di oltre trecento preferenze, ma non ce
l’ha fatta neanche lei. Avvocato, militante di quelle operative, fa parte della corrente della segreteria cittadina del PD. Non è solo una presenza virtuale. E i suoi giudizi trancianti non risparmiano
nemmeno i compagni.
Che ne pensa di questo avvio di amministrazione?
Fino adesso è un po’ deludente. Le aspettative sono soddisfatte nel senso che da parte della popolazione c’era l’esigenza di risolvere problemi quotidiani - io ho fatto le comunali quindi
lo so - tipo il rifacimento delle strade, la presenza di più vigili sul territorio. E da questo punto di
vista devo dire che ho visto i lavori, la presenza
di vigili e che si sta iniziando a fare una lotta all’abusivismo anche rispetto alle bancarelle della frutta, e questo è certamente un segnale positivo. Per il resto devo riscontrare una totale
assenza di programmazione a lungo termine, in
tutti i settori, dalla cultura all’edilizia popolare.
Per il momento non vedo grossi piani.
Quanto invece alla minoranza di Palazzo di Città, sta facendo una buona opposizione?
L’opposizione a Palazzo di Città deve essere rodata, secondo me. Probabilmente dieci anni di amministrazione - e qui faccio un mea culpa in quanto componente del Partito
Democratico, un’autocritica - ci avevano abituato ad essere dalla parte di chi governa e quindi eravamo scarsamente preparati all’opposizione.
L’opposizione è una cosa seria, garantita anche dalla costituzione: chi
ci sta deve non solo opporsi ma anche proporre, è un ruolo che richiede un certo studio,
un’analisi, che fino ad ora,
mi spiace dirlo, non ho visto.
La scarsa presenza
di donne influisce?
Sicuramente. Però da questo punto di vista
voglio anche dire una cosa: la battaglia per i diritti femminili mi appassiona fin quando mi rendo conto che ci sono ancora poche donne in politica anche rispetto agli altri Paesi europei, ma io
per uomini o donne che siano preferisco parlare
sempre di soggetti politici. Anche questa battaglia del 50 e 50 alla Regione ritengo che sia abbastanza inutile se poi non c’è la doppia preferenza, che non passerà. La presenza obbligatoria
del 50 percento delle donne in lista serve semplicemente a garantire a qualcuno una passerella - che ci può anche stare - però non si può pensare di avere soggetti politici di qualità di sesso
femminile, se poi non si può dare alcuna possibilità a queste donne di venire elette, atteso che
i consiglieri regionali uscenti che sono i favoriti sono tutti uomini, per cui ci vorranno dagli 8 mila ai
10 mila voti che una donna alla prima esperienza alla Regione non può recuperare da nessuna
parte, almeno io non la vedo possibile, in termini realistici.
Se fosse stata eletta, in maggioranza o
in opposizione, cosa avrebbe fatto per prima
cosa?
In maggioranza mi sarei dedicata molto al
settore a cui tengo di più: la cultura. Avrei accelerato per la riapertura del Giordano, cosa che è
stata fatta e per cui sono molto soddisfatta e contenta, anche se so che la riapertura non è una
cosa fatta da questa amministrazione ma è stata già avviata da quella di Mongelli. Anche su
quello ci sarebbe da dire, perché un teatro chiuso otto anni con un’amministrazione del PD, del
centrosinistra, è una cosa vergognosa. Mi assumo anche delle responsabilità che non ho, perché io sto nel Partito Democratico da quattro anni, però è giusto fare un po’ di autocritica. In un
territorio come il nostro le imprese culturali possono dare lavoro. All’opposizione avrei fatto probabilmente quello che sta facendo
il consigliere Augusto Marasco, cioè
uno studio e un’analisi attenta di tutti i provvedimenti, sia quelli annunciati
e di cui si discute in Consiglio Comunale, sia quelli di cui non si discute in Consiglio, che normalmente sono quelli che poi
vanno ad incidere di più nella vita dei cittadini, che toccano più la pancia della
gente.
Patrizia Lusi
dicembre
duemilaquattordici
9
10
dicembre
duemilaquattordici
A 25 km da Foggia , nella rigogliosa campagna Dauna della
tradizionale cittadina di Cerignola, lontano dai frastuoni , sorge
la tenuta Villa Demetra. Una struttura immersa in un meraviglioso parco di 30.000 mq, la magica scenografia naturale che renderà ogni cerimonia indimenticabile. Nel parco di Villa Demetra è possibile gustare aperitivi deliziosi e ottimi buffet, celebrare
matrimoni con rito civile o con rito religioso ed anche è realizzare un ricevimento completamente all’esterno.
Villa Demetra riesce a creare magiche atmosfere sospese nel
tempo che prendono vita in due distinte sale dalla diversa personalità.
La Sala Demetra, struttura in grado di garantire ampia comodità anche ai matrimoni più numerosi, grazie ad una ricettività
capace di accogliere oltre 300 ospiti.
L’ampiezza della sala non pregiudica la sensazione di sentirsi
in un luogo intimo e familiare. Una maestosa capriata in legno
che sovrasta la grande sala contribuisce a determinare quella suggestione calda e ricercata, sottolineata dalla luce di preziosi lampadari che enfatizzano i toni dorati di quadri, mobili, specchi e
candelieri i cui riflessi si sposano in un connubio perfetto con l’argenteria che adorna ogni tavola.
La Sala Storica è arredata con toni pastello tendaggi dalle sfumature tenui e delicate, pavimentazioni in cotto spagnolo e maioliche dipinte a mano. Il gioco di colori dall’affascinante candore che fonde arredamenti e allestimenti, rende ancor più
indimenticabile ogni ricevimento, avvolgendolo in una luce da
sogno che farà sentire sia gli sposi che ogni ospite, coccolati nel massimo relax.
SS 16 N.18 - 71042 - CERIGNOLA (FOGGIA) - TEL. 0885.418988 WWW.VILLADEMETRA.IT
dicembre
duemilaquattordici
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Abbate Gioielli:
creatività e sintesi poetica
Sfilata evento al Circolo Daunia,
presentate le collezioni di Rajola e Bronzallure
Orecchini Bronzallure € 89,00
I
Collana Arabesco
by Rajola onice e oro € 699,00
da sinistra:
Angela Dalicco
Marilina Abbate,
Giovanna Telesforo
l giorno dell’Immacolata non ci sono stati solo i bagliori delle fanoje foggiane ma anche lo
scintillio dei metalli preziosi che hanno indossato le modelle della sfilata evento “Gioielli:
creatività e sintesi poetica” organizzata dalla
gioielleria Abbate. Cornice dell’evento è stato
il suggestivo ‘Circolo Daunia’ che tra arazzi, mostre e arredamento d’epoca ha accolto clienti e
amici accorsi per visionare le collezioni di gioielli firmate ‘Rajola’
e ‘Bronzallure’.
Storico marchio leader nella produzione di gioielli, perle, corallo e
gemme preziose naturali il primo,
brand glamour e giovanile che
punta sulle alchimie tra bronzo
placcato oro rosa il secondo; per far
risaltare bijoux studiati per una
donna che ama piacere a se stessa,
le modelle hanno sfoggiato un trucco e parrucco ad effetto, curati rispettivamente dal centro estetico
della Farmacia dott.ssa Giovanna Telesforo di
Corso Giannone, 23 e dallo Studio Filomena
Avella.
La sfilata è stata allietata anche dagli interventi
artistici di Giuseppe Leone, pianista e Rosa
d’Onofrio, attrice. Tra una sinfonia e una poesia,
sono stati scanditi i momenti in cui si sono alternate le diverse collezioni di preziosi. La falcata
spedita delle modelle è stata accompagnata dalle musiche accuratamente selezionate dal dj Danilo Rossetti. I partecipanti del defilè hanno potuto anche partecipare all’estrazione di un
abbonamento di dieci spettacoli al cinema, messi in palio dalla Banca Mediolanum di Foggia.
La fortunata vincitrice è stata premiata sul palco
dal dottor Maurizio Cappelletti e dalle due baby modelle che
per l’occasione
indossavano i
gioielli presentati.
I momenti più significativi della
serata sono stati
immortalati da
‘Foto Star’, fotoMaurizio Cappelletti,
grafo ufficiale
Family
Banker
Banca Mediolanum
dell’evento con
studio sito in Corso Roma, 98; tra gli sponsor della serata anche ‘6Donna’, in qualità di unico freemagazine femminile della Puglia, rappresentato
dal direttore marketing Angela Dalicco, presentatrice d’eccezione dell’evento . Per concludere
una serata di festa e una sfilata in cui si è celebrata
la bellezza, non poteva mancare un brindisi offerto
da Taverna Divina, ristorante del centro storico
che propone appuntamenti enogastronomici,
eventi live ed ogni domenica sfiziosi apericena
da accompagnare con il meglio della cantina.
Appuntamenti
di Natale
Collana Tornado by Rajola
corallo antico Sciacca e perle
€ 954,00
Scegliere i regali ti annoia?
Fallo in modo goloso: sabato 20 e domenica 21
dicembre la Gioielleria Abbate aspetta curiosi e
amici per visionare le sue collezioni; per
l’occasione presso il punto vendita si
degusteranno specialità natalizie del
‘Laboratorio di Felicità’ di
Letizia Consalvo.
Collana di
perle
Bronzallure
€129,00
Croce
€109,00
Anellone
€139,00
Orecchini
Argento e
cristallo
vari colori
€25,00
Collana
Agata
verde
€190,00
Via Matteotti, 9
Tel. 0881 709950
Viale di Vittorio, 9b
Tel. 0881.587860
via Manzoni, 59
Tel. 327 8865950
Torchon
Tornado perle
Biwa ematite
e oro €288,00
Perle Biwa
grige e oro
€621,00
Collana lunga
ematite €175,00
Corso Giannone, 23
Tel. 0881.723267
12
dicembre
duemilaquattordici
cultura&spettacolo
CONTRO IL FEMMINICIDIO
La compagnia ScenAperta pronta a entrare nelle scuole
Le donne fantasma di “Uno cinque due due”
I
l titolo è uno spot pubblicitario,
un manifesto: denunciate. ‘Uno
cinque due due’. Sono le cifre
del numero antiviolenza e stalking
attivato dal ministero per le Pari
Opportunità. Se solo lo avessero
fatto, se avessero chiamato, non sarebbero donne fantasma quelle sul
palco del Con.ar.t. Teatro. La compagnia ScenAperta, diretta da Tonio
Sereno, ci ha lavorato solo due mesi, o poco più, una full immersion
più che uno studio teatrale sul femminicidio e la violenza sulle donne.
Non volevano mancare all’appuntamento del 25 novembre, la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne.
Nel giro di quattro giorni sono arrivati a tre repliche.
L’idea è partita da Marina Lanzillo, un’insegnante che quando
non è riuscita nell’impresa di portare un corso di autodifesa a scuola
ha pensato ad un’alternativa per
educare al rispetto. Gli attori del laboratorio sono partiti dai classici sul
tema, per poi spulciare tra gli articoli
di giornale, i dati, le statistiche, internet e le testimonianze. Ognuno
di loro ha buttato giù qualcosa, ma
i testi di Pina Sfortunio erano impareggiabili. Ha lavorato a lungo
sul monologo di Franca Rame ‘Lo
stupro’ e le parole sono venute fuori da sole. C’è l’influenza di ‘Ferite
a morte’ di Serena Dandini, “anche
se noi con lo stesso stile - tiene a
Primo capitolo di un progetto
teatrale contro la violenza di genere
specificare Tonio Sereno - avevamo già portato in scena Storie delsud sul brigantaggio femminile”.
Lo spettacolo si compone di diverse performance: inizia con ‘La
sindrome di Otello’ e un approccio
stanislavskiano, il metodo dell’immedesimazione. Desdemona è su
un letto di un rosso accecante in
mezzo al palco come un catafalco
che prelude alla morte. Tra una scena e l’altra, questa volta in stile brechtiano, la tecnica dello straniamento, le attrici leggono dei
bigliettini, pagine di giornali che
raccontano i numeri dell’orrore
quotidiano. Le scarpette rosse uscite dall’installazione del 2009 di
un’artista messicana che ha fatto il
giro del mondo sono poggiate a terra mentre a piedi nudi i fantasmi
delle vittime rievocano il loro dramma. Un freddo che non passa più,
chiede solo una coperta la moglie
braccata come un animale e tagliata a pezzi come un bue. Istigata al
suicido, ha scelto da sola, almeno
quello, come morire, un’altra delle
cinque donne cadavere. “Sedici
coltellate. Ero già morta alla prima”. Ogni fendente un motivo, come quello di aver denunciato, salvo
poi ritrovarsi il carnefice subito a
piede libero. “La sedicesima me la sono meritata, perché non ti ho
ammazzato io”. ‘Violate’ è un pugno nello
stomaco. Una prostituta non si spiega perché
chiamino protettore
uno che ti pesta a sangue e ti porta
via il 70 percento dei guadagni.
“Sono sopravvissuta a tredici infezioni ma avrei preferito morire”:
aveva solo 6 anni Anaya quando in
Somalia le hanno praticato l’infibulazione. ‘Non chiamatelo amore’ è l’ultimo struggente monologo.
“Forte ma bello” è il responso
del pubblico, l’impressione a caldo
appena si alzano le luci. Il
progetto che entrerà nelle
scuole superiori non si
esaurisce qui, ma si compone di altri spettacoli in costruzione:
‘La stanza rosa’, quella degli ospedali, che questa volta conterà tutte
donne sopravvissute al mostro;
‘L’epistolario’, fatto di carteggi ed
emozioni affidate alle lettere; ‘Braccio Sette’, un insieme di monologhi
degli uomini rinchiusi in prigione,
nel settore destinato a chi si è macchiato di reati contro le donne. Pen-
CON.AR.T. TEATRO, GLI EVENTI
Nel cartellone del Con.ar.t.
Teatro compare spesso la compagnia ScenAperta: Rosaria
Prencipe, alla direzione artistica
con Bruna Nunziante, riesce
sempre ad infilarla nel programma dell’Associazione, un contenitore culturale nel cuore del Villaggio Artigiani, in Via Tressanti.
Per l’anno sociale 2014-2015, dicembre è il mese della musica e
della risata: dopo il concerto Gospel del 6, sabato 13 c’è il cabaret.
Si ride anche a gennaio con
“Che Musica Maestro”, sempre
di sabato dal 17. Febbraio è dedicato a Dario Fo con “Gli imbianchini non hanno ricordi. Non
tutti i ladri vengono per nuocere”. Marzo è il mese delle “Sorprese” e aprile dei “Saggi”.
sato per i più piccoli, ci sarà anche
‘Barbablù’.
Calcano il palco solo due uomini: Luigi Schiavone e Mimmo Metta, consapevoli di attirare tutta la
rabbia del pubblico contro il genere maschile. Nel cast Pina Sfortunio, Elisa Russo, Oriana Casiello,
Rita De Gregorio, Gabriella Spina che si fa notare per la sua giovane
età e il suo talento - Cinzia Spinelli, Valeria Pesce, Maria Grazia Spinelli, Marina Lanzillo, Paola Pizzolla e Maria Assunta Imperio. Il
regista Tonio Sereno è già proiettato verso i nuovi capitoli. Eventuali
sbavature non gli interessano, la
sua è un’associazione culturale
senza scopo di lucro, e così per gli attori i laboratori non sono un mestiere ma una passione da coltivare.
“Anche se manca un personaggio
andiamo in scena comunque”. All’uscita del teatro una voce ti rimbomba nella testa: “Violata, sono
stata violata”. E poi “Uno cinque
due due”. Allora funziona. Non
chiamatelo amore. Mai.
Mariangela Mariani
dicembre
duemilaquattordici
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dicembre
duemilaquattordici
benessere
Farsi belle in modo naturale
Trucco minerale
Fondotinta, ciprie, fard
e ombretti: senza additivi chimici e sintetici
I
l trucco minerale è un prodotto cosmetico già conosciuto ed usato da molti anni negli USA e nei paesi del Nord Europa e, recentemente, si sta facendo conoscere
anche in Italia. Nel trucco minerale ci sono solo minerali ridotti in polvere finissima capaci
di aderire alla tua pelle con naturalezza. Si possono usare ‘a secco’,
mescolati alla tua crema o con un po’ d’acqua. La composizione
è molto semplice: sono
stati eliminati tutti quei
prodotti di sintesi chimica che in genere sono contenuti nei cosmetici tradizionali. Ci
riferiamo ai siliconi,
agli additivi, ai conservanti, ai profumi.
Pur essendo stati ridotti in polvere finissima,
i minerali non ostruiscono i pori della pelle, non
causano imperfezioni e potenzialmente non
prevedono rischi allergici, poiché non contengono conservanti o coloranti artificiali. In genere sono: la mica, il biossido di titanio, l’ossido di zinco e quello di ferro. La mica è composta
da minerali e viene utilizzata per conferire colore oltre ad essere opacizzante, sebo-regolatore e calmante.
Il biossido di titanio agisce da filtro solare
ed aiuta a rendere meno evidenti le piccole rughe e le imperfezioni grazie al suo potere ri-
flettente: come brillantezza è secondo solo al
diamante. L’ossido di zinco è anch’esso un eccellente schermo solare, oltre ad avere proprietà lenitive e cicatrizzanti. L’ossido di ferro
viene invece usato per le sue qualità coloranti,
generando svariate sfumature.
Altri ingredienti possono essere gli Ultramarine Blue, che sono
correttori del colore, il
Manganese Violet e il
Blu di Prussia che sono coloranti. Il trucco
minerale è appunto
consigliato a chi soffre
di pelle sensibile come rosacea, acne,
couperose o con problemi di macchie, perché ha un effetto lenitivo ed assorbente e fornisce una copertura
eccellente senza ricorrere a sostanze sintetiche.
Purtroppo, le allergie possono essere scatenate da qualunque sostanza, anche naturale,
ma comunque il trucco minerale è uno dei più
validi da questo punto di vista, proprio per l’assenza completa di elementi chimici di sintesi.
Utilizzando fondotinta, fard, ombretti, matite,
ciprie, ottenute completamente da minerali ti
accorgerai di non avvertire più l’epidermide
del viso ‘pesante’, tirata, lucida o pruriginosa:
avrai la sensazione di non avere nulla in volto
e sentirai la pelle che respira.
dicembre
duemilaquattordici
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dicembre
duemilaquattordici
dicembre
duemilaquattordici
PEDAGOGISTA
Come affrontarla, ad ogni età
Il bambini e la malattia
L’ospedale resta un luogo produttore di angosce,
con ricadute spesso disastrose sul piano emotivo
L’evento malattia coinvolge la
parte fisica e il mondo interiore del
bambino; egli vive un corpo cambiato, gli viene a mancare il legame vitale con il proprio mondo di
relazione. In caso di ricovero, separazione e perdita sono gli aspetti
emotivamente più marcati. L’ospedale resta, al di là di qualsiasi
“umanizzazione”, un luogo produttore di angosce; il bambino le
manifesta con il pianto o con la interiorizzazione di fantasie disastrose sul piano emotivo.
Di fronte ad un bambino malato è importante concentrare gli sforzi sulla sua guarigione fisica, ma
non si devono dimenticare tutti i
suoi bisogni psicologici come persona. Per il bambino che vive anche per pochi giorni, l’esperienza
della ospedalizzazione, diventa
estremamente importante alimentare il suo piano espressivo. Si tratta di dare importanza ad ogni momento trascorso insieme, di
prestare attenzione a ciò che il
bambino può trasmettere, aiutarlo
a esprimere le angosce, a trovare
parole per spiegare la sofferenza.
Non ci sono patologie più a rischio di altre per la stabilità psichica del bambino. Essa dipende molto dalle fantasie angoscianti che
egli costruisce in merito a quello
che gli sta accadendo e a come vivono l’evento i suoi familiari. Il forte legame che unisce il bambino ai
suoi genitori condiziona anche la percezione della malattia e
il suo decorso clinico.
L’atteggiamento
della madre in particolare, influisce nel
vissuto della malattia
da parte del bambino.
Spesso nei reparti pediatrici si osservano bambini psicologicamente tranquilli, anche se
seriamente malati, e questo accade quando la madre vive la malattia del figlio in modo misurato e fiducioso; allo stesso tempo ci sono
bambini agitatissimi, anche se affetti da malattie banali, le cui mamme sono particolarmente ansiose.
La fase che va dai dodici ai diciotto mesi è la più vulnerabile:
ogni ospedalizzazione, per bambini di questa età, è problematica. Il
bambino ha già strutturato i rapporti con la madre ed è diventato
più autonomo, ma ha un continuo
bisogno di conferme positive di ciò
che fa e, soprattutto, di non sconvolgere le sue abitudini.
Verso i tre/quattro anni il bam-
bino può interpretare la malattia
come conseguenza di azioni cattive,
di disubbidienze, per cui essa è vissuta come una punizione meritata
per certe
trasgressioni compiute segretamente.
Questo atteggiamento è fortem e n t e
determinato dalla sua “mentalità magica”, secondo la quale qualsiasi disubbidienza è seguita sempre da un
castigo.
Attorno ai sei anni, egli ha ormai superato il distacco dalla madre e i suoi interessi sono rivolti a
diversi ambienti con i quali ha instaurato nuove relazioni. La degenza può addirittura diventare per
lui un momento di crescita e di conforto, stimolato dal contatto con
bambini anche di età maggiore e
dal bisogno di socializzare.
Il gioco rappresenta il canale di
sfogo principale per esprimere e
poter leggere le reazioni emotive
del piccolo paziente. Oltre all’atteggiamento del bambino, bisogna
tener presente anche il cambia-
DI ELEONORA VERA
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mento del comportamento affettivo dei genitori nei confronti del proprio figlio. Spesso diventano più
permissivi, più protettivi, oppure ricorrono a bugie o minacce.
In alcuni casi le limitazioni motorie imposte dalla vita e dall’organizzazione dell’ospedale, si manifestano
attraverso
alcuni
comportamenti esasperati: distruttività, agitazione, passività, regressione, bisogno di protezione, egocentrismo.
È estremamente importante
che gli adulti abbiano una profonda
conoscenza di sé a livello percettivo, per poter interpretare e incontrare il bambino, senza trascurare,
presi dalla preoccupazione, l’aspetto ludico di ciò che si propone;
aspetto ludico significa non solo far
giocare il bambino, ma esprimersi
con positività, porgere con piacere
le proposte, approfittare del gioco
come mediazione per instaurare un
dialogo e far nascere esperienze
ogni volta modificabili e traducibili in forme diverse. Come sempre,
“prendersi cura con amore”, attraverso l’impostazione di un clima di
positività e, possibilmente con un
sorriso, significa tendere una sorta
di “mano invisibile” che accarezza
l’anima con estrema dolcezza.
MEDICO CAV
La lista dei medicinali da evitare
DI ANNA LEPORE
Farmaci e gravidanza
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Sull’argomento troppa poca informazione,
molta leggerezza e incauto allarmismo
I
l periodo della gravidanza per
molte donne è uno dei periodi
più belli e intensi che ci siano. Infatti nasce e cresce con essa una
intenso ‘stato di iperprotettività’
per il nascituro sin dai primissimi
giorni. Sono numerose le domande che ci vengono poste da parte
di future mamme e papà: quali
farmaci posso assumere? Potrebbero far male al bambino?
La tutela della salute, infatti, in
questo periodo diventa un fattore
prioritario; per questo motivo,
l’argomento dei farmaci in gravidanza è delicatissimo da affrontare specie se ci si trova nel primo
e nel terzo trimestre di gestazione.
Naturalmente, la cosa ideale sarebbe non farne uso assolutamente, ma non sempre la cosa è
possibile. Quindi, il nostro consiglio è quello di contattare il proprio ginecologo di fiducia o il nostro CAV- Centro Anti Veleni
prima di prendere qualunque decisione al riguardo.
Queste nozioni servono solo
per conoscenza e informazione e
non per creare timori. Quindi cerchiamo di sapere un po’ di più.
Innanzitutto, è bene sottolineare che il rischio maggiore di
alcuni farmaci è costituito dal fatto che, se assunti in gravidanza,
possono avere effetti “teratogenetici”. Chi fa uso di farmaci per
curare disturbi d’ansia ipnoinducenti, dovrà far ridimensionare il
dosaggio (questo sempre dal medico specialista) visto che tali farmaci possono
provocano sul feto una seria caduta di
tono e vitalità, e dopo la nascita
possono causare sonnolenza alquanto accentuata e riluttanza alla suzione.
Anche le tetracicline sono potenzialmente teratogene mentre
gli aminoglicosidi possono dare
problemi ossei.
Il warfarin, un anticoagulan-
te orale, è in grado di attraversare la barriera placentare provocando emorragia del feto ed
emorragia mortale in utero, oltre
che malformazioni a carico del sistema nervoso centrale.
A tal proposito, è bene ricordare che l’uso di narcotici,
soprattutto l’eroina, può
portare all’assuefazione
prenatale e per questo
motivo i disturbi legati
all’interruzione della
droga possono essere
estremamente pericolosi per il neonato. Se avete dubbi raccomandiamo vivamente prima di
assumere qualsiasi farmaco di contattare lo
specialista o il CAV di
Foggia per qualsiasi informazione, anche se da voi
ritenuta poco importante.
Inoltre, ricordiamo alle future mamme che esiste un Numero Rosso loro dedicato: è quello del Telefono Rosso, appunto, ed
è un servizio gratuito del Centro studi per la tutela della salute della madre e del concepimento dell’Università Cattolica di Roma
(Telefono Rosso: 06-3050077).
Una mamma è una donna che ha due doveri importanti: prendersi cura di sé stessa e del piccolo che porta in grembo.
17
in poche
parole
Albero
di Natale
a prova
di bambino
Le feste di Natale sono un
momento molto bello e profondo,
sia per le famiglie sia per i bambini che, già dalla tenera età, riescono a comprendere che il 25 dicembre non è un giorno
qualunque, ma una festa che
coinvolge, più di tutte, la famiglia.
Qualche paura
però insorge anche in
questa occasione,
soprattutto quando si tratta di
allestire la casa
con addobbi a
tema.
In quasi
tutte le famiglie, in
occasione
dell’Immacolata concezione, si farà il tanto
atteso albero, ricco di luci e fascino.
Per i bambini, però, l’attrazione per questo speciale arbusto può essere eccessiva ed il pericolo è dietro l’angolo. L’articolo
riportato sul sito di Genitori.it ci
aiuta a rendere più sicura la “magia” natalizia. Per prima cosa bisogna sempre effettuare acquisti
di prodotti a norma di legge che
rispettino determinati parametri
di sicurezza, in secondo luogo,
non per importanza, fate attenzione alle dimensioni di ciò che
utilizzerete: i bambini nella loro
fase di esplorazione potrebbero
inavvertitamente ingoiare qualcosa e rischiare conseguenze
gravissime.
Assolutamente sconsigliate
le candele, che, sicuramente
hanno un valore estetico non indifferente, ma il rischio di incendi è molto alto, anche se non ci
fossero bambini.
Per comodità può convenire
utilizzare alberi finti, in modo da
evitare che il bimbo si sporchi con
la terra o addirittura la ingerisca.
Per quanto riguarda le palline, meglio evitare quelle di vetro
che, cadendo, potrebbero rompersi e ferire il piccolo. Inoltre
l’ideale è sistemare tutti gli addobbi dalla metà dell’arbusto in
su, in modo da non arrivare a portata del piccolino.
Sicuramente non devono
mancare le luci in ogni Natale
che si rispetti. Attenzione però ad
alcuni accorgimenti fondamentali: innanzitutto verificate che vi
sia il marchio CE oppure IMQ come garanzia di sicurezza, in secondo luogo sistemate l’illuminazione ad una altezza tale che
non sia raggiungibile dal piccolo.
Evitate assolutamente i fili
scoperti! Meglio investire qualche euro per nuovi lumini piuttosto che rischiare la scossa o peggio il corto circuito.
Irma Mecca
18
dicembre
duemilaquattordici
in poche
parole
DENTISTA
Per correggere denti storti e diastemi
DI VALENTINA LA RICCIA
Allineatori, alleati invisibili
Dolce come
il miele Mascherine trasparenti che non tolgono il sorriso:
sono in grado di spostare i denti fino a 0,25 mm
G
Utilizzato già mille anni prima di Cristo, il miele era considerato il “cibo degli dei”.
Gli antichi popoli ne sfruttavano tutte le numerose proprietà:
lo impiegavano con scopo curativi o nella cosmesi (come crema,
unito all’argilla, all’acqua e alle
foglie di cedro) e ne facevano largo uso in cucina. La tipica
espressione “luna di miele” nasce appunto da una particolare
bevanda (formata da miele, lievito e acqua), chiamata "idromele", che nell'antichità veniva
fatta bere agli sposi come augurio per propiziare l'arrivo di un
figlio maschio.
Il miele è formato quasi
esclusivamente da zuccheri e
“vanta” un’alta concentrazione
di fruttosio. Tra le sostanze dolci
esso è l'unico che deve tutte le
sue caratteristiche alla natura
(piante e api) poiché non subisce
alcuna manipolazione da parte
dell'uomo, prima di arrivare sulla nostra tavola- questo è quanto
rivela il sito di benessere.com. Il
suo grande vantaggio è di poter
fornire all’organismo, calorie
prontamente disponibili e non
dannose per l’organismo: ecco
perché può essere consumato in
tranquillità da persone sane e
meno, ma soprattutto dagli atleti. Fa bene al cervello e al sistema nervoso, alle persone deperite (anziani o inappetenti) e
malate.
Il miele è adatto a tutti, tranne a coloro hanno problemi di
diabete. E’ un alimento di elevato valore nutritivo, facilmente assimilabile e digeribile. Il glucosio fornisce energia da poter
essere utilizzata immediatamente, il fruttosio viene metabolizzato a livello epatico e costituisce una riserva energetica.
Una delle più importanti funzioni è quella antibatterica e antibiotica , anche se sono ancora
molte le sostanze identificate del
miele, della quali non si hanno
tuttavia, notizie sufficienti. Al
momento però, si sa che oltre agli
zuccheri, il miele contiene numerosi principi alimentari, che è
un prodotto naturale ed è in grado di rendere l’alimentazione più
sana ed equilibrata.
Un recente studio definisce
il miele non più come farmaco fitoterapico ma come farmaco vero e proprio. Il miele di timo in
particolare e la melata (secrezione zuccherina delle api) favoriscono la cicatrizzazione delle ferite. Secondo un ulteriore studio
condotto dall’Università di Pisa,
invece, il miele sarebbe efficace
contro diversi microrganismi responsabili di infezioni interne
Irma Mecca
li allineatori invisibili rappresentano una delle ultime
grandi innovazioni in ambito ortodontico. Sono stati ideati una ventina d’anni fa negli Stati Uniti e sono
ampiamente utilizzati. Essi forniscono un valido aiuto a tutti coloro i
quali vorrebbero migliorare l’allineamento dei denti, senza rinunciare all’estetica del proprio sorriso
durante il periodo di trattamento,
infatti questa terapia non prevede
nè brackets applicati alle superfici
dei denti (le “stelline”), né fili ortodontici metallici.
Gli allineatori invisibili sono
sottili mascherine rimovibili in resina trasparente create su misura
che, attraverso la deformazione elastica dell’apparecchio stesso, sono
in grado di spostare i denti gradualmente fino alla posizione occlusale migliore. Il piano di trattamento prevede l’impiego di diverse
mascherine, ognuna delle quali è
in grado di spostare i denti fino a
0,25 mm: può sembrare una grandezza minima ma in bocca si tratta
di un movimento di entità consistente che, accumulato allo spostamento operato dalle altre mascherine, permetterà di ottenere il
risultato complessivo desiderato.
Il numero di mascherine ed il
periodo totale del trattamento sono
variabili a seconda del problema ortodontico da risolvere, pertanto solo con una visita ortodontica accurata sarà possibile definire il piano
terapeutico più idoneo.
La terapia può durare da 9 a 24
mesi: si comincia applicando la prima mascherina, dopodiché il paziente si recherà dall’odontoiatra
con frequenza mensile. Ad ogni visita il dentista controllerà l’andamento della terapia e fornirà due
nuove mascherine al paziente:
ognuna dovrà essere utilizzata per
due settimane, prima di passare all’apparecchio successivo previsto
nel piano di trattamento. Le mascherine devono essere indossate il
più a lungo possibile durante la
giornata: questo è compatibile con
la vita sociale e lavorativa dei pa-
zienti, trattandosi di presidi trasparenti praticamente invisibili sia a
voi sia a chi vi sta di fronte. Vi sembrerà quasi di non averli in bocca
anche perché l’eloquio non viene
sostanzialmente modificato. Le mascherine vanno tolte solo per mangiare e per spazzolare i denti: il loro effetto così sarà efficace al
massimo. Anche le stesse mascherine vanno deterse con uno spazzolino e con prodotti dedicati per evitare che diventino opache e quindi
visibili. Per lo stesso motivo bisogna
evitare di fumare, perché il fumo
potrebbe creare degli aloni sugli
apparecchi che vanificherebbero la
funzione estetica per cui li si sceglie.
Di questi presidi ortodontici
possono beneficiare tutti i pazienti
giovani e meno giovani che presentino disallineamenti dentali di
Cause e sintomatologia in età pediatrica
Per i vostri quesiti:
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entità limitata (denti storti),
diastemi (spazi eccessivi tra
i denti) o lievi malocclusioni
esclusivamente dentali. I
pazienti che invece presentano una situazione occlusale più complessa, dentale e scheletrica, otterranno
i benefici ortodontici migliori dalla terapia con apparecchi tradizionali oppure dalla
terapia combinata ortodontico-chirurgica.
Se siete i candidati idonei alla
terapia con allineatori invisibili, potrete saperlo dal vostro dentista.
Una volta terminato il trattamento,
si procede al posizionamento di un
apparecchio di contenzione per stabilizzare la posizione dei denti così
ottenuta: si può optare per un apparecchio trasparente e rimovibile
da portare solo di notte, oppure per
uno fisso (un filo d’acciaio) incollato sulla superficie posteriore dei
denti, in modo che sia invisibile anche quest’ultimo. Il trattamento con
allineatori invisibili prevede costi
che dipendono dalla complessità e
dalla durata della terapia, quindi
dal numero di mascherine che devono essere confezionate.
Recatevi dal vostro dentista per
saperne di più.
CHIRURGO PEDIATRICO
DI MARIA NOBILI
S.O.S. “Scroto acuto”
E’ la seconda causa di urgenza chirurgica
I
l termine scroto acuto riassume un
insieme di quadri clinici che hanno la stessa sintomatologia caratterizzata dalla presenza di dolore
scrotale (la ‘borsa’ che contiene i testicoli), frequentemente associato a
gonfiore e infiammazione, con possibile irradiazione dei segni e sintomi alle regioni vicine.
Lo scroto acuto è la seconda
causa di urgenza chirurgica in età
pediatrica, preceduto solo dall’addome acuto. A differenza di quest’ultimo, non mette a rischio - se
non eccezionalmente - la vita del
paziente, mentre sono frequenti le
conseguenze negative per le gonadi e quindi per la fertilità futura. La
patologia scrotale acuta comprende: la torsione del funicolo spermatico, l’epididimite, la torsione di
un’appendice testicolare, l’ernia inguinale strozzata, i traumi e alcune
malattie più rare.
La torsione del testicolo, come
comunemente viene chiamata la
torsione del funicolo spermatico,
molto spesso causa della necrosi
(morte) del testicolo. Questa complicazione irreversibile sarebbe meno frequente se il problema fosse
più conosciuto sia dai medici che
dai pazienti. I dati forniti dal Ministero della Salute denunciano 3.984
torsioni del testicolo nell’anno 2013
e che l’80.8% delle torsioni avviene
entro i 24 anni e circa la metà entro
i 14 anni. Proprio quest’ultima età è
il picco massimo di incidenza della
torsione.
Qual è la causa? Dall’esame
della letteratura medica, sembra
chiaro supporre che alla base di
questo incidente c’è una predisposizione anatomica, identificabile in
un’anomalia di fissazione del testicolo nel sacco scrotale con possibilità di abnorme movimento rotatorio.
Il testicolo, privo del legamento
scrotale e per lassità dell’elemento
di fissazione posteriore, può muoversi verso l’alto e ruotare. Dopo poche ore di mancato deflusso di sangue venoso e dopo il successivo
arresto di quello arterioso il testicolo andrà inevitabilmente incontro
alla necrosi.
E’ stato stabilito in 6 ore il limite entro cui intervenire per derotare il testicolo e ristabilire la circolazione sanguigna. Anche dopo
questa manovra un certo numero di
gonadi progredirà verso la involuzione atrofica. L’adolescente deve
conoscere il problema della torsione
del testicolo, deve sapere che l’abnorme motilità di un testicolo (retrattilità monolaterale), spesso risalente all’infanzia, è un elemento
predisponente la torsione.
Quali i sintomi?
I segni indicativi della torsione
si manifestano con una improvvisa
insorgenza e violenza del dolore,
così importante da accompagnarsi a
nausea e vomito. Altri quadri, come
l’epididimite, possono dare sintomi
sovrapponibili a quelli della torsione, ma non con la stessa improvvisa
insorgenza e violenza del dolore.
Inoltre, l’epididimite è un problema
infettivo tipico della prima infanzia
perché di solito associato a malformazioni delle vie urinarie o dell’adulto, sessualmente attivo, dato
che l’infezione risale dalle vie urinarie attraverso quelle spermatiche.
Dalla seconda infanzia, fino a
circa 10 anni, la causa più frequente di dolore scrotale è la torsione
dell’appendice del testicolo, chiamata Idatide di Morgagni, un residuo embrionario. Se la diagnosi è
certa, per l’osservazione di una
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macchia scura, bluastra, nella sede
tipica o di un noduletto, la terapia
antinfiammatoria riesce a risolvere
il quadro in pochi giorni.
In caso di importante infiammazione scrotale, versamento liquido reattivo e persistenza della
sintomatologia dolorosa, si procede
all’asportazione chirurgica dell’appendice torta.
L’ernia inguinale strozzata, invece, è un evento grave per la frequente compromissione della gonade dovuta all’abituale ritardo
nella diagnosi e nella correzione. Il
momento di massima incidenza è
nell’infanzia, con maggiore frequenza nei bambini nati prematuramente. I segni locali (gonfiore inguinale o inguino-scrotale) possono
non essere apprezzati (coperti dal
pannolino), mentre possono essere
prevalenti i sintomi (irrequietezza,
pianto, vomito, pancia gonfia).
I traumi scrotali con lesione della gonade sono eventi rari in età pediatrica. L’approccio chirurgico è
necessario nelle lesioni di maggiore entità, in genere conseguenza di
traumi sportivi ed è finalizzato alla
evacuazione dell’ematoma, alla riparazione della lesione del testicolo. Nel caso di lesione severa si deve procedere all’asportazione del
testicolo.
dicembre
duemilaquattordici
NUTRIZIONISTA
La salute passa per la tavola: suggerimenti e consigli
DI DORA COCUMAZZI
Prevenire i “malanni di stagione”
I segreti per rinforzare il sistema immunitario:
i cibi a cui non dobbiamo rinunciare in inverno
L
a stagione fredda è ormai arrivata portando con sé tutti quei
fastidiosi malanni che purtroppo ci
affliggono durante l’inverno. Per
cercare di ridurre il ricorso ai medicinali possiamo provare a rinforzare il nostro sistema immunitario anche attraverso l’alimentazione.
Un’alimentazione sana e varia,
infatti, garantisce non solo un apporto adeguato di carboidrati, lipidi e proteine, ma anche di quei micronutrienti essenziali per il
metabolismo e per un efficiente
funzionamento del sistema immunitario.
Tra gli alimenti che sono maggiormente consigliati per la prevenzione delle cosiddette “malattie di stagione”, abbiamo
sicuramente gli agrumi, questi frutti sono, infatti, ricchi di vitamina C
che, grazie alle sue proprietà antiossidanti e immunostimolanti,
contribuisce ad aumentare la resistenza dell’organismo alle malattie
infettive fortificando le difese immunitarie. Gli agrumi non sono, però, l’unica fonte di questa preziosa
vitamina, ma possiamo trovarla anche nei kiwi, banane, frutti di bosco, cachi, albicocche e in molte
verdure come cavolfiori, broccoletti, bietole e spinaci. Per trarre il
massimo beneficio da questi alimenti è importante consumarli freschi, possibilmente crudi, cotti a vapore o in poca acqua e per tempi
brevi in modo da ridurre al minimo
la perdita di vitamina.
I vegetali di colore giallo-arancione come carote, zucca, peperoni
e pomodori, e le verdure a foglia verde come bietole, spinaci, rucola,
broccoli, sono ricchi di carotenoidi,
ossia i precursori della vitamina A,
mentre la vitamina A preformata è
presente in alimenti di origine animale quali fegato, uova e latticini.
Questa vitamina, importante per la
formazione e il mantenimento della
cute, dei capelli e delle mucose, contribuisce alla difesa delle vie respiratorie e all’aumento della resistenza alle infezioni.
Cereali integrali, legumi e frutta secca, uova, salmone, tonno, sono buone fonti di vitamine del
gruppo B, importanti per un buon
funzionamento del sistema immunitario. Non dobbiamo, inoltre, dimenticare l’importanza di sali minerali, soprattutto ferro, zinco, rame
e selenio, che si possono trovare per
esempio nel tonno, molluschi, broccoli, semi oleosi, cereali integrali e
frutta con guscio. Aglio e cipolle
possono aiutare il nostro organismo
a proteggersi dalle infezioni grazie
alle loro proprietà antimicrobiche
e antivirali. Erbe aromatiche come
basilico, timo e rosmarino e spezie
come curcuma, cannella, noce moscata, zenzero, zafferano, possono
essere utili per le loro proprietà antibatteriche e immunostimolanti,
inoltre, il loro utilizzo ci consente di
insaporire le pietanze evitando un
uso eccessivo del sale.
La nostra capacità di resistenza nei confronti delle malattie è influenzata anche dalla flora batterica intestinale, per cui è necessario
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mantenere sempre un equilibrio ottimale tra le numerose specie
che la compongono. Il consumo
regolare di alimenti ricchi di fibra
(frutta, verdura, cereali integrali,
legumi) ci aiuta a mantenere in
buona salute la flora batterica favorendo la crescita dei cosiddetti”batteri buoni”. Nel caso di squilibri della microflora intestinale
dovuti a terapie antibiotiche o a
un’alimentazione scorretta, è possibile assumere degli integratori a
base di probiotici, naturalmente su
indicazione del medico. Una sana
alimentazione deve essere accompagnata da uno stile di vita sano e
regolare, infatti, cattive abitudini e
troppo stress possono determinare
una diminuzione nel nostro organismo di alcune delle vitamine e dei
sali minerali tanto importanti per il
mantenimento di un sistema immunitario efficiente.
Come abbiamo visto un’alimentazione varia, composta da alimenti freschi ci può garantire tutti i
nutrienti di cui abbiamo bisogno
compresi i micronutrienti importanti per aumentare le nostre difese e, accompagnata da uno stile di
vita regolare e un riposo adeguato
può aiutarci ad affrontare al meglio
la stagione invernale.
In Italia avviene, in media, tra i 51 ed il 52 anni
Ben-Essere
in menopausa
OSTETRICA
A
lda Merini scriveva “la menopausa è il periodo dorato dell’amore”, ma a parte lei solo pochissime altre donne condividono
la stessa visione di questo periodo.
La loro difficoltà nell’accettare e ad
accettarsi in menopausa è legata al
tabù che l’accompagna, argomento da relegare ai più intimi incontri
tra amiche, dove poi effettivamente non viene affrontato con i giusti
termini e conoscenze.
Questa fase evolutiva è tutt’altro che innominabile, anzi, segna
una rinascita e la certezza di una
maturità tipica del periodo. Dal
punto di vista fisico, in menopausa,
la funzionalità ovarica si esaurisce
e quindi il ciclo mestruale cessa, le
conseguenze dal punto di vista endocrino sono la riduzione degli ormoni sessuali estrogeno e progesterone, prodotti dall’ovaio. In
media, nei paesi occidentali, questo avviene tra i 51 e i 52 anni. Og-
le che può causare fastidi e “disturbare” i rapporti intimi con il
partner. A livello scheletrico, invece, la sintomatologia è latente, in
donne predisposte la massa ossea
va incontro a una notevole diminuzione che riduce significativamente la resistenza meccanica, predisponendo a una maggiore fragilità
e aumentando il rischio di fratture
(osteoporosi). A livello cardiovascolare, la “protezione” estrogenica cessa, causando l’alterazione
dell’assetto lipidico e in particolare l’aumento delle LDL (“colesterolo cattivo”) e la riduzione delle
HDL (“colesterolo buono”). È importante, dunque preservare il proprio stato di salute, inteso come
condizione di benessere non solo
fisico ma anche psichico.
La domanda, dunque, sorge
spontanea: cosa posso fare per tutelare il mio benessere in menopausa? Ciò che si può fare è sostanzialmente legato al prendersi
cura di sé e a salvaguardare la propria salute limitando e, successivamente eliminando, il fumo; se-
in poche
parole
Matti per
gli scacchi
Il gioco degli scacchi possiede una lunga storia nella cultura scientifica. A differenza dei
giochi che si basano sulla fisicità,
attinge alle risorse mentali del
giocatore. Per questo motivo, i
processi cognitivi coinvolti nel
gioco degli scacchi hanno interessato prima psicologi e quindi
neuroscienziati, ormai da diversi decenni. E’ grazie al gioco che
il bambino, e perché no, anche
l’adulto, può sperimentare in
modo gioioso la vita reale e concreta, imparando a collaborare
con gli altri e a rispettare il mondo a se stante. Ora, anche se in
apparenza poco stimolante o noioso per dei bambini o per degli
adolescenti, gli scacchi sono caratterizzati da una funzione altamente socializzante, cognitiva
ed etica, riuscendo a favorire lo
sviluppo delle varie dimensioni
della persona ed assumendo un
ruolo fondamentale nella maturazione globale del soggetto. E’
un gioco che dà delle certezze e
delle sicurezze, fa maturare, fortifica ed insegna ad avere fiducia nelle proprie capacità. Con
gli scacchi si impara anche dalla
sconfitta, accettando che ci sia
un vincitore ed un perdente;
l’importante è canalizzare e non
esasperare la componente della
competitività.
DI VANESSA ANNA MAGISTRO
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Una nuova ‘stagione’: affrontare il cambiamento
prevenendo i disturbi dovuti dal calo degli ormoni
gigiorno è proprio questa l’età che
segna la presa di consapevolezza e
la realizzazione personale dal punto di vista lavorativo e familiare.
La chiave di volta sta nel prendersi cura di sé, partecipare consciamente alla fase di sviluppo del
proprio corpo con la certezza che
esso andrà verso una fisiologica trasformazione e una grandiosa evoluzione anche nello spirito. La riduzione degli estrogeni circolanti
é responsabile della maggior parte delle manifestazioni sia precoci
che tardive in menopausa. Per le
prime si intende una serie di sintomi neurovegetativi consistenti in
manifestazioni vasomotorie, come
vampate di calore, ansia, palpitazioni, parestesie (più comunemente conosciute con il termine “formicolii”), insonnia, depressione,
cefalea e vertigini. Le sintomatologie tardive, invece, interessano interi apparati, in particolare la riduzione e, successivamente l’assenza,
degli estrogeni causa una graduale atrofia (ovvero riduzione di massa dei tessuti) dell’epitelio vagina-
19
guendo una dieta sana e il più possibile varia, introducendo cibi ricchi di calcio e vitamina D, associando una regolare e corretta
esposizione ai raggi solari per garantirne l’assorbimento; cercando
di raggiungere il peso ideale, aumentando correttamente l’attività
fisica e controllando la pressione arteriosa e l’assetto lipidico.
Per “riappropriarsi” del proprio
corpo e della propria intimità è fondamentale farsi supportare dal professionista competente ed esporre le
proprie difficoltà nell’ambito della
sfera sessuale.
È fondamentale eliminare
quelle che sono le convinzioni attuali legate allo stereotipo del significato vero dell’essere donna oggi, il valore di ogni donna prescinde
dall’effimera bellezza dell’età giovanile: bisogna trovare la propria
dimensione, ambire sempre ad una
crescita personale, informarsi, continuare a scoprire cose nuove e farsi affascinare dalla vita. È questo
ciò che rende la menopausa un periodo dorato.
Le potenzialità educative
degli scacchi riguardano lo sviluppo delle abilità logico-matematiche dell’allievo favorendone
la
concentrazione,
incrementa la capacità d’estrazione e di sintesi, dona grandi risvolti di socializzazione (sapersi
porre nei confronti dell’avversario, saper accettare la sconfitta,
riconoscimento della forza dell’altro) e aiuta lo sviluppo dell’auto-controllo. Inoltre la mancanza di barriere architettoniche
rende questo gioco adatto a tutti anche a chi ad esempio si trovi in una situazione di handicap.
“Di ogni capacità o conoscenza esiste un’adeguata versione che può venire impartita a
qualsiasi età”, afferma lo psicopedagogista americano Jerome
S. Bruner, evidenziando come,
se motivato (condizione fondamentale), un bambino di 4-5 anni non è troppo piccolo per giocare a scacchi: imparerà così a
muovere i pezzi, a comprendere
che cosa è lo scacco matto, a capire come si svolge una partita,
ma non si pretenda che sia in
grado di pensare ad un piano
strategico, perché sarà al di fuori della sua portata. Ciò a cui si
dovrà mirare è che sia in grado
di giocare e soprattutto di farlo
divertendosi.
Irma Mecca
20
dicembre
duemilaquattordici
in poche
parole
Cenare
con
i figli
Mangiare con i propri figli li
aiuta ad andare meglio a scuola,
soprattutto in matematica. Lo rivela uno studio del Consejo
Escolar de Estado, il massimo organo spagnolo in tema di educazione. Un dato confermato da
una ricerca americana.
Secondo la ricerca, riportata
sul sito di Repubblica, ci sono differenze fino a due punti di rendimento tra i bambini con famiglie coinvolte nella loro vita
scolastica e quelli che invece se la
devono cavare da soli. E la cena
è proprio il pasto in cui la famiglia si ritrova con più calma per
parlare. La colazione infatti è
spesso consumata di fretta e a
pranzo figli e genitori si trovano
quasi sempre in posti diversi.
"Non fatico a credere che
anche il rendimento scolastico,
così legato al benessere del giovane e non solo alle mere abilità
cognitive, possa beneficiare di
un clima più disteso, dove l'incontro a cena fra bambini e adulti favorisce il flusso di parola e lo
scambio di esperienze dentro
una reciproca soddisfazione",
spiega Luigi Ballerini, psicoanalista e scrittore per ragazzi.
"La cena costituisce un momento narrativo in cui è possibile il racconto di sé. Incontro spesso bambini e ragazzi che non
conoscono il contenuto del lavoro del padre o della madre semplicemente perché i grandi non
ne parlano. Eppure l'educazione avviene per osmosi, per condivisione di giudizi, per osservazione di comportamenti. A tavola
non si mangia solo il cibo, si mangiano anche le parole che vengono dette".
Tv, cellulari, iPhone ed iPad
vanno spenti e tenuti lontani dal
tavolo. I ragazzi devono sentirsi
"accolti", "compresi" e i genitori devono predisporsi all'ascolto,
buttandosi alle spalle i problemi
della giornata. Difficile però a
volte far parlare un bambino introverso o un adolescente scontroso. "Spesso quando ci lamentiamo che i nostri figli non ci
parlano, soprattutto a partire dal
periodo in cui abbandonano l'infanzia, in realtà intendiamo che
non rispondono più alle nostre
domande dirette. "Come è andata?" "Bene", "Cosa hai fatto?"
"Niente" rappresenta un classico della conversazione con i più
giovani - aggiunge Ballerini -.
Se abbandoniamo la modalità interrogatorio e favoriamo
per primi un flusso di parola sarà
più facile sapere cosa pensano e
cosa vivono e può accadere che il
più giovane desideri aggiungersi e condividere un pensiero".
Irma Mecca
Tempi e modalità per l’assistenza gratuita
MOVIMENTO CONSUMATORI
DI ROSANGELA LORISO
Viaggiare con disabilità: quali diritti?
Il Regolamento per passeggeri con mobilità ridotta:
i servizi garantiti in treno, aereo, nave o autobus
La legislazione attuale definisce come persona disabile o passeggero con mobilità ridotta (PMR)
“qualsiasi persona la cui mobilità
per l’utilizzo del trasporto sia ridotta per motivi di disabilità fisica (sensoriale o locomotoria, permanente
o temporanea), disabilità o deficienza intellettuale, qualsiasi altra
causa di disabilità o per l’età, la cui
situazione richieda un’attenzione
adeguata e l’adattamento alle specifiche necessità del servizio messo a disposizione agli altri passeggeri”. In conformità a quanto
disposto dal Regolamento (CE) n.
1371/2007e dalle altre normative
in materia, le società e compagnie di
trasporto devono impegnarsi a garantire un trasporto non discriminatorio delle persone con disabilità
e con mobilità ridotta.
Per tali ragioni i Gestori delle
stazioni ferroviarie, dei porti e degli
aeroporti forniscono l’assistenza
necessaria ai viaggiatori con disabilità o con mobilità ridotta secondo
le modalità di seguito indicate. I
passeggeri a ridotta mobilità hanno diritto a poter viaggiare in aereo
come tutti gli altri.
Per tali ragioni, essi hanno diritto all’assistenza gratuita nella fa-
se di imbarco e sbarco, durante il
volo e all’interno dell’aeroporto prima e dopo il volo. Al fine di poter
usufruire di tali servizi è necessario contattare la compagnia aerea,
la biglietteria o il tour operatore almeno 48 ore prima del volo e specificare il tipo di assistenza richiesta.
Le compagnie aeree, però, non
sono tenute a fornire assistenza per
il consumo del pasto o per l’assunzione di medicinali durante il volo.
Con riguardo all’utilizzo del treno,
i passeggeri a mobilità ridotta hanno diritto all’assistenza gratuita per
salire sul treno e scenderne, cambiare vettura, durante il tragitto in
ragione di coincidenze e quant’altro, e all’interno della stazione ferroviaria prima e dopo il viaggio.
Anche in questo caso, per usufruire al meglio del predetto servizio, è
bene contattare l’impresa ferroviaria, la biglietteria o il tour operator
almeno 48 ore prima del viaggio e
specificare il tipo di assistenza richiesta.
Passiamo, ora, ad autobus e
pullman.
Come già precisato, nessuno
può impedire di acquistare un biglietto, fare una prenotazione o salire a bordo a causa della mobilità
ridotta del passeggero, se non nei
casi in cui ciò sia assolutamente necessario per conformarsi alle norme in materia di salute e sicurezza
o le infrastrutture non siano tali da
garantire un trasporto sicuro.
Quando si tratta di viaggi a lunga percorrenza, ossia più di 250 km,
l’impresa di trasporto deve per-
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mettere a una persona a scelta del
passeggero di viaggiare gratuitamente, se ciò consente di risolvere
i problemi di salute e di sicurezza
del passeggero a mobilità ridotta.
L’assistenza è gratuita, ma per essere sicuri di ottenerla, bisogna
contattare l’impresa di trasporto, la
biglietteria o il tour operator almeno 36 ore prima del viaggio per specificare l’aiuto di cui si ha bisogno e
l’assistenza di cui si necessita.
Infine, con riguardo alla nave,
i passeggeri a mobilità ridotta hanno diritto a ricevere un’assistenza
gratuita nella fase di imbarco e
sbarco, quando cambiano imbarcazione, a bordo o nell’area portuale. Come negli altri casi, anche in
questo per meglio usufruire del servizio e dell’assistenza predetta, è
opportuno e necessario contattare il
vettore, la biglietteria o il tour operator almeno 48 ore prima del viaggio e specificare il tipo di assistenza richiesta.
I vettori possono chiedere al
passeggero di farsi accompagnare
da un’altra persona, se è necessario per motivi di sicurezza a causa
della conformazione dell’imbarcazione o delle strutture portuali.
L’accompagnatore viaggia gratis.
PSICOLOGA
La frontiera della psicocardiologia
DI INES PANESSA
La cura del cuore metafisico
Proiezione fisica di un disagio della mente:
lo psicologo come “educatore alla salute”
U
n disagio della mente può provocare dolore, ansia, aspettative e speranze frustrate, che possono provocare, se ripetute nel
tempo e non risolte, problemi cardiaci. Esiste una stretta correlazione tra le emozioni profonde di una persona
e le sue reazioni fisiche e cardiologiche.
Nei primi anni del
1900, iniziarono le prime osservazioni ed i primi studi sulle malattie cardiache e sulle potenziali cause
psicologiche. Alcuni studiosi osservarono che l’eccessiva preoccupazione, la tendenza a reprimere la
rabbia, seri problemi familiari e lavorativi, oppure eccessivo attaccamento al lavoro, la ricerca della perfezione delle prestazioni, l’assenza
di svago, dello sport, del tempo libero da dedicare a sé stessi, potevano essere la causa di insorgenza
di malattie del cuore.
Spesso capita che si cerchi un
altro professionista che avvalori
l’idea che si è cardiopatici, ci si sottopone ad una miriade di esami; alla fine tutti gli esami effettuati danno lo stesso risultato: “Il cuore sta
bene”. Certo, va bene accertarsi
che il nostro cuore funzioni alla perfezione, va bene sottoporsi ad accertamenti, ma quando le indagini
svolte ci confermano che il cuore (fisico, organico) funziona?
E se, in realtà, stiamo parlando
del Cuore Metafisico, il cuore dei
sentimenti, delle emozioni, dei dolori? Dopo che il nostro cardiologo ci
ha detto che il cuore (muscolo, valvole, nervi, arterie e
coronarie) funziona?
Che fare? Forse dovremmo dare più
ascolto ai nostri sentimenti, ai nostri bisogni, alle nostre emozioni.
Magari facendoci aiutare da esperti delle emozioni, da esperti che basano la “Terapia” sulle parole, piuttosto che sulle molecole.
La psicocardiologia può portare ad informare le persone, quindi a
promuovere, su come modificare lo
stile di vita per non divenire “malati fisico-organici”, tantomeno cardiologici. Nel caso in cui un problema cardiaco sia già presente, è di
aiuto nel non perseguire gli “errori”
passati con il fine di ottimizzare le
terapie, basate sui farmaci, basate
sulla parola. La psicocardiologia invita e sostiene le persone ad utilizzare la propria rete di relazioni so-
ciali, se non
esiste a crearla; ad integrarsi con
la realtà
che le circonda essendo consapevoli della
potenza che la rete può fornire, ma
anche della potenza che ognuno di
noi possiede senza sapere di possedere. Promuovendo le nostre capacità interne (empowerment). Gli
interventi dello psicologo in psicocardiologia si possono classificare
in quattro categorie: Interventi educativi, Counselling, Gestione dello
stress, Psicoterapia.
Lo psicologo assume un ruolo
di “educatore alla salute”, sia per il
paziente sia per la famiglia. Egli
aiuterà a comprendere la malattia
cardiovascolare ed il trattamento
prescritto, e farà in modo di promuovere un atteggiamento attivo e
collaborativo, in cui l’individuo si
faccia carico del proprio stato di salute, assumendone la responsabilità con la collaborazione supportiva
della famiglia.
Pertanto non si tratta di generica informazione, ma di un vero e
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proprio strumento di cura, che si
propone di aiutare il soggetto a convivere con la malattia acquisendo
in maniera organizzata le competenze necessarie a gestirla nella vita quotidiana. Questo implica che
l’intervento educativo “terapeutico” promuoverà la conoscenza della malattia e dei suoi sintomi, la conoscenza delle emozioni suscitate
dalla malattia, la conoscenza dei
meccanismi di difesa e delle strategie psicologiche che il soggetto utilizza per cercare di gestire queste
emozioni e l’acquisizione di un senso di autoefficacia.
Focalizzandosi su questi quattro
obiettivi, lo psicologo faciliterà, così, la ripresa della vita familiare e
lavorativa della persona, e l’adozione di comportamenti “cardiosalutari” (alimentazione corretta, eliminazione del fumo, sana attività
fisica).
dicembre
duemilaquattordici
mangiar sano
21
Ne ‘La Prima’ di via Zara, Campagna Amica con l’Isola di Bottega Italiana
Territorio da gustare: la spesa è a “Km Zero”
N
on si tratta di marketing, né
di strategie di settore. Ma,
più semplicemente, di attaccamento alle proprie radici e al
proprio territorio, e a quel ricco bagaglio di prodotti che la Capitanata ha da offrire. “L’obiettivo è molteplice: ricercare e valorizzare
l’eccellenza enogastronomica del
nostro territorio per offrirla, al prezzo giusto, ad un pubblico quanto
più ampio possibile, e sostenere
l’economia locale”, spiega Luigi
Giannatempo, titolare del supermercato ‘La Prima’.
Proprio nei locali di via Zara, è
stata inaugurata la prima ‘Isola di
Bottega Italiana’ afferente al progetto Campagna Amica di Coldiretti che nasce dall’esigenza di far
incontrare i produttori ed i consumatori in un mercato senza alcuna
intermediazione, al fine di garantire il prezzo giusto per prodotti locali di alta qualità e creare maggiore potere di acquisto.
Si tratta della prima reale sinergia di Coldiretti Foggia con la
distribuzione organizzata: in
un’area ben distinta e identificabile dal resto dell’offerta agroalimentare fanno bella mostra di sé i
prodotti della filiera agricola locale.
Una sorta di joint venture che sta riscuotendo successi ed apprezzamenti. “La clientela è molto soddisfatta, possiamo parlare già di un
segmento di mercato fidelizzato e
Previsti eventi e degustazioni per la tavola della festa e i cesti di Natale
Luigi Giannatempo: “I clienti? Cercano qualità ad un prezzo intelligente”
di riassortimenti frequentissimi,
con consegne anche settimanali”,
precisa il titolare de ‘La Prima’ che,
reduce da questo successo, va oltre
e si candida ad accogliere sempre
più prodotti delle aziende locali del
territorio.
“Siamo alla continua ricerca
della qualità e di piccoli artigiani
che offrono prodotti fatti come una
volta”, continua Giannatempo. “Fino ad ora sono già una sessantina
le aziende locali che ci hanno contattato per presentare i propri prodotti: si tratta del 20% circa di quelle attive sul territorio, un risultato
già ragguardevole, indice dell’attenzione dei clienti nei confronti
della qualità”.
Il segreto è nell’offrire i prodotti tipici locali nei canali di vendita
della distribuzione organizzata:
“Ma ad un prezzo giusto, intelligente - precisa Giannatempo -
“perché oggi il
consumatore è
esperto e preparato, e da’ il giusto
valore ai prodotti
che acquista. E’ finito il tempo delle
grandi scorte dei
prodotti in offerta.
Oggi si compra il
giusto:
meno
quantità, più qualità per una spesa
senza sprechi”. In un’ottica più vasta, il suo progetto è quello di trasformare il piccolo ipermercato di
via Zara in una comunità, un luogo
di ritrovo per scambiare e condividere esperienze per ricordare e tramandare le tradizioni del luogo.
“Sono tanti gli eventi che verranno
calendarizzati nei prossimi mesi spiega - da degustazioni di prodotti tipici locali a laboratori didattici
per i bambini delle scuole. Tutto finalizzato a mantenere vive le tradizioni della terra di Capitanata”.
Nelle settimane che seguiranno, in vista delle festività natalizie,
sono previste degustazioni di prodotti tipici locali, preparazioni sia
dolci ma soprattutto salate, ideali
per rimpinzare di bontà la tavola
del cenone di Natale oppure per
comporre originali cesti da donare
ad amici e parenti. Iniziative che si
rivolgono anche ai più piccoli, ai
bambini della scuola primaria, che
in questi giorni sono stati chiamati
ad assistere e a cimentarsi nella
preparazione dei taralli - il tipico
‘scaldatello’ - o a degustare un pancotto da record preparato nello spazio-ristoro 13e30, con il pane di
Monte Sant’Angelo e le verdure
spontanee locali.
“A queste iniziative vorremmo
aggiungere, a partire dal prossimo
anno, anche un progetto di educazione alimentare da portare nelle
scuole: un modo per valorizzare e
sostenere il ‘Chilometro Zero’ che
strizza l’occhio alla salute e all’economia”.
22
dicembre
duemilaquattordici
ambienti
Ricreare l’atmosfera della festa, anche in tempi di crisi
DI SIMONA CAMPANELLA
Il fascino della luce incontra il country:
ecco il perfetto Natale Eco-Bio-Friendly
Candele e oggettistica in legno
per arricchire gli ambienti
i siamo! Anche questo Natale sta galoppando veloce sui
calendari e le nostre case
vanno preparate a dovere. Il trend del momento
per avere una casa di tendenza è all’insegna della
filosofia di vita Eco-BioFriendly di gusto ‘Country’. Per sommi capi, cercheremo, dunque, di
C
fornirci di decorazioni di
Natale fatte a mano, realizzate nei laboratori artigianali, acquistate presso
i mercatini locali e fatte
con materiali ed elementi
naturali, colori neutri e
tessuti dai toni caldi. Con
soggetti che presentino
anche una loro simbologia positiva e benaugurale.
Per la magica sera di Natale torneremo al simbolismo
della luce: sarà la festa delle
candele sulle tavole del cenone e sarà il Natale del boom
dei bio-camini, in grado di offrire rinnovate suggestioni da
“casa di campagna” a portata
di ogni ambiente ed a bassissimo impatto energetico.
Decliniamo allora gli addobbi. Facili da realizzare, divertenti e molto economici:
saranno commestibili, ad
esempio, le eco-decorazioni
del Natale 2014, come frutta
secca e fresca, frutti di bosco,
caramelle e biscotti da appendere come ornamento al
nostro albero di Natale.
Lo stesso albero che già
da un paio di anni non è più
artificiale o di plastica, ma è
fatto con rami scovati in campagna e riciclati, oppure è un
albero vero da ripiantare al
termine delle feste. In realtà,
come vi mostreremo, la materia naturale vera ricrea un’atmosfera da baita invernale
elegante, accogliente ed informale al contempo. Raffinata sì, ma semplice e confi-
denziale, domestica. Così, alle decorazioni commestibili
affiancheremo quelle fatte di
tessuti e materiali naturali, come il legno, la paglia, troveremo gufetti, il cotone, piccole renne realizzate in lana
tradizionale o in feltro ecologico, arricchite di romanticismo grazie a dettagli in pizzo
o in tela.
Sarà ideale anche addobbare la tavola o le superfici di
mensole e madie con centrotavola fatti di grappoli d’uva
o rami di viburno intrecciati
alle rosse bacche del sorbo e
con ghirlande di rami di agrifoglio e tante tantissime candele, sempre di grande effetto con le loro calde lucine
delicate come lucciole. Aggiungiamo, poi, realizzazioni
eleganti con pigne di ogni misura, tronchetti intagliati e nastri e l’atmosfera soft e rilas-
sante di questo nostro ecoNatale si creerà così naturalmente, senza nulla in
più o di artificiale. La raffinata bellezza di ogni piccolo dettaglio e la qualità
del home made renderanno elegante e di tendenza
ogni nostro ambiente in queste feste.
I colori ideali per queste
realizzazioni, quindi, sono
neutri e naturali: tutte le sfumature del marrone legno naturale, grigio e sfumature del
bianco. La palette di base pertanto comprende i toni della
terra tenui, quelli più carichi
dell’ardesia e i colori marrone. Colori come il rosso e
l’arancio possono esser accostati nella decorazione per addobbi più vivaci o per gli accenti di maggior carattere in
spazi molto ampi. Infatti, spiccherà in modo estremamente
elegante il contrasto tra i neutri e il borgogna delle bacche,
col rosso delle stelle di natale, col color primitivo e il vinaccia degli acini d’uva. Ora
siete pronti per un felice ecoNatale country.
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dicembre
duemilaquattordici
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24
dicembre
duemilaquattordici