Inchiesta Il lavoro nobilita l’uomo, se non c’è lo si inventa Politica Verso le Amministrative: quale sindaco per Foggia? Bellezza I segreti delle star Ambienti Il bagno come una Spa Iaia Calvio La “rivoluzione” delle parole serena 2 febbraio duemilaquattordici sommario CONDIVIDI LE TUE IDEE! ditoriale Se vuoi segnalare alla redazione di 6Donna eventi o iniziative riguardanti la donna e la famiglia di MARIA GRAZIA FRISALDI Sono numerose le corrispondenze ed i richiami che si vengono a creare nelle quattro settimane di pianificazione di un magazine come 6Donna. Questa volta ce n’è stata una che ha colpito la mia attenzione per pertinenza, opportunità, inerenza. Parte da una citazione, isolata e cristallizzata; un filo sottile di parole inanellate una dopo l’altra e in grado, a mio avviso, di legare insieme l’esperienza della donna cui abbiamo dedicato la copertina del numero di Febbraio (ovvero Iaia Calvio), con l’eredità di un’altra donna raccontata in una bellissima biografia edita da Rizzoli e firmata da Cristina De Stefano. Stiamo parlando di Oriana Fallaci, la quale descriveva la sua vocazione (quella per il giornalismo) come “disubbidienza”. Disubbidienza alle convenzioni, patti e larghe intese. Insomma, disubbidienza al “così fan tutti” superficiale ed imperante. “Ed essere disubbidiente - scriveva - per me significa stare all’opposizione. E per stare all’opposizione bisogna dire la verità. E la verità è sempre il contrario di ciò che ci viene detto”. Bene, questa disubbidienza civile, questa disubbidienza al “così fan tutti” imperante è quella che ho intravisto nel bisogno di chiarezza, “di pane al pane, vino al vino”, gridato dall’ex sindaco di un paesino alle porte di Foggia. Il paese è Orta Nova e le parole tuonate da Iaia Calvio nel comizio in piazza Pietro Nenni sono diventate un caso nazionale, rimbalzando dal web alle colonne dei principali quotidiani, passando per i più noti salotti della tv. Dalla norma al caso reale, dunque, la formula inversa della regola è servita: per dire la (propria) verità, ci si ritrova spesso all’opposizione, dall’altra parte della barricata, fuori dalla casa comune. A Iaia Calvio, alla sua esperienza e verità abbiamo dedicato ampio spazio nella pagina di Attualità. Il richiamo ad Oriana Fallaci, invece - donna amata o odiata, in entrambi i casi senza sconti o riserve - è conseguenza dell’attività di media-partneraggio che abbiamo voluto offrire con slancio e ed entusiasmo alla libreria Ubik per la serata di presentazione del volume ‘Oriana. Una donna’, prima biografia ufficiale della giornalista edita da Rizzoli. Più che una biografia, un’occasione di incontro (soprattutto per i più giovani, ovvero per quanti della Fallaci hanno conosciuto solo la fase finale della sua carriera e della sua vita: quella più rigida, intransigente, estremista) con una donna che - nel bene e nel male - ha contribuito a cambiare un lavoro, un settore, un intero mondo declinato solo al maschile. Arricchiscono le pagine del nostro magazine gli approfondimenti di Politica, tutti incentrati sulle amministrative di maggio, sempre più vicine e cruciali e l’intervista al Personaggio del Mese. Parliamo di un giovane talento emergente: Ripalta Bufo, giovane soprano di Cerignola che dopo aver calcato il palcoscenico di Italia’s Got Talent ha conquistato il ruolo di Rosina, ne ‘Il barbiere di Siviglia’ in una produzione che ha debuttato al Teatro Manzoni di Sesto San Giovanni. La piaga della disoccupazione e, per esatto contrario, l’esempio di sparute ‘isole felici’, guizzi imprenditoriali avviati da giovani del posto, sono invece al centro della nostra Inchiesta. Come sempre, un numero ricco di persone, esperienze e spunti di riflessione. Buona lettura! invia una mail all’indirizzo [email protected] o contattaci al numero 0881.563326 oppure inviaci proposte e/o commenti sulla nostra pagina facebook 6Donna 4 Personaggio del mese • Ripalta Bufo: “Vi racconto il mio debutto” 5 Attualità • Iaia Calvio, la “rivoluzione” delle parole • Luigi Miranda: “Foggia, città in bilico” 6 Inchiesta • Il lavoro (se c’è) nobilità l’uomo • Casi di imprenditoria giovanile 8 Politica • Foggia, verso le Amministrative Alla ricerca del sindaco perduto 10 Angolo Verde • Il significato dei fiori 11 Bellezza • I segreti delle star 12 Mondo bimbi • Dietro lo “schizzo” 13 Benessere&salute • L’Unifg premia la ricerca 14 Cucina e dintorni • Carnevale, il “trionfo” del fritto • Il teatro che si “gusta” 15 Architetto • Il bagno come una Spa 17 Rubriche 22 Società • Oriana, la donna che non ti aspetti La prima biografia della Fallaci 23 Viaggi & tempo libero • Gli itinerari del Carnevale • Heroides, l’amore ai tempi dei social febbraio duemilaquattordici 3 4 febbraio duemilaquattordici personaggio Da Italia’s got talent al palco del Teatro Manzoni nel segno della lirica Ripalta Bufo: “Vi racconto il mio debutto” Una voce limpida e potente, riccioli scuri e uno sguardo curioso e vivace. Queste le caratteristiche che hanno fatto della giovane soprano Ripalta Bufo l’interprete perfetta per il ruolo di Rosina, la briosa protagonista femminile de “Il Barbiere di Siviglia” di Rossini. Ruolo nel quale la ventitreenne cerignolana ha debuttato lo scorso 9 febbraio a Milano, al Teatro Manzoni di Sesto San Giovanni. Un ruolo importante, conquistato dopo aver superato numerose selezioni e aver sbaragliato una nutrita concorrenza di colleghe provenienti da tutto il mondo - Corea, Russia e Giappone, soprattutto - tutte il lizza per la medesima parte. Il suo viaggio nel mondo della lirica è appena iniziato e i successi non tardano ad arrivare. E di questo cammino dorato - fatto di studio, ugola e sacrifici - è la stessa Ripalta a raccontarcene le tappe. Ripalta Bufo, un talento che è stato battezzato dal palcoscenico di “Italia’s got talent”, lo scorso anno. Quanto è stata importante quella vetrina? E’ stata una vetrina bellissima e importante, che mi ha permesso di portare al grande pubblico uno Un luogo fisico e mentale, nel quale potersi esprimere in forma creativa, imparare a conoscersi e a confrontarsi con gli altri. E’ la sede de “I per-corsi dell’arte”, giovane e dinamica associazione culturale nata in città da un’idea dell’artista e docente foggiana Stefania Piccirilli. Dai laboratori alle mostre, dai seminari ai workshop: ogni giorno i locali di via Trieste si aprono per ospitare eventi in grado di promuovere un confronto costruttivo e sostenere un dialogo in materia artistica e culturale. Proprio questa, infatti, è la finalità con la quale la presidentessa La giovane soprano ha interpretato Rosina ne “Il Barbiere di Siviglia” spaccato del nostro affascinante mondo, ovvero quello della lirica e dell’opera. Dico “nostro” perché è un ambiente ricco di giovani - tanti e talentuosi - che, come me, credono nelle loro passioni e vi investono tempo e cuore. Quando hai “scoperto” passione e talento per il canto lirico? E’ difficile dirlo: la passione per il canto lirico è cresciuta insieme a me, con il passare degli anni. A 6 anni ho iniziato a suonare il clarinetto piccolo mib (cosa che continuo a fare quando ho tempo, suonando nell’orchestra di fiati cittadina) e solo successivamente ho iniziato a prendere consapevolezza della mia vocalità e della facilità con la quale riuscivo a destreggiarmi in estensioni molto alte. Mi ispiro e guardo con ammirazione alle so- prano che hanno segnato la grande Storia della Lirica, da Maria Callas a Natalie Dessay. Ma, ripeto, guardo loro con ammirazione senza cercare di imitare: sto cercando, infatti, di definire una mia vera personalità artistica. A Milano hai dato voce a Rosina, personaggio amabile e spiritoso tratteggiato musicalmente da un autore che incarna appieno la tua vocalità. Insomma, una bella sfida e responsabilità… È stata un’esperienza straordinaria. Non ci sono parole per descrivere l’emozione e il sorprendente feeling che si è venuto a creare con gli altri artisti, tutti di grande livello, che lavorano anche al Teatro La Scala e che mi hanno accolta nel loro cast mettendomi subito a mio agio. È stata un’avventura straordinaria, una sfida che - a giudicare dal risultato - ho vinto a pieni voti. La sera della prima il teatro era pieno in ogni ordine e grado, il pubblico è stato partecipe e divertito e non sono mancanti i complimenti sinceri, quelle parole di apprezzamento che hanno stipulato un rapporto di prolungate collaborazioni. Un traguardo raggiunto solo con le mie forze e con il supporto delle persone a me care. Ti sei imposta sul piccolo schermo grazie al canto lirico, senza il timore di svilire un “genere musicale” da teatro, ma con la consapevolezza di portarlo a quanta più gente possibile. Un obiettivo alto e coraggioso… Italia’s got talent è stata un esperienza incredibile. Relazionarsi con un mondo parallelo cercando di superare tutti gli stereotipi della “musica classica in tv” è stata una grande sfida. La stessa che porto avanti ogni giorno, con impegno e caparbietà. La strada avanti a te è tutta in salita: cosa ti aspetti dal futuro e quali sono gli obiettivi professionali che intendi perseguire? Sicuramente continuare a crescere, continuare a studiare e puntare in alto, ma salendoci gradino per gradino. Sicuramente continuerò a fare concorsi ed accademie, a studiare e a perfezionarmi: sono laureanda in Lettere Moderne e mi sono iscritta al biennio di Canto Lirico e Teatro Musicale, al Conservatorio “Giordano” di Foggia. Per tutto il resto, poi, incrocio le dita. m.g.f Workshop, corsi e laboratori artistici a cura di Stefania Piccirilli I PER-CORSI DELL’ARTE Dalla pittura creativa al Mandala, tutte le sfumature della passione Piccirilli, nata a Foggia 33 anni fa, ha voluto fondare l’associazione che, ad oggi, riunisce attorno a sé un gruppo di lavoro costituito da persone sensibili e capaci, avviate in percorsi formativi che conducono alla scoperta di talenti e attitudini ancora nascoste o represse. Tanti i “per-corsi” al mo- mento attivi e ogni segmento viene seguito personalmente dall’artista e docente Piccirilli, che vanta numerose mostre personali e altrettante collettive sul territorio regionale e nazionale. Illustratrice, disegnatrice e pittrice, Piccirilli insegna Disegno e Storia dell’arte e Arte e Immagine. Parleremo dell'Assenzio, conosciuto con il nome di "Fata Verde", elisir pre diletto dei poeti maledetti come Bau delaire e Verlaine e fonte d'ispirazione per i pittori impressionisti come De gas e Manet. VI ASPETTIAMO Stefania Piccirilli Tra i corsi tenuti dalla docente, vi è il Laboratorio di Mandala, vero e proprio fiore all’occhiello della scuola. Il mandala è una figura chiusa al cui interno si trovano diversi disegni, forme e colori che convogliano e partono da un centro. Presente in natura, in architettura e nella storia di tutte le culture, è da sempre utilizzato per indurre alla meditazione e per consacrare luoghi o momenti della vita di un uomo. In epoca moderna il suo maggior studioso è stato lo psichiatra svizzero Carl Gustav Jung, che lo indicava come uno strumento in grado di riportare l’uomo al suo ordine interiore. E’ per questo che, attraverso la creazione del mandala, ognuno può ritagliarsi una piacevole parentesi di rilassamento interiore e di ascolto di sé stesso. Corso di ritratto e autoritratto Laboratorio di Mandala Corso di Figura umana Tutti i corsi sono rivolti a quanti intendono avvicinarsi all’arte per affinare capacità, ma anche a quanti vogliono dedicarsi ad un hobby coinvolgente e soddisfacente. Ogni corso è aperto a tutti (dai 14 anni in su) e non sono richieste precedenti esperienze artistiche, né attitudini particolari. La durata di ciascun corso è trime strale e sono previste quattro le zioni al mese della durata di due ore e mezzo ciascuna, con cadenza settimanale. Ogni classelaboratorio accoglierà non più di cinque allievi, per permettere alla do cente di seguire tutti con la medesima at tenzione e dedizione, assecondando i tem pi di apprendimento di ciascuno. Domenica 9 Marzo 2014 alle ore 17:30 LA PARTECIPAZIONE È GRATUITA LA PRENOTAZIONE È OBBLIGATORIA TRAMITE UNA EMAIL A [email protected] IL NUMERO DEI POSTI È LIMITATO Al termine della serata verrà data la di mostrazione di come l’Assenzio veni va preparato e servito nei bistrot pari gini. L’ASSOCIAZIONE ORGANIZZA CORSI DI: Corso di natura morta PROSSIMO EVENTO Corso Creativo di Disegno e Pittura ASSOCIAZIONE ARTISTICO-CULTURALE I PER-CORSI DELL’ARTE Via Trieste, 15 - Foggia Tel.349.0078470 347/4163625 [email protected] www.ipercorsidellarte.it attualità A CURA DI MARIA GRAZIA FRISALDI febbraio duemilaquattordici 5 Quattro settimane di fuoco di fila commentate a freddo Iaia Calvio e la “rivoluzione” della parole “Cosa resta spenti i riflettori? La voglia di andare avanti” “Amaramente ho scoperto quanto le mie parole siano state dirompenti, quasi rivoluzionarie. E dico amaramente perché questo vuol dire che il tessuto sociale è ormai assuefatto alla mediocrità e al malaffare diffuso; è stanco e demotivato rispetto alla necessità di reagire dinanzi a piccole e grandi nefandezze”. Spenti i riflettori sull’affaire Orta Nova - almeno quelli dei maggiori salotti televisivi nazionali - il sindaco destituito Iaia Calvio commenta a mente fredda le quattro settimane trascorse dopo lo scioglimento del consiglio comunale del maggiore comune dei Cinque Reali Siti. Quattro settimane che potremmo definire di fuoco di fila. Come ogni avvocato che si rispetti, infatti, determinazione e parlantina non le mancano. Figuriamoci le motivazioni. Testa alta e schiena dritta, quindi; voce e polmoni per fare accuse, nomi e cognomi. In piazza, innanzitutto (“perché avevo delle responsabilità verso i cittadini”, spiega), alla stampa, per rispondere dei fatti dinanzi all’opinione pubblica, e in Procura, dove ha presentato il conto di mesi di pressioni, ricatti e minacce. Alle quali però - rassicu- ra - non si è mai piegata. Settimane trascorse a spiegare, senza giri di parole, i motivi che hanno portato alla caduta anticipata della sua amministrazione. “Non mi aspettavo questo clamore”, ammette senza falsa modestia. “Dopotutto, non ritengo di aver scoperto l’America: ho fatto quello che ogni cittadino onesto e con un po’ di coraggio dovrebbe fare. A maggior ragione se ha un ruolo istituzionale o di dirigente politico”. E quello che ha fatto Iaia Calvio è stato scendere in piazza e spiegare cosa fosse accaduto nella “casa comune” appena crollata. E “non per argomenti politici” ma per la precisa volontà di quanti erano saliti sul carro dei vincitori con l’obiettivo di perseguire interessi personali. “Succede quando l’in- granaggio politica-società civiledirigenti trasuda brama di potere e sete di profitto. E chi si oppone, chi resiste a questa corsa all’accaparramento di piccoli o grandi favori personali, da’ fastidio, va eliminato”. Nel caso specifico viene mandato a casa. Spogliata quindi della fascia tricolore, Calvio non indossa nemmeno quelle che le sono state affibbiate dai titoli dei giornali e dai commenti postati sui social network che l’hanno incoronata di volta in volta “sindaco dei sogni”, “risorsa del PD” o “sindaco ribelle” dopo che il video del discorso tenuto in piazza Pietro Nenni è divenuto virale, assurto a caso nazionale. “Quello che è accaduto mi ha stupita, e il clamore di un gesto “dovuto” (rendere conto alla città e agli elettori, ndr) mi ha fatto comprendere appieno la malsana tendenza sviluppata in questi anni, a tutti i livelli, a rassegnarci dinanzi a ciò che non funziona”. Ad abbassare la testa, insomma. Per segnare i confini della questione, poi, l’avvocatessa presenta la sua difesa d’ufficio e precisa: “Certo, Orta Nova non è Casal di Principe”, sorride. “Stiamo parlando di sgambetti, favori, micro-ri- chieste. Insomma, parliamo di un atteggiamento generale - che si ritrova in tutti gli ambienti - che va assolutamente circoscritto e debellato”. Il caso da lei denunciato diventa quindi paradigma, uno spaccato della società: “quel pezzo di classe politica malata è - né più, né meno - il precipitato logico di un pezzo di società malata. Quella per la quale la violazione della norma, la scorciatoia, è prassi”. Il discorso di piazza è stato per la Calvio, vice-segretario provinciale del Partito Democratico, lo spartiacque della sua esperienza politica attiva. A ricongiungerne i lembi saranno le elezioni del prossimo maggio quando, con la squadra giusta alle spalle (“candidature di uomini e donne onesti che vaglierò personalmente”), sarà di- sponibile a scendere nuovamente in campo per ricominciare - eventualmente - da dove aveva lasciato. Ancora oggi, un mese dopo la bufera politica e mediatica, la sua bacheca Facebook accoglie messaggi di stima e sostegno. E in vista delle prossime elezioni ammette: “Sento il peso della responsabilità ma non sono spaventata. Perché il mio modo per affrontare le cose è provare a farle bene. Tornerò in campo con la serenità che si ha quando si sa di aver agito con discernimento e consapevolezza, nonostante qualche errore fisiologico. Se così sarà abbiamo segnano un punto di svolta per la città, altrimenti nessun rimpianto. Ci abbiamo provato”. Insomma, avanti così: testa e cuore. Con o senza pacchetti di voti. L’occasione di dibattito offerta da AQV e Agorà Foggia, città in bilico Luigi Miranda: “Il presente è buio, frutto di una politica miope e stanca” La città divisa, tra passato e presente. Ieri e oggi, guardando al futuro. Foggia è allo specchio. E, a quanto pare, anche ad un possibile giro di boa. Quello costituito delle amministrative di maggio. Dell’evoluzione/involuzione della città negli ultimi decenni se n’è parlato nel partecipato convegno promosso dall’associazione Qualità della Vita e dall’associazione Agorà, nella Sala Rosa del Palazzetto dell’Arte di Foggia. Un incontro dal titolo volutamente provocatorio: “Foggia: città dal passato lusinghiero tra teatri, cultura e sviluppo. Ed oggi?”, una domanda retorica, la cui risposta è, ogni giorno, sotto gli occhi di tutti, sia per quanto riguarda le infrastrutture che i contenitori e gli spazi culturali. Un tema, quest’ultimo, da sempre caro alla decennale associazione presieduta da Luigi Miranda. “Dal 2004 ad oggi l’AQV ha all’attivo quasi 100 manifestazioni in materia”, spiega. “Il tema è cruciale e ci consente di fare una disamina della situazione della città, contemperando le potenzialità che non sono state concretizzate”. Circa le cause che hanno portato Foggia all’attuale stato di cose, 6Donna ne ha parlato con lo stesso Miranda che, oltre ad essere il presidente dell’AQV (“associazione senza bandiere ed estranea al mondo politico”, tiene a precisare), è anche candi- dato sindaco di Foggia, a capo di una lista civica che verrà presentata alla città il prossimo 28 febbraio. Per l’avvocato foggiano, la causa è da rintracciare in “decenni di politica miope e dissennata”. E ancora scippi, lungaggini e occasioni perse che hanno portato Foggia “così importante nello scacchiere dell’Italia meridionale nel periodo bellico” sull’orlo del baratro. “Dovremmo recuperare quella stessa strategicità geografica che nel ‘43 ci sfavorì e valorizzarla, ad esempio, con la riapertura dell’aeroporto, che non è un lusso ma priorità inderogabile per il nostro futuro”, spiega. Lo stesso dicasi per i collegamenti ferroviari e per le strutture deputate alla cultura. Primo fra tutti il Teatro Giordano. “Ci sono voluti solo tre anni per costruire il teatro più antico del meridione d’Italia dopo il San Carlo di Napoli. E non ne bastano otto per eseguire dei lavori di ristrutturazione”, spiega ancora tra l’incredulo e il disilluso. “La cultura non è solo mera accademia, ma possibilità di business”. In soldoni, occasioni di lavoro. “Ci sono città che hanno molto meno di noi, ma la cui economia è retta per il 60% dalla gestione in termini di impresa dei patrimoni culturali”. Campagna solidale di Doppia Difesa Onlus Dire “basta” alla violenza Come riconoscere i soprusi e a tutelarsi Nel 2013, il numero di donne uccise per mano di un uomo ha superato quota 128. Dal 23 febbraio al 9 marzo 2014 è possibile aiutare Fondazione Doppia Difesa Onlus partecipando alla campagna di raccolta fondi tramite Numero Solidale: inviando un sms solidale al numero 45598 da tutti i cellulari personali Tim, Vodafone, Wind, 3, PosteMobile, CoopVoce e Nòverca, o chiamando allo stesso numero 45598 da rete fissa Telecom Italia, Fastweb, TeleTu e TWT. Le donazioni – del valore di 1 € per ciascun sms inviato da cellulari e di 2 € per ciascuna chiamata da telefono fisso – saranno impiegate per sostenere le attività progettuali della Fondazione: sensibilizzazione dell’opinione pubblica, consulenza e assistenza legale e psicologica alle vittime di violenza che si rivolgono a Doppia Difesa. “Io e Giulia Bongiorno abbiamo promosso questa campagna,” afferma Michelle Hunziker, presidente di Fondazione Doppia Difesa Onlus, “consapevoli del fatto che il gravissimo fenomeno della violenza contro le donne ha raggiunto proporzioni spaventose. La violenza contro le donne è stata riconosciuta come violazione dei diritti umani grazie alla ratifica della Convenzione di Istanbul (che lo Stato italiano ha operato lo scorso giugno 2013) ed è oggetto di recenti interventi normativi finalizzati ad arginare quella che è diventata una vera emergenza nazionale”. “Dal 2007 Doppia Difesa svolge la sua attività su un duplice binario, psicologico e giuridico, ma crediamo anche nella necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica e di affermare valori che vediamo troppo spesso calpestati: rispetto, solidarietà, uguaglianza. Per ulteriori informazioni: www.doppiadifesa.it 6 febbraio duemilaquattordici inchiesta Filomena Trizio, Cgil: “Ma in Capitanata l’inattività Il lavoro (se c’è) nobilita l’uomo. Un passo avanti e due indietro: è così ormai da anni, troppi anni. E con questo andamento, nel mercato del lavoro, il futuro per migliaia di giovani, anche laureati e qualificati, assume tinte sempre più fosche. Uno scenario in cui la linea d’orizzonte – ovvero un lavoro più o meno gratificante, più o meno stabile e duraturo – si fa sempre più labile causando, di conseguenza, la paralisi di molti settori dell’economia del Paese. Dal particolare al generale, quando si parla di lavoro, le cose non sono poi tanto diverse. E la situazione patita in una città del sud Italia rispecchia, per grandi linee, quella tollerata anche nel resto del Paese. Un argomento – il lavoro, appunto, l’occupazione che tanti cercano e inseguono - che ormai viene affrontato solo per il tramite del suo esatto contrario: la disoccupazione giovanile. Perché non si può parlare di lavoro, se quest’ultimo non c’è. E non bastano poche “isole felici”, sparute intuizioni imprenditoriali (cui guardare comunque con ammirazione) a far voltare una delle pagine più difficili della nostra storia recente. Sull’argomento, per uno sguardo attento e competente sul territorio, abbiamo interpellato Filomena Trizio, segretario generale provinciale Cgil Foggia. Partiamo dal dato generale: qual è la condizione occupazionale dei giovani di Capitanata? E’ una condizione che già pagava ritardi strutturali del territorio e del suo sistema economico e imprenditoriale. A questo si è sommato il contesto di crisi che ha contratto ancor più il mercato del lavoro. I numeri sono lo specchio di una situazione drammatica: vi è un tasso di inattività giovanile pari al 68%, che è tra i più alti del paese. La disoccupazione nella fascia d’età tra i 15 e i 29 anni è del 38%; di contro il dato relativo all’occupazione si ferma al 19,8%. Tra l’altro per i pochi giovani che trovano un impiego, comunque, prevale il lavoro temporaneo. Quali sono le principali criticità riscontrate? Terminato il periodo di formazione qual è il principale ostacolo all’inserimento nel mercato del lavoro? Va da sé che oggi il principale ostacolo è la grave recessione che sta vivendo il paese. C’è un’emorragia di lavoro e quindi meno opportunità per tutti. A questo si ag- Filomena Trizio, Segretario Provinciale CGIL giunge un problema complessivo, che riguarda tutta l’Italia, quello di un quadro schizofrenico e deprimente rispetto al quale - nonostante siamo il paese che ha in percentuale il minor numero di laureati in Europa - non riesce comunque ad assorbire forza lavoro qualificata per lavori e mansioni attinenti ai percorsi formativi. In un contesto generale già difficile, vi sono variabili specifiche? Ad esempio, quanto incide la tipologia del titolo di studio, se iperspecialistico o obsoleto? Il vero ostacolo è lo scarto che esiste tra la formazione dei giovani e la poca qualità del tessuto produttivo. Non si investe in ricerca e innovazione di prodotto e la ragione fondamentale è nelle caratteristiche del sistema d’impresa: se si osservano i dati della Camera di Commercio, in provincia di Foggia tra le imprese registrate oltre il 70% sono ditte individuali. Prevalgono quindi piccole imprese che spesso non hanno struttura dimensionale ed economica, oltre che conoscenze e organizzazione per puntare su processi qualificati assumendo personale altamente formato. Al contrario, spesso si legge di imprenditori che lamentano di non riuscire a trovare profili professionali adeguati alle loro esigenze… Si tratta quasi sempre di profili specialistici che però nulla hanno a che fare con l’alta formazione. In questo caso la riflessione investe il mondo della “formazione professionale”. Non è certo compito della scuola - come spesso leggiamo - formare operai specializzati. Si tratta, anche nel caso di istituti professionali, di pre-formazione, da completare con stage mirati in azienda, che devono però essere destinati a formare i giovani e non utili a sfruttare manodopera per poco tempo e a costo zero. Anche le imprese devono decidere se cogliere certe opportunità o tirare a campare senza guardare al futuro… E se il lavoro manca, dice qualcuno, che lo si inventi. E’ stato ri- scontrato un certo “piglio imprenditoriale”? Se guardiamo all’impegno della Regione Puglia per il progetto Bollenti Spiriti, in particolar modo per l’azione Principi Attivi, la risposta in termini di progettualità e protagonismo giovanile, anche in provincia di Foggia, è stata importante. Ci sono due aspetti però che vanno sottolineati: uno, non è pensabile risolvere il problema occupazionale solo invitando i giovani a intraprendere attività autonome. Due, in periodo di recessione il mondo dell’impresa è in sofferenza e quindi è difficile anche immaginare l’avviamento di nuove attività imprenditoriali. La Cgil ha elaborato una sua proposta di Piano Straordinario per il lavoro, che è al centro del nostro XVII congresso. Chiediamo diverse politiche fiscali su redditi da lavoro e pensioni, per rilanciare i consumi. Chiediamo allo Stato, al pubblico, di investire, di essere il motore della ripresa economica, per riqualificare l’industria, i servizi, l’agricoltura, puntando anche su settori innovativi, sull’ambiente, sul nostro patrimonio culturale. Solo così sarà possibile invertire il segno della crisi e rilanciare l’occupazione. Maria Grazia Frisaldi “Osare” come motto, “cultura d’impresa” come credo Mensile di attualità e informazione. Registrazione presso il Tribunale di Foggia n° 2/2002 del 26/09/2002 Editore Publicentro Servizi Pubblicitari s.r.l. Direttore Responsabile Maria Grazia Frisaldi Direzione commerciale Angela Dalicco In redazione Dalila Campanile Irma Mecca Mariangela Mariani Simona Donatelli Rubriche arch. Simona Campanella dott.ssa Ilenia Palmieri dott.ssa Valentina La Riccia dott.ssa Maria Nobili dott.ssa Ines Panessa dott.ssa Anna Lepore dott.ssa Anna Maria Antonucci dott.ssa Giovanna Bruno dott.ssa Tiziana Celeste Collaboratori Claudio Botta Redazione Foggia Via Tressanti, I trav. (vill. Artig.) Tel. 0881.56.33.95 - Fax 0881.56.33.19 e-mail [email protected] Sito internet www.6donna.com Impaginazione e stampa Publicentro Graphic La collaborazione è volontaria e gratuita. I testi e le foto da voi inviate non verranno restituite. Questo numero è stato stampato in 43mila copie e distribuito gratuitamente a domicilio nella città di Foggia La “porta” per i mercati internazionali Impresa giovane, ne parla Antonio Di Nunzio, presidente degli Under40 di Confindustria Il loro credo è la cultura d’impresa. Nelle scuole predicano che bisogna pensare positivo, sin da piccoli, specie quando la congiuntura è negativa. I Giovani Imprenditori di Confindustria non restano arroccati nelle loro aziende e incontrano gli studenti, entrano nelle classi degli istituti superiori e tra i banchi dell’università. Osare è il loro motto. Lo “stay hungry, stay foolish” (siate affamati, siate folli) di Steve Jobs. Con l’Università e il Dipartimento di Agraria organizzeranno dei career Il gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria day, giornate di incontro liamo di figli di brillanti, persino geniali, di Under tra le aziende e gli stuimprenditori, 30. Diventeranno imprenditori? denti. Non si accontentama di gente che Non è che tutti presentino no, e puntano a fornire il ha dei ruoli in un’idea e poi venga finanziata, ma loro contributo in termini azienda, e in un abbiamo osservato che uno degli di corsi e pianificazione periodo di crisi strumenti che sta funzionando è il universitaria. “Non si può non è cosa da crowdfunding. Puoi presentare fare impresa senza tener poco. Quando un’idea imprenditoriale tramite dei presente l’università - avparlo di azien- canali web e ci sono degli investitoverte il Presidente Antoda mi riferisco ri. Per esempio, un’idea che richiede nio Di Nunzio - ma l’uniad un’unità un euro di investimento ha un miversità non può proiettare Il presidente Antonio Di Nunzio produttiva. A li- lione di possibili investitori presendei percorsi di studio senza tener presente l’impresa. È op- vello imprenditoriale prende deci- ti su un sito. Ti permette di avere un portuno che ci sia comunicazione”. sioni e collabora insieme alla vec- milione di euro come capitale per faLa questione anagrafica ormai chia generazione, non solo per re l’investimento. Ecco, ci sono dei è un refrain ricorrente. E dalla po- decretare il salto generazionale ma canali che non sono conosciuti. L’ablitica si è scatenato un interrogati- anche per trovare nuovi mercati do- biamo riscontrato anche parlando vo: giovane è sinonimo di inesper- ve operare, perché magari la vec- con gli studenti. Con “Io Imprendo” chia generazione non ce li ha pre- all’istituto tecnico Fraccacreta di San to? Essere giovane imprenditore si- senti. I giovani sono più reattivi e Severo abbiamo mutuato un corso gnifica essere un Under40 o al mas- quindi sono una nuova porta di pro- universitario, l’abbiamo adattato e simo aver compiuto i 40 anni prima iezione sui mercati internazionali. abbiamo cercato di capire la proNegli ultimi tempi hanno ri- pensione dei giovani a fare impredi rivestire una carica. La media del gruppo è di 33 anni. E non è che par- scosso successo invenzioni e idee sa. Ovviamente non è un corso aper- to a tutti. La scuola ci segnala gli studenti, poi noi facciamo un’ulteriore selezione. Di trenta persone ne abbiamo prese 18. Portiamo anche selezionatori di impresa, gente che fa recruitment di professione, gli facciamo vedere come funziona la selezione, cosa significa essere selezionatore ed essere selezionato, come funziona un curriculum vitae. La prima colonna di un’attività imprenditoriale è il team che deve lavorare. L’imprenditore non è altro che il riflesso o colui che riesce meglio a rappresentare e coordinare questo connubio. C’è voglia tra i giovanissimi di fare impresa? Non la prenda male se le cito un motto dannunziano di guerra: memento audere semper. Significa: ricordati di osare sempre. Nella storia della marina militare italiana c’è un motoscafo che affondava le corazzate austriache: il piccolo che riesce ad arrivare a grandi risultati e a colpire grandi obiettivi. Speriamo di essere bravi a farlo anche qua in Capitanata. Quantomeno abbiamo il dovere, in qualità di associati di Confindustria Foggia, di provarci e di cercare di trascinare anche altri a fare la stessa cosa insieme a noi. Mariangela Mariani febbraio duemilaquattordici inchiesta 7 giovanile è pari al 68%, tasso tra i più alti del paese” E se manca, c’è chi lo inventa… Non si investe in ricerca e innovazione: poche “isole felici”, tutte su iniziativa privata Le sorelle falegname 2.0 Buon gusto italiano Federica e Valentina sognano una bottega Le “Food Box” di Fabio Corfone Falegname al femminile, vallo a declinare, manco esiste. Le sorelle Ferraretti sognano una bottega artigiana tutta loro. Due donne falegname in mezzo a sedici maschi. “Forse sono stati gli unici a non rimanere scandalizzati del fatto che una donna potesse fare un corso del genere - sorridono - Ci fanno sentire come loro”. Diventi “falegname di bottega 2.0”, al passo coi tempi: col Cnipa Puglia, il Consorzio Nazionale per l’Istruzione Professionale e Artigiana, impari a realizzare mobili e infissi, ma anche a gestire un’attività in proprio. Federica ha 25 anni, per sbarcare il lunario ha fatto la baby-sitter e la massaggiatrice. Finita la scuola, l’idea dell’università la spaventava e ha preferito entrare nel mondo del lavoro, salvo poi dover fare i conti con “questa situazione un po’ particolare”, con un eufemismo la crisi. Si è rimboccata le maniche per “cercare di inventarsi un futuro” e si è domandata perché non specializzasi in qualcosa. Ha studiato da perito aziendale, ed è convinta che l’economia le tornerà comunque utile . Il legno è una passione di famiglia. Valentina, autodidatta, le ha fatto venire la voglia: ha qualche anno in più, 31, diploma di ragioneria, e ha iniziato per gioco a intagliare il legno con l’altra sorella, quella più grande, che poi ha preso un’altra strada, ma amava costruire giocattoli. L’idea è venuta al papà, un tuttofare, che ha prestato gli attrezzi. “Abbiamo iniziato a realizzare dei pensierini per gli amici. Avevamo a disposizione un box e dovevamo inventarci qualcosa. Poi ci siamo rese conto che le nostre creazioni - oggettistica d’arredamento, cornici, orologi, specchi, giochi per l’infanzia - venivano apprezzate”. Ha provato una miriade di lavori: dalla cameriera alla letturista del gas. Altro che generazione mille euro. Più di ottocento non ne hanno mai visti. Valentina ha seguito pure un corso di restauro del legno. Affinata la tecnica e con una qualifica in mano, vuole uscire da quel box in cui è entrata dieci anni fa. E da Foggia non se ne va. L’ostacolo che le sembra insormontabile è lo Stato italiano, con le sue leggi e la burocrazia. Non la spaventa la diffidenza di chi si vedrà arrivare due ragazze e aspettava di trovarsi un uomo a montare la cucina. Le donne poi sono attente ai dettagli e persino più creative. Una donna falegname, cosa c’è di strano. Che sia faticoso nemmeno ci pensa: “La soddisfazione che provi annulla tutte le difficoltà”. m.m. Il buon gusto italiano si trasferisce in Germania. E mette radici - metaforicamente parlando - a Berlino, grazie alla realizzazione di un progetto imprenditoriale semplice e vincente. E pratico, soprattutto. Ricorda, nella forma e nella sostanza, l’esperienza dei Gourmet Dinner Kit statunitensi, che permettono di preparare e assaporare pietanze da ristorante di alta qualità, direttamente a casa. Nel caso del foggiano Fabio Corfone, però, parliamo di Food Box e le pietanze proposte, così come stile ed gusto, sono rigorosamente ‘Made in Italy’. Un’idea vincente perché, di fatto, sfonda una porta già aperta. Quella del mercato tedesco, notoriamente devoto al Made in Italy in generale, e al cibo italiano in particolare. Le Food Box rappresentano il primo risultato commerciale della ‘Marzapane’, start-up che ora opera in tutta la Germania, fondata dallo stesso Corfone insieme al pugliese Andrea Lioce. Una laurea in Economia dell’Innovazione Tecnologica alla ‘Bocconi’ di Milano in tasca ed un bagaglio di esperienze maturate prima in Canada e poi a Berlino, hanno spianato la strada ad una impresa giovane (l’età media dei suoi dipendenti è 28 anni) e motivata. La Marzapane spedisce in tutta la Ger- mania Food Box contenenti tutti gli ingredienti necessari, già pesati o porzionati, per realizzare un pranzo o una cena “all’italiana”, per due o quattro persone composta da un antipasto, una portata principale (pasta o risotti o piadine), un dessert e una bottiglia di vino selezionata in base alla portata principale. Insomma, un’alternativa più pratica ed economica dell’Italian Restaurant. La varietà delle Food Box segue due variabili imprescindibili: la stagionalità dei prodotti e le specialità tipiche regionali, ma pasta, risotti, pizze e piadine sono i prodotti-base più richiesti. “Sul portale della Marzapane sono disponibili 75 ricette da selezionare attraverso il tipo di piatto, gli ingredienti e la regione di provenienza”, spiega Fabio. “Oggi, il mercato del food online è tra quelli con i più alti tassi di crescita e questo trova conferma nei numeri già molto interessanti che abbiamo sviluppato nei primi mesi di vita della Marzapane”. Ma il progetto è in piena crescita, con un programma di international roll-out per replicare il modello tedesco in altri paesi europei. E andare quindi alla conquista del nord. Almeno a tavola. m.g.f. Adam, il robot maggiordomo Un anno di UniFg Store “Frutto” della creatività di cinque foggiani La scommessa di sei laureati foggiani Si chiama Adam e oltre ad essere il “figlio” dei tempi che corrono è soprattutto il “frutto” della creatività di cinque ragazzi foggiani. Immaginato come uno e trino, Adam è il maggiordomo, la tata e il braccio destro ideali. Tutto insieme, tutto concentrato negli stessi circuiti: nasce così il primo personal robot nato dalla mente avveniristica di cinque ragazzi, emigrati a Milano per studio. Con la loro creazione, Gianmarco Cataldi, Francesca Iannibelli, Antonio Cavaliere, Francesco De Michele e Fabrizio Baia (fondatori della start-up Hands Company) hanno partecipato, a gennaio, al CES – Consumer Electronics Show di Las Vegas, vetrina ideale per un dispositivo robotico quale è Adam, per presentare il prodotto (il cui design è firmato da Andrea De Carlo) negli Stati Uniti. Nel concreto, questo dispositivo robotico - ancora un prototipo - può compiere azioni al posto nostro, semplificando la nostra esistenza. Può intervenire nella gestione della casa, (regolare il termostato, accendere o spegnere le luci, interagire con gli elettrodomestici) e videosorvegliare l’appartamento. Tutto tramite touch screen o comandi vocali. Come un perfetto maggiordomo, Adam si muove autonomamente, memorizzando le stanze, i luoghi e i percorsi. Adam è anche una consolle di intrattenimento (per ascoltare musica, guardare film o fotografie, scaricare app) e una piattaforma di telepresenza (ovvero è possibile interagire con una videochiamata con chi è in casa e muoversi virtualmente per le stanze). Soprattutto può fornire assistenza quotidiana ad anziani, malati e disabili. Proprio per questo, Adam è progettato per essere accessibile al consumatore finale. Il costo è, infatti, relativamente contenuto: 1.990 euro a fronte dei 15-20 mila euro previsti per i prodotti di robotica in circolazione. La start-up foggiana è tra le pochissime aziende italiane a partecipare al Consumer Electronics Show. “Abbiamo iniziato due anni fa - spiegano i membri della squadra - e oggi possiamo contare su un team di 10 ragazzi, sparsi per l’Italia, tutti giovanissimi (età media 22 anni) che collaborano per completare la realizzazione del robot e avviarne la produzione industriale”. L’idea è, quindi, quella di poter finanziare il progetto e sfondare nel mercato statunitense. m.g.f. Nell’università ci sono rimasti, più del previsto, ma non sono mica dei bamboccioni. Sono sei laureati in Giurisprudenza ed Economia che si sono costituiti in cooperativa e hanno aperto l’UniFg Store. Il loro progetto ha vinto il bando per la gestione commerciale del marchio, il merchandising dell’Università di Foggia. L’attività ha compiuto da poco l’anno di vita e i soci sono consapevoli che dal punto di vista economico c’è da considerare la fase di start-up, ma il primo bilancio è soddisfacente. “Abbiamo registrato una bella risposta da parte degli studenti, soprattutto del Dipartimento di Giurisprudenza, che è quello in cui ci troviamo”, a raccontare oltre 365 giorni di avventura è uno dei soci, Stefano Corsi. L’unico punto vendita è lì, nella sede di Largo Giovanni Paolo II, ed è un limite. “L’università di Foggia non ha un campus. Gli studenti di Medicina, di Agraria e di Lettere sono dall’altra parte della città. Un anno è ancora poco, ma siamo contenti di essere riusciti a soddisfare le richieste degli studenti, dell’amministrazione o dei vari Dipartimenti. Abbiamo collaborato per alcuni master e convegni cercando di fornire il materiale e di occuparci di qualsiasi aspetto”. È un’attività autonoma, per intenderci come un bar affidato in gestione.”Noi rimaniamo degli intermediari, non siamo una fabbrica”, chiarisce Stefano. E così anche loro devono fare i conti con la concorrenza. “Crediamo in quello che facciamo e siamo convinti che nel tempo le cose non potranno che migliorare. Lavoriamo in un ambiente piacevole, pieno di giovani. Non abbiamo la sindrome del lunedì mattina”. Hanno i diritti di commercializzazione del marchio per i prossimi cinque anni ma il loro progetto è a lunga scadenza, ormai è il loro lavoro. Sono tutti sulla trentina, il presidente Costantino De Cillis presto darà l’esame da commercialista. Ci sono due donne, Dalila Di Biase e Vittoria Longo, e poi Claudio D’Agnello e Michele Terlizzi. “Trovare un posto fisso lo consideravamo un miraggio e abbiamo deciso di provare a vincere questa sfida”. E ce l’hanno fatta. Per anni hanno pagato le tasse universitarie e ora l’università ha restituito il favore. Dev’essere una bella soddisfazione. “Non ci avevo neanche pensato. In realtà l’Università non ci regala nulla, anche se ci stiamo dentro. Ci ha dato un’opportunità e sta a noi riuscire a sfruttarla”. m.m. 8 febbraio duemilaquattordici A CURA DI CLAUDIO BOTTA politica Stallo al centrodestra, la scena è tutta per le primarie del centrosinistra Alla ricerca del sindaco perduto Il Pd, in rotta di collisione con Mongelli, punta su Marasco. Ma attenzione anche agli outsider Saraò e Frattarolo… U na doverosa premessa: questa pagina è stata ‘chiusa’ in redazione domenica sera 16 febbraio. E analisi e commenti non possono quindi tenere conto delle possibili - e prevedibili - sorprese fino al giorno fissato per il termine ultimo di iscrizione alle primarie della coalizione di centrosinistra per la candidatura a sindaco, il 18 febbraio (con almeno 350 firme raccolte a sostegno). Allora, si annunciano fuochi d’artificio fino al 9 In alto marzo. Grazie Augusto Marasco soprattutto alin basso lo scontro alRaffaele Piemontese l’arma bianca tra il sindaco uscente Gianni Mongelli e il suo potente ex assessore alla Qualità e all’Assetto del Territorio del Comune di Foggia, Augusto Marasco, architetto vicino al centrodestra nella precedente campagna elettorale, poi improvvisamente convertitosi ed entrato in giunta e diventato, al termine di un lungo corteggiamento, il coniglio nel cilindro del Pd di Raffaele Piemontese per accompagnarlo al portone di Palazzo di Città e congedarlo. Un terremoto politico destinato a produrre azioni e reazioni a catena (il ritiro delle deleghe principali da parte del primo cittadino ‘sdegnato’, l’annuncio della candidatura al veleno, sono solo le prime schermaglie), ma largamente annunciato perché non era certo un mistero l’insofferenza dei soci di maggioranza della coalizione per l’ingegnere, nonostante l’insperata vittoria (dopo le macerie lasciate dall’amministrazione Ciliberti) e la difficile azione di risanamento intrapresa, dopo aver trovato il Comune sull’orlo del dissesto (e per molti ben oltre). Mongelli si augurava, dopo anni di robusti sacrifici, un convinto via libera almeno da parte dei suoi per un secondo mandato che si annuncia decisivo per il rilancio della città, alla luce dei finanziamenti e delle importanti infrastrutturazioni annunciate: ma invece paga la non esaltante popolarità (per usare un eufemismo) presso l’opinione pubblica, e lo scarso feeling con gran parte dell’establishment del Pd e del cerchio magico che oggi ruota intorno alla figura del presidente del Consiglio comunale Raffaele Piemontese. Alle primarie, quindi, ecco un’altra carta pesante. In aggiunta alle altre già sul tavolo, tutt’altro che trascurabili. Perché Rita Saraò, esponente di punta dell’Università di Foggia e dell’associazionismo dopo l’impegno profuso nella presidenza di Donne in Rete, legatissima all’assessore regionale alla Salute Elena Gen- tile, porta in dose un robusto pacchetto di voti e consensi, e sa di rappresentare una novità attesa in tanti ambiti ed espressioni della città finora alla finestra, per mancanza di sponde concrete e punti di riferimento. Un’outisider, certo, ma in grado di sparigliare. Così come Lorenzo Frattarolo, giovane commercialista, renziano della primissima ora (in tempi non sospetti, insomma), sostenuto dal deputato Ivan Scalfarotto. Il primo a presentare le firme necessarie (in numero largamente superiore) e a bruciare i tempi, per cercare di recuperare in visibilità rispetto alla concorrenza. Il ruolo del guastafeste se l’è invece assegnato N i n o Abate, giornalista, poeta, comunicatore, riferimento della nuova forIn alto Rita Saraò m a z i o n e in basso ‘Socialismo Leo Di Gioia e democrazia’ e a sua volta insofferente per l’egemonia piddina a ogni livello. Sullo sfondo il ruolo di Sel, e della strana coppia Pino Lonigro-Leonardo Di Gioia. d’appeal per amici solo presunti ed alleati, in particolare il Nuovo Centro Destra di Di Giuseppe, De Leonardis, Leone, Di Mauro che continua a trincerarsi e non sbilanciarsi in attesa dell’evolversi degli eventi e per non alimentare ulteriori polemiche e confusione con altri nomi, permanendo la ricerca di una personalità esterna in grado di determinare una necessaria sintesi. Già in campagna elettorale, intanto, Lucia Lambresa, che ha avviato un ciclo di incontri per raccontare le sue verità e levarsi qualche sassolino In alto Comune di Foggia, dalle scarpe (vedi a destra Lucia Lambresa, vicenda dell’Amiin basso Lorenzo ca, della quale è Frattarolo stata a lungo preConfronsidente, e i suoi difficili rapporti ti e scontri con entrambe le coalizioni) e che si annunLuigi Miranda, che in attesa di ciano accesi. un recupero nel centrodestra (è Ma che anientrato in consiglio comunale meranno il nelle fila del Pdl e in corso d’opeprossimo mera è approdato all’Udc di Angelo se, e regaleranno visibilità e possi- Cera) non intende rinunciare alla bilità di consenso ai candidati, che candidatura a sindaco. Settimane potrebbero poi rivelarsi decisivi per febbrili per il Movimento 5 Stelle, la vittoria finale, alla luce dello stal- che presenterà un proprio candilo dei principali avversari, quelli del dato chiamato a non disperdere il centrodestra che possono contare voto e il consenso raccolto a grappoli su una coalizione allargata e sul nelle ultimi elezioni politiche: una malcontento diffuso di una comu- missione impossibile data l’abissanità frustrata, ma non riesce (anco- le differenza tra le politiche ai temra?) a trovare l’unità inpi dei listini bloccati (e torno a un candidato dei nominati dall’alto) condiviso, che era poi e le amministrative, ma l’obiettivo annunciato. Al il clima generale di insilenzio imbarazzato nelsofferenza e protesta le prime settimane sono non è certo cambiato, e seguiti quelli assordanti allora non sarà una parintorno ai primi nomi gettecipazione di routine. tati ufficialmente nella In tanti, probabilFranco Landella mischia (Bruno Longo per mente troppi sperano, la Destra, Giuseppe Mainiero per infine, di ricevere la telefonata che Fratelli d’Italia) e le aperture e chiu- allunga la vita, dopo precedenti sure verso l’aspirante leader Fran- esperienze amministrative. Una teco Landella. Gradito a parte (sol- lefonata che difficilmente arriverà, tanto parte) di Forza Italia, in in tempi di rottamazioni e rinnovaparticolare al sen. Lucio Tarquinio: menti faticosamente avviati. Vero, ma non abbastanza convincente e Matteo Renzi? febbraio duemilaquattordici 9 10 febbraio duemilaquattordici angolo verde Una guida per riconoscerne senso e valore Il significato dei fiori Dai Flower books ai giorni nostri In giapponese è Hanakotoba e nell’Ottocento veniva chiamato Florigrafia. Oggi, invece, è comunemente conosciuto come il linguaggio dei fiori: ovvero un modo di comunicare attraverso i fiori e, più in generale, gli allestimenti floreali in grado di esprimere sensazioni che non vengono pronunciate. L’attribuzione di un significato simbolico ai fiori e alle piante risale all’antichità; tuttavia è con l’Ottocento che l’interesse per il linguaggio dei fiori assume il massimo sviluppo legandosi alla comunicazione dei sentimenti, tanto che si diffuse un’editoria specializzata nella stampa dei ‘flower books’, elegantemente illustrati con incisioni e litografie. I fiori, ad esempio, sono uno degli aspetti fondamentali del ‘giorno del Si’ perché regalano magia, colore e profumo. Ecco il significato dei fiori più comuni: la rosa, simboleggia l’amore felice (bianca è sinonimo di purezza e candore; rosa indica affetto, tenerezza e comprensione; rossa esprime amore passionale; gialla è sinonimo di gelosia); la calla è simbolo di bellezza sontuosa; l’orchidea significa bellezza, raffinatezza, ma anche un elegante e criptato “grazie per esserti concessa”. Infine, la margherita simboleggia l’innocenza, l’amore fedele e la condivisione di sentimenti. Ci sono, poi, fiori più particolari come il garofano che significa dolcezza, amicizia e fedeltà e l’anemone che è sinonimo di aspettativa; il tulipano che simboleggia l’amore e la passione e la gardenia che esprime gioia, purezza e sincerità. La peonia è la regina dei fiori per i cinesi, il suo significato è matrimonio felice; l’iris, invece, è emblema della Francia, e della fede e giustizia. Gli ultimi tre fiori, al contrario dei precedenti, non hanno un significato adatto ad un giorno così lieto, ma sono molto di tendenza ed usati soprattutto per composizioni rustiche e di campagna. Stiamo parlando del girasole che è sinonimo di falsità proprio perché volge sempre il capo per seguire il sole, dell’ortensia, emblema di freddezza e solitudine e del papavero che simboleggia oblio, lentezza. Dal bouquet da sposa alla decorazione della chiesa, arrivando infine al luogo del ricevimento, i fiori danno un’impronta ben precisa al matrimonio. Ma, non dimentichiamoci della parte maschile con la bouttonnière, il piccolo tocco floreale posizionato sull’occhiello dello sposo, dei testimoni e dei genitori degli sposi. Dovrà essere in sintonia con l’abito della sposa e il bouquet: la bottoniera è un simbolo di eleganza utilizzato anche in passato nei matrimoni reali per conferire una nota di colore e di classe. Simona Donatelli febbraio duemilaquattordici bellezza Ogni donna vorrebbe apparire sempre femminile e in forma come le stelle del cinema, Tuttavia, dietro l’aspetto impeccabile e irraggiungibile di attrici e modelle, ci sono segreti e accorgimenti custoditi gelosamente dallo star-system. Eppure essere belle in poco tempo e in modo economico si può: ecco i segreti che alcune dive hanno lasciato trapelare e che, dopo accurate ricerche, 6Donna ha deciso di condividere con le sue lettrici. Beauty da star? Ecco cosa non deve mancare Bellezza da diva? I segreti delle stelle C’è chi usa la camomilla e chi non rinuncia alla pulizia del viso Dallo star-system tutte le dritte per essere sempre perfette A nche le star si svegliano con gli occhi pesti e gonfi: il rimedio economico e immediato dell’attrice Kirsten Dunst è quello tenere in posa sulle palpebre per 2 o 3 minuti delle garze imbevute nell’infuso di camomilla. Le borse si riassorbono grazie all’azione del bisabololo, una sostanza che migliora l’elasticità dei capillari e li decongestiona. Un bel viso è quello privo di imperfezioni: ecco perché occorre dedicarsi per mezz’ora ogni due settimane ad una buona pulizia del viso, che si può effettuare in maniera professionale anche a casa propria: parola di Kate Winslet! La procedura classica ha i suoi effetti: fate dilatare i pori avvicinando il viso al vapore dell’acqua messa a bollire in un pentolino. Liberatevi di eventuali punti neri usando garze sterili e disinfettando la zona interessata. Fate uno scrub (mescolate in una tazzina di caffè miele e sale fino) per liberare la pelle del viso dalle cellule morte e riattivare così il microcircolo per avere un colorito sano. Secondo gli scienziati infatti le guance rosate seducono di più in quanto trasmettono l’idea di essere delle partner in buona salute: anche Winona Ryder è una delle star che ha fatto del fard rosato uno dei suoi segreti prediletti. In seguito non dimenticate di applicare una maschera adatta al vostro tipo di pelle: affidatevi pure alle comode confezioni monodose esistenti in commercio oppure rispolverate i vecchi rimedi casalinghi come la farina d’avena. Usata come un sapone aiuta a contrastare la pelle grassa. Tuttavia tutte le star amano una maschera in particolare: quella de- faticante che attenua segni di stanchezza e le rughe d’espressione. Questa maschera si può realizzare anche a casa con albume di uovo e miele, amalgamati e tenuti in posa fino all’indurimento. Un altro segreto è l’idratazione: basta usare anche una sola crema leggera e contrastare i segni di espressione con un buon contorno occhi, prodotto che non manca mai nel beauty di Beyoncè. Se siete fans dell’abbronzatura invece dimenticatevi delle lampade che favori- Ciglia come Betty Boop Attualmente non c’è nessuna star che possa eguagliare il battito di ciglia di Betty Boop, il celebre personaggio del mondo dell’animazione nato dalla fantasia dei fratelli Fleischer. Le dive cercano di rimediare con le ciglia finte, rinunciando alla naturalezza, proprio perché sanno che ciglia lunghe e folte rendono lo sguardo intenso. Tuttavia un escamotage del genere non è adatto alla quotidianità: meglio prendersi cura delle proprie ciglia con una ricetta ad hoc. Di seguito vi suggeriamo la preparazione di un olio fortificante e scurente per ciglia: in venti minuti avrete il vostro elisir di bellezza della durata di 2 mesi se conservato in un luogo fresco. Per la preparazione occorrono 2 chiodi di garofano, ½ cucchiaio di noce moscata grattugiata, 1 cucchiaino di olio di ricino, 1 goccia di olio essenziale di carota. Riducete in polvere finissima i chiodi di garofano e la noce moscata, unitele in una ciotola agli altri ingredienti, mescolando e conservando il liquido in un contenitore. Prelevate poche gocce di olio con un vecchio spazzolino da denti o un 11 vecchio applicatore di mascara, precedentemente pulito. Applicate l’olio sulle ciglia struccate, la sera prima di andare a letto. Infine, a differenza di Betty Boop, fate un uso appropriato del mascara: è preferibile applicarlo solo sulle ciglia superiori con un movimento a zig-zag che permette di stendere il prodotto in modo omogeneo e lasciar perdere quelle inferiori, perché il rischio è solo quello di accentuare le occhiaie. d.c. scono l’insorgere delle rughe e iniziate a proteggere la pelle del viso come fa Gwyneth Paltrow, optando per un autoabbronzante colore albicocca, il segreto per un colorito caldo e naturale. Curate il make-up anche se il vostro stile è casual. Puntate su un maquillage leggero e naturale però accentuante gli occhi o la bocca, le zone più seducenti del viso, proprio come fa Liv Tyler: attirerete lo sguardo sul vostro viso, distogliendo l’attenzione dal resto del corpo. Il fondotinta a prima mattina? E’ ormai roba vecchia: tutte le star si sono ormai convertite alle BB Cream e prediligono prodotti in polvere che non appesantiscono il viso. L’investimento per il vostro beauty invece dovrebbe essere un facegloss: un prodotto multiuso illuminante da usare su labbra, zigomi e palpebre che da solo restituisce un’impressione di benessere, il preferito di Sarah Jessica Parker. Diversamente da quello che si pensa, non servono molti trucchi per essere impeccabili. Una matita nera solo sulla palpebra superiore dona profondità allo sguardo e una matita per le labbra, sfumata con i polpastrelli, renderà la vostra bocca più carnosa senza l’effetto rossetto: questo il make-up giorna- liero di Halle Barry. Infine investite pure sul profumo: una fragranza irresistibile e personale mette di buon umore ma soprattutto distrae gli interlocutori che tenderanno a concentrarsi sulle proprie per- cezioni olfattive. Così, anche quando non vi sentite impeccabili, sarete almeno aromaticamente indelebili. Dalila Campanile 12 febbraio duemilaquattordici mondo bimbi I significati del disegno infantile Dietro lo “schizzo” Scarabocchi, colori e forme: ecco la guida all’interpretazione Luca, 3 anni. All’uscita dall’asilo consegna un disegno alla sua mamma. Scarabocchi, figure astratte e tanti colori sovrapposti. Che cosa mai avrà voluto rappresentare? Secondo grafologi e psicologi, gli esperti che si dedicano allo studio del disegno infantile, le forme e i colori scelti da un bambino non sono mai un caso. Il disegno infantile infatti è la sua forma di comunicazione non verbale nonché la modalità con cui rappresenta quello che vive. Dai 2 ai 4 anni i bambini si divertono a pasticciare: i loro elaborati sono per lo più scarabocchi. Dai 5 anni in su invece i bambini cominciano a padroneggiare il disegno: la figura umana viene rappresentata ancora in maniera schematica, in seguito cresce l’attenzione per i dettagli e l’ambiente che li circonda. Solo intorno agli 11 anni un bambino comincia ad eseguire rappresentazioni piuttosto realistiche nonché ad abbinare tra loro le stesse sfumature di colore. E’ molto importante che i genitori accolgano sempre con entusiasmo i disegni dei propri figli. Dalla gratificazione, i bambini traggono lo stimolo per continuare a produrre rappresentazioni in modo spontaneo. Sono proprio i disegni spontanei quelli idonei ad essere osservati, per ricavare interessanti informazioni sulla personalità di un bambino. Il primo aspetto da notare è la zona del foglio in cui viene realizzato il disegno. I bambini fino ai 3 anni prediligono la zona bassa, indice di insicurezza e paura, sensazioni normali per la loro età. Chi sceglie di disegnare al centro invece sta vivendo una fase di egocentrismo naturale mentre chi disegna a sinistra è un bambino ancora molto legato alla propria sfera familiare. Anche il modo in cui il bambino occupa lo spazio sul foglio ha una sua valenza: si sviluppa lungo tutto la pagina oppure si concentra su una sola area? Questi sono i primi aspetti da cui può dedursi una personalità vivace ed entusiasta (il primo) oppure quella più timorosa e introversa (il secondo). Anche gli scarabocchi possono essere interpretati. Forme curve e ampie sono sicuramente indice di un carattere estroverso e socievole. Al contrario, linee spezzate indicano una tensione e una sensibilità accentuata. Quando il bambino invece è in grado di realizzare figure, è importante esaminare i bordi e i margini: tanto più un disegno è completo e le figure sono chiare tanto più un bambino si sente tranquillo e ubbidiente. Se invece i bordi sono incompiuti siamo di fronte ad un temperamento potenzialmente capriccioso. Non si può nemmeno tralasciare la pressione del tratto: i bambini con una personalità dinamica e anche piuttosto aggressiva disegnano con un solco profondo, spesso chiedono più fogli. Il pigro invece ha un tratto molle e di solito non completa i disegni. Un bambino insicuro comincia sin da subito a correggere la sua rappresentazione, invece un timido utilizza una pressione più leggera, spesso accompagnata dalla predilezione di colori chiari e tenui. Questi ultimi rappresentano un dettaglio da non tralasciare: le tonalità possono essere la spia del temperamento. Colori caldi e accesi e le relativa sfumature corrispondono ad un indole spigliata, loquace e attiva a cui a volte può essere difficile mettere un freno. I colori freddi invece corrispondono ad un temperamento riflessivo anche se potrebbero celare un bisogno di maggiore tranquillità. Solo il nero può essere invece spia di un potenziale disagio: se usato con frequenza potrebbe essere opportuno rivolgersi ad un esperto qualificato per scandagliare attraverso scarabocchi e forme quello che passa nella testa del bambino. Dalila Campanile febbraio duemilaquattordici benessere&salute “Il tuo corpo è la tua casa. Tu ne sei l’unico proprietario, anche se nel corso del tempo ne hai perduto le chiavi, ora ne sei fuori, ricordi solo la facciata, non ci abiti, anche se il tuo corpo rappresenta il ritrovo dei tuoi ricordi più lontani”. Q ui è racchiusa l’essenza della tecnica riabilitativa ideata dalla chinesiterapeuta, Thèrèse Bertherat, denominata Antiginnastica e divulgata in Italia con il nome di Mediazione Psicocorporea dalla dottoressa Antonella Fracasso psicologa a Milano, dove la dottoressa Orsola Viola si è specializzare per esercitare questa tecnica presso lo Studio Sphaera . Secondo la Bertherat, il nostro corpo è formato da muri, ovvero i muscoli e in essi c’è la storia della nostra vita, fatta di crampi, debolezze, di dolori nelle gambe, nella 13 Mente-corpo binomio inscindibile Prendersi cura del proprio ‘essere’ con la mediazione psicocorporea schiena, nel cuore e nel volto. Questo perché sin da quando veniamo in vita siamo sottoposti ad ogni tipo di pressione familiare o sociale, e il corpo reagisce ai traumi e alle aggressioni contraendo i muscoli che formano così una corazza difensiva. Questo trattamento apre quel canale, che fa da tramite tra Corpo e Mente, in cui l’energia ricomincia a scorrere e il Sé fa sentire la sua voce. “Le sedute di Mediazione Psicocorporea - afferma la dottoressa Viola - sono rivolte a coloro che desiderano raggiungere e mantenere uno stato di benessere attraverso una maggiore consapevolezza del proprio Sé corporeo”. L’obiettivo di tali incontri è di creare “armonia e bellezza nel corpo” e consiste in movimenti che aiutano a sciogliere le tensioni accumulate nella musco- latura posteriore, a rendere la postura più armonica e a ristabilire quell’equilibrio e quel benessere mentale che per via della vita moderna viene minato in continuazione da stress, depressione e ansia. Ogni seduta di Mediazione Psicocorporea è un’esperienza unica: non c’è ripetizione, allenamento, meccanicità, ma piuttosto ascolto, rispetto, allentamento delle tensioni. E quindi consapevolezza e comprensione dei meccanismi che ci portano verso il dolore e la rigidità. Ritrovando una postura più equilibrata e corretta, si può alleviare il dolore e ritrovare benessere ed armonia. Durante la seduta, che si tie- Dr.ssa Orsola Viola Pedagogista Clinico - Psicosomatista Terapista Rieducazione Posturale (metodo Mézières-Bertelè) Prima edizione del Premio “E. Altomare” L’Unifg premia la ricerca Tra i vincitori Valentina La Riccia, dentista e rubrichista di “6Donna” Ci sono almeno tre buoni motivi nella scelta di dare spazio e merito al Premio di Studio “Emanuele Altomare” promosso dall’Università degli studi di Foggia e destinato a sei studenti dell’ateneo dauno. Il primo è legato alla figura che il premio, alla sua prima edizione, celebra e ricorda, ovvero il professore Altomare, ordinario di Medicina interna e preside della facoltà di Medicina e Chirurgia dal 2005 al 2011, persona di alto profilo intellettuale e morale venuto a mancare poco più di un anno fa. Il secondo motivo – tanto singolare quanto apprezzabile – riguarda la natura e la provenienza di queste borse di studio, del valore complessivo di 2.400 euro. Si tratta di incentivi per l’attività didattica destinati ad altrettanti ricercatori, i proff. Mori, Petito, Piccoli, Porro, Scrima e Trotta; denaro che, per loro stessa volontà, è stato devoluto sotto forma di borsa di studio con l’obiettivo di incentivare la ricerca insieme ai talenti e alle intelligenze del territorio. Da ricercatore in atto a ricercatore in potenza, insomma, una sorta di simbolico passaggio di testimone e opportunità. Il terzo motivo, invece, è un piccolo punto d’orgoglio per il nostro magazine. Tra i sei premiati, infatti, vi è la dottoressa Valentina La Riccia, una delle rubrichiste del nostro giornale (il premio fa riferimento alla sua carriera di studentessa). Insieme alla dottoressa La Riccia, sono stati premiati dal rettore Maurizio Ricci anche Francesca Ippolito, Domenico Pappano, Azzurra Pici, Maria Pia Ruberto e Pierluigi Santo. “A nome di tutti i vincitori, vorrei esprimere la nostra gratitudine verso i sei ricercatori che hanno scelto di rinunciare agli incentivi loro destinati, a favore degli studenti più meritevoli”, ha spiegato La Riccia. “Il vostro è un gesto eccezionale e significativo: gratificando gli studenti che si sono distinti per merito, ci date un chiaro esempio di dedizione per il vostro lavoro di ricercatori e di insegnanti”. “Le statistiche - prosegue - dimostrano che l’Università di Foggia è un’istituzione valida: ha conquistato il 12° posto per la qualità della ricerca fra tutte le Università italiane, il primo posto fra le Università della Puglia ed il secondo in Italia per la ripartizione delle quote premiali, il che significa una consistente riduzione dei tagli ai finanziamenti. Tuttavia, i giovani nati e cresciuti in questa città, spesso preferiscono studiare altrove, ma le persone che restano qui, con i loro sforzi stanno contribuendo ad accrescerne il prestigio”. Angela Dalicco ne con una cadenza di 15giorni e per 2 ore continuative, è previsto un tempo per ascoltarsi e trasformarsi, al di là della piacevolezza e della morbidezza del materiale che viene utilizzato (palline di gomma e di sughero, palle di gommapiuma). La Mediazione Psicocorporea è un’attività di gruppo dedicata a tutte le persone di qualsiasi età che vogliono migliorare la loro posizione, le loro capacità motorie, la forma fisica (musicisti, ballerini, attori, sportivi), per tutti coloro che vogliono stare meglio nel loro corpo. Per le persone che presentano problemi muscolari e articolari acuti (ad esempio tendiniti, distorsioni, frat- ture, lussazioni, periartriti, lombalgie, cervicalgie, sciatalgie, ernia del disco) e cronici (artrosi, scoliosi, malattie reumatiche). Può essere usato con molta efficacia anche per le malattie neurologiche (per esempio emiplegie, tetraparesi spastiche), congenite e acquisite. Dopo il successo e la grande affluenza al Tennis Club per la prima prova gratuita della Mediazione Psicocorporea, la dottoressa Viola aspetta chiunque voglia avvicinarsi a questa tecnica il 25 febbraio partecipando ad una lezione, presso il proprio studio, previa prenotazione. TERAPIE PROPOSTE Via C. Galiani, 26 - FOGGIA Tel. 0881.744687 393.3613666- 3687490885 www.violaorsola.com [email protected] - www.studiosphaera.it • Trattamento terapeutico Mézières-Bertelè • Mediazione psicocorporea • Risveglio muscolare • Ginnastica estetica psicocorporea e posturale • Counseling psico-pedagogico clinico • Massaggio antistress • Brain Gym • Touch For Health • Percorsi di gruppo secondo specifiche tematiche 14 febbraio duemilaquattordici cucina&dintorni Il “trionfo” del fritto Dolce o salato? Paese che vai, tradizioni che trovi A cura di Letizia Consalvo “A Carnevale ogni scherzo vale”, recita un antico adagio. Ma quando si parla di cucina c’è ben poco da scherzare. E’ questa, infatti, la festa più allegra e trasgressiva dell’anno e a tavola, si sa, la trasgressione coincide con il “trionfo del fritto”, sia esso dolce o salato, nel rispetto delle tradizioni. Chiacchere, castagnole, tortelli dolci, krapfen, bomboloni, struffoli, zeppole… ogni regione vanta la propria specialità e, molto spesso, nomi diversi identificano ricette assai simili. Come nel caso del più tradizionale e diffuso dei dolci di Carnevale: le chiac- chere, che diventano frappe, piuttosto che cenci, grostoli o sfrappole. La diversità più evidente è costituita dalla componente alcolica che rispecchia il territorio: marsala, vino bianco, acquavite, liquore all’anice. Le chiacchere hanno in comune la leggerezza e friabilità, sfoglie sottili dalle varie forme, fritte nell’olio e spolverizzate con zucchero a velo, ottime se preparate nella stessa giornata in cui vanno mangiate. Morbide e gustose sono le castagnole, con variante alla ricotta, naturalmente fritte e zuccherose. Proprio per il fatto che questo è il momento del “fritto” è importante ricordare alcune regole fondamentali per ottenere un risultato eccellente, altrimenti si rischia che tutto risulti pesante per il gusto e Molto di più una “Cena con delitto”. Quello che la Piccola compagnia impertinente di Foggia ha presentato nella minirassegna Cena comanda colore è teatro che si “gusta”. Con tutti i sensi. Un esperimento ben riuscito a giudicare dalla prima “Giallo: Il compleanno Del Re”, una cenaspettacolo durante la quale lo spazio di via Castiglione si è spogliato - ma solo in apparenza - di tutto ciò che richiama il teatro convenzionale, per accogliere tavoli, sedie e stoviglie con le quali gustare le pietanze proposte dallo chef Donato Soldani. “Il nostro proposito è quello di unire, ancora una volta, i talenti del territorio nell’ambito di uno sviluppo artistico che abbia possibilità di ulteriori contaminazioni. Insomma, un modo nuovo di vivere lo spazio teatrale, che la Piccola compagnia impertinente ha voluto fortemente sperimentare”, spiega il direttore artistico della compagnia, per lo stomaco. La prima cosa è scegliere il grasso giusto con cui friggere. Abbandonato completamente lo strutto, sicuramente non è il caso di pensare al burro; resta l’olio, ma quale? In questo caso ideale è quello di semi di arachide perché ha un punto di fumo molto alto, cioè la temperatura alla quale l’olio brucia diventando inutilizzabile è molto elevata. Pertanto, non avendo quasi mai a disposizione nelle nostre cucine di casa un termometro o una fonte di calore che mantenga costante e giusta la temperatura a cui friggere, è importante mantenere dei margini di sicurezza. L’olio di oliva, che sul nostro territorio la fa da padrone, in questo caso va usato con moderazione, prima di tutto perché più costoso (e queste fritture prevedono tutte di essere effettuate con il metodo “a immersione”) e poi perché la quantità di olio necessaria inciderebbe in maniera consistente sulla realizzazione della nostra ricetta. Non sono poi da sottovalutare il punto di fumo dell’olio di oliva - che è decisamente più basso - e il sapore, che probabilmente tenderebbe a coprire quello dei nostri fritti, dolci ma non particolarmente decisi nel gusto. Deciso l’olio, passiamo a scegliere la nostra padella. Proprio per la necessità di friggere con abbondante olio sarebbe utile scegliere una padella dai bordi alti, che ci consente di utilizzare una giusta quantità di grasso senza rischiare fuoriuscite e soprattutto limitando gli schizzi, a vantaggio della sicurezza e della pulizia. Naturalmente prima di riscaldare l’olio bisogna fornirsi degli strumenti indispensabili: forchetta per girare, schiumarola o mestolo forato per scolare, carta assorbente e piatto da portata. I ”pezzi” da friggere è utile siano quanto più simili nella dimensione: richiederanno tempi di cottura e temperatura simili; è importante ricordare di non “caricare” troppo la pentola, meglio pochi pezzi per volta così da mantenere la temperatura dell’olio quanto più costante possibile, troppi pezzi causerebbero un troppo repentino abbassamento della temperatura a danno del risultato finale. In cucina la pazienza è sempre elemento fondamentale! Ricetta del mese Taralli dolci di mele Mini-rassegna “Cena comanda colore” Il teatro che si gusta Le suggestioni del “Giallo” sul palco e in cucina Pierluigi Bevilacqua. gela Conte, che ne ha curato In questo modo, si è creala regia. Tavoli e sedie sul palta una continua corrispondencoscenico e spettatori mescoza tra teatro (lo spettacolo prelati agli attori. Seduti allo stessentato) e gastronomia (il so tavolo con i teatro gustato), due aspetti cacommensali-avventori o conlibrati sulle suggestioni del fusi tra i camerieri, gli attori “giallo”: sia esso l’intreccio di (Mariangela Conte, Michela una storia o richiamo culinaDelli Carri, Piernicola Demrio. “E’ stato il nostro primo bech, Fabio Fabiano, Rocco esperimento di abbinamento Sardella, Viviana Soldani e cibo-teatro: abbiamo scelto il Luciano Veccia) hanno vissuto giallo per il tema dello spettala cena insieme agli ospiti, accolo e la sua storia, e per le porcanto agli ospiti, fino al motate che sono state preparate mento clou: quello in cui gli e servite ai tavoli dallo chef spettatori sono stati chiamati Chef Donato Soldani Donato Soldani”. in causa per dirimere la matassa teatrale. Il Tra queste, il dessert “Passion Tango” da prossimo appuntamento di “Cena comanlui stesso ideato. A curare la parte teatrale da colore” è previsto il 26 ed il 27 aprile, per della serata, invece, c’erano Marcello Stri- un appuntamento pensato esclusivamente nati che ne ha firmato il copione, e Marian- per i più piccoli. Ingredienti: 500 gr di mele a pasta dura, 500gr di Farina, 3 Uova, 1 Bustina di lievito per dolci, 1 Limone non trattato, 1 Arancia non trattata, Gr. 150 Zucchero semolato, Cannella in polvere, Olio per friggere Sbucciare le mele, tagliarle a pezzettoni e spolverare con zucchero semolato. Disporle in una teglia e cuocere in forno a 180° per circa 20 minuti. Ultimata la cottura, schiacciarle con la forchetta ancora calde, per ottenere una purea piuttosto grossolana. Unire alle mele la farina setacciata con il lievito, la scorza degli agrumi grattugiata e le uova sbattute con il sale. Impastare velocemente fino a ottenere un composto dalla consistenza omogenea, quindi preparare dei cordoncini lunghi 7-8 cm da chiudere agli estremi creando delle piccole ciambelline. Nel frattempo, riscaldare l’olio: a temperatura raggiunta immergere i taralli e friggerli fino ad ottenere un colore dorato. Scolarli su carta assorbente e, ancora tiepidi, passarli in una miscela di zucchero e cannella. Dopodiché sono pronti da servire! febbraio duemilaquattordici architetto 15 DI SIMONA CAMPANELLA ARCHITETTO Design e nuove tecnologie: quando il benessere viene dall’acqua Il tuo bagno come una Spa Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563395 Soffioni extra comfort, docce con cromoterapia e idromassaggio. La concezione del benessere nello spazio domestico tradizionale L e potenzialità rilassanti e curative dell’elemento “acqua” messo a sistema con la scelta della luce e dei colori appartengono alla storia della civiltà. Ricordiamo la tradizionale concezione purificatrice dell’acqua nelle culture mesopotamiche o il rituale delle terme romane o quello dell’hammam arabo. Oggigiorno, tuttavia, questo non vuol significare solo di cura estetica del corpo, quanto piuttosto una attenzione particolare al benessere diffuso di tutto l’organismo e della psiche. In questo, l’architettura di interni, l’elettronica e l’idraulica si mettono a servizio del progetto tecnologico del bagno per quelle che sono le sue ricadute sulla fisiologia e biologia del benessere umano. E non parliamo certo degli elementi essenziali del bagno (come la disposizione dei sanitari, delle finestre, degli specchi). In questo caso, la progettazione si interessa di scegliere tra oggetti di idraulica di alta tecnologia che sono indispensabili a ottenere il benessere, ma che sembrano quasi futili, oppure optare per elementi tradizionali più semplici senza dubbio, soprattutto più naturali nei materiali di cui sono fatti, ma altrettanto funzionali. Infatti, per trasformare il nostro “ambiente bagno” in un perfetto luogo di benessere il nostro tecnico di fiducia ci orienterà nella scelta tra vasche, docce, cabine in le- gno superaccessoriate, soffioni e rubinetterie speciali progettate appositamente e largamente disponibili sul mercato. In più - e in questo caso con un impegno economico molto meno incidente - va elaborato un adeguato progetto della luce nello “spazio bagno”, ottenuto o attraverso la modulazione dell’intensità luminosa della luce naturale o artificiale, o attraverso l’uso sapiente del colore della luce stessa, secondo i dettami della “cromoterapia”. Per quel che riguarda l’elemento acqua, le tendenze fino a qualche anno fa andavano verso la vasca idromassaggio. Ma l’esigenza di ridurre lo spazio del bagno (in favore di altri ambienti della casa) ha alterato questa tendenza, che si è drasticamente spostata verso il progetto della doccia. È possibile, infatti, scegliere gli accessori d’idraulica quali i getti per idromassaggio verticale; le cascate a parete, i grandi soffioni da incasso con o senza cromoterapia, fino ad arrivare alle cabine doccia attrezzate con bagno turco e sauna, in cui l’elemento legno è preponderante, questi ultimi due con impegno economico piuttosto forte. Il completamento della “rivoluzione benessere” del bagno, tuttavia, sta nel secondo elemento del progetto del bagno di casa inteso come una SPA: la luce e il colore. Parliamo infatti di cromoterapia, un’antica (ma non scientificamente provata) terapia naturale complementare che proviene dalla cultura del Sol Levante (Cina, India e Tibet) e che viene consigliata per riequilibrare le disarmonie emozionali e gli squilibri emotivi che hanno indubbie influenze poi sulla nostra mente. La luce, come già noto alla medicina tradizionale, in generale consente al cervello di produrre endorfine: spesso, infatti, ci scopriamo allegri e di buon umore solo perché fuori dalla finestra vediamo il sole e il cielo sereno. In aggiunta a questo, secondo i dettami della cromoterapia, il colore e i toni della luce che si irradiano verso una parte specifica del corpo riescono a trasmettere le vibrazioni complementari che riportano in equilibrio le energie corporee e mentali. Quindi è possibile progettare all’interno dei rivestimenti delle pareti della doccia (che vanno scelti per materiale e colore in modo opportuno) delle installazioni luminose colorate con variazioni a seconda dell’obiettivo da conseguire (relax, energia, positività…) o anche nei soffioni doccia una serie di luci a led che cambiano di intensità e colore come se piovesse un arcobaleno a coccolarci. Questi bagni sono un sogno realizzabile, tuttavia ci sono alcune circostanze in cui questi progetti trovano difficoltà realizzative: bisogna fare attenzione, per esempio, alla pressione dell’acqua in uscita dai soffioni che è molto alta, mentre normalmente nei nostri bagni siamo abituati a pressioni minori. Un tecnico idraulico preparato al fianco dell’architetto di fiducia saprà di certo proporre soluzioni alternative, ad esempio, l’ausilio di pompe idrauliche. 16 febbraio duemilaquattordici nuove opportunità Promotion Imprenditoria femminile, nuove opportunità a Foggia Il lavoro al tempo della crisi Assenza di orari, gratificazione economica e professionale Annamaria Vantaggiato: “Perché riscoprire la vendita diretta” S econdo recenti dati Istat, il tasso di occupazione femminile in Italia è ancora uno dei più bassi d’Europa (40,7% su 58,5%). Nel Mezzogiorno, poi, le nuove occupate sarebbero solo 196mila rispetto a 1,5 milioni di lavoratrici del Centro Nord. L’aumento dell’occupazione al Sud, sarebbe collegato alla possibilità di usufruire del part-time: la modalità idonea per quelle donne che ogni giorno cercano di conciliare al meglio professionalità, famiglia e casa. Tuttavia, contrariamente ai dati, nuove opportunità bollono in pentola proprio a Foggia, per coloro che scelgono di entrare nel mondo della vendita diretta della “D&D Evolution”. La giovane impresa campana si è fatta notare sul mercato grazie al “Royal Cooking”, un ottimizzatore di cottura in grado di adattarsi a qualsiasi tipo di pentola; la sua composizione è di qualità AISI 430, (un acciaio privo di nichel) e consente di ottenere una cottura omogenea e sana perché la temperatura di ebollizione non supera mai i 100 gradi centigradi, preservando così le sostanze nutritive. pluriennale nel settore- basta una buona capacità organizzativa per poter svolgere questa attività con gratificazione, senza che una donna tolga del tempo al suo ruolo di madre e moglie”. La solidità dell’azienda e la formazione erogata alle donne che si avvicinano a questo mondo, inoltre, permette alle venditrici di poter fare il famoso salto di qualità: “Ogni donna ha delle doti manageriali nascoste, basti pensare alla eccezionale capacità di far quadrare in primis il bilancio A causa di un retaggio culturale errato, la vendita diretta è stata sempre considerata un’occupazione di serie B. Scegliendo un’azienda professionale invece, la vendita diretta può trasformarsi in una vera opportunità di reddito per le donne e per il territorio. “Gestirsi in maniera autonoma, senza essere subordinata ad orari prestabiliti e allo stress di dover timbrare il cartellino è il primo punto di forza di una professione come la vendita diretta - dichiara la dottoressa Annamaria Vantaggiato - con esperienza familiare, cosa che di questi tempi non è facile – continua la dottoressa Vantaggiato – la vendita diretta può essere un settore in cui progredire professionalmente grazie alle proprie capacità e all’entusiasmo di fare gruppo e insegnare alle altre quello che si è appreso sul campo”. Donne di cultura e donne meno preparate hanno avuto, grazie a questo lavoro, lo stimolo di continuare a migliorarsi; la vendita infatti è un’arte che, se eseguita professionalmente, può portare gratificazione economica e autostima. Anche le donne più riservate possono avvicinarsi a questo settore per mettersi in gioco e lavorare su sé stesse. “Essere delle venditrici migliora il proprio carattere: ogni donna dovrebbe far valere la propria femminilità: l’indipendenza economica e la passione verso questa attività possono fornire quella forza necessaria per non sentirsi necessariamente subordinate al proprio compagno”. Dietro quello che sembra un semplice accessorio casalingo si na- Annamaria Vantaggiato sconde un mondo fatto di donne che hanno scelto di affrancarsi e un’azienda che attraverso la formazione, offre un futuro alle proprie venditrici. Non tutte quelle che si sono avvicinate a questo mondo sono rimaste soddisfatte: la D&D Evolution è pronta a far ricredere tutte le ex venditrici che hanno avuto esperienze deludenti con altre aziende nonché a coinvolgere quelle donne desiderose di provare quest’esperienza, a cui magari hanno rinunciato solo per un pregiudizio sulla vendita diretta. Domande, suggerimenti e critiche costruttive possono essere fatte pervenire all’indirizzo mail della dottoressa Vantaggiato: [email protected]. Royal Cooking: la salute mangiando Il sistema di cottura che non conosce rivali. Il più salutare sul mercato. Sulla tua tavola. L a D&D EVOLUTION con l’originale ROYAL COOKING ha intrapreso una campagna nazionale di educazione sanitaria sulla sicurezza alimentare finalizzata ad una nuova concezione di cottura cibi. La cottura con un coperchio tradizionale infatti, crea uno strato di vapore denso che impedisce la cottura della parte superiore delle pietanze, invece con la tecnologia ROYAL COOKING la tua cucina non sarà più la stessa: grazie ai suoi fori calibrati consente la fuoriuscita di parte del vapore che si condensa sotto l’ombrello posto alla sommità del pomello, rientran- do poi per gravità sulla pietanza attraverso i fori stessi. In tal modo il cibo non solo mantiene il suo gusto e gli aromi, ma è sottoposto ad una cottura omogenea in quanto il calore può riflettersi contro il coperchio e trattare anche la parte superiore della pietanza. Di fatto si crea un tipo di cottura che sfrutta i vantaggi sia di quella a vapore che del forno tradizionale, senza l’effetto bollito della prima né l’eccessiva secchezza della seconda. Recenti studi scientifici hanno dimostrato che con la tecnica di cottura del ROYAL COOKING la quale non supera i 100 gradi, si evita il rischio della formazio- I VANTAGGI DEL SISTEMA ROYAL COOKING • Il nostro prodotto è il sistema degli alimenti più sano in circolazione, in quanto la cottura non supera i 100°. • Non sporca fornelli, cappe, e mobili della cucina. • Consente di cucinare con meno olio in perfetta salute • Si adatta a qualsiasi pentola fino a 36 cm di diametro • Riduce notevolmente i tempi di cottura e di conseguenza i consumi di energia • Grazie a tutto ciò si risparmia fin dal primo uso perchè utilizzando il dispositivo un’ora al giorno, si recupera l’investimento in appena sei mesi, dopo sarà solo guadagno in soldi e salute. ne di sostanze tossiche che si formano durante la cottura tradizionale ad alte temperature. Grazie al ROYAL COOKING potrete assaporare i vostri piatti senza il rischio di ingerire queste sostanze. D&D EVOLUTION al fine di offrire ai propri informatori e clienti un’informazione scientifica e qualificata ha istituito nell’ambito aziendale una Direzione Medica presieduta dal prof. Dr. Carlo Messina Sarà cura della Direzione Medica elaborare studi e ricerche finalizzate all’ottimizzazione del Royal Cooking Guadagna bene diventando operatore di salute UNA CONCRETA OPPORTUNITA’ PER TE! Sei stufo di aziende che ti richiedono sacrifici enormi, mandandoti in giro con prodotti invendibili, riservandoti percentuali misere? Vuoi cimentarti con un’azienda professionale, in continua ascesa, che mette a disposizione tua, e dei tuoi clienti, il miglior prodotto presente sul mercato, ad un prezzo più che concorrenziale? Se hai voglia di lavoro in cui sei tu a gestire il tempo, e i guadagni con possibilità di fare carriera all’interno di una realtà dinamica, allora ti sei imbattuto nella giusta realtà. La D&D EVOLUTION è una giovane impresa i cui punti cardine e qualificanti della sua filosofia sono LEALTA’ e TRASPARENZA. Vienici a trovare nella nostra sede, oppure contattaci. Ti renderai conto della concreta opportunità che ti stiamo offrendo. Per info: Corso del Mezzogiorno, I° Traversa - Foggia - Tel. 327.8614004 febbraio duemilaquattordici GINECOLOGA Timing sessuale, una questione emergente tra le coppie DI TIZIANA CELESTE I “momenti” dell’intimità La difficoltà di incontrarsi e conciliare i tempi incide negativamente sulla vita di coppia Qualche anno fa il famoso attore americano Robin Williams affermò che il cervello degli uomini funziona ad intermittenza. Questo perché quando si risvegliano le parti intime maschili, il sangue affluisce tutto in basso e quindi (poiché il volume sanguigno corporeo è appena sufficiente a far funzionare un distretto alla volta e numerose ricerche scientifiche hanno dimostrato che l’uomo riceve un impulso sessuale ogni sette minuti), viene da paragonare il cervello maschile alle lucine intermittenti natalizie. Per le donne la ricerca dell’intimità è invece una questione prevalentemente mentale, legata tanto alla complicità, quanto all’attrazione, così come al realizzarsi di circostanze favorevoli. La sessualità femminile è una risultanza multifattoriale, condizionata da fattori fisici, psichici, ambientali, familiari, culturali, che concorrono ad una evoluzione in continuo divenire. La prima fase di un rapporto sessuale è il desiderio, cioè il risultato di input fisici e psicosociali, che rendono la donna recettiva alle stimolazioni sessuali. È noto a tutti che esistono alcuni momenti della giornata in cui le donne sono maggiormente predisposte all’intimità con il partner, la maggior parte di esse predilige le prime ore pomeridiane (come naturale risposta fisiologica di tipo ormonale), o i giorni festivi (come ovvia predisposizione mentale), esistono anche predisposizioni stagionali (di certo l’estate la vasodilatazione, legata all’aumento delle temperature, può influire positivamente), non di meno anche l’età modifica l’approccio verso la sfera sessuale. Laddove tra le adolescenti si registra una iniziale curiosità sostituita gradualmente da una moderato interesse, risultato di una crescente informazione, per la donna adulta l’interesse iniziale è soverchiato da una serie di incombenze quotidiane che lasciano poco spazio alla fantasia ed all’intraprendenza. Non si può ignorare il ruolo fondamentale del sistema ormonale, che interagisce con i meccanismi nervosi che regolano il comportamento sessuale, così come influisce sulle varie fasi del ciclo riproduttivo. Numerose ricerche evidenziano una maggior predisposizione ai rapporti sessuali durante la fase ovulatoria, quando i livelli di estrogeni sono più elevati; una riduzione della libido in donne che utilizzano alcuni tipi di estro progestinici, oppure in menopausa spontanea od artificiale (donne sottoposte ad ovariectomia o surrenalectomia), una marcata riduzione della libido in donne che allattano (iperprolattinemia), o donne che usano anti-androgeni (ciproterone acetato). Non si può negare tuttavia che la reattività sessuale femminile dipende molto più dal suo sviluppo psicosessuale che dalla situazione ormonale. I disturbi del desiderio sessuale sono in assoluto i più frequenti nelle donne, con una prevalenza del 20-30%, e tendono ad aumentare nella post-menopausa. La perdita dell’interesse può essere limitata al partner abituale, o riguardare il rapporto in generale a prescindere dal suddetto. Se persiste La forma idiopatica è tipica dell’infanzia Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563326 la presenza dell’eccitamento notturno o comportamenti masturbatori è dimostrata la normalità della funzione sessuale. Nella maggior parte dei casi i problemi riguardanti questo particolare aspetto nascono da difficoltà nel rapporto con il partner, verso il quale si nutre uno stato di irritazione o risentimento cronico. Poiché molte donne considerano il proprio ginecologo come medico di riferimento soprattutto per gli aspetti inerenti la propria salute sessuale è opportuno affrontare con lo specialista queste problematiche. Un rapporto ginecologo-paziente basato sul rispetto e sulla stima reciproca rappresenta la base ideale per affrontare questi problemi senza imbarazzo o reticenza. Attraverso un’approfondita valutazione il ginecologo stabilirà se il problema sessuale della paziente è di natura organica o psicologica, fornendole le informazioni necessarie ad una migliore conoscenza del problema e consigli tecnici per risolverlo nello specifico. In conclusione il miglior modo per migliorare l’intesa sessuale sicuramente è il dialogo con il proprio ginecologo ma soprattutto con il proprio partner, perché una comunicazione schietta e diretta evita malintesi o situazioni imbarazzanti e deludenti, ed è il preludio per una buona complicità ed intesa sessuale. CHIRURGO PEDIATRICO Invaginazione intestinale DI MARIA NOBILI Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563326 E’ una delle cause più comuni di occlusione intestinale eppure la sua diagnosi è spesso una sfida per il pediatra L’invaginazione intestinale è la penetrazione di una porzione di intestino in quella adiacente, generalmente della porzione inferiore nella superiore. E’ considerata una delle cause più comuni di occlusione intestinale nell’infanzia. La sua incidenza varia tra 2/4 su 1000 nati, la frequenza tra 2 mesi e 5 anni, con picchi tra il 6° e il 9° mese. Si riconoscono due forme: La idiopatica (esclusiva dell’infanzia), frequentemente concomita con gastroenteriti o infezioni delle prime vie aeree, che causerebbero l’aumento dei linfonodi del mesentere, o dal 6 mese in cui si inizia lo svezzamento, per cui si modifica l’alimentazione del bambino, che da prevalentemente lattea diventa solida con l’introduzione di pappine. Poi vi è la sintomatica (colpisce tutte le età) e si riconosce una causa scatenante: polipi, diverticolo di Meckel, cisti da duplicazione intestinale. I tratti di intestino che si possono invaginare sono l’ileo, il cieco e il colon, anche se la parte più a rischio è la valvola ileocecale (il punto in cui l’intestino tenue si connette con il crasso). Le forme caratteristiche sono: ileo-colica, ileo-ceco-colica, colo-colica, ileoileale. Come avviene l’invaginazione? La parte di intestino che si invagina (testa dell’invaginato) man mano entra sempre più nell’invaginante, stirando il mesentere con i suoi vasi (arterie e vene che irrorano l’intestino), con compromissione della vascolarizzazione del segmento invaginato che porta alla necrosi (morte dei tessuti). Quali sono i sintomi? Nei lattanti l’esordio è acuto, inizia con crisi dolorose brevi, alternate a pause più lunghe di benessere, più frequentemente si associa pianto inconsolabile, gambe flesse sull’addome e volto teso e sofferente. Il bimbo non emette né aria né feci, ma materiale muco sanguinolento che allarma i genitori ed è presente vomito. Se la diagnosi non viene fatta prontamente, le condizioni del bambino si deteriorano abbastan- za rapidamente, dalla disidratazione all’ipotermia, fino allo shock. Indagini diagnostiche: radiografia dell’addome in bianco che documenterà l’accumulo di feci e aria nel lume intestinale (livelli idroaerei), ecografia addome con un’immagine caratteristica (“a coccarda”) del tratto invaginato circondato da parete dell’intestino invaginante o rx clisma opaco, ovvero introduzione per via rettale di un liquido di contrasto idrosolubile (gastrografin) che può essere diagnostico e terapeutico. L’Invaginazione intestinale è una patologia frequente, ma subdola. Se la diagnosi viene posta precocemente può essere risolta in maniera conservativa (riduzione con clisma). In collaborazione con il radiologo si introduce per via rettale una soluzione di gastrografin dilui- to che si fa cadere a goccia lenta fino alla visualizzazione della valvola ileocecale e l’appendice, nell’85% dei casi è risolutivo. Seguiranno poi controlli ecografici. Se l’invaginazione risale a più di 24 ore, la terapia è chirurgica: la disinvaginazione che si può eseguire sarà con procedura laparoscopica se la risoluzione idropneumatica non è particolarmente sicura o completa, oppure laparotomica quando nei casi più gravi, con una piccola incisione addominale si procede alla riduzione manuale del tratto invaginato, con delicate manovre di spremitura. Se c’è sofferenza marcata dell’intestino o peritonite da perforazione, o nei casi associati a diverticoli, polipi o cisti, è necessaria la resezione intestinale, che sarà “limitata, con ricostruzione della continuità intestinale (anastomosi intestinale)”. L’invaginazione intestinale rappresenta ancora oggi una sfida per il pediatra ed il chirurgo: la tempestività, l’accuratezza diagnostica e la clinica possono evitare un intervento chirurgico demolitivo e la rapida ripresa dell’alimentazione del bambino. La guarigione si ha nel 100% dei casi trattati. 17 in poche parole Onicofagia stop al vizio L’onicofagia (mangiarsi le unghie) è un’abitudine comune soprattutto tra i giovanissimi, anche se, in alcuni casi, può protrarsi fino all’età adulta. Questa abitudine, che molti credono un vizio, è in realtà la manifestazione visiva di un disagio sviluppato nell’ambito familiare, che può andare dalla nascita di un fratellino o sorellina ad una situazione più grave come contrasti familiari ai quali il bambino assiste suo malgrado. In definitiva, mangiare le unghie è una manifestazione del bambino per far capire a mamma e papà che vuole attenzione, come spiegano gli esperti sul portale Pianetamamma.it. Ma è anche un modo per scaricare l’ansia e lo stress; si manifesta solitamente nei momenti in cui il bambino deve affrontare situazioni che lo mettono a disagio o lo pongono davanti ad eventi particolarmente stressanti. Solitamente, l’onicofagia si risolve da sé, spesso sparisce quando scompare l’evento che l’ha provocata ma poi può ripresentarsi alla successiva situazione di stress. Ecco perché, in generale, non serve portare il bambino da uno specialista. Se l’abitudine di mangiare le unghie provoca seri danni alle dita, allora è consigliabile rivolgersi a uno psicologo infantile per capire da cosa dipenda tutta l’aggressività e l’autolesionismo nascosto dietro quel gesto. Già, perché, anche se sembra un innocente disturbo, in realtà l’onicofagia altro non è che un atteggiamento autolesionista, un’aggressività che viene rivolta verso se stessi invece di essere rivolta all’esterno. Sebbene molto più innocua, può essere paragonabile ad altri disturbi legati alle sensazioni orali, come il tabagismo, l’alcolismo e la bulimia. Ecco perché, nei casi più gravi, bisogna chiedere l’aiuto dello psicoterapeuta. E, in definitiva, può essere paragonabile anche al bisogno del bambino di avere dei punti fermi, non a caso legati anch’essi all’oralità, come succhiarsi il pollice o il ciuccio. E’ importante non drammatizzare. Gravi rimproveri con conseguente senso di vergogna, infatti, servono solo ad aumentare il disagio e ad esasperare la situazione. L’unico approccio che possa sortire qualche effetto è parlare con il bambino delle sue ansie, cercandone i motivi; si può inoltre iscrivere il bambino ad uno sport, in modo che la sua aggressività possa sfogarsi in maniera costruttiva e con libertà. Irma Mecca 18 febbraio duemilaquattordici in poche parole Buon umore a tavola Niente pastiglie o gocce medicinali: il buon umore lo si trova mangiando i cibi ricchi di vitamine, minerali e acidi gassi, che non solo fanno bene alla salute, ma studi medici hanno dimostrato che rendono più felici e diminuiscono i sintomi di depressione e ansietà. Questo è quanto rivela il portale della Salute del quotidiano La Repubblica, secondo cui i ricercatori hanno studiato i rapporti tra cibo e cervello, identificando elementi che possono combattere la depressione e il cattivo umore. Il cromo aiuta a metabolizzare il cibo ed ha un ruolo importante nell’aumentare i livelli di serotonina e melatonina che aiutano a regolare le emozioni e l’umore, ed è quindi visto come efficace nel trattamento antidepressivo. Si trova nei broccoli, nell’uva, nei muffin di grano, nelle patate e nel petto di tacchino. Poi c’è il calcio in alimenti come latte, yogurt, ricotta. Secondo gli esperti basse dosi di calcio hanno un ruolo nella sindrome premestruale, i cui effetti migliorano anche prendendo dosi di vitamina D. Quest’ultima, presente nel pesce e nel latte, aiuta a regolare la crescita delle cellule. L’acido folico, ovvero la vitamina B9, aiuta il corpo a creare nuove cellule e contribuisce a regolare la serotonina; è contenuto in spinaci, asparagi, cavolini di Bruxelles e nell’avocado. La vitamina B6 aiuta la produzione di neurotrasmettitori ed è presente in tonno, salmone e petto di pollo, mentre la vitamina B12 è essenziale perché aiuta la creazione dei nervi. Si trova nelle uova, nella carne, in pesci come il salmone e la trota e nella mozzarella, per cui vegetariani o vegani sono più a rischio. Il ferro trasporta ossigeno, infatti bassi livelli provocano fatica e depressione. E’ presente nella soia, lenticchie, manzo e tacchino. Il magnesio, invece, se latita può provocare irritabilità, affaticamento, confusione mentale e predisposizione allo stress. La sua presenza, al contrario, migliora le funzioni cerebrali ed anche la qualità del sonno visto che gioca un ruolo importante nello sviluppo della serotonina; si trova in mandorle, spinaci e noccioline. Lo zinco, infine, è decisivo per l’umore visto che bassi livelli possono portare, dal punto di vista psicologico, a stati depressivi. Oltre che nelle ostriche e nei crostacei, si trova nei cereali, nel maiale, nel formaggio svizzero. Irma Mecca Un momento da vivere come “cambiamento” PSICOLOGA GIURIDICA Separarsi con i figli “in trincea” La parola “separazione” apre la riflessione su vari livelli di pensiero: da una parte si sta evidentemente parlando della disunione di due persone che decidono di non stare più insieme, e dall’altra viene implicata la necessità di una ridefinizione di determinati criteri familiari, dato che la situazione cambia decisamente aspetto dal punto di vista sia concreto, sia affettivo e simbolico. Nel caso ci siano figli minorenni, la separazione comporta modalità di relazioni non più libere, ma (soprattutto per i primi tempi) rigidamente regolate da decisioni prese dagli avvocati o emesse dal Tribunale. La separazione è indubbiamente un “evento critico” (nel senso che si tratta di superare una crisi) e doloroso da affrontare, ma per i figli è molto più difficile fare fronte al periodo che precede il trasferimento di uno dei coniugi, caratterizzato da un conflitto distruttivo più o meno esplicito tra i genitori che vivono ancora sotto lo stesso tetto. Spesso gli adulti faticano a comprendere questa situazione, e si sforzano invece di continuare a vi- vere insieme “per il bene dei bambini”, senza interrogarsi su cosa significhi per i minori questa affermazione. I figli, infatti, vengono spesso inconsapevolmente coinvolti dai genitori nel dirimere i loro conflitti, si auto-investono del ruolo di mediatori, o di messaggeri, o ancora si occupano di questioni che evidentemente non possono riguardarli (un conto è sapere che mamma e papà litigano, altro è essere messi al corrente delle motivazioni, come se adulti e figli fossero sullo stesso piano). In queste progressive fasi di trasformazione della famiglia, la comunicazione ai figli della decisione di separarsi rappresenta spesso il compito più difficile da affrontare per i genitori. Così, in maniera paradossale, tengono la cosa per sé, non rendendone partecipi i minori, quasi auto-convincendosi che i bambini siano troppo piccoli e fragili per comprendere e sopportare il peso di tali problemi, o che gli adolescenti siano troppo presi dalle loro DI INES PANESSA Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563326 I pro e i contro di una comunicazione franca questioni evolutive per interessarsene. In realtà, un genitore dovrebbe avere molto ben presente che la mancanza di comunicazione può essere deleteria per un figlio: il dolore provato da un figlio di fronte alla separazione dei genitori c’è e va affrontato. Tuttavia, molti ragazzini imparano in fretta a mascherare le proprie emozioni, di fatto negando la propria sofferenza, allontanandola, e trovandosi a poter avere persino paura di rimanere da soli con se stessi, per non doversi confrontare con l’inevitabile senso di vuoto. È fondamentale, infatti, che dopo la separazione i figli abbiano accesso ad entrambi i genitori, possano mantenere (salvo, ovviamente, casi estremi di violenze o simili) un rapporto significativo con il coniuge non collocatario e siano rassicurati sul fatto che con la separazione non perderanno né il papà né la mamma. La separazione, pertanto, dovrebbe essere percepita dal figlio come un cambiamento, ma mai co- Quando interrompere questa abitudine viziata DENTISTA DI VALENTINA LA RICCIA Suzione del dito o del ciuccio Può provocare alterazioni dentali e scheletriche Il riflesso della suzione è innato: è stato dimostrato sperimentalmente che quando i piccoli pazienti succhiano il dito o il ciuccio provano un senso di benessere e di relax. Tuttavia è necessario sapere che entro i due anni di vita tali abitudini devono necessariamente essere interrotte. Eliminare il ciuccio può essere semplice, perché richiede esclusivamente uno sforzo di volontà da parte dei genitori, tuttavia chiedere ad un bambino così piccolo di interrompere qualsiasi altra abitudine al succhiamento, può essere molto complicato. Introdurre ripetutamente il dito, l’estremità della coperta o altri oggetti in bocca a lungo, in particolare per un tempo superiore alle quattro ore quotidiane, può comportare alterazioni dentali e scheletriche. Il tipico risultato derivante dall’abitudine al succhiamento del dito è lo sviluppo di un open bite anteriore: i denti frontali superiori si inclinano verso l’esterno, i denti anteriori inferiori si inclinano verso l’interno e si determina uno spazio fra i denti frontali dell’arcata supe- riore e quelli dell’arcata inferiore quando i denti posteriori sono a contatto. Tale quadro clinico, che riflette discrepanze a carico dei denti e/o delle basi ossee, non è compatibile con una condizione ortognatodontica fisiologica o ideale; inoltre può determinare problemi funzionali quali deglutizione atipica, masticazione difficoltosa, problemi fonatori come la blesità (difficoltà nella pronuncia dei suoni sibilanti) o possibili futuri problemi a carico dell’ATM (articolazione temporomandibolare). Se l’abitudine viene abbandonata precocemente, è possibile che la continuazione della crescita annulli tutti o gran parte dei problemi verificatisi in conseguenza dell’abitudine viziata; se invece il suc- me una perdita. Ciò che in questi casi dovrà accadere è che il genitore collocatario favorisca e non ostacoli la relazione tra i figli e l’altro genitore e che il genitore non collocatario sappia tollerare il dolore che si determina a seguito dell’eventuale rifiuto dei figli. Nel caso esistano, i nuovi partner di uno o entrambi i genitori avranno un ruolo importante: riuscire ad instaurare nuovi rapporti, non sovrapponibili a quelli tra genitori e figli. In questo contesto essi possono costituire motivo di maggior vulnerabilità emotiva dei minori (per la necessità di un nuovo adattamento), ma anche punto di riferimento affettivo. Nelle situazioni molto conflittuali, invece, possono essere i nonni a esercitare la funzione coparentale. Il loro ruolo diventa considerevole proprio per via della loro posizione di non coinvolgimento diretto nelle responsabilità relative alla crescita dei nipoti. Questo può rendere più facili le occasioni di gioco spontaneo e quelle relazioni serene e rilassate delle quali hanno così tanto bisogno i minori in una fase così delicata della vita familiare. chiamento viene protratto, i cambiamenti instauratisi non potranno essere corretti spontaneamente per cui sarà necessario un intervento ortodontico con apparecchi mobili e/o fissi (a seconda del caso), tanto più complicato quanto più tardi il paziente interrompe l’abitudine e quanto più tardi inizia la terapia. È stata riscontrata una tendenza maggiore da parte delle bambine a conservare tale abitudine viziata dopo i quattro-cinque anni di vita, età in cui invece nella maggior parte dei bambini, anche grazie alla scolarizzazione, essa viene abbandonata. Può essere utile un colloquio motivazionale, mirato a spiegare al Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563326 piccolo paziente che interrompere l’abitudine viziata è un sicuro vantaggio per lui. Se questo non dovesse sortire i risultati sperati, si può applicare un cerotto attorno al dito che viene più frequentemente succhiato oppure immobilizzare il braccio durante la notte con una fascia. Un’altra metodica è quella di applicare un apparecchio intraorale provvisto di griglie che evitino l’introduzione del dito in bocca. Purtroppo si tratta di metodi coercitivi, seppur minimamente; nonostante questo, è fondamentale che il bambino non li viva come punizioni bensì come ausili alla sua salute. In presenza di gravi discrepanze dentali o scheletriche riconducibili all’abitudine viziata, come è già stato sottolineato, si deve intervenire con una terapia ortodontica attiva di riposizionamento delle basi ossee o dei soli denti, ma non se l’abitudine viziata non sia stata precedentemente abbandonata. È bene interromperla subito (entro i due anni di vita, come già evidenziato) e contattare il proprio dentista prima possibile, perché i pazienti potranno ottenere benefici maggiori quanto prima il caso viene intercettato. febbraio duemilaquattordici Tutti i rischi della “dieta chimica” MEDICO CAV Farmaci dimagranti Dimagrire! Ecco la parola magica, “costi quel che costi”. I chili accumulati durante il periodo invernale, infatti, portano donne e uomini alla corsa alle palestre e al consumo sempre maggiore (e a volte sconsiderato) di prodotti dimagranti, il più delle volte acquistati tramite internet o dietro consiglio della conoscente o dell’amica di turno. Ma conosciamo veramente gli intrugli, le compresse o le bevande che vengono vendute con la promessa di effetti dimagranti rapidi e miracolosi? Il Centro Antiveleni di Foggia è sempre attivo nella ricerca e nella conoscenza di quello che potrebbe essere tutt’altro che positivo per la nostra salute e, a tal fine, vi daremo alcune informazioni inerenti agli integratori sottolineando che è buona norma conoscere ciò che assumiamo e che gli stessi non sono dannosi ma potrebbero diventarlo. Gli integratori sono utili? Oggi a quanto pare basta davvero poco per diventare esperti in tale materia e qualche seduta in palestra o un po’ di jogging diventano pretesto sufficiente per assumere integratori alimentari e che non sia più necessario effettuare visite mediche che accertino le reali condizioni ed esigenze dell’organismo. Il miraggio dell’integratore “magico” attira molte persone, soprattutto quelle che hanno poca voglia di sudare e che sono alla continua DI ANNA LEPORE Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563326 Scoperti numerosi casi di contaminazione, residui di lavorazione potenzialmente tossici ricerca della scorciatoia ideale per raggiungere senza fatica i propri obiettivi. Nessuno pensa che un eccesso può essere dannoso quanto un difetto. Spesso si pensa che assumere diverse volte nello stesso giorno un dato integratore pensando che in questa maniera si possa avere una risposta maggiore e in minor tempo. Prima di assumere un integratore dovremmo chiederci “ho bisogno realmente degli integratori?” e “potrebbero essere pericoloso per la mia salute?”. Il nostro organismo, infatti, è regolato da una miriade di microregolazioni, intrecciate tra loro in modo da garantire la stabilità del sistema. Per questo, un uso appropriato e un miglioramento signifi- cativo si può ottenere solo se nella catena esiste un anello debole che permette all’integratore di agire. Attenzione alle tante truffe. Sono stati scoperti numerosi casi di contaminazione accertata di supplementi dietetici. Si tratta in molti casi di residui della lavorazione potenzialmente tossici o di sostanze dopanti aggiunte in piccole dosi per aumentare l’efficacia del prodotto. Nel 2001 il comitato olimpico internazionale (CIO) analizzò i prodotti di 215 diversi fornitori in 13 Stati. I risultati dello studio evidenziarono come il 14,8% dei campioni fosse contaminato da sostanze dopanti non dichiarate nell’etichetta. Furono trovati diversi steroidi anabolizzanti androgenici, principalmente precursori del testosterone e del nandrolone (non sono stati pubblicati i nomi dei prodotti). Molte persone spendono molti soldi e dedicano molta attenzione all’assunzione di integratori e supplementi alimentari di cui composizione, efficacia e sicurezza non La compromissione della flora batterica ESPERTA IN NUTRIZIONE Riconoscere le intolleranze Primo campanello d’allarme dello stato di salute: coinvolte anche altri distretti ed organi del corpo Pancia gonfia, dermatite, mal di testa, bronchiti ricorrenti, stanchezza cronica, memoria labile o herpes recidivante? Potremmo continuare, arrivando a scrivere un lunghissimo elenco di problematiche salutistiche di svariata entità e localizzazione, ma la domanda che sorge spontanea è sempre la stessa: intolleranze alimentari? Le intolleranze alimentari non sono caratterizzate solamente da sintomi strettamente correlati a disturbi intestinali (crampi, coliche, gonfiore, diarrea), ma possono portare a manifestazioni fra le più svariate, coinvolgendo anche molti altri distretti ed organi del corpo. È molto importante capire che questi sintomi potrebbero essere le prime avvisaglie che il nostro organismo ci invia, per segnalarci una disturbo nascosto. Ed è importante capire che le conseguenze per la salute potrebbero diventare più serie. L’intolleranza alimentare è una reazione infiammatoria che si sviluppa quale conseguenza del contatto prolungato del sistema immunitario con macromolecole di un determinato alimento. A differenza delle reazioni allergiche, in cui basta la sola esposizione a piccole quantità dell’alimento incriminato per scatenare una risposta immunitaria immediata e acuta, l’intolleranza alimentare è inizialmente asintomatica. La fase priva di manifestazioni può avere una risposta più o meno lunga e coinvolge le immunoglobuline Ig4, a risposta lenta. Le Ig4 provocano un’infiammazione cronica che rimane silente fino al superamento della soglia di intolleranza. Oltre questa soglia si manifestano i sintomi che coinvolgono diversi organi e apparati. Inizialmente le intolleranze alimentari hanno origine nella mucosa intestinale, luogo di contatto fra il mondo esterno e il mondo interno, costituito dal flusso sanguigno e dai nutrienti che vi circolano. Le cause possono essere diverse: un errato stile di vita, un’alimentazione sbilanciata, abuso di farmaci, additivi chimici, metalli pesanti, pesticidi presenti nei cibi che ingeriamo. All’origine vi è sempre la compromissione della flora batterica residente che sarà favorevole alla proliferazione delle specie patogene nocive per la barriera intestinale. Quindi, come è facile comprendere, compromettendo la flora batterica intestinale, il nostro organismo inizierà a sviluppare le intolleranze alimentari. Ci sono, inoltre, dei cibi che possono essere causa di intolleranze perché, per loro caratteristica, possono modificare la mucosa intestinale e la flora batterica non patogena. Innanzitutto il latte e i latticini, che a causa sempre sono sufficientemente controllati. Ma un’alimentazione corretta, nel caso non vi sia un bisogno giustificato di integrazione, è sicuramente efficace nel migliorare la performance. Infatti è sicuramente più semplice per l’organismo, meno costosa e forse meno complicata. La normativa vigente in Italia riconosce - per il calo di peso - solo due principi attivi: la sibutramina e l’orlistat, entrambi autorizzati dal Ministero della Salute. Ciò non toglie, tuttavia, che questi farmaci per dimagrire debbano essere utilizzati soltanto in casi selezionati. Il 24 gennaio 2010 la sibutramina è stata nuovamente bandita dal mercato italiano, in quanto sono più i rischi che i benefici. In ogni caso, concludiamo portando all’attenzione che tutti quelli riportati sono farmaci e come tali devono essere considerati, con i loro effetti collaterali e controindicazioni. Facciamo attenzione a cosa utilizziamo, come lo facciamo e a chi lo consiglia: se è un amico, un medico specialista e non un dottore in altre materie. La vita è un dono prezioso e non va sprecata. Per questo, per qualunque dubbio, il centro anti veleni di Foggia è attivo 24 ore su 24. DI GIOVANNA BRUNO Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563326 dell’elevata quantità di caseine, favoriscono la proliferazione dei microrganismi patogeni. L’assunzione di carne, altro alimento di cui si abusa, è causa della crescita della flora batterica patogena, in quanto l’intestino umano non riesce a smaltire in velocità i residui che derivano dall’alimentazione carnea. Altro grande gruppo di alimenti è quello degli zuccheri raffinati e farine bianche. Quando si instaura un’intolleranza alimentare, aumenta anche la quantità delle sostanze indesiderate che devono essere eliminate, pertanto il carico di lavoro degli organi diventa maggiore, portando inevitabilmente al peggioramento dello stato di salute dell’intero organismo. Il protrarsi nel tempo di questo stato di intossicazione innescherà uno stato di “non salute” che tenderà a peggiorare. Ecco che allora possiamo considerare le intolleranze alimentari il primo campanello d’allarme di uno stato di salute non ottimale. Per cui è importante individuarle, curarle e correggerle in modo adeguato e attendibile, cercando di effettuare test, scelte alimentari, diete specifiche adatte alla propria situazione, ricordandoci sempre che porremo fine, in questo modo, alle sintomatologie presenti e a quelle future. 19 in poche parole Caffè al ginseng Il ginseng coreano migliora tutti gli ambiti della funzione sessuale e può essere usato come alternativa ai farmaci per migliorare la vita sessuale maschile. A rivelarne le proprietà benefiche sono alcuni ricercatori dell’Università di Yonsei, nella Corea del Sud, che hanno pubblicato uno studio sul Journal of Impotence Research, riportato sul portale della salute di Panorama.it. Secondo gli esperti, l’assunzione regolare della pianta, usata finora come eccitante, ultimamente e sempre più spesso insieme al caffè, può portare miglioramenti negli uomini con disfunzioni erettili. A confermare i benefici del ginseng sarebbero anche gli esiti degli esami sui livelli ormonali e di lipidi nel sangue di tutti coloro che si sono sottoposti allo studio: per nessuno sono stati evidenziati effetti collaterali. La pianta di ginseng, infatti, finora è stata usata soprattutto per migliorare lo stato di salute generale delle persone, ma la medicina cinese ne riconosce il valore di potente afrodisiaco già da molto tempo. La radice, Panax ginseng di origine asiatica, agisce infatti come tonico negli stati di affaticamento psicofisico. Se fosse un grado di sostituire o migliorare gli effetti di Viagra, Cialis e Levitra, si tratterebbe di una vera piccola rivoluzione, anche perché le pastiglie in circolazione non riescono a far ottenere i risultati sperati nel 30% delle persone che le assumono. Qualche dubbio, tra gli esperti del settore, resta, soprattutto relativo all’uso del ginseng come unica “terapia” alla disfunzione erettile. Se il ginseng rosso, infatti, è un noto vasodilatatore, che migliora l’afflusso del sangue e la circolazione, i problemi di erezione possono essere causati anche da altri fattori, come nel caso di problemi ai testicoli. Resta comunque l’impiego del ginseng e la sua sempre maggiore diffusione, anche nei nostri bar, dove è ormai frequente trovare il caffè al ginseng. Nel 2010 una delle più note marche di produttori di caffè istantaneo ha persino ottenuto il riconoscimento di “Prodotto dell’anno” dai consumatori. Solitamente contiene latte, zucchero, sciroppo di glucosio, addizionati di caffè (in minima parte, dal momento che c’è già il ginseng come stimolante) e ginseng, appunto. Sempre più diffuso, è sconsigliato a chi soffre di problemi di insonnia grave, ipertensione e in chi assume anticoagulanti o cortisone, oltre che nelle donne in gravidanza e nei bambini. Irma Mecca 20 febbraio duemilaquattordici in poche parole Barba? Pro e contro Idratazione, protezione e calore: così la barba difende la salute dell’uomo. A dimostrarlo è una ricerca dell’University of Southern Queensland pubblicata su Radiation Protection Dosimetry, che ha dimostrato che le zone del volto coperte dalla barba e dai baffi sono esposte, in media, a un terzo in meno di raggi UV rispetto al resto della pelle. Per alcuni è un segno di trascuratezza, per altri un dettaglio estremamente attraente: le opinioni sulla barba possono essere molto diverse fra loro, ma probabilmente chi la condanna a prescindere non si è mai chiesto quali vantaggi reali possa portare la scelta di coltivare la peluria che cresce sul suo volto. Il vantaggio più scontato fra tutti è quello di evitare di radersi tutti i giorni. Limitare le rasature, secondo lo studio degli esperti e riportato sul sito “Salute e Benessere”, significa irritare meno la pelle e ridurre il rischio di follicoliti, infezioni dei follicoli piliferi che portano alla formazione di antiestetici foruncoli. Quanto più è folta, tanto più la barba protegge la pelle dall’azione nociva delle radiazioni ultraviolette presenti nei raggi del sole. Le misurazioni condotte dai ricercatori hanno svelato che a seconda della sua lunghezza, la barba offre una protezione dal sole variabile tra il 90 e il 95%, agendo come i filtri presenti in creme e oli solari. Secondo gli esperti potrebbero però entrare in gioco anche altri fattori, come lo spessore dei peli e altre loro caratteristiche. Inoltre una barba lunga aiuta a proteggere anche la pelle del collo. Tutto ciò non significa che portare la barba elimini del tutto la necessità di utilizzare una protezione solare. Oltre ad ostacolare il passaggio degli ultravioletti, la barba protegge la pelle anche dalla disidratazione e dall’effetto del vento, che può danneggiare le protezioni naturali della cute. Infatti, i follicoli dei peli della barba svolgono già una funzione idratante ricoprendoli di sostanze oleose dall’effetto protettivo, rendendo la pelle più spessa e quindi più resistente. La barba, insomma, svolge una vera e propria azione antiaging. Infine, nei mesi più freddi la barba può funzionare come una vera e propria “sciarpa”, aumentando la temperatura intorno al collo. I peli, infatti, sono isolanti e intrappolano l’aria fredda, diventando così uno strumento di protezione del tutto naturale. Irma Mecca Riconoscere la Sindrome di Asperger PSICOLOGA DELL’APPRENDIMENTO Bambini incompresi? I sintomi: ipersensibilità alle stimolazioni e difficoltà nell’accettare i cambiamenti La sindrome di Asperger è considerata un disturbo dello sviluppo dello spettro autistico: un più recente inquadramento diagnostico, tuttavia, considera tale disturbo al di fuori di questa categoria. Come l’autismo si distingue per la cosiddetta triade sintomatologica che implica complicazioni nelle aree di comunicazione, relazione ed interessi. Il disturbo esordisce nell’infanzia e si accompagna ad una proprietà di linguaggio sviluppata e ad un’intelligenza nella norma o a volte superiore. I bambini Asperger hanno una ottima capacità di elaborare informazioni, ma possono incontrare disagio nel gestire l’empatia e le relazioni sociali: questo comporta difficoltà nell’interazione col mondo circostante e fa si che queste persone possano avere problemi al livello di comprensione delle norme sociali finché non siano loro esplicitate. Il bambino con sindrome di Asperger ha una maniera particolare di elaborare le informazioni e una modalità di pensiero a volte bizzarra. Spesso incontrano difficoltà nell’avviare interazioni sociali: possono sembrare antipatici, saccenti, distratti, pigri, disordinati, strambi, goffi. Alcune volte non avendo una buona percezione dello spazio individuale possono comportarsi in maniera invadente. Il bambino ricerca la socializzazione ma non sa come fare e spesso viene escluso divenendo vittima di bullismo o capro espiatorio. Il linguaggio è spesso connotato da bizzarrie, con uso di un lessico a volte forbito e circonlocuzioni, e da una prosodia monotona. La comprensione di modi di dire, di frasi ironiche o con doppio senso è per loro estremamente difficile. Questi bambini possono avere inoltre una ipersensibilità alle stimolazioni e tollerare con difficoltà i cambiamenti: un rumore molto forte può diventare per loro assordante, delle luci particolari possono diventare accecanti. Può accadere che non abbiano un buon controllo dell’elaborazione dell’atto motorio e spesso a questo è associato una goffaggine motoria e un’incapacità nello svolgere cose semplici come allacciarsi le scarpe o leggere l’orologio. Camminare e impugnare correttamente la penna possono essere attività difficoltose. I bambini Quando e come bisogna intervenire I “disturbi” della parola Impedimenti fonetici-fonologici: i segnali da cogliere Il disturbo fonetico-fonologico è un’alterazione nella capacità di programmare la sequenza dei suoni (foni) che costituiscono la parola o di categorizzarli secondo dei parametri significativi, ovvero. Questo disturbo si struttura quando, nel bambino, è assente o è carente la competenza fonologica, costituita da regole relative alle immagini mentali che si hanno delle parole e quindi delle sequenze dei suoni che le costituiscono. Lo sviluppo della competenza fonologica è determinata da una predisposizione innata del bambino a percepire le caratteristiche distintive dei suoni della lingua parlata. I disturbi di linguaggio possono presentarsi (cioè si accompagnano o sono presenti in quadri sindromici specifici) con ritardo cognitivo, disprassia, ipoacusia di vario grado ma alcuni bambini, pur non avendo disturbi associati né di tipo funzionale, né nell’area cognitiva o emotiva – relazionale , si può sviluppare questo tipo di disturbo. Quindi il bambino con disturbo fonetico-fonologico spesso è intel- ligente, è in grado di giocare con i suoi coetanei ed è comunicativo; ma parla in modo poco o per nulla decifrabile, pronuncia male alcuni suoni del linguaggio (dislalie come r moscia, zeppola, dice dossa invece di doccia), sostituisce un suono con un altro, cancella sillabe o singoli fonemi (caramella diventa amella), ha difficoltà a formare frasi grammaticalmente corrette con soggetto, verbo e complemento (ad esempio: omettendo spesso il verbo o usandolo all’infinito), ha difficoltà nell’organizzare e riferire un evento o un racconto, ad utilizzare un linguaggio adeguato al contesto in cui si trova. Le cause che determinano questo disturbo sono ancora poco chiare, molte sono le teorie sulla familiarità (uno o più componenti della famiglia presentano lo stesso disturbo) e sulle otiti ricorrenti o fluttuanti nei primi anni di vita, che possono provocare un abbassamento della soglia uditiva di 20/30 decibel, determinando il disturbo di decodifica e percezione dei suoni della lingua e quindi un disturbo fonetico-fonologico. Quello che è importante sapere è che non curare questo disturbo può avere conseguenze sugli apprendimenti curriculari. Il rischio, infatti, è che il bambino presenti grosse difficoltà all’accesso della lettura e della scrittura e spesso va incontro a situazioni che sfociano in disturbi generalizzati dell’apprendimento. Per questo è necessario intervenire tempestivamente con la terapia logopedica. Questa prevede diversi momenti in cui il bambino si allenerà a percepire, conoscere e riconoscere i suoni come entità singole, precise e non confondibili o sovrapponibili, successivamente le tradurrà in atti motori sperimentandone la produzione in parole diverse. Identificare tale disturbo è possibile per un operatore anche pri- DI ANNA MARIA ANTONUCCI Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563326 con sindrome di Asperger presentano fin dal secondo terzo anno di vita un repertorio di interessi ristretto e singolare per esempio per parti di un oggetto come le ruote di una macchinina o gli interruttori elettrici. Successivamente possono diventare dei collezionisti accurati e ossessivi. Molto utili per questi bambini sono gli interventi cognitivo-comportamentali mirati all’acquisizione delle abilità sociali il cosiddetto social skill training: lo sviluppo della consapevolezza, la presa di prospettiva, la gestione e la comunicazione delle emozioni sono i principali obiettivi del trattamento riabilitativo. In età scolare sono utili gli interventi educativi individualizzati in modo da tenere conto delle specifiche esigenze correlate col disturbo. Spesso grazie a particolari doti come una fervida memoria, una notevole velocità nell’apprendimento e il perfezionismo, possono eccellere nel proprio campo di competenza e di interesse. Molte persone Asperger con notevole impegno e forza di volontà riescono ad imparare determinate regole sociali e ad avere un buon controllo fino a raggiungere un’autonomia che gli consente di avere un buon adattamento sociale contribuendo ad arricchire il mondo con il loro peculiare e unico modo di vedere la realtà. LOGOPEDISTA DI ILENIA PALMIERI Per i vostri quesiti: [email protected] Tel. 0881.563326 ma dei tre anni di età valutando alcuni segnali di rischio che emergono molto precocemente pur considerando l’enorme variabilità nello sviluppo adeguato del linguaggio, come ad esempio l’assenza della lallazione (vocalizzazioni di tipo consonante + vocale: pa, da, ba) dai 5-7 mesi ai 9-10 mesi; l’ assenza di utilizzo dei gesti per comunicare alla fine del 1° anno di vita (tendere l’oggetto verso l’adulto, del quale vuole attirare l’attenzione, lasciar andare un oggetto nelle mani di un adulto, indicare con il braccio teso e/o con l’indice puntato in una certa direzione guardando alternativamente l’oggetto e l’adulto, dimostrare con alcuni gesti situazioni reali, usare la gestualità per comunicare “ciao, non c’è più, ecc.”); assente o ridotta presenza del “gioco simbolico” tra i 24-30 mesi (giocare a far finta di...); vocabolario ridotto (minore di 20 parole a 18 mesi, minore di 50 parole a 24 mesi); ritardo della combinazione gestoparola dopo i 12 mesi (il bambino dice “da” mentre indica la palla); persistere di espressioni verbali incomprensibili dopo i 2-3 anni. Questi segnali sono da valutare attentamente se sono presenti duo o più fattori di rischio e nel caso iniziare un percorso di riabilitazione logopedica più precocemente possibile e soprattutto prima della scolarizzazione. formazione febbraio duemilaquattordici Promotion 21 Aggiornamento professionale: dal “sapere” al “saper essere” Geform, spazio alle competenze Lifelong learning: a Foggia un centro per la formazione continua Una cosa è certa: non si tratta di una sfida, ma di una più complessa progettualità nata per colmare un’evidente “mancanza” sul territorio in materia di formazione professionale e continua. Stiamo parlando di “Geform”, società attiva a Foggia, in viale Manfredi e fondata da Giorgia Graziani, Michele Ercolino e Antonio Fulchino, tutti professionisti trentenni foggiani. “Dopo aver completato gli studi e vissuto le prime esperienze lavorative fuori Foggia – spiega il direttore didattico di Geform, Giorgia Graziani – abbiamo deciso di tornare nella nostra città e mettere a frutto le competenze acquisite”. Un’intuizione felice, che si è concretizzata lo scorso novembre, riscuotendo sin da subito l’interesse ed il favore della città. Sì, perché il centro di formazione attivo nella Palazzina B del centro direzionale Amgas, risponde alle tante sollecitazioni provenienti da aziende, professionisti, studenti e dipendenti di enti pubblici e privati che hanno necessità di aggiornare, implementare o perfezionare il proprio bagaglio di MASTER E CORSI DI FORMAZINE E AGGIORNAMENTO PER IL PERSONALE SCOLASTICO CORSI PER IL CONSEGUIMENTO DELLE CERTIFICAZIONI DI LINGUE EUROPEE ED EXTRA-EUROPEE conoscenze professionali. E questo grazie ad un team di giovani professionisti che hanno deciso di condividere le proprie esperienze e competenze presentandosi nel campo del Lifelong learning, come operatori della formazione professionale e continua. “Siamo dell’idea – continua Graziani – che la formazione oggi debba rispondere a nuove esigenze, partendo da un costante monitoraggio dei profili professionali richiesti dal mercato del lavoro, definendo un approccio alla formazione personalizzabile e implementabile secondo le necessità dei singoli”. Inoltre, per rispondere al meglio alle esigenze territorio, Geform ha stipulato una serie di convenzioni e importanti partenariati che rendono il centro di via Manfredi strategico e “in rete” con i principali ordini delle libere professioni, enti locali e sindacati, al fine di fornire un ventaglio di servizi sempre completo e aggiornato. CORSI DI FORMAZIONE PROFESSIONALE E MASTER DI ALTA FORMAZIONE CORSI DI ITALIANO PER STRANIERI E CERTIFICAZIONI INFORMATICHE Geform è Polo di servizio dell’Università degli Studi “Giustino Fortunato” di Benevento • Corso di Laurea Magistrale in Economia LM-77, • Corso di Laurea Magistrale in Giurisprudenza LMG/01 • Corso di Laurea in Operatore Giuridico d’impresa L-14 - Indirizzo Economico e Giuridico Per info e iscrizioni al prossimo corso Fashion &Job CORSI DI SELF-EFFICACY E BENESSERE PERSONALE V.le Manfredi, 1 c/o Amgas Spa Palazzina B - 71121 Foggia Tel. 0881 77 63 22 - 393 81 83 412 www.geform.eu [email protected] [email protected] WORKSHOP E CORSI DI COMUNICAZIONE VISIVA, MARKETING, SOCIAL MEDIA E PNL La Geform si contraddistinguere anche per una metodologia didattica che integra metodi più tradizionali a quelli più innovativi grazie all’uso di laboratori informatici e della Lim (Lavagna interattiva multimediale) 22 febbraio duemilaquattordici società 6Donna media partner della presentazione foggiana del volume Oriana, la donna che non ti aspetti: “Era libera, fragile e anticonformista” Cristina De Stefano firma la prima biografia autorizzata della Fallaci Non si può essere un bravo biografo se non si è un buon lettore di biografie. E Cristina De Stefano – giornalista di Elle, scrittrice e talent scout letteraria, che firma la prima biografia autorizzata di Oriana Fallaci – di ‘vite altrui’ è una lettrice vorace e appassionata. “Credo siano letture estremamente arricchenti – spiega – ti permettono di vivere, appunto, vite altrui, di entrare nelle teste degli altri e aprirsi a stimoli, epoche e schemi mentali nuovi”. Ma ripercorrere la vita della Fallaci è stata, anche per lei, una sfida non da poco. Un’opportunità che le è balenata dinanzi come un fulmine a ciel sereno: è stato il nipote della Fallaci, Edoardo Perazzi, erede e custode della sua memoria, a cercarla e ad affidargli tutti gli scritti in suo possesso. Aveva letto Americane avventurose (edizioni Adelphi) ed aveva capito che Cristina De Stefano era la persona giusta per raccontare una donna complessa (e ancora tutta da scoprire) come sua zia Oriana. Una personalità forte, che divideva e divide ancora; una giornalista-donna e una donna-giornalista (concetti simili eppure profondamente differenti) che o si odia o si ama. In entrambi i casi senza sconti o riserve. E Cristina De Stefano deve averla amato molto. Non solo perché leggendo i suoi articoli aveva sognato di intraprendere la mede- sima carriera, ma soprattutto perché per tre anni la giornalista di Elle (una sorta di fratello maggiore del nostro 6Donna, che dell’evento è stato media-partner) ha vissuto con lo spettro di Oriana Fallaci, scandagliando la sua vita lavorativa e privata, isolando - ad esempio - le interviste ai potenti del mondo dagli appuntamenti dal parrucchiere. Per trentasei mesi, quindi, Cristina De Stefano ha cercato, letto, riordinato agende, documenti di lavoro, foto e corrispondenze. Insomma ha ripercorso e ricostruito, a ritroso, le tracce di tutta una vita per restituire il ritratto di una donna modernissima, a tratti inedita e inaspettata. “Chi leggerà questo libro conoscerà un po’ di più questa donna anticonformista, impavida e coraggiosa fino all’incoscienza. Soprattutto i più giovani che, per età, di lei conoscono solo la virata finale, quella più intransigente, estrema”. Per questo ‘Oriana. Una donna’, edito da Rizzoli, è molto più che una A Foggia il volontariato ha il nome di… Sotto la buona stella Gli ‘Amici del sorriso’ negli Ospedali Riuniti “Un bambino è la forma più perfetta di essere umano”, scriveva il russo Vladimir Nabokov. Ed è proprio per loro, per quelli meno fortunati, che nasce il progetto della Banca della Campania chiamato ‘Sotto una buona stella’ che, insieme ad associazioni qualificate, porterà avanti 16 progetti assistenziali. Per una volta la Banca uscirà dal suo tradizionale ruolo sostenendo, tramite azioni concrete, tutte le persone portatrici di un disagio. Il piano, che coprirà tutto il 2014, prevede aiuti per 16 associazioni sul territorio di Foggia, Napoli, Salerno ed Avellino con rotazione trimestrale. Per questo primo trimestre è stato scelto il progetto dell’associazione foggiana ‘Amici del Sorriso’ che si occuperà dei bambini ricoverati nel reparto di Pediatria degli Ospedali Riuniti. Da gennaio a marzo, infatti, i volontari dell’associazione realizzeranno azioni e attività pensate per rendere loro protagonisti, per rassicurarli, per far sì che il ricovero risulti meno traumatico, offrendo loro la possibilità di distrarsi e di distogliere l’attenzione, dalle loro patologie. Un educatore, una psicoterapeuta e un gruppo di animazione sono le risorse umane impiegate per la realizzazione di questo progetto: all’interno della struttura ospedaliera, infatti, è stata ricavata una ludoteca in cui ver- ranno proposti laboratori ed attività come un laboratorio di narrazione creativa, attività di pet-therapy, il circo dei ragazzi, il laboratorio ‘pianta che ti passa’ e molti altri. “Questo progetto – afferma Antonio Longo, direttore della divisione di Pediatria Ospedaliera degli Ospedali Riuniti di Foggia – si basa sulla cura delle ‘emozioni positive’, ovvero rende i piccoli degenti più disponibili ed aperti verso le terapie, in modo da rendere più veloce la guarigione”. “Inoltre, - aggiunge Simona Notarangelo, presidente dell’associazione – con i giochi e le attività rassicuriamo non solo i bimbi, ma anche i loro genitori che così accompagneranno in modo più tranquillo e sereno i loro figli verso la guarigione”.‘Amici del Sorriso’ è un’associazione sociale, ricreativa e culturale senza finalità di lucro, che nasce con l’obiettivo è di essere vicino a minori, anziani, diversamente abili e a tutte le persone portatrici di disagio, strutturando per loro degli interventi specifici in collaborazione con medici, pediatri, psicologi ed altre figure professionali. Con il progetto ‘Sotto una buona Stella’, Banca della Campania e gli Amici del Sorriso, si prenderanno cura dei bimbi ricoverati nel reparto di Pediatria degli Ospedali Riuniti. Simona Donatelli biografia ma racconta il romanzo di una vita fuori dal comune. Per talento (innegabile), opportunità (tempi diversi e coraggio da vendere), carattere e ideologie (tempra di ferro e posizioni spesso aspramente criticate). Presentando la sua ultima fatica, De Stefano ci ha permesso di lanciare uno sguardo nell’officina creativa di una biografa, un’esperienza tanto affascinante per chi la osserva, quanto straniante per chi la vive. Grazie a carteggi inediti e alle testimonianze, De Stefano restituisce una figura di donna coraggiosa e libera in ogni sua scelta. Nata povera in una famiglia di antifascisti, cresciuta in fretta nella Resistenza, si è presentata in una redazione appena uscita dal liceo e in pochi anni si è imposta in un lavoro allora dominato dagli uomini. Ha scoperto l’America negli anni ’50, diventando amica dei divi di Hollywood e degli astronauti della Nasa. Si è trasferita a New York negli anni ’60, per essere al centro dell’impero della comunicazione globale. È andata in Vietnam nel 1967, unica giornalista italiana a farlo e ha poi affrontato l’uomo più potente dell’epoca, Kissinger, conquistandosi fama planetaria. Una parabola ripercorsa dalla penna elegante e rispettosa della De Stefano che ha raccontato anche la donna morbida, fragile e romantica nascosta dietro il monolite della sua immagine corrente. Aspetto quest’ultimo che ha maggiormente interessato il pubblico presente all’evento foggiano, promosso da Ubik in collaborazione con l’associazione Soroptimist di Foggia. febbraio duemilaquattordici viaggi e tempo libero 23 Alcune tappe e itinerari per vivere la magia del Carnevale La festa più colorata e ribelle dell’anno U na “fuga” dalla quotidianità. L’occasione propizia per una gita fuori porta e per affrontare la vita in modo più leggero e colorato. Almeno pochi giorni, il tempo di un week-end insolito e nonconvenzionale. Perché a Carnevale le uniche regole sono il rovesciamento delle norme e degli status, e il divertimento ostentato. Da Nord a Sud lo Stivale offre un ampio ventaglio di occasioni di feste, parate e sfilate per vivere, dall’interno, la festa del Carnevale. Quest’anno c’è tempo fino al 4 marzo per lasciarsi trasportare dall’atmosfera festaiola e irriverente o elegante e misteriosa, a seconda del carattere infuso alla festa in ogni città d’Italia. E la scelta è ampia: da Manfredonia a Venezia, da Putignano a Viareggio c’è solo l’imbarazzo della scelta. In qualunque caso, qualunque sia tappa, il divertimento è assicurato. Ecco alcune tappe “obbligate”. Elegante e misterioso o satirico e rivoluzionario? Un viaggio tra i riti carnevaleschi del Belpaese VENEZIA E VIAREGGIO Il primo è il Carnevale forse più conosciuto in Italia e all’estero. Si differenzia dalle altre tradizioni carnascialesche per il suo carattere elegante e misterioso, che rende il Carnevale di Venezia una lunghissima festa in maschera che si svolge tra campi e campielli, nella splendida cornice della città lagunare dove ci si da’ appuntamento per il Volo dell’Angelo e la Festa delle Marie. L’edizione 2014 è incentrata sul tema “La natura fantastica”, mentre fra le novità c’è l’apertura dell’arsenale della Serenissima per tutte le sere della settimana grassa, con giochi di luci e fontane d’acqua, musica e intrattenimento itinerante. Un’occasione da non perdere. Il secondo, invece, rappresenta un inno all’arguzia e allo spirito satirico ti- picamente toscano. Il Carnevale di Viareggio, infatti, risale al 1873 quando alcuni borghesi vollero inscenare una protesta contro le tasse eccessive che erano costretti a pagare. Un Carnevale che quest’anno registra numeri da record raggiungendo la cifra di 400 sfilate di carri allegorici programmate. La maestosità dei carri e l’irriverenza dei loro messaggi costituiscono la cifra distintiva della festa. MANFREDONIA E PUTIGNANO A pochi passi da casa nostra, si rinnova ogni anno lunga tradizione del Carnevale di Manfredonia che si sviluppa secondo due imprescindibili indirizzi: da una parte il concorso dei carri e dei gruppi mascherati, con la partecipazione di vari gruppi di maestri cartapestai per la costruzione dei monumentali carri HEROIDES Lettere di quotidiana (in)sofferenza allegorici; dall’altra, la partecipazione di gruppi di giovani impegnati nella rappresentazione mascherata a tema dell’attualità culturale o politica, secondo i linguaggi tipici della tradizione carnevalesca. Ne deriva quindi la spettacolare Grande parata dei Carri allegorici e dei Gruppi mascherati, in programma l’ultima domenica successiva il giorno della Pentolaccia, con più di centomila visitatori forestieri. La Puglia, poi, si conferma un’eccellenza nell’arte della cartapesta anche nel Carnevale di Putignano che quest’anno rende omaggio a Giuseppe Verdi nel bicentenario della sua nascita. Le iniziative partono il 23 febbraio e si protraggono fino al 9 marzo. I sette carri allegorici sono tutti dedicati a composizioni verdiane opportunamente “riviste”. COSTUME E SOCIETA’ L’amore ai tempi dei social BOVINI E ARANCE L’opulenza come rovescio della povertà. Sono cibi e materie prime, a volte, il simbolo della ribellione. Come a Muggia, in provincia di Trieste dove ogni anno il Carnevale si conclude con la grande frittata che viene cotta al centro della piazza principale, dopo una raccolta di uova fatta al grido “tutti a ovi” secondo una tradizione che ha origine all’inizio del 1400. Colorato e appassionante è invece il Carnevale di Ivrea, che si distingue per il suo piglio ribelle e libertario, il cui momento clou è la “battaglia delle arance” che per tre giorni divampa nella città piemontese coinvolgendo migliaia di “aranceri” mentre tutti gli altri indossano il “berretto frigio”, simbolo di ribellione da ogni tirannia. Un bove finto, di metallo e legno, viene invece portato in processione durante il carnevale di Offida, nelle Marche. Una tradizione suggestiva e “pagana” dove gli abitanti vestiti con il “guazzarò”, un abito tipico, rincorrono il bove urlando come in una corrida. Angela Dalicco Appuntamenti 8 Marzo Quando il corteggiamento virtuale rischia di trasformarsi in un flop Fillide a Demofoonte Purtroppo i bei tempi dell’antica Grecia, in cui valorosi eroi o lussuriosi dei conquistavano in poco tempo la donna desiderata, sono finiti: la razza umana deve aver – giustamente - pensato che scatenare una guerra per una donna non vale sicuramente la pena. Tuttavia, gli uomini evoluti hanno perso per strada un gene: quello della praticità nei propri affari di cuore, collocandosi così da un estremo all’altro della scala di gradimento delle donne. Eliminate lettere, poesie struggenti e goffi tentativi di approccio, i conquistatori all’epoca di internet sono tutto fumo e niente arrosto. Per far nascere una storia d’amore (seria) è necessario infatti rivivere tutte le fasi della guerra del Pe- loponneso, con relative sconfitte, rivincite e attacchi a sorpresa orchestrati – niente popodimeno che – dalle donne. Prima bisogna far colpo fisicamente, magari attraverso le proprie foto ammiccanti su Facebook. In seguito possiamo considerarci interessanti in base al numero di “like” che lui ci ha concesso. Dopo aver sostato per mesi in questo pantano fatto di spionaggi alle sue ex, severa analisi delle fotografie in cui lui viene taggato e interpretazione dei suoi status, si passa alla fase successiva: il numero di telefono, o meglio, WhatsApp. Perché in amore non vince chi fugge ma chi visualizza e non risponde su questo nuovo strumento di comunicazione. Gli eventuali scambi di messaggi e chat hanno sempre un contenuto ambiguo perché – da nessuna delle due parti – c’è la volontà di mostrarsi vulnerabili e coinvolti. Proprio come una guerra, occorre fare la mossa giusta prima di essere declassata a una delle tante da inserire nella lista “disponibili” su Facebook. E di cui magari lui si ricorderà solo dopo aver esplorato altri lidi. Poi si passa agli appuntamenti, che non sono appuntamenti: beccarsi in giro nel locale di moda del momento non significa uscire insieme. E magari lui ha invitato almeno altre tre ragazze con cui sta flirtando contemporaneamente. Giusto per vedere quale delle tre sta meglio con i tacchi a spillo. Da questo momento in poi, sono poche quelle che la spuntano: c’è colei che riesce ad ottenere un appuntamento vero dall’oggetto del suo desiderio e colei che invece incontra Paride. La prima deve continuare la sua guerra: tenere duro di fronte ad interminabili caffè in cui si parla del nulla, magari organizzati strategicamente nel solito locale noto per farsi vedere da tutta la città e marcare così – indirettamente – il terreno. La seconda invece ha indirettamente ricevuto un dono dagli dei: perché il maschio Paride sa quello che vuole, ti prende e ti porta via, proprio come l’omonimo protagonista della mitologia. E, soprattutto, non esita a cambiare lo status da single a “fidanzato ufficialmente” su Facebook, perché chi ama davvero, non perde altro tempo. Che Ovidio ci perdoni, se abbiamo impunemente preso in prestito il titolo della sua raccolta di epistole per inaugurare questa nuova rubrica di 6Donna. Ma anche sulle colonne di questo magazine – oggi proprio come allora - le “Heroides” rappresentano una raccolta di lettere aventi come oggetto sfoghi e lamentele del sesso femminile, in pena (nel nostro caso benevolmente) a causa dei propri uomini. Su ogni numero, dunque, una eroina moderna - sia essa una lettrice o una nostra redattrice -racconterà piccole e grandi (in)sofferenze tratte dalla quotidianità. Con ironia e un pizzico di pepe! “Donna ieri, oggi e domani”. Questo il tema della serata – reading letterario organizzato per il giorno della Festa delle Donne, il prossimo 8 marzo, nei locali di Grotta Omero, a Foggia. Una serata per promuovere una riflessioni sul ruolo della donna nel volgere degli anni e sulla sua importanza. Tra conquiste e sconfitte, nel duro tira e molla della vita. Tanti gli ospiti che animeranno la serata, durante la quale saranno proiettati video e fotoreportage sul ruolo della donna nel passato, periodo evocato nelle immagini suggestive ed evocative di Tom Palermo. Allieterà la serata la musica live di Angelo Palazzo e Annamaria Longo. A seguire il reading letterario a staffetta con Michele Sisbarra, Cristiano Maiorino e Adolfo Nicola Abate; voce recitante Rosa d’Onofrio. La redazione di 6Donna sarà media-partner della serata. 24 febbraio duemilaquattordici
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