Cresce il fronte anti Dalpalù Federcoop, sfida al candidato unico Nella Federazione Trentina della Cooperazione cresce il fronte di chi vorrebbe un cambiamento di rotta rispetto alla presidenza Schelfi e non accetta Renato Dalpalù candidato unico alla successione. È quindi probabile che a breve vi sia l'annuncio di un candidato alternativo. F.TERRERl A PAGINA fi Federcoop, sfida al candidato unico Presidenza, cresce il movimento per il nome alternativo a Dalpalù FRANCESCO TORERI twitter: ©fterreri TRENTO - Il candidato alla presidenza della Federazione Trentina della Cooperazione Renato Dalpalù non sarà, con grande probabilità, l'unico a correre per la guida di via Segantini. Nonostante il presidente Diego Schelfi dichiari che Dalpalù è stato «scelto dalla base» (l'Adige di ieri), cresce in tutti e quattro i settori delle coop (consumo, credito, lavoro, agricole) un movimento di opinione che aderisce alla richiesta di cambiare rotta espressa Negli incontri con la base consenso tiepido al nome indicato a maggioranza dal cda Fermento anche in Sait da Sandro Pancher sull'Adige e da Marina Mattarei sul Corriere del Trentino di domenica. Un fermento che punta a un candidato alternativo a quello espresso, a maggioranza, dal cda di Federcoop. In consiglio di amministrazione la proposta di Dalpalù come successore di Schelfi ha registrato due. voti contrari, Mattarei e la rappresentante dei giovani cooperatori Elena Cetto, e l'astensione del consigliere espressione di Melinda. Nell'intervento di domenica, Pancher ha sollevato una serie di critiche alla candidatura Dalpalù, ritenuto espressione di una continuità che non affronterebbe le sfide aperte per la Cooperazione. La proposta è di un cambio di rotta a partire da un nuovo protagonismo delle cooperative di primo grado. Schelfi ha replicato che la designazione di Dalpalù, in base allo Statuto di Federcoop, ha seguito l'iter previsto a partire dalle 12 consultazioni territoriali delle 500 cooperative socie, a cui ha partecipato un terzo degli associati per un totale di 180 interventi. In questi incontri, tuttavia, quando è stato fatto il nome del candidato, l'adesione è stata raramente entusiasta, per lo più tiepida, con dubbi e critiche. È vero, peraltro, che veri e propri nomi alternativi non ne sono usciti. Sia Pancher, che ha corso nel 2012 come candidato alternativo al quarto mandato, in deroga, di Schelfi, sia an- cor più Mattarei sono stati sollecitati a scendere in campo. Ma questa volta il percorso scelto dai cooperatori che puntano a «cambiare rotta» è diverso. L'intreccio di contatti, incontri informali, mail punta prima di tutto ad allargare la discussione e raccogliere contributi. Coinvolti sono in primo luogo le cooperative di primo grado e non solo i presidenti. Partire dai territori, allargare il dibattito sul presente e il futuro della Cooperazione, riappropriarsi di un ruolo di partecipazione: queste le caratteristiche del percorso. La candidatura alternativa alla presidenza, al contrario di tre anni fa, non verrà quindi all'inizio, ma alla fine di questo confronto aperto. Dal punto di vista statutario, dopo il candidato designato dal cda si possono presentare candidature fino a dieci giorni prima dell'assemblea, prevista per il 12 giugno. La candidatura deve avere il sostegno di almeno 15 soci cooperatori della Federazione che rappresentino i quattro settori (almeno uno per settore) e abbiano diritto complessivamente ad almeno quaranta voti. Un fermento analogo si registra nel Sait, il consorzio della cooperazione di consumo, attualmente presieduto da Dalpalù, che lascerà la presidenza una volta eletto in Federcoop. Pag. 5 Michele Demozzi e Maddalena lovene là FQUBAnOME Malattìe rare e architettura: dalla Rurale 2 borse ci ricerca È TRENTO Due borse di studio post-laurea, del valore di 12mila euro l'una, sono state assegnate dalla Fondazione Cassa Rurale di Trento che ha premiato i progetti di due giovani trentini che proseguiranno con altrettanti dottorati di ricerca il loro percorso di internazionalizzazione. «Vogliamo guardare al futuro con ottimismo - ha affermato la presidente Rossana Gramegna - il mondo è nelle mani dei giovani, è giusto sostenere chi si impegna». Per l'area tematica tecnico-scientifica, si è distinto Michele Demozzi, 23 anni, laureato in Scienze e tecnologie biomolecolari, con un progetto che esplora «nuove prospettive per la cura della sindrome di Wolf-Hirschhorn», al Centre for Integrative Biology (Cibio) di Trento. «Il progetto di ricerca ha spiegato - nasce dall'incontro con una bambina affetta dalla sindrome assai rara. Sono partito dall'idea che anch'io posso fare qualcosa per contribuire a guarire questa malattia genetica». Per l'area tematica umanistico-artistica, Maddalena lovene, 27 anni, laureata in Architettura, ha vinto con un progetto di costruzione partecipata per progetti di sviluppo sostenibile, che svolgerà in Perù.«Un progetto lontano - ha affermato - ma nello stesso tempo vicino, perché vorrei portarlo sul territorio». Pag. 6 Credito, lo sciopero funziona Cristina Casadei Hanno aderito compatti i bancari delle Bcc - 37mila in tutto - allo scioperocheFabi,Fiba,Fisac,Ugle Uilca, hanno proclamato ieri. E hanno così rotto l'incantesimo dei 15 anni di pace sociale in un settore che in questi giorni è sotto la lente del Governo e di Bankitalia per la riforma che dovrà affrontare. In una nota unitaria dei sindacati si legge che ci sono state punte di adesione tra il 70 e oltre il 90%. In Lombardia le adesioni hanno superato il 95%. Molto ridotta l'operatività degli sportelli su tutto il territorio nazionale. Diversi i numeri resi noti da Federcasse in base alla recentissima delibera della Commissione di garanzia che obbliga le aziende a rendere pubbliche le adesioni agli scioperi. «A dato quasi completo c'è stata un'adesione intorno al 60% - dice Marco Vernieri, responsabile relazioni sindacali di Federcasse -. In Lombardia l'adesione è stata circa il 67%. Tra l'altro ci ha colpito molto che il gruppo bancario Iccrea che è molto sindacalizzato supera dipocoil50%,undatopercertiversi sorprendente. Questo sciopero esprime la preoccupazione dei lavoratori per il rafforzamento del sistema e la salvaguardia dell'occupazione, priorità che sono anche le nostre. Per questo abbiamo bisogno di un sindacato che sia disponibile a confrontarsi su questi temi e siamo ottimisti». L'ottimismo nascedaquantosta accadendo in Trentino Alto Adige dove lo sciopero è stato proclamato ma non ci sono state adesioni (i sindacati hanno però espresso solidarietà allo sciopero e definito pretestuoso l'atteggiamento di Federcasse) perché «si è aperto un tavolo di confronto dove ci si è resi disponibili insieme al sindacato a negoziare tutti i punti senza pregiudiziali - spiega Vernieri -. E da un'esperienza come questa che noi vogliamo far ripartire il confronto a livello nazionale». Nei prossimi giorni si vedrà da dove ripartirà il negoziato tra Federcasse e i sindacati che si è caricato di forti tensioni dopo la disdetta della contrattazione nazionale e regionale di settore, deliberata unilateralmente dalla parte datoriale, come spiegano le sigle di settore. I sindacati assicurano che la mobilitazione non finisce qui. Fino al 31 marzo ci sarà l'astensione dal lavoro straordinario e supplementare, mentre oggi si svolgerà un altro presidio dei lavoratori a Pietrasanta (Toscana). «Dopo la grandissima adesione dei lavoratori allo sciopero - dichiara Luca Bertinotti, segretario nazionale Fabi - chiediamo a Federcasse di fare un passo indietro sulla disdetta dellacontrattazione di categoria, che toglie diritti ai lavoratori e riporta il settore indietro di 50 anni». Alessandro Spag- giari, segretario nazionale della Fiba Cisl, dice che ieri «il no alle strumentalizzazioni, allo scaricabarile sui dipendenti, alla trasformazione in un modello privo di autonomia al servizio di pochi è arrivato forte e chiaro». Michele Cervone, segretario nazionaledellaFisac,«auspicache Federcasse adesso riapra subito il confronto con le organizzazioni sindacali, non solo sul contratto, rimuovendo pregiudiziali e atti unilaterali, ma anche sul processo di riforma che il credito cooperativo è stato chiamato a fare dai regolatori». Giuseppe Del Vecchio, segretario nazionale della Uilca è convinto che «il rinnovo del Ceni debba concludersi in tempi contenuti in quanto strumento centrale per un percorso, soprattutto in questa fase di "autoriforma" del modello, di rafforzamento e di aggregazione dell'intero sistema del credito cooperativo». Pag. 7 CREDITO. Le Raiffeisen ottengono garanzie. In Trentino scioperano in pochi Rurali] allarme polo unico nazion TRENTO - A livello nazionale la partecipazione allo sciopero di ieri dei bancari del Credito cooperativo è stata molto alta, con punte di oltre il 90%. In Trentino invece è stata bassa, le Casse rurali sono rimaste praticamente aperte, soprattutto perché non ha partecipato alla protesta la Fabi provinciale, il sindacato maggioritario. Ma tra le Rurali la preoccupazione maggiore adesso è un'altra: si sta profilando a livello nazionale un'autoriforma delle Bcc, fortemente sollecitata dal governo, che prevede un'unico polo nazionale, con gravi rischi per l'autonomia territoriale e il progetto Nord Est. Le Raiffeisen altoatesine sono già corse ai ripari. In una riunione nazionale con Confcooperative han- no chiesto e ottenuto l'opzione di un polo a loro riservato, esclusivamente sudtirolese. Il Credito coop trentino, a questo punto, si trova in mezzo al guado, tra un progetto di holding Nord Est che non decolla e le pressioni nazionali per un modello con Iccrea capofila. «Oltre alla preoccupazione per i contratti di lavoro disdettati - afferma Romano Vicentini della Fisac Cgil seguiamo con molta attenzione la cosiddetta autoriforma del sistema cooperativo. Noi crediamo fondamentale per il nostro territorio il mantenimento delle attuali funzioni in Cassa Centrale e nella Federazione. Accentrare il tutto a Roma, come temiamo possa accadere nelle prossime settimane, avrebbe ef- fetti disastrosi per il numero dei posti di lavoro e per la qualità del lavoro bancario sul nostro territorio». «La ricchezza del sistema cooperativo trentino - prosegue Vicentini sta nella competenza e professionalità dei lavoratori e delle lavoratrici che in esso operano. Per fare questo però, per difendere questi nostri enti, dobbiamo trovare e cercare tutti gli aiuti e le alleanze possibili. Concordiamo con il presidente Diego Schelfi quando sostiene che autonomia non deve significare isolamento». Sullo sciopero Vicentini commenta: «Speravamo in una partecipazione maggiore anche da noi ma comunque non ci facciamo scoraggiare». F. Ter. Pag. 8 Fondopensione Laborfonds parte bene Positive tutte le linee TRENTO Viene definito «ottimo» l'inizio d'anno per le linee del fondopensione Laborfonds. La linea Bilanciata, che conta circa 85.000 aderenti ed ha un patrimonio che supera i 1,6 miliardi di euro, registra un rendimento netto di +2,53% da inizio anno; la linea Dinamica, comparto in cui la componente azionaria è maggiore e pari a circa metà del patrimonio, realizza un +2,77%; la linea Prudente-Etica, i cui investimenti rispettano standard etici e di responsabilità sociale, segna +2,84% netto da inizio anno; infine, il comparto linea Garantita chiude il mese di gennaio con un rendimento netto pari a +0,29%. n 27 febbraio si sono concluse le votazioni per l'elezione dei rappresentanti dei lavoratori della provincia di Bolzano. La nomina del cda avverrà nell'assemblea del 22 aprile. © RIPRODUZIONE RISERVATA Pag. 9 Banca Etica a confronto con le Casse rurali: si comincia giovedì a Rovereto TRENTO - Banca Etica, in collaborazione con Acli Trentine, Arci, GaSud e Comitato Associazioni per la pace e i diritti umani, organizza tre incontri di approfondimento, aperti a tutta la cittadinanza, sui temi più scottanti del credito e delle banche. Si comincia giovedì 5 marzo, dopodomani, all'Auditorium Brione in via S. Pellico a Rovereto, alle 20.30, con l'incontro intitolato «Con i nostri soldi!». Intervengono Andrea Baranes, presidente della Fondazione Culturale Responsabilità Etica, e Giorgio Beretta, coordinatore nazionale della Campagna Banche armate. Venerdì 13 marzo alle 20.30 alla Fondazione Caritro in via Calepina a Trento, Riccardo Milano di Banca Etica interverrà su «Le mani della finanza su cibo, terra e beni comuni». Venerdì 27 marzo, sempre alla Fondazione Caritro, confronto tra Mauro Meggiolaro di Banca Etica e Giorgio Fracalossi (nella foto), presidente di Cassa Centrale e della Cassa Rurale di Trento, su «Ce' banca e banca, il ruolo delle banche nel sistema economico». Pag. 10 Casse rurali, bassa adesione allo sciopero Vittoria della Fabi. Autoriforma: preoccupa l'accentramento romano TRENTO Bassa adesione allo sciopero nazionale del credito cooperativo, «boicottato» con successo dalla Fabi, il sindacato maggioritario in Trentino. Intanto cresce la preoccupazione per rautoriforma del settore: sembra si vada in direzione di un unico gruppo bancario a livello nazionale, con Iccrea protagonista. Il che significherebbe futuro incentro per Cassa centrale banca. I numeri bassissimi della protesta in Trentino contrastano con forza contro l'adesione nazionale, che ha avuto punte del 90%. «Speravamo in una partecipazione maggiore anche da noi — afferma Romano Vicentini, segretario Fisac Cgil — ma non ci facciamo scoraggiare. Riteniamo sbagliato "chiamarsi fuori" e crediamo che il contratto nazionale sia fondamentale per le tutele dei colleglli. Continueremo a batterci per la sua difesa, ben sapendo che ce lo dobbiamo conquistare perché nessuno regala nulla». La Fabi, che ha iscritto il 70% dei circa 3000 lavoratori Federcasse, ha deciso di non scioperare perché, dopo la minaccia di 8 giornate di sciopero contro la disdetta del contratto provinciale, ha ottenuto, assieme ai confederali, una serie di incontri che si spera siano utili per risolvere la questione, sia trentina che in parte nazionale. La Fisac Cgil però è preoccupata anche per rautoriforma: «Crediamo fondamentale per il nostro territorio il mantenimento delle attuali funzioni in Cassa centrale e nella Federazione. Accentrare il tutto a Roma, come temiamo possa accadere nelle prossime settimane, avrebbe effetti disastrosi per il numero dei posti di lavoro e per la qualità del lavoro bancario sul nostro territorio. La ricchezza del sistema cooperativo Trentino sta nella competenza e professionalità dei lavoratori e delle lavoratrici che in esso operano. Per fare questo però, per difendere questi nostri en- ti, dobbiamo trovare e cercare tutti gli aiuti e le alleanze possibili. E concordiamo con il presidente Diego Schelfi quando sostiene che autonomia non deve significare isolamento». Gli addetti ai lavori definiscono la situazione «fluida», ma molti segnali vanno verso la costituzione di un unico gruppo bancario in capo a Iccrea Holding. Che ne sarà allora di Cassa centrale banca? E della holding del Nordest, con dentro «gioielli» come Phoenix e Ibt? E il dimezzamento delle Rurali? La speranza è di salvare almeno in parte il lavoro fatto. E.Orf. © RIPRODUZIONE RISERVATA Donne manager, ultimi in Italia s-.,»,„, !/uì • I Casse rurali, bassa adesione alio sciopero Pag. 11 Borse di studio | Riconoscimento della Fondazione Cr di Trento per Michele Demozzi e Maddalena lovine Studi all'esterno: premiati in due Due borse di studio targate Fondazione Cassa Rurale di Trento per giovani meritevoli che hanno intrapreso il loro percorsi internazionali di ricerca. Un importo, per ciascuna borsa, di ben 12 mila euro. A riceverle ieri sono stati Michele Demozzi 22 anni e Maddalena lovine 27 anni. Un aiuto importante che da qualche anno la Fondazione Cassa Rurale di Trento ha deciso di offrire ai giovani cervelli del nostro territorio che hanno deciso di proseguire ad alto livello il proprio percorso formativo. Le aree interessate per le quali sono stati presentate le domande sono: economico giuridica, tecnico - scientifica e umanistico - artistica. Ad essere presenti alla consegna l'assessore comunale Paolo Castelli e la presidente della Fondazione Rossana Gramegna. «È una opportunità - ha spiegato quest'ultima - che offriamo da sei anni e che rappresenta un tratto distintivo importante. Le famiglie per accompagnare questi giovani fanno uno sforzo notevole e noi con queste borse offriamo a loro la possibilità di camminare, almeno per un tratto, in maniera autonoma con le loro gambe». Michele Demozzi, 22 anni, si è laureato in Scienze e tecnologie biomolecolari con un progetto che riguarda le nuove prospettive per la cura della sindrome di Wolf Hirschhorn. Studi questi che stanno continuando presso il Centre for Integrative Biology (Cibio) dell'Università di Trento. «Questa borsa - ha spiegato ieri - mi permetterà di creare rapporti con numerosi altri importanti laboratori nel mondo e portare avanti i miei studi per fare un passo in avanti nella ricerca su questa sindrome». A ricevere la borsa di studio anche Maddalena lovine, 25 anni, laureata in Architettura FONDAZIONE CASSA RURALE DI TRENTO | Michele Demozzi, Maddalena lovine con Rossana Gramegna con un progetto che riguarda la costruzione partecipata per progetti di sviluppo sostenibile. 1 suoi studi proseguiranno in Perù con la Strathclyde University di Glasgow. «Proseguirò i miei studi grazie a questo finanziamento - ha spiegato ieri - ma l'obiettivo è di ritornare nel mio territorio per contribuire alla sua crescita grazie al background che acquisirò». G. Fin E m Pag. 12 Vino Cavit punta sui «social» «I clienti diventano fan» TRENTO n mondo dei social network attrae sempre di più le aziende vitivinicole. Cavit ha messo online il portale cavirnaturatrentina.it. Si tratta di cinque le rubriche che compongono il nuovo magazine: «Itinerari trentini», «Sport e green living», «Happy People», «Cibo e vino» e «Bollicine trentine». «Anche nel mondo del vino la comunicazione sta diventando sempre più digitale e oggi dialogare in maniera diretta e social con il proprio target è più che mai importante — afferma Giovanni Negri, direttore marketing —. Sempre più spesso i clienti diventano "fan" che recepiscono e producono informazioni su singoli vini o aziende sul web e sui social. Per questo anche Cavit ha sentito l'esigenza di instaurare un rapporto più diretto con i propri consumatori». © RIPRODUZIONE RISERVATA Pag. 13 «Imprese e Territorio» molla tutto MANUELA CREPAZ SAN MARTINO DI CASTROZZA - Lascia quantomeno di stucco il comunicato diramato ieri dal Consorzio Imprese e Territorio (I&T) in cui si spiega che il Consiglio di amministrazione ha deliberato di proporre alla prossima assemblea di non rinnovare il contratto di gestione degli impianti Ces e Colverde Rosetta - in scadenza a fine estate - e di sciogliere la parte di Consorzio che fa riferimento alla gestione. La nota spiega che il Consorzio, presieduto da Cristian Marin, era nato «per affiancare nella gestione i potenziali costruttori della funicolare tra San Martino e Passo Rolle», opera decisa dalla Pat nel 2010 che inizialmente prevedeva la gestione in capo a Trentino Trasporti, poi sfumata, «ma indicando per la fruizione del mezzo, un prezzo politico ed una fideiussione a carico della gestione, che fin da subito era parsa eccessiva, suscitando nel contempo più di un dubbio sulla sua ammissibilità». Nonostante ciò, l'offerta è stata presentata «non senza difficoltà nel far quadrare i conti». «Poiché nel frattempo la società San Martino Primiero Dolomiti Trasporti a Fune (SMPDTF, proprietaria degli impianti Ces e Colverde Rosetta, ndr) è stata improvvidamente posta in concordato preventivo, rischiando di privare la località di una parte consistente di impianti di risalita, si è dovuto costituire, a fianco del Consorzio, un settore gestionale per arginare il pericolo e gestire in fase transitoria gli impianti, sui presupposti della realizzazione della funicolare e delle opere accessorie, già di per sé capaci di rappresentare un importante giro di boa rispetto alla precaria situazione impiantistica di San Martino». Ora, il Consorzio, «malgrado le reiterate assicurazioni del contrario, ravvisa nella Pat scarsa volontà di realizzare l'opera promessa, e - ribadisce - vien da pensare con la complicità delle amministrazioni pubbliche locali che mai hanno assunto nei confronti della Pat una posizione netta». Inoltre, «nemmeno Partecipazioni Territoriali srl - espressione dalla Cooperazione Trentina e potenziale acquirente dal concordato degli impianti della SMPDTF in liquidazione - ha finora ritenuto di confrontarsi con I&T per ricercare con forza un rilancio su un serio programma d'investimenti»; non ha avuto un riscontro neppure «l'impegno a divulgare il Consorzio ed il proprio programma di sviluppo, soprattutto tra l'imprenditoria primierotta, che per prima ne trarrebbe un sicuro vantaggio economico». Così, «in attesa che le parti si accordino tra di loro, non viene fatto nulla. A ciò si è aggiunto il cambiamento ai vertici della Provincia Autonoma di Trento, che ha dato adito ad un fiorire di proposte alternative, decretando di fatto la situazione di immobilismo». Inoltre, «convinti che il rilancio del turismo invernale nel Primiero e a San Martino in particolare non possa prescindere dalla messa in rete dell'intera ski area e dall'ammodernamento degli impianti esistenti, è evidente che questa situazione non porta da nessuna parte e finisce col logorare tutti coloro che con spirito di servizio si sono spesi per evitare un inesorabilmente declino». E così, il Consiglio di amministrazione di Imprese e Territorio, «non ravvisando l'effettiva volontà da parte dei vari soggetti coinvolti di impegnarsi per il rilancio del comparto, ha deliberato di proporre all'assemblea che il 30 settembre, alla scadenza, il contratto di conduzione degli impianti ex SMPDTF non venga rinnovato, e si proceda allo scioglimento del Consorzio stesso restituendo ai vari soci le risorse finanziarie versate». Resta intesa, invece, la partecipazione alla Rolle Consortile, la potenziale aggiudicataria del bando della funicolare. Pag. 14 Così Carla realizza il suo sogno Da "assistita" ad assistente al centro socioeducativo della Cooperativa CS4 I PERGINE Carla Gozzer, una signora che frequenta il Centro socio educativo della Cooperativa CS4 di via Marconi, ha trovato a Pergine la sua realizzazione. Originaria di Campiello di Levico, ha realizzato il desiderio di andare a vivere in un appartamento indipendente dalla sua famiglia. Dal 2011 vive con altre tre persone nell'appartamento domotico della cooperativa, insieme al fratello che ha bisogno del suo sostegno, coadiuvata da altre due coinquiline che aspiravano ad avere un domicilio autonomo. Carla ha capito che la realizzazione del suo sogno implica una fatica quotidiana, ma è riuscita a trovare un equilibrio nella sua vita domestica. Persona socievole e disponibile, Carla è aperta alle nuove esperienze e disposta verso le altre persone. In passato aveva frequentato anche il Centro diurno per anziani di Caldonazzo. Qualche tempo fa ha manifestato il desiderio di fare qualcosa di utile anche nella sua nuova città, Pergine. D'accordo con la responsabile e le educatrici che supervisionano l'appartamento domotico, ha chiesto di rendersi utile agli ospiti anziani. La sua voglia di fare è stata apprezzata ed è stata inserita come volontaria nel gruppo di lavoro del centro diurno di via Marconi. Per un periodo è stata affiancata dagli operatori, iniziando poi in autonomia a collaborare con gli anziani in alcune attività, nel laboratorio di uncinetto, specialità nella quale Carla è un talento. Così ogni venerdì pomeriggio trascorre due ore con i tredici utenti del centro che hanno accolto la sua presenza con piacere, dimostrando affetto nei suoi confronti. Le attività a cui si dedica sono varie, e al venerdì c'è spazio anche per i gruppi di discussione, per i racconti di storie, per il canto. Per gli operatori e animatori si è rivelata una risorsa e una presenza seria e affidabile, come le è stato dimostrato nella cena dei volontari che prestano servizio presso le strutture della Fondazione Montel. Carla si sente soddisfatta e realizzata, perché non è più una persona in difficoltà che ha bisogno di sostegno, ma è lei stessa che offre il suo appoggio achi ha bisogno di cure, affetto e attenzione, (f.v.) Pag. 15 Perqine | Dal centro socio-educativo al gruppo di lavoro diurno della Rsa Carla, volontaria speciale PERGINE - Una nuova volontaria «speciale» per la Rsa «Santo Spirito - Fondazione Montel» di via Marconi a Pergine. Carla, ospite del Centro socio-educativo della Cooperativa CS4 di Pergine, e residente nell'appartamento domotico della stessa cooperativa, da qualche tempo è attiva come volontaria nel gruppo di lavoro del centro diurno della Rsa di via Marconi. Dopo aver realizzato il desiderio di vivere in un appartamento indipendente dalla famiglia d'origine, ora ha coronato il sogno di mettersi a disposizione degli anziani della comunità di Pergine, dopo aver frequentato anche il Centro per anziani di Caldonazzo. Se in un primo periodo è stata affiancata dagli operatori, Carla ha poi iniziato a collaborare con gli anziani in varie attività, tra le quali il laboratorio di uncinetto, e ogni venerdì pomeriggio dalle 14,30 alle 16,30, passa due ore con i tredici utenti del Centro diurno di via Marconi. Le attività a cui si dedica Carla sono varie tra gruppi di discussione, per i racconti di storie e per il canto, diventando una risorsa e una presen- Carla assieme ad un'operatrice della Rsa za seria e affidabile. Ora Carla si sente realizzata, perché non è più solo una persona in difficoltà che necessita di sostegno, ma è lei stessa che può offrire il suo appoggio a chi ha bisogno di cure, d'affetto e di attenzione. D. F. Pag. 16 Con la Panda in Marocco In compagnia dì un pesce Parte il viaggio benefico di Denis Bolognani e la fidanzata Irene Saveriano Con il simbolo di Anffas sulla fiancata porteranno due Pc in una scuola africana eli Luca NlarognoEi ì TRENTO Il "Pesce - grazie", magica creatura pinnata che porta in tutto il mondo il messaggio di condivisione dell'Anffas trentino, ha messo le ruote ed è pronto a conquistare il Nordafrica. A guidarlo in Marocco, attraversando lo stretto di Gibilterra saranno Denis Bolognani, 30 anni, di Segonzano, meccanico alle Officine Scania, e la fidanzata Irene Saveriano, 25 anni, impiegata in una ditta di autotrasporti. Domani pilota e navigatrice partiranno da Trento alla volta di Madrid per affrontare il "Panda Raid", una gara di regolarità che dal 7 al 14 marzo porterà circa 200 equipaggi - tutti rigorosamente a bordo di Fiat Panda o Seat Marbella - fino ad Essaouira. Un viaggio affascinante nel deserto, tra i panorami mozzafiato e i profumi intensi del Marocco, che ha anche una finalità benefica: il terzo giorno la carovana farà tappa in una scuola locale per consegnare del materiale didattico donato dai partecipanti (due Pc acquistati da Italscania nel caso dei trentini). Denis e Irene venderanno anche dei braccialetti colorati con la scritta "Panda Raid" agli altri equipaggi per raccogliere fondi da destinare ad Anffas. Ma l'obiettivo principale resta quello per cui "Pesce grazie" è nato, dalla geniale utopia dell'operatore Anffas e disegnatore Maurizio Menestrina: essere un veicolo per introdurre l'handicap nelle case di tutti allontanando lo stigma che a volte viene associato ad esso e trasmettendo un concetto di fraternità che va oltre le barriere fisiche, mentali e di comunicazione. Denis è orgoglioso della sua Panda: «Una macchina sottovalutata - dice - che da noi viene spesso considerata un'utilitaria per persone anziane. Invece con questo veicolo in giro per l'Europa fanno cose incredibili...». Irene annuisce: «C'è chi ci va a Capo Nord, chi, come noi, ha raggiunto la Mongolia, attraversando Repubblica Ceca, Polonia, Ucraina, Kazakistan e Russia». Proprio il "Mongol Rally" è stata l'occasione in cui la coppia, tramite un amico comune, ha conosciuto Menestrina, dando vita a una collaborazione che ora si rinnova. Il vignettista ha decorato lafiancatadella vettura con un adesivo (offerto dalla ditta Nordstudio) che raffigura un grande panda, il pesciolino di Anffas (prodotto finora in 2.500 esemplari dagli ospiti del Cse di via Gramsci) e le palme marocchine. Irene e Denis, i due ragazzi a destra, con gli amici di Anffas (foto Panato) Ieri mattina a dare il buon viaggio ai due giovani (su Facebook troverete la pagina "PandaRaid Team Trentino") c'era anche Massimiliano Deflorian, direttore generale del sodalizio, che quest'anno in dicembre festeggerà i 50 anni. «La nostra è la realtà più longeva in Trentino nel campo della disabilità. Di strada ne abbiamo fatta tanta e auguriamo ai nostri due amici di fare altrettanto». I viaggiatori di Segonzano, fidanzati da 6 anni, con la Panda sono stati anche in Spagna, a Berlino e in Bosnia. Il veicolo che li ha portati in Mongolia è stato messo all'asta per beneficienza all'arrivo, mentre questa volta Denis e Irene contano di tornare a casa sulle stesse quattro ruote. Assieme al loro pesce giallo con il cuore grande di Anffas. ©RIPRODUZIONE RISERVATA • 1ÉI =H=-":? • HaPag. 17 Il convegno Welfare sussidiario La nuova sfida parte dai cittadini TRENTO Percorsi formativi e viando a una transizione che si giornate di confronto sul tema declina in differenti forme: dell'educazione, laboratori cre- «Non si esaurisce più in quello ativi per bambini, doposcuola "sociale", ma sta crescendo sul «motori», consulenza psicolo- territorio anche il secondo welgica e legale, consulte scolasti- fare, il welfare aziendale, di coche e dei nonni, viaggi studio: munità, il welfare/well being e il welfare sussidiario — che si quello familiare — spiega il ditraduce nel fare ricorso ai citta- rigente provinciale dell'Agendini riuniti in aggregazioni so- zia per la famiglia Luciano Malciali per sviluppare politiche e fer — senza contare che si stiservizi pubblici a favore della molano sempre più partnercomunità locale—in provincia ship tra pubblico e privato». esiste e si declina nei modi più L'obiettivo è «lavorare all'indidisparati. «La sfida è trasfor- viduazione di sempre nuovi atmare le relazioni e l'alleanza fra tori che possano e debbano involontariato, associazioni, ter- tervenire in questi modelli». zo settore ed ente pubblico in L'occasione per fare il punto modo che diventino generative sulla situazione l'ha offerta, ie— afferma l'assessora provin- ri, il convegno «Welfare sussiciale Donata Borgonovo Re — diario», che ha riunito la rete per far emergere le potenzialità territoriale composta dall'assoche anche le persone più fragili ciazionismo familiare, l'autopossiedono». Il tutto a partire organizzazione delle famiglie, dalle famiglie, «che sono il pri- le alleanze locali e le consulte mo modello di generatività». familiari, con uno sguardo agli Le politiche devono partire esempi della Germania e deldal basso, dunque. «Dove non l'Alto Adige. «Lavorare in rete è ci sono più risorse economiche fondamentale, consente di trosi devono sfruttare le risorse vare le risposte più consone a del capitale sociale e umano» ogni tipo di problema» afferafferma Ileana Olivi, responsa- ma Silvia Peraro Guandalini, bile del servizio provinciale di presidente del Forum delle asPolitiche sociali. La partita del sociazioni familiari, nel quale welfare si gioca sulla capacità una decina di associati ha dato di riuscire a «integrare l'attività vita a un tavolo di confronto sul della famiglia con quella del nuovo Piano provinciale per la terzo settore e dell'ente pubbli- salute. Fra le criticità rilevate co in un modo coerente e che «il timore che l'ambito sanitapossa dare una spinta per il fu- rio prevalga sul sociale». turo» spiega la dirigente. Del E.Fer. resto il welfare oggi si sta av© RIPRODUZIONE RISERVATA Pag. 18 Provincia, confronto per il bar della sede centrale Gara per lo «spaccio» in sede La Provincia Una proroga in attesa della gara. Con due determinazioni distinte il dirigente del Servizio Gestioni patrimoniali e logistica della Provincia, Gianfranco Brigadoi, ha messo in moto la procedura amministrativa per l'affidamento in concessione della gestione dello spaccio interno nel palazzo - sede di Piazza Dante. In attesa di organizzare una gara ufficiale si è deciso di approvare la proroga tecnica dal 1 marzo 2015 fino al 30 giugno 2015 del contratto in essere con la società cooperativa Risto 3 - Ristorazione del Trentino che gestisce il bar interno dal 29 maggio 2013. L'importo mensile del canone ammonta a 2.115 euro. Pag. 19 LO STO DIO DE «IL SOLE 24 ORE» Trento, multe poco salate Vigli tra i più buoni d'Itala Trento si piazza al 66mo posto come entità di multe comminate I TRENTO Una media di ventinove euro a testa, per ogni persona dotata di patente residente a Trento. Ecco come si conclude il bilancio 2014 relativo agli incassi del Comune provenienti da contravvenzioni sulla strada. La classifica è quella del Sole 24 Ore, che piazza il capoluogo trentino al 66esimo posto in graduatoria per "multa procapite", molto sotto a Bolzano, che invece si attesta sui 50 euro circa. Alla fine Trento, nel Nord-Est, risulta essere una delle città con i vigili più "comprensivi" con buona pace di chi accusa i vigili trentini di essere poco tolleranti. Il dato, nazionale e confermato anche sul piano locale, è quello di un consistente calo generalizzato delle contravvenzioni, che mediamente si attesta sul 12% in meno rispetto all'anno precedente. Un dato che fa il paio con il 9% in meno circa di multe anche per il capoluogo altoatesino, che nel 2013 aveva incassato 3,5 milioni di euro dalle multe con un procapite di circa 54 euro. Trento invece fa "sconti" da record, con una riduzione degli incassi del 23% che abbassa l'incasso del 2014 a "soli" 2,2 milioni di euro, contro i 2,7 dell'anno precedente. La città più multata d'Italia è Milano, che costa ai suoi cittadini muniti di patente la bellezza di 176,5 euro l'anno, e che incassa oltre 140 milioni di euro con l'andamento in crescita. Quella invece dove i vigili non si fanno sentire né vedere per niente è Taranto, che costa ai suoi patentati 20 centesimi l'anno e che segue il trend nazionale in calo (-13,8%). In totale, in capo al 2014, i Comuni hanno incassato poco più di 1,2 miliardi di euro dalle multe agli automobilisti. Pag. 20 Rovereto, città a marchio bio MATIWIAS PFAENDER [email protected] Chilometri zero. Produzioni locali. Valorizzazione delle tipicità autoctone del territorio del Basso Trentino. Rovereto punta sempre più ad essere individuata come città «bio». Anzi, a breve, città «a marchio bio». Con ricadute positive (almeno, è quello che il Comune si augura), oltre che per la salute dei roveretani, che saranno invogliati a consumare prodotti di coltivazioni prive di pesticidi, anche sul piano turistico. Mercatini biologici «griffati». Con tanto di borse per la spe- sa, bancarelle, gazebi e cassette per gli ortaggi in cartone riciclabile al 100% e con logo dedicato: «Scelgo Bio - Scelgo lo». Il progetto, portato avanti dal 2011 dall'assessore al Commercio Giuseppe Bertolini e in via di completamento in questi giorni («le ultime firme per la burocrazia e ci siamo»), prevede la cessione in forma di comodato gratuito, agli operatori del mercato biologico del sabato mattina in piazza Erbe e del mercato della Coldiretti del martedì mattina in piazza XXV aprile, di strutture smontabili uguali per tutti a marchio «roveretano». Non solo: saranno distribuiti ai cittadini, in eventi promozionali dedicati all'in- terno di una campagna promozionale organizzata (comprese le grandi kermesse "NotteVerde" e "NaturalmenteVino"), sacchetti per la spesa in materiale biodegradabile, e nei mercati sarà obbligatorio l'uso di cassette e contenitori per i prodotto agricoli in materiale «green». «In pratica, con una "unità di stile" tra i due mercati - spiega Bertolini - vogliamo anche promuovere in chiave turistica l'idea di una città "verde", dove è possibile godere, oltre che della sua offerta culturale, anche di una alimentazione sana e a chilometri zero». Non solo bancarelle. La partita, finanziata al 90% dalla Provincia, ha visto anche l'approntamento di piazza della Pace al Brione per ospitare il mercato della Coldiretti, che oggi si è spostato però in via Paoli perché giudicata una posizione più strategica per intercettare il flusso del martedì e del mercato tradizionale. Il finanziamento complessivo dell'iniziativa è stato di 250mila euro. Il mercato biologico di piazza delle Erbe è una tradizione della Città della Quercia. Tredici stalli per le bancarelle riservate a produttori diretti di prodotti biologici, anche trasformati. Per esporre i propri prodotti occorre la certificazione «bio». Il mercato di piazza XXV aprile, invece, è gestito dalla Coldiretti, è aperto a produttori agricoli a chilometri zero (buona parte è formata da produttori della Val di Gresta). Pag. 21 Disoccupati record a dicembre: P8% di Chiara Bert I TRENTO Dopo mesi di cauti segnali positivi, dall'Istat arriva una doccia gelata per l'occupazione in Trentino: nel quarto trimestre del 2014 la disoccupazione torna a salire e balza al dato record dell'8% rispetto al 6,5% dello stesso trimestre 2013. Peggiora anche il tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni, che passa dal 66,3% di dicembre 2013 al 65,4% del 2014. Un peggioramento che secondo l'assessore provinciale al lavoro Alessandro Olivi può essere spiegato «con il venir meno dei lavori stagionali legati a settori come il turismo, l'agricoltura, l'edilizia»: «Sul breve periodo queste fluttua- zioni sono frequenti, i dati su cui ci concentriamo sono quelli relativi all'intero arco dell'anno confrontati con l'andamento del 2013». Guardando alla media dell'anno, nel 2014 il Trentino mostra una situazione positiva rispetto al 2013, che ricalca la dinamica del resto d'Italia: sono in aumento le forze lavoro, che passano dalle 245 mila del 2013 alle 249 mila del 2014. Nel 2014 gli occupati incrementano di 3 mila unità, dai 229 mila del 2013 ai 232 mila del 2014, ma al contempo anche i disoccupati aumentano di mille unità da 16 mila a 17 mila. Relativamente ai tassi, in Trentino nel 2014 sono tutti in crescita: il tasso di attività (15-64 anni) è al 70,9%, in au- mento di 8 decimi di punto percentuale, il tasso di occupazione 15-64 anni, al 65,9%, è in aumento di 4 decimi e il tasso di disoccupazione è anch'esso in crescita di 4 decimi di punto percentuale e raggiunge il 6,9% dal6,5%del 2013. «Il rapporto Istat evidenzia una crescita delle forze lavoro e degli occupati rispetto al 2013, non straordinaria, ma comunque rimarcabile», commenta Olivi. «È vero che anche il tasso di disoccupazione cresce leggermente, un dato che si spiega con la crescita delle persone alla ricerca di un lavoro pensiamo alle donne, o a chi prima era scoraggiato e prima non lo cercava - mentre il siste- ma mostra ancora delle difficoltà nell'assorbire questa crescita della domanda». Per l'assessore ciò significa che «non siamo fuori dalla crisi»: «Significa soprattutto che dobbiamo concentrarci, oltre che sulle azioni che frenano l'uscita dei lavoratori dal mercato del lavoro, anche sulla capacità del mercato di assorbire la domanda. Non a caso il Piano di politica del lavoro che l'assessorato sta preparando è un piano che sposta un po' di più l'attenzione dalle politiche passive a quelle attive, utilizzando anche le opportunità presenti nel Jobs act, in particolare il contratto di ricollocazione, e aumentano la sinergia pubblico-privato». La Cgil: «La crisi non èfinita»Servono più politiche attive» I TRENTO Proprio quando, dopo anni neri, si torna a parlare di ripresa in Italia, i dati dell'Istat riportano anche il Trentino alla realtà. E dalla Provincia al sindacato, la reazione è una sola: «Non siamo fuori dalla crisi». A leggere con preoccupazione le cifre fornite ieri dallTstat sull'ultimo trimestre 2014 è la Cgil. «Sebbene i dati Istat vadano sempre analizzati sul medio periodo, la rilevazione sull' ultimo trimestre ci preoccupa - avverte Franco Ianeselli - perché, dopo molti mesi, tutti gli indicatori, tranne il tasso di attività, assumono il segno meno». «I dati medi dell'anno sono più confortanti - ammette il sindacalista - ma nessuno deve abbassare la guardia perché la crisi non è finita, sebbene alcuni indicatori economici a livello nazionale, a partire dal Pil, comincino ad invertire il verso». Per la Cgil la risposta da dare, sul piano provinciale, va in una doppia direzione: politiche industriali e politiche attive di riqualificazione professionale per chi perde il lavoro. «I dati trimestrali vanno esaminati con cautela - ricorda Ianeselli - le dinamiche registrate nel corso del 2014 confermano la necessità di potenziare le condizionalità per i beneficiari dei sostegni al reddito e migliorare gli interventi di politica attiva del lavoro (dall'orientamento alla riqualificazione professionale), perché solo questi strumenti, insieme a lungimiranti politiche industriali a sostegno della rigenerazione del tessuto produttivo locale, possono permettere al Trentino di agganciare la timida ripresa che si comincia a re- gistrare in Italia dopo anni di recessione. Crediamo che l'allentamento delle politiche di austerity, gli annunciati programmi di sostegno europeo agli investimenti e le strategie finanziarie della Bce di Draghi debbano essere accompagnate a livello nazionale da politiche di contesto a sostegno dell' innovazione e della crescita economica e da interventi per la qualificazione e il ricollocamento dei lavoratori licenziati. Proprio su questi due fronti - è l'appello - la Provincia deve continuare ad investire come accaduto nel recente passato». Pag. 22 Olivi a Fior: sugli ospedali decide la politica 6 TRENTO «Il piano di accorpamento dei reparti e dei poli specialistici c'è e va avanti da tempo. Se ci sono ulteriori spinte ci confronteremo con i medici». Il presidente Ugo Rossi prova a disinnescare l'ennesimo scontro sulla riorganizzazione ospedaliera, dopo le anticipazioni del direttore dell'Azienda sanitaria Luciano Fior, che in un incontro con i medici ha prospettato la nascita di un unico polo delle neuroscienze da realizzare all'ospedale di Rovereto, accorpando i reparti di neurologia e neurochirurgia oggi divisi tra Trento e Rovereto, e conseguente migrazione a Trento di altri reparti. Ma la polemica è ormai innescata. Alle dichiarazioni di Fior, che ha confermato a mezzo stampa le sue intenzioni, ha reagito inviperita l'assessora alla salute Donata Borgonovo Re, che ha definito l'annuncio «inopportuno» in quanto si tratta «solo di ipotesi ancora al vaglio della Provincia». E ieri, a dar man forte alla collega, è intervenuto il vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi: «Non intendo entrare nel merito tecnico della proposta quanto ribadire ciò ha correttamente dichiarato la colle- ga di giunta competente - spiega Olivi in una nota - le scelte di impostazione strategica della nuova rete ospedaliera spettano alla politica». Dal Pd arriva dunque un doppio altolà al direttore dell'azienda sanitaria, per il quale le unità specialistiche sono la strada per aumentare la qualità. Ma Olivi avverte: «La specializzazione, che io condivido, non può essere la conseguenza dell'applicazione astratta di parametri quantitativi e di indici di misura solo numerici. Occorre partire dalle competenze accumulate, dalle innovazioni realizzate, dalla ne- cessaria continuità degli impegni e delle storie del personale medico che si è speso in questi anni. Obiettivi di progressiva specializzazione tra i due ospedali principali del Trentino vanno certamente perseguiti ma senza smobilitare e senza costruire barriere tra l'alta tecnologia e una struttura organizzativa e di servizi che garantiscono un rapporto stretto ed umano con i pazienti. L'eccellenza può ben essere combinata con un essenziale e non derogabile livello di multidisciplinarità ed integrazione tra le diverse aree di intervento in un ospedale che deve mantenere il rango di struttura policentrica». Pag. 23 Pag. 24 MIYOLT PER LE DOPPIE Prevenzione tumori, tre giorni di visite I TRENTO '•br M J W Ì ? . iC ""• v ^ "" fieni HC(L w.iiuiat&'iìó attttitf La locandina della «tre giorni» Come ogni anno si ripete, a marzo in occasione della festa delle donne, l'iniziativa della «tre giorni» di visite da parte di Anvolt (associazione nazionale volontari lotta contro i tumori). Tutte le donne potranno effettuare visite di prevenzione dei tumori femminili (visite ginecologiche, senologiche, pap-test), in orari non stop nei giorni di venerdì sabato e domenica nei laboratori dell'associazione (a Trento in via della Prepositura numero 32 e a Rovereto in Corso Rosmini numero 8). E sabato dalle 9.30 alle 11 le ra- gazze della Trentino rosa saranno a visita nell'ambulatorio. Un modo anche questo per sensibilizzare sull'importante tema La tre giorni di visite è un modo, da parte di Anvolt, di complimentarsi con tutte coloro che dimostreranno così di avere a cura la salute del proprio corpo e di aver capito l'importanza della prevenzione in questo tipo di patologie. L'associazione opera proficuamente, da oltre vent'anni, nel campo dell'assistenza e della prevenzione. Per informazioni e prenotazioni telefonare all'ambulatorio dell'Anvoltalnumero 0461/235543. Pag. 25 Fondi europei, 108 milioni per ncerca e innovazione • I TRENTO Sono 108,6 milioni in 7 anni i soldi che l'Europa mette sul Fondo di sviluppo regionale: soldi per la gran parte destinati alle imprese, per sviluppare progetti di ricerca e innovazione, favorire la nascita e la competitività di piccole e medie aziende e sostenere l'efficienza energetica. Ieri la giunta provinciale ha approvato il Programma operativo 2014-2020, adottato dalla Commissione europea il 16 febbraio. La palla passa ora alle imprese, che potranno approfittare dei bandi. «Ci rendiamo conto che il momento non è dei più semplici - ha detto ieri il governatore Ugo ® Rossi - ma abbiamo a disposizione questa tranche importante di finanziamenti e dipenderà dalle imprese utilizzarli. Ci aspettiamo uno scatto in avanti». Quello trentino è tra i primi dieci programmi ad essere adottati a livello italiano, frutto - hanno ricordato Rossi e la dirigente del Servizio Europa Nicoletta Clauser di un lungo percorso di programmazione e negoziazione sia nazionale che comunitario. La Provincia ha fissato tre assi tematici. Il primo riguarda la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione: 32,6 milioni per il sostegno alle infrastrutture di ricerca, 15 milioni per progetti di ricerca per imprese innovative e 7,2 milioni per interventi a supporto dell'innovazione (sui processi o sull'esplorazione di nuovi mercati). Saranno privilegiati i settori della qualità della vita, green and clean, Meccatronica (a cui saranno destinati circa 13 milioni dei fondi europei per i laboratori, su un totale di circa 45 milioni di finanziamenti, il resto coperto dalla Provincia) e Agrifood. Il secondo asse riguarda la competitività: 12,5 milioni andranno a supportare la nascita di nuove imprese e 15 milioni per le imprese che investono in tecnologia e sui cambiamenti dei propri processi produttivi. Infine il terzo asse si propone di • sostenere l'efficienza energetica: 11,4 milioni fmanzieranno interventi di efficientamento di edifici pubblici, in particolare scuole (due esempi: la scuola di S.Michele e la ristrutturazione della sede Tsm di via Giusti che diventerà la nuova sede dell'Istituto d'arte Vittoria); 10,3 milioni saranno incentivi alle imprese per la riduzione dei consumi energetici. E proprio ieri la giunta ha deciso di dare più tempo alle aziende prorogando dal 31 marzo al 30 giugno 2015 i termini per la rendicontazione delle iniziative finanziate dal precedente bando 2007-2013 per investimenti sull'efficienza energetica. (ch.be.) Pag. 26 Laborfonds, buon inìzio d'anno Risultati positivi sulle linee. Ad aprile sarà approvato il bilancio e nominato il cda I TRENTO I '; Laborfonds inizio d'anno positivo Percentuali precedute dal segno «più» quelle presentate dalle linee del fondo pensione Laborfonds . Percentuali che stanno ad indicare un buon inizio dell'anno. «La Linea Bilanciata, che conta circa 85.000 aderenti ed ha un patrimonio che supera i 1,6 miliardi di euro - viene spiegata - registra un rendimento netto di +2,53% da inizio anno; la Linea Dinamica, comparto in cui la componente azionaria è maggiore e pari a circa metà del patrimo- nio, realizza un +2,77% da inizio anno; la Linea Prudente-Etica, i cui investimenti rispettano standard etici e di responsabilità sociale, segna +2,84% netto da inizio anno; infine, il comparto Linea Garantita chiude il mese di gennaio con un rendimento netto pari a +0,29%». Dal Fondo comunicano che ail 27 febbraio si sono concluse le votazioni per l'elezione dei rappresentanti dei lavoratori della provincia di Bolzano nell'assemblea dei delegati. Per i rappresentanti dei datori di lavoro di Trento e Bolzano e per quelli dei lavoratori di Trento non si è proceduto al voto - in conformità alle previsioni del regolamento elettorale - in quanto è stata presentata, per ognuno degli stessi, un'unica lista». Questi i prossimi passi: la commissione elettorale inizierà i propri lavori il 17 marzo (per lo scrutinio delle schede votate e la proclamazione dei membri dell'assemblea) e l'assemblea dei delegati sarà convocata il 22 aprile per approvare il bilancio 2014 e per la nomina del cda e del collegio dei sindaci. Pag. 27 «Lavoro, cambiamenti da interpretare» I TRENTO Seconda giornata ieri a Palazzo Stella degli «Industriai Engineering Days 2015». Nella sede di Confindustria Trento si è parlato di fabbisogni di laureati nelle imprese e di progetti di innovazione congiunta tra impresa e ateneo. Di fronte a quasi trecento tra rappresentanti delle aziende e studenti una parte in videoconferenza da Povo - il presidente di Confindustria Trento, Paolo Mazzalai, ha esordito: «Se dovessi lanciare uno slogan oggi direi: industriai engineers futuro dell'economia». Mazzalai ha citato una ricerca di McKin- sey, secondo la quale i laureati sarebbero pronti per il mercato del lavoro secondo il 70% dei docenti universitari, ma solo nel 40% quando vengono intervistate le aziende. «Dobbiamo lavorare su questo disallineamento - ha aggiunto Mazzalai - anche perché in Italia il 20% della domanda di lavoro delle imprese rimane inevasa perché non si trovano profili adeguati». Secondo il presidente dell'università di Trento, Innocenzo Cipolletta: «In Italia stiamo vivendo una lunga crisi, ma non dobbiamo dimenticarci che l'economia mondiale sta crescendo al rit_ _ jno_deL_4-J5%_ annuo.._Pertanto ci sono opportunità che bisogna saper cogliere. Rispetto a qualche anno fa però - ha precisato Cipolletta - il mondo è cambiato. È cambiata l'economia, è cambiato il mercato, ci sono nuovi modelli organizzativi nelle aziende. Bisogna saper interpretare questi cambiamenti. Ha portato il punto di vista della Provincia, il vicepresidente Alessandro Olivi: «Il ruolo dell'Università non si può fermare al piano formativo, senza tenere conto dell'occupabilità dei laureati. Da questo punto di vista dall'ateneo trentino stanno arrivando segnali incoraggianti, ma biso- gna fare uno sforzo in più». Una conferma dell'attenzione per i laureati è venuta anche dal mondo dell'artigianato. «Negli ultimi anni è aumentato il numero dei laureati entrati nelle nostre imprese - ha spiegato il presidente dell'Associazione artigiani, Roberto de Laurentis - in particolare nella meccanica. Tutte le imprese dovrebbero rapportarsi con l'Università, ma bisogna migliorare gli strumenti della collaborazione». Nel pomeriggio di studio e di confronto sono intervenuti diversi rappresentanti delle aziende e dell'ateneo trenti- Pag. 28 entri commerciali iniziato il declino di Daniele Peretti ì TRENTO Apertura dalle 9 alle 19, sette giorni su sette: è una delle dure regole per chi apre un negozio in un centro commerciale. In tempi di crisi il guadagno è direttamente proporzionale alle persone che lo visitano. Potenzialmente più gente entra e maggiore più essere la percentuale d'acquisto. Chiaramente un giro del tutto diverso rispetto ad un negozio diversamente posizionato. Entrando nei due punti storici cittadini, Bren Center e Top Center, la prima cosa che si nota è il cartello "affittasi" dei negozi all'ingresso. Al Bren Center perfino un panificio si è arreso, mentre al Top sono anni che i due negozi alla sinistra dell'ingresso sono sfitti. C'è un motivo? «N ten cantori, vende anca '1 coion, dicevano una volta ed è vero. Solo - osserva Fulvio Mar- chesi dell'Arredo Giunco - che All'Arredo Giunco ci dicono l'hanno capita anche i proprieche l'unica possibilità di bilantari che chiedono di più d'affitciare le spese sia l'apertura conto. E dal momento che bisogna tinuata e la diversificazione del far quadrare i conti, meglio una prodotto in vendita. In altre paposizione più defilata, ma più role, individuato il settore mereconomica». ceologico, bisogna avere tutto Un altro problema è quello quello che il cliente può chiededelle spese obbligate. C'è chi si re. trova costretto a pagare una Da "Sorelle Ramonda" si racquota parte del costo di iniziati- coglie la soddisfazione di chi ve comuni che non si potrebbe non tornerebbe indietro ed è permettere. Come il rispetto convinto della validità della sceldell'orario d'apertura, costringe ta fatta. Ma gestire cinquemila praticamente ad assumere un dipendente ed ecco come i costi metri quadri vuol anche dire avere una potenza economica gestione lievitano. Chi sta meglio tra i due centri commerciali non comune. Ed allora a soffrire cittadini? Difficile dirlo. L'unica sono i piccoli, che ci fanno notare come i centri commerciali apertura annunciata è al Bren Center, dove sono due i negozi non siano più realtà di nicchia, ma come il prezzo debba essere in affitto, mentre uno, pur con la merce all'interno, dà l'idea di necessariamente basso e come essere chiuso da tempo. Il Top sia sufficiente l'arrivo di un baCenter risponde con cinque nezar cinese per far saltare il bangozi in affitto e due in corso di co. Lo dice chiaramente una titrasferimento che a breve saran- tolare di un negozio d'abbigliano a loro volta vuoti. . mento, _che_asnetta_snlo la sca- denza del contratto per cambiare. Perché i costi di gestione richiederebbero dei prezzi di vendita che non si possono più tenere. «Il paradosso è che pur non vendendo sotto costo, il margine non è sufficiente a coprire le spese. Il prezzo lo impone la concorrenza e così alla fine ci si fa male l'uno con l'altro». Mentre fuori dai centri commerciali? «Prima di tutto sei libero. Ovvero non hai spese obbligate e spendi quello che puoi. Non hai orari imposti; ma hai affitti più bassi e puoi vendere al giusto». Un altro aspetto tutto da valutare è quello dell'affluenza. Ormai in un centro commerciale non entrano più solo potenziali clienti, ma una grossa percentuale è fatta di curiosi, di gente che non ha altre idee per passare un giorno festivo o chi semplicemente porta i bambini a giocare. Condìni: «Il centro non è più solo banche» I TRENTO L'assessore al commercio Fabiano Condini nel suo intervento all'assemblea elettiva di Confesercenti di domenica mattina, ha tracciato anche un quadro dello stato di salute del commercio cittadino. Con soddisfazione ha sottolineato come il centro storico non sia più in mano alle banche: «Adesso gli sportelli bancari stanno chiudendo ed al loro posto tornano i negozianti che non chiudono. Anzi la crisi è dei centri commerciali e non del centro». L'esempio che ha portato Condini è quello di Trevi- so, dove ci sono strade prive di negozi aperti, mentre girando per le vie del centro città, i cartelli «affittasi» sono minimi. Non solo. «Superata la fase delle banche al posto delle attività commerciali, adesso non si tornerà più indietro». Ma il contesto è impreziosito anche dalla legge comunali sui plateatici: «Un modello anche per altre città che ha richiesto un sacrificio delle casse comunali a favore degli operatori economici, che però ora hanno a disposizione dei nuovi spazi che da una parte portano guadagno diretto, ma dall'altro contribuiscono ad abbellire ed a ravvivare lf!_yifi_riel..r.eniro». L'esem- pio? Piazza Duomo e via Belenzani, trasformate in un salotto panoramico che permette di ammirare uno degli spaccati piti belli della città. Un legge che aiuta anche la periferia, dove è ora possibile fare lo stesso, animando strade lontane dai circuiti di maggiore frequentazione. Un altro punto a favore del commercio cittadino secondo Condini, è anche la liberalizzazione degli orari d'apertura con la quale Trento ha annullato il gap che accusava nei confronti delle altre città confinanti. Ma non solo, la gestione libera rappresenta anche una possibile risposta alla crisi. «È indiscutibile che un negozio aperto ha maggiori possibilità di vendita di uno chiuso. Ma battute a parte, sono stati i centri commerciali a adottare per primi questa opportunità». Non solo orario continuato, ma anche apertura domenicale. Resta solo da capire se a fine mese, è conveniente o meno affrontare le maggiori spese di un'apertura continuata. Il bilancio dell' assessore Condini è decisamente favorevole agli esercizi commerciali tradizionali che a Trento sono rappresentati anche da catene di nome, che rifuggono dalla possibilità di insidiarsi nei centri commerciali. (d.p.) Pag. 29 «Il turnover è esagerato Tanti aprono ma lasciano» 1 negozianti: «Una volta avere un punto vendita qui era uno status symbol Oggi se vuoi far quadrare il bilancio devi lavorare tutta la settimana» creare confusione. Purtroppo è 8 TRENTO La conferma di quanto possa essere dura la vita dei commercianti dei centri commerciali, arriva anche da alcune testimonianze dirette. C'è chi, come Christian Leitner della famiglia altoatesina dei costruttori di impianti a fune, ha creduto nell' opportunità offerta, aprendo tre negozi. Settori merceologici diversi, ma confinanti a "fare" l'angolo est del piano terra del Top Center. Da fine febbraio, però, li ha chiusi tutti. «Ho un' altra attività decisamente più remunerativa che è quella della vendita del cippato. L'anno scorso ho movimentato mille autotreni e l'AlpenWald, che fa parte di un circuito di società di Energy Company, mi dà molto di più con meno impegno». La curiosità è data dal fatto Fulvio Marchesi che la sede dell'azienda sia nella zona uffici del Top Center. dalla gente. Se è numerosa anDove Mario Ramonda gestisce che dopo mezzogiorno, vuol dicon entusiasmo cinquemila re che è ottimo. Certo c'è un turmetri quadri, per un'attività nover forse eccessivo, ma inaugurata il 26 novembre del l'aspetto positivo è che i negozi 1990. «Lo stato di salute del cen- restano vuoti per poco tempo. tro commerciale? Lo si capisce E se c'è la domanda, vuol dire ,*-»**£ così da tre anni. In tanti prova- c *3 C 4 <• che c'è anche interesse». Una delle attività storiche del Bren Center è "L'arredo Giunco". La speranza di Fulvio Marchesi è quella di un futuro diverso e migliore: «I cambi di attività sono troppi e finiscono per no, mapoi chiudono. Troppe le spese, alla pari degli obblighi ed alla fine se vuoi far quadrare il bilancio devi lavorare sette giorni su sette». Così ci sono attività che chiudono per riaprire in altre zone della città ed alla fine anche le grandi catene non fanno più la fila per aprire in un centro commerciale che una volta era una novità: «Anni fa ci fa notare il responsabile di una nota ditta di accessori che per motivi contrattuali vuole restare anonimo- essere presenti in un centro commerciale era quasi uno status symbol. Ci si inseguiva un'azienda con l'altra e i locali in affitto andavano a ruba. Oggi è diverso. È più rappresentativo avere una sede staccata da un contesto commerciale, che è più facile da individuare, ha il parcheggio più comodo ed attrae meno curiosi e più persone interessate all'acquisto». Insomma tempi duri per i centri commerciali con quelli storici trentini a rispondere, afatica, alla crisi, (d.p.) t'HPRODUZIONERISERVATA Pag. 30 Donne manager, ultimi in Italia TRENTO D dato regionale che fotografa la percentuale dì manager donna nelle imprese private è il più basso d'Italia. Lo dice uno studio dell'associazione Manageritalia, che fissa la cifra al 7,6%, contro una media nazionale doppia, pari al 15,1%. La presidente regionale di Manageritalia, Mariella Girardi, indica i punti deboli nella mentalità e nella taglia medio piccola delle imprese. Intanto comincia a funzionare il registro comanager: sono stati attuati 38 progetti di sostituzione. I dati forniti da Manageritalia, che si rivolge in particolare al mondo del terziario e del commercio, entrano nel dettaglio. Nel 2013 a Trento si contavano in tutto 702 dirigenti, di cui 642 maschi e 60 femmine, pari all'8,5%. Nel periodo che va dal 2008 al 2013 i maschi sono calati del 2% mentre le donne si sono mantenute stabili, con un valore complessivo pari a -1,8%, vale a dire una diminuzione di posti dirigenziali. Per quanto riguarda Bolzano, i manager in tutto sono 780, di cui 727 uomini e 53 donne, pari al 6,8%. In questo caso le donne dirigenti hanno conquistato la loro posizione relativamente di recente: infatti dal 2008 i maschi sono cresciuti dell'1,3% mentre le donne addirittura del 39,5%, per un incremento complessivo in Alto Adige del 3,2%. Per inquadrare la questione occorre un confronto con le altre regioni: la Lombardia ha il 17,1% di donne manager, il Veneto il 10,5%, il Lazio 19,7%. «Nella nostra regione l'ambiente culturale assegna ancora alla donna ruoli diversi rispetto a quello della manager — ragiona Girardi —. Pesa molto però anche il fatto che la maggior parte delle nostre aziende è una Pmi a gestione familiare, in cui il titolare non ritiene sia necessario avvalersi di un dirigente esterno. L'imprenditore crede di poter fare tutto da sé — continua —, ma è in periodi come questo che si vede la differenza. La specializzazione e la competenza sono necessarie perché l'azienda sopravviva. Volete andare all'export, ristrutturare i costi, partire con una nuova iniziativa? Serve un manager con esperienza, non sono cose che un imprenditore può fare da solo. In un mondo che cambia occorre competenza per ripartire con il piede giusto». Tornando alla questione femminile, la presidente osserva: «Io sono dirigente da molti anni e mi è sempre stata riconosciuta stima. Ma è chiaro che all'inizio di una donna "ci si fida di meno" .È un problema culturale da affrontare». Sulla mentalità insiste anche Claudia Gasperetti, presidente del Cif (comitato per l'imprenditoria femminile all'interno della Camera di commercio, che guarda caso in Trentino è stato avviato con un ritardo di 12 anni rispetto al resto del Paese). «Dovremmo far capire a imprese e politica che l'apporto di genere è un contributo necessario per migliorare e superare questo terribile momento di crisi. Lo dimostra l'ultima statistica delle 50 migliori aziende di "Great place to work". Quelle che crescono in fatturato e occupazione sono le società in cui c'è migliore clima aziendale, fiducia, conciliazione lavoro-famiglia». Buone notizie intanto per il registro co-manager, inventato per sostituire le donne dirigenti in periodi di maternità o di altri impedimenti. Dopo un avvio stentato ci sono 64 iscrizioni e 38 sostituzioni. I nuovi ingressi sono il Cif e il Cup (professionisti). Enrico Orfano © RIPRODUZIONE RISERVATA Pag. 31 Disoccupazione: 6,9% nel 2014 «Difficile assorbire la domanda» Peggioramento dello 0,4% rispetto al 2013. Ma cresce anche il lavoro TRENTO II quarto trimestre del 2014 è negativo per il lavoro in Trentino. Un dato che finisce per abbassare la media annuale e consegnare una disoccupazione che sale dal 6,5 del 2013 al 6,9%. Secondo llstat cresce però anche il tasso di occupazione al 65,9%(+o,4%)Se non ci fosse stato il rallentamento dell'ultimo trimestre le cose sarebbero andate meglio, dunque. Da settembre a dicembre 2014 torna a salire la disoccupazione in Trentino, mentre si interrompe il trend positivo degli occupati. A dicembre infatti il tasso di disoccupazione in provincia balza all'8% rispetto al 6,5% del quarto trimestre 2013. Peggiora anche il tasso di occupazione che passa dal 66,3% di dicembre 2013 al 65,4% 8 per cento I disoccupati nel quarto trimestre 2014 65,9 per cento Il tasso di occupazione è in crescita dello stesso mese dello scorso anno, con gli occupati registrati dalTIstat che a fine 2014 risultano 230.000 nella nostra provincia. n vicepresidente della Provincia, Alessandro Olivi, commenta: «I dati su cui ci concentriamo sono quelli relativi all'intero arco dell'anno. D peggioramento dell'ultimo trimestre può essere spiegato con il venir meno dei lavori stagionali legati a settori come il turismo, l'agricoltura, l'edilizia. Queste fluttuazioni sul breve periodo sono frequenti. H rapporto Istat però è importante perché evidenzia una crescita delle forze lavoro e degli occupati rispetto al 2013, non straordinaria, ma comunque rimarcabile. È vero che anche il tasso di disoccupazione cresce legger- mente. Come lo si spiega? Con la crescita delle persone alla ricerca di un lavoro: il problema è che il sistema mostra ancora delle difficoltà nell'assorbire questa crescita della domanda». Per la Cgil Franco Ianeselli dà una lettura diversa: ««Sebbene i dati Istat vadano sempre analizzati sul medio periodo, la rilevazione sull'ultimo trimestre del 2014 ci preoccupa perché, dopo molti mesi, tutti gli indicatori, tranne il tasso di attività, assumono il segno meno. I dati medi dell'anno sono più confortanti, ma nessuno deve abbassare la guardia perché la crisi non è finita, sebbene alcuni indicatori economici a livello nazionale, a partire dal Pil, inizino ad invertire il verso». © RIPRODUZIONE RISERVATA Donne manager, ultimi in Italia rr^™ !/uì Casse rurali, bassa adesioni' allo sciopero Pag. 32 Previdenza 11 dati di gennaio di Laborfonds. Concluse le votazioni, assemblea dei delegati il 22 aprile Il 2015 parte bene: rendimenti del 2,5% e oltre Il direttore Giorgio Valzolgher TRENTO - Inizio d'anno in crescita per le Linee del fondo pensione Laborfonds, mentre si sono concluse le votazioni per il rinnovo dell'assemblea dei delegati. La Linea Bilanciata, che conta circa 85.000 aderenti ed ha un patrimonio di oltre 1,6 miliardi di euro, registra un rendimento netto di +2,53% da inizio anno. La Linea Dinamica, comparto in cui la componente azionaria è maggiore e pari a circa metà del patrimonio, realizza un +2,77% da inizio anno. La Linea Prudente-Etica, i cui investimenti rispettano standard etici e di responsabilità sociale, segna +2,84% netto da inizio anno. Infine il comparto Linea Garantita chiude il mese di gennaio con un rendimento netto pari a +0,29%. Il 27 febbraio, comunica Laborfonds, si sono concluse le votazioni per l'elezione dei rappresentanti dei lavoratori della provincia di Bolzano nell'assemblea dei delegati. Per i rappresentanti dei datori di lavoro di Trento e Bolzano e per quelli dei lavoratori di Trento non si è proceduto al voto, in conformità alle previsioni del regolamento elettorale, in quanto è stata presentata, per ognuno degli stessi, un'unica lista. Prossimi passi: la Commissione elettorale inizierà i lavori il 17 marzo per lo scrutinio delle schede votate e la proclamazione dei membri dell'assemblea, l'assemblea dei delegati sarà convocata il 22 aprile per approvare il bilancio 2014 e per la nomina di nuovo cda e collegio dei sindaci. Pag. 33 Oltre 20 mila senza lavoro: è re cord fatto ieri dall'Istat e dal Servizio statistica della Provincia. Nel quarto trimestre le forze di Doccia fredda sui timidi segna- lavoro sono pari a 250.150 unili dei mesi scorsi di ripresa del- tà e sono aumentate dello 0,5% l'occupazione in Trentino. Nel sullo stesso trimestre del 2013. quarto trimestre 2014 i disoc- Gli occupati sono 230.000, in cupati fanno un balzo a 20.110 calo dell'1,2%. Di essi, quasi 129 persone, 4.000 in più (+25%) mila sono uomini, con un calo dello stesso periodo del 2013 annuo di oltre tremila unità, e il dato in assoluto più eleva- mentre 101 mila sono donne, to da vent'anni a questa parte in leggera crescita sull'anno (vedi tabella). 11 tasso di disoccupazione balza all'8% contro prima. Il tasso di occupazione il 6,5% di un anno prima. Quel è in discesa al 65,4%. che è peggio, l'aumento dei Degli oltre 20 mila disoccupasenza lavoro non si accompa- ti, 10.370 sono maschi, in augna, come nei trimestri prece- mento di 3.000 unità (7,4% il denti, ad un aumento degli oc- tasso di disoccupazione), e cupati, che invece calano di 9.740 donne, cresciute di un mi2.800 unità da quasi 233 mila a gliaio di unità (tasso all'8,8%). Tra i senza lavoro, aumentano 230 mila. Magra consolazione, i dati me- del 30% sia quelli che l'occupadi del 2014 sono migliori: cre- zione l'hanno persa, che sono scono i disoccupati ma anche più di 10 mila, sia gli inattivi gli occupati. Il quadro è stato che si sono messi in cerca di FRANCESCO TEMER! un posto, pari a 7.500. Stabili invece a poco più di 2.500 i giovani in cerca di prima occupazione. La caduta dell'occupazione nel quarto trimestre 2014 si concentra soprattutto nell'edilizia e nel turismo, il che fa dire al vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi che si tratta del venir meno di lavori stagionali. In ogni caso il tracollo dell'edilizia è del 18% a quota 16.300 occupati, 3.600 in meno in un anno, quello del commercio-turismo è dell'8% a 40 mila occupati, 3.500 in meno. L'industria perde 500 posti di lavoro - comincia a pesare la chiusura della Whirlpool - attestandosi a 58.800 occupati. Gli altri servizi (+3.100) e l'agricoltura (+1.600) invece crescono. I dati medi 2014 vedono le forze di lavoro crescere a quota 249.460 unità, gli occupati aumentare di 3.000 unità arrivando a 232.150, i disoccupati salire di circa mille unità a quota 17.300 e gli inattivi in età lavorativa attestarsi a 99.900.1 servizi sono il settore prevalente di occupazione con il 70,1 % del totale (70,5% nel 2013), segue l'industria in senso stretto con il 18,4% (17,9% nel 2013), le costruzioni con il 7,7% (nel 2013 l'8,2%) e l'agricoltura con il 3,8% (nel 2013 il 3,4%). Gli occupati alle dipendenze sono 182.400, gli indipendenti 49.800. Il tasso di attività cresce al 70,9%, contro il 63,9% in Italia. Il tasso di occupazione è al 65,9%, in aumento sul 65,5% dell'anno precedente (55,7% in Italia). Il tasso di disoccupazione è salito al 6,9% (6,5% nel 2013), 6,1% maschile e 8% femminile, contro il 12,7% a livello nazionale. Il sindacalo 1 laneselli, Cgil: «Il sistema economico non dà risposte a chi cerca lavoro, neppure inTrentino» «Disoccupazione, il problema c'è» STEFANO PIFFER Franco laneselli Nonostante i numeri che parrebbero confermare l'uscita del Belpaese dalla recessione con quel rassicurante +0,1% del Pil, i dati sulla disoccupazione preoccupano anche il sindacato trentino. «Sicuramente è una situazione che crea preoccupazione, ma può essere un andamento legato alla stagione turistica invernale che ci siamo lasciati alle spalle - commenta Franco laneselli, della segreteria della CgU trentina - Guardando i dati nel complesso, il 2014 è stato un anno in cui ha tenuto l'occupazione, anzi è leggermente aumentata, anche se ad aumentare è stata anche la disoccupazione. Questo vuol dire che il sistèma economico non è bloccato ma non riesce a dare risposte a tutti quelli i cittadini che cercano lavoro. È la riprova che quella crisi che il Trentino non conosceva è arrivata anche qui e quello dell'aumento della disoccupazione è diventato uno dei problemi prioritari». A livello nazionale, le cose sono andate diversamente. «Fino al terzo tri- mestre, la nostra provincia ha presentato dati in controtendenza: nel resto d'Italia diminuivano gli occupati, da noi aumentavano. Negli ultimi tre mesi invece la situazione si è ribaltata. Gli esperti dicono di guardare la media annuale e quindi si può dire che il Trentino tiene, ma servono risposte concrete per chi cerca un impiego. Risposte che devono essere congiunturali e non strutturali e hanno a che fare con la qualità dello sviluppo economico che deve passare per l'investimento nella conoscenza, nel sapere e nella ricerca: sono le uniche cose che sul medio periodo possono dare risposte positive». Si fa abbastanza in Trentino? «Non abbiamo un giudizio completamente positivo. È stato importante l'investimento nel trilinguismo, ma preoccupa questo disinteresse per l'università e i centri della ricerca. Quando si parla di transizione scuola/lavoro, essa non può riguardare solo coloro che escono dai centri di formazione professionale. Consideriamo anche il drastico calo di iscrizioni all'università: questa è una cosa che deve destare molta preoccupazione». Pag. 34 Artigiani 1 De Laurentis: più assunti a gennaio «Lavori fermi, via gli 80 milioni Edilizia in grande sofferenza^» «Nel quarto trimestre 2014 il Pil era ancora in discesa, questo spiega l'aumento della disoccupazione». È il commento del presidente dell'Associazione Artigiani Roberto De Laurentis ai dati Istat resi noti ieri. «Il nostro mondo è in grande sofferenza - prosegue De Laurentis - soprattutto la parte edile». Che in effetti è il comparto che perde più occupati nell'ultimo trimestre dell'anno scorso. «Ci sono però altri settori che vanno». «I lavori pubblici sono fermi completamente spiega De Laurentis a proposito dell'edilizia Anche gli 80 milioni tolti dalla Provincia ai Comuni non sappiamo se andranno in lavori o in qualcos'altro». In queste condizioni le imprese edili fanno molta fatica a trovare commesse. Tra i comparti che perdono più lavoro a fine 2014, ci sono anche il commercio e il turismo. «Può essere che in questi settori si senta particolarmente la crisi». Inoltre, dice De Laurentis, «se qualcuno negli ultimi mesi del 2014 aveva intenzione di assumere, ha aspettato che venisse approvato il Jobs act». In effetti nell'artigianato un mini-boom di assuhzioni parliano di alcune decine si è registrato a gennaio. Troppo poco, forge, per parlare di ripresa. Pag. 35 LA DELIBERA Il piano durerà sette anni e avrà come obiettivi lo sviluppo di progetti di ricerca e innovazione, il favorire nascita e competitività delle piccole e medie imprese sul nostro territorio e il sostegno all'efficienza energetica Dall'Europa ecco 108 milioni per lo sviluppo regionale Approvato ieri dalla giunta il piano operativo del «Fesr» Il Trentino sempre più verso una crescita sostenibile, intelligente ed inclusiva. Dopo il «Programma operativo» per il Fondo sociale europeo, il cui iter di adozione si è concluso lo scorso dicembre, ieri è s t a t o approvato dalla giunta provinciale, su proposta del presidente Ugo Rossi, anche il «programma operativo» per il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) per il periodo 2014/2020, adottato dalla Commissione Europea lo scorso 16 febbraio. Per il Trentino ci saranno a disposizione circa 108 milioni di euro in sette anni per sviluppare progetti di ricerca e innovazione, favorire la nascita e competitività delle piccole e medie imprese sul territorio e sostenere l'efficienza energetica. Sono quattro gli assi del programma operativo provinciale, di cui uno funzionale alla corretta attuazione del programma, e tre tematici e che permetteranno di sviluppare progetti ritenuti prioritari dal programma di legislatura: rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione tramite interventi di potenziamento per l'infrastruttura di ricerca collegata al mondo delle imprese e attraverso finanziamenti di progetti di ricerca e innovazione all'interno delle imprese, con particolare attenzione a quelli di più facile accesso al mercato e a quelli legati ai settori di sviluppo individuati dalla «strategia di specializzazione intelligente» (qualità della vita, green and clean, meccatronica e agrifood); promuovere la nascita, lo sviluppo e la competitività delle piccole e medie imprese del territorio, favorendo iniziative di nuova imprenditorialità tra fc^^ZLI^ w Tempi allargati per completare Sono stati spostati dal 31 marzo 2015 al 30 giugno 2015 i termini per il completamento delle iniziative finanziate in base al bando del Programma Operativo del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale - Fesr- 20072013 n. 2/2012 «Contributi ad imprese per investimenti nei settori dell'efficienza energetica e dell'energia rinnovabile». Lo ha deciso ieri la Giunta provinciale. Dagli uffici della Commissione a Bruxelles arriva uno stanziamento di 108 milioni di euro in sette anni cui a n c h e quella giovanile, al fine di innalzare il grado di innovazione del sistema produttivo locale; sostenere la transizione v e r s o un'economia a basse emissioni di carbonio con azioni di promozione dell'efficienza energetica. 11 programma operativo del Fesr della Provincia è tra i primi dieci ad essere adottati a livello italiano e conferma la capacità dell'amministrazione provinciale di utilizzare al meglio le risorse comunitarie. La programmazione europea per il periodo 2014 - 2020 prevede che alla bas e dei d o c u m e n t i operativi vi sia la «Strategia Europa 2020», che punta a rilanciare l'economia europea, definendo gli obiettivi che gli Stati membri devono raggiungere nel campo dell'occupazione, dell'innovazione, dell'istruzione, dell'integrazione sociale, del clima e dell'energia. È dunque sulla b a s e di q u e s t a strategia (e nel rispetto del percorso definito dal regolamento della Commissione europea e in ottemperanza dell'accordo di partenariato per l'Italia approvato nell'aut u n n o 2014) c h e l'amministrazione provinciale ha predisposto il proprio programma operativo del Fondo europeo di sviluppo regionale. 11 testo, elaborato in sinergia c o n gli altri fondi strutturali, è stato oggetto di un lungo p e r c o r s o di programmazione e di processi negoziali sia a livello nazionale che comunitario, ed è stato infine approvato dalla Commissione europea lo scorso 16 febbraio. Fideiussioni richieste dal tesoriere per le aperture di credito delle società pubbliche La Provincia «garantisce» per 81 milioni Superano l'ottantina di milioni di euro le fideiussioni che la Provincia presterà anche quest'anno a favore delle banche che svolgono il servizio di Tesoreria a garanzia degli affidamenti bancari concessi alle sue società controllate. Si tratta del raggruppamento temporaneo d'imprese costituito da UniCredit e Cassa Centrale. Come prevede il Capitolato speciale per l'affidamento del servizio il Tesoriere è t e n u t o a concedere aperture di credito a favore degli enti strumentali fino ad un massimo dei cinque decimi delle assegnazioni provinciali, sia in conto gestione che in conto capitale e comunque nel limite massimo di 100 milioni annui. A chiedere finanziamenti al tesoriere della Provincia per l'operatività 2015 sono otto tra enti e società appartenenti al «Gruppo Provincia». La prima, ancora sul finire del 2014, è stata la società che gestisce l'aeroporto Caproni per una somma sfho a 200.000 euro. Bazzecole in confronto ai 25 milioni richiesti da Cassa del Trentino. Ci s o n o poi i 16 milioni richiesti da Informatica Trentina, i 14.597.310 «prenotati» da Itea spa, i 6.750.000 di Patrimonio del Trentino, i 4.110.604 di Trentino Network, i 10 milioni di euro a Trentino Sviluppo a valere sul «Fondo marketing», e infine i 5,4 milioni di euro a Trentino Trasporti. Per consentire alle società di beneficiare delle condizioni di finanziamento assicurate dal Tesoriere alla Provincia stessa, Piazza Dante deve dunque prestare fideiussione a favore di UniCredit, a garanzia degli affidamenti bancari concessi. Va specificato che la possibilità per queste società di ricorrere all'apertura di credito non significa automaticamente che esse lo facciano. Anzi, probabilmente la Provincia si augura che i suoi «bracci operativi» facciano ricorso a questo tipo di prestiti temporanei il meno possibile. A differenza di quanto succedeva fino all'anno scorso, infatti, i crediti temporanei concessi dal tesoriere hanno un costo non indifferente in termini di interessi passivi da pagare. Questo perché il vecchio contratto di tesoreria è scaduto e la Provincia nel 2014 ha indetto una nuova gara per il servizio (20152020) con condizioni di tesoreria molto diverse rispetto a quelle spuntate nel passato (quando i prestiti viaggiavano praticamente a tasso zero). Pag. 36 Pag. 37 «Popolari, così lariformaè sbagliata» l decreto popolari desta forti perplessità nella forma e nella sostanza, perché muove in direzione contraria a quanto suggerito da gran parte della letteratura bancaria negli ultimi anni. Tale letteratura non identifica alcuna correlazione tra rischiosità di una banca e voto capitario nonché tra capitalizzazione di una banca e voto capitario. Come è noto, la maggiore o minorerischiositàdi una banca dipende da fattori quali volatilità degli utili, diversificazione del portafoglio crediti, stabilità della raccolta fondi, facilità di reperire capitali in momenti di crisi, leva bancaria cruda. Su molti di questi indicatori, le banche a voto capitario non vanno affatto peggio delle banche Spa. Ad esempio, Hesse e Cihak (2007) al Fmi e International Labour Office (2013) rilevano la maggiore stabilità delle banche cooperative nel confronto internazionale, cosa che in Italia vale per le popolari (Bongini e Ferri, 2007). Per l'Europa, Ferri e altri (2013 e 2014) mostrano,rispettivamente,che le banche cooperative né prima né con la crisi performano peggio delle Spa e che dal 2007 Fitch e Moody 's hanno ridotto i rating alle cooperative meno che alle Spa. De Jonghe e O.ztekin (2015) trovano infine che, nonostante il minore accesso ai capitali esterni, la capitalizzazione delle banche cooperative non e inferiore alle Spa. E mantenere la diversità nelle forme organizzative (cioè la coesistenza di banche "for profit" e banche orientate ai soci) è cruciale per preservare servizi finanziari ben funzionanti e inclusivi (Bulbul e altri, 2013; Michie e Oughton 2013). Inoltre, dovrebbe preoccupare il fatto rilevato in una recente audizione alla Commissione Europea che alcune grandi banche sono tornate ad avere rapporti tra debito e capitale proprio - fino a 50 - superiore ai livelli pre-crisi che erano attorno a30 per le quattro grandi banche d'affari americane. Numerosi studi dimostrano inoltre che le banche con voto capitario prestano una quota superiore degli attivi e han- I mania, Regno Unito e Belgio hanno varato misure di separazione tra banca commerciale e banca d'affari in direzione di una nuova "VolckerRule" piuttosto che privarsi dellaricchezza di banche vocate al credito perii territorio. Un esempio interessante, da questo punto di vista, è il Canada, dove la crisi finanziaria globale non è mai arrivata perché le banche avevano il divieto di trading proprietario e dove il sistema "Desjardins" di banche a voto capitario si è conquistato sul campo (non con un editto governativo) il 48% della quota di mercato. Noi invece abbiamo deciso di muovere in direzione opposta. Ilfinedi una banca non è la contendi bilità, ma la sua capacità di prestare denaro a imprese e famiglie, evitando di mettere a repentaglio i risparmi raccolti. E gli eventi più gravi nel nostro Paese dalla crisi finanziaria in poi (e da quando Tremonti salvò i nostri maggiori gruppipassando dal valore di mercato al valore di libro peri derivati in bilancio)riguardanotutti grandi banche Spa. Per migliorare le banche cooperative e popolari senza snaturarle ci sono molte vie: aumento della quota minima di capitale per singolo socio, voto plurimo, creazione di garanzie di rete come in quasi tutti gli altri Paesi (AustriaeGermania in primis), misure sulle modalità di voto, costruzione di liste e limiti di mandato. Con il decreto popolari è in discussione un caposaldo della democrazia economica: la possibilità di una comunità di darsi un 'organizzazione economica solidale, mutualistica e di non vedere questo orientamento cancellato per legge dall 'alto. Nessunoritieneun modello di banca superiore ad un altro, e siamo convinti che la banca Spa renda un servizio prezioso al Paese. Il principio della biodiversità stabilisce però che il sistemafinanziario,come ogni ecosistema, ha bisogno di modelli diversi che assolvono diverse funzioni. Lasciando decidere al mercato quale sistema debba essere più o meno diffuso. È per ridurre tentazioni come questa Seguono lefirmedì 163 che Paesi come Stati Uniti, Francia, Gereconomisti e accademici no volatilità degli utili minore delle banche Spa (Ayadi e altri, 2009; Becchetti e altri, 2014). Inoltre, l'offerta di credito delle banche cooperative è meno prociclica, alimenta cioè di meno i boom creditizi che gonfiano le bollefinanziarie.Le banche cooperative, inoltre, restringono di meno l'erogazione di prestiti nelle fasi di crisi (Ferri e altri, 2014). Nelle popolari, aprescindere dalla dimensione della singola banca, ciò dipende dalla vocazione al "relationship banking", il modello più adatto a prestare a piccole imprese e famiglie (De Bruyn e Ferri, 2005 e 2009). Lavori tra cui il rapporto Liikanen degli esperti Uè e quello dell 'Ilo del 2013 indicano che la diversità bancaria risulta un fattore fondamentale di resilienza dei sistemi. Banche a voto capitario di grandi dimensioni esistono in quasi tutti i Paesi del mondo (oltre la soglia degli 8 miliardi di attivo indicata dal governo). Gli esempi europei più rilevanti si trovano in Olanda, Finlandia, Austria, Germania e Francia. Nessuno di questi Paesi sta pensando di abolire il voto capitario. Le banche popolari non hanno registrato performance peggiori della media di sistema negli stress test della Bce. La crisifinanziariaglobale è stata soprattutto una crisi di grandi banche Spa, crisi che ha portato molti osservatori autorevoli (tra cui Martin Wolff sul FinancialTimes) a dubitare delfatto che una banca debba essere un 'organizzazione dedita alla massimizzazione del valore per gli azionisti, visto che fare credito è un'attività a basso rendimento ed altorischio,mentre altre sirene come quelle del trading proprietario promettono risultati a breve migliori per gli azionisti, generando però maggiore rischiosità non sempre intercettabile dai radar degli indicatori contabili. Pag. 38 «Pensioni in anticipo ma più leggere, a tutti il calcolo di quanto avranno» ROMA Tito Boeri ci riceve nel suo ufficio al secon- tà superata perché la lettera col conto contributido piano del palazzone Inps all'Eur. Quando si vo e la stima della pensione la manderemo solo parla dell'istituto di previdenza, di cui il 56enne ai lavoratori senza una connessione Internet. Per economista dell'Università Bocconi è diventato ghaltri, ci sarà un "pin" col quale accedere attrapresidente, tutto è mastodontico, non solo la se- verso il sito Inps al proprio conto e simulare la de. Non c'è un altro ente in Europa, forse nel pensione futura, secondo diversi scenari di carmondo, sottolinea lo stesso Boeri, che gestisca riera e di crescita dell'economia». praticamente tutte le pensioni dei lavoratori priPotranno farlo tutti? E in che tempi? vati e pubblici e le prestazioni assistenziali e pa«Nel 2015 daremo questa possibilità a tutti i rassistenziali, dalle invalidità civili alla cassa in- lavoratori dipendenti privati. Per quelli pubblici tegrazione. All'improvviso il professore, che ieri ci vuole più tempo perché è più difficile ricoha tenuto un discorso ai dipendenti, si è trovato struire i versamenti. Nel 2016 dovrebbe essere al vertice di tutto ciò. «Ho avuto un'ora per deci- possibile anche per i parasubordinati». dere». Quelli che finora hanno bloccato l'operazioChe cosa le ha detto il presidente del Consi- ne, perché come disse l'ex presidente Antonio glio, Matteo Renzi, offrendole la presidenza Mastrapasqua, se diciamo ai lavoratori precadeU'Inps? ri quanto prenderanno di pensione, rischia«Che mi chiedeva non solo di gestire, ma an- mo un sommovimento sociale. che di riformare l'istituto. Lo ha fatto la mattina «Sbagliato. Noi non ci faremo fermare da conche il governo aveva approvato il contratto a tute- dizionamenti di natura politica. È necessario le crescenti per il quale, da studioso, mi sono che i lavoratori siano consapevoli della loro sitanto battuto. Questo mi ha dato la misura della tuazione contributiva e di quali saranno presucredibilità del suo impegno». mibilmente le loro pensioni così da poter pianiLei prima guadagnava di più. Quanto pren- ficare il futuro. Le banche dati sono un bene derà all'lnps? Mi passila battuta: ha accettato pubblico». perché le è stato promesso un aumento? Che significa che ci sarà una ristrutturazio«No, ho accettato perché lo considero un im- ne interna? pegno civile. E perché ho avuto assicurazioni «Che, per esempio, interverremo sulle direche l'istituto potrà svolgere anche un ruolo pro- zioni centrali, che sono troppe, una cinquantipositivo, fermo restando che le decisioni spetta- na. Così la situazione è difficilmente gestibile. no a governo e Parlamento. Insomma, non è vero Valorizzeremo chi merita, senza guardare alla come ha scritto qualcuno che mi sarei fatto zitti- tessera.sindacale». re. All'lnps prenderò 103 mila euro lordi l'anno, Il governo ha annunciato a breve la riforma uno stipendio elevato, ma pur sempre meno di della «governance». La sua proposta? quanto prende un dirigente di seconda fascia al«Insieme con il presidente dell'Inail, perché la llnps e molto meno di quanto guadagnavo pri- riforma riguarda entrambi gli enti, abbiamo prema. Ad eccezione del Festival dell'Economia di sentato al governo uno schema che prevede la fiTrento, per il quale quest'anno sono ancora il di- ne del sistema duale, che in qualche modo ha rettore scientifico, ho sospeso tutti i miei lavori contrapposto finora il presidente al direttore geprecedenti per questo incarico che mi ha già nerale. Proponiamo un consiglio di amministracambiato la vita». zione di tre membri, compreso il presidente, e Quali sono le sue priorità? un direttore generale scelto dallo stesso cda an«Partirei dalla trasparenza. L'Inps soffre di ziché dal governo. Inoltre va rivisto il Civ, consiuna immagine esterna non buona, che non valo- glio di indirizzo e vigilanza. Che deve essere rizza-le sue qualità. La gente ci percepisce come snello, composto da membri delle organizzaziocoloro che decidono, invece noi applichiamo le ni imprenditoriali e sindacali effettivamente leggi. Le faccio un esempio: c'è stato giustamen- rappresentative, e ricondotto a un ruolo di conte lo scandalo sui piloti in cassa integrazione per trollo, evitando funzioni di cogestione». sette anni. Ma non dipende dall'Inps bensì dalle Il bilancio 2015 deU'Inps prevede un deficit norme che regolano il funzionamento del Fondo di 6,7 miliardi, dovuto ancora all'eredità deUa speciale trasporto aereo che noi renderemo gestione Inpdap (dipendenti pubblici). Dobpubbliche, assieme ai dati sulle prestazioni for- biamo preoccuparci? nite da questo fondo, perché è giusto che i citta«No. E' chiaro che se in passato lo Stato non dini sappiano che, tra l'altro, il fondo è alimenta- pagava i contributi dei suoi dipendenti perché si to con un contributo di 3 euro che noi tutti pa- trattava di una partita di giro, questo ancora pesa ghiamo ogni volta che prendiamo l'aereo». sul bilancio, ma lo squilibrio verrà gradualmenL'immagine deU'Inps soffre anche delle va- te riassorbito. Il tema vero è quello delle spese rie disfunzioni nei servizi lamentate dagli assistenziali che devono per forza di cose ricadeutenti. re sulla fiscalità generale e sulle quali va fatta «La qualità dei servizi si può migliorare con una riflessione, anche per affrontare l'aumento una forma organizzativa più efficiente. Ma lo fa- della povertà che, in questi anni di crisi, ha colpiremo anche facendo partire finalmente l'opera- to di più le fasce d'età prima del pensionamenzione "busta arancione". Una definizione in real- to». Pag. 39 Cioè anche chi resta senza lavoro in età anziana ma è ancora lontano dalla pensione. Non a caso c'è un ampio consenso, dal ministro Giuliano Poletti al presidente deUa commissione Lavoro al Senato, Maurizio Sacconi, passando per i sindacati, suUa necessità di reintrodurre elementi di flessibilità suU'età pensionabUe. «Questo problema, come dicevo, si può affrontare soprattutto dal lato degli ammortizzatori sociali. Finora il tema degli esodati è stato affrontato con sei decreti di salvaguardia (che prevedono una spesa di 12 miliardi, ndr) che spesso però aiutano anche chi ha redditi elevati mentre ci sono tante altre situazioni non protette. Bisognerebbe insomma spendere meglio le risorse pubbliche, prevedendo per esempio un reddito minimo per contrastare le situazioni di povertà, finanziato dalla fiscalità generale. Poi, dal lato della previdenza, è chiaro che, usando il calcolo contributivo, si potrebbero introdurre forme di flessibilità». Cioè consentire l'uscita anticipata dal lavoro, ma con pensioni proporzionalmente più leggere? «Sì. Ma prima bisogna convincere la Commissione europea, perché purtroppo i conti pubblici vengono considerati nella loro dimensione annuale anziché sul medio-lungo periodo. Per lUe se si consentono i pensionamenti anticipati risalta solo l'aumento immediato della spesa ma non il fatto che poi si risparmierà perché l'importo della pensione sarà più basso. Bisogna battersi in Europa per arrivare a una valutazione intertemporale del bilancio». Lei da economista ha sostenuto l'opportunità e la praticabilità di unricalcolocon il contributivo delle pensioni in pagamento e un contributo sugli assegni più elevati per ricavare circa 4 miUardi che potrebbero andare aUe pensioni più basse. E' sempre di quest'idea? «Ci lavoreremo. Faremo anche qui un'operazione trasparenza: uno studio per categorie mettendo a confronto l'importo delle pensioni in pagamento con quello che si ottiene dal ricalcolo col metodo contributivo. Sulla base di questi dati potremo formulare proposte d'intervento. Si tratta di quel ruolo propositivo deU'Inps di cui parlavo all'inizio e che rivendico. L'istituto, grazie alle sue competenze e al ricco patrimonio di dati di cui dispone, può essere un consulente di qualità del governo, un po' come Banca d'Italia». Quando sarà pronto questo studio? Prima deUa prossima legge di StabiUtà? «Sì, mi piacerebbe riuscirci entro l'estate». Enrico Marra © RIPRODUZIONE RISERVATA Pag. 40 Disoccupazione: 6,9% nel 2014 «Difficile assorbire la domanda» Peggioramento dello 0,4% rispetto al 2013. Ma cresce anche il lavoro TRENTO II quarto trimestre del 2014 è negativo per il lavoro in Trentino. Un dato che finisce per abbassare la media annuale e consegnare una disoccupazione che sale dal 6,5 del 2013 al 6,9%. Secondo llstat cresce però anche il tasso di occupazione al 65,9%(+o,4%)Se non ci fosse stato il rallentamento dell'ultimo trimestre le cose sarebbero andate meglio, dunque. Da settembre a dicembre 2014 torna a salire la disoccupazione in Trentino, mentre si interrompe il trend positivo degli occupati. A dicembre infatti il tasso di disoccupazione in provincia balza all'8% rispetto al 6,5% del quarto trimestre 2013. Peggiora anche il tasso di occupazione che passa dal 66,3% di dicembre 2013 al 65,4% 8 per cento I disoccupati nel quarto trimestre 2014 65,9 per cento Il tasso di occupazione è in crescita dello stesso mese dello scorso anno, con gli occupati registrati dalTIstat che a fine 2014 risultano 230.000 nella nostra provincia. n vicepresidente della Provincia, Alessandro Olivi, commenta: «I dati su cui ci concentriamo sono quelli relativi all'intero arco dell'anno. D peggioramento dell'ultimo trimestre può essere spiegato con il venir meno dei lavori stagionali legati a settori come il turismo, l'agricoltura, l'edilizia. Queste fluttuazioni sul breve periodo sono frequenti. H rapporto Istat però è importante perché evidenzia una crescita delle forze lavoro e degli occupati rispetto al 2013, non straordinaria, ma comunque rimarcabile. È vero che anche il tasso di disoccupazione cresce legger- mente. Come lo si spiega? Con la crescita delle persone alla ricerca di un lavoro: il problema è che il sistema mostra ancora delle difficoltà nell'assorbire questa crescita della domanda». Per la Cgil Franco Ianeselli dà una lettura diversa: ««Sebbene i dati Istat vadano sempre analizzati sul medio periodo, la rilevazione sull'ultimo trimestre del 2014 ci preoccupa perché, dopo molti mesi, tutti gli indicatori, tranne il tasso di attività, assumono il segno meno. I dati medi dell'anno sono più confortanti, ma nessuno deve abbassare la guardia perché la crisi non è finita, sebbene alcuni indicatori economici a livello nazionale, a partire dal Pil, inizino ad invertire il verso». ©RIPRODUZIONERISERVATA - Pag. 41
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