Scarica il fascicolo PDF della Rassegna Stampa di Martedì 3 Marzo

Cresce il fronte anti Dalpalù
Federcoop, sfida
al candidato unico
Nella Federazione Trentina della
Cooperazione cresce il fronte di
chi vorrebbe un cambiamento di
rotta rispetto alla presidenza
Schelfi e non accetta Renato
Dalpalù candidato unico alla
successione. È quindi probabile
che a breve vi sia l'annuncio di
un candidato alternativo.
F.TERRERl
A PAGINA fi
Federcoop, sfida al candidato unico
Presidenza, cresce il movimento
per il nome alternativo a Dalpalù
FRANCESCO TORERI
twitter: ©fterreri
TRENTO - Il candidato alla presidenza della Federazione Trentina della
Cooperazione Renato Dalpalù non sarà, con grande probabilità, l'unico a
correre per la guida di via Segantini.
Nonostante il presidente Diego Schelfi
dichiari che Dalpalù è stato «scelto dalla base» (l'Adige di ieri), cresce in tutti e quattro i settori delle coop (consumo, credito, lavoro, agricole) un movimento di opinione che aderisce alla
richiesta di cambiare rotta espressa
Negli incontri con
la base consenso tiepido
al nome indicato
a maggioranza dal cda
Fermento anche in Sait
da Sandro Pancher sull'Adige e da Marina Mattarei sul Corriere del Trentino
di domenica. Un fermento che punta
a un candidato alternativo a quello
espresso, a maggioranza, dal cda di
Federcoop.
In consiglio di amministrazione la proposta di Dalpalù come successore di
Schelfi ha registrato due. voti contrari, Mattarei e la rappresentante dei giovani cooperatori Elena Cetto, e l'astensione del consigliere espressione di
Melinda. Nell'intervento di domenica,
Pancher ha sollevato una serie di critiche alla candidatura Dalpalù, ritenuto espressione di una continuità che
non affronterebbe le sfide aperte per
la Cooperazione. La proposta è di un
cambio di rotta a partire da un nuovo
protagonismo delle cooperative di primo grado.
Schelfi ha replicato che la designazione di Dalpalù, in base allo Statuto di
Federcoop, ha seguito l'iter previsto
a partire dalle 12 consultazioni territoriali delle 500 cooperative socie, a
cui ha partecipato un terzo degli associati per un totale di 180 interventi.
In questi incontri, tuttavia, quando è
stato fatto il nome del candidato, l'adesione è stata raramente entusiasta, per
lo più tiepida, con dubbi e critiche. È
vero, peraltro, che veri e propri nomi
alternativi non ne sono usciti.
Sia Pancher, che ha corso nel 2012 come candidato alternativo al quarto
mandato, in deroga, di Schelfi, sia an-
cor più Mattarei sono stati sollecitati
a scendere in campo. Ma questa volta il percorso scelto dai cooperatori
che puntano a «cambiare rotta» è diverso.
L'intreccio di contatti, incontri informali, mail punta prima di tutto ad allargare la discussione e raccogliere
contributi. Coinvolti sono in primo luogo le cooperative di primo grado e non
solo i presidenti. Partire dai territori,
allargare il dibattito sul presente e il
futuro della Cooperazione, riappropriarsi di un ruolo di partecipazione:
queste le caratteristiche del percorso. La candidatura alternativa alla presidenza, al contrario di tre anni fa, non
verrà quindi all'inizio, ma alla fine di
questo confronto aperto.
Dal punto di vista statutario, dopo il
candidato designato dal cda si possono presentare candidature fino a dieci giorni prima dell'assemblea, prevista per il 12 giugno. La candidatura deve avere il sostegno di almeno 15 soci cooperatori della Federazione che
rappresentino i quattro settori (almeno uno per settore) e abbiano diritto
complessivamente ad almeno quaranta voti.
Un fermento analogo si registra nel
Sait, il consorzio della cooperazione
di consumo, attualmente presieduto
da Dalpalù, che lascerà la presidenza
una volta eletto in Federcoop.
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Michele Demozzi e Maddalena lovene
là FQUBAnOME
Malattìe rare e architettura:
dalla Rurale 2 borse ci ricerca
È TRENTO
Due borse di studio post-laurea,
del valore di 12mila euro l'una,
sono state assegnate dalla Fondazione Cassa Rurale di Trento
che ha premiato i progetti di
due giovani trentini che proseguiranno con altrettanti dottorati di ricerca il loro percorso di
internazionalizzazione. «Vogliamo guardare al futuro con ottimismo - ha affermato la presidente Rossana Gramegna - il
mondo è nelle mani dei giovani,
è giusto sostenere chi si impegna». Per l'area tematica tecnico-scientifica, si è distinto Michele Demozzi, 23 anni, laureato in Scienze e tecnologie biomolecolari, con un progetto che
esplora «nuove prospettive per
la cura della sindrome di
Wolf-Hirschhorn», al Centre for
Integrative Biology (Cibio) di
Trento. «Il progetto di ricerca ha spiegato - nasce dall'incontro con una bambina affetta dalla sindrome assai rara. Sono partito dall'idea che anch'io posso
fare qualcosa per contribuire a
guarire questa malattia genetica». Per l'area tematica umanistico-artistica, Maddalena lovene, 27 anni, laureata in Architettura, ha vinto con un progetto di
costruzione partecipata per progetti di sviluppo sostenibile, che
svolgerà in Perù.«Un progetto
lontano - ha affermato - ma nello stesso tempo vicino, perché
vorrei portarlo sul territorio».
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Credito, lo sciopero funziona
Cristina Casadei
Hanno aderito compatti i bancari delle Bcc - 37mila in tutto - allo
scioperocheFabi,Fiba,Fisac,Ugle
Uilca, hanno proclamato ieri. E
hanno così rotto l'incantesimo dei
15 anni di pace sociale in un settore
che in questi giorni è sotto la lente
del Governo e di Bankitalia per la
riforma che dovrà affrontare. In
una nota unitaria dei sindacati si
legge che ci sono state punte di
adesione tra il 70 e oltre il 90%. In
Lombardia le adesioni hanno superato il 95%. Molto ridotta l'operatività degli sportelli su tutto il
territorio nazionale. Diversi i numeri resi noti da Federcasse in base alla recentissima delibera della
Commissione di garanzia che obbliga le aziende a rendere pubbliche le adesioni agli scioperi.
«A dato quasi completo c'è stata
un'adesione intorno al 60% - dice
Marco Vernieri, responsabile relazioni sindacali di Federcasse -. In
Lombardia l'adesione è stata circa
il 67%. Tra l'altro ci ha colpito molto che il gruppo bancario Iccrea
che è molto sindacalizzato supera
dipocoil50%,undatopercertiversi sorprendente. Questo sciopero
esprime la preoccupazione dei lavoratori per il rafforzamento del
sistema e la salvaguardia dell'occupazione, priorità che sono anche le nostre. Per questo abbiamo
bisogno di un sindacato che sia disponibile a confrontarsi su questi
temi e siamo ottimisti».
L'ottimismo nascedaquantosta
accadendo in Trentino Alto Adige
dove lo sciopero è stato proclamato ma non ci sono state adesioni (i
sindacati hanno però espresso solidarietà allo sciopero e definito
pretestuoso l'atteggiamento di Federcasse) perché «si è aperto un
tavolo di confronto dove ci si è resi
disponibili insieme al sindacato a
negoziare tutti i punti senza pregiudiziali - spiega Vernieri -. E da
un'esperienza come questa che
noi vogliamo far ripartire il confronto a livello nazionale».
Nei prossimi giorni si vedrà da
dove ripartirà il negoziato tra Federcasse e i sindacati che si è caricato di forti tensioni dopo la disdetta della contrattazione nazionale e regionale di settore, deliberata unilateralmente dalla parte
datoriale, come spiegano le sigle
di settore. I sindacati assicurano
che la mobilitazione non finisce
qui. Fino al 31 marzo ci sarà l'astensione dal lavoro straordinario e
supplementare, mentre oggi si
svolgerà un altro presidio dei lavoratori a Pietrasanta (Toscana).
«Dopo la grandissima adesione
dei lavoratori allo sciopero - dichiara Luca Bertinotti, segretario
nazionale Fabi - chiediamo a Federcasse di fare un passo indietro
sulla disdetta dellacontrattazione
di categoria, che toglie diritti ai lavoratori e riporta il settore indietro di 50 anni». Alessandro Spag-
giari, segretario nazionale della
Fiba Cisl, dice che ieri «il no alle
strumentalizzazioni, allo scaricabarile sui dipendenti, alla trasformazione in un modello privo di
autonomia al servizio di pochi è
arrivato forte e chiaro».
Michele Cervone, segretario
nazionaledellaFisac,«auspicache
Federcasse adesso riapra subito il
confronto con le organizzazioni
sindacali, non solo sul contratto, rimuovendo pregiudiziali e atti unilaterali, ma anche sul processo di
riforma che il credito cooperativo
è stato chiamato a fare dai regolatori». Giuseppe Del Vecchio, segretario nazionale della Uilca è
convinto che «il rinnovo del Ceni
debba concludersi in tempi contenuti in quanto strumento centrale
per un percorso, soprattutto in
questa fase di "autoriforma" del
modello, di rafforzamento e di aggregazione dell'intero sistema del
credito cooperativo».
Pag. 7
CREDITO. Le Raiffeisen ottengono garanzie. In Trentino scioperano in pochi
Rurali] allarme polo unico nazion
TRENTO - A livello nazionale la partecipazione allo sciopero di ieri dei
bancari del Credito cooperativo è
stata molto alta, con punte di oltre
il 90%. In Trentino invece è stata bassa, le Casse rurali sono rimaste praticamente aperte, soprattutto perché non ha partecipato alla protesta la Fabi provinciale, il sindacato
maggioritario. Ma tra le Rurali la preoccupazione maggiore adesso è
un'altra: si sta profilando a livello
nazionale un'autoriforma delle Bcc,
fortemente sollecitata dal governo,
che prevede un'unico polo nazionale, con gravi rischi per l'autonomia
territoriale e il progetto Nord Est.
Le Raiffeisen altoatesine sono già
corse ai ripari. In una riunione nazionale con Confcooperative han-
no chiesto e ottenuto l'opzione di
un polo a loro riservato, esclusivamente sudtirolese. Il Credito coop
trentino, a questo punto, si trova in
mezzo al guado, tra un progetto di
holding Nord Est che non decolla e
le pressioni nazionali per un modello con Iccrea capofila.
«Oltre alla preoccupazione per i contratti di lavoro disdettati - afferma
Romano Vicentini della Fisac Cgil seguiamo con molta attenzione la
cosiddetta autoriforma del sistema
cooperativo. Noi crediamo fondamentale per il nostro territorio il
mantenimento delle attuali funzioni in Cassa Centrale e nella Federazione. Accentrare il tutto a Roma,
come temiamo possa accadere nelle prossime settimane, avrebbe ef-
fetti disastrosi per il numero dei posti di lavoro e per la qualità del lavoro bancario sul nostro territorio».
«La ricchezza del sistema cooperativo trentino - prosegue Vicentini sta nella competenza e professionalità dei lavoratori e delle lavoratrici che in esso operano. Per fare
questo però, per difendere questi
nostri enti, dobbiamo trovare e cercare tutti gli aiuti e le alleanze possibili. Concordiamo con il presidente Diego Schelfi quando sostiene che
autonomia non deve significare isolamento».
Sullo sciopero Vicentini commenta: «Speravamo in una partecipazione maggiore anche da noi ma comunque non ci facciamo scoraggiare».
F. Ter.
Pag. 8
Fondopensione
Laborfonds parte bene
Positive tutte le linee
TRENTO Viene definito «ottimo» l'inizio d'anno
per le linee del fondopensione Laborfonds. La
linea Bilanciata, che conta circa 85.000 aderenti
ed ha un patrimonio che supera i 1,6 miliardi di
euro, registra un rendimento netto di +2,53% da
inizio anno; la linea Dinamica, comparto in cui
la componente azionaria è maggiore e pari a
circa metà del patrimonio, realizza un +2,77%; la
linea Prudente-Etica, i cui investimenti
rispettano standard etici e di responsabilità
sociale, segna +2,84% netto da inizio anno;
infine, il comparto linea Garantita chiude il
mese di gennaio con un rendimento netto pari
a +0,29%. n 27 febbraio si sono concluse le
votazioni per l'elezione dei rappresentanti dei
lavoratori della provincia di Bolzano. La nomina
del cda avverrà nell'assemblea del 22 aprile.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pag. 9
Banca Etica a confronto con le Casse rurali: si comincia giovedì a Rovereto
TRENTO - Banca Etica, in
collaborazione con Acli Trentine,
Arci, GaSud e Comitato Associazioni
per la pace e i diritti umani,
organizza tre incontri di
approfondimento, aperti a tutta la
cittadinanza, sui temi più scottanti
del credito e delle banche. Si
comincia giovedì 5 marzo,
dopodomani, all'Auditorium Brione
in via S. Pellico a Rovereto, alle
20.30, con l'incontro intitolato «Con i
nostri soldi!». Intervengono Andrea
Baranes, presidente della
Fondazione Culturale Responsabilità
Etica, e Giorgio Beretta, coordinatore
nazionale della Campagna Banche
armate. Venerdì 13 marzo alle 20.30
alla Fondazione Caritro in via
Calepina a Trento, Riccardo Milano di
Banca Etica interverrà su «Le mani
della finanza su cibo, terra e beni
comuni». Venerdì 27 marzo, sempre
alla Fondazione Caritro, confronto
tra Mauro Meggiolaro di Banca Etica e
Giorgio Fracalossi (nella foto),
presidente di Cassa Centrale e della
Cassa Rurale di Trento, su «Ce'
banca e banca, il ruolo delle banche
nel sistema economico».
Pag. 10
Casse rurali, bassa adesione allo sciopero
Vittoria della Fabi. Autoriforma: preoccupa l'accentramento romano
TRENTO Bassa adesione allo
sciopero nazionale del credito
cooperativo, «boicottato» con
successo dalla Fabi, il sindacato maggioritario in Trentino.
Intanto cresce la preoccupazione per rautoriforma del settore: sembra si vada in direzione
di un unico gruppo bancario a
livello nazionale, con Iccrea
protagonista. Il che significherebbe futuro incentro per Cassa centrale banca.
I numeri bassissimi della
protesta in Trentino contrastano con forza contro l'adesione
nazionale, che ha avuto punte
del 90%. «Speravamo in una
partecipazione maggiore anche da noi — afferma Romano
Vicentini, segretario Fisac Cgil
— ma non ci facciamo scoraggiare. Riteniamo sbagliato
"chiamarsi fuori" e crediamo
che il contratto nazionale sia
fondamentale per le tutele dei
colleglli. Continueremo a batterci per la sua difesa, ben sapendo che ce lo dobbiamo conquistare perché nessuno regala
nulla». La Fabi, che ha iscritto il
70% dei circa 3000 lavoratori
Federcasse, ha deciso di non
scioperare perché, dopo la minaccia di 8 giornate di sciopero
contro la disdetta del contratto
provinciale, ha ottenuto, assieme ai confederali, una serie di
incontri che si spera siano utili
per risolvere la questione, sia
trentina che in parte nazionale.
La Fisac Cgil però è preoccupata anche per rautoriforma:
«Crediamo fondamentale per
il nostro territorio il mantenimento delle attuali funzioni in
Cassa centrale e nella Federazione. Accentrare il tutto a Roma, come temiamo possa accadere nelle prossime settimane,
avrebbe effetti disastrosi per il
numero dei posti di lavoro e
per la qualità del lavoro bancario sul nostro territorio. La ricchezza del sistema cooperativo
Trentino sta nella competenza
e professionalità dei lavoratori
e delle lavoratrici che in esso
operano. Per fare questo però,
per difendere questi nostri en-
ti, dobbiamo trovare e cercare
tutti gli aiuti e le alleanze possibili. E concordiamo con il presidente Diego Schelfi quando
sostiene che autonomia non
deve significare isolamento».
Gli addetti ai lavori definiscono la situazione «fluida»,
ma molti segnali vanno verso la
costituzione di un unico gruppo bancario in capo a Iccrea
Holding. Che ne sarà allora di
Cassa centrale banca? E della
holding del Nordest, con dentro «gioielli» come Phoenix e
Ibt? E il dimezzamento delle
Rurali? La speranza è di salvare
almeno in parte il lavoro fatto.
E.Orf.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Donne manager, ultimi in Italia s-.,»,„,
!/uì
•
I Casse rurali, bassa adesione alio sciopero
Pag. 11
Borse di studio | Riconoscimento della Fondazione Cr di Trento per Michele Demozzi e Maddalena lovine
Studi all'esterno: premiati in due
Due borse di studio targate
Fondazione Cassa Rurale di
Trento per giovani meritevoli
che hanno intrapreso il loro
percorsi internazionali di
ricerca. Un importo, per
ciascuna borsa, di ben 12
mila euro. A riceverle ieri
sono stati Michele Demozzi
22 anni e Maddalena lovine 27
anni.
Un aiuto importante che da
qualche anno la Fondazione
Cassa Rurale di Trento ha
deciso di offrire ai giovani
cervelli del nostro territorio
che hanno deciso di
proseguire ad alto livello il
proprio percorso formativo.
Le aree interessate per le
quali sono stati presentate le
domande sono: economico giuridica, tecnico - scientifica
e umanistico - artistica.
Ad essere presenti alla
consegna l'assessore
comunale Paolo Castelli e la
presidente della Fondazione
Rossana Gramegna. «È una
opportunità - ha spiegato
quest'ultima - che offriamo da
sei anni e che rappresenta un
tratto distintivo importante.
Le famiglie per accompagnare
questi giovani fanno uno
sforzo notevole e noi con
queste borse offriamo a loro
la possibilità di camminare,
almeno per un tratto, in
maniera autonoma con le loro
gambe».
Michele Demozzi, 22 anni, si è
laureato in Scienze e
tecnologie biomolecolari con
un progetto che riguarda le
nuove prospettive per la cura
della sindrome di Wolf Hirschhorn. Studi questi che
stanno continuando presso il
Centre for Integrative Biology
(Cibio) dell'Università di
Trento. «Questa borsa - ha
spiegato ieri - mi permetterà
di creare rapporti con
numerosi altri importanti
laboratori nel mondo e
portare avanti i miei studi per
fare un passo in avanti nella
ricerca su questa sindrome».
A ricevere la borsa di studio
anche Maddalena lovine, 25
anni, laureata in Architettura
FONDAZIONE
CASSA RURALE DI TRENTO |
Michele Demozzi, Maddalena lovine con Rossana Gramegna
con un progetto che riguarda
la costruzione partecipata
per progetti di sviluppo
sostenibile.
1 suoi studi proseguiranno in
Perù con la Strathclyde
University di Glasgow.
«Proseguirò i miei studi grazie
a questo finanziamento - ha
spiegato ieri - ma l'obiettivo è
di ritornare nel mio territorio
per contribuire alla sua
crescita grazie al background
che acquisirò».
G. Fin
E
m
Pag. 12
Vino
Cavit punta sui «social»
«I clienti diventano fan»
TRENTO n mondo dei social network
attrae
sempre di più le aziende vitivinicole. Cavit ha
messo online il portale cavirnaturatrentina.it. Si
tratta di cinque le rubriche che compongono il
nuovo magazine: «Itinerari trentini», «Sport e
green living», «Happy People», «Cibo e vino» e
«Bollicine trentine». «Anche nel mondo del
vino la comunicazione sta diventando sempre
più digitale e oggi dialogare in maniera diretta e
social con il proprio target è più che mai
importante — afferma Giovanni Negri,
direttore marketing —. Sempre più spesso i
clienti diventano "fan" che recepiscono e
producono informazioni su singoli vini o
aziende sul web e sui social. Per questo anche
Cavit ha sentito l'esigenza di instaurare un
rapporto più diretto con i propri consumatori».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pag. 13
«Imprese e Territorio» molla tutto
MANUELA CREPAZ
SAN MARTINO DI CASTROZZA - Lascia quantomeno di
stucco il comunicato diramato ieri dal Consorzio Imprese
e Territorio (I&T) in cui si
spiega che il Consiglio di amministrazione ha deliberato
di proporre alla prossima assemblea di non rinnovare il
contratto di gestione degli impianti Ces e Colverde Rosetta - in scadenza a fine estate
- e di sciogliere la parte di Consorzio che fa riferimento alla
gestione.
La nota spiega che il Consorzio, presieduto da Cristian
Marin, era nato «per affiancare nella gestione i potenziali
costruttori della funicolare
tra San Martino e Passo Rolle», opera decisa dalla Pat nel
2010 che inizialmente prevedeva la gestione in capo a
Trentino Trasporti, poi sfumata, «ma indicando per la
fruizione del mezzo, un prezzo politico ed una fideiussione a carico della gestione, che
fin da subito era parsa eccessiva, suscitando nel contempo più di un dubbio sulla sua
ammissibilità». Nonostante
ciò, l'offerta è stata presentata «non senza difficoltà nel far
quadrare i conti».
«Poiché nel frattempo la società San Martino Primiero
Dolomiti Trasporti a Fune
(SMPDTF, proprietaria degli
impianti Ces e Colverde Rosetta, ndr) è stata improvvidamente posta in concordato preventivo, rischiando di
privare la località di una parte consistente di impianti di
risalita, si è dovuto costituire, a fianco del Consorzio, un
settore gestionale per arginare il pericolo e gestire in fase
transitoria gli impianti, sui
presupposti della realizzazione della funicolare e delle opere accessorie, già di per sé capaci di rappresentare un importante giro di boa rispetto
alla precaria situazione impiantistica di San Martino».
Ora, il Consorzio, «malgrado
le reiterate assicurazioni del
contrario, ravvisa nella Pat
scarsa volontà di realizzare
l'opera promessa, e - ribadisce - vien da pensare con la
complicità delle amministrazioni pubbliche locali che mai
hanno assunto nei confronti
della Pat una posizione netta».
Inoltre, «nemmeno Partecipazioni Territoriali srl - espressione dalla Cooperazione
Trentina e potenziale acquirente dal concordato degli impianti della SMPDTF in liquidazione - ha finora ritenuto di
confrontarsi con I&T per ricercare con forza un rilancio
su un serio programma d'investimenti»; non ha avuto un
riscontro neppure «l'impegno
a divulgare il Consorzio ed il
proprio programma di sviluppo, soprattutto tra l'imprenditoria primierotta, che per
prima ne trarrebbe un sicuro
vantaggio economico». Così,
«in attesa che le parti si accordino tra di loro, non viene
fatto nulla. A ciò si è aggiunto il cambiamento ai vertici
della Provincia Autonoma di
Trento, che ha dato adito ad
un fiorire di proposte alternative, decretando di fatto la situazione di immobilismo».
Inoltre, «convinti che il rilancio del turismo invernale nel
Primiero e a San Martino in
particolare non possa prescindere dalla messa in rete
dell'intera ski area e dall'ammodernamento degli impianti esistenti, è evidente che
questa situazione non porta
da nessuna parte e finisce col
logorare tutti coloro che con
spirito di servizio si sono spesi per evitare un inesorabilmente declino».
E così, il Consiglio di amministrazione di Imprese e Territorio, «non ravvisando l'effettiva volontà da parte dei vari
soggetti coinvolti di impegnarsi per il rilancio del comparto, ha deliberato di proporre all'assemblea che il 30
settembre, alla scadenza, il
contratto di conduzione degli impianti ex SMPDTF non
venga rinnovato, e si proceda allo scioglimento del Consorzio stesso restituendo ai
vari soci le risorse finanziarie
versate».
Resta intesa, invece, la partecipazione alla Rolle Consortile, la potenziale aggiudicataria del bando della funicolare.
Pag. 14
Così Carla realizza il suo sogno
Da "assistita" ad assistente al centro socioeducativo della Cooperativa CS4
I PERGINE
Carla Gozzer, una signora che
frequenta il Centro socio educativo della Cooperativa CS4 di via
Marconi, ha trovato a Pergine la
sua realizzazione. Originaria di
Campiello di Levico, ha realizzato il desiderio di andare a vivere
in un appartamento indipendente dalla sua famiglia. Dal
2011 vive con altre tre persone
nell'appartamento domotico
della cooperativa, insieme al fratello che ha bisogno del suo sostegno, coadiuvata da altre due
coinquiline che aspiravano ad
avere un domicilio autonomo.
Carla ha capito che la realizzazione del suo sogno implica una
fatica quotidiana, ma è riuscita a
trovare un equilibrio nella sua vita domestica.
Persona socievole e disponibile, Carla è aperta alle nuove
esperienze e disposta verso le altre persone. In passato aveva frequentato anche il Centro diurno
per anziani di Caldonazzo. Qualche tempo fa ha manifestato il
desiderio di fare qualcosa di utile anche nella sua nuova città,
Pergine. D'accordo con la responsabile e le educatrici che supervisionano l'appartamento
domotico, ha chiesto di rendersi
utile agli ospiti anziani. La sua
voglia di fare è stata apprezzata
ed è stata inserita come volontaria nel gruppo di lavoro del centro diurno di via Marconi. Per un
periodo è stata affiancata dagli
operatori, iniziando poi in autonomia a collaborare con gli anziani in alcune attività, nel laboratorio di uncinetto, specialità
nella quale Carla è un talento.
Così ogni venerdì pomeriggio
trascorre due ore con i tredici
utenti del centro che hanno accolto la sua presenza con piacere, dimostrando affetto nei suoi
confronti.
Le attività a cui si dedica sono
varie, e al venerdì c'è spazio anche per i gruppi di discussione,
per i racconti di storie, per il canto. Per gli operatori e animatori
si è rivelata una risorsa e una
presenza seria e affidabile, come
le è stato dimostrato nella cena
dei volontari che prestano servizio presso le strutture della Fondazione Montel. Carla si sente
soddisfatta e realizzata, perché
non è più una persona in difficoltà che ha bisogno di sostegno, ma è lei stessa che offre il
suo appoggio achi ha bisogno di
cure, affetto e attenzione, (f.v.)
Pag. 15
Perqine | Dal centro socio-educativo al gruppo di lavoro diurno della Rsa
Carla, volontaria speciale
PERGINE - Una nuova volontaria «speciale» per
la Rsa «Santo Spirito - Fondazione Montel» di via
Marconi a Pergine. Carla, ospite del Centro socio-educativo della Cooperativa CS4 di Pergine,
e residente nell'appartamento domotico della
stessa cooperativa, da qualche tempo è attiva
come volontaria nel gruppo di lavoro del centro diurno della Rsa di via Marconi. Dopo aver
realizzato il desiderio di vivere in un appartamento indipendente dalla famiglia d'origine, ora
ha coronato il sogno di mettersi a disposizione
degli anziani della comunità di Pergine, dopo
aver frequentato anche il Centro per anziani di
Caldonazzo.
Se in un primo periodo è stata affiancata dagli
operatori, Carla ha poi iniziato a collaborare
con gli anziani in varie attività, tra le quali il laboratorio di uncinetto, e ogni venerdì pomeriggio dalle 14,30 alle 16,30, passa due ore con i tredici utenti del Centro diurno di via Marconi. Le
attività a cui si dedica Carla sono varie tra gruppi di discussione, per i racconti di storie e per
il canto, diventando una risorsa e una presen-
Carla assieme ad un'operatrice della Rsa
za seria e affidabile.
Ora Carla si sente realizzata, perché non è più
solo una persona in difficoltà che necessita di
sostegno, ma è lei stessa che può offrire il suo
appoggio a chi ha bisogno di cure, d'affetto e di
attenzione.
D. F.
Pag. 16
Con la Panda in Marocco
In compagnia dì un pesce
Parte il viaggio benefico di Denis Bolognani e la fidanzata Irene Saveriano
Con il simbolo di Anffas sulla fiancata porteranno due Pc in una scuola africana
eli Luca NlarognoEi
ì TRENTO
Il "Pesce - grazie", magica creatura pinnata che porta in tutto il
mondo il messaggio di condivisione dell'Anffas trentino, ha
messo le ruote ed è pronto a
conquistare il Nordafrica. A guidarlo in Marocco, attraversando lo stretto di Gibilterra saranno Denis Bolognani, 30 anni, di
Segonzano, meccanico alle Officine Scania, e la fidanzata Irene
Saveriano, 25 anni, impiegata in
una ditta di autotrasporti.
Domani pilota e navigatrice
partiranno da Trento alla volta
di Madrid per affrontare il
"Panda Raid", una gara di regolarità che dal 7 al 14 marzo porterà circa 200 equipaggi - tutti rigorosamente a bordo di Fiat
Panda o Seat Marbella - fino ad
Essaouira. Un viaggio affascinante nel deserto, tra i panorami mozzafiato e i profumi intensi del Marocco, che ha anche
una finalità benefica: il terzo
giorno la carovana farà tappa in
una scuola locale per consegnare del materiale didattico donato dai partecipanti (due Pc acquistati da Italscania nel caso
dei trentini). Denis e Irene venderanno anche dei braccialetti
colorati con la scritta "Panda
Raid" agli altri equipaggi per
raccogliere fondi da destinare
ad Anffas. Ma l'obiettivo principale resta quello per cui "Pesce
grazie" è nato, dalla geniale utopia dell'operatore Anffas e disegnatore Maurizio Menestrina:
essere un veicolo per introdurre
l'handicap nelle case di tutti allontanando lo stigma che a volte viene associato ad esso e trasmettendo un concetto di fraternità che va oltre le barriere fisiche, mentali e di comunicazione.
Denis è orgoglioso della sua
Panda: «Una macchina sottovalutata - dice - che da noi viene
spesso considerata un'utilitaria
per persone anziane. Invece
con questo veicolo in giro per
l'Europa fanno cose incredibili...». Irene annuisce: «C'è chi ci
va a Capo Nord, chi, come noi,
ha raggiunto la Mongolia, attraversando Repubblica Ceca, Polonia, Ucraina, Kazakistan e
Russia». Proprio il "Mongol Rally" è stata l'occasione in cui la
coppia, tramite un amico comune, ha conosciuto Menestrina,
dando vita a una collaborazione
che ora si rinnova. Il vignettista
ha decorato lafiancatadella vettura con un adesivo (offerto dalla ditta Nordstudio) che raffigura un grande panda, il pesciolino di Anffas (prodotto finora in
2.500 esemplari dagli ospiti del
Cse di via Gramsci) e le palme
marocchine.
Irene e Denis, i due ragazzi a destra, con gli amici di Anffas (foto Panato)
Ieri mattina a dare il buon
viaggio ai due giovani (su Facebook troverete la pagina
"PandaRaid Team Trentino")
c'era anche Massimiliano Deflorian, direttore generale del sodalizio, che quest'anno in dicembre festeggerà i 50 anni. «La nostra è la realtà più longeva in
Trentino nel campo della disabilità. Di strada ne abbiamo fatta
tanta e auguriamo ai nostri due
amici di fare altrettanto».
I viaggiatori di Segonzano, fidanzati da 6 anni, con la Panda
sono stati anche in Spagna, a
Berlino e in Bosnia. Il veicolo
che li ha portati in Mongolia è
stato messo all'asta per beneficienza all'arrivo, mentre questa
volta Denis e Irene contano di
tornare a casa sulle stesse quattro ruote. Assieme al loro pesce
giallo con il cuore grande di Anffas.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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HaPag. 17
Il convegno
Welfare sussidiario
La nuova sfida
parte dai cittadini
TRENTO Percorsi formativi e viando a una transizione che si
giornate di confronto sul tema declina in differenti forme:
dell'educazione, laboratori cre- «Non si esaurisce più in quello
ativi per bambini, doposcuola "sociale", ma sta crescendo sul
«motori», consulenza psicolo- territorio anche il secondo welgica e legale, consulte scolasti- fare, il welfare aziendale, di coche e dei nonni, viaggi studio: munità, il welfare/well being e
il welfare sussidiario — che si quello familiare — spiega il ditraduce nel fare ricorso ai citta- rigente provinciale dell'Agendini riuniti in aggregazioni so- zia per la famiglia Luciano Malciali per sviluppare politiche e fer — senza contare che si stiservizi pubblici a favore della molano sempre più partnercomunità locale—in provincia ship tra pubblico e privato».
esiste e si declina nei modi più L'obiettivo è «lavorare all'indidisparati. «La sfida è trasfor- viduazione di sempre nuovi atmare le relazioni e l'alleanza fra tori che possano e debbano involontariato, associazioni, ter- tervenire in questi modelli».
zo settore ed ente pubblico in
L'occasione per fare il punto
modo che diventino generative sulla situazione l'ha offerta, ie— afferma l'assessora provin- ri, il convegno «Welfare sussiciale Donata Borgonovo Re — diario», che ha riunito la rete
per far emergere le potenzialità territoriale composta dall'assoche anche le persone più fragili ciazionismo familiare, l'autopossiedono». Il tutto a partire organizzazione delle famiglie,
dalle famiglie, «che sono il pri- le alleanze locali e le consulte
mo modello di generatività».
familiari, con uno sguardo agli
Le politiche devono partire esempi della Germania e deldal basso, dunque. «Dove non l'Alto Adige. «Lavorare in rete è
ci sono più risorse economiche fondamentale, consente di trosi devono sfruttare le risorse vare le risposte più consone a
del capitale sociale e umano» ogni tipo di problema» afferafferma Ileana Olivi, responsa- ma Silvia Peraro Guandalini,
bile del servizio provinciale di presidente del Forum delle asPolitiche sociali. La partita del sociazioni familiari, nel quale
welfare si gioca sulla capacità una decina di associati ha dato
di riuscire a «integrare l'attività vita a un tavolo di confronto sul
della famiglia con quella del nuovo Piano provinciale per la
terzo settore e dell'ente pubbli- salute. Fra le criticità rilevate
co in un modo coerente e che «il timore che l'ambito sanitapossa dare una spinta per il fu- rio prevalga sul sociale».
turo» spiega la dirigente. Del
E.Fer.
resto il welfare oggi si sta av© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Provincia, confronto per il bar della sede centrale
Gara per lo «spaccio» in sede
La Provincia
Una proroga in attesa della gara. Con due
determinazioni distinte il dirigente del
Servizio Gestioni patrimoniali e logistica
della Provincia, Gianfranco Brigadoi, ha
messo in moto la procedura amministrativa per l'affidamento in concessione della gestione dello spaccio interno nel palazzo - sede di Piazza Dante.
In attesa di organizzare una gara ufficiale si è deciso di approvare la proroga tecnica dal 1 marzo 2015 fino al 30 giugno
2015 del contratto in essere con la società cooperativa Risto 3 - Ristorazione del
Trentino che gestisce il bar interno dal
29 maggio 2013. L'importo mensile del canone ammonta a 2.115 euro.
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LO STO DIO DE «IL SOLE 24 ORE»
Trento, multe poco salate
Vigli tra i più buoni d'Itala
Trento si piazza al 66mo posto come entità di multe comminate
I TRENTO
Una media di ventinove euro
a testa, per ogni persona dotata di patente residente a Trento. Ecco come si conclude il bilancio 2014 relativo agli incassi del Comune provenienti da
contravvenzioni sulla strada.
La classifica è quella del Sole
24 Ore, che piazza il capoluogo trentino al 66esimo posto
in graduatoria per "multa procapite", molto sotto a Bolzano, che invece si attesta sui 50
euro circa. Alla fine Trento,
nel Nord-Est, risulta essere
una delle città con i vigili più
"comprensivi" con buona pace di chi accusa i vigili trentini
di essere poco tolleranti.
Il dato, nazionale e confermato anche sul piano locale, è
quello di un consistente calo
generalizzato delle contravvenzioni, che mediamente si
attesta sul 12% in meno rispetto all'anno precedente. Un dato che fa il paio con il 9% in
meno circa di multe anche per
il capoluogo altoatesino, che
nel 2013 aveva incassato 3,5
milioni di euro dalle multe
con un procapite di circa 54
euro.
Trento invece fa "sconti" da
record, con una riduzione degli incassi del 23% che abbassa l'incasso del 2014 a "soli"
2,2 milioni di euro, contro i 2,7
dell'anno precedente.
La città più multata d'Italia
è Milano, che costa ai suoi cittadini muniti di patente la bellezza di 176,5 euro l'anno, e
che incassa oltre 140 milioni
di euro con l'andamento in
crescita. Quella invece dove i
vigili non si fanno sentire né
vedere per niente è Taranto,
che costa ai suoi patentati 20
centesimi l'anno e che segue il
trend nazionale in calo
(-13,8%).
In totale, in capo al 2014, i
Comuni hanno incassato poco più di 1,2 miliardi di euro
dalle multe agli automobilisti.
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Rovereto, città a marchio bio
MATIWIAS PFAENDER
[email protected]
Chilometri zero. Produzioni locali. Valorizzazione delle tipicità autoctone del territorio del
Basso Trentino. Rovereto punta sempre più ad essere individuata come città «bio». Anzi, a
breve, città «a marchio bio».
Con ricadute positive (almeno,
è quello che il Comune si augura), oltre che per la salute dei
roveretani, che saranno invogliati a consumare prodotti di
coltivazioni prive di pesticidi,
anche sul piano turistico.
Mercatini biologici «griffati».
Con tanto di borse per la spe-
sa, bancarelle, gazebi e cassette per gli ortaggi in cartone riciclabile al 100% e con logo dedicato: «Scelgo Bio - Scelgo lo».
Il progetto, portato avanti dal
2011 dall'assessore al Commercio Giuseppe Bertolini e in via
di completamento in questi
giorni («le ultime firme per la
burocrazia e ci siamo»), prevede la cessione in forma di comodato gratuito, agli operatori del mercato biologico del sabato mattina in piazza Erbe e
del mercato della Coldiretti del
martedì mattina in piazza XXV
aprile, di strutture smontabili
uguali per tutti a marchio «roveretano». Non solo: saranno
distribuiti ai cittadini, in eventi promozionali dedicati all'in-
terno di una campagna promozionale organizzata (comprese
le grandi kermesse "NotteVerde" e "NaturalmenteVino"), sacchetti per la spesa in materiale biodegradabile, e nei mercati sarà obbligatorio l'uso di cassette e contenitori per i prodotto agricoli in materiale «green».
«In pratica, con una "unità di
stile" tra i due mercati - spiega
Bertolini - vogliamo anche promuovere in chiave turistica
l'idea di una città "verde", dove è possibile godere, oltre che
della sua offerta culturale, anche di una alimentazione sana
e a chilometri zero».
Non solo bancarelle. La partita, finanziata al 90% dalla Provincia, ha visto anche l'approntamento di piazza della Pace al
Brione per ospitare il mercato
della Coldiretti, che oggi si è
spostato però in via Paoli perché giudicata una posizione più
strategica per intercettare il
flusso del martedì e del mercato tradizionale. Il finanziamento complessivo dell'iniziativa
è stato di 250mila euro.
Il mercato biologico di piazza
delle Erbe è una tradizione della Città della Quercia. Tredici
stalli per le bancarelle riservate a produttori diretti di prodotti biologici, anche trasformati. Per esporre i propri prodotti occorre la certificazione
«bio». Il mercato di piazza XXV
aprile, invece, è gestito dalla
Coldiretti, è aperto a produttori agricoli a chilometri zero
(buona parte è formata da produttori della Val di Gresta).
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Disoccupati record a dicembre: P8%
di Chiara Bert
I TRENTO
Dopo mesi di cauti segnali positivi, dall'Istat arriva una doccia gelata per l'occupazione in
Trentino: nel quarto trimestre
del 2014 la disoccupazione torna a salire e balza al dato record dell'8% rispetto al 6,5%
dello stesso trimestre 2013.
Peggiora anche il tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni, che
passa dal 66,3% di dicembre
2013 al 65,4% del 2014.
Un peggioramento che secondo l'assessore provinciale
al lavoro Alessandro Olivi può
essere spiegato «con il venir
meno dei lavori stagionali legati a settori come il turismo,
l'agricoltura, l'edilizia»: «Sul
breve periodo queste fluttua-
zioni sono frequenti, i dati su
cui ci concentriamo sono quelli relativi all'intero arco dell'anno confrontati con l'andamento del 2013».
Guardando alla media
dell'anno, nel 2014 il Trentino
mostra una situazione positiva
rispetto al 2013, che ricalca la
dinamica del resto d'Italia: sono in aumento le forze lavoro,
che passano dalle 245 mila del
2013 alle 249 mila del 2014.
Nel 2014 gli occupati incrementano di 3 mila unità, dai
229 mila del 2013 ai 232 mila
del 2014, ma al contempo anche i disoccupati aumentano
di mille unità da 16 mila a 17
mila. Relativamente ai tassi, in
Trentino nel 2014 sono tutti in
crescita: il tasso di attività
(15-64 anni) è al 70,9%, in au-
mento di 8 decimi di punto
percentuale, il tasso di occupazione 15-64 anni, al 65,9%, è in
aumento di 4 decimi e il tasso
di disoccupazione è anch'esso
in crescita di 4 decimi di punto
percentuale e raggiunge il
6,9% dal6,5%del 2013.
«Il rapporto Istat evidenzia
una crescita delle forze lavoro
e degli occupati rispetto al
2013, non straordinaria, ma comunque rimarcabile», commenta Olivi. «È vero che anche
il tasso di disoccupazione cresce leggermente, un dato che si
spiega con la crescita delle persone alla ricerca di un lavoro pensiamo alle donne, o a chi
prima era scoraggiato e prima
non lo cercava - mentre il siste-
ma mostra ancora delle difficoltà nell'assorbire questa crescita della domanda». Per l'assessore ciò significa che «non
siamo fuori dalla crisi»: «Significa soprattutto che dobbiamo
concentrarci, oltre che sulle
azioni che frenano l'uscita dei
lavoratori dal mercato del lavoro, anche sulla capacità del
mercato di assorbire la domanda. Non a caso il Piano di politica del lavoro che l'assessorato
sta preparando è un piano che
sposta un po' di più l'attenzione dalle politiche passive a
quelle attive, utilizzando anche le opportunità presenti nel
Jobs act, in particolare il contratto di ricollocazione, e aumentano la sinergia pubblico-privato».
La Cgil: «La crisi non èfinita»Servono più politiche attive»
I TRENTO
Proprio quando, dopo anni neri, si torna a parlare di ripresa
in Italia, i dati dell'Istat riportano anche il Trentino alla realtà. E dalla Provincia al sindacato, la reazione è una sola: «Non
siamo fuori dalla crisi».
A leggere con preoccupazione le cifre fornite ieri dallTstat
sull'ultimo trimestre 2014 è la
Cgil. «Sebbene i dati Istat vadano sempre analizzati sul medio periodo, la rilevazione sull'
ultimo trimestre ci preoccupa
- avverte Franco Ianeselli - perché, dopo molti mesi, tutti gli
indicatori, tranne il tasso di attività, assumono il segno meno». «I dati medi dell'anno sono più confortanti - ammette
il sindacalista - ma nessuno
deve abbassare la guardia perché la crisi non è finita, sebbene alcuni indicatori economici a livello nazionale, a partire
dal Pil, comincino ad invertire
il verso».
Per la Cgil la risposta da dare, sul piano provinciale, va in
una doppia direzione: politiche industriali e politiche attive di riqualificazione professionale per chi perde il lavoro.
«I dati trimestrali vanno esaminati con cautela - ricorda Ianeselli - le dinamiche registrate nel corso del 2014 confermano la necessità di potenziare le
condizionalità per i beneficiari
dei sostegni al reddito e migliorare gli interventi di politica attiva del lavoro (dall'orientamento alla riqualificazione
professionale), perché solo
questi strumenti, insieme a
lungimiranti politiche industriali a sostegno della rigenerazione del tessuto produttivo
locale, possono permettere al
Trentino di agganciare la timida ripresa che si comincia a re-
gistrare in Italia dopo anni di
recessione. Crediamo che l'allentamento delle politiche di
austerity, gli annunciati programmi di sostegno europeo
agli investimenti e le strategie
finanziarie della Bce di Draghi
debbano essere accompagnate a livello nazionale da politiche di contesto a sostegno dell'
innovazione e della crescita
economica e da interventi per
la qualificazione e il ricollocamento dei lavoratori licenziati. Proprio su questi due fronti
- è l'appello - la Provincia deve
continuare ad investire come
accaduto nel recente passato».
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Olivi a Fior: sugli ospedali decide la politica
6 TRENTO
«Il piano di accorpamento dei
reparti e dei poli specialistici
c'è e va avanti da tempo. Se ci
sono ulteriori spinte ci confronteremo con i medici». Il presidente Ugo Rossi prova a disinnescare l'ennesimo scontro sulla riorganizzazione ospedaliera, dopo le anticipazioni del direttore dell'Azienda sanitaria
Luciano Fior, che in un incontro con i medici ha prospettato
la nascita di un unico polo delle
neuroscienze da realizzare
all'ospedale di Rovereto, accorpando i reparti di neurologia e
neurochirurgia oggi divisi tra
Trento e Rovereto, e conseguente migrazione a Trento di
altri reparti.
Ma la polemica è ormai innescata. Alle dichiarazioni di Fior,
che ha confermato a mezzo
stampa le sue intenzioni, ha reagito inviperita l'assessora alla
salute Donata Borgonovo Re,
che ha definito l'annuncio
«inopportuno» in quanto si
tratta «solo di ipotesi ancora al
vaglio della Provincia».
E ieri, a dar man forte alla collega, è intervenuto il vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi: «Non intendo entrare
nel merito tecnico della proposta quanto ribadire ciò ha correttamente dichiarato la colle-
ga di giunta competente - spiega Olivi in una nota - le scelte di
impostazione strategica della
nuova rete ospedaliera spettano alla politica».
Dal Pd arriva dunque un
doppio altolà al direttore
dell'azienda sanitaria, per il
quale le unità specialistiche sono la strada per aumentare la
qualità. Ma Olivi avverte: «La
specializzazione, che io condivido, non può essere la conseguenza
dell'applicazione
astratta di parametri quantitativi e di indici di misura solo numerici. Occorre partire dalle
competenze accumulate, dalle
innovazioni realizzate, dalla ne-
cessaria continuità degli impegni e delle storie del personale
medico che si è speso in questi
anni. Obiettivi di progressiva
specializzazione tra i due ospedali principali del Trentino vanno certamente perseguiti ma
senza smobilitare e senza costruire barriere tra l'alta tecnologia e una struttura organizzativa e di servizi che garantiscono un rapporto stretto ed umano con i pazienti. L'eccellenza
può ben essere combinata con
un essenziale e non derogabile
livello di multidisciplinarità ed
integrazione tra le diverse aree
di intervento in un ospedale
che deve mantenere il rango di
struttura policentrica».
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MIYOLT PER LE DOPPIE
Prevenzione tumori, tre giorni di visite
I TRENTO
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La locandina della «tre giorni»
Come ogni anno si ripete, a
marzo in occasione della festa delle donne, l'iniziativa
della «tre giorni» di visite da
parte di Anvolt (associazione
nazionale volontari lotta contro i tumori). Tutte le donne
potranno effettuare visite di
prevenzione dei tumori femminili (visite ginecologiche,
senologiche, pap-test), in orari non stop nei giorni di venerdì sabato e domenica nei laboratori dell'associazione (a
Trento in via della Prepositura numero 32 e a Rovereto in
Corso Rosmini numero 8). E
sabato dalle 9.30 alle 11 le ra-
gazze della Trentino rosa saranno a visita nell'ambulatorio. Un modo anche questo
per sensibilizzare sull'importante tema
La tre giorni di visite è un
modo, da parte di Anvolt, di
complimentarsi con tutte coloro che dimostreranno così
di avere a cura la salute del
proprio corpo e di aver capito
l'importanza della prevenzione in questo tipo di patologie.
L'associazione opera proficuamente, da oltre vent'anni,
nel campo dell'assistenza e
della prevenzione. Per informazioni e prenotazioni telefonare all'ambulatorio dell'Anvoltalnumero 0461/235543.
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Fondi europei, 108 milioni
per ncerca e innovazione
•
I TRENTO
Sono 108,6 milioni in 7 anni i soldi che l'Europa mette sul Fondo
di sviluppo regionale: soldi per
la gran parte destinati alle imprese, per sviluppare progetti di
ricerca e innovazione, favorire la
nascita e la competitività di piccole e medie aziende e sostenere
l'efficienza energetica. Ieri la
giunta provinciale ha approvato
il
Programma
operativo
2014-2020, adottato dalla Commissione europea il 16 febbraio.
La palla passa ora alle imprese,
che potranno approfittare dei
bandi. «Ci rendiamo conto che il
momento non è dei più semplici
- ha detto ieri il governatore Ugo
®
Rossi - ma abbiamo a disposizione questa tranche importante di
finanziamenti e dipenderà dalle
imprese utilizzarli. Ci aspettiamo uno scatto in avanti». Quello
trentino è tra i primi dieci programmi ad essere adottati a livello italiano, frutto - hanno ricordato Rossi e la dirigente del Servizio Europa Nicoletta Clauser di un lungo percorso di programmazione e negoziazione
sia nazionale che comunitario.
La Provincia ha fissato tre assi tematici. Il primo riguarda la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione: 32,6 milioni per il sostegno alle infrastrutture di ricerca, 15 milioni per progetti di ricerca per imprese innovative e
7,2 milioni per interventi a supporto dell'innovazione (sui processi o sull'esplorazione di nuovi mercati). Saranno privilegiati i
settori della qualità della vita,
green and clean, Meccatronica
(a cui saranno destinati circa 13
milioni dei fondi europei per i laboratori, su un totale di circa 45
milioni di finanziamenti, il resto
coperto dalla Provincia) e Agrifood. Il secondo asse riguarda la
competitività: 12,5 milioni andranno a supportare la nascita
di nuove imprese e 15 milioni
per le imprese che investono in
tecnologia e sui cambiamenti
dei propri processi produttivi.
Infine il terzo asse si propone di
•
sostenere l'efficienza energetica: 11,4 milioni fmanzieranno
interventi di efficientamento di
edifici pubblici, in particolare
scuole (due esempi: la scuola di
S.Michele e la ristrutturazione
della sede Tsm di via Giusti che
diventerà la nuova sede dell'Istituto d'arte Vittoria); 10,3 milioni
saranno incentivi alle imprese
per la riduzione dei consumi
energetici. E proprio ieri la giunta ha deciso di dare più tempo alle aziende prorogando dal 31
marzo al 30 giugno 2015 i termini per la rendicontazione delle
iniziative finanziate dal precedente bando 2007-2013 per investimenti sull'efficienza energetica.
(ch.be.)
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Laborfonds, buon inìzio d'anno
Risultati positivi sulle linee. Ad aprile sarà approvato il bilancio e nominato il cda
I TRENTO
I ';
Laborfonds inizio d'anno positivo
Percentuali precedute dal segno «più» quelle presentate
dalle linee del fondo pensione
Laborfonds . Percentuali che
stanno ad indicare un buon inizio dell'anno. «La Linea Bilanciata, che conta circa 85.000
aderenti ed ha un patrimonio
che supera i 1,6 miliardi di euro - viene spiegata - registra un
rendimento netto di +2,53% da
inizio anno; la Linea Dinamica, comparto in cui la componente azionaria è maggiore e
pari a circa metà del patrimo-
nio, realizza un +2,77% da inizio anno; la Linea Prudente-Etica, i cui investimenti rispettano standard etici e di responsabilità sociale, segna
+2,84% netto da inizio anno;
infine, il comparto Linea Garantita chiude il mese di gennaio con un rendimento netto pari a +0,29%». Dal Fondo comunicano che ail 27 febbraio si sono concluse le votazioni per
l'elezione dei rappresentanti
dei lavoratori della provincia
di Bolzano nell'assemblea dei
delegati. Per i rappresentanti
dei datori di lavoro di Trento e
Bolzano e per quelli dei lavoratori di Trento non si è proceduto al voto - in conformità alle
previsioni del regolamento
elettorale - in quanto è stata
presentata, per ognuno degli
stessi, un'unica lista». Questi i
prossimi passi: la commissione elettorale inizierà i propri lavori il 17 marzo (per lo scrutinio delle schede votate e la proclamazione dei membri dell'assemblea) e l'assemblea dei delegati sarà convocata il 22 aprile per approvare il bilancio
2014 e per la nomina del cda e
del collegio dei sindaci.
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«Lavoro, cambiamenti da interpretare»
I TRENTO
Seconda giornata ieri a Palazzo Stella degli «Industriai Engineering Days 2015». Nella sede di Confindustria Trento si è
parlato di fabbisogni di laureati nelle imprese e di progetti di
innovazione congiunta tra impresa e ateneo. Di fronte a
quasi trecento tra rappresentanti delle aziende e studenti una parte in videoconferenza
da Povo - il presidente di Confindustria Trento, Paolo Mazzalai, ha esordito: «Se dovessi
lanciare uno slogan oggi direi:
industriai engineers futuro
dell'economia». Mazzalai ha
citato una ricerca di McKin-
sey, secondo la quale i laureati
sarebbero pronti per il mercato del lavoro secondo il 70%
dei docenti universitari, ma
solo nel 40% quando vengono
intervistate le aziende. «Dobbiamo lavorare su questo disallineamento - ha aggiunto
Mazzalai - anche perché in
Italia il 20% della domanda di
lavoro delle imprese rimane
inevasa perché non si trovano
profili adeguati». Secondo il
presidente dell'università di
Trento, Innocenzo Cipolletta:
«In Italia stiamo vivendo una
lunga crisi, ma non dobbiamo
dimenticarci che l'economia
mondiale sta crescendo al rit_ _ jno_deL_4-J5%_ annuo.._Pertanto
ci sono opportunità che bisogna saper cogliere. Rispetto a
qualche anno fa però - ha precisato Cipolletta - il mondo è
cambiato. È cambiata l'economia, è cambiato il mercato, ci
sono nuovi modelli organizzativi nelle aziende. Bisogna saper interpretare questi cambiamenti. Ha portato il punto
di vista della Provincia, il vicepresidente Alessandro Olivi:
«Il ruolo dell'Università non si
può fermare al piano formativo, senza tenere conto dell'occupabilità dei laureati. Da questo punto di vista dall'ateneo
trentino stanno arrivando segnali incoraggianti, ma biso-
gna fare uno sforzo in più».
Una conferma dell'attenzione
per i laureati è venuta anche
dal mondo dell'artigianato.
«Negli ultimi anni è aumentato il numero dei laureati entrati nelle nostre imprese - ha
spiegato il presidente dell'Associazione artigiani, Roberto
de Laurentis - in particolare
nella meccanica. Tutte le imprese dovrebbero rapportarsi
con l'Università, ma bisogna
migliorare gli strumenti della
collaborazione».
Nel pomeriggio di studio e
di confronto sono intervenuti
diversi rappresentanti delle
aziende e dell'ateneo trenti-
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entri commerciali
iniziato il declino
di Daniele Peretti
ì TRENTO
Apertura dalle 9 alle 19, sette
giorni su sette: è una delle dure
regole per chi apre un negozio
in un centro commerciale. In
tempi di crisi il guadagno è direttamente proporzionale alle
persone che lo visitano. Potenzialmente più gente entra e
maggiore più essere la percentuale d'acquisto. Chiaramente
un giro del tutto diverso rispetto
ad un negozio diversamente posizionato.
Entrando nei due punti storici cittadini, Bren Center e Top
Center, la prima cosa che si nota
è il cartello "affittasi" dei negozi
all'ingresso. Al Bren Center perfino un panificio si è arreso,
mentre al Top sono anni che i
due negozi alla sinistra dell'ingresso sono sfitti. C'è un motivo? «N ten cantori, vende anca '1
coion, dicevano una volta ed è
vero. Solo - osserva Fulvio Mar-
chesi dell'Arredo Giunco - che
All'Arredo Giunco ci dicono
l'hanno capita anche i proprieche l'unica possibilità di bilantari che chiedono di più d'affitciare le spese sia l'apertura conto. E dal momento che bisogna tinuata e la diversificazione del
far quadrare i conti, meglio una prodotto in vendita. In altre paposizione più defilata, ma più role, individuato il settore mereconomica».
ceologico, bisogna avere tutto
Un altro problema è quello
quello che il cliente può chiededelle spese obbligate. C'è chi si re.
trova costretto a pagare una
Da "Sorelle Ramonda" si racquota parte del costo di iniziati- coglie la soddisfazione di chi
ve comuni che non si potrebbe
non tornerebbe indietro ed è
permettere. Come il rispetto
convinto della validità della sceldell'orario d'apertura, costringe
ta fatta. Ma gestire cinquemila
praticamente ad assumere un
dipendente ed ecco come i costi metri quadri vuol anche dire
avere una potenza economica
gestione lievitano. Chi sta meglio tra i due centri commerciali non comune. Ed allora a soffrire
cittadini? Difficile dirlo. L'unica sono i piccoli, che ci fanno notare come i centri commerciali
apertura annunciata è al Bren
Center, dove sono due i negozi non siano più realtà di nicchia,
ma come il prezzo debba essere
in affitto, mentre uno, pur con
la merce all'interno, dà l'idea di necessariamente basso e come
essere chiuso da tempo. Il Top
sia sufficiente l'arrivo di un baCenter risponde con cinque nezar cinese per far saltare il bangozi in affitto e due in corso di
co. Lo dice chiaramente una titrasferimento che a breve saran- tolare di un negozio d'abbigliano a loro volta vuoti.
. mento, _che_asnetta_snlo la sca-
denza del contratto per cambiare. Perché i costi di gestione richiederebbero dei prezzi di vendita che non si possono più tenere. «Il paradosso è che pur
non vendendo sotto costo, il
margine non è sufficiente a coprire le spese. Il prezzo lo impone la concorrenza e così alla fine
ci si fa male l'uno con l'altro».
Mentre fuori dai centri commerciali? «Prima di tutto sei libero.
Ovvero non hai spese obbligate
e spendi quello che puoi. Non
hai orari imposti; ma hai affitti
più bassi e puoi vendere al giusto».
Un altro aspetto tutto da valutare è quello dell'affluenza. Ormai in un centro commerciale
non entrano più solo potenziali
clienti, ma una grossa percentuale è fatta di curiosi, di gente
che non ha altre idee per passare un giorno festivo o chi semplicemente porta i bambini a giocare.
Condìni: «Il centro non è più solo banche»
I TRENTO
L'assessore al commercio Fabiano Condini nel suo intervento all'assemblea elettiva di
Confesercenti di domenica
mattina, ha tracciato anche un
quadro dello stato di salute del
commercio cittadino. Con soddisfazione ha sottolineato come il centro storico non sia più
in mano alle banche: «Adesso
gli sportelli bancari stanno
chiudendo ed al loro posto tornano i negozianti che non
chiudono. Anzi la crisi è dei
centri commerciali e non del
centro». L'esempio che ha portato Condini è quello di Trevi-
so, dove ci sono strade prive di
negozi aperti, mentre girando
per le vie del centro città, i cartelli «affittasi» sono minimi.
Non solo. «Superata la fase delle banche al posto delle attività
commerciali, adesso non si tornerà più indietro». Ma il contesto è impreziosito anche dalla
legge comunali sui plateatici:
«Un modello anche per altre
città che ha richiesto un sacrificio delle casse comunali a favore degli operatori economici,
che però ora hanno a disposizione dei nuovi spazi che da
una parte portano guadagno
diretto, ma dall'altro contribuiscono ad abbellire ed a ravvivare lf!_yifi_riel..r.eniro». L'esem-
pio? Piazza Duomo e via Belenzani, trasformate in un salotto
panoramico che permette di
ammirare uno degli spaccati
piti belli della città. Un legge
che aiuta anche la periferia, dove è ora possibile fare lo stesso,
animando strade lontane dai
circuiti di maggiore frequentazione. Un altro punto a favore
del commercio cittadino secondo Condini, è anche la liberalizzazione degli orari d'apertura con la quale Trento ha annullato il gap che accusava nei
confronti delle altre città confinanti. Ma non solo, la gestione
libera rappresenta anche una
possibile risposta alla crisi. «È
indiscutibile che un negozio
aperto ha maggiori possibilità
di vendita di uno chiuso. Ma
battute a parte, sono stati i centri commerciali a adottare per
primi questa opportunità».
Non solo orario continuato,
ma anche apertura domenicale. Resta solo da capire se a fine
mese, è conveniente o meno
affrontare le maggiori spese di
un'apertura continuata. Il bilancio dell' assessore Condini
è decisamente favorevole agli
esercizi commerciali tradizionali che a Trento sono rappresentati anche da catene di nome, che rifuggono dalla possibilità di insidiarsi nei centri
commerciali.
(d.p.)
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«Il turnover è esagerato
Tanti aprono ma lasciano»
1 negozianti: «Una volta avere un punto vendita qui era uno status symbol
Oggi se vuoi far quadrare il bilancio devi lavorare tutta la settimana»
creare confusione. Purtroppo è
8 TRENTO
La conferma di quanto possa
essere dura la vita dei commercianti dei centri commerciali,
arriva anche da alcune testimonianze dirette. C'è chi, come
Christian Leitner della famiglia
altoatesina dei costruttori di impianti a fune, ha creduto nell'
opportunità offerta, aprendo
tre negozi. Settori merceologici
diversi, ma confinanti a "fare"
l'angolo est del piano terra del
Top Center. Da fine febbraio,
però, li ha chiusi tutti. «Ho un'
altra attività decisamente più
remunerativa che è quella della
vendita del cippato. L'anno
scorso ho movimentato mille
autotreni e l'AlpenWald, che fa
parte di un circuito di società di
Energy Company, mi dà molto
di più con meno impegno».
La curiosità è data dal fatto Fulvio Marchesi
che la sede dell'azienda sia nella zona uffici del Top Center. dalla gente. Se è numerosa anDove Mario Ramonda gestisce che dopo mezzogiorno, vuol dicon entusiasmo cinquemila re che è ottimo. Certo c'è un turmetri quadri, per un'attività nover forse eccessivo, ma
inaugurata il 26 novembre del l'aspetto positivo è che i negozi
1990. «Lo stato di salute del cen- restano vuoti per poco tempo.
tro commerciale? Lo si capisce E se c'è la domanda, vuol dire
,*-»**£ così da tre anni. In tanti prova-
c
*3
C
4
<•
che c'è anche interesse».
Una delle attività storiche del
Bren Center è "L'arredo Giunco". La speranza di Fulvio Marchesi è quella di un futuro diverso e migliore: «I cambi di attività sono troppi e finiscono per
no, mapoi chiudono. Troppe le
spese, alla pari degli obblighi ed
alla fine se vuoi far quadrare il
bilancio devi lavorare sette giorni su sette». Così ci sono attività
che chiudono per riaprire in altre zone della città ed alla fine
anche le grandi catene non fanno più la fila per aprire in un
centro commerciale che una
volta era una novità: «Anni fa ci fa notare il responsabile di
una nota ditta di accessori che
per motivi contrattuali vuole restare anonimo- essere presenti
in un centro commerciale era
quasi uno status symbol. Ci si
inseguiva un'azienda con l'altra e i locali in affitto andavano
a ruba. Oggi è diverso. È più rappresentativo avere una sede
staccata da un contesto commerciale, che è più facile da individuare, ha il parcheggio più
comodo ed attrae meno curiosi
e più persone interessate all'acquisto». Insomma tempi duri
per i centri commerciali con
quelli storici trentini a rispondere, afatica, alla crisi,
(d.p.)
t'HPRODUZIONERISERVATA
Pag. 30
Donne manager, ultimi in Italia
TRENTO D dato regionale che fotografa la percentuale dì manager donna nelle imprese private è il più basso d'Italia. Lo dice
uno studio dell'associazione
Manageritalia, che fissa la cifra
al 7,6%, contro una media nazionale doppia, pari al 15,1%. La
presidente regionale di Manageritalia, Mariella Girardi, indica i punti deboli nella mentalità e nella taglia medio piccola
delle imprese. Intanto comincia a funzionare il registro comanager: sono stati attuati 38
progetti di sostituzione.
I dati forniti da Manageritalia, che si rivolge in particolare
al mondo del terziario e del
commercio, entrano nel dettaglio. Nel 2013 a Trento si contavano in tutto 702 dirigenti, di
cui 642 maschi e 60 femmine,
pari all'8,5%. Nel periodo che va
dal 2008 al 2013 i maschi sono
calati del 2% mentre le donne si
sono mantenute stabili, con un
valore complessivo pari a -1,8%,
vale a dire una diminuzione di
posti dirigenziali. Per quanto
riguarda Bolzano, i manager in
tutto sono 780, di cui 727 uomini e 53 donne, pari al 6,8%.
In questo caso le donne dirigenti hanno conquistato la loro
posizione relativamente di recente: infatti dal 2008 i maschi
sono cresciuti dell'1,3% mentre
le donne addirittura del 39,5%,
per un incremento complessivo in Alto Adige del 3,2%. Per
inquadrare la questione occorre un confronto con le altre regioni: la Lombardia ha il 17,1%
di donne manager, il Veneto il
10,5%, il Lazio 19,7%.
«Nella nostra regione l'ambiente culturale assegna ancora alla donna ruoli diversi rispetto a quello della manager
— ragiona Girardi —. Pesa
molto però anche il fatto che la
maggior parte delle nostre
aziende è una Pmi a gestione
familiare, in cui il titolare non
ritiene sia necessario avvalersi
di un dirigente esterno. L'imprenditore crede di poter fare
tutto da sé — continua —, ma è
in periodi come questo che si
vede la differenza. La specializzazione e la competenza sono
necessarie perché l'azienda sopravviva. Volete andare all'export, ristrutturare i costi,
partire con una nuova iniziativa? Serve un manager con
esperienza, non sono cose che
un imprenditore può fare da
solo. In un mondo che cambia
occorre competenza per ripartire con il piede giusto». Tornando alla questione femminile, la presidente osserva: «Io
sono dirigente da molti anni e
mi è sempre stata riconosciuta
stima. Ma è chiaro che all'inizio
di una donna "ci si fida di meno" .È un problema culturale da
affrontare». Sulla mentalità insiste anche Claudia Gasperetti,
presidente del Cif (comitato
per l'imprenditoria femminile
all'interno della Camera di
commercio, che guarda caso in
Trentino è stato avviato con un
ritardo di 12 anni rispetto al resto del Paese). «Dovremmo far
capire a imprese e politica che
l'apporto di genere è un contributo necessario per migliorare
e superare questo terribile momento di crisi. Lo dimostra l'ultima statistica delle 50 migliori
aziende di "Great place to
work". Quelle che crescono in
fatturato e occupazione sono le
società in cui c'è migliore clima
aziendale, fiducia, conciliazione lavoro-famiglia».
Buone notizie intanto per il
registro co-manager, inventato
per sostituire le donne dirigenti in periodi di maternità o di
altri impedimenti. Dopo un avvio stentato ci sono 64 iscrizioni e 38 sostituzioni. I nuovi ingressi sono il Cif e il Cup (professionisti).
Enrico Orfano
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Disoccupazione: 6,9% nel 2014
«Difficile assorbire la domanda»
Peggioramento dello 0,4% rispetto al 2013. Ma cresce anche il lavoro
TRENTO II quarto trimestre del
2014 è negativo per il lavoro in
Trentino. Un dato che finisce
per abbassare la media annuale
e consegnare una disoccupazione che sale dal 6,5 del 2013 al
6,9%. Secondo llstat cresce però
anche il tasso di occupazione al
65,9%(+o,4%)Se non ci fosse stato il rallentamento dell'ultimo trimestre le
cose sarebbero andate meglio,
dunque. Da settembre a dicembre 2014 torna a salire la disoccupazione in Trentino, mentre
si interrompe il trend positivo
degli occupati. A dicembre infatti il tasso di disoccupazione
in provincia balza all'8% rispetto
al 6,5% del quarto trimestre
2013. Peggiora anche il tasso di
occupazione che passa dal
66,3% di dicembre 2013 al 65,4%
8
per cento
I disoccupati
nel quarto
trimestre 2014
65,9
per cento
Il tasso di
occupazione è
in crescita
dello stesso mese dello scorso
anno, con gli occupati registrati
dalTIstat che a fine 2014 risultano 230.000 nella nostra provincia.
n vicepresidente della Provincia, Alessandro Olivi, commenta: «I dati su cui ci concentriamo
sono quelli relativi all'intero arco dell'anno. D peggioramento
dell'ultimo trimestre può essere
spiegato con il venir meno dei
lavori stagionali legati a settori
come il turismo, l'agricoltura,
l'edilizia. Queste fluttuazioni sul
breve periodo sono frequenti. H
rapporto Istat però è importante
perché evidenzia una crescita
delle forze lavoro e degli occupati rispetto al 2013, non straordinaria, ma comunque rimarcabile. È vero che anche il tasso di
disoccupazione cresce legger-
mente. Come lo si spiega? Con la
crescita delle persone alla ricerca di un lavoro: il problema è
che il sistema mostra ancora
delle difficoltà nell'assorbire
questa crescita della domanda».
Per la Cgil Franco Ianeselli dà
una lettura diversa: ««Sebbene i
dati Istat vadano sempre analizzati sul medio periodo, la rilevazione sull'ultimo trimestre del
2014 ci preoccupa perché, dopo
molti mesi, tutti gli indicatori,
tranne il tasso di attività, assumono il segno meno. I dati medi dell'anno sono più confortanti, ma nessuno deve abbassare la
guardia perché la crisi non è finita, sebbene alcuni indicatori
economici a livello nazionale, a
partire dal Pil, inizino ad invertire il verso».
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Casse rurali, bassa adesioni' allo sciopero
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Previdenza 11 dati di gennaio di Laborfonds. Concluse le votazioni, assemblea dei delegati il 22 aprile
Il 2015 parte bene: rendimenti del 2,5% e oltre
Il direttore Giorgio Valzolgher
TRENTO - Inizio d'anno in crescita per le Linee
del fondo pensione Laborfonds, mentre si sono
concluse le votazioni per il rinnovo dell'assemblea dei delegati. La Linea Bilanciata, che conta
circa 85.000 aderenti ed ha un patrimonio di oltre 1,6 miliardi di euro, registra un rendimento
netto di +2,53% da inizio anno. La Linea Dinamica, comparto in cui la componente azionaria è
maggiore e pari a circa metà del patrimonio, realizza un +2,77% da inizio anno.
La Linea Prudente-Etica, i cui investimenti rispettano standard etici e di responsabilità sociale, segna +2,84% netto da inizio anno. Infine
il comparto Linea Garantita chiude il mese di
gennaio con un rendimento netto pari a +0,29%.
Il 27 febbraio, comunica Laborfonds, si sono concluse le votazioni per l'elezione dei rappresentanti dei lavoratori della provincia di Bolzano
nell'assemblea dei delegati. Per i rappresentanti dei datori di lavoro di Trento e Bolzano e per
quelli dei lavoratori di Trento non si è proceduto al voto, in conformità alle previsioni del regolamento elettorale, in quanto è stata presentata, per ognuno degli stessi, un'unica lista.
Prossimi passi: la Commissione elettorale inizierà i lavori il 17 marzo per lo scrutinio delle schede votate e la proclamazione dei membri dell'assemblea, l'assemblea dei delegati sarà convocata il 22 aprile per approvare il bilancio 2014 e per
la nomina di nuovo cda e collegio dei sindaci.
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Oltre 20 mila senza lavoro: è re cord
fatto ieri dall'Istat e dal Servizio statistica della Provincia.
Nel quarto trimestre le forze di
Doccia fredda sui timidi segna- lavoro sono pari a 250.150 unili dei mesi scorsi di ripresa del- tà e sono aumentate dello 0,5%
l'occupazione in Trentino. Nel sullo stesso trimestre del 2013.
quarto trimestre 2014 i disoc- Gli occupati sono 230.000, in
cupati fanno un balzo a 20.110 calo dell'1,2%. Di essi, quasi 129
persone, 4.000 in più (+25%) mila sono uomini, con un calo
dello stesso periodo del 2013 annuo di oltre tremila unità,
e il dato in assoluto più eleva- mentre 101 mila sono donne,
to da vent'anni a questa parte in leggera crescita sull'anno
(vedi tabella). 11 tasso di disoccupazione balza all'8% contro prima. Il tasso di occupazione
il 6,5% di un anno prima. Quel è in discesa al 65,4%.
che è peggio, l'aumento dei Degli oltre 20 mila disoccupasenza lavoro non si accompa- ti, 10.370 sono maschi, in augna, come nei trimestri prece- mento di 3.000 unità (7,4% il
denti, ad un aumento degli oc- tasso di disoccupazione), e
cupati, che invece calano di 9.740 donne, cresciute di un mi2.800 unità da quasi 233 mila a gliaio di unità (tasso all'8,8%).
Tra i senza lavoro, aumentano
230 mila.
Magra consolazione, i dati me- del 30% sia quelli che l'occupadi del 2014 sono migliori: cre- zione l'hanno persa, che sono
scono i disoccupati ma anche più di 10 mila, sia gli inattivi
gli occupati. Il quadro è stato che si sono messi in cerca di
FRANCESCO TEMER!
un posto, pari a 7.500. Stabili
invece a poco più di 2.500 i giovani in cerca di prima occupazione.
La caduta dell'occupazione nel
quarto trimestre 2014 si concentra soprattutto nell'edilizia
e nel turismo, il che fa dire al
vicepresidente della Provincia
Alessandro Olivi che si tratta del
venir meno di lavori stagionali. In ogni caso il tracollo dell'edilizia è del 18% a quota
16.300 occupati, 3.600 in meno
in un anno, quello del commercio-turismo è dell'8% a 40 mila
occupati, 3.500 in meno. L'industria perde 500 posti di lavoro - comincia a pesare la chiusura della Whirlpool - attestandosi a 58.800 occupati. Gli altri servizi (+3.100) e l'agricoltura (+1.600) invece crescono.
I dati medi 2014 vedono le forze di lavoro crescere a quota
249.460 unità, gli occupati aumentare di 3.000 unità arrivando a 232.150, i disoccupati salire di circa mille unità a quota
17.300 e gli inattivi in età lavorativa attestarsi a 99.900.1 servizi sono il settore prevalente
di occupazione con il 70,1 % del
totale (70,5% nel 2013), segue
l'industria in senso stretto con
il 18,4% (17,9% nel 2013), le costruzioni con il 7,7% (nel 2013
l'8,2%) e l'agricoltura con il
3,8% (nel 2013 il 3,4%).
Gli occupati alle dipendenze
sono 182.400, gli indipendenti
49.800. Il tasso di attività cresce al 70,9%, contro il 63,9% in
Italia. Il tasso di occupazione
è al 65,9%, in aumento sul
65,5% dell'anno precedente
(55,7% in Italia). Il tasso di disoccupazione è salito al 6,9%
(6,5% nel 2013), 6,1% maschile e 8% femminile, contro il
12,7% a livello nazionale.
Il sindacalo 1 laneselli, Cgil: «Il sistema economico non dà risposte a chi cerca lavoro, neppure inTrentino»
«Disoccupazione, il problema c'è»
STEFANO PIFFER
Franco laneselli
Nonostante i numeri che parrebbero confermare l'uscita del Belpaese dalla recessione con quel
rassicurante +0,1% del Pil, i dati sulla disoccupazione preoccupano anche il sindacato trentino.
«Sicuramente è una situazione che crea preoccupazione, ma può essere un andamento legato
alla stagione turistica invernale che ci siamo lasciati alle spalle - commenta Franco laneselli, della segreteria della CgU trentina - Guardando i dati nel complesso, il 2014 è stato un anno in cui ha
tenuto l'occupazione, anzi è leggermente aumentata, anche se ad aumentare è stata anche la disoccupazione. Questo vuol dire che il sistèma
economico non è bloccato ma non riesce a dare
risposte a tutti quelli i cittadini che cercano lavoro. È la riprova che quella crisi che il Trentino
non conosceva è arrivata anche qui e quello dell'aumento della disoccupazione è diventato uno
dei problemi prioritari». A livello nazionale, le cose sono andate diversamente. «Fino al terzo tri-
mestre, la nostra provincia ha presentato dati in
controtendenza: nel resto d'Italia diminuivano
gli occupati, da noi aumentavano. Negli ultimi
tre mesi invece la situazione si è ribaltata. Gli
esperti dicono di guardare la media annuale e
quindi si può dire che il Trentino tiene, ma servono risposte concrete per chi cerca un impiego. Risposte che devono essere congiunturali e
non strutturali e hanno a che fare con la qualità
dello sviluppo economico che deve passare per
l'investimento nella conoscenza, nel sapere e nella ricerca: sono le uniche cose che sul medio periodo possono dare risposte positive».
Si fa abbastanza in Trentino? «Non abbiamo un
giudizio completamente positivo. È stato importante l'investimento nel trilinguismo, ma preoccupa questo disinteresse per l'università e i centri della ricerca. Quando si parla di transizione
scuola/lavoro, essa non può riguardare solo coloro che escono dai centri di formazione professionale. Consideriamo anche il drastico calo di
iscrizioni all'università: questa è una cosa che
deve destare molta preoccupazione».
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Artigiani 1 De Laurentis: più assunti a gennaio
«Lavori fermi, via gli 80 milioni
Edilizia in grande sofferenza^»
«Nel quarto trimestre 2014
il Pil era ancora in discesa,
questo spiega l'aumento
della disoccupazione». È il
commento del presidente
dell'Associazione Artigiani
Roberto De Laurentis ai dati
Istat resi noti ieri. «Il nostro
mondo è in grande
sofferenza - prosegue De
Laurentis - soprattutto la
parte edile». Che in effetti è
il comparto che perde più
occupati nell'ultimo
trimestre dell'anno scorso.
«Ci sono però altri settori
che vanno».
«I lavori pubblici sono
fermi completamente spiega De Laurentis a
proposito dell'edilizia Anche gli 80 milioni tolti
dalla Provincia ai Comuni
non sappiamo se andranno
in lavori o in qualcos'altro».
In queste condizioni le
imprese edili fanno molta
fatica a trovare commesse.
Tra i comparti che perdono
più lavoro a fine 2014, ci
sono anche il commercio e
il turismo. «Può essere che
in questi settori si senta
particolarmente la crisi».
Inoltre, dice De Laurentis,
«se qualcuno negli ultimi
mesi del 2014 aveva
intenzione di assumere, ha
aspettato che venisse
approvato il Jobs act».
In effetti nell'artigianato un
mini-boom di assuhzioni parliano di alcune decine si è registrato a gennaio.
Troppo poco, forge, per
parlare di ripresa.
Pag. 35
LA DELIBERA
Il piano durerà sette anni e avrà come obiettivi lo sviluppo di progetti
di ricerca e innovazione, il favorire nascita e competitività delle piccole
e medie imprese sul nostro territorio e il sostegno all'efficienza energetica
Dall'Europa ecco 108 milioni
per lo sviluppo regionale
Approvato ieri dalla giunta il piano operativo del «Fesr»
Il Trentino sempre più verso una crescita sostenibile, intelligente ed inclusiva. Dopo il «Programma operativo»
per il Fondo sociale europeo, il cui iter
di adozione si è concluso lo scorso dicembre, ieri è s t a t o approvato dalla
giunta provinciale, su proposta del presidente Ugo Rossi, anche il «programma operativo» per il Fondo europeo di
sviluppo regionale (Fesr) per il periodo 2014/2020, adottato dalla Commissione Europea lo scorso 16 febbraio.
Per il Trentino ci saranno a disposizione circa 108 milioni di euro in sette anni per sviluppare progetti di ricerca e
innovazione, favorire la nascita e competitività delle piccole e medie imprese sul territorio e sostenere l'efficienza energetica.
Sono quattro gli assi del programma
operativo provinciale, di cui uno funzionale alla corretta attuazione del programma, e tre tematici e che permetteranno di sviluppare progetti ritenuti prioritari dal programma di legislatura: rafforzare la ricerca, lo sviluppo
tecnologico e l'innovazione tramite interventi di potenziamento per l'infrastruttura di ricerca collegata al mondo delle imprese e attraverso finanziamenti di progetti di ricerca e innovazione all'interno delle imprese, con
particolare attenzione a quelli di più
facile accesso al mercato e a quelli legati ai settori di sviluppo individuati
dalla «strategia di specializzazione intelligente» (qualità della vita, green
and clean, meccatronica e agrifood);
promuovere la nascita, lo sviluppo e
la competitività delle piccole e medie
imprese del territorio, favorendo iniziative di nuova imprenditorialità tra
fc^^ZLI^
w
Tempi allargati
per completare
Sono stati spostati dal
31 marzo 2015 al 30
giugno 2015 i termini
per il completamento
delle iniziative
finanziate in base al
bando del Programma
Operativo del Fondo
Europeo di Sviluppo
Regionale - Fesr- 20072013 n. 2/2012
«Contributi ad imprese
per investimenti nei
settori dell'efficienza
energetica e dell'energia
rinnovabile». Lo ha
deciso ieri la Giunta
provinciale.
Dagli uffici della Commissione a Bruxelles arriva uno stanziamento di 108 milioni di euro in sette anni
cui a n c h e quella giovanile, al fine di
innalzare il grado di innovazione del
sistema produttivo locale; sostenere
la transizione v e r s o un'economia a
basse emissioni di carbonio con azioni di promozione dell'efficienza energetica.
11 programma operativo del Fesr della Provincia è tra i primi dieci ad essere adottati a livello italiano e conferma la capacità dell'amministrazione
provinciale di utilizzare al meglio le risorse comunitarie.
La programmazione europea per il periodo 2014 - 2020 prevede che alla bas e dei d o c u m e n t i operativi vi sia la
«Strategia Europa 2020», che punta a
rilanciare l'economia europea, definendo gli obiettivi che gli Stati membri devono raggiungere nel campo dell'occupazione, dell'innovazione, dell'istruzione, dell'integrazione sociale,
del clima e dell'energia. È dunque sulla b a s e di q u e s t a strategia (e nel rispetto del percorso definito dal regolamento della Commissione europea
e in ottemperanza dell'accordo di partenariato per l'Italia approvato nell'aut u n n o 2014) c h e l'amministrazione
provinciale ha predisposto il proprio
programma operativo del Fondo europeo di sviluppo regionale.
11 testo, elaborato in sinergia c o n gli
altri fondi strutturali, è stato oggetto
di un lungo p e r c o r s o di programmazione e di processi negoziali sia a livello nazionale che comunitario, ed è
stato infine approvato dalla Commissione europea lo scorso 16 febbraio.
Fideiussioni richieste dal tesoriere per le aperture di credito delle società pubbliche
La Provincia «garantisce» per 81 milioni
Superano l'ottantina di milioni di
euro le fideiussioni che la Provincia
presterà anche quest'anno a favore
delle banche che svolgono il servizio
di Tesoreria a garanzia degli
affidamenti bancari concessi alle sue
società controllate. Si tratta del
raggruppamento temporaneo
d'imprese costituito da UniCredit e
Cassa Centrale.
Come prevede il Capitolato speciale
per l'affidamento del servizio il
Tesoriere è t e n u t o a concedere
aperture di credito a favore degli
enti strumentali fino ad un massimo
dei cinque decimi delle assegnazioni
provinciali, sia in conto gestione che
in conto capitale e comunque nel
limite massimo di 100 milioni annui.
A chiedere finanziamenti al tesoriere
della Provincia per l'operatività 2015
sono otto tra enti e società
appartenenti al «Gruppo Provincia».
La prima, ancora sul finire del 2014,
è stata la società che gestisce
l'aeroporto Caproni per una somma
sfho a 200.000 euro. Bazzecole in
confronto ai 25 milioni richiesti da
Cassa del Trentino. Ci s o n o poi i 16
milioni richiesti da Informatica
Trentina, i 14.597.310 «prenotati» da
Itea spa, i 6.750.000 di Patrimonio
del Trentino, i 4.110.604 di Trentino
Network, i 10 milioni di euro a
Trentino Sviluppo a valere sul
«Fondo marketing», e infine i 5,4
milioni di euro a Trentino Trasporti.
Per consentire alle società di
beneficiare delle condizioni di
finanziamento assicurate dal
Tesoriere alla Provincia stessa,
Piazza Dante deve dunque prestare
fideiussione a favore di UniCredit, a
garanzia degli affidamenti bancari
concessi.
Va specificato che la possibilità per
queste società di ricorrere
all'apertura di credito non significa
automaticamente che esse lo
facciano. Anzi, probabilmente la
Provincia si augura che i suoi
«bracci operativi» facciano ricorso a
questo tipo di prestiti temporanei il
meno possibile.
A differenza di quanto succedeva
fino all'anno scorso, infatti, i crediti
temporanei concessi dal tesoriere
hanno un costo non indifferente in
termini di interessi passivi da
pagare. Questo perché il vecchio
contratto di tesoreria è scaduto e la
Provincia nel 2014 ha indetto una
nuova gara per il servizio (20152020) con condizioni di tesoreria
molto diverse rispetto a quelle
spuntate nel passato (quando i
prestiti viaggiavano praticamente a
tasso zero).
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«Popolari, così lariformaè sbagliata»
l decreto popolari desta forti perplessità nella forma e nella sostanza, perché muove in direzione contraria a quanto suggerito da gran parte
della letteratura bancaria negli ultimi
anni.
Tale letteratura non identifica alcuna
correlazione tra rischiosità di una banca e voto capitario nonché tra capitalizzazione di una banca e voto capitario. Come è noto, la maggiore o minorerischiositàdi una banca dipende da
fattori quali volatilità degli utili, diversificazione del portafoglio crediti, stabilità della raccolta fondi, facilità di reperire capitali in momenti di crisi, leva
bancaria cruda. Su molti di questi indicatori, le banche a voto capitario non
vanno affatto peggio delle banche Spa.
Ad esempio, Hesse e Cihak (2007) al Fmi e International Labour Office (2013)
rilevano la maggiore stabilità delle banche cooperative nel confronto internazionale, cosa che in Italia vale per le popolari (Bongini e Ferri, 2007). Per l'Europa, Ferri e altri (2013 e 2014) mostrano,rispettivamente,che le banche cooperative né prima né con la crisi performano peggio delle Spa e che dal 2007
Fitch e Moody 's hanno ridotto i rating
alle cooperative meno che alle Spa. De
Jonghe e O.ztekin (2015) trovano infine
che, nonostante il minore accesso ai capitali esterni, la capitalizzazione delle
banche cooperative non e inferiore alle Spa. E mantenere la diversità nelle
forme organizzative (cioè la coesistenza di banche "for profit" e banche orientate ai soci) è cruciale per preservare servizi finanziari ben funzionanti
e inclusivi (Bulbul e altri, 2013; Michie
e Oughton 2013). Inoltre, dovrebbe
preoccupare il fatto rilevato in una recente audizione alla Commissione Europea che alcune grandi banche sono
tornate ad avere rapporti tra debito e
capitale proprio - fino a 50 - superiore
ai livelli pre-crisi che erano attorno a30
per le quattro grandi banche d'affari americane.
Numerosi studi dimostrano inoltre che
le banche con voto capitario prestano
una quota superiore degli attivi e han-
I
mania, Regno Unito e Belgio hanno varato misure di separazione tra banca
commerciale e banca d'affari in direzione di una nuova "VolckerRule" piuttosto che privarsi dellaricchezza di banche vocate al credito perii territorio. Un
esempio interessante, da questo punto di vista, è il Canada, dove la crisi finanziaria globale non è mai arrivata
perché le banche avevano il divieto di
trading proprietario e dove il sistema
"Desjardins" di banche a voto capitario si è conquistato sul campo (non con
un editto governativo) il 48% della quota di mercato. Noi invece abbiamo deciso di muovere in direzione opposta.
Ilfinedi una banca non è la contendi bilità, ma la sua capacità di prestare denaro a imprese e famiglie, evitando di
mettere a repentaglio i risparmi raccolti. E gli eventi più gravi nel nostro Paese dalla crisi finanziaria in poi (e da
quando Tremonti salvò i nostri maggiori gruppipassando dal valore di mercato al valore di libro peri derivati in bilancio)riguardanotutti grandi banche
Spa.
Per migliorare le banche cooperative e
popolari senza snaturarle ci sono molte vie: aumento della quota minima di
capitale per singolo socio, voto plurimo, creazione di garanzie di rete come
in quasi tutti gli altri Paesi (AustriaeGermania in primis), misure sulle modalità
di voto, costruzione di liste e limiti di
mandato.
Con il decreto popolari è in discussione un caposaldo della democrazia economica: la possibilità di una comunità
di darsi un 'organizzazione economica
solidale, mutualistica e di non vedere
questo orientamento cancellato per
legge dall 'alto. Nessunoritieneun modello di banca superiore ad un altro, e
siamo convinti che la banca Spa renda
un servizio prezioso al Paese. Il principio della biodiversità stabilisce però che
il sistemafinanziario,come ogni ecosistema, ha bisogno di modelli diversi che
assolvono diverse funzioni. Lasciando
decidere al mercato quale sistema debba essere più o meno diffuso.
È per ridurre tentazioni come questa
Seguono lefirmedì 163
che Paesi come Stati Uniti, Francia, Gereconomisti e accademici
no volatilità degli utili minore
delle banche Spa (Ayadi e altri,
2009; Becchetti e altri, 2014). Inoltre, l'offerta di credito delle
banche cooperative è meno prociclica, alimenta cioè di meno i
boom creditizi che gonfiano le
bollefinanziarie.Le banche cooperative, inoltre, restringono di
meno l'erogazione di prestiti
nelle fasi di crisi (Ferri e altri,
2014). Nelle popolari, aprescindere dalla dimensione della singola banca, ciò dipende dalla vocazione al "relationship banking", il
modello più adatto a prestare a piccole imprese e famiglie (De Bruyn e Ferri,
2005 e 2009). Lavori tra cui il rapporto
Liikanen degli esperti Uè e quello
dell 'Ilo del 2013 indicano che la diversità bancaria risulta un fattore fondamentale di resilienza dei sistemi. Banche a voto capitario di grandi dimensioni esistono in quasi tutti i Paesi del
mondo (oltre la soglia degli 8 miliardi di
attivo indicata dal governo). Gli esempi europei più rilevanti si trovano in Olanda, Finlandia, Austria, Germania e
Francia. Nessuno di questi Paesi sta
pensando di abolire il voto capitario. Le
banche popolari non hanno registrato
performance peggiori della media di sistema negli stress test della Bce.
La crisifinanziariaglobale è stata soprattutto una crisi di grandi banche Spa, crisi che ha portato molti osservatori autorevoli (tra cui Martin Wolff sul FinancialTimes) a dubitare delfatto che una banca debba essere
un 'organizzazione dedita alla
massimizzazione del valore per
gli azionisti, visto che fare credito è un'attività a basso rendimento ed altorischio,mentre altre sirene come quelle del trading proprietario promettono risultati
a breve migliori per gli azionisti, generando però maggiore rischiosità non
sempre intercettabile dai radar degli indicatori contabili.
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«Pensioni in anticipo ma più leggere,
a tutti il calcolo di quanto avranno»
ROMA Tito Boeri ci riceve nel suo ufficio
al secon- tà superata perché la lettera col conto contributido piano del palazzone Inps all'Eur. Quando si vo e la stima della pensione la manderemo solo
parla dell'istituto di previdenza, di cui il 56enne ai lavoratori senza una connessione Internet. Per
economista dell'Università Bocconi è diventato ghaltri, ci sarà un "pin" col quale accedere attrapresidente, tutto è mastodontico, non solo la se- verso il sito Inps al proprio conto e simulare la
de. Non c'è un altro ente in Europa, forse nel pensione futura, secondo diversi scenari di carmondo, sottolinea lo stesso Boeri, che gestisca riera e di crescita dell'economia».
praticamente tutte le pensioni dei lavoratori priPotranno farlo tutti? E in che tempi?
vati e pubblici e le prestazioni assistenziali e pa«Nel 2015 daremo questa possibilità a tutti i
rassistenziali, dalle invalidità civili alla cassa in- lavoratori dipendenti privati. Per quelli pubblici
tegrazione. All'improvviso il professore, che ieri ci vuole più tempo perché è più difficile ricoha tenuto un discorso ai dipendenti, si è trovato
struire i versamenti. Nel 2016 dovrebbe essere
al vertice di tutto ciò. «Ho avuto un'ora per deci- possibile anche per i parasubordinati».
dere».
Quelli che finora hanno bloccato l'operazioChe cosa le ha detto il presidente del Consi- ne, perché come disse l'ex presidente Antonio
glio, Matteo Renzi, offrendole la presidenza Mastrapasqua, se diciamo ai lavoratori precadeU'Inps?
ri quanto prenderanno di pensione, rischia«Che mi chiedeva non solo di gestire, ma an- mo un sommovimento sociale.
che di riformare l'istituto. Lo ha fatto la mattina
«Sbagliato. Noi non ci faremo fermare da conche il governo aveva approvato il contratto a tute- dizionamenti di natura politica. È necessario
le crescenti per il quale, da studioso, mi sono che i lavoratori siano consapevoli della loro sitanto battuto. Questo mi ha dato la misura della tuazione contributiva e di quali saranno presucredibilità del suo impegno».
mibilmente le loro pensioni così da poter pianiLei prima guadagnava di più. Quanto pren- ficare il futuro. Le banche dati sono un bene
derà all'lnps? Mi passila battuta: ha accettato pubblico».
perché le è stato promesso un aumento?
Che significa che ci sarà una ristrutturazio«No, ho accettato perché lo considero un im- ne interna?
pegno civile. E perché ho avuto assicurazioni
«Che, per esempio, interverremo sulle direche l'istituto potrà svolgere anche un ruolo pro- zioni centrali, che sono troppe, una cinquantipositivo, fermo restando che le decisioni spetta- na. Così la situazione è difficilmente gestibile.
no a governo e Parlamento. Insomma, non è vero Valorizzeremo chi merita, senza guardare alla
come ha scritto qualcuno che mi sarei fatto zitti- tessera.sindacale».
re. All'lnps prenderò 103 mila euro lordi l'anno,
Il governo ha annunciato a breve la riforma
uno stipendio elevato, ma pur sempre meno di della «governance». La sua proposta?
quanto prende un dirigente di seconda fascia al«Insieme con il presidente dell'Inail, perché la
llnps e molto meno di quanto guadagnavo pri- riforma riguarda entrambi gli enti, abbiamo prema. Ad eccezione del Festival dell'Economia di sentato al governo uno schema che prevede la fiTrento, per il quale quest'anno sono ancora il di- ne del sistema duale, che in qualche modo ha
rettore scientifico, ho sospeso tutti i miei lavori contrapposto finora il presidente al direttore geprecedenti per questo incarico che mi ha già nerale. Proponiamo un consiglio di amministracambiato la vita».
zione di tre membri, compreso il presidente, e
Quali sono le sue priorità?
un direttore generale scelto dallo stesso cda an«Partirei dalla trasparenza. L'Inps soffre di ziché dal governo. Inoltre va rivisto il Civ, consiuna immagine esterna non buona, che non valo- glio di indirizzo e vigilanza. Che deve essere
rizza-le sue qualità. La gente ci percepisce come snello, composto da membri delle organizzaziocoloro che decidono, invece noi applichiamo le ni imprenditoriali e sindacali effettivamente
leggi. Le faccio un esempio: c'è stato giustamen- rappresentative, e ricondotto a un ruolo di conte lo scandalo sui piloti in cassa integrazione per trollo, evitando funzioni di cogestione».
sette anni. Ma non dipende dall'Inps bensì dalle
Il bilancio 2015 deU'Inps prevede un deficit
norme che regolano il funzionamento del Fondo di 6,7 miliardi, dovuto ancora all'eredità deUa
speciale trasporto aereo che noi renderemo gestione Inpdap (dipendenti pubblici). Dobpubbliche, assieme ai dati sulle prestazioni for- biamo preoccuparci?
nite da questo fondo, perché è giusto che i citta«No. E' chiaro che se in passato lo Stato non
dini sappiano che, tra l'altro, il fondo è alimenta- pagava i contributi dei suoi dipendenti perché si
to con un contributo di 3 euro che noi tutti pa- trattava di una partita di giro, questo ancora pesa
ghiamo ogni volta che prendiamo l'aereo».
sul bilancio, ma lo squilibrio verrà gradualmenL'immagine deU'Inps soffre anche delle va- te riassorbito. Il tema vero è quello delle spese
rie disfunzioni nei servizi lamentate dagli assistenziali che devono per forza di cose ricadeutenti.
re sulla fiscalità generale e sulle quali va fatta
«La qualità dei servizi si può migliorare con una riflessione, anche per affrontare l'aumento
una forma organizzativa più efficiente. Ma lo fa- della povertà che, in questi anni di crisi, ha colpiremo anche facendo partire finalmente l'opera- to di più le fasce d'età prima del pensionamenzione "busta arancione". Una definizione in real- to».
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Cioè anche chi resta senza lavoro in età anziana ma è ancora lontano dalla pensione.
Non a caso c'è un ampio consenso, dal ministro Giuliano Poletti al presidente deUa commissione Lavoro al Senato, Maurizio Sacconi,
passando per i sindacati, suUa necessità di
reintrodurre elementi di flessibilità suU'età
pensionabUe.
«Questo problema, come dicevo, si può affrontare soprattutto dal lato degli ammortizzatori sociali. Finora il tema degli esodati è stato
affrontato con sei decreti di salvaguardia (che
prevedono una spesa di 12 miliardi, ndr) che
spesso però aiutano anche chi ha redditi elevati
mentre ci sono tante altre situazioni non protette. Bisognerebbe insomma spendere meglio le
risorse pubbliche, prevedendo per esempio un
reddito minimo per contrastare le situazioni di
povertà, finanziato dalla fiscalità generale. Poi,
dal lato della previdenza, è chiaro che, usando il
calcolo contributivo, si potrebbero introdurre
forme di flessibilità».
Cioè consentire l'uscita anticipata dal lavoro, ma con pensioni proporzionalmente più
leggere?
«Sì. Ma prima bisogna convincere la Commissione europea, perché purtroppo i conti pubblici vengono considerati nella loro dimensione
annuale anziché sul medio-lungo periodo. Per
lUe se si consentono i pensionamenti anticipati
risalta solo l'aumento immediato della spesa ma
non il fatto che poi si risparmierà perché l'importo della pensione sarà più basso. Bisogna
battersi in Europa per arrivare a una valutazione
intertemporale del bilancio».
Lei da economista ha sostenuto l'opportunità e la praticabilità di unricalcolocon il contributivo delle pensioni in pagamento e un
contributo sugli assegni più elevati per ricavare circa 4 miUardi che potrebbero andare aUe
pensioni più basse. E' sempre di quest'idea?
«Ci lavoreremo. Faremo anche qui un'operazione trasparenza: uno studio per categorie mettendo a confronto l'importo delle pensioni in
pagamento con quello che si ottiene dal ricalcolo col metodo contributivo. Sulla base di questi
dati potremo formulare proposte d'intervento.
Si tratta di quel ruolo propositivo deU'Inps di cui
parlavo all'inizio e che rivendico. L'istituto, grazie alle sue competenze e al ricco patrimonio di
dati di cui dispone, può essere un consulente di
qualità del governo, un po' come Banca d'Italia».
Quando sarà pronto questo studio? Prima
deUa prossima legge di StabiUtà?
«Sì, mi piacerebbe riuscirci entro l'estate».
Enrico Marra
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Disoccupazione: 6,9% nel 2014
«Difficile assorbire la domanda»
Peggioramento dello 0,4% rispetto al 2013. Ma cresce anche il lavoro
TRENTO II quarto trimestre del
2014 è negativo per il lavoro in
Trentino. Un dato che finisce
per abbassare la media annuale
e consegnare una disoccupazione che sale dal 6,5 del 2013 al
6,9%. Secondo llstat cresce però
anche il tasso di occupazione al
65,9%(+o,4%)Se non ci fosse stato il rallentamento dell'ultimo trimestre le
cose sarebbero andate meglio,
dunque. Da settembre a dicembre 2014 torna a salire la disoccupazione in Trentino, mentre
si interrompe il trend positivo
degli occupati. A dicembre infatti il tasso di disoccupazione
in provincia balza all'8% rispetto
al 6,5% del quarto trimestre
2013. Peggiora anche il tasso di
occupazione che passa dal
66,3% di dicembre 2013 al 65,4%
8
per cento
I disoccupati
nel quarto
trimestre 2014
65,9
per cento
Il tasso di
occupazione è
in crescita
dello stesso mese dello scorso
anno, con gli occupati registrati
dalTIstat che a fine 2014 risultano 230.000 nella nostra provincia.
n vicepresidente della Provincia, Alessandro Olivi, commenta: «I dati su cui ci concentriamo
sono quelli relativi all'intero arco dell'anno. D peggioramento
dell'ultimo trimestre può essere
spiegato con il venir meno dei
lavori stagionali legati a settori
come il turismo, l'agricoltura,
l'edilizia. Queste fluttuazioni sul
breve periodo sono frequenti. H
rapporto Istat però è importante
perché evidenzia una crescita
delle forze lavoro e degli occupati rispetto al 2013, non straordinaria, ma comunque rimarcabile. È vero che anche il tasso di
disoccupazione cresce legger-
mente. Come lo si spiega? Con la
crescita delle persone alla ricerca di un lavoro: il problema è
che il sistema mostra ancora
delle difficoltà nell'assorbire
questa crescita della domanda».
Per la Cgil Franco Ianeselli dà
una lettura diversa: ««Sebbene i
dati Istat vadano sempre analizzati sul medio periodo, la rilevazione sull'ultimo trimestre del
2014 ci preoccupa perché, dopo
molti mesi, tutti gli indicatori,
tranne il tasso di attività, assumono il segno meno. I dati medi dell'anno sono più confortanti, ma nessuno deve abbassare la
guardia perché la crisi non è finita, sebbene alcuni indicatori
economici a livello nazionale, a
partire dal Pil, inizino ad invertire il verso».
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