DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO PROVINCIALE Nr. CP-2014-0000020 del 29/05/2014 OGGETTO: SETTORE B12- PIANIFICAZIONE TERRITORIALE- Indirizzi strategici per la Pianificazione Territoriale in materia di sostenibilità: “Variante N.T.A. del P.T.C.P.” e “Piano Strategico per la sostenibilità ambientale e il contenimento del consumo di suolo”- Adozione L'anno duemilaquattordici il giorno ventinove del mese di Maggio, alle ore 16:00 nel palazzo della Provincia, previo invito diramato dal Presidente del Consiglio Provinciale, recapitato a domicilio di tutti i Consiglieri nei modi e termini di legge e trasmesso, per conoscenza, al Sig. Prefetto e ai Revisori dei Conti, si è riunito, in sessione Ordinaria, in prima convocazione, ed in seduta Pubblica il Consiglio Provinciale. Al momento della votazione risultano presenti e assenti i seguenti Consiglieri: 1 VALTER CATARRA Presidente della Provincia Si ed i Consiglieri Provinciali Nominativo Pres. Ass. Nominativo Pres. Ass. 2 MAURO MARTINO Si 14 DOMENICO DI SABATINO 3 UGO NORI Si 15 LUCA CORONA 4 PIETRO ENZO DI GIULIO Si 16 ROBERT VERROCCHIO Si 5 PIERANGELO PULCINI Si 17 RITA ETTORRE Si 6 ROSANNA DI LIBERATORE Si 18 ADRIANO DI BATTISTA Si 19 GIUSEPPE ZUNICA Si 7 MAURO SACCO Si 20 ENZO FRATTARI Si 8 NICOLA DI MARCO Si 21 DIEGO DI BONAVENTURA Si 9 MASSIMO AMANTE Si 22 RAIMONDO MICHELI Si 10 AURELIO TRACANNA Si 23 CARLO DI CESARE Si 11 EMIDIO DI MATTEO 24 FLAVIANO MONTEBELLO Si 12 GERMANO CERVELLA 25 GIUSEPPE DI FEBO 13 MASSIMO VAGNONI Si Si Si Si Si Si Presenti n. 14, Assenti n. 11 Presiede il Presidente del Consiglio MAURO MARTINO Presidente del Consiglio Provinciale. Assiste il Segretario Generale, Dott.ssa GIANNA BECCI. Il Presidente, constatato e dato atto della validità del numero dei Consiglieri presenti, dichiara aperta la seduta alle ore 17:25. Il Consiglio, quindi, adotta la seguente deliberazione. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 COPIA Riferisce Il Presidente Catarra; Il Consiglio Provinciale con deliberazione n. 20 del 30/03/2001 ha approvato il Piano Territoriale Provinciale (P.T.P.), strumento di pianificazione di Area Vasta, con il quale ha stabilito la disciplina d’uso e di intervento relative all’intero territorio provinciale; La Giunta Provinciale, tenuto conto delle notevoli dinamiche socio-economiche in atto e delle rilevanti novità legislative in essere, con atto n. 583 del 13/12/2010 ha deliberato di avviare la redazione del nuovo Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Teramo, di seguito denominato “PTCP”, in particolare della prima fase elaborazione del Documento preliminare dichiarando contestualmente la sua strategicità; La Provincia di Teramo ed, in particolare l’Assessorato alla Pianificazione Territoriale ha ritenuto l’analisi ed il contenimento del consumo del suolo e del riuso del suolo edificato finalità prioritaria e strategica del proprio mandato ritenendo la valorizzazione e la tutela del suolo non edificato bene comune e risorsa non rinnovabile, bene che esplica funzioni e produce servizi ecosistemici che va tutelato anche in funzione della prevenzione e mitigazione degli eventi di dissesto idrogeologico; La priorità del riuso e della rigenerazione edilizia del suolo edificato esistente, rispetto all’ulteriore consumo di suolo inedificato, costituisce principio fondamentale in materia di governo del territorio; Le politiche di tutela e di valorizzazione del paesaggio, di contenimento del consumo di suolo e quindi di sviluppo territoriale sostenibile vanno coordinate con la pianificazione territoriale e paesaggistica di area vasta quale quella di scala provinciale; Alla luce di tutto ciò con successivo atto n. 477 del 22/11/2013 la Giunta Provinciale ha modificato la propria precedente deliberazione n. 583 del 13/12/2010 nel senso di non proseguire la stesura del Nuovo Piano Territoriale di Coordinamento, bensì di predisporre la redazione del seguente atto urgente e necessario: “Indirizzi strategici per la Pianificazione Provinciale in materia di sostenibilità” contenente: a) variante normativa al vigente PTP per l’aggiornamento ed adeguamento in materia di consumo di suolo, di difesa del territorio e disposizioni normative per favorire l’attuazione del Piano; b) quadro delle strategie intersettoriali di area vasta per la sostenibilità dello sviluppo territoriale e azioni per la loro attuazione; Con provvedimenti dirigenziali Registro Settore B12 n. 1081 del 13/12/2013, n. 38 del 22/01/2014 e n. 88 del 13/02/2014 è stato costituito l’Ufficio di Piano affidando al Servizio Pianificazione Territoriale del Settore B12 dell’Ente il coordinamento tecnico con il supporto scientifico e progettuale della Scuola di Architettura e Design “Edoardo Vittoria” (S.A.D.) dell’Università degli Studi di Camerino con sede in Ascoli Piceno viale della Rimembranza s.n.c.; In attuazione delle direttive della Giunta Provinciale l’Ufficio di Piano, all’uopo costituito ha provveduto alla stesura sia della variante delle N.T.A. che del Piano Strategico Provinciale per la sostenibilità ambientale e il contenimento del consumo di suolo costruenti i detti Indirizzi ed in data 25/03/2014 ha consegnato, sia su supporto cartaceo che informatico, il progetto definitivo. La variante alle N.T.A., in particolare,modifica le Norme Tecniche di Attuazione del P.T.C.P. della Provincia di Teramo adeguando il detto strumento alle normative PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Pagina 1 di 359 COPIA attualmente vigenti in materia, inserendo una serie di disposizioni che regolano il fenomeno del consumo di suolo, che ridisegnano l’organizzazione insediativa della Provincia di Teramo e che delineano le procedure per le compensazioni ambientali nel caso di nuovi insediamenti; Il Piano Strategico per la sostenibilità ambientale e il consumo di suolo, invece, individua lo “scenario strategico” (costruito sui sistemi ambientale, insediativo, della mobilitò e del turismo), articola il territorio provinciale in “sistemi territoriali complessi” (Val Vibrata, FinoPiomba, Vomano, Tordino-Teramo, Laga-Gran Sasso) e promuove i “progetti strategici” (Città della Costa, Rete ecologica e paesaggio, Nuova agricoltura, Produzione e sviluppo, Turismi, Dotazioni territoriali e gestioni di servizi). Questa articolazione individua i principali livelli di relazione entro cui inquadrare le azioni di sviluppo e rispetto ai quali misurare la coerenza degli obiettivi; I risultati progettuali raggiunti sono stati illustrati alla comunità provinciale negli incontri svoltosi in data 8 e 16 maggio 2014; La Giunta Provinciale con proprio atto n. 213 del 21/05/2014 ha preso atto, ai fini della presentazione in Consiglio Provinciale, degli elaborarti costituenti gli Indirizzi strategici per la Pianificazione Provinciale in materia di sostenibilità; Con nota del 24/05/2014 (Rif ns. prot. n. 129354 del 26/05/2014) il Coordinatore Scientifico ha trasmesso la Verifica di Assoggettabilità VAS alla Variante alle N.T.A. del P.T.C.P. Con l’entrata in vigore della L.R.n. 24 del 28/04/2014 .” Legge Quadro in materia di valorizzazione delle aree agricole e del contenimento del consumo di suolo ”in sede di verifica di assoggettabilità alla VAS la variante alle N:T:A: è stata rivista ed integrata ai principi ed alle disposizioni contenuti nella detta normativa; La V Commissione consiliare, riunitasi in data 28/05/2014 ha espresso il proprio parere; Si sottopone pertanto all’approvazione il seguente deliberazione: IL CONSIGLIO PROVINCIALE UDITA la suestesa relazione; UDITO l’intervento del Presidente Catarra che propone di procedere alla illustrazione da parte dei professionisti; UDITO l’intervento del Professor Talia Michele che su invito del Presidente illustra il Piano Strategico Provinciale per la sostenibilità ambientale (Allegato B); DATO ATTO che durante la trattazione entra il Consigliere Frattari (Presenti n. 15); PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Pagina 2 di 359 COPIA UDITO l’intervento della Professoressa D’Onofrio Rosalba che su invito del Presidente illustra la Variante normativa del P.T.C.P. DELLA Provincia di Teramo (Allegato A); DATO ATTO che durante la trattazione esce il Consigliere Montebello (Presenti n. 14); UDITO l’intervento del Presidente Catarra; VISTI gli elaborati allegati; VISTO il parere n. 17/2014 espresso dalla Sezione Urbanistica Provinciale nella seduta del 06/05/2014; ATTESO che la V Commissione Consiliare ha preso atto di detto parere nella seduta del 28/05/2014; VISTA la L.R. n 18/1983 nel testo vigente; VISTA la L.R. 11/99; VISTO il D.Lgs. n. 267 del 18 agosto 2000 nel testo vigente; VISTA la verifica di assoggettabilità alla V.A.S. in data 24/05/2014; VISTI il Regolamento in materia di Urbanistica e Pianificazione Territoriale approvato dal Consiglio provinciale con atto n. 1 del 3/2/2009 così come modificato ed integrato con atto di C.P. n. 41 del 29/09/2009; VISTI i pareri di regolarità tecnico-contabile; DATO ATTO che il contenuto degli interventi sarà depositato agli atti del verbale della seduta odierna ad avvenuta trascrizione della registrazione; DATO ATTO che è stata effettuata pubblicità preventiva degli atti di governo del territorio ai sensi dell’art. 39 del D.Lgs. 33/2013; Posto a votazione dell’atto, con voti favorevolmente unanimi resi nei modi di legge dai 14 Consiglieri presenti e votanti DELIBERA 1) Adottare Indirizzi strategici per la Pianificazione Territoriale in materia di sostenibilità costituito dai sottoelencati elaborati che allegati al presente atto ne costituiscono parte integrante ed inscindibile: a) Variante N.T.A. del P.T.C.P. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Pagina 3 di 359 COPIA b) Piano Strategico per la sostenibilità ambientale e il contenimento del consumo di suolo. 2) Dare mandato al Servizio Pianificazione Territoriale del Settore B12 per i consequenziali adempimenti di legge. Con voti favorevolmente unanimi espressi nei modi di legge dai 14 consiglieri presenti e votanti, il Consiglio dichiara il presente atto immediatamente eseguibile ad ogni effetto di legge, stante l’urgenza di dar corso ai necessari e conseguenti provvedimenti. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Pagina 4 di 359 COPIA PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE P.T.C.P. VARIANTE N.T.A PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 5 di 359 COPIA PTCP Variante Titolo I Norme generali PTP Vigente Titolo I Norme generali Art. 1 Finalità, elaborati, contenuti, efficacia Art. 1 Finalità, elaborati, contenuti efficacia del Piano Territoriale ed attuazione del Piano Territoriale. 1. Il Piano Territoriale della Provincia di Teramo (P.T.P.) stabilisce la disciplina di uso e di intervento relative all’intero territorio provinciale. PROVINCIA DI TERAMO ed 1. Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.) individua gli obiettivi generali relativi all’assetto e alla tutela del territorio della Provincia di Teramo con riferimento agli interessi di rango provinciale o sovra-comunale e all’esigenza di contribuire alla attuazione degli indirizzi della pianificazione regionale. Esso si configura pertanto come un atto di pianificazione strategica, che intende favorire uno sviluppo sostenibile del territorio orientato al dialogo e alla leale collaborazione con gli enti locali e le forze economiche e sociali. Compito fondamentale del P.T.C.P. è l’orientamento dei diversi soggetti, pubblici e privati, nella formazione degli strumenti urbanistici e dei grandi progetti infrastrutturali, nei comportamenti amministrativi e autorizzativi e negli interventi economici e sociali in vista del raggiungimento di alcune finalità generali: - il posizionamento strategico del territorio provinciale nel sistema economico globale e nel nuovo modello di governance urbana; - lo sviluppo e la riqualificazione del sistema insediativo e del paesaggio; - la tutela dell’ambiente, il rafforzamento della rete ecologia provinciale e la conservazione della biodiversità; - il conseguimento di una maggiore equità della distribuzione della ricchezza prodotta dallo sviluppo anche mediante il ricorso ai principi della perequazione urbanistica e territoriale; - il potenziamento e la razionalizzazione del sistema delle infrastrutture; - il contenimento del consumo delle risorse primarie (acqua, aria, energia) ed in particolare in coerenza con quanto disposto dalla L.r. n. 24/2014 - della risorsa suolo; - il raggiungimento di condizioni di più elevata sicurezza per i cittadini (idrogeologica, sismica, ambientale) e di una maggiore protezione nei confronti del cambiamento climatico. Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 6 di 359 COPIA 1.bis. Al fine di perseguire il più ampio coinvolgimento delle comunità locali in vista del raggiungimento degli obiettivi pubblici, il P.T.C.P. afferma la necessità di coordinare le azioni dirette della Provincia e le pianificazioni urbanistiche comunali all’interno di Sistemi Territoriali Complessi, che costituiscono i livelli fondamentali in cui si articola l’organizzazione territoriale provinciale. Ai sensi del successivo Art. 15 tali Sistemi costituiscono gli ambiti ove specificare gli indirizzi di tutela e di sviluppo, verificando la compatibilità, la coerenza e le interazioni con i sistemi locali. La perimetrazione dei Sistemi Territoriali Complessi contenuta nella tavola B1”Sistema della mobilità Riequilibrio e rafforzamento funzionale del sistema insediativo ed amministrativo”, di cui al comma successivo, ha valore di indicazione e le modalità aggregative potranno essere riviste sulla base delle istanze formulate dai Comuni interessati o da altri enti pubblici. 2. Il P.T.P. è costituito dai seguenti elaborati: - Relazione generale, comprensiva anche della relazione socio-economica, che costituisce parte integrante del Piano. - Cartografie di Piano costituite da: Planimetrie 1:25.000 – Il Sistema Ambientale ed Insediativo. Planimetria 1:75.000 – Il Sistema della mobilità - Riequilibrio e rafforzamento funzionale del sistema insediativo ed amministrativo. Planimetria 1:75.000 - Le Unità Ambientali. In caso di contrasto prevalgono le indicazioni e prescrizioni delle planimetrie a scala 1:25.000. Costituiscono, altresì, documenti di riferimento per le prescrizioni e gli indirizzi contenuti nelle presenti Norme di Attuazione: - lo “Studio geologico, geomorfologico ed idrogeologico della Provincia di Teramo” e le relative cartografie allegate in scala 1:100.000; - la “Carta dell’Uso del Suolo” della Regione Abruzzo in scala1:25.000. 2. Il P.T.C.P è costituito dai seguenti elaborati: - Relazione generale, comprensiva anche della relazione socio-economica, che costituisce parte integrante del Piano. - Cartografie di Piano costituite da: Planimetrie 1:25.000 – Il Sistema Ambientale ed Insediativo. Planimetria 1:75.000 – Il Sistema della mobilità - Riequilibrio e rafforzamento funzionale del sistema insediativo ed amministrativo. Planimetria 1:75.000 - Le Unità Ambientali. In caso di contrasto prevalgono le indicazioni e prescrizioni delle planimetrie a scala 1:25.000. Costituiscono, altresì, documenti di riferimento per le prescrizioni e gli indirizzi contenuti nelle presenti Norme di Attuazione: - lo “Studio geologico, geomorfologico ed idrogeologico della Provincia di Teramo” e le relative cartografie allegate in scala 1:100.000; - la “Carta dell’Uso del Suolo” della Regione Abruzzo in scala1:25.000. 3. Il complesso normativo si articola in: - Prescrizioni ed indicazioni aventi efficacia diretta ed immediata ai sensi dell’art. 8.11 L.U.R. 18/83. 3. Le disposizioni delle presenti Norme e dei relativi allegati sono espresse in forma di indirizzi, direttive e prescrizioni: - Norme di indirizzo e raccomandazioni dirette PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 7 di 359 COPIA - Prescrizioni ed indicazioni aventi efficacia giuridica differita all’atto del loro recepimento negli strumenti urbanistici comunali, e di cui dovrà essere precisato, in sede di tale recepimento o di elaborazioni di nuovi strumenti urbanistici, l’esatto perimetro nel rispetto delle presenti norme. - Norme di indirizzo e raccomandazioni dirette alle Pubbliche Amministrazioni, ai fini della formazione di piani e programmi di rispettiva competenza, riferite ad ambiti e perimetri entro cui le suddette Amministrazioni, in sede di recepimento, verificheranno la delimitazione geografica delle previsioni del P.T.P. e ne preciseranno i contenuti normativi, coerentemente con gli indirizzi. Tali norme dettano anche, relativamente a specifici sistemi e settori, le finalità che debbono essere perseguite dagli strumenti urbanistici comunali, nonché le modalità ed i comportamenti da seguire. alle Pubbliche Amministrazioni, ai fini della formazione di piani e programmi di rispettiva competenza, riferite ad ambiti e perimetri entro cui le suddette Amministrazioni, in sede di recepimento, verificheranno la delimitazione geografica delle previsioni del P.T.C.P. e ne preciseranno i contenuti normativi, coerentemente con gli indirizzi. Tali norme dettano anche, relativamente a specifici sistemi e settori, le finalità che debbono essere perseguite dagli strumenti urbanistici comunali, nonché le modalità ed i comportamenti da seguire. - Direttive e indicazioni aventi efficacia giuridica differita all’atto del loro recepimento ne-gli strumenti urbanistici comunali, e di cui dovrà essere precisato, in sede di tale recepimento o di elaborazioni di nuovi strumenti urbanistici, l’esatto perimetro nel rispetto delle presenti norme. - Prescrizioni aventi efficacia diretta ed immediata ai sensi dell’art. 8.11 L.U.R. 18/83. 4. Nelle aree protette di cui alla L. 394/91, la disciplina definita dai relativi piani, approvati ai sensi della legge medesima, comprese le misure di salvaguardia, prevale sulla disciplina del P.T.P. 4. Nelle aree protette di cui alla L. 394/91, la disciplina definita dai relativi piani, approvati ai sensi della legge medesima, comprese le misure di salvaguardia, prevale sulla disciplina del P.T.C.P. 5. Il P.T.P viene adeguato e reso coerente alla disciplina dei piani di cui all’art. 12 della L. 394/91 nonché dei piani di settore e dei progetti speciali territoriali di cui all’art. 6 della L.U.R. 18/83 e di altre leggi sovra-ordinate con deliberazione del Consiglio Provinciale, da approvarsi entro 90 giorni dalla vigenza dei piani stessi. 5. Il P.T.C.P viene adeguato e reso coerente alla disciplina dei piani di cui all’art. 12 della L. 394/91 nonché dei piani di settore e dei progetti speciali territoriali di cui all’art. 6 della L.U.R. 18/83 e di altre leggi sovra-ordinate con deliberazione del Consiglio Provinciale, da approvarsi entro 90 giorni dalla vigenza dei piani stessi. 6. Per quanto al rapporto del PTP con il vigente Piano Regionale Paesaggistico l’attività sviluppata completa la ricognizione sulle aree e i beni di cui al D. Lgs. 490/99 e L. 431/85, e definisce le principali norme d’intervento sugli oggetti e ambiti interessati. D’intesa con la Regione si procederà a definire la relativa normativa da far valere ad ogni effetto come Piano di Settore in materia. In tale fase le norme relative al sistema e insieme di beni oltre le aree e i beni ambientali del P.R.P., possono essere 6. Per quanto al rapporto del P.T.C.P con il vigente Piano Regionale Paesaggistico l’attività sviluppata completa la ricognizione sulle aree e i beni di cui al D. Lgs. 490/99 e L. 431/85, e definisce le principali norme d’intervento sugli oggetti e ambiti interessati. D’intesa con la Regione si procederà a definire la relativa normativa da far valere ad ogni effetto come Piano di Settore in materia. In tale fase le norme relative al sistema e insieme di beni oltre le aree e i beni ambientali del P.R.P., possono essere PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 8 di 359 COPIA ridefinite per essere eventualmente ricondotte a norme di indirizzo, fissando gli obiettivi da raggiungere contenendo al minimo l’articolazione vincolistica. ridefinite per essere eventualmente ricondotte a norme di indirizzo, fissando gli obiettivi da raggiungere contenendo al minimo l’articolazione vincolistica. 7. Il P.T.P. assume valore dei Piani di tutela nei settori della protezione della natura dell’ambiente delle acque e difesa del suolo e della tutela delle bellezze naturali nonché di Piano di Settore, come individuati dalle vigenti leggi, secondo le procedure di cui al 2° comma dell’articolo 44 della L.R. 11/991. 7. Il P.T.C.P. assume valore dei Piani di tutela nei settori della protezione della natura dell’ambiente delle acque e difesa del suolo e della tutela delle bellezze naturali nonché di Piano di Settore, come individuati dalle vigenti leggi, secondo le procedure di cui al 2° comma 1 dell’articolo 44 della L.R. 11/99 . 7 bis. In tutte le aree e gli oggetti del P.T.C.P. ricompresi nelle Aree sottoposte al P.A.I. e al P.S.D.A. della Regione Abruzzo, gli interventi consentiti, le prescrizioni e le limitazioni d’uso sono quelli previsti da questi strumenti per classi di pericolosità. Le disposizioni normative del P.A.I. e P.S.D.A. prevalgono rispetto al P.T.C.P.. 8. I P.R.G. ed i relativi strumenti di attuazione adottati dopo l’entrata in vigore del P.T.P. devono rispettarne la disciplina nei limiti e condizioni contenuti nel successivo art. 30. I P.R.G. vigenti devono essere adeguati alle previsioni del P.T.P. con varianti allo strumento urbanistico generale comunale, elaborate in conformità alla procedura prevista nella L.U.R. 18/83, che saranno adottate entro 6 mesi dall’entrata in vigore dello stesso P.T.P. A tale disciplina sono sottoposti anche i piani ASI e NSI. In caso di inadempienza da parte dei Comuni, il Presidente della Giunta Provinciale promuove l’adozione dei poteri sostitutivi attraverso la nomina di commissari ad acta, in adempimento di quanto previsto nella L.U.R. n° 18/83, art. 88. La verifica di rispondenza dei piani urbanistici comunali alla disciplina del P.T.P. viene effettuata dalla Provincia in sede di coordinamento e di approvazione dei piani 8. I P.R.G. ed i relativi strumenti di attuazione adottati dopo l’entrata in vigore del P.T.C.P. devono rispettarne la disciplina nei limiti e condizioni contenuti nel successivo art. 30. I P.R.G. vigenti devono essere adeguati alle previsioni del P.T.C.P. con varianti allo strumento urbanistico generale comunale, elaborate in conformità alla procedura prevista nella L.U.R. 18/83, che saranno adottate entro 6 mesi dall’entrata in vigore dello stesso P.T.C.P. A tale disciplina sono sottoposti anche i piani ASI e NSI. In caso di inadempienza da parte dei Comuni, il Presidente della Giunta Provinciale promuove l’adozione dei poteri sostitutivi attraverso la nomina di commissari ad acta, in adempimento di quanto previsto nella L.U.R. n° 18/83, art. 88. La verifica di rispondenza dei piani urbanistici comunali alla disciplina del P.T.C.P. viene effettuata dalla Provincia in sede di coordinamento e di approvazione dei piani 1 Il piano territoriale di cui agli artt. 7 e 8 della L.R. 12 aprile 1983, n. 18 ha valenza di piano territoriale di coordinamento ai sensi e per gli effetti delle vigenti normative. Il piano territoriale di coordinamento provinciale assume valore ed effetti dei piani di tutela nei settori della protezione della natura, dell’ambiente, delle acque e difesa del suolo e della tutela delle bellezze naturali, nonché dei piani di settore di cui all’art. 6 della L.R. 12 aprile 1983, n. 18, a condizione che la definizione delle relative disposizioni avvenga attraverso accordi od intese preventivi tra la provincia e le amministrazioni, anche statali, competenti. In mancanza dell’intesa i predetti piani conservano il valore e gli effetti ad essi assegnati dalla rispettiva normativa nazionale e regionale. Ai sensi dell’articolo 9 della presente legge è disciplinato il procedimento per il reciproco coordinamento nel tempo tra i suddetti piani di settore ed il piano territoriale provinciale. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 9 di 359 COPIA suddetti. suddetti. Strumenti per l'attuazione 9. Eliminato 9. Sono strumenti di attuazione del P.T.P.: - I Piani d’Area, riferiti ad ambiti territoriali complessi sovracomunali o comunque di interesse sovracomunale per i quali si richiede la specificazione della disciplina stabilita dal P.T.P. ed il coordinamento della pianificazione e dei programmi dei soggetti istituzionali indicati all’art. 26 delle presenti norme in riferimento a ciascun ambito. L’ambito di interesse dei Piani d’Area viene indicato nei grafici di P.T.P. in scala 1:75.000. La delimitazione effettiva del territorio sottoposto al piano stesso sarà definita e potrà essere modificata dal Piano d’Area stesso; tale modificazione non costituisce variante al P.T.P. I Piani d’Area sono attuati dai soggetti istituzionali interessati, come sopra individuati, attraverso accordi di programma ai sensi delle vigenti leggi, aventi lo scopo di concordare le modalità di partecipazione, anche economico finanziaria, dei diversi soggetti all'attuazione del Piano. In relazione ai contenuti, alle finalità ed ai caratteri prevalenti si distinguono in: - piani d’area a prevalente matrice insediativainfrastrutturale, riferiti a situazioni urbane complesse, o ad interventi di rilevanza intercomunale sul sistema insediativo e/o infrastrutturale; - piani d’area a prevalente matrice ambientale, riferiti ad aree agricole periurbane e ad aree con marcate valenze naturalistiche e/o ricreative; sono ricompresi in questi anche i progetti di recupero e restauro ambientale delle aree connotate da fenomeni di degrado in atto. - I Progetti guida di Settore, relativi alle competenze specifiche di intervento della Provincia di cui al d.lgs. 267/2000, alla L.U.R. n°18/83 nel testo vigente e da altre specifiche leggi. Gli strumenti di attuazione del P.T.P. sono elaborati su iniziativa diretta dell'Amministrazione Provinciale. Gli strumenti attuativi possono essere elaborati dalla Società, anche mista, costituita, secondo le vigenti procedure in materia, dai Comuni PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 10 di 359 COPIA partecipi dell'Area e dalla Provincia, mirata allo specifico obiettivo della formazione del Piano o del Progetto Guida. Rappresentati con cartografia nella scala 1:10.000, ed eventualmente maggiore, i piani devono comunicare gli elementi non negoziabili, assunti come strutturanti l'attuazione. I piani di Area ed i Progetti guida di Settore sono adottati dal Consiglio Provinciale, sulla base dell’istruttoria effettuata dall'Ufficio del Piano Provinciale e dal Servizio Urbanistico Provinciale. Successivamente all'adozione, i piani sono sottoposti alle osservazioni, secondo le modalità previste dalla L.U.R. 18/83 per il P.T.P., delle Amministrazioni Comunali interessate che possono esprimere integrazioni alle previsioni e prescrizioni dello strumento attuativo. Gli strumenti attuativi vengono definitivamente approvati dal Consiglio Provinciale, che in tale sede può recepire le integrazioni suggerite dai Comuni secondo le modalità previste dalla Legge Regionale per il P.T.P. stesso. 10. I Piani guida d’Area hanno contenuti 10. Eliminato urbanistici e programmatori: fissano le regole di intervento e di riorganizzazione urbanistica e funzionale degli ambiti interessati, in attuazione delle prescrizioni e degli indirizzi fissati dalle presenti Norme di Attuazione; nel contempo definiscono le risorse e le forme di finanziamento attivabili per la realizzazione per gli interventi specifici previsti. 11. Per la definizione di intese per la 11. Eliminato localizzazione e realizzazione di opere e interventi di livello sovracomunale i Comuni e/o gli altri Enti interessati promuovono “AccordiConferenze di pianificazione” da stipulare ai sensi e per gli effetti dell’articolo 15 della legge 241/90 e successive modifiche e integrazioni. Particolare utilizzazione di tale Istituto è quella relativa alla localizzazione dei servizi e attrezzature nelle “Polarità” e “Sistemi multipolari” del P.T.P. e per la definizione delle caratteristiche generali degli insediamenti e dei servizi nelle “Unità insediative”. Gli AccordiConferenze di pianificazione, promossi dai Comuni ed Enti interessati sono coordinati dalla Provincia che fornisce il supporto tecnico PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 11 di 359 COPIA conoscitivo del SIT e possono portare anche alla definizione di specifici “Accordi di Programma” per l’attuazione delle opere e degli interventi. Gli stessi sono definiti sulla base e con riferimento agli indirizzi generali del P.T.P. da rappresentanti indicati nominalmente dagli Enti interessati. L’Accordo va concluso con deliberazione degli Organi, competenti in materia, delle Amministrazioni partecipanti. I suddetti Accordi sono parte integrante e sostanziale degli strumenti di pianificazione e programmazione ai vari livelli. Art. 1 Bis Strumenti per l’attuazione 1. Per l’attuazione dei propri interventi il P.T.C.P. si affida al metodo processuale. Esso evolve continuamente attraverso un’attività permanente di aggiornamento, approfondimento, verifica e adeguamento che coinvolge tutti i soggetti e attori della pianificazione, e da cui possono derivare varianti parziali o generali e una pluralità di strumenti di concertazione. 2. Il presente Piano si attua mediante: - gli strumenti di pianificazione comunale previsti dalla vigente legislazione; - ogni altro strumento di pianificazione, di attuazione della pianificazione, e di programmazione provinciale e sub-provinciale previsto dalla vigente legislazione. 3. Laddove la disciplina del P.T.C.P. comporta l’armonizzazione di interventi riferiti a sistemi territoriali complessi sovra-comunali, il Piano d’area costituisce lo strumento in grado di favorire il coordinamento e la concertazione di soggetti diversi per definire scelte, previsioni e interventi che poi saranno attuati da ciascun soggetto secondo gli ordinari strumenti di pianificazione o attraverso la formalizzazione di specifici Accordi e Contratti. 4. I Piani d’Area sono strumenti di specificazione della disciplina stabilita dal P.T.C.P. cui è delegato il coordinamento della pianificazione e dei programmi dei soggetti istituzionali indicati all’art. 26 delle presenti norme in riferimento a ciascun sistema territoriale complesso. L’ambito di interesse dei Piani d’Area viene indicato nei grafici di P.T.C.P. in scala PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 12 di 359 COPIA 1:75.000. La delimitazione effettiva del territorio sottoposto al piano stesso sarà definita e potrà essere modificata dal Piano d’Area stesso; tale modificazione non costituisce variante al P.T.C.P.. I Piani d’Area sono attuati dai soggetti istituzionali interessati, come sopra individuati, attraverso accordi di programma ai sensi delle vigenti leggi, aventi lo scopo di concordare le modalità di partecipazione, anche economicofinanziaria, dei diversi soggetti all'attuazione del Piano. In relazione ai contenuti, alle finalità ed ai caratteri prevalenti si distinguono in: - Piani d’area a prevalente matrice insediativainfrastrutturale, riferiti a situazioni urbane complesse, o a interventi di rilevanza intercomunale sul sistema insediativo e/o infrastrutturale; - Piani d’area a prevalente matrice ambientale, riferiti ad aree agricole peri-urbane e ad aree con marcate valenze naturalistiche e/o ricreative; sono ricompresi in questi anche i progetti di recupero e restauro ambientale delle aree connotate da fenomeni di degrado in atto. - i Progetti guida di Settore, relativi alle competenze specifiche di intervento della Provincia di cui al d.lgs. 267/2000, alla L.U.R. n° 18/83 nel testo vigente e da altre specifiche leggi. 5. Sono altresì strumenti di attuazione del P.T.C.P. i Contratti di Fiume e i Contratti di Paesaggio. I Contratti di Fiume sono finalizzati alla riqualificazione dei bacini idrografici. Essi sono strumenti di programmazione negoziata volti alla realizzazione di scenari di sviluppo durevole sottesi a processi di riqualificazione paesistico-ambientale e alla riduzione del rischio idrogeologico. I Contratti di Fiume devono interessare i territori di più comuni appartenenti al medesimo bacino nel rispetto dell’areale minimo della Sezione Idrografica come individuata nel Piano di Tutela delle Acque della Regione Abruzzo. Essi implicano la sottoscrizione di un accordo che permette di adottare un sistema di regole in cui i criteri di utilità pubblica, rendimento economico, valore sociale e sostenibilità ambientale intervengono in modo prioritario nella ricerca di soluzioni efficaci. Lo scenario strategico costruito PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 13 di 359 COPIA all'interno del Contratto di Fiume trova la sua definizione attraverso la redazione di un Piano d'Area (di cui al precedente comma 4.) o di un Piano di Miglioramento Fluviale. I Contratti di Paesaggio sono finalizzati alla riqualificazione dei paesaggi insediati e dei paesaggi rurali e montani al fine di evitarne le trasformazioni incongrue e di valorizzarne i caratteri identitari. Sono strumenti di programmazione negoziata nei quali si individuano in maniera concertata obiettivi di sviluppo territoriale paesaggisticamente sostenibile attraverso il coinvolgimento degli attori economici, sociali ed istituzionali presenti sul territorio di una o più unità insediative di cui all’art.15 , con la condivisione degli impegni da parte di tutti i soggetti coinvolti, pubblici e privati. 6. Nelle procedure negoziali previste in sede di attuazione dei Piani d’Area, dei Contratti di Fiume, dei Contratti di Paesaggio ,dei Progetti Strategici di cui al successivo comma 8. , e di ogni altro percorso adottato in sede di copianificazione, la Provincia e i Comuni possono promuovere accordi territoriali per concordare obiettivi e scelte strategiche comuni, ovvero per coordinare l’attuazione delle previsioni dei piani urbanistici, in ragione sia della sostanziale omogeneità delle caratteristiche e del valore naturale, ambientale e paesaggistico dei territori comunali, sia della stretta integrazione e interdipendenza degli assetti insediativi, economici e sociali. Nella definizione di tali accordi, la Provincia può favorire l’applicazione di criteri di perequazione territoriale con cui pervenire alle soluzioni funzionali e ambientali più efficaci sotto il profilo della sostenibilità, garantendo l’equità della distribuzione degli effetti economici tra le comunità direttamente coinvolte. Nel rispetto delle prescrizioni del P.T.C.P. i Comuni possono stipulare contratti con soggetti privati per assumere nella pianificazione proposte di progetti e iniziative di rilevante interesse per la comunità locale. Tali contratti costituiranno parte integrante degli strumenti di pianificazione a cui accedono e sono soggetti alle stesse forme di pubblicità e di partecipazione e al medesimo iter di approvazione. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 14 di 359 COPIA 7. Gli strumenti di attuazione del P.T.C.P. sono elaborati su iniziativa diretta della Provincia. Gli strumenti attuativi possono essere elaborati dalla Società, anche mista, costituita, secondo le vigenti procedure in materia, dai Comuni partecipi dell'Area e dalla Provincia, mirata allo specifico obiettivo della formazione del Piano o del Progetto Guida. Rappresentati con cartografia nella scala 1:10.000, ed eventualmente maggiore, i piani devono comunicare gli elementi non negoziabili, assunti come strutturanti l'attuazione. I piani di Area e i Progetti guida di Settore sono adottati dal Consiglio Provinciale, sulla base dell’istruttoria effettuata dall'Ufficio del Piano Provinciale e dal Servizio Urbanistico Provinciale. Successivamente all'adozione i piani sono sottoposti alle osservazioni, secondo le modalità previste dalla L.U.R. 18/83 per il P.T.C.P., delle Amministrazioni Comunali interessate che possono esprimere integrazioni alle previsioni e prescrizioni dello strumento attuativo. Gli strumenti attuativi vengono definitivamente approvati dal Consiglio Provinciale, che in tale sede può recepire le integrazioni suggerite dai Comuni secondo le modalità previste dalla Legge Regionale per il P.T.C.P. stesso. 8. Qualora le politiche di intervento del P.T.C.P. comportino il perseguimento di obiettivi di particolare rilevanza e il coinvolgimento di più Sistemi territoriali, è previsto il ricorso a Progetti Strategici, che hanno l’obiettivo di rafforzare il ruolo assunto dal territorio provinciale con riferimento ad alcune visioni di medio e lungo periodo che sono in grado di orientare le scelte e gli investimenti di soggetti pubblici e privati. Nella sua prima fase di attuazione il P.T.C.P. ha individuato i seguenti progetti strategici: - Città della costa, dove il miglioramento dell’accessibilità e della mobilità sostenibile costituirà l’occasione per innovare le reti infrastrutturali, riqualificare il paesaggio e migliorare la competitività urbana; - Produzione e sviluppo, in cui la specializzazione delle attività economiche potrà essere perseguita grazie al potenziamento delle dotazioni territoriali e dalla razionalizzazione PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 15 di 359 COPIA delle scelte insediative; - Rete ecologica e paesaggio, con interventi finalizzati al potenziamento delle reti ecologiche, alla messa in sicurezza del territorio, alla realizzazione di progetti di valorizzazione paesaggistica e di compensazione ambientale; - Turismi, che punta a conseguire il potenziamento del settore attraverso una diversificazione dell’offerta, l’integrazione dei circuiti e la destagionalizzazione dei flussi turistici; - Una nuova agricoltura, con misure che associano il rafforzamento del sistema agroalimentare alla messa in rete delle imprese agricole moderne e al potenziamento della offerta infrastrutturale; - Dotazioni territoriali e gestioni dei servizi, mirando a potenziare la rete infrastrutturale secondaria trasversale (di collegamento tra la costa e l’interno) e a consolidare il telaio delle accessibilità territoriali. 9. Anche con riferimento a quanto previsto dai due commi precedenti, le modalità attuative contemplate dal P.T.C.P. puntano a favorire la partecipazione al processo di pianificazione secondo un modello di concertazione e di dialogo che vengono promossi grazie alla istituzione di Conferenze di pianificazione, cui partecipano di norma i Comuni e gli Enti Gestori delle Aree Regionali Protette di un ambito territoriale complesso. 10. I Piani guida d’Area hanno contenuti urbanistici e programmatori: fissano le regole di intervento e di riorganizzazione urbanistica e funzionale dei Sistemi interessati, in attuazione delle prescrizioni e degli indirizzi fissati dalle presenti Norme di Attuazione; nel contempo definiscono le risorse e le forme di finanziamento attivabili per la realizzazione per gli interventi specifici previsti. 11. Per la definizione di intese per la localizzazione e la realizzazione di opere e interventi di livello sovra-comunale i Comuni e/o gli altri Enti interessati convocano specifiche “Conferenze di pianificazione” allo scopo di stipulare Accordi di Pianificazione ai sensi e per gli effetti dell’articolo 15 della legge PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 16 di 359 COPIA 241/90 e successive modifiche e integrazioni. È obbligatoria l’utilizzazione di tale Istituto è quella relativa alla localizzazione dei servizi e attrezzature nelle “Polarità” e “Sistemi multipolari” del P.T.C.P. e per la definizione delle caratteristiche generali degli insediamenti e dei servizi di rango superiore. Tali Conferenze di pianificazione sono coordinate dalla Provincia che fornisce il supporto tecnico conoscitivo del SIT e possono portare anche alla definizione di specifici “Accordi di Programma” per l’attuazione delle opere e degli interventi. Gli stessi sono definiti sulla base e con riferimento agli indirizzi generali del P.T.C.P. da rappresentanti indicati nominalmente dagli Enti interessati. L’Accordo va concluso con deliberazione degli Organi, competenti in materia, delle Amministrazioni partecipanti. I suddetti Accordi sono parte integrante e sostanziale degli strumenti di pianificazione e programmazione ai vari livelli. Art. 2 Approvazione, durata e modalità di Art. 2 Approvazione, durata e modalità di revisione del P.T.P. e dei programmi revisione del P.T.P. e dei programmi pluriennali. pluriennali. 1. La Provincia adotta, con deliberazione consiliare, programmi pluriennali ,in relazione alla durata del mandato amministrativo, per l’attuazione del P.T.P., con riferimento alle previsioni e agli obiettivi del programma regionale di sviluppo. I programmi di attuazione temporalizzati vanno redatti con riferimento al tempo del mandato amministrativo, con indicazione delle implicazioni nella programmazione del successivo ciclo amministrativo. Nei sessanta giorni successivi alla pubblicazione dei programmi i Comuni possono inviare alla Provincia osservazioni e proposte. Dopo l’esame e la valutazione delle osservazioni il programma viene definitivamente approvato dal Consiglio Provinciale. 1. La Provincia adotta, con deliberazione consiliare, programmi pluriennali ,in relazione alla durata del mandato amministrativo, per l’attuazione del P.T.C.P., con riferimento alle previsioni e agli obiettivi del programma regionale di sviluppo. I programmi di attuazione temporalizzati vanno redatti con riferimento al tempo del mandato amministrativo, con indicazione delle implicazioni nella programmazione del successivo ciclo amministrativo. Nei sessanta giorni successivi alla pubblicazione dei programmi i Comuni possono inviare alla Provincia osservazioni e proposte. Dopo l’esame e la valutazione delle osservazioni il programma viene definitivamente approvato dal Consiglio Provinciale. 2. Con scadenza pari a quella di cui al 2. Non modificato precedente 1° comma, a partire dalla data di approvazione del Piano Territoriale, la Provincia adotta un documento di verifica dell’attuazione del piano stesso. Il documento PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 17 di 359 COPIA segue quindi la procedura di cui ai commi 2, 3, 4, 5 dell’art.8 della L.U.R. 18/83. La Provincia apporta le modifiche conseguenti al Piano Territoriale con le procedure stabilite dalla vigente legislazione regionale. 2bis. La Provincia valuta la compatibilità dei propri atti, di quelli degli enti locali o di altri enti rispetto al P.T.C.P. accertando l’idoneità dell’atto ad assicurare il conseguimento degli obiettivi fissati nel piano, salvaguardandone i limiti di sostenibilità previsti. 3. Sulla base delle verifiche sullo stato di attuazione delle previsioni del P.T.P., effettuate attraverso l’attività dell’Ufficio del Piano e del Sistema Informativo Territoriale e previa valutazione dello stato delle modificazioni del sistema delle conoscenze ambientali e territoriali e dell’efficienza delle prescrizioni e gli indirizzi del P.T.P., in ordine ad aspetti particolari quali: - salvaguardia dei valori naturalistici, paesistici, archeologici, storici, difesa del suolo, tutela e valorizzazione dell'ambiente e prevenzione delle calamità, tutela e valorizzazione delle risorse idriche ed energetiche, tutela del preminente interesse agricolo; - localizzazione di aree e attuazione di opere e interventi previsti in particolari settori quali quelli artigianali-industriali, commerciali e turistico-ricettivi; - localizzazione e realizzazione di servizi e attrezzature previsti dal P.T.P.; - potenziamento e integrazione delle reti di trasporto pubblico e privato; la Provincia, se necessario, promuove specifiche integrazioni e/o varianti al P.T.P. procedendo anche, in conformità delle indicazioni contenute dall’articolo 8.12 della L.U.R. 18/83 nel testo vigente, attraverso la redazione di Piani o Progetti di Settore di iniziativa pubblica e privata, ovvero mediante l’introduzione di specifica disciplina esecutiva. Per l’efficienza in ordine alla realizzazione degli interventi la Provincia, comunque, come previsto dalla vigente legislazione, in collaborazione con i Comuni e sulla base di programmi, promuove e coordina attività nonché realizza opere di rilevante interesse provinciale sia nel settore economico, PROVINCIA DI TERAMO 3. Sulla base delle verifiche sullo stato di attuazione delle previsioni del P.T.C.P., effettuate attraverso l’attività dell’Ufficio del Piano e del Sistema Informativo Territoriale e previa valutazione dello stato delle modificazioni del sistema delle conoscenze ambientali e territoriali e dell’efficienza delle prescrizioni e gli indirizzi del P.T.C.P., in ordine ad aspetti particolari quali: - salvaguardia dei valori naturalistici, paesistici, archeologici, storici, difesa del suolo, tutela e valorizzazione dell'ambiente e prevenzione delle calamità, tutela e valorizzazione delle risorse idriche ed energetiche, tutela del preminente interesse agricolo; - localizzazione di aree e attuazione di opere e interventi previsti in particolari settori quali quelli artigianali-industriali, commerciali e turistico-ricettivi; - localizzazione e realizzazione di servizi e attrezzature previsti dal P.T.C.P.; - potenziamento e integrazione delle reti di trasporto pubblico e privato; la Provincia, se necessario, promuove specifiche integrazioni e/o varianti al P.T.C.P. procedendo anche, in conformità delle indicazioni contenute dall’articolo 8.12 della L.U.R. 18/83 nel testo vigente, attraverso la redazione di Piani o Progetti di Settore di iniziativa pubblica e privata, ovvero mediante l’introduzione di specifica disciplina esecutiva. Per l’efficienza in ordine alla realizzazione degli interventi la Provincia, comunque, come previsto dalla vigente legislazione, in collaborazione con i Comuni e sulla base di programmi, promuove e coordina attività nonché realizza opere di rilevante interesse provinciale sia nel settore economico, Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 18 di 359 COPIA produttivo, commerciale e turistico, sia in quello sociale, culturale e sportivo. La gestione di tali attività ed opere avviene attraverso le forme previste dalla leggi vigenti per la gestione dei servizi pubblici. produttivo, commerciale e turistico, sia in quello sociale, culturale e sportivo. La gestione di tali attività ed opere avviene attraverso le forme previste dalla leggi vigenti per la gestione dei servizi pubblici. Art. 3 Strutture e strumenti tecnico- Art. 3 Strutture e strumenti tecnicoamministrativi per la gestione del Piano. amministrativi per la gestione del Piano. 1. Ai fini della formazione, della gestione e 1. Ai fini della formazione, della gestione e della della revisione periodica del P.T.P., con revisione periodica del P.T.C.P., con particolare particolare riferimento al coordinamento delle riferimento al coordinamento delle attività attività proprie e di quelle dei Comuni, è proprie e di quelle dei Comuni, è istituito un istituito un apposito Ufficio Provinciale di apposito Ufficio Provinciale di Piano. Piano. L’Ufficio di Piano: L’Ufficio di Piano: a) cura le attività di rilevazione, elaborazione a) cura le attività di rilevazione, elaborazione delle conoscenze, osservazione delle delle conoscenze, osservazione delle dinamiche dinamiche delle trasformazioni territoriali, da delle trasformazioni territoriali, da accertare accertare attraverso l’apposito Sistema attraverso l’apposito Sistema Informativo Informativo Territoriale, di cui curerà Territoriale, di cui curerà l'aggiornamento nel l'aggiornamento nel tempo; tempo; b) emana direttive ai Comuni ed agli Enti, b) emana direttive ai Comuni e agli Enti, finalizzate alla raccolta catalogata e tematica finalizzate alla raccolta catalogata e tematica dei dei contenuti degli strumenti urbanistici contenuti degli strumenti urbanistici comunali, comunali, dei programmi di opere pubbliche, dei programmi di opere pubbliche, di progetti di di progetti di ruolo urbano e territoriale, di ruolo urbano e territoriale, di iniziativa comunale, iniziativa comunale, o di iniziativa degli Enti o di iniziativa degli Enti funzionali; funzionali; c) promuove rilevazioni campionarie tematizzate, c) può promuovere rilevazioni campionarie concernenti specifiche conoscenze, incisive tematizzate, concernenti specifiche nell'esercizio delle funzioni amministrative di conoscenze, incisive nell'esercizio delle competenza provinciale; funzioni amministrative di competenza d) cura la comunicazione della conoscenza acquisita ai Comuni, alle Comunità Montane, alla provinciale; d) cura la comunicazione della conoscenza Regione, agli Enti funzionali, così da assicurare acquisita ai Comuni, alle Comunità Montane, un’adeguata informazione e partecipazione alla alla Regione, agli Enti funzionali, così da gestione del P.T.C.P; promuove altresì il coordinamento assicurare un’adeguata informazione e e) metodologico concernente la formazione dei partecipazione alla gestione del P.T.P; e) promuove altresì il coordinamento piani urbanistici comunali, finalizzato al loro metodologico concernente la formazione dei adeguamento alle disposizioni del P.T.C.P., e teso alla definizione di un linguaggio unitario piani urbanistici comunali, finalizzato al loro adeguamento alle disposizioni del P.T.P., teso attraverso cui si predispongano le scelte aventi alla definizione di un unitario linguaggio incidenza nella tutela e nell'uso con riferimento ai attraverso cui si predispongano le scelte aventi seguenti aspetti: incidenza nella tutela e nell'uso, facente riferimento ai seguenti aspetti: - Modalità di tutela ed uso; unità di suolo di - Modalità di tutela ed uso; unità di suolo di riferimento; categorie di uso antropico; riferimento; categorie di uso antropico; categorie categorie di intervento; procedimento di di intervento; procedimento di attuazione del PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 19 di 359 COPIA attuazione del piano; natura dell'atto amministrativo conseguente; oneri correlati o meno; rappresentazione prestazionale ed amministrativa della descrizioneinterpretazione dello stato di fatto; rappresentazione prestazionale ed amministrativa delle scelte di piano urbanistico comunale. - La conservazione; la modificazione degli attuali modi di uso urbani per nuovi usi urbani; la trasformazione d'uso, dall'uso agro-silvopascolivo ad uso insediativo. Le suddette configurano le prioritarie modalità di tutela ed uso assunte nel piano urbanistico comunale. - La perimetrazione di unità di suolo, dedotta dall'articolazione in ambito, sottosistema, nucleo urbano, distretto, zona e subzona di piano. - Gli usi del suolo, facenti riferimento all'uso urbano, periurbano ed extra urbano. Agli usi suddetti va ricondotta la classificazione di cui al D.M. 1444/68, concernente lo stato di fatto, nonché le scelte d'uso proposte nel piano urbanistico comunale. - Le categorie di intervento facenti riferimento: alla manutenzione ordinaria e straordinaria, al restauro o risanamento conservativo, alla ristrutturazione edilizia parziale ed integrale, come espressione della modalità di uso e tutela volta alla conservazione, pur in presenza di modificazioni di destinazioni funzionali. La ristrutturazione urbanistica e la riqualificazione urbana, facenti riferimento alla modalità di tutela ed uso volta alla modificazione. Le espansioni insediative, con le morfologie e funzioni correlate, espressione della modalità di tutela ed uso volta alla trasformazione. Il procedimento attuativo del piano urbanistico comunale si articola in differito (piano particolareggiato o equivalente, lottizzazione di suolo in unità fabbricabili); o diretto (concessione convenzionata, concessione semplice onerosa; autorizzazione; denuncia asseverata). piano; natura dell'atto amministrativo conseguente; oneri correlati o meno; rappresentazione prestazionale ed amministrativa della descrizione-interpretazione dello stato di fatto; rappresentazione prestazionale ed amministrativa delle scelte di piano urbanistico comunale; Con riferimento ai principi generali della vigente legge urbanistica (nazionale e regionale), in ordine alle forme di attuazione del Piano urbanistico comunale vale quanto segue: “qualora attuato attraverso intervento Con riferimento ai principi generali della vigente legge urbanistica (nazionale e regionale), e in ordine alle forme di attuazione del Piano urbanistico comunale, vale quanto segue: “qualora attuato attraverso intervento privato, la PROVINCIA DI TERAMO - La conservazione o modificazione degli attuali modi di uso urbani per nuovi usi urbani, ovvero trasformazione dall'uso agricolo o silvo-pascolivo a quello insediativo. Le suddette categorie di intervento configurano le modalità prioritarie di tutela ed uso assunte nel piano urbanistico comunale; - La perimetrazione di unità di suolo dedotte dall'articolazione in ambiti, sottosistemi, nuclei urbani, distretti, zone e sub-zone di piano; - Gli usi del suolo, facenti riferimento all'uso urbano, periurbano ed extra urbano. Agli usi suddetti va ricondotta la classificazione di cui al D.M. 1444/68 concernente lo stato di fatto, nonché le scelte d'uso proposte nel piano urbanistico comunale; - Le categorie di intervento facenti riferimento alla manutenzione ordinaria e straordinaria, al restauro o risanamento conservativo, alla ristrutturazione edilizia parziale ed integrale come espressione della modalità di uso e tutela volta alla conservazione, pur in presenza di modificazioni di destinazioni funzionali; alla ristrutturazione urbanistica e alla riqualificazione urbana, facenti riferimento alla modalità di tutela ed uso volta alla modificazione; alle espansioni insediative, con le morfologie e funzioni correlate, come espressione della modalità di tutela ed uso volta alla trasformazione. Il procedimento attuativo del piano urbanistico comunale si articola in modalità d’intervento dirette (concessione convenzionata, concessione semplice onerosa; autorizzazione; denuncia asseverata) o differite (piano particolareggiato o equivalente, lottizzazione di suolo in unità fabbricabili). Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 20 di 359 COPIA privato, la socializzazione del suolo per gli usi pubblici va posta tra i costi del procedimento attuativo, a carico degli specifici attuatori, assumendosi che: - gli spazi minimi integranti gli usi funzionali, prescritti nel piano urbanistico comunale, sono totalmente a carico dei soggetti attuatori, attraverso cessione di aree ed assunzione di costi effettivi di produzione; - gli oneri di urbanizzazione di concessione sono volti alla produzione di beni pubblici di rango comunale; - il plusvalore conseguente alla destinazione d'uso in aree di modificazione o trasformazione formulata nel piano urbanistico comunale deve ritornare al pubblico attraverso cessione di aree e/o produzione di beni di interesse pubblico previsti nel piano”. PROVINCIA DI TERAMO socializzazione del suolo per gli usi pubblici va posta tra i costi del procedimento attuativo, a carico degli specifici attuatori, assumendosi che: - gli spazi minimi integranti gli usi funzionali, prescritti nel piano urbanistico comunale, sono totalmente a carico dei soggetti attuatori, attraverso cessione di aree ed assunzione di costi effettivi di produzione; - gli oneri di urbanizzazione di concessione sono volti alla produzione di beni pubblici di rango comunale; - il plusvalore conseguente alla destinazione d'uso in aree di modificazione o trasformazione formulata nel piano urbanistico comunale deve ritornare al pubblico attraverso cessione di aree e/o produzione di beni di interesse pubblico previsti nel piano”. Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 21 di 359 COPIA Titolo II Articolazione Piano Capo I Sistema delle culturali territoriale risorse Titolo II del Articolazione Piano ambientali Capo I e Sistema delle culturali territoriale risorse del ambientali e Art. 4 Unità ambientali. Art. 4 Unità ambientali. 1. Sono componenti del sistema ambientale e 1. Non modificato culturale le UNITÀ AMBIENTALI individuate dal P.T.P. come “ambiti morfologici omogenei” e riportate nella relativa tavola in scala 1:75.000, nonché le aree, gli ambiti ed i beni puntuali individuati nelle tavole in scala 1:25.000 e disciplinati dagli articoli del presente Titolo. 2. Il P.T.P., per ciascuna unità ambientale, individua con apposite schede, i seguenti caratteri: - descrizione; - approfondimenti analitici da sviluppare in sede di strumentazione attuativa del P.T.P. e di redazione dei P.R.G.; - funzioni svolte ed obiettivi da perseguire; - direttive alla pianificazione di settore ed alla programmazione di Enti ed Amministrazioni; - direttive alla pianificazione generale di livello comunale e sovracomunale. Le Unità ambientali vengono altresì esaminate e dettagliate in ragione di “tipi di paesaggio” per i quali, per i principali tipi, si forniscono: descrizione, caratteri e indirizzi specifici. 2. Il P.T.C.P., per ciascuna unità ambientale, individua con apposite schede, i seguenti caratteri: - descrizione; - approfondimenti analitici da sviluppare in sede di strumentazione attuativa del P.T.C.P. e di redazione dei P.R.G.; - funzioni svolte ed obiettivi da perseguire; - direttive alla pianificazione di settore ed alla programmazione di Enti ed Amministrazioni; - direttive alla pianificazione generale di livello comunale e sovracomunale. Le Unità ambientali vengono altresì esaminate e dettagliate in ragione di “tipi di paesaggio” per i quali, per i principali tipi, si forniscono: descrizione, caratteri e indirizzi specifici. Art. 5 Aree ed oggetti di interesse biologico. Art. 5 Aree ed oggetti di interesse biologico. 1. Nelle planimetrie 1:25.000 sono individuate, attraverso unica perimetrazione, le diverse unità di suolo, le aree e gli oggetti di interesse bioecologico. Le aree e gli oggetti sono ricondotti alle seguenti categorie: - aree di tutela della costa e dell’arenile; - boschi ed aree boscate; - aree ripariali e zone umide; - biotopi; -unità geomorfologiche e formazioni geologiche PROVINCIA DI TERAMO 1. Non modificato Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 22 di 359 COPIA (geotopi). All’interno del suddetto perimetro sono ricomprese anche le aree A1 del vigente P.R.P. 2. Le prescrizioni del presente articolo hanno 2. Non modificato efficacia diretta; i Comuni in sede di formazione degli strumenti urbanistici sulla base di analisi approfondite devono: - individuare, sulla base delle indicazioni dei successivi commi, nonché con riferimento a direttive e/o indicazioni di livello comunitario, nazionale, regionale e provinciale, le singole aree ed oggetti di cui al comma 1; - precisare le norme di tutela, d’uso e di intervento, nel rispetto delle seguenti prescrizioni, generali e specifiche, relative a ciascuna categoria. 3. Al fine della conservazione dei caratteri 3. Non modificato strutturanti naturali, non sono ammesse trasformazioni dello stato di fatto dei luoghi se non finalizzate al risanamento e restauro ambientale, alla difesa idrogeologica, alla salvaguardia e corretto uso delle risorse e dei valori biologici, ambientali e paesaggistici; viene, quindi, escluso l'intervento dedotto da modalità di tutela ed uso comportante trasformazione insediativa. Fermo restando il rispetto delle limitazioni d’uso e d’intervento previste dal vigente P.R.P., gli interventi attivi di riqualificazione ambientale da prevedere sono riportati nei successivi commi e nelle schede delle unità ambientali. Si ritengono compatibili gli interventi finalizzati alla conservazione con valorizzazione dei biotopi, comportanti l'uso ricreativo e scientifico culturale. 4. Nelle aree di cui al presente articolo la 4. Non modificato realizzazione di linee di comunicazione (viaria, ferroviaria), di impianti a rete o puntuali per l’approvvigionamento idrico e per lo smaltimento dei rifiuti, di sistemi tecnologici per il trasporto dell’energia e delle materie prime, è subordinata alla loro previsione mediante strumenti di pianificazione e programmazione nazionali, regionali o provinciali e di altri enti locali, ed in ogni caso alle condizioni e nei limiti derivanti dal rispetto di quanto disposto al presente articolo. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 23 di 359 COPIA 5. Nelle aree di tutela della costa e dell’arenile dovranno essere prioritariamente previsti: - la salvaguardia degli impianti (boschi, pinete, ecc.) e degli equipaggiamenti (alberature lungo cigli stradali e fossi, filari, ecc.) vegetazionali esistenti; - interventi di recupero naturalistico e di rinaturalizzazione mediante opere di ricostruzione del manto vegetale costiero e dei boschi retrostanti; - interventi di difesa dai fenomeni erosivi e di ingressione marina effettuati mediante restauro e/o ricostituzione ove possibile dell’apparato morfologico e vegetazionale dei cordoni dunali e ripascimento artificiale protetto delle spiagge; - delocalizzazione di impianti, strutture ed edifici prossimi alla fascia dell’arenile, presenti nei tratti di costa non ancora urbanizzati. Saranno, inoltre, ammessi soltanto: - l’uso balneare per la fascia dell’arenile, regolamentato da appositi piani attuativi di utilizzazione e definizione delle attività balneari e nautiche (piani spiaggia). All’interno di detta area, e comunque entro la fascia ricompresa tra la battigia e la prima strada ad essa parallela, deve essere promosso il trasferimento in aree limitrofe degli impianti richiedenti strutture edilizie stabili o prescritto il loro accorpamento mediante interventi di ristrutturazione, demolizione e ricostruzione senza aumento dei volumi preesistenti; le nuove attrezzature di servizio alla balneazione dovranno essere realizzate unicamente con elementi amovibili e/o precari e comunque a distanza non inferiore a ml. 100 dagli sbocchi a mare di corsi d’acqua e di scarichi di reflui. Pontili di limitate dimensioni e con sporgenza complessiva in acqua inferiore a ml. 100 potranno essere realizzati a condizione che venga garantita la non alterazione del regime delle correnti e del trasporto solido netto lungo riva; - l’uso turistico-ricreativo all’esterno della fascia dell’arenile, mediante la realizzazione di accessi e percorsi unicamente pedonali e/o ciclabili che non comportino alterazioni dei suoli, spazi di sosta pedonale, zone alberate e radure destinabili ad attività del tempo libero, pinete costiere, parchi ed aree a verde con attrezzature amovibili e/o precarie con l’esclusione di impianti sportivi e di spettacolo specialistici o a grosso concorso di pubblico, PROVINCIA DI TERAMO 5. Nelle aree di tutela della costa e dell’arenile dovranno essere prioritariamente previsti: - la salvaguardia degli impianti (boschi, pinete, ecc.) e degli equipaggiamenti vegetazionali esistenti (alberature lungo cigli stradali e fossi, filari, ecc.); - interventi di recupero naturalistico e di rinaturalizzazione mediante opere di ricostruzione del manto vegetale costiero e dei boschi retrostanti; - interventi di difesa dai fenomeni erosivi e di ingressione marina effettuati mediante restauro e/o ricostituzione ove possibile dell’apparato morfologico e vegetazionale dei cordoni dunali e ripascimento artificiale protetto delle spiagge; - delocalizzazione di impianti, strutture ed edifici prossimi alla fascia dell’arenile, presenti nei tratti di costa non ancora urbanizzati. Saranno, inoltre, ammessi soltanto: - l’uso balneare per la fascia dell’arenile, regolamentato da appositi piani attuativi di utilizzazione e definizione delle attività balneari e nautiche (piani spiaggia). All’interno di detta area, e comunque entro la fascia ricompresa tra la battigia e la prima strada ad essa parallela, deve essere promosso il trasferimento in aree limitrofe degli impianti richiedenti strutture edilizie stabili o prescritto il loro accorpamento mediante interventi di ristrutturazione, demolizione e ricostruzione senza aumento dei volumi preesistenti; le nuove attrezzature di servizio alla balneazione dovranno essere realizzate unicamente con elementi amovibili e/o precari e comunque a distanza non inferiore a ml. 100 dagli sbocchi a mare di corsi d’acqua e di scarichi di reflui. Pontili di limitate dimensioni e con sporgenza complessiva in acqua inferiore a ml. 100 potranno essere realizzati a condizione che venga garantita la non alterazione del regime delle correnti e del trasporto solido netto lungo riva; - l’uso turistico-ricreativo all’esterno della fascia dell’arenile, mediante la realizzazione di accessi e percorsi unicamente pedonali e/o ciclabili che non comportino alterazioni dei suoli, spazi di sosta pedonale, zone alberate e radure destinabili ad attività del tempo libero, pinete costiere, parchi ed aree a verde con attrezzature amovibili e/o precarie con l’esclusione di impianti sportivi e di spettacolo Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 24 di 359 COPIA ristrutturazione dei fabbricati esistenti senza aumento della cubatura e della superficie di sedime purché vincolati ad usi a servizio dell’attività balneare e ricreativa (spogliatoi, punti di ristoro, servizi igienici); - l’uso turistico ricettivo, limitatamente alle attrezzature ricettive all’aria aperta (campeggi) esistenti alla data di adozione del presente P.T.P., senza aumento delle relative superfici di pertinenza; servizi ed attrezzature dovranno essere realizzati con elementi amovibili e/o precari e distare non meno di ml. 100 dalla linea di battigia; - l’uso agricolo, limitatamente all’ordinaria utilizzazione dei suoli, esclusa la realizzazione di nuove residenze. Per quanto riguarda le pinete costiere esistenti e di nuovo impianto, dovranno essere previste specifiche normative d’uso che ne regolamentino l’accessibilità individuando attraversamenti e spazi di sosta pedonali debitamente protetti, gli ambiti di accessibilità regolamentata e gli ambiti di totale chiusura. Negli interventi dovrà essere evitata la formazione di infrastrutture fuori terra con giacitura parallela alla costa e dovranno essere garantiti un coefficiente di permeabilizzazione dei suoli non inferiore al 90% della superficie territoriale ed una densità arborea minima pari a 80 alberi/ha. Nelle aree di tutela della costa e dell’arenile gli interventi saranno attuati mediante piani attuativi di utilizzazione o Piani guida d’Area. In assenza di detti piani potranno attuarsi solo interventi di difesa dai fenomeni erosivi e di ingressione marina, interventi di conservazione e tutela degli impianti vegetazionali esistenti, interventi volti all’utilizzazione agricola dei terreni nei limiti attuali di superficie di coltura e senza alterare i caratteri del suolo. Gli edifici, gli impianti e gli stabilimenti esistenti potranno subire solo interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria e di adeguamento igienicofunzionale. specialistici o a grosso concorso di pubblico, ristrutturazione dei fabbricati esistenti senza aumento della cubatura e della superficie di sedime purché vincolati ad usi a servizio dell’attività balneare e ricreativa (spogliatoi, punti di ristoro, servizi igienici); - l’uso turistico ricettivo, limitatamente alle attrezzature ricettive all’aria aperta (campeggi) esistenti alla data di adozione del presente P.T.C.P., senza aumento delle relative superfici di pertinenza; servizi ed attrezzature dovranno essere realizzati con elementi amovibili e/o precari e distare non meno di ml. 100 dalla linea di battigia; - l’uso agricolo, limitatamente all’ordinaria utilizzazione dei suoli, esclusa la realizzazione di nuove residenze. Per quanto riguarda le pinete costiere esistenti e di nuovo impianto, dovranno essere previste specifiche normative d’uso che ne regolamentino l’accessibilità individuando attraversamenti e spazi di sosta pedonali debitamente protetti, gli ambiti di accessibilità regolamentata e gli ambiti di totale chiusura. Negli interventi dovrà essere evitata la formazione di infrastrutture fuori terra con giacitura parallela alla costa e dovranno essere garantiti un coefficiente di permeabilizzazione dei suoli non inferiore al 90% della superficie territoriale ed una densità arborea minima pari a 80 alberi/ha. Nelle aree di tutela della costa e dell’arenile gli interventi saranno attuati mediante piani attuativi di utilizzazione o Piani guida d’Area. In assenza di detti piani potranno attuarsi solo interventi di difesa dai fenomeni erosivi e di ingressione marina, interventi di conservazione e tutela degli impianti vegetazionali esistenti, interventi volti all’utilizzazione agricola dei terreni nei limiti attuali di superficie di coltura e senza alterare i caratteri del suolo. Gli edifici, gli impianti e gli stabilimenti esistenti potranno subire solo interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, di adeguamento igienicofunzionale . 6. Nei boschi e nelle aree boscate sono ammessi, nel rispetto di quanto disposto dai Piani pluriennali di assestamento forestale di cui alla L.R. n°38/82, esclusivamente: - la realizzazione di opere di difesa 6. Nei boschi e nelle aree boscate sono ammessi, nel rispetto di quanto disposto dai Piani pluriennali di assestamento forestale di cui alla L.R. n°38/82, esclusivamente: - la realizzazione di opere di difesa PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 25 di 359 COPIA idrogeologica ed idraulica ed interventi di forestazione protettiva; - le normali attività selvicolturali (tagli colturali e di produzione); - le attività di allevamento zootecnico di tipo non intensivo. Nei boschi di alto fusto gli interventi silvocolturali dovranno favorire le specie spontanee autoctone. È fatto divieto di procedere a movimenti di terra e scavi, di costituire discariche di rifiuti di qualsiasi natura, di aprire nuovi percorsi e piste veicolari se non per l’espletamento delle funzioni di vigilanza e protezione forestale, di realizzare nuove costruzioni non strettamente connesse alla conduzione del bosco entro una fascia di ml. 100 dai confini dell’area boscata. Saranno ammessi interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria sui manufatti esistenti qualora ammissibili con le finalità di tutela del bosco. idrogeologica ed idraulica ed interventi di forestazione protettiva; - le normali attività selvicolturali (tagli colturali e di produzione); - le attività di allevamento zootecnico di tipo non intensivo. Nei boschi di alto fusto gli interventi silvocolturali dovranno favorire le specie spontanee autoctone. È fatto divieto di procedere a movimenti di terra e scavi, di costituire discariche di rifiuti di qualsiasi natura, di aprire nuovi percorsi e piste veicolari se non per l’espletamento delle funzioni di vigilanza e protezione forestale, di realizzare nuove costruzioni non strettamente connesse alla conduzione del bosco entro una fascia di ml. 100 dai confini dell’area boscata. Saranno ammessi interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria sui manufatti esistenti qualora compatibili con le finalità di tutela del bosco. Saranno altresì ammessi limitati ampliamenti degli edifici esistenti fino ad un incremento massimo del 20% della superficie coperta, quando quest’ultima è inferiore a 100,00 mq; fino al 10% nel caso di una superficie coperta tra 100,00 mq e 200,00; fino al 5% quando quest’ultima supera i 200,00 mq. 7. Le aree ripariali e zone umide comprendono, oltre agli invasi ed agli alvei in evoluzione delimitati dalla prima scarpata significativa che taglia i depositi alluvionali stabilizzati, gli alvei regimati e le fasce latistanti influenzate dalla presenza fluviale (aree golenali, aree coperte da vegetazione ripariale, aree interessate da meandri fossili, piane di esondazione, casse di espansione). In tali aree non sono consentiti usi ed interventi di tipo insediativo, infrastrutturale ed estrattivo al fine di consentire la libera divagazione e l’espansione naturale delle acque anche di piena. Entro gli alvei regimati o in evoluzione sono in particolare esclusi: - i restringimenti dell’alveo dovuti ad attraversamenti di infrastrutture se non subordinati alla contestuale realizzazione di opere di compensazione dei volumi persi; - gli interventi di canalizzazione ed impermeabilizzazione dell’alveo e delle sponde; - l’escavazione e l’attività di prelavorazione di 7. Le aree ripariali e zone umide comprendono, oltre agli invasi e agli alvei in evoluzione delimitati dalla prima scarpata significativa che taglia i depositi alluvionali stabilizzati, gli alvei regimati e le fasce latistanti influenzate dalla presenza fluviale (aree golenali, aree coperte da vegetazione ripariale, aree interessate da meandri fossili, piane di esondazione, casse di espansione). In tali aree non sono consentiti usi ed interventi di tipo insediativo, infrastrutturale ed estrattivo al fine di consentire la libera divagazione e l’espansione naturale delle acque anche di piena. I Comuni in sede di pianificazione devono precisare attraverso appositi rilevamenti ed indagini, alla scala del territorio comunale, il reticolo idrografico naturale ed artificiale. Entro gli alvei regimati o in evoluzione sono in particolare esclusi: - i restringimenti dell’alveo dovuti ad attraversamenti di infrastrutture se non subordinati alla contestuale realizzazione di PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 26 di 359 COPIA inerti. Nelle aree ripariali e zone umide dovranno essere prioritariamente attuati: - l’eliminazione e rilocalizzazione delle attività e dei manufatti in contrasto con le prescrizioni e le finalità del presente comma; - interventi di riqualificazione e sviluppo della fascia perifluviale di vegetazione ripariale, con funzioni di arricchimento paesaggistico e di corridoio biologico e faunistico tra ecosistemi interni e costieri; - la rinaturalizzazione dei tratti fluviali artificializzati attraverso l’adozione di tecniche di ingegneria naturalistica; - interventi di difesa idrogeologica, limitati alle zone di effettivo rischio, privilegiando interventi di ingegneria naturalistica (contenimento morbido, briglie selettive, controllo apporto detritico) e, comunque, difese trasversali a quelle spondali; - la redistribuzione ed asportazione dei sedimenti eccedenti conseguenti al sovralluvionamento con riduzione del volume di alveo utile di piena. Le alluvioni asportate dovranno essere prioritariamente utilizzate per il ripascimento dell’alveo di pertinenza ed il riempimento delle eventuali cave dismesse nei terrazzi connessi all’asta; solo dopo detti ripristini funzionali potranno essere utilizzate a scopi estrattivi. Sono inoltre ammessi: - all’esterno degli alvei e delle fasce di esondazione la realizzazione di parchi fluviali con l’esclusione di attrezzature che non siano amovibili e/o precarie e di ogni opera comportante l’impermeabilizzazione dei suoli; - all’esterno degli alvei e delle fasce di esondazione l’ordinaria utilizzazione agricola del suolo con l’esclusione della realizzazione di manufatti ed opere fisse, e purché non comportino rischi inquinanti per le falde; - gli attraversamenti infrastrutturali purché esclusivamente trasversali e nel rispetto di quanto prescritto al comma 4 del presente articolo. Le previsioni di Parchi fluviali saranno attuate mediante Piani guida d’Area dalla Provincia e/o da comuni in forma associata, oppure Piani Particolareggiati Attuativi promossi da singoli comuni. Gli interventi di escavazione ed estrazione di PROVINCIA DI TERAMO opere di compensazione dei volumi persi; - gli interventi di canalizzazione ed impermeabilizzazione dell’alveo e delle sponde; l’escavazione e l’attività di prelavorazione di inerti. Nelle aree ripariali e zone umide dovranno essere prioritariamente attuati: - l’eliminazione e rilocalizzazione delle attività e dei manufatti in contrasto con le prescrizioni e le finalità del presente comma; interventi di riqualificazione e sviluppo della fascia perifluviale di vegetazione ripariale, con funzioni di arricchimento paesaggistico e di corridoio biologico e faunistico tra ecosistemi interni e costieri; - la rinaturalizzazione dei tratti fluviali artificializzati attraverso l’adozione di tecniche di ingegneria naturalistica; - interventi di difesa idrogeologica, limitati alle zone di effettivo rischio, privilegiando interventi di ingegneria naturalistica (contenimento morbido, briglie selettive, controllo apporto detritico) e, comunque, difese trasversali a quelle spondali; - la redistribuzione ed asportazione dei sedimenti eccedenti conseguenti al sovralluvionamento con riduzione del volume di alveo utile di piena. Le alluvioni asportate dovranno essere prioritariamente utilizzate per il ripascimento dell’alveo di pertinenza e il riempimento delle eventuali cave dismesse nei terrazzi connessi all’asta; solo dopo detti ripristini funzionali potranno essere utilizzate a scopi estrattivi. Sono inoltre ammessi: -all’esterno degli alvei e delle fasce di esondazione la realizzazione di parchi fluviali con l ’esclusione di attrezzature che non siano amovibili e/o precarie e di ogni opera comportante l’impermeabilizzazione dei suoli; - all’esterno degli alvei e delle fasce di esondazione l’ordinaria utilizzazione agricola del suolo con l’esclusione della realizzazione di manufatti ed opere fisse, e purché non comportino rischi inquinanti per le falde; - gli attraversamenti infrastrutturali purché esclusivamente trasversali e nel rispetto di quanto prescritto al comma 4 del presente articolo; - limitati ampliamenti degli edifici esistenti fino ad un incremento massimo del 20% della Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 27 di 359 COPIA materiali litoidi, di captazione e sbarramento delle acque dovranno essere controllati e regolamentati attraverso Progetti guida di Settore relativi alle singole aste fluviali predisposti dagli Enti competenti sul demanio fluviale, o indicati dalla Regione. I progetti di ripristino delle aree di cava dismesse o revocate come incompatibili saranno finalizzati alla creazione di biotopi artificiali (aree umide), di boschi ripariali, opere di sicurezza idraulica (casse di espansione) o anche di aree turistico-ricreative se esterne agli alvei ed alle fasce di esondazione. superficie coperta, quando quest’ultima è inferiore a 100,00 mq; fino al 10% nel caso di una superficie coperta tra 100,00 mq e 200,00; fino al 5% quando quest’ultima supera i 200,00 mq. Le previsioni di Parchi fluviali saranno attuate mediante Piani guida d’Area dalla Provincia e/o da comuni in forma associata nel quadro di apposite Conferenze di Pianificazione, oppure da Piani Particolareggiati Attuativi promossi da singoli comuni. Gli interventi di escavazione ed estrazione di materiali litoidi, di captazione e sbarramento delle acque dovranno essere controllati e regolamentati attraverso Progetti guida di Settore relativi alle singole aste fluviali predisposti dagli Enti competenti sul demanio fluviale, o indicati dalla Regione. I progetti di ripristino delle aree di cava dismesse o revocate come incompatibili saranno finalizzati alla creazione di biotopi artificiali (aree umide), di boschi ripariali, opere di sicurezza idraulica (casse di espansione) o anche di aree turistico-ricreative se esterne agli alvei ed alle fasce di esondazione. 8. Le aree caratterizzate dalla presenza di 8. Non modificato biotopi ed endemismi, le unità geomorfologiche e le formazioni geologiche (geotopi), dovranno essere disciplinate da specifici Piani d’area a matrice ambientale di iniziativa regionale, provinciale o comunale; in assenza di detti Piani sono consentite soltanto: - le attività di ricerca, studio ed osservazione scientifica; - l’ordinaria utilizzazione agricola e l’attività zootecnica aziendale e interaziendale di tipo non intensivo sui suoli già adibiti a tali usi, con divieto di mutare la qualità delle colture in atto, qualora trattasi di endemismi o biotopi; - la gestione dei boschi nel rispetto di quanto disposto al precedente comma; - le attività escursionistiche; - gli interventi volti a contenere od eliminare eventuali fenomeni di dissesto e di degrado idrogeologico. È comunque vietato qualunque intervento di modificazione dello stato e della qualità dei suoli, il danneggiamento e l’asportazione di specie floristiche e di elementi geologici e PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 28 di 359 COPIA mineralogici, lo scarico e l’abbandono di rifiuti. Art. 6 Aree idrogeologico. a rischio geologico ed Art. 6 Aree idrogeologico. 1. Nelle planimetrie di piano 1:25.000 sono individuate le aree a rischio geologico ed idrogeologico che comprendono le aree soggette ad erosione, a frane attive o quiescenti, a processi gravitativi di versante (deformazioni lente, deformazioni gravitative profonde). a geologico ed 1. Non modificato 2. Le prescrizioni del presente articolo hanno efficacia diretta: i Comuni, in sede di formazione dei propri strumenti urbanistici, debbono svolgere adeguate analisi per l’approfondimento delle conoscenze dei singoli fenomeni anche attraverso specifiche indagini strumentali in sito, al fine di definire una più precisa perimetrazione ed una più specifica disciplina d’uso e di intervento, nel rispetto delle prescrizioni contenute nel presente articolo. In base a tali indagini potranno pertanto essere proposte modifiche relative solamente ai perimetri e ad eventuali integrazioni di aree. 2. Non modificato 3. Nel caso le suddette indagini accertassero che la causa di rischio non sussiste più, l’area individuata sarà parificata agli “ambiti di controllo idrogeologico” di cui al successivo art. 7. 4. Nelle aree di rischio geologico ed idrogeologico sono vietati nuovi interventi infrastrutturali ed ogni attività di trasformazione urbanistica e edilizia. Sono ammessi esclusivamente interventi di difesa e consolidamento del suolo e del sottosuolo, di risanamento e di restauro ambientale. Le pratiche colturali eventualmente in atto debbono garantire la coerenza con il riassetto idrogeologico dell’area ed essere corredate delle necessarie opere di regimazione idrica superficiale. 5. Nei terreni individuati come frane antiche o deformazioni lente e gravitative profonde, già interessati da insediamenti stabili e da infrastrutturazioni extraurbane e rurali, possono essere previsti interventi di ristrutturazione e di completamento volti esclusivamente alla 3. Non modificato PROVINCIA DI TERAMO rischio 4. Non modificato 5. Nei terreni individuati come frane antiche o deformazioni lente e gravitative profonde, già interessati da insediamenti stabili e da infrastrutturazioni extraurbane e rurali, possono essere previsti interventi di ristrutturazione e di completamento volti esclusivamente alla sistemazione igienico funzionale e alle riduzioni Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 29 di 359 COPIA sistemazione igienico funzionale e alle riduzioni del rischio, nel rispetto degli strumenti urbanistici, previe specifiche indagini e perizie geologiche che ne garantiscano la fattibilità e le modalità. del rischio, nel rispetto degli strumenti urbanistici, previe specifiche indagini e perizie geologiche che ne garantiscano la fattibilità e le modalità. Saranno altresì ammessi, previe approfondite indagini e perizie geologiche, limitati ampliamenti degli edifici esistenti fino ad un incremento massimo del 20% della superficie coperta, quando quest’ultima è inferiore a 100,00 mq; fino al 10% nel caso di una superficie coperta tra 100,00 mq e 200,00; fino al 5% quando quest’ultima supera i 200,00 mq. Art. 7 Ambiti di controllo idrogeologico. Art. 7 Ambiti di controllo idrogeologico. 1. Gli ambiti di controllo idrogeologico individuati nella cartografia 1:25.000 comprendono le aree di potenziale instabilità per la presenza di suoli aventi caratteristiche geologiche ed idrogeologiche sfavorevoli. Sono assimilate a tali ambiti anche le aree di vincolo idrogeologico di cui al RDL 30/12/1923 n° 3267. L’individuazione esatta di tali aree è comunque quella dei singoli provvedimenti di vincolo adottati; la loro tutela si attua conformemente alla legislazione vigente in materia. 2. Le norme del presente articolo dettano indirizzi per la redazione di piani e programmi di competenza di Enti ed Amministrazioni pubbliche e loro varianti. Eventuali prescrizioni hanno efficacia differita: i Comuni in sede di recepimento del P.T.P., sulla base di specifiche indagini conoscitive, definiscono il perimetro delle zone caratterizzate da potenziale instabilità, verificano le previsioni vigenti dei rispettivi strumenti urbanistici e predispongono specifiche discipline d’uso e di intervento per tali aree con particolare riferimento alle attività di trasformazione urbanistica e edilizia consentite e ad eventuali prescrizioni relative alla stabilità delle aree ed al mantenimento degli equilibri geoidrologici. Le indagini valutative dovranno tenere conto della pendenza, della quota, della natura e delle caratteristiche dei terreni e delle rocce, del livello di sismicità, dell’evoluzione del reticolo idrografico e dei versanti in correlazione con le destinazioni d’uso e le volumetrie previste e/o prevedibili, con il grado di trasformazione PROVINCIA DI TERAMO 1. Non modificato 2. Le norme del presente articolo dettano indirizzi per la redazione di piani e programmi di competenza di Enti ed Amministrazioni pubbliche e loro varianti. Eventuali prescrizioni hanno efficacia differita: i Comuni in sede di recepimento del P.T.C.P., sulla base di specifiche indagini conoscitive, definiscono il perimetro delle zone caratterizzate da potenziale instabilità, verificano le previsioni vigenti dei rispettivi strumenti urbanistici e predispongono specifiche discipline d’uso e di intervento per tali aree con particolare riferimento alle attività di trasformazione urbanistica e edilizia consentite e ad eventuali prescrizioni relative alla stabilità delle aree ed al mantenimento degli equilibri geoidrologici. Le indagini valutative dovranno tenere conto della pendenza, della quota, della natura e delle caratteristiche dei terreni e delle rocce, del livello di sismicità, dell’evoluzione del reticolo idrografico e dei versanti in correlazione con le destinazioni d’uso e le volumetrie previste e/o prevedibili, con il grado di trasformazione Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 30 di 359 COPIA topografica dei luoghi conseguente agli interventi previsti e/o prevedibili, alla valutazione degli extracosti di edificazione ed urbanizzazione. topografica dei luoghi conseguente agli interventi previsti e/o prevedibili, alla valutazione degli extracosti di edificazione ed urbanizzazione. 3. Nelle zone di potenziale instabilità, così come 3. Non modificato definite al precedente comma, non saranno ammesse nuove espansioni urbanistiche ed edilizie. 4. Sui versanti con pendenza superiore al 35%, 4.Non modificato all’interno del perimetro dei fenomeni erosivi e dei calanchi, nelle aree ricomprese entro i suddetti fenomeni di dissesto, saranno consentite soltanto: - l’utilizzazione agricola dei suoli limitatamente alle colture estensive foraggiere permanenti e mediante opere di regimazione e presidio idraulico attuate favorendo la vegetazione spontanea arbustiva e, ove compatibile, arborea; - i rimboschimenti solo in corrispondenza di terreni dotati di buona stabilità idrogeologica. Art. 8 Ambiti di protezione idrogeologica (tutela dei corpi idrici superficiali sotterranei). Art. 8 Ambiti di protezione idrogeologica e (tutela dei corpi idrici superficiali sotterranei). 1. Gli ambiti di protezione idrologica individuati nella cartografia 1:25.000 comprendono i suoli di particolare rilevanza per la tutela delle risorse idriche sotterranee e di superficie, in quanto caratterizzati da elevata permeabilità dei terreni (vulnerabilità intrinseca) e/o da ricchezza di falde idriche (risorsa idrica). Rientrano in tali ambiti anche le “aree agricole di rilevante interesse economico” individuate nella cartografia 1:25.000, che insistono su aree classificate come “depositi alluvionali PROVINCIA DI TERAMO e 1. Non modificato Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 31 di 359 COPIA attuali e del terrazzo recente di fondovalle”. 2. Le norme del presente articolo dettano indirizzi per la redazione di piani e programmi di competenza di Enti ed Amministrazioni pubbliche e loro varianti. Eventuali prescrizioni hanno efficacia differita. I Comuni in sede di recepimento del P.T.P., con riferimento alle indicazioni degli studi di settore già contenuti nel presente P.T.P. (studio geologico, geomorfologico e idrogeologico) e di ulteriori specifiche indagini conoscitive, definiscono il perimetro delle suddette zone, verificano le previsioni vigenti dei rispettivi strumenti urbanistici e predispongono specifiche discipline d’uso e di intervento per tali aree con particolare riferimento alle attività di trasformazione urbanistica e edilizia consentite e ad eventuali prescrizioni relative alla tutela e salvaguardia delle risorse idriche superficiali e sotterranee, accertate e potenziali. Tali discipline dovranno essere coerenti con gli indirizzi definiti dal P.T.P. per le singole Unità ambientali. 2. Le norme del presente articolo dettano indirizzi per la redazione di piani e programmi di competenza di Enti ed Amministrazioni pubbliche e loro varianti. Eventuali prescrizioni hanno efficacia differita. I Comuni in sede di recepimento del P.T.C.P., con riferimento alle indicazioni degli studi di settore già contenuti nel presente P.T.C.P. (studio geologico, geomorfologico e idrogeologico) e di ulteriori specifiche indagini conoscitive, definiscono il perimetro delle suddette zone, verificano le previsioni vigenti dei rispettivi strumenti urbanistici e predispongono specifiche discipline d’uso e di intervento per tali aree con particolare riferimento alle attività di trasformazione urbanistica e edilizia consentite e ad eventuali prescrizioni relative alla tutela e salvaguardia delle risorse idriche superficiali e sotterranee, accertate e potenziali. Tali discipline dovranno essere coerenti con gli indirizzi definiti dal P.T.C.P. per le singole Unità ambientali. 3. Negli ambiti classificati di vulnerabilità intrinseca (VI) le indagini in particolare devono: 3. Non modificato - definire gli ordini dei terrazzi alluvionali, distinguendo quelli direttamente connessi all’alveo da quelli indirettamente connessi, e la loro esatta delimitazione a scala urbanistica, perimetrare i conoidi intravallivi; - individuare gli affioramenti nell’area delle superfici terrazzate e specificare la granulometria media dei depositi alluvionali; - verificare le tessiture superficiali e le coperture pedologiche anche con l’eventuale ausilio di prove geognostiche; - censire i pozzi presenti nelle aree dei depositi alluvionali sulla base degli elenchi regionali e comunali (uso domestico), rilevare le sorgenti anche di modesta entità situate al piede delle scarpate dei diversi ordini di terrazzi; - delimitare le cave di terrazzo e di conoide dismesse o attive. 4. Negli ambiti classificati di risorsa idrica (RI), 4. Non modificato la portata e la complessità delle dinamiche idrogeologiche esulano dalle prestazioni che possono essere richieste alle analisi geologiche PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 32 di 359 COPIA a corredo di singoli strumenti urbanistici comunali. Pertanto la conoscenza degli acquiferi, delle loro caratteristiche, consistenza ed evoluzione sarà affidata ad un Progetto guida di Settore ai sensi dell’art. 1 delle presenti Norme. A livello comunale dovrà comunque essere accertata la fragilità idrologica dei terreni ricompresi in detti ambiti e soggetti a previsioni urbanistiche, sulla base di indagini che stabiliscano l’effettivo grado di protezione dell’eventuale acquifero. 5. Nelle zone interessate da insediamenti ricomprese negli ambiti di cui al presente articolo, gli strumenti urbanistici comunali dovranno garantire un coefficiente di permeabilizzazione dei suoli non inferiore al valore del 50% per le aree già infrastrutturate e del 70% per le aree di nuova infrastrutturazione. 5. Non modificato 6. Nelle tavole in scala 1:25.000 sono individuate le principali sorgenti da tutelare al fine di garantire l’integrità delle acque. I Comuni in sede di recepimento del P.T.P. e di elaborazione di nuovi strumenti urbanistici individuano ulteriori pozzi e sorgenti (esistenti, potenziali) da tutelare e definiscono gli ambiti di protezione, con specifiche prescrizioni relative ad usi ed attività di trasformazione, condizionate comunque a studi ed indagini dirette, volte ad eliminare rischi di alterazione e di inquinamento delle falde. Fino all’espletamento del suddetto adempimento le aree di protezione delle sorgenti individuate saranno costituite da un cerchio di raggio di ml. 100 per sorgenti captate e di ml. 50 per sorgenti non captate. Entro tale area le previsioni di trasformazione urbanistica e edilizia vigenti saranno consentite solo a seguito di specifica perizia idrogeologica. 6. Nelle tavole in scala 1:25.000 sono individuate le principali sorgenti da tutelare al fine di garantire l’integrità delle acque. I Comuni in sede di recepimento del P.T.C.P. e di elaborazione di nuovi strumenti urbanistici individuano ulteriori pozzi e sorgenti (esistenti, potenziali) da tutelare e definiscono gli ambiti di protezione, con specifiche prescrizioni relative ad usi ed attività di trasformazione, condizionate comunque a studi ed indagini dirette, volte ad eliminare rischi di alterazione e di inquinamento delle falde. Fino all’espletamento del suddetto adempimento le aree di protezione delle sorgenti individuate saranno costituite da un cerchio di raggio di ml. 100 per sorgenti captate e di ml. 50 per sorgenti non captate. Entro tale area le previsioni di trasformazione urbanistica e edilizia vigenti saranno consentite solo a seguito di specifica perizia idrogeologica. 7. Nelle zone di protezione idrogeologica determinate secondo quanto disposto al comma 2 sono comunque vietati: - gli scarichi liberi sul suolo e nel sottosuolo di rifiuti liquidi e solidi di qualsiasi genere e provenienza, con la sola eccezione della distribuzione agronomica del letame, dei liquami zootecnici e delle sostanze ad uso 7. Nelle zone di protezione idrogeologica determinate secondo quanto disposto al comma 2 sono comunque vietati: - gli scarichi liberi sul suolo e nel sottosuolo di rifiuti liquidi e solidi di qualsiasi genere e provenienza, con la sola eccezione della distribuzione agronomica del letame, dei liquami zootecnici e delle sostanze ad uso PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 33 di 359 COPIA agrario nei limiti delle relative disposizioni statali e regionali e degli indirizzi definiti dal P.T.P. per le singole Unità ambientali; - il lagunaggio dei liquami prodotti da allevamenti zootecnici al di fuori di appositi lagoni di accumulo impermeabilizzati; - la ricerca di acque sotterranee e l’escavazione di pozzi ove non autorizzati dalle pubbliche autorità competenti; - la realizzazione e l’esercizio di discariche per lo smaltimento di rifiuti, di qualsiasi genere e provenienza, con l’esclusione delle discariche controllate per lo smaltimento degli inerti; - l’interramento, l’interruzione o la deviazione delle vene di afflusso e la modifica dei caratteri ambientali e vegetazionali delle zone interessate da risorgive. agrario nei limiti delle relative disposizioni statali e regionali e degli indirizzi definiti dal P.T.C.P. per le singole Unità ambientali; - il lagunaggio dei liquami prodotti da allevamenti zootecnici al di fuori di appositi lagoni di accumulo impermeabilizzati; - la ricerca di acque sotterranee e l’escavazione di pozzi ove non autorizzati dalle pubbliche autorità competenti; - la realizzazione e l’esercizio di discariche per lo smaltimento di rifiuti, di qualsiasi genere e provenienza, con l’esclusione delle discariche controllate per lo smaltimento degli inerti; - l’interramento, l’interruzione o la deviazione delle vene di afflusso e la modifica dei caratteri ambientali e vegetazionali delle zone interessate da risorgive. Art. 9 Aree ed emergenze di interesse Art. 9 Aree ed emergenze di interesse paesaggistico-ambientale. paesaggistico-ambientale. 1. Le aree ed emergenze di interesse 1. Non modificato paesaggistico-ambientale comprendono le seguenti categorie: - la prima quinta collinare costiera; - le aree agricole che costituiscono l’ambito paesaggistico e percettivo entro cui sono comprese le aree e gli oggetti di interesse bioecologico e le aree a rischio geologico ed idrogeologico; - le aree agricole caratterizzate da persistenza di elementi organizzativi storici del paesaggio agrario; - le aree agricole caratterizzate da persistenza di tipologie storiche della struttura insediativa o da particolari sistemi di beni storico architettonici. 2. In tali aree, il P.T.P. persegue la conservazione dei caratteri originari del paesaggio naturale ed agrario, anche attraverso la conservazione dei caratteri antropici storici dell’insediamento, il risanamento ed il restauro ambientale delle aree degradate. In tali aree non saranno pertanto ammesse nuove previsioni di trasformazione urbanistica e edilizia finalizzata all’uso insediativo. In contrasto con tali limitazioni, nei nuclei esistenti, sono soltanto ammessi: completamenti, razionalizzazioni, potenziamenti di nuclei esistenti nonché la PROVINCIA DI TERAMO 2. In tali aree, il P.T.C.P. persegue la conservazione dei caratteri originari del paesaggio naturale ed agrario, anche attraverso la conservazione dei caratteri antropici storici dell’insediamento, il risanamento ed il restauro ambientale delle aree degradate. In tali aree non saranno pertanto ammesse nuove previsioni di trasformazione urbanistica e edilizia finalizzata all’uso insediativo. In contrasto con tali limitazioni, nei nuclei esistenti, sono soltanto ammessi: completamenti, razionalizzazioni, potenziamenti di nuclei esistenti nonché la Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 34 di 359 COPIA localizzazione di impianti ed attrezzature di rilevante interesse comunale e sovracomunale proposta attraverso piani, programmi e normative di settore; ampliamenti, rafforzamenti, per la localizzazione di servizi, impianti e attrezzature solo se previsti e/o richiesti dal P.T.P. localizzazione di impianti ed attrezzature di rilevante interesse comunale e sovracomunale proposta attraverso piani, programmi e normative di settore; ampliamenti, rafforzamenti, per la localizzazione di servizi, impianti e attrezzature solo se previsti e/o richiesti dal P.T.C.P. 3. Le prescrizioni del presente articolo hanno efficacia differita mentre la perimetrazione di tali aree, riportata sulla cartografia del P.T.P., è da intendersi indicativa e non prescrittiva: i Comuni, in sede di formazione e/o di adeguamento dei propri strumenti urbanistici dovranno precisarne, in ragione della loro scala grafica, il perimetro e le norme di uso e di intervento, nel rispetto delle prescrizioni contenute nel presente articolo e degli indirizzi definiti dal P.T.P. per le singole Unità ambientali. Per la perimetrazione dovranno essere rispettati, nell’ordine, i seguenti criteri di delimitazione: a) uso di limiti fisici rintracciabili (viabilità, corsi d’acqua, cambi di pendenza, cambi di coltura, limite di aree boscate) e coerenti con la natura dell’area considerata; b)definizione di limiti prefissati (fasce di grandezza uniforme, curve di livello) in mancanza dei limiti di cui alla precedente lettera a); c) uso di limiti amministrativi o catastali in mancanza dei limiti di cui alle precedenti lettere a) e b). 3. Le prescrizioni del presente articolo hanno efficacia differita mentre la perimetrazione di tali aree, riportata sulla cartografia del P.T.C.P., è da intendersi indicativa e non prescrittiva: i Comuni, in sede di formazione e/o di adeguamento dei propri strumenti urbanistici dovranno precisarne, in ragione della loro scala grafica, il perimetro e le norme di uso e di intervento, nel rispetto delle prescrizioni contenute nel presente articolo e degli indirizzi definiti dal P.T.C.P. per le singole Unità ambientali. Per la perimetrazione dovranno essere rispettati, nell’ordine, i seguenti criteri di delimitazione: a) uso di limiti fisici rintracciabili (viabilità, corsi d’acqua, cambi di pendenza, cambi di coltura, limite di aree boscate) e coerenti con la natura dell’area considerata; b)definizione di limiti prefissati (fasce di grandezza uniforme, curve di livello) in mancanza dei limiti di cui alla precedente lettera a); c) uso di limiti amministrativi o catastali in mancanza dei limiti di cui alle precedenti lettere a) e b). 4. Nelle aree di cui al presente articolo la 4. Non modificato realizzazione di linee di comunicazione (viarie, ferroviarie), di impianti a rete o puntuali per l’approvvigionamento idrico e per lo smaltimento dei rifiuti, di sistemi tecnologici per il trasporto dell’energia e delle materie prime, è subordinata alla loro previsione mediante strumenti di pianificazione e programmazione nazionali, regionali o provinciali, e di altri enti locali, ed in ogni caso alle condizioni e nei limiti derivanti dal rispetto di quanto disposto al presente articolo. 5. Per queste aree il P.T.P. fissa i seguenti indirizzi generali da perseguire attraverso la pianificazione di settore regionale e provinciale e gli strumenti urbanistici comunali: PROVINCIA DI TERAMO 5. Per queste aree il P.T.C.P. fissa i seguenti indirizzi generali da perseguire attraverso la pianificazione di settore regionale e provinciale e gli strumenti urbanistici comunali: - tutela e valorizzazione degli aspetti Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 35 di 359 COPIA - tutela e valorizzazione degli aspetti significativi sotto il profilo ambientale e paesistico, conservando nel contempo la naturale destinazione agricola, mediante l’esclusione delle attività a maggior carico inquinante o a maggior impatto visivo e la conservazione e l’incentivazione, attraverso politiche di settore e finanziamenti, di colture e modelli produttivi che hanno collaborato alla determinazione del paesaggio: colture legnoseagrarie (vite, olivo, frutteto) per la collina e prato pascolo per la montagna; - eventuali ricomposizioni particellari in funzione di ristrutturazione della produzione agricola coerente alle finalità di tutela ambientale e idrogeologica delle aree; promozione della costituzione di aziende agricole per il recupero di terre incolte o in abbandono produttivo (colture degradate); - valorizzazione quali polmoni ambientali pregiati delle aree insediate, organizzando la fruizione ricreativa e turistica nei limiti di compatibilità con la tutela delle aree stesse; - regolamentazione dell’attività estrattiva, attraverso la verifica delle condizioni puntuali, paesaggistiche ed urbanistiche, che consentano con il minimo impatto sul paesaggio di indirizzarne uno sfruttamento in alternativa alle risorse alluvionali. Gli indirizzi di cui al presente comma saranno attuati attraverso l’istituzione di Parchi Regionali, Piani guida d’Area, formule di “campagna- parco” sostenute da Piani Particolareggiati Attuativi o Piani di sviluppo aziendale. Tali strumenti costituiranno ambito di riferimento prioritario per l’erogazione di fondi e contributi comunitari, nazionali e regionali finalizzati all’incentivazione della forestazione e dei metodi di produzione agricola ecocompatibile: riduzione dell’impiego di concimi e fitofarmaci, metodi di agricoltura biologica, sistemi di lavorazione minima del suolo, riduzione di densità di capi per unità foraggiera, contingentamento delle produzioni e messa a riposo dei terreni. significativi sotto il profilo ambientale e paesistico, conservando nel contempo la naturale destinazione agricola, mediante l’esclusione delle attività a maggior carico inquinante o a maggior impatto visivo e la conservazione e l’incentivazione, attraverso politiche di settore e finanziamenti, di colture e modelli produttivi che hanno collaborato alla determinazione del paesaggio: colture legnoseagrarie (vite, olivo, frutteto) per la collina e prato pascolo per la montagna; - eventuali ricomposizioni particellari in funzione di ristrutturazione della produzione agricola coerente alle finalità di tutela ambientale e idrogeologica delle aree; promozione della costituzione di aziende agricole per il recupero di terre incolte o in abbandono produttivo (colture degradate); - valorizzazione quali polmoni ambientali pregiati delle aree insediate, organizzando la fruizione ricreativa e turistica nei limiti di compatibilità con la tutela delle aree stesse; - regolamentazione dell’attività estrattiva, attraverso la verifica delle condizioni puntuali, paesaggistiche ed urbanistiche, che consentano con il minimo impatto sul paesaggio di indirizzarne uno sfruttamento in alternativa alle risorse alluvionali. Gli indirizzi di cui al presente comma saranno attuati attraverso l’istituzione di Parchi Regionali, Piani guida d’Area, formule di “campagna- parco” sostenute da Piani Particolareggiati Attuativi o Piani di sviluppo aziendale. Tali strumenti costituiranno ambito di riferimento prioritario per l’erogazione di fondi e contributi comunitari, nazionali e regionali finalizzati all’incentivazione della forestazione e dei metodi di produzione agricola ecocompatibile: riduzione dell’impiego di concimi e fitofarmaci, metodi di agricoltura biologica, sistemi di lavorazione minima del suolo, riduzione di densità di capi per unità foraggiera, contingentamento delle produzioni e messa a riposo dei terreni. 6. Saranno pertanto ammesse, all’interno dei 6. Saranno pertanto ammesse, all’interno suddetti strumenti nuove previsioni unicamente degli strumenti previsti al comma 5 nuove per: previsioni unicamente per: PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 36 di 359 COPIA - parchi territoriali comprendenti emergenze vegetazionali, geologiche, storiche o percettive che abbiano come scopo la conservazione dell’ambiente e la sua accessibilità, mediante la realizzazione di percorsi pedonali e spazi di sosta, zone alberate e radure da destinare ad attività di tempo libero; - attrezzature culturali, ricreative e di servizio alle attività di tempo libero, posti di ristoro, attività di turismo rurale, solo attraverso il recupero degli edifici esistenti, con priorità per i beni architettonici ed urbanistici di cui al successivo art.10; - strutture ricettive all’aria aperta, garantendo la salvaguardia della morfologia agraria attuale, la conservazione di elementi, allineamenti ed emergenze percettive vegetazionali e/o edificate, la valorizzazione dei manufatti esistenti, la sistemazione dei terreni con movimenti di terra limitati unicamente al ripristino di terrazzamenti esistenti abbandonati, la conservazione ed il recupero dei fabbricati esistenti per la realizzazione di servizi ed attrezzature; - recupero e riutilizzo di cave dismesse per la riforestazione, la creazione di biotopi artificiali, l’uso turistico-ricreativo; - nuovi insediamenti urbanistici, previa giustificata motivazione, solo in fase di nuovo strumento urbanistico comunale o di variante generale nel rispetto, comunque, delle attenzioni ambientali previste per le aree dal P.T.P. Eventuali nuovi insediamenti devono, comunque, essere concentrati in settori specifici e ridurre al minimo l’occupazione di suolo, comunque inferiore al 30% della superficie territoriale. Resta ferma la possibilità di localizzazione di insediamenti di rilevante interesse comunale e sovracomunale in relazione a programmi, piani e norme di settore. PROVINCIA DI TERAMO 6.a parchi territoriali comprendenti emergenze vegetazionali, geologiche, storiche o percettive che abbiano come scopo la conservazione dell’ambiente e la sua accessibilità, mediante la realizzazione di percorsi pedonali e spazi di sosta, zone alberate e radure da destinare ad attività di tempo libero; 6.b attrezzature culturali, ricreative e di servizio alle attività di tempo libero, posti di ristoro, attività di turismo rurale, solo attraverso il recupero degli edifici esistenti, con priorità per i beni architettonici ed urbanistici di cui al successivo art.10; 6.c strutture ricettive all’aria aperta, garantendo la salvaguardia della morfologia agraria attuale, la conservazione di elementi, allineamenti ed emergenze percettive vegetazionali e/o edificate, la valorizzazione dei manufatti esistenti, la sistemazione dei terreni con movimenti di terra limitati unicamente al ripristino di terrazzamenti esistenti abbandonati, la conservazione ed il recupero dei fabbricati esistenti per la realizzazione di servizi ed attrezzature; 6.d recupero e riutilizzo di cave dismesse per la riforestazione, la creazione di biotopi artificiali, l’uso turistico –ricreativo all’aperto ; 6.e nuovi insediamenti urbanistici, previa giustificata motivazione, solo in fase di nuovo strumento urbanistico comunale o di variante generale nel rispetto, comunque, delle attenzioni ambientali previste per le aree dal P.T.C.P. Tali eventuali nuovi insediamenti andranno verificati sulla base di uno Studio di compatibilità ambientale di cui all’art.8 del Piano Regionale Paesistico e delle relative Linee Guida, e comunque non potranno impegnare una quantità di suolo superiore al 20% della superficie territoriale complessiva. In tale Studio, oltre alla valutazione dell’inserimento paesaggistico e alle misure di mitigazione dell’eventuale impatto con l’ambiente ed il paesaggio, andranno previste misure di compensazione ambientale per la messa in sicurezza del territorio da fenomeni di dissesto idrogeologico. Lo Studio di compatibilità ambientale dovrà essere sottoposto al parere della Provincia in sede di approvazione degli strumenti urbanistici. Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 37 di 359 COPIA 7. Anche in assenza degli strumenti di cui al precedente comma 5 saranno consentiti: - l’uso agricolo, limitatamente all’ordinario utilizzo colturale ed alla creazione di annessi e strutture strettamente funzionali alla conduzione del fondo nei limiti prescritti all’art. 24; zootecnica aziendale ed -l’attività interaziendale di tipo estensivo, limitatamente alle aree già utilizzate a pascolo. La previsione di ampliamento o di nuova costruzione di stalle e manufatti connessi sarà comunque subordinata ad uno studio di compatibilità ambientale che definisca, in riferimento all’entità ed alla localizzazione dell’insediamento, il rispetto della qualità delle acque, dei limiti di accettabilità ecologica, e garantisca il minimo impatto percettivo; - gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, di risanamento igienico e di ristrutturazione edilizia degli edifici esistenti in territorio agricolo, nei limiti prescritti all’art. 24, con l’esclusione dei manufatti vincolati di cui al successivo art. 10; - le infrastrutture tecniche e di difesa del suolo, le opere di difesa idraulica, privilegiando il ricorso a tecniche di ingegneria naturalistica. 7. Anche in assenza degli strumenti di cui al precedente comma 5 saranno consentiti: - le previsioni di cui ai precedenti punti 6.a, 6.b, 6.c e 6.d; -l’uso agricolo, limitatamente all’ordinario utilizzo colturale ed alla creazione di annessi e strutture strettamente funzionali alla conduzione del fondo nei limiti prescritti all’art. 24; l’attività zootecnica aziendale ed interaziendale di tipo estensivo, limitatamente alle aree già utilizzate a pascolo. La previsione di ampliamento o di nuova costruzione di stalle e manufatti connessi sarà comunque subordinata ad uno studio di compatibilità ambientale che definisca, in riferimento all’entità ed alla localizzazione dell’insediamento, il rispetto della qualità delle acque, dei limiti di accettabilità ecologica, e garantisca il minimo impatto percettivo; - gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, di risanamento igienico e di ristrutturazione edilizia degli edifici esistenti in territorio agricolo, nei limiti prescritti all’art. 24, con l’esclusione dei manufatti vincolati di cui al successivo art. 10; - le infrastrutture tecniche e di difesa del suolo, le opere di difesa idraulica, privilegiando il ricorso a tecniche di ingegneria naturalistica. In assenza degli strumenti di cui al precedente comma 5, le previsioni di cui ai precedenti punti 6.c e 6.d andranno verificate sulla base di uno Studio di compatibilità ambientale di cui all’art.8 del Piano Regionale Paesistico e delle relative Linee Guida. Nello Studio, oltre alla valutazione dell’inserimento paesaggistico e le misure di mitigazione dell’eventuale impatto con l’ambiente e il paesaggio, andranno previste misure di compensazione ambientale per la messa in sicurezza del territorio da fenomeni di dissesto idrogeologico. Le misure di compensazione ambientale dovranno essere individuate sulla base dell’allegato 4 alle NTA. 8. Dovranno comunque essere garantiti dagli interventi di cui al presente articolo: - la salvaguardia degli impianti (boschi, macchie, pinete, ecc.) e degli equipaggiamenti (alberature lungo cigli stradali e fossi, filari, ecc.) vegetazionali esistenti; gli interventi sui complessi vegetazionali dovranno tendere alla conservazione ed alla ricostruzione della 8. Dovranno comunque essere garantiti dagli interventi di cui al presente articolo: - la salvaguardia degli impianti (boschi, macchie, pinete, ecc.) e degli equipaggiamenti (alberature lungo cigli stradali e fossi, filari, ecc.) vegetazionali esistenti; gli interventi sui complessi vegetazionali dovranno tendere alla conservazione ed alla ricostruzione della PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 38 di 359 COPIA vegetazione in equilibrio con l’ambiente, attraverso la diffusione di specie spontanee autoctone; - la conservazione ed il ripristino ove possibile della viabilità interpoderale e della viabilità storica, quale risulta dalla Carta della Provincia di Teramo del 1856, dalla cartografia del P.T.P. relativa a “Manufatti e siti di interesse archeologico, storico, culturale e testimoniale”, dalla cartografia I.G.M. di primo impianto. La viabilità storica va tutelata sia per quanto concerne gli aspetti strutturali sia per quanto attiene l’arredo e le pertinenze; - la conservazione e la valorizzazione degli elementi caratterizzanti il paesaggio agrario e le strutture insediative, quali le permanenze della maglia poderale e delle sistemazioni agricole tradizionali, i filari ed i percorsi alberati, le emergenze percettive costituite dalle preesistenze storico-architettoniche individuate nelle planimetrie 1:25.000; - il rispetto, negli interventi sul patrimonio edilizio esistente, dei caratteri del paesaggio rurale; in particolare dei materiali tradizionali e delle tipologie delle coperture, il restauro e la valorizzazione dei dettagli architettonici quali cornici, lesene, colonne, ecc. vegetazione in equilibrio con l’ambiente, attraverso la diffusione di specie spontanee autoctone; - la conservazione ed il ripristino ove possibile della viabilità interpoderale e della viabilità storica, quale risulta dalla Carta della Provincia di Teramo del 1856, dalla cartografia del P.T.C.P. relativa a “Manufatti e siti di interesse archeologico, storico, culturale e testimoniale”, dalla cartografia I.G.M. di primo impianto. La viabilità storica va tutelata sia per quanto concerne gli aspetti strutturali sia per quanto attiene l’arredo e le pertinenze; - la conservazione e la valorizzazione degli elementi caratterizzanti il paesaggio agrario e le strutture insediative, quali le permanenze della maglia poderale e delle sistemazioni agricole tradizionali, i filari ed i percorsi alberati, le emergenze percettive costituite dalle preesistenze storico-architettoniche individuate nelle planimetrie 1:25.000; - il rispetto, negli interventi sul patrimonio edilizio esistente, dei caratteri del paesaggio rurale; in particolare dei materiali tradizionali e delle tipologie delle coperture, il restauro e la valorizzazione dei dettagli architettonici quali cornici, lesene, colonne, ecc. 9. In queste aree sono vietati: 9. Non modificato - nuovi impianti produttivi agricoli di tipo industriale, così come definiti all’art. 72 della L.U.R. n° 18/83; - allevamenti di tipo intensivo e relative strutture. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 39 di 359 COPIA Art. 10 Manufatti e siti di interesse Art. 10 Manufatti e siti di interesse storico, artistico e archeologico, storico, artistico e archeologico, documentario. documentario. 1. Nelle planimetrie di piano 1:25.000 sono 1. Non modificato individuati i manufatti e siti di interesse archeologico, storico, artistico e documentario, che richiedono particolare tutela. Per quelli non ancora assoggettati a vincolo specifico ai sensi del D.lgs. 490/99, la Provincia ed i comuni interessati dovranno inserire i beni di rispettiva proprietà negli appositi elenchi di cui al D.lgs. 490/99, promuovere presso la competente Soprintendenza la notifica amministrativa ai sensi del D.lgs. 490/99 per quelli di proprietà privata, proporre l’inserimento negli elenchi di cui al già richiamato D.lgs. 490/99. 2. I manufatti ed i siti sono articolati nelle seguenti categorie: - beni archeologici puntuali; - aree archeologiche, cioè complessi di accertata entità ed estensione (abitati, villae, vici, ecc.); - aree di attenzione archeologica, cioè aree interessate da notevole presenza di materiali, già rinvenuti o ancora non interessati da campagne di scavo, le quali possono configurarsi come luoghi di importante documentazione storica; - beni architettonici, distinti in edifici religiosi, edifici militari, edifici civili; - beni urbanistici, distinti in centri storici, nuclei e borghi rurali. Di tali beni il P.T.P. fornisce apposita schedatura articolata per ambiti comunali. 2. I manufatti ed i siti sono articolati nelle seguenti categorie: - beni archeologici puntuali; - aree archeologiche, cioè complessi di accertata entità ed estensione (abitati, villae, vici, ecc.); - aree di attenzione archeologica, cioè aree interessate da notevole presenza di materiali, già rinvenuti o ancora non interessati da campagne di scavo, le quali possono configurarsi come luoghi di importante documentazione storica; - beni architettonici, distinti in edifici religiosi, edifici militari, edifici civili; - beni urbanistici, distinti in centri storici, nuclei e borghi rurali. Di tali beni il P.T.C.P. fornisce apposita schedatura articolata per ambiti comunali. 3. Le prescrizioni del presente articolo hanno efficacia diretta. I Comuni in sede di recepimento del P.T.P. o di formazione di nuovi strumenti urbanistici debbono: precisare a scala adeguata, sulla scorta delle schede allegate, i perimetri delle aree archeologiche e di attenzione archeologica, dei centri storici, dei nuclei e borghi rurali, nonché la localizzazione dei beni puntuali individuati dal P.T.P. comprendendo anche aree esterne ai medesimi ma ad essi pertinenti; individuare con le stesse modalità beni analoghi non individuati dal P.T.P. con le relative pertinenze, tenendo anche conto di individuazioni e ricognizioni ad opera 3. Le prescrizioni del presente articolo hanno efficacia diretta. I Comuni in sede di recepimento del P.T.C.P. o di formazione di nuovi strumenti urbanistici debbono: precisare a scala adeguata, sulla scorta delle schede allegate, i perimetri delle aree archeologiche e di attenzione archeologica, dei centri storici, dei nuclei e borghi rurali, nonché la localizzazione dei beni puntuali individuati dal P.T.C.P. comprendendo anche aree esterne ai medesimi ma ad essi pertinenti; individuare con le stesse modalità beni analoghi non individuati dal P.T.C.P. con le relative pertinenze, tenendo anche conto di individuazioni e ricognizioni ad PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 40 di 359 COPIA di Enti preposti alla tutela, valorizzazione e gestione dei beni stessi; definire cartograficamente ambiti e/o fasce di rispetto adeguati, per garantire la tutela anche percettiva e la fruizione dei manufatti e dei siti; precisarne le norme di uso e di intervento, nel rispetto delle seguenti prescrizioni generali e specifiche relative a ciascuna categoria. opera di Enti preposti alla tutela, valorizzazione e gestione dei beni stessi; definire cartograficamente ambiti e/o fasce di rispetto adeguati, per garantire la tutela anche percettiva e la fruizione dei manufatti e dei siti; precisarne le norme di uso e di intervento, nel rispetto delle seguenti prescrizioni generali e specifiche relative a ciascuna categoria. 4. Costituiscono oggetto di tutela anche le aree, 4. Non modificato gli impianti vegetazionali (parchi, giardini, filari, alberature isolate), i manufatti pertinenziali che compongono un’unità paesistica, storica ed ambientale con i manufatti od i siti di cui al primo e secondo comma e ne connotano il rapporto con il paesaggio. Sono pertanto sottoposti alla medesima disciplina di manutenzione, restauro e risanamento conservativo. 5. Le misure e gli interventi di tutela e dei beni archeologici puntuali, delle aree archeologiche e delle aree di attenzione archeologica dovranno essere definiti da piani o progetti formati d’intesa con la competente Soprintendenza. Fino all’entrata in vigore di detti strumenti nelle zone archeologiche e sui beni archeologici puntuali saranno ammesse solo attività di studio, ricerca, scavo, restauro inerenti i beni archeologici ad opera di enti ed istituti scientifici autorizzati. Fino alla medesima scadenza nelle aree di attenzione archeologica, oltre alle attività e trasformazioni sopra indicate e ferme restando disposizioni più restrittive emanate dalla competente Soprintendenza, saranno ammesse solamente: - l’utilizzazione agricola del suolo secondo gli ordinamenti colturali in atto alla data di adozione del P.T.P., subordinata all’autorizzazione della competente Soprintendenza di ogni scavo o aratura dei terreni a profondità superiore a cm. 50; - gli interventi su edifici esistenti e di nuova edificazione, come previsti ed ammessi dai vigenti strumenti urbanistici comunali. Gli interventi di nuova edificazione nelle aree agricole degli strumenti urbanistici vigenti PROVINCIA DI TERAMO 5. Le misure e gli interventi di tutela e dei beni archeologici puntuali, delle aree archeologiche e delle aree di attenzione archeologica dovranno essere definiti da piani o progetti formati d’intesa con la competente Soprintendenza. Fino all’entrata in vigore di detti strumenti nelle zone archeologiche e sui beni archeologici puntuali saranno ammesse solo attività di studio, ricerca, scavo, restauro inerenti i beni archeologici ad opera di enti ed istituti scientifici autorizzati. Fino alla medesima scadenza nelle aree di attenzione archeologica, oltre alle attività e trasformazioni sopra indicate e ferme restando disposizioni più restrittive emanate dalla competente Soprintendenza, saranno ammesse solamente: - l’utilizzazione agricola del suolo secondo gli ordinamenti colturali in atto alla data di adozione del P.T.C.P., subordinata all’autorizzazione della competente Soprintendenza di ogni scavo o aratura dei terreni a profondità superiore a cm. 50; - gli interventi su edifici esistenti e di nuova edificazione, come previsti ed ammessi dai vigenti strumenti urbanistici comunali. Gli interventi di nuova edificazione nelle aree agricole degli strumenti urbanistici vigenti Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 41 di 359 COPIA dovranno essere preventivamente comunicati dovranno essere preventivamente comunicati alla competente Sopraintendenza2. alla competente Sopraintendenza2. 6. Per i beni architettonici sia interni che esterni 6. Non modificato ai perimetri dei centri storici, dei nuclei e borghi rurali sono ammessi: - interventi di manutenzione, di restauro e di risanamento conservativo; - cambiamenti delle destinazioni d’uso soltanto se compatibili con il mantenimento dei caratteri architettonici e tipologici originari. 7. Per i beni urbanistici, usi ed interventi 7. Non modificato consentiti dovranno essere determinati da appositi strumenti attuativi, Piani Particolareggiati e Piani di Recupero, o da specifica disciplina esecutiva direttamente prevista in sede di P.R.G. o di P.R.E., in conformità a quanto disposto dagli artt. 9, 12 e 78 della L.U.R. 18/83 e successive modifiche ed integrazioni e dalle altre vigenti norme, per zone di particolare interesse storico artistico o ambientale (zone A), dal D.M. 2/4/68 n°1444. In assenza di detti strumenti e discipline, entro le perimetrazioni dei centri storici come riportati nelle planimetrie 1:25000 e nei nuclei e borghi rurali, fatta salva l’applicazione delle norme del precedente comma 6 e degli strumenti urbanistici comunali, se più restrittive, si applicano le norme di cui all’ultimo comma dell’articolo 27 della Legge 457/78, nel testo vigente. All’interno dei nuclei e borghi rurali sono, comunque, consentiti interventi di ampliamento e completamento degli edifici esistenti se realizzabili in applicazione degli indici degli attuali strumenti urbanistici vigenti e nel rispetto dell’impianto urbanistico esistente. Questi ultimi interventi e gli interventi di ristrutturazione edilizia, in assenza di disciplina esecutiva, devono anche, nel caso di intervento all’interno dei centri storici, garantire il rispetto delle caratteristiche tipologiche degli edifici, il recupero o utilizzazione dei materiali costruttivi tradizionali. 8. In attesa della precisazione dei perimetri dei 8. Non modificato beni urbanistici, di cui al comma 3, le norme di cui al precedente comma si applicano all’interno 2 Modifica apportata con deliberazione di Consiglio Provinciale n° 130 del 23 settembre 1999. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 42 di 359 COPIA dei centri e nuclei storici come perimetrati negli strumenti urbanistici comunali. Per i beni urbanistici attualmente non perimetrati dagli strumenti urbanistici comunali vale quanto segue: - i centri storici e i nuclei e borghi rurali indicati e non perimetrati nelle tavole 1:25.000, vanno considerati con riferimento al nucleo abitato documentato dalle mappe del vigente Catasto Terreni, come all’impianto. Tali mappe, se richieste dai Comuni, possono essere fornite direttamente dall’Ufficio provinciale di Piano. Il perimetro dei suddetti beni è costituito sulla base della poligonale chiusa che ricomprende tutti gli edifici e antistanti spazi pubblici a loro servizio (strade, piazze, slarghi ecc.) rappresentati nelle citate mappe catastali e costruita con il collegamento dei vertici degli edifici e/o dei relativi spazi pubblici più esterni al nucleo stesso. Il perimetro entro il quale vanno applicate le norme sopra indicate è determinato dalla poligonale come sopra individuata traslata, su ogni lato, di ml 10,00 verso l’esterno. Nel caso che gli abitati in questione siano oggetto di “sviluppo catastale specifico” il perimetro è determinato dal limite dello sviluppo stesso oltre la prima quinta di edifici circostanti, se esistente, e relative retrostanti pertinenze per una fascia di ml 10,00. Tutti gli edifici attualmente esistenti, anche se non riportati nelle mappe in questione, ricadenti anche in minima parte all’interno dei perimetri come sopra definiti, vanno sottoposti alla medesima disciplina; - le mappe del vigente Catasto, come all’impianto, sono altresì di riferimento per una eventuale precisazione dei perimetri dei centri storici e nuclei e borghi rurali indicati nelle tavole 1:25.000; - nei centri storici vanno comunque ricomprese le parti interne agli elementi di fortificazioni, quali cinte murarie, torri ecc. e gli elementi stessi. Precisazioni, con eventuali modifiche, del perimetro dei beni urbanistici, come derivante dalle indicazioni di cui sopra, possono essere richieste dai Comuni alla Provincia che procederà attraverso ricognizione storica con istruttoria di merito dell’Ufficio di Piano e parere conclusivo della Sezione Urbanistica Provinciale. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 43 di 359 COPIA Art. 11 Le emergenze percettive. Art. 11 Le emergenze percettive. 1. Nelle tavole in scala 1:25.000 sono 1. Non modificato individuati come emergenze percettive gli elementi principali di connotazione del paesaggio che si qualificano anche come elementi ordinatori del sistema insediativo ed infrastrutturale, articolati nelle seguenti categorie: - sistema dei crinali, che comprende i crinali principali o più evidenti, che delimitano i singoli bacini idrografici e specifici ambiti di rilevanza ambientale, paesaggistica e percettiva; - elementi focali, che comprendono presenze puntuali di beni architettonici di valore storico e/o documentario situati in contesti percettivamente emergenti o in riferimento ad elementi organizzatori del paesaggio rurale; - elementi organizzatori del paesaggio rurale, che comprendono elementi residui significativi della trama infrastrutturale e vegetazionale del paesaggio agricolo storico quali le strade interpoderali alberate e non, i tracciati viari storici caratterizzati da alberature di antico impianto, viali alberati e relitti di filari di antico impianto; - visuali da salvaguardare, che comprendono percorsi con fruizione di uno o più ambiti o sistemi ambientali e paesaggistici di cui agli artt. 5, 6 e 9 delle presenti Norme, o di singole emergenze di cui ai precedenti commi. 2. Le prescrizioni del presente articolo hanno 2. Non modificato efficacia differita; i Comuni in sede di recepimento del P.T.P. debbono precisare cartograficamente, a scala adeguata, tali elementi ed individuarne di ulteriori aventi le medesime caratteristiche; definire le norme di uso e di intervento, nel rispetto delle prescrizioni contenute nel presente articolo e degli indirizzi definiti dal P.T.P. per le singole Unità ambientali. 3. Per il sistema dei crinali dovranno essere 3. Non modificato mantenute le regole di relazione fra infrastrutture, insediamenti e crinale storicamente sedimentate. In particolare: - ove il crinale sia stato l’elemento ordinatore dell’insediamento storico esso può essere PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 44 di 359 COPIA assunto come riferimento riconoscibile per le trasformazioni urbanistiche e edilizie previste dagli strumenti urbanistici vigenti, ove non in contrasto con le prescrizioni di cui agli artt. 5, 6 e 9 delle presenti Norme. I nuovi interventi dovranno comunque garantire la coerenza con gli assetti plano-altimetrici dell’insediamento storico e consolidato; - ove viceversa il crinale è rimasto libero da insediamenti storici o consolidati il suo profilo deve essere conservato integro e libero da costruzioni e manufatti di qualsiasi genere, anche nelle sue vicinanze, che ne possano modificare la percezione visiva. Non saranno comunque consentite lungo la linea di tali crinali nuove previsioni di viabilità extra-urbana. 4. Per gli elementi focali e gli elementi 4. Non modificato organizzatori del paesaggio rurale è fatto divieto di qualsiasi alterazione che ne comprometta le caratteristiche formali, di tracciato e vegetazionali; dovrà inoltre essere garantita la loro percezione visiva dai centri abitati circostanti e dalle infrastrutture viarie. Gli edifici saranno assoggettati alle prescrizioni relative ai beni architettonici di cui al precedente art. 10; per gli impianti vegetazionali saranno ammessi interventi fitosanitari, di restauro e reintegro con le stesse essenze, nonché il completamento e l'integrazione con nuove congrue costituzioni. 5. Per le visuali da salvaguardare, in sede di formazione degli strumenti urbanistici comunali e loro varianti andrà dettagliata l’analisi in termini di diversa valutazione qualitativa e funzionale delle stesse. Dovrà comunque essere tutelata la visuale da detti punti o percorsi verso gli elementi, le aree, i sistemi e le emergenze ambientali e paesaggistiche contenute entro l’ambito percettivo, attraverso la definizione di coni e margini visuali, di limitazioni di altezza e fasce di distacco di eventuali manufatti ammessi dalle specifiche prescrizioni del P.T.P. relative alle aree ricomprese. PROVINCIA DI TERAMO 5. Per le visuali da salvaguardare, in sede di formazione degli strumenti urbanistici comunali e loro varianti andrà dettagliata l’analisi in termini di diversa valutazione qualitativa e funzionale delle stesse. Dovrà comunque essere tutelata la visuale da detti punti o percorsi verso gli elementi, le aree, i sistemi e le emergenze ambientali e paesaggistiche contenute entro l’ambito percettivo, attraverso la definizione di coni e margini visuali, di limitazioni di altezza e fasce di distacco di eventuali manufatti ammessi dalle specifiche prescrizioni del P.T.C.P. relative alle aree ricomprese. Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 45 di 359 COPIA Art. 12 Aree a parco naturale. Art. 12 Aree a parco naturale. 1. Nelle planimetrie di piano 1:25.000 sono 1. Non modificato riportati i perimetri delle aree protette di interesse nazionale e regionale, istituite o proposte, definiti in applicazione delle norme statali e regionali vigenti. Le previsioni dei piani dei parchi redatti ai sensi della legge 394/91 prevalgono sulle disposizioni del piano territoriale. Le aree protette di livello regionale si articolano, a seconda della dimensione, in parchi e riserve naturali. 2. Le aree protette individuate nelle planimetrie del P.T.P. sono le seguenti: - Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga; - Riserva Naturale Guidata dei Calanchi di Atri; - Riserva Naturale Controllata Castel Cerreto; - Parco Territoriale Attrezzato Fiume Vomano; - Parco Territoriale Attrezzato del Torrente Fiumetto; Sono inoltre individuate le seguenti Aree marine di reperimento previste dall’art. 36 della legge 394/91: - Parco Marino del Piceno; - Parco Marino Torre di Cerrano. 2. Le aree protette individuate nelle planimetrie del P.T.C.P. sono le seguenti: - Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga; - Riserva Naturale Guidata dei Calanchi di Atri; - Riserva Naturale Guidata del Borsacchio; - Riserva Naturale Controllata Castel Cerreto; - Parco Territoriale Attrezzato Fiume Vomano; - Parco Territoriale Attrezzato del Torrente Fiumetto. Sono inoltre individuate le seguenti Aree marine di reperimento previste dall’art. 36 della legge 394/91: - Parco Marino del Piceno; - Parco Marino Torre di Cerrano. 3. In rapporto alle peculiarità di ciascuna area 3. Non modificato protetta e nel rispetto degli specifici indirizzi e prescrizioni dettati dalle presenti Norme in relazione ai singoli ambiti, la disciplina urbanistica definita dai rispettivi strumenti di pianificazione dovrà risultare conforme alle disposizioni della legislazione, nazionale e regionale. Art. 13 Piani d’Area a matrice ambientale e paesistica. Art. 13 Piani d’Area a matrice ambientale e paesistica. 1. Nelle planimetrie di piano 1:25.000 sono 1. Non modificato individuati i perimetri dei Piani guida d’Area a matrice ambientale e paesistica proposti; in essi sono comprese anche aree di recupero e restauro ambientale, che, per la situazione di degrado in atto, richiedono interventi da parte della pubblica Amministrazione. Sono ricomprese in tale categoria anche le “Aree di particolare complessità” ai sensi PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 46 di 359 COPIA dell’art. 6 delle N.T.C. del P.R.P. 2. I Piani d’Area individuati e/o indicati dal P.T.P. sono i seguenti: - Corridoio verde area costiera; - Riqualificazione ambientale aree di foce del fiume Salinello; - Riqualificazione ambientale aree di foce del fiume Tordino; - Riqualificazione ambientale aree di foce del fiume Vomano; - Area del geotopo dei Calanchi di Atri - Parco agricolo; - Parco agricolo collinare nei comuni di Pineto e Silvi. Altri progetti d’area a matrice ambientale, individuati nelle planimetrie, vengono riportati con riferimento alle previsioni del vigente Piano Regionale Paesistico. 2. I Piani d’Area individuati e/o indicati dal P.T.C.P. sono i seguenti: - Corridoio verde area costiera; - Riqualificazione ambientale aree di foce del fiume Salinello; - Riqualificazione ambientale aree di foce del fiume Tordino; - Riqualificazione ambientale aree di foce del fiume Vomano; - Area del geotopo dei Calanchi di Atri - Parco agricolo; - Parco agricolo collinare nei comuni di Pineto e Silvi. Altri progetti d’area a matrice ambientale, individuati nelle planimetrie, vengono riportati con riferimento alle previsioni del vigente Piano Regionale Paesistico. La Provincia, inoltre si riserva la possibilità di individuare altri Piani d’Area da sottoporre in sede di Conferenza di Pianificazione ai Comuni. 3. I contenuti, e gli approfondimenti delle 3. Non modificato determinazioni pianificatorie dei rispettivi strumenti dovranno rispettare le prescrizioni e gli indirizzi dettati agli artt. 5 e 9 delle presenti Norme, relativamente alle singole tipologie di aree ed oggetti ricompresi nei suddetti perimetri. 4. In sede di formazione o adeguamento dei 4. Non modificato propri strumenti urbanistici i Comuni dovranno individuare e delimitare ulteriori porzioni di territorio (cave, discariche, boschi degradati, arenili e rive di corsi d’acqua soggetti a erosione, aree dissestate ed aree compromesse dalla esecuzione di opere pubbliche e private) in cui appare necessario ricostituire gli equilibri ambientali, ecologici ed idrogeologici alterati, da sottoporre a recupero e restauro ambientale, formulando le relative proposte di intervento che saranno comunicate alla Provincia per l’inserimento in Piani guida d’Area, per la predisposizione di progetti di dettaglio e l’inserimento nei Programmi pluriennali. 5. Il progetto Corridoio Verde della costa 5. Non modificato Adriatica ha, in primo luogo, lo scopo di “organizzare in modo unitario interventi sul PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 47 di 359 COPIA sistema ambientale costiero”. In considerazione della situazione e dell’attuale struttura e consistenza della fascia costiera gli obiettivi del progetto Corridoio Verde Adriatico sono i seguenti: - ripristino e conservazione del patrimonio naturale; - valorizzazione ed offerta turistica della costa adriatica abruzzese; - miglioramento generale della qualità della vita. Per il raggiungimento di tali obiettivi, attraverso azioni e interventi sostenibili del territorio costiero, nonché per definire e gestire gli ambiti naturalistici dell’area, attraverso un progetto d’area a matrice ambientale o progetto generale di coordinamento, vanno previsti interventi di: - recupero e rinaturalizzazione di aree degradate; - ripristino delle condizioni naturali, in più tratti, lungo la fascia costiera per la ripresa della vegetazione spontanea e non; - ripristino degli ambienti naturali delle aste terminali dei fiumi; - sistemazione e gestione di impianti arborei esistenti e la creazione di nuovi; - realizzazione di un sistema di percorsi per la fruizione dei complessi ambientali; - gestione paesaggistica ambientale dei vari complessi morfologici e geomorfologici costieri esistenti. I progetti vanno organizzati tenendo altresì conto delle direttive del Q.R.R. per la “riqualificazione della Costa Teramana” e per la quale viene indicato che, in generale, si tratta di: - alleggerire il tessuto urbano che si attesta sull’arenile eliminando una serie di funzioni improprie; - superare l’attuale sistema che vede l’asse viario (S.S. 16) come strada di collegamento e, quindi, come barriera tra le città e l’arenile; - configurare l’intera riviera come parco lineare urbano; - riqualificare il percorso litoraneo con funzioni di stretto servizio locale, di passeggiata, di pista ciclabile, di sosta e parcheggio; - integrare arenile e tessuto urbano sia in termini fisici sia di relazioni- funzioni; - declassare e arretrare la ferrovia subordinatamente ai Programmi nazionali; - realizzazione parchi naturali alla foce dei fiumi. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 48 di 359 COPIA Art. 14 Corridoi biologici e paesaggistici degli Art.14 Corridoi biologici e paesaggistici degli ambienti fluviali ambienti fluviali. 1. Sono così individuati gli ambiti relativi a specifiche previsioni di progetti integrati di tutela, recupero e valorizzazione di ambienti fluviali e perifluviali, a cui attribuire la funzione di corridoio biologico e faunistico tra ecosistemi montani e collinari interni ed ecosistemi costieri, attraversando le aree urbane e periurbane in cui il rapporto con il fiume presenta segni di crisi. Oltre che per gli ambiti specificatamente individuati il P.T.P. prevede la definizione di corridoi biologici e paesaggistici entro le aree ripariali e zone umide di cui al precedente articolo 5. 1. Sono così individuati gli ambiti relativi a specifiche previsioni di progetti integrati di tutela, recupero e valorizzazione di ambienti fluviali e perifluviali, a cui attribuire la funzione di corridoio biologico e faunistico tra ecosistemi montani e collinari interni ed ecosistemi costieri, attraversando le aree urbane e periurbane in cui il rapporto con il fiume presenta segni di crisi. Oltre che per gli ambiti specificatamente individuati il P.T.C.P. prevede la definizione di corridoi biologici e paesaggistici entro le aree ripariali e zone umide di cui al precedente articolo 5. 2. Le finalità di cui al precedente comma 2. Non modificato saranno attuate mediante Piani guida d’area a matrice ambientale promossi dalla Provincia e/o da Comuni in forma associata che ne precisino l’effettivo perimetro, le norme d’uso e di intervento. Tali strumenti dovranno prevedere norme ed interventi di valorizzazione delle valenze paesaggistiche e ricreative e di qualificazione della forma urbana, di salvaguardia delle valenze ecologiche, biologiche e faunistiche, di rispetto venatorio, per l’attivazione nelle fasce perifluviali di incentivi all’agricoltura biologica o pre-biologica. 3. In attesa della redazione e approvazione di Piani guida d’area a matrice ambientale, nelle forme di cui al comma 2 e al fine di creare le migliori condizioni per una futura attivazione di programmi e politiche di pianificazione del territorio e del paesaggio con il coinvolgimento diretto delle comunità locali (contratti di fiume, contratti di paesaggio, ecc.), i singoli comuni, in sede di formazione e/o di adeguamento dei propri strumenti urbanistici dovranno valutare che le previsioni in essi contenuti in relazione alle aree individuate dal P.T.C.P come “Corridoi PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 49 di 359 COPIA biologici e paesaggistici degli ambienti fluviali” e in relazione al Progetto Strategico “Rete Ecologica e Paesaggio” concorrano al soddisfacimento dei seguenti criteri: mantenimento delle attività agricole esistenti e salvaguardia delle aree naturali e della vegetazione autoctona; connessione e collegamento attraverso percorsi di tipo ciclopedonale con gli abitati di riferimento; ubicazione di eventuali attrezzature sportive a ridosso degli insediamenti esistenti (anche produttivi) limitando la realizzazione di nuove strade e la realizzazione di aree estese destinate a parcheggio; valorizzare gli aspetti e gli elementi dell'assetto storico del territorio aperto, come fossi, manufatti in genere, filari di alberi, alberi monumentali isolati o specifiche associazioni vegetali. Capo II Sistema insediativo Capo II Sistema insediativo Art. 15 Sottosistemi e Unità insediative. 1. Il territorio provinciale è articolato in Sottosistemi territoriali ed Unità insediative, così come individuate nella planimetria di piano in scala 1:75.000. Art. 15 Sistemi territoriali complessi PROVINCIA DI TERAMO 1. Il territorio provinciale è articolato in Sistemi territoriali complessi così come individuati nella planimetria di piano in scala 1:75.000: • VIBRATA (territori dei Comuni di: Alba Adriatica, Ancarano, Civitella del Tronto, Colonnella, Controguerra, Corropoli, Martinsicuro, Nereto, Torano Nuovo, Tortoreto, Sant’Omero, S. Egidio alla Vibrata); • FINO-PIOMBA (territori dei comuni di: Atri, Arsita, Bisenti, Castiglione Messer Raimondo, Castilenti, Montefino, Pineto, Silvi); • VOMANO (territori dei Comuni di Basciano, Canzano, Castellalto, Cellino Attanasio, Cermignano, Morro d’Oro, Notaresco, Penna Sant’Andrea, Roseto degli Abruzzi); • VAL TORDINO-TERAMO (territori del Comune di Bellante, Giulianova, Mosciano Sant’Angelo, Teramo); • LAGA: (territori dei comuni di Campli, Cortino, Crognaleto, Torricella Sicura, Rocca Santa Maria, Valle Castellana); Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 50 di 359 COPIA • GRAN SASSO: (territori dei comuni di Castel Castagna, Castelli, Colledara, Fano Adriano, Montorio al Vomano, Pietracamela, Tossicia). 2. In coerenza con la delimitazione degli ambiti di attuazione programmatica di cui all’art. 19 della normativa del Q.R.R. (DCR n° 44/3 del 17.12.1996) e con le modifiche e precisazioni di cui alla delibera di osservazioni della Provincia di Teramo, delibera di Consiglio n° 5 del 20 gennaio 19983, i Sottosistemi territoriali costituiscono il riferimento territoriale delle politiche e delle azioni programmatiche finalizzate alla adeguata dotazione ed articolazione dei servizi e delle attrezzature di livello provinciale, subprovinciale ed intercomunale, nonché alla localizzazione delle attività produttive coerenti con la valorizzazione delle specificità locali e con le caratteristiche strutturali ed infrastrutturali del territorio. 2. In coerenza con le ricerche effettuate dalla Provincia in preparazione di questa variante normativa, i Sistemi territoriali complessi definiscono gli ambiti privilegiati ove affrontare i temi prioritari di rilievo sovracomunale che necessitano di azioni di copianificazione, e che sono finalizzati alla valorizzazione di risorse strategiche ambientali ed economiche, alla conservazione di rilevanti valori fisici e culturali, al superamento delle situazioni di compromissione e di crisi nell’uso e nell’organizzazione del territorio. 3. Le Unità insediative comprendono uno o più Comuni, costituenti i più stretti livelli di integrazione programmabili per il dimensionamento residenziale e per il dimensionamento e la localizzazione dei servizi integrati con la residenza, dei servizi di ruolo territoriale e degli insediamenti produttivi di livello sovracomunale; nonché l’ambito di riferimento per l’offerta delle dotazioni di servizi di base urbani. Gli indirizzi generali di cui i Comuni dovranno tener conto in sede di 3. I Sistemi territoriali complessi costituiscono riferimenti fondamentali al fine di evitare che le politiche urbanistiche dei singoli Comuni generino incoerenze a causa della loro separatezza soprattutto per quanto riguarda il dimensionamento degli strumenti urbanistici, il contrasto ai fenomeni di sprawl e la corretta localizzazione delle componenti funzionali del sistema insediativo. Ne consegue che la Provincia e i Comuni sono impegnati ad attivare percorsi di co-pianificazione e di partecipazione 3 La proposta prevede nella Provincia di Teramo la individuazione di tre ambiti: Teramo; Vibrata e Atri Roseto. Tale scelta è basata su specifici studi del CRESA che per Teramo, nello specificare che “trattasi di un’area corrispondente ad una provincia”, evidenziano, comunque, che al suo interno si definiscono bacini di mobilità, in parte autonomi della VIBRATA e di ATRI-ROSETO. In merito alla provincia di Teramo, lo studio del CRESA specifica altresì che “dal punto di vista terziario risulta di gran lunga la più fittamente urbanizzata, con ben 13 poli per servizi alle famiglie e 2 per le imprese. Fra questi si segnala Giulianova che, raggiungendo livelli gerarchici elevati, costituisce un asse di forza con il capoluogo, alternativo alla struttura lineare costiera.” Con le osservazioni è stato altresì specificato che: l’ambito di Teramo, pari a quello dell’Aquila e Chieti - Pescara, è “ambito di primo livello regionale” e quindi “area urbana di massima concentrazione di attrezzature urbane di rango regionale”. Gli ambiti Vibrata e Atri Roseto, unitamente agli altri indicati nel Q.R.R., sono ambiti di “secondo livello regionale” e come tali costituiscono, comunque, il riferimento territoriale delle politiche e delle azioni programmatiche finalizzate alla adeguata dotazione ed articolazione dei servizi e delle attrezzature di livello provinciale. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 51 di 359 COPIA formazione e/o di adeguamento dei propri che puntino alla stipula di intese, e che si strumenti urbanistici, sono precisati nel formalizzeranno in via prioritaria nei seguenti strumenti: successivo art. 17. - Conferenze di pianificazione (di cui al precedente art. 1bis ) promosse dalla Provincia o dai Comuni che stanno predisponendo nuovi strumenti di pianificazione o di programmazione; - Accordi di Programma/Pianificazione, per la specificazione, l’approfondimento e l’attuazione delle indicazioni del PTC; -Programmazione negoziata (Contratti di fiume, Contratti di Paesaggio), per l’attivazione di processi di partenariato/partecipazione pubblico-privata; -Protocolli d’intesa per la realizzazione/gestione di servizi e attrezzature di interesse sovracomunale, per l’ottimizzazione delle risorse territoriali e degli investimenti pubblici. 4. I Comuni dovranno individuare negli strumenti urbanistici comunali le aree per la residenza e le relative attrezzature in coerenza alle quantità teoriche massime definite per ogni unità insediativa nella allegata tabella relativa al dimensionamento ed alle indicazioni e prescrizioni di cui ai successivi articoli. 4. I Sistemi territoriali Complessi, ed eventualmente le loro articolazioni interne (unità insediative formate da più Comuni con stretti livelli di integrazione), rappresentano la scala ottimale per la localizzazione e il dimensionamento delle destinazioni d’uso residenziali, dei servizi di ruolo territoriale e degli insediamenti produttivi di livello sovra comunale. Gli indirizzi generali di cui i comuni dovranno tener conto in sede di formazione e/o di adeguamento dei propri strumenti urbanistici, sono precisati nel successivo art. 18. 5. Nel caso di saturazione delle aree previste o nel caso di variazione delle modalità o condizioni attuative (accordi di programma, convenzioni, ecc.) la Provincia procede ad una verifica e nuova indicazione delle suddette quantità per l’intera unità insediativa. 5. I Comuni dovranno individuare negli strumenti urbanistici comunali le aree per la residenza, i servizi, le aree produttive e le relative attrezzature in coerenza con gli indirizzi e le prescrizioni delle linee guida provinciali messi a punto nelle Conferenze di pianificazione. 6. Le unità insediative possono costituire il riferimento per l’individuazione di eventuali nuove aggregazione comunali in relazione all’applicazione della vigente legislazione in materia. 6. Nel caso di saturazione delle aree previste, o qualora si verifichino significative variazioni nelle modalità o condizioni attuative (accordi di programma, convenzioni, ecc.), la Provincia procede ad una verifica e ad una nuova indicazione delle suddette quantità per l’intero PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 52 di 359 COPIA Sistema territoriale complesso di appartenenza o per l’Unità insediativa attivando i necessari strumenti di co-pianificazione. 7. I Sistemi territoriali complessi ed eventualmente le loro articolazioni interne possono costituire il riferimento per l’individuazione di nuove aggregazione comunali in relazione all’applicazione della vigente legislazione in materia. Art. 16 Componenti funzionali del sistema Art. 16 Componenti funzionali del sistema insediativo. insediativo. Le polarità. 1. Il P.T.P., ai fini del riequilibrio e del rafforzamento funzionale del sistema insediativo, individua i seguenti livelli e ruoli assegnati ai diversi centri costituenti le polarità a cui riferire il patrimonio di dotazione di servizi ed attrezzature di primo livello (provinciale) e di secondo livello (di unità insediativa), promuovendo un modello organizzativo più articolato e meno gerarchizzato attraverso rapporti di specializzazione e complementarietà tra i centri. Le polarità sono così articolate: - Polarità urbana complessa, in essere e da sviluppare; - Centri Ordinatori, quali centri portanti dell’armatura urbana provinciale cui sono assegnati ruoli di polarizzazione dell’offerta di funzioni rare e di strutturazione delle relazioni a livello dei Sottosistemi territoriali; - Centri Integrativi, quali polarità insediative che debbono assumere funzioni di supporto alle politiche di integrazione del sistema funzionale dei Sottosistemi territoriali, ovvero svolgere funzioni di presidio dei territori interni e montani a debole armatura urbana; - Sistemi multipolari, quali rafforzamento di polarità urbane locali rispetto a tendenze destrutturanti verso poli maggiori e/o extraprovinciali, in cui favorire rapporti di specializzazione e complementarietà di tipo reticolare. Tali sistemi svolgono un ruolo analogo ai Centri Integrativi; - Centri turistici interni e montani, quali centri portanti da qualificare sotto il profilo PROVINCIA DI TERAMO Le polarità. 1. Il P.T.C.P., ai fini del riequilibrio e del rafforzamento funzionale del sistema insediativo, individua i seguenti livelli e ruoli assegnati ai diversi centri costituenti le polarità a cui riferire il patrimonio di dotazione di servizi ed attrezzature di primo livello (provinciale) e di secondo livello (di unità insediativa), promuovendo un modello organizzativo più articolato e meno gerarchizzato attraverso rapporti di specializzazione e complementarietà tra i centri. Le polarità sono così articolate: - Polarità urbana complessa, in essere e da sviluppare; - Centri Ordinatori, quali centri portanti dell’armatura urbana provinciale cui sono assegnati ruoli di polarizzazione dell’offerta di funzioni rare e di strutturazione delle relazioni a livello dei Sottosistemi territoriali; - Centri Integrativi, quali polarità insediative che debbono assumere funzioni di supporto alle politiche di integrazione del sistema funzionale dei Sottosistemi territoriali, ovvero svolgere funzioni di presidio dei territori interni e montani a debole armatura urbana; - Sistemi multipolari, quali rafforzamento di polarità urbane locali rispetto a tendenze destrutturanti verso poli maggiori e/o extraprovinciali, in cui favorire rapporti di specializzazione e complementarietà di tipo reticolare. Tali sistemi svolgono un ruolo analogo ai Centri Integrativi; - Centri turistici interni e montani, quali centri portanti da qualificare sotto il profilo Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 53 di 359 COPIA dell’offerta turistica e ricreativa. dell’offerta turistica e ricreativa. 2. L’unica Polarità urbana complessa è quella 2. Non modificato corrispondente all’area urbana del capoluogo di Teramo che si estende fino a comprendere il centro ordinatore di Montorio al Vomano ed i centri integrativi di Villa Vomano e Bellante Stazione. In essa andranno perseguiti: -lo sviluppo delle funzioni terziarie e di servizio specializzate di rango regionale (direzionali, di ricerca, commerciali, culturali, di scambio, sanitarie), purché a basso consumo di suolo se ricadenti entro l’area urbana del centro capoluogo di Teramo; - il miglioramento dell’offerta localizzativa per imprese produttrici di beni e servizi ad alto valore aggiunto (potenziamento delle strutture universitarie, potenziamento della dotazione di idonee aree commerciali e direzionali, creazione di centri di ricerca integrata Università impresa, creazione di un “parco attrezzato” tecnologico e produttivo); - il miglioramento dell’offerta di funzioni urbane complementari ai fini di una più elevata qualità insediativa (verde urbano attrezzato per attività sportive e ricreative, attrezzature socio-culturali e per lo spettacolo, spazi collettivi); - il miglioramento dell’accessibilità e della mobilità interna (disimpegno traffico extraurbano, adeguamento rete urbana, potenziamento trasporto pubblico intermodale, pedonalizzazioni, parcheggi). 3. I Centri Ordinatori previsti sono i seguenti: - Atri; - Campli; - Giulianova; - Montorio al Vomano; - Roseto degli Abruzzi; - Sant’Egidio alla Vibrata. Per questi centri andranno perseguiti in via prioritaria i seguenti indirizzi: - potenziamento delle economie di relazione sia esterna entro la rete provinciale che interna al sottosistema di riferimento, attraverso il miglioramento dell’accessibilità e dei sistemi infrastrutturali per la mobilità e le comunicazioni; - qualificazione e potenziamento dei servizi PROVINCIA DI TERAMO 3. I Centri Ordinatori previsti sono i seguenti: - Atri; - Campli; - Giulianova; - Montorio al Vomano; - Roseto degli Abruzzi; - Sant’Egidio alla Vibrata. Per questi centri andranno perseguiti in via prioritaria i seguenti indirizzi: -potenziamento delle economie di relazione sia esterna entro la rete provinciale che interna al Sistema territoriale complesso di riferimento, attraverso il miglioramento dell’accessibilità e dei sistemi infrastrutturali per la mobilità e le comunicazioni; -qualificazione e potenziamento dei servizi Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 54 di 359 COPIA settoriali di scala provinciale sanitari, scolastici superiori all’obbligo e di formazione professionale, di offerta culturale; - qualificazione come riferimenti del decentramento amministrativo; - ristrutturazione ed ammodernamento della rete di commercializzazione finale a livello di sottosistema e di qualificazione dell’artigianato di servizio (centri di attrazione commerciale di livello subprovinciale); - qualificazione come polo di riferimento a livello subprovinciale per la commercializzazione intermedia. settoriali di scala provinciale sanitari, scolastici superiori all’obbligo e di formazione professionale, di offerta culturale; -qualificazione come riferimenti del decentramento amministrativo; -ristrutturazione ed ammodernamento della rete di commercializzazione finale a livello di Sistema territoriale complesso e di qualificazione dell’artigianato di servizio (centri di attrazione commerciale di livello subprovinciale); - qualificazione come polo di riferimento a livello sub provinciale per la commercializzazione intermedia. 4. I Centri Integrativi previsti sono i seguenti: 4. Non modificato - Bellante; - Cermignano; - Civitella del Tronto; - Isola del Gran Sasso; - Mosciano Sant’Angelo; -Villa Vomano, inteso come centro intercomunale a cui partecipano i comuni di Basciano, Penna Sant’Andrea e Teramo. Questi centri dovranno costituire la massima articolazione spaziale prospettabile per le funzioni non di base: sanitarie, scolastiche, culturali, di attrazione per la commercializzazione finale a livello intercomunale e/o di unità insediativa (mediograndi superfici unitarie, mercati ambulanti strutturati). 5. I Sistemi Multipolari individuati sono i 5. Non modificato seguenti: - Martinsicuro, Alba Adriatica, Tortoreto; - Corropoli, Nereto, Sant’Omero; - Pineto, Silvi; - Castiglione Messer Raimondo, Castilenti, Montefino, Bisenti, Arsita. I singoli centri costituenti ogni Sistema Multipolare saranno assimilati ai fini funzionali ai Centri Integrativi. I singoli Sistemi Multipolari potranno inoltre svolgere un ruolo di integrazione e complementarietà ai Centri Ordinatori del medesimo sottosistema, relativamente ai seguenti indirizzi: - qualificazione e potenziamento dei servizi settoriali di scala provinciale sanitari, scolastici superiori all’obbligo e di formazione PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 55 di 359 COPIA professionale, di offerta culturale; - qualificazione come riferimenti del decentramento amministrativo; - ristrutturazione ed ammodernamento della rete di commercializzazione finale a livello di sottosistema e di qualificazione dell’artigianato di servizio (centri di attrazione commerciale di livello subprovinciale). 6. I Centri Turistici interni e montani individuati dal P.T.P. sono articolati in: a) Centri portanti dell’offerta turistica: - Civitella del Tronto; - Fano Adriano; - Isola del Gran Sasso; - Pietracamela; - Valle Castellana. b) Centri da qualificare sotto il profilo dell’offerta turistico-ricreativa; - Arsita; - Bisenti; - Campli; - Castel Castagna; - Castelli; - Cesacastina; - Cortino; - Nerito-Aprati; - Rocca Santa Maria; - Tossicia. Per questi centri andranno perseguiti in via prioritaria i seguenti indirizzi: rafforzamento servizi per l’utenza turistica, sia accentrata che sparsa, stanziale ed itinerante; - miglioramento della qualità morfologica degli insediamenti e recupero delle forme insediative storiche (centri storici, borghi e nuclei rurali); - recupero del patrimonio edilizio esistente per la ricettività turistica, stanziale e di appoggio al turismo itinerante (ostelli, rifugi, ecc.); - qualificazione e rafforzamento della dotazione delle attrezzature turistiche culturali (osservatori, laboratori di scienze naturali, centri di documentazione), ricreative e sportive. Nei centri definiti “portanti” potrà, inoltre, essere previsto il potenziamento della ricettività turistica e dell’attrazione commerciale, nel rispetto delle indicazioni fornite dal P.T.P. PROVINCIA DI TERAMO 6. I Centri Turistici interni e montani individuati dal P.T.C.P. sono articolati in: a) Centri portanti dell’offerta turistica: - Civitella del Tronto; - Fano Adriano; - Isola del Gran Sasso; - Pietracamela; - Valle Castellana. b) Centri da qualificare sotto il profilo dell’offerta turistico-ricreativa; - Arsita; - Bisenti; - Campli; - Castel Castagna; - Castelli; - Cesacastina; - Cortino; - Nerito-Aprati; - Rocca Santa Maria; - Tossicia. Per questi centri andranno perseguiti in via prioritaria i seguenti indirizzi: rafforzamento servizi per l’utenza turistica, sia accentrata che sparsa, stanziale ed itinerante; - miglioramento della qualità morfologica degli insediamenti e recupero delle forme insediative storiche (centri storici, borghi e nuclei rurali); - recupero del patrimonio edilizio esistente per la ricettività turistica, stanziale e di appoggio al turismo itinerante (ostelli, rifugi, ecc.); - qualificazione e rafforzamento della dotazione delle attrezzature turistiche culturali (osservatori, laboratori di scienze naturali, centri di documentazione), ricreative e sportive. Nei centri definiti “portanti” potrà, inoltre, essere previsto il potenziamento della ricettività turistica e dell’attrazione commerciale, nel rispetto delle indicazioni fornite dal P.T.C.P. Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 56 di 359 COPIA Art.17 Prescrizioni e indirizzi per l’impostazione e il dimensionamento dei piani comunali 1. I piani urbanistici comunali devono assicurare 1. I piani urbanistici comunali devono assicurare la tutela ed il corretto uso delle risorse la tutela ed il corretto uso delle risorse territoriali ed ambientali, il mantenimento degli territoriali ed ambientali, il mantenimento degli equilibri ecologici e la conseguente disciplina equilibri ecologici e la conseguente disciplina delle attività antropiche. delle attività produttive. Art. 17 Indirizzi per l’impostazione e il dimensionamento dei piani comunali. 2. In questo quadro, obiettivi fondamentali del 2. Non Modificato P.R.G. e del P.R.E. sono il consolidamento e la qualificazione del sistema insediativo con l’integrazione fra residenze, attività produttive e servizi. Le previsioni di nuove espansioni devono essere attentamente contenute e deve essere evitata la dispersione sul territorio di episodi edilizi isolati – residenziali o produttivi che determinano eccessivo consumo di territorio ed insostenibili oneri di urbanizzazione e di gestione di infrastrutture e servizi. Inoltre dovrà essere garantita l’integrazione funzionale mediante l’adozione di percentuali minime sia per il terziario che per la residenza entro le singole zone di piano e nella localizzazione di aree e interventi di edilizia residenziale pubblica l’integrazione diretta e funzionale delle aree così previste con parti di città destinate ad altre forme di residenza. 2.bis In coerenza con quanto stabilito dalla “Legge quadro in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo” n. 24/2014 approvata dalla Regione Abruzzo ogni comune è obbligato entro il termine di 180 giorni dall’adozione di questa variante normativa, alla determinazione del limite del territorio già urbanizzato, inteso come limite delle aree a carattere insediativo previste nei Piani comunali già approvati, come riferimento essenziale per il monitoraggio del consumo di suolo e per la valutazione di sostenibilità delle decisioni riguardanti l’occupazione di territorio agricolo. 2.ter Gli interventi che comportano la trasformazione del suolo da “non-urbanizzato” a “urbanizzato” sono da considerarsi “interventi a consumo di suolo” e devono prevedere misure di compensazione ambientale preventiva secondo valori e parametri che lo stesso strumento urbanistico comunale è tenuto a fissare con riferimento ai contenuti PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 57 di 359 COPIA dell’Allegato n°4 che accompagna queste NTA, e che saranno specificamente oggetto della valutazione provinciale di compatibilità. Tali misure di compensazione terranno conto sia dell’impatto ecologico e ambientale che ogni nuovo impiego del suolo tende a produrre, sia della possibilità di accedere agli incentivi previsti dalla L.r. n. “24/2014 per le amministrazioni locali e i privati che promuovano iniziative atte a ridurne il consumo. Si dispone pertanto che il promotore, pubblico o privato, di ogni intervento di trasformazione compensi gli impatti residui generando nuovo valore ecologico e ambientale al fine di migliorare la qualità percettiva e insediativa, di attenuare gli inquinamenti atmosferici e acustici e di mitigare gli effetti dei picchi climatici. La compensazione ecologica che in questo modo si determina deve essere realizzata all’esterno delle aree di nuova trasformazione, ma all’interno del territorio comunale direttamente interessato o dell’unità insediativa di appartenenza, secondo le modalità previste nell’Allegato n°4 a queste NTA e comporta la cessione gratuita di aree anche non contigue a quelle di nuova trasformazione e il loro equipaggiamento naturale/ecologico. 3. La formazione ed il dimensionamento dei nuovi strumenti urbanistici comunali o delle varianti di quelli vigenti dovrà seguire un modello logico e cronologico in cui siano rispettati i seguenti indirizzi e prescrizioni: - gli strumenti urbanistici comunali dovranno preventivamente individuare e delimitare le aree soggette a particolare disciplina di tutela e di uso, approfondendo, articolando e specificando gli elementi del sistema ambientale secondo gli indirizzi e le prescrizioni di cui al precedente Capo I del presente Titolo; a tal fine dovranno essere corredati da apposito elaborato cartografico in scala adeguata all'esatta e univoca individuazione, comunque maggiore di 1:25.000. In tale elaborato potranno essere contenute modifiche delle delimitazioni dei componenti del sistema ambientale individuati nelle cartografie del P.T.P. unicamente ai fini di una più precisa individuazione e delimitazione delle stesse, anche in ragione della maggiore PROVINCIA DI TERAMO 3. La formazione e il dimensionamento dei nuovi strumenti urbanistici comunali o delle varianti di quelli vigenti dovrà obbligatoriamente seguire un modello logico e cronologico in cui siano rispettati i seguenti indirizzi e prescrizioni: -gli strumenti urbanistici comunali dovranno individuare e delimitare le aree soggette a particolare disciplina di tutela e di uso, approfondendo, articolando e specificando gli elementi del sistema ambientale secondo gli indirizzi e le prescrizioni di cui al precedente Capo I del presente Titolo; a tal fine dovranno essere corredati da apposito elaborato cartografico in scala adeguata all'esatta e univoca individuazione, comunque maggiore di 1:25.000. In tale elaborato potranno essere contenute modifiche delle delimitazioni dei componenti del sistema ambientale individuati nelle cartografie del P.T.C.P. unicamente ai fini di una più precisa individuazione e Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 58 di 359 COPIA scala grafica, nel rispetto di quanto disposto agli artt. 5, 6, 7, 8, 9, 10 e 14 delle presenti Norme. A tal fine dovranno essere svolte, se necessarie, specifiche ricerche i cui programmi saranno definiti con l’Ufficio provinciale del Piano, al fine di garantire il loro coordinato inserimento nel S.I.T. Inoltre dovranno essere preventivamente individuate e delimitate, sullo stesso elaborato, anche le aree prevalentemente edificate con riferimento a quanto disposto al successivo art. 18; - dovrà essere verificata la capacità insediativa dei piani vigenti, la prioritaria saturazione di essa, anche in rapporto alla modificazione eventuale della disciplina urbanistica esistente. Dovrà essere fatta una valutazione delle dotazioni di cui dispone la popolazione (residente e turistica) in termini di abitazioni, servizi, spazi destinati alle attività produttive, spazi destinati alla mobilità, evidenziando i fabbisogni e/o le carenze, anche con riferimento a situazioni analoghe ed a medie provinciali, regionali o nazionali. In particolare dovrà essere attentamente analizzato il patrimonio abitativo esistente, con particolare riferimento a quello dei centri storici e dei tessuti consolidati ed in via di consolidamento, individuando le aree di recupero edilizio e di riqualificazione urbana. Dovranno inoltre essere evidenziati i casi in cui le previsioni di urbanizzazione contrastano con l’esigenza di tutela e di corretto uso del territorio e, più in particolare, con la disciplina del P.T.P.; essere redatto un bilancio -dovrà infrastrutturale delle previsioni di piano, con l’eventuale definizione di valori di soglia e parametrici, attraverso una verifica documentata della sostenibilità delle previsioni insediative rispetto alla capacità dell’infrastrutturazione tecnologica in essere o prevista, con particolare riferimento a: a) accertato completamento e funzionamento dell’urbanizzazione primaria; b)capacità tracciato collettori fognari principali; c) capacità ed efficienza impianti di depurazione; d) reti di adduzione idrica; e) progetti di completamento o potenziamento degli impianti suddetti, finanziamenti e risorse, programmazione temporale dell’attuazione di PROVINCIA DI TERAMO delimitazione delle stesse, anche in ragione della maggiore scala grafica, nel rispetto di quanto disposto agli artt. 5, 6,7, 8, 9, 10 e 14 delle presenti Norme. A tal fine dovranno essere svolte, se necessarie, specifiche ricerche i cui programmi saranno definiti con l’Ufficio provinciale del Piano, al fine di garantire il loro coordinato inserimento nel S.I.T. Inoltre dovranno essere preventivamente individuate e delimitate, sullo stesso elaborato, anche le aree prevalentemente edificate con riferimento a quanto disposto al successivo art. 18; -dovrà essere verificata la capacità insediativa dei piani vigenti, la prioritaria saturazione di essa, anche in rapporto alla modificazione eventuale della disciplina urbanistica esistente. Dovrà essere fatta una valutazione delle dotazioni di cui dispone la popolazione (residente e turistica) in termini di abitazioni, servizi, spazi destinati alle attività produttive, spazi destinati alla mobilità, evidenziando i fabbisogni e/o le carenze, anche con riferimento a situazioni analoghe ed a medie provinciali, regionali o nazionali. In particolare dovrà essere attentamente analizzato il patrimonio abitativo esistente, con particolare riferimento a quello dei centri storici e dei tessuti consolidati e in via di consolidamento, individuando le aree di recupero edilizio e di riqualificazione urbana. Dovranno inoltre essere evidenziati i casi in cui le previsioni di urbanizzazione contrastano con l’esigenza di tutela e di corretto uso del territorio e, più in particolare, con la disciplina del P.T.C.P.; -dovrà essere redatto un bilancio infrastrutturale delle previsioni di piano, con l’eventuale definizione di valori di soglia e parametrici, attraverso una verifica documentata della sostenibilità delle previsioni insediative rispetto alla capacità dell’infrastrutturazione tecnologica in essere o prevista, con particolare riferimento a: a) accertato completamento e funzionamento dell’urbanizzazione primaria; b)capacità tracciato collettori fognari principali; c) capacità ed efficienza impianti di depurazione; d)reti di adduzione idrica; e) progetti di completamento o potenziamento Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 59 di 359 COPIA detti progetti in relazione all’attuazione dei degli impianti suddetti, finanziamenti e risorse, programmazione temporale dell’attuazione di nuovi insediamenti previsti; detti progetti in relazione all’attuazione dei - sulla base delle valutazioni e delle analisi di nuovi insediamenti previsti; cui sopra nonché dell’analisi dell’evoluzione -sulla base delle valutazioni e delle analisi di cui della popolazione (residente e turistica) sarà sopra, nonché dell’analisi dell’evoluzione della fatta un’attenta valutazione dei nuovi fabbisogni popolazione (residente e turistica) relativa al di spazi edificati per abitazioni, attività Sistema territoriale complesso di riferimento o produttive e servizi e, quindi, la quantificazione all’Unità insediativa di Riferimento, sarà fatta delle aree di nuovo impianto che dovessero un’attenta valutazione dei nuovi fabbisogni di risultare necessarie, dopo aver prioritariamente spazi edificati per abitazioni, attività produttive considerato il riuso di edifici esistenti e di aree e servizi e, quindi, la quantificazione delle aree urbanizzate già destinate ad altri usi e dismesse di nuovo impianto che dovessero risultare necessarie, dopo aver prioritariamente (aree di ristrutturazione urbanistica); considerato il riuso di edifici esistenti e di aree - gli strumenti urbanistici comunali devono urbanizzate già destinate ad altri usi e dismesse esaminare e definire direttamente e/o con (aree di ristrutturazione urbanistica); specifici regolamenti, in relazione alla vigente - gli strumenti urbanistici comunali devono normativa regionale, nazionale e comunitaria, il esaminare e definire direttamente e/o con controllo dei sistemi tecnologici a servizio degli specifici regolamenti, in relazione alla vigente insediamenti umani e della popolazione e/o normativa regionale, nazionale e comunitaria, il inerente il miglioramento delle condizioni di controllo dei sistemi tecnologici a servizio degli vita all’interno degli insediamenti stessi o del insediamenti umani e della popolazione e/o sistema ambientale in generale, quali: il sistema inerente il miglioramento delle condizioni di della ricezione e trasmissione relative alla vita all’interno degli insediamenti stessi o del telefonia mobile cellulare, radiotelevisiva, ecc; sistema ambientale in generale, quali: il sistema il sistema del miglioramento delle condizioni della ricezione e trasmissione relative alla acustiche, della raccolta e trattamenti rifiuti, telefonia mobile cellulare, radiotelevisiva, ecc; il sistema del miglioramento delle condizioni l’utilizzo di fonti alternative di energia ecc.; acustiche, della raccolta e trattamenti rifiuti, l’utilizzo di fonti alternative di energia ecc. - il dimensionamento della capacità insediativa I criteri per il dimensionamento riportati complessiva del P.R.G. o del P.R.E. derivante nell’Allegato n°1 “Dimensionamento degli dalle suddette analisi e valutazioni, che avrà strumenti urbanistici comunali”, costituiscono come riferimento, per ogni comune, la capacità riferimento per l’esame istruttorio degli teorica fissata nelle tabelle dell’Allegato n°1, strumenti urbanistici da parte del Servizio che costituisce parte integrante delle presenti Urbanistico Provinciale. Norme. Il dimensionamento dovrà essere verificato Il dimensionamento relativo a comuni ed unità essere autorizzate dalla anche rispetto alle quantità complessive insediative potrà dell’unità insediativa di cui al precedente art. Provincia in sede di esame dei singoli strumenti urbanistici comunali sulla base delle analisi e 15. Le quantità relative a comuni ed unità valutazioni di cui ai precedenti punti e dovranno insediative ed i criteri per il dimensionamento essere motivati con particolare riferimento a: riportati nell’Allegato n°1 “Dimensionamento degli strumenti urbanistici comunali”, costituiscono riferimento per l’esame istruttorio degli strumenti urbanistici da parte del Servizio Urbanistico Provinciale. Eventuali incrementi alle suddette quantità stabilite, potranno essere autorizzate dalla PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 60 di 359 COPIA Provincia in sede di esame dei singoli strumenti urbanistici comunali sulla base delle analisi e valutazioni di cui ai precedenti punti e dovranno essere motivati con particolare riferimento a: a) variazione popolazione, dinamica delle condizioni di occupazione degli alloggi, livello di degrado edilizio ed urbanistico, modifica degli standard tipologici; b) movimento turistico secondo una classificazione tipologica (turismo maturo, turismo in fase iniziale, turismo assente, ecc.) in rapporto alla dotazione di attrezzature specifiche ed un’articolazione dell’offerta ricettiva tra le diverse componenti (alberghi, esercizi extraalberghieri, alloggi privati); - nel rispetto dei criteri e delle quantità di cui ai precedenti commi, il P.R.G. o il P.R.E. delimiterà le zone di ristrutturazione urbanistica e di nuovo impianto, e definirà all’interno di tali limiti la viabilità, le piazze e le eventuali prescrizioni di allineamento, nonché la superficie utile lorda e la volumetria complessivamente realizzabili e l’altezza max ammessa. Nelle zone di ristrutturazione urbanistica dovranno essere garantiti, oltre alla dotazione di standard di aree pubbliche inerenti il singolo intervento nel rispetto delle vigenti normative urbanistiche, anche l’incremento e la qualificazione degli spazi pubblici e delle infrastrutture di livello urbano formalmente e funzionalmente connesse con l’intervento stesso. L’indice territoriale di edificazione ammesso per le zone suddette non potrà essere inferiore a 1 mc/mq (0,3 mq/mq). Eventuali scostamenti da tali valori dovranno essere attentamente giustificati. Dovrà essere inoltre garantita la permeabilità dei suoli di non meno del 70% della superficie complessiva delle zone di ristrutturazione urbanistica e di nuovo impianto. Nelle aree già edificate di completamento o di recupero dovrà essere garantita, dagli interventi ammessi, la permeabilità dei suoli di non meno del 50% della superficie complessiva delle stesse. Gli strumenti urbanistici comunali e le loro varianti generali dovranno inoltre delimitare, all’interno del patrimonio edilizio esistente, le aree di degrado secondo le categorie definite all’art. 28 della L.U.R. n° 18/83, ai fini della PROVINCIA DI TERAMO a) variazione popolazione, dinamica delle condizioni di occupazione degli alloggi, livello di degrado edilizio ed urbanistico, modifica degli standard tipologici; b) movimento turistico secondo una classificazione tipologica (turismo maturo, turismo in fase iniziale, turismo assente, ecc.) in rapporto alla dotazione di attrezzature specifiche ed un’articolazione dell’offerta ricettiva tra le diverse componenti (alberghi, esercizi extraalberghieri, alloggi privati); -nel rispetto dei criteri e delle quantità di cui ai precedenti commi, il P.R.G. o il P.R.E. delimiterà le zone di ristrutturazione urbanistica e di nuovo impianto, e definirà all’interno di tali limiti la viabilità, le piazze e le eventuali prescrizioni di allineamento, nonché la superficie utile lorda e la volumetria complessivamente realizzabili e l’altezza max ammessa. Nelle zone di ristrutturazione urbanistica dovranno essere garantiti, oltre alla dotazione di standard di aree pubbliche inerenti il singolo intervento nel rispetto delle vigenti normative urbanistiche, anche l’incremento e la qualificazione degli spazi pubblici e delle infrastrutture di livello urbano formalmente e funzionalmente connesse con l’intervento stesso. L’indice territoriale di edificazione ammesso per le zone suddette non potrà essere inferiore a 1 mc/mq (0,3 mq/mq). Eventuali scostamenti da tali valori dovranno essere attentamente giustificati. Dovrà essere inoltre garantita la permeabilità dei suoli di non meno del 70% della superficie complessiva delle zone di ristrutturazione urbanistica e di nuovo impianto. Nelle aree già edificate di completamento o di recupero dovrà essere garantita, dagli interventi ammessi, la permeabilità dei suoli di non meno del 50% della superficie complessiva delle stesse. Gli strumenti urbanistici comunali e le loro varianti generali dovranno inoltre delimitare, all’interno del patrimonio edilizio esistente, le aree di degrado secondo le categorie definite all’art. 28 della L.U.R. n° 18/83, ai fini della Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 61 di 359 COPIA definizione degli ambiti prioritari di attuazione dei Piani di Recupero, dei Programmi integrati di intervento e Programmi di recupero urbano. Nelle aree di degrado urbanistico così individuate potranno essere previste dai singoli Comuni specifiche regole perequative per gli interventi di ristrutturazione urbanistica, che garantiscano e rendano attuabili la socializzazione degli usi del suolo e l’idoneità insediativa. definizione degli ambiti prioritari di attuazione dei Piani di Recupero, dei Programmi integrati di intervento e Programmi di recupero urbano. Nelle aree di degrado urbanistico così individuate potranno essere previste dai singoli Comuni specifiche regole perequative per gli interventi di ristrutturazione urbanistica, che garantiscano e rendano attuabili la socializzazione degli usi del suolo e l’idoneità insediativa. 4. I nuovi strumenti urbanistici comunali o le varianti di quelli vigenti dovranno inoltre rispettare le seguenti indicazioni e prescrizioni: - dovrà essere assicurata la salvaguardia della viabilità classificata nella tavola del P.T.P. relativa al sistema infrastrutturale in quanto non disponibile come supporto infrastrutturale delle espansioni e crescite edilizie. Tali prescrizioni, in attesa della definizione del tracciato della S.S. 259 della Vibrata, attraverso Piano d’Area di cui al successivo articolo 26 o specifico progetto redatto dagli Enti competenti, e delle varianti o rettifiche parziali previste in altre strade, vanno applicate rispetto agli attuali tracciati; - nelle zone di nuovo impianto o di ristrutturazione urbanistica dovranno essere di massima garantite: la coerenza con gli insediamenti esistenti, stabilendo con essi un rapporto organico a livello morfologico e funzionale; la valorizzazione della maglia viaria urbana esistente; la valorizzazione delle preesistenze costituite da edifici, giardini, orti, ed il relativo disegno del suolo; la definizione formale, il più possibile netta, dei limiti dell’edificato; - nella localizzazione delle nuove espansioni residenziali dovrà essere di massima: salvaguardata l’integrità dei territori non “compromessi” da insediamenti e suscettibili di utilizzo agricolo, con preferenza invece per le zone marginali per l’agricoltura; evitata l’ubicazione di nuovi insediamenti in aree non contigue a quelle già urbanizzate. . I nuovi strumenti urbanistici comunali o le varianti di quelli vigenti dovranno inoltre rispettare le seguenti indicazioni e prescrizioni: - dovrà essere assicurata la salvaguardia della viabilità classificata nella tavola del P.T.C.P. relativa al sistema infrastrutturale in quanto non disponibile come supporto infrastrutturale delle espansioni e crescite edilizie. Tali prescrizioni, in attesa della definizione del tracciato della S.S. 259 della Vibrata, attraverso Piano d’Area di cui al successivo articolo 26 o specifico progetto redatto dagli Enti competenti, e delle varianti o rettifiche parziali previste in altre strade, vanno applicate rispetto agli attuali tracciati; - nelle zone di nuovo impianto o di ristrutturazione urbanistica dovranno essere di massima garantite: la coerenza con gli insediamenti esistenti, stabilendo con essi un rapporto organico a livello morfologico e funzionale; la valorizzazione della maglia viaria urbana esistente; la valorizzazione delle preesistenze costituite da edifici, giardini, orti, ed il relativo disegno del suolo; la definizione formale, il più possibile netta, dei limiti dell’edificato; - nella localizzazione delle nuove espansioni residenziali dovrà essere di massima: salvaguardata l’integrità dei territori non “compromessi” da insediamenti e suscettibili di utilizzo agricolo, con preferenza invece per le zone marginali per l’agricoltura; evitata l’ubicazione di nuovi insediamenti in aree non contigue a quelle già urbanizzate. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 62 di 359 COPIA 5. Per quanto riguarda i P.R.G. dei Comuni ricompresi nell’area della Polarità urbana complessa di Teramo, il P.T.P. detta i seguenti indirizzi: - dovrà essere valutato l’impatto delle trasformazioni degli insediamenti esistenti e di quelli previsti con riferimento a: a) livelli di congestione della rete stradale; b)esigenze di parcheggi; c) livelli di inquinamento; d)entità dell’impermeabilizzazione dei suoli; e) integrazione degli insediamenti con il sistema del verde urbano; - le dinamiche di polarizzazione di funzioni attrattive nell’area urbana del capoluogo dovranno essere contenute al fine di rafforzare e valorizzare i Centri più esterni della Polarità individuati dal P.T.P.; - dovrà essere definito un Piano del Traffico e della mobilità a livello dell’intera Polarità urbana complessa come documento integrante dei vari Strumenti Urbanistici Generali comunali; - dovrà essere definita, a livello dell’intera area urbana complessa, la chiusura della maglia della viabilità primaria provinciale di connessione dei sottosistemi lungo l’asta del Tordino, garantendone le caratteristiche di viabilità di attraversamento con limitati e localizzati punti di connessione con la maglia provinciale e di scambio con la rete urbana, e la fattibilità in relazione ai livelli di impatto ambientale ed alle scelte di sviluppo insediativo dell’area urbana, sia in termini localizzativi che funzionali. Per quanto riguarda specificatamente il P.R.G. di Teramo dovrà essere previsto il progressivo decentramento delle principali concentrazioni di attività terziarie pubbliche e private. 5. Per quanto riguarda i P.R.G. dei Comuni ricompresi nell’area della Polarità urbana complessa di Teramo, il P.T.C.P. detta i seguenti indirizzi: dovrà essere valutato l’impatto delle trasformazioni degli insediamenti esistenti e di quelli previsti con riferimento a: a) livelli di congestione della rete stradale; b) esigenze di parcheggi; c) livelli di inquinamento; d)entità dell’impermeabilizzazione dei suoli; e) integrazione degli insediamenti con il sistema del verde urbano; - le dinamiche di polarizzazione di funzioni attrattive nell’area urbana del capoluogo dovranno essere contenute al fine di rafforzare e valorizzare i Centri più esterni della Polarità individuati dal P.T.C.P.; - dovrà essere definito un Piano del Traffico e della mobilità a livello dell’intera Polarità urbana complessa come documento integrante dei vari Strumenti Urbanistici Generali comunali; - dovrà essere definita, a livello dell’intera area urbana complessa, la chiusura della maglia della viabilità primaria provinciale di connessione dei sottosistemi o delle unità insediative lungo l’asta del Tordino, garantendone le caratteristiche di viabilità di attraversamento con limitati e localizzati punti di connessione con la maglia provinciale e di scambio con la rete urbana, e la fattibilità in relazione ai livelli di impatto ambientale ed alle scelte di sviluppo insediativo dell’area urbana, sia in termini localizzativi che funzionali. 6. I nuovi strumenti urbanistici comunali o le 6. Non modificato varianti generali di quelli vigenti, relativi ai Comuni comprendenti Centri Ordinatori, Centri Integrativi o Sistemi multipolari, al fine di definire la dotazione e le relative caratteristiche di servizi a valenza urbana e territoriale sovracomunale, dovranno essere corredati da analisi relative all’ambito del sottosistema o PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 63 di 359 COPIA della Unità insediativa di riferimento, finalizzate a definire: - il ruolo di effettiva polarizzazione ad attrazione sovracomunale del centro, nonché il relativo bacino influenzato; - l’evoluzione prevedibile di tale ruolo, sulla base delle tendenze in atto e degli obiettivi assunti; - gli eventuali limiti o impedimenti allo svolgimento di tale ruolo e le azioni progettuali da sviluppare per superarli, nonché le conseguenze sotto il profilo insediativo. Per l’espletamento di dette analisi la Provincia fornisce attraverso il S.I.T. e l’Ufficio del Piano il necessario supporto conoscitivo e di elaborazione ed interpretazione dei dati a scala territoriale. Relativamente all’area urbana centrale dei centri classificati come sopra, i Piani dovranno evidenziare le principali azioni progettuali relative a: - dislocazione dei servizi pubblici e privati di scala urbana e territoriale; - assetto e valorizzazione delle zone ed assi commerciali; - provvedimenti di regolamentazione del traffico; - arredo urbano e verde urbano; - sistema dei principali percorsi pedonali e/o ciclabili. I suddetti centri dovranno, inoltre, dotarsi del Piano urbano del traffico e del Piano dei parcheggi previsti dalle vigenti leggi. 7. Nelle planimetrie di Piano 1:25.000 sono 7.Non modificato individuati i principali comparti da riservare prioritariamente allo sviluppo del verde urbano, che comprendono l’insieme di aree più rispondenti, o in parte già destinate, alle esigenze di crescita del sistema del verde urbano pubblico. Gli strumenti urbanistici comunali dovranno precisarne i perimetri e potranno integrare tali individuazioni con ulteriori aree che siano correlate ed integrabili ai settori edificati. La sistemazione di queste aree dovrà assicurare una forte continuità ed organicità dei percorsi pedonali e/o ciclabili entro l’ambito urbano; potrà comprendere settori attrezzati per il gioco e lo sport, purché conservi la caratteristica di PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 64 di 359 COPIA grande “spazio aperto” e la predominanza delle sistemazioni a verde e di equipaggiamento vegetazionale; dovrà inoltre assicurare la salvaguardia e la valorizzazione di elementi di valore testimoniale anche di proprietà privata (ville, percorsi rurali, ecc.) di uso pubblico o privato esclusivo. Art. 18 Insediamenti residenziali. Art. 18 Insediamenti residenziali 1. Nelle planimetrie di piano 1:25.000 sono 1. Non modificato individuati a fini ricognitivi, e di massima, gli insediamenti prevalentemente residenziali, centri abitati, nuclei ed aree caratterizzate da insediamenti sparsi tuttora utilizzati e/o recuperabili a nuovi usi, con indicazione sommaria dei centri storici. 2. I Comuni, in sede di adeguamento al P.T.P. ai sensi dell’art. 1 comma 8 delle presenti norme, di formazione dei propri strumenti urbanistici e di variante generale di quelli vigenti, dovranno analizzare e delimitare attentamente, e in via definitiva, i sistemi insediativi, in rapporto alle categorie stabilite dal Piano Territoriale, allo scopo di promuovere il loro consolidamento e la loro integrazione con gli insediamenti produttivi e con i servizi, escludendo la diffusione sul territorio di episodi edilizi monofunzionali e privi di adeguata connessione. PROVINCIA DI TERAMO 2. I Comuni, in sede di adeguamento al P.T.C.P. ai sensi dell’art. 1 comma 8 delle presenti norme, di formazione dei propri strumenti urbanistici e di variante generale di quelli vigenti, dovranno analizzare e delimitare attentamente, e in via definitiva, i sistemi insediativi, in rapporto alle categorie stabilite dal Piano Territoriale, allo scopo di promuovere il loro consolidamento e la loro integrazione con gli insediamenti produttivi e con i servizi, escludendo la diffusione sul territorio di episodi edilizi monofunzionali e privi di adeguata connessione. Qualora ritenute comunque necessarie e non rimpiazzabili con interventi di riconversione funzionale o di densificazione, le nuove urbanizzazioni e la nuova edilizia dovranno comunque soddisfare gli standard più avanzati di ecocompatibilità, di basso impatto ambientale e di uso parsimonioso delle risorse energetiche e idriche. Le prestazioni ambientali che in questo modo saranno offerte dai nuovi insediamenti e dalle nuove attività edilizie potranno essere assimilate a forme di mitigazione ambientale e saranno in grado di ridurre l’entità del danno ambientale da riparare con interventi di compensazione ecologica preventiva. A tal fine i Comuni, nei propri strumenti urbanistici, dovranno dotarsi di regolamenti o normative che disciplinano la materia, come indicato nel Progetto Strategico “Rete Ecologica e Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 65 di 359 COPIA Paesaggio”. 3. Il Piano Territoriale, in relazione anche alle 3. Non modificato previsioni degli strumenti urbanistici comunali vigenti ai sensi dell’art. 88 della L.U.R.18/83, articola il sistema insediativo nelle seguenti categorie: - tessuti urbani storici; - tessuti urbani recenti consolidati; - tessuti urbani recenti in via di consolidamento; - nuclei ed insediamenti sparsi; - insediamenti monofunzionali; -ambiti per il riordino, il completamento e l’espansione compatibile degli insediamenti. 4. Prescrizioni ed indirizzi particolari riguardano ciascuna categoria: - per i tessuti urbani storici individuati, con riferimento anche alle schede dei beni urbanistici, architettonici, archeologici, i Comuni debbono dotarsi di una disciplina urbanistica esecutiva, in conformità e nel rispetto di quanto disposto all’art. 10 delle presenti N.T.A., che, in ragione del significato storico, culturale e funzionale, preveda la tutela e la riconoscibilità della struttura urbana esistente attraverso il mantenimento e il recupero dei suoi elementi costitutivi; - per gli insediamenti recenti consolidati, la struttura urbana è completa ed il livello di infrastrutturazione urbanistica idoneo. L’obiettivo da perseguire è quindi rappresentato dall’aumento della qualità urbana e dal controllo della complessità funzionale. Pertanto saranno destinati di massima ad interventi di manutenzione qualitativa finalizzati all’integrazione degli spazi collettivi pubblici e per la mobilità, senza aumenti dei carichi urbanistici salvo limitati completamenti. In sede di pianificazione urbanistica comunale verranno previste le modalità per gli interventi di completamento edilizio, di recupero del patrimonio edilizio esistente e, nelle zone classificate di degrado urbanistico secondo quanto disposto al precedente art. 17 comma 3, di riqualificazione o di ristrutturazione urbanistica. Per questi insediamenti va inoltre salvaguardato e rafforzato il carattere di PROVINCIA DI TERAMO 4. Prescrizioni e indirizzi particolari riguardano ciascuna categoria: - per i tessuti urbani storici individuati, con riferimento anche alle schede dei beni urbanistici, architettonici, archeologici, i Comuni debbono dotarsi di una disciplina urbanistica esecutiva, in conformità e nel rispetto di quanto disposto all’art. 10 delle presenti N.T.A., che, in ragione del significato storico, culturale e funzionale, preveda la tutela e la riconoscibilità della struttura urbana esistente attraverso il mantenimento e il recupero dei suoi elementi costitutivi; -per gli insediamenti recenti consolidati, la struttura urbana è completa ed il livello di infrastrutturazione urbanistica idoneo. L’obiettivo da perseguire è quindi rappresentato dall’aumento della qualità urbana e dal controllo della complessità funzionale. Pertanto saranno destinati di massima a interventi di manutenzione qualitativa finalizzati all’integrazione degli spazi collettivi pubblici e per la mobilità, senza aumenti dei carichi urbanistici salvo limitati completamenti. In sede di pianificazione urbanistica comunale verranno previste le modalità per gli interventi di completamento edilizio, di recupero del patrimonio edilizio esistente e, nelle zone classificate di degrado urbanistico secondo quanto disposto al precedente art. 17 comma 3, di riqualificazione o di ristrutturazione urbanistica. Per questi insediamenti va inoltre salvaguardato e rafforzato il carattere di “centralità” urbana attraverso: interventi sulla Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 66 di 359 COPIA “centralità” urbana attraverso: interventi sulla mobilità (pedonalizzazione e valorizzazione del trasporto pubblico) e sull’arredo degli spazi pubblici; la conservazione della molteplicità di usi presenti; - per gli insediamenti recenti in via di consolidamento, caratterizzati da tessuti urbani esistenti a debole complessità funzionale quasi esclusivamente residenziali o da nuovi insediamenti in corso di attuazione, in sede di pianificazione comunale vanno individuati e rafforzati gli elementi di struttura urbana esistenti e va completata la dotazione di servizi puntuali e di relazione. Dovranno inoltre essere perseguite l’integrazione delle destinazioni d’uso, in particolare per quanto riguarda i settori a contatto con gli assi di penetrazione urbana, e l’incentivazione delle occasioni di diversificazione ed integrazione funzionale; - per i nuclei ed insediamenti sparsi, in sede di pianificazione comunale vanno precisati i perimetri e va verificata la possibilità di completamento in rapporto sia alla dotazione infrastrutturale esistente, sia al rispetto dell’assetto morfologico naturale, assunti come limite all’offerta prevedibile, ed escludendo ulteriori espansioni. In relazione a quanto previsto dal precedente comma 2, le indicazioni e localizzazioni contenute nella carte del P.T.P. hanno solo valore di massima e saranno perimetrate in via definitiva in fase di adeguamento dei singoli strumenti urbanistici generali comunali. In ogni caso solo ad avvenuto esaurimento delle previsioni espansive degli insediamenti di cui ai precedenti punti, sarà ammissibile, in sede di pianificazione urbanistica comunale, la previsione di ulteriore crescita, che comunque non comprometta la funzionalità e l’efficienza della viabilità e delle infrastrutture esistenti e garantisca il rispetto dei criteri e delle prescrizioni di cui ai commi 3 e 4 dell’art. 17 delle presenti Norme. mobilità (pedonalizzazione e valorizzazione del trasporto pubblico) e sull’arredo degli spazi pubblici; la conservazione della molteplicità di usi presenti; per gli insediamenti recenti in via di consolidamento, caratterizzati da tessuti urbani esistenti a debole complessità funzionale quasi esclusivamente residenziali o da nuovi insediamenti in corso di attuazione, in sede di pianificazione comunale vanno individuati e rafforzati gli elementi di struttura urbana esistenti e va completata la dotazione di servizi puntuali e di relazione. Dovranno inoltre essere perseguite l’integrazione delle destinazioni d’uso, in particolare per quanto riguarda i settori a contatto con gli assi di penetrazione urbana, e l’incentivazione delle occasioni di diversificazione ed integrazione funzionale; -per i nuclei ed insediamenti sparsi, in sede di pianificazione comunale vanno precisati i perimetri e va verificata la possibilità di completamento in rapporto sia alla dotazione infrastrutturale esistente, sia al rispetto dell’assetto morfologico naturale, assunti come limite all’offerta prevedibile, ed escludendo ulteriori espansioni. In relazione a quanto previsto dal precedente comma 2, le indicazioni e localizzazioni contenute nella carte del P.T.C.P. hanno solo valore di massima e saranno perimetrate in via definitiva in fase di adeguamento dei singoli strumenti urbanistici generali comunali. In ogni caso solo ad avvenuto esaurimento delle previsioni espansive degli insediamenti di cui ai precedenti punti, sarà ammissibile, in sede di pianificazione urbanistica comunale, la previsione di ulteriore crescita, che comunque non comprometta la funzionalità e l’efficienza della viabilità e delle infrastrutture esistenti e garantisca il rispetto dei criteri e delle prescrizioni di cui ai commi 3 e 4 dell’art. 17 delle presenti Norme. art.18 bis Qualità Ambientale paesaggistica del sistema insediativo e 1.In tutti i sistemi insediativi va perseguita la qualità ambientale e la qualità paesaggistica. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 67 di 359 COPIA La qualità ambientale va perseguita all’interno degli insediamenti con particolare riferimento alla salubrità dell’aria, al clima acustico e alla sicurezza, attraverso le misure di contenimento del traffico e l’agevolazione delle modalità di spostamento non motorizzate. Vanno nel contempo perseguite la riduzione della pressione degli insediamenti sui sistemi naturali ed ambientali, la mitigazione degli impatti ed il contenimento del consumo del suolo agricolo. 2. Per il raggiungimento di un equilibrio “paesaggistico” tra lo spazio urbano e lo spazio rurale, vengono individuati i seguenti indirizzi, direttive e criteri a cui orientare la pianificazione comunale: 2.a Per le “zone urbanizzate in ambito costiero” il sistema del verde deve costituire elemento ordinatore del sistema del costruito, valorizzando i canali verdi trasversali residui tra i centri e le connessioni ambientali con il territorio, proteggendo le aree agricole periurbane ed i fronti collinari prospicienti la città. Per la fascia litoranea, la qualificazione dell'insediamento dovrà riguardare gli spazi pubblici e il lungomare, sviluppando percorsi trasversali pedonali commerciali ricreativi di connessione tra la riviera ed il centro urbano. Ove risultino sostituibili per le esigenze della mobilità veicolare, i lungomare andranno tendenzialmente trasformati in aree a verde pubblico e per la fruizione pedonale-ciclabile, opportunamente integrati sia all’arenile e alle sue sistemazioni per l’uso balneare che al tessuto urbano retrostante. . I principi a cui far riferimento per orientare la pianificazione e progettazione di queste zone sono definiti nel “Progetto Strategico Città della Costa” . 2.b Per i centri urbani delle vallate fluviali, l'attenzione va posta sul riordino del sistema insediativo intercomunale salvaguardando le discontinuità inedificate fra centri e nuclei urbani, in particolare vanno salvaguardati i residui varchi inedificati lungo le principali strade vallive, sia quali scansioni fra abitato e abitato, utili alla conservazione delle reciproche identità, sia quali visuali aperte verso il paesaggio rurale e collinare. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 68 di 359 COPIA 2.c Per i centri urbani collinari, gli indirizzi da perseguire riguardano il mantenimento dei rapporti con il contesto paesistico e la connessione attraverso itinerari storico ambientali che ne consentano la valorizzazione. Occorre sviluppare operazioni urbanistiche coordinate per il contenimento ed il riordino degli insediamenti minori residenziali che tendono a svilupparsi in forma lineare lungo la viabilità di accesso ai centri, spesso in posizioni di pregio paesistico. 2.d Per i centri urbani montani va perseguito il recupero degli antichi nuclei abbandonati o in via di abbandono anche attraverso la promozione dell’offerta turistica e dei servizi di qualità alla popolazione locale. Vanno altresì perseguite: la tutela del territorio agricolo dal dissesto idrogeologico e dagli incendi; la salvaguardia delle colture agricole che segnano in modo caratteristico e inconfondibile il paesaggio montano; la valorizzazione della multifunzionalità dell'agricoltura; la valorizzazione delle specie locali vegetali ed animali in via d’estinzione che contribuiscono al recupero della biodiversità. . I principi a cui far riferimento per orientare la pianificazione e progettazione di queste zone sono definiti nel “Progetto Borghi”. 2.e In attesa che il Progetto Strategico “Paesaggio e Reti Ecologiche” sia predisposto dalla Provincia di Teramo, i comuni dovranno avvalersi degli indirizzi per la riqualificazione Paesistica –Ambientale del Territorio provinciale di cui all’allegato n°5 . Gli indirizzi sono finalizzati a : A) potenziamento della rete ecologica ; B) riqualificazione degli insediamenti urbani; C) riqualificazione degli insediamenti produttivi; D) inserimento paesistico ambientale delle infrastrutture lineari. 3. I Contratti di Paesaggio L'obiettivo strategico della difesa e riqualificazione dei paesaggi insediati viene perseguito dal Piano con lo strumento dei Contratti di Paesaggio, così come definiti all’art.1.bis. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 69 di 359 COPIA Art. 19 Insediamenti monofunzionali. 1. Gli insediamenti monofunzionali sono quelli prevalentemente non residenziali con destinazione e tipologia di utilizzazione dello spazio che, per ragioni di funzionalità proprie ed in rapporto al sistema delle relazioni, richiedono una specifica localizzazione. Art. 19 Insediamenti monofunzionali. 1. Non modificato 1 bis: Obiettivi degli insediamenti monofunzionali Gli insediamenti monofunzionali sono informati ai seguenti obiettivi e indirizzi: - utilizzare il territorio secondo criteri di adeguatezza, nella quantità strettamente sufficiente alle specifiche esigenze produttive; - limitare il consumo e l'impermeabilizzazione del suolo, privilegiando l'utilizzo di superfici impermeabili esistenti, nel rispetto della normativa e degli strumenti di pianificazione di settore in materia ambientale; - favorire un’armonica crescita economica e sociale in una visione territoriale ampia degli insediamenti monofunzionali che ne consenta anche l’aggregazione e il riordino; - ricercare la razionalizzazione delle reti infrastrutturali e il controllo dei flussi di traffico al fine di conseguire una riduzione sostanziale dell’inquinamento e della domanda energetica e un miglioramento della sicurezza stradale; - garantire la compatibilità e il rispetto dei valori del paesaggio e dell’ambiente nello sviluppo degli insediamenti monofunzionali; - promuovere anche all’interno degli insediamenti monofunzionali idonei standard di qualità ambientale (Applicazione del modello APEA -Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate-). 2. Le prescrizioni del presente articolo hanno 2.Non modificato efficacia differita: i Comuni, in sede di formazione e/o di adeguamento dei propri strumenti urbanistici dovranno precisarne, in ragione della loro scala grafica, il perimetro e le norme di uso e di intervento, nel rispetto delle prescrizioni contenute nel presente articolo. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 70 di 359 COPIA 3. Le localizzazioni già individuate negli strumenti urbanistici comunali, in relazione alle norme transitorie di cui al successivo articolo 30, sono da intendersi confermate nel P.T.P. anche se non riportate nella cartografia in scala 1:25.000. Soltanto dopo il loro completamento e la saturazione delle aree in esse disponibili, potrà prevedersi l’individuazione di nuove aree. L’eventuale previsione di nuove aree nei nuovi strumenti urbanistici comunali o varianti di quelli vigenti, per ragioni strettamente tecniche derivanti dalle caratteristiche della specifica attività da insediare, dovrà fondarsi su idonea documentazione del bisogno da cui consegue la proposta. La documentazione dovrà verificare l'inopportunità di perseguire l'uso di aree già individuate nel vigente strumento urbanistico, e non attuate, proponendo se necessario la riduzione delle superfici in precedenza previste ma non poste in uso, per una superficie pari alle nuove previsioni. La previsione di nuove aree dovrà comunque tener conto degli ambiti preferenziali di localizzazione di cui al successivo comma 5 per le attività di livello provinciale ed intercomunale, delle aree dismesse o dismettibili da attività produttive, delle prescrizioni e degli indirizzi per il sistema ambientale, delle prescrizioni e degli indirizzi per il sistema infrastrutturale e della mobilità. PROVINCIA DI TERAMO 3. Le localizzazioni già individuate negli strumenti urbanistici comunali, in relazione alle norme transitorie di cui al successivo articolo 30, sono da intendersi confermate nel P.T.C.P. anche se non riportate nella cartografia in scala 1:25.000. L’eventuale previsione di nuove aree monofunzionali nei nuovi strumenti urbanistici comunali o varianti di quelli vigenti, per ragioni strettamente tecniche derivanti dalla necessità di ampliare singole strutture esistenti, dovranno fondarsi su idonea documentazione del bisogno da cui consegue la proposta. La previsione di nuovi insediamenti monofunzionali potrà avvenire solo se prevista da un Piano d’Area che interessi l’intero Sistema territoriale complesso. La previsione di nuovi insediamenti monofunzionali dovrà necessariamente essere verificata sulla base delle disponibilità residue all’interno delle previsioni degli strumenti urbanistici vigenti dei comuni appartenenti allo stesso Sistema Territoriale complesso o alla stessa Unità insediativa, ed essere ratificata in sede di Conferenza di Pianificazione. Dovrà in particolare verificarsi la condizione che sia stata utilizzata almeno il 75% della superficie fondiaria disponibile all’interno del Sistema Territoriale Complesso o della Unità insediativa di riferimento, In assenza del Piano d’Area che ,per i singoli comuni sarà possibile utilizzare gli ampliamenti e l’individuazione di nuove aree solo previa contestuale sottrazione, mediante trasposizione, di aree produttive esistenti non utilizzate di eguale superficie, presenti nei territori comunali . Possono essere ammessi ampliamenti funzionali alle attività esistenti o insediamenti di nuove attività il cui ciclo produttivo sia strettamente connesso alle attività insediate, purché in area contigua a quella occupata dall’impresa interessata, sulla base di comprovate esigenze produttive e di documentati programmi di investimento aziendale. La documentazione fornita dovrà verificare l'inopportunità di perseguire l'uso di aree già individuate nel vigente strumento urbanistico, e non attuate, proponendo se necessario la riduzione delle superfici in precedenza previste ma non poste in uso, per una superficie pari agli Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 71 di 359 COPIA ampliamenti necessari. 4. Per le aree esistenti, insediate o previste come 4.Non modificato tali dagli strumenti urbanistici vigenti, non compatibili con le condizioni ambientali, idrogeologiche o urbanistiche della zona, contraddistinte con la lettera “R”, le amministrazioni comunali dovranno prevedere la loro rilocalizzazione, verificando in primo luogo la saturazione delle altre aree già previste e parzialmente utilizzate, nonché la disponibilità di aree nelle quali si sia verificata la dismissione di attività produttive. Sono comunque da considerare come aree da rilocalizzare “R” le aree insediate e/o previste come insediabili dagli strumenti urbanistici comunali ricadenti entro aree esondabili come risultanti da atti di Enti competenti in materia: Servizi idrografici del Genio Civile, Autorità di Bacino ecc. 5. Gli ambiti preferenziali di localizzazione di nuove attività produttive o di servizio che richiedono una notevole occupazione di suolo sono individuati nella cartografia in scala 1:75.000. Tali ambiti sono distinti in: - aree di “incentivazione” che possono sopportare ulteriori sviluppi in termini coerenti rispetto al sistema infrastrutturale esistente e di previsione e compatibili con il contesto urbano ed ambientale; - aree di “razionalizzazione” per le quali si pongono problemi di riorganizzazione e riqualificazione infrastrutturale e di riconfigurazione morfologica. Sono inoltre articolati per livello territoriale, in riferimento alle attrezzature ospitate, e per tipologia: - ambiti di concentrazione di livello provinciale o intercomunale, che si qualificano come aree ad elevato livello di infrastrutturazione, dai confini morfologicamente definiti, strettamente connesse con specifici nodi del sistema della mobilità. Gli strumenti di pianificazione PROVINCIA DI TERAMO 5. Gli ambiti preferenziali di localizzazione di nuove attività produttive o di servizio che richiedono una notevole occupazione di suolo sono individuati in linea di massima nella cartografia in scala 1:75.000, ma dovranno essere verificati sulla base dei criteri e degli indirizzi individuati per ogni Piano d’area, e specificati nel successivo comma 6. Tali ambiti sono distinti in: - aree di “incentivazione” che possono sopportare ulteriori sviluppi in termini coerenti rispetto al sistema infrastrutturale esistente e di previsione e compatibili con il contesto urbano ed ambientale; - aree di “razionalizzazione” per le quali si pongono problemi di riorganizzazione e riqualificazione infrastrutturale e di riconfigurazione morfologica. Sono inoltre articolati per livello territoriale, in riferimento alle attrezzature ospitate, e per tipologia: - ambiti di concentrazione di livello provinciale o intercomunale, che si qualificano come aree ad elevato livello di infrastrutturazione, dai confini morfologicamente definiti, strettamente connesse con specifici nodi del sistema della mobilità. Il Piano d’area dovrà garantire che non Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 72 di 359 COPIA comunale dovranno garantire che non venga compromessa, dagli interventi previsti nelle zone contigue, l’accessibilità a detti ambiti dalle infrastrutture di livello provinciale ed intercomunale; - ambiti di diffusione di livello intercomunale, in cui l’inserimento di attrezzature ed insediamenti produttivi compatibili è previsto in un contesto a più basso livello di infrastrutturazione, ed intervallato e/o integrato con gli insediamenti urbani e con le aree agricole. venga compromessa, dagli interventi previsti nelle zone contigue, l’accessibilità a dette aree dalle infrastrutture di livello provinciale ed intercomunale; - aree di diffusione di livello intercomunale, in cui l’inserimento di attrezzature ed insediamenti produttivi compatibili è previsto in un contesto a più basso livello di infrastrutturazione, ed intervallato e/o integrato con gli insediamenti urbani e con le aree agricole. 6. Tali ambiti potranno essere precisati in sede di pianificazione urbanistica comunale e dovranno essere attuati per mezzo di un Piano d’Area ai sensi dell’art. 1 comma 9 delle presenti Norme, promosso dalla Provincia o dai Comuni interessati in forma associata. L’attuazione degli interventi previsti dal Piano sarà subordinata alla definizione di un apposito Accordo di Programma. Gli strumenti urbanistici comunali vigenti, anche attuativi, dovranno essere adeguati alle prescrizioni del Piano di Area. Il Piano d’Area riguarderà: la connessione con il sistema della mobilità di scala provinciale ed intercomunale; la disposizione delle infrastrutture, degli impianti tecnologici, della viabilità e dei parcheggi, delle attrezzature generali, del verde pubblico; dovrà definire i tipi di attività insediabili compatibili con le caratteristiche ambientali, idro-geologiche ed urbanistiche. Inoltre dovrà curare l’inserimento delle nuove previsioni nella struttura urbanistica del territorio interessato. Tipologie, caratteristiche, indici e requisiti funzionali degli interventi dovranno rispettare le indicazioni e le prescrizioni relative alle attrezzature ed alle aree produttive non agricole di cui ai successivi artt. 20 e 21. 6. Contenuti del Piano d’area PROVINCIA DI TERAMO Il Piano d’area sarà promosso in sede di Conferenza di Pianificazione; gli strumenti urbanistici comunali vigenti, anche attuativi, dovranno essere adeguati alle prescrizioni del Piano di Area. Il Piano d’area dovrà essere redatto in osservanza delle seguenti direttive: a) precisare e giustificare i criteri adottati per il dimensionamento degli ampliamenti e delle nuove aree previste; b) individuare e specializzare gli ambiti in relazione alle attività insediabili; c) prevedere aree destinate ai servizi per l’azienda e la persona; d) prevedere una viabilità che consenta il raggiungimento delle arterie stradali principali senza l’attraversamento dei centri abitati; e) rapportarsi con la pluralità dei valori del territorio, integrandosi con il sistema del paesaggio e dell’ambiente, rispettandone le criticità e le fragilità, e individuando azioni per la verifica di sostenibilità di ogni singola area; f) prevedere, soluzioni e dispositivi per mitigare e compensare gli impatti paesaggistici ed ambientali. Tipologie, caratteristiche, indici e requisiti funzionali degli interventi dovranno rispettare le indicazioni e le prescrizioni relative alle attrezzature ed alle aree produttive non agricole di cui ai successivi artt. 20 e 21. Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 73 di 359 COPIA 7. Gli insediamenti monofunzionali individuati nelle tavole 1:25.000 di tipo produttivo industriale e/o artigianale, situati all’interno degli insediamenti recenti consolidati, o contigui ad essi, costituiscono ambiti di elevata propensione alla trasformazione di rilevanza strategica per l’assunzione di nuove funzioni a scala urbana e territoriale. Gli strumenti urbanistici comunali dovranno individuare quelle defunzionalizzate o di prevedibile defunzionalizzazione e definirne specifici indirizzi e regole di utilizzo e trasformazione. Il loro recupero dovrà contribuire all’elevamento degli standards urbanistici ed ambientali dell’insediamento. Pertanto dovrà essere garantita almeno il 70% della superficie fondiaria libera da costruzioni ed il rispetto delle prescrizioni e degli indici di cui al comma 3 dell’art. 17 delle presenti Norme. 7. Gli insediamenti monofunzionali individuati nelle tavole 1:25.000 di tipo produttivo industriale e/o artigianale, situati all’interno degli insediamenti recenti consolidati, o contigui ad essi, costituiscono ambiti di elevata propensione alla trasformazione di rilevanza strategica per l’assunzione di nuove funzioni a scala urbana e territoriale. Gli strumenti urbanistici comunali dovranno individuare quelle defunzionalizzate o di prevedibile defunzionalizzazione e definirne specifici indirizzi e regole di utilizzo e trasformazione. Il loro recupero dovrà contribuire all’elevamento degli standards urbanistici ed ambientali dell’insediamento. Pertanto dovrà essere garantita almeno il 70% della superficie fondiaria libera da costruzioni ed il rispetto delle prescrizioni e degli indici di cui al comma 3 dell’art. 17 delle presenti Norme. Per tali insediamenti, il Comune, all’interno dei propri strumenti urbanistici, deve prevedere appositi strumenti attuativi che dovranno altresì garantire la salvaguardia di eventuali manufatti di pregio storico-architettonico, il rispetto dei valori ambientali della zona e l’inserimento nel contesto territoriale circostante. Art. 20 Attrezzature e servizi. Art. 20 Attrezzature e servizi. 1. Il P.T.P. distingue le attrezzature e i servizi di livello provinciale e subprovinciale (sottosistema) da quelli di livello intercomunale (unità insediativa). 1. Il P.T.C.P. distingue le attrezzature e i servizi di livello provinciale e subprovinciale (sottosistema) da quelli di livello intercomunale (unità insediativa). 2. Sono classificate come attrezzature e servizi 2. Sono classificate come attrezzature e servizi di livello provinciale e subprovinciale: di livello provinciale e subprovinciale: a) le attrezzature ed i servizi sanitari: 1. sedi ospedaliere; 2.strutture sanitarie ed assistenziali specialistiche, come definite dalle vigenti leggi in materia; b) le attrezzature per l’istruzione e la formazione: 1. sedi universitarie; 2. plessi scolastici della scuola media di 2° PROVINCIA DI TERAMO a) le attrezzature ed i servizi sanitari: 1. sedi ospedaliere; 2. strutture sanitarie ed assistenziali specialistiche, come definite dalle vigenti leggi in materia; b) le attrezzature per l’istruzione e la formazione: 1. sedi universitarie; 2. plessi scolastici della scuola media di 2° Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 74 di 359 COPIA grado e centri di formazione professionale; 3. centri di ricerca; c) le attrezzature ed i servizi per lo sviluppo urbano: 1. parco territoriale con funzioni turisticoricreative; 2. grandi impianti sportivi ed attrezzature sportive specialistiche; d) le attrezzature per la riorganizzazione del trasporto: 1. autoporto; 2. stazioni di interscambio pubblico-privato, ferro-gomma; 3. stazioni del sistema di trasporto rapido in sede propria; e) le attrezzature ed i servizi allo sviluppo: 1.Sistema della commercializzazione intermedia, ovvero: - Centro di supporto alla commercializzazione in particolare dei prodotti agro-alimentari, con funzioni di assistenza tecnica e commerciale ai produttori, conservazione a breve ed a lungo termine, trasporto e promozione; - Centro carni, ittico o agro-alimentare, con funzioni di mercato all’ingrosso con servizi comuni ai produttori ed agli operatori intermedi; - Centro di interscambio mezzi-merci, con servizi ed attività connesse; - Centri commerciali all’ingrosso, predisposti ad accogliere depositi, magazzini ed uffici di aziende grossiste, compresi servizi ed attrezzature comuni; - Centri per la distribuzione ad operatori al dettaglio di settori omogenei; Cash & Carry. grado e centri di formazione professionale; 3. centri di ricerca; c) le attrezzature ed i servizi per lo sviluppo urbano: 1. parco territoriale con funzioni turisticoricreative; 2. grandi impianti sportivi ed attrezzature sportive specialistiche; d) le attrezzature per la riorganizzazione del trasporto: 1. autoporto; 2. stazioni di interscambio pubblico-privato, ferro-gomma; 3. stazioni del sistema di trasporto rapido in sede propria; e) le attrezzature ed i servizi allo sviluppo: 1. Sistema della commercializzazione intermedia, ovvero: - Centro di supporto alla commercializzazione in particolare dei prodotti agro-alimentari, con funzioni di assistenza tecnica e commerciale ai produttori, conservazione a breve ed a lungo termine, trasporto e promozione; - Centro carni, ittico o agro-alimentare, con funzioni di mercato all’ingrosso con servizi comuni ai produttori ed agli operatori intermedi; - Centro di interscambio mezzi-merci, con servizi ed attività connesse; - Centri commerciali all’ingrosso, predisposti ad accogliere depositi, magazzini ed uffici di aziende grossiste, compresi servizi ed attrezzature comuni; - Centri per la distribuzione ad operatori al dettaglio di settori omogenei; Cash & Carry. 2. Sistema della commercializzazione finale, ai soli fini del presente P.T.P. e fermo restante la classificazione di cui al D.lgs. 114/98 e L.R. 62/99, si definiscono i seguenti servizi/strutture: - Centro commerciale integrato, costituito da un complesso di aziende di vendita al dettaglio differenziate per categorie merceologiche integrate con attività paracommerciali e di servizio e servite da idonei parcheggi dimensionalmente rapportati alle superfici di vendita. I Centri sono classificati di livello provinciale quando hanno una superficie complessiva superiore a 30.000 mq. e bacino di utenza superiore ai 150.000 abitanti; 2. Sistema della commercializzazione finale PROVINCIA DI TERAMO Il PTCP fa riferimento all’articolazione presente nella L.R. 11/2008 e successive modifiche ed integrazioni. Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 75 di 359 COPIA - Medio-grandi superfici di vendita, costituite da esercizi del tipo ipermercato con superfici di vendita con almeno 2.500 mq. disposti su di un piano, ospitate in strutture edilizie ad esclusivo uso commerciale e dotati di adeguate aree di parcheggio. 3. Servizi all’industria ed all’artigianato: 3. Non modificato - Agglomerati industriali attrezzati di livello provinciale; - Centro per lo sviluppo tecnologico, che comprende le seguenti tipologie: centro di innovazione e trasferimento delle tecnologie, incubatori per la PMI, centro di formazione, centro di servizi telematici, centro servizi di consulenza e promozione aziendale; - Centro di promozione commerciale, costituito da complessi integrati di strutture espositive, fieristiche e di servizio, relative a singoli comparti e/o distretti produttivi; - Centro fieristico di livello provinciale, costituito da un complesso di strutture espositive con relativi servizi, dotato di adeguate strutture di parcheggio. 4. Non modificato 4. Servizi all’agricoltura ed alla zootecnia: - Centro servizi e di coordinamento ortofrutticolo, come centro di supporto tecnico, produttivo e commerciale per lo sviluppo del settore ortofrutticolo; - Centro servizi e coordinamento per la zootecnia; - Macello provinciale; - Centrale di raccolta del latte. 5. Servizi al turismo: 5.Non modificato - Darsena, approdo turistico; - Impianti sciistici; - Impianti integrati per il tempo libero: parco di divertimento, acquaparco, parco attrezzato con funzioni turisticoricreative ,impianti specialistici per lo sport e lo spettacolo; - Centro congressi, come struttura specializzata dotata di specifiche attrezzature e servizi ricettivi e di ristoro, integrata con eventuali attrezzature espositive e per lo spettacolo; - Sala congressi attrezzata; - Attrezzature museali ed espositive; - Attrezzature per la musica e lo spettacolo, quali teatri, auditorium, sale da concerto; PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 76 di 359 COPIA f) impianti per lo smaltimento dei rifiuti. 3. La localizzazione dei servizi e delle attrezzature di livello provinciale è riportata nella cartografia in scala 1:75.000, sia con riferimento a specifici ambiti sia con riferimento alle singole polarità (Polarità urbana complessa e Centri Ordinatori). Gli strumenti urbanistici comunali dovranno localizzare le attrezzature riferite alle singole polarità, con priorità per le aree monofunzionali già individuate dagli stessi e riportate nella cartografia 1:25.000 di P.T.P., nonché definire i parametri urbanistici e edilizi per la loro realizzazione in coerenza con gli indirizzi e le prescrizioni delle presenti Norme. Per le attrezzature a forte concorso di pubblico quali centri fieristici, centro congressi, impianti integrati per il tempo libero, dovranno essere garantite adeguate superfici a parcheggio rapportate alle superfici di vendita ed espositive, o al numero degli utenti stabilito, e comunque non inferiori al 60% della Su; inoltre dovrà essere assicurato un idoneo e diretto collegamento con la viabilità primaria provinciale senza interessare gli assi di penetrazione urbana. Nel caso di attrezzature non previste nell’elenco, l’Ufficio Provinciale di Piano, su richiesta del Consiglio Provinciale, verificherà la coerenza localizzativa dell’attrezzatura proposta con il sistema insediativo e della mobilità, e con le eventuali previsioni di pianificazione settoriale regionale e provinciale. 3. La localizzazione dei servizi e delle attrezzature di livello provinciale è riportata nella cartografia in scala 1:75.000, sia con riferimento a specifici ambiti sia con riferimento alle singole polarità (Polarità urbana complessa e Centri Ordinatori). Gli strumenti urbanistici comunali dovranno localizzare le attrezzature riferite alle singole polarità, con priorità per le aree monofunzionali già individuate dagli stessi e riportate nella cartografia 1:25.000 di P.T.C.P., nonché definire i parametri urbanistici e edilizi per la loro realizzazione in coerenza con gli indirizzi e le prescrizioni delle presenti Norme. Per le attrezzature a forte concorso di pubblico quali centri fieristici, centro congressi, impianti integrati per il tempo libero, dovranno essere garantite adeguate superfici a parcheggio rapportate alle superfici di vendita ed espositive, o al numero degli utenti stabilito, e comunque non inferiori al 60% della Su; inoltre dovrà essere assicurato un idoneo e diretto collegamento con la viabilità primaria provinciale senza interessare gli assi di penetrazione urbana. Nel caso di attrezzature non previste nell’elenco, l’Ufficio Provinciale di Piano, verificherà la coerenza localizzativa dell’attrezzatura proposta con il sistema insediativo e della mobilità, e con le eventuali previsioni di pianificazione settoriale regionale e provinciale 4. Sono classificate come attrezzature e servizi 4. Sono classificate come attrezzature e servizi di livello intercomunale: di livello intercomunale: a) le attrezzature ed i servizi sanitari: 1. Distretti sanitari di base; 2. Poliambulatori; a) le attrezzature ed i servizi sanitari: 1. Distretti sanitari di base; 2. Poliambulatori; b) le attrezzature per la formazione; c) le attrezzature ed i servizi per lo sviluppo urbano: 1. Parchi urbani; 2. Impianti sportivi polivalenti a livello urbano e di base; b) le attrezzature per la formazione; c) le attrezzature ed i servizi per lo sviluppo urbano: 1. Parchi urbani; 2. Impianti sportivi polivalenti a livello urbano e di base; PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 77 di 359 COPIA d) le attrezzature ed i servizi allo sviluppo: 1. Sistema della commercializzazione finale: - Centro commerciale integrato, costituito da un complesso di aziende di vendita al dettaglio differenziate per categorie merceologiche integrate con attività paracommerciali e di servizio e servite da idonei parcheggi dimensionalmente rapportati alle superfici di vendita. I Centri sono classificati di livello intercomunale (di sottosistema) quando hanno una superficie complessiva superiore a 12.000 mq. e bacino di utenza superiore a 50.000 abitanti; - Medio-grandi superfici di vendita, costituite da esercizi del tipo grande magazzino, supermercato, ecc., con superfici di vendita superiori a 400 mq. d) le attrezzature ed i servizi allo sviluppo: 1. Sistema della commercializzazione finale: Vale la classificazione prevista dalla L.R. 11/2008 e successive modifiche ed integrazioni. 2. Non modificato 2. Servizi all’industria ed all’artigianato: - Aree attrezzate di livello intercomunale per la piccola e media impresa. 3. Servizi al turismo: - Impianti integrati per il tempo libero con bacino di utenza massimo pari alla dimensione demografica del sottosistema di appartenenza: parco di divertimento, parco attrezzato con funzioni turistico-ricreative, impianti polivalenti per lo sport e lo spettacolo. Normalmente tali impianti, in particolare nelle aree interne, sono punti di partenza e/o terminali di itinerari turistici a tema specifico in materia ambientale e storico culturale; - Sala congressi attrezzata in edificio polifunzionale; - Attrezzature museali, espositive, multimediali; 5. Non modificato - Attrezzature per la musica e lo spettacolo. 5. La localizzazione dei servizi e delle attrezzature di livello intercomunale, per ciascuna unità insediativa, è prevista in rapporto ai poli (Centri Integrativi, Centri Turistici portanti) o ai Sistemi Multipolari di riferimento. Gli strumenti urbanistici comunali degli stessi poli precisano la localizzazione e la dimensione specifica di ogni servizio o attrezzatura, nonché i parametri edilizi ed urbanistici da adottare, sulla base della consistenza demografica dei residenti, dell’entità delle presenze turistiche, dell’entità del bacino di utenza ipotizzabile per ciascun servizio PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 78 di 359 COPIA o attrezzatura, del ruolo territoriale del singolo comune e della distribuzione dei servizi esistenti entro l’ambito dell’unità insediativa. 6. Non modificato 6. La localizzazione dei servizi e delle attrezzature di livello intercomunale dovrà di massima garantire l’integrazione con gli insediamenti esistenti come occasione di riqualificazione urbanistica, ed idonei raccordi con la rete stradale urbana e di distribuzione interna ai sottosistemi. 7. Non modificato 7. L’Amministrazione provinciale promuove forme di gestione coordinata dei servizi (consorzi di Comuni, Enti, ecc.). Art. 21 Insediamenti produttivi non agricoli. Art. 21 Insediamenti produttivi non agricoli 1. Gli insediamenti monofunzionali produttivi non agricoli sono distinti per destinazione commerciale e industriale- e per livello territoriale -provinciale, intercomunale e comunale-. Le prescrizioni del presente articolo hanno efficacia differita: i Comuni, in sede di adeguamento, di formazione o di variante dei propri strumenti urbanistici, dovranno classificare le aree per insediamenti produttivi esistenti e previste, confermate dal P.T.P., in relazione alla destinazione commerciale o industriale. La disciplina in ordine al sistema commerciale deve, comunque, essere emanata in conformità e secondo le indicazioni del D.lgs. 114/98 e L.R. 62/99. In riferimento a tale disciplina, le indicazioni e le localizzazioni degli insediamenti commerciali previsti dal presente P.T.P. hanno valore di indirizzo e non prescrittivo. Nelle aree industriali così definite non saranno ammessi insediamenti ed attività per la commercializzazione all’ingrosso (intermedia) ed al dettaglio (finale), salvo quanto diversamente disposto ai successivi commi del presente articolo. 1. Gli insediamenti monofunzionali produttivi non agricoli sono distinti per destinazione commerciale e industriale- e per livello territoriale -provinciale, intercomunale e comunale-. Le prescrizioni del presente articolo hanno efficacia differita: i Comuni, in sede di adeguamento, di formazione o di variante dei propri strumenti urbanistici, dovranno classificare le aree per insediamenti produttivi esistenti e previste, confermate dal P.T.C.P., in relazione alla destinazione commerciale o industriale. La disciplina in ordine al sistema commerciale deve, comunque, essere emanata in conformità e secondo le indicazioni del D.lgs. 114/98 e L.R. 11/2008 e 17/2010. In riferimento a tale disciplina, le indicazioni e le localizzazioni degli insediamenti commerciali previsti dal presente P.T.C.P. hanno valore di indirizzo e non prescrittivo. Nelle aree industriali così definite non saranno ammessi insediamenti ed attività per la commercializzazione all’ingrosso (intermedia) ed al dettaglio (finale), salvo quanto diversamente disposto ai successivi commi del presente articolo. 2. Gli insediamenti produttivi commerciali di 2. Non modificato livello provinciale o subprovinciale comprendono gli insediamenti per l’esercizio di PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 79 di 359 COPIA attività connesse alla commercializzazione intermedia e finale così come definiti all’art. 20 comma 2 lettera e). La localizzazione è riportata nella cartografia in scala 1:75.000, sia con riferimento a specifici ambiti sia con riferimento alle singole polarità del sistema insediativo. 3. Gli insediamenti produttivi commerciali di 3. Non modificato livello intercomunale comprendono gli insediamenti per l’esercizio di attività connesse alla commercializzazione intermedia e finale così come definiti all’art. 20 comma 4 lettera d). La localizzazione è prevista, per ciascuna unità insediativa, in rapporto ai poli o al sistema multipolare di riferimento. 4. Gli strumenti urbanistici comunali dovranno localizzare le aree produttive commerciali, con priorità per le aree monofunzionali già individuate e riportate nella cartografia 1:25.000 di P.T.P., nonché definire i parametri urbanistici e edilizi per la loro realizzazione in coerenza con gli indirizzi e le prescrizioni delle presenti Norme. 4. Gli strumenti urbanistici comunali dovranno localizzare le aree produttive commerciali, con priorità per le aree monofunzionali già individuate e riportate nella cartografia 1:25.000 di P.T.C.P., nonché definire i parametri urbanistici e edilizi per la loro realizzazione in coerenza con gli indirizzi e le prescrizioni delle presenti Norme. 5. Gli insediamenti produttivi industriali di 5. Non modificato livello provinciale, agglomerati industriali attrezzati anche per la grande industria, dovranno privilegiare lo svolgimento delle seguenti attività: - produzione industriale di beni; - lavorazione e trasformazione a scala industriale di prodotti agricoli; - stoccaggio e manipolazione di materiali energetici; - impianti ed attrezzature per le comunicazioni ed i trasporti. Tali aree dovranno inoltre essere dotate di apposite attrezzature (centri) di interscambio mezzi-merci. 6. Gli insediamenti produttivi industriali di 6. Non modificato livello intercomunale accentrati (aree attrezzate intercomunali per la piccola-media industria) o diffusi, oltre alle attività di cui al precedente comma 5. Potranno ospitare produzioni PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 80 di 359 COPIA artigianali di beni ed attività di deposito, magazzinaggio e vendita di materiali, di componenti e di macchinari per l’industria delle costruzioni. 7. Negli insediamenti produttivi industriali di 7. Non modificato livello provinciale ed intercomunale, gli interventi di trasformazione edilizia ed urbanistica dovranno essere strettamente funzionali allo svolgimento delle attività suddette. Al loro interno dovranno inoltre essere predisposte apposite zone per servizi ed impianti di interesse collettivo, nonché per attrezzature e servizi alle attività produttive. Nell’ambito dei singoli impianti produttivi sono ammesse attività di commercializzazione dei relativi prodotti (spacci aziendali). 8. All’interno degli strumenti urbanistici comunali e loro varianti, potranno essere individuati insediamenti produttivi industriali ed artigianali di livello comunale, rispettando i seguenti criteri: - verifica della disponibilità di aree entro gli insediamenti produttivi; -considerazione delle aree industriali ed artigianali totalmente o parzialmente utilizzate, già previste dai vigenti strumenti urbanistici e confermate dal P.T.P., di cui prevedere la saturazione. Previa verifica dell’assetto urbanistico ed infrastrutturale definito dallo stesso P.T.P. e dagli strumenti urbanistici e comunali; - preferenza per aree già impegnate da impianti produttivi dismessi o abbandonati, che possano essere utilmente recuperate ad uso produttivo; - rispetto degli indirizzi e delle prescrizioni di cui al precedente art.19 commi 3. e 4.; - possibilità di integrazione con i tessuti residenziali per attività artigianali e deposito di interesse locale, non moleste o inquinanti e comunque compatibili con i caratteri locali dell’insediamento. Gli insediamenti produttivi industriali ed artigianali di livello comunale dovranno essere dimensionati sulla base di specifiche indagini che quantifichino le esigenze e le prospettive di sviluppo delle attività PROVINCIA DI TERAMO 8. All’interno degli strumenti urbanistici comunali e loro varianti, potranno essere individuati insediamenti produttivi industriali ed artigianali di livello comunale, secondo quanto previsto all’art. 19, sulla base di specifiche ed approfondite indagine, rispettando i seguenti criteri: - verifica della disponibilità di aree entro gli insediamenti produttivi presenti nel territorio comunale, nell’unità insediativa di riferimento o nel sistema territoriale complesso; - considerazione delle aree industriali ed artigianali totalmente o parzialmente utilizzate, già previste dai vigenti strumenti urbanistici dei comuni facenti parte del sistema territoriale complesso o dell’unità insediativa di riferimento e confermate dal P.T.C.P., di cui prevedere la saturazione. Previa verifica dell’assetto urbanistico ed infrastrutturale definito dallo stesso P.T.C.P. e dagli strumenti urbanistici e comunali; - preferenza per aree già impegnate da impianti produttivi dismessi o abbandonati, che possano essere utilmente recuperate ad uso produttivo; - rispetto degli indirizzi e delle prescrizioni di cui al precedente art.19 commi 3. e 4.; - possibilità di integrazione con i tessuti residenziali per attività artigianali e deposito di interesse locale, non moleste o inquinanti e comunque compatibili con i caratteri locali Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 81 di 359 COPIA produttive, in relazione al ruolo assegnato dal P.T.P. al centro, al rapporto occupati/addetti nel comune e nell’unità insediativa, alla verifica del prevedibile esaurimento entro il triennio successivo di tutte le aree industriali esistenti ed aventi caratteristiche localizzative analoghe a quelle di nuova individuazione, ad investimenti prevedibili per lo sfruttamento di materiali, risorse idriche, ecc. localmente presenti. La congruenza delle previsioni concernenti i nuovi insediamenti sarà valutata dalla Provincia nell'istruttoria prescritta per l'approvazione degli strumenti urbanistici comunali e loro varianti, sulla base delle suddette indagini, e della verifica circa l’attuazione delle aree produttive di livello intercomunale previste dal P.T.P. dell’insediamento. La congruenza delle previsioni concernenti i nuovi insediamenti sarà valutata dalla Provincia in sede di conferenza di pianificazione nell'istruttoria prescritta per l'approvazione degli strumenti urbanistici comunali e loro varianti, sulla base delle suddette indagini, e della verifica circa l’attuazione delle aree produttive di livello intercomunale previste dal P.T.C.P. 9. Gli interventi di nuovo impianto e di 9. Non modificato ristrutturazione di aree produttive industriali ed artigianali di qualsiasi livello dovranno perseguire i seguenti obiettivi: la riduzione degli impatti relativi ad emissioni atmosferiche ed acustiche, alla qualità dei corpi idrici; il miglioramento della qualità morfologica degli spazi di relazione; la razionale disposizione delle attività e funzioni marginali (depositi all’aperto, parcheggi mezzi pesanti, ecc.); l'integrazione relazionale, paesaggistica, e morfologico insediativa con le aree residenziali caratterizzanti la struttura insediativa. La localizzazione ed il dimensionamento delle singole aree dovranno essere definiti con riferimento alle seguenti valutazioni: - mix di utenze produttive ipotizzabile per località, sulla base dei relativi rischi ambientali e livelli di inquinamento atmosferico ed acustico ammissibili in rapporto alle caratteristiche ambientali ed urbanistiche dell’intorno; - bilancio idrico dell’area, che ne definisca i limiti di disponibilità anche con riferimento a interventi integrativi o di miglioramento (reimpiego acque depurate, adduzione tramite canale, ricarica artificiale della falda, ecc.) previsti o con riferimento ai Piani di Risanamento delle Acque; - definizione del regime idrico, come rapporto tra tipologie produttive e consumi idrici per addetto e per unità di tempo, nonché del PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 82 di 359 COPIA regime e delle modalità di scarico nel suolo e nel sottosuolo; - verifica del dimensionamento della soglia di addetti ammissibile e della relativa superficie attraverso parametri di prelievo (mc/anno di prelievo ammissibile per addetto); - qualità e modalità di smaltimento degli scarti di lavorazione; modalità di approvvigionamento delle materie prime; - idoneità delle reti infrastrutturali e dei trasporti rispetto alle esigenze produttive, garantendo un idoneo e diretto collegamento con la viabilità primaria provinciale senza interessare gli assi di penetrazione urbana. Art. 21 bis Depositi verdi Allo scopo di promuovere una riqualificazione integrata del proprio territorio, i Comuni e le altre amministrazioni competenti possono individuare delle aree pubbliche, a basso valore ecologico, da destinare ad interventi di miglioramento ambientale ed ecologico. Tali aree sono individuate dal soggetto pubblico con riferimento alle esigenze di miglioramento paesistico-ambientale ed ecologico di lungo periodo e contribuiscono a definire un ‘deposito verde locale’. Le aree di deposito verde individuate dal Comune costituiranno ambito di localizzazione degli interventi compensativi concordati con l’Amministrazione sulla base di apposito regolamento comunale redatto con rifermento all’ Allegato n°4 “Abaco delle Opere di Compensazione”. Tale abaco vuole essere uno strumento di supporto tecnico ai piani urbanistici di scala locale in attesa della redazione del Progetto Strategico “Rete Ecologica e Paesaggio” per la individuazione delle misure di compensazione in presenza di interventi di trasformazione del territorio riguardante aree edificabili o destinate alla viabilità. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 83 di 359 COPIA Art. 22 Varchi e discontinuità del sistema insediativo. 1. Nelle planimetrie 1:25.000 sono individuati i varchi e le discontinuità del sistema insediativo da conservare per usi urbani non insediativi. Le norme del presente articolo dettano indirizzi per la redazione di piani e programmi di competenza di Enti ed Amministrazioni Pubbliche e loro varianti. Eventuali prescrizioni hanno efficacia differita. I Comuni, in sede di recepimento del P.T.P., verificheranno la delimitazione geografica e ne preciseranno i contenuti normativi coerentemente con gli indirizzi contenuti nel presente articolo. Art. 22 Varchi e discontinuità del sistema insediativo. 1. Nelle planimetrie 1:25.000 sono individuati i varchi e le discontinuità del sistema insediativo da conservare per usi urbani non insediativi. Le norme del presente articolo dettano prescrizioni per la redazione di piani e programmi di competenza di Enti ed Amministrazioni Pubbliche e loro varianti. I Comuni, in sede di recepimento del P.T.C.P., verificheranno la delimitazione geografica di tali varchi e ne preciseranno i contenuti normativi coerentemente con gli indirizzi contenuti nel presente articolo. 2. In tali ambiti sono comprese le visuali 2. Non modificato significative verso il paesaggio non urbano da tutelare, le delimitazioni fra ambiente urbano ed ambiente non urbano da salvaguardare come limiti morfologicamente definiti dell’edificato, scansioni fra abitati utili alla conservazione della reciproca identità. 3. Per le aree non ancora urbanizzate, e ove 3. Non modificato prevalgono valenze di natura paesaggistica e percettiva, dovrà essere confermato l’utilizzo agricolo, attraverso anche la tutela ed il ripristino di elementi del paesaggio agrario, ed esclusi nuovi interventi edilizi, nonché interventi di attrezzamento ed arredo della viabilità che comportino impatti percettivi. 4. Nelle aree comprese tra insediamenti o a 4.Non modificato margine degli stessi, potranno essere ammessi anche usi urbani non edilizi quali parchi, orti urbani, attrezzature sportive e per il tempo libero, i campeggi con le annesse modeste volumetrie edilizie di servizio, purché salvaguardino il carattere di “spazio aperto” dell’ambito. 5. La sottrazione di aree da destinarsi a nuovi insediamenti urbanistici è consentita, previa giustificata motivazione, solo in fase di nuovo strumento urbanistico comunale o di variante generale nel rispetto, comunque, delle attenzioni PROVINCIA DI TERAMO 5. Al solo fine di risolvere il tema della progettazione del limite dell'abitato, del passaggio tra l'edificato e le aree agricole, tutelando ed evidenziando le relazioni verso il Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 84 di 359 COPIA ambientali previste per tali aree dal P.T.P. Eventuali nuovi insediamenti urbanistici devono, comunque, essere concentrati in settori specifici e ridurre al minimo l’occupazione di suolo comunque inferiore al 15% della superficie territoriale. Resta ferma la possibilità di localizzazione di insediamenti di rilevante interesse comunale e sovracomunale in relazione a programmi, piani e norme di settore. paesaggio agricolo e naturale, attraverso operazioni di riordino degli spazi di pertinenza e agricoli degli edifici esistenti è ammessa la sottrazione di aree libere da destinarsi a nuovi insediamenti solo in fase di nuovo strumento urbanistico comunale o di variante generale nel rispetto, comunque, delle attenzioni ambientali previste per tali aree dal P.T.C.P. Gli eventuali nuovi insediamenti urbanistici devono essere concentrati in continuità con i tessuti urbani esistenti, riducendo al minimo l’occupazione di suolo comunque inferiore al 5% della superficie territoriale del varco e discontinuità di riferimento. Quantità superiori di suolo impegnato e comunque in misura non eccedente il 10% della superficie territoriale sopra definita, vanno verificate sulla base di uno Studio di compatibilità ambientale di cui all’art.8 del Piano Regionale Paesistico e delle relative Linee Guida al fine della valutazione del relativo inserimento e le misure di mitigazione dell’eventuale impatto con l’ambiente. Lo Studio di compatibilità ambientale dovrà essere sottoposto al parere della Provincia in sede di approvazione degli strumenti urbanistici. Art. 23 Terreni agricoli periurbani. 1. Nelle planimetrie in scala 1:25.000 sono individuati i terreni agricoli periurbani con funzioni di riequilibrio ecologico rispetto all’area urbana. Tali ambiti definiscono aree di interesse paesaggistico per gli insediamenti urbani, in cui l’attività agricola risulta condizionata da fattori esterni economici, sociali e tecnici. Tali aree sono connotate attualmente da investimenti immobiliari sempre meno finalizzati alla produzione di reddito agricolo ed utilizzi del suolo per attività non agricole o miste a prescindere dalle destinazioni d’uso urbanistiche; da modelli colturali che mostrano problemi di compatibilità con la fragilità ambientale (terreni particolarmente permeabili) e con l’esigenza di offrire agli insediamenti urbani un’elevata qualità paesaggistica al proprio contorno; da un impoverimento dell’equipaggiamento vegetale, del tasso di Art. 23 Terreni agricoli peri-urbani 1. Nelle planimetrie in scala 1:25.000 sono individuati i terreni agricoli peri-urbani con funzioni di riequilibrio ecologico rispetto all’area urbana. Tali ambiti definiscono aree di interesse paesaggistico per gli insediamenti urbani, in cui l’attività agricola risulta condizionata da fattori esterni economici, sociali e tecnici. Tali aree sono connotate attualmente da investimenti immobiliari sempre meno finalizzati alla produzione di reddito agricolo ed utilizzi del suolo per attività non agricole o miste a prescindere dalle destinazioni d’uso urbanistiche; da modelli colturali che mostrano problemi di compatibilità con la fragilità ambientale (terreni particolarmente permeabili) e con l’esigenza di offrire agli insediamenti urbani un’elevata qualità paesaggistica al PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 85 di 359 COPIA naturalità e delle strutture paesaggistiche. proprio contorno; da un impoverimento dell’equipaggiamento vegetale, del tasso di naturalità e delle strutture paesaggistiche. Le problematiche attuali che riguardano anche la parcellizzazione dei terreni e l'uso non coordinato hanno accentuato nel tempo le forme di degrado di tale paesaggio; tali problematiche vanno risolte affrontando il tema della progettazione del limite dell'abitato, del passaggio tra l'edificato e le aree agricole, tutelando ed evidenziando le relazioni verso il paesaggio agricolo e naturale, attraverso operazioni di riordino degli spazi di pertinenza e agricoli degli edifici esistenti. 2. Le norme del presente articolo costituiscono indirizzi per la redazione di piani e programmi di competenza di Enti ed Amministrazioni pubbliche e loro varianti. Eventuali prescrizioni hanno efficacia differita mentre la perimetrazione di tali aree, riportata sulla cartografia del P.T.P., è da intendersi indicativa e non prescrittiva: i Comuni in sede di recepimento del P.T.P., sulla base di specifiche indagini conoscitive, definiscono il perimetro delle suddette zone, verificano le previsioni vigenti dei rispettivi strumenti urbanistici e predispongono specifiche discipline d’uso e di intervento per tali aree coerenti con gli indirizzi definiti nel presente articolo. 2. Le norme del presente articolo costituiscono obblighi per la redazione di piani e programmi di competenza di Enti ed Amministrazioni pubbliche e loro varianti. La perimetrazione di tali aree, riportata sulla cartografia del P.T.C.P., è da intendersi indicativa e non prescrittiva. I Comuni, in sede di formazione e/o di adeguamento dei propri strumenti urbanistici dovranno produrre una “Carta dell’uso agricolo del suolo” ed effettuare ricognizioni dettagliate in ordine a tutti i suoli agricoli presenti nel territorio comunale definendone le potenzialità, gli attuali usi e le valenze, procedere ai necessari adeguamenti e integrazioni, precisarne, in ragione della loro scala grafica, il perimetro e le norme di uso e di intervento, nel rispetto delle prescrizioni contenute nel presente articolo, degli indirizzi definiti dal P.T.C.P. per le singole Unità ambientali e delle indicazioni e modalità dei commi 4 e 5 dell’articolo 68 della L.U.R. sopracitata. 3. In tali aree, che dovranno comunque 3. Non modificato conservare la naturale destinazione agricola, andranno perseguiti modelli colturali apprezzabili sotto il profilo bio-ecologico, dal punto di vista dell’impatto ambientale e dei contenuti paesaggistici. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 86 di 359 COPIA 4. Nelle aree agricole periurbane, con eccezione di cui ai commi successivi, non saranno ammessi nuovi insediamenti urbanistici a destinazione residenziale e non residenziale, né per impianti produttivi agricoli e zootecnici ai sensi dell’art. 72 della L.U.R. n° 18/83 e successive modificazioni e integrazioni. Non sono comunque ammessi impianti produttivi agricoli o zootecnici di tipo industriale ed allevamenti di tipo intensivo. La sottrazione di terreni agricoli periurbani da destinarsi a nuovi insediamenti urbanistici è consentita, previa giustificata motivazione, solo in fase di nuovo strumento urbanistico comunale o di variante generale nel rispetto, comunque, delle attenzioni ambientali previste per tali aree dal P.T.P. Eventuali nuovi insediamenti urbanistici devono, comunque, essere concentrati in settori specifici e ridurre al minimo l’occupazione di suolo comunque inferiore al 30% della superficie territoriale. Resta ferma la possibilità di localizzazione di insediamenti di rilevante interesse comunale e sovracomunale in relazione a programmi, piani e norme di settore. Nuovi edifici potranno essere consentiti solo per residenze rurali e nuovi manufatti configuranti annessi agli impianti produttivi agricoli, e comunque per unità aziendali con superficie non inferiore ad ettari 5. L’accorpamento di superfici per il raggiungimento della superficie minima e per il calcolo della volumetria ammissibile stabilite, sarà consentito solo per particelle catastali contigue e potrà praticarsi esclusivamente sulla base di positiva verifica di compatibilità paesistica ed ambientale. I piani urbanistici comunali fisseranno i parametri edilizi nel rispetto di quanto disposto al successivo art. 24 ed agli artt. 70 e 71 della L.U.R. n° 18/83 per quanto non in contrasto con le presenti Norme; nonché i criteri e le regole per l’ubicazione dei nuovi edifici in rapporto alla rete stradale esistente, alla morfologia, ai caratteri paesaggistici delle località, per il mantenimento delle tipologie, delle caratteristiche e dei materiali tipici dell’insediamento sparso rurale. Il patrimonio edilizio rurale esistente, quando non più funzionale agli usi agricoli, potrà essere PROVINCIA DI TERAMO 4. Nelle aree agricole peri-urbane, con eccezione di cui ai commi successivi, non saranno ammessi nuovi insediamenti urbanistici a destinazione residenziale e non residenziale, né per impianti produttivi agricoli e zootecnici ai sensi dell’art. 72 della L.U.R. n° 18/83 e successive modificazioni e integrazioni. Non sono comunque ammessi impianti produttivi agricoli o zootecnici di tipo industriale ed allevamenti di tipo intensivo. La sottrazione di terreni agricoli peri-urbani da destinarsi a nuovi insediamenti urbanistici è consentita, previa giustificata motivazione, solo in fase di nuovo strumento urbanistico comunale o di variante generale e solo al fine di arrestare la dispersione insediativa mediante la ricomposizione degli attuali tessuti insediativi, il riordino della struttura urbana diffusa e la stabilizzazione degli attuali margini urbani, con azioni di ricucitura della rete urbana, delle attrezzature, delle aree a verde e delle funzioni residenziali e produttive attorno agli insediamenti esistenti. Tutto ciò nel rispetto delle attenzioni ambientali previste per tali aree dal P.T.C.P. Gli eventuali nuovi insediamenti urbanistici devono essere concentrati in continuità con i tessuti urbani esistenti, riducendo al minimo l’occupazione di suolo comunque inferiore al 5% della superficie territoriale del terreno agricolo periurbano di riferimento. Quantità superiori di suolo impegnato e comunque in una quantità non superiore al 20% della superficie territoriale sopra definita, vanno verificate sulla base di uno Studio di compatibilità ambientale di cui all’art.8 del Piano Regionale Paesistico e delle relative Linee Guida al fine della valutazione del relativo inserimento e le misure di mitigazione dell’eventuale impatto con l’ambiente e il paesaggio e di misure di compensazione ambientale. Resta ferma la possibilità di localizzazione di insediamenti modalità previste dalla vigente legislazione di settore, previa convenzione che garantisca le appropriate metodologie di recupero degli edifici, il ripristino di adeguate entità e qualità arboree nel fondo quali filari, siepi, ecc., la pratica di colture di rilevante interesse comunale e sovracomunale in relazione a programmi, Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 87 di 359 COPIA convertito a destinazione residenziale o per attività connesse con l’agriturismo e la ricettività rurale, purché nei limiti e con le modalità previste dalla vigente legislazione di settore, previa convenzione che garantisca le appropriate metodologie di recupero degli edifici, il ripristino di adeguate entità e qualità arboree nel fondo quali filari, siepi, ecc., la pratica di colture compatibili sotto il profilo chimico e dei risvolti paesaggistici con la condizione periurbana. piani e norme di settore. Nuovi edifici potranno essere consentiti solo per residenze rurali e nuovi manufatti configuranti annessi agli impianti produttivi agricoli, e comunque per unità aziendali con superficie non inferiore ad ettari 5. L’accorpamento di superfici per il raggiungimento della superficie minima e per il calcolo della volumetria ammissibile stabilite, sarà consentito solo per particelle catastali contigue e potrà praticarsi esclusivamente sulla base di positiva verifica di compatibilità paesistica ed ambientale. I piani urbanistici comunali fisseranno i parametri edilizi nel rispetto di quanto disposto al successivo art. 24 ed agli artt. 70 e 71 della L.U.R. n° 18/83 per quanto non in contrasto con le presenti Norme; nonché i criteri e le regole per l’ubicazione dei nuovi edifici in rapporto alla rete stradale esistente, alla morfologia, ai caratteri paesaggistici delle località, per il mantenimento delle tipologie, delle caratteristiche e dei materiali tipici dell’insediamento sparso rurale. Il patrimonio edilizio rurale esistente, quando non più funzionale agli usi agricoli, potrà essere convertito a destinazione residenziale o per attività connesse con l’agriturismo e la ricettività rurale, purché nei limiti e con le modalità previste dalla vigente legislazione di settore, previa convenzione che garantisca le appropriate metodologie di recupero degli edifici, il ripristino di adeguate entità e qualità arboree nel fondo quali filari, siepi, ecc., la pratica di colture compatibili sotto il profilo chimico e dei risvolti paesaggistici con la condizione periurbana. 5. Per la viabilità che attraversa le aree agricole 5. Non modificato periurbane, non classificata come al successivo Capo III delle presenti Norme, si dovrà in generale evitare di modificarne le caratteristiche del tracciato, della sezione, degli elementi di arredo. Per le strade poderali e vicinali, nonché per le loro modifiche, dovranno essere definite, all’interno degli strumenti urbanistici comunali, specifiche norme atte a garantirne l’inserimento paesaggistico, sezione massima, tracciato, tipo di rivestimento con esclusione dell’asfaltatura, contenimento di sterri e riporti. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 88 di 359 COPIA 6. Per gli insediamenti individuati nelle planimetrie 1:25.000 che ricadono all’interno delle aree agricole periurbane dovrà di norma essere esclusa qualsiasi espansione al di fuori degli interventi di ricucitura di sfrangiamenti insediativi, di completamento organico di aree parzialmente urbanizzate, di chiusura del disegno del margine dell’insediamento verso il territorio agricolo. 6. Per gli insediamenti individuati nelle planimetrie 1:25.000 che ricadono all’interno delle aree agricole periurbane dovrà di norma essere esclusa qualsiasi espansione al di fuori degli interventi di ricucitura di sfrangiamenti insediativi, di completamento organico di aree parzialmente urbanizzate, di chiusura del disegno del margine dell’insediamento verso il territorio agricolo, riducendo al minimo l’occupazione di suolo, e in misura comunque inferiore al 5% della superficie territoriale del terreno agricolo peri-urbano di riferimento. 7. Le aree agricole periurbane, ai fini della realizzazione degli indirizzi suddetti, costituiranno ambito di riferimento prioritario per l’erogazione di fondi e contributi comunitari, nazionali e regionali finalizzati all’incentivazione dei metodi di produzione agricola ecocompatibile: riduzione dell’impiego di concimi e fitofarmaci, metodi di agricoltura biologica, sistemi di lavorazione minima del suolo, contingentamento delle produzioni. La Provincia potrà promuovere convenzioni con i Comuni interessati, per uniformare le modalità di gestione e di intervento in queste aree attraverso la definizione di una normativa urbanistica-tipo e convenzioni-tipo con i proprietari. 7. Le aree agricole peri-urbane, ai fini della realizzazione degli indirizzi suddetti, costituiranno ambito di riferimento prioritario per l’erogazione di fondi e contributi comunitari, nazionali e regionali finalizzati all’incentivazione dei metodi di produzione agricola ecocompatibile: riduzione dell’impiego di concimi e fitofarmaci, metodi di agricoltura biologica, sistemi di lavorazione minima del suolo, contingentamento delle produzioni. La Provincia potrà promuovere convenzioni con i Comuni interessati, per uniformare le modalità di gestione e di intervento in queste aree attraverso la definizione di una normativa urbanistica-tipo e convenzioni-tipo con i proprietari. Art. 24 Territorio agricolo. Art. 24 Territorio agricolo. 1. In relazione ai caratteri morfologici, produttivi, urbanistici il territorio agricolo si compone di: - terreni agricoli periurbani, di cui al precedente art. 23; - aree agricole, definite come tali dal presente P.T.P. e dagli strumenti urbanistici comunali e nelle quali è comunque possibile, sempre con riferimento agli strumenti sopra indicati e di altre norme vigenti, lo svolgimento dell’attività agricola; - aree agricole di rilevante interesse economico; 1. In relazione ai caratteri morfologici, produttivi, urbanistici il territorio agricolo si compone di: - terreni agricoli periurbani, di cui al precedente art. 23; - aree agricole, definite come tali dal presente P.T.C.P e dagli strumenti urbanistici comunali e nelle quali è comunque possibile, sempre con riferimento agli strumenti sopra indicati e di altre norme vigenti, lo svolgimento dell’attività agricola; - aree agricole di rilevante interesse economico; PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 89 di 359 COPIA 2. Nelle suddette aree così come individuate dai piani urbanistici comunali ai sensi del presente articolo e dell’art. 23, e fatto salvo quanto diversamente disposto dagli stessi articoli, saranno consentite: - le attività agricole qualificate come tali dall’art. 2135 Cod. civ., nonché da disposizioni normative comunitarie, nazionali e regionali; - le attività svolte da aziende agricole di promozione e di servizio allo sviluppo dell’agricoltura, della zootecnia e della forestazione; - le attività agrituristiche e del turismo rurale nei limiti delle norme regionali vigenti in materia; - le attività faunistico-venatorie; - le attività definite come connesse all’attività agricola da disposizioni normative comunitarie, nazionali e regionali. Al fine di assicurare le condizioni per il mantenimento della attività agricola, sono ammesse solo le trasformazioni compatibili con tali attività e dovranno essere promosse le politiche di incentivazione, di ricomposizione fondiaria, di sistemazione del suolo, di potenziamento degli assetti vegetazionali congrui con il sistema ambientale. I Comuni, con specifiche norme dei loro strumenti urbanistici, devono promuovere la valorizzazione dell’economia rurale e montana attraverso l’integrazione dell’attività agricola con altre funzioni complementari in settori produttivi compatibili con la tutela e coerenti con la valorizzazione del territorio, ivi comprese le attività di fruizione del territorio rurale per il tempo libero, la produzione per autoconsumo e la salvaguardia delle risorse autoctone in funzione del mantenimento della presenza umana a presidio dell’ambiente, anche adeguando i servizi e le infrastrutture nelle aree rurali. Le prescrizioni contenute nelle successive parti del presente articolo, relative alle indicazioni di intervento per la realizzazione di “nuove costruzioni rurali e interventi sul patrimonio edilizio esistente”, hanno efficacia differita, salvo i casi riguardanti le nuove realizzazioni riferite a nuove unità aziendali, di cui al successivo comma 4 del presente articolo, per il quale l’efficacia della norma è da intendersi diretta. Dalla data di adozione del presente P.T.P., la utilizzazione edificatoria PROVINCIA DI TERAMO 2. Nelle suddette aree così come individuate dai piani urbanistici comunali ai sensi del presente articolo e dell’art. 23, e fatto salvo quanto diversamente disposto dagli stessi articoli, saranno consentite: - le attività agricole qualificate come tali dall’art. 2135 Cod. civ., nonché da disposizioni normative comunitarie, nazionali e regionali; - le attività svolte da aziende agricole di promozione e di servizio allo sviluppo dell’agricoltura, della zootecnia e della forestazione; - le attività agrituristiche e del turismo rurale nei limiti delle norme regionali vigenti in materia; - le attività faunistico-venatorie; - le attività definite come connesse all’attività agricola da disposizioni normative comunitarie, nazionali e regionali. Al fine di assicurare le condizioni per il mantenimento della attività agricola, sono ammesse solo le trasformazioni compatibili con tali attività e dovranno essere promosse le politiche di incentivazione, di ricomposizione fondiaria, di sistemazione del suolo, di potenziamento degli assetti vegetazionali congrui con il sistema ambientale. I Comuni, con specifiche norme dei loro strumenti urbanistici, devono promuovere la valorizzazione dell’economia rurale e montana attraverso l’integrazione dell’attività agricola con altre funzioni complementari in settori produttivi compatibili con la tutela e coerenti con la valorizzazione del territorio, ivi comprese le attività di fruizione del territorio rurale per il tempo libero, la produzione per autoconsumo e la salvaguardia delle risorse autoctone in funzione del mantenimento della presenza umana a presidio dell’ambiente, anche adeguando i servizi e le infrastrutture nelle aree rurali. Le prescrizioni contenute nelle successive parti del presente articolo, relative alle indicazioni di intervento per la realizzazione di “nuove costruzioni rurali e interventi sul patrimonio edilizio esistente”, hanno efficacia differita, salvo i casi riguardanti le nuove realizzazioni riferite a nuove unità aziendali, di cui al successivo comma 4 del presente articolo, per il quale l’efficacia della norma è da intendersi diretta. Dalla data di adozione del presente P.T.C.P, la utilizzazione edificatoria Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 90 di 359 COPIA residenziale dei suoli agricoli è ammessa, così come previsto dal 1°comma dell’articolo 70 della L.U.R. n° 18/83, nel testo vigente, “solo per residenze che conservino la destinazione agricola del suolo” e tutelino l'ambiente nelle sue caratteristiche contadine. Vanno altresì rispettati i vincoli temporali di destinazione e utilizzazione agricola delle residenze rurali contenuti all’ultimo comma dello stesso articolo4. residenziale dei suoli agricoli è ammessa, così come previsto dal 1°comma dell’articolo 70 della L.U.R. n° 18/83, nel testo vigente, “solo per residenze che conservino la destinazione agricola del suolo” e tutelino l'ambiente nelle sue caratteristiche contadine. Vanno altresì rispettati i vincoli temporali di destinazione e utilizzazione agricola delle residenze rurali contenuti all’ultimo comma dello stesso articolo4. Nuove costruzioni rurali Nuove costruzioni rurali 3. L’edificazione dovrà essere commisurata alle 3. Non modificato esigenze delle attività agricole e agrituristiche da mantenere e sviluppare nel territorio agricolo. Saranno ammessi, pertanto nuovi interventi edificatori unicamente per la realizzazione di: - residenze, se riferite esclusivamente all’esercizio dell’attività agricola di cui al comma 2 ed alle esigenze abitative delle famiglie degli imprenditori agricoli a titolo principale ai sensi dell’art. 70 comma 4 della L.U.R. n° 18/835 e successive modificazioni e integrazioni, impegnati nella conduzione del fondo; - manufatti connessi alla conduzione del fondo ai sensi dell’art. 71 della L.U.R. n° 18/836 e successive modificazioni e integrazioni; - impianti produttivi agricoli e zootecnici ai sensi dell’art. 72 della L.U.R. n° 18/837 e successive modificazioni e integrazioni, distinti in impianti ed allevamenti aziendali o interaziendali collegati e commisurati alla capacità produttiva del fondo o dei fondi ed impianti di tipo industriale ed allevamenti di tipo intensivo non collegati alla produzione dei fondi o comunque eccedenti la capacità 4 Le costruzioni realizzate in aree che gli strumenti urbanistici indicano come zona agricola devono conservare le destinazioni d’uso compatibili con la destinazione agricola delle aree fintanto che lo strumento urbanistico non destini diversamente le aree stesse.5 Sono considerate coltivatrici le famiglie del coltivatore diretto proprietario e del coltivatore diretto affittuario, mezzadro, colono, in forma singola o associata, in possesso dei requisiti di imprenditore agricolo a titolo principale di cui all’art. 4 della L.R. 2.3.1979, n. 12. 5 Sono considerate coltivatrici le famiglie del coltivatore diretto proprietario e del coltivatore diretto affittuario, mezzadro, colono, in forma singola o associata, in possesso dei requisiti di imprenditore agricolo a titolo principale di cui all’art. 4 della L.R. 2.3.1979, n. 12. 6 Sono considerati manufatti connessi alla conduzione del fondo: i ricoveri per attrezzature macchinari e per gli animali, le serre e gli impianti fissi di protezione dei prodotti, i silos e le altre opere di stoccaggio, gli impianti energetici, di irrigazione e di smaltimento. 7 Nei suoli agricoli sono ammessi impianti o manufatti edilizi destinati alla lavorazione o trasformazione dei prodotti agricoli ed alla produzione zootecnica. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 91 di 359 COPIA produttiva degli stessi. 4. I piani urbanistici comunali fisseranno i parametri edilizi nel rispetto di quanto disposto al presente articolo ed agli artt. 70, 71, 72 e 73 della L.U.R. n° 18/83, per quanto non in contrasto con le presenti Norme, attraverso una normativa urbanistica che dovrà prevedere l’obbligo di procedere in via prioritaria al riuso attraverso recupero degli edifici esistenti. Indici, parametri e superfici minime aziendali dovranno essere articolati in rapporto alle differenti caratteristiche produttive, proprietarie e fondiarie delle diverse aree del territorio comunale, in considerazione di: - prodotto lordo vendibile; - impegno di manodopera; - tipologie produttive. Inoltre i piani dovranno definire i criteri e le regole per l’ubicazione dei nuovi edifici in rapporto alla rete stradale esistente, alla morfologia, ai caratteri paesaggistici delle località, nonché per il mantenimento delle tipologie, delle caratteristiche e dei materiali tipici dell’insediamento rurale. Dalla data di approvazione del presente P.T.P. le nuove realizzazioni riferite a nuove unità aziendali derivanti da frazionamenti di aziende come attualmente esistenti o ad aziende oggetto di compravendita dopo tale data, dovranno rispettare, fatta salva l’applicazione obbligatoria di eventuali norme più restrittive contenute negli strumenti urbanistici comunali, le seguenti dimensioni aziendali minime e gli indici edificatori indicati ai successivi commi. A tal fine, il territorio provinciale, tenuto conto dei diversi modi di coltivazione praticati gli uni lungo la costa e nelle aree di maggiore sviluppo e gli altri nelle zone di montagna, è suddiviso nelle due seguenti fasce: 1. comuni della costa e aree di sviluppo economico ed urbanistico; 2. comuni collinari interni e della zona montana o svantaggiati. I comuni delle diverse fasce sono indicati in specifica planimetria (Allegato n. 3). In ragione delle due diverse situazioni si definisce che: - per le aree ricadenti entro la prima fascia come sopra definita, la superficie minima dell’unità aziendale non deve essere PROVINCIA DI TERAMO 4. I piani urbanistici comunali fisseranno i parametri edilizi nel rispetto di quanto disposto al presente articolo ed agli artt. 70, 71, 72 e 73 della L.U.R. n° 18/83, per quanto non in contrasto con le presenti Norme, attraverso una normativa urbanistica che dovrà prevedere l’obbligo di procedere in via prioritaria al riuso attraverso recupero degli edifici esistenti. Indici, parametri e superfici minime aziendali dovranno essere articolati in rapporto alle differenti caratteristiche produttive, proprietarie e fondiarie delle diverse aree del territorio comunale, in considerazione di: - prodotto lordo vendibile; - impegno di manodopera; - tipologie produttive. Inoltre i piani dovranno definire i criteri e le regole per l’ubicazione dei nuovi edifici in rapporto alla rete stradale esistente, alla morfologia, ai caratteri paesaggistici delle località, nonché per il mantenimento delle tipologie, delle caratteristiche e dei materiali tipici dell’insediamento rurale. Dalla data di approvazione del presente P.T.C.P. le nuove realizzazioni riferite a nuove unità aziendali derivanti da frazionamenti di aziende come attualmente esistenti o ad aziende oggetto di compravendita dopo tale data, dovranno rispettare, fatta salva l’applicazione obbligatoria di eventuali norme più restrittive contenute negli strumenti urbanistici comunali, le seguenti dimensioni aziendali minime e gli indici edificatori indicati ai successivi commi. A tal fine, il territorio provinciale, tenuto conto dei diversi modi di coltivazione praticati gli uni lungo la costa e nelle aree di maggiore sviluppo, e gli altri nelle zone di montagna, è suddiviso nelle due seguenti fasce: 1. comuni della costa e aree di sviluppo economico ed urbanistico; 2. comuni collinari interni e della zona montana o svantaggiati. I comuni delle diverse fasce sono indicati in specifica planimetria (Allegato n. 3). In ragione delle due diverse situazioni si definisce che: - per le aree ricadenti entro la prima fascia come sopra definita, la superficie minima dell’unità Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 92 di 359 COPIA inferiore a 3 (tre) ettari; - per le aree ricadenti entro la seconda fascia come sopra definita, si rinvia il tutto alle indicazioni di cui all’art. 70 della L.U.R. 18/83 nel testo vigente, ivi compreso per quanto alle superfici delle unità minime aziendali. Nel frazionamento di aziende le dimensioni minime aziendali sopra riportate devono essere rispettate anche per l’azienda residua. Ai fini dell’accertamento della situazione proprietaria su richieste di nuove edificazioni assumono rilevanza solo gli atti di frazionamento e/o trasferimento risultanti dal pubblico registro immobiliare. Sono esclusi dall’efficacia del presente comma, fino alla definizione da parte dei singoli strumenti urbanistici comunali della normativa sopraindicata, solo i casi relativi a frazionamenti o trasferimenti di aziende agricole conseguenti alla stipula o definizione di atti pubblici di natura ereditaria (successioni, divisioni, donazioni e simili) e rettifiche di confini. Alle famiglie degli imprenditori agricoli a titolo principale si applicano integralmente le disposizioni di cui agli articoli 70, 71 e 72 della L.U.R. 18/83 nel testo vigente. aziendale non deve essere inferiore a 3 (tre) ettari; - per le aree ricadenti entro la seconda fascia come sopra definita, si rinvia il tutto alle indicazioni di cui all’art. 70 della L.U.R. 18/83 nel testo vigente, ivi compreso per quanto concerne le superfici delle unità minime aziendali. Nel frazionamento di aziende le dimensioni minime aziendali sopra riportate devono essere rispettate anche per l’azienda residua. Ai fini dell’accertamento della situazione proprietaria su richieste di nuove edificazioni assumono rilevanza solo gli atti di frazionamento e/o trasferimento risultanti dal pubblico registro immobiliare. Sono esclusi dall’efficacia del presente comma, fino alla definizione da parte dei singoli strumenti urbanistici comunali della normativa sopraindicata, solo i casi relativi a frazionamenti o trasferimenti di aziende agricole conseguenti alla stipula o definizione di atti pubblici di natura ereditaria (successioni, divisioni, donazioni e simili) e rettifiche di confini. Alle famiglie degli imprenditori agricoli a titolo principale si applicano integralmente le disposizioni di cui agli articoli 70, 71 e 72 della L.U.R. 18/83 nel testo vigente. 5. Potrà essere realizzata una sola unità abitativa 5. Non modificato per ogni nucleo familiare avente titolo ai sensi del precedente comma 3, dimensionata con riferimento alle esigenze del nucleo stesso, purché sia prevista la necessità di utilizzo di almeno 125 giorni lavorativi annui per ogni unità abitativa. L’altezza massima degli edifici per abitazioni rurali non potrà essere superiore a ml. 7,50 e, gli edifici stessi, sviluppati su un massimo 2 di piani fuori terra. 6. La realizzazione di manufatti a destinazione 6. Non modificato non residenziale connessi alla conduzione del fondo ai sensi dell’art. 71 della L.U.R. n°18/83 (annessi) e degli impianti produttivi agricoli e zootecnici e degli allevamenti di tipo aziendale ed interaziendale sarà consentita nei limiti massimi rispettivamente di mq. 150 e di mq. 75 PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 93 di 359 COPIA di superficie utile per ettaro con riferimento all’intera superficie aziendale, nel rispetto degli altri indici previsti dagli artt. 71 e 72 della L.U.R. n° 18/83 e successive modifiche ed integrazioni. È esclusa da tali limiti la realizzazione di serre e coperture stagionali. Non è soggetta al rispetto delle superfici minime di cui al comma 4, fermo restante la superficie minima aziendale prevista dalla vigente L.U.R. n° 18/83, la costruzione di annessi per le aziende che esercitano l’attività di coltivazione in serra, di allevamento di ovicaprini o di animali minori, quando tale attività determina almeno l’80% del prodotto lordo vendibile dell’azienda. 7. Nelle aree agricole di rilevante interesse economico, così individuate e perimetrate dai singoli strumenti urbanistici comunali, la cui perimetrazione, riportata sulla cartografia del P.T.P., è da intendersi, quindi, indicativa e non prescrittiva, la superficie minima aziendale non potrà essere inferiore a 3 ettari. Tali aree, ai sensi dell’articolo 68, comma 2, della L.U.R. n° 18/83, non possono essere destinate ad uso diverso da quello agricolo. In contrasto con tali limitazioni, nei nuclei esistenti, sono soltanto ammessi: -completamenti, razionalizzazioni, potenziamenti di nuclei esistenti nonché la localizzazione di impianti ed attrezzature di rilevante interesse comunale e sovracomunale proposta attraverso piani, programmi e normative di settore; ampliamenti, rafforzamenti, per la localizzazione di servizi, impianti e attrezzature solo se previsti e/o richiesti dal P.T.P. La sottrazione di terreni agricoli periurbani da destinarsi a nuovi insediamenti urbanistici è consentita, previa giustificata motivazione, solo in fase di nuovo strumento urbanistico comunale o di variante generale nel rispetto, comunque, delle attenzioni ambientali previste per tali aree dal P.T.P. Eventuali nuovi insediamenti urbanistici devono, comunque, essere concentrati in settori specifici e ridurre al minimo l’occupazione di suolo comunque inferiore al 30% della superficie territoriale. Resta ferma la possibilità di localizzazione di PROVINCIA DI TERAMO 7. Sono aree agricole di rilevante valore economico quelle aree in cui, sulla base della Carta dell’uso agricolo del suolo predisposta dai comuni nella fase di redazione o di aggiornamento dei propri strumenti urbanistici, la qualità dei suoli, le rese attuali e potenziali, l'entità degli investimenti operati, il mantenimento e lo sviluppo delle attività agricole, le potenzialità agronomiche, vengono considerate di rilievo provinciale, anche ai fini della tutela ambientale. Nelle aree agricole di rilevante interesse economico, così individuate e perimetrate dai singoli strumenti urbanistici comunali, la cui perimetrazione, riportata sulla cartografia del P.T.C.P. è da intendersi, quindi, indicativa e non prescrittiva, la superficie minima aziendale non potrà essere inferiore a 3 ettari. Tali aree, ai sensi dell’articolo 68, comma 2, della L.U.R. n° 18/83, non possono essere destinate ad uso diverso da quello agricolo. In contrasto con tali limitazioni, nei nuclei esistenti, sono soltanto ammessi: completamenti, razionalizzazioni, potenziamenti di nuclei esistenti nonché la localizzazione di impianti ed attrezzature di rilevante interesse comunale e sovracomunale proposta attraverso piani, programmi e normative di settore; ampliamenti, rafforzamenti, per la localizzazione di servizi, impianti e attrezzature solo se previsti e/o richiesti dal P.T.C.P. La sottrazione da aree agricole di rilevante interesse economico da destinarsi a nuovi Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 94 di 359 COPIA insediamenti di rilevante interesse comunale e sovracomunale in relazione a programmi, piani e norme di settore. Per i manufatti a servizio della produzione agricola, compresi quelli per l’immagazzinamento, conservazione e prima lavorazione dei prodotti, gli strumenti urbanistici comunali dovranno fissare specifici criteri, quantità e norme per l’edificazione in funzione dei caratteri e delle esigenze della produzione agricola di dette aree con riguardo alla dotazione infrastrutturale esistente. In queste aree non saranno ammessi impianti produttivi agricoli e zootecnici di tipo industriale né allevamenti di tipo intensivo. Il P.T.P. indica aree agricole di rilevante interesse economico le aree classificate irrigue e irrigabili nei piani zonali agricoli, le aree destinate a colture specializzate e nelle zone montane ad agricoltura tradizionale nonché le altre indicate nell’articolo 68 commi 2 e 3 della L.U.R. n° 18/838 nel testo vigente. I Comuni, in sede di formazione e/o di adeguamento dei propri strumenti urbanistici dovranno effettuare ricognizioni dettagliate in ordine ai suddetti suoli agricoli, procedere ai necessari adeguamenti e integrazioni, precisarne, in ragione della loro scala grafica, il perimetro e le norme di uso e di intervento, nel rispetto delle prescrizioni contenute nel presente articolo, degli indirizzi definiti dal P.T.P. per le singole Unità ambientali e delle indicazioni e modalità dei commi 4 e 5 dell’articolo 68 della L.U.R. sopracitata9. insediamenti urbanistici è consentita, previa giustificata motivazione, solo in fase di nuovo strumento urbanistico comunale o di variante generale nel rispetto, comunque, delle attenzioni ambientali previste per tali aree dal P.T.C.P. Eventuali nuovi insediamenti urbanistici devono, comunque, essere concentrati in settori specifici e ridurre al minimo l’occupazione di suolo comunque inferiore al 30% della superficie territoriale. Resta ferma la possibilità di localizzazione di insediamenti di rilevante interesse comunale e sovracomunale in relazione a programmi, piani e norme di settore. Per i manufatti a servizio della produzione agricola, compresi quelli per l’immagazzinamento, conservazione e prima lavorazione dei prodotti, gli strumenti urbanistici comunali dovranno fissare specifici criteri, quantità e norme per l’edificazione in funzione dei caratteri e delle esigenze della produzione agricola di dette aree con riguardo alla dotazione infrastrutturale esistente. In queste aree non saranno ammessi impianti produttivi agricoli e zootecnici di tipo industriale né allevamenti di tipo intensivo. Per i manufatti a servizio della produzione agricola, compresi quelli per l’immagazzinamento, conservazione e prima lavorazione dei prodotti, gli strumenti urbanistici comunali dovranno fissare specifici criteri, quantità e norme per l’edificazione in funzione dei caratteri e delle esigenze della produzione agricola di dette aree con riguardo alla dotazione infrastrutturale esistente. In queste aree non saranno ammessi impianti produttivi agricoli e zootecnici di tipo industriale né allevamenti di tipo intensivo. Il P.T.C.P. indica come aree agricole di rilevante interesse economico le aree classificate irrigue e irrigabili nei piani zonali agricoli, le aree destinate a colture specializzate e nelle zone montane ad agricoltura tradizionale nonché le 8 Il comma 2 dell’art. 68 della L.R. 83 indica “i terreni sui quali siano in atto produzioni ad alta intensità quali tra l’altro, quella orticola frutticola, fiorita ed olivicola, nonché i terreni irrigui sui quali siano stati effettuati nell’ultimo quinquennio o siano in corso, interventi di miglioramento fondiario assistiti da contribuzioni o finanziamenti pubblici”. Il comma 3 dell’art. 68 della L.R. 83 indica “i terreni che, comunque, concorrono in modo determinante alla configurazione della dimensione economico funzionale delle aziende”. 9 I comma 4 e 5 dell’articolo 63 della L.R. 18/83 sono i seguenti: “4. I Comuni nella formazione degli strumenti urbanistici generali, o nella loro revisione, sono tenuti a rispettare le disposizioni di cui al comma 2 del presente articolo. A tal fine costituisce elemento di riferimento la Carta dell’uso del suolo di cui all’art. 3 comma 2 della presente legge. 5. La conferenza di servizi prevista dall’art. 10, comma 4 della presente legge deve essere integrata da un rappresentante del settore agricoltura della Regione”. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 95 di 359 COPIA altre indicate nell’articolo 68 commi 2 e 3 della L.U.R. n° 18/8310 nel testo vigente. 8. Le cubature massime e le massime superfici 8. Non modificato utili consentite per i nuovi interventi si intendono al lordo delle cubature e delle superfici di eventuali fabbricati già destinati ad uso residenziale, già realizzati entro l’area dell’unità aziendale di riferimento o per la cui realizzazione siano già stati asserviti i terreni oggetto del nuovo intervento11 . 9. La realizzazione di impianti produttivi 9. Non modificato agricoli e zootecnici di tipo industriale può essere consentita solo in ambiti espressamente previsti e disciplinati dai singoli strumenti urbanistici comunali che fisseranno indici e parametri nel rispetto di quanto disposto dall’art. 72 della L.U.R. n° 18/83. Interventi sul patrimonio edilizio esistente Interventi sul patrimonio edilizio esistente 10. Per gli edifici esistenti destinati a residenza 10. Non modificato rurale, già realizzati alla data di entrata in vigore della L.U.R. n° 18/83 (1 agosto 1983), sono comunque ammessi interventi di: a)manutenzione ordinaria e straordinaria; b)restauro e risanamento igienico-edilizio; c)ristrutturazione edilizia senza aumenti delle superfici né delle unità abitative; d)ristrutturazione con ampliamento una tantum, entro limiti previsti dagli strumenti urbanistici comunali e comunque non superiore al 50% delle superfici utili o del volume, necessari ad assicurare il raggiungimento di adeguati livelli funzionali, e comunque fino al raggiungimento di una volumetria massima complessiva di 800 mc. per ogni fabbricato ristrutturato. 11. Fermo restando il rispetto delle superfici 11. Non modificato aziendali minime di cui al comma 4, potranno essere consentiti anche interventi di: 10 Il comma 2 dell’art. 68 della L.R. 83 indica “i terreni sui quali siano in atto produzioni ad alta intensità quali tra l’altro, quella orticola frutticola, fiorita ed olivicola, nonché i terreni irrigui sui quali siano stati effettuati nell’ultimo quinquennio o siano in corso, interventi di miglioramento fondiario assistiti da contribuzioni o finanziamenti pubblici”. Il comma 3 dell’art. 68 della L.R. 83 indica “i terreni che, comunque, concorrono in modo determinante alla configurazione della dimensione economico funzionale delle aziende”. 11 Tale principio è da assumere anche per la definizione dell’edificabilità complessiva, nell’unità aziendale di riferimento, anche per edifici non residenziali e/o specifiche quote parti. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 96 di 359 COPIA a) ristrutturazione edilizia con aumento delle superfici utili e delle unità abitative; b) ristrutturazione edilizia con ampliamenti volumetrici eccedenti i limiti di cui al comma 10 lettera d), purché contenuti entro una volumetria massima del fabbricato non superiore a mc. 800, purché la volumetria complessiva non superi la cubatura ammessa dallo strumento urbanistico comunale vigente con riferimento alla unità aziendale di riferimento asservita all’intervento. 12. Onde consentire una conservazione attiva 12. Non modificato del patrimonio edilizio rurale esistente, potrà essere consentita la mutazione di destinazione d’uso degli immobili rurali destinati ad usi residenziali e non più utilizzabili per la conduzione dell’attività agricola sulla base delle ricognizioni di cui alla lettera c) dell’articolo 68 della LR 18/83, nel testo vigente. Tali interventi sono ammessi previa sottoscrizione di convenzione o atto d’obbligo unilaterale da registrare e trascrivere a cura del Comune e a spese del richiedente. La convenzione o l’atto d’obbligo individuano le aree di pertinenza degli edifici e l’impegno dei proprietari alla relativa sistemazione ambientale con dovute garanzie. Sono altresì indicate le modalità di uso degli edifici nel rispetto delle destinazioni imposte dagli strumenti urbanistici comunali. Gli interventi così ammessi saranno consentiti per i suddetti immobili anche a soggetti che non rivestano le qualifiche di cui al comma 3, nel rispetto comunque delle specifiche normative di P.R.G. Potrà essere ammesso il riuso e la ristrutturazione senza aumenti di cubatura degli immobili destinati ad annessi costituenti edifici a sé stante per una volumetria inferiore a mc. 450, con l’esclusione di quelli costruiti dopo l’entrata in vigore della L.U.R. n° 18/83 (1 agosto 1983), purché venga realizzata una sola unità abitativa. Di norma questi ultimi immobili dovranno conservare la destinazione residenziale; potranno essere consentite, previa specifica normativa di P.R.G., attività connesse con l’agriturismo e la ricettività rurale, extralberghiera e di servizio per il territorio PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 97 di 359 COPIA agricolo, purché nei limiti e con le modalità previste dalla vigente legislazione di settore. Dovrà comunque essere identificata catastalmente e vincolata, mediante convenzione o atto d’obbligo unilaterale, una parte del fondo quale pertinenza dell’edificio recuperato, nella misura minima di mq. 100 per ogni mc. di costruzione, considerati al lordo della trasformazioni concesse e comunque dell’intera superficie aziendale se inferiore a quella come sopra determinata. Non sarà ammessa la vendita separatamente della costruzione o di tale area. Gli immobili che mutano la destinazione d’uso agricola, saranno accatastati al N.C.E.U. e dovranno essere computati ai fini del dimensionamento degli strumenti urbanistici generali comunali, nonché censiti ai fini della riscossione di tributi e tassazioni di competenza del Comune. 13. Per gli edifici classificati come “manufatti di 13. Non modificato interesse storico, artistico e documentario” o come “emergenze percettive”, ai sensi degli artt. 10 e 11 delle presenti N.T.A., non saranno ammessi interventi di ristrutturazione edilizia con aumenti della volumetria. 14. I Comuni dovranno dotarsi, per le finalità di 14.Non modificato cui ai commi precedenti, di un pubblico registro sul quale vanno iscritti i dati catastali dei terreni asserviti per le costruzioni realizzate a norma del presente articolo, che non potranno essere computati per successive nuove edificazioni. 15. Ai fini della realizzazione delle previsioni relative al sistema insediativo ed ai servizi ed attrezzature, coerenti con le prescrizioni e gli indirizzi del P.T.P., nonché delle previsioni dei Piani guida d’Area, potranno essere consentite variazioni dei perimetri delle aree agricole. L’eventuale riduzione delle superfici delle aree agricole dovrà riguardare prioritariamente terreni contermini agli insediamenti individuati dal P.T.P. o a fondi interclusi nell’ambito degli stessi. Nel caso di aree agricole di rilevante interesse economico i Comuni, in sede di formazione dei PROVINCIA DI TERAMO 15. Ai fini della realizzazione delle previsioni relative al sistema insediativo ed ai servizi ed attrezzature, coerenti con le prescrizioni e gli indirizzi del P.T.C.P., nonché delle previsioni dei Piani guida d’Area, potranno essere consentite variazioni dei perimetri delle aree agricole. L’eventuale riduzione delle superfici delle aree agricole dovrà riguardare prioritariamente terreni contermini agli insediamenti individuati dal P.T.C.P. o a fondi interclusi nell’ambito degli stessi. Nel caso di aree agricole di rilevante interesse Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 98 di 359 COPIA nuovi strumenti urbanistici o di varianti di quelli vigenti, dovranno dettagliatamente verificare e dimostrare l’effettiva “compromissione” delle aree in questione ai fini dello svolgimento dell’attività agricola. Tutti gli interventi “una tantum” su edifici esistenti in zona agricola devono essere graduati e specificati negli strumenti urbanistici comunali in ragione delle diverse caratteristiche tipologiche e dimensionali nel rispetto delle quantità massime residenziali previste dalla vigente L.U.R. 18/83 ferma restante la possibilità di adeguamento funzionale alle esigenze del nucleo familiare prevista per le famiglie degli imprenditori agricoli a titolo principale di cui alla sopra richiamata L.U.R. economico i Comuni, in sede di formazione dei nuovi strumenti urbanistici o di varianti di quelli vigenti, dovranno dettagliatamente verificare e dimostrare l’effettiva “compromissione” delle aree in questione ai fini dello svolgimento dell’attività agricola. Tutti gli interventi “una tantum” su edifici esistenti in zona agricola devono essere graduati e specificati negli strumenti urbanistici comunali in ragione delle diverse caratteristiche tipologiche e dimensionali nel rispetto delle quantità massime residenziali previste dalla vigente L.U.R. 18/83 ferma restante la possibilità di adeguamento funzionale alle esigenze del nucleo familiare prevista per le famiglie degli imprenditori agricoli a titolo principale di cui alla sopra richiamata L.U.R. Art. 25 Aree a pascolo. Art. 25 Aree a pascolo. 1. Le aree a pascolo individuate nella Carta 1.Non modificato Regionale dell’Uso del Suolo in scala 1.25.000, sono destinate prioritariamente allo sviluppo delle attività zootecniche. 2. I manufatti esistenti possono essere 2. Non modificato ristrutturati esclusivamente per fini residenziali e destinati agli addetti al settore o ad attività agrituristiche. 3. Nuovi edifici possono essere realizzati, con 3. Non modificato atto di vincolo relativo alla destinazione per attività zootecniche, comprese quelle per la prima trasformazione dei prodotti della zootecnia, per alloggi degli addetti, per eventuale estensione dell’attività agrituristica. 4. I piani urbanistici comunali fisseranno per i 4. Non modificato suddetti interventi di recupero dei manufatti esistenti e di nuova edificazione, unità minime di riferimento, parametri ed indici edilizi nel rispetto di quanto già disposto al precedente articolo 24, perseguendosi in via prioritaria il riuso attraverso recupero degli esistenti edifici. 5. Le trasformazioni infrastrutturali e edilizie in 5. Le trasformazioni infrastrutturali e edilizie in dette aree saranno comunque subordinate al dette aree saranno comunque subordinate al PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 99 di 359 COPIA rispetto delle prescrizioni ed indicazioni relative alle singole aree ed ambiti del Sistema delle risorse ambientali e culturali individuate dal P.T.P., entro le quali ricadono le aree a pascolo. rispetto delle prescrizioni ed indicazioni relative alle singole aree ed ambiti del Sistema delle risorse ambientali e culturali individuate dal P.T.C.P., entro le quali ricadono le aree a pascolo. Art. 26 Piani d’Area a matrice insediativa ed Art. 26 Piani d’Area a matrice insediativa ed infrastrutturale. infrastrutturale. 1. Il P.T.P. individua nella tavola in scala 1:75.000 i seguenti Piani d’Area a prevalente matrice insediativa-infrastrutturale, con i relativi indirizzi di approfondimento delle determinazioni pianificatorie: 1. Il P.T.C.P. individua nella tavola in scala 1:75.000 i seguenti Piani d’Area a prevalente matrice insediativa-infrastrutturale, con i relativi indirizzi di approfondimento delle determinazioni pianificatorie: 1.1. Piano d’Area n° 1. 1.1. Non modificato Asta urbana della val Tordino. Tratto San Nicolò-Bellante. Contenuti e finalità. Utilizzo dell’attuale tracciato della S.S. n° 80 come supporto dell’insediamento del sottosistema e come viabilità di penetrazione urbana; riqualificazione della strada e dell’insediamento. Definizione di un ordine che regoli l’intrusione di elementi funzionali specializzati (agglomerato industriale attrezzato di Sant’Atto, fino all’area ex autoporto) entro un tessuto insediativo più strutturato. Soggetti interessati. Amministrazione Provinciale, Comuni di Bellante, Castellalto, Teramo, Consorzio per lo sviluppo industriale della Provincia di Teramo. 1.2. Piano d’Area n° 2. 1.2. Non modificato Nodo modale di Villa Vomano. Contenuti e finalità. Nodo infrastrutturale da costruire come centro interno del sistema urbano complesso di Teramo. Funzioni terziario-commerciali di livello intermedio a scala provinciale. Riorganizzazione in funzione della scarsità di area, della sovrapposizione funzionale con le funzioni residenziali, della necessità di riqualificazione ambientale. Soggetti interessati. Amministrazione Provinciale, Comuni di Basciano, Penna Sant’Andrea, Teramo. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 100 di 359 COPIA 1.3 Piano d’Area n°3 1.3. Non modificato Asta della valle del Vibrata Contenuti e finalità. Verifica delle alternative di tracciato della viabilità di fondovalle (parziale ristrutturazione in sede dell’attuale o nuovo tracciato in destra orografica) e definizione delle sue caratteristiche progettuali. Riorganizzazione degli insediamenti in particolare industriali e commerciali entro un ambito di diffusione di livello intercomunale. Definizione del rapporto, prevedendo il conseguente raccordo di progettazione generale e d’intervento, tra le aree produttive e di servizio a ridosso dell’area del casello autostradale. Soggetti interessati. Amministrazione Provinciale, Comuni di Alba Adriatica, Civitella del Tronto, Colonnella, Corropoli, Martinsicuro, Nereto, Sant’Egidio, Sant’Omero, Torano Nuovo e Tortoreto, Distretto Industriale della Val Vibrata, Consorzio per lo sviluppo industriale della Provincia di Teramo. 1.4. Piano d’Area n° 4. Bacino sciistico del Gran Sasso Contenuti e finalità. Riorganizzazione e riqualificazione urbanistica dell’attuale insediamento turistico in quota con servizi e verde. Verifica delle potenzialità e delle caratteristiche di utilizzo turistico del bacino in base alle quali determinare la massima offerta teorica ricettiva. Ristrutturazione di tale offerta ricettiva con riferimento alla diversificazione delle tipologie residenziali, al non incremento delle quantità per le strutture esistenti in quota, al recupero dei centri storici a quota inferiore (Fano Adriano, Intermesoli, Pietracamela) per le quote incrementali. Definizione, sulla base dell’offerta così determinata, dei sistemi compatibili di accessibilità agli impianti. Definizione del rapporto con il versante di Isola del Gran Sasso. Soggetti interessati. Amministrazione Provinciale, Ente Parco Nazionale del Gran Sasso-Monti della Laga, Comunità Montana del Gran Sasso, Comuni di Fano Adriano, Crognaleto, Isola del Gran Sasso, Pietracamela. PROVINCIA DI TERAMO 1.4. Non modificato Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 101 di 359 COPIA 1.5. Piano d’Area n° 5. 1.5. Non modificato Recupero dei nuclei storici in abbandono della montagna della Laga. Contenuti e finalità. Recupero dei centri e dei nuclei storici in abbandono della zona interna dei Monti della Laga al fine di qualificare l’offerta turisticoricettiva e di attrezzature e servizi turistici. Definizione delle modalità di intervento edilizio e delle funzioni compatibili con le valenze ambientali dei siti e con le prescrizioni e le previsioni del Piano del Parco e del Piano pluriennale economico e sociale per la promozione delle attività compatibili del Parco Nazionale del Gran Sasso-Monti della Laga. Soggetti interessati. Amministrazione Provinciale, Ente Parco Nazionale del Gran Sasso-Monti della Laga, Comunità Montana della Laga, Comuni di Rocca Santa Maria e di Valle Castellana. 1.6. Piano d’Area n° 6. 1.6 Non modificato Asta della Valle del Fino. Contenuti e finalità. Potenziamento e riqualificazione dell’insediamento produttivo del tratto intermedio della Val Fino, come centro interno del sistema multipolare Castiglione Messer Raimondo, Castilenti, Montefino, Bisenti, Arsita. Riorganizzazione in funzione della scarsità di area e della necessità di salvaguardia ambientale di un ambito a valenza paesaggistica. Verifica delle alternative di tracciato della viabilità di fondovalle della Villa Vomano-Bisenti-S.S.81 (Pescara) e definizione delle sue caratteristiche progettuali. Soggetti interessati. Amministrazione Provinciale, Comuni di Bisenti, Castiglione Messer Raimondo, Castilenti, Montefino, Consorzio per lo sviluppo industriale della Provincia di Teramo. 1.7 Non modificato 1.7. Piano d’Area n° 7. Asta della Valle del Vomano Contenuti e finalità. Creazione di un sistema di aree produttive che interessi anche le aree e gli insediamenti artigianali e industriali a carattere locale dei Comuni limitrofi la S.S. 150 e lungo la strada provinciale dello Stamballone. Definizione degli interventi di miglioramento e PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 102 di 359 COPIA dei raccordi con gli assi di collegamento nazionali e regionali del tracciato S.S. 150. La definizione deve riguardare l’intero collegamento viario tra le aree produttive del Mavone e del Vomano da Colledara-Isola, Montorio fino a Roseto definendo anche il ruolo e il necessario raccordo di tutto il “sistema infrastrutturale e insediativo Vomano” con l’autoporto,in Comune di Roseto, con particolare attenzione alla realizzazione dei collegamenti tra le aree produttive in destra del Vomano con quelle produttive in sinistra Vomano, agevolando in tal modo il collegamento con il casello autostradale di Roseto. Soggetti interessati. Amministrazione Provinciale, Comuni di Canzano, Castellalto, Notaresco, Morro d’Oro, Roseto, Pineto, Atri, Cellino Attanasio e Consorzio per lo sviluppo industriale della Provincia di Teramo. 1.8. Piano d’Area n° 8. Nodo plurimodale Mosciano-Giulianova Contenuti e finalità. Definizione di accordi per la localizzazione e la organizzazione dei servizi relativi all’area del casello autostradale e del suo intorno; programmazione ed attuazione di aree ed impianti produttivi per esposizione e promozione commerciale dei prodotti locali e del sottosistema. Previsione di una nuova localizzazione di servizi specifici a valenza territoriale e di area vasta che possano elevare il livello funzionale ed il rango dell’intera area. Coordinamento e verifica delle diverse ipotesi di collegamento con la viabilità di livello statale e provinciale anche in relazione alla localizzazione delle aree produttive e dei servizi presenti e da insediare. Definizione dell’area quale “nodo plurimodale” con conseguente sviluppo dell’ipotesi di raccordo con il sistema della grande mobilità del “Corridoio Adriatico”. Soggetti interessati. Amministrazione provinciale, Comuni di Giulianova, Morro d’Oro, Mosciano Sant’Angelo, Notaresco, Autostrade S.p.A., Consorzio per lo sviluppo industriale della Provincia di Teramo. PROVINCIA DI TERAMO 1.8 Non modificato Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 103 di 359 COPIA 2. Ulteriori Piani d’Area potranno essere 2. Non modificato individuati e promossi dall’Amministrazione Provinciale per l’attuazione di “ambiti preferenziali di localizzazione di nuove attività produttive o di servizio ad ampio consumo di suolo” che abbiano una rilevanza ed un ruolo sovracomunali. Capo III Sistema della mobilità Capo III Sistema della mobilità Art. 27 Individuazione degli elementi del Art. 27 Individuazione degli elementi del sistema. sistema. 1. Nella planimetria di piano 1:75.000 sono 1. Non modificato riportate le ferrovie e le strade esistenti o di previsione, classificate secondo le loro caratteristiche e le loro funzioni. Sono in particolare evidenziate, oltre alle reti autostradale ed infraregionale, le reti provinciali (comunale e di settore), che costituiscono il sistema di relazione “locale” fondamentale per il riequilibrio e lo sviluppo dei Sottosistemi e delle Unità insediative. 2. Nella planimetria di piano 1:75.000 sono riportate le previsioni relative al sistema della mobilità, che dovranno essere tenute presenti dai Comuni in sede di formazione e/o adeguamento dei propri strumenti urbanistici, nonché di scelte ed indirizzi di carattere programmatico. Il P.T.P. individua i seguenti componenti principali del sistema delle infrastrutture e dei servizi per la mobilità alla scala provinciale: - Viabilità autostradale, destinata ad assicurare rapidi collegamenti interprovinciali con elevati livelli di servizio, nonché l’inserimento della rete provinciale nel sistema di flussi nazionali ed Adriatico in particolare: - Autostrada A14, Bologna/Bari; -Autostrada A24, Teramo (Villa Vomano)/L’Aquila/Roma; Raccordo autostradale Villa Vomano/Teramo/Mosciano Sant’Angelo; - Viabilità primaria infraregionale, che comprende gli assi stradali che assumono importanza primaria a livello dei collegamenti PROVINCIA DI TERAMO 2. Nella planimetria di piano 1:75.000 sono riportate le previsioni relative al sistema della mobilità, che dovranno essere tenute presenti dai Comuni in sede di formazione e/o adeguamento dei propri strumenti urbanistici, nonché di scelte ed indirizzi di carattere programmatico. Il P.T.C.P. individua i seguenti componenti principali del sistema delle infrastrutture e dei servizi per la mobilità alla scala provinciale: - Viabilità autostradale, destinata ad assicurare rapidi collegamenti interprovinciali con elevati livelli di servizio, nonché l’inserimento della rete provinciale nel sistema di flussi nazionali ed Adriatico in particolare: - Autostrada A14, Bologna/Bari; -Autostrada A24, Teramo (Villa Vomano)/L’Aquila/Roma; -Raccordo autostradale Villa Vomano/Teramo/Mosciano Sant’Angelo; - Viabilità primaria infraregionale, che comprende gli assi stradali che assumono importanza primaria a livello dei collegamenti Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 104 di 359 COPIA tra bacini sub-regionali, assicurando medio-alti livelli di servizio, e corrispondente con la nuova previsione di tracciato dei diversi tronchi della mediana Trans-collinare: - San Nicolò/Garrufo/Fondovalle Tronto (Raccordo autostradale Ascoli Piceno/A14); - Villa Vomano/Bisenti/Castilenti; - Civitella del Tronto/Teramo/Montorio al Vomano/Crognaleto; - Viabilità primaria provinciale, che si distingue a sua volta in: - Viabilità di connessione tra i Sottosistemi, che costituisce la maglia di innervamento del sistema territoriale provinciale, che collega i diversi Sottosistemi e le polarità urbane di primo livello, assicurando medio-alti livelli di servizio. Nell’ambito di tale viabilità occorre assicurare la realizzazione, a livello della polarità urbana complessa di Teramo, della connessione diretta maremonti, di chiusura della maglia primaria e di alimentazione del territorio collinare interno; - Viabilità di distribuzione interna ai Sottosistemi, che costituisce l’addensamento delle maglie della rete primaria provinciale di connessione, a carattere intercomunale ed atta a garantire i collegamenti locali con medi livelli di servizio. - Viabilità di settore, relativa ai collegamenti turistici nell’area montana, costituita dalle Strade-Parco della Laga e del Gran Sasso, con caratteristiche di buona percorribilità e di alta qualità ambientale e paesaggistica. La sezione di dette strade sarà contenuta tra ml. 6,00 e ml. 2,80 con piazzole di incrocio; le pavimentazioni saranno parte in pietra e parte in calcestruzzo bituminoso semipermeabile, con zanelle e muretti di piediscarpa in pietra; le scarpate avranno modesta pendenza in modo da consentire la vegetazione e da evitare fenomeni di erosione superficiale. La viabilità riportata nelle tavole del P.T.P. è relativa alla viabilità primaria del Parco. Come tale i percorsi, adeguati allo scopo, vanno assunti per il potenziamento delle relazioni interne dell’area e come collegamenti primari tra le aree stesse e le direttrici viarie principali. Definizioni complessive in ordine alla viabilità interna del Parco, con una eventuale gerarchia per quanto a funzioni dei vari tracciati e definizione delle PROVINCIA DI TERAMO tra bacini sub-regionali, assicurando medio-alti livelli di servizio, e corrispondente con la nuova previsione di tracciato dei diversi tronchi della mediana Trans-collinare: - San Nicolò/Garrufo/Fondovalle Tronto (Raccordo autostradale Ascoli Piceno/A14); - Villa Vomano/Bisenti/Castilenti; -Civitella del Tronto/Teramo/Montorio al Vomano/Crognaleto; - Viabilità primaria provinciale, che si distingue a sua volta in: - Viabilità di connessione tra i Sistemi territoriali complessi, che costituisce la maglia di innervamento del sistema territoriale provinciale, che collega i diversi Sottosistemi e le polarità urbane di primo livello, assicurando medio-alti livelli di servizio. Nell’ambito di tale viabilità occorre assicurare la realizzazione, a livello della polarità urbana complessa di Teramo, della connessione diretta maremonti,di chiusura della maglia primaria e di alimentazione del territorio collinare interno; - Viabilità di distribuzione interna ai Sistemi territoriali complessi, che costituisce l’addensamento delle maglie della rete primaria provinciale di connessione, a carattere intercomunale ed atta a garantire i collegamenti locali con medi livelli di servizio. - Viabilità di settore, relativa ai collegamenti turistici nell’area montana, costituita dalle Strade-Parco della Laga e del Gran Sasso, con caratteristiche di buona percorribilità e di alta qualità ambientale e paesaggistica. La sezione di dette strade sarà contenuta tra ml. 6,00 e ml. 2,80 con piazzole di incrocio; le pavimentazioni saranno parte in pietra e parte in calcestruzzo bituminoso semipermeabile, con zanelle e muretti di piediscarpa in pietra; le scarpate avranno modesta pendenza in modo da consentire la vegetazione e da evitare fenomeni di erosione superficiale. La viabilità riportata nelle tavole del P.T.C.P. è relativa alla viabilità primaria del Parco. Come tale i percorsi, adeguati allo scopo, vanno assunti per il potenziamento delle relazioni interne dell’area e come collegamenti primari tra le aree stesse e le direttrici viarie principali. Definizioni complessive in ordine alla viabilità interna del Parco, con una eventuale gerarchia per quanto a funzioni dei vari tracciati e definizione delle Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 105 di 359 COPIA caratteristiche degli interventi, per quanto ad usi compatibili, categorie e regole d’intervento, verranno assunte attraverso specifico progetto o studio di settore. Tale progetto o studio verrà definito come documento integrativo del P.T.P. e/o esemplificativo delle caratteristiche delle opere e degli interventi sulle strade interessate. - Assi di penetrazione e distribuzione urbana, prevalentemente interni alle aree parzialmente o totalmente urbanizzate, con la funzione di collegare le stesse con la rete stradale provinciale primaria o infraregionale e autostradale, incanalando le principali quote di spostamenti urbani. Alcuni di questi potranno assumere una funzione di servizio urbano, quali strade commerciali e per il trasporto pubblico. Dovranno inoltre essere previsti elementi di “sconnessione”del traffico veicolare (ad esempio attraverso l’organizzazione dei sensi di circolazione) per impedire il transito di attraversamento, in particolare ai mezzi pesanti destinati al trasporto merci. Nella definizione delle caratteristiche tipologiche e costruttive per gli assi di nuova realizzazione e nella definizione degli interventi di adeguamento, per gli assi esistenti, devono essere adeguatamente valutati il livello di esercizio preventivabile e le funzioni e qualificazioni sostenibili dagli assi stessi e definiti tutti gli interventi necessari per dare adeguata risposta in merito. La pianificazione di settore e gli strumenti urbanistici comunali, potranno individuare eventuali altri assi stradali ricadenti in questa tipologia. - Viabilità extraurbana di diffusione, corrispondente alla rete di strade intercomunali e comunali esistenti che garantiscono la permeabilità del territorio. Tale viabilità non è rappresentata cartograficamente dal P.T.P., e potrà essere individuata dalla pianificazione di settore e dagli strumenti urbanistici comunali. -Infrastrutture per i trasporti pubblici in sede propria, che dovranno essere integrate e rese complementari con il sistema dei servizi di trasporto pubblico su strada; il P.T.P. individua le seguenti componenti: - Rete ferroviaria nazionale e regionale, facente capo alle stazioni del S.F.N. e del S.F.R., per la quale si ipotizza la possibilità di recuperare l’attuale linea costiera per il servizio locale nel PROVINCIA DI TERAMO caratteristiche degli interventi, per quanto ad usi compatibili, categorie e regole d’intervento, verranno assunte attraverso specifico progetto o studio di settore. Tale progetto o studio verrà definito come documento integrativo del P.T.C.P. e/o esemplificativo delle caratteristiche delle opere e degli interventi sulle strade interessate. - Assi di penetrazione e distribuzione urbana, prevalentemente interni alle aree parzialmente o totalmente urbanizzate, con la funzione di collegare le stesse con la rete stradale provinciale primaria o infraregionale e autostradale, incanalando le principali quote di spostamenti urbani. Alcuni di questi potranno assumere una funzione di servizio urbano, quali strade commerciali e per il trasporto pubblico. Dovranno inoltre essere previsti elementi di “sconnessione” del traffico veicolare (ad esempio attraverso l’organizzazione dei sensi di circolazione) per impedire il transito di attraversamento, in particolare ai mezzi pesanti destinati al trasporto merci. Nella definizione delle caratteristiche tipologiche e costruttive per gli assi di nuova realizzazione e nella definizione degli interventi di adeguamento, per gli assi esistenti, devono essere adeguatamente valutati il livello di esercizio preventivabile e le funzioni e qualificazioni sostenibili dagli assi stessi e definiti tutti gli interventi necessari per dare adeguata risposta in merito. La pianificazione di settore e gli strumenti urbanistici comunali, potranno individuare eventuali altri assi stradali ricadenti in questa tipologia. - Viabilità extraurbana di diffusione, corrispondente alla rete di strade intercomunali e comunali esistenti che garantiscono la permeabilità del territorio. Tale viabilità non è rappresentata cartograficamente dal P.T.C.P., e potrà essere individuata dalla pianificazione di settore e dagli strumenti urbanistici comunali. - Infrastrutture per i trasporti pubblici in sede propria, che dovranno essere integrate e rese complementari con il sistema dei servizi di trasporto pubblico su strada; il P.T.C.P. individua le seguenti componenti: - Rete ferroviaria nazionale e regionale, facente capo alle stazioni del S.F.N. e del S.F.R., per la quale si ipotizza la possibilità di recuperare l’attuale linea costiera per il servizio locale nel Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 106 di 359 COPIA caso di potenziamento della dorsale ferroviaria adriatica, soprattutto per ciò che concerne il trasporto merci, con conseguente realizzazione di nuove tratte più interne; - Rete di trasporto in sede propria di livello locale, costituita dall’attuale sede della tratta ferroviaria Teramo/Giulianova, da sottoporre a verifiche di compatibilità tecnico-economica circa la definizione della tipologia modale, delle caratteristiche tecniche e di tracciato. - Nodi di scambio intermodale della mobilità delle persone, che costituiscono gli elementi di connessione della mobilità delle persone, atti a garantire un uso più equilibrato ed efficace delle diverse reti e modalità di trasporto, al fine di migliorare l’accessibilità del territorio, in particolare lungo la costa e lungo l’asta del Tordino, ridurre i costi diretti ed i risvolti ambientali del trasporto. Il P.T.P. distingue: - Stazioni e fermate del S.F.R., con alcune integrazioni da intendersi come indicazioni di massima da verificare sotto l’aspetto tecnicoeconomico, che costituiscono i principali punti di interscambio con il trasporto privato individuale, attorno ai quali realizzare un sistema strategico di parcheggi, anche di tipo intensivo; - Nodi di interscambio trasporto pubblico ferrogomma, che costituiscono i punti attrezzati di scambio intermodale, tra i diversi sistemi di trasporto pubblico e con la mobilità individuale, ed in cui le stazioni del sistema di trasporto in sede propria si integrano con le autostazioni dei servizi di bacino ed urbani e con i parcheggi di tipo intensivo. Le individuazioni proposte dal P.T.P. costituiscono indicazioni di massima da sottoporre a verifiche di fattibilità tecnicoeconomica ed urbanistica. caso di potenziamento della dorsale ferroviaria adriatica, soprattutto per ciò che concerne il trasporto merci, con conseguente realizzazione di nuove tratte più interne; - Rete di trasporto in sede propria di livello locale, costituita dall’attuale sede della tratta ferroviaria Teramo/Giulianova, da sottoporre a verifiche di compatibilità tecnico-economica circa la definizione della tipologia modale, delle caratteristiche tecniche e di tracciato. - Nodi di scambio intermodale della mobilità delle persone, che costituiscono gli elementi di connessione della mobilità delle persone, atti a garantire un uso più equilibrato ed efficace delle diverse reti e modalità di trasporto, al fine di migliorare l’accessibilità del territorio, in particolare lungo la costa e lungo l’asta del Tordino, ridurre i costi diretti ed i risvolti ambientali del trasporto. Il P.T.C.P.distingue: - Stazioni e fermate del S.F.R., con alcune integrazioni da intendersi come indicazioni di massima da verificare sotto l’aspetto tecnicoeconomico, che costituiscono i principali punti di interscambio con il trasporto privato individuale, attorno ai quali realizzare un sistema strategico di parcheggi, anche di tipo intensivo; - Nodi di interscambio trasporto pubblico ferrogomma, che costituiscono i punti attrezzati di scambio intermodale, tra i diversi sistemi di trasporto pubblico e con la mobilità individuale, ed in cui le stazioni del sistema di trasporto in sede propria si integrano con le autostazioni dei servizi di bacino ed urbani e con i parcheggi di tipo intensivo. Le individuazioni proposte dal P.T.C.P. costituiscono indicazioni di massima da sottoporre a verifiche di fattibilità tecnicoeconomica ed urbanistica. 3. Le individuazioni relative al sistema della 3. Non modificato mobilità, contenute nella planimetria in scala 1:75.000, hanno il valore di individuazioni territoriali di massima delle componenti sopra elencate e dei relativi tracciati. Le posizioni, le caratteristiche tecniche ed i tracciati definitivi di ciascuna componente, ove non già esistente, saranno definite dai relativi progetti esecutivi, approvati dagli Enti competenti. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 107 di 359 COPIA 4. Il P.T.P. individua, relativamente ad ogni categoria di viabilità, tre diverse modalità di intervento: - conferma della viabilità esistente -riqualificazione in sede della viabilità esistente, che comprende interventi di parziale modifica del tracciato e delle caratteristiche tecniche della sezione, atte a garantire i livelli di esercizio attribuiti dal P.T.P.; - realizzazione di nuovi tracciati, previa verifica delle condizioni di fattibilità tecnico-economica. 4. Il P.T.C.P. individua, relativamente ad ogni categoria di viabilità, tre diverse modalità di intervento: - conferma della viabilità esistente -riqualificazione in sede della viabilità esistente, che comprende interventi di parziale modifica del tracciato e delle caratteristiche tecniche della sezione, atte a garantire i livelli di esercizio attribuiti dal P.T.C.P; - realizzazione di nuovi tracciati, previa verifica delle condizioni di fattibilità tecnico-economica. Art. 28 Indirizzi per il sistema della Art. 28 Indirizzi per il sistema della mobilità. mobilità. 1. La realizzazione della nuova viabilità prevista dal P.T.P., nella definizione progettuale della localizzazione e delle caratteristiche del tracciato, dovrà comunque tener conto delle prescrizioni e degli indirizzi per il sistema ambientale e per il territorio agricolo dettati dalle presenti Norme, in modo da assicurare il suo inserimento nell’ambiente naturale ed insediato senza comprometterne caratteri e configurazioni. In particolare per quanto riguarda il raccordo autostradale Villa Vomano/Teramo/Mosciano Sant’Angelo, il tracciato dovrà posizionarsi al margine della piana alluvionale ancora libera e classificata come area agricola di rilevante interesse economico onde evitare la sua compromissione ed in modo da diminuire gli impatti determinati dall’effetto “barriera” dei rilevati. 1. La realizzazione della nuova viabilità prevista dal P.T.C.P, nella definizione progettuale della localizzazione e delle caratteristiche del tracciato, dovrà comunque tener conto delle prescrizioni e degli indirizzi per il sistema ambientale e per il territorio agricolo dettati dalle presenti Norme, in modo da assicurare il suo inserimento nell’ambiente naturale ed insediato senza comprometterne caratteri e configurazioni. In particolare per quanto riguarda il raccordo autostradale Villa Vomano/Teramo/Mosciano Sant’Angelo, il tracciato dovrà posizionarsi al margine della piana alluvionale ancora libera e classificata come area agricola di rilevante interesse economico onde evitare la sua compromissione ed in modo da diminuire gli impatti determinati dall’effetto “barriera” dei rilevati. 2. Nelle aree A.1.1. di interesse bio-ecologico, A.1.4. di interesse paesaggistico ed ambientale ed A.2.1. parchi e riserve, tutta la viabilità non classificata come al precedente art. 27 non dovrà essere di norma sottoposta ad interventi di rettifica del tracciato, di allargamento della sezione, di asfaltatura qualora non sia mai stata asfaltata fino al momento della definitiva approvazione del presente P.T.P. Sono fatte salve le esigenze derivanti dalla realizzazione di 2. Nelle aree A.1.1. di interesse bio-ecologico, A.1.4. di interesse paesaggistico ed ambientale ed A.2.1. parchi e riserve, tutta la viabilità non classificata come al precedente art. 27 non dovrà essere di norma sottoposta ad interventi di rettifica del tracciato, di allargamento della sezione, di asfaltatura qualora non sia mai stata asfaltata fino al momento della definitiva approvazione del presente P.T.C.P. Sono fatte salve le esigenze derivanti dalla realizzazione di PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 108 di 359 COPIA progetti di interesse provinciale e regionale, nonché dalle previsioni dei Piani guida d’Area approvati. Nelle stesse aree gli interventi sulla viabilità esistente, nonché quelli di nuova realizzazione dovranno essere condotti in modo da garantire la riqualificazione paesaggistica delle opere attraverso il reinerbimento delle scarpate, la messa a dimora di alberature, la ricopertura in pietra locale o la schermatura con opportune essenze vegetali dei manufatti necessari (opere d’arte, muri di sostegno, drenaggi, ecc.). progetti di interesse provinciale e regionale, nonché dalle previsioni dei Piani guida d’Area approvati. Nelle stesse aree gli interventi sulla viabilità esistente, nonché quelli di nuova realizzazione dovranno essere condotti in modo da garantire la riqualificazione paesaggistica delle opere attraverso il reinerbimento delle scarpate, la messa a dimora di alberature, la ricopertura in pietra locale o la schermatura con opportune essenze vegetali dei manufatti necessari (opere d’arte, muri di sostegno, drenaggi, ecc.). 3. Gli interventi di nuova realizzazione e di 3. Non modificato riqualificazione in sede della viabilità dovranno prevedere un adeguato equipaggiamento vegetazionale, basato sull’impiego di essenze arboree ed arbustive autoctone, dotate di sufficiente rusticità e resistenza agli agenti inquinanti abiotici. 4. Nella redazione dei propri strumenti urbanistici, per ciò che concerne il sistema della mobilità, i Comuni dovranno tener conto dei seguenti indirizzi: - rispettare le caratteristiche prestazionali, tecniche, fisiche e di localizzazione delle previsioni del P.T.P., qualora già esistenti o definite da studi di fattibilità o da progetti approvati. In assenza di tali dati, ferme rimanendo le caratteristiche prestazionali e la localizzazione di massima previste dal P.T.P., potranno prevedere lievi modifiche di tracciato derivanti da un loro più approfondito studio; - provvedere a definire i tracciati e le caratteristiche della viabilità extraurbana di diffusione e degli assi di penetrazione e distribuzione urbana; - illustrare le relazioni fra le previsioni insediative e la situazione esistente e prevista delle infrastrutture per la mobilità, in termini di capacità, efficienza e protezione degli insediamenti dagli inquinamenti acustici; - favorire, ai fini del consolidamento degli organismi insediativi, il completamento dei tessuti -e quindi della maglia viaria urbana con individuazione e qualificazione dei “luoghi centrali” e dei “punti di scambio” fra rete viaria urbana e rete “esterna”, in particolare quella PROVINCIA DI TERAMO 4. Nella redazione dei propri strumenti urbanistici, per ciò che concerne il sistema della mobilità, i Comuni dovranno tener conto dei seguenti indirizzi: - rispettare le caratteristiche prestazionali, tecniche, fisiche e di localizzazione delle previsioni del P.T.C.P., qualora già esistenti o definite da studi di fattibilità o da progetti approvati. In assenza di tali dati, ferme rimanendo le caratteristiche prestazionali e la localizzazione di massima previste dal P.T.C.P., potranno prevedere lievi modifiche di tracciato derivanti da un loro più approfondito studio; - provvedere a definire i tracciati e le caratteristiche della viabilità extraurbana di diffusione e degli assi di penetrazione e distribuzione urbana; - illustrare le relazioni fra le previsioni insediative e la situazione esistente e prevista delle infrastrutture per la mobilità, in termini di capacità, efficienza e protezione degli insediamenti dagli inquinamenti acustici; - favorire, ai fini del consolidamento degli organismi insediativi, il completamento dei tessuti -e quindi della maglia viaria urbana con individuazione e qualificazione dei “luoghi centrali” e dei “punti di scambio” fra rete viaria urbana e rete “esterna”, in particolare quella Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 109 di 359 COPIA individuata dal P.T.P.; - favorire i sistemi di mobilità alternativa all’uso delle auto private, sia definendo percorsi ed aree pedonali e ciclabili, sia potenziando il trasporto pubblico, sia infine, prevedendo un’adeguata dotazione di parcheggi pubblici e privati; - promuovere la riqualificazione complessiva dello spazio pubblico di relazione con progetti di adeguamento delle infrastrutture a rete, di nuova pavimentazione e di sistemazione d’arredo che assicurino un’elevata durevolezza, riducano gli oneri di manutenzione ed incrementino la qualità urbana. individuata dal P.T.C.P.; - favorire i sistemi di mobilità alternativa all’uso delle auto private, sia definendo percorsi ed aree pedonali e ciclabili, sia potenziando il trasporto pubblico, sia infine, prevedendo un’adeguata dotazione di parcheggi pubblici e privati; - promuovere la riqualificazione complessiva dello spazio pubblico di relazione con progetti di adeguamento delle infrastrutture a rete, di nuova pavimentazione e di sistemazione d’arredo che assicurino un’elevata durevolezza, riducano gli oneri di manutenzione ed incrementino la qualità urbana. 5. Il Comune di Teramo, i centri ordinatori, ed i 5.Non modificato centri integrativi sono tenuti alla predisposizione del Piano Urbano del Traffico, come definito nella Legge 30 Aprile 1992, n. 285. Art. 29 Il sistema del trasporto pubblico. Art. 29 Il sistema del trasporto pubblico. 1. Il P.T.P. propone l’articolazione “per Provincia” del sistema regionale di trasporto pubblico, e pertanto prevede la formazione di un apposito Progetto guida di Settore, redatto in conformità alla legislazione di settore. Tale Progetto guida deve essere redatto in coerenza di un Piano generale della mobilità provinciale, redatto per iniziativa della Provincia stessa, al fine di definire, con maggior dettaglio, le caratteristiche tecniche e l’integrazione funzionale delle reti di trasporto, indicate dal P.T.P. 1. Il P.T.C.P. propone l’articolazione “per Provincia” del sistema regionale di trasporto pubblico, e pertanto prevede la formazione di un apposito Progetto guida di Settore, redatto in conformità alla legislazione di settore. Tale Progetto guida deve essere redatto in coerenza di un Piano generale della mobilità provinciale, redatto per iniziativa della Provincia stessa, al fine di definire, con maggior dettaglio, le caratteristiche tecniche e l’integrazione funzionale delle reti di trasporto, indicate dal P.T.C.P. Titolo III Norme finali e transitorie Titolo III Norme finali e transitorie Art. 30 Norme finali e transitorie. 1. Ai sensi e per gli effetti dei contenuti dell’articolo 8.11 della L.U.R. n°18/83, nel testo vigente, le prescrizioni esecutive del P.T.P. comportano: Art. 30 Norme finali e transitorie. 1. Ai sensi e per gli effetti dei contenuti dell’articolo 8.11 della L.U.R. n°18/83, nel testo vigente, le prescrizioni esecutive del P.T.C.P. comportano: PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 110 di 359 COPIA - la immediata efficacia, nei confronti di Enti e Privati, dalla data di approvazione del P.T.P. stesso; - l'automatico adeguamento degli strumenti urbanistici comunali. - la immediata efficacia, nei confronti di Enti e Privati, dalla data di approvazione del P.T.C.P. stesso; - l'automatico adeguamento degli strumenti urbanistici comunali. 2. Nei sei mesi successivi all'entrata in vigore del P.T.P., i Comuni, gli Enti locali e gli Enti funzionali predispongono ed adottano le varianti di adeguamento dei piani urbanistici comunali alle prescrizioni del P.T.P. aventi efficacia giuridica diretta e immediata e differita, dando applicazione agli indirizzi e raccomandazioni. Trascorsi i sei mesi, il Presidente della Giunta Provinciale promuove l’adozione dei poteri sostitutivi attraverso la nomina di commissari ad acta preposti all’adeguamento dei piani urbanistici comunali alle prescrizioni del P.T.P. 2. Nei sei mesi successivi all'entrata in vigore del P.T.C.P., i Comuni, gli Enti locali e gli Enti funzionali predispongono ed adottano le varianti di adeguamento dei piani urbanistici comunali alle prescrizioni del P.T.C.P. aventi efficacia giuridica diretta e immediata e differita, dando applicazione agli indirizzi e raccomandazioni. Trascorsi i sei mesi, il Presidente della Giunta Provinciale promuove l’adozione dei poteri sostitutivi attraverso la nomina di commissari ad acta preposti all’adeguamento dei piani urbanistici comunali alle prescrizioni del P.T.C.P. 3. Sono fatte salve dall’applicazione delle presenti norme: a) le previsioni degli strumenti urbanistici approvati, purché non in contrasto con le previsioni e prescrizioni ad efficacia giuridica diretta di cui agli artt. 6, 10 e 24 e non ricadenti entro aree da rilocalizzare ai sensi dell’art. 19 comma 4, nelle aree ripariali e zone umide di cui all’articolo 5. Per tali previsioni (da intendersi quelle relative a tutte le aree aventi natura e funzione urbanistica insediativa “aree edificabili e aree per standards”), vale la disciplina ordinaria con possibilità di modifica delle previsioni attualmente vigenti da parte dei Comuni. Nelle previsioni degli strumenti urbanistici vigenti, ferme restando le specificazioni dei limiti di efficacia nelle parti sopra riportate, sono da ricomprendere anche le previsioni d’intervento che i Comuni, in fase transitoria, hanno adottato ai sensi e per gli effetti del 2° comma dell’articolo 91 della L.U.R. n° 18/83. Vanno comunque applicate, al di fuori delle aree previste per insediamenti e trasformazioni insediative dagli strumenti urbanistici vigenti, le attenzioni urbanistiche ed ambientali d’intervento di cui agli artt. 5, 22 e 23. Nei 3. Sono fatte, salve dall’applicazione delle presenti norme: a) le previsioni degli strumenti urbanistici approvati, purché non in contrasto con le previsioni e prescrizioni ad efficacia giuridica diretta di cui agli artt. 6, 10 e 24 e non ricadenti entro aree da rilocalizzare ai sensi dell’art. 19 comma 4, nelle aree ripariali e zone umide di cui all’articolo 5. Per tali previsioni (da intendersi quelle relative a tutte le aree aventi natura e funzione urbanistica insediativa “aree edificabili e aree per standards”), vale la disciplina ordinaria con possibilità di modifica delle previsioni attualmente vigenti da parte dei Comuni. Nelle previsioni degli strumenti urbanistici vigenti, ferme restando le specificazioni dei limiti di efficacia nelle parti sopra riportate, sono da ricomprendere anche le previsioni d’intervento che i Comuni, in fase transitoria, hanno adottato ai sensi e per gli effetti del 2° comma dell’articolo 91 della L.U.R. n° 18/83. Vanno comunque applicate, al di fuori delle aree previste per insediamenti e trasformazioni insediative dagli strumenti urbanistici vigenti, le attenzioni urbanistiche ed ambientali d’intervento di cui agli artt. 5, 22 e 23. Nei PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 111 di 359 COPIA nuovi insediamenti e trasformazioni insediative compatibili con i vigenti strumenti urbanistici e con gli strumenti urbanistici adottati nella fase transitoria, nelle aree di cui agli articoli 5, 22 e 23, devono, comunque, essere adottate adeguate misure per la moderazione degli impatti e per ridurre, nella misura massima possibile, l’occupazione e la trasformazione del suolo come attualmente esistente; b)le previsioni degli altri strumenti urbanistici redatti in conformità del Piano Regionale Paesistico o ad esso adeguati (ai sensi dell’art. 6 comma 6 della L.U.R. n° 18/83 e successive modifiche ed integrazioni), definitivamente approvati secondo la disciplina vigente alla data di approvazione del presente P.T.P. e valutati positivamente, per quanto a coerenza urbanistico-ambientale, con le vigenti leggi. Per quanto sopra, le norme di salvaguardia a capo di previsioni di strumenti urbanistici comunali, eventualmente adottate dalla Provincia in fase di approvazione, vengono a decadere e le relative previsioni e prescrizioni degli strumenti urbanistici comunali assumono completa efficacia alla data di esecutività del documento conclusivo di approvazione del P.T.P. Vanno comunque applicate, al di fuori delle aree previste per insediamenti e trasformazioni insediative, le attenzioni urbanistiche ed ambientali d’intervento di cui agli artt. 5, 22 e 23. Nei nuovi insediamenti e trasformazioni insediative eventualmente compatibili, nelle aree di cui agli articoli 5, 22 e 23, con tali strumenti urbanistici, devono comunque essere adottate adeguate misure per la moderazione degli impatti e per ridurre, nella misura massima possibile, l’occupazione e la trasformazione del suolo come attualmente esistente; c) le previsioni dei Piani Territoriali delle Aree e Nuclei, e altri Piani di Settore, di livello sovracomunale, vigenti; d)le richieste di concessioni edilizie o altri interventi edilizi attivati da privati e/o altri soggetti prima della data di adozione del presente P.T.P. e documentabili con richieste inoltrate e acquisite al protocollo del Comune. nuovi insediamenti e trasformazioni insediative compatibili con i vigenti strumenti urbanistici e con gli strumenti urbanistici adottati nella fase transitoria, nelle aree di cui agli articoli 5, 22 e 23, devono, comunque, essere adottate adeguate misure per la moderazione degli impatti e per ridurre, nella misura massima possibile, l’occupazione e la trasformazione del suolo come attualmente esistente; b) le previsioni degli altri strumenti urbanistici redatti in conformità del Piano Regionale Paesistico o ad esso adeguati (ai sensi dell’art. 6 comma 6 della L.U.R. n° 18/83 e successive modifiche ed integrazioni), definitivamente approvati secondo la disciplina vigente alla data di approvazione del presente P.T.C.P e valutati positivamente, per quanto a coerenza urbanistico-ambientale, con le vigenti leggi. Per quanto sopra, le norme di salvaguardia a capo di previsioni di strumenti urbanistici comunali, eventualmente adottate dalla Provincia in fase di approvazione, vengono a decadere e le relative previsioni e prescrizioni degli strumenti urbanistici comunali assumono completa efficacia alla data di esecutività del documento conclusivo di approvazione del P.T.C.P Vanno comunque applicate, al di fuori delle aree previste per insediamenti e trasformazioni insediative, le attenzioni urbanistiche ed ambientali d’intervento di cui agli artt. 5, 22 e 23. Nei nuovi insediamenti e trasformazioni insediative eventualmente compatibili, nelle aree di cui agli articoli 5, 22 e 23, con tali strumenti urbanistici, devono comunque essere adottate adeguate misure per la moderazione degli impatti e per ridurre, nella misura massima possibile, l’occupazione e la trasformazione del suolo come attualmente esistente; c) le previsioni dei Piani Territoriali delle Aree e Nuclei, e altri Piani di Settore, di livello sovracomunale, vigenti; d)le richieste di concessioni edilizie o altri interventi edilizi attivati da privati e/o altri soggetti prima della data di adozione del presente P.T.C.P. e documentabili con richieste inoltrate e acquisite al protocollo del Comune. 4. Le indicazioni e previsioni degli strumenti 4. La Variante Normativa recepisce i contenuti urbanistici adottati nel periodo intercorrente tra della Legge Regionale n. 24/2014 e, con PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 112 di 359 COPIA la data di adozione e approvazione del presente P.T.P., e non ancora definitivamente approvati, devono essere conformi ed adeguati alle prescrizioni ad efficacia giuridica immediata diretta e differita, contenute nel precedente Titolo II Capo I e II, e alle previsioni generali sul sistema dei servizi, delle attrezzature e della mobilità. Per i necessari adempimenti i Comuni che hanno già avviato la redazione di nuovo strumento urbanistico o di variante generale, conferendo specifico incarico professionale, possono procedere all’adeguamento necessario con atto integrativo adottato anche successivamente allo strumento urbanistico stesso e comunque entro un successivo tempo non superiore a mesi 6. riferimento ad essi, articola una serie di adempimenti e di scadenze temporali da rispettare, quali: • dalla entrata in vigore della legge regionale n. 24/2014 e comunque non oltre il termine di sei mesi, non è consentito il consumo di superficie agricola tranne che per la realizzazione di interventi già autorizzati e previsti dagli strumenti urbanistici approvati o adottati, nonché per i lavori e le opere già inseriti negli strumenti di programmazione delle Stazioni appaltanti. Nel caso di strumenti adottati, e comunque non oltre il termine di sei mesi, valgono le disposizioni del vigente PTP. • entro 180 gg dall’adozione della Variante Normativa al P.T.C.P. la Provincia dovrà predisporre un regolamento per il funzionamento delle Conferenze di Pianificazione in cui saranno stabiliti i tempi per la convocazione, le modalità di voto, le modalità di presa delle decisioni; • entro 180 gg dall’adozione di questa Variante Normativa i Comuni devono procedere alla individuazione dei limiti del territorio urbanizzato ai sensi dell’art.17 comma 2 bis della Variante alle NTA, dello stato d’ attuazione del Vigente PRG e delle eventuali nuove previsioni contenute in nuovi strumenti di pianificazione adottati; entro 180 gg dall’adozione di questa Variante Normativa i Comuni devono dare comunicazione alla Provincia dei risultati dell’indagine conoscitiva di cui al punto precedente. 5. Ferme restando le previsioni e prescrizioni ad efficacia giuridica diretta e differita del presente P.T.P., i beni e gli ambiti del vigente P.R.P., sono comunque sottoposti alla disciplina degli usi e alle tipologie e modalità di intervento previste con le Norme Tecniche Coordinate del documento della Regione Abruzzo. 5. Ferme restando le previsioni e prescrizioni ad efficacia giuridica diretta e differita del presente P.T.C.P., i beni e gli ambiti del vigente P.R.P., sono comunque sottoposti alla disciplina degli usi e alle tipologie e modalità di intervento previste con le Norme Tecniche Coordinate del documento della Regione Abruzzo. 6. Nelle more della formazione dei Piani di Area 6. Nelle more della formazione dei Piani di Area e dei Progetti Guida, i nuovi strumenti e dei Progetti Guida, i nuovi strumenti urbanistici comunali, o le varianti a quelli urbanistici comunali, o le varianti a quelli PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 113 di 359 COPIA vigenti, aventi implicazioni nella tutela ed uso del suolo delle aree e/o incidenza sugli elementi indicati nell’ambito sottoposto a Piano d’Area, possono essere approvati, sulla base di istruttoria della proposta adottata dal Comune svolta dall'Ufficio di Piano Provinciale, volta a verificare la congruità della stessa con riferimento agli obiettivi plurimi di tutela, uso e sviluppo, assunti nel P.T.P. La Sezione Urbanistica Provinciale emana parere nel merito della proposta, che costituisce riferimento delle determinazioni finali assunte dall' Amministrazione Provinciale. vigenti, aventi implicazioni nella tutela ed uso del suolo delle aree e/o incidenza sugli elementi indicati nell’ambito sottoposto a Piano d’Area, possono essere approvati, sulla base di istruttoria della proposta adottata dal Comune svolta dall'Ufficio di Piano Provinciale, volta a verificare la congruità della stessa con riferimento agli obiettivi plurimi di tutela, uso e sviluppo, assunti nel P.T.C.P. La Sezione Urbanistica Provinciale emana parere nel merito della proposta, che costituisce riferimento delle determinazioni finali assunte dall' Amministrazione Provinciale. 7. Sono ammesse deroghe alle prescrizioni del P.T.P. solo per la realizzazione di interventi di particolare interesse pubblico sovracomunale e comunale, che siano oggetto di accordi di programma a cui partecipino oltre alla Provincia, gli Enti competenti per le relative discipline e/o interessati, previo parere dei competenti Uffici. 7. Sono ammesse deroghe alle prescrizioni del P.T.C.P. solo per la realizzazione di interventi di particolare interesse pubblico sovracomunale e comunale, che siano oggetto di accordi di programma a cui partecipino oltre alla Provincia, gli Enti competenti per le relative discipline e/o interessati, previo parere dei competenti Uffici. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 114 di 359 COPIA Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale Norme di attuazione ALLEGATO 1 Indirizzi per il dimensionamento degli strumenti urbanistici comunali PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 115 di 359 COPIA Dimensionamento degli strumenti urbanistici comunali Dimensionamento degli strumenti urbanistici comunali 1. Il dimensionamento complessivo della capacità insediativa degli strumenti urbanistici comunali, articolato per singola Unità Insediativa e singolo Comune, è determinato dalla sommatoria delle superfici utili (S.U.) relative a: - incremento residenziale per fabbisogni insorgenti e pregressi, dedotta l’offerta determinata dal recupero dell’esistente; - incremento aggiuntivo determinato dalla domanda di residenzialità turistica; - l’attuale patrimonio residenziale occupato e non; - la quantità di superfici terziarie e commerciali rapportate al livello delle singole polarità presenti entro l’Unità Insediativa. L’incremento residenziale è stimato sulla base: - dell’incremento demografico previsto (vedi tab. A) espresso in vani; - dei fabbisogni pregressi derivanti da coabitazione, adeguamento igienico, sovraffollamento e tasso di sostituzione del patrimonio edilizio, espressi in vani; - dell’offerta, espressa in vani disponibili, determinata dal recupero del patrimonio esistente non occupato e sottoutilizzato, detratta una quota “frizionale” di mercato relativa al parco alloggi in attesa di vendita e/o affitto. L’incremento aggiuntivo determinato dalla domanda di residenzialità turistica è stato stimato sulla base: - dell’offerta di alloggi utilizzati per vacanze, espressa in vani/equivalenti; - dell’offerta potenziale di posti letto in alberghi ed in strutture ricettive extra-alberghiere, basata su di un’ipotesi di ridistribuzione degli attuali flussi turistici e di riorganizzazione del comparto ricettivo volto a qualificare le unità ricettive (aumento degli spazi per attrezzature complementari), a diversificare le tipologie dell’offerta ricettiva e dei servizi resi riducendo l’incidenza delle seconde case e degli alloggi privati in affitto, al contenimento della capacità ricettiva complessiva nelle aree di turismo maturo (costa), alla eliminazione delle fasce di marginalità; - della definizione di un tasso di occupazione dei posti letto, economicamente congruo, 1. Il dimensionamento complessivo della capacità insediativa degli strumenti urbanistici comunali, previsto per Sistemi Territoriali Complessi e/o per singola Unità Insediativa, è determinato dalla sommatoria delle superfici utili (S.U.) relative a: - incremento residenziale per fabbisogni insorgenti e pregressi, dedotta l’offerta determinata dal recupero dell’esistente; - incremento aggiuntivo determinato dalla domanda di residenzialità turistica; - l’attuale patrimonio residenziale occupato e non; - la quantità di superfici terziarie e commerciali rapportate al livello delle singole polarità presenti entro l’Unità Insediativa. L’incremento residenziale è stimato sulla base: - dell’incremento demografico previsto per un arco temporale di 10 anni espresso in vani; - dei fabbisogni pregressi derivanti da coabitazione, adeguamento igienico, sovraffollamento e tasso di sostituzione del patrimonio edilizio, espressi in vani; - dell’offerta, espressa in vani disponibili, determinata dal recupero del patrimonio esistente non occupato e sottoutilizzato, detratta una quota “frizionale” di mercato relativa al parco alloggi in attesa di vendita e/o affitto. L’incremento aggiuntivo determinato dalla domanda di residenzialità turistica è stato stimato sulla base: - dell’offerta di alloggi utilizzati per vacanze, espressa in vani/equivalenti; - dell’offerta potenziale di posti letto in alberghi ed in strutture ricettive extra-alberghiere, basata su di un’ipotesi di ridistribuzione degli attuali flussi turistici e di riorganizzazione del comparto ricettivo volto a qualificare le unità ricettive (aumento degli spazi per attrezzature complementari), a diversificare le tipologie dell’offerta ricettiva e dei servizi resi riducendo l’incidenza delle seconde case e degli alloggi privati in affitto, al contenimento della capacità ricettiva complessiva nelle aree di turismo maturo (costa), alla eliminazione delle fasce di marginalità; - della definizione di un tasso di occupazione dei posti letto, economicamente congruo, PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 116 di 359 COPIA nell’arco di 150 giorni. nell’arco di 150 giorni. 2. Il dimensionamento complessivo residenziale e turistico è stimato sulla base di vani e di vani/equivalenti rapportati alla superficie utile media per vano, differenziata in tre fasce per tenere conto e in ragione dei diversi modelli di comportamento abitativo riscontrati nell’ambito provinciale. Il dimensionamento terziario e commerciale è stimato come percentuale di S.U. sul totale (S.U. residenziale + S.U. terziariocommerciale). Il patrimonio edilizio residenziale attuale è stimato sulla base delle superfici utili degli alloggi occupati e non occupati esistenti al censimento del 1991. La popolazione prevista è stimata sulla base delle previsioni demografiche al 2011 contenute nella Relazione socio-economica che costituisce uno degli elaborati del presente P.T.P. 2. Il dimensionamento complessivo residenziale e turistico è stimato sulla base di vani e di vani/equivalenti rapportati alla superficie utile media per vano, differenziata in tre fasce per tenere conto e in ragione dei diversi modelli di comportamento abitativo riscontrati nell’ambito provinciale. Il dimensionamento terziario e commerciale è stimato come percentuale di S.U. sul totale (S.U. residenziale + S.U. terziariocommerciale). Il patrimonio edilizio residenziale attuale è stimato sulla base delle superfici utili degli alloggi occupati e non occupati esistenti al censimento del 2011. La popolazione prevista è stimata sulla base delle previsioni demografiche al 2020 contenute nella Relazione Economico-Territoriale che costituisce uno degli elaborati del presente P.T.C.P. 3. Per il dimensionamento delle quantità minime 3. Non modificato di aree pubbliche e degli standard, si farà riferimento agli abitanti previsti, di cui al comma precedente, sommati agli abitanti/equivalenti determinati dall’offerta di residenziale turistica calcolata, sulla base dei seguenti parametri: Alberghi: S.U. totale/40 mq. = Abitante/equivalente; - Esercizi extra-alberghieri: S.U. totale/14 mq. = Abitante/equivalente; - Alloggi privati: S.U. totale/20 mq. = Abitante/equivalente. 4. Alle aree pubbliche così determinate dovrà 4.Non modificato essere aggiunta una quota pari al 50% delle superfici territoriali degli insediamenti turistici per servizi ed attrezzature di pubblico utilizzo. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 117 di 359 COPIA 5. I Comuni in sede di redazione di nuovi strumenti urbanistici o di varianti generali di quelli vigenti, dovranno verificare, ed eventualmente aggiornare, tali dimensionamenti sulla base delle modalità e dei parametri di calcolo richiamati ai commi precedenti. Le previsioni relative all’offerta di residenzialità turistica sono da intendersi come valori di riferimento e di indirizzo. I singoli Comuni, sulla base di specifiche indagini di settore, potranno proporre modifiche determinate dal rapporto tra la specifica composizione dell’offerta ricettiva (alberghi, esercizi extraalberghieri, alloggi privati) definita ed i parametri di vano/equivalente stabiliti dal P.T.P. e pari a: - Alberghi: Posti letto previsti x (40/S.U.media vani residenziali); - Esercizi extra-alberghieri: p.l. previsti x (14/ S.U. media vani residenziali); - Alloggi privati: p.l. previsti x (20/S.U. media vani residenziali). PROVINCIA DI TERAMO 5. I Comuni in sede di redazione di nuovi strumenti urbanistici o di varianti generali di quelli vigenti, dovranno verificare, ed eventualmente aggiornare, tali dimensionamenti sulla base delle modalità e dei parametri di calcolo richiamati ai commi precedenti. Le previsioni relative all’offerta di residenzialità turistica sono da intendersi come valori di riferimento e di indirizzo. I singoli Comuni, sulla base di specifiche indagini di settore, potranno proporre modifiche determinate dal rapporto tra la specifica composizione dell’offerta ricettiva (alberghi, esercizi extraalberghieri, alloggi privati) definita ed i parametri di vano/equivalente stabiliti dal P.T.C.P. e pari a: - Alberghi: Posti letto previsti x (40/S.U.media vani residenziali); - Esercizi extra-alberghieri: p.l. previsti x (14/ S.U. media vani residenziali); - Alloggi privati: p.l. previsti x (20/S.U. media vani residenziali). Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 118 di 359 COPIA Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale Norme di attuazione ALLEGATO 2 Schede unità ambientali “Indirizzi per le unità ambientali, Art. 4 NTA” NON MODIFICATO PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 119 di 359 COPIA Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale Norme di attuazione ALLEGATO 3 Suddivisione del territorio provinciale ai fini dell’applicazione dell’art. 24, comma 4 delle N.T.A. NON MODIFICATO PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 120 di 359 COPIA Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale Norme di attuazione ALLEGATO 4 ABACO OPERE DI COMPENSAZIONE PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 121 di 359 COPIA Criticità del sistema Ambientale e Paesaggistico provinciale I paesaggi e l’ambiente della Provincia di Teramo sono sottoposti da tempo, anche se con diversa intensità, ad un processo di degrado e di incremento della vulnerabilità, che sta mettendo alla prova le capacità di autorigenerazione e di resilienza. Anche laddove, infatti, gli impatti ambientali sono evitati attraverso attente scelte progettuali e tecnologiche, le mitigazioni degli effetti negativi e il recupero del degrado ambientale, non riescono a coprire in modo esauriente i danni ambientali complessivamente prodotti dagli interventi di trasformazione. Emerge, quindi, l’esigenza di compensare con misure a favore dell’ambiente la parte di impatto residuo. Ogni nuova trasformazione , oltre ad assumere il rispetto degli equilibri ecologici e del contesto paesaggistico ambientale di riferimento quali criteri guida del percorso di ideazione, dovrà necessariamente prevedere anche misure di compensazione in presenza di un consumo inevitabile della natura e del paesaggio. I Comuni e le altre amministrazioni competenti dovranno individuare, pertanto, delle aree pubbliche, a basso valore ecologico, da destinare ad interventi di miglioramento ambientale ed ecologico. Tali dovranno essere individuate con riferimento alle esigenze del miglioramento paesistico-ambientale ed ecologico di lungo periodo e contribuiranno a definire un ‘deposito verde locale’. Le aree di deposito verde individuate costituiranno ambito di localizzazione degli interventi compensativi concordati con l’Amministrazione Comunale sulla base di apposito regolamento comunale redatto con rifermento al presente Abaco. L’Abaco delle opere di compensazione del PTCP della Provincia di Teramo vuole essere uno strumento di supporto tecnico ai piani urbanistici di scala locale in attesa della redazione del Progetto Strategico “Rete Ecologica” per la individuazione delle misure di compensazione in presenza di ciascun intervento di trasformazione del territorio riguardante aree edificabili o destinate alla viabilità. Questo Abaco propone una serie di interventi di compensazione che tengono conto delle criticità emergenti e diffuse che connotano oggi il territorio provinciale, ma non hanno la pretesa di essere esaustive e dovranno essere comunque implementate dal Progetto strategico “Rete Ecologica” a cui spetta la valutazione del sistema ambientale provinciale e l’individuazione delle misure di riqualificazione e di ripristino ambientale. In questa prima fase, le criticità maggiori riscontrate nel territorio provinciale sono le seguenti: -Frammentazione delle aree rurali e naturali; -Disordine territoriale prodotto dalla casualità delle localizzazioni delle diverse funzioni territoriali e dalle interferenze di elementi tra loro scarsamente compatibili; - Frattura tra città e campagna; -Banalizzazione degli ecosistemi rurali e fluviali; -Scarsa attenzione alla conservazione della risorsa acqua in termini quantitativi e qualitativi. Opere di Compensazione Tramite schemi grafici, immagini di opere realizzate e descrizioni sintetiche, viene fornito nelle Schede di seguito riportate un ventaglio di scelte possibili per compensare le opere di trasformazione del territorio; tali opere sono raggruppate nelle seguenti classi: 1.De-impermeabilizzazioni e rinaturalizzazioni; 2.Barriere antirumore; 3.Fitodepurazione / Ecosistema filtro; 4.Interventi di deframmentazione; 5.Rinaturalizzazione corsi d’acqua; 6.Tipologie vegetazionali. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 122 di 359 COPIA Sarà compito dei Comuni, attraverso la redazione di un apposito Regolamento definire per tipologie di trasformazioni , gli interventi di compensazione da prevedersi all’interno degli strumenti urbanistici attuativi e la stima delle aree da destinare alle misure di compensazione. Di seguito, si segnalano alcune modalità di Stima utilizzate da altri enti pubblici italiani al fine di fornire utili riferimenti di confronto. Stima della superficie delle aree da destinare alle misure di compensazione Premesso che non è possibile fornire indicazioni di validità generale sia per la scelta della tipologia di compensazione ambientale da realizzare, sia per la sua estensione, poiché entrambe devono essere valutate e definite caso per caso, è possibile in prima battuta , sulla base di alcune esperienze significative stimare la dimensione minima dell’area da destinare alla misura di compensazione per ogni intervento di trasformazione del territorio. Si propongono due modalità di calcolo: 1) Modalità di Calcolo di cui ai “Criteri di mitigazione e compensazione per il Quadro di Sostenibilità dell’AQST Expo 2015-Regione Lombardia. Criteri di mitigazione e compensazione per lo sviluppo locale della Rete Ecologica Regionale; 2) Il criterio sintetico proposto nel PTCP di Mantova, all’allegato D-Linee Guida metodologiche.D5 Criteri di mitigazione e compensazione ambientale. 1)Modalità di Calcolo di cui ai “Criteri di mitigazione e compensazione per il Quadro di Sostenibilità dell’AQST Expo 2015-Regione Lombardia. Criteri di mitigazione e compensazione per lo sviluppo locale della Rete Ecologica Regionale; Si propone l’impiego della seguente equazione: ABN min= (ADxVNDxFRTxFCxD)/(VNN-VNI) dove: ABN min: dimensione minima della superficie da destinare alla compensazione AD: superficie dell’unità ambientale danneggiata VND: valore unitario naturale dell’unità ambientale danneggiata FRT: fattore di ripristinabilità temporale FC: fattore di completezza D: intensità (percentuale) di danno VNN: valore naturale della nuova categoria ambientale da realizzare VNI: valore naturale iniziale dell’area usata per il recupero. Per la definizione estesa ed il calcolo dei termini dell’equazione si rimanda alla ddg n. 4517 del 7 maggio 2007 Regione Lombardia “Criteri ed indirizzi tecnico-progettuali per il miglioramento del rapporto tra infrastrutture stradali ed ambiente naturale” (in particolare capitolo 7 e relativi allegati). 2) Il criterio sintetico proposto nel PTCP di Mantova, all’allegato D-Linee Guida metodologiche.D5 Criteri di mitigazione e compensazione ambientale Si fa riferimento a due categorie di trasformazione del suolo: insediamenti residenziali e produttivi ed infrastrutture. A. Nel caso di insediamenti residenziali ed attività produttive si assume che debba essere destinata ad interventi compensativi una superficie almeno pari al 10% della superficie posta in trasformazione. Tale quota deve intendersi come superficie minima atta a garantire le dotazioni di sostenibilità incrementabile a seconda del tipo d’intervento da realizzare e del contesto territoriale e paesaggistico in cui si inserisce. Per la realizzazione di interventi in ambiti sensibili si prevede il seguente criterio integrativo: deve essere destinata ad interventi compensativi una superficie aggiuntiva almeno pari al 5% della superficie posta in trasformazione. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 123 di 359 COPIA B. Nel caso di infrastrutture per la mobilità , l’individuazione della quota da destinare ad interventi compensativi deve corrispondere almeno al 10% della superficie che viene destinata all’intera sede infrastrutturale, ossia alla carreggiata e alle relative pertinenze. Tale quota si intende come superficie minima eventualmente incrementabile a seconda del tipo d’intervento da realizzare e del contesto territoriale e paesaggistico in cui si inserisce”. Per gli interventi di riqualificazione o adeguamento delle infrastrutture e dei nodi esistenti tale criterio viene applicato nei limiti del possibile, tenuto conto della disponibilità di spazi adeguati e dei condizionamenti dovuti alle preesistenze. Per la realizzazione di interventi in ambiti sensibili del sistema paesaggistico- ambientale o in ambiti del sistema insediativo si prevede il seguente criterio integrativo: deve essere destinata ad interventi compensativi una superficie aggiuntiva almeno pari al 5% della superficie posta in trasformazione. Particolare attenzione deve essere riservata anche alla tutela dei coni visuali. La Provincia di Teramo, se necessario, può richiedere l’applicazione di ulteriori o diverse misure di compensazione paesaggistico-ambientali, quali prescrizioni inderogabili per l’esecuzione delle opere. Può dare indicazioni anche sulle tempistiche di realizzazione delle stesse. I comuni, da parte loro, potranno prevedere con un apposito regolamento la quantificazione economica delle opere di compensazione, quale misura integrativa da affiancare alle modalità di calcolo delle superfici da destinare ad interventi compensativi. SCHEDE OPERE DI COMPENSAZIONE 1. De-impermeabilizzazioni e rinaturalizzazioni e misure di compensazione sono progettate per recuperare o migliorare le funzioni del suolo evitando gli impatti deleteri dell’impermeabilizzazione. Ad esempio, la perdita di terreno agricolo in un sito può essere compensata bonificandone un altro; la perdita della capacità di ritenzione idrica può essere compensata aumentando la capacità di raccolta dell’area nel suo complesso. De-impermeabilizzare significa ripristinare parte del suolo precedente rimuovendo strati impermeabilizzati come asfalto o calcestruzzo, dissodando il terreno sottostante, rimuovendo materiale estraneo e ristrutturandone il profilo. L’obiettivo è recuperare un reale collegamento col sottosuolo naturale. Il ripristino dell’area interessata avverrà con terreno naturale per i rinterri degli scavi e per il riporto fino alla quota originaria del terreno. Per effettuare la rinaturalizzazione di un sito è possibile ed opportuno intervenire, quindi, mediante inerbimento e mediante la messa a dimora di specie arbustive ed arboree. Gli inerbimenti hanno lo scopo di: stabilizzare il terreno, attraverso l'azione consolidante degli apparati radicali; proteggere il terreno dall'erosione superficiale dovuta all'azione battente delle precipitazioni di breve durata e forte intensità e dal ruscellamento superficiale; ristabilire i processi vegetazionali e le condizioni di fertilità, onde permettere lo sviluppo di vegetazione appartenente a livelli più evoluti; reinserire le aree nel contesto paesaggistico preesistente. La messa a dimora di specie arbustive e arboree, può essere effettuata a partire da seme, da piante a radice nuda o in contenitore, oppure da parti di piante quali talee (parti di piante capaci di generare un nuovo individuo completo), astoni (talee di elevato diametro, per definizione tra 2 e 5 cm, e lunghezza pari a 2 - 4 m) o ramaglia viva. L'impianto della vegetazione potrà essere eseguito con materiale vegetale proveniente da vivai, oppure, come accade spesso per le talee, potrà essere prelevato direttamente in natura, anche dalle formazioni vegetali circostanti il sito d'intervento (taleaggio in loco). 2. Barriere verdi antirumore e di isolamento PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 124 di 359 COPIA Le barriere antirumore e con funzione di isolamento visuale ed antiabbagliamento possono essere realizzate con sistemi a verde. Pur essendo la sola vegetazione (sieponi, fasce boscate) non sufficiente come barriera antirumore, risultano molto efficaci le strutture in terrapieno vegetato, secondo la tipologia che segue: -In terrapieno naturale Vengono realizzati dei terrapieni a pendenza naturale utilizzando inerti provenienti, in genere, dagli scavi delle infrastrutture viarie, ricoperti di terreno vegetale, idroseminati e piantati con specie arbustive sulle scarpate sia lato strada che lato esterno. Tali strutture che dal punto di vista paesaggistico e ambientale sono da preferire, richiedono notevoli spazi laterali alle infrastrutture (Fig.1). Fig.1-GVT (TS) terrapieno vegetato di isolamento strada, tratto da “Linee Guida Strade”, Prov. Bologna -Terra rinforzata doppia Questi terrapieni forniscono una efficace soluzione ai problemi di spazio, garantendo comunque una efficace rivegetazione. Molti sono i materiali impiegabili (metallici, sintetici e/o in fibre organiche). Per quanto riguarda il verde valgono le modalità costruttive elencate per i terrapieni naturali (Fig.2). Fig.2. Terra rinforzata verde in rete sintetica con sviluppo dei salici sulla scarpata. Tratto da “Linee Guida Strade”, Prov. Bologna -Terrapieni compressi PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 125 di 359 COPIA Tali terrapieni occupano poco spazio e consentono un’efficace azione di fonoisolamento per altezze di barriera sino a 5 m e con occupazione di base di 2-3 m. Le armature di sostegno dei corpi terrosi possono essere in vari materiali: in legno; in calcestruzzo, in sostegni metallici. Le strutture in legno pur avendo poca durata, hanno il vantaggio di utilizzare un materiale che non si riscalda ed offre nicchie aperte che consentono un buon sviluppo della vegetazione; quelle in calcestruzzo (Fig.3) sono ottimali dal punto di vista strutturale, ma si riscaldano, presentando così delle controindicazioni per le piante; quelle in sostegni metallici (Fig.4) sono le più valide sia per le caratteristiche strutturali che per la buona riuscita dell’impianto vegetale. Tutte queste tipologie necessitano di un impianto idrico a goccia. Fig.3. Barriera antirumore in cls vegetata. Tratto da “Linee Guida Strade”, Prov. Bologna Fig.4. Barriera antirumore vegetata ad arbusti in terrapieno complesso in struttura metallica. Tratto da “Linee Guida Strade”, Prov. Bologna 3. Fitodepurazione / Ecosistema filtro PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 126 di 359 COPIA Sono sistemi di depurazione delle acque per mezzo della vegetazione, in cui i processi degradativi avvengono in un substrato saturo d’acqua, dove possono affermarsi solo piante adatte a vivere in situazioni di carenza di ossigeno. Lo scopo ultimo è quello di ottenere la stabilizzazione della sostanza organica e la rimozione dei nutrienti per condurre il refluo depurato verso riutilizzazioni secondarie come l’irrigazione di giardini, prati, per usi civili, oppure per l’alimentazione di stagni e zone umide con reimmissione in falda dell’acqua, l’immissione in corsi d’acqua, ecc. La depurazione delle acque derivanti da impianti domestici, comporta l’utilizzo di molte differenti componenti, la cui sinergia permette un recupero totale della qualità delle acque ed è possibile la sua immissione in un corso d’acqua o, in funzione della qualità dell’acqua in uscita, il riuso in agricoltura. Il processo di fitodepurazione è indicato come sostituto dell’allacciamento alla rete fognaria nelle abitazioni rurali e nei piccoli insediamenti, e come trattamento primario di acque captate e riutilizzate poi per la realizzazione di opere di mitigazione e compensazione (reimmissione in falda delle acque, zone umide). Si tratta di un sistema polivalente in grado di favorire il miglioramento qualitativo delle acque, compatibile con la funzione di habitat per molte specie della fauna selvatica. L’intervento è proponibile su suolo pubblico di proprietà o in concessione, e presuppone lo sbancamento di una superficie variabile tra 1 e 10 mq per abitante equivalente, con profondità media indicativa di 1 m, e movimenti di terra per la formazione del bacino e di argini perimetrali ed interni. I sistemi di fitodepurazione sono comunemente impiegati per il trattamento di acque reflue urbane e domestiche. A livello internazionale le esperienze di applicazione a scarichi domestici ed urbani, di cui si dispone di informazioni in merito all’efficienza depurativa, sono ormai molto numerose (EPA, 2001; WRC, 1996; Vymazal ed altri, 1998; Rustige, 2003). La classificazione dei sistemi di fitodepurazione è basata sulle caratteristiche del percorso idraulico del refluo e distingue i sistemi di fitodepurazione in sistemi a flusso sommerso (orizzontale e verticale) e sistemi a flusso libero. - Sistemi a flusso sommerso I sistemi a flusso sommerso o sub-superficiale sono canali o bacini, naturalmente o artificialmente impermeabilizzati, riempiti con materiale inerte ad elevata conducibilità idraulica (ghiaia, sabbia o terreno naturale) che funge da supporto di crescita per le macrofite emergenti e per la popolazione microbica. Rispetto ai sistemi a flusso superficiale, in cui lo sviluppo di colonie di microorganismi è limitato ai soli fusti sommersi delle macrofite, la pellicola batterica dispone in questo caso di una maggiore superficie di adesione dovuta alla presenza del medium di crescita, riducendo così l’area richiesta dall’impianto. In base alla modalità di alimentazione del refluo e al regime di flusso, si distinguono in sistemi a flusso orizzontale e sistemi a flusso verticale. a) Sistemi a flusso sommerso orizzontale I sistemi a flusso sommerso orizzontale sono costituiti da vasche opportunamente impermeabilizzate con manti plastici, riempite di materiale inerte di opportuna granulometria (es. ghiaie), in cui si sviluppano le radici di macrofite emergenti (comunemente utilizzata è la Phragmites australis ), come rappresentato schematicamente in Fig. 1. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 127 di 359 COPIA Fig.1 Rappresentazione schematica di un sistema a flusso sommerso orizzontale da ISPRA ”Guida Tecnica per la Progettazione e Gestione dei sistemi di fitodepurazione per il trattamento delle acque reflue urbane”. b) Sistemi a flusso sommerso verticale La configurazione geometrica dei sistemi a flusso verticale è molto simile a quella dei precedenti sistemi (Fig.2). Anche in questo caso si hanno delle vasche impermeabilizzate riempite con materiale inerte su cui vengono fatte sviluppare macrofite radicate emergenti. La differenza principale consiste nel modo in cui il refluo scorre attraverso il medium di riempimento. Mentre nei sistemi HF si ha un flusso con alimentazione continua e uno scorrimento prevalente in direzione orizzontale, secondo uno schema di reattore “plug-flow”, nei sistemi VF il refluo da trattare viene immesso nelle vasche in modo discontinuo e scorre in direzione prevalentemente verticale. L’alimentazione intermittente con cicli di riempimento e svuotamento, regolati da un sistema temporizzato o da sifoni auto innescanti, ricrea le condizioni di un reattore “batch” e necessita spesso di almeno due vasche in parallelo, che funzionano a flusso alternato, in modo da poter regolare i tempi di riossigenazione del letto variando frequenza e quantità del carico idraulico del refluo in ingresso. Fig.2 Rappresentazione schematica di un sistema a flusso sommerso verticale da ISPRA ”Guida Tecnica per la Progettazione e Gestione dei sistemi di fitodepurazione per il trattamento delle acque reflue urbane”. Sistemi a flusso libero Sono costituiti da bacini o canali, naturalmente o artificialmente impermeabilizzati, in cui il livello dell’acqua è costantemente mantenuto sopra la superficie del medium (Fig.3), con un battente idrico tipicamente compreso tra 0,3 e 0,6 m. I sistemi a flusso libero sono generalmente considerati molto efficaci nella rimozione dei microrganismi patogeni. Tuttavia tale efficacia presenta un’estrema variabilità dovuta principalmente alla complessa combinazione di fattori fisici, chimici e biologici che influenzano i meccanismi di rimozione, come ad esempio l’intrappolamento dei microrganismi nel sedimento, l’irraggiamento UV nelle aree più profonde non occupate dalla vegetazione, la presenza di colonie di uccelli che possono provocare apporto di sostanze fecali (Ghermandi, et al., 2007). PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 128 di 359 COPIA Figura 3. Rappresentazione schematica di un sistema a flusso libero da ISPRA ”Guida Tecnica per la Progettazione e Gestione dei sistemi di fitodepurazione per il trattamento delle acque reflue urbane”. In Italia la maggior parte degli impianti di fitodepurazione realizzati per il trattamento degli scarichi domestici ed urbani è del tipo a flusso sommerso orizzontale, anche se negli ultimi anni si stanno affermando sempre più anche i sistemi a flusso sommerso verticale e a flusso libero. Ne consegue che, mentre per i sistemi a flusso sommerso orizzontale è possibile la determinazione di standard qualitativi e realizzativi nazionali, per i sistemi a flusso verticale e per i sistemi a flusso libero occorre fare riferimento alle linee guida prodotte in altri Paesi (ATV, 1998; Brix ed altri, 2003; New South Wales, 1998; EC, 2001; EPA, 2001). I sistemi di fitodepurazione risultano particolarmente indicati per il trattamento dei reflui domestici provenienti da piccole unità abitative e pertanto non collettabili alla pubblica fognatura. Inoltre, i sistemi di fitodepurazione sono applicati con successo per il trattamento di reflui provenienti da attività produttive, quali le industrie di trasformazione alimentare, i macelli, le distillerie e le cantine (Fig. 4a,4b), l’industria della carta, le industrie chimiche e petrolchimiche; per il trattamento di reflui agricoli e zootecnici; sono inoltre utilizzati per il trattamento del percolato di discarica. Figura 4a. Sistemi di fitodepurazione: a sinistra panoramica impianto a servizio del Comune di Dicomano (3.500 AE), a destra impianto a servizio della Frazione di Olle (200 AE) Comune di Finale Ligure, tratto da ISPRA ”Guida Tecnica per la Progettazione e Gestione dei sistemi di fitodepurazione per il trattamento delle acque reflue urbane”. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 129 di 359 COPIA Figura 4b. Sistemi di fitodepurazione al servizio di Cantine costituito da un sistema a flusso orizzontale a sinistra e da un sistema a flusso libero a destra: tratto da ISPRA ”Guida Tecnica per la Progettazione e Gestione dei sistemi di fitodepurazione per il trattamento delle acque reflue urbane”. 4. Interventi di deframmentazione Sono interventi che consentono di connettere tra loro macchie paesistiche separate, o di ripristinare connessioni ecologiche alterate dalla realizzazione di infrastrutture. La tipologia più frequente è quella di un ponte verde provvisto di siepi di invito per la fauna. A seconda delle dimensioni, è possibile realizzare ponti carrabili da parte dei mezzi agricoli e/o corredati da pista ciclabile. Le dimensioni del ponte e il contesto in cui viene inserito influiscono fortemente sulla tipologia di intervento scelto, sulle tipologie vegetazionali e i potenziali destinatari” dell’intervento. Secondo quanto suggerito nel volume “Fauna selvatica e infrastrutture lineari” – Regione Piemonte Torino 2005), sono possibili due strategie di mitigazione: - mitigazioni attive (costruzione di passaggi per la fauna): riducono la frammentazione e mantengono connessi habitat “separati” dall’infrastruttura; - mitigazioni passive (misure destinate ad impedire l’accesso degli animali alla carreggiata): riducono l’impatto del traffico sugli animali riducendone la mortalità dovuta agli investimenti. Poiché ogni specie o gruppo faunistico ha esigenze, comportamenti e dimensioni propri (o quantomeno poco prevedibili) non esiste una tipologia unica di opera di mitigazione; la soluzione migliore è quella di strutturarla facendo riferimento alle specie più vulnerabili per quella zona. Questo presuppone un attento studio naturalistico sul campo, propedeutico alla progettazione dell’opera di mitigazione, che valuti le caratteristiche ambientali della zona (habitat, strutture vegetazionali, comunità faunistiche presenti e loro passaggi preferenziali, ecc.) e aiuti a definire i punti in cui dovranno essere previsti i passaggi e/o gli sbarramenti. Come regola generale la densità degli interventi va valutata caso per caso a seconda dei flussi biotici presenti e della situazione specifica. Secondo quanto suggerito da “Fauna selvatica e infrastrutture lineari”, le principali tipologie di passaggi per la fauna appartengono alle seguenti categorie: - tombini di drenaggio - sottopassi stradali - sottopassi ad esclusivo uso faunistico - sovrappassi stradali - ecodotti (sovrappassi ad uso esclusivo per la fauna) PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 130 di 359 COPIA Tombini di drenaggio Sono tombini di drenaggio delle acque di ruscellamento riutilizzati e adattati per consentire anche il passaggio della fauna, ad esempio rimuovendo parti metalliche dalla superficie di calpestio e ampliandone le dimensioni (il diametro deve essere minimo di 2,5 m.); inoltre per un’effettiva utilità deve essere ben visibile l’uscita sul lato opposto e va mantenuto asciutto un lato del piano di calpestio. E’ importante che i tombini non contengano pozzetti, e qualora li contengano si deve fare impedire la caduta di animali. Possono essere realizzate rampe per favorire l’ingresso di animali, preferibilmente con superficie rugosa, come un rivestimento in pietra. Sottopassi Scatolari idraulici Consentono l’attraversamento di corsi idrici minori da parte della fauna locale. Per evitare che resti per tutta la sua ampiezza coperto dall’acqua viene mantenuta una fascia laterale secca canalizzando l’acqua solo su di un lato. L’ampiezza dello scatolare varia in base alle specie target dell’intervento (ad esempio per gli ungulati si può arrivare fino a 7m. di diametro). Devono inoltre essere previste rampe all’ingresso per condurvi gli animali, favorendovi anche la crescita della vegetazione. Sottopassi stradali Facilitano l’attraversamento da parte della fauna. E’ importante mantenere frange laterali verdi ed inserire recinzioni che invitino gli animali a seguire il percorso (Fig.1). Fig.1 - Esempio di sottopasso stradale ( da www.arpa.piemonte.it) Sottopassi ad esclusivo uso faunistico Spesso progettati specificatamente per gli ungulati o i grossi carnivori, necessitano di una forte motivazione, dato il costo sostenuto, e quindi di un’esatta individuazione della collocazione legata a percorsi di spostamento noti e sicuri. L’ampiezza parte da un minimo di 7 metri e l’accesso non prevede rampe ma va posto all’altezza del piano di campagna, al limite di recinzioni per indirizzare gli animali. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 131 di 359 COPIA Fig.2- Sottopassi ad esclusivo uso faunistico (da www.arpa.piemonte.it) Sovrappassi stradali La realizzazione di queste strutture è opportuna nei pressi di fasce forestali e si deve provvedere a schermare le luci del traffico che potrebbero inibire gli animali nell’attraversamento (ad esempio con schermi opachi in legno o barrire verdi di arbusti). L’ampiezza minima è di 7 metri. Fig.3 - Sovrappasso sulla A36, Francia da www.arpa.piemonte.it Ecodotti Sono strutture che garantiscono lo scambio faunistico, note anche come ecodotti, di dimensioni notevoli, ampie almeno 25 metri e molto diffuse in Olanda, Svizzera, Germania, Francia (con un’ampiezza tra i 30 e gli 80 metri). Si tratta di opere molto complesse, con parte centrale a copertura erbosa o sabbiosa e fasce laterali ad arbusti, per mantenere continuità con la vegetazione dell’habitat; possono inoltre essere previste piccole pozze di acqua o cumuli di sassi. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 132 di 359 COPIA Non necessitano la presenza di rampe in quanto l’accesso deve essere allo stesso livello dell’intorno. Inoltre per creare un senso di sicurezza l’ecodotto può presentare schermature laterali con pannelli, staccionate o recinzioni. Fig.4. Ecodotto da “ Repertorio delle misure di mitigazione e compensazione paesistico ambientali –Adeguamento Piano Provinciale di Milano”. 5. Rinaturalizzazione corsi d’acqua: Il sistema fluviale è un sistema complesso, la sua struttura e le sue funzioni dipendono da un notevole numero di variabili, infatti, esso costituisce un elemento estremamente importante all’interno del tessuto paesistico, in quanto concentra in sé una quantità di funzioni essenziali al fine del funzionamento dell’intero tessuto territoriale. La progettazione e la gestione dei corsi d’acqua, sia naturaliformi che artificiali, deve tenere conto di tutti gli aspetti riconducibili al corso d’acqua, se l’obiettivo è di mantenere un paesaggio fluviale vitale e dotato di capacità di autoriequilibrio. In virtù di questo obiettivo, le opere proposte contribuiscono a preservare o ricostituire le caratteristiche naturaliformi proprie di un corso d’acqua allo stato naturale, non arginato e rettificato dall’uomo. Nei casi in cui il corso d’acqua funga anche da corridoio per la rete ecologica è opportuno aumentarne la sua efficacia possibilmente allargandone l’alveo e intervenendo con opere di ingegneria naturalistica, con diversificazione della morfologia al fine di garantire un elevato grado di biodiversità. Gli interventi possono essere mirati alla riduzione del rischio idraulico: nel caso di corsi d’acqua che si sviluppano in aree libere, è possibile prevedere casse di espansione per l’accoglimento delle piene, realizzate con opere di ingegneria naturalistica, con la formazione nei casi più impegnativi di boschi golenali, zone umide, ecc. La progettazione e la gestione dei corsi d’acqua, sia naturaliformi che artificiali, deve tener conto di tutti gli aspetti riconducibili al corso d’acqua allo stato naturale, non arginato e rettificato dall’uomo. Nei casi in cui il corso d’acqua funga anche da corridoio per la rete ecologica è PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 133 di 359 COPIA opportuno aumentarne la sua efficacia possibilmente allargandone l’alveo e intervenendo con opere di ingegneria naturalistica, con diversificazione della morfologia al fine di garantirne un elevato grado di biodiversità. Gli interventi possono essere mirati alla riduzione del rischio idraulico: nel caso di corsi d’acqua che si sviluppano, è possibile prevedere casse di espansione per l’accoglimento delle piene, realizzate con opere di ingegneria naturalistica, con la formazione anche di boschi golenali e aree umide. Gli interventi lungo le fasce ripariali si configurano come funzionali a molteplici obiettivi: la zona ripariale può rappresentare una vera e propria fascia in grado di ridurre l’inquinamento che grava sul corso d’acqua di riferimento e, se di adeguate dimensioni, è anche in grado di costituire strutture ecologiche utili al miglioramento della connettività ecologica principale del territorio (Fig.1). Gli interventi sulle fasce ripariali possono essere attuati secondi diverse modalità, diversificate principalmente in relazione al campo di intervento su corsi d’acqua naturali o canali artificiali, che possono tuttavia essere ricondotte a tre tipologie principali, utilizzabili anche contestualmente: -formazione di fasce di vegetazione in fregio alla ripa senza modifica della sezione del corso d’acqua; -formazione di fasce di vegetazione con modifica della sezione; -interventi di consolidamento/rinaturazione con possibile modifica della sezione del corso d’acqua. Gli interventi suddetti sono orientati ad ottenere due tipologie di risultati: la difesa del suolo e la rinaturazione delle sponde ai fini della costruzione della rete ecologica. La rinaturazione è intesa come l’insieme degli interventi e delle azioni atte a ripristinare le caratteristiche ambientali e la funzionalità ecologica di un’ ecosistema in relazione alle sue condizioni potenziali. La rinaturazione può essere radicale con l’obiettivo di ripristinare le condizioni naturali preesistenti di un’area, come può essere realizzata in funzione di obiettivi intermedi e specifici (es. ripristino della capacità di laminazione, recupero della capacità depurativa, salvaguardia di specie di particolare pregio).Gli interventi possono trovare applicazione sia lungo le ripe dei corsi d’acqua naturali che lungo quelle dei canali artificiali. L’assetto attuale della maggior parte dei corsi d’acqua naturali della pianura è caratterizzato da un andamento regolare con sponde ripide, vegetazione ripariale assente o fortemente ridotta. Questo assetto deprime fortemente il loro valore ecologico: le conseguenze di una struttura così semplificata sono, infatti, la perdita della loro capacità autodepuratrice ed un aumento della capacità di trasporto. La mancanza o insufficienza della copertura vegetale arborea lungo le rive genera inoltre un aumento della radiazione solare diretta sul piano dell’acqua che conduce ad una proliferazione delle macrofite acquatiche con le note conseguenze in termini di necessità di interventi di gestione delle reti. Anche i canali con cementificazione completa delle sponde e del fondo, possono attraverso interventi di rinaturalizzazione delle ripe, contribuire notevolmente alla funzione di connessione ecologica e conseguire inoltre un miglioramento del loro regime idraulico (Fig.2,3). PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 134 di 359 COPIA Fig.1 Rinaturalizzazione fluviale, da“ Repertorio delle misure di mitigazione e compensazione paesistico ambientali –Adeguamento Piano Provinciale di Milano”. Fig.2 Rinaturalizzazione di un canale, da“ Repertorio delle misure di mitigazione e compensazione paesistico ambientali –Adeguamento Piano Provinciale di Milano”. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 135 di 359 COPIA Fig.3 Rinaturalizzazione di un canale, da“ Repertorio delle misure di mitigazione e compensazione paesistico ambientali –Adeguamento Piano Provinciale di Milano”. -Successione vegetazionale e ambiente ripariale Questo intervento si prefigge di riproporre una sequenza vegetazionale ideale, direttamente influenzata dal gradiente d’acqua. La successione vegetazionale potenziale è strettamente legata alla morfologia e al tipo di substrato. Per avere una serie vegetazionale completa è necessario quindi provvedere ad una adeguata sistemazione delle sponde, funzionale alla formazione di cenosi diversificate. Per la sua realizzazione vanno utilizzati i modelli vegetazionali qui riportati (Fig.4). Fig.4 Modello vegetazionale tipo, da “ Repertorio delle misure di mitigazione e compensazione paesistico ambientali –Adeguamento Piano Provinciale di Milano”. Esempi in ambito urbano I corsi d’acqua in ambito urbano possono assumere valenza paesaggistica e naturalistica se mantengono caratteristiche naturaliformi. I canali artificiali sezione geometrica ristretta rappresentano elementi monofunzionali con elevata semplificazione dell’ecosistema. La morfologia variata favorisce condizioni diverse di illuminazione, temperatura, depositi, profondità, velocità dell’acqua, vegetazione, elementi trofici, e permette la formazione di habitat e nicchie ecologiche diversificate sulle sponde e in alveo, in grado di costituire importanti elementi per la riqualificazione del paesaggio, incrementare la biodiversità e la complessità ecosistemica, ridurre il rischio idraulico, migliorare la qualità delle acque, con conseguente miglioramento della percezione e fruizione antropica (Fig.5). PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 136 di 359 COPIA Fig.5. Rinaturalizzazione delle sponde in Ambito Urbano da“ Repertorio delle misure di mitigazione e compensazione paesistico ambientali –Adeguamento Piano Provinciale di Milano”. Esempi in ambito rurale I canali a sezione geometrica ristretta e costante, rappresentano elementi monofunzionali con elevata semplificazione Elevata semplificazione dell’ecosistema. Limitano pertanto una serie di funzioni dei corsi d’acqua, tra cui la denitrificazione e la formazione di habitat. L’esempio proposto ha agito sulla morfologia rendendo sinuoso l’alveo. La diversità morfologica determina un aumento della diversità di elementi di paesaggio, di biodiversità e di funzioni fluviali che agiscono positivamente anche sulla qualità dell’acqua (Fig.6). Fig.6. Rinaturalizzazione delle sponde in Ambito Rurale da“ Repertorio delle misure di mitigazione e compensazione paesistico ambientali –Adeguamento Piano Provinciale di Milano”. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 137 di 359 COPIA 6.Tipologie vegetazionali: Sono opere destinate alla ricostituzione degli ecosistemi planiziali: boschi, agro ecosistema, vegetazione riparia e golenale, e delle fasce tampone o zone di transizione tra elementi ad elevato contrasto. In generale, si presentano sotto forma di fasce, siepi , macchie boscate, vegetazione lungo strada. Nei casi di posizionamento in ambiti agricoli a ridosso di strade a traffico intenso, si suggerisce l’impiego di impianti di biomasse, allo scopo di assorbire parte delle emissioni, ridisegnare il paesaggio con l’ausilio di filari di specie d’alto fusto che riprendano gli andamenti del tessuto rurale, costituire fonte di reddito per gli agricoltori. Di seguito vengono descritte le principali funzioni riconoscibili delle formazioni vegetazionali : a) Paesaggistica - mascheramento, totale o parziale delle opere, riducendo l’impatto sul paesaggio percepito dall’osservatore (schermi visivi). - valorizzazione del paesaggio tradizionale, attraverso il recupero di strutture vegetali tipiche della tradizione colturale locale, cadute in disuso, con uso di specie di particolare pregio estetico; b) Protettiva - abbattimento agenti inquinanti atmosferici prodotti dal traffico veicolare con intercettazione delle polveri e dei metalli pesanti. In strade urbane ben alberate il pulviscolo è meno di 1/3 di quello presente su strade analoghe non alberate. Le opere a verde ostacolano inoltre la dispersione degli inquinanti verso gli ambienti circostanti e contribuiscono al processo di fissazione dell’anidride carbonica, assorbendo la CO2 liberata anche dai mezzi a motore. Una barriera vegetazionale ai bordi stradali, ai fini del contenimento della diffusione degli inquinanti, deve essere di larghezza superiore a 5 m. Una larghezza inferiore infatti determina nelle aree limitrofe differenze trascurabili, nella concentrazione delle sostanze inquinanti, rispetto alla situazione priva di tali barriere (fonte: D.G.G. Regione Lombardia n. 4517/2007 Criteri ed indirizzi tecnico-progettuali per il miglioramento dei rapporti tra infrastrutture stradali e ambiente naturale). c) Riduzione dell’inquinamento acustico Le superfici fogliari assorbono le onde sonore riducendo di alcuni decibel il rumore. Nel caso delle infrastrutture stradali l’efficacia viene stimata dell’ordine di 0.5 dB per ogni 10 m di larghezza, con vegetazione molto fitta. La riduzione del livello di rumorosità è condizionata anche da fattori come la morfologia del terreno ospitante gli impianti e il corpo stradale (a raso, in trincea, sopraelevato). d) Frangivento. L’effetto si ripercuote positivamente sulle colture agricole adiacenti. Smorzando la velocità del vento si riduce il rischio di danni meccanici alle colture e si induce una minor evapotraspirazione. Il miglioramento del microclima della zona sottovento consente un incremento produttivo (minor evapotraspirazione = maggior apertura stomi = maggior attività fotosintetica) e si misura fino ad una distanza di fino a 20 volte l’altezza della barriera vegetale, mentre una riduzione di produzione dovuta all’ombreggiamento ed alla competizione per i nutrienti, è limitata ad una zona pari all’altezza della barriera. Per esplicare al meglio questa funzione, evitando la formazione di turbini sottovento in grado di provocare danni meccanici alle colture, le formazioni vegetali devono avere un grado di permeabilità del 50%. e) Ombreggiamento L’ effetto maggiore si ottiene con impianti realizzati in direzione Est-Ovest, l’effetto è invece minore nel caso di un orientamento della formazione Nord-Sud. Sulle colture adiacenti si traduce in un calo di produttività; nel caso dei canali riduce positivamente la riproduzione delle alghe e delle PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 138 di 359 COPIA piante acquatiche, di conseguenza anche la necessità di interventi di manutenzione. Sulla rete viaria procura ristoro ai fruitori della viabilità, con una riduzione dei consumi di carburante dovuti all’utilizzo dei condizionatori d’aria degli autoveicoli. f) Fascia tampone Gli apparati radicali che nel suolo intercettano il deflusso delle acque verso la rete idrica, sono in grado, attraverso meccanismi microbiologici e biochimici, di ridurne il carico di prodotti chimici di origine agricola(nitrati, fosforo, pesticidi) dilavati dalle superfici coltivate e destinati a raggiungere le falde acquifere. Specie idonee sono ontani e salici. g) Ecologica g.1 connettiva: laddove la distanza tra siti con rilevanza ecologica impedisce il flusso della fauna tra essi, queste formazioni artificiali, seppur semplificate per composizione e struttura, possono mitigare le divisioni spaziali provocate dalla realizzazione delle infrastrutture ed infittire il sistema provinciale dei corridoi ecologici. g.2 conservativa: gli elementi con una discreta seminaturalità possono ospitare microhabitat idonei a popolazioni di insetti e uccelli utili per il controllo biologico dei parassiti delle colture agrarie. Tipologie vegetazionali individuate: Siepi Aree naturali fondamentali nell’agricoltura di un tempo, oggi le siepi sono rivalutate non solo per le riconosciute funzioni produttive e protettive, ma anche per la capacità di ospitare specie animali, ormai rare, contribuendo a migliorare e ad arricchire la biodiversità degli agroecosistemi. La presenza di un reticolo complesso di siepi offre, inoltre, a diversi animali notevoli opportunità di movimento, favorendo i collegamenti tra ambienti isolati difficilmente raggiungibili, esercitando quindi il ruolo di corridoio ecologico. Si propongono due tipologie di impianto : lineari e a gruppi. In entrambi i casi è consiliabile piantare gli arbusti ravvicinati, in modo da favorire il rapido contatto tra le chiome ed il conseguente effetto di copertura. Gli eventuali alberi ad alto fusto, che aumentano la capacità di fornire alimento e riparo alla fauna selvatica, vanno tenuti molto distanziati tra loro per favorire lo sviluppo della vegetazione erbacea. In base all’altezza raggiunta dagli elementi che compongono la formazione vegetale si distinguono: A – siepi basse, con altezze tra 3 e 5 metri, costituite unicamente da arbusti; sono particolarmente adatte per ambiti spazialmente limitati, possono rappresentare habitat idonei per la fauna selvatica, sia per scopi alimentari che di rifugio temporaneo. B – siepi medie; con altezze tra 5 e 10 metri, nella loro composizione possono entrare sia arbusti che alberi governati a ceduo, oppure solo questi ultimi. Sono in grado di fornire legna da ardere o paleria con turni tra 4 e 6 anni. Svolgono una discreta funzione frangivento e la concorrenza nei confronti delle colture agrarie è assai limitata. C – siepi alte, raggiungono altezze superiori ai 10 metri e sono composte da arbusti e alberi, sia governati a ceduo che ad altofusto, regolarmente alternati tra loro. Sono le siepi che possono raggiungere le maggiori dimensioni ed il maggior grado di complessità. Nelle pagine che seguono si propongono alcuni schemi di sesto d’impianto per nuovi elementi, nonché indirizzi per la riqualificazione di siepi esistenti. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 139 di 359 COPIA Fig.1 Siepe modello da “ Repertorio delle misure di mitigazione e compensazione paesistico ambientali – Adeguamento Piano Provinciale di Milano”. Fig.2 Riqualificazione siepe tipo A da “ Repertorio delle misure di mitigazione e compensazione paesistico ambientali –Adeguamento Piano Provinciale di Milano”. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 140 di 359 COPIA Fig.3 Riqualificazione siepe tipo B da “ Repertorio delle misure di mitigazione e compensazione paesistico ambientali –Adeguamento Piano Provinciale di Milano”. Fig.4 Riqualificazione siepe tipo C da “ Repertorio delle misure di mitigazione e compensazione paesistico ambientali –Adeguamento Piano Provinciale di Milano”. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 141 di 359 COPIA Macchie Boscate Nell’impianto di boschi, ove le dimensioni lo rendano possibile (almeno un ettaro) è opportuno prevedere un impianto seriale della vegetazione che ricalchi le situazioni naturali. Nelle immagini che seguono si propongono i seguenti Schemi di impianto: Fig.5 Schema di sesto di impianto per macchie o fasce boscate Fig.6 Schema di sesto di impianto per macchie o fasce boscate PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 142 di 359 COPIA Fig.7 Macchia modello. Schema d’impianto Fig.8 Riqualificazione macchia tipo A PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 143 di 359 COPIA Fig.9 Riqualificazione macchia tipo B Filari Con il termine filare si intende un insieme di piante arboree, con dimensioni costanti e sesto d’impianto lineare. Ha una notevole capacità ombreggiante e blanda funzione di filtro. Di seguito si propone uno schema di sesto di impianto per nuovi elementi, nonché indirizzi per la riqualificazione di elementi esistenti. Fig.10 Impianto filare modello PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 144 di 359 COPIA Fig.11. Riqualificazione filare esistente Fig.12 Trasformazione di filare in siepe Vegetazione lungo strada A differenza delle precedenti queste opere di inserimento di elementi vegetati ha lo scopo principale di schermare polveri e rumorosità generati dalle infrastrutture viarie. La funzione di tampone può essere favorevolmente sfruttata per salvaguardare anche la fauna, utilizzando specie repellenti. Le fasce vegetate, oltre a contribuire ad una diversificazione paesistica e ambientale del territorio attraversato, possono svolgere l’importante funzione di ripristinare la continuità ecologica e paesaggistica, quando garantiscono la fascia di spazio aperto tra l’infrastruttura e la vegetazione boschiva, se non costituiscono tratti troppo lunghi in adiacenza alle strade, se sono debitamente separate da reti per impedire alla fauna selvatica l’acceso alle strade, se confluiscono in by-pass per la fauna. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 145 di 359 COPIA Fig.1. Impianto di biomasse lungo strada Fig.2 Fascia di vegetazione lungo infrastruttura lineare Fig.3 Fascia di vegetazione lungo infrastruttura lineare- sezione stradale in trincea PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 146 di 359 COPIA Fig.4 Fascia di vegetazione lungo infrastruttura lineare- sezione stradale in rilevato alto Fig.5 Fascia di vegetazione lungo infrastruttura lineare- sezione stradale in viadotto PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 147 di 359 COPIA Fig.6 Fascia di vegetazione lungo infrastruttura lineare- sezione stradale in galleria Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 148 di 359 COPIA Norme di attuazione ALLEGATO 5 INDIRIZZI PER LA RIQUALIFICAZIONE PAESISTICO-AMBIENTALE DEL TERRITORIO PROVINCIALE Indirizzi per la riqualificazione Paesistico – Ambientale del territorio provinciale PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 149 di 359 COPIA Nelle pagine che seguono si definiscono degli indirizzi per la riqualificazione del territorio provinciale che potranno essere di riferimento ai comuni per la individuazione degli interventi necessari al fine di salvaguardare, promuovere e valorizzare il paesaggio e le reti ecologiche della Provincia di Teramo. In attesa che il Progetto Strategico “Rete Ecologica e Paesaggio”sia predisposto dalla Provincia di Teramo, si individuano Buone Pratiche e indirizzi per la riqualificazione Paesistica – Ambientale del Territorio Provinciale rivolte ai comuni e finalizzate: A) al potenziamento della rete ecologica; B) alla riqualificazione degli insediamenti urbani; C) alla riqualificazione degli insediamenti produttivi; D) all’inserimento paesistico ambientale delle infrastrutture lineari. Per ciascuno di questi macro indirizzi si sono individuate delle categorie di intervento. Si è proceduto, dunque, alla stesura di tabelle esplicative suddivise in tre colonne: finalità, che si vogliono perseguire; azioni, che si intendono promuovere e interventi, per rendere tangibile l’obiettivo preposto. Tali schede sono così suddivise: A) Scheda A1.1: Riqualificazione del reticolo idrografico Scheda A1.2: Vegetazione: siepi, fasce tampone, macchie boscate Scheda A2.1: Interventi di rinaturalizzazione dei corsi d’acqua e delle sponde lacustri Scheda A2.2: Impianti di fitodepurazione Scheda A2.3: Interventi per la fruizione dei corsi d’acqua e dei laghi B) Scheda B1.1: Localizzazione morfologica Scheda B1.2: Progetto, struttura e funzioni del verde urbano Scheda B1.3: Drenaggio urbano Scheda B2.1: Riutilizzo di aree urbane Scheda B2.2: Paesaggio urbano Scheda B2.3: Energie rinnovabili e progetto urbano e architettonico Scheda B2.4: Tetti verdi e comfort climatico Scheda B2.5: Margini Scheda B2.6: Gestione delle acque meteoriche delle coperture C) Scheda C1.1: Inserimento paesaggistico Scheda C2.1: Edificato produttivo, commerciale, terziario Scheda C2.2: Impianti tecnologici Scheda C2.3: Impianti estrattivi D) Scheda D1.1: Inserimento paesaggistico delle infrastrutture Scheda D2.1: Interferenze con la rete ecologica e con il reticolo idrografico Scheda D2.2: Sovrappassi e sottopassi faunistici Scheda D2.3: Vegetazione lungo strada Scheda D2.4: Attraversamenti e percorsi ciclabili Scheda D2.5: Barriere antirumore Scheda D2.6: Ponti e viadotti Scheda D2.7: Elettrodotti Ad ogni scheda segue una analisi grafica pertinente, in cui vi sono immagini, foto o schemi che arricchiscono l’indagine. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 150 di 359 COPIA Scheda A1.1_Riqualificazione del reticolo idrografico Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla Normativa – Gennaio2014 - FINALITA’ Riqualificare i corsi d’acqua minori. - AZIONI Aumentare la diversificazione morfologica; Promuovere nuovi habitat. Consolidare le sponde; Promuovere una copertura vegetazionale diffusa (fig.3); Ridefinire gli argini gradonati naturalmente. - - Promozione di connessioni ecologiche (greenways) - - Aumentare le qualità fisico/percettive del mosaico paesistico ambientale; Promuovere la fruibilità delle aree fluviali naturali; Riqualificare le aree marginali; Incrementare della biodiversità vegetale e faunistica. - INTERVENTI Risagomare l’alveo (fig.2); Creare nuove nicchie ecologiche differenziate . Formazione di canneti; Piantumazione di specie igrofile arboree e arbustive (fig.1); Rullo spondale in fibra di cocco (per i corsi d’acqua minori); Messa a dimora di rizomi, culmi di canne, fascine vive di salice (per i corsi d’acqua minori). Impianti di fitodepurazione; Piantumazione di essenze floreali anti-gas. Creazione e conservazione di fasce tampone (fig.4). Esempi di interventi per la riqualificazione del reticolo idrografico: Fig. 1 Piantumazione di specie igrofile arboree e arbustive Fig. 3 Bosco golenale e interventi di rinaturalizzazione PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Fig. 2 Risagomatura dell’alveo Fig. 4 Realizzazione di fascia tampone Pagina 151 di 359 COPIA Scheda A1.2_Vegetazione: siepi, fasce tampone, macchie boscate Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla Normativa – Gennaio2014 - - - FINALITA’ Filtro visivo; Catturare le polveri e la CO2; Ricomporre il tessuto rurale; Dare identità al paesaggio rurale teramano. Garantire il transito e la sosta della fauna di piccola e media dimensione. - AZIONI Impianto di schermature vegetali autoctone. - - Connettere ecologicamente gli elementi vegetali presenti sul territorio; Ricomporre il tessuto rurale; Ripristinare un filtro visivo; Migliorare la capacità della siepe vegetale di catturare le polveri e la CO2. Riqualificare e completare le siepi arboreo arbustive esistenti. Fornire uno spazio cuscinetto tra realtà diverse (margini urbani); Mitigare il passaggio di infrastrutture pesanti; Garantire habitat per specie diverse. Mitigazione visiva; Connessione ecologica e luogo atto alla tutela di specie faunistiche; Catturare le polveri e la CO2; Fornire una qualità aggiunta al paesaggio teramano. Realizzare fasce tampone/filtro lungo i corsi d’acqua o i margini urbani (figg.3-4). - Impiantare macchie di bosco o fasce boscate (minimo 1 ha) (fig.6). - - - - - - - - PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 INTERVENTI Piantumazione secondo uno schema lineare di specie arboree e arbustive di medie e piccole dimensioni (fig.1); Sostituire o integrare le specie vegetali alloctone con specie autoctone; Integrare elementi vegetali di diverse altezze (fig.2). Estirpare la flora infestante; Piantumare specie arboreo arbustive autoctone o proprie del paesaggio teramano; Integrare, con impianti lineari, elementi vegetazionali di diverse altezze (fig.5). Piantumare siepi plurifilare di varia altezza; Sostituire o integrare le specie vegetali alloctone con specie autoctone. Piantumazione secondo uno schema di impianto a maglia ortogonale (in contesti antropizzati) o sinuosa (in contesti naturali) (fig.7); Rispettare la struttura verticale tipica di un bosco (zona centrale prettamente arborea; fascia circostante ricca anche in arbusti; fascia periferica costituita quasi esclusivamente da arbusti); Garantire la manutenzione delle piantine, di uno o due anni, autoctone o tipiche del paesaggio teramano, per almeno tre anni Pagina 152 di 359 COPIA - Migliorare la funzione ecologica della macchia boscata; Ricomporre il tessuto paesistico ambientale; Ripristinare un filtro visivo; Migliorare la capacità della macchia boscata di catturare le polveri e la CO2. - Riqualificare ed integrare le formazioni boschive degradate o discontinue esistenti (fig.8). - dall’impianto e sostituire quelle morte. Estirpare le specie arboree ed arbustive infestanti; Piantumare le specie arboreo arbustive autoctone o proprie del paesaggio teramano. Esempi di interventi per la vegetazione: Specie arboree autoctone Specie arbustive autoctone Fig. 1 Modulo replicabile di siepe arboreo arbustiva Fig. 3 Prospetto di una fascia tampone Fig. 2 Sezione tipo di una siepe Fig. 4 Fascia filtro lungo strada Fig. 5 Intervento di riqualificazione siepe Fig. 6 Modulo di impianto macchia boscata ed esempio di accostamento dei moduli Fig. 7 Tipologie di maglie per l’impianto di macchie boscate PROVINCIA DI TERAMO Fig. 8 Intervento di riqualificazione di una macchia boscata Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 153 di 359 COPIA Scheda A2.1_Interventi di rinaturalizzazione dei corsi d’acqua e delle sponde lacustri Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla Normativa – Gennaio2014 - FINALITA’ Restituire le funzioni ecologiche e paesaggistiche del corso d’acqua. - AZIONI Rinaturalizzazione dei corsi d’acqua; Mantenere un assetto naturaliforme; Rimodellamento parziale delle sponde (fig.2). - - - - Migliorare la qualità dell’acqua e catturare la CO2. - Formazione di boschi golenali. - - Conservare e promuovere la biodiversità. - Diversificare la morfologia del corso d’acqua; Inserire unità lentiche in macchie arboree (fig.3). - - PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 INTERVENTI Variare la morfologia del corso d’acqua da rigida a sinuosa (fig.1); Eliminare le scogliere e rimodellare le sponde in caso di canali artificiali (in contesti naturali); Modificare parzialmente la sezione in cemento dell’argine e intervenire con opere di ingegneria naturalistica (in contesti urbani) (fig.5); Sostituire le briglie in calcestruzzo con rampe a blocchi costituite da materiale inerte di origine naturale (in contesti montani e collinari); Sostituire argini cementificati con palificate semplici e fascine vive di salice, con messa a dimora di talee (fig.4). Piantumare essenze vegetali in grado di depurare l’acqua; Realizzazione di scogliere con rocce drenanti; Realizzazione di salti di quota per l’ossigenazione delle acque. Variare la morfologia del corso d’acqua da rigida a sinuosa (fig.1); Piantumare essenze vegetali con capacità di trattenere materia organica per incrementare la possibilità di approvvigionamento della fauna ittica; Allargamento lungo una sponda del fosso, con formazione di un basso fondale e rimodellamento dolce della sponda (unità Pagina 154 di 359 COPIA - Riduzione del rischio idraulico e consolidamento del suolo. - - Prevedere aree di espansione naturaliformi per l’accoglimento delle piene Ridurre la velocità di deflusso. - - - lentica). Variare la morfologia del corso d’acqua da rigida a sinuosa (fig.1); Prevedere delle zone umide permanenti o aree agricole saltuariamente allagabili nelle aree di esondazione o di laminazione (in contesti di pianura e fondovalle) (fig.6); Piantumare essenze vegetali atte al consolidamento delle sponde; Variare la sezione del corso d’acqua. Esempi di interventi per la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua e delle sponde lacustri: Fig. 1 Variazione morfologica del corso d’acqua Fig. 2 Rimodellamento spondale Fig. 3 Pianta e sezione di una unità lentica (20m x 50m; ca. 1000 mq) Fig. 4 Sponda palificata e fascine di salice Fig. 5 Sezione di un canale rinaturalizzato su due sponde Fig. 6 Aree di laminazione PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 155 di 359 COPIA Scheda A2.2_Impianti di fitodepurazione Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla Normativa – Gennaio2014 - FINALITA’ Depurazione diretta dei reflui di piccoli insediamenti. - AZIONI Promuovere il processo di fitodepurazione in alternativa dell’allacciamento alla rete fognaria (soprattutto per insediamenti rurali e isolati) (fig.1). - - Ridurre ulteriormente il carico inquinante presente nelle acque di scarico dei depuratori. - Prevedere impianti di fitodepurazione più a valle rispetto al depuratore. - - Miglioramento qualitativo delle acque e compatibilità ambientale e paesaggistica. - Creare nuove zone umide con benefici di ordine faunistico ed ecologico (fig.3); Recuperare l’acqua e promuovere un ricircolo naturale dell’acqua. - - INTERVENTI Utilizzare esclusivamente piante adatte a vivere in situazioni di carenza di ossigeno. Collocare un impianto di fitodepurazione per insediamenti con una popolazione compresa tra i 50 e i 2000 abitanti equivalenti (fig.2). Sbancamento di una superficie variabile tra 1 e 10 mq per abitante equivalente, con profondità media di 1 m e movimenti di terra per la formazione del bacino e di argini perimetrali ed interni. Esempi di interventi per la fitodepurazione: Fig. 1 Processo di fitodepurazione applicato ad un edificio rurale isolato INSEDIAMENTO Scarico tradizionale diretto Scarico alternativo (zona filtro) Fig. 2 Soluzione alternativa allo scarico delle acque PROVINCIA DI TERAMO Fig. 3 Nuovo ecosistema filtro Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 156 di 359 COPIA Scheda A2.3_ Interventi per la fruizione dei corsi d’acqua e dei laghi Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla Normativa – Gennaio2014 - FINALITA’ Migliorare l’accessibilità e la fruizione del reticolo idrografico. - AZIONI Rallentare il corso dell’acqua; Prevedere attraversamenti sicuri e ben integrati nel contesto (fig.1). - - - Rendere i corsi d’acqua e i laghi una risorsa per la città e i suoi abitanti. - Promuovere il valore paesaggistico dei corsi d’acqua e dei laghi. Messa in sicurezza dei percorsi esistenti e individuazione di nuovi collegamenti. - - INTERVENTI Realizzare guadi con massi di origine naturale (in contesti non urbanizzati) o con parallelepipedi di calcestruzzo ancorati al fondo (in contesti urbani) (fig.2); Sistemazione di percorsi sopraelevati e aggetti (in ambiti di pianura e fondovalle) in legno, legno e acciaio corten, o altri materiali opportunamente selezionati rispettando il contesto (fig.3). Installazione di osservatori faunistici (ad alzana; con schermatura in cannicciato; subacqueo) (fig.4); Installazione di pannelli esplicativi, ben integrati con il paesaggio, su temi naturalistici e culturali, ubicati in prossimità dei percorsi. Esempi di interventi per la fruizione dei corsi d’acqua e dei laghi: Fig. 1 Esempi di interventi minimali per la fruizione dei corsi d’acqua a. Fig. 3 Percorsi e aggetti PROVINCIA DI TERAMO Fig. 2 Esempi di guadi (naturali e antropizzati) b. c. Fig. 4 Osservatori faunistici (a. ad alzata; b. con schermatura cannicciata; c. subacqueo) Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 157 di 359 COPIA Scheda B1.1_ Localizzazione morfologica Fonte: Indirizzi per la qualità paesaggistica degli insediamenti – Buone pratiche per la pianificazione locale, Regione Piemonte, 2010 - FINALITA’ Contenere il consumo di suolo. - - AZIONI Evitare nuovi fenomeni di dispersione insediativa lungo le aste infrastrutturali e nelle aree agricole (fig.6); Sfruttare gli spazi connettivi per ridefinire e migliorare la struttura urbana. - - - - Dare qualità paesaggistica agli insediamenti esistenti. - - - Rispettare la morfologia del sito nella localizzazione di nuovi insediamenti. - Migliorare l’organizzazione insediativa; Minimizzare la frammentazione del tessuto urbano e delle aree verdi (fig.4); Fornire il tessuto urbano esistente di zone verdi che regolino il microclima e il comfort ambientale. - Rispettare le preesistenze e i segni del territorio; Creare nuove morfologie caratterizzanti ponendo attenzione al contesto. - - - - - PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 INTERVENTI Prediligere la concentrazione ( urban infilling) del nuovo impianto insediativo nei vuoti urbani, al posto dell’espansione in nuove aree (fig.2); Progettare un allacciamento principale alla viabilità articolato e non con singoli innesti; Preferire tipologie edilizie compatte (fig.5); Predisporre corpi edilizi con un basso rapporto area/volume che contribuisca a ridurre le dispersioni termiche. Rispettare l’orientamento esistente; Integrare spazi aperti ed edificato; Prediligere un disegno unitario degli spazi verdi; Favorire l’accessibilità al verde pubblico (fig.1); I vuoti urbani possono diventare occasione di nuove centralità urbane (per es. orti urbani; giardini pubblici; aree sportive.). Progettare la nuova viabilità in modo razionale e ben integrata con quella preesistente; Evitare scavi di grandi dimensioni negli insediamenti lungo i pendii (fig.3); Minimizzare l’introduzione di volumi interrati per mantenere il profilo del terreno il più possibile inalterato; Utilizzare gli spazi interclusi tra infrastrutture Pagina 158 di 359 COPIA - stradali per nuove aree produttive così da dare una funzione ad un luogo altrimenti inutilizzato (fig.7); I nuovi insediamenti si devono inserire armonicamente nel contesto o creando nuove morfologie caratterizzanti (movimenti di terra, tetti verdi) (fig.8). Esempi di interventi per la localizzazione morfologica: Fig. 1 Accessibilità aree verdi Fig. 4 Ridefinire il margine urbano con il verde Fig. 7 Area produttiva a Lione PROVINCIA DI TERAMO Fig. 2 Promuovere l’urban filling Fig. 5 Prediligere tipologie compatte Fig. 3 Ridurre sbancamenti eccessivi Fig. 6 Evitare la dispersione insediativa Fig. 8 Esempio di verde pensile e integrazione morfologica Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 159 di 359 COPIA Scheda B1.2_ Progetto, struttura e funzioni del verde urbano Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla Normativa – Gennaio2014 - FINALITA’ Promuovere la funzione sociale del verde urbano. - AZIONI Promuovere l’educazione ambientale; Progettare spazi ricreativi e salutari. - - - Conservare, tutelare e promuovere le risorse naturali e il paesaggio. - Migliorare il comfort ambientale; Salvaguardare le aree come rifugio faunistico e floreale; Conservare e recuperare il suolo. - - - Ottenere il massimo rendimento, in termini economici, del verde urbano. - - Contribuire alla qualità urbana in termini estetici, culturali e storici. - - PROVINCIA DI TERAMO Promuovere l’orticoltura (fig.5); Prevedere attrattori turistici e d’investimento; Rivalutare il patrimonio immobiliare. - Imprimere carattere al territorio attraverso elementi riconoscibili ed identitari (fig.2); Rivalutare il verde storicoculturale come punto di contatto tra l’ambito insediato e quello naturale (fig.3). Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 - INTERVENTI Progettare orti urbani come luogo di aggregazione e occasione per ridisegnare il margine urbano (fig.4); Prevedere percorsi benessere e aree attrezzate; Progettare aree ricreative valutando la localizzazione (per es. aree pic-nic in zone più naturali o aree gioco in zone più insediate) (figg.6-7-8). Distribuire la vegetazione in base alle sue funzioni (barriera anti-gas; frangivento; ombreggiamento; consolidamento); Variare la morfologia per dare più funzioni alla vegetazione (drenaggio urbano in corrispondenza di depressioni; rilievi per fasce di filtro)(fig.1); Tutelare le viste panoramiche o le visuali caratteristiche. Migliorare e promuovere l’accessibilità alle aree turistiche, naturali, agricole; Recuperare vecchi casolari e rifunzionalizzarli; Promuovere un turismo (eno-gastronomico, sciistico, balneare, ecc.) considerando il contesto. Progettare una rete delle ville e dei parchi storici; Recuperare i segni storici del territorio; Migliorare l’accessibilità e la fruizione del verde urbano e storico. Pagina 160 di 359 COPIA Esempi di interventi per il verde urbano: Fig. 1 Variazione morfologica in base alla funzione del verde Fig. 2 Villa storica in Brianza Fig. 3 Parco storico aperto al pubblico Fig. 4 Tipologie di orti urbani Fig. 5 Funzione sociale del verde urbano (orto urbano) Fig. 6 Parco giochi nella natura PROVINCIA DI TERAMO Fig. 7 Parco giochi prossimo alla città Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Fig. 8 Area attrezzata in un bosco Pagina 161 di 359 COPIA Scheda B1.3_ Drenaggio urbano Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla Normativa – Gennaio2014; Ingegno ambiente, n. 1/2011 - FINALITA’ Ridurre il consumo di acqua (fig.1) e il rischio idrico. - AZIONI Garantire un assorbimento migliore del suolo (fig.6); Inserire sistemi di raccolta delle acque nelle zone urbanizzate (fig.2). - - - INTERVENTI Ridurre l’impermeabilizzazione del suolo; Prevedere sistemi di drenaggio urbano sostenibile (SUDS) come rain garden (fig.4), tetti verdi, serbatoi, pavimentazioni drenanti, trincee drenanti, canali drenanti; Prevedere in prossimità di strade e parcheggi trincee filtranti (fig.3); Preservare gli stagni naturali come risorse per la ritenzione delle acque meteoriche; Dimensionare gli stagni artificiali in modo da contribuire alla laminazione delle punte idrauliche (fig.5). Esempi di interventi per il drenaggio urbano: a. b. c. Fig.1 Rappresentazione del ciclo dell’acqua in base ai diversi suoli (a. naturale; b. semipermeabile; c. impermeabile) Fig. 4 Esempio di rain garden Fig. 6 Sistema di raccolta ed infiltrazione delle acque (Ecovillaggio di Kronsberg ad Hannover) Fig. 5 Stagno artificiale Fig. 2 Sistema Fig. 3 Trincea filtrante raccolta PROVINCIA DIacque TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 162 di 359 COPIA Scheda B2.1_ Riutilizzo di aree urbane Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla Normativa – Gennaio2014 - FINALITA’ Prevenire nuovo consumo di suolo e ridurre il numero delle aree degradate. - AZIONI Riqualificare le aree degradate; Riutilizzare aree dismesse. - INTERVENTI Bonificare le aree industriali dismesse; Recuperare le strutture degradate; Riutilizzare aree urbane attualmente degradate e/o dismesse anche variando la destinazione urbanistica. N.B. Sono stati elencati solo degli interventi generali in quanto ogni situazione è a sé stante e dunque necessita di una indagine specifica. Esempi di interventi per il riutilizzo di aree urbane: 1 1 Fig.1 Emscher Park - recupero della zona industriale di Essen (Ruhr) a parco 1 1 Fig.2 Lingotto, Torino 4 Fig.4 Fabbrica del vapore, Milano Fig.3 Carroponte – Spazio MIL, Sesto San Giovanni PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 163 di 359 COPIA Scheda B2.2_ Paesaggio urbano Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla Normativa – Gennaio2014 - FINALITA’ Migliorare il microclima urbano e il comfort. - - AZIONI Prevedere molte aree a verde nel tessuto urbano possibilmente interconnesse in una rete del verde (fig.1); Creare luoghi piacevoli; Diversificare il micropaesaggio; Sfruttare la vegetazione in funzione ecologica (fig.4); Limitare il consumo di suolo; Ridurre le superfici impermeabili; Incentivare l’uso della bicicletta; Riprogettare le recinzioni in chiave ecologica e paesaggistica (figg.8-9). - - - - - - - - PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 INTERVENTI Inserire vegetazione arborea ed arbustiva in ambiente urbano; Prevedere filari alberati di specie caducifoglie lungo la nuova viabilità e nei parcheggi; Raccogliere l’acqua in vasche, stagni, fontane per migliorare il comfort ambientale e per dare sensazioni piacevoli ai passanti (fig.2); Creare giochi di visuali, aree delimitate e aree di filtro attraverso movimenti del terreno (fig.3); Tecniche di architettura paesaggistica per ridurre la manutenzione ed aumentare la biodiversità; Progettare edifici multifunzionali e strutture con uso plurimo (per es. un centro sportivo che diventa un parcheggio nei giorni feriali) (fig.6); Progettare edifici che non abbiano superfici riflettenti per le facciate esposte a sud ed ovest; Utilizzare pavimentazioni permeabili (asfalto drenante; green-block; superfici a prato alternate con inerti) con un basso indice di albedo (fig.7); Individuare percorsi ciclopedonali e apposite aree per la sosta (fig.5); Prevedere recinzioni con materiale riciclato, con funzioni delimitative e schermanti o che siano un nuovo elemento nel disegno del paesaggio. Pagina 164 di 359 COPIA Esempi di interventi per il paesaggio urbano: Fig. 1 Esempio di verde urbano Fig. 2 Raccolta d’acqua con seguente miglioramento del microclima Fig. 3 Esempio di movimento di terreno Fig. 4 Esempio di tetto giardino Fig. 6 Esempio di uso plurimo della struttura Fig. 7 Esempio di superficie permeabile Fig. 5 Area di sosta per le biciclette Fig. 8 Esempio di recinzione schermante Fig. 9 Esempio di schermatura artistica di Hild und K Architekten (nuovo elemento di disegno del paesaggio) PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 165 di 359 COPIA Scheda B2.3_ Energie rinnovabili e progetto urbano e architettonico Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla Normativa – Gennaio2014; Indirizzi per la qualità paesaggistica degli insediamenti – Buone pratiche per la pianificazione locale, Regione Piemonte, 2010; www.gse.it; Aggiornamento, Aprile 2013 PIKE Research , Istituto di ricerca internazionale sulle clean technologies. - FINALITA’ Promuovere l’efficienza energetica. - - - AZIONI Nelle nuove costruzioni tenere presente l’orientamento, le finestrature e gli spazi aperti in relazione diretta con le strutture; Decentramento energetico (fig.1); Trovare soluzioni per la produzione e la distribuzione di energie rinnovabili; Integrare il fotovoltaico nelle strutture esistenti e di nuova costruzione; Evitare impianti fotovoltaici sul suolo in quanto lo inaridiscono e sono detrattori paesaggistici; Ridurre il consumo elettrico prodotto dall’illuminazione pubblica; Promuovere la circolazione di mezzi elettrici. - - - - - - - PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 INTERVENTI Le facciate degli edifici esposte a sud devono prevedere sistemi passivi e/o attivi per l’impiego dell’energia solare; Utilizzare la vegetazione, possibilmente autoctona, per schermare (tenendo conto del comportamento stagionale della flora) e come barriera frangivento (per i venti invernali); Prevedere superfici d’acqua in corrispondenza di correnti di ventilazione estive per il raffrescamento; Progettare grandi finestrature, loggiati e/o portici verso sud, piccole finestrature a nord; Pensare la città come una piccola griglia che distribuisce energia da diversi poli produttivi; Prevedere una rete di teleriscaldamento (fig.2); Promuovere centrali a biomassa e/o impianti di geotermia; Utilizzare moduli mono / policristallino inseriti tra due file di coppi integrati in una falda prefabbricata con alta coibentazione o in ristrutturazioni o in restauri conservativi (fig.3); Utilizzare frangisole esterni fotovoltaici nelle facciate degli edifici come schermature solari e generatori di energia elettrica ed acqua calda Pagina 166 di 359 COPIA sanitaria (fig.4); Promuovere la coibentazione dell’edificio attraverso il verde pensile e ove possibile abbinarlo ai pannelli fotovoltaici per aumentarne l’efficacia; - Accorpare le funzioni per evitare il consumo di suolo per impianti fotovoltaici (barriere acustiche (fig.5) e parcheggi possono fungere da supporto a pannelli fotovoltaici); - Pensare edifici industriali e commerciali come centrali fotovoltaiche; - Sostituire l’illuminazione esterna con lampioni a LED (risparmio del 6570%) possibilmente alimentati da pannelli fotovoltaici (fig.6); - Prevedere l’ubicazione di colonnine di ricarica per i mezzi elettrici presso luoghi di lavoro, reti distributive e centri commerciali (fig.7). Esempi di interventi per le energie rinnovabili e per il progetto urbano ed architettonico: - Fig.1 Esempio di decentramento energetico Fig.3 Fotovoltaico integrato in una copertura con coppi PROVINCIA DI TERAMO Fig.2 Esempio di teleriscaldamento a biomassa Fig.4 Fotovoltaico Fig.5 Esempio di integrato in una facciata accorpamento di funzioni Fig.6 Lampione LED alimentato da fotovoltaico Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Fig.7 Colonnina di ricarica per i mezzi elettrici Pagina 167 di 359 COPIA Scheda B2.4_ Tetti verdi e comfort climatico Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla Normativa – Gennaio2014; - FINALITA’ Migliorare il comfort climatico, la coibentazione degli edifici e migliorare l’inserimento paesistico delle strutture. - AZIONI Progettare edifici con il verde pensile per protezione ed isolamento termico dell’edificio (fig.1); Mitigare l’impatto visivo, l’eccessivo soleggiamento e il vento; Promuovere la biodiversità. - - - INTERVENTI Progettare verde pensile intensivo (con uno spessore minimo di 24 cm si ha una finitura calpestabile a prato)(fig.4) e/o estensivo (si applica per le grandi coperture e richiede una minima manutenzione) (fig.5); Progettare pareti verdi, preferendo il verde verticale rampicante (garantisce maggiore sostenibilità) al verde verticale tecnologico (fig.2); Collocare siepi multispecifiche lungo le strade per catturare le polveri e gli inquinanti che queste producono (fig.3). Esempi di interventi per i tetti verdi e il comfort climatico: Fig.1 Esempio di verde pensile Fig.2 Esempio di parete verde Fig.3 Esempio di passaggio delle polveri con recinzione in muratura (in alto) e con siepe multispecifica (in basso) Substrato per inverdimento intensivo (minimo 20 cm di spessore) o estensivo (minimo 8 cm di spessore) Strato drenante con altezza variabile Fig.4 Verde pensile intensivo PROVINCIA DI TERAMO Fig.5 Verde pensile estensivo Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 168 di 359 COPIA Scheda B2.5_ Margini Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla Normativa – Gennaio2014; Indirizzi per la qualità paesaggistica degli insediamenti – Buone pratiche per la pianificazione locale, Regione Piemonte, 2010 - FINALITA’ Compattazione dell’esistente e ridisegno dei margini urbani, intesi come componente strutturale oltre che identitaria. - - - - PROVINCIA DI TERAMO AZIONI Mitigare l’impatto tra due ambiti conflittuali (residenziale/produttivo); Evidenziare la cesura netta tra elementi antropici forti; Potenziare il contatto tra ambiti sinergici tra loro (residenziale/agricolo); Promuovere l’aderenza con gli elementi naturaliformi forti; Migliorare la qualità dei paesaggi di frangia; Utilizzare forme coerenti con la struttura del mosaico paesistico e l’assetto morfologico dei luoghi; Salvaguardare i varchi; Ricomporre il paesaggio in prossimità delle rete verde; Riqualificare situazioni insediative critiche esistenti; Aumentare il livello di porosità tra città e campagna attraverso connessioni del sistema verde rurale ed urbano (fig.2); Incrementare la ricchezza vegetale lungo il margine tra residenziale e agricolo; Superare il mono funzionalismo della rete viaria secondaria; Le strade di bordo devono diventare una “passeggiata” aperta sulla campagna; Ricomposizione paesistica tra il tessuto residenziale ed agricolo attraverso gli orti urbani; Recuperare e riqualificare gli incolti residuali o le aree degradate per dargli nuove funzioni; Recuperare e riqualificare Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 - - - - - - INTERVENTI Salvaguardare i vuoti urbani per creare reti verdi e mantenere l’identità del municipio; La variazione di tipologia edilizia e di impianto associata all’integrazione di aree verdi può garantire un margine poroso (per es. tra l’edificato storico e quello recente); Contenere, soprattutto negli ambiti di pianura, le interferenze interne e lungo i margini; Negli ambiti di montagna, contenere l’espansione del bosco per tutelare la diversità paesistica e le aree a pascolo; Mantenere le connessioni ecologiche; Realizzare fasce boscate in corrispondenza della rete verde; Localizzare fasce filtro lungo i margini dell’insediamento; Posizionare gli spazi verdi annessi agli edifici di nuova costruzione in direzione della rete verde; Utilizzare dispositivi per la raccolta e il trattamento delle acque (SUDS); Mantenere e promuovere i varchi ciclopedonali; Realizzazione di fasce tampone lungo i margini urbani; In presenza di previsioni urbanistiche mantenere le connessioni ecologiche; Far compenetrare e continuare il paesaggio Pagina 169 di 359 COPIA - - - - le aree periferiche; Progettare nuovi spazi aperti areali e nuovi percorsi; Rendere le aree industriali e/o commerciali polifunzionali e moderne centrali di energia rinnovabile; Salvaguardare le aree di particolare valenza paesistica, culturale, naturale; Promuovere l’agricoltura legata a pratiche tradizionali (fig.4); Prevedere delle aree buffer (50 m in ambiti montani e nel sistema insediativo; 30 m sulle infrastrutture) (fig.5); Ripristino delle connessioni ecologiche longitudinali e trasversali ai corsi d’acqua (fig.6). - - - - - - - PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 rurale con quello urbano attraverso siepi, filari alberati, orti urbani, verde pubblico e percorsi di mobilità dolce; Utilizzare recinzioni a maglia differenziata (larga nella fascia bassa, fitta verso l’alto) per consentire la mobilitazione di micro fauna; Riqualificare le aste della rete irrigua campestre e recupero rogge; Nel margine tra residenziale e campagna il verde privato deve essere rivolto verso la campagna; Strade con sedime sufficiente: percorso ciclo – pedonale e fascia arboreo arbustiva lungo il margine Strade con sedime insufficiente: sola fascia arboreo arbustiva lungo il margine; Le strade di bordo devono essere attrezzate con il verde o con delle fasce tampone, qualora sia necessaria l’espansione edilizia oltre la strada, questa diventerà una strada urbana attrezzata con aree di sosta verdi e comunque l’edificazione deve essere a bassa densità; Gli orti urbani (80-150 mq ogni lotto) devono essere adiacenti alle aree residenziali, facili da raggiungere sia a piedi che in bicicletta, dotati di capanni per gli attrezzi e con un'unica tipologia di recinzione o siepe di confine verso gli spazi pubblici (fig.1); Trasformare le aree residuali in verde pubblico (giardini, parchi, piazze), o Pagina 170 di 359 COPIA - - - verde privato (orti, vivai) o in verde di mitigazione e compensazione (fasce tampone, biotipi); Progettare nuovi spazi aperti ponendo attenzione alle pavimentazioni, ai caratteri identitari e agli elementi di arredo (fig.3); Riuso delle coperture delle strutture industriali e commerciali; Nelle aree industriali e/o commerciali prevedere parcheggi pluriuso, mitigazioni visive, fasce filtro, volumi digradanti verso la campagna; Rendere le aziende agricole polifunzionali; Interventi di ingegneria naturalistica per la riqualificazione dei corsi d’acqua e la ricostruzione degli ecosistemi ripari. Esempi di interventi sui margini: Fig.1 Esempio di riqualificazione degli orti, con giustapposizione di fascia filtro tra questi e la strada Fig.2 Esempio di margine urbano verso la campagna Fig.5 Fascia di buffer PROVINCIA DI TERAMO Fig.3 Arredo urbano Fig.4 Promozione area agricola Fig.6 Ricomposizione paesistica in ambito fluviale Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 171 di 359 COPIA Scheda B2.6_ Gestione delle acque meteoriche delle coperture Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla Normativa – Gennaio2014; - FINALITA’ Ridurre la portata e i tempi di corrivazione nei sistemi fognari e ridurre lo spreco di acqua. - AZIONI Trattenere l’acqua piovana; Riutilizzare l’acqua piovana in loco o per l’irrigazione o per alimentare i bacini di fitodepurazione. - - - - - INTERVENTI Incentivare l’uso di sistemi di drenaggio urbano sostenibile (SUDS) e per il dilavamento urbano; Installare impianti per lo stoccaggio e il riuso dell’acqua meteorica (fig.1); Inserire cisterne private per la raccolta e il riuso delle acque meteoriche , collegate al pluviale, in casa, sul terrazzo o in giardino (fig.2); Progettare strutture modulari per la percolazione in aree pubbliche, industriali, agricole (fig.3); Recuperare l’acqua di seconda pioggia dai piazzali industriali per formare una zona umida (ad alto grado di biodiversità) e reimmettere l’acqua nella falda (fig.4). Esempi di interventi per la gestione delle acque meteoriche delle coperture: Fig.1 Impianto per lo stoccaggio e il riuso dell’acqua meteorica Fig.2 Cisterne private Fig.3 Strutture modulari per la percolazione Acqua raccolta nei piazzali Fig.4 Recupero dell’acqua dai piazzali industriali PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 172 di 359 COPIA Scheda C1.1_ Inserimento paesaggistico Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla Normativa – Gennaio2014 Indirizzi per la qualità paesaggistica degli insediamenti – Buone pratiche per la progettazione edilizia, Regione Piemonte, 2010 - FINALITA’ Corretto inserimento paesaggistico degli insediamenti produttivi. - - - - - PROVINCIA DI TERAMO AZIONI Prevedere azioni di compattazione dell’esistente; Ridisegnare i margini; Individuare la corretta localizzazione e configurazione spaziale; Prevedere soluzioni tecniche sostenibili; Prevedere interventi per la mitigazione degli insediamenti; Negli ambiti di montagna bisogna verificare gli aspetti geologici e idrogeologici; Evitare processi di “ritaglio” e frammentazione dei tessuti agricoli e naturali dovuti all’innesto di tracciati di nuove infrastrutture (fig.1); Evitare parcheggi di grandi dimensioni, ma favorire un progetto gerarchizzato secondo le utenze; Prevedere facciate di tipologie edilizie produttive e/o commerciali con geometria semplice; Evitare coperture con disegni casuali o incongrui; Disporre i piccoli edifici (produttivi, commerciali, per il terziario) in continuità/relazione con il tessuto residenziale; Disporre i grandi edifici nel tessuto produttivo, in insediamenti di pianura (fig.8), o mitigati da vegetazione e con corretto inserimento paesaggistico, in ambiti montani (fig.9). Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 - - - - - - - - INTERVENTI Progettare pavimentazioni permeabili, con relativi sistemi di raccolta e fitodepurazione delle acque (fig.3); Privilegiare una collocazione dei parcheggi lungo i percorsi viari; con vegetazione schermante (fig.2); Preferire soluzioni che distribuiscano i dislivelli in maniera parcellizzata e meno avvertibile possibile (fig.4); Prevedere l’uso di siepi (lungo i confini del lotto) e/o filari alberati (sul fronte principale), con funzione di schermatura e filtro; Disporre i volumi accessori in maniera giustapposta ai volumi principali; Preferire rivestimenti di facciata in elementi di piccola dimensione (laterizi; blocchi prefabbricati; doghe di legno; ecc.); Progettare elementi di mediazione tra il volume chiuso e gli spazi aperti, soprattutto per lo stoccaggio temporaneo di merci (fig.5); Integrare nella copertura e/o nelle facciate i sistemi di captazione e produzione di energia (fig.6); Per i piccoli edifici (produttivi, commerciali, per il terziario) utilizzare modelli di insediamenti tradizionali (a L, a C) con Pagina 173 di 359 COPIA continuità nell’uso dei materiali (fig.7). Esempi di interventi di inserimento paesaggistico: Fig.1 Evitare frammentazione dei tessuti agricoli e naturali Fig.4 Soluzioni con dislivelli poco avvertibili Fig.7 Piccoli edifici produttivi in tessuto residenziale (Brescia) PROVINCIA DI TERAMO Fig.2 Parcheggi gerarchizzati e distribuiti lungo le vie Fig.5 Elemento mediatore tra volume chiuso e gli spazi aperti Fig.8 Grandi edifici produttivi in insediamenti di pianura (Torbole Casaglia, BS) Fig.3 Pavimentazione permeabile Fig.6 Sistemi di captazione energia solare integrati nella copertura Fig.9 Grandi edifici produttivi in ambito montano (San Faustino, BS) Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 174 di 359 COPIA Scheda C2.1_ Edificato produttivo, commerciale, terziario Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla Normativa – Gennaio2014 Indirizzi per la qualità paesaggistica degli insediamenti – Buone pratiche per la progettazione edilizia, Regione Piemonte, 2010 - FINALITA’ Organizzare gli insediamenti produttivi, commerciali e logistici in nuclei compatti o insediamenti lineari lungo le infrastrutture, mirando ad un corretto inserimento paesistico. - - - AZIONI Mitigare gli insediamenti esistenti; Prevedere completamenti nelle aree già insediate e lungo le infrastrutture; Prevedere una vegetazione, con specie autoctone, con funzione di schermatura visiva, di mitigazione acustica ed intercettazione delle polveri; Ridurre il consumo di suolo; Pianificare il lotto in coerenza con la trama paesistica locale, l’irraggiamento solare e le correnti di ventilazione; Per gli insediamenti di montagna pianificare il lotto anche in coerenza con l’andamento orografico, idrografico e l’assetto vegetale locale. - - - - - - PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 INTERVENTI La facciata dell’edificio deve essere trattata architettonicamente; Le nuove strutture devono essere coerenti all’esistente; Prevedere i parcheggi nella fascia esterna al lotto, in prossimità dell’accesso principale, eccetto che per la sosta di autocarri che andranno posteggiati in prossimità dei depositi; I parcheggi e le altre aree di servizio sono da realizzarsi con pavimentazioni drenanti (calcestre stabilizzato, asfalto poroso, green block) e con vegetazione ad arredo/filtro; Le superfici delle aree carico-scarico non devono avere la pavimentazione permeabile in caso di sversamenti di materiale inquinante; Raggruppare le aree e i percorsi di servizio nella zona posteriore del lotto, schermandoli e con pavimentazioni drenanti ove possibile; Ridurre il numero di accessi su strada attraverso una strada di spina o di un controviale; Prevedere recinzione unitarie in tutto il lotto, “opache” nelle zone di servizio, sui retri e sui fianchi e “a giorno” nelle zone di ingresso e rappresentanza; Edifici a sviluppo Pagina 175 di 359 COPIA - - - PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 longitudinale e fronte minore dell’edificio rivolto verso la strada (per nuovi impianti lungo la strada) (fig.1), rivolto verso il viale interno (per nuovi impianti a “insula” (fig.2) e in ambito montano (fig.3)); La vegetazione, con funzione di filtro e/o schermatura, di progetto deve essere ancorata sulla trama paesistica, in caso di macchie boscate (in ambito montano) inserire fasce arboree arbustive;; Prevedere tetti verdi, polifunzionali o con fotovoltaico; Utilizzare movimenti di terra per la mitigazione visiva; Nel caso di insediamenti con impianto a “insula” prevedere l’allineamento delle facciate; Le facciate principali devono essere parallele alle curve di livello; Per gli insediamenti in ambito montano bisogna garantire la stabilità dei versanti e riporre l’attenzione all’impatto visivo. Pagina 176 di 359 COPIA Esempi di interventi di edifici produttivi, commerciali e per il terziario: Fig.1 Esempio di nuovo insediamento produttivo, commerciali, terziario lungo una infrastruttura Fig.2 Esempio di nuovo insediamento produttivo, commerciali, terziario ad “insula” con progettazione di una strada di spina Fig.3 Esempio di nuovo insediamento produttivo, commerciali, terziario in ambito montano con fronte parallelo alle curve di livello PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 177 di 359 COPIA Scheda C2.2_ Impianti tecnologici Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla Normativa – Gennaio2014 - FINALITA’ Corretto inserimento nel contesto paesistico di riferimento. - AZIONI Progetto paesistico e architettonico degli elementi; Prestare attenzione alla qualità architettonica dell’impianto. - - - INTERVENTI Recuperare una area degradata o un ex discarica da adibire a nuovi impianti tecnologici; Dotare i nuovi impianti di un sistema di recupero dell’acqua piovana; Utilizzare fonti energetiche alternative (biogas); In ambito urbano o periurbano il nuovo impianto deve diventare un landmark e non un detrattore paesistico; In ambito urbano è importante curare l’involucro esterno; In ambito rurale è bene che ci sia molta vegetazione di mitigazione e schermatura (tetti verdi, fasce filtro, ecc.); Rendere l’impianto un elemento attrattore e non un detrattore. Esempi di impianti tecnologici: In alto a sinistra Discarica di Vacarisses, Spagna, 2010. In alto a destra Termovalorizzatore, Brescia. In basso a sinistra Inceneritore/Centrale di teleriscaldamento di Spittelau, Vienna. In basso a destra Wastewater treatment plant gut großlappen, Monaco. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 178 di 359 COPIA Scheda C2.3_ Impianti estrattivi Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla Normativa – Gennaio2014; Linee guida per il recupero delle cave nei paesaggi lombardi in aggiornamento dei piani di sistema del piano paesaggistico regionale, Allegati A, C, Delibera 10/495 del 25/07/2013, Regione Lombardia; Oasi Barcassa ed Oasi LIPU (PR), San Secondo Parmense, Torrile, progetto di Maurizio Ravasini, 1980-1988; Cava dei Poli (CR), Rivolta d’Adda, di F.lli De Polis s.r.l.; Cava di Biville, Biville, Francia, progetto dell’Atelier de Paysage (Anne-Sylvie Bruel, Cristophe Delmar); Lonato del Garda (BS); Miniera di Campiglia Marittima (LI), Gruppo Minerali Maffei; www.leminierechevivono.it; Parco scultura la Palomba (MT), Matera, progetto di Antonio Paradiso - FINALITA’ Ripristinare gli ambiti estrattivi, una volta cessata l’attività produttiva, facendoli interagire con il paesaggio e le sue componenti ambientali, percettive, culturali ed economiche. - - - - AZIONI Riassorbire l’intervento nel paesaggio con operazioni di recupero; Mitigare l’impatto ambientale e paesaggistico; Individuare una destinazione d’uso finale degli ambiti di cava (agricola; forestale; per scopi sociali o ricreativi; per installazioni di arte contemporanea e land-art; per scopi didattici); Enfatizzare l’eccezionalità del sito, ove possibile, facendolo diventare un elemento di arricchimento positivamente connotante; Ricostruire la trama del mosaico paesistico locale all’interno dell’ambito estrattivo mediante l’uso di siepi, filari macchie di bosco e percorsi; Recuperare l’area con funzioni di uso pubblico, naturalistico o ibrido (naturalistico/fruitivo). - - - - - - - PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 INTERVENTI Realizzare parchi con bacini lacustri aperti alla fruizione ed aree umide (per cave in ambiti di pianura e fondovalle); Interventi di rinaturalizzazione dei versanti e, se la morfologia lo permette, la realizzazione di parchi e percorsi attrezzati (sportivi, culturali e didattici) (per cave in ambiti montani); Recuperare la cava con mantenimento dello scavo (adibito per es. a bacino d’acqua) o con riempimento dello scavo (adibito per es. a parco); Diversificare la morfologia delle sponde per avere una rinaturalizzazione migliore e ottenere habitat diversificati; Collocare la vegetazione lungo le sponde in base al gradiente d’acqua, alla morfologia e al tipo di substrato; Inserire nei bacini d’acqua degli isolotti artificiali di varie dimensioni per garantire luoghi sicuri all’avifauna; Diversificare la profondità dei bacini e delle isolette; Controllare l’erosione e la stabilità spondale con l’utilizzo di talee di salice, Pagina 179 di 359 COPIA fascinata viva di salice, rulli spondali in fibra di cocco con culmi di canne, copertura diffusa, palificate, gradonate, ecc. - Rendere l’area fruibile attraverso l’installazione di osservatori faunistici, passerelle, sentieri, ecc. - Ricreazione di ambienti naturali ad elevata biodiversità; - Promuovere e tutelare la flora e la fauna autoctone attraverso la ricolonizzazione; - Rimboschimento (in ambito montano); - Rinverdimento dei pendii (prativi o arborati); - Drenare le acque con l’uso di gabbioni metallici con riempimento di pietrame; - Sfruttare la panoramicità per creare punti di belvedere e integrando le scale alla parete di scavo; - Valorizzare le pareti in roccia per la fruizione (per es. pareti di free-climbing), le geometrie generate dall’attività di cava per i giochi di luce ed ombra. N.B. Gli interventi atti al recupero paesaggistico delle cave sono generali, ma per una corretta azione è necessario fare riferimento a specifiche situazioni morfologiche e paesistiche. Esempi di interventi per ambiti estrattivi: Fig.1 Sezione di un isolotto artificiale Fig.2 Mantenimento scavo e parete Fig.3 Land-art A sinistra, Cave di Dionyssos Monte Pentelicon, Grecia. A destra, Cave del Verbano Cusio Ossola PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 180 di 359 COPIA Scheda D1.1_ Inserimento paesaggistico delle infrastrutture Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla Normativa – Gennaio2014; Ambiente, Paesaggio e Infrastrutture – Volume I, ISPRA, Manuali e linee guida 65/2010; Le tipologie di strade in riferimento ai caratteri morfologici dei contesti attraversati, IREALP, 2008; Repertorio sulle misure di mitigazione e compensazione paesistico ambientali, PTCP Provincia di Milano; Indirizzi per la qualità paesaggistica degli insediamenti – Buone pratiche per la progettazione edilizia, Regione Piemonte, 2010 - FINALITA’ Prevedere un corretto inserimento infrastrutturale coerente con la struttura del mosaico paesistico e l’assetto morfologico dei luoghi (fig.1). - - AZIONI Rispettare gli elementi sensibili; Le strade devono seguire le pieghe dei rilevati; Evidenziare le visuali sui punti notevoli e sui luoghi che aiutano l’orientamento; Ridurre la frammentazione; Diminuire l’effetto ecotone; Rafforzare il senso di appartenenza della strada al suo paesaggio; Ridurre le interferenze con il patrimonio culturale e con le attività locali (nei centri abitati collinari e di versante); Garantire la continuità del sistema ambientale. - - - - - - - PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 INTERVENTI Progettare attraversamenti perpendicolari al fiume, possibilmente nei tratti più stretti per ridurre al minimo l’interferenza visiva e sugli ecosistemi; Nel caso di strada parallela al corso d’acqua il tracciato va pensato in base agli ambiti risultanti; Verificare la stabilità dei versanti e il deflusso delle acque (per ambiti di montagna); Evitare lo stretto affiancamento dell’infrastruttura al fiume (per gli ambiti di fondovalle); Evidenziare e rispettare i principi ordinatori del paesaggio (per ambiti di pianura); Disporre la vegetazione in modo da rafforzare l’appartenenza della strada al suo contesto; Utilizzare la strada come barriera tra due ambiti paesistici conflittuali; Prevedere attraversamenti antropici e/o faunistici tra due ambiti paesistici sinergici tra loro; Nel caso la strada tagli in due lo stesso ambito prevedere interventi di ricomposizione del paesaggio, lungo i margini di questa (se la strada genera due aree di uguali dimensioni) o lungo i Pagina 181 di 359 COPIA - - Ricostruzione del mosaico paesistico ambientale del territorio attraversato. - - - Inserimento di nuova strada di versante. - Impiantare una rete di siepi e filari opportunamente posizionata, che riprenda l’orditura del tessuto paesistico; Relazionare il tracciato con gli insediamenti; Ridurre gli accessi diretti negli insediamenti lineari; Relazionare l’infrastruttura con il contesto (la morfologia, gli insediamenti). - Verificare gli aspetti geologici ed idrogeologici. - - - - - Inserimento di nuova strada di fondovalle. - PROVINCIA DI TERAMO Limitare il consumo di suolo; Ridurre al minimo le aree di risulta; Rinaturalizzare i tratti dei corsi d’acqua con opere di Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 - margini della strada e nella porzione minore ( se la strada genera due aree una maggiore dell’altra) (fig.2); Prevedere la copertura di un tratto stradale a verde in modo da salvaguardare la continuità del sistema ambientale e paesistico nonché la connessione ecologica. Posizionare la vegetazione (di siepi e filari) più o meno perpendicolari alla infrastruttura, con brevi risvolti paralleli così da rispettare la giacitura, mitigare la vista e indirizzare la fauna verso i sottopassi (fig.3); Localizzare il tracciato in modo non baricentrico rispetto ai centri urbani; Preservare i corridoi di connessione tra gli ambiti che vengono interrotti dalla strada (soprattutto per insediamenti lineari). Ridurre la frammentazione; Prevedere ponti e viadotti (porre attenzione alle dinamiche alla base dei piloni) di qualità progettuale e coerenza con i materiali locali; Il tracciato deve seguire la morfologia del paesaggio; Prevedere opere di consolidamento e una fascia tampone arbustiva (in ambito collinare) e opere di consolidamento e rinverdimento (in ambito montano) (fig.6-7). Ripristinare le connessioni ecologiche fiume/versanti attraverso la vegetazione; Preservare e allargare, ove possibile, le aree esondabili e gli ecosistemi Pagina 182 di 359 COPIA - rinaturalizzazione; Prevedere visuali aperte sul paesaggio attraversato; Prevedere la diversificazione dei flussi (in ambito urbano); Usare la vegetazione con funzione schermante, di separazione e di decoro urbano. - - - - - Inserimento di nuova strada di pianura. - Integrare la struttura paesaggistica preesistente con la strada; Mantenere il mosaico paesaggistico; Prevedere visuali aperte sul paesaggio attraversato; Prevedere la diversificazione dei flussi (in ambito urbano); Usare la vegetazione con funzione schermante, di separazione e di decoro urbano (fig.8). - - - - Inserimento di nuova autostrada e/o tangenziale autostradale. - Non destrutturare un ambito di paesaggio. - - Inserimento di nuova - Ridurre la frammentazione - PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 ripariali e golenali; Il tracciato deve seguire la morfologia del paesaggio; Prevedere ponti e viadotti (porre attenzione alle dinamiche alla base dei piloni) di qualità progettuale e coerenza con i materiali locali ; Ridurre l’interferenza con il corso d’acqua prevedendo attraversamenti perpendicolari non invasivi; Prevedere dei percorsi ciclopedonali; In ambito fluviale prevedere la rinaturalizzazione del corso d’acqua e una fascia tampone igrofila; Realizzare impianti arboreo e/o arbustivi laterali alla strada (fig.4); Interventi di consolidamento, contenimento e antierosione dove necessario. Ripristinare e/o preservare le connessioni ecologiche; Mantenere il reticolo idrico superficiale e la trama del particellario rurale utilizzando anche la vegetazione; In ambito urbano prevedere impianto arbustivo e/o arboreo laterale alla strada (fig.5); In ambito agricolo prevedere o una fascia arbustiva laterale alla strada o delle colture no food. Progettare un nuovo paesaggio piuttosto che mitigare e mascherare la nuova infrastruttura. Mitigazioni non invasive Pagina 183 di 359 COPIA tangenziale di circonvallazione. - - Trasformazione di una strada extra-urbana o circonvallazione in urbana. - degli ambiti agricoli; Fare attenzione alle relazioni di prossimità tra urbano e non urbano. Ri-progettazione della strada in base al traffico e al tessuto insediativo. - - Progettazione di strade di accesso radiali e/o tangenziali. - Facilitare gli attraversamenti. - - Progettazione di una strada mercato. - - Trasformazione di una strada mercato in una strada urbana. - Progettarla in modo tale che sia una “grande vetrina”, prevedendo eventualmente percorsi veloci alternativi. Ristrutturare il tracciato e gli accessori; Facilitare gli attraversamenti. - - Progettazione di una strada parco. - Ripristinare le connessioni ecologiche; Adeguare il tracciato alla morfologia; Valorizzare il patrimonio culturale e naturale di valle, versante e crinale. - PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 ed integrate al contesto; Qualità progettuale dei manufatti e coerenza con i materiali locali. Modificare la carreggiata, inserendo i parcheggi, percorsi alternativi e verde; Progettare l’arredo idoneo al nuovo stato di strada urbana; Prevedere delle piazze. Progettare il sedime stradale per rallentare gradualmente la velocità di percorrenza; Prevedere arredo stradale ed equipaggiamento a verde adeguati. Ristrutturazione radicale nel tracciato e negli accessori, facilitando gli attraversamenti. Ridurre la carreggiata a due o una corsia per affiancare una pista ciclabile; Preservare un’area pedonale prospiciente gli esercizi commerciali; Inserire arredo urbano e vegetazione in funzione estetica e di comfort; Prevedere attraversamenti pedonali rialzati in modo da rallentare la velocità dei flussi di circolazione. Prevedere un tracciato sinuoso per ridurre la velocità; Tutelare i percorsi pedonali e ciclabili, favorendo gli attraversamenti; Predisporre aree di sosta frequenti; Valorizzare le visuali sul paesaggio; Installare bacheche illustrative e informative; Realizzare landmarks significativi dei caratteri degli ambiti attraversati; Pagina 184 di 359 COPIA - Previsione di marciapiede e/o pista ciclopedonale in un’area in cui si prevede uno sviluppo residenziale e/o commerciale (fig.9). - Attrezzare la strada con nuovi percorsi dolci; Prevedere arredo vegetale. - - - - Mitigazione e compensazione dell’ambito paesistico agricolo produttivo. - Sistemazione dell’area di frangia interclusa; Ridefinizione dei margini per limitare l’urbanizzazione; Individuazione di una fascia di ambientazione dell’infrastruttura. - - - - PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Segnalare e agevolare gli accessi e il patrimonio culturale e naturale. Se la strada è abbastanza ampia si può restringere la corsia e inserire il marciapiede e/o la pista ciclopedonale in una sede propria; Se la strada non è sufficientemente ampia si può prevedere il senso unico di marcia, affiancando la corsia da un percorso pedonale e/o ciclabile tracciato sull’asfalto; L’inserimento di vegetazione con funzione di arredo può sottolineare la separazione tra i due tipi di percorrenza. Costruzione di fascia tampone e siepi di penetrazione; Progettazione di piste e ponti ciclopedonali per collegamento città e campagna; Costruzione di rilevati per vista panoramica aldi là dell’infrastruttura; Previsione di orti urbani o spazi ricreativi e di aggregazione; Installazione di barriere antirumore; Inserimento di biomasse nelle fasce di rispetto stradale per assorbimento inquinanti; Vegetazione di bordo strada con forme variate così da ridurre la monotonia visiva della strada; Utilizzare l’area interclusa tra fascia tampone e insediato con funzioni ricreative, sociali e ambientali. Pagina 185 di 359 COPIA - Mitigazione e compensazione dell’ambito paesistico rurale di frangia per salvaguardare le aree rurali. - Sistemazione dell’area di frangia interclusa; Individuazione di aree di contenimento delle nuove urbanizzazioni; Ridefinizione dei margini per limitare l’urbanizzazione; Individuazione di una fascia di ambientazione dell’infrastruttura (fig.10). - - - - - - Inserimento di una infrastruttura in un ambito con presenza di una rete ecologica e/o di area naturalistica. - Opere di mitigazione e compensazione. - - - Migliorare l’accessibilità urbana. - PROVINCIA DI TERAMO Ricomposizione urbanistica in corrispondenza della porta urbana; Ricucire il paesaggio di Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 - Costruzione di fascia tampone e siepi di penetrazione; Vegetazione di bordo strada con forme variate così da ridurre la monotonia visiva della strada; Utilizzare l’area interclusa tra fascia tampone e insediato con funzioni ricreative, sociali e ambientali. Progettazione di piste e ponti ciclopedonali per collegamento città e campagna; Previsione di orti urbani o spazi ricreativi e di aggregazione; Installazione di barriere antirumore; Se ho una strada con effetto barriera da basso a medio è preferibile inserire una fascia filtro tra la strada e l’insediato e delle opere di mitigazioni trasversali alla strada nella parte non insediata; Se ho una strada con effetto barriera da medio ad alto, individuare opere di mitigazione su entrambi i lati della strada. Garantire una fascia tampone interposta tra l’area sensibile e l’asse stradale; Riqualificare e potenziare gli ambiti naturalistici interferiti; Predisporre passaggi faunistici (sovrappassi e sottopassi) dimensionati in base ai flussi della fauna locale (fig.12). Rifunzionalizzare le aree dismesse o marginali; Dare qualità architettonica e paesistica al nodo Pagina 186 di 359 COPIA transizione tra non urbanizzato, periferia e centro urbano (fig. 11). - strategico; Razionalizzare e separare i flussi; Creare una sequenza di visuali, di spazi pubblici messi a sistema, di aree di sosta pedonali e automobilistiche nella transizione da paesaggio aperto a paesaggio urbano. Esempi di corretto inserimento paesaggistico delle infrastrutture: b a Fig.1 Strada che segue la morfologia Fig.2 Strada che genera due ambiti omogenei (a) e due ambiti di cui uno residuale (b) Fig.3 Progetto di Bernard Lassus per l’inserimento paesistico dell’autostrada A85, Francia Fig.4 Ambito fluviale Fig.5 Ambito urbano Fig.6 Ambito collinare Fig.8 Previsione di percorsi dolci, siepi e Fig.9 Previsione di percorsi ciclabili e visuali di fianco a strada esistente marciapiedi ad ambo i lati della strada Fig.11 Progetto di riqualificazione dell’avenue Pierre Mendes-France, Montpellier PROVINCIA DI TERAMO Fig.7 Ambito montano Fig.10 Fascia di ambientazione delle infrastrutture Fig.12 Ponte verde, autostrada E43, Gebrazhofen, Germania Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 187 di 359 COPIA Scheda D2.1_ Interferenza con la rete ecologica e con il reticolo idrografico Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla Normativa – Gennaio2014 - FINALITA’ Attenuare le interferenze con la rete ecologica. - AZIONI Inserire correttamente nel paesaggio l’asse stradale; Potenziare il sistema ambientale in caso di tracciato stradale esistente; Salvaguardare i varchi e le connessioni ecologiche; Ricostruire gli ecosistemi ripari e golenali; Mettere a dimora formazioni arbustive ed arboree in funzione di filtro, compensazione e connessione. - - - - - - PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 INTERVENTI Interventi di deframmentazione; Interventi di ingegneria naturalistica per la stabilità dei versanti (in ambiti montani) e per la riqualificazione dei corsi d’acqua (in ambiti di fondovalle) quali formazione di lanche, ampliamento di aree golenali, ripristino ecosistemi ripariali; Interventi di forestazione a mitigazione e compensazione dell’infrastruttura (in ambiti montani); Corretta gestione dei boschi produttivi e delle pratiche agricole tradizionali (in ambiti montani); Ripristinare le connessioni ecologiche fiume/versanti (in ambiti di fondovalle); Gestione dei margini urbani e delle nuove edificazioni; Ricostruire la trama del mosaico ambientale (in ambiti di fondovalle), potenziando gli agroecosistemi e le pratiche agricole tradizionali (in ambiti di pianura); Prevedere interventi di mitigazione e compensazione localizzati in prossimità dell’intersezione (in caso di tracciato trasversale alla rete ecologica) (fig.1); Ripristinare le connessioni longitudinali con interventi di deframmentazione in Pagina 188 di 359 COPIA - - - - corrispondenza dell’attraversamento (in caso di tracciato trasversale alla rete ecologica) (fig.1); Prevedere interventi di mitigazione e compensazione localizzati nella fascia interclusa (in caso di tracciato parallelodistanziato alla rete ecologica) (fig.2); Ripristinare le connessioni trasversali con interventi di deframmentazione in corrispondenza dell’attraversamento (in caso di tracciato parallelodistanziato alla rete ecologica) (fig.2); Prevedere interventi di mitigazione e compensazione localizzati lungo il corridoio fluviale (in caso di tracciato in area fortemente urbanizzata) (fig.3); Prioritario ripristino delle connessioni trasversali mediante deframmentazione e salvaguardia dei varchi rimasti (in caso di tracciato in area fortemente urbanizzata) (fig.3). Esempi di interventi in caso di interferenze con la rete ecologica e con il reticolo idrografico: Fig.1 Tracciato trasversale alla rete ecologica PROVINCIA DI TERAMO Fig.2 Tracciato parallelo-distanziato alla rete ecologica Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Fig.3 Tracciato in area fortemente urbanizzata Pagina 189 di 359 COPIA Scheda D2.2_ Sovrappassi e sottopassi faunistici Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla Normativa – Gennaio2014 - FINALITA’ Realizzare connessioni importanti in presenza di aree a parco e/o in zone dove sono stati individuati o si vogliono convogliare flussi faunistici. - - AZIONI Ripristinare le connessioni ecologiche (fascia vegetata) e antropiche (percorso pedonale); Ricucire il mosaico paesistico – ambientale. - - - - - PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 INTERVENTI Installare ponti verdi (fig.1) con sezione minima di 5 m (per sola fauna) o 8 m (per fauna e pedoni), ottimale da 15 a 20 m, con struttura in cemento armato e ferro, dotati di muretti o paratie laterali (con rete di protezione e mensola lignea per il passaggio di scoiattoli, ghiri, ecc.) (fig.3), ove possibile di muretto centrale alto 70 cm per separare il percorso antropico da quello faunistico. Il ponte dovrà avere uno strato drenante di circa 10 cm per il deflusso delle acque e sopra uno strato di terreno riportato di circa 60 cm; Prevedere ponte verde con la struttura che termina con grata viva su un lato, invece che con un terrapieno, nei luoghi in cui lo spazio per le rampe è limitato; Se il ponte verde ha sia il percorso faunistico che quello antropico, è importante posizionare una densa fascia di arbusti, alti almeno 2 m, per ridurre il disturbo antropico; Piantumare arbusti eduli nei due punti di attacco del ponte per fungere da richiamo alla fauna; Schermare i margini del ponte con una fascia di vegetazione; Installare gallerie artificiali al di sopra di assi viari in aree particolarmente sensibili o congestionate (in ambito di pianura) Pagina 190 di 359 COPIA - - - - - - - PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 (fig.4); Installare un sovrappasso in continuità con il versante per salvaguardare l’omogeneità del mosaico paesistico-ambientale (in ambito collinare e montano) (fig.6); Ristrutturare un ponte esistente apponendo due passerelle ai lati di esso, una con funzione di percorso ciclo-pedonale e l’altra con funzione di passaggio faunistico (fig.2); Installare un sottopasso per piccoli animali su strade esistenti tramite “spingitubo” (fig.8); In caso di nuove infrastrutture permettere il passaggio faunistico in corrispondenza dell’intersezione strada / corso d’acqua, tramite scatolari (minimo 2mx2m, consigliato 2mx8m) (fig.5); Adattare scatolari esistenti per la realizzazione di sottopassi faunistici, allargando la sezione, formando una banchina per la fauna terrestre; Inerbare gli imbocchi degli scatolari con intervento di pannelli alveolari in polietilene ad alta densità e inserimento di vegetazione di richiamo lateralmente al percorso; Prevedere sottopassi per ungulati (minimo 12m x 2m) con taglio obliquo all’imboccatura per assicurare l’ingresso della luce, assicurando il drenaggio delle acque (fig.7). Pagina 191 di 359 COPIA Esempi di interventi di sovrappassi e sottopassi faunistici: Fig.2 Ristrutturazione di un ponte esistente Fig.1 Ponte verde Fig.3 Particolare sovrappasso – Sezione longitudinale tipo Fig.4 Esempio di galleria artificiale Fig.5 Esempio di scatolare faunistico Fig.6 Sovrappasso in ambito collinare o montano Fig.7 A sinistra, sottopasso per ungulati Fig.8 a destra, sottopasso faunistico per piccoli animali PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 192 di 359 COPIA Scheda D2.3_ Vegetazione lungo strada Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla Normativa – Gennaio2014 - FINALITA’ Inserire elementi vegetali lungo la strada in funzione schermante, di barriera acustica, estetica e per ripristinare la continuità ecologica e paesaggistica. - AZIONI Progettare fasce vegetate lungo le strade, tenendo conto dei vincoli normativi vigenti (fig.1-2-3). - - - INTERVENTI Abbinare alberi e arbusti per rompere la linearità stradale; Prevedere dei rilevati vegetati in funzione di mitigazione visiva e sonora; In caso di strada in rilevato prevedere maggiore vegetazione in prossimità del sottopasso faunistico (fig.4); Prevedere l’area sotto il viadotto in terra battuta (fig.5); Piantumare arbusti bassi a portamento strisciante in caso di galleria (fig.6); Promuovere filari e siepi arboreo arbustive a T, per mitigare la strada, interrompere il forte segno del tracciato e per ricostruire il disegno del paesaggio. Esempi di vegetazione lungo la strada: Fig.2 Vegetazione con strada in trincea Fig.1 Vegetazione per strada a raso Fig.4 Vegetazione per strada in rilevato PROVINCIA DI TERAMO Scheda Fig.5 Vegetazione per viadotto Fig.3 Vegetazione per strada su pendio D2.4_ Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Fig.6 Vegetazione per strada in galleria Pagina 193 di 359 COPIA Attraversamenti e percorsi ciclabili Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla Normativa – Gennaio2014 - - FINALITA’ Prevedere attraversamenti su strade interpoderali, forestali, o asfaltate ma a bassa intensità di traffico nei punti più frequentati dalla fauna per garantire la continuità dei flussi (fig.1). Prevedere percorsi ciclabili attrezzati, correttamente inseriti nel contesto (fig.6). - - - AZIONI Garantire la continuità del sistema ambientale in contesti agricoli e forestali. Incentivare e promuovere forme di mobilità sostenibile; Configurare spazialmente e tipologicamente il percorso; Relazionare il percorso con gli elementi esistenti e la valorizzazione delle visuali e del patrimonio culturale e naturale; Ubicare correttamente la segnaletica, le soste, i pannelli informativi, ecc.; Prevedere opportuna mitigazione vegetale; Scegliere i materiali compatibilmente e coerentemente con il contesto. - - - - - - - - PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 INTERVENTI Utilizzare una pavimentazione permeabile (per es. green block). Progettare parcheggi di interscambio in punti strategici (stazioni, capolinea degli autobus, grandi parcheggi, ecc.) (fig. 2-3-4); Recuperare i percorsi campestri esistenti e adibirli a pista ciclabile (fig.5); In caso di nuovi tratti prevedere la pista ciclabile in prossimità con il margine insediato e agricolo, possibilmente con un percorso sinuoso; Prevedere nei nuovi tratti del percorso ciclabile una vegetazione di filtro tra la pista e la strada (livello arbustivo con funzione di filtro e livello arboreo per ombreggiamento); Potenziare il sistema naturale ( in ambito naturale); Ripristinare gli ecosistemi (in ambito naturale); Prevedere interventi di mitigazione e deframmentazione ( in ambito naturale) (fig.8); Potenziare gli elementi del paesaggio agrario e gli agroecosistemi (in ambito agricolo) (fig.9); Valorizzare il patrimonio rurale (in ambito agricolo); Relazionare i percorsi con gli spazi pubblici (in Pagina 194 di 359 COPIA - - ambito urbano); Piantumare elementi di filtro vegetali (in ambito urbano); Valorizzare il patrimonio culturale (in ambito urbano) (fig.10); Utilizzare calcestre o terra battuta per la finitura superficiale della pista; In corrispondenza degli incroci con le strade o con percorsi pedonali associare alla pista (solo quella con pavimentazione in terra stabilizzata) una pigmentazione colorata; In caso di percorso in prossimità di sponde naturali, sopraelevare la pista per garantire il passaggio dei piccoli animali (fig.7). Esempi di attraversamenti e piste ciclabili: Fig.1 Esempio di attraversamento Fig.5 Percorso campestre Fig.8 Ciclabile in ambito naturale PROVINCIA DI TERAMO Fig.2 Interscambio bici/ bus, Parma, PR Fig.3 Interscambio bici/ treno, Perigine, TN Fig.6 Ciclabile con fascia verde Fig.4 Interscambio bici/ auto, Viareggio, LU Fig.7 Percorso ciclabile lungo sponda bacino Fig.9 Ciclabile in ambito agricolo Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Fig.10 Ciclabile in ambito urbano Pagina 195 di 359 COPIA Scheda D2.5_ Barriere antirumore Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla Normativa – Gennaio2014 - FINALITA’ Installazione di barriere antirumore lungo le infrastrutture principali. - AZIONI Rispettare le caratteristiche stradali e il contesto attraversato; Diversificare le barriere fonoassorbenti in ambito urbano e in ambito naturale. - - - - INTERVENTI Realizzare barriere antirumore in terra armata con una pendenza di 70° (in ambito rurale); Barriera fonoassorbente trattata esteticamente per mantenere attiva la mente del guidatore (in ambito urbano); Realizzare barriera antirumore in rilevato, con tasche in geotessuto di cocco, posizionando tra le tasche piantine radicate e talee di salice (ambiti naturali); Progettare il fronte e il retro della barriera antirumore considerando il contesto e la percezione. Esempi di barriere antirumore: Fig.1 Barriera antirumore in ambito urbano Fig.3 Esempio di barriera antirumore (lato campagna) PROVINCIA DI TERAMO Fig.2 Barriera antirumore in ambito rurale Fig.4 Esempio di barriera antirumore (lato strada) Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 196 di 359 COPIA Scheda D2.6_ Ponti e viadotti Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla Normativa – Gennaio2014 - FINALITA’ Inserire armonicamente nel paesaggio ponti e/o viadotti. - - AZIONI La forma, la struttura e i materiali dei ponti e/o viadotti devono essere idonei al paesaggio che li ospita; Mitigare gli impatti (soprattutto in ambiti naturali). INTERVENTI La forma e la struttura devono richiamare l’orditura e la sinuosità del contesto paesaggistico (fig.2); In ambito urbano le forme e i cromatismi possono essere più artificiosi, diventando dei landmark armonicamente inseriti nel contesto (fig.1). Esempi di ponti e viadotti: Fig.1 Ponte in ambito urbano (landmark) Fig.2 Ponte in ambito periurbano PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 197 di 359 COPIA Scheda D2.7_ Elettrodotti Fonte: Buone pratiche e indirizzi per la riqualificazione paesistico ambientale, PTCP di Brescia – allegato V alla Normativa – Gennaio2014 - FINALITA’ Mitigare gli elettrodotti, ma renderli visibili all’avifauna. - AZIONI Interrare le linee elettriche ove possibile; Isolare i conduttori sospesi per evitare elettrocuzione; Seguire gli andamenti naturali del terreno e disegno fisico del territorio; Collocare i piloni in modo tale da non disturbare il campo visivo; Localizzare le linee elettriche schermandole con la vegetazione esistente. - - - - - PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 INTERVENTI Evitare la presenza di piloni nei coltivi; Preferire l’installazione in zone già compromesse, nelle zone povere di essenze (nelle aree boschive) e a monte nelle zone collinari e pedecollinari; Evitare sostegni sovrapposti ai punti focali di assi viari rettilinei; Lo sfondo scuro (per es. un bosco) riduce l’impatto visivo, ma è necessario mantenere distanze di sicurezza dalle formazioni arboree per la tutela dell’avifauna (fig. 1-2); In corrispondenza di elettrodotti dovrà essere piantumata vegetazione arbustiva (nei boschi, foreste e aree naturaliformi) (fig.4); Interrare le linee nei pressi di cabine elettriche di trasformazione, nelle aree di tutela ambientale caratterizzate da zone umide, aree forestali diffuse con abbondanza di specie ornitiche (fig.3); Prevedere mitigazioni visive e faunistiche (cavo Elicord (fig.5), Tralicci con isolanti (fig.7), Marker (fig.6), design estetico del traliccio (fig.8-9-10)). Pagina 198 di 359 COPIA Esempi di interventi per elettrodotti: Fig.1 Impatto visivo alto, ma maggiore tutela dell’avifauna Fig.2 Impatto visivo basso, ma maggiore minaccia per l’avifauna Fig.3 Interramento della linea elettrica in corrispondenza della centrale Fig.4 Mitigazione elettrodotto con vegetazione arbustiva Fig.5 Cavo Elicord Fig.8 Traliccio di design PROVINCIA DI TERAMO Fig.6 Marker Fig.7 Tralicci con isolanti Fig.9 Traliccio di design Fig.10 Traliccio di design Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 Pagina 199 di 359 COPIA ST D SI ST B1 Scala R ST PI SI NI 1:75000 Il Presidente Valter Catarra L’Assessore all’Urbanistica Vincenzo Falasca SF S Il Dirigente Settore Urbanistica arch. Danilo Crescia ASCOLI PICENO SI ST SI SCF I Progetto di Piano: Settore Urbanistica − Servizio Pianificazione Urbanistica − Provincia di Teramo ST SI ST C 3 F Responsabile unico del procedimento: arch. Giuliano Di Flavio R Coordinatore della progettazione: arch. Giuliano Di Flavio SCF Elaborazioni grafiche e G.I.S.: S.I.T. Provincia di Teramo: geom. Roberto Brenda (resp.), geom. Alfonso Pallini CI SF S 5 Responsabile amministrativo: dott.ssa Ildaura Nigro Collaboratrice: Cristina Szczurek ST C ST M ST S Esistente da confermare Esistente da riqualificare in sede R ST PI H H O SA ST PI SF ST PI S Di previsione da verificare H H O SA SCI SCI MI SCF D ST ST C PI CI SF A Esistente da confermare Esistente da riqualificare in sede ST Di previsione da verificare Di previsioni alternative da verificare SA MS SI M 8 R F Esistente da confermare Esistente da riqualificare in sede Di previsione da verificare SI ST 1 SCF CI R SCF I SA CZ SI Portanti SF U SF S Da qualificare Da razionalizzare I R I R SF S NI H SA SCF I ST CC TERAMO SCI MA Livello intercomunale H O Da incentivare Livello provinciale SF R ST M SCI SCI D MC ST T ST ST D PI SCI MA R SA M 7 I I R SI AI SCI C SCI S Di primo livello I I 2 SA CO I ST C SCI Di secondo livello SI AI S Centri di supporto alla commercializzazione Mercato all'ingrosso Centro carni Centro ittico Centro agroalimentare Centro commerciale all'ingrosso Centro di distribuzione MC MI MA C D SCF I SI ST ST PI SCF Centro commerciale integrato I CP CI Livello provinciale Livello intercomunale SCF CP I Medio-grandi superfici di vendita SI SCF I NI AI ST F CF Agglomerato industriale attrezzato Area attrezzata per PMI Centro per lo sviluppo tecnologico Centro di promozione commerciale Centro fieristico SA SF R 4 H O H SA ST CC SI CF SF S CO Centro servizi di coordinamento ortofrutticolo Centro servizi e di coordinamento per la zootecnia Macello provinciale Centrale raccolta del latte Macello sub-provinciale SF S CZ M CL MS I ST D S P.I. CC C M T Darsena-Approdo turistico Impianti sciistici Impianti integrati per il tempo libero Centro congressi Sala convegni attrezzata Attrezzature museali - espositive Attrezzature per la musica e lo spettacolo ST PI ST PI R O SA ST PI SF SI AI U S Universita' Plessi scolastici di 2° grado e di formazione professionale Centro di ricerca Polo archeologico R A 6 SI AI ST S H Ospedale Strutture sanitarie assistenziali specializzate H SA PESCARA − CHIETI ST S 1. Asta del Tordino. Tratto Bellante - S. Nicolo' 2. Nodo modale e commerciale di Villa Vomano 3. Asta del Vibrata. Viabilita' di fondovalle 4. Bacino sciistico del Gran Sasso 5. Recupero dei nuclei storici della Laga 6. Asta Val Fino. Razionalizzazione e riqualificazione attivita' produttive 7. Asta Val Vomano. Viabilita' di fondovalle e aree produttive 8. Nodo plurimodale Mosciano - Giulianova SF S ST M SAD −Scuola di Architettura e Design ˆEduardo Vittoria˜ − Università degli Studi di Camerino Scuola di Architettura e Design (SAD) prof. Michele Talia − Coordinatore scientifico prof. Marco D’Annuntiis prof.ssa Rosalba D’Onofrio Gruppo di lavoro: SPIN−OFF TERRE Piersebastiano Ferranti (Presidente Spin−OFF Terre) Chiara Camaioni Valeria Di Palma Dania Di Pietro Serena Mandich Emmanuele Pedicone Ilenia Pierantoni Andrea Renzi PROVINCIA DI TERAMO Consulenza economico − territoriale prof. Piergiorgio Landini Collaboratrice arch. Federica Masci Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.1 L’AQUILA Pagina 200 di 359 COPIA PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 201 di 359 COPIA PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 202 di 359 COPIA Piano Strategico Provinciale per la sostenibilità ambientale e il contenimento del consumo di suolo PARTE SECONDA: I Contenuti Innovativi del Piano Strategico 4. Le scelte progettuali del Piano Strategico Indice Premessa 1. Teramo domani: le sfide, le opportunità, la visione 1 1.2. Verso una “visione” condivisa del territorio teramano 2 1.3. Salvaguardare le identità e le differenze 4 1.4. Per una nuova mappa dei livelli di concertazione 5 2. Guardare al territorio con uno sguardo differente 7 2.2. L’affermazione di un assetto policentrico 9 2.3. Effetti territoriali della crisi del sistema produttivo 21 3. Le Nuove sfide della pianificazione d’area vasta Le opportunità del progetto di territorio 69 4.3. Perequazione urbanistica e territoriale 71 4.4. Contratti di paesaggio e contratti di fiume 72 la sicurezza del territorio e la tutela della biodiversità 73 4.6. La riscoperta del territorio agricolo 74 5. Scenari Strategici 5.1. Visioni d’insieme 76 78 80 82 84 5.2.1. 5.2.2. 5.2.3. 5.2.4. 5.2.5. Visione strategica sistema territoriale complesso “Val Vibrata” Visione strategica sistema territoriale complesso “Fino-Piomba” Visione strategica sistema territoriale complesso “Vomano” Visione strategica sistema territoriale complesso “Tordino- Teramo” Visione strategica dei sistemi territoriali complessi “Laga - Gran Sasso” 86 86 90 93 99 104 5.3. Progetti Strategici 3.1. Sperimentare nuove forme di governo dell’area vasta 29 30 30 30 31 3.2. Consumo di suolo e strategie per il contenimento 31 3.3. Il Paesaggio e la ricomposizione del territorio di scala vasta 62 3.4. Il ruolo delle comunità locali nella tutela e nel miglioramento dell’integrità ecologica e paesaggistica delle fasce fluviali 3.5. Criticità e vincoli negli attuali processi di pianificazione 63 Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 4.2. 5.2. Visioni strategiche dei Sistemi Territoriali Complessi 2.1. Una molteplicità di paesaggi PROVINCIA DI TERAMO 68 5.1.1. Sistema Paesaggistico-Ambientale 5.1.2. Sistema Insediativo 5.1.3. Sistema della Mobilità 5.1.4. Sistema del Turismo PARTE PRIMA: Verso una nuova governance per l’area vasta 3.1.1. La messa in comune di una vision del territorio teramano 3.1.2. Il territorio teramano in un campo di forze a geometria variabile 3.1.3. Verso il superamento di una visione gerarchica delle relazioni istituzionali 3.1.4. Per una rinnovata centralità del ruolo delle comunità locali La città in cerca di nuovi confini ,di qualità ambientale e paesaggistica 4.5. La compensazione ecologica per la riqualificazione ambientale , 1.1. Il valore strategico delle politiche di area vasta (l’evoluzione del quadro normativo nazionale e il ruolo delle Province) 4.1. 66 5.3.1. 5.3.2. 5.3.3. 5.3.4. 5.3.5. 5.3.6. Città della Costa Rete Ecologica e Paesaggio Una nuova agricoltura Produzione e sviluppo Turismi Dotazioni territoriali e gestione dei servizi 108 112 117 120 122 126 6. Le regole della trasformazione 6.1. Nuove regole e buone pratiche per il dimensionamento e la riqualificazione degli insediamenti residenziali 6.2. Nuove regole e buone pratiche per il dimensionamento e la riqualificazione degli insediamenti produttivi 6.3. Indirizzi per la riqualificazione Paesistico -Ambientale del territorio provinciale 127 129 131 Pagina 203 di 359 COPIA PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 204 di 359 COPIA Premessa 1. affidano alla facoltà di imparare non solo dai casi di successo, ma anche dai fallimenti che hanno caratterizzato in passato le scelte delle istituzioni locali in materia di valorizzazione delle risorse, di riqualificazione del paesaggio e di protezione dell’ambiente. TERAMO DOMANI: LE SFIDE, LE OPPORTUNITÀ, LA VISIONE La decisione della Amministrazione Provinciale di Teramo di procedere alla elaborazione di un Piano Strategico è maturata in un periodo assai problematico, caratterizzato tanto alla scala locale quanto a quella globale da un clima diffuso di preoccupazione e di incertezza che non sembra certo favorire quella propensione a “investire sul futuro” che dovrebbe essere alla base di un documento di questo tipo. Tuttavia, se non ci si limita ad analizzare gli effetti distruttivi prodotti dalla violentissima crisi economica iniziata nel 2009, e si prova a separarli dalle conseguenze ben più durature e controverse della contemporanea transizione verso un nuovo ciclo economico, fondato sull’importanza crescente delle attività immateriali e su investimenti ad altissima intensità tecnologica e di conoscenza, ci si rende conto che esiste la concreta possibilità che questo nuovo paradigma possa favorire il rilancio dei sistemi locali di sviluppo. Sempre che, naturalmente, questi ultimi sappiano esprimere un’inedita attitudine competitiva, incentrata sulla capacità di apprendimento che le imprese, le strutture amministrative e il sistema insediativo riusciranno rispettivamente a esprimere. Il Piano Strategico intende sfruttare fino in fondo questa possibilità, contribuendo a far sì che l’economia teramana “comprenda” le ragioni della crisi da cui è tuttora investita e sia capace di sviluppare una vera competitività d’impresa, facendo leva al tempo stesso sul sapere organizzativo e gestionale, su un’offerta molto ampia e qualificata di competenze, sulla creatività e l’innovazione, sulla cooperazione tra gli attori e sulla loro capacità di prendere parte a reti nazionali e internazionali. L’insieme di questi nuovi fattori competitivi è in grado di concorrere alla formazione del capitale territoriale, e cioè di quel “conglomerato” di infrastrutture materiali e immateriali, qualitative e relazionali, che può rivelarsi decisivo in vista della partecipazione ai nuovi mercati dell’agricoltura di qualità, dei settori manifatturieri a media e alta intensità tecnologica, della formazione superiore e dell’industria del benessere e del turismo. Per quanto riguarda poi le strutture amministrative il Piano Strategico si propone di puntare su processi di apprendimento che non solo migliorino le prestazioni che il sistema dei servizi è in grado di assicurare ai cittadini, ma diffondano altresì la consapevolezza di poter trarre da una valutazione rigorosa degli effetti dell’azione di governo che è stata condotta in questi anni utili insegnamenti per migliorare l’efficacia dei provvedimenti normativi e di spesa, e per favorire un dialogo serrato tra i differenti comparti e livelli della pubblica amministrazione. Anche a tale scopo la forma piano che è stata predisposta ha fatto sì che non solo la trasmissione di conoscenze e di buone pratiche, ma anche l’acquisizione di competenze specifiche per l’applicazione delle procedure innovative introdotte dal Piano Strategico (perequazione territoriale, compensazione ecologica, depositi verdi, ecc.) si affidasse a un apparato normativo di semplice lettura, e che l’armonizzazione delle inevitabili spinte localistiche potesse trovare nelle Conferenze di pianificazione una sede privilegiata di decantazione. Naturalmente un processo di apprendimento collettivo di questo tipo richiede continui aggiustamenti una volta che saranno emerse difficoltà interpretative o esigenze di ulteriore approfondimento, per cui è possibile formulare l’auspicio che già a partire dai prossimi mesi vengano predisposti, su iniziativa della Regione o della stessa amministrazione provinciale, nuovi apparati manualistici e/o regolamenti applicativi a integrazione degli allegati contenuti nelle nuove norme tecniche di attuazione del PTCP. Per le strutture territoriali l’apprendimento si misurerà infine in termini di capacità di reagire positivamente ai cambiamenti, mettendo in campo idee e modelli nuovi per interpretare e affrontare la complessità e le situazioni d’incertezza. Il Piano Strategico punta molto su questa “capacitazione” degli attori locali e dei territori, e intende promuoverla mediante specifici interventi e progetti strategici che si PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 1.1. Il valore strategico delle politiche di area vasta Avendo posto al centro dell’azione di governo la ricerca di nuove forme di dialogo tra istituzioni e cittadini l’amministrazione provinciale ha da tempo messo in cantiere un profondo rinnovamento del sistema di pianificazione, in modo da perseguire con maggiore efficacia l’apertura dei processi decisionali alle istanze partecipative e la sperimentazione di nuove forme di sussidiarietà. Fin dalla primavera del 2011 l’avvio delle attività finalizzate alla revisione del PTC della Provincia di Teramo ha coinciso pertanto con l’affidamento al gruppo di lavoro di un incarico che prevedeva la necessità di misurarsi con una “forma piano” sostanzialmente nuova, in cui l’elaborazione di una “visione al futuro” del territorio provinciale avrebbe dovuto convivere con una riorganizzazione della governance di area vasta compatibile con il nuovo assetto amministrativo che si andava configurando nel Paese per il livello intermedio di governo. La volontà di “giocare di anticipo”, e di non subire passivamente le ripercussioni di un ridimensionamento del ruolo delle Province probabilmente inevitabile, punta innanzitutto a fare sì che tale riordino non si traduca nello sconvolgimento delle politiche sovra-comunali (e indirettamente anche di quelle locali) in materie cruciali quali la tutela e la valorizzazione del paesaggio, il contenimento del consumo di suolo e la mobilitazione di tutte le energie disponibili in vista del superamento dei principali pericoli di stagnazione economica e sociale che hanno ormai investito l’intero territorio provinciale. Un approccio siffatto ha comportato alcune decisioni coraggiose non solo in relazione allo scenario strategico nel quale collocare questo nuovo atto di governo del territorio, ma che riguardano altresì la volontà di rendere più impegnativa questa scelta di campo attraverso la presentazione di una variante normativa che punta a garantire una maggiore concretezza al nuovo disegno di piano almeno su alcune questioni determinanti. E’ questo il caso, ad esempio, della revisione delle procedure con cui assicurare la legittimazione delle scelte di pianificazione (anche quando sono affidate ad uno strumento non prescrittivo come il Piano Strategico), della modificazione delle regole per il dimensionamento delle aree di nuova urbanizzazione e infine della introduzione di una disciplina innovativa per la rigenerazione del territorio antropizzato e del paesaggio. La decisione di optare risolutamente per un differente modello di pianificazione ha coinciso pertanto con l’intenzione di impiegare tutta la “libertà” disponibile in un momento di transizione come quello attuale, e di anticipare in questo modo alcuni provvedimenti normativi che avrebbero consentito di “mettere in sicurezza” il territorio nei confronti di processi di degrado insediativo che oggi sono già all’opera e che non possono aspettare il varo di una legge nazionale di riforma i cui tempi sono ancora difficilmente prevedibili. Facendo leva su alcune, importanti differenze che caratterizzano gli approcci a più marcato contenuto strategico nei confronti del piano di tradizione, è stato attribuito un rilievo dominante ad alcuni elementi di visione e di integrazione delle politiche pubbliche di lungo periodo, nella convinzione che in questo modo si potrà sviluppare un confronto pubblico informato sui costi e sui benefici ascrivibili ad ogni distinta strategia, e che sulla base di questo dibattito democratico le istituzioni locali saranno in grado nei prossimi mesi di convalidare e dare forza a questi indirizzi di pianificazione, ponendoli a riferimento di una nuova governance di area vasta. Ma in secondo luogo la Variante alle Norme Tecniche di Attuazione del PTCP della Provincia di Teramo presentata contestualmente al Piano Strategico Provinciale per la sostenibilità ambientale e il contenimento del consumo di suolo introduce numerose novità anche nell’impianto normativo vigente, Pagina 205 di 359 COPIA che se da un lato ridefiniscono il campo in cui si procederà all’implementazione dei nuovi indirizzi di pianificazione (come nel caso della revisione degli ambiti sovra-comunali o Sistemi territoriali complessi, o della più precisa configurazione delle Conferenze di pianificazione), dall’altro arricchiscono notevolmente la “cassetta degli attrezzi” a disposizione dell’amministratore e del tecnico in riferimento ai vincoli alla urbanizzazione del territorio agricolo, alle norme che promuovono la riqualificazione del paesaggio, alla perequazione territoriale e alla compensazione ecologica. Da entrambi i punti di vista appena richiamati si ricava un’ampia fiducia nella capacità della pianificazione di area vasta a carattere strategico di fondare la propria efficacia su processi di apprendimento collettivo, che costituiscono – come si è già detto in apertura - una conseguenza della impostazione adottata e, ancor più concretamente, il presupposto per cui le strategie di pianificazione vengano continuamente alimentate e aggiornate grazie ad un’attività permanente di monitoraggio e di valutazione dei risultati non appena questi ultimi verranno ottenuti. Come il Documento preliminare presentato nell’agosto del 2012 aveva già segnalato, la volontà di proseguire nella elaborazione di un documento di pianificazione di area vasta non si configura come un’insolita forma di “accanimento” istituzionale, ma risponde all’impegno di offrire alcuni importanti riferimenti di valutazione, di scelta, se non addirittura di progettualità, al processo di riassestamento che farà seguito alla ridefinizione della mappa amministrativa dell’intera Regione Abruzzo e di quelle confinanti. Conviene a questo punto segnalare che la scelta di un approccio siffatto costituisce un rischio controllato; in attesa che la riforma del sistema delle autonomie locali raggiunga un accettabile stato di equilibrio - e che una contemporanea riforma del governo del territorio riesca a corrispondere a questa nuova articolazione del potere locale – si è deciso di puntare a una nuova, anche se provvisoria alleanza tra pianificazione di area vasta e disciplina urbanistica, per effetto della quale il progetto di territorio si candiderà a costituire, alle diverse scale, l’elemento fondamentale di congiunzione tra i differenti approcci e le peculiari competenze dei soggetti ed attori della pianificazione. Nelle pagine seguenti avremo modo di chiarire che una siffatta attività di orientamento e di guida si è affidata in primo luogo alla elaborazione di una vision in grado di guidare la ricomposizione di politiche e progetti durante una stagione che si caratterizzerà per l’allentamento dei vincoli gerarchici cui il vecchio ordinamento ci aveva abituato. Anche per effetto del venir meno del “collante” che finora è stato esercitato dalla appartenenza alle attuali aggregazioni provinciali, il Piano Strategico deve assumersi il compito di offrire un antidoto alle spinte centrifughe alimentate dalla prospettiva di nuove aggregazioni con i territori contermini. Si muove in questa direzione l’articolazione del modello insediativo provinciale in Sistemi territoriali complessi, che nelle intenzioni della amministrazione dovranno costituire il riferimento territoriale più efficace per collaudare nuove formule di collaborazione istituzionale e per dare vita a nuove unioni comunali. Oltre a consentire la “messa in comune” delle elaborazioni compiute in una fase di intensa sperimentazione della pianificazione strategica (si vedano i piani di Teramo, della Macro- Area Montesilvano/Pineto o di Città Condivise), questa indicazione di metodo si segnala per la capacità di puntare a una forma piano che la mette nelle condizioni di adattarsi alla domanda di governo espressa da un territorio che nei prossimi anni sarà destinato molto probabilmente a subire profonde modificazioni. Sia per quanto concerne la scelta di una “geometria variabile” degli ambiti che saranno interessati dai nuovi atti di governo, e che potranno combinarsi liberamente all’interno dei Sistemi territoriali complessi a seguito degli accordi intercomunali che saranno sottoscritti. Sia in relazione invece alla possibilità di rispondere con un’intensità normativa “versatile” a esigenze differenziate di governo, che sono ormai molto frequenti in un periodo ad elevata perturbazione come quello attuale, nel quale è opportuno affiancare a un apparato regolativo più tradizionale, che è comunque necessario al fine di disciplinare le trasformazioni insediative, un ventaglio di orientamenti, indirizzi e meccanismi premiali che invece si rivelano utilissimi per promuovere la partecipazione dei soggetti privati alla implementazione delle scelte di piano. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Si comprende agevolmente come il campo in cui la decisione di ricorrere a uno strumento di pianificazione a carattere strategico appare pressoché priva di alternative è costituito proprio da quelle “arene decisionali” che sono condizionate dalla presenza di numerosi fattori di incertezza, e in cui la necessità di ipotizzare il comportamento a lungo termine dei principali indicatori socio-economici e territoriali costringe ad effettuare una esplorazione del futuro sulla base di scenari tendenziali (riferibili alla previsione delle dinamiche in atto, e in assenza di politiche correttive) e di scenari alternativi, utili soprattutto per simulare preventivamente l’impatto delle differenti politiche di intervento, e dunque per consentire un confronto pubblico informato sui costi e sui benefici che sono ascrivibili ad ogni distinta strategia. Grazie ad un’impostazione di questo tipo il Piano Strategico riesce a stabilire un confronto immediato e di facile lettura tra i possibili futuri dell’azione di governo, con la conseguenza non trascurabile di affrontare le trasformazioni di lungo periodo non più come l’esito predeterminato di un processo decisionale che è già delineato in partenza, e che condannerebbe la pubblica amministrazione a subire il condizionamento esercitato dalle decisioni adottate in una precedente fase politica, ma come un concreto terreno di operatività nel quale esercitare più liberamente i propri compiti di coinvolgimento e di sintesi di interessi potenzialmente contrapposti. 1.2. Verso una “visione” condivisa del territorio teramano Nel momento in cui il Piano Strategico sarà presentato in Consiglio Provinciale saremo ancora in attesa di una decisione definitiva in merito alla riduzione del numero delle province, né si conosceranno ancora le procedure che verranno seguite per riaggregare alle province superstiti i territori che appartengono invece alle province in via di cancellazione. Tuttavia, almeno alla luce del dibattito degli ultimi anni, appare assai probabile il ricorso ope legis a criteri quantitativi piuttosto grezzi, senza dubbio di semplice applicazione essendo legati alla individuazione di una soglia demografica e territoriale al di sotto della quale è prevista la soppressione della provincia, ma al tempo stesso incapaci di tener conto delle peculiarità del territorio, e dunque difficilmente in grado di proporre un disegno complessivo e aggiornato su cui fondare una visione coerente per il futuro. Nel tentativo di contrastare questa deriva meccanicistica, il nuovo atto di governo ha puntato in primo luogo a sottoporre a un’attenta revisione il quadro di riferimento disegnato dal PTC attualmente vigente che, sebbene sia stato definitivamente approvato solo nel 2001, utilizza ancora una base conoscitiva di oltre vent’anni. Fin dall’inizio della sua elaborazione, il nuovo Piano ha dunque provato ad aggiornare la lettura del territorio provinciale e delle sue dinamiche socio-economiche e insediative, nella convinzione che le nuove sensibilità emerse più recentemente in materia di sostenibilità ambientale e di difesa del paesaggio, di efficienza energetica e di tutela delle aree agricole, sarebbero riuscite ad ottenere il più ampio recepimento nella misura in cui avessero stabilito un intenso flusso di conoscenze con i territori di riferimento. Questa approfondita rilettura critica del PTP ha inoltre consentito di provvedere contemporaneamente ad alcune esigenze di adeguamento della disciplina alle prescrizioni contenute in alcuni strumenti di pianificazione di livello regionale (il PTP, il Piano di Assetto Idrogeologico e, in prospettiva, la nuova legge urbanistica regionale) che nel frattempo si erano manifestate, e di trarre utili indicazioni da alcune iniziative concluse di recente o ancora in fase di svolgimento su iniziativa della Provincia di Teramo, quali ad esempio il Progetto Borghi, finalizzato al recupero e alla valorizzazione dei borghi montani, o il Piano d’Area della Bassa e Media Valle del Tordino che aveva consentito di attuare i contenuti del PTP relativamente a un sub-ambito del territorio provinciale di rilievo strategico soprattutto in una fase di marcato restringimento della base produttiva. Pagina 206 di 359 COPIA Gli elementi di conoscenza che così sono stati ottenuti, e i rilievi critici ottenuti in seguito alla rassegna dei punti di forza e di debolezza operata dall’analisi SWOT (che, come avremo modo di chiarire successivamente nel testo, ha offerto un fondamentale contributo alla definizione delle strategie di intervento), hanno consentito di elaborare una visione del territorio provinciale che è stata illustrata sommariamente già nel Documento Preliminare illustrato nell’agosto 2012 al termine di un processo di condivisione che ha coinvolto le istituzioni locali e i principali stakeholders. Lo scenario “auspicabile” che viene di seguito proposto è dunque il frutto di un dialogo serrato tra l’amministrazione provinciale, il gruppo di lavoro dell’Università di Camerino e membri influenti della società teramana; esso ha offerto al tempo stesso le motivazioni iniziali e uno sfondo necessario per valutare la congruenza e il prevedibile impatto del nuovo sistema di pianificazione veicolato dal Piano Strategico, ma al tempo stesso esso rappresenta un riferimento fondamentale da utilizzare come “antidoto” per contrastare gli effetti traumatici che potranno derivare dal riassetto amministrativo prossimo venturo. L’idea guida che è stata messa a punto si caratterizza per una sostanziale rottura nei confronti delle dinamiche che hanno caratterizzato la fase di più intensa trasformazione della provincia di Teramo e prefigura un nuovo paradigma che mette in discussione il mito della crescita quantitativa virtualmente illimitata che è stato acriticamente inseguito finora. Gli effetti negativi di una corsa allo sviluppo sostanzialmente priva di freni inibitori sono ormai sotto gli occhi di tutti e impongono contromisure e politiche che agiscano in controtendenza. Tali iniziative si preannunciano nella maggioranza dei casi impegnative e dolorose, ma necessarie. La prospettiva indicata non implica necessariamente la scelta di un orizzonte di decrescita, ma segnala piuttosto la possibilità di aderire a un modello di sviluppo stazionario e al tempo stesso dinamico, che secondo la metafora di Giorgio Ruffolo del lago aperto contrapposto allo stagno offre l’opportunità di intraprendere un sentiero che punta al raggiungimento di obiettivi rilevanti sotto il profilo della innovazione e della qualità. E che, al tempo stesso, contribuisce al contenimento di una crescita che consuma risorse non rinnovabili e non produce significativi effetti positivi in termini di incremento dei livelli occupazionali e di reddito. Questo scenario presuppone un notevole cambio di rotta rispetto ai comportamenti più consolidati negli anni passati, ma può comunque far presa su alcuni elementi che sono già presenti nel contesto locale. Si pensi ad esempio alla bassa consistenza demografica, che comporta una minore pressione insediativa e, quindi, un più facile raggiungimento di un migliore bilanciamento (e dunque di una condizione di stabilità economica/ecologica) tra i fattori che concorrono al consumo di risorse scarse e gli agenti che contribuiscono alla loro riproduzione. Ma si consideri anche la notevole estensione delle aree protette e, al tempo stesso, l’esistenza di una fitta rete policentrica di città medie e piccole, che se non hanno impedito il diffondersi del fenomeno dello sprawl edilizio in gran parte del territorio provinciale, possono costituire un riferimento prezioso in vista della promozione di politiche di contenimento della crescita urbana e di maggiori sinergie tra aree interne e fascia costiera. Sotto il profilo spaziale lo scenario proposto, pur facendo leva su alcuni tradizionali punti fermi del modello insediativo teramano (il centro urbano ordinatore del comune capoluogo, i sistemi vallivi a pettine tipici dell’Abruzzo settentrionale al confine con le Marche, l’asse trasversale pedemontano a supporto della rete urbana minore, la conurbazione costiera), introduce un elemento innovativo, costituito da una direttrice di penetrazione che mette in collegamento la linea di costa con il sistema collinare e montano. L’immissione di questo nuovo asse si propone di mettere in contatto le “stanze” territoriali e paesistiche che finora hanno costituito la proiezione più immediata di una tradizionale tendenza alla frammentazione, con il duplice obiettivo di contrastare le spinte all’isolamento e alla marginalità, e di porre le basi per un “riposizionamento” complessivo dell’area teramana. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 In vista di un percorso virtuoso che renda compatibile il modello di sviluppo locale delle aree montane e collinari con il progetto integrato territoriale delle aree più urbanizzate,è necessario ipotizzare una sapiente combinazione di formule insediative e produttive che assecondi la ricerca di nuovi valori e orienti il cambiamento degli stili di vita, di consumo e di produzione,valorizzando di conseguenza il lavoro autonomo, l’artigianato, la microimpresa e l’innovazione. Laddove nelle aree interne il processo di pianificazione deve tendere alla valorizzazione del patrimonio territoriale e prevedere l’assunzione delle risorse locali come fattori trainanti di una crescita auto-sostenibile, nei territori pianeggianti e lungo la costa le politiche di piano possono assumere il carattere di un patto tra attori locali, fondato sulla valorizzazione delle risorse endogene come fondamentale requisito per la produzione di ricchezza. Naturalmente il successo di questo disegno e, in definitiva, la stessa efficacia della visione proposta dal Piano Strategico è da porsi in relazione alla capacità di far interagire le componenti fondamentali del sistema insediativo provinciale anche a partire dall’individuazione di nuove attività e filiere economiche, che siano in grado di affermarsi in mercati sempre più esposti alla competizione internazionale. Si pone a questo punto la necessità di reinterpretare in modo creativo il ruolo assegnato a ciascun sistema territoriale, facendo in modo che il tessuto produttivo locale possa riscoprire nuove opportunità nel frame economico dello sviluppo locale, con applicazioni che spaziano dall’agricoltura di qualità al turismo culturale e naturalistico, e dall’artigianato a più elevato valore aggiunto al terziario avanzato. Se si vuole imprimere davvero un’accelerazione che dia slancio alle potenzialità espresse dai diversi contesti insediativi, e che punti all’auto-riconoscimento e alla crescita dell’identità locale, conviene muoversi in più direzioni, chiaramente riconoscibili anche se fortemente integrate: - l’acquisizione di un posizionamento più favorevole in termini di competitività e di innovazione costituisce un obiettivo ordinario, irrinunciabile, al quale tutte le componenti territoriali della Provincia di Teramo devono lavorare con continuità. L’innovazione in particolare costituisce il principale strumento di confronto per connettersi ai flussi di valore di dimensione globale, ma a condizione di declinarla in tutti i modi possibili (innovazione tecnologica, di prodotto, di processo, organizzativa), di applicarla a tutti i settori economici, anche quelli apparentemente più tradizionali e/o “protetti” (agricoltura, turismo, ecc.), di evitare la reiterazione di modelli importati acriticamente e, al contrario, di fondare i processi innovativi sull’assunzione della varietà, della memoria e della eredità come valori imprescindibili; - la rivendicazione di una nuova centralità delle attività di cura del territorio, che dovranno essere interpretate non solamente come un imperativo etico da assumere nei confronti della sicurezza dei cittadini, della struttura insediativa e del paesaggio, ma come un’opportunità straordinaria di cambiare gli stili di vita e di consumo (del suolo e delle altre risorse non riproducibili) e di mobilitare il patrimonio storico, paesistico e culturale che caratterizza l’intera provincia per prendere parte con autorevolezza al Progetto Appennino Parco d’Europa. Tale partecipazione comporta in primo luogo il rafforzamento dell’offerta turistica espressa dal territorio montano e la sua potenziale integrazione con quella che si manifesta durante i mesi estivi dalla costa, ma allude altresì alla possibilità di sviluppare, intorno al potenziamento delle infrastrutture verdi, alla riconversione e alla bonifica delle aree industriali dismesse e alla messa in sicurezza del territorio, un nuovo settore economico a elevata intensità di lavoro qualificato che attualmente si caratterizza per le notevoli prospettive di crescita; - la promozione di iniziative finalizzate a contrastare i processi di de-industrializzazione mediante la difesa delle isole di produzione altamente qualificata e tramite l’offerta di un milieu favorevole alla innovazione. Rientrano in questa strategia le misure finalizzate a offrire al sistema delle imprese che sono già presenti nel territorio teramano, o a quelle che sono disposte a trasferirvi le proprie linee di produzione, un ambiente propizio e ricco di urbanità, su cui il Piano Strategico intende incidere positivamente attraverso il ricorso a progetti di territorio, al consolidamento delle relazioni tra attività di ricerca (Università di Teramo) e processi produttivi e, infine, alla valorizzazione dell’offerta insediativa; - la messa in cantiere di iniziative di ricapitalizzazione territoriale allo scopo di aggiornare la concezione che vede ancora nella città un importante motore dello sviluppo. Soprattutto se affiancate da un’azione di contrasto nei confronti dello sprawl urbano, tali misure possono ripristinare quel legame di Pagina 207 di 359 COPIA prezioso interscambio tra gli insediamenti urbani compatti e il territorio aperto che nella realtà teramana è ancora riconoscibile in molte situazioni, e che si manifesta in modo evidente con la diffusione crescente di produzioni agricole urbane o peri-urbane, con la rinnovata centralità dei luoghi destinati alla offerta di servizi, alla cultura e alla formazione superiore, con la riconquista di una capacità di attrazione (soprattutto nel caso delle città d’arte) nei confronti dei flussi turistici, delle botteghe d’arte, dell’artigianato ad elevato valore aggiunto ed infine con la possibilità di offrire luoghi ospitali per piccole produzioni di nicchia e per alcune filiere innovative. 1.3. Salvaguardare le identità e le differenze In virtù di una particolare tendenza ad affrontare il governo del territorio e del suo incessante cambiamento che gli è propria, i piani strategici si distinguono, come è noto, per la tendenza a perseguire l’attivazione di strumenti di regolazione e di incentivazione che siano in grado di influire sulla differente velocità delle modificazioni spaziali (lentissima, nel caso dei territori da tutelare, ma assai più rapida nelle aree da trasformare). Questo particolare approccio non solo tiene conto della differente reattività delle strutture insediative, ma cerca al tempo stesso di armonizzare la diversa operatività e l’eterogenea propensione al mutamento espressa dai soggetti e attori della pianificazione. Coerentemente con questa peculiare disciplina delle trasformazioni, il Piano Strategico di Teramo punta in primo luogo a valorizzare l’estrema ricchezza di situazioni insediative che è già stata riconosciuta dal Piano Paesaggistico Regionale in corso di redazione, e che consente di annoverare un considerevole ventaglio di paesaggi identitari e un numero cospicuo (16) di paesaggi d’area vasta. Nel complesso questa non comune dotazione territoriale costituisce un importante plus competitivo per la provincia di Teramo, anche se l’elevato livello qualitativo di naturalità e biodiversità delle aree interne o la rilevanza del patrimonio storico e architettonico non ha impedito l’affiorare di criticità non trascurabili, attinenti ad esempio alla moltiplicazione dei fenomeni di dissesto idrogeologico o alla estensione del consumo di suolo. Anche se negli ultimi decenni un processo di urbanizzazione incoerente e, in alcuni casi fuori controllo (si pensi alla fascia costiera, alle aste fluviali o alle principali direttrici infrastrutturali di fondovalle), ha comportato lo snaturamento del modello insediativo tradizionale, esistono tuttora le condizioni per riaffermare e aggiornare quell’assetto policentrico che è ancora leggibile in questa realtà territoriale, come più in generale nell’Italia di mezzo. Si tratta infatti di una configurazione spaziale che in passato ha favorito il raggiungimento di un virtuoso equilibrio tra città e campagna. Che in seguito ha consentito all’area teramana di competere con successo con territori molto più forti sotto il profilo della consistenza demografica e delle dotazioni infrastrutturali. Ma che oggi può contribuire al contenimento, se non addirittura alla correzione, delle principali contraddizioni indotte dalla iper-urbanizzazione che il nostro Paese ha conosciuto in occasione del periodo più lungo ed espansivo della nostra storia urbana recente. Nel segno di questo neo-policentrismo di seconda generazione, il Piano Strategico di Teramo ha posto a fondamento della visione del futuro che intende proporre alla comunità provinciale un ambizioso disegno di attivazione delle risorse locali, che possono essere interpretate come elementi propulsivi di uno sviluppo sostenibile che trova nell’identità locale il suo principale punto di forza. Nella prospettiva indicata il paesaggio non costituisce “solamente” una risorsa da custodire gelosamente, ma piuttosto una leva fondamentale per mobilitare e rendere solidale una popolazione che la diffusione insediativa ha contribuito a frammentare. Adottando questo approccio peculiare la messa in sicurezza del territorio provinciale, la promozione di un uso sostenibile dei beni ambientali e culturali e la stessa attivazione di nuovi programmi di valorizzazione delle risorse turistiche o di quelle agroalimentari non contribuiscono semplicemente a definire un modello di sviluppo più attento alla specificità e alla fragilità PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 del contesto insediativo, ma rappresentano i momenti fondamentali di una politica territoriale che vede nell’ambiente e nel paesaggio i fattori strategici dello sviluppo del territorio. La proiezione più evidente di questa nuova filosofia di piano può essere rintracciata nella disciplina che è stata messa a punto in vista della implementazione del Piano Strategico e che verrà esposta più compiutamente nelle pagine successive. Per ora è sufficiente segnalare che oltre ad alcuni dispositivi più convenzionali della pianificazione di area vasta, ci si affida in questo caso a strumenti quali i Contratti di paesaggio o i Contratti di fiume, e a tavoli di negoziazione come le Conferenze di pianificazione, in cui è evidente la volontà di affidarsi alle fitte reti di collaborazione e di apprendimento che la dimensione locale è in grado di intercettare, e che la co-pianificazione riuscirà a indirizzare più efficacemente. In definitiva lo scenario che il nuovo Piano ha disegnato per ciascun contesto provinciale affida ai comuni, in forma singola o associata, un compito fondamentale di adattamento delle principali scelte progettuali alle esigenze dei singoli territori. Più in particolare alle autonomie locali è offerta l’opportunità di interpretare l’impulso al policentrismo e di renderlo più fattibile e condiviso, fino al punto che un efficace antidoto nei confronti della crisi della città come inevitabile conseguenza della diffusione insediativa degli ultimi decenni può essere rintracciato proprio in questa strategia, e dunque nella sua propensione a evidenziare la preferibilità di una risposta collettiva alla domanda di una più elevata qualità abitativa, alla capacità di “pensare insieme” al miglioramento della accessibilità non più nei termini esclusivi del potenziamento delle infrastrutture, alla soluzione di carenze funzionali che alla scala municipale non possono essere più fronteggiate con successo. Calibrare nuovamente il modello di sviluppo che si è affermato nel territorio provinciale e orientarlo verso un nuovo assetto policentrico comporta l’elaborazione di una strategia fondata su alcuni principi fondamentali: il primo riguarda necessariamente l’individuazione di aree omogenee sovra-comunali (ovvero i Sistemi Territoriali Complessi) in cui l’approccio ai temi del policentrismo può giovarsi di una scala territoriale più appropriata ad affrontare le situazioni di compromissione e di crisi territoriale determinate dalla diffusione insediativa e, al tempo stesso, a consentire il ricorso alla co-pianificazione; un secondo principio ordinatore è relativo invece alla assunzione dell’impegno a far sì che le incoerenze prodotte dalle politiche urbanistiche locali- soprattutto in relazione al dimensionamento degli strumenti urbanistici, all’azione di contrasto nei confronti dello sprawl e alla corretta localizzazione delle grandi attrezzature territoriali – vengano superate nell’ambito delle Conferenze di pianificazione e formalizzate tramite Accordi di Programma o Protocolli d’intesa per la realizzazione e/o gestione di servizi; un terzo importante presupposto riguarda la possibilità di affrontare in modo più coerente e coordinato il cambio di paradigma postulato dalla attuale congiuntura economica, con misure finalizzate alla “retrocessione” della capacità edificatoria da residenziale (o produttiva) ad agricola che non mettano in crisi un coerente disegno urbanistico tale da garantire l’integrazione e l’equilibrio tra le diverse destinazioni d’uso; infine un quarto principio posto alla base del nuovo piano prevede il contenimento del consumo di suolo mediante la promozione di interventi finalizzati alla rinaturalizzazione di territori antropizzati e non più utilizzati. Soprattutto nel caso delle aree industriali dismesse che non possono contare sugli incrementi di valore derivanti da un cambio di destinazione d’uso (perché in contesti insediativi poco accessibili, o incompatibili con le finalità della tutela ambientale e del contenimento del rischio idrogeologico), l’obiettivo del risanamento può essere perseguito ricorrendo ai criteri della progettazione sostenibile e del contrasto ai cambiamenti climatici. Si pensi, ad esempio, alle misure che nel Piano Strategico e, più in particolare, nella variante normativa al PTCP vigente affrontano con risolutezza il tema della rigenerazione introducendo uno specifico strumento (il “deposito verde”) che prevede l’individuazione di aree pubbliche a basso valore ecologico che potranno essere oggetto di interventi di bonifica e di risanamento finalizzati al miglioramento ambientale ed ecologico. Pagina 208 di 359 COPIA 1.4. Per una nuova mappa dei livelli di concertazione Interpretando fino in fondo il suo ruolo di indirizzo e di accompagnamento verso un nuovo modello di governo del territorio, la Provincia di Teramo si propone di guidare con questo Piano Strategico una transizione che si preannuncia assai impegnativa e non priva di rischi. In uno scenario che contempla non solo il sostanziale riesame dei compiti assegnati all’istituto provinciale, ma anche il suo probabile ridimensionamento, l’attenzione è rivolta al tempo stesso all’esterno e all’interno dei confini amministrativi entro i quali l’Ente ha finora operato. Per quanto riguarda lo sguardo lungo della pianificazione, il Piano offre utili indicazioni per affrontare la complessa negoziazione che inizierà quanto prima, innanzitutto (ma non solo) in sede regionale, con riferimento specifico alle principali scelte insediative di area vasta e alla partecipazione dei diversi sistemi locali dell’Abruzzo alle risorse finanziarie previste dalla nuova programmazione comunitaria 2014-2020. In vista di un riposizionamento che metterà a dura prova la capacità competitiva della comunità provinciale, la vision elaborata dal Piano Strategico contiene alcune linee forti in grado di sostenere l’ambizione a proporsi come un importante riferimento in almeno tre direzioni: - proiettandosi verso le aree più interne della Regione e, ancora oltre, verso le montagne laziali e umbre,con l’obiettivo di costituire un importante presidio di quel Progetto APE (Appennino Parco d’Europa) che vede nella qualità del paesaggio e nella fitta rete delle aree protette il territorio più congeniale in cui praticare un corretto rapporto tra uomo, ambiente e sviluppo delle attività economiche; - attestandosi in posizione mediana lungo la fascia adriatica che congiunge idealmente il Veneto alla Puglia, dove può svolgere un’importante funzione di snodo tra il sud delle Marche e il sistema urbanocostiero del pescarese non solo grazie a una diversificazione dell’offerta turistica legata alla proposta di circuiti alternativi di penetrazione est-ovest - che dalla costa si spingono fino alle città d’arte e ai borghi della fascia pedemontana (Atri, Civitella del Tronto, ecc.) - e fino ai territori in quota a più elevata naturalità, ma anche in virtù delle sinergie, per ora solamente potenziali, tra l’attrazione esercitata dal turismo balneare e la valorizzazione delle risorse culturali ed enogastronomiche dell’entroterra; - proponendosi come sistema urbano policentrico, in grado cioè di compensare (e di contrastare) le spinte determinate dai processi di metropolizzazione che si sono affermati nell’area Chieti-Pescara grazie ad un’offerta integrata di servizi che può costituire il fondamento di un differente paradigma insediativo. Perdurando l’assenza delle esternalità negative che sono tradizionalmente associate ai fenomeni di concentrazione demografica ed economica, questo modello spaziale potrà tuttavia competere in un prossimo futuro con gli altri sistemi insediativi solo se riuscirà a raggiungere un soddisfacente livello delle economie di agglomerazione e se saprà ospitare un significativo avanzamento nella dotazione di servizi di rango urbano. Nel momento in cui questo nuovo atto di governo verrà messo in discussione non saranno probabilmente ancora noti i processi di concertazione istituzionale che consentiranno di dibattere e approfondire gli assi portanti della scenario a grande scala che è stato disegnato dal Piano Strategico di Teramo, né sarà definita con chiarezza l’identità degli interlocutori che dovranno essere coinvolti nella discussione di questo palinsesto, ma di cui faranno certamente parte la Regione Abruzzo e le altre regioni confinanti, le province abruzzesi e le amministrazioni locali più direttamente interessate. Più agevole risulta invece la prefigurazione del sistema della governance territoriale che dovrà supportare le scelte di maggiore dettaglio, non tanto perché in questo caso i soggetti e gli attori che dovranno essere coinvolti sono più facilmente identificabili, ma in quanto la stessa variante normativa ha posto le basi di un riassetto delle filiere decisionali che cercherà di assecondare i cambiamenti che si stanno preannunciando, e che molto probabilmente saranno radicali anche alla scala locale. In previsione di un’imminente transizione dell’istituto provinciale da ente locale a organismo elettivo di secondo livello, si è dunque avvertita l’esigenza di assicurare alla nuova Provincia la capacità di esercitare le funzioni di indirizzo e di coordinamento delle attività dei Comuni che comunque non le verranno sottratte, anche se dovrà sostituire ai poteri prescrittivi di cui era dotata in precedenza la “forza” PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 persuasiva di proposte che dovranno acquisire “sul campo” il consenso dei decisori. Facendo leva sulla capacità dei processi di apprendimento di condizionare le scelte degli stessi soggetti collettivi (su cui ci siamo già soffermati in apertura di questa premessa), il Piano Strategico di Teramo ha affidato la “sopravvivenza” della pianificazione di area vasta a due manovre distinte, ma convergenti, e relative rispettivamente alla formalizzazione della filiera decisionale e alla innovazione degli strumenti di pianificazione. Sotto il profilo “procedurale” l’articolazione del territorio provinciale in sei Sistemi Territoriali Complessi individua la dimensione ottimale per praticare i compiti previsti dalla disciplina della copianificazione e per sperimentare i processi tendenti alla costituzione di nuove Unioni di Comuni. Di norma tali attività sono affidate a Conferenze di pianificazione, che hanno il compito di favorire la partecipazione dei Comuni e degli Enti Gestori delle Aree Regionali Protette al processo di pianificazione secondo un modello di concertazione e di dialogo che potrà tradursi più concretamente nella stipula di Accordi di Pianificazione o di Accordi di Programma per l’attuazione delle opere e degli interventi. Per quanto riguarda invece l’implementazione del disegno di piano che è stato delineato in questo Piano Strategico, e che successivamente verrà approfondito con il contributo dei partecipanti alle Conferenze di Pianificazione, è previsto il ricorso ad una serie di strumenti che comportano il superamento dei limiti amministrativi più angusti (per definizione quelli comunali) e da cui ci si attende il superamento, anche culturale, di quella concezione regolativa e “azzonativa” che ha costituito finora una importante zavorra per il piano di tradizione. Oltre ai Contratti di Paesaggio e ai Contratti di Fiume già richiamati in precedenza – per i quali la “vocazione” di area vasta è assicurata dalla stessa geografia delle unità di paesaggio e delle reti ecologiche di cui questi strumenti devono occuparsi prioritariamente - si fa riferimento ai Piani d’Area che il PTC già contemplava e soprattutto ai Progetti Strategici, che invece vengono introdotti per la prima volta dal Piano Strategico e dalla variante normativa. Laddove i Piani d’Area sono destinati a ricomporre i possibili conflitti derivanti dalle principali scelte insediative compiute dai Comuni (dimensionamento delle aree edificabili, localizzazione delle attrezzature di rango urbano, potenziamento della rete infrastrutturale, ecc.), e trovano nelle aree “frizionali” di confine la loro più fruttuosa applicazione, i Progetti Strategici si collocano invece a un livello di maggiore complessità, a dimostrazione che la pianificazione di area vasta non si propone semplicemente di correggere gli “errori” e le disfunzionalità in cui la disciplina urbanistica può incorrere quando non riesce a superare gli approcci più riduttivi o settoriali. Ed infatti i Progetti Strategici che sono stati messi a punto in occasione di questo piano strategico di prima generazione si propongono di implementare alcune visioni di medio e di lungo periodo ivi contenute, con un approccio trasversale che ricompone a seconda delle esigenze i Sistemi Territoriali Complessi più direttamente interessati, e con una propensione a ricomporre i diversi punti di vista espressi dai principali stakeholders che dovrebbe tradursi nella capacità di orientare le scelte e gli investimenti di soggetti pubblici e privati. Nella formulazione introdotta dalla variante normativa al P.T.C.P. sono stati individuati sei progetti strategici, che mettono in campo le fondamentali declinazioni della visione di lungo periodo che è stata posta alla base del Piano Strategico: 1. Città della costa, dove il miglioramento dell’accessibilità e della mobilità sostenibile costituirà l’occasione per ammodernare le reti infrastrutturali, riqualificare il paesaggio e migliorare la competitività urbana, con ripercussioni più evidenti per i quattro Sistemi Territoriali Complessi che si affacciano sulla costa, ai quali si domanda di attivare processi di retrocessione urbanistica che siano in grado di ridurre il consumo di suolo anche a difesa dei canali verdi trasversali residui tra i centri e le connessioni ambientali con il territorio; Pagina 209 di 359 COPIA 2. Produzione e sviluppo, in cui la specializzazione delle attività economiche potrà essere perseguita grazie al potenziamento delle dotazioni territoriali e alla razionalizzazione delle scelte insediative, ma solo a condizione di tener conto dell’enorme patrimonio edilizio non utilizzato (e spesso non utilizzabile) che il quadro conoscitivo del Piano Strategico ha consentito di stimare, e che richiede di valutare con attenzione la fattibilità del ricorso a due differenti e complementari strategie: a. la ri-naturalizzazione o il ripristino dell’uso agricolo nelle aree meno accessibili e/o meno compromesse sotto il profilo ambientale; b. l’applicazione di paradigmi progettuali innovativi alle aree che presentano le migliori potenzialità di riqualificazione, e dove è possibile puntare alla riconversione degli impianti industriali dismessi attraverso la configurazione di nuovi spazi del lavoro inseriti correttamente nel paesaggio e dotati di servizi, centri studi e laboratori di ricerca, spazi di relazione sociale; 3. Rete ecologica e paesaggio, con interventi finalizzati al potenziamento delle reti ecologiche, alla messa in sicurezza del territorio, alla realizzazione di progetti di valorizzazione paesaggistica e di compensazione ambientale, tali comunque da assicurare che la pianificazione di livello comunale sia in grado di tradurre in buone pratiche le indicazioni del Progetto Strategico in materie quali ad esempio la formazione e la manutenzione di corridoi ambientali e fruitivi lungo le aste fluviali, o la penetrazione in ambito urbano della rete verde mediante la realizzazione di spazi adeguatamente progettati e strutturati ad elevata naturalità; 4. Turismi, con iniziative che puntano a conseguire il potenziamento del settore attraverso una diversificazione dell’offerta ricettiva, l’integrazione dei circuiti a differente vocazione (mare, montagna, città d’arte) e la destagionalizzazione dei flussi turistici, la valorizzazione delle sinergie tra il comparto turistico e altri settori economici (servizi, produzione culturale, eno-gastronomia, ecc.), e con benefici che potranno essere virtualmente ripartiti su tutti i contesti insediativi presenti nella provincia; 5. Una nuova agricoltura, con misure che associano il rafforzamento del sistema agro-alimentare alla messa in rete delle imprese agricole moderne e al potenziamento della offerta infrastrutturale, e che non trascurano di valorizzare quelle produzioni che sono oggi di nicchia, ma che manifestano notevoli potenzialità (coltivazioni biologiche, distretti agroalimentari di qualità, produzioni DOP, orti urbani, biomasse, ecc.); 6. Dotazioni territoriali e gestione dei servizi, mirando a potenziare la rete infrastrutturale secondaria trasversale (di collegamento tra la costa e l’interno), a consolidare il telaio delle accessibilità territoriali (ma con l’esclusione di quelle direttrici che potrebbero trainare nuovi processi di urbanizzazione ad elevato consumo di suolo) e a sostenere alcuni fondamentali presidi socio-sanitari nelle aree interne e montane in grado di contrastarne lo spopolamento e a condizione di valutarne preventivamente la sostenibilità economica. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 210 di 359 COPIA 2. GUARDARE AL TERRITORIO CON UNO SGUARDO DIFFERENTE 2.1. Una molteplicità di paesaggi Affrontare la questione paesaggistica all'interno del piano strategico provinciale significa mettere il paesaggio al centro del progetto di territorio, considerandolo una dimensione strutturale del progetto di urbanistica. Questa scelta è rilevante in quanto diventa il primo passo per superare quel gap tuttora presente tra le grandi scelte della pianificazione paesaggistica (a livello regionale) e le azioni conformative del regime dei suoli (attuate, nella prassi, solo alla scala locale): un passaggio dove spesso si perdono le migliori intenzioni dei migliori piani. Questa scelta è anche di notevole valenza comunicativa, nella misura in cui apre all’interazione con le pratiche consensuali, innovando le politiche, il piano e il progetto di territorio. Come la Commissione Paesaggio dell'INU ha sottolineato al Convegno di Salerno (2013), nella convinzione che il paradigma della crescita della città debba essere abbandonato e ripensando a nuove modalità d’azione e d’intervento, "il progetto di paesaggio deve saper toccare temi strategici, di immediata visibilità e impatto, capaci di ottimizzare l’uso delle poche risorse disponibili e di trovare il consenso o la partecipazione diretta di operatori privati, con possibili ripercussioni sulla gestione e manutenzione". La dimensione dell'area vasta è quella più adatta perché le nuove visioni paesaggistiche possano fare i conti con la complessità territoriale e imboccare la strada più efficace dal punto di vista della sostenibilità. Non solo. La dimensione dell'area vasta è quella più adatta perché il paesaggio divenga orientamento nel ripensare la qualità dello sviluppo sociale ed economico. Dunque, il filtro della sintesi paesaggistica dota la Provincia di una capacità interpretativa di tipo intersettoriale, profondamente radicata nei caratteri dei luoghi e delinea la struttura di base a cui ancorare le diverse interpretazioni strategiche. Ma, soprattutto, lega l'obiettivo del perseguimento di una pianificazione e gestione equilibrata del territorio con l'esigenza di mettere in campo metodi e strumenti per una nuova politica della governance territoriale in grado di integrare le questioni del paesaggio con quelle dell'ambiente e più diffusamente con le complessità territoriali. Il piano strategico provinciale diventa così lo strumento per rapportare le attese, le richieste i piani impliciti della comunità con le caratteristiche paesaggistico-ambientali di un'area, mettendo in gioco conflitti e corrispondenze tra uomo e natura, coniugando la qualità dell’ambiente alla conservazione dei paesaggi, in una logica di compatibilità fra trasformazione e uso delle risorse. PARTE PRIMA: VERSO UNA NUOVA GOVERNANCE PER L’AREA VASTA PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 In questa prospettiva, l’elaborazione di quadri conoscitivi approfonditi, consistente nella lettura dei caratteri identitari del territorio e del paesaggio, nel riconoscimento dell’insieme di risorse costituenti potenzialità endogene di sviluppo e dei rischi che possano compromettere sia lo stato delle stesse che l’attuazione del Piano e il raggiungimento dei suoi obiettivi, è già parte integrante della pianificazione d’area vasta, non più operazione preliminare al Piano. Il Quadro Conoscitivo del Piano Paesaggistico regionale in corso di redazione ci restituisce l’identità paesaggistica del territorio della provincia di Teramo attraverso il riconoscimento di cinque paesaggi identitari (costa teramana e pescarese; colline teramane; colline di Penne e Loreto; Gran Sasso Monti della Laga, versante occidentale; Gran Sasso Monti della Laga, versante orientale), e di ben 16 paesaggi d’area vasta (Valle del Tronto; Collina dl Vibrata Nord; Valle del Vibrata; Colline del Salinello; Valle del Tordino; Colline di Notaresco; Val Vomano; Colline di Atri; Colline submontane Teramane; Gran Sasso d’Italia; Montagna dei Fiori- Bosco della Martella; Campotosto-Bosco della Martesa; Collina Submontana di Penne; Colline di Loreto; Costa Teramana Nord; Costa Teramana Sud). La interpretazione e valutazione del territorio che emerge dal Quadro Conoscitivo del PRP evidenzia un elevato livello qualitativo di naturalità delle aree interne per quanto attiene gli ecosistemi dei rilievi dei versanti montuosi del Gran Sasso e della Laga (con la presenza del Parco Nazionale del Gran Sasso- Pagina 211 di 359 COPIA Laga) e un importante ruolo ecologico delle aree vallive e fluviali, punte di eccellenze dell’ambiente intermedio tra area montana e area costiera, pur non mancando casi di compromissione dovuti alla pressione insediativa. Lo sviluppo incontrollato della fascia costiera che gradualmente erode anche le ultime colline verso il mare ha di fatto compromesso la qualità paesaggistica dei fondovalle la cui rigenerazione resta un obiettivo centrale del piano. Di buon livello può dirsi invece la qualità delle aree agricole più interne, che tuttavia non hanno attualmente una grande capacità attrattiva ma potrebbero rivestire un ruolo strategico oltre che per gli aspetti economici anche per il mantenimento della connessione ecologica tra la fascia costiera e l’entroterra. Estremamente ricco risulta infine il patrimonio storico, architettonico e archeologico ma non opportunamente valorizzato in quanto non adeguatamente inscritto e celebrato dal paesaggio che lo include. Dal Quadro Conoscitivo emergono dunque criticità e compromissioni nei diversi paesaggi provinciali che mettono in discussione il modello di sviluppo a cui questo territorio si è affidato negli ultimi cinquanta anni. Certamente la mancanza di una lettura distintiva degli spazi urbani da quelli rurali non facilita una caratterizzazione dei luoghi. Tuttavia essendo questo lo stato di fatto ormai irreversibile da cui si prende le mosse, probabilmente, in sede di piano, sarà necessario non tanto ricercare un'improbabile definizione della linea di demarcazione tra due entità non più differenziabili (sino al perdersi definitivo del concetto di periferia) quanto sperimentare nuove forme di gestione di questi spazi della promiscuità. Inoltre, il dissesto idrogeologico, lo spropositato consumo di suolo, l’abbandono delle aree montane e delle aree collinari più interne, la semplificazione delle produzioni agricole, la mancata valorizzazione del patrimonio storico, architettonico e archeologico, hanno comportato oltre che la perdita di alcuni paesaggi identitari, il consumo delle risorse naturali con conseguenze dirette sulla sicurezza del territorio e sulla qualità della vita delle persone che lo abitano. E' oramai assodato, da diverse esperienze ricognitive svolte non solo in area teramana, che il livello di mantenimento della biodiversità è strettamente rapportabile alla varietà ed alla qualità dei paesaggi che l'area detiene. È proprio sul patrimonio/giacimento di risorse ancora presenti che si dovranno definire, all’interno del Piano Strategico Provinciale, percorsi progettuali in grado di rafforzare i valori del territorio, perseguendo, allo stesso tempo, obiettivi prestazionali orientati alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Il modello di sviluppo che il Piano Strategico intende promuovere è fondato dunque sull’attivazione delle risorse locali (materiali, immateriali e umane) come elementi propulsivi per la crescita, e sulla consapevolezza e valorizzazione dell’identità locale come punto di forza. In un fase storica in cui ogni specificità sembra perdersi nei processi di standardizzazione e omogeneizzazione delle reti globali, è evidente che ogni forma di alterità mantenuta in vita potrà godere di un'attenzione speciale e sviluppare attrattività. È per questo che la risorsa prioritaria per lo sviluppo del territorio è stata individuata nella molteplicità dei paesaggi che caratterizza questa provincia mettendo in luce tante diversità che si racchiudono in un progetto di sviluppo unico ma compositamente articolato. Come enunciato nella Convenzione Europea del Paesaggio, sia il cosiddetto “paesaggio eccezionale” che quello ordinario della “vita quotidiana” svolgono “importanti funzioni d’interesse generale, sul piano culturale, ecologico, ambientale e sociale e costituiscono risorse favorevoli all’attività economica”. In tal senso, le scelte strategiche del Piano puntano principalmente sull'innalzamento della qualità di tutti i paesaggi come il presupposto per mantenere in vita e per valorizzare i valori identitari e sui quali promuovere lo sviluppo endogeno. A partire dal Paesaggio, gli obiettivi generali del Piano Strategico Provinciale, articolati per Sistemi Territoriali Complessi, si esplicitano principalmente nelle seguenti azioni: - promozione dell’integrità fisica del territorio ricercando condizioni di sicurezza da rischi di origine naturale o indotti dall’attività umana, prevedendo misure per il raggiungimento di nuovi equilibri ecologici; - valorizzazione delle risorse naturali e culturali come fattori strategici dello sviluppo territoriale, prevedendo interventi di bonifica sia ambientale che urbanistica e approntando un piano di valorizzazione delle risorse archeologiche, storico-artistiche e paesaggistiche, con riferimento soprattutto alle aree montane e collinari; PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 - promozione di un uso sostenibile del patrimonio ambientale e culturale orientato al turismo di qualità non stagionale ma distribuito durante tutto l’anno, valorizzando le risorse locali, creando una rete integrata di strutture ricettive e itinerari, ampliando e qualificando il sistema dell’offerta e dei servizi; - implementazione del sistema economico, produttivo e culturale per dare nuova identità alla Provincia, valorizzando i saperi e le tradizioni locali, promuovendo la formazione e lo sviluppo di filiere agroalimentari basate sulla produzione agricola di qualità (Doc, Igt, Dop) e favorendo le produzioni biologiche. In questa prospettiva, sarà posta particolare attenzione alle misure e azioni necessarie per legare la qualità dei cibi alla qualità dei paesaggi che ne permettono la produzione. Il Piano Strategico intende perseguire l’obiettivo della qualità dei Paesaggi Provinciali attraverso strumenti di tutela e valorizzazione del patrimonio paesaggistico, ambientale e culturale, quali: - i Contratti di Paesaggio ed i Contratti di Fiume, favorendo lo sviluppo di un nuovo rapporto di fiducia e di responsabilità tra comunità ed "area di pertinenza"; - i Piani d’Area, per quegli ambiti in cui una scesa di scala e un approfondimento si rendono essenziali per garantire l'efficacia dell'interpretazione progettuale (alla scala del disegno di suolo) delle linee paesaggistiche individuate a livello d'area vasta; - i Progetti Strategici”: Città della costa, dove il miglioramento dell’accessibilità e della mobilità sostenibile costituirà l’occasione per innovare le reti infrastrutturali, riqualificare il paesaggio e migliorare la competitività urbana; Rete verde, con interventi finalizzati al potenziamento delle reti ecologiche, alla messa in sicurezza del territorio, al miglioramento diffuso di ogni forma di spostamento lento degli animali, delle piante e degli uomini; alla realizzazione di progetti di valorizzazione paesaggistica e di compensazione ambientale; Turismi, che punta a conseguire il potenziamento del settore attraverso una diversificazione dell’offerta, l’integrazione dei circuiti e la destagionalizzazione dei flussi turistici; Una nuova agricoltura, con misure che associano il rafforzamento del sistema agroalimentare (legandolo al paesaggio) alla messa in rete delle imprese agricole moderne e al potenziamento della offerta infrastrutturale; - un insieme di misure, previste all’interno della Variante Normativa del PTCP, legate alla riqualificazione ambientale e paesaggistica dei sistemi insediativi; - linee guida per orientare paesaggisticamente le trasformazioni territoriali e per la realizzazione della rete ecologica provinciale - linee guida per lo sviluppo del territorio agricolo. Oltre a queste azioni e misure di carattere generale, che competono alla scala vasta della pianificazione del territorio, non si può non tener conto che la realtà territoriale provinciale è molto articolata, come si evince anche dalla differenziazione paesaggistica succitata. È per questo che le proiezioni strategiche che il nuovo Piano Paesaggistico Regionale, in corso di redazione, individuerà per i diversi paesaggi provinciali dovranno essere supportate dalle diverse forme di cooperazione di governo locale descritte dai Sistemi territoriali complessi, individuati dal Piano strategico Provinciale, e che costituiscono i livelli fondamentali in cui si articolerà l’organizzazione territoriale. In tal modo, le azioni di sviluppo sopra individuate avranno maggiori speranze di tradursi in occasioni progettuali attuative nella misura in cui all’interno dei Sistemi complessi si potrà interpretare e caratterizzare (per meglio valorizzare) le peculiarità paesaggistiche di ciascun sistema. È chiaro pertanto che ai comuni all’interno di ogni Sistema Territoriale Complesso, in forma singola o associata, spetterà il compito di una lettura più ravvicinata del paesaggio che dovrà tendere: - ad evidenziare le unità di riferimento paesaggistico locale, che chiameremo Unità di paesaggio (UP), che tengono in considerazione sia i modelli organizzativi storicamente consolidati (ambiti insediativi) che le nuove tensioni relazionali e funzionali, ivi inclusi i sistemi di connessione e di polarizzazione che trovano puntuale riscontro nell’interpretazione strutturale del nuovo piano paesaggistico regionale; Pagina 212 di 359 COPIA - a favorire quel rapporto, talora disatteso dalla strumentazione urbanistica vigente, tra pianificazione d’area vasta e progettualità locale, che si configura come passaggio ineludibile per l’attuazione degli scenari strategici succitati; - a calibrare le azioni e le scelte progettuali per attivare le forme di sviluppo ritenute più pertinenti tenendo conto delle specificità dei singoli territori. 2.2. L’affermazione di un assetto policentrico L’evoluzione dello spazio antropico risiede oggi in Europa nell’affievolimento delle relazioni areali e nel mutamento verso interconnessioni territoriali che non dipendono più dalla prossimità spaziale quanto da quella relazionale che può generare nuovi flussi tra risorse, attori e reti sovralocali. Oggi ognuno di noi abita territori, non più città. La residenza è geograficamente staccata dal luogo di lavoro; le attività del commercio sono staccate dai luoghi della residenza; la scelta della residenza tende a rispondere a logiche sempre più soggettive o di classe, non più mediate con il luogo del lavoro. Questa evoluzione è leggibile negli ultimi decenni esaminando il processo di rilocalizzazione della produzione e delle imprese al di fuori della città compatta, cui si è accompagnato un esodo crescente di popolazione verso i centri periferici di erogazione dei servizi, ma anche semplici addensamenti attorno a strade, caselli autostradali, ferrovie, ecc. Tutto ciò ha progressivamente generato una non città in cui alla richiesta crescente di accessibilità veicolare non ha fatto riscontro un’attenta valutazione della qualità complessiva dell’ambiente di vita. Ai connotati distintivi della città consolidata: compattezza del tessuto edilizio, leggibilità del confine, articolazione degli spazi aperti, relazione tra spazio pubblico e spazio privato, si è sostituita un’idea di “paesaggio urbanizzato” composto in larga parte per sommatoria o giustapposizione di cluster autonomi interconnessi tra loro attraverso il sistema delle reti infrastrutturali. Questo modello di sviluppo, caratterizzato in estrema sintesi da: consumo di suolo, forte crescita della mobilità affidata al mezzo privato, declino delle città storiche, polarizzazione sociale, maggiori costi collettivi per l’infrastrutturazione del territorio, non è più sostenibile. L’Unione Europea ha riconosciuto nella politica di coesione 2007-2013, l’assetto policentrico come una sorta di “soluzione ottima”, un sistema di organizzazione spaziale degli insediamenti che consente il raggiungimento della massa critica minima per poter beneficiare delle economie di agglomerazione, senza arrivare ad innescare le diseconomie connesse alla congestione. In altri termini, l’Unione Europea ha creduto che sistemi di piccole città tra loro collegate da rapporti di cooperazione e complementarietà riescano ad ottenere gli stessi benefici delle grandi città, senza però replicarne i costi e che quindi il modello dello sviluppo urbano policentrico fosse una delle condizioni necessarie per il raggiungimento di alcuni tra i principali obiettivi dell’Unione, quali: la riduzione dei differenziali territoriali dello sviluppo (coesione economica, sociale e territoriale); la promozione di un modello organizzativo/insediativo sostenibile dal punto di vista ambientale e territoriale ed il rilancio della competitività economica dell’intero sistema. Questo modello spaziale, è quello che si è affermato storicamente nella cosiddetta “Italia di mezzo”, a cui, in parte la provincia di Teramo è riconducibile, in cui come afferma A. Bonomi in “il Territorio ha voglia di rischiare” è stato per lungo tempo rintracciabile un parallelismo tra sviluppo locale e policentrismo che ha sviluppato, in passato, una modalità di produzione fondata su: scarsi mezzi; poca tecnologia; poca ricerca; ma molto saper fare e molta creatività, possibili solo in territori molto ristretti ed organizzati in forme urbane tradizionali. In questi territori i confini di apprendimento della manualità coincidevano largamente con quelli della comunità locale. Nell’Italia di mezzo la mancanza di grandi aree urbane, la presenza di centri medi e piccoli sparsi sul territorio, ha avuto probabilmente la capacità di abbassare il livello dei problemi (da quelli ambientali a quelli sociali) frammentandoli positivamente nella bassa densità territoriale. In questo senso, il policentrismo dell’Italia di mezzo è stata una sorta di risposta “locale” alla separazione tra attività di produzione di beni e servizi svolta in un determinato luogo e bisogni espressi dalle comunità locali che vivono in quel luogo. Ciò e osservabile nello sviluppo PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 urbano sostanzialmente vallivo e costiero di Regioni come la Toscana, le Marche, ecc., che non ha annullato le centralità storiche e i luoghi delle identità locali, che per l’appunto permangono e resistono. Oggi le situazioni sulla scena internazionale e nazionale sono cambiate. La crisi economica e l’emergenza ambientale ci chiedono di riflettere sui modelli di sviluppo che si sono diffusi nel nostro paese e se soprattutto oggi il modello policentrico possa costituire una risposta per un nuovo sviluppo territoriale. La risposta a questa domanda viene da lontano. Nel 1999 I. Jogan, in “ Lo spazio europeo ad alta risoluzione”, Inu ed. 2006, scriveva del significato volutamente multiplo del termine policentrismo. Secondo questo autore il modello spaziale policentrico si presterebbe ad usi diversi alle diverse scale geografiche, alludendo al riequilibrio territoriale e alla generazione di iniziative dal basso, da un lato; al rafforzamento dei potenziali competitivi alla scala del continente europeo, dall’altro. In altri termini, il modello policentrico si caratterizzerebbe per essere “un modello spaziale di equilibrio tra la concentrazione urbana e l’organizzazione in rete delle città europee”, e nel promuovere questo assetto, legherebbe la crescita urbana alla conservazione degli spazi aperti. Lo sviluppo urbano policentrico equilibrato permetterebbe, cioè, la creazione di un nuovo partenariato tra città e campagna, la garanzia di parità di accesso alle infrastrutture, la protezione del patrimonio naturale e culturale, la garanzia di spazi pubblici di alta qualità. Se rapportato con l’attuale fase dello sviluppo il modello policentrico, avrebbe la capacità di favorire tre assi prioritari d’intervento: Rafforzamento delle capacità di innovazione dei territori; Protezione dell’ambiente e promozione di uno sviluppo territoriale sostenibile; Miglioramento della mobilità e dell’accessibilità dei territori. Ciò a patto però, come afferma Calafati, di superare il “vecchio policentrismo gerarchizzato” tutto incentrato sui centri maggiori del sistema territoriale di riferimento, nel tentativo di individuare nel territorio una pluralità di poli di attrazione intermedi o piccoli, ciascuno dotato di una propria vocazione, ma tutti interconnessi dal punto di vista funzionale. Se città grandi, medie e piccole facessero parte di un unico sistema, il policentrismo potrebbe rivestire un ruolo del tutto nuovo : come regolatore di funzioni e servizi in una prospettiva perequativa e compensativa delle opportunità di sviluppo. Se lo interpretiamo il questa prospettiva, il policentrismo può diventare un punto centrale per le politiche di governo pubblico; il “pensare insieme” dei territori potrebbe dare nuovi significati a: - la dimensione dell’abitare: dal singolo luogo al territorio entro cui quel luogo si trova, recuperando quella visione di orizzonte (dalla dimensione ambientale a quella paesaggistica), che nei luoghi compatti in parte abbiamo perso; - alla dimensione dell’infrastrutturazione del territorio, con l’opportunità di ripensare alle infrastrutture di collegamento, non come supporto per il solo trasporto individuale ma come fascio collettivo per modalità di trasporto collettivo. Un passaggio del genere, significherebbe anche passare dalle intenzioni proclamate a gran voce all’operatività. Nonostante i piani di scala vasta da anni parlino di policentrismo urbano e territoriale, raramente si sono posti il problema di legare questa lettura a politiche di cooperazione istituzionale. Il policentrismo cioè è visto ancora oggi, nel nostro paese, come una risorsa storica e una caratteristica territoriale, ma non una potenzialità politica. Per operare questo passaggio occorre attivare strumenti di pianificazione territoriale urbanistica ed economica, che si basino su una nuova cooperazione strategica tra i comuni di uno stesso sistema urbano, all’interno della quale gli enti locali dovrebbero portare avanti una pianificazione complessiva partecipata che indichi chiaramente tempi, priorità ed obiettivi strategici. Per un nuovo assetto policentrico della Provincia di Teramo Forti squilibri territoriali in termini di distribuzione della ricchezza pro-capite e delle occasioni di sviluppo, hanno caratterizzato e caratterizzano tuttora il territorio della provincia di Teramo, dove il modello policentrico, di origine storica è stato messo duramente alla prova da uno sviluppo economico Pagina 213 di 359 COPIA che ha privilegiato a partire dagli anni’50 del secolo scorso le aree costiere e i fondovalle vallivi, con un progressivo impoverimento e spopolamento delle aree montane prima e dei territori collinari negli ultimi decenni. La diversa distribuzione dello sviluppo ha prodotto esiti spaziali assai differenziati. L’area costiera è stata interessata dagli anni cinquanta del secolo scorso da un tumultuoso e spesso incontrollato sviluppo insediativo ed infrastrutturale, che ha di fatto scardinato la matrice storica originaria, inghiottendo interi territori dentro una urbanizzazione senza fine, coinvolgendo le aree fluviali di foce e i crinali collinari, dove si è assistito ad una banalizzazione di quella diffusione capillare del costruito che ha modellato il paesaggio storico rurale del medio adriatico. Oggi questo modello insediativo è in crisi, per la perdita di appetibilità del mercato immobiliare turistico che ha importanti quote di invenduto, per la crisi del settore produttivo che è resa evidente dalle significative superfici dismesse o in via di dismissione, per la fragilità del sistema ambientale messo a dura prova dagli effetti, spesso distruttivi, dei cambiamenti climatici. Impatti preoccupanti sulla stessa matrice insediativa si registrano lungo gli assi vallivi (in primis Val Vibrata e Val Tordino), dove la dismissione delle attività produttive sta assumendo livelli assai rilevanti. In altri luoghi del territorio provinciale gli effetti spaziali di un modello insediativo poco equilibrato e della crisi economica che stiamo vivendo, sono ancora da un certo punto di vista “controllabili”. Esistono certo tracce di “stiramento” delle attività e delle residenze lungo le principali direttrici stradali vallive e lungo le strade collinari di collegamento tra i centri storici collinari e gli assi infrastrutturali vallivi, ma nel complesso l’armatura urbana è ancora visibile e coglibile nella sua essenzialità. In questi territori, però, i centri storici collinari e il territorio rurale sono a rischio spopolamento e abbandono, con una perdita crescente di attrattività quali luoghi privilegiati della residenza. In altri luoghi, gli effetti spaziali disastrosi del modello insediativo sopra descritto sono assenti; sono i luoghi dell’alta collina, della montagna e dei parchi laddove, la complessità morfologica e la presenza di alti valori naturalistici ha, di fatto, scoraggiato o impedito lo sviluppo insediativo incontrollato, ma laddove non si è stati capaci di promuovere altre forme di sviluppo compatibili con i luoghi, di offrire servizi alla popolazione, di promuovere interventi di riqualificazione e di rifunzionalizzazione dei centri storici minori e laddove il fenomeno dello spopolamento e della perdita delle produzioni agricole e forestali, già gravissimi prima della crisi, oggi appaiono incontrovertibili. La pianificazione urbanistica e territoriale non è riuscita, in una logica policentrica, a ben interpretare e correggere gli effetti di tali dinamiche e il PTP, principale strumento di pianificazione a scala territoriale, non è riuscito a garantire il riequilibrio funzionale del territorio provinciale. In particolare il PTP non è riuscito a - coordinare le trasformazioni insediative dei diversi territori; - a promuovere una distribuzione equilibrata delle attrezzature e dei servizi, che si sono moltiplicati sul territorio in maniera casuale, affidandosi esclusivamente alla strumentazione urbanistica locale o addirittura all’iniziativa privata. Si è così accresciuto il divario tra aree costiere e aree interne; - a promuovere la valorizzazione del patrimonio storico, architettonico, archeologico e paesaggistico; sono mancate, politiche di valorizzazione attiva per sistemi e reti di beni; - a salvaguardare il territorio rurale, le aree periurbane, i varchi e discontinuità del sistema insediativo, laddove, solo sporadicamente, sono stati promosse dai comuni azioni di riqualificazione e valorizzazione degli spazi aperti per accrescere la qualità urbana e del paesaggio; in molti casi, invece, si sono affermate logiche speculative del mercato immobiliare; - a favorire la delocalizzazione di attività produttive dalle aree sensibili dal punto di vista ambientale; - a prevedere le dinamiche demografiche dell’ultimo decennio, sia per quel che riguarda i comuni costieri che quelli montani. Gli effetti di questo mancato coordinamento e controllo esercitato dal PTP è rintracciabile in maniera eclatante prendendo in esame il dimensionamento dei piani regolatori comunali e il livello di attuazione dei PRG per le principali destinazioni d’uso. Dall’esame dei dati, se pur parziali, presi con riferimento alle principali articolazioni territoriali, emerge che le aree di nuova previsione per quanto riguarda la residenza, le attività produttive, il commercio in molti comuni della provincia di Teramo supera ben oltre il 50% del totale delle previsioni e che tale PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 sovrabbondanza di aree immesse sul mercato immobiliare, ma non trasformate non riguarda solo i comuni interni, ma anche i comuni costieri. Il divario tra previsioni insediative e effettiva capacità del mercato di assorbire tali previsioni, è destinato a crescere in un periodo di recessione, come quello che stiamo vivendo, che all’invenduto aggiunge, soprattutto nelle aree artigianali ed industriali, aggiunge il patrimonio dismesso o in dismissione. A fronte di questa” esuberanza” dei Piani Regolatori Comunali, si rende opportuna una più efficace operazione di coordinamento e di controllo da parte della pianificazione di scala vasta, così come si propone di fare questo Piano Strategico. Altre criticità nel territorio, ma non ascrivibili direttamente al PTP, perché precedenti alla sua entrata in vigore, o legate ad altre cause, sono rintracciabili in: - a) per il sistema ambientale e paesaggistico: il rischio frane e alluvioni. Tali rischi sono diffusi su tutto il territorio provinciale, ma assumono una particolare criticità in corrispondenza delle aree maggiormente insediate; il degrado ambientale delle principali aste fluviali per la presenza di cave di inerti e di altri detrattori; la frammentazione delle aree agricole più produttive, che subiscono una costante aggressione da parte del mercato immobiliare; l’abbandono dei centri storici montani e collinari; la mancata valorizzazione dei paesaggi rurali; la standardizzazione banalizzazione dei paesaggi collinari e costieri; la presenza di numerosi detrattori ambientali ed i cave d’inerti in corrispondenza delle principali aste fluviali; l’impoverimento ambientale ed ecologico dei corsi d’acqua principali, soprattutto in corrispondenza dei sistemi insediativi principali; b) per il sistema insediativo ed infrastrutturale: - la dispersione insediativa, con caratteri e peso diverso a seconda dei territori, ma che in corrispondenza della prima quinta collinare costiera e in corrispondenza dei sistemi collinari intermedi assume particolare rilevanza; - la perdita di ruolo dei centri storici collinari e l’inarrestabile processo di abbandono dei centri montani; - la saldatura tra sistemi insediativi diversi, con la perdita della identità e riconoscibilità degli insediamenti; - la frammentazione delle aree produttive e la loro scarsa qualificazione funzionale e infrastrutturale; - la mancata promozione delle piattaforme logistiche; - la crescente emarginazione dei territori periferici (Val Vibrata e Val Fino), anche per effetto del mancato completamento della rete infrastrutturale; - il mancato completamento della rete infrastrutturale di valenza territoriale; - la scarsa qualità urbana dei centri urbani principali e soprattutto delle aree centrali; - la difficile programmazione dei servizi alla scala provinciale, soprattutto per quel che riguarda le attrezzature scolastiche e le attrezzature socio-sanitarie. L’ assetto territoriale poco equilibrato e le problematiche emerse negli strumenti di pianificazione, richiedono di “ricalibrare” il modello di sviluppo che si è affermato nel territorio provinciale verso un nuovo modello policentrico, in cui i diversi territori elaborino una strategia comune per affrontare la crisi economica e l’emergenza ambientale basata su una prospettiva perequativa e compensativa delle opportunità di sviluppo. Pagina 214 di 359 COPIA Tale nuovo modello di sviluppo policentrico dovrà necessariamente basarsi: - sulla individuazione di zone omogenee definiti “Sistemi Territoriali Complessi 1” che dovranno costituire gli ambiti privilegiati ove affrontare i temi prioritari dell’assetto policentrico del territorio, di rilievo sovra-comunale e che necessitano di azioni di co-pianificazione. Tali azioni dovranno essere finalizzate alla valorizzazione di risorse strategiche ambientali ed economiche, alla conservazione di rilevanti valori fisici e culturali, al superamento delle situazioni di compromissione e di crisi nell’uso e nell’organizzazione del territori; - sull’utilizzo dei Sistemi territoriali complessi, quali riferimenti fondamentali al fine di evitare che le politiche urbanistiche dei singoli Comuni generino incoerenze a causa della loro separatezza soprattutto per quanto riguarda il dimensionamento degli strumenti urbanistici, il contrasto ai fenomeni di sprawl e la corretta localizzazione delle componenti funzionali del sistema insediativo; - sull’attivazione di percorsi di co-pianificazione e di partecipazione che puntino alla stipula di intese tra i comuni e che si formalizzeranno in via prioritaria negli strumenti di: Conferenze di pianificazione, Accordi di Programma/Pianificazione, Programmazione negoziata, Protocolli d’intesa per la realizzazione/gestione di servizi. 1 L’individuazione dei “Sistemi territoriali Complessi ” ha come primo obiettivo il riconoscimento dei caratteri specifici del territorio stesso nelle sue varie partizioni, di tipo sia fisico-ambientale, sia socio-economico, finalizzata all’orientamento dei modelli di sviluppo locale e delle relative specificità naturali, culturali e produttive. Come secondo obiettivo non la semplice zonizzazione bensì la regionalizzazione dello spazio geografico, intesa come individuazione di sub-sistemi territoriali comunque aperti ad interazioni reciproche e con l’esterno. Sono stati individuati i seguenti Sistemi Territoriali Complessi: - VIBRATA (territori dei Comuni di: Alba Adriatica, Ancarano, Civitella del Tronto, Colonnella, Controguerra, Corropoli, Martinsicuro, Nereto, Torano Nuovo, Tortoreto, Sant’Omero, S. Egidio alla Vibrata); - FINO-PIOMBA (territori dei comuni di: Atri, Arsita, Bisenti, Castiglione Messer Raimondo, Castilenti, Montefino, Pineto, Silvi); - VOMANO (territori dei Comuni di Basciano, Canzano, Castellalto, Cellino Attanasio, Cermignano, Morro d’Oro, Notaresco, Penna Sant’Andrea, Roseto degli Abruzzi); - VAL TORDINO-TERAMO (territori del Comune di Bellante, Giulianova, Mosciano Sant’Angelo, Teramo); - LAGA: (territori dei comuni di Campli, Cortino, Crognaleto, Torricella Sicura, Rocca Santa Maria, Valle Castellana); - GRAN SASSO: (territori dei comuni di Castel Castagna, Castelli, Colledara, Fano Adriano, Montorio al Vomano, Pietracamela, Tossicia). PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 215 di 359 COPIA ATTUAZIONE PIANIFICAZIONE URBANISTICA ORDINARIA PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 216 di 359 COPIA ATTUAZIONE PIANIFICAZIONE URBANISTICA ORDINARIA PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 217 di 359 COPIA ATTUAZIONE PIANIFICAZIONE URBNISTICA ORDINARIA PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 218 di 359 COPIA ATTUAZIONE PIANIFICAZIONE URBNISTICA ORDINARIA PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 219 di 359 COPIA ATTUAZIONE PIANIFICAZIONE URBNISTICA ORDINARIA PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 220 di 359 COPIA ATTUAZIONE PIANIFICAZIONE URBNISTICA ORDINARIA PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 221 di 359 COPIA ATTUAZIONE PIANIFICAZIONE URBNISTICA ORDINARIA PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 222 di 359 COPIA ATTUAZIONE PIANIFICAZIONE URBNISTICA ORDINARIA PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 223 di 359 COPIA ATTUAZIONE PIANIFICAZIONE URBNISTICA ORDINARIA PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 224 di 359 COPIA 2.3. Effetti territoriali della crisi del sistema produttivo Il sistema produttivo provinciale riflette plasticamente la crisi generale che ha interessato l’Italia negli ultimi anni, negli effetti derivanti sia dal crollo della domanda, sia dall’impari concorrenza del mercato asiatico, resi evidenti dalla chiusura nel solo 2012 di oltre 1000 imprese ed altrettante in imminenza. L’analisi economico-territoriale effettuata nel 2012 2 già evidenziava i principali punti di debolezza del sistema produttivo teramano rilevando, accanto ai problemi di genere nel mercato del lavoro, almeno tre livelli di criticità. Il primo riguardava un elevato peso dei comparti maturi nella struttura industriale, come l’abbigliamento, ed una incapacità delle aree distrettuali di ottimizzare le economie di scala esterne; il secondo il sottodimensionamento del settore terziario, tra l’altro costituito prevalentemente da terziario tradizionale a basso valore aggiunto; infine, il terzo derivante da una sostanziale difficoltà all’innovazione e allo sviluppo di settori terziari avanzati, anche per assenza di poli per servizi innovativi all’impresa, con la conseguente inadeguatezza del livello di internazionalizzazione dell’economia rispetto alla struttura produttiva ed una insufficiente attività di marketing territoriale per valorizzare le produzioni tipiche sui mercati nazionali e internazionali. Nello studio erano inoltre previste altre condizioni che avrebbero potuto influire negativamente sul sistema, purtroppo in gran parte verificatesi. Alcune legate al mercato del lavoro, come gli effetti della crisi sull’occupazione più pesanti e protratti rispetto al contesto esterno con fenomeni di disoccupazione di lunga durata, l’aumento della competitività esterna nei settori maturi a basso costo del lavoro e la concentrazione della domanda di lavoro su segmenti qualitativi medio-bassi con conseguente emigrazione del lavoro qualificato. Altre di reazione alla crisi, con il rischio per il sistema produttivo di un ripiegamento su un localismo “chiuso”, come causa/effetto delle resistenze al cambiamento. Altre ancora conseguenti l’obsolescenza ed il ridimensionamento della base industriale. Dai dati forniti nel 2013 dalla Camera di Commercio di Teramo è apparso evidente che nel 2012 l’apparato produttivo teramano era ormai in sofferenza, anche se il saldo risultava alla pari. Ad un’analisi più approfondita, infatti, si notavano cali decisi in molti settori basilari per l’assetto delle economica provinciale, dalle costruzioni, con un tragico -3,6%, all’industria manifatturiera (-1,2%) ed i connessi trasporti (-2,6%), fino anche all’agricoltura (-1,3%). Gli unici settori in crescita risultavano il turismo (+1,8%), mosso da dinamiche particolari legate alla stagionalità, ed i servizi alle imprese - ad esempio le imprese di pulizia (2,5%) e quelli alla persona (+0,5%) - , su cui si sono riversati fra l’altro gli addetti usciti dai cicli produttivi tradizionali ed in cerca di un nuovo lavoro. Caso specifico riguardava l’agricoltura che se da un latorisultava soggetta a un decadimento strutturale dato dall'abbandono delle campagne,dall’altro registrava interessanti segnali di vitalità per le imprese giovanili e femminili con 2.264 di imprese “in rosa”, pari al 35% del totale, ben più del dato italiano (29,2%). Per quanto riguarda la propensione dei giovani a “fare impresa”, si rilevava una preferenza per il commercio (1.088 nel 2012, +13,5% rispetto al 2011) ma anche, stranamente, per le costruzioni (775, +14,2%) ed il turismo (410, +15,6%). Si sottolineava, inoltre, altri due dati fortemente negativi: quello relativo alle imprese soggette a procedure concorsuali, anticamera del fallimento (817, +7,4%rispetto al 2011), e quello relativo alla liquidazione, cioè alla chiusura (1.097, +4,5%). Dati che indicavano la chiusura di circa mille imprese e per altre millel’imminenza. D’altro canto, lo studio poneva in rilievo anche alcuni punti di forza del sistema produttivo provinciale che adeguatamente valorizzati e sostenuti potrebbero contribuire a definire valide opportunità di sviluppo. Alcuni legati alla dinamicità del sistema che vede un tasso di attività totale più elevato della media regionale, una diffusione capillare del tessuto imprenditoriale, e la sostanziale stabilità dei rapporti commerciali con l’Europa; altri alla presenza di produzioni di nicchia caratterizzate da una tradizione artigianale di eccellenza e dalla presenza di produzioni agricole di qualità; altri ancora, associati ad un elevato grado di industrializzazione ed alla presenza, sebbene ancora insufficiente, di alcuni germi di innovazione rappresentati al polo universitario e all’Istituto Zooprofilattico. 2 Ci si riferisce alla “Relazione economico-territoriale” del prof. Piergiorgio Landini, parte del documento preliminare per il nuovo PTCPPiano Territoriale di Coordinamento Provinciale. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 In conclusione, lo studio indicava una serie di azioni prioritarie per arrestare il declino del sistema produttivo, quali: - l’innovazione del sistema attraverso la multispecializzazione e divisione territoriale del lavoro, l’integrazione delle filiere produttive con particolare riferimento all’integrazione in rete delle produzioni artigianali, il riconoscimento del capitale umano e delle competenze scientifiche presenti nel polo universitario e in centri come l’Istituto Zooprofilattico, capaci di garantire una solida base alle attività di ricerca e percorsi formativi professionali coerenti con le esigenze del sistema produttivo, evitando così i rischi di obsolescenza e ridimensionamento della base industriale, nonché la concentrazione della domanda di lavoro su segmenti qualitativi medio-bassi con la conseguente emigrazione del lavoro qualificato; - l’innovazione ed il potenziamento dei servizi alle imprese, sia sul fronte della ricerca, utilizzando come volano innovativo Università e Istituti di ricerca, sia su quello del marketing, per il consolidamento dei rapporti commerciali con Paesi BRIC (Cina, India, Russia); - la valorizzazione della tradizione artigianale di eccellenza e delle produzioni agricole di qualità capaci di intercettare la crescente domanda di prodotti tipici (Distretto agro-alimentare di qualità, marchi territoriali, ecc.). I preoccupanti risultati delle analisi socio-economiche trovano una inequivocabile e concreta conferma nel momento in cui si considerano gli esiti fisici dei recenti processi di trasformazione territoriale. Negli ultimi decenni, infatti, il territorio provinciale ha subito gli effetti della “bulimia speculativa” di immobiliaristi e istituti bancari che, attivando perversi meccanismi finanziari per il controllo del mercato (nel migliore dei casi), hanno lucidamente separato le dinamiche di sfruttamento del territorio dai bisogni, anche se superflui, di abitanti ed imprenditori. Risultato: una sovra-produzione di edifici, spesso mai acquistati e mai usati. Centinaia e centinaia di oggetti edilizi, capannoni ed appartamenti, smodatamente accumulati, di fronte ai quali risulterebbe vano qualsiasi tentativo di sminuirne gli effetti negativi. In particolare, dall’indagine effettuata è emerso che nel medio adriatico esistono oltre un milione e mezzo di metri quadrati di capannoni inutilizzati, non solo dismessi ma in gran parte realizzati e mai utilizzati, di cui quasi duecentomila nella sola Valle del Tordino. Si tratta di un immenso patrimonio di beni “immobili” che, in quanto tali, non possono essere in alcun modo trasportati in altri mercati per incontrare una qualsiasi domanda. Così come, d’altro canto, non possono godere di grande considerazione culturale trattandosi di oggetti edilizi inerti, spesso banali per localizzazione e forma, senza mai alcuna memoria da alimentare o cancellare, essendo spesso privi di tracce di significati e relazioni precedenti. I capannoni, tuttavia, hanno rappresentato negli ultimi decenni uno dei materiali principali che hanno informato l’urbanizzazione diffusa, contribuendo a trasformare profondamente i caratteri del paesaggio italiano. Spazi di lavoro realizzati spesso in autopromozione che nel passaggio dalla domesticità delle prime realizzazioni all’utilizzo della prefabbricazione generalizzata hanno visto accrescere il proprio ruolo nella progressiva omologazione dei paesaggi vallivi nel segno della produzione. Una caratterizzazione che dalla metà degli anni Novanta ha subito una importante accelerazione su impulso di due provvedimenti legislativi di detassazione degli utili investiti nell’acquisto di beni strumentali alle attività 3, consegnandoci dei fondovalle saturati da un tessuto ripetitivo ed anonimo di capannoni, quale riflesso del consolidarsi della piccola e media impresa. Gli spazi della produzione così configurati assumono nuovi livelli di problematicità nel momento in cui, a causa della crisi di sistema, ricevono sempre minori investimenti per la manutenzione o per l’abbandono, finendo nel degrado. A tal proposito e per quanto qui di interesse, vale sottolineare alcuni dati che emergono dall’indagine condotta sullo stato di attuazione degli insediamenti produttivi previsti dagli strumenti di pianificazione nell’ambito campione della Valle del Tordino. Sulla base delle caratteristiche localizzative e insediative, l’ambito di interesse è stato suddiviso in 5 subambiti: a) Colleranesco, b) Mosciano Sant’Angelo, c) Ripoli, d) Villa Zaccheo - Bellante - Case Molino, e) Sant’Atto. 3 Ci si riferisce ai due decreti legislativi D.Lgs. 357/1994 e D.Lgs. 383/2001, promossi dall’allora ministro dell’economia Giulio Tremonti. Pagina 225 di 359 COPIA Per ogni sub-ambito sono state determinate le superfici territoriali complessivamente destinate ad insediamenti produttivi; le superfici fondiarie interessate dall’edificazione privata, suddivise in aree insediate o da insediarsi; ed infine, le aree già insediate sono state oggetto di una specifica considerazione per verificare se in attività o inutilizzate (dismesse o mai utilizzate). I risultati della ricognizione hanno fornito dati estremamente interessanti per una riconsiderazione delle strategie localizzative ed insediative delle attività produttive. In primo luogo si è rilevato che a fronte di una superficie territoriale a destinazione produttiva pari ad oltre 687 ettari, le aree destinate alla edificabilità sono pari a oltre 492 (100%), di cui 335 già insediati (68%) e 157 non ancora utilizzati (32%). Delle aree già insediate, poi, circa 263,6 ettari sono attualmente attive e ben 71,4 sono inattive. Dato quest’ultimo pari ad oltre il 45% delle aree a destinazione produttiva non ancora utilizzate. La crescita diffusa e disarticolata delle aree industriali rappresenta un problema sia per la dimensione del fenomeno, sia per la qualità dei manufatti costruiti, sia per la criticità del loro rapporto con ambiti contigui. D’altro canto, la possibilità di cancellare la presenza di questi insediamenti mediante ipotesi di ri-naturalizzazione o ripristino dell’uso agricolo, risulterebbe difficilmente praticabile, sia per costi, sia per livello di compromissione. Appare evidente, quindi, che il problema del surplus edilizio, esploso dal cortocircuito tra degenerazione dei meccanismi finanziari e congiuntura economica di crisi, per la sua rilevanza non può che condizionare sia le politiche di programmazione e gestione delle trasformazioni territoriali future, sia le strategie di intervento alla scala urbana ed architettonica. Segnandole, si auspica, nel senso di una maggiore propensione al “riciclo” di beni e risorse esistenti ma inutilizzati, a partire ovviamente dal suolo già ampiamente e spesso insensatamente consumato. Si tratta quindi di ragionare all’interno di un modello diverso di supporto alla produzione, che segua i percorsi di innovazione che emergono dall’economia post-distrettuale caratterizzati da un aumento di complessità interna degli spazi della produzione e da un maggiore qualità degli insediamenti. La trasformazione dei luoghi di lavoro ed i cambiamenti territoriali indotti, dettati dal mutamento del sistema economico e dalla riorganizzazione di quello produttivo, richiedono infatti proposte basate su parametri e modi radicalmente nuovi. Su paradigmi progettuali innovativi che emergono dagli stessi mutamenti in corso e configurano i nuovi spazi del lavoro non più come semplice accostamento di capannoni, ma vere e proprie città dotate di servizi, centri studi e laboratori di ricerca, spazi di relazione sociale e con il paesaggio. In tal senso due questioni sono apparse improcrastinabili per avviare un virtuoso processo di “ibridazione” tra diverse realtà funzionali ed orientare le trasformazioni del territorio attraverso nuovi paradigmi di sostenibilità. La prima, di carattere generale, riguarda la elaborazione di strumenti, normativi e progettuali, tendenti a garantire una maggiore oculatezza nell’uso delle risorse ambientali e del patrimonio edilizio esistente; la seconda, specificatamente rivolta a perseguire una maggiore stabilità del sistema produttivo, riguarda poi la necessità di raggiungere un’adeguata sostenibilità ambientale nei processi di produzione ed approvvigionamento e di creare le precondizioni utili ad una maggiore competitività del sistema attraverso l’innovazione tecnologica. Per quanto riguarda il primo aspetto è apparso non più rinviabile l’aggiornamento del quadro di riferimento normativo mediante l’introduzione di modalità di controllo e valutazione dello stato di attuazione delle previsioni vigenti, a supporto di eventuali decisioni su nuove esigenze di espansione degli insediamenti produttivi. Procedimenti da effettuarsi preliminarmente al fine di determinare l’effettivo fabbisogno di ulteriori incrementi di aree edificabili sulla base delle risorse già in campo sia in termini di suolo, sia in termini di patrimonio edilizio inutilizzato. Accanto a ciò si renderà necessario sviluppare nelle opportune sedi un’articolata politica di incentivi e defiscalizzazioni orientata questa volta a favorire il recupero diffuso dei capannoni esistenti ed il riuso dei lotti produttivi urbanizzati, prim’ancora di prevederne di nuovi. Per quanto attiene il secondo aspetto, invece, occorrerà riaffermare il ruolo dell’intervento pubblico nella re-infrastrutturazione delle aree produttive esistenti di maggior appetibilità, accrescendone la qualità PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 complessiva e promuovendone l’ibridazione funzionale. Il riferimento assunto è costituito dalle APEA 4 (Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate), introdotte dall’istituzione della normativa in materia di qualificazione ambientale delle aree produttive con il decreto 112/98, che suggeriscono approcci diversi e innovativi alla pianificazione del territorio e alla gestione imprenditoriale e che tendono a trasformare in senso ecologicamente sostenibile le cosiddette grey-areas 5. Le APEA rappresentano infatti sia un valido strumento di valorizzazione economico-ambientale del territorio, sia un’operazione strategica per la crescita della competitività del sistema produttivo. Assumendo le “linee guida” definite in altri contesti per l’individuazione, la progettazione ela gestione delle APEA, gli obiettivi che si pongono in primo piano riguardano: lo smaltimento e recupero dei rifiuti; la riduzione delle varie forme di inquinamento; la riduzione del consumo di energia fossile avvalendosi di energie rinnovabili; la salubrità dei luoghi di lavoro e l’implementazione dell’accesso ai luoghi di lavoro attraverso convenzioni con il trasporto pubblico ed il car sharing. Le APEA tendono a mutare l’attuale visione delle aree industriali, generalmente negativa, in luoghi di elevata qualità architettonica ed eco-compatibilità. Non più aree marginali e slegate dal contesto urbano, quindi, ma vere e proprie risorse per elevare la qualità degli insediamenti. Aree generatrici di investimenti ed occupazione, ma anche spazi da coinvolgere opportunamente nelle dinamiche urbane. Non a caso, infatti, recenti esperienze hanno ulteriormente sviluppato questi concetti anche in senso sociale introducendo nell’area produttiva servizi di tipo collettivo - come quelli centralizzati - , verso un nuovo modello di "APSEA", cioè un'area produttiva attrezzata ecologicamente e socialmente. I processi delineati presentano tuttavia indubbie difficoltà di gestione - sia economica, per le note difficoltà del settore creditizio; sia giuridica e normativa, legata ai diritti di proprietà dei suoli e dei manufatti – che rendono opportuna la costruzione di un percorso condiviso tra l’’amministrazione pubblica, portatori di interessi e cittadini. 4 Le APEA sono state introdotte, a livello nazionale, dall’art. 26 del decreto legislativo n. 112 del 1998, noto come decreto Bassanini, il quale conferisce alle Regioni il compito di emanare proprie leggi per regolamentare le APEA e disciplinare “altresì le forme di gestione unitaria delle infrastrutture e dei servizi delle aree ecologicamente attrezzate da parte di soggetti pubblici o privati”. 5 Il primo tentativo di dare una forma teorica e pratica alla qualificazione ambientale degli insediamenti produttivi, risale alla fine degli anni ’80 ad opera di R. Frosch e N. E. Gallopoulos, con la nascita dell’“Ecologia Industriale”. In quegli anni, nel nord Europa e in Giappone si sperimentano i primi Eco-industrial Parks, il cui obiettivo è quello di passare da un sistema di produzione lineare (materie prime – processi di lavorazione – rifiuti) ad un sistema a circuito chiuso in cui lo scarto non rappresenta più un materiale inutilizzabile, ma un prodotto intermedio e come tale da immettersi in un nuovo ciclo produttivo. Pagina 226 di 359 COPIA PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 227 di 359 COPIA PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 228 di 359 COPIA PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 229 di 359 COPIA PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 230 di 359 COPIA PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 231 di 359 COPIA PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 232 di 359 COPIA 3. LE NUOVE SFIDE DELLA PIANIFICAZIONE D’AREA VASTA 3.1. Sperimentare nuove forme di governo: l’evoluzione del quadro normativo nazionale e il ruolo delle Province Il processo di metropolizzazione che si è affermato di recente nel nostro Paese ha comportato la progressiva estensione – virtualmente a tutto il territorio nazionale – di quelle emergenze ecologiche, socio-economiche e paesaggistiche che si erano manifestate in precedenza nelle aree maggiormente urbanizzate. Nel corso dell’ultimo ventennio la crescente consapevolezza delle conseguenze negative che erano prodotte dalla diffusione insediativa ha peraltro comportato una perdita generalizzata di fiducia nella efficacia della pianificazione locale e, di conseguenza, l’accettazione della necessità di affiancare alla strumentazione più comunemente utilizzata per il governo delle trasformazioni urbane nuove visioni e procedure innovative di pianificazione cui affidare il coordinamento delle politiche di area vasta. Con una singolare sfasatura temporale tra quando si era manifestata una nuova domanda d’intervento e il momento in cui le istituzioni sono riuscite finalmente a elaborare una risposta convincente, le soluzioni disciplinari messe a punto dalla pianificazione provinciale sembrano sì in grado di presidiare le principali criticità legate rispettivamente al consumo di suolo e alla compromissione delle risorse naturali, al drastico peggioramento del bilancio energetico e alla alterazione del paesaggio, al congestionamento delle reti infrastrutturali e all’aggravamento del rischio idrogeologico, ma la rivendicazione di queste competenze rischia di manifestarsi quando le principali forze politiche hanno ormai maturato la convinzione che si debba procedere al superamento, o comunque al ridimensionamento, del ruolo delle province. A fronte di tale paradosso, questo Piano Strategico Provinciale per la sostenibilità ambientale e per il contenimento del consumo di suolo punta a porre le condizioni per cui il superamento della attuale configurazione della provincia possa avvenire mentre si procede al ridisegno della mappa della pianificazione di area vasta, fornendo cioè utili indicazioni per l’individuazione dei soggetti che ne potranno ereditare le funzioni senza comportare traumatiche soluzioni di continuità. Nel tentativo di pervenire alla definizione di questa nuova governance, la Provincia di Teramo ha puntato, fin dalla approvazione del Documento Preliminare del 2012, ad assicurare un sostanziale equilibrio tra responsabilità e autodeterminazione dei soggetti più direttamente coinvolti nella trasformazione del territorio. Ne è scaturita una forma piano in grado di effettuare un’attenta miscela di misure di orientamento, d’indirizzo, di prescrizione e coordinamento e di azioni dirette. In questa più matura elaborazione la scelta operata consente di far leva su livelli differenziati e graduali di cogenza, grazie ai quali sarà possibile combinare armoniosamente semplici indirizzi - da rivolgere ad amministrazioni di cui non si vuole né si può limitare l’autonomia, ma su cui conviene esercitare la forza del convincimento, o semplicemente l’influenza pedagogica di un processo di apprendimento - con direttive che invece segnalano quelle disposizioni che dovranno essere osservate in sede di elaborazione dei piani sott’ordinati, e con vere e proprie prescrizioni che, in virtù dei poteri che verranno presumibilmente assegnati anche alla nuova Provincia (o che in alternativa si baseranno sui vincoli che verranno imposti dalla legislazione nazionale o regionale), finiranno per incidere direttamente sul regime giuridico del suolo, regolandone gli usi e le trasformazioni consentite. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Naturalmente la possibilità di alternare efficacemente queste differenti discipline è affidata non solo al complesso di conoscenze che nel corso degli ultimi anni sono state acquisite dall’Ufficio di piano, ma anche alla possibilità di far leva su una nuova cultura della pianificazione che è maturata nel periodo intercorso tra il PTC vigente, approvato nel marzo del 2001, e questa più recente elaborazione. Il cardine di questa evoluzione disciplinare risiede nella affermazione di un differente approccio al metodo della pianificazione del territorio, che insiste su una crescente contaminazione tra un modello regolativo ben più consolidato, ma ormai declinante, e un paradigma strategico che appare assai promettente, ma che deve essere ancora messo a punto e pienamente legittimato. In prima approssimazione le difficoltà tecnico-amministrative insite nel passaggio dal vecchio al nuovo modello e, al tempo stesso, la necessità di ricercare la massima condivisione prima di compiere definitivamente questa transizione, suggerirebbero di affrontare con un maggiore gradualismo un passaggio così impegnativo. Ma a fronte di questa cautela non si può fare a meno di considerare che la minacciata soppressione della provincia di Teramo, o comunque il prevedibile varo di una radicale riforma destinata a modificare la struttura e i compiti dell’istituto provinciale, inducono ad adottare scelte più risolute, se non altro perché il rischio che vengano meno quei delicati equilibri che si erano ormai consolidati tanto nelle pratiche sviluppate dalle amministrazioni locali, quanto negli esercizi di governance territoriale finora praticati, non sembra lasciare molte alternative. In previsione di una non breve fase di assestamento, nel corso della quale la pianificazione di livello intermedio dovrà conquistarsi i necessari “ancoraggi” nei confronti della nuova mappa amministrativa, e dovrà pervenire alla definizione delle sedi in cui ottenere il riconoscimento delle esigenze manifestate dai portatori d’interesse, la Provincia di Teramo ha dunque ritenuto necessario che i documenti di pianificazione che avranno il compito di guidare questa transizione si assumessero il compito di individuare le procedure più idonee a garantire la massima trasparenza e la più ampia condivisione delle decisioni pubbliche. Anche da questo particolare punto di vista la decisione di affidarsi a strumenti di pianificazione a carattere strategico sembra in grado di garantire una maggiore disponibilità a coniugare l’approccio partecipativo con quello decisionale, e la costruzione degli scenari con la dimensione più propriamente valutativa e negoziale del planning. Spingendosi oltre il coinvolgimento attivo delle amministrazioni locali - che nella fase che ha preceduto la redazione di questo documento è stato perseguito grazie a numerosi incontri con i rappresentanti dei comuni di ciascun sub-ambito provinciale - il nuovo PTCP dovrà dunque esplorare le principali opzioni che finora sono state messe in campo in questi ultimi anni dai principali soggetti ed attori della pianificazione. Si pensi ad esempio all’attivazione di conferenze di pianificazione per l’approfondimento di temi e iniziative a carattere strategico, all’organizzazione di tavoli d’incontro o di focus group dedicati all’implementazione di politiche e azioni dai profili più marcatamente innovativi, e infine all’avviamento di percorsi di apprendimento collettivo che tendano a favorire la diffusione di formule organizzative (per incoraggiare l’azione sinergica di amministrazioni distinte, di operatori economici o di altri soggetti) e di strumenti di intervento caratterizzati da un più elevato tasso di innovazione. Nel perseguire obiettivi così ambiziosi, che sono dettati in primo luogo dai cambiamenti in atto o semplicemente previsti che la pianificazione d’area vasta sembra destinata a subire nel breve periodo, il Piano Strategico Provinciale di Teramo si caratterizza per la presenza di alcuni contenuti inediti, o comunque innovativi: • in primo luogo l’illustrazione di una vision che si propone di guidare la ricomposizione di politiche e progetti durante una stagione che si caratterizzerà per l’allentamento dei vincoli gerarchici tra soggetti e attori della pianificazione cui il vecchio ordinamento ci aveva abituato; • in secondo luogo l’attenzione per le spinte centrifughe (e centripete) alimentate dai sistemi economici locali anche in vista di nuove aggregazioni con i territori contermini; Pagina 233 di 359 COPIA • quindi l’articolazione del modello insediativo provinciale in Sistemi territoriali complessi, anche al fine di favorire la sperimentazione di forme di collaborazione istituzionale che attraverso l’esercizio quotidiano della co-pianificazione e della programmazione negoziata favoriscano la formazione di nuove unioni comunali; • infine la proposta di una concatenazione più stretta tra tecniche valutative e processi partecipativi da un lato, e di filiere decisionali dall’altro. Grazie a questi differenti percorsi nel confronto e nella selezione delle preferenze pubbliche, è possibile perseguire nuove forme di legittimazione delle scelte di piano, che altrimenti rischierebbero di essere assunte in mancanza di quel sistema di pesi e di contrappesi che finora il sistema di pianificazione vigente è stato in grado di assicurare. 3.1.1. La messa in comune di una vision del territorio teramano Tra le più importanti differenze che caratterizzano gli approcci a marcato contenuto strategico rispetto al sistema di pianificazione tuttora dominante, la crescente presenza di elementi di visione e di integrazione tende ad assumere un rilievo dominante, soprattutto quando l’esplorazione del futuro è affidata alla elaborazione di scenari tendenziali (riferibili alla previsione delle dinamiche in atto, che vengono ipotizzate in assenza di politiche correttive) e di scenari alternativi, utili soprattutto per simulare preventivamente l’impatto delle differenti politiche di intervento, e dunque per consentire un confronto pubblico informato sui costi e sui benefici ascrivibili ad ogni distinta strategia. I principali elementi d’interesse garantiti dal ricorso a questa impostazione risiedono nella capacità di stabilire un confronto immediato e di facile lettura tra i possibili futuri dell’azione di piano, da cui consegue in primo luogo la rinuncia a trattare le trasformazioni di lungo periodo come l’esito predeterminato di un processo decisionale che è delineato in partenza, e che pertanto condanna la pubblica amministrazione a subire permanentemente il condizionamento esercitato dalle proprie decisioni, soprattutto quando quest’ultime rappresentano il risultato di una stagione politica ormai trascorsa. Oltre a consentire la “messa in comune” delle elaborazioni compiute in una fase di intensa sperimentazione della pianificazione strategica (si vedano i piani di Teramo, della Macro Area Montesilvano/Pineto, di Città Condivise), questa indicazione di metodo si segnala per la capacità di puntare a una forma piano a geometria variabile e con un’intensità normativa “versatile”. Ne consegue l’esigenza di un nuovo paradigma di pianificazione, che sia in grado cioè di adattarsi alla domanda di governo espressa da un territorio che nei prossimi anni sarà soggetto a profonde modificazioni, anche (e soprattutto) nelle relazioni e negli equilibri tra i differenti livelli istituzionali. In attesa che la riforma del sistema delle autonomie locali raggiunga una soddisfacente condizione di equilibrio - e che una contemporanea riforma del governo del territorio riesca a corrispondere a questa nuova articolazione dei poteri locali – converrà lavorare a una nuova anche se provvisoria alleanza tra pianificazione di area vasta e disciplina urbanistica, per effetto della quale il progetto di territorio si candidi a costituire, alle diverse scale, l’elemento fondamentale di congiunzione tra i differenti approcci e le peculiari competenze dei soggetti ed attori della pianificazione. 3.1.2. Il territorio teramano in un campo di forze a geometria variabile Nel momento in cui questo documento verrà presentato ufficialmente in Consiglio Provinciale la discussione sul riordino della geografia amministrativa del Paese, e segnatamente della regione abruzzese e dell’area teramana, sarà ancora in pieno svolgimento, tanto che il confronto tra una posizione che associa tale revisione solo al contenimento dei costi della “politica”, e un’altra che ritiene invece che PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 la “ri-progettazione della dimensione regionale deve necessariamente andare di pari passo con una riconfigurazione del modello di governance locale” 6, non può essere liquidato solo sulla base che la prima formulazione appare al momento largamente maggioritaria. Per quanto l’attuale emergenza finanziaria possa indurre a “far cassa” al più presto, magari senza prestare particolare attenzione agli effetti che saranno imputabili al ridimensionamento o alla soppressione dell’istituto provinciale, l’approccio utilizzato dal Piano Strategico di Teramo adotta un punto di vista assai diverso, in virtù del quale l’ambito territoriale preso in considerazione coincide quasi “per convenzione” con gli attuali confini del territorio provinciale, ma potrà subire in futuro adattamenti anche rilevanti per favorire la ridefinizione delle componenti principali del sistema insediativo. Attraverso l’individuazione di Sistemi territoriali complessi destinati a ospitare percorsi innovativi di cooperazione, ma grazie anche al ricorso sistematico ai criteri della co-pianificazione e della programmazione negoziata, si punta a declinare il tema della intercomunalità in vista di una sperimentazione della formula della aggregazione o della fusione comunale. In tale prospettiva gli obiettivi di razionalizzazione che verranno conseguiti non si propongono tanto di pervenire ad una geografia amministrativa semplificata e performante, quanto di dar vita a un modello di “comunità” in grado di sviluppare capacità non comuni di efficienza e di buona amministrazione. Naturalmente l’accorpamento tra gli enti locali di minori dimensioni non costituisce una strada obbligata e l’accordo di cooperazione (convenzionale o strutturale) tra comuni può costituire in ogni caso un’alternativa valida alla fusione e utile per raggiungere l’adeguatezza necessaria e gli standard minimi di efficienza. A causa del carattere temporaneo di queste forme “pattizie” di cooperazione, l’esercizio della copianificazione deve costituire una pratica corrente, tale da imprimere un marcato impulso alla innovazione della cultura di piano e all’aggiornamento della cassetta degli attrezzi. Grazie a questa ridefinizione del livello intermedio di governo del territorio, e alla individuazione di un modello di pianificazione che potrà dispiegare i suoi effetti anche in assenza dell’istituzione provinciale, le articolazioni territoriali del sistema teramano proposte nel documento sembrano in grado di guardare anche oltre gli attuali confini, proiettando verso l’interno – e in particolare verso l’area montana - la capacità attrattiva esercitata dal comune capoluogo, o intensificando le interazioni con le altre aree urbane costiere a nord e a sud del territorio teramano. 3.1.3. Verso il superamento di una visione gerarchica delle relazioni istituzionali Anche al fine di favorire una corretta interpretazione dei nuovi meccanismi di interazione e di regolamentazione che si affermeranno a seguito di un futuro e urgente riordino amministrativo, il Piano Strategico Provinciale per la sostenibilità ambientale e il contenimento del consumo di suolo offre piena legittimità ai nuovi processi di interazione e di regolazione che sono ormai acquisiti dal dibattito disciplinare, ma che non avevano ancora ricevuto una adeguata legittimazione nel PTC vigente. Le novità procedurali e normative illustrate da questo documento e principalmente dalla variante normativa (vedi in particolare gli articoli 1bis, 14, 15, 17, 18, 18bis, 21bis, 22 e 23), laddove introducono importanti cambiamenti non solo nel coordinamento dei soggetti ed attori della pianificazione, ma anche nella “cassetta degli attrezzi” a disposizione di tecnici pubblici e privati. Ciò soprattutto in vista del conseguimento di obiettivi ambiziosi quali la promozione del contenimento del consumo di suolo, la compensazione ecologica delle trasformazioni insediative comunque necessarie o la configurazione di un inedito “progetto di paesaggio”, che presuppongono la mobilitazione di risorse umane qualificate in parte 6 Società Geografica Italiana, Il riordino territoriale dello Stato. Riflessioni e proposte della geografia italiana, Roma, 2013. Pagina 234 di 359 COPIA già potenzialmente disponibili, ma spesso poco valorizzate a causa di un ordinamento tecnicoamministrativo che penalizza il lavoro di gruppo e gli approcci interdisciplinari. possano ricevere una sostanziale legittimazione – e quindi anche una innegabile iniezione di efficacia - in virtù di un maggiore coinvolgimento della popolazione. In altri Paesi la modernizzazione della funzione pubblica è stata perseguita con il supporto di un’azione sistematica indirizzata alla qualificazione e all’aggiornamento degli amministratori pubblici e della dirigenza locale e affidata sovente a specifiche strutture formative (quali ad esempio le Scuole superiori della Amministrazione locale o l’Ecole Nationale d’Administration francese), ma i ritardi maturati in questo settore dall’Italia e la necessità di aggiornare la macchina amministrativa in corsa, quando cioè quest’ultima è al centro di una radicale e concitata riorganizzazione, hanno suggerito di scegliere una strada differente. Per effetto di questa scelta di fondo il Piano Strategico si affida ad un legame sempre più saldo e biunivoco tra lo svolgimento di esercizi valutativi (ormai ampiamente diffusi nell’intero processo di pianificazione) e la frequente attivazione di momenti partecipativi. Oltre ai ripetuti accenni alle procedure di valutazione già presenti nella normativa vigente, e ulteriormente accentuati nella nuova versione (vedi in particolare gli emendamenti introdotti negli articoli 9, 17 e 22), il ricorso molto frequente alle conferenze di pianificazione prelude evidentemente ad un impiego sistematico del metodo della concertazione istituzionale, e dunque alla prefigurazione di un metodo democratico e partecipato di selezione delle preferenze pubbliche. Nella impostazione adottata dalla Provincia di Teramo il nuovo Piano costituisce al tempo stesso una risposta, nell’immediato, alle criticità emerse nel corso degli ultimi anni nel governo del territorio e la proposta – offerta in primo luogo ai soggetti e attori delle trasformazioni insediative che operano nello spazio teramano, ma aperta al contributo degli altri livelli di pianificazione (primo fra tutti quello regionale) e all’interazione con i territori provinciali contermini – di ispirare il riordino amministrativo a una intenzionalità condivisa e a una configurazione della governance in cui sia possibile coinvolgere tutte le risorse umane disponibili per rispondere alle sfide imposte dalla necessità di superare la crisi iniziata nel 2008 e di orientare la transizione verso un differente paradigma socio-economico e ambientale. In questa prospettiva l’insistenza con cui si propone di concertare in futuro le grandi scelte di area vasta all’interno delle Conferenze di pianificazione, o l’enfasi su strumenti innovativi e a carattere integrato per il completamento e la tutela dei corridoi biologici, per l’apertura di varchi nei processi di conurbazione o per risarcire la collettività dagli impatti negativi prodotti dalle trasformazioni urbane (con le compensazioni ecologiche o con la previsione di “depositi verdi”) prefigurano un rinnovato impegno nell’aggiornamento e nella motivazione del personale pubblico e della vasta platea di professionisti e consulenti che appare determinante per il successo di un programma così impegnativo. 3.1.4. Per una rinnovata centralità del ruolo delle comunità locali Nonostante l’impegno profuso dalle amministrazioni provinciali per consolidare il rapporto con i cittadini, è difficile negare che dietro il vasto schieramento che ha sostenuto in questi anni il ridimensionamento, se non addirittura la cancellazione, dell’istituto provinciale si celi in molti casi la tendenza a scorgere negli atti amministrativi della Provincia, e in primo luogo nei suoi piani e programmi, un corpus disciplinare specialistico e complesso, che si rivolge prevalentemente agli addetti ai lavori e che non è in grado di coinvolgere i saperi non esperti e i bisogni diffusi dei residenti. A tale proposito non si può fare a meno di segnalare che la deriva tecnicistica cui si fa riferimento ha riguardato in realtà l’intera produzione urbanistica. Ma mentre nella pianificazione locale l’impatto immediato del regime dei suoli su interessi e aspettative molto articolati e diffusi ha contribuito tradizionalmente a mantenere viva l’attenzione non solo dei proprietari delle aree più vicine all’edificato, ma anche di un pubblico molto più ampio, l’efficacia dei Piani territoriali di coordinamento e degli altri piani provinciali è stata declinata in forme sempre più indirette (e talvolta indeterminate), facendo sì che le comunità locali finissero per disinteressarsi alla formazione di tali strumenti, e per delegare sistematicamente la tutela dei propri interessi a chi li rappresentava nelle istituzioni provinciali. In una governance dell’area vasta in cui le province sono probabilmente destinate a diventare organi elettivi di secondo livello, questa rinuncia a esercitare un ruolo maggiormente attivo di controllo sembra destinata ad aumentare, ma alla base di questo nuovo strumento di pianificazione vi è la convinzione che tale tendenza possa essere invertita, e che anche le scelte più rilevanti della pianificazione di area vasta PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Il percorso che in questo modo appare delineato contempla la possibilità di giovarsi di una comparazione sistematica delle alternative disponibili e, al tempo stesso, della loro attitudine ad esaltare l’efficacia delle trasformazioni programmate, con l’ulteriore obiettivo di annullarne o comunque di attenuarne l’impatto. In questo modo non solo è possibile incrementare la razionalità delle scelte di piano compiute dalle istituzioni locali, ma si è anche in grado di articolare il processo di formazione delle decisioni in forme tali che la popolazione possa esercitare un ruolo fondamentale di controllo (e nelle modalità previste dalla legislazione vigente anche di condizionamento) almeno sulle decisioni più rilevanti, che altrimenti rischierebbero di essere assunte con modalità ampiamente discrezionali, esponendosi in questo modo al pericolo di ripetute e immotivate correzioni di rotta ad ogni cambio di maggioranza politica. 3.2 Consumo di suolo e strategie per il contenimento Il contesto italiano Il consumo di suolo è una delle più insidiose e irreversibili forme di degradazione del suolo che si verifica ogni qual volta un’area agricola, naturale o semi-naturale viene antropizzata. Il suolo, in quanto risorsa naturale limitata e non rinnovabile, è essenziale per la sopravvivenza dell’uomo sul pianeta e per la conservazione della maggioranza degli ecosistemi terrestri. Il suolo che, insieme all’aria e all’acqua, rappresenta una delle componenti fondamentali dell’ambiente, sconta inoltre, almeno con riferimento all’Italia, un significativo e preoccupante ritardo dal punto di vista del nostro sistema legislativo che non è stato in grado di tutelare l’esistente, né ha saputo porre le basi per uno sviluppo sostenibile. Nella legislazione italiana, infatti, ci si limita a trattare per lo più la difesa del suolo in termini di dissesto idrogeologico o di tutela del territorio, del paesaggio e delle infrastrutture. Ad esempio il D.lgs. 152/2006 affronta il tema del suolo principalmente nella parte III, sezione I dedicata alle ‘Norme in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione’ e nella parte IV, titolo V riguardante la ‘Bonifica di siti contaminati’. Nel primo caso il testo espone (articoli 53 e 54) alcuni concetti di ordine generale, delineando i compiti coordinati degli enti regionali e degli organismi nazionali ai fini dello svolgimento di attività conoscitive e di risanamento riguardanti lo stato dei suoli (art. 55). In sintesi, tranne che in alcuni casi specifici (contaminazione locale/diffusa, inondazioni e smottamenti), la difesa del suolo in Italia è delegata alle Regioni e ad altri organi tecnico-amministrativi locali, che non dispongono comunque di specifici e organici quadri di riferimento in materia di salvaguardia dei suoli dal degrado. Pagina 235 di 359 COPIA La recente normativa europea in materia di consumo di suolo Il contenimento del consumo di suolo è oggetto di una specifica attenzione in sede europea almeno a partire dal 2002 (decisione n.1600/2002/CE), quando il varo del sesto programma comunitario di azione in materia di ambiente ha coinciso con la formulazione di alcuni elementi significativi della politica europea in tema di suolo. Tra gli obiettivi di fondo di questo pronunciamento si segnalano, in particolare, la tutela delle risorse naturali e l’incentivo ad un utilizzo sostenibile del suolo. In particolare la formulazione adottata dagli organismi comunitari definisce una strategia finalizzata alla protezione dei suoli che punta al tempo stesso al congelamento delle dinamiche in atto e, laddove possibile, a una radicale inversione di tendenza. Nella comunicazione 179 del 2002 (“Verso una strategia tematica per la protezione del suolo”), la Commissione ha evidenziato gli otto problemi principali che affliggono i suoli europei: l’erosione, la diminuzione della materia organica, la contaminazione, la salinizzazione, la compattazione, la diminuzione della biodiversità del suolo, l’impermeabilizzazione, l’inondazioni e gli smottamenti. Più recentemente, la UE ha individuato il consumo di suolo (SoilSealing) come una delle minacce per la salvaguardia della risorsa naturale prefiggendosi, attraverso la proposta di una Direttiva Quadro sui Suoli (Framework Directive - COM 2006 232), la protezione del suolo e l’individuazione dei rischi e delle azioni volte alla mitigazione del fenomeno, fornendo, attraverso il suo organo tecnico-scientifico, una serie di analisi del fenomeno su base europea al fine di definire un quadro conoscitivo che i singoli Stati potranno utilizzare a sostegno delle proprie decisioni. Nella proposta di “direttiva quadro” sono contenuti i principi e gli obiettivi comuni finalizzati alla difesa e all’utilizzo sostenibile del suolo. Il legislatore europeo, infatti, nella consapevolezza dell’estrema variabilità dei fenomeni da governare all’interno dell’Unione Europea, ha preferito delineare un quadro generale, e lasciare ai singoli Stati la definizione di strumenti legislativi nazionali e locali volti a definire specifiche misure per affrontare i fenomeni di degrado del suolo. Sulla base di elementi comuni, gli Stati membri saranno tenuti ad individuare le aree sottoposte a rischio (in cui insistono fenomeni di degradazione del suolo, o per i quali esiste il fondato motivo che tali fenomeni possano verificarsi in un prossimo futuro), definendo sia gli obiettivi di riduzione del rischio per le aree individuate, sia i programmi contenenti le misure necessarie per raggiungerli. Mediante tale Direttiva gli Stati membri potranno superare ciò che attualmente si configura come un approccio frammentario e adottare provvedimenti di tutela armonizzati a livello europeo. In questo modo sarà possibile corrispondere alle specificità dei suoli presenti nei territori di competenza, e pianificare in modo sistematico le strategie a medio e a lungo termine tali da incentivare, al contempo, un uso sostenibile del suolo. Un tale approccio permetterà inoltre di proteggere tale risorsa attuando misure di risanamento e/o mitigazione e, soprattutto, di prevenzione del degrado. A supporto di tale strategia legislativa, la Comunità Europea ritiene inoltre fondamentale sviluppare e consolidare sia a livello europeo che di singoli Stati membri, una rete di monitoraggio dei fenomeni di degrado dei suoli e, contestualmente, un sistema armonizzato di raccolta delle informazioni e di riutilizzo dei dati ambientali esistenti. L’obiettivo dichiarato non dovrà essere solo quello di descrivere un framework dettagliato della situazione in atto, ma anche di prevedere l’evoluzione nel medio e lungo periodo del processo di deterioramento dei suoli in un’ottica di miglioramento delle azioni di prevenzione poste in essere. Sulla scorta di quanto previsto a livello comunitario, l’Italia ha istituito il Centro di Ricerca sul Consumo di Suolo (CRCS). Quest’ultimo, nato da un protocollo d’intesa siglato dall’Istituto Nazionale di Urbanistica e da Legambiente, stabilisce l’unione delle rispettive competenze e capacità per elaborare e divulgare, anche mediante il contributo di altri soggetti associativi istituzionali e accademici che ne condividono motivazioni e obiettivi, i dati e i contributi sviluppati per la conoscenza del fenomeno del PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 consumo di suolo in Italia e in Europa. Il CRCS intende coinvolgere i livelli amministrativi territoriali, raccogliendo i dati che servono ad ampliare l’attività di monitoraggio quantitativo, e valutando con essi differenti modelli di azione locale e sovra locale contro il consumo di suolo. Il prodotto principale del CRCS è la redazione di un Rapporto annuale che effettua, in maniera progressiva, la definizione quantitativa del consumo di suolo su base provinciale in Italia, eseguita con metodologia differenziale in modo da garantirne la comparabilità. Fino ad oggi il Centro ha licenziato tre edizioni del Rapporto, rispettivamente nel 2010, nel 2012 e nel 2013. È tuttavia opportuno segnalare che ad oggi le Regioni italiane che dispongono di cartografie di uso del suolo su differenti soglie temporali e costruite con medesima metodologia comparabile costituiscono una ristretta minoranza: Lombardia, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Sardegna. I temi aperti su cui CRCS intende impegnarsi riguardano la definizione, la quantificazione e la qualificazione in termini morfologici del consumo di suolo, nonché le metodologie di misurazione e la predisposizione di adeguate linee guida necessarie a contrastare tale fenomeno. In tal senso il CRCS s’impegna a orientare la propria attività di ricerca tenendo sempre presente che la “patologia” del consumo di suolo ha una matrice culturale, prima ancora che fisica, che deve essere superata mediante una costante e corretta informazione e divulgazione. La normativa comunitaria e i piani provinciali Per comprendere meglio il recepimento da parte delle Province delle direttive europee si sono analizzati alcuni casi che risultano più significativi in materia di consumo di suolo: i PTC di Lucca, Torino, Modena e Reggio Emilia (schede a corredo del testo). Ogni provincia, attraverso la legge regionale di riferimento, recepisce le direttive europee e le trasferisce sul proprio territorio tenendo anche conto dei risultati contenuti negli osservatori e alla luce delle tematiche più rappresentative relative agli obiettivi da raggiungere. In generale, ogni piano si prefigge il contenimento del consumo del territorio urbanizzato, eventualmente riprendendo e ampliando determinati obiettivi già presenti, in alcuni casi, nei piani vigenti. Il tratto comune, rintracciabile nei diversi piani, è costituito dall’equilibrio tra il dimensionamento dell'offerta insediativa e la capacità insediativa espressa dal Piano, privilegiando in assoluto, attraverso la modalità di formazione dell'offerta, la riqualificazione dell'esistente e gli interventi nel territorio già urbanizzato rispetto alle scelte espansiva. Di seguito, a titolo esemplificativo, si evidenziano i punti fondamentali che sono rintracciabili come elementi di una strategia comune rivolta al contenimento dei problemi connessi al consumo di suolo: • contenere il consumo dei suoli ad uso urbano e la loro impermeabilizzazione; • ridurre la dispersione dell’urbanizzato; • ridurre la frammentazione del territorio agricolo e delle risorse naturalistiche dovuta all’edificato ed alle infrastrutture di trasporto; • assicurare la compatibilità tra processo di trasformazione e criteri di salvaguardia delle risorse (in particolare della risorsa «suolo ad elevata capacità d’uso agricolo»). Andando più nello specifico, ulteriori elementi di attenzione si rintracciano nel Piano di Torino, all’interno del quale si fa esplicito riferimento alla richiesta per la definizione di nuovi indirizzi qualitativi e di criteri di progettazione urbanistica che dovranno essere recepiti dalle amministrazioni comunali sia nelle scelte localizzative e di pianificazione delle aree urbanizzate, sia nell’ambito degli insediamenti residenziali. Attraverso la possibilità di rivedere le indicazioni contenute nei PRG vigenti, viene inoltre fornita un’indicazione generale di contenimento delle aree di insediamento residenziale. La crescita residenziale è così ammissibile solo all’interno di un quadro in cui sussista, mediante la sostituzione e la trasformazione edilizia, un effettivo recupero del patrimonio esistente degli edifici di centri e nuclei urbani. Inoltre, al fine di rendere più compatto e funzionale il sistema insediativo, e di limitare di Pagina 236 di 359 COPIA conseguenza il consumo di suolo destinato alla nuova residenza, è previsto un riordino urbanistico da attuarsi per il tramite di interventi di completamento edilizio. Alla base di tale impostazione vi sono nuovi indirizzi qualitativi e criteri di progettazione urbanistica che dovranno essere recepiti dalle amministrazioni comunali nelle scelte localizzative e nella pianificazione delle aree urbanizzate e degli insediamenti residenziali. In tal modo e analogamente al Piano vigente, la risorsa “suolo” è posta al centro della politica di sviluppo e di tutela del territorio. Un ulteriore elemento che merita di essere analizzato e che riguarda, nello specifico, anche la Provincia di Reggio Emilia, è legato allo sviluppo del “policentrismo” che rappresenta sinteticamente la tendenza ad indirizzare la crescita insediativa coerentemente con i diversi livelli prestazionali offerti dei centri urbani. Tale scelta mira quindi al consolidamento e alla qualificazione di una struttura a più “poli” dotata di una gerarchia che è funzione della distribuzione e del livello dei servizi offerti e delle infrastrutture esistenti, il tutto al fine di valorizzare le singole eccellenze e le polarità di interesse sovra-provinciale. In tale quadro non viene trascurata la dimensione ambientale e quindi di eco-sostenibilità come ad esempio si osserva qualora la distribuzione delle produzione assume un carattere di coerenza rispetto agli impatti ambientali e paesaggistici. Fanno parte di tale impostazione la razionalizzazione e la distribuzione delle attrezzature collettive in ottica sovra-comunale, il recupero delle aree dismesse o in via di dismissione e la ricerca di una maggiore equità circa gli effetti economici delle scelte urbanistiche. Il rafforzamento del “policentrismo” passa quindi attraverso azioni di contenimento del consumo di suolo non urbanizzato mediante prescrizioni che richiedono un’effettiva attuazione. Infatti, gli strumenti urbanistici generali, nonché le relative varianti, assumono l’obiettivo strategico del contenimento del consumo di suolo e dello sprawling privilegiando, al fine di rispondere al fabbisogno insediativo, quegli interventi di riqualificazione e di riordino del tessuto urbano esistente che cercano di migliorare, ove possibile, la qualità edilizia e urbana nel rispetto degli standard urbanistici relativi ai servizi pubblici e al verde. Tali strumenti tentano di promuovere il recupero e l’uso del patrimonio edilizio esistente non utilizzato o sottoutilizzato individuando e prevedendo, se necessario, i mutamenti più idonei delle destinazioni d’uso. Ulteriori aspetti presi in esame riguardano poi il rafforzamento della struttura urbana con la necessaria dotazione di servizi; il recupero delle aree produttive dismesse o localizzate impropriamente; l’esclusione di nuovi ambiti urbanistici di espansione dispersi sul territorio libero, non urbanizzato, o allineati lungo gli assi stradali ed infine la realizzazione di forme compatte di insediamento con una più limitata utilizzazione di suolo libero. Perequazione e compensazione Come’è ormai ampiamente riconosciuto, la perequazione urbanistica può rappresentare un efficace strumento a supporto della gestione urbana e delle conseguenti trasformazioni del tessuto urbanistico. Questa disciplina innovativa prevede l’attribuzione di un indice lordo di edificabilità all’interno di ampie zone omogenee di trasformazione individuate dal piano, con la contestuale concentrazione dell'effettiva edificabilità su singole sub-aree e la cessione gratuita di altre aree al Comune. I principali obiettivi e, conseguentemente, i benefici attesi della perequazione urbanistica sono stati ampiamente descritti dalla letteratura sul tema: • in termini di efficacia urbanistica, per il tramite di un disegno urbano ben ideato che assegna maggiori spazi pubblici; • in relazione alla tendenziale equità nel trattamento degli interessi privati; • con riferimento alla semplificazione dell’iter amministrativo, grazie alla possibilità di evitare lunghe e costose procedure di esproprio. In Italia alcune realtà regionali hanno introdotto recentemente nelle rispettive legislazioni forme di perequazione territoriale con l’intento di gestire e, ove possibile, ridurre le disparità territoriali PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 determinate da trasformazioni del territorio che hanno portato a una distribuzione non ottimale dei vantaggi e degli svantaggi conseguenti. L’equità territoriale, infatti, dovrebbe rappresentare il filo conduttore di qualsiasi intervento urbanistico che si prefigga di ottimizzare la gestione del territorio, se non altro perché è legittimo supporre che una corretta ripartizione dei costi e dei benefici tra gli enti locali coinvolti nei processi di trasformazione del territorio possa contribuire alla riduzione della concorrenza tra i sistemi locali (spesso fonte di diseconomie e conflitti), favorendo al contempo la competitività a l’apertura verso interventi a carattere sovra-comunale. È quindi necessario superare le frammentazioni che caratterizzano i vari interventi, rafforzare la sinergia e la coerenza tra azioni e obiettivi, nonché l'integrazione delle risorse ambientali, finanziarie e umane che si rendono disponibili. Un primo contributo applicativo sul tema della perequazione è offerto, ad esempio, dal PTC di Lucca, all’interno del quale emerge l’obiettivo di rafforzare gli strumenti atti a favorire la cooperazione di area vasta sui temi di rilevanza sovra-comunale quali ad esempio accordi, intese ed esercizi di perequazione territoriale. Ma anche nel PTC di Modena si fa esplicito riferimento al concetto di perequazione territoriale, e alla possibilità che il perseguimento di un assetto “perequato” sia associato non solo ad una corretta redistribuzione dei benefici e degli oneri delle scelte attuate in campo urbanistico, ma anche alla necessità di qualificare le scelte di pianificazione rendendole indifferenti rispetto al regime dei suoli. Tale impostazione fa esplicito riferimento all’art. 15, comma 3, della L.R. 20/2000, che prevede che tanto i Comuni, quanto la stessa Provincia, applichino i criteri della perequazione alla elaborazione degli Accordi Territoriali, con un’equa ripartizione tra gli enti locali interessati degli impatti derivanti da scelte urbanistiche di rilievo sovra-comunale concernenti in particolare: • il dimensionamento degli insediamenti produttivi con prevalenti attività industriali, terziarie o commerciali; • la localizzazione dei poli funzionali; • il potenziamento delle dotazioni territoriali e delle altre attrezzature di rilievo sovra-comunale; • altre politiche e progetti a carattere sovra-comunale (politiche per l’abitazione sociale e per la realizzazione della rete ecologica provinciale, politiche sulle reti infrastrutturali e il trasporto pubblico, ecc.). L’orientamento alla perequazione territoriale è esplicito anche all’interno del PTC di Torino (PTC2), nel quale s’intende perseguire un’equa ripartizione a livello comunale dei benefici e degli oneri derivanti dalla concentrazione degli insediamenti e dalla realizzazione di infrastrutture e di interventi necessari per fornire allo sviluppo condizioni adeguate di sostenibilità. Strumenti fondamentali della perequazione sono individuati negli “accordi” che gli enti locali sono chiamati a stipulare in vista della realizzazione di aree e interventi di interesse sovra-comunale, come previsto dall’art. 9, che generano l’opportunità di una compensazione. E’ questo il caso soprattutto: • degli insediamenti produttivi (tra cui sono incluse le stesse piattaforme logistiche) caratterizzati da effetti sociali, territoriali e ambientali che interessano più Comuni; • degli interventi necessari all’adeguamento delle dotazioni urbanistiche fondamentali (reti tecnologiche, impianti di erogazione e produzione di energia, di approvvigionamento idrico, di raccolta e smaltimento dei rifiuti, ecc.); • degli insediamenti terziari o commerciali, con particolare riferimento alle strutture di vendita generatrici di rilevanti impatti di natura sovra-comunale; • degli insediamenti turistici che esercitano una “pressione” che supera i confini del comune ospitante; • degli interventi di difesa del suolo di interesse sovra-comunale (come nel caso delle casse di laminazione o delle arginature). Il PTC2, inoltre, promuove la co-pianificazione quale strumento idoneo all'attuazione dei principi costituzionali di sussidiarietà, concertazione e leale collaborazione tra gli enti coinvolti, che interagiscono anche a seguito della convocazione di apposite conferenze di pianificazione. In tale contesto la Provincia Pagina 237 di 359 COPIA svolge un fondamentale ruolo di coordinamento e di mediazione istituzionale, garantendo inoltre il proprio supporto nei termini di un approfondimento delle questioni che implicano la disponibilità di conoscenze specialistiche e di strumenti di valutazione. Altro caso interessante nel panorama italiano è costituito dal PTC di Reggio Emilia, che definisce livelli prestazionali distinti per i diversi centri urbani della provincia (quattro livelli prestazionali per i centri urbani dei comuni della pianura, o serviti da importanti fermate del trasporto pubblico su ferro; cinque livelli prestazionali per tutti i comuni di fondo valle o di crinale), che associa a ciascuno di essi specifiche disposizioni in materia di governo del territorio e, più in particolare, di provvedimenti relativi alla espansione insediativa. L’attuazione delle politiche di qualificazione produttiva di rilievo sovraprovinciale e sovra-comunale deve affidarsi ad appositi Accordi Territoriali, mentre la crescita degli insediamenti produttivi potrà essere definita da una specifica politica perequativa in cui le risorse sono anche finalizzate all'implementazione di interventi infrastrutturali ed ambientali di rilevanza provinciale. In estrema sintesi le innovazioni introdotte dal piano di Reggio Emilia per le questioni affrontate in questa sede possono essere ricondotte a una più chiara distinzione tra la capacità insediativa teorica e il dimensionamento degli interventi programmati che in ogni caso dovrà essere inferiore a quest’ultima. approvato dal Consiglio dei Ministri del Governo Letta nella seduta del 15 Giugno 2013. Come è noto, il principio ordinatore di questa iniziativa legislativa prevede uno stop concreto all’espansione edilizia fino a quando non verrà fissata (con decreto interministeriale) la riduzione del consumo di suolo in termini quantitativi, procedendo verso l’obiettivo ambizioso del consumo di suolo pari a zero nel 2050 che è stato stabilito in ambito comunitario. Il percorso disegnato è complesso e certamente non rapido in termini di attuazione concreta, soprattutto in considerazione che l’efficacia dei provvedimenti che dovranno essere assunti sarà comunque legata all’attività di un comitato (ancora da formare), la cui funzione dovrebbe essere quella di monitorare la riduzione di consumo di suolo sul territorio nazionale, verificare la concreta applicazione della legge e di produrre un rapporto annuale sul consumo di suolo. Se dunque appaiono ancora molti gli ostacoli da superare in vista del decollo di una politica nazionale per il consumo di suolo, iniziative di portata più circoscritta come quella assunta dal Piano Strategico di Teramo, ma che sono in grado di produrre risultati tangibili già nel breve e nel medio periodo, sono evidentemente destinate a colmare un vuoto normativo che altrimenti rischia di penalizzare gravemente le prospettive di superamento della grave crisi socio-economica e territoriale che il nostro Paese sta attraversando. Se, a questo punto, riportiamo l’attenzione al Piano Strategico della Provincia di Teramo, possiamo evidenziare come tale strumento si caratterizza, più in particolare, per la definizione dei criteri che dovranno essere impiegati per lo sviluppo delle funzioni terziarie e di servizio di rango regionale (direzionali, di ricerca, commerciali, culturali, di scambio, sanitarie) in un’ottica policentrica, introducendo limiti stringenti al consumo di suolo qualora tali funzioni ricadano entro l’area urbana del centro capoluogo di Teramo. Inoltre è opportuno segnalare gli elementi principali relativi alle prescrizioni e agli indirizzi per l’impostazione e il dimensionamento dei piani comunali: con riferimento all’obiettivo strategico del contenimento del consumo di suolo e dello sprawling, ogni comune è obbligato a procedere, in occasione dell’avvio dell’iter per la formazione di un nuovo strumento urbanistico o variante, alla determinazione del limite del territorio già urbanizzato, inteso come perimetro delle aree a carattere insediativo previste nei Piani comunali già approvati, che viene assunto come riferimento essenziale per la valutazione di sostenibilità delle decisioni riguardanti una nuova occupazione di territorio agricolo. Gli interventi che comportano la trasformazione del suolo da “non urbanizzato” a “urbanizzato” sono da considerarsi “interventi a consumo di suolo” e devono prevedere misure di compensazione ambientale preventiva secondo valori e parametri che lo stesso strumento urbanistico comunale è tenuto a fissare con riferimento ai contenuti dell’Allegato n. 4 che accompagna le Note Tecniche di Attuazione, e che saranno specificamente oggetto della valutazione provinciale di compatibilità. Tali misure di compensazione terranno conto dell’impatto ecologico e ambientale che ogni nuovo impiego del suolo tende a produrre. Si dispone pertanto che il promotore, pubblico o privato, di ogni intervento di trasformazione compensi gli impatti residui generando nuovo valore ecologico e ambientale al fine di migliorare la qualità percettiva e insediativa, di attenuare gli inquinamenti atmosferici e acustici e di mitigare gli effetti dei picchi climatici. La compensazione ecologica che in questo modo si determina, deve essere realizzata all’esterno delle aree di nuova trasformazione, ma all’interno del territorio comunale direttamente interessato o dell’unità insediativa di appartenenza, secondo le procedure previste dal citato allegato n. 4 delle NTA e comporta la cessione gratuita di aree - anche non contigue a quelle di nuova trasformazione - e il loro equipaggiamento naturale/ecologico. Le considerazioni su esposte, mettono in luce l’importanza e l’urgenza delle problematiche innescate da un uso improprio del suolo. Al fine di arrestare dei processi che hanno già prodotto numerosi squilibri, diventa quindi una priorità assoluta la difesa dell’uso agricolo dei suoli, orientando l’espansione edilizia sulle aree già urbanizzate attraverso interventi di infilling, di riqualificazione e di trasformazione urbana. A conclusione di queste argomentazioni conviene ricordare che tale “visione” risulta sostanzialmente coerente con il disegno di legge sul «Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato» PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 238 di 359 COPIA PTC Lucca TEMI ATTUAZIONE DEL PTC ATTRAVERSO LA PIANIFICAZIONE COMUNALE SEZIONI Relazioni governo territorio sul del Fattore temporale dell'attuazione e del coordinamento con i vari livelli di pianificazione COERENZA CON LE POLITICHE EUROPEE PROVINCIA DI TERAMO LEGISLAZIONE Legge regionale 1/2005 Legge Regionale 5/1995 VECCHIO PTC Il PTC indirizza gli atti di pianificazione e di programmazione, attinenti il governo del territorio, alla configurazione di un assetto del territorio interessato coerente con le predette finalità. inoltre costituisce strumento di pianificazione e di programmazione diretto al coordinamento e al raccordo tra gli atti della programmazione territoriale regionale e la pianificazione urbanistica comunale. NUOVO PTC Il PTC si configura come lo strumento fondamentale della pianificazione e programmazione territoriale di area vasta provinciale rappresentando per i Comuni il riferimento principale di programmazione entro cui definire e delineare le scelte di trasformazione territoriale proprie della pianificazione urbanistica comunale. Il PTC si è caratterizzato inoltre quale strumento di riferimento e di orientamento per le scelte dei diversi soggetti, pubblici e privati, attinenti il “governo del territorio” la cui attuazione richiede il concorso plurale di soggetti istituzionali, economici e sociali e la disponibilità finanziaria di diversa provenienza ed ha cercato di spostare l’interesse e l’attenzione dalla dimensione locale, propria delle singole realtà urbane e produttive, a quella più vasta propria delle reti e dei sistemi territoriali e socio-economici per cogliere le prestazioni territoriali in termini di opportunità superando lo stretto riferimento ai confini comunali. Il PTC, assumendo quali obiettivi fondamentali la tutela dell’identità fisica e della identità storico-culturale del territorio provinciale, essenzialmente Segnala i punti critici delle condizioni di fragilità ambientale su cui impostare scelte strategiche per la difesa del suolo e concentrare azioni e risorse; Sposta e ridefinisce l’identità locale e la competizione con l’esterno alla scala sovralocale dei sistemi territoriali; Assume e valuta le differenti condizioni e situazioni presenti nelle diverse realtà locali non come “squilibri” da colmare, ma come diversità da riconoscere e valorizzare in quanto risorse proprie dei differenti luoghi; Delinea un quadro di riferimento coerente per il sistema della mobilità e le infrastrutture di trasporto su cui definire progetti operativi e realizzare interventi infrastrutturali in modo coordinato. Legge 1/2005 Legge 5/1995 coordinamento dei piani strutturali e degli altri strumenti urbanistici comunali. OSSEVATORIO PROVINCIALE DEI PIANI STRUTTURALI L’analisi dei piani strutturali (PS) redatti nel periodo 1995 - 2005, copre un decennio aperto dall’entrata in vigore della legge regionale 05/95 “Norme sul Governo del Territorio” e chiuso dalla legge regionale 01/05 caratterizzato dall’approvazione del piano provinciale (PTC) nel dicembre 2000. Il servizio urbanistica avvia un’attività di studio per un osservatorio sull’attività di pianificazione comunale finalizzata ad individuare contenuti e componenti di verifica e valutazione del piano provinciale, con particolare riferimento agli obiettivi dei sistemi territoriali del PTC. L’obiettivo principale di tale attività è quello di creare un sistema di acquisizione dati e conoscenze strutturato secondo un flusso a doppio senso: dal piano provinciale al piano comunale – dal PS al PTCP. Questo lavoro di monitoraggio e conoscenza viene aggiornato nell’anno 2009 andando ad inserire nuovi dati, migliorando ed ottimizzando la struttura dell’archivio esistente. I nuovi dati inoltre rappresentano una verifica sulle novità introdotte dalla nuova legge sul governo del territorio (L.R.01/2005) in vigore dal gennaio 2005, proprio quando si attivano le procedure per la variante generale al PTCP. IL PTC recepisce la Direttiva Comunitaria nel “Documento Preliminare” ai fini della Valutazione Ambientale Strategica ai sensi dell’art. 23 della L.R. 10/2010 “Norme in materia di valutazione ambientale strategica (VAS), di valutazione di impatto ambientale (VIA) e di valutazione d’incidenza” e come “Documento di Valutazione Iniziale” ai fini della Valutazione Integrata ai sensi dell’art. 5 del DPGR 9 febbraio 2007, n.4/R per la Variante al Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia regionale Regionale DIRETTIVA COMUNITARIA 42/2001/CE LEGGE REGIONALE 10/2010 Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 PIANI DI SETTORE PASL, strumento di programmazione che coordinano priorità programmatiche regionali e locali. Lo strumento ha carattere pattizio ad adesione volontaria ed è stato riconfermato dal Piano Regionale di Sviluppo 2006-2010 come strumento di negoziazione progettuale tra le priorità programmatiche contenute nel PRS stesso e quelle espresse dal territorio sulla base della reciproca condivisione. Progetto Integrato di Sviluppo Locale (PISL). Attraverso il PISL il territorio della Provincia di Lucca ha realizzato sia la programmazione concertata degli interventi in chiave strategica sia l'attuazione di una serie consistente di operazioni pensate per migliorare le qualità del territorio lungo tutte e tre le dimensioni della sostenibilità: ambientale, sociale, economica. Pagina 239 di 359 COPIA di Lucca diadeguamento ai sensi della L.R. 1/2005. Il PRC considera la valutazione ambientale un processo della pianificazione che non prescinde dal livello di operatività del piano che si va formando. COPIANIFICAZIONE e coinvolgimento dei soggetti attori delle trasformazioni urbane RELAZIONE tra regione – provincia comune LEGGE REGIONALE 1/2005 Legge Regionale 5/1995 Il procedimento della formazione del PTC ha previsto una “conferenza di programmazione con i comuni e le comunità montane territoriali interessate” alla quale è invitata a partecipare anche la Regione. Il concetto di coordinamento, alla base del ruolo del PTCP, viene rivisitato in modo da rafforzarlo come servizio della provincia nei confronti dei comuni e degli enti di settore, attraverso i cui piani attuano la maggiore parte degli obiettivi e dei contenuti della pianificazione territoriale provinciale. Questo passaggio è necessario per garantire un quadro di coesione territoriale considerato che con il concetto di sussidiarietà ciascun ente è autonomo nello sviluppo, approvazione e attuazione dei propri strumenti di pianificazione. Rafforzare gli strumenti per la cooperazione di area vasta sui temi di rilevanza sovra comunale (accordi, intese, perequazione territoriale ecc.) Legge 5/1995 Legge 5/1995 Il PTC assume le tutele dell'integrità fisica e dell'identità culturale del territorio interessato, come condizioni di ogni ammissibile scelta di trasformazione, fisica o funzionale, del medesimo territorio; promuove azioni di valorizzazione delle qualità ambientali, paesaggistiche e urbane presenti nel suddetto territorio, nonché di ripristino delle qualità deteriorate, e di conferimento di nuovi e più elevati caratteri di qualità, formale e funzionale, ove necessario e opportuno, e in particolare al sistema insediativo antropico; difesa del suolo in riferimento sia agli aspetti idraulici che a quelli relativi alla stabilità dei versanti; - risanamento del dissesto idrogeologico del territorio attraverso interventi strutturali estesi al bacino idrografico del fiume Serchio, nel quadro di una politica generale tesa al recupero permanente delle colline e delle aree montane VERSILIA -parchi tematici comunali legati alla risorsa acqua PIANA DI LUCCA parchi tematici comunali legati alla risorsa acqua VALLE DEL SERCHIO -creazione di un parco del Serchio e della Lima PEREQUAZIONE TERRITORIALE SVILUPPO SOSTENIBILE Integrità fisica del territorio Regionale Regionale PIANA DI LUCCA superamento delle situazioni di rischio idraulico, privilegiando il recupero degli spazi necessari per le dinamiche fluviali e favorendo la rinaturalizzazione del reticolo idraulico tutela ambientale, la riqualificazione e la messa in sicurezza del sistema trasversale dei corsi d’acqua che dalle Pizzorne confluisce nell’alveo dell’ex lago di Bientina recupero, la riqualificazione e la valorizzazione del sistema delle aree umide e palustri, nonché dei corsi d’acqua connessi, riconoscibile intorno ai canali Rogio e Ozzeretto, che dal Bientina confluisce nelle aree del Bottaccio e del Guappero in prossimità dell’acquedotto del Nottolini; recupero e il ripristino ambientale del Lago di Sibolla; riconoscimento, l’arricchimento e la valorizzazione dei caratteri identificativi propri del «varco» verde di rilevanza sovracomunale riconoscibile nel territorio interessato dal paleoalveo del Serchio, con le sue permanenze morfologiche, idrogeologiche e vegetazionali e le sue relazioni con il reticolo idrografico anche minore (fossi e canali di irrigazione) PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 240 di 359 COPIA Consumo suolo di Legge 5/1995 Legge 5/1995 Regionale Regionale VERSILIA recupero, in raccordo con le competenti autorità di bacino, delle situazioni di degrado connesse alla fragilità degli acquiferi risistemazione dei corsi d’acqua principali, privilegiando il recupero degli spazi necessari alle dinamiche fluviali, la messa in sicurezza delle situazioni di rischio, la riqualificazione delle aree di pertinenza fluviale, facendo riferimento alle relazioni territoriali tra l’area costiera e l’entroterra riconoscibili riduzione del dissesto idrogeologico del territorio attraverso interventi strutturali estesi e diffusi nel quadro di una politica generale tesa al recupero permanente delle colline e delle aree montane l’arresto della dispersione insediativa e la promozione della ricomposizione dei tessuti, attraverso il riconoscimento, il mantenimento e il recupero della struttura urbana diffusa, il completamento e il riordino degli esistenti tessuti edilizi non saturi, la loro riqualificazione e ricomposizione morfologica e funzionale, la definizione e qualificazione dei margini degli insediamenti VERSILIA arresto della dispersione insediativa nelle aree agricole attraverso il riconoscimento delle attuali preesistenze da riordinare e controllare con interventi finalizzati alla realizzazione delle infrastrutture primarie e alla riqualificazione dei tessuti riqualificazione e il riordino del sistema insediativo lineare pedecollinare attraverso l’individuazione degli episodi urbani da riorganizzare e riqualificare e l’arresto del processo di saldatura degli insediamenti lineari lungo la viabilità statale e provinciale PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Nella variante il PTC si concentra sui valori del territorio rurale proponendo una carta dello statuto con i seguenti indirizzi normativi: SUOLO RURALE APERTO (AGRICOLO E FORESTALE) -recupero e incentivazioni delle attività agricole aziendali; - Promozione e potenziamento delle aziende agricole, anche attraverso il raccordo con la programmazione di settore (PSR) settore e miglioramento della multifunzionalità; -Individuare aree agricole a scarsa redditività agricola di cui favorire le dinamiche di rinaturalizzazione; -Mantenimento del sistema idraulico superficiale e della vegetazione ripariale; -Nel caso di interventi di artificializzazione per scopi non residenziali (infrastrutture, attrezzatture per funzioni urbani rilevanti) evitare la frammentazione fondiaria delle aree agricole; SUOLO RURALE PERIURBANO -Mantenimento delle attività agricole e incentivazione di pratiche multifunzionali; -Valorizzazione delle filiere agricole corte e della conduzione dei terreni agricoli con i criteri di “agricoltura biologica” e/o agricoltura integrata; -Mantenimento e ripristino dei caratteri del paesaggio agrario tradizionale (maglia agraria, viabilità poderale, siepi, filari, reticolo idrografico); -Nel caso di interventi di artificializzazione per scopi non residenziali evitare la frammentazione delle aree agricole. SUOLO RURALE INFRAURBANO -Mantenimento delle attività agricole e dei caratteri di ruralità; - Favorire l’accessibilità e la fruibilità pubblica; - In casi specifici, promuovere progetti di riconnessione con il territorio rurale periurbano o aperto; - Evitare, ove possibile, gli interventi di densificazione urbana; - Favorire le pratiche di agricoltura sociale; -Mantenimento e recupero del verde urbano; > 15000 mq - Sviluppare successivi progetti di paesaggio volti al mantenimento e alla valorizzazione delle componenti dell’invariante. SUOLO RURALE URBANO DI INTERESSE NATURALISTICO - Mantenimento e rafforzamento dei caratteri di naturalità al fine assurgere al ruolo nuclei connessione ecologica, -Favorire l’accessibilità e la fruibilità pubblica di tutte quelle aree che non presentino emergenze floristiche e/o vegetazionali. MARGINE DEL TESSUTO INSEDIATIVO DIFFUSO -Evitare saldature e densificazioni del tessuto diffuso, ricostituendo laddove possibile connessioni visuali e funzionali con lo spazio rurale; - Limitare l’ulteriore crescita della diffusione insediativa e integrare Pagina 241 di 359 COPIA l’insediamento diffuso con la dimensione rurale, - Ricostituire connessioni funzionali e ambientali traare e di spazio rurale interrotte dall'edificato diffuso, riqualificando percorsi e infrastrutture di servizio all'insediamento diffuso stesso. MAGINE DEL TESSUTO COMPATTO A CARATTERE PRODUTTIVO -Progettare il margine con il territorio rurale prevedendo interventi di mitigazione e qualificazione paesistica: ridisegno dei margini, schermature vegetali, barriere antirumore; - Riqualificare le piattaforme produttive ricostruendo le relazioni urbanistiche, ambientali e paesaggistiche tra il tessuto produttivo, il territorio rurale e i tessuti urbani compatti; -Migliorare i fronti costruiti verso lo spazio rurale, completando e rendendo continue alcune maglie frammentate, per dare unitarietà all’edificato. CONTESTO RURALE DELLE VILLE -Tutelare la leggibilità paesaggistica delle "ville" a partire da punti di vista interni o esterni ad esse, e preservare gli eventuali legami funzionali (annessi, pertinenze, percorsi, piantumazioni tradizionali etc.) con il territorio rurale; - Porre particolare cura nella progettazione ‐ realizzazione di annessi e attrezzature funzionali alla conduzione delle attività rurale presenti, così come di piantumazioni, recinzioni e percorsi, affinché esaltino l'integrazione tra villa e area rurale di riferimento. CONTESTO RURALE DI RIFERIMENTO DELLE CORTI PREESISTENTI (INTORNO) -Tutelare la leggibilità paesaggistica delle " corti", a partire da interni o esterni ad esse, e preservare gli eventuali legami funzionali (annessi, pertinenze, percorsi, piantumazioni tradizionali etc.) con il territorio rurale. -Porre particolare nella cura progettazione realizzazione di annessi e attrezzature funzionali alla conduzione delle attività rurale presenti, così come di piantumazioni, recinzioni e percorsi, affinché esaltino l'integrazione tra corti e area rurale di riferimento. La struttura socioeconomica SVILUPPO SOSTENIBILE POLICENTRISMO E INFRASTRUTTURE PROVINCIA DI TERAMO Politiche di sistema Le politiche di welfare Gestione dei rifiuti Insediamenti Legge 5/1995 Regionale permanenza della popolazione insediata, anche in ragione delle funzioni di presidio ambientale che questa assolve, nei sistemi insediativi di versante (appenninico e apuano) e la conseguente riduzione del drenaggio di popolazione verso il fondovalle e le aree esterne all’ambito PROTOCOLLO D'INTESA SULLO SPORTELLO UNICO ALLE IMPRESE Legge 5/1995 Regionale Indirizzi relativi alla relazione sullo stato del sistema rifiuti Indirizzi relativi alla produzione procapite e alla raccolta Differenziata Indirizzi relativi alle aziende a rischio o insalubri Legge 1/2005 Legge 5/1995 regionale contenimento di ulteriori fatti espansivi dei processi insediativi lineari lungo la viabilità di interesse nazionale, regionale e provinciale, e, in particolare, l’inibizione di un ulteriore accrescimento del sistema insediativo di fondovalle, al di fuori di aree già interessate da un processo di urbanizzazione Regionale Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Il PTC 2000 ha indirizzato la pianificazione territoriale ed urbanistica prioritariamente al mantenimento e all’arricchimento del patrimonio fisso sociale esistente: ambientale-storico-documentale, infrastrutturale, insediativo, con particolare attenzione al recupero e alla vitalizzazione dei tessuti insediativi consolidati (i centri e i OSSERVATORIO PROVINCIALE SULLE FUNZIONI URBANE L’osservatorio provinciale sulle funzioni urbane costituisce un supporto tecnico esteso a tutto il territorio provinciale di verifica della gestione del PTCP vigente Pagina 242 di 359 COPIA consolidato o in atto; la riqualificazione e la riorganizzazione funzionale del reticolo insediativo consolidato, attraverso il recupero del patrimonio edilizio esistente, il riordino e il completamento degli attuali presidi insediativi; il consolidamento del ruolo dei centri urbani di: Piazza al Serchio, Castelnuovo di Garfagnana/Pieve Fosciana, Barga, Coreglia Antelminelli, Fornaci di Barga/Gallicano, Bagni di Lucca, Borgo a Mozzano, quali «centri ordinatori» dell’ambito al fine di consolidare e organizzare funzioni, attrezzature e servizi di interesse e di livello sovra comunale; la promozione di politiche di rete volte a migliorare l’integrazione dei singoli centri nei sistemi territoriali locali, e il loro inserimento in circuiti di fruizione anche al fine di garantire i servizi essenziali alle comunità locali; - rivitalizzazione del sistema insediativo di antica formazione (centri, nuclei e insediamenti sparsi storici) attraverso il mantenimento e l’arricchimento delle identità socio-culturali locali e l’integrazione funzionale del reticolo insediativo della Valle Mobilità PROVINCIA DI TERAMO Legge 5/1995 Legge 1/2005 Regionale regionale VERSILIA mantenimento, l’arricchimento e la valorizzazione dei “vuoti” e delle “discontinuità urbane”, cioè del “sistema del verde residuo” riconoscibile nel tessuto insediativo continuo e diffuso della fascia costiera, contenendo drasticamente l’offerta di eventuali nuovi insediamenti all’interno degli attuali limiti urbani; riconoscimento, la riqualificazione e la valorizzazione dei diversificati tessuti insediativi riconoscibili nel territorio di pianura della campagna urbanizzata e in quello della fascia costiera, attraverso la individuazione dei limiti urbani al cui interno attivare azioni di riqualificazione e ridisegno degli ambiti urbani potenziamento e l’interconnessione funzionale delle reti dei servizi e delle infrastrutture; l’adeguamento della linea ferroviaria Lucca-Aulla affinché assolva il ruolo di asse primario nell’organizzazione dei trasporti nell’ambito; l’adeguamento, la razionalizzazione e la riqualificazione del sistema viario esistente e la sua integrazione funzionale con il sistema ferroviario; l’integrazione con l’area lucchese e, attraverso il territorio posto a est della città di Lucca, con la direttrice autostradale A12 e con l’ambito metropolitano Pisa-Livorno-Lucca Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 nuclei storici, le aree compatte definite nella loro forma urbana) e alla sistematica ri-qualificazione dei tessuti insediativi disomogenei di recente formazione. VERSILIA -Razionalizzazione delle funzioni urbane e controllo della grande e media distribuzione. -costruzione e progettazione del limite urbano. Osservatorio provinciale sulle funzioni urbane., Istruzione, turistico, commerciali, sanitarie, pubbliche, terziarie ecc.. rispetto ai propri obiettivi e contenuti relativi alla risorsa città ed insediamenti, ma anche il quadro delle conoscenze che, nella fase di allestimento della variante generale al PTCP. .VERSILIA -riqualificazione dei tracciati ferroviari e delle stazioni, -superamento nodi critici e razionalizzazione del sistema autostradale (caselli). PIANA DI LUCCA - superamento nodi critici e razionalizzazione del sistema autostradale (caselli). - riqualificazione dei tracciati ferroviari e delle aree di scalo. -definizione di sistemi di percorsi ciclabili per la fruizione del territorio rurale e delle zone di pregio paesaggistico ed ambientale VALLE DEL SERCHIO -superamento nodi critici fondovalle; -tutela del corridoio infrastrutturale della viabilità fondovalle e degli attraversamenti del fiume Serchio, come direttrice primaria. PIANO PROVINCIALE DI EMERGENZA EVENTO NEVE E GELO A BASSA QUOTA (28/11/2011) OBIETTIVI del piano provinciale di emergenza Obiettivi generici: - Recepire e condividere tra tutti i soggetti competenti le procedure interne e gli strumenti di pianificazione esistenti per la gestione degli eventi neve e gelo; - Definire e condividere una pianificazione di Protezione Civile volta alla gestione dell’emergenza neve e gelo a quote pianeggianti; - Migliorare la capacità operativa complessiva del Sistema di Protezione Civile rispetto all’evento neve e gelo a bassa quota. Obiettivi specifici: - Definizione procedure specifiche per prevenire situazioni di blocco sulla viabilità ordinaria ed autostradale causate da un evento neve e gelo a quote pianeggianti; - Definizione procedure specifiche per prevenire l’interruzione dei collegamenti con le strutture strategiche della Piana di Lucca e Versilia; - Definire procedure specifiche per garantire l’assistenza alla popolazione coinvolta in blocchi su viabilità ordinaria e autostradale causati da un evento neve e gelo a bassa quota; - Definire procedure specifiche relative alla gestione dei mezzi pesanti nel caso di evento neve e gelo a quote Pagina 243 di 359 COPIA pianeggianti; - Definire procedure relative all’interruzione dei servizi pubblici; - Definire modalità di raccordo tra i soggetti partecipanti; - Definire procedure di informazione alla popolazione COMPETITIVITA' Le produttive Legge 1/2005 Legge 5/1995 regionale Regionale Il PTC prevede il mantenimento e il recupero funzionale, nonché, ove occorra, la riorganizzazione e la razionalizzazione degli insediamenti produttivi esistenti di interesse locale, nonché l’eventuale formazione di nuovi comparti produttivi in base agli strumenti di programmazione concertata. PIANA DI LUCCA l’irrobustimento del sistema delle aree produttive poste ad est della città di Lucca deve introdurre nella pianificazione territoriale elementi e parametri di qualità ambientale, invertendo la pratica meramente quantitativa finora adottata, attraverso la concentrazione e la individuazione di aree, la cui vocazione quali sedi di insediamenti produttivi sia da ritenersi consolidata, da riordinare, riqualificare e completare, favorendo l’innalzamento del livello qualitativo e quantitativo delle opere di urbanizzazione e dei servizi alle imprese, nonché delle misure idonee alla qualificazione di tali aree come ecologicamente attrezzate ai sensi delle vigenti leggi; COMPETITIVITA' Energia PROVINCIA DI TERAMO aree Aggiornamento dell’Atlante delle aree produttive della provincia di Lucca, a partire dagli strumenti urbanistici operativi comunali, le aree produttive vengono definite e perimetrate all’interno dei diversi piani comunali in modo molto diversificato. In particolare in alcuni casi si fa riferimento alla loro funzione, (e dunque sono individuate come industriali, industriali e artigianali, artigianali e commerciali, o genericamente produttive); in altri casi si fa riferimento alla loro struttura morfologica, (dividendole quindi in isolate o compatte...); oppure ci si riferisce direttamente alla disciplina che il Regolamento Urbanistico va a indicare: area da riconvertire, da completare, di progetto ecc. VERSILIA riorganizzazione e riqualificazione delle aree produttive attraverso il consolidamento di aree attrezzate specialistiche: a nord funzionali alla lavorazione del Marmo e dei materiali lapidei; a sud funzionali alle attività dell’indotto della nautica; in posizione intermedia e in riferimento all’area delle Bocchette in Comune di Camaiore priva di specifiche specializzazioni; mantenimento e lo sviluppo delle attività produttive agricole proprie delle differenti realtà dell’area promuovendo azioni finalizzate a ricostruire più equilibrati rapporti tra il sistema urbano e l’area specialistica orto-floro-vivaistica dei Comuni di Camaiore e Viareggio IL PTC regola nei comuni che presentano un livello di attenzione alto per gli indicatori relativi ai consumi energetici sono tenuti a includere nei piani strutturali e nei propri altri strumenti urbanistici un bilancio energetico annuale che individui i livelli attuali di consumo delle diverse fonti energetiche, e li confronti con i livelli di consumo del 1990. Sulla base del bilancio energetico annuale i piani strutturali e gli altri strumenti urbanistici comunali definiscono le norme per la valutazione delle Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 244 di 359 COPIA Le aree estrattive Il sistema turistico Legge 1/2005 Legge 5/1995 Legge 1/2005 Legge 5/1995 regionale Regionale regionale Regionale trasformazioni in relazione alle risorse energetiche, come previsto dall’articolo 32 della legge regionale 16 gennaio 1995, n.5, e individuano specifiche condizioni alle trasformazioni Cave dismesse da riqualificare I piani strutturali, e gli altri strumenti urbanistici comunali generali, verificano e integrano le individuazioni delle cave dismesse da riqualificare, e dettano disposizioni per il loro recupero ambientale e funzionale. Le azioni di recupero sono indirizzate a riportare, ove possibile, l’uso del suolo dell’area interessata allo stato precedente alla coltivazione di cava, oppure a migliorare, sotto il profilo ambientale, i caratteri dell’area interessata dalle attività estrattive, mediante interventi che producano un assetto finale tale da consentire un effettivo reinserimento del sito nel paesaggio e nell’ecosistema circostante valorizzazione equilibrata delle risorse ambientali e culturali, e tra queste del patrimonio urbanistico ed edilizio esistente, ai fini della promozione turistica dell’ambito VERSILIA rafforzamento dell’identità turistica dell’intero territorio versiliese, facendo riferimento alla valorizzazione e alla tutela delle risorse storiche, architettoniche e ambientali e alla integrazione dell’area con il sistema dei Parchi regionali delle Alpi Apuane e di Migliarino, S. Rossore, Massaciuccoli, anche con l’individuazione di percorsi e circuiti di valenza storico-ambientale che uniscano montagna, collina, pianura e area litoranea Il sistema commerciale PROVINCIA DI TERAMO Legge 1/2005 Legge 5/1995 regionale Regionale promozione delle attività economiche nel rispetto delle componenti territoriali storiche e morfologiche del territorio; Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Nell’anno 2010, la Provincia di Lucca ha portato a conclusione la “1° fase del progetto di ricerca finalizzato alla realizzazione di studi conoscitivi sui siti estrattivi attivi e dismessi e, inquadramento geologico geomorfologico ed idrogeologico della Provincia di Lucca per la formazione del PAERP”, realizzato con l’Università di Siena – Centro di Geotecnologie. PROGETTO DI RICERCA FINALIZZATO ALLA REALIZZAZIONE DI STUDI CONOSCITIVI SUI SITI ESTRATTIVI ATTIVI E DISMESSI E, INQUADRAMENTO GEOLOGICO GEOMORFOLOGICO ED IDROGEOLOGICO DELLA PROVINCIA DI LUCCA PER LA FORMAZIONE DEL PAERP VERSILIA -valorizzazione dei circuiti di fruizione e delle arre di interesse paesaggistico ambientale PIANA DI LUCCA - valorizzazione dei circuiti di fruizione DELLE ZONE UMIDE; -individuazione di azioni per la promozione e rivitalizzazione del sistema agricolo attraverso lo sviluppo di attività economiche integrative, quali l’agriturismo, il turismo rurale, il turismo escursionistico, il turismo equestre e naturalistico. VALLE DEL SERCHIO -formazione di una rete di “ospitalità diffusa” mediante la differenziazione dell’offerta ricettiva e lo sviluppo delle attività di agriturismo e turismo rurale. -individuazione di azioni per la promozione e rivitalizzazione del sistema agricolo-forestale e per lo sviluppo di attività economiche integrative, quali l’agriturismo, il turismo rurale il turismo escursionistico, il turismo equestre e naturalistico. studio “Analisi motivazionale della domanda turistica 2009” Il Progetto OTD ha lo scopo di sviluppare modelli operativi di turismo sostenibile e competitivo elaborati dell’ambito del progetto Europeo NECSTouR. Di fatto, Province, Comuni, Università, Imprese, Associazioni sono i protagonisti di un percorso sperimentale che la Regione Toscana, in qualità di capofila della rete NECSTouR, ha attivato attraverso la costituzione di 50 Osservatori Turistici di Destinazione su tutto il territorio regionale. Obiettivo del progetto sperimentale è la promozione della competitività e della sostenibilità delle destinazioni turistiche. L’Osservatorio rappresenterà quindi lo strumento di misurazione di tutti i fenomeni che concorrono allo sviluppo del turismo nelle località che sperimentano il modello NECSTouR. Il Progetto OTD. Programma operativo POR CReO FESR 2007-2012 cofinanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale, dalla Fondazione Campus Studi del Mediterraneo di Lucca su incarico della Provincia di Lucca. Le attività dell’Osservatorio sono: 1. RICERCA 2. FORME DI DIALOGO SOCIALE 3. ATTIVAZIONE DI FORUM PERMANENTI 4. INTRODUZIONE AI SISTEMI DI GESTIONE AMBIENTALE Le 10 tematiche di NECSTouR fanno riferimento a: 1. Impatto dei trasporti 2. Qualità della vita dei residenti 3. Qualità del lavoro 4. Allargamento del rapporto domanda/offerta (destagionalizzazione) 5. Tutela attiva del Patrimonio Culturale 6. Tutela attiva del Patrimonio Ambientale 7. Tutela attiva delle identità delle destinazioni 8. Diminuzione e ottimizzazione utilizzo acqua 9. Diminuzione e ottimizzazione utilizzo energia 10. Diminuzione e gestione rifiuti Il Piano Locale di Sviluppo è un "accordo operativo tra i soggetti firmatari sottoscritto nel 2005, ha carattere pattizio, prevede interventi per una durata di tre anni e contiene la sottoscrizione di una serie di impegni reciproci. Il piano interessa tutto il territorio provinciale. L'iniziativa nasce ad opera dell'Amministrazione Provinciale e della Camera di Commercio con lo spirito di generare una mobilitazione di tutta la società locale attorno ad un obiettivo di sviluppo condiviso, quale unica strada per invertire o arginare un processo di declino "lento ma per questo non meno pericoloso. Il Piano si pone fortemente in una valenza strategica rispetto a tutti gli interventi decisi o elaborati mediante la concertazione proponendo una griglia di Pagina 245 di 359 COPIA Il sistema agricolo Legge 1/2005 Legge 5/1995 regionale Regionale PAESAGGIO Legge 1/2005 regionale RISORSE NATURALI E BIODIVERSITA' Legge 1/2005 Legge 5/1995 regionale PROVINCIA DI TERAMO Regionale obiettivi che va dall'obiettivo generale di sviluppo del territorio agli obiettivi di secondo livello (di Asse) che sono attuativi dell'obiettivo generale e gli obiettivi di terzo livello (di Misura) che sono attuativi degli obiettivi secondari. L'obiettivo generale, ovvero l'obiettivo strategico. Muovendo dalle strategie espresse a livello comunitario riguardo l'occupazione e la sostenibilità dello sviluppo in particolare e in conseguenza di una analisi che mette in luce i fattori critici dello sviluppo provinciale, si delinea un obiettivo generale incentrato sulla rimozione dei vincoli che limitano le capacità di crescita dell'economia locale. “Programma Locale di Sviluppo Rurale della Provincia di Lucca 2007/2010”, “Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013 della Regione Toscana (PSR)”, PTC promuove la tutela delle risorse naturali, del paesaggio e del sistema insediativo di antica e consolidata formazione; la promozione e lo sviluppo delle attività agricole e forestali, e delle attività ad esse connesse e integrate, compatibili con la tutela e l’uso delle risorse mantenimento e la valorizzazione degli ambienti e dei paesaggi fluviali, degli ecosistemi e della loro continuità PIANA DI LUCCA valorizzazione e il recupero ambientale del paesaggio fluviale del fiume Serchio privilegiando il mantenimento e l’arricchimento dei riconoscibili caratteri di prevalente naturalità, la continuità territoriale degli ecosistemi, nonché il particolare rapportostoricamente consolidato tra l’ambito fluviale e la città di Lucca Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Rafforzare e valorizzare le strutture territoriali come unità territoriali complesse che connotano e danno unicità alla provincia nel contesto regionale e nazionale. Raggiungimento degli obiettivi di qualità contenuti nel PIT paesaggistico. Recupero, riqualificazione e rifunzionalizzazione delle situazioni di degrado nelle aree dismesse o abbandonate. Rafforzare la compatibilità paesaggistica degli interventi sul territorio. Invertire la generale tendenza al progressivo impoverimento del patrimonio naturalistico e delle biodiversità; sviluppare la rete ecologica di collegamento tra parchi, riserve naturali, siti di importanza comunitaria e regionale e altre aree naturalistiche esistenti PIT paesaggistico Pagina 246 di 359 COPIA PTC Modena TEMI ATTUAZIONE DEL PTC ATTRAVERSO LA PIANIFICAZIONE COMUNALE SEZIONI Relazioni sul governo del territorio Fattore temporale dell'attuazione e del coordinamento con i vari livelli di pianificazione COERENZA CON LE POLITICHE EUROPEE DIRETTIVA COMUNITARIA 42/2001/CE LEGGE REGIONALE 20/2000 LEGGE REGIONALE 20/2000 LEGGE REGIONALE 6/1995 COPIANIFICAZIONE e coinvolgimento dei soggetti attori delle trasformazioni urbane RELAZIONE tra regione – provincia comune PEREQUAZIONE TERRITORIALE SVILUPPO SOSTENIBILE PROVINCIA DI TERAMO LEGISLAZIONE LEGGE REGIONALE 20/2000 LEGGE REGIONALE 20/2000 Integrità fisica del territorio VECCHIO PTC NUOVO PTC Coordinamento delle scelte di pianificazione, ma anche dei criteri attuativi dei Piani a livello intercomunale, quanto meno entro gli ambiti territoriali in cui il PTCP individua questa esigenza; Conferenza di pianificazione del PTCP insieme a Comuni e Regione per controllare: attuazione degli sviluppi insediativi, evoluzione dei fabbisogni, tempi di realizzazione delle dotazioni e dei servizi ed infrastrutture. Coordinare nel tempo l'attuazione dei PSC non solo in applicazione delle prescrizioni e delle direttive del PTCP, ma anche attraverso un coordinamento volontario sovra-comunale dell'elaborazione e dimensionamento dei POC. PIANI DI SETTORE Il Ptc recepisce la Direttiva Comunitaria in materia di Valutazione Ambientale Strategica VAS, comprendendo l'intenzione di valutare gli effetti esercitati dal Piano non solo sull'ambiente, ma anche sul territorio, sulle regole della sua configurazione e sulla qualità degli insediamenti. Feedback tra lo strumento generale di programmazione generale regionale (PTR) e gli strumenti di programmazione e pianificazione delle comunità tipo locale (PRG o Piano di Sviluppo Socio economico delle Comunità Montane) LEGGE REGIONALE 20/2000 Si prevede Formazione di un Accordo di Programma fra tutti i Comuni e la Provincia e fra gruppi di Comuni e la Provincia per attivare processi di perequazione territoriale. Tale strumento , nonostante la mancanza di una normativa risulta indispensabile per il conseguimento del: • tutela dell'integrità fisica; • consolidamento della struttura policentrica e della gerarchia storicizzata della struttura urbana; • freno alla dispersione insediativa; • tutela dell'espansione urbana della fascia pedecollinare ad elevata criticità ambientale • riordino degli insediamenti produttivi LEGGE REGIONALE 20/2000 LEGGE REGIONALE Zone ed elementi caratterizzati da fenomeni di dissesto ed istabilità; Zone di tutela dei corpi idrici superficiali e sotterranei; Sorgenti; Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Conferenza di copianificazione Comuni Provincia Regione. Il PTCP reclama il ruolo di “coodinamento” per le scelte di pianificazione a livello locale o intercomunale, almeno negli ambiti in cui lo stesso individua questa esigenza e al fine di: • contenere il consumo di suolo; • quantizzare il rapporto tra offerta e capacità insediativa globale del Piano; • modalità di formazione dell'offerta, privilegiando la riqualificazione dell'esistente e interventi nel suolo giù urbanizzato piuttosto che le espansioni; • promozione della qualità insediativa; • promozione della sicurezza e della qualità estetica Inoltre si promuove un processo di pianificazione/ programmazione che corra parallelo alla fase attuativa operata dai POC costituendo un processo pianificatorio permanente. Al fine di ridistribuire benefici ed oneri e per la finalità di qualificare le scelte urbanistiche rendendole indifferenti rispetto all'assetto amministratiivo si introduce il concetto di perequazione territoriale. In applicazione dell’art. 15 comma 3 della L.R. 20/2000, i Comuni e la Provincia applicano in sede di Accordi Territoriali i criteri della perequazione territoriale, vale a dire l’equa ripartizione tra i comuni interessati degli oneri e dei benefici derivanti da scelte urbanistiche di rilievo sovracomunale, concernenti: a. gli insediamenti produttivi con prevalenti attività industriali, terziarie o commerciali b. i poli funzionali c. le dotazioni territoriali e gli altri insediamenti di rilievo sovracomunale d. altre politiche e progetti di rilievo sovracomunale (politiche per l’abitazione sociale, politiche per la realizzazione della rete ecologica provinciale, politiche sulle reti infrastrutturali e il trasporto pubblico, ecc.) SICUREZZE DEL TERRITORIO: rischio frane, rischio sismico, rischio idraulico VULNERABILITA' AMBIENTALI: acquifero principale, zone di protezione delle acque, ZVN, zone non idonee alla localizzazione di impianti di smaltimento e Pagina 247 di 359 COPIA 6/1995 Consumo suolo di La struttura socioeconomica Politiche sistema di Le politiche di welfare Parchi regionali, Riserve Naturali, Aree naturali protette; Progetti di tutela, recupero e valorizzazione; Dal contenimento alla sostenibilità; in generale obiettivi strategici sul contenimento di risorse non rinnovabili tra cui il suolo; riqualificazione urbana e riconversione delle aree produttive in dismissione LEGGE REGIONALE 20/2000 LEGGE REGIONALE 6/1995 Relazioni nella rete globale; Posizionamento competitivo e funzionale socioeconomico provinciale nel contesto a scala regionale e globale; Assetto attuale del sistema socioeconomico LEGGE REGIONALE 20/2000 Legge Regionale 26/2004 LEGGE REGIONALE 6/1995 LEGGE REGIONALE 20/2000 LEGGE REGIONALE 6/1995 LEGGE REGIONALE 6/1995 SVILUPPO SOSTENIBILE Gestione rifiuti POLICENTRISMO E INFRASTRUTTURE Insediamenti LEGGE REGIONALE 20/2000 LEGGE REGIONALE 6/1995 Mobilità LEGGE REGIONALE 20/2000 LEGGE REGIONALE 6/1995 COMPETITIVITA' PROVINCIA DI TERAMO Le produttive dei aree Rete provinciale degli sportelli unici per le imprese; Politiche per macro aree omogenee ; politiche locali per l'immigrazione; cooperazione interregionale C.R. delle urbani; rischio industriale; rischio Forte contenimento del consumo di territorio da urbanizzare: specie nel prossimo quindicennio; Rapporto tra dimensionamento dell'offerta insediativa e capacità insediativa del Piano; modalità di formazione dell'offerta, privilegiando in assoluto la riqualificazione dell'esistente e gli interventi nel territorio già urbanizzato rispetto alle scelte di espansione; Assumere consapevolezza dei limiti di disponibilità del bene territorio; definizione di limiti quantitativi (pag 53 relazione) Si perseguono le linee guida de l vecchio PTCP, e si affinano strumenti improntati sulla coesione sociale, sostenibilità e capacità di interfacciarsi sul reti regionali e globali. Rafforzamento delle economie di specializzazione o di varietà storicamente presenti; sviluppo e rinnovamento degli asset d'impresa puntando sulla ricerca e sulla riorganizzazione della struttura d'impresa. P.O.I.C. Piano Operativo per gli insediamenti commerciali e produttivi di interesse provinciale e sovra-comunale. Politiche e azioni specifiche per ambiti territoriali ( ripreso dal vecchio PTC) Servizi alle imprese; Servizi pubblici economici nell'assetto territoriale ed organizzativo; Organizzazione sanitaria ospedaliera: rete per l'emergenza-urgenza; rete lungo periodo; Istruzione superiore; ERP; Diritti dei cittadini e dei consumatori. LEGGE REGIONALE 20/2000 DELIBERA 118/2007 attuazione APEA recupero di rifiuti elettromagnetico Consolidare la struttura policentrica e la gerarchia storica del sistema insediativo; nodi urbani storicamente complessi, polarizzazione dei servizi ad alta attratività, frenare la dispersione insediativa nelle forme che generano impatto, tutela delle discontinuità insediative, politiche urbane intercomunali, monitoraggio degli insediamenti. Opportunità di potenziamento del trasporto ferroviario nazionale, regionale e locale; Logistica: la via delle merci; delocalizzare il traffico dai centri urbani; sistemi di trasporto fluviale; piste ciclabili, sicurezza stradale; perseguire un elevato livello di interazione tra le varie forme di trasporto; Riconoscimento della situazione distrettuale e delle tendenze in atto; analisi delle criticità e delle risorse per ogni singolo settore produttivo; Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Definizione della tipologia degli impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti in particolare cercando di conseguire: • riduzione della produzione e pericolosità dei rifiuti; • reimpiego e riciclaggio dei rifiuti solidi urbani e speciali assimilabili: obiettivo della raccolta differenziata • dei rifiuti solidi urbani del 55% nell’ATO; • recupero del contenuto energetico dei rifiuti; • avvio a smaltimento delle frazioni residue in condizioni di sicurezza per l’ambiente e la salute. -Individuazione delle funzioni urbane; -individuazione di pressione antropica sulle aree e gli ambiti di pertinenza fluviale. PPGR Piano Provinciale Gestione Rifiuti 2005 Rete della viabilità di rango provinciale e le sue relazioni; rete del trasporto pubblico; rete delle piste e dei percorsi di rango provinciale; disincentivare l'uso del mezzo privato e al contempo rendere facilmente fruibile ed economicamente vantaggiosi metodi di trasporto pubblico, profili di accessibilità degli insediamenti a svantaggio di quelli lineari, parcheggi di interscambio, evitare eccessivo potenziamento della rete stradale laddove non vi sono esigenze particolari PIANO URBANO DEL TRAFFICO Il sistema delle aree produttive, scelta delle aree produttive a livello sovracomunale per garantire una sostenibilità dei nuovi insediamenti garantendo loro un giusto legame infrastrutturale e di sviluppo nel mercato globale; il PTCP rileva inoltre i poli produttivi Pagina 248 di 359 COPIA LEGGE REGIONALE 6/1995 Energia Le aree estrattive COMPETITIVITA' Il sistema turistico LEGGE REGIONALE 20/2000 LEGGE REGIONALE 6/1995 LEGGE REGIONALE 20/2000 LEGGE REGIONALE 6/1995 ad elevato tenore di specializzazione; coordinamento delle politiche locali in materia di infrastrutturazione e promozione delle aree produttive; attuazione e gestione delle APEA “Aree produttive energeticamente attrezzate” Piano delle opportunità per costruire progetti di scala sovracomunale; applicazione del fotovoltaico industriale; Cogenerazione e teleriscaldamento; obiettivo 20/20 Attività estrattive – Carta forestale Riconoscimento delle 3 forme di turismo: ambientale, d'affari e culturale; equilibrare la domanda con l'offerta; accreditare Modena nei circuiti turistici, bi stagionalità del turismo di montagna; Il sistema commerciale Il sistema agricolo PAESAGGIO Paesaggio RISORSE NATURALI E BIODIVERSITA' Risorse naturali e biodiversità PROVINCIA DI TERAMO Promozione di un sistema che deriva da attività di accoglienza nate ad integrazione del reddito a nuove attività in cerca di sostegno e promozione. Localizzazione di esercizi e complessi commerciali di rilevanza sovracomanale previsti dal POIC Riconoscimento e valorizzazione del territorio rurale. PRIP è il Programma Rurale Integrato Provinciale in concertazione con le comunità montane in cui si esplicitano le strategie regionali a livello locale; il PTCP inoltre, (nel momento della redazione dei PTCP) propone un metodo di valutazione di governo della trasformazione e appoggia meccanismi perequativi laddove si possa demolire fabbricati incongrui e restituire suolo al territorio agricolo e conseguente trasferimento dei diritti edificatori PTPR EMILIA ROMAGNA D.lGS 2004 , N42 LEGGE REGIONALE 6/1995 PTPR EMILIA ROMAGNA Legge Quadro 6/2005 Zone di particolare interesse ambientale, Viabilità panoramica Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 paesaggistico PIANO PROGRAMMA ENERGETICO PROVINCIALE P.O.I.C. Piano Operativo per gli insediamenti commerciali PRIP. Programma Rurale Integrato Provinciale. Carta delle unità di paesaggio, Carta dei beni paesaggistici e culturali tutelati e degli alberi monumentali; Carta 1.1 delle Tutele paesistiche e storico – culturali; lettura e conoscenza dei paesaggi (scelti in unità) da parte dei soggetti che opereranno le trasformazioni specialmente in relazione ai paesaggi rurali da tutelare. Accrescere la quota di aree protette provinciale del 10% al 2010, potenziare siti NATURA 2000, individuazione della rete ecologica. CARTA 1.2 Tutela delle risorse naturali, forestali e della bio diversità. Pagina 249 di 359 COPIA PTC Torino TEMI ATTUAZIONE DEL PTC ATTRAVERSO LA PIANIFICAZIONE COMUNALE SEZIONI Relazioni governo territorio sul del Fattore temporale dell'attuazione e del coordinamento con i vari livelli di pianificazione COERENZA CON LE POLITICHE EUROPEE PROVINCIA DI TERAMO LEGISLAZIONE Legge .Regionale. 56/1977 Legge .Regionale. 56/1977 Legge .Regionale. 56/1977 Direttiva comunitaria 42/2001/CE VECCHIO PTC L' "Osservatorio unificato delle politiche urbanistiche degli Enti locali" costituisce lo strumento predisposto dalla Provincia per l'assunzione delle funzioni di istruzione e controllo a lei delegate dalla legislazione Nazionale e Regionale. supporto alle funzioni di istruttoria in materia urbanistica indirizzo delle attività di formazione del Piano svolte dai Comuni Forma della cooperazione tra Provincia e Comuni e Comunità Montane. la Provincia può svolgere un ruolo di sostegno attraverso: o la messa a disposizione di risorse organizzative e di personale nelle sedi decentrate circondariali e sub circondariali, per lo svolgimento di attività' progettuali urbanistiche che richiedono soluzioni unitarie a livello intercomunale; o attivazione di un attività di "osservatorio" delle dinamiche e trasformazioni socio economiche, territoriali e ambientali; o la messa a disposizione, attraverso il proprio sistema informativo territoriale, di conoscenze a supporto dell`attività progettuale degli enti locali; o la realizzazione di interventi diretti nei settori di competenza provinciale; o interventi di promozione organizzativa e per la ricerca di fonti finanziarie a sostegno di iniziative nel campo economico e socio-culturale. Le iniziative della Provincia sono subordinate alla stipulazione di appositi protocolli di intesa tra gli enti locali delle singole aree, oppure, per quelle di maggiori estensioni o per sub aree disaggregate (come potrebbe essere per l'area di Torino) e per aggregazioni ulteriori nel caso delle aree minori, a secondo delle esigenze di merito che potranno insorgere. Il PTC condivide e affronta i 3 grandi campi d'azione riguardo ai quali l'U.E., tramite l'S.S.S.E., esprime orientamenti per i singoli stati membri: 1 - il sistema urbano ed il rapporto tra città e campagna; 2 - le infrastrutture per il trasporto e la diffusione della conoscenza; 3 - il patrimonio dei beni naturali e culturali. Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 NUOVO PTC Il PTC2 è attuato, con il concorso di tutti i soggetti che operano nel territorio della Provincia, attraverso l’applicazione delle sue disposizioni, in conformità ai disposti dell’articolo 5, negli strumenti di pianificazione urbanistica generale, nei piani e nei programmi di settore, nei progetti, nonché negli accordi, intese, concertazioni ed atti di programmazione negoziata. Il PTC2 definisce: a) Le diverse destinazioni del territorio in relazione alla prevalente vocazione delle sue parti; b) La localizzazione di massima delle maggiori infrastrutture e delle principali linee di comunicazione; c) Le linee di intervento per la sistemazione idrica, idrogeologica ed idraulico-forestale ed in genere per il consolidamento del suolo e la regimazione delle acque; d) Le aree nelle quali sia opportuno istituire parchi o riserve naturali. Conferenza di pianificazione La principale novità consiste nel fatto che in Conferenza: • Non si applica la “sovraordinazione” tra enti; • Esiste pari dignità tra ciascun ente partecipante; • Ogni ente si esprime in base al proprio livello di competenza. Inoltre, nella Conferenza di pianificazione si applicano i principi costituzionali di: • Sussidiarietà • Differenziazione • Adeguatezza PIANI DI SETTORE Rapporto sullo stato d’attuazione del PTC vigente, Il PTC recepisce la Direttiva Comunitaria in materia di Valutazione Ambientale Strategica VAS, analizzando i principi fondamentali della Valutazione ambientale strategica perché siano questi a guidare la redazione del Rapporto ambientale per la valutazione degli impatti significativi che l’attuazione del PTC2 potrà avere sull’ambiente e sul patrimonio culturale. In sintesi, le principali influenze del processo di VAS sul PTC, hanno riguardato: · Modifiche all’apparato normativo per incoerenze interne, e per eliminare o minimizzare effetti negativi potenziali e chiarire alcuni passaggi normativi (cfr. par 12.2.1 del RA) · Definizione delle modalità di monitoraggio del Piano attraverso la definizione di indicatori e il riconoscimento all’interno delle norme di attuazione dell’attività di monitoraggio quale fase fondamentale VAS Rapporto ambientale dello Schema di Piano - PTC2 Schema programmatico Pagina 250 di 359 COPIA COPIANIFICAZIONE e coinvolgimento dei soggetti attori delle trasformazioni urbane RELAZIONE tra regione – provincia comune PEREQUAZIONE TERRITORIALE SVILUPPO SOSTENIBILE PROVINCIA DI TERAMO Legge .Regionale. 56/1977 Forma della cooperazione tra Provincia e Comuni e Comunità Montane. del processo di pianificazione, che informa le decisioni dell’Amministrazione e rispetto alle quali la stessa deve dare conto (art. 3 delle NdA) · Introduzione della compensazione ecologica come condizione necessaria per la realizzazione delle opere e delle infrastrutture che producono consumo di suolo e perdita di valore ecologico (art. 14 delle NTA e capitolo 10 del RA). · Riconsiderazione dei tracciati originariamente previsti per la Pedemontana e l’anulare esterna nei tratti in cui questi interferivano maggiormente col sistema delle aree della Rete Natura 2000, che sono stati declassati a “tracciati in fase di studio preliminare” cosi che sia possibile considerare alternative di tracciato. In fase di progettazione si terra conto di quanto disposto dall’art. 41 delle norme di attuazione Requisiti ambientali e funzionali e Linee guida relative alle infrastrutture stradali, integrato con uno specifico riferimento alla Valutazione di Incidenza. Conferenza di pianificazione 1. Il PTC2 utilizza la modalità attuativa della perequazione territoriale. 2. La perequazione territoriale persegue l’equa ripartizione, fra i Comuni, dei benefici e degli oneri derivanti dalla concentrazione degli insediamenti e dalla realizzazione di infrastrutture e di interventi necessari per fornire allo sviluppo condizioni di sostenibilità. 3. La perequazione territoriale è attuata attraverso appositi accordi fra enti locali; essa è applicabile alla realizzazione di aree ed interventi intercomunali, come previsto dall’art. 9, nonché alle situazioni nelle quali insediamenti e/o infrastrutturazioni generano l’opportunità di una compensazione ed in particolare per: a) gli insediamenti produttivi (comprese le funzioni logistiche) caratterizzati da effetti sociali, territoriali ed ambientali che interessano più Comuni; b) gli interventi necessari per l’adeguamento del sistema delle urbanizzazioni primarie (reti tecnologiche, impianti di erogazione e produzione di energia, di approvvigionamento idrico, di raccolta e smaltimento dei rifiuti, ecc.); c) gli insediamenti terziari o commerciali con particolare riferimento alle strutture di vendita generatrici di rilevanti impatti di natura sovracomunale; d) gli insediamenti turistici che esercitano una pressione che supera i confini del Comune ospitante. e) gli interventi di difesa del suolo di interesse sovracomunale (ad es. casse di laminazione, arginature, ecc.). 4. Il PTC2 promuove la copianificazione, quale strumento idoneo all'attuazione dei princìpi costituzionali di sussidiarietà, concertazione e leale collaborazione tra gli Enti coinvolti. 5. La copianificazione persegue una leale ed attiva collaborazione tra gli enti territoriali presenti all’interno delle conferenze di pianificazione. La Provincia apporta il proprio livello di conoscenza e le proprie politiche di sviluppo del territorio. Integrità fisica del territorio Legge .Regionale. 56/1977 Assumere le indicazioni territoriali di difesa dal rischio idrogeologico e idraulico, di tutela delle qualità delle acque di superficie e sotterranee e Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 il PTC, attraverso l’intesa istituzionale con l’Autorità di Bacino, può assumere la valenza di stralci di Piano di Assetto Idrogeologico. Osservatorio sulla difesa del suolo Osservatori sull’ ambiente e Agenda 21 "Piano Regionale dei Parchi e delle Riserve Naturali", Pagina 251 di 359 COPIA dell’aria come priorità nella destinazione d’uso del suolo. La Provincia ha promosso ai sensi dell'art. 14 e 15 della L. 142/90, attraverso il finanziamento di studi e ricerche proposte da Comunità Montane e raggruppamenti di Comuni, la realizzazione di studi sul reticolo idrografico e sull'instabilità dei versanti, in parti significative dei bacini idrografici di, Stura di Lanzo, Chiusella, Malone, Dora Baltea, Chisola, Pellice, Sangone, Orco, Chisone, Stura di Lanzo, Lemina, ecc. Tali studi realizzati con il concorso e la partecipazione degli Enti Locali e integrati con gli studi realizzati dalla Regione, dall’ Autorità di Bacino, ecc. costituiscono un rilevante sistema informativo sul dissesto idrogeologico che viene messo a disposizione degli Enti Locali per le proprie attività di programmazione e gestione del territorio. Osservatori sull’ ambiente e Agenda 21 La Provincia di Torino svolge da tempo un ruolo importante in materia di politiche ambientali. I campi d'azione definiti dal "Programma dell'attività dell'Assessorato all'Ambiente e Risorse Idriche" sono: 1) Tutela e valorizzazione delle risorse idriche; 2) Organizzazione dei servizi di gestione dello smaltimento dei rifiuti; 3) Risanamento della qualità dell'aria, con particolare riferimento alle aree urbane; 4) risanamento acustico dell'Area Metropolitana; 5) Interventi per il risanamento e la bonifica dei siti industriali e delle aree contaminate; 6) Razionalizzazione delle attività di controllo e di monitoraggio ambientale. Con dGR 70-15074 del 17 marzo 2005, la Regione Piemonte ha avviato i contatti con AIPO, Autorità di Bacino del Po, con le Direzioni regionali, ARPA e con le Province Piemontesi, con l’intento di formare un Gruppo di lavoro per l’elaborazione di una proposta di procedure operative per l’attuazione dell’attività di coordinamento e razionalizzazione delle informazioni desumibili da studi e analisi condotti in materia di dissesto idrogeologico e da strumenti di pianificazione vigenti o in itinere. L'obiettivo e quello di costruire un quadro della conoscenza dei fenomeni di dissesto condiviso da tutti gli enti, da utilizzare a supporto delle scelte di programmazione, finanziamento e pianificazione alla scala territoriale, e di indirizzo e riferimento per la scala locale, con particolare attenzione alle situazioni di rischio. lo “Studio di approfondimento dell’assetto idrogeologico come proposta di aggiornamento del PTC”, propedeutico per l’aggiornamento del PTC, che contiene: Inventario dei Fenomeni Franosi Italiani - IFFI (APAT - Dip. Difesa del Suolo - Servizio Geologico d'Italia – Regione Piemonte Provincia di Torino); Aggiornamenti del Programma di ricerca provinciale in tema di manutenzione e ripristino degli alvei dei corsi d’acqua, nonché in materia di protezione idrogeologica e difesa del suolo; Programma provinciale di indirizzo per la manutenzione ordinaria del territorio; Banca Dati Valanghe (ARPA Piemonte e Provincia di Torino); Geositi (Provincia, CNR-IRPI e Università di Torino). Inoltre prevede la manutenzione ordinaria del territorio per assicurare il progressivo miglioramento delle condizioni di sicurezza e della qualità ambientale del territorio ed in particolare nel mantenere: il reticolo idrografico, in buono stato idraulico e ambientale, eliminando gli ostacoli al deflusso delle piene in alveo; i versanti, in buone condizioni idrogeologiche e ambientali; le opere di difesa essenziali alla sicurezza idraulica e idrogeologica, in piena funzionalità. “Studio di approfondimento dell’assetto idrogeologico come proposta di aggiornamento del PTC” dGP n. 699-136385/2004 del 18/5/04 adeguamento al PAI Progetto Strategico Manutenzione del Territorio Strategie ed azioni -recepire e aggiornare il PAI - specificare e attuare le norme di difesa del suolo -valutare opere/infrastrutture di carattere strategico, costruire opere di difesa anche in funzione del loro impatto sulle risorse idriche -prevenire le situazioni di rischio idrogeologico e sismico -programmare ed eseguire interventi per la messa in sicurezza del territorio e delle infrastrutture -mantenere in buono stato ed efficienza idraulico e ambientale gli alvei fluviali, in buone condizioni di equilibrio i versanti ed in efficienza le opere idrauliche di sistemazione idrogeologica esistenti - promuovere la realizzazione di progetti a scala sovra-locale, regionale e sovra-regionale per la messa in sicurezza dei territori esposti. -identificare programmi di gestione del corso d’acqua che integrino gli obiettivi di qualità ambientale con quelli di sicurezza Il PTC2 include inoltre la proposta di istituzione di due nuove aree protette provinciali: Zona naturale di salvaguardia “Tangenziale Verde e laghetti della Falchera Zona Naturale di Salvaguardia “della Dora Riparia” PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 252 di 359 COPIA Consumo suolo di Legge .Regionale. 56/1977 al fine di limitare il consumo di suolo e perseguire una politica di contenimento dell’espansione la nuova occupazione del suolo a fini insediativi e infrastrutturali sarà di norma ammessa solo qualora non sussistano alternative di riuso e di riorganizzazione degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti. contenere il consumo di suolo per usi urbani e la loro impermeabilizzazione; ridurre la dispersione dell’urbanizzato; ridurre la frammentazione del territorio dovuta all’edificato ed alle infrastrutture di trasporto assicurare la compatibilità tra processo di trasformazione e criteri di salvaguardia delle risorse (in particolare della risorsa «suolo ad elevata capacità d’uso agricolo») Il PTC introduce un'indicazione generale di contenimento delle aree di insediamento residenziale, anche rivedendo le indicazioni dei PRG vigenti. Per queste ragioni considera ammissibile la crescita residenziale esclusivamente attraverso: 1) il recupero del patrimonio edifici esistente nei centri e nei nuclei anche attraverso interventi di sostituzione e trasformazione edilizia 2) il riordino urbanistico con realizzazione esclusiva di interventi di completamento edilizio, con l'obiettivo di rendere più compatto e funzionale il sistema dei centri e dei nuclei esistenti, limitando il consumo di suolo destinato alla nuove residenze In particolare inoltre il PTC richiede la definizione di nuovi indirizzi qualitativi e criteri di progettazione urbanistica che dovranno essere recepiti dalle amministrazioni comunali nelle scelte localizzative e nella pianificazione delle aree urbanizzate e degli insediamenti residenziali. La struttura socioeconomica PROVINCIA DI TERAMO Legge .Regionale. 56/1977 commisurare la trasformazione edilizia (residenziale, industriale, terziaria) con le dinamiche socioeconomiche recenti, regolare le indicazioni espansive che presentano inadatte caratteristiche insediative, eventualmente sostituendole con altre di qualità insediativa adeguata Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Il PTC2 propone la revisione dei confini del Parco dei Tre denti e del Freidour. La corretta gestione della risorsa “suolo” e un elemento centrale nella politica dei sviluppo e tutela del territorio del PTC2, cosi come già lo e stato per il Piano vigente. Strategie di rafforzamento del policentrismo: Contenimento della crescita incrementale del Consumo di suolo non urbanizzato 1. (Prescrizioni che esigono attuazione) Gli strumenti urbanistici generali e le relative varianti, assumono l’obiettivo strategico e generale del contenimento del consumo di suolo e dello sprawling, e privilegiano pertanto, per rispondere al fabbisogno insediativo, gli interventi di riqualificazione e riordino del tessuto urbano esistente perseguendo l’obiettivo di qualità edilizia ed urbanistica, nel rispetto degli standard urbanistici per servizi pubblici e verde. A tale fine: a) promuovono, individuando e prevedendo – ove occorra – i mutamenti più idonei della destinazione d’uso, il recupero e l’uso delle costruzioni esistenti non utilizzate o sottoutilizzate; b) prevedono interventi di rafforzamento della struttura urbana con la necessaria dotazione di servizi; c) disciplinano il recupero e la riqualificazione, individuando – ove occorra – i mutamenti più idonei della destinazione d’uso, delle aree produttive dismesse o localizzate impropriamente; d) escludono nuovi ambiti urbanistici di espansione dispersi sul territorio libero – non urbanizzato - o allineati lungo gli assi stradali; e) perseguono l’obiettivo di realizzare forme compatte degli insediamenti e impedire l’uso del suolo libero; f) disciplinano gli interventi edilizi allo scopo di procurare un’adeguata qualità architettonica, prestazionale e funzionale degli edifici e del tessuto urbano, e di conseguire strutture volte ai principi di efficienza energetica, del contenimento del consumo delle acque e delle risorse non rinnovabili, di riduzione delle emissioni in atmosfera, della salubrità e comfort degli ambienti abitativi e della produzione. 2. (Prescrizioni che esigono attuazione) Gli strumenti urbanistici generali dei Comuni, distinguono graficamente in modo univoco gli ambiti “costruiti” – “denso” e/o “in transizione” - dal territorio libero “non urbanizzato”. consumo di suolo non urbanizzato. Politiche di premialità da concentrare nei Comuni/Ambiti di “diffusione urbana” Gli obiettivi primari perseguiti dal PTC2 in materia di sistema economico sono: a) favorire lo sviluppo socio-economico del territorio; b) contenere la crescita di consumo di suolo e risorse naturali; c) ridurre le pressioni ambientali e raggiungere una buona qualità edilizia ed urbanistica; 2. Obiettivi specifici del PTC2 sono: a) rafforzare il posizionamento competitivo dei territori, riequilibrando il rapporto Capoluogo territori esterni, limitando i fenomeni di desertificazione economica dei territori montani e marginali, riducendo la frammentazione territoriale, e valorizzando le identità locali; b) creare un contesto favorevole e coerente allo sviluppo delle attività produttive, anche attraverso la capitalizzazione del sapere; c) supportare la transizione ad un sistema multipolare, diversificato, specializzato; Pagina 253 di 359 COPIA Politiche sistema PROVINCIA DI TERAMO di Legge .Regionale. 56/1977 LN 328/2000, Legge Regionale 1/2004 Diffusione sul territorio delle opportunità di utilizzo dei servizi informativi La Provincia di Torino ha realizzato negli anni scorsi importanti iniziative, con un rilevante investimento di tipo tecnologico e organizzativo che ha portato il Sistema Informativo dell’Ente ad essere una delle realizzazioni più innovative ed avanzate nel panorama informatico nazionale. Tra i risultati raggiunti si segnalano in questa sede per la loro rilevanza esterna e per l’importanza che assumono al fine di supportare le decisioni di governo del territorio: il completamento della prima fase di Informatizzazione dei Piani Regolatori comunali, in Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 d) supportare la realizzazione di aree produttive ecoefficienti, di elevato livello qualitativo sia per quanto attiene alla localizzazione e alla dimensione, sia per l’infrastrutturazione, sia per il contenimento delle pressioni sull’ambiente; e) ridurre le conflittualità sul territorio. 3. La Provincia promuove: a) il recupero e il riuso delle aree e delle strutture produttive esistenti, inutilizzate o sottoutilizzate, con interventi e modalità anche di esercizio dell’attività, idonee a perseguire anche in tal caso l’elevato livello qualitativo dell’offerta di cui alla successiva lettera b); b) la formazione e attuazione di aree produttive realizzate secondo i criteri delle Aree produttive ecologicamente attrezzate, preferibilmente di livello intercomunale; c) l’interconnessione dei sistemi produttivi, attraverso l’infrastrutturazione materiale ed immateriale; d) politiche di concentrazione dell’offerta industriale; e) la riorganizzazione degli spazi industriali spesso inadeguati alle mutate condizioni produttive; f) il sostegno della presenza produttiva utilmente localizzata in aree disagiate; g) il risparmio energetico e la sostenibilità ambientale degli insediamenti produttivi e per le attività economiche in generale; h) il principio della perequazione territoriale. A tal fine la Provincia promuove processi di concertazione e copianificazione, e la formulazione di accordi intercomunali ed interprovinciali, da attuare in via preferenziale all’interno degli Ambiti di approfondimento sovracomunali. 4. Le prescrizioni, direttive ed indirizzi del PTC2, costituiscono riferimento anche per l’individuazione delle aree produttive in variante agli strumenti urbanistici vigenti approvate ai sensi dell’art. 5 del DPR 447/98 e s.m.i. (c.d. “sportello unico”); in tal caso, alle conferenze dei servizi convocate per esprimersi sull’opportunità di procedere alla variante, partecipano la Regione e la Provincia. 5. Per il raggiungimento dei propri obiettivi il PTC2 nella tavola n. 2.2 individua: a) Ambiti produttivi di I livello. Ambiti strategici caratterizzate da una elevata vocazione manifatturiera, che rappresentano i poli su cui investire per riqualificare e consolidare il sistema manifatturiero provinciale. b) Ambiti produttivi di II livello. Ambiti caratterizzati da presenze produttive significative o che rappresentano forme di presidio, in aree a vocazione ancora manifatturiera e industriale, ma su cui è complesso, per ragioni territoriali, economiche, ambientali e sociali, favorire ulteriori processi di crescita e concentrazione. Obiettivi di Sistema -Migliorare lo stato di salute e la qualità della vita della popolazione e il benessere dei cittadini -Acquisire lo stock di indicatori che afferiscono alle quattro macroaree individuate dall’organizzazione mondiale della sanità come riferimento per le scelte di pianificazione territoriale -Mettere a punto un modello di analisi multifattoriale per gruppi di indicatori da applicare ai diversi livelli territoriali al fine di valutarne lo specifico impatto sul benessere della popolazione in oggetto. -Coniugare e coordinare insieme le politiche riferite ai diversi sistemi di riferimento del piano per migliorare le diverse componenti ed i diversi aspetti che condizionano la qualità della vita il progetto di Assistenza Tecnica alle 13 Comunità Montane della Provincia di Torino che ha comportato la messa a disposizione di questi Enti di risorse, informazioni e servizi telematici al fine di migliorare le comunicazioni delle aree più periferiche con la Provincia e con il suo patrimonio informativo; il progetto di Infrastrutture per la Comunicazione Immateriale Piano Territoriale Pluriennale Pari Opportunità (dGp n.167045/2006 profili e piani di salute (PePS) piani di zona (LN 328/2000, l.r. 1/2004) Pagina 254 di 359 COPIA collaborazione con la Regione, che ha portato alla memorizzazione dei piani di tutti i 315 comuni della Provincia; con questa operazione si è resa disponibile una notevole quantità di informazioni georeferenziate sulle previsioni urbanistiche locali e si è costituito un patrimonio di conoscenze del territorio di grande rilievo in relazione ai compiti di pianificazione della Provincia, dei comuni e delle comunità montane; o o il progetto di Infrastrutture per la Comunicazione Immateriale che si propone di riequilibrare sul territorio provinciale i costi di utilizzo delle infrastrutture di rete nel settore delle telecomunicazioni al fine di consentire l’accesso ai servizi telematici su ogni parte del territorio provinciale con le stesse qualità di servizio e allo stesso prezzo; l’istituzione dei Circondari di Ivrea, Pinerolo, Lanzo e Susa con il decentramento in queste sedi di attività di sportello e di accesso ai servizi informativi della Provincia; l’avvio in forma sperimentale del progetto di realizzazione e distribuzione agli enti locali di cartografia numerica derivata dalla cartografia catastale. Sistemi informatici per l’accesso al SITA provinciale (WEB Pianificazione Territoriale) Le politiche di welfare PROVINCIA DI TERAMO Legge .Regionale. 56/1977 rete per la Pubblica Amministrazione Un modello di accesso alla “rete” ed ai servizi da essa erogati, (culturali, informativi, autorizzativi, commerciali, ecc), “diffuso” e quindi disponibile per tutti i possibili utenti (cittadini, associazioni, imprese, enti, ecc.) presenti sul territorio della provincia Al fine di una più ravvicinata e funzionale accessibilità agli uffici provinciali da parte dei Comuni e degli abitanti della Provincia di Torino, si pone il problema di accrescere il numero e meglio distribuire i presidi provinciali verso cui sia possibile rivolgersi per l' espletamento delle numerose pratiche burocratiche e amministrative il cui svolgimento è decentrabile dalla sede di Torino. favorire la ridistribuzione di funzioni centrali strategiche verso la formazione di un sistema integrato di nuove centralità urbane, articolando sul territorio il sistema dei servizi rari, in connessione con nodi di scambi intermodali della mobilità Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Piano Territoriale Pluriennale Pari Opportunità Due concetti chiave, che riassumono il senso di un’intera politica di uguaglianza di opportunità, sono alla base delle politiche di parità dell’Ente: “mainstreaming” ed “empowerment”. L’impostazione metodologica che ne deriva ha consentito negli anni di andare a promuovere concretamente la presenza femminile in ogni posizione della scala professionale e rappresentativa (empowerment) e di rendere l’impegno a favore della parita e delle pari opportunità strategia politica specifica e, insieme, trasversale a ogni altra, orientamento globale che va applicato in tutti i contesti (mainstreaming). Il PTC2 assume l’obiettivo generale di valorizzare il policentrismo, condizione necessaria per la creazione di un sistema territoriale equilibrato ed efficiente, in grado di accrescere il livello di competitività e di potenziare la distribuzione delle opportunità nei diversi territori (SISTEMI LOCALI). Tale obiettivo e declinato dal PTC2 attraverso: 1. Analisi ed il riconoscimento delle articolazioni strategiche e strutturali del territorio provinciale e del sistema di “gerarchie urbane”; 2. Definizione di un sistema di poli urbani di diverso livello e delle relative aree di influenza e bacini funzionali; 3. Definizione degli ambiti di approfondimento sovracomunali strutturati intorno ai poli. Il modello policentrico proposto dal PTC2 evidenzia una visione generale della Provincia di equilibrio e decentramento, nonchè di forte attenzione alle aree esterne all’area metropolitana. Il rafforzamento del policentrismo e dunque del sistema dei centri, trova attuazione nel PTC2 attraverso la messa in atto di strategie quali: Rafforzamento delle aree produttive all’interno degli Ambiti di I livello (art. 24 delle NTA); Rafforzamento del sistema delle comunicazioni materiali ed immateriali e dell’accessibilità (artt. da 37 a 42 delle NTA); la sperimentazione operativa di forme di perequazione territoriale (art. 12 delle NTA) Politiche di premialità da concentrare nei Comuni/Ambiti di “diffusione urbana” (art. 22 delle NTA). Osservatorio unificato delle politiche territoriali Pagina 255 di 359 COPIA SVILUPPO SOSTENIBILE POLICENTRISMO E INFRASTRUTTURE Gestione rifiuti Insediamenti dei Legge .Regionale. 56/1977 Legge Regionale 24/2002 Legge .Regionale. 56/1977 Osservatori sull’ ambiente e Agenda 21 Organizzazione dei servizi di gestione smaltimento dei rifiuti dello il Piano Territoriale di Coordinamento individua una serie di infrastrutture ed impianti che richiedono particolare attenzione in quanto potenzialmente rischiosi dal punto di vista ambientale. Tali siti possono essere classificati come: o Aziende a rischio di incidente rilevante (L. 137/97, DPR 175/88) o Oleodotti (stazioni di pompaggio e linee principali) o Metanodotti (linee principali) o Elettrodotti (centrali elettriche e linee principali) o Discariche di I categoria (rifiuti solidi urbani – RSU- e assimilabili –RSAU-) o Discariche di II categoria, tipo A (rifiuti inerti) o Discariche di II categoria, tipo B (rifiuti speciali e pericolosi) o Discariche di II categoria, tipo C (rifiuti pericolosi) o Impianti di trattamento dei rifiuti Il PTC, rimandando su questi temi a specifici piani settoriali, prescrive ai comuni interessati dai fattori di criticità più elevata l’elaborazione di piani di sostenibilità ambientale integrati ai PRGC, nel rispetto delle direttive che la Provincia sta approntando con la predisposizione del “Piano di Sostenibilità Ambientale” al fine di proporre azioni specifiche “locali” per la riduzione degli impatti negativi. Il P.T.C. intende sostenere il formarsi e il consolidarsi di una rete di aree ed avviare un processo di sviluppo nel territorio provinciale attorno a poli di riferimento (centralità) attraverso l’individuazione anzitutto dei possibili ambiti di riferimento di questi centri (cfr. tavola : “Servizi e partizioni territoriali di carattere sovracomunale). Promuovere nuove centralità non significa inizialmente identificare dei siti, ma degli ambiti territoriali entro cui possano localizzarsi entro un bacino omogeneo di relazioni e servizi, nuove attività produttive e servizi rari alla popolazione. Le scelte relative alla localizzazione non possono essere definite a priori sulla base di modelli teorici, ma richiedono la compartecipazione dei soggetti pubblici e privati interessati alle diverse operazioni : il territorio si gestisce non sulla base di un’offerta urbanistica rigida dell’operatore pubblico, ma sulla base di un incontro tra l’offerta pubblica e la domanda di trasformazione. I processi economici sono portati a seguire infatti, nelle scelte di localizzazione, logiche proprie più che le scelte urbanistiche delle amministrazioni pubbliche. Il PTC si prefigge di provvedere e sostenere la compatibilità tra l’ecosistema ambientale e naturale e il sistema antropico, armonizzando la reciproca salvaguardia della tutela e valorizzazione del primo e di evoluzione del secondo, attraverso la corretta gestione delle risorse. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Lo strumento di programmazione provinciale della gestione del ciclo integrato dei rifiuti urbani e il Programma Provinciale di Gestione dei Rifiuti che delinea le politiche provinciali in tema di riduzione, riciclo, raccolta differenziata, smaltimento, costi e tariffe, individua le azioni per la riduzione della produzione di rifiuti urbani, per l’attivazione di politiche di incentivazione della attraverso l’eventuale raccolta differenziata (anche rideterminazione degli obiettivi di Programma), e definisce il dimensionamento degli impianti di smaltimento finale. Programma Provinciale di Gestione dei Rifiuti - PPGR Strategie di rafforzamento del policentrismo: la sperimentazione operativa di forme di perequazione territoriale (art. 12 delle NTA) il PTC2 promuovere una perequazione territoriale “volontaria”, intesa come strumento indispensabile della coesione sociale e della cooperazione e solidarietà intercomunale. L’art. 12 delle Norme di Attuazione del PTC2 richiama esplicitamente il concetto di perequazione territoriale, richiamando la necessita al suo ricorso, su base “ volontaria”, attraverso appositi accordi fra enti locali. Tale strumento è applicabile, in particolare, negli Ambiti di approfondimento sovra comunali definiti all’art. 9, e qualora la realizzazione di insediamenti e/o infrastrutturazioni necessitino di individuare azioni di compensazione. Il PTC2 assume l’obiettivo generale di valorizzare il policentrismo, condizione necessaria per la creazione di un sistema territoriale equilibrato ed efficiente, in grado di accrescere il livello di competitività e di potenziare la distribuzione delle opportunità nei diversi territori (SISTEMI LOCALI). Tale obiettivo e declinato dal PTC2 attraverso: 1. Analisi ed il riconoscimento delle articolazioni strategiche e strutturali del territorio provinciale e del sistema di “gerarchie urbane”; 2. Definizione di un sistema di poli urbani di diverso livello e delle relative aree di influenza e bacini funzionali; 3. Definizione degli ambiti di approfondimento sovracomunali strutturati intorno ai poli. Il modello policentrico proposto dal PTC2 evidenzia una visione generale della Provincia di equilibrio e decentramento, nonchè di forte attenzione alle aree esterne all’area metropolitana. Pagina 256 di 359 COPIA Mobilità Legge .Regionale. 56/1977 Lo schema generale del sistema della comunicazione materiale del PTC ha l'obiettivo di proporre interventi per la soluzione dei problemi, presenti nella Provincia di Torino, connessi alla mobilità delle persone e delle merci, in un quadro di programmazione di medio - lungo periodo.Il PTC assume, in relazione al sistema delle comunicazioni materiali della Provincia, il seguente quadro di obiettivi: 1. Migliorare il rapporto esistente tra mobilità/infrastrutture per la mobilità e il territoriourbanizzato, inteso come luogo dove la gente vive, lavora, usufruisce di servizi, entra in relazione. 2 . Migliorare il rapporto esistente tra le infrastrutture per la mobilità e il territorio, inteso come ecosfera Il PTC della Provincia di Torino propone, nel quadro delle politiche europee sulle comunicazioni, illustrate nel quaderno di Piano II i seguenti interventi finalizzati a: Attuazione degli eurocorridoi. Potenziamento infrastrutture di carattere sovranazionale. Potenziamento dell’ Aeroporto di Caselle . Realizzazione di interventi di carattere interregionali e locale. COMPETITIVITA' Le produttive aree Legge .Regionale. 56/1977 COMPETITIVITA' Il PTC fornisce indirizzi di riequilibrio territoriale degli insediamenti produttivi finalizzato al rafforzamento del vantaggio competitivo dei vari sistemi che lo compongono, privilegiando le coerenze del nuovo assetto reticolare in transizione e confermando le coerenze residue del vecchio assetto radiocentrico; al tempo stesso fornisce un quadro informativo complesso, rappresentato dall’ATLANTE DELLA MANIFATTURA PROVINCIALE, quale supporto all’articolazione dello sviluppo delle iniziative locali. Tale articolazione, che trova espressione anche nel sistema normativo di piano, corrisponde all’armonizzazione con le indicazioni di livello Europeo che identificano nelle iniziative locali le nuove possibilità per il potenziamento dei sistemi locali del valore e dell’occupazione. Inoltre intende razionalizzare la distribuzione di aree per attività produttive e di servizi a loro supporto, anche in considerazione del consistente patrimonio dismesso e della necessità di ridurre e controllare le situazioni di rischio e di incompatibilità con altre funzioni Energia PROVINCIA DI TERAMO Direttiva 2001/77/CE Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Il PTC2 recepisce il tracciato della Nuova Linea Ferroviaria Torino Lione di cui al Progetto Preliminare presentato alla CIG (Commissione Intergovernativa Italia - Francia) per la tratta internazionale ed al Progetto Preliminare presentato per la tratta nazionale ai fini dell’approvazione ai sensi del D.Lgs. 163/2006 e s.m.i.; nel corridoio individuato nella documentazione dei progetti relativi alle due tratte dell’infrastruttura, riportato nella tavola 4.4.1, operano le misure di tutela di cui all’art. 39 comma 3. • Attuare gli Eurocorridoi, compiutamente e con i maggiori vantaggi per il territorio provinciale (nuova linea Torino-Lione) • potenziare la rete ferroviaria in funzione trasporto merci • sviluppo del sistema della logistica provinciale (merci) – SITO • potenziare la rete e i servizi di trasporto pubblico (attestandoli sul costituendo SFM e connettendola attraverso adeguati nodi di interscambio gomma-ferro-metro) • contribuire allo sviluppo del SFM come progetto di “territorio”, considerando le stazioni ed i nodi di interscambio tra le diverse modalità di trasporto come centri di servizio urbani • completare la realizzazione della Pedemontana e dell’ “anulare esterna” • decongestionare la tangenziale di Torino attraverso la realizzazione di nuove infrastrutture (corso Marche, eventuale 4 corsia, tangenziale Est) • migliorare e razionalizzare la rete stradale (impatti ambientali sugli insediamenti, pericolosità, efficienza funzionale) • ridurre i volumi di traffico veicolare, trasferendoli sul sistema ferroviario • attuare quanto previsto dall’azione n. 10 del piano strategico provinciale per la sostenibilità : definire Linee guida finalizzate alla verifica in fase programmatoria della compatibilità ambientalepaesaggistica degli interventi relativi alle infrastrutture • Aggiornare l’Osservatorio “su progetti ed interventi infrastrutturali” • Monitorare l’attuazione del Piano Strategie di rafforzamento del policentrismo: Rafforzamento delle aree produttive all’interno degli Ambiti di I livello (art. 24 delle NTA); Programma piste ciclabili 2009 della Provincia (dGp n. 64713886/2009 del 12 maggio 2009). la Provincia individua quali filoni di azioni prioritarie: Implementare l’ascolto e l’analisi dalle esigenze del territorio e delle sue vocazioni, come punto di partenza per delineare gli assi su cui puntare per lo sviluppo futuro; Fare “emergere” e supportare le vocazioni produttive legate a filiere nascenti e con alti potenziali di sviluppo; Orientare lo sviluppo delle attività produttiva in funzione dell’adeguatezza infrastrutturale del territorio e delle sue caratteristiche ambientali. Costruire connessioni fra livelli e settori diversi della realta locale e favorire il collegamento (economico, sociale e culturale) del nostro territorio con le realta globali; Sostenere i Poli di eccellenza e sostenere lo sviluppo dei parchi tecnologici, degli incubatori universitari d’impresa; Supportare il rinnovamento tecnologico soprattutto delle piccole e medie imprese con maggiori difficoltà ad accedere alle nuove tecnologie; Sostenere forme di partenariato pubblico-privato, per promuovere il sorgere di filiere produttive, specie in settori tecnologicamente innovativi; Promuovere l’uso delle fonti rinnovabili per la produzione di energia Programma Energetico Provinciale, approvato Deliberazione del Consiglio Provinciale n. con Pagina 257 di 359 COPIA Le aree estrattive PROVINCIA DI TERAMO Il sistema turistico Legge .Regionale. 56/1977 IL PTC destina azioni diversificate per i diversi territori Il sistema commerciale Legge .Regionale. 56/1977 il PTC si pone tra i propri obiettivi futuri anche quello di approfondire l’analisi delle tendenze e fornire indirizzi per le scelte localizzative dei centri per la grande distribuzione e lo spettacolo (multiplex) cfr. art.10.6 delle NTA). Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 • Definire criteri per il dimensionamento e la localizzazione dei nuovi impianti che non incidano negativamente sull’ambiente naturale e antropico (ecosistema, paesaggio, salute pubblica) e che siano economicamente sostenibili • Incentivare l’utilizzo preferenziale di fonti rinnovabili per la produzione di energia • Promuovere l’adozione di politiche in materia di risparmio energetico • Definire ambiti territoriali ottimali per le filiere legnocombustibile • Definire criteri localizzativi per gli impianti di produzione energetica a biomassa legnosa • Coordinare e verificare la coerenza delle diverse politiche di settore • Aderire a progetti mirati e buone pratiche, individuati e sviluppati con i partner interessati nell’ambito delle sedi di concertazione territoriale • Supportare la predisposizione e l’aggiornamento dei principali strumenti di programmazione energetica provinciale, e dei Piani e documenti di settore • Aggiornare il quadro della conoscenza • Monitorare l’attuazione del piano Attuare attività di cava solo in aree ambientalmente idonee, evitando il consumo di suoli di pregio agricolo( in particolare di 1° e 2° classe di capacità d’uso) Riqualificare le aree di cava dismesse Valorizzare le identità e le risorse locali individuando, sulla base del patrimonio naturalistico, storico-culturale, infrastrutturale,..., le aree con maggiori potenzialità di sviluppo (es. progetto“Città di Charme”) • Migliorare l’accessibilità, promuovere e sostenere il miglioramento dei collegamenti tra le polarità del sistema metropolitano (residenze sabaude, sistema museale,...) e tra il sistema metropolitano e il resto del territorio • Promuovere e indirizzare la realizzazione di itinerari tematici, percorsi escursionistici (percorsi storici, culturali, enogastronomici, escursionistici) e il recupero e valorizzazione del sistema dei tessuti storici minori, dei monumenti e degli edifici di rilievo storico, artistico, testimoniale, con particolare attenzione alle “specificità“ locali (musei, ecomusei, beni faro,...) • Indirizzare il turismo verso uno sviluppo ambientalmente sostenibile (recupero dell’esistente, utilizzo post-olimpico degli impianti,...) e verso l’utilizzo di sistemi/tecnologie ad emissioni nulle o limitate (mobilità) • Verificare la coerenza delle diverse politiche di settore(agricoltura, montagna, cultura, piste-ciclabili) • Realizzare l’osservatorio “dei beni culturali ed ambientali della Provincia di Torino” integrando informazioni su localizzazione, descrizione e vincoli provenienti dalla Sovrintendenze con dati sul loro uso e sulla loro tutela fornendo tali servizi alle amministrazioni comunali (formazione degli strumenti urbanistici) • Monitorare l’attuazione del piano • Distribuire sul territorio un sistema di offerta articolato, attraverso il mantenimento delle strutture tradizionali e favorendo sinergie tra tipologie distributive differenti • Favorire la commercializzazione dei prodotti locali (tradizioni, prodotti tipici,…) • Promuovere, nei Comuni “medio-grandi”, Centri commerciali naturali quali vie, piazze, gallerie, centri storici e quartieri in cui spontaneamente e storicamente si sono addensati negozi, botteghe artigiane, bar, ristoranti servizi, accanto alle altre funzioni 137489 il 14/01/2003 attività di cava (PAEP) Variante al Piano territoriale provinciale - Piano provinciale delle attività estrattive (dCp n. 332467 del 22/5/2007); Pagina 258 di 359 COPIA Il sistema agricolo Legge .Regionale. 56/1977 Il PTC è orientato a: Tutelare e Orientare l'attività agricola nelle zone a forte specializzazione ed ad elevata produttività 1) Sostegno e indirizzo delle politiche: settoriali 2) Gestione della competizione nell'utilizzo della risorsa suolo, nelle aree più favorevoli in termini agronomici e strutturali 3) Controllo-riduzione delle esternalità negative causate dai processi agricoli intensivi Lotta alla marginalità e all'abbandono 1) Reinventare un nuovo ruolo dell' Agricoltura come elemento motore dello sviluppo locale 2) Superare la valutazione esclusivamente economica di tale agricoltura per una valutazione che assuma nell' analisi Costi-Benefici 3) Il “recupero e il "mantenimento" degli equilibri ambientali 4) l' apporto reale dato alla costituzione di ricchezze collettive quali " il paesaggio, la fruibilità turistico ricreativa, la cultura…" 5) Conservare l'attività agricola in funzione produttiva (anche se integrativa), in funzione protettiva (tutela del territorio e del paesaggio agrario); 6) incentivo di produzioni qualificate, rispettose dell'ambiente, inserite nel paesaggio, ad elevato valore aggiunto locale (tipico di qualità)7) sostegno alle attività anche part time (integrazione di reddito e presidio del territorio). P.T.C. PER LE AREE FORESTALI Aree di pianura Sostegno e indirizzo delle politiche settoriali. Promozione della forestazione di Pianura nelle aree residuali, incolte o in abbandono da altre attività agricola Aree rurali svantaggiate in genere e aree montane Superare la valutazione esclusivamente economica per una valutazione che assuma nell'analisi CostiBenefici lavalutazione di : PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 vitali di paesi e città • Salvaguardare e promuovere l’insediamento di piccoli e medi esercizi nei centri storici, nelle località minori e nelle zone marginali, anche attraverso la creazione di centri polifunzionali • Attuare quanto previsto dall’azione n. 26 del piano strategico provinciale per la sostenibilità : definire pre-requisiti territoriali per la localizzazione delle nuove grandi strutture di vendita (individuazione di aree idonee e non idonee alla localizzazione, anche dal punto di vista ambientale) e approfondire la problematica della perequazione territoriale per le aree industriali, in relazione al tema del contenimento del consumo di suolo • Riutilizzare contenitori edilizi che, nati per finalità diverse (produttivi,...), potrebbero essere utilmente riconvertiti in strutture commerciali • Promuovere la qualità urbana degli insediamenti commerciali • Verificare le interferenze fra iniziative commerciale di grande dimensione e il sistema infrastrutturale (e la stima del traffico veicolare collegabile) • Coordinare e verificare la coerenza delle diverse politiche di settore • Aggiornare il quadro della conoscenza • Monitorare l’attuazione del Piano • tutelare e orientare l'attività agricola nelle zone a forte specializzazione, ad elevata produttività, ad alta vocazione, e le produzioni di alta qualità • sostenere le aziende “multifunzionali” (agriturismo, turismo ecocompatibile,...), compatibilmente con le caratteristiche ambientali e territoriali (infrastrutture, accessibilità..) dei luoghi • promuovere la manutenzione e il riordino delle aree “rurali” • promuovere l’applicazione dei principi dell’ecologia del paesaggio (reti ecologiche, ingegneria naturalistica, gestione ecocompatibile del territorio e delle colture) • sottoporre a particolare tutela le aree boscate a destinazione protettiva e naturalistica • sottoporre a forme di particolare tutela le formazioni fuori foresta presenti nei comuni a basso indice di boscosità • tutelare il paesaggio agrario e promuovere la qualità dell’edilizia rurale • tutelare i suoli agricoli e le aree boscate realizzate e/o gestite come di “sink” di carbonio • coordinare e verificare la coerenza delle diverse politiche di settore • consolidare l'Osservatorio su base catastale delle aziende e della produzione agricola • realizzare un Osservatorio “sulle trasformazione delle aree boscate” • aggiornare l'Osservatorio delle “trasformazioni territoriali” (consumo di suolo e sprawling) • promuovere l’adeguamento degli strumenti urbanistici comunali con cartografie forestali aggiornate • Sottoporre a forme di particolare tutela le formazioni fuori foresta presenti nei contesti territoriali a basso indice di boscosità • Promuovere l’adeguamento degli strumenti urbanistici comunali con cartografie forestali aggiornate Pagina 259 di 359 COPIA PAESAGGIO Paesaggio Legge .Regionale. 56/1977 - Il "mantenimento" degli equilibri ambientali - l' apporto reale dato alla costituzione di ricchezze collettive quali " il paesaggio, la fruibilità turistico ricreativa, la cultura…" 1. Reinventare un nuovo ruolo delle attività forestali come elemento motore dello sviluppo locale Per quanto riguarda i vincoli il PTC classifica le Aree di approfondimento con specifica valenza paesistica individuazione della possibilità di realizzare un sistema soft di aree verdi («continuità verdi») anche nelle pianure e valli di modesto pregio (e dunque al di là delle aree già vincolate a parco, aree protette, ecc.), assicurando continuità a fasce già in formazione (lungo fiumi, rii, ecc.; lungo strade, ferrovie, ecc.; lungo crinali, ecc.) e salvaguardando la varietà biologica vegetale e animale Tutelare il paesaggio ed i suoi tratti distintivi, i beni culturali, le caratteristiche e le identità locali RISORSE NATURALI E BIODIVERSITA' PROVINCIA DI TERAMO Risorse naturali e biodiversità Legge .Regionale. 56/1977 74/409/cee “Uccelli” rete natura 2000 Direttiva 92/43/CEE “HABITAT” Tutela dei biotopi negli ambiti delimitati come biotopi sono consentiti esclusivamente gli interventi che non compromettono il raggiungimento degli obiettivi di tutela e che non alterino le caratteristiche naturalistico-ambientali e le tendenze evolutive naturali. Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 • assegnare alle aree naturali una funzione, oltre che naturalisticoambientale, anche socio-economica (turistico-ricreativo), compatibilmente con le esigenze di tutela • incrementare e qualificare la dotazione di aree verdi naturali, e predisporre piani d’area, in considerazione della funzione “ambientale” (biodiversità, fissazione del carbonio,...) della risorsa • individuare e tutelare le aree “periurbane”, in funzione di riequilibrio ambientale dei centri urbani, e ” e definire norme specifiche da attuare al suo interno, assumendo le risultanze dell’azione n. 1 del piano strategico provinciale per la sostenibilità • assumere le risultanze dell’azione n.3 (rete ecologica provinciale) e dell’azione n.1 (aree periurbane) del piano strategico provinciale per la sostenibilità , e relativi criteri ed indirizzi per la individuazione di dettaglio, per la trasformazione e gestione delle aree. • coordinare e verificare la coerenza delle diverse politiche di settore • Aggiornare il quadro della conoscenza • Monitorare l’attuazione del piano Il nuovo PTC2 cercherà di ovviare alle carenze in materia paesaggistico-ambientale del PTC vigente, mediante una politica attiva di tutela e valorizzazione delle risorse esistenti, fra cui va annoverato anche il paesaggio; cercherà anche di perseguire l’integrazione tra le politiche ambientali e quelle paesaggistiche, che ancor oggi sono viste, dal punto di vista normativo nonchè culturale, come sistemi “separati”. Tale politica avrà ricadute sia di natura paesaggistico-percettiva che di natura paesaggistico–ecologica. In tale senso va quindi interpretata la riproposta di obiettivi per lo più già presenti nel PTC vigente Piano paesaggistico della Collina di Pinerolo (dCP n. 32691 del 22/09/2009); “Life”, Reg. 1973/ 92/cee Pagina 260 di 359 COPIA PTC Reggio Emilia TEMI ATTUAZIONE DEL PTC ATTRAVERSO LA PIANIFICAZIONE COMUNALE SEZIONI Relazioni governo territorio sul del Fattore temporale dell’attuazione e del coordinamento con i livelli di pianificazione LEGISLAZIONE LEGGE REGIONALE 20/2000 modificata dalla successiva LEGGE REGIONALE 06/2009 LEGGE REGIONALE 20/2000 modificata dalla successiva LEGGE REGIONALE 06/2009 COERENZA CON LE POLITICHE EUROPEE Consiglio d'Europa Doc. 10917/06 strategia UE in materia di sviluppo sostenibile IPCC (International Panel of Climat Change) IV rapporto 05/2007 CDB (Convention in Biological Diversity, UNEP) COPIANIFICAZIONE e coinvolgimento dei soggetti attori delle trasformazioni urbane RELAZIONE tra regione-provinciacomune LEGGE REGIONALE 20/2000 PROVINCIA DI TERAMO VECCHIO PTC Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 NUOVO PTC Il PTCP è strumento di coordinamento provinciale. Articola le linee di azione della programmazione regionale e definisce l'assetto del territorio limitatamente agli interessi sovracomunali, che attengono a: paesaggio, ambiente, infrastrutture per la mobilità, poli funzionali e insediamenti commerciali e produttivi di interesse provinciale, sistema insediativo e servizi di interesse provinciale. Il PTCP svolge il ruolo di raccordo e verifica delle politiche di settore, e al contempo si pone come strumento strategico di indirizzo alla pianificazione urbanistica comunale. Il PTCP specifica ed articola la disciplina delle dotazioni territoriali, indicando i diversi ruoli dei centri abitati nel sistema insediativo. Ai fini di una effettiva ed efficace attuazione dei programmi, il PTCP definisce con i Comuni modalità e termini di adeguamento della strumentazione locale. Esso coordina l'attuazione delle previsioni dei piani locali con la realizzazione di infrastrutture, opere e servizi di rilievo sovracomunale, da inserire prioritariamente nel programma triennale delle opere pubbliche della Provincia. Il piano assume e traspone sul proprio territorio le 7 grandi sfide (o obiettivi strategici) proposte dal Consiglio d'Europa, in materia di: cambiamenti climatici ed energie pulite, trasporti sostenibili, consumo e produzione sostenibili, conservazione e gestione delle risorse naturali, salute pubblica, inclusione sociale- demografiamigrazione, povertà mondiale e sfide dello sviluppo. Operativamente il Piano si dota dello strumento della ValSAT per verificare tra le opzioni possibili le azioni più efficaci nella soluzione e contrasto delle maggiori criticità intersettoriali: -politiche energetiche -politiche insediative -politiche agricole -politiche di gestione delle risorse -politiche di cooperazione tra provincie, regioni, stati PIANI DI SETTORE Partecipazione, copianificazione, sussidiarietà sono la triplice dimensione di un nuovo modello di Piano, basato sulla costruzione consensuale delle scelte territoriali e, di conseguenza, sulla loro efficacia attuativa. La condivisione del progetto di territorio fa si che il ruolo della Provincia sia efficace e realmente utile. Il PTCP intende tenere insieme le diverse politiche di settore valutando punti di forza e di debolezza dei diversi sistemi che lo compongono, ricercando i nodi e le relazioni strutturali, individuando azioni e linee strategiche di cooperazione per uno sviluppo sostenibile e coerente dell'intero sistema territoriale. Il raccordo tra pianificazione e programmazione è definito da: -coerenza tra le politiche territoriali e quelle di ripartizione della spesa (modulate dalla Relazione Previsionale e Programmatica e dal Bilancio Provinciale) -corrispondenza tra azioni proposte dal PTCP e azioni programmate -assunzione delle procedure per il monitoraggio e l'aggiornamento del piano Pagina 261 di 359 COPIA PEREQUAZIONE TERRITORIALE SVILUPPO SOSTENIBILE LEGGE REGIONALE 20/2000 Integrità fisica del territorio Consumo suolo PROVINCIA DI TERAMO LEGGE REGIONALE 20/2000 LEGGE REGIONALE 20/2000 di Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 I comuni e la Provincia applicano, in sede di Accordi territoriali, i criteri di perequazione territoriale, intesa come l'equa ripartizione tra gli enti interessati degli oneri e dei benefici derivanti dalle scelte urbanistiche di rilievo sovracomunale. Il PTCP definisce livelli prestazionali differenziati per i diversi centri urbani della provincia (quattro livelli prestazionali per i centri urbani dei comuni della pianura , o serviti da importanti fermate del trasporto pubblico su ferro; cinque livelli prestazionali per tutti i comuni di mezza-valle o crinale) e ad ognuno associa specifiche disposizioni sul governo del territorio e , specificatamente, sulle politiche di espansione insediativa. L'attuazione delle politiche di qualificazione produttiva di rilievo sovraprovinciale e sovracomunale avverrà tramite Accordi Territoriali. La crescita degli insediamenti produttivi sarà gestito da una politica perequativa, le cui risorse saranno anche finalizzate all'implementazione di interventi infrastrutturali ed ambientali di rilevanza provinciale. Tre sono le innovazioni introdotte dal piano: -il PTCP non ha carattere conformativo, quindi rimanda la conformazione dei diritti edificatori e dei vincoli urbanistici ai POC e ai RUE -si introduce la distinzione tra capacità insediativa teorica e dimensionamento (il secondo dovrà sempre essere inferiore al primo) Rischio idraulico, idrogeologico e sismico; prevenzione e protezione del territorio. -Rischio da frana: individuazione di dissesti e delle aree a rischio elevato o molto elevato -Rischio idraulico: fasce fluviali -Rischio sismico -Tutela quali-quantitativa delle acque (adeguamento del PTCP al PTA) -Tutela delle acque sotterranee e superficiali -Individuazione delle zone vulnerabili ai nitrati -assetto dei sistemi, zone ed elementi strutturanti la forma del territorio e di specifico interesse naturalistico -sistema dei crinali e sistema collinare -aggiornamento della disciplina di tutela delle sistema forestale boschivo -gli invasi e le relative zone di tutela di specifici elementi: dossi di pianura, calanchi, crinali -zone di tutela naturalistica -zone di tutela agro-naturalistica -il sistema insediativo storico e le risorse archeologiche, sua protezione e valorizzazione -Stabilimenti a rischio di incidente rilevante -Rischio di incendi boschivi -Tutela della salute dalle fonti di inquinamento elettromagnetico: impianti e linee per la trasmissione e la distribuzione dell'energia elettrica -Zone non idonee alla localizzazione di impianti per la gestione dei rifiuti -Zone di protezione dall'inquinamento luminoso Due fattori fondamentali per governare lo sviluppo del sistema insediativo alla scala d'area vasta: limitare il consumo di suolo, indirizzare la crescita insediativa in coerenza con i livelli prestazionali dei centri urbani. -Consolidare e qualificare la struttura policentrica e la gerarchia storicizzata del sistema insediativo; -indirizzare la domanda insediativa in coerenza con le gerarchie dei centri e con le dotazioni di servizi e infrastrutture; -organizzare le funzioni di eccellenza e le polarità di interesse POC-RUE Pagina 262 di 359 COPIA La struttura socioeconomica Politiche sistema LEGGE REGIONALE 20/2000 LEGGE REGIONALE 24/2001 LEGGE REGIONALE 06/2009 sovraprovinciale in un'ottica di efficienza e fruibilità; -trasformare gli insediamenti produttivi in sistemi ecoefficienti, sostenendo la concentrazione e la distribuzione delle produzioni compatibilmente con gli impatti ambientali e paesaggistici; -razionalizzare la distribuzione delle attrezzature collettive in ottica sovra-comunale; -favorire il recupero delle aree dismesse o in dismissione; -garantire la maggiore equità possibile dei risvolti economici delle scelte urbanistiche -Politiche per il sostegno dell'edilizia residenziale sociale -Innovazione e dinamismo -Rafforzare la cooperazione e le relazioni con altre provincie e regioni (creare una “massa critica di eccellenze tra loro complementari” -Rilancio delle eccellenze culturali, artistiche, economiche e turistico-ricettive (collaborazione all'EXPO 2015 di Milano) -Gerarchizzazione e specializzazione del sistema degli insediamenti produttivi (ambiti di qualificazione produttiva di rilievo sovraprovinciale, sovracomunale, comunale) -Investimenti e qualificazione dei “poli funzionali”, ovvero le funzioni di eccellenza di valore provinciale e sovraprovinciale (Università, centri di ricerca, parchi scientifici e tecnologici, attrezzature e spazi per la logistica al servizio della produzione e del commercio, centri fieristici ed espositivi, grandi strutture per manifestazioni culturali e o sportive, ecc..) -localizzazione strategica delle previsioni di insediamenti commerciali e di servizi di rilevanza provinciale o sovra-comunale, indicazione delle tipologie di vendita ammissibili, le procedure attuative, i limiti e i condizionamenti in termini quantitativi, di assetto della mobilità e di corretto inserimento ambientale e paesaggistico di Le politiche di welfere POLICENTRISMO E INFRASTRUTTURE Insediamenti LEGGE REGIONALE 20/2000 -Individuazione delle funzioni urbane; -individuazione di pressione antropica sulle aree e gli ambiti di pertinenza fluviale. -organizzazione dell'assetto delle funzioni di eccellenza ed i poli funzionali del sistema insediativo in un'ottica di governo sovracomunale, polarizzando i servizi ad alta attrattività secondo i profili di accessibilità -modello di sviluppo sostenibile, coerente con la gerarchia storicizzata del sistema insediativo ed il sistema policentrico, che minimizza il consumo di suolo e garantisca accesso ai servizi -Valorizzare i centri storici come “nodi urbani complessi” -politiche di riuso, recupero delle strutture dismesse -Policentrismo: spostare l'interesse dalle grandi aree metropolitane verso una progressiva articolazione e specializzazione funzionale delle singole città, mettendo in luce la dimensione delle reti come elemento essenziale nel collegamento dei nodi-città di II livello Mobilità PROVINCIA DI TERAMO LEGGE REGIONALE 20/2000 Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 -Connettere il territorio reggiano a scala Europea, rafforzando il sistema delle relazioni dalla scala regionale a quella internazionale -Accrescere le condizioni di accessibilità interna al territorio provinciale, completando e razionalizzando il sistema infrastrutturale esistente, aumentandone l'efficienza, la sicurezza e la compatibilità ambientale -Sviluppare modalità di spostamento sostenibili, favorendo l'uso SDIM ( Schema provinciale- direttore della Mobilità) - Pagina 263 di 359 COPIA COMPETITIVITA' del trasporto pubblico su ferro, la mobilità “dolce” -Promuovere una logistica delle merci multilivello -Cooperazione, partecipazione, politiche strategiche integrate -Policentrismo produttivo: incentivi gallo sviluppo delle economie locali, partecipazione alle reti “lunghe” di cooperazione economica, scientifica, culturale -riorganizzazione e qualificazione del sistema degli insediamenti produttivi, verso un modello ecoefficiente -riconoscere negli insediamenti alcune polarità-specializzazioni insediative strategiche in grado di competere per qualità e servizi con quelle di livello internazionale -ridurre la dispersione dall'offerta insediativa -qualità ambientale dei processi e delle produzioni: compatibilità tra impiego di risorse non rinnovabili ed emissioni inquinanti con la capacità di carico ambientale a scala locale -elevare il sistema istruzione-formazione professionale verso standard di eccellenza -rafforzare il legame Università – Impresa, incentivando l'innovazione e la ricerca -coordinazione con le politiche di qualificazione del paesaggio e di rilancio del ruolo dei centri urbani maggiori, in funzione di un rafforzamento delle funzioni di servizio e supporto al sistema economico e produttivo -semplificazione e coordinamento delle procedure relative alle autorizzazioni -potenziamento e qualificazione del sistema infrastrutturale -coinvolgere le imprese e i soggetti privati nelle scelte di piano e nel miglioramento della qualità degli insediamenti Le aree produttive Energia Le aree estrattive Il sistema turistico Il sistema commerciale Il sistema agricolo PROVINCIA DI TERAMO LEGGE REGIONALE Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Politiche energetiche a sostegno delle fonti rinnovabili. Incentivi alla realizzazione di interventi di nuova edificazione e riqualificazione con criteri di sostenibilità energetica ed innovazione tecnologica. Il PTCP propone: -direttive per la strumentazione di settore -direttive che devono essere osservate nell'elaborazione degli strumenti urbanistici comunali, ai fini della diffusione delle fonti rinnovabili e dei criteri di risparmio energetico sull'intero sistema insediativo, con speciale attenzione alle funzioni urbane “energivore” (attività produttive, poli funzionali, centri commerciali...) -direttive e prescrizioni per la localizzazione degli impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili in territorio rurale, da osservarsi per tutti i soggetti proponenti, sia in fase di valutazione d'impatto ambientale, sia in fase di rilascio delle abilitazioni in sede comunale Cave attive; cave dismesse. Promozione di un sistema turistico “in rete”. Allargare i confini comunali e provinciali, rafforzando relazioni e mettendosi in “rete cooperativa”, affinché si crei un sistema complementare di eccellenze e non si instaurino casi di “policentrismo emulativoripetitivo”. Il Piano fornisce indicazioni specifiche in merito a: -localizzazione delle previsioni di insediamenti di rilevanza provinciale o sovracomunale -tipologia di vendita ammissibili -procedure attuative -limiti e condizionamenti in termini quantitativi, di assetto della mobilità -indicazioni di corretto inserimento ambientale e paesaggistico -Quadro normativo a tutela delle risorse scarse -Valorizzazione delle produzioni locali Piano-Programma Energetico -provinciale- PIAE (Piano infraregionale delle attività estrattive) provinciale- P.O.I.C. Piano Operativo per gli insediamenti commerciali PRIP (Programma Rurale Integrato) Pagina 264 di 359 COPIA 20/2000 LEGGE REGIONALE 6/2005 PAESAGGIO Paesaggio LEGGE REGIONALE 7/2004 (Rete Natura 2000) PTPR EMILIA ROMAGNA D.lGS 2004 , N42 -Valorizzazione delle risorse -Tutela settoriale delle aree di pregio LEGGE REGIONALE 20/2000 RISORSE NATURALI E BIODIVERSITA' Risorse naturali e biodiversità LEGGE REGIONALE 6/2005 LEGGE REGIONALE 7/2004 (Rete Natura 2000) PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 -Adeguare le politiche agricole agli obiettivi tutela paesaggistica Il PTCP disciplina il territorio rurale in modo unitario ed omogeneo (per quanto riguarda le disposizioni generali d'uso e di intervento), ma articolando gli indirizzi e le direttive a seconda di ambiti rurali a differente caratterizzazione: aree di valore naturale e ambientale, ambiti agricoli di rilievo paesaggistico, ambiti ad alta vocazione produttiva agricola, ambiti agricoli periurbani. Il Piano fornisce inoltre gli indirizzi metodologici di dettaglio, l'abaco delle possibili tipologie e lo studio di inserimento paesaggistico per gli interventi di recupero e nuova costruzione in area rurale. L'attenzione, in aderenza con le politiche della CEP, si estende dalle tradizionali aree di pregio verso quelle dell'ordinarietà, della contemporaneità ed anche del degrado, come ad esempio le aree segnate dall'attività estrattiva o dall'insediamento di complessi produttivi dismessi. Si sperimenta un approccio sistemico che integra le diverse dimensioni costitutive del paesaggio, al fine di perseguire l'obiettivo di tutela e valorizzazione paesaggistica. “Ambiti di paesaggio” e “Contesti paesaggistici di rilievo provinciale” vengono individuati con criteri interpretativi e progettuali: sono aerali caratterizzati da un insieme identificabile e condiviso di valori, da omogeneità economica e da un insieme di attori che li rappresentino. Non si distinguono per qualità e i loro confini non sono netti e rigidi. Le strategie introdotte negli Ambiti di paesaggio tendono a costruire un sistema avanzato e integrato di sviluppo valorizzando e specializzando le vocazioni locali dell'intero sistema. Il PTCP riconosce nei singoli “progetti di sistema” e nell'interazione tra gli stessi il metodo per perseguire obiettivi di qualità ecosistemica, di sicurezza idraulica e di qualità paesaggistica. Obiettivo del piano è integrare attivamente il “tema paesaggio” nelle politiche di governance territoriale. Operativamente il Piano : -definisce le misure e le azioni di conservazione, ripristino, nonché le modalità di intervento nelle azioni i trasformazione -definisce le modalità di gestione dei beni e dei sistemi di beni; -sottoscrive gli accordi territoriali tra i diversi soggetti coinvolti; -definisce il programma degli interventi, i costi, i tempi e le modalità di attuazione -definisce le forme di partecipazione -valuta gli effetti del miglioramento dell'ambito paesaggistico -definisce le fonti di finanziamento Lo strumento attraverso cui si attuano politiche di tutela e salvaguardia della biodiversità è la RETE ECOLOGICA POLIVALENTE di livello provinciale: -disegna lo scenario di riequilibrio dell'ecosistema su scala provinciale -tutela la biodiversità -fornisce le indicazioni necessarie al governo delle aree naturali multifunzionali, esistenti o di nuova formazione -offre un contributo al miglioramento della qualità della vita per le popolazioni residenti Le aree della conservazione diventano nodi di una matrice di qualità diffusa a diretto contatto con le presenze antropiche. La rete costituisce un indispensabile quadro di riferimento per le strategie di tutela e valorizzazione dello spazio rurale e delle aree non antropizzate. Essa trova in queste aree importanti risorse di naturalità diffusa ed indica al contempo i limiti ed i vincoli da rispettare per non aggravarne la frammentazione. PEP (Rete ecologica polivalente) -provincialeREC (Rete Ecologica Comunale) Pagina 265 di 359 COPIA 3.3. Il Paesaggio e la ricomposizione del territorio di scala vasta La perdita di spazi naturali ed agricoli è stata sostanzialmente fuori controllo in tutta Europa fino alla fine del secolo scorso. Le ragioni sono molteplici e in parte ben note: le cause principali sono legate agli orientamenti economici nazionali, alla necessità da parte delle comunità locali di ottenere più tasse sulle aree edificabili per finanziare i servizi pubblici e anche alla tendenza da parte dei privati di investire in beni immobili. L’Europa e l’Italia hanno una consolidata esperienza di pianificazione di livello comunale, fondata su importanti radici storiche, ma che in merito ai contemporanei effetti dello sviluppo insediativo e dei cambiamenti climatici, si è rilevata inefficace, contribuendo spesso a incrementare pesanti fenomeni di degrado ambientale, di trasformazione irreversibile del paesaggio, di perdita della biodiversità e delle aree agricole. Di fronte a questa emergenza, pur ribadendo l’importanza della scala locale di osservazione e di progettazione del paesaggio, si richiede a gran voce una visione strategica che attiene naturalmente alla scala vasta. In altre parole l’esperienza europea ci testimonia come l’azione di piano si è dimostrata inefficace quando la “griglia territoriale” delle autorità locali è molto fitta, quando il piano viene gestito da comunità locali relativamente piccole e deve dare risposta ad una domanda troppo ristretta di trasformazione, quando sussiste il rischio di essere sottoposto anche a forme di influenza dei poteri economici locali. Di fronte a queste problematiche occorre agire in modo da rafforzare il convincimento che la qualità dello sviluppo di un territorio è funzione della capacità delle comunità locali e degli operatori economici di orientare le scelte senza soggezioni alle pressioni esterne, sfuggendo, inoltre, a disegni troppo parziali che derivano dalla sommatoria incontrollata delle modificazioni minute, che ogni comune attua al suo interno. Si deve in tal senso recuperare la dimensione della scala vasta per affrontare il tema della conservazione e trasformazione del paesaggio nella consapevolezza, altresì, che l’interpretazione paesistica del territorio può contribuire a conferire qualità alle trasformazioni territoriali e che il paesaggio come “capitale territoriale”, ossia come capitale collettivo incorporato nel territorio, può essere utilizzato dalle comunità locali per il proprio disegno di sviluppo. L’attenzione al Paesaggio nella pianificazione di scala vasta si è affermata nel nostro paese in alcuni recenti strumenti di pianificazione di coordinamento provinciale che hanno assunto delle responsabilità importanti introducendo regole piuttosto severe alla lotta al consumo di suolo e alle trasformazioni non compatibili con le caratteristiche del paesaggio. In particolare le riflessioni sul ruolo del Paesaggio nella riconfigurazione degli assetti territoriali sono riconducibili a due principali linee d’azione: da una parte, alcune amministrazioni pubbliche hanno espresso la volontà, con riferimento alla scala vasta, di limitare il consumo di suolo ed arginare la distruzione del Paesaggio attraverso una serie di soluzioni che fissano limiti e/o condizioni: attraverso l’individuazione di una linea di contenimento attorno alle città oltre la quale non è possibile urbanizzare; attraverso l’introduzione di agevolazioni e incentivi per il recupero di aree inutilizzate; attraverso l’introduzione di norme molto severe per il mantenimento delle aree agricole). Dall’altra, altre amministrazioni si stanno confrontando a tutto campo con la crisi strutturale del territorio, convinte che oltre alle misure sopra indicate, occorra ripartire proprio dalle aree della dispersione insediativa, del degrado e dell’abbandono per costruire modelli socioeconomici nuovi che, valorizzando le peculiarità patrimoniali locali e quindi il Paesaggio, attivino energie endogene per elevare il benessere e la qualità della vita delle popolazioni (Magnaghi 2010). La prima linea d’azione fa riferimento soprattutto alle esperienze maturate in alcuni recenti Piani Territoriali Provinciali, tra di essi i PTCP di Bologna, Modena, Reggio Emilia e Pistoia. La Provincia di Pistoia, con la variante al PTCP del 2009, nel formulare i principi generali, le strategie e gli orientamenti per la salvaguardia, la gestione e pianificazione del paesaggio, individua tre fondamentali linee di azione: 1) conservare e mantenere gli aspetti significativi o caratteristici del paesaggio; 2) garantire il governo del territorio in prospettiva di uno sviluppo sostenibile, orientando e indirizzando le trasformazioni generate dallo sviluppo sociale, economico e ambientale; 3) valorizzare, PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 ripristinare e recuperare i valori reali del paesaggio. Il paesaggio assume quindi un ruolo centrale nelle politiche di pianificazione urbanistica, in quelle di carattere culturale, agricolo, sociale ed economico. Alla seconda linea di azione fa riferimento, ad esempio, l’esperienza della Provincia Autonoma di Trento con i Piani di Comunità e quella della Regione Umbria con i Contratti di Paesaggio. La Provincia di Trento ha provveduto a ridefinire il proprio assetto istituzionale, mediante la creazione di enti associativi di comuni, di norme in materia di pianificazione territoriale e tutela del paesaggio, trasferendo ai nuovi enti le competenze di pianificazione e tutela intermedia, al fine di definire un nuovo assetto di territorio e nuovi modelli di sviluppo. La definizione di nuovi strumenti di pianificazione e pratiche mira quindi a valorizzare la gestione e la tutela del paesaggio, dando spazio ai nuovi ruoli attribuiti allo stesso nell’ambito dell’individuazione di nuovi modelli di gestione delle risorse territoriali. In particolare la L.p. 1/2008 ha previsto in capo alle Comunità l’obbligo di adottare un Piano territoriale (PTC) attraverso il quale definire, sotto il profilo urbanistico e paesaggistico, le strategie per uno sviluppo sostenibile della Comunità e conseguire, nella cornice degli indirizzi strategici definiti dal Piano urbanistico provinciale (PUP), un elevato livello di competitività, di coesione sociale e di valorizzazione delle identità del sistema territoriale. Alla luce dell’importanza attribuita al paesaggio quale fonte di riconoscibilità e sostenibilità dello sviluppo, e della consapevolezza della sua mutevolezza, il PUP e la legge urbanistica cercano, nell’ambito del principio di sussidiarietà, nuovi strumenti di conoscenza e gestione, al fine di governarne le trasformazioni in modo coerente rispetto all'identità dei luoghi e andare oltre il sistema del vincolo/autorizzazione dei singoli interventi. La coscienza che l'idea collettiva del paesaggio va tradotta nel disegno unitario del piano tanto alla scala provinciale quanto locale, ha portato alla definizione della Carta del paesaggio (CpC) del PUP e alla previsione del suo approfondimento quale competenza dei nuovi enti intermedi, contestualmente all’adozione della Crt (Carta di regola del territorio). L’obiettivo fondamentale della Crt è quello di proporre un quadro coordinato di misure a respiro territoriale che, inserite nei piani, disegnino la futura immagine del territorio. I valori e gli assetti descritti nella CpC trovano diretta corrispondenza nella Crt quali elementi da conservare e governare attraverso regole precise e forme di tutela paesistica attiva. In particolare, la parte più insediata del territorio va studiata per individuare i criteri paesaggistici che dovranno guidare le rielaborazioni del tessuto urbano nel complessivo ciclo edilizio ed infrastrutturale, con particolare attenzione al ruolo e al posizionamento del sistema del verde urbano in chiave di integrazione ambientale e paesistica dei luoghi urbani. Con altrettanta attenzione, vanno riconosciute le relazioni positive che la popolazione ha elaborato con i luoghi della memoria, della cultura, dell’aggregazione sociale, del lavoro e dell’innovazione. Per questo motivo una parte fondamentale della Crt è rivolta all’analisi antropologica dell’identità dei luoghi e delle attività, delle abitudini e delle aspirazioni della gente ivi insediata. Questa operazione di partecipazione ed ascolto, mirata a valutare la consapevolezza e la sensibilità della popolazione e a veicolarne la partecipazione, deve riguardare l’assetto generale del progetto anche a fini paesistici, verificando la percezione della qualità del progetto territoriale. Un’altra esperienza significativa è quella dei Contratti di Paesaggio della Regione Umbria. Il contratto di paesaggio è uno strumento di programmazione territoriale negoziata (sperimentato sin in Umbria solo per i territori montani di Foligno, Trevi e Sellano) che consente di individuare in maniera concertata obiettivi comuni di sviluppo paesaggisticamente sostenibili, tramite l’idoneo coinvolgimento degli attori economici, sociali ed istituzionali presenti sul territorio e la condivisione degli impegni assunti da parte di tutti i soggetti a vario titolo coinvolti. Ciò consente di elaborare una strategia di sviluppo territoriale e di individuare un modello di sviluppo locale attraverso un approccio integrato e partecipato. Pagina 266 di 359 COPIA 3.4. Il ruolo delle comunità locali nella tutela e nel miglioramento dell’integrità ecologica e paesaggistica delle fasce fluviali La grave crisi ecologica, economica e sociale degli ultimi anni ha messo fortemente in discussione l'attuale modello di sviluppo. Sono soprattutto due le ricadute che si configurano come dirette conseguenze di una gestione territoriale inappropriata: da un lato, un progressivo consumo delle risorse naturali essenziali, dall'altro, un abbandono e spopolamento delle aree più marginali, con ripercussioni considerevoli sulla sicurezza del territorio, sugli equilibri ambientali e sui livelli di qualità della vita della popolazione. Una delle prime questioni da affrontare è la ridefinizione del tradizionale rapporto tra spazio aperto e spazio costruito, tra urbanità, ruralità e naturalità. Tale rapporto, storicamente caratterizzato da un equilibrio tra costruito e ambiente, ha registrato una progressiva trasformazione per cui caratteri di pseudourbanità si sono sempre più estesi ad un territorio molto più ampio della città riconosciuta, contaminando e ibridando spazi aperti che, a loro volta, hanno perso progressivamente valore e senso. Spesso ci si è soffermati sulle forme indefinibili di questa città diffusa, sulla ricerca di nuovi rapporti funzionali atti a gestire le nuove logistiche che tendono a configurarsi, ma non abbastanza si sono approfondite le ricadute nell'ambito della gestione dei nuovi equilibri ecologici che tendono ad instaurarsi. Gli impatti in questo campo sono molteplici, ma sicuramente il più evidente e non più trascurabile, è legato all'aumento dei fenomeni di dissesto idrogeologico. L’Italia è storicamente un paese soggetto a questi eventi, ma l’aumento della loro frequenza e gravosità deve generare interrogativi e riflessioni: sono ben 6.633 i comuni italiani in cui sono presenti aree a rischio idrogeologico, l’82% del totale, e oltre 5 milioni sono i cittadini che si trovano ogni giorno in zone esposte al pericolo di frane e alluvioni. Ad oggi, un’ingente quantità di risorse economiche viene destinata per far fronte alle spese di emergenza causate dal verificarsi di eventi calamitosi di natura idrogeologica; nel solo triennio 20092012, lo Stato ha dovuto stanziare 1.037.975.140 Euro per le emergenze, anche se il danno presentato dai Comuni colpiti ammonta a circa 2,2 miliardi di euro, così come riportato dai censimenti ufficiali dei danni realizzati dai Commissari delegati per l’emergenza. Il problema della cura e manutenzione del territorio è evidentemente un tema fondamentale. Una delle sfide per il prossimo futuro sarà individuare politiche, piani e strategie di presidio, cura e gestione attiva del territorio da parte delle comunità locali. Sarebbe fuorviante considerare il rischio come un fattore esclusivamente fisico e geologico cui basterebbe opporsi con soluzioni di tipo strettamente tecnico, pur afferenti al campo dell'ingegneria ambientale. Il dissesto idrogeologico nasconde sempre la mancata adesione a un codice ecologico più complessivo certamente disatteso o, comunque, non tenuto appropriatamente in considerazione negli interventi antropici sul reticolo idrografico. Il più delle volte, infatti, a biocenosi di qualità dell'ambito fluviale corrispondono elevate condizioni di sicurezza del fiume; mentre stati di compromissione degli habitat faunistici e vegetazionali sono il primo segnale della crisi idrogeologica in atto. Non solo. Considerato che molti degli equilibri dipendono dalle modalità di esplicazione delle attività di uso dei suoli, la componente sociale rappresenta uno dei fattori rilevanti nella gestione territoriale. Insomma, il concetto di milieù, che descrive un ambito territoriale mettendo insieme componenti fisiche, ecologiche, economiche e sociali, in questo caso, è particolarmente pregnante e sostituisce sintesi interpretative che fanno capo esclusivamente a letture geobotaniche, o percettive, o storico culturali, o tutte queste messe insieme nella visione omnicomprensiva di unità di paesaggio. In questo senso, le attività che le comunità locali svolgono sul territorio assumono un ruolo cruciale, soprattutto se inserite all'interno di un progetto integrato di territorio, capace di tenere insieme la dimensione paesaggistica, sociale ed economica. Tutto ciò è ancor più stringente in quei territori particolarmente sensibili e vulnerabili, contraddistinti dalla relazione delle attività antropiche (di tipo tradizionale o di nuova introduzione) con un ambiente unico e continuamente cangiante, com'è il caso di un ambito fluviale. Da alcuni anni, l'attenzione ai problemi dei bacini fluviali e delle risorse idriche in tutta Europa è crescente, anche a seguito dell'introduzione della Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60, che presenta un approccio nuovo, integrato, alla gestione delle fasce fluviali: proteggere, migliorare e ripristinare la qualità di tutte le acque superficiali interne, delle acque di transizione, delle acque costiere e sotterranee, attraverso una valutazione integrata (qualità/quantità) a scala di bacino idrografico, capace di consentire il raggiungimento degli obiettivi di qualità. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 L'intervento su un territorio fluviale, comporta, dunque, una serie di scelte complesse per il mantenimento degli equilibri tra le diverse componenti e i diversi soggetti che abitano, gestiscono e fruiscono il territorio. La condivisione di un sistema di regole comuni e di valori naturalistici, paesaggistici, socio-economici condivisi, è necessaria per il raggiungimento di un'integrazione dei diversi interessi e, quindi, di nuovi equilibri ecologici. In questa prospettiva, le comunità locali, essendo gli attori della profonda e strutturante relazione tra funzionalità ed equilibrio ambientale, soprattutto in termini di presidio e gestione delle risorse, possono svolgere un ruolo importante nelle azioni di cura e manutenzione del territorio. Sarà compito del piano chiedersi attraverso quali attività, modalità e strumenti. Sulla base di esperienze che si stanno sviluppando anche in ambito internazionale, è possibile introdurre un campo di applicazione del rapporto tra comunità locali e gestione territoriale favorendo lo sviluppo delle reti ambientali e le relative ricadute sull'intero sistema dei servizi ecosistemici. Ne discendono azioni concrete, alla scala locale, in grado di contrastare ed efficacemente affrontare dinamiche preoccupanti con ricadute sugli equilibri ecosistemici del pianeta: dai consumi di risorse non rinnovabili ai conseguenti cambiamenti climatici. Le reti ambientali, che interessano l’intera struttura spaziale delle risorse naturali e semi-naturali -dentro, intorno e fuori le aree urbane - sviluppando importanti servizi ecosistemici, forniscono le materie prime per la sicurezza e il benessere della comunità e lo sviluppo di potenziali processi di coesione sociale, tanto più se interrelate in un approccio sistemico e reticolare. Il Millennium Ecosystem Assestment (nel rapporto del 2005)individua le seguenti categorie di servizi ecosistemici: • supporto alla vita, ovvero la produzione di beni primari, necessari anche per la organizzazione degli altri servizi (ad esempio il ciclo delle acque, la fotosintesi, il ciclo dei nutrienti). Gli impatti di questi ultimi sulle persone sono spesso indiretti o si verificano nel corso di un tempo molto lungo, a differenza di quanto accade nelle altre categorie, dove le persone vengono interessate in modo diretto e in tempi relativamente brevi; • approvvigionamento, ovvero la produzione di beni e prodotti necessari alla vita(ad esempio la produzione di cibo, biodiversità, materie prime, fibre tessili, legname, fibre,ecc.); • regolazione, ovvero i benefici ottenuti dallo stato di equilibrio e funzionalità degli ecosistemi (ad esempio la regolazione dei gas, del clima, delle acque, dell’erosione dei suoli, dei fenomeni di dissesto, della tutela degli habitat per la biodiversità); • valori culturali, ovvero i benefici immateriali per la collettività (ad esempio quelli spirituali, estetici, educativi e ricreativi). La Northwest Regional Development Agency UK, in un interessante lavoro di ricerca volto alla definizione di un Decision Support System capace di quantificare la produzione di beni e servizi da parte delle reti ambientali e gli impatti delle azioni antropiche sugli ecosistemi e le loro funzionalità, ha individuato 11 categorie significative di benefici riscontrabili: capacità di adattamento ai cambiamenti climatici; azioni di gestione delle risorse idriche; coesione sociale e senso dei luoghi; salute e benessere; qualità dei luoghi e valorizzazione del territorio; valori ed appetibilità immobiliari; aumento della produttività lavorativa; turismo; svago e tempo libero; tutela della biodiversità; gestione integrata del territorio. Nel piano strategico, diventa utile rapportare la produzione di servizi ecosistemici, strettamente interrelata alla funzionalità ecosistemica, con le molteplici sfere riguardanti la qualità della vita degli abitanti, dal mantenimento delle risorse essenziali (aria, acqua, suolo, ...) al miglioramento delle condizioni di vita urbane, attraverso una riqualificazione degli spazi aperti, del verde urbano e un innalzamento delle possibilità di godere di spazi adeguati per la fruizione, il tempo libero, lo svago all'aperto, la ricreazione. In questo senso, il rapporto con il sistema delle acque diventa obiettivo centrale, perché le reti ambientali e i servizi ecosistemici, da queste prodotti, nascono e prendono vitalità dalla rete idrica superficiale che inanella ambienti urbani e aree rurali, estesi parchi naturali ed esigue superfici di verde urbano, boschi e pascoli, coltivazioni tradizionali e forme di agricoltura industrializzata, offrendo diversi benefici e servizi alle persone, all'economia e al grado di qualità e funzionalità dell'ambiente. Il piano, nel fornire indicazioni concrete sulla partecipazione della comunità locale alla gestione della Pagina 267 di 359 COPIA rete ambientale e quindi alla produzione di servizi ecosistemici potrà assumere spunti importanti e focalizzare suggestioni provenienti da esperienze già svolte in Francia e Gran Bretagna con studi e progetti volti al coinvolgimento attivo delle comunità e alla valutazione delle relative ricadute, cercando anche di quantificare i vantaggi che ne possono derivare alla collettività. Il coinvolgimento degli attori locali nelle scelte gestionali presuppone la relativa responsabilizzazione. Questa via è già stata imboccata, senza esitazione, dal Consiglio d'Europa attraverso la Convenzione Europea del Paesaggio (2000) che sollecita il coinvolgimento delle "popolazioni interessate" (concetto più ampio ma certamente includente quello di comunità locali) per innalzare la qualità paesaggistica dei luoghi e chiede uno stretto rapporto tra politiche per il paesaggio e politiche agricole. In coerenza con quest'approccio si muovono anche i Piani di sviluppo rurale degli ultimi anni, in cui l’agricoltore, ben lontano dall’essere considerato un mero produttore di beni di consumo, è sempre più visto come un custode del territorio e della sua matrice ambientale di fondo. In particolare, anche dai casi studio indagati a livello internazionale, diversi sono gli ambiti relazionali in cui potrebbe divenire centrale l'apporto e la cooperazione delle comunità locali nella gestione delle fasce fluviali attraverso lo sviluppo della rete ambientale: - azioni di miglioramento ambientale e rigenerazione di contesti locali, e delle relazioni tra le aree urbane ed i contesti rurali e naturali di riferimento; - azioni per il mantenimento in sicurezza e la gestione dei territori rurali di fondovalle e collinari; - azioni per il riequilibrio delle dinamiche fluviali nei diversi corsi d'acqua, da gestire nella loro interezza, a livello di bacino idrografico di riferimento, al fine di poter controllare il rispetto dell'equilibrio energetico complessivo. Nuovi strumenti per la gestione delle fasce fluviali: i Contratti di Fiume La riqualificazione e valorizzazione delle fasce fluviali sono oggi quindi tema centrali nel dibattito pubblico. Per riqualificazione fluviale si intende l'insieme integrato e sinergico di azioni e tecniche, di tipo anche molto diverso (dal giuridico - amministrativo - finanziario, allo strutturale), volte a portare un corso d'acqua, con il territorio ad esso più strettamente connesso ("sistema fluviale"), in uno stato più naturale possibile, capace di espletare le sue caratteristiche funzioni ecosistemiche (geomorfologiche, fisico-chimiche e biologiche) e dotato di maggior valore ambientale, cercando di soddisfare nel contempo anche gli obiettivi socio-economici" (Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale). Questa visione olistica della riqualificazione fluviale mette in luce le tante componenti - anche di tipo antropico - che interagiscono sulla qualità e la funzionalità delle fasce fluviali. I Contratti di Fiume si inseriscono in questo contesto, rispondendo alla sempre crescente attenzione ai problemi di gestione dei bacini fluviali e delle risorse idriche. Lo strumento del Contratto di Fiume (CdF) rappresenta l'evoluzione di un quadro normativo nazionale ed europeo consolidatosi attraverso alcune importanti direttive comunitarie quali: Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60 CE, la Convenzione Europea del Paesaggio del 2000, la Direttiva 2003/4/CE sull'accesso pubblico all'informazione ambientale, la Direttiva 2003/35/CE sulla partecipazione del pubblico nell'elaborazione di piani e programmi in materia ambientale, la Direttiva 2001/42/CE sulla valutazione ambientale strategica (Bastiani, 2011). Comparso in Francia negli anni '80 e poi diffusosi in tutta Europa dagli anni '90, è stato definito nell'ambito del II Forum Mondiale dell'Acqua svoltosi all'Aja nel 2000 come uno strumento che consente di adottare un sistema di regole in cui i caratteri di utilità pubblica, rendimento economico, valore sociale e sostenibilità ambientale intervengono in modo prioritario nella ricerca di soluzioni efficaci per la riqualificazione di un bacino fluviale. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Di seguito vengono sinteticamente presentate alcune significative sperimentazioni di Contratti di Fiume in Italia: REGIONE LOMBARDIA Il primo contratto di fiume in Italia è quello del fiume Olona - Bozzente - Lura, che viene sottosritto nel 2004 e si costituisce sostanzialmente come un Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale (A.Q.S.T.), che agisce per stralci territoriali e che porta alla progressiva condivisione di un piano di bacino distrettuale. A partire da questa esperienza altri contratti si sono attivati negli anni successivi, interessando sempre sottobacini idrografici fortemente compromessi dal punto di vista ecologico ed ecosistemico. Il soggetto promotore di tutti i Contratti è rappresentato dalla Regione Lombardia – Direzione Generale Ambiente, Energia e Reti. Fiumi Olona, Seveso e Lambro Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale (AQST) “Contratti di Fiume” Il bacino idrografico Olona - Seveso - Lambro è stato individuato da Regione Lombardia come area prioritaria di intervento. Ad oggi sono stati sottoscritti il Contratto di Fiume Olona - Bozzente -Lura (2004) e il Contratto di Fiume Seveso (2006) mentre il 20 marzo 2012 è stato sottoscritto il Contratto di Fiume Lambro. Ambito territoriale La dimensione territoriale del contratto succitato è rappresentata dalla scala di bacino del fiume interessato, e può anche riguardare il territorio non solo di più comuni, ma anche di più province o regioni. Strumenti e metodologia Con la promozione di un Contratto di Fiume si intende attuare il passaggio da politiche di tutela dell’ambiente a più ampie politiche di “gestione delle risorse paesistico-ambientali”, agendo in molteplici settori. Per raggiungere questo obiettivo il Cdf si sviluppa attraverso la definizione di: a) uno scenario strategico condiviso, ossia una visione strategica di medio-lungo termine, dello sviluppo locale che si intende perseguire. Esso comprende: - una rappresentazione cartografica - un insieme integrato di politiche/strategie da sviluppare in modo sinergico. Lo scenario strategico così costruito e condiviso può trovare una sua formalizzazione attraverso la definizione di un Piano d’Area così come previsto dalla normativa urbanistica regionale lombarda; b) uno strumento di valutazione delle politiche e della loro efficacia e coerenza con gli obiettivi; c) una programmazione di bacino che indichi interventi e regole condivisi e integrati da attuare, in tempi definiti, dai soggetti interessati. La caratteristica innovativa di tali processi è la scelta di andare nella direzione della sussidiarietà orizzontale. La differenziazione dei sistemi territoriali richiede un sistema di governance flessibile, in grado di comporre, a livello locale, i conflitti e gli interessi mediante processi negoziali aderenti alle vocazioni territoriali e capaci di “fare sistema” facendo dialogare i diversi strumenti di programmazione degli interventi socio-economici con quelli della pianificazione territoriale. Contratto di Fiume Olona, Bozzente, Lura SOTTOSCRITTO IL 22 LUGLIO 2004 Soggetto promotore: Regione Lombardia – Direzione Generale Ambiente, Energia e Reti. Soggetti sottoscrittori: · 79 Comuni dei bacini dell'Olona, Lura e Bozzente; · 3 Province (Varese, Como e Milano); · 3 Ambiti Territoriali Ottimali (ATO: Milano-Provincia, Varese e Como); Pagina 268 di 359 COPIA · · · · ARPA Lombardia; Autorità di Bacino del Fiume Po; Agenzia Interregionale per il Po (AIPO); Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia. Programma delle azioni: AZIONE 1 - Caratterizzazione dei carichi inquinanti e miglioramento delle acque del bacino AZIONE 2 - Definizione, co-progettazione e realizzazione interventi di riqualificazione fluviale e di mitigazione del rischio idraulico AZIONE 3 - Azione strategica pilota “riconnessione corsi d’acqua Olona/Bozzente/Lura con Olona Pavese” AZIONE 4 - Azione pilota di riqualificazione sottobacino Torrente Lura AZIONE 5 - Laboratorio di progettazione e gestione ambientale – ambito 73 ATO Varese AZIONE 6 - Diffusione e condivisione di informazioni sul bacino AZIONE 7 - Aumento della sensibilità e realizzazione di strumenti formativi e iniziative culturali sul tema dell’acqua Contratto di Fiume Seveso SOTTOSCRITTO IL 13 DICEMBRE 2006 Soggetto promotore: Regione Lombardia – Direzione Generale Ambiente, Energia e Reti. Soggetti sottoscrittori: · 46 Comuni del bacino del Seveso; · 2 Province (Milano e Como); · 3 Ambiti Territoriali Ottimali (ATO: Città di Milano, Provincia di Milano e Provincia di Como); · ARPA Lombardia; · Autorità di Bacino del Fiume Po; · Agenzia Interregionale per il Po (AIPO); · Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia; . 6 Enti Parco (4 regionali e 2 PLIS). Programma delle azioni: AZIONE 1 - Caratterizzazione dei carichi inquinanti e miglioramento delle acque del bacino AZIONE 2 - Co-progettazione e realizzazione interventi di riqualificazione fluviale e di mitigazione del rischio idraulico AZIONE 3 - Diffusione e condivisione di informazioni sul bacino AZIONE 4 - Aumento della sensibilità e realizzazione di strumenti formativi e iniziative culturali sul tema dell'acqua Contratto di Fiume Lambro settentrionale SOTTOSCRITTO IL 20 MARZO 2012 Soggetto promotore: Regione Lombardia – Direzione Generale Ambiente, Energia e Reti. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Soggetti sottoscrittori: · 54 Comuni · 5 Province (Como, Lecco, Lodi, Milano, Monza e Brianza) · Comunità Montana Triangolo Lariano · Autorità di Bacino del Fiume Po · Agenzia Interregionale per il Po (AIPO) · ARPA Lombardia, ERSAF · 4 Enti Parco (2 regionali e 2 PLIS) · 13 Associazioni regionali e locali · Istituto Mario Negri, IRSA CNR, Fondazione Lombardia per l'Ambiente REGIONE PIEMONTE Dopo le sperimentazioni lombarde è la regione Piemonte ad avviare esperienze di Contratti di Fiume, intesi quali strumenti di programmazione negoziata finalizzati alla riqualificazione di bacini fluviali. Anche nel caso del Piemonte i contratti interessano ambiti fluviali in cui sono forti i fattori di criticità ambientale, di pressione antropica e di sviluppo insediativo. In alcuni casi gli strumenti nascono da input provenienti da associazioni operanti a livello locale, ma in tutti i casi sono le Province gli enti promotori e coordinatori, in quanto enti titolari delle competenze in materia di gestione delle acque e delle relative funzioni di controllo, che con i Piani Territoriali di Coordinamento Provinciali possono indirizzare e vincolare le politiche territoriali locali. I casi dei Contratti dei fiumi Agogna e Belbo sono molto aperti alle questioni della pianificazione del territorio e del paesaggio. Altri, come il caso dell'Orba e del Sangone, risultano invece molto più concentrati su aspetti fortemente settoriali relativi all'idrogeologia e all'ambiente. Contratto di Fiume Torrente Sangone Il CdF del bacino del torrente Sangone è la prima esperienza approvata in Piemonte di pianificazione e progettazione partecipata di un bacino fluviale e del suo territorio. Esito del lavoro è stato la formulazione di una serie di ipotesi progettuali che, investendo l’intero territorio del bacino del torrente Sangone, si indirizzano in modo diversificato verso la soluzione di problematiche integrate: la valorizzazione della biodiversità complessiva, il sistema dei percorsi, la promozione della fruizione e della ricettività, la localizzazione di nuove attività, il ridisegno dei margini urbani. Queste hanno trovato integrazione in una sintesi interpretativa finale di Masterplan generale che si propone di dare “acqua e spazio al fiume” e di renderlo elemento di identificazione e di connessione del territorio della Val Sangone (Ingaramo, Voghera, 2009). Questo strumento, che ha prodotto una strategia d'insieme del territorio del bacino incentrata sulla visione del Fiume come Parco, ha anche stimolato interessanti iniziativi ai diversi livelli di governance: il progetto Corona verde, il Piano Territoriale Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.), varianti ad alcuni Piani Regolatori, e nuovi progetti locali. Il Contratto di Fiume in questo caso è stato capace non solo di stimolare i territori e di costruire il consenso attorno agli scenari strategici, ma di arrivare a trasporre nella scala locale obiettivi e interessi, trovando strumenti di applicazione. Il progetto sviluppa una visione di trasformazione in fasi temporali diverse (2016, 2025, 2050) del sistema territoriale e paesaggistico, attraverso azioni sia d’area vasta, che puntuali, strettamente integrate in una strategia progettuale complessiva. In questo caso, sono state proposte due tipologie di Fiume-Parco: il Parco Agrario a nord del Sangone e l'Eco-parco contemporaneo a sud del torrente, che complessivamente prevedono azioni per: - la ri-costruzione di un sistema territoriale attrattivo e sostenibile; - la ri-funzionalizzazione dell’intera area con nuovi segni e significati, ispirati alle strategie della sostenibilità economica, della qualità di vita e dell’abitabilità del territorio; Pagina 269 di 359 COPIA - la riproposizione di alcuni sistemi di permanenza storica, del paesaggio delle colture locali e il sistema delle cascine storiche nel Parco Agrario, i segni della memoria industriale, rivitalizzati nell’Eco-parco contemporaneo a sud del Torrente (Voghera, 2009). Un esempio certamente interessante per i risulti di questo contratto di fiume è la variante al piano di Bruino, che è tesa a dare operatività agli scenari di masterplan del Sangone, configurandosi quale buona pratica di attuazione del P.T.C.P. per la valorizzazione delle aree di maggior pregio ambientale e paesaggistico e il contenimento del consumo di suolo in ambito peri-fluviale e rurale (Voghera, Regis, 2011). Il piano definisce il sistema delle connessioni ecologiche e paesaggistiche locali, integrando lo schema provinciale con reti multifunzionali e interventi per valorizzare la qualità paesaggistica; inoltre pone priorità al potenziamento del corridoio ecologico provinciale lungo il Sangone e alla salvaguardia del suo collegamento con le aree protette limitrofe. Questo sistema assume un valore multifunzionale, incrementando il valore ecologico e paesaggistico dell'ambito urbano e connettendo il patrimonio diffuso. La variante prevede il rafforzamento del sistema del Parco Fluviale e interventi sul paesaggio rurale periurbano, di rilevanza primaria per la connessione del sistema paesaggistico locale con l'esterno e per il mantenimento dei varchi esistenti tra il Comune di Bruino e le aree a valore ambientale nei comuni limitrofi. Il sistema completa la rete ecologica locale intessendo relazioni fisiche e funzionali con i parchi pubblici esistenti, attraverso alcuni percorsi ciclopedonali e il sistema del verde urbano. Nei processi attuativi il piano si avvale della perequazione urbanistica per l'acquisizione delle aree di proprietà privata vincolate all'uso di parco urbano, verde pubblico e parco fluviale (lungo i fiumi e i canali), cedendo ai proprietari i diritti edificatori da trasferire ad altre aree idonee all'espansione. 3.5 Criticità e vincoli negli attuali processi di pianificazione7 Nell’ambito della revisione del Piano Territoriale Provinciale è d’obbligo la necessità di avere una conoscenza approfondita dell’attuale scenario urbanistico provinciale con le sue criticità e potenzialità, le sue innovazioni e con l’individuazione degli scenari futuri. Preliminarmente, le considerazioni da svolgere devono riguardare lo stato della pianificazione urbanistica comunale e la situazione insediativa che questa ha, nel tempo, determinato. Allo stato attuale, ben 34 Comuni hanno provveduto a redigere nuovi strumenti urbanistici in conformità alla normativa ed alle previsioni insediative dettate dal vigente P.T.P.; tra i tredici Comuni che non hanno provveduto ad adeguarsi, spiccano le presenze di Martinsicuro, Alba Adriatica, Roseto degli Abruzzi e Pineto che rappresentano un vasto territorio costiero ed una popolazione di circa 66.000 abitanti, vale a dire un quinto dell’intera popolazione provinciale. Diversa è la situazione dei Comuni collinari che hanno dimostrato, invece, una dinamicità in materia urbanistica ben diversa avendo, qualcuno di questi, addirittura provveduto a redigere anche due strumenti urbanistici generali; segna il passo la revisione degli strumenti urbanistici comunali in territorio montano dove, però, vanno sottolineate alcune realtà che stanno portando a termine l’iter di approvazione del Piano (Castelli, Isola del Gran Sasso, Pietracamela). Un altro dato che si pone agli occhi del pianificatore riguarda la popolazione residenziale insediabile dagli strumenti urbanistici comunali e la quantità di superficie edificabile ancora disponibile perché non realizzata. Sul primo, la stima effettuata dal Servizio Pianificazione Urbanistica della Provincia di Teramo ha restituito una popolazione “teorica” insediabile di circa 600.000 abitanti, vale a dire il doppio della popolazione attualmente residente. Un dato che, se letto con attenzione, deve far riflettere sugli effetti distorsivi prodotti da una stagione urbanistica ormai passata, effetti mai più replicabili. Il modello insediativo incrementale ha segnato il suo tempo; il modello di riferimento per i prossimi decenni dovrà essere contrassegnato da un recupero di una dimensione più attinente alla realtà dei fatti e dei luoghi. Anche la rilevazione delle aree edificabili (residenziali, produttive, turistiche, commerciali, direzionali) non attuate propone un’ampia riserva di spazi che o troveranno attuazione oppure dovranno essere restituiti allo spazio libero in edificato. Il nuovo modello di sviluppo del territorio dovrà assumere come obiettivo 7 Il paragrafo è stato redatto dall’Arch. Giuliano Di Flavio, responsabile della Sezione Urbanistica della Provincia di Teramo. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 quello di espandere i confini dei sistemi urbani solo dopo aver saturato le previsioni esistenti. E’ sbagliato continuare a sostenere la crescita, ad esempio, delle aree produttive (industriali ed artigianali) quando si hanno migliaia e migliaia di metri quadrati di aree ancora disponibili a cui vanno a sommarsi ulteriori migliaia di metri quadrati di edifici dismessi e mai più riutilizzati. Emblematica è la situazione della Val Tordino dove l’ultima rilevazione ha restituito una situazione in cui l’estensione di aree produttive previste nei P.R.G. comunali ancora libere è pari a circa 1.800.000 mq. mentre le aree coperte inattive raggiungono una dimensione di quasi 200.000 mq. Numeri che raccontano una situazione di sovradimensionamento delle previsioni e che sottolineano la necessità di un coordinamento di più larga delle politiche insediative che non possono essere lasciate unicamente alla decisione dei singoli Comuni, ognuno dei quali pianifica le funzioni non coordinandosi con i Comuni contermini. Nel prendere in considerazione gli effetti positivi delle previsioni dello strumento di pianificazione provinciale nell’arco di tempo che va dall’anno di adozione 1999 ad oggi, si può dire che essi sono riscontrabili nel rispetto dei vincoli e delle salvaguardie imposte dal Piano per le aste fluviali principali e secondarie, nella valorizzazione e difesa del territorio agricolo, nell’affermarsi di una maggiore coscienza sul corretto e razionale utilizzo del bene “suolo” che sta portando ad una generazione di piani che ripensano le strutture urbane nell’ottica della riqualificazione piuttosto che dell’espansione che, a sua volta, riverbera effetti positivi sul corretto dimensionamento dei Piani. A fianco dei risultati conseguiti dal P.T.P., vanno elencati anche gli obiettivi strategici che non hanno trovato efficaci forme di attuazione: tra essi, va sottolineato il mancato “riequilibrio e rafforzamento funzionale” sul quale la pianificazione comunale non ha prodotto significativi risultati; una blanda attenzione per l’intero sistema dei beni storici, architettonici, archeologici e culturali; l’assenza di una pianificazione di qualità nei territori classificati “varchi e discontinuità del sistema insediativo” e “terreni agricoli periurbani”, aree di scontro e di conflitto ma anche di potenzialità inespresse e dalla qualità molto elevata, verso le quali gli strumenti urbanistici comunali non propongono soluzioni finalizzate all’innalzamento qualitativo delle condizioni di vita delle aree urbane. Il bilancio tracciato può far ritenere positivo l’effetto avuto dal P.T.P. sull’intero sistema insediativo provinciale ma di contro non può non vedersi la necessità di ricalibrare l’efficacia dello strumento anche sulle nuove esigenze espresse dal territorio e sulle nuove problematiche e sensibilità che il panorama urbanistico ci offre. In questo particolare momento, nel pieno delle nuove sfide che il mercato ci impone, che la riforma del modello di amministrazione sta affermando e che la città ed il territorio ci pongono all’attenzione, lo sguardo del pianificatore deve oltrepassare le visioni statiche offerte dal vigente Piano Territoriale Provinciale e lanciare diverse ed altre soluzioni ai nuovi problemi; in altri termini, l’azione svolta finora dal vigente P.T.P. segna la necessità di una sua revisione proprio delle parti che meno hanno svolto un’azione efficace. Il contesto economico provinciale di riferimento, all’interno del quale operano le imprese e vivono i cittadini, è mutato e di questo va preso atto; il sistema insediativo ha imposto all’attenzione del pianificatore nuovi modelli e strutture urbane che vanno studiate e per le quali vanno individuate le opportune soluzioni; il livello di progettualità si sposta sempre più da un livello comunale ad un livello intercomunale o provinciale in simbiosi con quanto dovrà avvenire nel processo amministrativo in cui le competenze saranno sempre più accorpate a livello intercomunale. Tutto questo costituisce il sottofondo motivazionale per la revisione dello strumento di pianificazione provinciale finalizzata alla realizzazione di un Piano che sappia interpretare le nascenti vocazioni del territorio e che attenui le naturali distorsioni del processo di crescita. Il nuovo Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.) sarà chiamato a delineare un ruolo sovraregionale al territorio provinciale e a stabilire relazioni funzionali con altre realtà; dovrà chiarire il ruolo e la vocazione della Provincia di Teramo all’interno degli scenari di sviluppo della “piattaforma territoriale strategica Lazio-Abruzzo” e delle reti e sistemi che compongono il tessuto dell’Italia “mediana”; dovrà, più minutamente, dettare le condizioni per un più razionale uso del territorio e per un deciso utilizzo della riqualificazione e riuso delle aree urbane; dovrà sviluppare e sostenere la crescita degli ambiti naturali presenti (costieri, collinari e montani) come risorsa oltre che economica anche paesaggistica, ambientale e del benessere sociale; dovrà capire ed incentivare le specificità dei singoli sub-ambiti territoriali assegnando a loro il ruolo di laboratori di sperimentazione di forme di collaborazione ed interazione in materia di pianificazione. Questa è la naturale vocazione che si chiede ad uno strumento di pianificazione di area vasta in un contesto amministrativo-economico-relazionale Pagina 270 di 359 COPIA com’è quello moderno. In questo solco e ponendosi questi obiettivi, la Provincia di Teramo, attraverso la revisione del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, potrà avere un ruolo attivo e di guida per realizzare un rinnovato sviluppo e delineare la fisionomia del suo territorio e del suo tessuto urbano, produttivo, infrastrutturale, sociale ed agricolo. Le problematiche poste sul tavolo della discussione attendono risposte veloci, multidisciplinari e relazionate ad ambiti di area vasta; solo la Provincia, come Ente intermedio tra la scala locale e quella regionale potrà svolgere compiutamente questo fondamentale ruolo con uno strumento di pianificazione che sappia interpretare questa sfida. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 271 di 359 COPIA 4. LE SCELTE PROGETTUALI DEL PIANO STRATEGICO 4.1. La città in cerca di nuovi confini , di qualità ambientale e paesaggistica PARTE SECONDA: I CONTENUTI INNOVATIVI DEL PIANO STRATEGICO Nell’attuale fase dello sviluppo urbano, la perdita del confine della città è connesso con la sua crescita senza limiti, in particolare: con la formazione di ampie estensioni di aree urbanizzate a bassa densità; con il consolidamento degli insediamenti lungo le grandi direttrici di traffico; con l’esplosione di forme e di conurbazioni sul modello del patchwork. I confini urbani non sono più facilmente riconoscibili e rendono ardua la stessa distinzione tra le diverse comunità locali. La dimensione urbana dei territori della città diffusa presenta una molteplicità di situazioni e di combinazioni, alternando la densità del costruito al vuoto degli spazi aperti, in cui i confini dei rispettivi bordi discendono dal contesto e dal modello di sviluppo. In questi territori gli strumenti di pianificazione possono sia confrontarsi con obiettivi che non necessariamente richiedono incrementi edilizi, sia misurarsi con la costruzione di una rete di aree libere, in cui il margine sia strumento di progetto. In entrambi i casi attiene alla pianificazione d’area vasta ricostruire un sistema di relazioni interpretative, di progetto e di regole per questi territori, sviluppando un proficuo collegamento con gli altri strumenti urbanistici di scala locale. Questo ci si è proposto di fare con il Piano Strategico Provinciale, che opera a due livelli: - aggiornamento delle NTA del PTP, al fine di adeguarle agli obiettivi generali e di dettaglio del Piano Strategico, con riferimento al contrasto al consumo di suolo e alla valorizzazione ambientale degli insediamenti. Il PTP, che pur ha attribuito grande rilevanza ai “varchi di discontinuità del sistema insediativo” e ai “ terreni agricoli periurbani”, di fatto è rimasto inapplicato. Pochi PRG/PRE hanno assunto questi territori della trasformazione, quali ambiti della riqualificazione e dell’innalzamento qualitativo delle aree urbane. Le amministrazioni comunali si sono scontrate con le attese del mercato immobiliare che ha indirizzato, soprattutto nel passato, gli investimenti proprio in queste aree, impedendo di fatto l’utilizzo qualitativo di questi luoghi;. - redazione di un abaco delle soluzioni possibili della ridefinizione dei margini urbani, di riferimento e di indirizzo per la pianificazione comunale. Il tema del confine e del margine della città è un tema di grande attualità nel territorio della Provincia di Teramo, dove il territorio costiero e le principali valli fluviali presentano fenomeni: - di dispersione insediativa, con caratteri e peso diverso a seconda dei territori, ma che in corrispondenza della prima quinta collinare costiera e in corrispondenza dei sistemi collinari intermedi assume particolare rilevanza; - di saldatura dei nuclei urbani di diversa dimensione con la perdita della identità e riconoscibilità degli insediamenti. - la mancanza di qualità ambientale e paesaggistica degli insediamenti. Rispetto a questi fenomeni il Piano Strategico Provinciale, promuove azioni mirate alla delimitazione dei sistemi insediativi e al conferimento di qualità ambientale e paesaggistica degli insediamenti esistenti; al riconoscimento delle valenze positive degli “ambiti agricoli periurbani” e dei “varchi di discontinuità”, proponendo di interrompere la “continuità” dell’edificato, a favore della ricomposizione ambientale e paesaggistica di queste aree di passaggio. Opera, in tal modo, una ridefinizione degli artt.18; 22 e 23 delle NTA del PTP. Il nuovo art.18”Insediamenti residenziali”, in particolare, stabilisce che i Comuni, in sede di adeguamento al P.T.C.P., di formazione dei propri strumenti urbanistici e di variante generale di quelli vigenti, dovranno analizzare e delimitare attentamente, e in via definitiva, i sistemi insediativi. Stabilisce inoltre che nuovi insediamenti sono possibili, solo se non rimpiazzabili con interventi di riconversione funzionale o di densificazione, e solo se saranno soddisfatti: PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 272 di 359 COPIA -gli standard più avanzati di ecocompatibilità, di basso impatto ambientale e di uso parsimonioso delle risorse energetiche e idriche. -misure di compensazione ambientale preventiva per ridurre il danno ambientale. Il nuovo art. 18 bis “Qualità Ambientale e paesaggistica del sistema insediativo”, stabilisce che in tutti i sistemi insediativi vada perseguita la qualità ambientale e la qualità paesaggistica. La qualità ambientale, in particolare, va perseguita con particolare riferimento alla salubrità dell’aria, al clima acustico e alla sicurezza, attraverso le misure di contenimento del traffico e l’agevolazione delle modalità di spostamento non motorizzate. Va inoltre perseguita la riduzione della pressione degli insediamenti sui sistemi naturali ed ambientali, la mitigazione degli impatti ed il contenimento del consumo del suolo agricolo. Per il raggiungimento di un equilibrio “paesaggistico” tra lo spazio urbano e lo spazio rurale, vengono individuati i seguenti indirizzi, direttive e criteri a cui orientare la pianificazione comunale: In particolare: a) per le “zone urbanizzate in ambito costiero”, il sistema del verde dovrà costituire l’ elemento ordinatore del sistema del costruito, valorizzando i canali verdi trasversali residui tra i centri e le connessioni ambientali con il territorio, proteggendo le aree agricole periurbane ed i fronti collinari prospicienti la città. Per la fascia litoranea, la qualificazione dell'insediamento dovrà riguardare gli spazi pubblici e il lungomare, sviluppando percorsi trasversali pedonali commerciali ricreativi di connessione tra la riviera ed il centro urbano. I lungomare, laddove possibile, andranno tendenzialmente trasformati in aree a verde pubblico e per la fruizione pedonale-ciclabile, opportunamente integrati sia all’arenile e alle sue sistemazioni per l’uso balneare che al tessuto urbano retrostante. I principi a cui far riferimento per orientare la pianificazione e progettazione di queste zone sono definiti nel “Progetto Strategico Città della Costa”. b) Per i “centri urbani delle vallate fluviali”, l'attenzione va posta sul riordino del sistema insediativo intercomunale salvaguardando le discontinuità inedificate fra centri e nuclei urbani; in particolare andranno salvaguardati i residui varchi inedificati lungo le principali strade vallive, sia quali scansioni fra abitato e abitato (utili alla conservazione delle specifiche identità) sia quali visuali aperte verso il paesaggio rurale e collinare. c) Per i “centri urbani collinari”, gli indirizzi da perseguire riguardano il mantenimento dei rapporti con il contesto paesistico e la connessione attraverso itinerari storico ambientali che ne consentano la valorizzazione. Occorre sviluppare operazioni urbanistiche coordinate per il contenimento ed il riordino degli insediamenti minori residenziali che tendono a svilupparsi in forma lineare lungo la viabilità di accesso ai centri, spesso in posizioni di pregio paesistico. d) Per i “centri urbani montani” andrà perseguito, il recupero degli antichi nuclei abbandonati o in via di abbandono anche attraverso la promozione dell’offerta turistica e dei servizi di qualità alla popolazione locale; la tutela del territorio agricolo dal dissesto idrogeologico e dagli incendi; la salvaguardia delle colture agricole che segnano in modo caratteristico e inconfondibile il paesaggio montano; la valorizzazione della multifunzionalità dell'agricoltura; la valorizzazione delle specie locali vegetali ed animali in via d’estinzione che contribuiscono al recupero della biodiversità. I principi e le azioni a cui far riferimento riguardano il “Progetto Borghi”. L'obiettivo strategico della difesa e riqualificazione dei paesaggi insediati viene perseguito dal Piano con lo strumento dei Contratti di Paesaggio, introdotti all’art. 1 bis delle NTA. Si tratta di strumenti di programmazione negoziata nei quali si individuano in maniera concertata obiettivi di sviluppo territoriale paesaggisticamente sostenibile attraverso il coinvolgimento degli attori economici, sociali ed istituzionali presenti sul territorio di una o più unità insediative , con la condivisione degli impegni da parte di tutti i soggetti coinvolti, pubblici e privati. Al fine di affrontare nel dettaglio il tema della progettazione del limite dell'abitato, del passaggio tra l'edificato e le aree agricole, tutelando ed evidenziando le relazioni verso il paesaggio agricolo e naturale, il nuovo art.22” Varchi e discontinuità del sistema insediativo” prevede operazioni di riordino degli spazi PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 di pertinenza e agricoli degli edifici esistenti ed ammette la sottrazione di aree libere da destinarsi a nuovi insediamenti solo in fase di nuovo strumento urbanistico comunale, con l’obbligo che gli eventuali nuovi insediamenti debbano concentrarsi in continuità con i tessuti urbani esistenti, riducendo al minimo l’occupazione di suolo (comunque inferiore al 5% della superficie territoriale del varco e discontinuità di riferimento). Quantità maggiori di suolo impegnato (e comunque in misura non eccedente il 10% della superficie territoriale sopra definita), vanno verificate sulla base di uno Studio di compatibilità ambientale al fine della valutazione del relativo inserimento e le misure di mitigazione dell’eventuale impatto con l’ambiente. Il PTP, introduceva all’Art.23, i Terreni agricoli peri-urbani con funzioni di riequilibrio ecologico rispetto all’area urbana. Tali ambiti, sono strategici anche per il Piano Strategico Provinciale, perché definiscono aree di interesse paesaggistico per gli insediamenti urbani, in cui l’attività agricola risulta condizionata da fattori esterni economici, sociali e tecnici. Tali aree sono connotate attualmente da investimenti immobiliari sempre meno finalizzati alla produzione di reddito agricolo ed utilizzi del suolo per attività non agricole o miste a prescindere dalle destinazioni d’uso urbanistiche; da modelli colturali che mostrano problemi di compatibilità con la fragilità ambientale (terreni particolarmente permeabili) e con l’esigenza di offrire agli insediamenti urbani un’elevata qualità paesaggistica al proprio contorno; da un impoverimento dell’equipaggiamento vegetale, del tasso di naturalità e delle strutture paesaggistiche. Queste problematiche, presenti già prima dell’approvazione del PTP, ma che si sono accentuate nel tempo, riguardano anche la parcellizzazione dei terreni e l'uso non coordinato delle risorse, il degrado del paesaggio. Tali problematiche vanno risolte affrontando il tema della progettazione del limite dell'abitato, del passaggio tra l'edificato e le aree agricole, tutelando ed evidenziando le relazioni verso il paesaggio agricolo e naturale, attraverso operazioni di riordino degli spazi di pertinenza e agricoli degli edifici esistenti. Il nuovo art.23 prevede innanzitutto che i Comuni in sede di formazione e/o di adeguamento dei propri strumenti urbanistici producano una “Carta dell’uso agricolo del suolo” definendone le potenzialità, gli attuali usi e le valenze; inoltre non ammette, in linea generale, nuovi insediamenti urbanistici a destinazione residenziale e non residenziale. La sottrazione di terreni agricoli peri-urbani da destinarsi a nuovi insediamenti urbanistici è consentita al solo fine di arrestare la dispersione insediativa mediante la ricomposizione degli attuali tessuti insediativi, il riordino della struttura urbana diffusa e la stabilizzazione degli attuali margini urbani, con azioni di ricucitura della rete urbana, delle attrezzature, delle aree a verde e delle funzioni residenziali e produttive attorno agli insediamenti esistenti. Tali eventuali nuovi insediamenti urbanistici dovranno in ogni caso concentrarsi in continuità con i tessuti urbani esistenti, riducendo al minimo l’occupazione di suolo (comunque inferiore al 5% della superficie territoriale del terreno agricolo periurbano di riferimento). Quantità superiori di suolo impegnato (e comunque in una quantità non superiore al 20% della superficie territoriale sopra definita, andranno verificate sulla base di uno Studio di compatibilità ambientale al fine della valutazione del relativo inserimento e le misure di mitigazione dell’eventuale impatto con l’ambiente e il paesaggio e di misure di compensazione ambientale. 4.2. Le opportunità del progetto di territorio Le modificazioni già avvenute nel governo del territorio, o che sono in procinto di manifestarsi per effetto del previsto ridimensionamento del ruolo delle province, costituiscono probabilmente solo la manifestazione più evidente ed eclatante di una mutazione di più lungo periodo, che è destinata a rinnovare in profondità le forme e la stessa cultura del cambiamento. Dopo una prolungata e sterile contrapposizione tra il concetto di conservazione e quello di trasformazione, e tra la disciplina della tutela e quella del progetto, ci stiamo progressivamente abituando a visioni più complesse e integrate, in cui gli scenari del cambiamento che dovremo analizzare e orientare saranno sempre più spesso il frutto di una complessa e contraddittoria contaminazione tra gli elementi di novità e anticipazione (di inediti stili di vita e di nuovi modi di produzione) e quelle Pagina 273 di 359 COPIA testimonianze del passato che sono destinate ad uscire dalla contemporaneità, sempre che non si riesca ad attribuire loro nuove funzioni - tipico è il caso delle aree industriali dismesse - e nuovi ruoli sociali ed economici, come ad esempio nel caso delle nuove produzioni agricole di qualità o degli incubatori di imprese innovative nei settori dell’economia della conoscenza e delle nuove tecnologie. Il teatro di questo incontro/scontro tra passato e futuro è evidentemente proprio il territorio, nel quale sono gli stessi orientamenti di governo volti alla salvaguardia del patrimonio a coniugare, attraverso una nuova cultura del progetto, la riscoperta di antiche forme d’uso in grado di attivare non solo consistenti benefici culturali ed economici, ma anche la prefigurazione di nuovi usi ad elevata sostenibilità. In tale prospettiva le politiche pubbliche finalizzate alla riduzione della domanda di aree edificabili non potranno limitarsi ad operare una semplice contabilità dei consumi di suolo attuali e previsti, ma dovranno proporsi di migliorare la qualità dell’impiego delle risorse territoriali in quanto fattore strategico e in vista del miglioramento del benessere della popolazione e dell’ambiente. In questo incremento progressivo della ricchezza delle relazioni spaziali che condizionano la vita delle comunità e che presiedono alle trasformazioni insediative, i concetti di “territorio” e di “progetto” hanno subito mutamenti radicali. Mentre il primo evolveva da semplice risorsa materiale suscettibile di sfruttamento a campo di forze interattivo, dotato di una propria autonomia e intessuto di caratteri identitari, il secondo ha visto accrescersi le proprie responsabilità, tanto che ormai si tende comunemente ad assegnargli gli attributi della complessità, della interscalarità e della interdisciplinarietà. Nel contribuire a questo affinamento concettuale il dibattito specialistico dell’ultimo decennio ha sovente messo in luce le relazioni sinergiche esistenti tra un territorio che secondo Alberto Magnaghi costituiva l’esito almeno in parte inconsapevole di un «processo di territorializzazione», ovvero di un percorso di strutturazione dello spazio fisico da parte della comunità di cui il progetto costituisce uno dei principali “attivatori”. Chi pensa che questa contaminazione tra le analisi territoriali di nuova generazione e la più recente cultura del progetto costituisca un problema squisitamente accademico non riesce evidentemente a cogliere alcune conseguenze molto concrete di questo dialogo a distanza. Si tratta di che spaziano dalla tendenza a rinunciare ad un approccio meramente vincolistico nelle politiche di pianificazione alla ricerca di strumenti che fossero in grado di considerare l’incidenza delle componenti eco-sistemiche nei processi insediativi e, soprattutto, alla capacità del progetto di territorio di costituire lo snodo fondamentale tra i soggetti ed attori della pianificazione di area vasta e la scena urbanistica locale. Naturalmente la circostanza per cui non solo la riforma del sistema delle autonomie locali è ancora oggetto di semplici speculazioni, ma la stessa nuova legge urbanistica abruzzese è tuttora in fase di elaborazione, ha sconsigliato di introdurre nel Piano Strategico e nella variante normativa del PTCP questo nuovo strumento, che potrà essere messo a punto definitivamente solo quando potrà essere inserito in un sistema di pianificazione profondamente ripensato. Nonostante tali cautele, sono già presenti nel testo alcune anticipazioni che ci consentono di ipotizzare la fisionomia di questa nuova disciplina, e di fare in modo che l’attività di pianificazione della Provincia di Teramo e dei rispettivi comuni possa esprimere contenuti più innovativi anche durante la transizione verso un nuovo ordinamento. Si pensi ad esempio alla possibilità di contare su una mappa delle autonomie locali a geometria variabile, che grazie alla articolazione del territorio provinciale in Sistemi territoriali complessi e alla attribuzione di rilevanti competenze di coordinamento alle Conferenze di pianificazione, può fare in modo che il progetto di territorio possa costituire – nell’ambito di queste procedure di co-pianificazione - un importante agente attivatore di nuove qualità territoriali. E’ solo il caso di segnalare che questa dimensione operativa è tanto più efficace, quanto più il paesaggio in cui si opera è sottoposto a una pressione insediativa che rischia di snaturarne la fisionomia e di alterarne irreversibilmente i presidi di qualità. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Altro contenuto del Piano Strategico che può contribuire alla affermazione di questa nuova dimensione del planning è poi costituito dal Piano d’area, che nel rinnovato impianto messo a punto dalla variante normativa (cfr. art. 1bis) viene definito come “lo strumento di specificazione della disciplina stabilita dal P.T.C.P. cui è delegato il coordinamento della pianificazione e dei programmi dei soggetti istituzionali indicati all’art. 26 delle presenti norme con riferimento a ciascun sistema territoriale complesso”. Con uno strumento così flessibile e adattabile alle differenti situazioni e congiunture, la pianificazione di area vasta può contare su un quadro di riferimento strategico, sulla cui base definire scenari di lungo periodo ed elaborare progetti da realizzarsi nel breve-medio periodo con riferimento alle problematiche incontrate, alle possibilità di sviluppo riscontrate e alla visione strategica che è stata condivisa con le amministrazioni coinvolte. Al fine di elaborare un quadro propositivo declinato in progetti, obiettivi e politiche d’azione, il Piano d’Area – e il Progetto Strategico delineato dallo stesso art. 1 bis con lo scopo di perseguire obiettivi di particolare rilevanza che comportino il coinvolgimento di più Sistemi territoriali – è funzionale alla definizione di un orizzonte programmatico condiviso, a breve e a lungo termine, per la salvaguardia e lo sviluppo del territorio. Inoltre tale strumento, pur non avendo carattere cogente, può concorrere all’individuazione degli strumenti, dei tempi e dei modi di attuazione delle linee strategiche, con l’effetto di accrescere l’attenzione su alcune politiche concernenti: • il risparmio di suolo e la tutela delle aree non edificate e del paesaggio, con misure che subordinano ogni ulteriore occupazione edificatoria del suolo non edificato alla esplorazione delle opportunità offerte dal recupero delle aree dismesse; • la valorizzazione del territorio agricolo anche in relazione ad un possibile impiego delle colture in chiave energetica e tenendo conto della compatibilità rappresentata dai paesaggi agrari e dai regimi di tutela variamente articolati; • l’attivazione di politiche rivolte alla valorizzazione e allo sviluppo delle attività economiche, con provvedimenti che prevedano il rispetto della sostenibilità e delle identità locali, nonché la promozione di processi innovativi che costituiscano un freno nei confronti della pressione esercitata dalle attività terziario-produttive - come la logistica o le strutture della grande distribuzione - che si distinguono per un alto consumo di suolo in rapporto al numero di addetti e per le pesanti ripercussioni sul sistema infrastrutturale e della mobilità; • la promozione di una mobilità sostenibile, mediante scelte che prevedano, diversamente da quanto è stato fatto in passato, il primato degli interventi di razionalizzazione su quelli di nuova infrastrutturazione, e che contemplino il potenziamento della rete delle piste ciclabili; • l’esercizio di un’azione di contenimento nei confronti delle grandi trasformazioni insediative motivate principalmente da logiche speculative e dalla disponibilità di suolo e di aree dismesse, selezionando in chiave strategica quelle attività che sono in grado di sfuggire alla contingenza dei mercati immobiliari locali e di collaborare in modo sinergico con le altre politiche sovra-comunali finalizzate alla qualità insediativa o al rafforzamento della struttura economica dell’area. Grazie al “telaio” predisposto dal nuovo Piano Strategico e da una disciplina d’area vasta profondamente rivisitata la pianificazione locale potrà dispiegare i suoi contenuti innovativi anche perdurando l’attuale stato d’incertezza determinato dall’attesa prolungata di una riforma amministrativa e dai notevoli ritardi maturati dalla nuova legge urbanistica regionale. Sebbene la tradizionale distinzione di ruoli tra le politiche di area vasta e il piano locale sia stata sostanzialmente rispettata anche da questo documento, l’impianto normativo presentato in queste pagine non manca tuttavia di accennare ad alcune pratiche innovative presenti nelle esperienze urbanistiche più aggiornate, quali ad esempio la perequazione urbanistica territoriale (cfr. artt. 1 e 1bis) su cui ci soffermeremo nel paragrafo seguente, la compensazione ambientale (cfr. artt. 1bis, 9, 17, 21 e l’Abaco delle opere di compensazione), i depositi verdi (cfr. art. 21bis), ecc. Ne consegue che il Piano Strategico, oltre a puntare ad un’applicazione estensiva del metodo della co-pianificazione, offre un percorso virtuoso per l’evoluzione dell’intero processo di piano, soprattutto per quanto riguarda la traduzione delle Pagina 274 di 359 COPIA norme che nella pianificazione provinciale presiedono solitamente all’individuazione dei principi non negoziabili (e che sono desunti da un’attenta considerazione delle risorse naturali e antropiche) in criteri atti a condizionare le scelte operative alla scala locale. Oltre ad offrire utili suggestioni per convertire la consueta e paralizzante rigidità normativa e vincolistica in una propensione a utilizzare la fertile complessità del progetto di territorio, il Piano Strategico Provinciale per la sostenibilità ambientale e il contenimento del consumo di suolo indica al tempo stesso le sedi e i modi per concertare più efficacemente le scelte a carattere strategico, e i temi e le urgenze utilizzabili per offrire al progetto urbanistico un’inedita prospettiva. Da un lato infatti la proposta di un tavolo di discussione (Conferenza di pianificazione) tra la Provincia e i comuni di ogni Sistema territoriale complesso offre il contesto ottimale per affrontare alla scala adeguata il problema della definizione dei margini urbani, superando in questo modo lo schematismo e l’inefficacia di quelle politiche per il contenimento del consumo di suolo che si affidano prevalentemente a parametri di tipo quantitativo. Nel sottoporre ad osservazione il confine mobile tra città e campagna, ogni amministrazione locale è infatti in grado di fondare la propria idea di città su di un’adeguata comprensione dei processi di metropolizzazione, indicando le forme più opportune di collaborazione istituzionale atte a consentire al tempo stesso l’applicazione più efficace della perequazione territoriale e a favorire una tutela attiva del paesaggio fondata sulla tutela e il completamento delle reti ecologiche. Ma è soprattutto con riferimento all’innovazione della forma del piano che questo documento potrebbe offrire il contributo più efficace, fornendo una nuova agenda urbana utilizzabile in primo luogo per diversificare le politiche locali, che hanno finora privilegiato troppo spesso quelle logiche immobiliariste che rischiano di condizionare negativamente la ricerca di una soluzione positiva al declino che ha investito ormai da lungo tempo l’intero territorio provinciale. Prendendo spunto dalle questioni che sono state poste al centro dei Progetti Strategici (vedi a tale proposito gli artt. 1bis, 14, 18, 18bs e i capitoli 3 e 4 di questo documento) il piano urbanistico è invitato ad occuparsi di argomenti mai affrontati in precedenza, ma che possono contribuire al tempo stesso ad una capillare rivalorizzazione del territorio e all’apertura di nuove prospettive per lo sviluppo locale. E’ questo il caso ad esempio della sicurezza idraulica e sismica, della promozione delle energie alternative e della bioarchitettura, della ricerca di nuove forme di fruizione del territorio e del paesaggio grazie al potenziamento della mobilità “dolce”, della integrazione delle risorse turistiche della costa con quelle dell’entroterra per la de-stagionalizzazione dei flussi, della adozione di misure di adattamento al cambiamento climatico (efficientamento energetico degli edifici, de- impermeabilizzazione dei suoli urbani, incremento della copertura vegetale come azione di contrasto alle isole di calore, ecc.); si tratta evidentemente di un ventaglio di obiettivi di progetto molto ampio, che è destinato ad esercitare un notevole impatto tanto sulla innovazione della disciplina urbanistica, quanto sulla affermazione di un nuovo ciclo di sviluppo all’insegna della sostenibilità e dell’innovazione tecnologica, con ricadute di lungo periodo per la salvaguardia dell’ambiente, il rilancio e la diversificazione della produzione industriale, la difesa dei livelli occupazionali. 4.3. Perequazione urbanistica e territoriale La volontà di rinnovare profondamente il campo delle politiche pubbliche in materia di pianificazione che permea l’intero Piano Strategico presuppone che le politiche di area vasta riescano a realizzare, tramite un istituto provinciale adeguatamente riformato, l’aggregazione e la convergenza degli interessi sovra-comunali al fine di gestire le occasioni di conflitto, di armonizzare le differenze e i fattori competitivi, e infine di promuovere le relazioni sinergiche tra aree e settori socio-economici distinti. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Obiettivi così ambiziosi presuppongono il passaggio da un sistema di pianificazione gerarchico e non condiviso – che ha caratterizzato finora la disciplina urbanistica più tradizionale e lo stesso rapporto tra il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale e la pianificazione locale – ad un modello notevolmente rinnovato, nel quale le scelte più significative vengono assunte in modo concertato e consapevole da tutti i principali soggetti ed attori delle trasformazioni insediative. Nel compiere questa radicale transizione la Provincia di Teramo non solo ha preferito affidarsi a un documento più flessibile e integrato come il Piano Strategico, ma ha ritenuto di doversi dotare di strumenti perequativi atti a compensare e a ridistribuire le esternalità negative determinate dalle scelte insediative all’interno dei Sistemi territoriali complessi o di altri ambiti associativi, quali ad esempio le Unioni Comunali. Operando una torsione sulla consueta accezione del concetto di perequazione urbanistica a una scala più allargata, s’intende in questo modo ricorrere ad accordi e a patti, in primo luogo fra pubbliche amministrazioni, per disciplinare la localizzazione e lo svolgimento, in collaborazione, di attività di interesse comune mediante gli accordi compensativi. Da qui l’esigenza di ricorrere a strumenti d’incentivazione economica a carattere finanziario, in virtù dei quali “compensare” i maggiori costi sostenuti o i mancati vantaggi imputabili alle scelte di pianificazione territoriale mediante le maggiori entrate ottenute in seguito alla loro implementazione. Una volta ottenuto il consenso di tutti i soggetti coinvolti nella realizzazione di questo tipo di progetti, è possibile ottenere alla fine del processo una situazione sostanzialmente perequata tra le diverse aree interessate. Questa particolare procedura di compensazione può essere applicata a situazioni molto diverse, che spaziano ad esempio da quelle realtà da preservare da un punto di vista ambientale e paesaggistico ai contesti già densamente urbanizzati e, perciò, molto spesso anche degradati. O che invece ruotano intorno alla localizzazione di una nuova infrastruttura pubblica (come gli impianti di smaltimenti dei rifiuti) o di un grande insediamento produttivo (sia manifatturiero che terziario), aventi entrambi ricadute che superano notevolmente i confini del singolo comune più direttamente interessato. Attraverso la manifestazione di questi orientamenti s’intende reagire alla accentuata dispersione e frammentazione dei processi di urbanizzazione, il cui impatto è riferibile contemporaneamente alla sfera ambientale, dove assume il carattere di un eccessivo consumo del suolo, a quella economica, che subisce il mancato sfruttamento delle economie di agglomerazione da parte delle attività produttive, a quella gestionale, con il mancato ricorso alle economie di scala nella produzione ed erogazione dei servizi pubblici locali e infine a quella più squisitamente urbanistica e programmatica, stante la maggiore difficoltà di operare un coordinamento effettivo tra le scelte di pianificazione assunte dalle amministrazioni locali. Ne consegue dunque l’obiettivo di ricomporre la pianificazione d’area vasta in un quadro unitario, in modo da trasformare le diseconomie di scala in economie di agglomerazione, coinvolgendo un fronte molto ampio (il più ampio possibile) di stakeholders e utilizzando un intero ventaglio di procedure, che prevedono oltre alla perequazione territoriale già richiamata, anche la compensazione, che richiede che ai soggetti gravati da un vincolo vengano assicurate altre utilità (costituite da altre aree o diritti edificatori trasferibili) e l’incentivazione, che implica invece l’attribuzione di premi urbanistici o di crediti edificatori supplementari al proprietario che elimina manufatti incompatibili con il contesto insediativo o paesaggistico, o che promuove la riqualificazione urbana. Negli strumenti di pianificazione redatti in forma associata i Comuni sono poi tenuti ad adottare gli stessi criteri perequativi, in modo da garantire il coordinamento e migliorare la coerenza territoriale nell’attuazione delle politiche dei piani. L’applicazione di questa particolare disciplina è molto ampia, e spazia dalla pianificazione degli insediamenti produttivi (e in particolare delle aree industriali dismesse), commerciali o misti di grandi dimensioni, alle iniziative riguardanti la rete verde di ricomposizione paesaggistica, laddove la cessione dei diritti edificatori risulta associata all’obbligo di mantenere le destinazioni d’uso compatibili con le Pagina 275 di 359 COPIA finalità ecologiche e paesaggistiche. In quest’ultimo caso il PTCP incentiva il ricorso a strumenti di perequazione assumendo a proprio riferimento la rete verde di ricomposizione paesaggistica, dove non possono essere realizzate nuove edificazioni e opere che comportino l’impermeabilizzazione del suolo. Per quanto riguarda più in particolare l’applicazione dei principi della perequazione territoriale, essa si attuerà mediante la costituzione di un “fondo di compensazione” e attraverso fasi procedimentali che prevedono nell’ordine il monitoraggio degli effettivi movimenti finanziari, l’analisi della loro corrispondenza alle previsioni e la messa a punto degli eventuali aggiustamenti che si renderanno necessari. Tali distinte procedure saranno disciplinate da un apposito accordo di programma tra le Amministrazioni interessate. 4.4. Contratti di paesaggio e contratti di fiume Sulla base delle esperienze realizzate nei diversi contesti europei ed extraeuropei è possibile definire i contratti di paesaggio e i contratti di fiume come strumenti di programmazione strategica volontaria, caratterizzati da un percorso di co-pianificazione e costruzione di scenari di sviluppo territoriale durevole condivisi in itinere con tutti gli attori locali, per l'implementazione delle azioni e degli interventi che hanno come oggetto il paesaggio nel suo insieme, da una parte, e i bacini fluviali, dall'altra. Con questo obiettivo, la variante normativa al PTCP, all' Art. 15 comma 3, esorta la Provincia e i Comuni ad impegnarsi nell'attivare percorsi di co-pianificazione e di partecipazione che puntino alla stipula di intese, che si formalizzeranno in via prioritaria, anche in strumenti di "Programmazione negoziata" (Contratti di fiume, Contratti di Paesaggio), per l’attivazione di processi di partenariato/partecipazione pubblico-privata". Specificatamente, all' Art.1 bis commi 5 e 6 della variante normativa al PTCP, vengono introdotti i Contratti di Fiume, quali strumenti finalizzati alla riqualificazione dei bacini idrografici, e i Contratti di Paesaggio, quali strumenti orientati alla riqualificazione dei paesaggi insediati e dei paesaggi rurali e montani al fine di evitarne le trasformazioni incongrue e di valorizzarne i caratteri identitari. Relazioni degli strumenti contrattuali con la pianificazione urbanistico - territoriale Strumenti come il Contratto di Fiume o il Contratto di Paesaggio, in quanto privi di portata giuridica e rappresentando di fatto esclusivamente un impegno morale-strategico da parte dei firmatari, non hanno potere vincolante sugli strumenti urbanistici. Questo fatto non limita però il potenziale di questi strumenti, che possono divenire essi stessi occasioni su cui costruire consenso relativamente ad una strategia di sviluppo territoriale messa in campo da strumenti di governance più istituzionalizzati, come nel caso di questa variante normativa al PTCP. Questi strumenti contrattuali possono infatti: • contribuire, attraverso i processi partecipativi, alla ricostruzione di saperi e conoscenze del territorio, orientati a individuare regole, componenti, strutture identitarie su cui orientare le politiche di valorizzazione territoriale e paesaggistica; • stimolare 'dal basso' il particolare passaggio da politiche di settore - ad esempio per la messa in sicurezza del territorio, la riqualificazione fluviale - a politiche integrate di valorizzazione paesaggistica; • concorrere alla costruzione di quadri identitari e degli obiettivi di qualità dei diversi ambiti paesaggistici, riattivando pratiche di cura del territorio strettamente connesse ad attività ed usi da parte degli abitanti, degli agricoltori, e di tutti i soggetti a vario titolo interessati; • contribuire a trasformare gli scenari strategici del PTCP in visioni condivise per la valorizzazione di sistemi fluviali e di bacino, dei paesaggi agricoli, dei sistemi insediativi e della rete della mobilità e del turismo, attraverso la definizione di modelli di sviluppo locale che fanno dei caratteri specifici della Provincia di Teramo un elemento della produzione di "valore aggiunto territoriale"; • sostanziare processi di produzione e attuazione sociale del piano e di produzione sociale di 'valore territoriale'; PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 • favorire il processo di identificazione dei beni comuni, ad esempio l'acqua e il paesaggio. I Contratti di Fiume Il Contratto di Fiume (da qui CdF) si concretizza in un programma di azioni di pianificazione e gestione delle acque e del territorio alla scala di bacino/sottobacino idrografico in cui, a partire dalle problematiche presenti e dall'individuazione di obiettivi condivisi, vengono definiti gli interventi da realizzare per la riqualificazione del bacino fluviale. Il riferimento quindi ad un'unità idrografica definita e il carattere volontario ne rappresentano la caratteristica principale. La riqualificazione di bacino è intesa nella sua accezione più ampia e riguarda nella loro interezza gli aspetti paesistico-ambientali, secondo quanto stabilito dal Codice dei Beni culturali (in recepimento della Convenzione Europea del Paesaggio). In questo contesto, i contratti di fiume assumono il valore di "piano processo" frutto di un accordo sottoscritto tra soggetti decisionali che definiscono in modo consensuale e cooperativo, il plan for planning, ossia il piano d'azione ed il sistema di regole in cui i criteri di utilità pubblica, rendimento economico, valore sociale, sostenibilità ambientale intervengono in modo prioritario nella ricerca di soluzioni efficaci per la pianificazione e riqualificazione di un bacino fluviale. Gli elementi ed i soggetti che entrano in gioco in questo accordo sono: - la comunità (comuni, province, regione, associazioni, imprese, cittadini, ecc.); - il territorio (paesaggio, suolo, acqua, aria, insediamenti, usi dei suoli, ecc.) ; - l'insieme di politiche e di progetti a diverse scale/livelli. Questi componenti, di fatto legati da una profonda relazione tra loro, devono quindi essere orientati verso obiettivi condivisi di riqualificazione attraverso adeguati processi partecipativi. Gli obiettivi, per essere effettivamente rappresentativi degli interessi in gioco, devono poter garantire un equilibrio tra i molteplici usi della risorsa idrica e il raggiungimento di obiettivi più generali, riguardanti l'intera collettività, quali la qualità ambientale, paesaggistica, la sicurezza del territorio e la gestione e prevenzione dei rischi. Gli obiettivi di questo strumento sono quindi normalmente riconducibili alla necessità di affrontare temi relativi al fiume e al contesto di bacino di riferimento (in cui agiscono pressioni, interessi, bisogni dell'intera collettività), quali: - riduzione dell'inquinamento delle acque e dei suoli; - contenimento del consumo di suolo; - difesa idraulica e sicurezza dal dissesto idrogeologico; - rinaturalizzazione, miglioramento paesaggistico, valorizzazione ambientale; - riqualificazione delle aree degradate o dismesse (capannoni industriali, edifici storici in abbandono...) - miglioramento dell'integrazione dell'attività agricola nel contesto di valle fluviale e di territorio; - ottimizzazione dell'uso delle risorse idriche; - valorizzazione e promozione del territorio e delle risorse locali; - individuazione di forme di incentivazione per l'integrazione della Rete Ecologica mediante fasce tampone, nuclei boscati, il mantenimento dei varchi verdi; - tutela e valorizzazione della rete delle aree protette e dei Siti Natura 2000. I Contratti di Paesaggio La Convenzione europea del Paesaggio fornisce una nova definizione al concetto si "Paesaggio", descrivendolo come una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni. Con tale affermazione la CEP stimola la governance territoriale a non prescindere dal coinvolgimento dei soggetti interessati nella identificazione delle politiche paesistiche e nella loro attuazione. In questo modo il paesaggio si intende come un fenomeno assai complesso, che esprime una relazione tra percezione e luoghi in duplice modo: relazioni tra uomo-natura-società e relazioni che si sviluppano tra questi fenomeni e la percezione umana, con conseguente riconoscimento di valori, di significati, di Pagina 276 di 359 COPIA memoria, di simbolicità che il paesaggio ha in sé. In questo senso assumono centralità le comunità locali, gli amministratori, i soggetti che a diverso titolo sono decisori o attori nella costruzione del paesaggio. Un tale approccio alle politiche del paesaggio costituisce un modo profondamente innovativo di affrontare le problematiche legate alla gestione dei territori e delle loro risorse naturali e culturali, stimolando la sperimentazione di soluzioni innovative che hanno nella collaborazione con la società civile il loro elemento fondamentale. I presupposti per la redazione di un Contratto di Paesaggio possono essere individuati in tre componenti principali: • unitarietà territoriale, ovvero la presenza in luogo di una consapevolezza, anche se non sempre manifesta della unitarietà del contesto socio-territoriale oggetto del Contratto. Sono di questo tipo gli ambiti territoriali storicamente definiti, le unità amministrative intercomunali già consolidate, le unità geografiche definite dalla comunione di risorse fondamentali (come le comunità rivierasche); • unitarietà di governance: sussidiarietà e integrazione fra i diversi livelli di governo, ovvero la partecipazione degli attori, istituzionali o meno che attraverso le loro azioni contribuiscono in modo diverso alla trasformazione del paesaggio; • unitarietà di azione, ovvero la capacità di integrare le diverse politiche di settore. Proprio il paesaggio infatti, in quanto sintesi degli effetti delle azioni sul territorio, permette di indirizzare e valutare le ricadute positive o negative delle diverse azioni di settore sull'intero sistema nel suo insieme. Una visione complessiva dello spazio d’azione del Contratto di Paesaggio è quindi un presupposto di questo strumento, ma anche un obiettivo, come potenziamento e integrazione delle politiche ordinarie di gestione del territorio e dell’ambiente. L'ambito del PTCP diventa quindi ottimale per il perseguimento di questi obiettivi e la sperimentazione di questo strumento innovativo. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 4.5. La compensazione ecologica per la riqualificazione ambientale, la compatibilità ambientale degli interventi di trasformazione in aree sensibili Ogni trasformazione, anche quando necessaria e ineludibile, consuma suolo, impattando sul sistema 'natura' in misure e forme diverse. Si tratta spesso di spazi aperti, spesso agricoli, la cui sottrazione ha come effetto la dissipazione di un valore naturale non più riproducibile. A tale sottrazione, nel passato, non corrispondeva nessuna forma di indennizzo e di riequilibrio del sistema ambientale; oggi da più parti si chiede l’attivazione di un meccanismo di corresponsabilità stringente fra trasformazione urbana e rigenerazione ecologica, con l’obiettivo di mettere a disposizione nuove aree per reintegrare nel sistema 'nuova natura'. Alcune esperienze di successo – in Svizzera, Regno Unito, Olanda, Stati Uniti e, soprattutto, Germania, ma sempre più spesso in Italia – ci suggeriscono linee d’azione e modalità di intervento che acquistano un sempre maggiore peso all'interno delle politiche pubbliche di governo del territorio, collegate spesso alla lotta contro il consumo di suolo e al rafforzamento delle reti ecologiche. Il Piano Strategico Provinciale abbraccia questa strategia al fine di contenere il consumo di suolo e di favorire la riqualificazione ambientale e paesaggistica del territorio. I paesaggi e l’ambiente della Provincia di Teramo sono sottoposti da tempo, anche se con diversa intensità, ad un processo di degrado e di incremento della vulnerabilità, che sta mettendo alla prova le capacità di autorigenerazione e di resilienza proprie dei sistemi naturali. Anche laddove, infatti, gli impatti ambientali sono evitati attraverso attente scelte progettuali e tecnologiche, le mitigazioni degli effetti negativi e il recupero del degrado ambientale, non riescono a coprire in modo esauriente i danni ambientali complessivamente prodotti dagli interventi di trasformazione. Emerge, quindi, l’esigenza di compensare con misure a favore dell’ambiente la parte di impatto residuo. Il ricorso alla compensazione ambientale è prevista negli artt.17;18 e 21 bis della Variante alle NTA del PTCP . Inoltre alle NTA della Variante Normativa, viene allegato un “Abaco delle Opere di Compensazione”. L’art.17” Prescrizioni e indirizzi per l’impostazione e il dimensionamento dei piani comunali” prescrive che tutti gli interventi che comportano la trasformazione del suolo da “non-urbanizzato” a “urbanizzato” (e che quindi sono da considerarsi “interventi a consumo di suolo”) devono prevedere misure di compensazione ambientale preventiva secondo valori e parametri che lo stesso strumento urbanistico comunale è tenuto a fissare con riferimento ai contenuti dell’Allegato “Abaco delle Opere di Compensazione”, che accompagna le NTA. Tali misure di compensazione terranno conto dell’impatto ecologico e ambientale che ogni nuovo impiego del suolo tende a produrre. Pertanto il promotore, pubblico o privato, di ogni intervento di trasformazione dovrà compensare gli impatti residui generando nuovo valore ecologico e ambientale al fine di migliorare la qualità percettiva e insediativa, di attenuare gli inquinamenti atmosferici e acustici e di mitigare gli effetti dei picchi climatici. La compensazione ecologica che in questo modo si mette in campo dovrà essere realizzata all’esterno delle aree di nuova trasformazione, ma all’interno del territorio comunale direttamente interessato o dell’unità insediativa di appartenenza, secondo le modalità previste nell’allegato citato e comporterà la cessione gratuita di aree anche non contigue a quelle di nuova trasformazione e il loro equipaggiamento naturale/ecologico. L’art.18” Insediamenti residenziali” ribadisce quanto prescritto nell’art.17 e prevede che i comuni, qualora siano previsti nuovi insediamenti, perché ritenuti necessari in quanto non perseguibili interventi di riconversione funzionale o di densificazione, dovranno assicurarsi che le proposte di trasformazione: a) soddisfino gli standard più avanzati di ecocompatibilità, di basso impatto ambientale e di uso parsimonioso delle risorse energetiche e idriche; b) assicurino prestazioni ambientali ai nuovi insediamenti e alle nuove attività edilizie che potranno essere assimilate a forme di mitigazione ambientale; c) siano in grado di ridurre l’entità del danno ambientale da riparare con interventi di compensazione ecologica preventiva. A tal fine, l’art. 18 prevede che i Comuni si dotino di regolamenti o normative che disciplinino nel dettaglio la materia. Pagina 277 di 359 COPIA Allo scopo di promuovere una riqualificazione integrata del territorio, la Variante normativa, all’art. 21 bis “Depositi verdi” prevede, inoltre, che i comuni possano individuare delle aree pubbliche, a basso valore ecologico, da destinare ad interventi di miglioramento ambientale ed ecologico. Tali aree, individuate dal soggetto pubblico con riferimento alle esigenze di miglioramento paesistico-ambientale ed ecologico di lungo periodo, contribuiscono a definire un’deposito verde locale’, nel quale il richiedente di un titolo trasformativo che non si trovi nella condizione di poter provvedere autonomamente al rispetto dei requisiti di compensazione ambientale, può localizzare l’intervento compensativo concordato con l’Amministrazione sulla base del regolamento comunale redatto con rifermento all’ Allegato “Abaco delle Opere di Compensazione”. Infine l’Abaco delle opere di compensazione del PTCP della Provincia di Teramo, allegato n.4 alle NTA, vuole essere uno strumento di supporto tecnico ai piani urbanistici di scala locale in attesa della redazione del Progetto Strategico “Rete Ecologica e Paesaggio” per la individuazione delle misure di compensazione in presenza di ciascun intervento di trasformazione del territorio riguardante aree edificabili o destinate alla viabilità. Questo Abaco che, propone una serie di interventi di compensazione che tengono conto delle criticità emergenti e diffuse che connotano oggi il territorio provinciale, ma che non hanno la pretesa di essere esaustive e che dovranno essere comunque implementate dal Progetto Strategico “Rete Ecologica e Paesaggio”, contiene anche due possibili modalità di calcolo delle superfici delle aree da destinare alle misure di compensazione. La Provincia, se lo riterrà opportuno, potrà richiedere l’applicazione di ulteriori o diverse misure di compensazione paesaggistico-ambientali, quali prescrizioni inderogabili per l’esecuzione delle opere di trasformazione territoriale. I comuni, da parte loro, potranno con un apposito regolamento, specificare le opere di compensazione da effettuarsi e la stessa quantificazione economica delle opere di compensazione, quale misura integrativa da affiancare alle modalità di calcolo delle superfici da destinare ad interventi compensativi. Per l’individuazione delle opere di compensazione e per la “Stima delle Superfici delle aree da destinare alle misure di compensazione” si rimanda all’Allegato n.4 della Variante alle NTA del PTCP. Per favorire un corretto inserimento paesaggistico ed ambientale delle opere di trasformazione in ambiti di particolare sensibilità, il Piano Strategico Provinciale con la Variante Normativa alle NTA, prevede la redazione di uno Studio di Compatibilità Ambientale ai sensi dell’art.8 delle N.T.C. del P.R.P. e delle relative Linee Guida, per verificare la compatibilità paesaggistica di alcuni interventi di trasformazione con le peculiarità dell’ambiente in cui sono inseriti. I contenuti di tale studio dovranno descrivere tutti quegli aspetti che servono ad inquadrare l’intervento in un ambito sufficientemente ampio da poter evincere le trasformazioni che si apportano al paesaggio e all’ambiente, il relativo inserimento e le misure di mitigazione paesaggistiche ed ambientali necessarie. Il confronto tra lo Stato “Ante Operam” e lo Stato “Post Operam”, dovrà verificare che il progetto di trasformazione non vada a modificare in termini peggiorativi gli aspetti del Paesaggio. Nel caso ciò accada, si dovranno simulare gli elementi di mitigazione a cui far ricorso o ancora prevedere localizzazioni alternative. Gli interventi di trasformazione da sottoporre a Studio di Compatibilità Ambientale, previsti dal Piano strategico riguardano: • quelli previsti all’Art. 9 delle NTA “Aree ed emergenze di interesse paesaggistico-ambientale”: 6.b attrezzature culturali, ricreative e di servizio alle attività di tempo libero, posti di ristoro, attività di turismo rurale, solo attraverso il recupero degli edifici esistenti, con priorità per i beni architettonici ed urbanistici di cui al successivo art.10; 6.c strutture ricettive all’aria aperta, garantendo la salvaguardia della morfologia agraria attuale, la conservazione di elementi, allineamenti ed emergenze percettive vegetazionali e/o edificate, la valorizzazione dei manufatti esistenti, la sistemazione dei terreni con movimenti di terra limitati unicamente al ripristino di terrazzamenti esistenti abbandonati, la conservazione ed il recupero dei fabbricati esistenti per la realizzazione di servizi ed attrezzature; 6.d recupero e riutilizzo di cave dismesse per la riforestazione, la creazione di biotopi artificiali, l’uso turistico-ricreativo all’aperto; PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 qualora non interessati da Parchi Regionali, Piani guida d’Area, formule di “campagna- parco” non sostenute da Piani Particolareggiati Attuativi o Piani di sviluppo aziendale. • Quelli previsti nello stesso articolo, al comma 6e “nuovi insediamenti urbanistici”. Per questi interventi, se ritenuti possibili, andranno previste misure di compensazione ambientale per la messa in sicurezza del territorio da fenomeni di dissesto idrogeologico. • Quelli previsti all’ Art. 22 Varchi e discontinuità del sistema insediativo, nel caso della previsione di nuovi insediamenti qualora la quantità di suolo impegnato sia rilevante e comunque in misura non eccedente il 10% della superficie territoriale interessata. • Quelli previsti all’Art. 23 Terreni agricoli peri-urbani, nel caso di nuovi insediamenti urbanistici, qualora la quantità di suolo impegnato sia rilevante e comunque in misura non eccedente il 20% della superficie territoriale interessata. 4.6. La riscoperta del territorio agricolo I sistemi rurali interessano chi governa il territorio per una pluralità di ragioni, che nel tempo hanno assunto peso e importanza diversa. All’importanza delle produzioni alimentari, fondamentali per un’economia di sussistenza, si è andata affiancando l’importanza del sistema rurale per il ruolo di presidio, la manutenzione del suolo e gli equilibri dell’ecosistema e, negli ultimi anni per il ruolo nella produzione e manutenzione del paesaggio. La pluralità degli ambiti rurali della Provincia di Teramo comprende le aree agricole di fondovalle e costiere (che disegnano nuovi assetti paesistici connessi alla modernità e specializzazione delle modalità di coltivazione); quelle collinari (legate, nonostante l’emergere della problematica dell’abbandono, alle produzioni pregiate della vite e dell’ulivo, strettamente connesse con la rete dei centri storici); quelle montane, che mantengono i paesaggi della tradizione, nonostante la presenza di rilevanti fenomeni di desertificazione. Questa pluralità di aree agricole arricchisce il senso complessivo del paesaggio teramano. Con l’obiettivo di valorizzare e tutelare il territorio rurale, la variante normativa al PTCP, all’art.24 ha individuato “le aree agricole di rilevante valore economico“ come un’invariante del territorio provinciale”, la cui qualità va verificata con l’ausilio di una “Carta dell’uso agricolo del suolo” predisposta dai comuni nella fase di redazione o di aggiornamento dei propri strumenti urbanistici. Questo passaggio è fondamentale per contenere progressivamente l’espansione insediativa, soprattutto nelle aree di fondovalle e costiere, e individuare strategicamente i limiti “definitivi” che l’insediamento edilizio non dovrà superare. A tal proposito l’art 17 delle NTA prevede che ogni comune è obbligato a procedere, in occasione dell’avvio dell’iter per la formazione di un nuovo strumento urbanistico o Variante, alla determinazione del limite del territorio già urbanizzato, inteso come limite delle aree a carattere insediativo previste nei Piani comunali già approvati, come riferimento essenziale per la valutazione di sostenibilità delle decisioni riguardanti l’occupazione di territorio agricolo. Con tale finalità, nello stesso articolo si stabilisce che gli interventi che comportano la trasformazione del suolo da “non-urbanizzato” a “urbanizzato” sono da considerarsi “interventi a consumo di suolo” e devono prevedere misure di compensazione ambientale preventiva secondo valori e parametri che lo stesso strumento urbanistico comunale è tenuto a fissare con riferimento ai contenuti dell’Allegato 4 delle NTA. Queste misure hanno l’obiettivo di garantire l’equilibrio territoriale all’interno dei Sistemi territoriali Complessi della Provincia di Teramo e sono importanti, altresì, per salvaguardare le aree agricole di margine degli edificati e le aree agricole periurbane. A tal proposito, negli ultimi anni in Italia e in Europa sono stati proposti diversi approcci per considerare il ruolo dell'agricoltura nelle politiche di governo del territorio, fino ad immaginare non una separazione di funzioni tra città e campagna ma un'integrazione dell'agricoltura nella crescita urbana. E' stato anche definito un nuovo approccio disciplinare e di pianificazione che anche nella denominazione agriurbanisme», «agricultural urbanism«, «urbanisme agricole» unisce quello che tradizionalmente Pagina 278 di 359 COPIA veniva separato. Esigenza nata in quanto gli spazi periurbani presentano dei caratteri di complessità che devono essere analizzati secondo metodi e tecniche che riescano a considerare la molteplicità degli usi e degli attori coinvolti. La Variante Normativa agli artt.22 “Varchi e discontinuità del sistema insediativo” e all’art. 23” Terreni Agricoli Periurbani”, individua le forme di degrado presenti in queste aree e le ricadute negative sull’assetto paesaggistico provinciale, proponendo il tema della progettazione del limite dell'abitato, del passaggio tra l'edificato e le aree agricole. Allo scopo di orientare i comuni verso operazioni di riordino degli spazi di transizione, la Variante alle NTA, in particolare, prevede che gli eventuali interventi di completamento del tessuto residenziale debbano realizzarsi in continuità con l’edificato esistente riducendo al minimo l’occupazione di suolo e che comunque si ricorra ad uno Studio di Compatibilità ambientale per verificarne la sostenibilità. Inoltre nell’Allegato n°5” Indirizzi per la riqualificazione paesistico-ambientale del territorio provinciale” vengono riportate alcune modalità di intervento provenienti da altre esperienze territoriali in grado di indirizzare i comuni verso la progettazione paesaggistica e ambientale di queste aree, di progettare i confini insediativi e valorizzare adeguatamente i tessuti agricoli tradizionali, migliorando la vivibilità ambientale. Il riequilibrio del disegno del territorio viene perseguito dalla Variante Normativa anche attraverso la definizione di nuovi strumenti “i Contratti di Paesaggio” e i “Contratti di Fiume”. I primi si configurano come programmi di coordinamento paesistico che consolidino, valorizzino e rinnovino i tessuti territoriali e agro–forestali. I secondi sono finalizzati alla riqualificazione dei paesaggi insediati e dei paesaggi rurali e montani al fine di evitarne le trasformazioni incongrue e di valorizzarne i caratteri identitari. Entrambi sono strumenti di programmazione negoziata nei quali si individuano in maniera concertata obiettivi di sviluppo territoriale paesaggisticamente sostenibile attraverso il coinvolgimento degli attori economici, sociali ed istituzionali . PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 279 di 359 COPIA 5. SCENARI STRATEGICI 5.1 Visioni d’insieme territoriali individuati. L’osservazione e la valutazione delle condizioni ambientali e delle caratteristiche territoriali ed insediative dell’intera provincia di Teramo ha permesso di selezionare i principali livelli di relazione entro cui inquadrare le azioni di sviluppo possibili e rispetto ai quali misurare la coerenza degli obiettivi verso cui orientare le trasformazioni all’interno degli specifici ambiti. In questo senso la visione strategica è andata delineandosi attraverso continui processi retroattivi tra caratteri generali del territorio provinciale e specificità locali e si è costruita avendo come riferimento i principali sistemi generali (sistema paesaggisticoambientale, insediativo, della mobilità e del turismo), successivamente articolati per ciascuno degli ambiti PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 280 di 359 COPIA PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 281 di 359 COPIA 5.1.1.Sistema Paesaggistico-Ambientale - - PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Per quanto riguarda il sistema paesaggistico – ambientale le azioni previste ed i relativi obiettivi si inquadrano all’interno di uno scenario che si fonda sulle geografie primarie segnate dal reticolo idrografico e riscopre l’ambito montano quale sfondo persistente delle trasformazioni territoriali: “basso continuo” ancora capace di scandire i ritmi contemporanei della Città Adriatica. Una visione che si delinea attraverso i seguenti tratti: - rafforzamento della rete ambientale e delle connessioni ecologiche; messa in sicurezza del territorio dal rischio frane e dal rischio esondazioni; - contrasto al consumo indiscriminato del suolo, tanto nelle aree costiere quanto nella prima fascia collinare, favorendo interventi di riqualificazione e riciclo delle aree e degli insediamenti dismessi o inutilizzati; - previsione di misure di compensazione ambientale dei nuovi insediamenti, finalizzata al consolidamento della rete ecologica; - valorizzazione dei caratteri dei luoghi, fortemente conformati dalla secolare azione antropica che ne ha via via ridefinito i significati, fino a situazioni recenti e puntuali di particolare conflittualità; - valorizzazione dei centri storici collinari, recupero e riqualificazione del patrimonio edilizio di interesse storico ed architettonico; - valorizzazione dei paesaggi montani e rurali e delle produzioni di qualità; - valorizzazione dell’ambito montano quale risorsa ambientale dell’intera provincia di Teramo, unica per l’eccezionalità ed i differenti tipi di paesaggio ospitati in una superficie limitata e compatta; - valorizzazione dei territori agricoli di rilevante interesse economico, anche salvaguardando le aree attualmente libere e di filtro presenti tra gli insediamenti evitandone la saturazione; - integrazione tra il sistema del verde urbano e il sistema del verde territoriale mediante una coerente dotazione di parchi ed aree verdi all’interno dei sistemi insediativi capace di costituire sistemi di spazialità pubbliche ambientalmente orientate. Pagina 282 di 359 COPIA PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 283 di 359 COPIA 5.1.2. Sistema Insediativo Per quanto riguarda il Sistema Insediativo, residenziale e produttivo, le azioni previste ed i relativi obiettivi si inquadrano all’interno di uno scenario di consolidamento e riqualificazione degli insediamenti esistenti, nel segno di una maggiore attenzione alla loro sostenibilità e di un utilizzo della risorsa territorio più accorto rispetto al passato. Da tale idea scaturiscono i seguenti orientamenti: - riorganizzazione e ristrutturazione degli insediamenti esistenti favorendo la riqualificazione delle aree urbane, la riqualificazione ed il riuso degli insediamenti e dei manufatti industriali dismessi o in via di dismissione, la marginatura degli insediamenti verso le aree agricole; - contenimento del consumo di suolo salvaguardando le aree agricole, favorendo completamenti al posto di nuove espansioni, riqualificando le aree centrali urbane ed i centri storici, ripensando il rapporto tra insediamento e luoghi pubblici e tra insediamenti e servizi in una logica di riequilibrio alla scala territoriale; - riorganizzazione del sistema delle reti attorno a centralità urbane nuove ed esistenti, attraverso l’allontanamento della viabilità di attraversamento; - ripensamento del rapporto tra insediamenti e servizi, in una logica di riequilibrio alla scala territoriale; - individuazione e specializzazione di poli produttivi di rango territoriale e di rango locale; - incentivazione di produzioni innovative e di politiche imprenditoriali legate alle specificità del territorio che si fondano nelle radici artigianali di cui il territorio si compone e che oggi suscitano interesse per la provincia a livello internazionale; - promozione dell’attività artigianale legata alla ri-significazione dell’identità culturale di questi luoghi nel panorama globalizzato contemporaneo; - rilancio di attività produttive di nicchia legate alle specificità del territorio, capaci di interagire con l’offerta turistica; - re-insediamento di attività produttive da riattivare utilizzando le stesse matrici che avevano dato origine agli insediamenti storici, modernizzando le modalità d’uso del territorio, delle forme d’impresa e di produzione, della struttura organizzativa e della commercializzazione; integrando le attività tradizionali con nuove forme complementari, compatibili e adeguatamente localizzate - rilanciare le attività produttive nel segno della sostenibilità favorendo l’innovazione, la cooperazione e la intersettorialità tra i diversi settori produttivi (agricolo, artigianale, industriale, commerciale e turistico); - integrazione tra i diversi settori produttivi, alla riqualificazione aree produttive, alla promozione della governance territoriale. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 284 di 359 COPIA PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 285 di 359 COPIA 5.1.3. Sistema della Mobilità Per quanto riguarda il Sistema della Mobilità le azioni previste ed i relativi obiettivi si inquadrano all’interno di uno scenario di riorganizzazione del sistema a scala territoriale e locale avente come finalità la ridefinizione delle accessibilità; la messa in sicurezza dei centri urbani principali; il potenziamento dei collegamenti di valenza territoriale tra il capoluogo di provincia, gli ambiti vallivi e gli insediamenti costieri; il potenziamento del trasporto pubblico su ferro e la riconsiderazione del ruolo delle attrezzature intermodali; la costituzione di un sistema di mobilità dolce. La Vision si sostanzia quindi nelle seguenti linee strategiche: - ridefinire il sistema delle accessibilità al fine di dotare il territorio di una rete infrastrutturale efficiente; - assicurare la sicurezza del territorio e dei sistemi urbani, in una nuova alleanza città-campagna; - completare la rete della mobilità territoriale e locale per rilanciare le attività e per riorganizzare gli insediamenti; - ristrutturare il sistema della mobilità interna al fine di orientare il riequilibrio del sistema insediativo verso un sistema urbano policentrico costituito da nuove ed antiche centralità; - migliorare i collegamenti costa-aree interne; - potenziamento del trasporto pubblico su ferro, attribuendo nuovi ruoli alle stazioni ferroviarie ed intervenendo sulla dotazione di parcheggi nei centri urbani e in corrispondenza dei caselli autostradali; - riconsiderare il ruolo delle attrezzature intermodali (autoporti e porti) e delle attrezzature di carattere territoriale; - potenziare il sistema relazionale, turistico e insediativo, attraverso il riordino integrato del reticolo dei tracciati esistenti assegnando loro nuovi ruoli e nuove potenzialità di correlazione a fini principalmente turistici; - rendere fruibile il territorio anche ai fini di una opportuna valorizzazione dei diversi paesaggi, costieri, collinari e delle aree interne; - valorizzare la rete capillare delle connessioni storiche per usi a fruizione lenta, alternativi a quelli veicolari; - migliorare la fruizione visiva del territorio attraverso la valorizzazione turistica della fascia relazionale d’interesse stradale delle percorrenze principali prevedendo la possibilità di attivare al suo interno funzioni complementari che vanno oltre quella del puro collegare (punti, linee, luoghi); - promuovere greenways ed itinerari turistici, mare-colline-monti, attraverso la diffusione di percorsi ciclabili e pedonali di collegamento tra i centri e tra essi e i principali luoghi di interesse paesaggistico, storico e architettonico; - riagganciare il territorio provinciale alle dinamiche di sviluppo globali legati alle politiche europee di infrastrutturazione del territorio comunitario, che privilegia le direttrici di collegamento delle capitali e delle principali città europee del territorio, di fatto escludendo dai flussi, della mobilità e prim’ancora degli investimenti, intere regioni tra le quali la realtà costiera adriatica. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 286 di 359 COPIA PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 287 di 359 COPIA 5.1.4. Sistema del Turismo Per quanto riguarda il Sistema del Turismo le azioni previste ed i relativi obiettivi si inquadrano all’interno di uno scenario evolutivo caratterizzato dal rapporto tra valorizzazione delle risorse territoriali e sviluppo del settore, quale variabile dipendente dalla capacità di conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale, ambientale e paesaggistico e dei beni storico artistici. In tale scenario, oltre a perseguire il miglioramento qualitativo delle dotazioni di servizi turistici, qualsiasi ipotesi di sviluppo del settore dovrà costituirsi quale fattore d’innesco di un processo di riantropizzazione attraverso il quale riattivare nel breve tempo la “vitalità” delle componenti territoriali strategiche. In questo senso la visione si sostanzia nelle seguenti linee strategiche: - attivazione di una vasta e profonda azione di riposizionamento dei diversi ambiti provinciali attraverso la promozione di politiche finalizzate all’innovazione; - Integrazione dei prodotti turistici legati alle risorse del territorio individuabili nel sistema dei parchi archeologici e nelle reti degli itinerari turistico-culturali, dei prodotti enogastronomici e dei percorsi naturalistci; - definizione di una infrastrutturazione “discreta” del territorio in grado di permettere l’articolazione di itinerari tematici integrati interni e interattivi tra i territori costieri, medio-collinari e montani, per la fruizione delle principali risorse naturalistiche e culturali presenti lungo le direttrici vallive e di crinale, e la direttrice longitudinale transcollinare della S.S.81; - valorizzazione dei paesaggi montani e rurali e delle produzioni di qualità; - definizione di un sistema a rete dei borghi storici, collinari e montani, attorno ai poli condensatori di servizi in una logica di riequilibrio alla scala territoriale; - ricerca di una nuova vitalità dei borghi montani atta a definire la costituzione di poli specializzati a prevalente vocazione turistico ricettiva ed alta capacità di attrazione, quale irrinunciabile potenziale d’innesco dello sviluppo, riconoscendo nei territori di Montorio, Campli e Civitella la “soglia” di accesso al sistema appenninico Gran Sasso e Monti della Laga; - riorganizzazione e riqualificazione degli insediamenti esistenti attraverso precise azioni di tutela, di ripristino e di conservazione del patrimonio edilizio esistente; - promozione della fruizione turistica del territorio, mediante forme alternative al turismo di massa, rivolte alla esplorazione del territorio e alla conoscenza delle sue valenze ambientali, naturalistiche e culturali; - diversificazione dell’offerta, spaziale e temporale, al variare dei quadri ambientali e all’alternarsi delle stagioni. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 288 di 359 COPIA PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 289 di 359 COPIA 5.2 Visioni strategiche dei Sistemi Territoriali Complessi I fenomeni di globalizzazione dell’economia e dei mercati e la crisi del sistema finanziario mondiale stanno determinando una riarticolazione dei ruoli che i sistemi urbani sono chiamati ad assumere nello scenario nazionale ed internazionale. La ricerca di condizioni che assicurino competitività ai sistemi urbani non deve però trascurare le vocazioni locali, ma anzi, trarre da questi elementi di forza. E’ per questo che la Visione strategica del territorio provinciale viene articolata per ciascuno dei Sistemi Territoriali Complessi in Linee Strategiche, che permettono l’elaborazione di scenari progettuali. L’individuazione di Progetti strategici, che necessariamente mettono in relazione più sistemi territoriali complessi, hanno l’obiettivo, infine, di promuovere un percorso per rafforzare il ruolo assunto dal territorio provinciale con riferimento ad alcune visioni di medio e lungo periodo che sono in grado di orientare le scelte e gli investimenti di soggetti pubblici e privati. Nella sua prima fase di attuazione il P.T.C.P. ha individuato i seguenti progetti strategici: - Città della costa, dove il miglioramento dell’accessibilità e della mobilità sostenibile costituirà l’occasione per innovare le reti infrastrutturali, riqualificare il paesaggio e migliorare la competitività urbana; - Produzione e sviluppo, in cui la specializzazione delle attività economiche potrà essere perseguita grazie al potenziamento delle dotazioni territoriali e dalla razionalizzazione delle scelte insediative; - Rete ecologica e paesaggio, con interventi finalizzati al potenziamento delle reti ecologiche, alla messa in sicurezza del territorio, alla realizzazione di progetti di valorizzazione paesaggistica e di compensazione ambientale; - Turismi, che punta a conseguire il potenziamento del settore attraverso una diversificazione dell’offerta, l’integrazione dei circuiti e la destagionalizzazione dei flussi turistici; - Una nuova agricoltura, con misure che associano il rafforzamento del sistema agro-alimentare alla messa in rete delle imprese agricole moderne e al potenziamento della offerta infrastrutturale; - Dotazioni territoriali e gestione dei servizi, mirando a potenziare la rete infrastrutturale secondaria trasversale (di collegamento tra la costa e l’interno) e a consolidare il telaio delle accessibilità territoriali. 5.2.1. Visione strategica sistema territoriale complesso “Val Vibrata” La valutazione del territorio ha contribuito alla costruzione della “Vision” del Sistema Territoriale Complesso Val Vibrata: -PER IL SISTEMA PAESAGGISTICO-AMBIENTALE La Vision si fonda sulla messa in sicurezza del territorio dal rischio frane e dal rischio esondazioni, sullo stop al consumo indiscriminato del suolo, sulla valorizzazione dei centri storici collinari e sul patrimonio storico puntuale; sulla valorizzazione dei paesaggi agrari e delle produzioni di qualità. -PER IL SISTEMA INSEDIATIVO La Vision si fonda sulla riorganizzazione e ristrutturazione degli insediamenti esistenti, sia quelli residenziali che produttivi, favorendo la rifunzionalizzazione dei manufatti dismessi, il contenimento del consumo di suolo e ripensando il rapporto tra insediamento e luoghi pubblici e tra insediamenti e servizi, in una logica di riequilibrio alla scala territoriale. -PER IL SISTEMA DELLA PRODUZIONE E DEL TURISMO La Vision si fonda sull’attivazione di una vasta e profonda azione di riposizionamento dell’Area Val Vibrata attraverso la promozione di politiche finalizzate all’innovazione, all’integrazione tra i diversi settori produttivi, alla riqualificazione aree produttive, alla promozione della governance territoriale. -PER IL SISTEMA DELLA MOBILITÀ La Vision si fonda sulla riorganizzazione del sistema della mobilità, potenziando i collegamenti di valenza territoriale con il capoluogo di provincia e con la costa e favorendo la diffusione di percorsi ciclabili e pedonali di collegamento tra i centri e tra essi e i principali luoghi di interesse paesaggistico, storico e architettonico. La Vision viene esplicitata attraverso le seguenti LINEE STRATEGICHE: 1) Assicurare la sicurezza del territorio e la valorizzazione del Paesaggio; 2) Rilanciare le attività produttive, favorire l’innovazione, la cooperazione e la intersettorialità tra i diversi settori produttivi; 3) Completare la rete della mobilità territoriale e locale per rilanciare le attività e per riorganizzare gli insediamenti PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 290 di 359 COPIA Obiettivi: Sicurezza del Territorio e valorizzazione del Paesaggio Azioni: Interventi: -Ricostituzione della rete ecologica - Piano straordinario di messa in sicurezza del territorio. -Messa in sicurezza del territorio dal rischio frane e dal rischio esondazioni, sia nelle zone costiere che nelle aree -Salvaguardia dei crinali collinari e di ogni altro luogo -Interventi di rinaturalizzazione e rimboschimento. interne. caratterizzato da oggettive valenze paesaggistiche. -Ripristino di pratiche agrarie finalizzate alla ricostituzione di siepi e filari. -Promozione delle produzioni agricole a Km zero. - Valorizzazione e tutela dell’ambiente e del territorio agricolo. -Sostenere le attività impegnate nelle filiere agricole che -Opere di bonifica delle acque fluviali. originano produzioni di pregio. -Promozione delle aziende agricole in chiave di presidio del territorio. -Fruizione attiva delle risorse naturali e dei siti di -Incentivare il turismo rurale. interesse storico, architettonico ed archeologico. -Favorire la riqualificazione e il recupero dei centri storici, la -Incentivare l’ Agricoltura multifunzionale. valorizzazione delle aree archeologico e del patrimonio storico minore. -Incentivare le produzioni agricole di qualità e la promozione di marchi di territorio; -Valorizzare i centri storici e il patrimonio di interesse storico, architettonico ed archeologico. -Fattorie didattiche e fattorie per la vendita diretta dei prodotti agroalimentari. -Recupero del borgo di Faraone -Parco Archeologico di Ripoli -Previsione di Parchi Territoriali attrezzati in ambito fluviale. -Parco fluviale del Tronto in località San Giovanni; -Parchi urbani fluviali -Parco Fluviale del Vibrata -Percorsi turistico-ambientali per consentire la fruizione delle -Corridoio verde dell’Adriatico risorse ambientali e per valorizzare la loro presenza in prossimità dei sistemi urbani -Itinerario turistico-culturale del Vibrata -Pista ciclabile del Salinello -Itinerari del gusto e della storia, strade del Vino, strade dell’olio, itinerari tematici per la scoperta del territorio rurale. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 291 di 359 COPIA Obiettivi: Interventi: -Rilancio e Riqualificazione delle attività produttive esistenti e promozione di nuove ad alto contenuto innovativo. -Sostenere gli investimenti privati nei diversi settori a vocazione territoriale. -Attivazioni di “reti” tra le imprese nei settori a vocazione territoriale abbigliamento, agroalimentare, legno, meccanica, turismo. -Riorganizzazione del sistema delle aree industriali esistenti e promozione della riconversione ecosostenibile del territorio. -Favorire l’ integrazione produttiva e l’ attivazione di Reti “corte” e “lunghe” -Diffusione della cultura d’impresa. -Promuovere la competitività del sistema produttivo endogeno. Rilanciare le attività produttive, favorire l’ innovazione , la cooperazione e la intersettorialità tra i diversi settori produttivi Azioni: -Ecosostenibilità delle produzioni e governo territoriale dei fenomeni insediativi. - Attrazione di nuove imprese e del terziario avanzato. -Sviluppare Sinergie con l’ Università, il mondo della Ricerca, i Poli di Innovazione al fine di attivare Progetti di Innovazione Tecnologica. -Progetti di innovazione di prodotto, di processo e organizzativa . -Politiche di Marketing Territoriale. -Miglioramento delle dotazioni territoriali in una logica di rete. -Favorire il recupero, la rifunzionalizzazione, il completamento delle aree industriali ed artigianali esistenti , al posto di nuove localizzazioni. -Promuovere il Ciclo dei rifiuti e lo sviluppo delle rinnovabili fonti -Recupero delle aree dismesse. -Stop al consumo indiscriminato del suolo. -Promuovere la qualità della proposta turistica, anche attraverso nuove forme di turismo legate alle identità del territorio (aree agricole, produzioni tipiche, centri storici) -Favorire la ricettività pubblica infrastrutturazione turistica e privata e -Destagionalizzazione dei flussi turistici e promozione dei centri storici collinari e dei territori interni per un turismo di qualità (turismo sportivo, agriturismo, ecc.) -Riconversione a fini turistici del patrimonio pubblico. -Implementazione di pacchetti turistici e politiche di marca -Riutilizzo delle volumetrie produttive mai utilizzate o dismesse o gravate da fallimenti. -Creare un fondo di rotazione per rilevare le aziende in chiusura, al fine di recuperare aree, strutture ed apparati produttivi. -Creare consorzi finalizzati alla massimizzazione dei risparmi in materia di consumo energetico, con possibilità di produrre o acquistare in forma associata energia. - Sostenere processi di trasformazione delle aree artigianaliindustriali in APEA (Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate). -Sostenere programmi di localizzazione di funzioni di tipo direzionale al fine di favorire l’insediamento di imprese di servizio in grado di fornire servizi ed assistenza. -Attivazione della Cabina di regia per lo sviluppo territoriale. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 292 di 359 COPIA Obiettivi: -Miglioramento principali. Azioni: dei collegamenti infrastrutturali -Miglioramento dei collegamenti con l’autostrada adriatica. Interventi: Teramo, la costa e -Completamento della Pedemontana Marche-Abruzzo. - Riqualificazione e messa in sicurezza della SS259. -Completamento della rete ciclabile e pedonale -Valorizzazione degli itinerari collinari e di percorsi ciclabili esistente, attivazione di itinerari del paesaggio collinare di lungomare-di lungo fiume. - Realizzazione di un nuovo casello autostradale della A14 nei . pressi della intersezione con la strada del fondovalle del Salinello. - Miglioramento del trasporto pubblico locale. Completare la rete della mobilità territoriale e locale per rilanciare le attività e per riorganizzare gli insediamenti PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 - Previsione di percorsi naturalistici (marino e fluviale). - Percorsi urbani (paesi consolidati e centri storici). - Percorsi extraurbani (rurali). Pagina 293 di 359 COPIA 5.2.2 Visione strategica sistema territoriale complesso “Fino-Piomba” La valutazione del territorio ha contribuito alla costruzione della “Vision” del Sistema Territoriale Complesso Fino-Piomba e alla sua specificazione in Linee strategiche. PER IL SISTEMA PAESAGGISTICO-AMBIENTALE La Vision si fonda sulla messa in sicurezza del territorio dal rischio frane e dal rischio esondazioni, sul contrasto al consumo indiscriminato del suolo nelle aree costiere e nella prima collina costiera, sul recupero e riqualificazione del patrimonio edilizio di interesse storico ed architettonico, sulla valorizzazione dei paesaggi agrari e delle produzioni di qualità, sul rafforzamento delle connessioni ecologiche e sulla dotazione di parchi ed aree verdi all’interno dei sistemi insediativi. PER IL SISTEMA INSEDIATIVO La Vision si fonda sulla riorganizzazione e ristrutturazione degli insediamenti esistenti e del sistema delle reti attorno a centralità urbane nuove ed esistenti, sul ripensamento del rapporto tra insediamento e luoghi pubblici e tra insediamenti e servizi, in una logica di riequilibrio alla scala territoriale. PER IL SISTEMA DELLA PRODUZIONE E DEL TURISMO La Vision si fonda sul contenimento del consumo di suolo, sulla individuazione di poli produttivi di rango territoriale e di rango locale, sull’incentivazione di produzioni innovative e di politiche imprenditoriali legate alle specificità del territorio. PER IL SISTEMA DELLA MOBILITÀ La Vision si fonda sulla riorganizzazione del sistema della mobilità, potenziando il trasporto pubblico su ferro, dando nuovo valore alle stazioni ferroviarie, riorganizzando la rete stradale (territoriale e locale), intervenendo sulla dotazione di parcheggi, rivalutando il ruolo delle attrezzature intermodali (autoporto e porto). La Vision viene esplicitata attraverso le seguenti Linee Strategiche: 1. Sicurezza del territorio, valorizzazione dei paesaggi. 2. Riequilibrio del sistema insediativo costiero, rafforzamento del sistema insediativo storico. 3. Miglioramento dei collegamenti costa-aree interne; promozione di greenwais e di itinerari turistici mare-collina. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 294 di 359 COPIA Obiettivi: -Riequilibrio e rafforzamenti dei sistemi insediativi costieri, attraverso il contenimento dello sprawl insediativo, la riqualificazione degli abitati esistenti, il miglioramento dei servizi alla popolazione e ai turisti. Azioni: Interventi: -Previsione di nuove centralità urbane intorno alle quali - Controllo delle nuove edificazioni con particolare riorganizzare i sistemi insediativi principali, dei attenzione per le aree naturali e di pregio. quartieri e delle frazioni; -Riqualificare l’insediamento sorto negli ultimi 40 anni in -Favorire interventi di riqualificazione e/o di termini di dotazioni di servizi alla popolazione. rottamazione degli insediamenti esistenti rispetto alla -Salvaguardia e valorizzazione del sistema previsione di nuove aree di espansione residenziale -Riuso e rifunzionalizzazione di importanti aree strategiche insediativo storico della Val Fino e della Valle del e/turistica. interne ai centri urbani principali al fine di dotare le città di Piomba, rafforzamento dei servizi ai cittadini e servizi e strutture carenti. -Riqualificazione degli spazi pubblici esistenti e in promozione di nuovi modelli turistici. - Facilitare l’uso delle attrezzature e servizi di rango degrado; territoriale presenti nel territorio (impianti sportivi, poli -Specializzazione delle aree -Messa a sistema e valorizzazione delle attrezzature e scolastici, poli amministrativi, poli commerciali, poli produttive e loro collegamento funzionale. servizi di rango territoriale. sanitari, ecc.), attraverso la promozione di politiche di riequilibrio territoriale all’interno di un quadro generale di -Definire i margini dei sistemi urbani al fine di riferimento “ Piano Provinciale delle dotazioni Territoriali”. individuare un nuovo rapporto città-campagna; Riequilibrio del sistema -Recupero dei centri storici con l’introduzione di funzioni insediativo costiero, -Coordinamento dell’attività di programmazione per compatibili legati alla promozione turistica del territorio, rafforzamento del sistema attrezzature e servizi di valenza territoriale. albergo diffuso, ecc.; insediativo storico collinare -Elevare la qualità urbana in termini di attrezzature e -Promuovere politiche per riavviare i laboratori artigiani nei servizi. centri storici minori. -Prevedere la delocalizzazione di attività incompatibili. -Favorire il recupero dei centri storici per la residenza, -Promozione dei “centri commerciali naturali” nei centri per il turismo e per la promozione dell’artigianato storici maggiori. locale. - Favorire il recupero, la rifunzionalizzazione, il -Rafforzare il sistema produttivo locale al fine di completamento delle aree industriali ed artigianali esistenti, al posto di nuove localizzazioni; facilitare l’uscita dalla crisi; -Sostenere le aziende che innovano e che incentivano le -Riutilizzo delle volumetrie produttive mai utilizzate o dismesse o gravate da fallimenti. specificità del territorio; -Favorire il recupero, la rifunzionalizzazione, il -Creare un fondo di rotazione per rilevare le aziende in completamento delle aree industriali ed artigianali chiusura, al fine di recuperarne aree, strutture ed apparati produttivi. esistenti, al posto di nuove localizzazioni. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 295 di 359 COPIA Obiettivi: -Adeguamento del sistema delle infrastrutturali di rango territoriale. Miglioramento dei collegamenti costa-aree interne; promozione di greenways e di itinerari turistici mare-collina. Azioni: Interventi: connessioni -Raddoppio in variante della SS.16 adriatica; -Realizzazione del nuovo ponte sul Fiume Vomano, di collegamento tra la zona industriale di Atri e Pineto ed il -Completamento della direttrice pedemontana Marche- casello autostradale A14 di Roseto degli Abruzzi (località Santa Lucia); -Risoluzione di criticità specifiche sulla viabilità Abruzzo; locale. -Adeguamento della strada provinciale lungo Fino: -Adeguamento di alcune tratte della A14; -Promozione e valorizzazione degli itinerari storicoa) il tratto compreso tra il confine di provincia e la località culturali e di valenza ambientale e paesaggistica, di -Potenziamento del sistema portuale regionale; Piani di Castiglione M.R. è stato interessato dai lavori di collina, di pianura e di costa. realizzazione di un tratto di SSV di fondovalle, che dovrà - Creazione di un sistema di servizi di trasporto pubblico essere completato nel tratto tra Piani di Castiglione e Bisenti; metropolitano; b) il tratto tra Bisenti e Val Vomano attiene, invece, alla realizzazione di una variante all’attuale percorso della SS.81. -Miglioramento della viabilità collinare di collegamento -Realizzazione della Variante SS.16: tra Atri e Pineto, tra Atri e Silvi e la lungo Fino. a) Progetto preliminare ANAS, recepito dal PRIT per il tratto -Completamento della rete dei percorsi ciclopedonali Montesilvano fino alla località Cerrano di Silvi Marina; lungo la costa e messa in relazione con la rete ciclabile b) Studio di Fattibilità Anas per il tratto Silvi-Scerne. ed urbana e con i principali assi di fondovalle. -Connessione nodo tra ex SS.553 e variante nord SS.16: a) Risoluzione della connessione diretta presso il nodo tra la -Realizzazione di un sistema integrato di greenway prevista variante alla SS.16 (lotto nord bis)e la ex SS.553 (sistema dei percorsi ciclopedonali, ippoviari, per diretta ad Atri. mountain bike o di tipo escursionistico). -Promozione di itinerari turistici per la valorizzazione -Nuova stazione ferroviaria Silvi Nord: turistico/culturale del sistema delle grotte, delle fonti -Completamento della pista ciclabile litoranea. Nello storiche e dei specifico, le tratte di intervento non ancora realizzate insistono sui territori comunali di Pineto (Ponte del Vomano) Silvi percorsi sotterranei. (dalla località Cerrano al confine comunale sud). -Completamento della “Corridoio Adriatico” pista ciclabile litoranea -Valorizzazione “vie del vino”, “strade dell’olio” nei comuni di Atri, Silvi, Pineto, Bisenti con la possibilità di coinvolgimento del Comune di Città Sant’Angelo (PE). - Sistema di Greenways di collegamento della Val Fino con l’Adriatico. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 296 di 359 COPIA 5.2.3. Visione strategica sistema territoriale complesso “Vomano” La valutazione del territorio ha contribuito alla costruzione della “Vision” del Sistema Territoriale Complesso Val Vomano e alla sua specificazione in Linee strategiche. PER IL SISTEMA PAESAGGISTICO-AMBIENTALE La Vision si fonda sulla messa in sicurezza del territorio dal Rischio Vomano, dal rischio frane nelle zone collinari interne e costiere, sullo stop al consumo indiscriminato del suolo, favorendo interventi di riqualificazione e rottamazione con particolare riferimento all’area urbana di Roseto degli Abruzzo, sulla valorizzazione dei paesaggi agrari e delle produzioni di qualità, sul rafforzamento delle connessioni ecologiche , evitando la saturazione delle aree attualmente libere e di filtro. PER IL SISTEMA INSEDIATIVO La Vision si fonda sulla riorganizzazione e ristrutturazione degli insediamenti esistenti, attraverso l’allontanamento della viabilità di attraversamento, la realizzazione di centralità urbane , la marginatura degli insediamenti verso le aree agricole, la riqualificazione delle aree urbane ed industriali dismesse o in via di dismissione. La Vision si fonda, inoltre, sul contenimento del consumo di suolo, salvaguardando le aree agricole, favorendo completamenti al posto di nuove espansioni, la riqualificazione delle aree centrali urbane, e dei centri storici anche attraverso la promozione dell’ albergo diffuso. PER IL SISTEMA DELLA PRODUZIONE E DEL TURISMO La Vision si fonda sul contenimento del consumo di suolo, sulla specializzazione dei poli produttivi di rango territoriale e di rango locale, sull’incentivazione di produzioni e di politiche imprenditoriali legate alle tipicità del territorio. PER IL SISTEMA DELLA MOBILITÀ La Vision si fonda sulla riorganizzazione del sistema della mobilità di scala territoriale e locale con la finalità di mettere in sicurezza i centri urbani principali, di collegamento con la Val Tordino e la Val Fino, rivalutando il ruolo delle attrezzature intermodali (autoporto e porto), intervenendo sulla dotazione di parcheggi nei centri urbani e in corrispondenza dei caselli autostradali. La Vision viene esplicitata attraverso le seguenti Linee Strategiche : 1. Recuperare il Vomano e valorizzare i paesaggi collinari della costa e delle aree interne. 2. Ripartire dalla viabilità per riorganizzare gli insediamenti. 3. Mettere in sicurezza i sistemi urbani , rendere fruibile il territorio. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 297 di 359 COPIA Obiettivi: Azioni: -Messa in sicurezza del territorio dal rischio frane e -Riqualificazione dal rischio esondazioni. Vomano Interventi: e messa in sicurezza del Fiume -Rinaturalizzazione delle sponde fluviali. -Salvaguardia delle aree di interesse paesaggistico - -Riqualificazione e messa in sicurezza ambientale, creazione dei corridoi biologici e della collina costiera paesaggistici di connessione tra ambienti diversi. Recuperare il Vomano e valorizzare i paesaggi collinari e costieri -Valorizzazione dei paesaggi produzioni agricole locali. rurali e delle -Mettere in efficienza le opere di difesa esistenti, utili ai fini della sicurezza idraulica. -Assicurare la conservazione delle aree golenali e dei meandri e delle condizioni per una libera divagazione delle acque. -Recuperare le piane di esondazione poco antropizzate alla funzione di espansione naturale delle acque di piena. -Fruizione attiva delle risorse naturali e del Paesaggio -Progetti piloti per fronteggiare il rischio frane della collina costiera -Dare attuazione alla istituzione della Riserva Naturale -Riqualificazione e valorizzazione dell’ambiente costiero e “Borsacchio” collinare della Riserva. -Interventi di rinaturalizzazione e rimboschimento delle aree fluviali e dei fossi. -Diffusione Buone pratiche per la manutenzione e per la coltivazione dei territori agricoli. -Regimentazione delle acque di scolo. -Salvaguardia dei crinali collinari e di ogni altro luogo -Controllo dell’attività edilizia. caratterizzato da oggettive valenze paesaggistiche. -Parco Agricolo delle Colline di Notaresco. -Promozione delle produzioni agricolo a Km0. -Controllo dell’attività edilizia soprattutto in corrispondenza -Sostenere le attività impegnate nelle filiere agricole dei crinali collinari che originano produzioni di pregio. -Fattorie didattiche e fattorie per la vendita diretta dei -Incentivare il turismo rurale. prodotti agroalimentari. -Promozione del le aziende agricole in chiave di presidio del territorio. -Incentivazione dei processi di autorigenerazione dei terreni agricoli. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 -Mitigazione della frammentazione degli ecosistemi. -Rinaturalizzazione corsi d’acqua intubati. -Contenimento del consumo di suolo -Attività di monitoraggio dei laghetti collinari. -Riqualificazione ambientale ex aree di cava. -Rinaturalizzazione delle sponde fluviali. Pagina 298 di 359 COPIA -Riqualificazione delle discariche dismesse. - Incentivazione dei processi di autorigenerazione dei terreni agricoli. -Controllo della nuova edificazione attraverso la promozione di accordi di valenza intercomunale ,promozione di interventi di recupero e riconversione patrimonio esistente. -Previsione di Parchi Territoriali attrezzati in ambito -Parco Territoriale Attrezzato del Fiume Vomano fluviale. -Parchi urbani fluviali -Parco del Borsacchio -Percorsi turistico-ambientali. -Corridoio verde dell’Adriatico per consentire la fruizione delle risorse ambientali e per -itinerari cicloturistici. valorizzare la loro presenza in prossimità dei sistemi urbani -Percorsi escursionistici per mountain bike. -Ippovie e itinerari turistici a cavallo. -Itinerari stazioni ferroviarie –fiume- centri storici di collina. -Percorsi ciclopedonali in ambito urbano di collegamento città-fiume. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 299 di 359 COPIA Obiettivi: Azioni: -Riqualificazione del sistema insediativo costiero e -Favorire la rifunzionalizzazione delle aree urbane delle di pianura in seguito al miglioramento degli assi di Fornaci a Roseto attraversamento-nord sud ed est-ovest. -Messa a sistema e valorizzazione delle attrezzature e -Riorganizzazione del sistema insediativo collinare. servizi di rango territoriale. Ripartire dalla viabilità per riorganizzare gli insediamenti Interventi: -Strada pedecollinare delle Fornaci quale variante urbana alla Ss16. -Rifuzionalizzazione delle fornaci per innalzare la qualità urbana e la dotazione dei servizi ed attrezzature urbane; -Favorire logiche di tipo qualitativo piuttosto che di -Favorire interventi di riqualificazione e/o di -Controllo delle nuove edificazioni in corrispondenza delle rottamazione degli insediamenti esistenti rispetto alla aree periurbane e dei crinali collinari , con particolare crescita incrementale degli insediamenti. previsione di nuove aree di espansione residenziale attenzione per le aree naturali e di valore paesaggistico. -Stop al consumo indiscriminato del suolo. e/turistica. -Stop al consumo di suolo ed individuazione dei margini degli insediamenti. -Riprogettazione del sistema delle dotazioni -Definire i margini dei sistemi urbani. territoriali. -Coordinamento dell’attività di programmazione per -Riqualificare l’insediamento sorto negli ultimi 40 anni in -Recupero e valorizzazione dei centri storici. attrezzature e servizi di valenza territoriale. termini di dotazioni di servizi alla popolazione, anche con interventi di sostituzione , e di rifunzionalizzazione ( -Elevare la qualità urbana in termini di attrezzature e Roseto Area Centrale ). servizi. -Riuso e rifunzionalizzazione di importanti aree strategiche -Ampliamento e riqualificazione ambientale e interne ai centri urbani principali al fine di dotare le città di funzionale servizi e strutture carenti : ampliamento Porticciolo di Roseto. -Favorire l’introduzione di usi ed attività compatibili nei centri al fine della loro riqualificazione per la residenza -Riqualificazione degli spazi pubblici esistenti e in degrado. e il turismo. -Modalità procedurali per affrontare e risolvere il tema del pregresso di piano. -Facilitare l’uso delle attrezzature e servizi di rango territoriale presenti nel territorio (impianti sportivi, poli scolastici, poli amministrativi ,poli commerciali, poli sanitari, ecc.), attraverso la promozione di politiche di riequilibrio territoriale all’interno di un quadro generale di riferimento “ Piano Provinciale delle dotazioni Territoriali”. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 300 di 359 COPIA Obiettivi: Riscoperta delle specificità locali per il rilancio del sistema della produzione e per la promozione di nuovi turismi Azioni: Interventi: -Rafforzare il sistema produttivo locale al fine di -Favorire il recupero , la rifunzionalizzazione , il -Riutilizzo delle volumetrie produttive mai utilizzate o facilitare l’uscita dalla crisi, puntando sulle completamento delle aree industriali ed artigianali dismesse o gravate da fallimenti. specificità del territorio; esistenti , al posto di nuove localizzazioni; -Creare consorzi finalizzati alla massimizzazione dei -Sostenere le aziende che innovano e che risparmi in materia di consumo energetico, con possibilità di incentivano le specificità del territorio ; -Favorire la specializzazione dei poli produttivi in poli produrre o acquistare in forma associata energia. produttivi principali e poli produttivi locali, ai fini della -Stop al consumo indiscriminato del suolo; dotazione dei servizi e della caratterizzazione - Sostenere processi di trasformazione delle aree artigianalifunzionale. industriali in APEA (Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate). -Migliorare il sistema della logistica e dell’accessibilità ; -Incentivare attività artigianali e di trasformazione dei prodotti agricoli ai fini di una specializzazione dell’area -Sostenere programmi di localizzazione di funzioni di tipo direzionale al fine di favorire l’insediamento di imprese di -Favorire il mantenimento/ il reinserimento delle partendo dalla specificità del territorio; attività commerciali e delle attività artigiane nei servizio in grado di fornire servizi ed assistenza. -Attivare l’autoporto, quale promotore dello sviluppo centri storici. produttivo dell’area in un contesto regionale e -Incentivare attività impegnate in produzioni complementari -Migliorare le produzioni agricole e la nazionale; all’agricoltura (trasformazioni di prodotti, settore multifunzionalità delle aree agricole agroalimentare, ecc.) al fine di rafforzare i processi di filiera -Sostenere politiche di risparmio energetico comuni; a vantaggio delle produzioni tipiche locali di qualità. -Favorire la mixitè funzionale finalizzata alla dotazione -Realizzazione di un’area di servizio e promozione delle di servizi di scala territoriale. attività agricole ( aree fiera, aree mercatali, etc.) -Migliorare la viabilità di collegamento tra le diverse -Incentivare la localizzazione di attività innovative e di aree artigianali e tra esse e le autostrade. imprese giovani. -Favorire la de destagionalizzazione -Favorire la conversione dei cicli e dei processi produttivi introducendo impianti ecologicamente sostenibili. dell’offerta turistica nell’area costiera. -Promuovere l’ampliamento del Porto Roseto per ampliare l’offerta turistica . -Promuovere politiche per nei centri storici minori. riavviare i laboratori artigiani -Promozione dei “centri commerciali naturali” nei centri storici maggiori. -Favorire forme di turismo innovative : convegnistica; turismo sociale, turismo verde, turismo sportivo. -Favorire la realizzazione di struttura ricettive di qualità nella zona del Porticciolo Turistico. -Incentivare gli agriturismi e i Be B nelle aree agricole e promozione dell’ albergo diffuso nei centri storici. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 301 di 359 COPIA Mettere in sicurezza i sistemi urbani, rendere fruibile il territorio Obiettivi: Azioni: -Potenziare il trasporto pubblico su ferro. -Potenziare il sistema di “metropolitana di superficie”. Interventi: trasporto pubblico -Nuova Stazione a Cologna Spiaggia -Riorganizzare e completamento della rete stradale - Nuova SS150 del Vomano -Prevedere locale e territoriale. una nuova viabilità in sostituzione dell’attuale SS16 e SS150, con lo scopo di rendere più -Strada Pedecollinare delle fornaci -Mettere in sicurezza e rendere efficienti la ss16 e efficiente il sistema viario e mettere in sicurezza i centri urbani. la SS150. -Ponte sul Vomano di collegamento dell’autoporto e del Casello dell’A14 con la zona industriale oltre il fiume -Rivalutazione del ruolo delle attrezzature -Potenziamento della rete stradale dedicata alle attività Vomano; intermodali (autoporto di e porto di Roseto degli produttive , quale spina dorsale del sistema delle Abruzzi). attività. - Bretella di collegamento tra la Bassa Valle del Tordino e la Bassa Valle del Vomano, con la previsione del raccordo -Completamento della rete ciclabile e pedonale. -Valorizzazione degli itinerari collinari e di percorsi diretto tra i nuclei industriali di Villa Zaccheo e di ciclabili. Castelnuovo; -Favorire il collegamento con la vallata del Fino e con la -Pedecollinare Abruzzo-Marche : realizzazione del tratto tra Vallata del Tordino. Bisenti e Val Vomano; -Valorizzazione di alcuni itinerari turistici mare- collina -Potenziamento delle aree di sosta e di parcheggio in prossimità delle aree produttive e delle autostrade; ,legati alla storia e alle produzioni tipiche dei luoghi. -Riqualificazione e valorizzazione delle Strade storiche di crinale e di pendio, con la funzione di collegamento tra i centri urbani collinari e tra questi e il fondovalle, funzionali allo sviluppo di itinerari turistico-culturali tematici (strade del vino, dell’olio, ecc.).Itinerari del Paesaggio. -Realizzazione di itinerari cicloturistici sulla viabilità ordinaria; -Percorsi naturalistici per la fruizione del fiume Vomano e in collegamento con i centri urbani della valle e con i centri collinari; -Ponte ciclopedonale del Vomano (Corridoio Adriatico) per il collegamento del lungomare di Roseto con quello di Scerne. -Ampliamento del Porto di Roseto degli Abruzzi per la promozione della pesca e il turismo. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 302 di 359 COPIA 5.2.4. Visione strategica sistema territoriale complesso “Tordino- Teramo” La valutazione del territorio ha contribuito alla costruzione della “Vision” del Sistema territoriale Complesso” Tordino-Teramo e alla sua specificazione in Linee strategiche. PER IL SISTEMA PAESAGGISTICO-AMBIENTALE La Vision si fonda sulla messa in sicurezza del territorio dal rischio frane e dal rischio esondazioni, sullo stop al consumo indiscriminato del suolo, sulla valorizzazione dei paesaggi agrari e delle produzioni di qualità, sul rafforzamento delle connessioni ecologiche e sulla dotazione di parchi ed aree verdi all’interno dei sistemi insediativi. PER IL SISTEMA INSEDIATIVO La Vision si fonda sulla riorganizzazione e ristrutturazione degli insediamenti esistenti e del sistema delle reti attorno a centralità urbane nuove ed esistenti, sul ripensamento del rapporto tra insediamento e luoghi pubblici e tra insediamenti e servizi, in una logica di riequilibrio alla scala territoriale. PER IL SISTEMA DELLA PRODUZIONE E DEL TURISMO La Vision si fonda sul contenimento del consumo di suolo, sulla individuazione di poli produttivi di rango territoriale e di rango locale, sull’incentivazione di produzioni innovative e di politiche imprenditoriali legate alle specificità del territorio. PER IL SISTEMA DELLA MOBILITÀ La Vision si fonda sulla riorganizzazione del sistema della mobilità, potenziando il trasporto pubblico su ferro, dando nuovo valore alle stazioni ferroviarie, riorganizzando la rete stradale (territoriale e locale), intervenendo sulla dotazione di parcheggi, rivalutando il ruolo delle attrezzature intermodali (autoporto e porto). La Vision viene esplicitata attraverso le seguenti Linee Strategiche: 1. Un territorio sicuro e una nuova alleanza città-campagna; 2. Un sistema urbano policentrico in equilibrio: nuove centralità ed antiche centralità; 3. Alla ricerca della sostenibilità e del rilancio del sistema della produzione artigianale, industriale e il commercio; Una rete infrastrutturale efficiente. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 303 di 359 COPIA Obiettivi: Azioni: Interventi: -Salvaguardia delle aree di interesse paesaggistico - -Ricostituzione della rete ecologica ambientale, creazione dei corridoi biologici e paesaggistici di connessione tra ambienti diversi. Un territorio sicuro e una n uova alleanza città-campagna -Interventi di rinaturalizzazione e rimboschimento. -Ripristino di pratiche agrarie finalizzate alla ricostituzione di siepi e filari. -Opere di bonifica delle acque fluviali. -Promozione del le aziende agricole in chiave di presidio del -Messa in sicurezza del territorio dal rischio frane e territorio. dal rischio esondazioni. -Progetti pilota per la messa in sicurezza del territorio -Diffusione Buone pratiche pere la manutenzione e per la collinare, di pianura e costiero coltivazione dei territori agricoli. -Contrastare la frammentazione del territorio -Rimboschimenti ed interventi di rinaturalizzazione. agricolo e salvaguardia dei varchi ambientali. -Regimentazione delle acque di scolo. -Controllo dell’attività edilizia. -Valorizzazione dei paesaggi rurali e delle produzioni agricole locali. -Salvaguardia dei crinali collinari e di ogni altro luogo -Parchi agricoli: (Parco Savini, ecc.). caratterizzato da oggettive valenze paesaggistiche. -Recupero strade interpoderali. -Fruizione attiva delle risorse naturali e del -Promozione del consumo agricolo a Kmzero. -Controllo dell’attività edilizia Paesaggio -Sostenere le attività impegnate nelle filiere agricole che -Orti urbani nei centri maggiori. originano produzioni di pregio. -Fattorie didattiche e fattorie per la vendita diretta dei -Riqualificazione degli ambienti degradati /Gestione -Incentivare il turismo rurale. prodotti agroalimentari. dello smaltimento rifiuti e dell’uso delle fonti rinnovabili -Mitigazione della frammentazione degli ecosistemi. -Rinaturalizzazione corsi d’acqua intubati. -Contenimento del consumo di suolo -Rinaturalizzazione delle sponde fluviali. -Riqualificazione ambientale ex aree di cava. - Incentivazione dei processi di autorigenerazione dei terreni agricoli. -Riqualificazione delle discariche dismesse. -Ecodotti -Riqualificazione Naturalistica dell’ex area CIRSU e della discarica “La Torre” -Controllo della nuova edificazione attraverso la promozione di accordi di valenza intercomunale, promozione di interventi di recupero e riconversione patrimonio esistente. -Previsione di Parchi Territoriali attrezzati e di Parchi -Parco del Fiume Tordino Urbani in ambito fluviale. -Parco delle Gole di Ripattoni -Parco di Piano della Lente -Percorsi turistico-ambientali. per consentire la fruizione delle risorse ambientali e per valorizzare la loro presenza in prossimità dei sistemi urbani PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 -Corridoio verde dell’Adriatico -Itinerari cicloturistici -Percorsi escursionistici per mountain bike. -Ippovie e itinerari turistici a cavallo -Itinerari stazioni ferroviarie –fiume- centri storici di collina. -Percorsi ciclopedonali in ambito urbano di collegamento città-fiume. Pagina 304 di 359 COPIA Obiettivi: -Riorganizzazione fondovalle Azioni: del sistema insediativo Interventi: di -Previsione di nuove centralità urbane intorno alle quali -Controllo delle nuove edificazioni riorganizzare i sistemi insediativi di fondovalle. attenzione per le aree naturali e di pregio. con particolare -Riorganizzazione del sistema insediativo collinare -Riqualificazione degli spazi pubblici esistenti e in -Rifunzionalizzare le stazioni ferroviarie esistenti e/o degrado. realizzare nuove fermate del servizio di trasporto pubblico -Favorire logiche di tipo qualitativo piuttosto che di metropolitano al fine di operare un ridisegno complessivo -Messa crescita incrementale degli insediamenti a sistema e valorizzazione delle attrezzature e delle aree limitrofe in cui promuovere la razionalizzazione e Un sistema urbano servizi di rango territoriale. l’equilibrio degli spazi pubblici e di uso pubblico. policentrico in equilibrio: -Stop al consumo indiscriminato del suolo nuove centralità -Favorire interventi di riqualificazione e/o di -Nuove strutture e servizi di rango territoriale soprattutto -Riprogettazione del sistema delle dotazioni rottamazione degli insediamenti esistenti rispetto alla nella città di Teramo e di Giulianova, idonee ad ospitare territoriali previsione di nuove aree di espansione residenziale turismo congressuale, meeting, esposizioni, ecc. e/turistica. -Recupero e valorizzazione dei centri storici -Riqualificare l’insediamento sorto negli ultimi 40 anni in -Definire i margini dei sistemi urbani. termini di dotazioni di servizi alla popolazione. -Coordinamento dell’attività di programmazione per -Riuso e rifunzionalizzazione di importanti aree strategiche attrezzature e servizi di valenza territoriale. interne ai centri urbani principali al fine di dotare le città di servizi e strutture carenti. -Elevare la qualità urbana in termini di attrezzature e servizi. -Facilitare l’uso delle attrezzature e servizi di rango territoriale presenti nel territorio (impianti sportivi, poli scolastici, poli amministrativi, poli commerciali, poli sanitari, ecc.), attraverso la promozione di politiche di riequilibrio territoriale all’interno di un quadro generale di riferimento “ Piano Provinciale delle dotazioni Territoriali”. -Promuovere la realizzazione di una rete delle eccellenze del territorio (l’insieme dei centri di ricerca, i luoghi di produzione culturale di eccellenza, le sedi di servizi di valenza sovraregionale, il parco agroalimentare, il polo del loisir, ecc.) PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 305 di 359 COPIA Alla ricerca della sostenibilità e del rilancio del sistema della produzione artigianale, industriale e il commercio Obiettivi: Azioni: Interventi: -Rafforzare il sistema produttivo locale al fine di facilitare l’uscita dalla crisi. -Sostenere le aziende che innovano e che incentivano le specificità del territorio. -Stop al consumo indiscriminato del suolo. -Migliorare il sistema della logistica e dell’accessibilità. -Favorire il mantenimento/ il reinserimento delle attività commerciali e delle attività artigiane nei centri storici. -Favorire il recupero, la rifunzionalizzazione, il -Riutilizzo delle volumetrie produttive mai utilizzate o completamento delle aree industriali ed artigianali dismesse o gravate da fallimenti. esistenti, al posto di nuove localizzazioni. -Creare un fondo di rotazione per rilevare le aziende in -Promuovere l’eventuale localizzazione di servizi e di chiusura, al fine di recuperarne aree, strutture e d apparati produttivi. attrezzature con logiche di scala vasta. -Favorire la specializzazione dei poli produttivi in poli -Creare consorzi finalizzati alla massimizzazione dei produttivi principali e poli produttivi locali, ai fini della risparmi in materia di consumo energetico, con possibilità di dotazione dei servizi e della caratterizzazione produrre o acquistare in forma associata energia. funzionale. - Sostenere processi di trasformazione delle aree artigianali-Sostenere politiche di risparmio energetico comuni. industriali in APEA (Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate). -Favorire la mixitè funzionale finalizzata alla dotazione -Sostenere programmi di localizzazione di funzioni di tipo di servizi di scala territoriale. direzionale al fine di favorire l’insediamento di imprese di -Specializzazione del nodo di Mosciano Sant’Angelo, servizio in grado di fornire servizi ed assistenza. quale polo plurifunzionale. -Incentivare attività impegnate in produzioni complementari all’agricoltura (trasformazioni di prodotti, settore agroalimentare, ecc.) al fine di rafforzare i processi di filiera a vantaggio delle produzioni tipiche locali di qualità. -Incentivare la localizzazione di attività innovative e di imprese giovani. -Favorire la conversione dei cicli e dei processi produttivi introducendo impianti ecologicamente sostenibili. -Terziarizzazione del polo di Mosciano San’Angelo, previsione del Polo agroalimentare e di un centro per la logistica al servizio del commercio e di attività commerciali anche di notevole estensione. -Promuovere l’ampliamento del Porto di Giulianova anche ai fini della promozione dell’attività di cantieristica. -Promuovere politiche per riavviare i laboratori artigiani nei centri storici minori. -Promozione dei “centri commerciali naturali” nei centri storici maggiori. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 306 di 359 COPIA Obiettivi: Azioni: Interventi: -Potenziare il trasporto pubblico su ferro. Una rete Una infrastrutturale efficiente -Potenziare il sistema di trasporto pubblico -Adeguamento strutturale della linea metropolitano su ferro , come presupposto in grado di (materiale rotabile, sistemi di comando, punti di scambio ed -Riorganizzazione e completamento della rete generare nuove centralità urbane; incrocio). stradale locale e territoriale. -Potenziamento della rete stradale dedicata alle attività -Potenziamento della Linea Giulianova-Teramo attraverso la -Rivalutazione del ruolo delle attrezzature produttive , quale spina dorsale del sistema delle realizzazione di una sua connessione diretta alla linea intermodali (autoporto e porto). attività. Adriatica e mediante un raccordo diretto tra le fermate di Colleranesco e Cologna Spiaggia. rete -Completamento della rete ciclabile e pedonale, -Valorizzazione degli itinerari collinari e di percorsi itinerari del paesaggio collinare . ciclabili. - Riqualificazione delle fermate esistenti e realizzazione di due nuove fermate S. Atto e Colleranesco. -Ampliamento del porto di Giulianova. - Potenziamento e riqualificazione dell’attuale stazione della Gammarana, nell’ambito del Programma di Riqualificazione Urbana del Nuovo Quartiere. -Realizzazione di una rete di servizio alle aree industriali : a) Strada a scorrimento veloce S.Nicolò- Garrufo; b) Bretella di collegamento tra la Bassa Valle del Tordino e la Bassa Valle del Vomano, con la previsione del raccordo diretto tra i nuclei industriali di Villa Zaccheo e di Castelnuovo; c) Il IV stralcio della Teramo- Mare, con il collegamento tra il casello autostradale di Mosciano San’Angelo e il Porto di Giulianova. -Potenziamento delle aree di sosta e di parcheggio in prossimità delle aree produttive e nel polo plurimodale di Mosciano Sant’Angelo. -Riqualificazione e Valorizzazione delle Strade storiche di crinale e di pendio, con la funzione di collegamento tra i centri urbani collinari e tra questi e il fondovalle, funzionali allo sviluppo di itinerari turistico-culturali tematici ( strade del vino, dell’olio, ecc.). -Realizzazione di itinerari cicloturistici sulla viabilità ordinaria; -Percorsi naturalistici per la fruizione del fiume Tordino. -Percorsi di connessione tra i parchi urbani attrezzati in ambito fluviale e le fermate del sistema di trasporto pubblico su ferro. -Percorsi ecologici in corrispondenza dei principali corridoi ecologici, ecc. -Ampliamento delle banchine e dei moli del Porto di Giulianova, finalizzato all’attività di pescaggio ma anche per l’attracco di servizi di linea riservati al trasporto passeggeri e anche in funzione dell’attività cantieristica in espansione. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 307 di 359 COPIA 5.2.5. Visione strategica dei sistemi territoriali complessi “Laga - Gran Sasso” VISIONE STRATEGICA La valutazione del territorio ha contribuito alla costruzione della “Vision” del Sistema Territoriale Complesso” e alla sua specificazione in Linee strategiche. L’ambito montano è una risorsa ambientale dell’intera provincia di Teramo, unica per l’eccezionalità ed i differenti tipi di paesaggio ospitati in una superficie limitata e compatta; si tratta di un territorio fortemente connaturato dall’azione antropica che nei secoli ha insediato questi luoghi e ne ha via via ridefinito i significati fino a situazioni recenti e puntuali di particolare conflittualità; la vision si fonda sul riscoprire l’ambito montano quale “territorio primario”, sfondo persistente delle trasformazioni territoriali, “basso continuo” ancora capace di scandire i ritmi contemporanei della Città Adriatica. PER IL SISTEMA PAESAGGISTICO-AMBIENTALE La Vision si fonda sulla messa in sicurezza del territorio dal rischio frane e dal rischio esondazioni, sul recupero e riqualificazione del patrimonio edilizio d’interesse storico ed architettonico; sulla valorizzazione dei paesaggi montani e rurali e delle produzioni di qualità; sulla messa in campo di strategie più specificamente rivolte alla promozione della fruizione turistica del territorio, mediante forme alternative al turismo di massa e maggiormente rivolte alla esplorazione del territorio e alla conoscenza delle sue valenze ambientali, naturalistiche e culturali. Sistema LAGA: la Vision si fonda sull’istituzione di un rapporto tra valorizzazione del territorio e sviluppo del settore turistico, quale variabile dipendente dalla capacità di conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale, ambientale e paesaggistico e dei beni storico artistici. Preso atto che nel sub-ambito risulta irrilevante la dotazione di servizi turistici, qualsiasi ipotesi di sviluppo del settore dovrà costituirsi quale fattore d’innesco di un processo di riantropizzazione attraverso il quale riattivare nel breve tempo la “vitalità” delle componenti territoriali strategiche. La qualità del sistema relazionale dell’offerta turistica dovrà fondarsi sulla diversificazione spaziale e temporale al variare dei quadri ambientali e all’alternarsi delle stagioni. In tal senso sarà necessario programmare una infrastrutturazione “discreta” del territorio in grado di permettere l’articolazione di itinerari tematici integrati interni e interattivi con i territori mediocollinari e costieri per la fruizione delle principali risorse storico-artistiche presenti lungo la direttrice longitudinale transcollinare della S.S.81. PER IL SISTEMA DELLA PRODUZIONE Sistema GRAN SASSO: la Vision si fonda sull’incentivazione di produzioni innovative e di politiche imprenditoriali legate alle specificità del territorio; esse si fondano nelle radici artigianali di cui il territorio si compone e che oggi suscitano interesse per la provincia a livello internazionale. La promozione dell’attività artigianale è altresì legata alla ri-significazione dell’identità culturale di questi luoghi nel panorama globalizzato contemporaneo. PER IL SISTEMA INSEDIATIVO Sistema GRAN SASSO: la Vision si fonda sulla riorganizzazione e riqualificazione degli insediamenti esistenti attraverso precise azioni di tutela, di ripristino e di conservazione del patrimonio edilizio esistente; sulla definizione di un sistema a rete dei borghi storici attorno ai poli condensatori di servizi; sul ripensamento del rapporto tra insediamenti e servizi, in una logica di riequilibrio alla scala territoriale, confermando il ruolo gerarchico di Montorio quale “porta del Gran Sasso”. Sistema LAGA: la Vision si fonda sulla ricerca di una nuova vitalità dei borghi montani atta a definire la costituzione di poli specializzati a prevalente vocazione turistico ricettiva; l’alta capacità di attrazione in virtù di tale reinterpretazione in chiave turistica costituisce il potenziale irrinunciabile d’innesco della vitalità del nuovo sistema di sviluppo; anche per questo ambito si rende necessaria la definizione di un sistema a rete dei borghi montani attorno ai poli condensatori di servizi ed il ripensamento del rapporto tra insediamenti e servizi, in una logica di riequilibrio alla scala territoriale, riconoscendo nei territori di Campli e Civitella la “soglia” di accesso ai monti della Laga. PER IL SISTEMA DEL TURISMO Sistema GRAN SASSO: la Vision si fonda sull’istituzione di un rapporto tra valorizzazione del territorio e sviluppo del settore turistico, quale variabile dipendente dalla capacità di conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale, ambientale e paesaggistico e dei beni storico artistici. Preso atto che nel sub-ambito esiste un sistema di strutture ricettive e servizi, l’uso turistico del territorio pone il problema della sua riqualificazione e del suo potenziamento per riattivarne nel breve tempo la capacità attrattiva. In considerazione delle molteplici valenze ambientali presenti nel sub-ambito, la qualità del sistema relazionale dell’offerta turistica può fondarsi sulla diversificazione spaziale e temporale al variare dei quadri ambientali e all’alternarsi delle stagioni. A tal fine sarà opportuno supportare il sistema turistico esistente mediante la definizione di itinerari tematici integrati interni e interattivi con i territori mediocollinari e costieri. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Sistema LAGA: la Vision si fonda sul rilancio di attività produttive di nicchia legate alle specificità del territorio, capaci di interagire con l’offerta turistica; in tale ottica il re-insediamento può essere inteso quale variabile dipendente della produttività ormai spenta del territorio. Una produttività da riattivare utilizzando le stesse matrici che avevano dato origine agli insediamenti storici; modernizzando le modalità d’uso del territorio, delle forme d’impresa e di produzione, della struttura organizzativa e della commercializzazione; integrando le attività tradizionali con nuove forme complementari, compatibili e adeguatamente localizzate. PER IL SISTEMA DELLA MOBILITÀ La Vision si fonda sul potenziamento del sistema relazionale, turistico e insediativo, attraverso il riordino integrato del reticolo dei tracciati esistenti assegnando loro nuovi ruoli e nuove potenzialità di correlazione a fini principalmente turistici. La strategia andrà indirizzata al miglioramento della fruizione visiva del territorio attraverso la valorizzazione turistica della fascia relazionale d’interesse stradale delle percorrenze principali prevedendo la possibilità di attivare al suo interno funzioni complementari che vanno oltre quella del puro collegare (punti, linee, luoghi). In particolare si dovrà valorizzare la rete capillare delle connessioni storiche per usi a bassa velocità, alternativi a quelli veicolari. La Vision viene esplicitata attraverso le seguenti Linee Strategiche : 1. 2. 3. 4. Sicurezza del territorio, recupero patrimonio edilizio, valorizzazione dei paesaggi; Ripristino e conservazione del sistema insediativo e suo re-insediamento; Rilancio attività produttive legate alle tradizioni del territorio; Riordino dei ruoli del sistema viario, promozione della rete delle connessioni storiche quale possibilità di itinerario alternativo. Pagina 308 di 359 COPIA Obiettivi: - Salvaguardia degli alvei fluviali. -Salvaguardia delle aree a rischio frana. -Salvaguardia degli ambiti di tutela vegetazionali. Sicurezza del territorio, recupero del patrimonio edilizio, valorizzazione dei paesaggi Azioni: Interventi: -Interventi di rinaturalizzazione e rimboschimento. -Messa in sicurezza del territorio dal rischio frane e dal -Opere di tutela delle falde acquifere. rischio esondazioni. -Contrastare la frammentazione e la disertificazione del -Promozione del le aziende agricole in chiave di presidio del territorio. territorio agricolo e salvaguardia dei varchi ambientali. - Recupero e valorizzazione del patrimonio -Salvaguardia dei crinali montani e alto collinari e di ogni - Incentivazione dei processi di autorigenerazione dei terreni architettonico di valenza storico – documentale. altro luogo caratterizzato da oggettive valenze agricoli. paesaggistiche. - Valorizzazione dei paesaggi rurali e delle produzioni -Rinaturalizzazione dei canali artificiali. agricole locali. -Promozione del consumo agricolo a Km0. -Controllo del livello di sicurezza dei laghetti naturali ed - Valorizzazione delle aree sottoposte a vincolo di tutela -Sostenere le attività impegnate nelle filiere agricole che artificiali. paesaggistica e delle aree protette. originano produzioni di pregio. -Diffusione Buone pratiche pere la manutenzione e per la - Valorizzazione e messa a sistema delle aree parco. coltivazione dei territori agricoli. -Incentivare il turismo montano e il turismo rurale. - Fruizione attiva delle risorse naturali e del paesaggio -Percorsi turistico-ambientali, -Controllo dell’attività edilizia. montano. per consentire la fruizione delle risorse ambientali e per valorizzare la loro presenza in prossimità dei centri storici -Messa a sistema della “dorsale” di valorizzazione turistica del minori. territorio -Percorsi escursionistici per mountain bike; itinerari cicloturistici -Ippovie e itinerari turistici a cavallo -Itinerari principali nodi di cambio infrastrutturali verso territori di alto valore paesaggistico e verso centri storici minori. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 309 di 359 COPIA Obiettivi: Azioni: - Riorganizzazione e riqualificazione degli insediamenti - Ripensamento del rapporto tra insediamenti e servizi, in una esistenti attraverso precise azioni di tutela, di ripristino e logica di riequilibrio alla scala territoriale. di conservazione del patrimonio edilizio esistente. - Confermare il ruolo gerarchico di Montorio quale “porta del - Definizione di un sistema a rete dei borghi storici Gran Sasso”. attorno ai poli condensatori di servizi. - Riconoscere nei territori di Campli e Civitella la “soglia” di accesso al sistema dei Monti della Laga. - Ricerca di una nuova vitalità dei borghi montani atta a definire la costituzione di poli specializzati a prevalente - Favorire anche con politiche di investimenti mirati, gli vocazione turistico ricettiva. interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente. Interventi: - Controllo degli interventi edilizi sul patrimonio dei centri storici minori. - Riqualificare le connessioni territoriali con le dotazioni infrastrutturali e dei servizi costruendo una rete di connessione intersistema. - Recupero dei centri storici con l’introduzione di funzioni compatibili legati alla promozione turistica del territorio albergo diffuso, ecc. - Promuovere politiche per riavviare i laboratori artigianali nei - Messa a sistema e valorizzazione delle attrezzature e servizi centri storici minori. Ripristino e conservazione del - Costituire attraverso una reinterpretazione in chiave di rango territoriale. - Promozione dei “centri commerciali naturali” nei centri storici sistema insediativo e suo turistica del patrimonio dei centri storici minori il potenziale d’innesco per un nuovo sistema di sviluppo. - Coordinamento dell’attività di programmazione per maggiori. reinsediamento attrezzature e servizi di valenza territoriale. - Riutilizzo delle volumetrie produttive mai utilizzate o dismesse - Elevare la qualità del sistema del parco in termini di o gravate da fallimenti. attrezzature e servizi. - Riflettere sulle ‘vocazioni possibili’ dei centri storici minori promuovendo azioni di reinsediamento a caratteri insediativi, turistico ricettivi, o della produzione dell’artigianato locale. - Sostenere le aziende che innovano e che incentivano le specificità del territorio. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 310 di 359 COPIA Obiettivi: Azioni: Interventi: - Istituzione di un rapporto tra valorizzazione del - Conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale, - Diversificazione spaziale e temporale dei servizi al turismo, che si modificano al variare dei quadri ambientali e all’alternarsi territorio e sviluppo del settore turistico. ambientale e paesaggistico e dei beni storico artistici. delle stagioni. - Adeguamento del sistema delle connessioni - Messa a sistema delle risorse turistiche delle aree parco con il infrastrutturali di rango territoriale. tessuto infrastrutturale di collegamento territoriale e nazionale. - Potenziamento e diversificazione del sistema turistico ricettivo costituente il sistema delle attrezzature sportive invernali e dei - Promozione e valorizzazione degli itinerari storico- - Sviluppo del sistema turistico montano a partire dalla rete percorsi escursionistici. culturali, di valenza ambientale e paesaggistica, fondata sul progetto APE (Appennino Parco d’Europa). - Supportare il sistema turistico esistente mediante la definizione favorendo azioni di scambio con i sistemi di collina, di pianura e di costa. - Realizzazione di un sistema integrato di greenway (sistema di itinerari tematici integrati interni e interattivi con i territori dei percorsi ciclopedonali, ippoviari, per mountain bike o di medio-collinari e costieri. tipo escursionistico). - Promozione di itinerari turistici per la valorizzazione turistico/culturale del sistema dei sentieri montani e dei percorsi escursionistici. Potenziamento del Sistema turistico locale quale riscoperta dei ‘territori primari’ Obiettivi: Azioni: Interventi: - Potenziamento del sistema relazionale, turistico e - Miglioramento della fruizione visiva del territorio attraverso - Valorizzare il sistema della ‘dorsale di collegamento insediativo, attraverso il riordino integrato del reticolo la valorizzazione turistica della fascia relazionale d’interesse intersistema’ quale possibile scenario di rilancio del sistema dei centri storici minori e delle aree a forte valenza naturale e dei tracciati esistenti. stradale delle percorrenze principali. paesaggistica. - Assegnare al sistema della mobilità locale dell’ambito - Prevedere la possibilità di attivare funzioni complementari montano nuovi ruoli e nuove potenzialità di correlazione che vadano oltre la mera funzione di collegamento ma che - Programmare una infrastrutturazione “discreta” del territorio in grado di permettere l’articolazione di itinerari tematici integrati a fini principalmente turistici. siano sistemi integrati di punti, linee e luoghi. interni e interattivi con i territori medio-collinari e costieri per la - Valorizzare la rete capillare delle connessioni storiche per usi fruizione delle principali risorse storico-artistiche presenti lungo la direttrice longitudinale transcollinare della S.S.81. a bassa velocità, alternativi a quelli veicolari. Potenziamento della mobilità PROVINCIA DI TERAMO del sistema Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 311 di 359 COPIA 5.3 Progetti Strategici 5.3.1. Città della Costa Il nuovo assetto della direttrice adriatica si discosta significativamente dalle rappresentazioni ormai consolidate di un territorio dai profili di sviluppo a “fasce longitudinali” aderenti alla morfologia del territorio e attribuisce maggiore rilevanza alla forza crescente delle direttrici trasversali Est-Ovest, che associano le potenzialità della fascia costiera con i territori dell’interno, soprattutto in corrispondenza dei solchi vallivi. In questa visione, peraltro ribadita dallo Studio di Fattibilità promosso dall’ANAS volto all’adeguamento della SS16 Adriatica nei territori di Marche, Abruzzo, Molise e Puglia, acquista una particolare importanza la stessa proiezione delle direttrici trasversali verso il quadrante adriatico-balcanico, favorendo una lettura trans-scalare di questa direttrice, attribuendo, di conseguenza, alla direttrice nordsud la sola funzione di mantenimento della coesione interna della città ormai consolidata. Emerge in tal modo una visione al futuro stratificata a due livelli: quella dei territori-rete organizzati prevalentemente lungo direttrici di flusso Est-Ovest, che creano relazioni di interdipendenza crescente rispetto al centro Italia e verso l’euroregione adriatico-balcanica, intersecandosi con le direttrici di flusso associate agli spazi costieri Nord-Sud; e quello dei territori della prossimità, che pur mantenendo il radicamento nelle identità locali, fanno emergere alcuni grandi spazi sovralocali come piattaforme prioritarie di centralità transcalari. Territori-rete e territori della prossimità dovranno assolvere in tal modo a due funzioni vitali: daun lato, aprirsi ai flussi relazionali da cui dipende il posizionamento competitivo del sistema medio adriatico; dall’altro, mantenere la coesione che valorizza il capitale identitario locale e che rende possibile la riproduzione di un modello di sviluppo che tanto successo ha avuto fino ad oggi. I territori-rete ed i territori della prossimità si intrecciano in alcuni spazi-chiave, che più di altri hanno la funzione di commutare i flussi materiali e immateriali; sono questi i “territori snodo” di cui parla il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nel rapporto “Reti e territorio italiano al futuro” del maggio 2006, in cui i territori-snodo di Ancona e Pescara vengono definiti come le chiodature funzionali del territorio italiano. Questi territori interconnettono aeroporti, porti, interporti, stazioni ferroviarie, caselli autostradali, distretti dell’innovazione tecnologica, università, e altre funzioni di eccellenza che agiscono a favore della competitività dell’intero sistema medio adriatico. La visione al futuro della città adriatica teramana assume in definitiva la geografia dei territori-rete, di prossimità e di snodo che si sovrappone a quella consolidata della “città infinita di costa”. Si ridefinisce così il contesto delle azioni prioritarie a valenza strategica per lo sviluppo a medio termine, a cui riferire le ipotesi di riassetto territoriale che il Piano Strategico “Città della Costa” dovrà mettere in campo. Appare quindi strategico proporre una ipotesi di riassetto territoriale che parti dal sistema della viabilità incentrato sulla nuova SS16 e che si configuri come progetto di territorio, capace di portare innovazione nella prospettiva dello sviluppo sostenibile, competitivo e coeso, finalizzato a : a.1 Mettere a sistema il sistema della accessibilità e il sistema dei nodi intermodali (porti, interporti, aeroporti e stazioni ferroviarie).Occorre promuovere la integrazione tra il sistema infrastrutturale di corridoio (S.S.16 esistente, Nuova S.S.16, A14 con la ferrovia e il sistema marittimo) attraverso l’identificazione dei nodi strategici per l’ intermodalità, da cui far discendere vincoli di tracciato e prestazioni richieste alla nuova S.S.16. In tale ottica va necessariamente completato l’ultimo tratto della Teramo-Mare e della Nuova SS150 dal Casello dell’A24 fino a Roseto, il miglioramento della SS.259 della Val Vibrata, della strada provinciale lungo Fino, in modo da mettere in relazione i porti, le stazioni ferroviarie e i caselli autostradali e le attrezzature della logistica. a.2 Separare i “flussi urbani” dai “flussi di area vasta”. Lo scopo è innanzi tutto quello di dirottare i traffici di attraversamento dalle aree urbane costiere; a questo scopo va messo in gioco anche l’entroterra collinare per collegare più direttamente gli insediamenti delle valli trasversali, evitandone la gravitazione sul corridoio costiero e quindi un ulteriore carico per la rete autostradale e per la statale adriatica. Inoltre si dovranno potenziare le connessioni tra tutte le direttrici della mobilità costiera e marittima, favorendo in particolare il ricorso al servizio ferroviario nella prospettiva di un forte impulso alla mobilità sostenibile. a.3 Favorire l’innovazione nella concezione e nella progettazione delle reti infrastrutturali Affinché il potenziamento del sistema della viabilità possa rappresentare l’incubatore di una trasformazione positiva del territorio adriatico teramano è utile far convergere molteplici strategie di settore nella progettazione e gestione delle diverse reti, in particolare per ciò che attiene le innovazioni in materia di mobilità sostenibile e di produzione di energie rinnovabili. Grande significato dovrà essere attribuito, ad esempio, al completamento delle reti ciclabili di valenza territoriale con il completamento del Corridoio verde dell’Adriatico e con il suo collegamento con le piste ciclabili fluviali e con quelle locali interne ai sistemi insediativi. Non da meno, nella definizione e riqualificazione della rete, dovrà essere soddisfatta la domanda di nuove forme di socialità metropolitane, valorizzando il rapporto con le nuove centralità del territorio e le nuove valenze dei tradizionali spazi di servizio associati alla strada, in modo da proporre un uso plurimo della strada innovando pratiche ed usi dello spazio. Inoltre, tenuto conto della necessità di integrazione modale, un elemento da approfondire sarà la proposta di realizzazione di un sistema di monitoraggio, basato sulle nuove tecnologie di rilevamento dei flussi e di tele-comunicazione, in grado di guidare l’utente verso la migliore scelta sia di itinerario sia di modo, con evidenti vantaggi per la qualità del trasporto e la sicurezza. b. Riqualificare il paesaggio costiero e mettere in sicurezza il territorio Strategie di intervento a. Migliorare l’accessibilità e la mobilità sostenibile della città adriatica teramana Il funzionamento della città del medio adriatico è oggi seriamente ostacolato dalla congestione dei traffici di attraversamento che non vengono smaltiti in misura adeguata dal sistema congiunto dell’autostrada e dalla attuale ss.16 con le sue varianti locali. Al tempo stesso, la ferrovia adriatica privilegia ancora le percorrenze di lunga tratta, con servizi non cadenzati ed essenzialmente di media e lunga percorrenza, disattendendo il suo possibile ruolo strategico a servizio della conurbazione costiera. Infine le vie d’acqua non sono ancora attrezzate per esercitare una efficace funzione alternativa agli spostamenti costieri in particolare merci, ma non solo. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 La fascia litoranea adriatica è costituita per la gran parte da una stretta fascia pianeggiante immediatamente fiancheggiata da un apparato collinare più o meno rilevante. Se in una prima fase di urbanizzazione è sembrato quasi “naturale” sviluppare un assetto urbano di fondovalle, oggi la necessità di trovare nuovi spazi per l’edificato e al contempo evitare la congestione abitativa e il traffico sempre più in incremento della fascia costiera sta comportando l’ispessimento del tessuto insediativo anche piuttosto lontano dal fronte mare, in posizioni più distanti dal centro, ma con migliori condizioni ambientali. Ciò sta provocando gravi rischi per l’impatto sul paesaggio della prima quinta costiera e per la fragilità del territorio costiero collinare e di quello ancora libero di pianura. La sensibilità ai valori del contesto ambientale-paesaggistico locale dovrà essere assunta dal progetto strategico come una delle condizione determinanti per la impostazione del riassetto della struttura territoriale. In tale proposta di riassetto il Paesaggio costiero con le sue spiccate valenze turistiche viene a configurarsi come valore capace di indurre un diverso modo di pensare allo sviluppo di questo territorio. Il progetto di Pagina 312 di 359 COPIA trasformazione della costa sarà quindi un progetto di riqualificazione ecologica che tenderà a riequilibrare il rapporto tra utilizzazione del suolo e cicli ecologici. In particolare, si tratterà di: assumono valore strategico come nodi, ancoraggi spaziali di nuove centralità insediative, come nuove polarità proiettate alle diverse scale del territorio adriatico. b.1 Potenziare la resilienza ecologica della costa attraverso il recupero/ripristino delle connessioni ambientali ed ecologiche est-ovest (mare-collina) affidate attualmente solo alle principali aste fluviali, proponendo una sorta di ribaltamento della regola d’impianto del sistema insediativo adriatico, tutto incentrato sulla direttrice nord-sud ed attribuendo alla trama territoriale dei canali artificiali (recuperati o di nuova previsione) il ruolo fondamentale di ricucire la trama territoriale del paesaggio periurbano ed urbano e di mettere in sicurezza il territorio dal rischio esondazioni e dal dissesto idrogeologico delle zone collinari; c.2 Ripensare il Boulevard Urbano L’ adeguamento della ss16 “adriatica”, oggi palesemente inadatta a fungere da viabilità di scorrimento territoriale, ma altrettanto incapace di trasformarsi in corso urbano senza un grande progetto di riqualificazione alla scala appropriata, dovrebbe diventare il volano d’innesco di una riqualificazione dei sistemi urbani ora spaccati in due da questa viabilità, operando una trasformazione radicale delle città costiere, consentendo così di trasformare la sede preesistente in un vero corso urbano, centralità lineare della città costiera, occasione per la riqualificazione delle attività commerciali e per la residenza e le attrezzature turistiche di qualità. Il boulevard urbano dovrebbero diventare l’oggetto di interventi estesi di riqualificazione della città, anche attraverso la promozione di interventi di rottamazione b.2 Recuperare il waterfront L’obiettivo fondamentale di ricucire la trama territoriale del paesaggio periurbano ed urbano e di mettere in sicurezza il territorio dal rischio esondazioni e dal dissesto idrogeologico delle zone collinari, può diventare anche l’occasione per recuperare il rapporto città-mare, costa- quinta collinare. Se la riscoperta del rapporto città-mare avrà come obiettivo la ridefinizione del margine urbano verso l’Adriatico, identificabile come una vera e propria rivoluzione funzionale e formale della città; la riscoperta del rapporto costa -quinta collinare, vorrà dire contrastare lo sprawl insediativo che sta interessando tutta la collina costiera, alla ricerca dell’abitazione di qualità, favorendo invece il recupero e la rifunzionalizzazione, anche per fini turistici, del rilevante patrimonio abitativo rurale abbandonato (casali, manufatti agricoli, ecc.) e del sistema di percorrenze che un tempo caratterizzavano il rapporto zona costiera, centri storici collinari . b.3 Riconnettere le diverse parti del territorio, attraverso un capillare sistema di infrastrutture verdi, collegando ai corridoi ambientali tutti quegli spazi liberi dentro o ai bordi dello spazio costruito, con l’obiettivo di ridurre la frammentazione ecologica, paesistica e sociale della città e di favorire la fruizione del territorio da parte dei residenti e dei turisti; b.4 Recuperare, infine, la capacità di progettare e governare i mutamenti del paesaggio, a partire da una nuova proposta turistica incentrata sul turismo verdee sul turismo culturale, che vedano nel rispetto dell’ambiente e della cultura dei luoghi, nella promozione e preservazione della comunità locale, la possibilità e l’opportunità di attrarre nuovi segmenti di turismo, al momento non presenti. c. Elevare la capacità competitiva del sistema urbano La riconfigurazione del corridoio associato alla riprogettazione della direttrice viaria della ss.16 Adriatica offre la possibilità di promuovere la formazione di nuovi poli di elevata centralità urbana e territoriale e, al tempo stesso, di ridefinire le centralità esistenti nell’ambito di una visione strategica dello sviluppo meno condizionata dalle stratificazioni del passato. La formazione delle nuove centralità sarà ispirata in particolare dalla volontà di rafforzare i territori di snodo tra lo spazio delle reti e i luoghi identitari sedimentati localmente. In particolare, si tratterà di: c.1 Individuare nuove centralità urbane In molti casi tali aree coincidono con aree urbane dismesse o in via dismissione o anche con aree artigianali o industriali interne ai nuclei urbani o al margine di essi da delocalizzare per evidenti sofferenze localizzative. In tali aree si dovrà verificare la possibilità di associare fattivamente risorse pubbliche e private nella realizzazione delle nuove opere infrastrutturali, anche mobilitando virtuosamente le rendite differenziali generate dagli interventi in programma. A volte sono invece spazi aperti residuali “vuoti urbani”, nel senso di spazi ormai racchiusi nella contiguità edilizia densa; o “vuoti naturali”, nel senso di spazi un tempo usati dall’uomo, ormai inglobati nei contesti naturali o in via di rinaturalizzazione. In questo nuovo quadro, le aree residuali che assurgono a nuove polarità progettuali PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 La costruzione e la gestione del Progetto Strategico “Città della Costa” L’elaborazione del Progetto Strategico “Città della Costa” dovrà avvalersi della seguente metodologia di costruzione e gestione: La fase di Costruzione del Progetto Il processo di costruzione del Progetto Strategico si prefigge di: agevolare l’incontro di tutte le diverse amministrazioni pubbliche coinvolte, superando le divisioni nell’attribuzione di ruoli e responsabilità; comporre un quadro analitico condiviso come presupposto alle scelte da compiere; elaborare una strategia comune e condivisa ; articolare progetti per governare concretamente lo sviluppo economico, sociale e culturale del territorio, certamente in un quadro di compatibilità ambientale; garantire apertura al contributo di idee, di partecipazione e di collaborazione da parte di tutte le componenti della società; fornire un supporto metodologico che garantisca l’attuazione di azioni concrete e il monitoraggio dei risultati. I passaggi che porteranno alla costruzione del Progetto Strategico “Città della Costa”dovranno essere concepiti secondo la seguente articolazione: ascolto, lettura delle dinamiche in atto, diagnosi, individuazione di punti di forza e di debolezza, opportunità e rischi. L’indagine dovrà confrontarsi con le strategie d’intervento suggerite in questo documento; condivisione della lettura e definizione di una visione condivisa; rappresentazione degli scenari (evolutivi / involutivi); individuazione di un set di obiettivi; determinazione di assi strategici coerenti con gli obiettivi; individuazione degli attori, qualificazione delle risorse (umane e finanziarie), scelta delle modalità di azione e delle procedure operative; definizione dei progetti; attivazione delle azioni; monitoraggio e verifica (bilancio finale). Nella Fase di Costruzione del Progetto Strategico, la Provincia istituirà un tavolo di concertazione istituzionale con tutti i comuni interessati appartenenti ai diversi Sistemi Territoriali Complessi, allo scopo di promuovere: un protocollo d’intesa sottoscritto dalle amministrazioni comunali coinvolte, nelle quali vengano condivisi ed eventualmente corrette ed implementate le Strategie d’intervento sopra definite; Pagina 313 di 359 COPIA una conferenza di pianificazione, nella quali si definiscano un insieme di procedure ed interventi condivisi attraverso cui perseguire gli obiettivi per il governo dei processi di trasformazione, di evoluzione, di “sviluppo compatibile” alla base del protocollo d’intesa sottoscritto dalle amministrazioni comunali. Alla sottoscrizione del protocollo d’intesa e all’apertura della conferenza di pianificazione, seguirà: la costituzione di un ufficio di piano intercomunale che abbia funzioni di pianificazione e coordinamento, di progetto, di monitoraggio e rendicontazione. Tale Ufficio di Piano verrà assistito da un comitato scientifico che avrà il compito di fornire il supporto scientifico all’elaborazione dello scenario strategico che rappresenti un quadro di analisi condivisa sullo sviluppo del territorio costiero apportando contributi di carattere generale e specifico. Questo organismo interverrà sia nella fase della identificazione delle scelte e nella definizione delle priorità, e potrà altresì essere invitato a svolgere un ruolo di supporto ai Tavoli di Parternariato attivati. l’apertura di Tavoli di Concertazione Economico-Sociale dovrà costituire uno spazio di mediazione economico-sociale indispensabile per l’analisi puntuale del fabbisogno territoriale al fine di definire priorità territoriali e settoriali del progetto strategico e in cui “le diverse sensibilità del territorio” manifesteranno il loro contributo alla definizione delle politiche rispetto ai temi dello sviluppo del territorio. Tali tavoli saranno invitati a fornire contributi sia generali che specifici, in relazione alle seguenti categorie d’interesse: Ambiente, Paesaggio e territorio Economia e sviluppo Lavoro, formazione e Welfare Governance Il lavoro dei Tavoli sarà svolto in stretta connessione con quanto emergerà dai Tavoli di confronto scientifico che lavoreranno sugli stessi temi. A conclusione del processo di Costruzione ed a seguito dell’approvazione del Piano Strategico da parte dagli Organi deputati prenderà avvio La fase di Gestione del Piano. Le modalità e l’Organismo di gestione del Piano saranno definiti a seguito di approfondimenti che saranno condotti anche in relazione ai contenuti che il PS assumerà nella fase propositiva. Il sistema informativo necessario per misurare i fenomeni si fonderà su un “set” - per quanto possibile esaustivo e coerente - di indicatori basati a loro volta su informazioni rilevabili ed attendibili. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 314 di 359 COPIA PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 315 di 359 COPIA 5.3.2 Rete Ecologica e Paesaggio b. Integrazione tra il sistema del verde urbano, le aree agricole e il sistema del verde territoriale, La formazione della Rete Ecologica della Provincia di Teramo dovrà costituire la trama di riferimento di tutti i processi pianificatori e del controllo razionale dell’evoluzione del paesaggio provinciale, utile non solo alla difesa passiva di porzioni di territorio che si intende sottrarre a processi evolutivi dannosi, ma soprattutto di riferimento per orientare le dinamiche di trasformazione del territorio. E’ ormai evidente che separare una tutela puntuale dal resto del territorio dai processi di trasformazione per lo sviluppo sociale ed economico, privilegiando azioni prevalentemente difensive contro possibili cause esterne di degrado, non garantisce la corretta preservazione e valorizzazione del bene naturale di pregio e delle sue feconde relazioni funzionali con il territorio circostante. La stessa conservazione delle biodiversità è, infatti, direttamente rapportabile al consolidamento economico delle comunità locali ed al mantenimento delle attività agricole tradizionali. In tal senso la creazione della rete ecologica provinciale diviene l’idea forza attorno alla quale prevedere diverse iniziative di pianificazione e programmazione, incentrate su: - consolidamento della struttura della continuità ambientale provinciale; - contrasto al consumo di suolo e controllo delle barriere insediative, produttive ed infrastrutturali che nel tempo hanno frammentato le principali connessioni ecologiche tra i diversi ambienti che caratterizzano il territorio provinciale; - riconversione di aree eco-connettive strategiche, all’interno degli insediamenti o in prossimità di essi. -valorizzazione e protezione dei paesaggi identitari Un’attenzione particolare nell’ambito dei territori sottoposti ad una più alta velocità di trasformazione va riservata ,per l’appunto, al Paesaggio. La mancanza di regole qualitative di unitarietà urbanistico– tipologica-stilistica ha portato e porta ininterrottamente alla creazione di nuove tipologie paesistiche, in genere di pessima qualità, dovute alla “non integrazione”, né con le regole della città né con quelle del paesaggio circostante, spesso agricolo. Si dovranno inoltre promuovere, in collaborazione con il nuovo Piano Paesaggistico Regionale in corso di redazione, studi ed approfondimenti di carattere paesistico e l’attuazione di progetti specifici di valorizzazione paesaggistica, soprattutto nei territori coinvolti maggiormente in dinamiche di trasformazione invasive e in quelli più integri. attraverso il rafforzamento delle interconnessioni tra le componenti dei vari sistemi, promuovendone: l’autorigenerazione e l’accrescimento del potenziale ecologico, con particolare riferimento alle aree libere di separazione tra i sistemi insediativi (varchi); le aree verdi e agricole all’interno del sistema insediativo, quelle residuali all’interno o adiacenti le aree urbane. Importanza strategica rivestono le “restoration areas“ (aree di ripristino), quelle aree, cioè, che sarà necessario inserire nella rete per ripristinare connessioni interrotte, ma che presentano elementi di forte degrado ambientale di cui prevedere il recupero. La Rete Ecologica Territoriale Provinciale dovrebbe così essere articolata in tre tipologie di aree: componenti primarie, secondarie e di completamento. b.1 Le componenti primarie, costituite dagli elementi più delicati e sensibili del sistema ambientale e agricolo, sia per le caratteristiche degli ecosistemi presenti, sia per le relative connessioni, riguardano in particolare: - le aree protette (parchi nazionali e regionali, riserve naturali, aree Sic e Zps), per le quali andranno definite azioni prevalentemente di tutela, valorizzazione e incremento del potenziale ecologicoambientale; - le aree a forte naturalità: i fiumi ed il reticolo idrografico superficiale di interesse ecologico con relativi ambiti di pertinenza, boschi, foreste, sistemi collinari e montani a bassa antropizzazione; - i territori agricoli con valenza ambientale e paesaggistica. b.2 Le componenti secondarie, che costituiscono altri elementi importanti per garantire la connettività della rete. Riguardano aree in parte compromesse per le quali dovranno essere realizzati interventi di rinaturalizzazione e di restauro ambientale, in particolare: - I territori agricoli periurbani e le aree agricole con valenza ambientale; - Le aree a verde pubblico esistente di livello urbano-comprensoriale e a livello di quartiere (parchi urbani, parchi storici e verde di quartiere, rotonde di accesso alle città, bordure o piantumazioni su scarpate in fasce di rispetto stradali, ferroviarie, zone ripariali, parcheggi, piazze, ecc.); - i filari alberati esistenti (viali urbani storici e recenti, alberate in territori agricoli); - percorsi ciclabili e greenwais. Strategie di intervento a. Rafforzamento della funzionalità della rete ambientale e messa in sicurezza del territorio Le strategie che il Progetto Strategico dovrà mettere in campo dovranno riguardare : - Il controllo delle pressioni e la mitigazione degli impatti sulle risorse idriche, mediante: il controllo dei carichi inquinanti concentrati e diffusi (comparto civile-industriale, comparto agrozootecnico); il ripristino della funzionalità del reticolo drenante naturale e artificiale superficiale; il contenimento del sovrasfruttamento della risorsa idrica, anche quale fattore di impoverimento delle capacità naturali di autodepurazione dei corpi idrici. - Il miglioramento delle condizioni di sicurezza idraulica e recupero degli spazi di mobilità dei corsi d’acqua, attraverso: interventi di recupero morfologico, miglioramento della capacità di espansione e laminazione nel corridoio fluviale, manutenzione, consolidamento e adeguamento del sistema arginale, rafforzamento della conoscenza per la gestione del rischio residuale di inondazione. - La rinaturalizzaione e la valorizzazione ambientale, attraverso : il rafforzamento del sistema primario e secondario della rete ecologica con interventi di rinaturalizzazione zione e di deframmentazione ecologica; il recupero in chiave ecologica delle aree di cava, interventi di bonifica di aree e siti inquinati come le discariche, ecc. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 b.3 Le componenti di completamento, che comprendono gli elementi di connessione sia del territorio extraurbano, sia di quello urbano, per i quali dovranno essere indicate azioni che garantiscano la connessione tra le altre componenti della rete. Riguardano: - le aree a verde e le aree a servizi di progetto (verde a servizi previste dai PRG e le aree destinate alla cessione pubblica all’interno degli ambiti di trasformazione con destinazione residenziale e per attività); - le fasce di ambientazione stradale previste lungo le principali infrastrutture in progetto sul territorio (si tratta ad esempio di elementi lineari di completamento della rete ecologica come ad esempio la costituzione di viali alberati di completamento lungo le principali direttrici di ingresso viario ai sistemi urbani principali, lungo le strade urbane di nuova costruzione all’interno dei quartieri di nuova edificazione), ecc.; - i corridoi e i varchi ecologici (l’individuazione di elementi di continuità ambientale ed ecologica, di separazione tra i diversi sistemi insediativi e di connessione tra ambienti diversi). c. Previsione di operazioni di compensazione ambientale, di valorizzazione paesaggistica degli insediamenti Con la Variante Normativa al PTCP si è promosso l’inserimento nelle politiche di sviluppo e nei piani urbanistici del concetto di compensazione ambientale e di Depositi Verdi finalizzati al rafforzamento della Rete Ecologica Provinciale e alla realizzazione di aree verdi all’interno degli insediamenti. Si rimanda all’All.4 delle NTA per l’Abaco delle Misure di Compensazione e al paragrafo “Buone Pratiche e gli indirizzi per la riqualificazione Paesistica -Ambientale del territorio provinciale”. Pagina 316 di 359 COPIA a) Strumenti Normativi d. Previsione di progetti specifici di valorizzazione paesaggistica Al Progetto Strategico si chiede la predisposizione di uno studio conoscitivo relativo alla catalogazione strutturale paesaggistica ed al funzionamento ecologico dei paesaggi agrari. L’analisi avrà le seguenti finalità: costituire un inventario dei paesaggi agrari organizzati secondo le tipologie individuate su basi paesistiche, ecologiche e storiche; individuare il loro valore ecologico e il loro funzionamento strutturale; suggerire criteri orientativi per la loro conservazione e gestione ecologica e paesistica; sviluppare i principi e le indicazioni del Progetto della Provincia “Campo aperto”. Il Progetto Strategico dovrà inoltre proporre una pianificazione parallela ed integrativa rispetto a quella di livello urbanistico-paesistico, fornendo indirizzi per un corretto uso del territorio agricolo e naturale, ma anche spunti per una riprogettazione più sostenibile del paesaggio agrario, da attuarsi con metodi che vanno dalla protezione degli aspetti di naturalità ancora presenti, alla rinaturalizzazione delle sponde dei corsi d'acqua, all'impianto di siepi e filari, alla pianificazione forestale e agraria finalizzata alla riproduzione delle risorse ambientali. Dovrà inoltre richiedere ai comuni la definizione all’interno dei loro strumenti urbanistici di specifici indirizzi paesistico territoriali qualitativi, soprattutto con riferimento alla crescita residenziale. Lo scopo è quello di contrastare il consumo di suolo e di favorire interventi di sostituzione o di trasformazione edilizia degli edifici esistenti o attraverso completamenti edilizi aventi il fine di compattare e uniformare, anche qualitativamente, il sistema dei centri e dei nuclei esistenti. In tale direzione, la Variante Normativa al PTCP fornisce gli strumenti ai Comuni per la formulazione di ipotesi di sviluppo capaci di proteggere e di valorizzare il territorio rurale. Gli Studi di approfondimento che si segnalano in questa fase, sono: - lo Studio di approfondimento propedeutico alla predisposizione del Piano Paesaggistico della Val Fino e Valle del Piomba. - lo Studio di approfondimento propedeutico alla predisposizione del Piano Paesaggistico della Collina Costiera - lo Studio di approfondimento propedeutico alla predisposizione del corridoio paesaggistico e ambientale della nuova SS16. A proposito di questo ultimo Studio, si ritiene utile evitare da un lato un ulteriore aggravamento delle condizioni ambientali e paesaggistiche della città adriatica, e dall’altro migliorare la situazione esistente. Il corridoio ambientale della SS16 potrebbe, infatti, contribuire, con opportuni interventi di valorizzazione ecologica, ad un aumento del grado di biodiversità del territorio della città adriatica e diventare un’ulteriore opportunità di diramazione della rete delle piste ciclabili e delle strade verdi, che dovrebbero percorrere il sistema degli spazi verdi periurbani. La costruzione e la gestione del Progetto Strategico “Paesaggio e Reti ecologiche” L’elaborazione del Progetto Strategico “Paesaggio e Reti ecologiche ” dovrà definire gli strumenti per la realizzazione della rete; nella seguente trattazione si vogliono indicare alcuni aspetti da considerare nel progetto, distinti in: a) strumenti normativi; b) strumenti di incentivo; c) strumenti di concertazione e partecipazione; d) strumenti di educazione e formazione; e) strumenti finanziari. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Strumenti di Scala locale Gli strumenti normativi locali concorrono in prima istanza alla determinazione della fattibilità degli interventi, relativi alla rete ecologica. Si tratta di strumenti impositivi, che richiamati dalla Variante Normativa al PTCP nella forma di compensazioni ambientali, mitigazioni e depositi verdi, e recepiti nella strumentazione urbanistica ordinaria e nella strumentazione di Settore (PRG; Piani del Traffico, Piani acustici), costituiscono lo strumento più semplice in mano alle pubbliche amministrazioni per perseguire il processo di realizzazione della rete ecologica provinciale. Allo scopo di promuovere una riqualificazione integrata del territorio, la Variante normativa al PTCP, prevede che ogni trasformazione che si opera sul territorio debba essere oggetto di una compensazione ambientale. A tal fine all’art. 21 bis “Depositi verdi” prevede, che i comuni possano individuare delle aree pubbliche, a basso valore ecologico, da destinare ad interventi di miglioramento ambientale ed ecologico. Tali aree, individuate dal soggetto pubblico con riferimento alle esigenze di miglioramento paesistico-ambientale ed ecologico di lungo periodo, contribuiscono a definire un’deposito verde locale’, nel quale il richiedente di un titolo trasformativo che non si si trovi nella condizione di poter provvedere autonomamente al rispetto dei requisiti di compensazione ambientale, può localizzare l’intervento compensativo concordato con l’Amministrazione. Il comune a tal fine dovrà dotarsi di un Regolamento comunale redatto sulla base dell’Allegato n.4 alle NTA “Abaco delle Opere di Compensazione”. Altri strumenti in mano ai comuni che possono prevedere interventi in favore della rete ecologica provinciale sono i Regolamenti Edilizi, che costituiscono una possibilità concreta per i comuni di armonizzare il costruito con le componenti ambientali all’intorno tutelando o creando, le reti ecologiche. A tal riguardo il Piano Strategico Provinciale individua un Repertorio di Indirizzi per la riqualificazione Paesistica Ambientale del territorio provinciale. Altri strumenti in grado di favorire la costruzione della Rete Ecologica Provinciale sono: i Regolamenti di Polizia Rurale che riguardano aspetti cruciali per i potenziali elementi della rete ecologica (pratiche agricole, messa a dimora di alberi, taglio delle piante, manutenzione irrigue) e che possono contribuire allo sviluppo della rete; i Regolamenti del verde Urbano, per la realizzazione della rete ecologica in ambito urbano. Piani d’Area per le Aree Protette Nella Provincia di Teramo sono presenti il Parco Nazionale del Gran Sasso-Laga; alcune Riserve naturali, quali: la Riserva Naturale Guidata dei Calanchi di Atri; la Riserva Naturale Guidata del Borsacchio; la Riserva Naturale Controllata Castel Cerreto; il Parco Territoriale Attrezzato Fiume Vomano; il Parco Territoriale Attrezzato del Torrente Fiumetto. Sono inoltre individuate le seguenti Aree marine di reperimento previste dall’art. 36 della legge 394/91: il Parco Marino del Piceno; il Parco Marino Torre di Cerrano. Le aree protette costituiscono aree di riferimento della rete ecologica e la loro pianificazione è mirata alla tutela dei beni naturali, culturali e paesistici propri dei Parchi stessi. La normativa d’area è prevalente sulla pianificazione comunale e provinciale. L’aspetto più importante, in questo caso, diventa l’effettiva integrazione con le politiche comunali e provinciali per le zone di rete ecologica, dentro e fuori le aree protette con un coordinamento che dovrebbe essere garantito dalla partecipazione degli Enti Gestori dei Parchi alla stesura del Progetto della Rete Ecologica Provinciale. Consorzi Irrigui I Consorzi Irrigui e i loro regolamenti devono essere coinvolti in prima persona nella redazione del progetto di Rete Ecologica Provinciale, allo scopo di contribuire a recuperare la funzionalità dei corridoi ecologici fluviali. L’ATO N.5 Teramano e il Consorzio di Bonifica Nord Laga-Tordino, sono coinvolti, ad esempio, nella costruzione del Contratto di Fiume per il Tordino, che costituisce un modello per la risoluzione di problemi di competenze e per una razionale ed unitaria pianificazione del bacino idrografico. Tale modello potrà essere esteso anche ad altri Bacini Fluviali Provinciali. Pagina 317 di 359 COPIA b) Strumenti di incentivo Stabilita l’intenzione di realizzare una rete ecologica è impensabile ottenere risultati concreti, efficaci e duraturi utilizzando soltanto strumenti di vincolo e di imposizione. In linea generale, per buona parte degli strumenti normativo/gestionali di realizzazione della rete, è possibile calibrare un rapporto imposizione - accordo - incentivo, ovvero la misura di quanto si potrà o dovrà fare ricorso all’uno o all’altro approccio. Spesso, infatti, anche nell’imposizione di un’azione, è possibile ricavare uno spazio per facilitazioni, incentivi o altri coinvolgimenti vantaggiosi per i destinatari di provvedimenti dell’amministrazione, che possono rendere più confortevole l’opportunità di adeguarsi ad essi. D’altra parte l’adozione di incentivi deve essere accompagnata da misure di controllo/imposizione che assicurino il rispetto delle richieste e il raggiungimento degli obiettivi delle misure. Di seguito si elencano alcune possibili misure di incentivo: - semplice coinvolgimento e sensibilizzazione sulle motivazioni della richiesta di impegni ad intervenire sulla mitigazione e il miglioramento ambientale-paesistico e sensibilizzazione degli agricoltori verso il paesaggio e il territorio (es. salute, benessere psichico, qualità della vita ecc.). Questa azione è efficace nel caso di strumenti nei quali vi è imposizione da parte dell’autorità verso un soggetto territoriale e può servire per facilitare l’accettazione dell’imposizione medesima; - coinvolgimento, certificazione, assistenza tecnica alla progettazione di impianti a verde, sempre in risposta a una imposizione; l’autorità, o un altro soggetto in sua vece, può fornire, in cambio, questi servizi gratuitamente o con ampie facilitazioni; - recuperi di volumi di edificabilità in cambio di ampliamento di superfici a verde; - sgravio sugli oneri di urbanizzazione in caso di ristrutturazione o cambiamento di destinazione d’uso, in cambio di ampliamento di superfici a verde; - incentivi economici una tantum, in caso di disponibilità di fondi esterni (europei, ministeriali, sovracomunali), con cofinanziamento locale; - misure agroambientali del Piano di Sviluppo Rurale, che consentono di ottenere la base finanziaria per interventi di miglioramento ambientale nell’ambito del comparto agricolo; l’adozione da parte dell’amministrazione locale di indirizzi di realizzazione di reti ecologiche può creare una vocazione territoriale che poi facilita l’orientamento dei finanziamenti del PSR verso questo obiettivo; - incentivazione e promozione dei processi di certificazione ambientale delle aziende (EMAS, ISO 14000), con prescrizioni di inserimento ambientale e paesistico degli edifici: è una strategia basata interamente su meccanismi di incentivo e controllo e costituisce il mezzo più noto nell’approccio proattivo delle aziende al miglioramento ecologico dei loro processi. Permette in sostanza agli imprenditori, consapevoli dell’importanza di una corretta gestione dell’ambiente, di mettersi in evidenza e sfruttare a fini competitivi i virtuosi comportamenti che ne derivano. c) Strumenti di concertazione e partecipazione La partecipazione di tutti i cittadini è considerata elemento imprescindibile di tutte le politiche ambientali di nuova generazione, sia per garantire che l’ambiente, bene innegabilmente globale, venga gestito attraverso un processo democratico “dal basso”, sia per poter analizzare e risolvere gli eventuali conflitti che potrebbero sorgere tra diversi portatori di interessi nella prospettiva di una decisione che li riguardi e, quindi, accelerare il processo di realizzazione degli interventi. Tra gli strumenti concertativi si citano brevemente quelli ritenuti più idonei: - Consorzi agrari, irrigui o di bonifica Sono enti con varia personalità giuridica o associazioni di agricoltori che gestiscono servizi legati rispettivamente all’agricoltura o all’approvvigionamento idrico per l’irrigazione. Sono organismi in grado di costituire sede naturale di concertazione tra imprenditori agricoli e che quindi possono recepire PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 o promuovere, di concerto con le amministrazioni, nuove politiche di gestione della risorsa idrica o delle sponde dei canali. - Contratti territoriali Forme di sottoscrizione stipulate ad hoc tra soggetti territoriali pubblici e privati, nei quali si condividono gli obiettivi e si stabiliscono impegni reciproci, in genere le amministrazioni offrono incentivi in cambio di impegni da parte dei privati ad adottare determinate pratiche: il contenuto dei contratti può essere di diverso tipo e quindi lo strumento si presta per l’implementazione di politiche territoriali innovative. - Conferenze dei servizi Le conferenze dei servizi per opere di interesse pubblico (Legge n. 241/90), sono la sede ideale delle amministrazioni per richiedere prescrizioni particolari in occasione di progetti che possano incidere sulle reti ecologiche. Si tratta però di processi che coinvolgono soltanto gli Enti chiamati ad un pronunciamento istituzionale: sarebbe opportuno che questi, portassero alla conferenza obiettivi già in precedenza condivisi con attori non istituzionali del territorio. Inoltre i margini per prescrizioni di tipo ambientale possono essere a volte contenuti a causa di limiti tecnologici o culturali dei progettisti o delle imprese. - Facilitazione diretta da parte di professionisti o enti competenti Esistono molti professionisti, singoli o affiliati ad associazioni ed altri enti, che hanno sviluppato competenze per la facilitazione e la mediazione in processi di progettazione e pianificazione partecipata. L’impiego di tali figure professionali è importante per una gestione del processo partecipativo nell’ambito di alcuni degli strumenti sopra riportati, poiché la semplice competenza tecnico scientifica non è sufficiente ad innestare il processo di cambiamento culturale necessario. d) Strumenti di educazione e formazione Gli strumenti educativi e di sensibilizzazione, costituiscono un impegno fondamentale e trasversale a tutte le azioni che muovono in direzione del miglioramento della qualità ambientale e quindi anche della realizzazione di reti ecologiche. La sensibilità ambientale ad ogni livello non è ancora sufficientemente matura perché la materia della riqualificazione del nostro territorio diventi un interesse prioritario o almeno di pari livello rispetto a quelli settoriali, dello sviluppo economico, della salute, dell’ordine sociale e di tutti quelli ad essi collegati. Eppure è ormai riconosciuto lo stretto legame esistente tra cultura e degrado ambientale. L’investimento in questo senso è quindi necessario e, come gli aspetti tecnici, deve essere previsto, pianificato e progettato, poiché il reale cambiamento nell’operare dipende da una radicale modifica di pensiero e conoscenza rispetto alle dinamiche e ai principi naturali. Le reti ecologiche coinvolgono una sfera di argomenti assai ampia, in pratica tutta l’ecologia a livello di comunità, l’impatto ambientale, gli studi sul paesaggio, la fisionomia del territorio e gli agenti che la modificano, la pianificazione ecc. L’educazione e la formazione su queste tematiche ha la duplice valenza di fornire da un lato contenuti, spesso relegati agli addetti ai lavori, e dall’altro attivare un percorso cognitivo di educazione alla persona e formazione di una mentalità ecologica13. Si elencano alcuni degli aspetti centrali di un’azione educativa sul tema delle reti ecologiche: - il valore della convivenza tra l’uomo e gli altri organismi che abitano il territorio e hanno necessità di utilizzarne lo spazio; - le interrelazioni tra i fenomeni e la rete dei viventi come condizione imprescindibile per la vita; - la complessità e la capacità di gestire l’imprevisto; - il valore della diversità biologica e culturale; - l’importanza della continuità ambientale e della buona disponibilità di ambienti idonei per le specie selvatiche autoctone; - l’importanza della leggibilità e della qualità paesistica per l’uomo, per il suo equilibrio psichico, per la sua salute e per la qualità della vita; - la biodiversità in senso lato e la sua importanza per il mantenimento dei processi vitali per l’uomo e per le altre specie; - l’erosione degli habitat seminaturali, la frammentazione territoriale, il degrado del paesaggio e le sue cause e l’impatto negativo che queste hanno sulla biodiversità; Pagina 318 di 359 COPIA - il consumo di suolo e i rischi di desertificazione; - l’importanza dei corridoi fluviali, gli impatti su di essi e le possibilità di riqualificazione; - le reti ecologiche e le relative politiche e interventi di riduzione dell’impatto; - la connessione di ambienti dalle piante nel giardino di casa fino alle bioregioni. Il riferimento a livello nazionale e quindi regionale14 per la creazione di progetti o iniziative di educazione ambientale è rappresentato dalla Rete INFEA (INFormazione Educazione Ambientale), nata da un programma del Ministero dell'Ambiente finalizzato a diffondere sul territorio strutture di informazione, formazione ed educazione ambientale. Gli interventi formativi assumono rilevante importanza se rivolti alle imprese, ai tecnici, agli amministratori, in quanto soggetti con grande potere rispetto alle scelte di intervento e gestione del territorio. Strumenti finanziari Per realizzare gli interventi è fondamentale individuare le possibili fonti di finanziamento. Ad oggi è raro che vi siano sufficienti risorse economiche specificatamente dedicate alla realizzazione di reti ecologiche. In genere essa deve essere affidata al concorso di più fonti di finanziamento che si riferiscono a politiche settoriali anche molto lontane fra loro, che devono essere coordinate e ricondotte all’obiettivo comune della rete ecologica. Si ricordano alcune di queste fonti: - vari Programmi UE, come: IPA, INTERREG, IPA Adriatico - aiuti UE previsti dai Piani di Sviluppo Rurale; - fondi regionali per le aree protette; - fondi (regionali ecc.) per il risanamento delle acque, per gli affinamenti a valle di - impianti di depurazione o per l’abbattimento dell’inquinamento diffuso; - inserimenti ambientali di opere edili (lottizzazioni, recuperi urbani, centri commerciali, ecc.) possibilmente mediante préverdissement; - inserimenti ambientali di infrastrutture trasportistiche; - mitigazioni di opere soggette a VIA; - compensazioni ambientali per opere soggette a VIA mediante realizzazione di nuove - unità ecosistemiche di interesse; - recuperi di cave discariche, cantieri; - bonifiche di siti contaminati; - miglioramenti ambientali previsti dalla legislazione venatoria; - miglioramenti ambientali previsti dalla legislazione sulla pesca; - sponsorizzazioni private; - fondi per i progetti di Agenda XXI; - intese istituzionali Stato-Regioni (CIPE); - fondi sociali europei per la formazione. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 319 di 359 COPIA PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 320 di 359 COPIA 5.3.3. Una Nuova Agricoltura Il sistema agroalimentare teramano poggia la propria competitività su alcuni pilastri: la qualità del prodotto vinicolo (con la presenza di un ulteriore DOC, il Controguerra, oltre agli ormai classici Trebbiano, Cerasuolo e Montepulciano d’Abruzzo), la qualità dell’olivicoltura, con la caratterizzazione dell’olio DOP Pretuziano delle Colline Teramane, la coltura degli ortaggi, tipica della Val Vomano e il vivaismo. Il futuro dell’agricoltura provinciale, tuttavia, non è più legato solo alla produzione di materie prime per l’alimentazione, ma anche alla sua centralità nella tutela dell’ambiente e del territorio, a beneficio di tutti. Oltre alla qualità delle produzioni, le altre risorse del settore sono, infatti: i paesaggi e l’identità culturale. La volontà espressa dal territorio di costituire ben due distretti agroalimentari di qualità, risponde alla necessità/opportunità di sviluppare proficue sinergie tra produzione, salvaguardia dell’ambiente, tutela e valorizzazione del paesaggio al fine di promuovere una agricoltura multifunzionale che sia in grado di innalzare il reddito dell’attività primaria. Il primo Distretto, per il quale è stato firmato un Accordo Quadro nel 2008, comprende 21 Comuni della Val Vibrata, della Val Tordino e della Val Vomano ed alcuni comuni costieri. All’interno del Distretto sono state individuate 5 filiere: quella vitivinicola, quella oli-olearia, quella zootecnica, quella ittica e quella ortofrutticola. L’obiettivo è quello di raggiungere e rendere riconoscibile sui mercati una “eccellenza produttiva” fortemente collegata ad un territorio, quello teramano. Tale obiettivo è raggiungibile: integrando la filiera rurale con quella agroalimentare, stimolando la collaborazione fra le grandi aziende di trasformazione presenti sul territorio - che possono realizzare linee di nicchia usando il prodotto locale - e i piccoli produttori; sostenendo l’agricoltura di qualità con i sistemi di certificazione; realizzando, anche grazie all’Università e all’Istituto Zooprofilattico, un sistema di formazione continua degli addetti. Il secondo Distretto “TERRE VESTINE” abbraccia alcuni comuni della Provincia di Pescara e i comuni collinari della Val Fino in Provincia di Teramo. Alla luce dello scenario evolutivo in atto e delle peculiarità che contraddistinguono il settore agroalimentare e rurale provinciale, gli obiettivi e gli indirizzi strategici cui tendere e a cui il PTCP dovrà far riferimento sono così identificati: -consolidare e rafforzare la competitività delle imprese e delle relative attività e produzioni agroalimentari; -tutelare e valorizzare le risorse strategiche naturali e paesaggistiche; -sviluppare i servizi, le infrastrutture e le reti relazionali in ambito rurale tra e per le imprese e con la collettività locale; Strategie di intervento Ognuno degli obiettivi sopra individuati può essere declinato in una pluralità di strategie d’intervento: a. Consolidare e rafforzare la competitività delle imprese e delle relative attività e produzioni agroalimentari Il mantenimento di un’attività agricole sul territorio in grado di autosostenersi economicamente è condizione necessaria per garantire quel circolo virtuoso finalizzato a garantire un vantaggio competitivo per le produzioni locali e rendere “vivo” il sistema rurale provinciale. In particolare, per quanto riguarda i singoli comparti produttivi, lo studio di fattibilità per il Distretto Agroalimentare della Provincia di Teramo individua i seguenti indirizzi strategici: - innalzamento della qualità delle produzioni, diversificazione quanti/qualitativa delle produzioni, posizionamento o riposizionamento dei prodotti su nuovi segmenti di mercato, creazione di un’immagine e di una identità territoriale; - stimolare la crescita delle aziende verso la “cultura d’impresa” e la cooperazione; PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 - promozione di interventi tecnico-finanziari volti alla diffusione dell’innovazione, definizione di adeguate politiche di sicurezza e di origine dei prodotti (tracciabilita, controlli, rispetto disciplinari di produzione, ecc.); - potenziamento della visibilita del “prodotto-territorio” (marketing territoriale), definizione di adeguate politiche di comunicazione (interna ed esterna); organizzazione di efficienti ed efficaci servizi tecnici (interventi agronomici, difesa fitosanitaria, ecc.); - promozione della filiera corta, in modo da permettere ai consumatori di acquistare generi alimentari direttamente dai produttori mettendo in primo piano il rapporto diretto fra chi produce e chi consuma al fine di realizzare sia importanti vantaggi di tipo socio-economici sia vantaggi in termini di riduzione di impatto ambientale; - previsione di show-room dei prodotti tipici del territorio in corrispondenza dei punti di maggiore accessibilità del territorio provinciale (caselli autostradali, centri costieri), con l’obiettivo di promuovere le aziende locali e gli itinerari tematici e del paesaggio del territorio rurale; - previsione di laboratori del gusto in stretto collegamento con le Scuole alberghiere e di “case vinicole” del territorio. b. Tutelare e valorizzare le risorse strategiche naturali e paesaggistiche In maniera complementare a quella precedente, questa strategia d’intervento è finalizzata a mantenere ed incrementare il patrimonio naturale e paesaggistico di cui gode il sistema rurale teramano. In considerazione di tali finalità, gli ambiti di intervento collegati all’obiettivo suddetto riguardano: - la lotta al consumo di suolo nel territorio agricolo; - l’affermazione di produzioni biologiche e a basso impatto ambientale ( favorire l’aggregazione dell’offerta, sviluppare la vendita diretta, ecc.); - la valorizzazione delle risorse strategiche naturali (boschi, foreste, acqua, suolo). Favorire gli interventi di difesa del suolo e dell’assetto idrogeologico, anche mediante l’imboschimento in zone non produttive al fine di mitigare i mutamenti climatici; - la conservazione della biodiversità vegetale ed animale, contrasto alle lavorazioni agricole troppo intensive che riducono la produttività agricola; - la promozione di uso razionale e rispettoso dell’ambiente mediante interventi finalizzati a migliorare l’efficienza energetica e la produzione di energia da fonti rinnovabili, a sostenere l’utilizzo razionale e il risparmio delle risorse idriche, a sviluppare l’utilizzo di biomasse. Grande attenzione dovrà però essere riservata alla perdita di produttività del territorio agricolo derivante da tali nuovi destinazioni e l’impatto sul paesaggio; - la valorizzazione degli investimenti produttivi e strumentali dell’attività agricola che contestualmente attivano processi di risparmio energetico ed idrico ( ad esempio, nella ristrutturazione o costruzione di capannoni agricoli o altri impianti, valorizzare gli investimenti che contemporaneamente installano pannelli fotovoltaici e per il recupero delle acque piovane, ecc.) - la valorizzazione ed incentivazione di attività agricole multifunzionali in grado di generare ricadute positive sul paesaggio e sulla difesa del territorio ( manutenzione dei fossi di scolo, cura delle siepi, reintroduzione di tecniche di lavorazione tradizionali, ecc.); - favorire l’istituzione di parchi agricoli, delle attività agrituristiche e dell’albergo diffuso con l’obiettivo di coniugare la diffusione di attività agricole multifunzionali con la promozione di buone pratiche atte a promuovere: l’attività agricola quale presidio del territorio, il recupero e la riqualificazione del patrimonio rurale di interesse storico-testimoniale in abbandono. Andranno in particolare incoraggiate le proposte relative alla istituzione di: - Parchi Agricoli-Paesaggistici della collina costiera, con l’obiettivo di contrastare il consumo di suolo, di valorizzare le promozioni locali e di promuovere un modello turistico innovativo rispetto a quello più tradizionale legato all’attività di balneazione; - Parchi Agricoli delle colline intermedie, con l’obiettivo di incoraggiare la permanenza della popolazione nel territorio rurale e nei centri storici minori, attraverso la diversificazione delle attività Pagina 321 di 359 COPIA agricole, lo sviluppo e la tutela del patrimonio storico minore, delle produzioni artigianali e l’affermazione del modello turistico dell’albergo diffuso; In entrambe queste proposte potrà essere implementato il Progetto Campo Aperto relativo al recupero degli edifici rurali predisposto dalla Provincia di Teramo. - Favorire l’attivazione di itinerari turistici finalizzati alla promozione delle produzioni di qualità, delle tipicità e del paesaggio. c. Sviluppare i servizi, le infrastrutture e le reti relazionali in ambito rurale tra e per le imprese e con la collettività locale - L’agricoltura per la propria sopravvivenza e competitività richiede un sistema territoriale organizzato ed economicamente forte, dotato di servizi ed infrastrutture. E’ per questo che occorre: - favorire lo sviluppo di centri interaziendali comuni (ad esempio di vallata) per le lavorazione e la commercializzazione dei prodotti agricoli ed alimentari ( cantine sociali, frantoi, ecc.); - sviluppare forme di agricoltura sociale soprattutto in prossimità dei centri urbani principali; - favorire l’assistenza tecnica e la consulenza alle imprese agricole, soprattutto in merito ai mercati di sbocco e alle potenzialità commerciali dei prodotti locali; - sviluppare accordi con gli operatori turistici e commerciali per la promozione, diffusione e commercializzazione delle produzioni agroalimentari locali e per la promozione di itinerari tematici. L’inserimento delle produzioni locali nei circuiti dell’offerta turistica potrà determinare un sempre maggiore coinvolgimento di tutti gli operatori economici e turistici alla creazione e promozione del prodotto turistico locale. In particolare si fa riferimento alle strutture ricettive, alberghi, ristoranti tipici, enoteche, negozi di artigiani etc.; - favorire uno sviluppo della logistica per essere al centro dei traffici non solo locali, ma anche nazionali ed internazionali; - sviluppare progetti innovativi nel settore agroalimentare con l’obiettivo di trasferire le conoscenza delle università e dei centri di ricerca in progetti aziendali. - il miglioramento delle infrastrutture (idriche, energetiche e di accesso) per l'agricoltura: - l’inadeguatezza infrastrutturale del settore agricolo sia per quanto riguarda il rifornimento idrico ed energetico sia per quanto riguarda la carenza delle infrastrutture di accesso all’acqua determina la necessità di individuare azioni di miglioramento e potenziamento di tutte le infrastrutture del comparto per garantire una maggiore efficienza del settore e una riduzione dei costi. - previsione del Polo agroalimentare a Mosciano Sant’Angelo e di un centro per la logistica al servizio dell’agricoltura in prossimità dell’Autoporto di Roseto degli Abruzzi. - mettere in atto disposizioni specifiche concernenti il funzionamento amministrativo comunale, in tema di bilancio, controllo di gestione, programmazione delle opere pubbliche, promozione delle forme associative intercomunali. - promuovere e attivare Pacchetti Integrati di Localizzazione per attrarre nuovi abitanti nei territori marginali, inclusi gli immigrati, attraverso la messa a disposizione a condizioni di vantaggio di immobili pubblici e privati non utilizzati da destinare ad attività produttive (artigianato, turismo, servizi, etc.), terreni e case rurali non utilizzati da destinare ad attività agricole, forestali e di turismo rurale; - disporre incentivi finanziari e "premi di insediamento" a favore di coloro che trasferiscono la residenza e/o la sede di lavoro, pongono in essere interventi di recupero del patrimonio abitativo, ovvero avviino un' attivita economica, nei piccoli comuni; - promuovere il turismo attraverso la messa a punto di itinerari di turismo ecologico, culturale e enogastronomico per aree omogenee. - realizzare laboratori artistici e culturali per i giovani, in collegamento con Istituti d’Arte, Accademie Musicali, che comprenderanno anche attività estive di stage; promuovere attività di ricerca e alta formazione nei Comuni, in cui le Università potrebbero essere incentivate a localizzare ricerche e corsi di alta formazione su tematiche legate alle risorse ambientali e culturali dei territori; - premiare la "pluriattività" da parte dei coltivatori diretti per lavorazioni di sistemazione e manutenzione del territorio. La costruzione e la gestione del Progetto Strategico “Una Nuova Agricoltura”: l’opportunità dei Contratti di Paesaggio e dei Contratti di Fiume Nell’ambito delle politiche per lo sviluppo del territorio rurale i Contratti di Fiume e i Contratti di Paesaggio rappresentano modelli di governance e gestione territoriali basati su di un approccio integrato e partecipato . L’obiettivo di questi nuovi strumenti è la redazione di un quadro metaprogettuale unitario che prefiguri azioni progettuali concrete volte alla ricomposizione del territorio, secondo un disegno coerente e sostenibile delle aree naturali e rurali. Garantire concretezza alle proposte progettuali individuate significa verificarne la coerenza e le possibilità d’integrazione con le trasformazioni già in atto sul territorio, con gli strumenti di pianificazione e di regolamentazione delle attività e soprattutto sviluppare adeguate forme di partecipazione dei cittadini al processo progettuale. Per la partecipazione, considerata un obiettivo di contenuto oltre che di metodo, è fondamentale il coinvolgimento delle parti sociali nelle fasi di vera e propria costruzione del progetto, nell’analisi conoscitiva e interpretativa dei problemi territoriali e nella definizione delle scelte progettuali. Si rimanda al Paragrafo”Contratti di paesaggio e contratti di fiume “ per l’illustrazione delle potenzialità di questi strumenti di programmazione negoziata. d. Mettere in atto politiche strutturali in favore delle aree agricole collinari e dei piccoli comuni collinari dove più forti sono le problematiche causate dallo spopolamento Si dovranno tenere presenti due finalità generali: - ridurre i fattori di espulsione della popolazione residente; - potenziare i fattori di attrazione di nuove attività e abitanti. - A questo proposito, occorre elaborare un piano complessivo di politiche per i comuni e le aree interne, che pongano le condizioni per: - il mantenimento di un'adeguata rete di servizi territoriali; - migliorare le infrastrutture a rete e i servizi maggiormente “sensibili” ai fini della qualità della vita (servizi sanitari, servizi scolastici, servizi per il tempo libero e le attività sportive, sevizi telematici, etc.); - la salvaguardia e recupero di beni culturali, storici e artistici e librari; - favorire interventi di valorizzazione del paesaggio; - la realizzazione di centri multifunzionali per l'espletamento dei servizi ambientali, energetici, scolastici, postali, artigianali, turistici, di comunicazione, di volontariato, culturali, commerciali e di sicurezza; PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 322 di 359 COPIA PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 323 di 359 COPIA 5.3.4. Produzione e sviluppo L’industrializzazione e la diffusa presenza della piccola e media impresa rappresentano i punti di forza basilari della struttura produttiva della Provincia di Teramo, ma la specializzazione territoriale dell’industria si è concentrata su pochi comparti maturi oggi in crisi per effetto della crescente competitività esterna sul costo del lavoro. Principali punti di debolezza dell’intero sistema sono: l’insufficiente grado di internazionalizzazione, le carenze nell’organizzazione distrettuale, la scarsa dotazione di servizi, la scarsa propensione alla innovazione tecnologica e all’efficienza energetica, la concentrazione della domanda di lavoro su segmenti qualitativi medio-bassi e la conseguente emigrazione del lavoro qualificato. In questo quadro generale profondamente mutato, oggi si impone un cambio di rotta, in grado di operare delle scelte per favorire il riassetto del sistema produttivo provinciale, tale da favorire il superamento del modello delle aree industriali “tradizionali”, coniugando l’obiettivo delle “salvaguardia ambientale” con la “competitività” delle imprese. Nel lungo periodo, il disegno strategico previsto dal Documento Preliminare del PTCT prevede: a) la diversificazione della specializzazione produttiva con una divisione territoriale del lavoro più articolata, tale da operare una scelta tra le aree a più forte capacità di sviluppo e più dinamiche da quelle con una dimensione più locale; b) la polarizzazione di nuove esigenze localizzative solo in ambiti produttivi di rilievo sovracomunale; c) la qualificazione del tessuto produttivo esistente e delle nuove realizzazioni ricorrendo al modello delle APEA; d) il contenimento e la riduzione del consumo di suolo, favorendo al contempo operazioni di rifunzionalizzazione delle aree in via di dismissione o già dismesse; e) l’attivazione di processi di perequazione territoriale connessi all’attuazione dei nuovi ambiti di rilievo sovracomunale; f) lo sviluppo di sinergie del settore produttivo con l’Università e gli Istituti di Ricerca, utilizzando le competenze scientifiche presenti nel polo universitario teramano e in centri come l’Istituto Zooprofilattico che possono garantire una solida base alle attività di ricerca e a percorsi formativi professionali; g) la predisposizione di operazioni di marketing territoriale. Strategie di intervento a. Favorire la specializzazione produttiva L’obiettivo di una progressiva specializzazione delle attività produttive può essere sostenuto e incoraggiato attraverso: - la redazione di strumenti regolativi delle procedure di insediamento tali da introdurre meccanismi di premialità in grado di favorire le aziende impegnate nel perseguimento dell’autosufficienza energetica, nell’utilizzo di fonti alternative o che presentino piani industriali tali da privilegiare processi e prodotti innovativi e prevedendo forme di incentivazione che “fidelizzino”l’impresa rispetto al territorio; - la realizzazione di politiche pubbliche che favoriscano la possibilità di istituire consorzi o organismi di gestione di fondi da investire erogando specifiche linee di credito ad imprese effettivamente disposte ad elevare il livello qualitativo delle produzioni (tecnologia e innovazione) e a consorziarsi con altre per realizzare economie di scala e contenimento dei consumi di suolo, di carichi urbanistici o per condividere impianti funzionali al contenimento delle immissioni inquinanti nell’ambiente. Queste politiche d’intervento andranno calibrate con riferimento alle peculiarità dei diversi subsistemi che articolano il territorio provinciale. In particolare le specificità del sub-sistema Vibrata, in relazione al PTCP, appaiono legate alla diversificazione settoriale dell’industria e alla innovazione/internazionalizzazione. Per il primo aspetto, sintomi incoraggianti sembrano manifestarsi nel comparto metalmeccanico avanzato, mentre l’export del comparto abbigliamento può essere sostenuto solo da una migliore qualità delle produzioni. Per il subsistema Tordino, la specializzazione produttiva è legata all’istituzione del “Distretto agroalimentare di qualità”, quale progetto di territorio che si dovrà avvalere della diffusa presenza di attività terziarie e centri di ricerca (fra cui, a Teramo, l’Istituto Zooprofilattico “G. Caporale”. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 L’assetto produttivo della Val Vomano, finora largamente spontaneo, richiede un riassetto organizzativo mirato agli obiettivi dell’innovazione e internazionalizzazione. Ad esso vanno accompagnati il recupero urbanistico e il consolidamento dell’asse insediativo sotto il profilo dell’offerta di servizi, sia alle famiglie che alle imprese. Di particolare interesse è la promozione del settore agroalimentare con la presenza di alcune aziende storiche di trasformazione dei prodotti agricoli e della pesca all’interno di un territorio vocato alla produzione agricola di qualità e alle attività vivaistiche. In tal senso andranno sviluppate sinergie con il Distretto agro-alimentare della Val Tordino, al fine di promuovere politiche comuni o addirittura allargare il territorio del Distretto. Nel caso della Val Fino, il sistema produttivo oggi in difficoltà ma legato ad alcune importanti localizzazioni produttive decentrate dal polo pescarese (occhialeria), andrebbe affiancato da attività terziarie di rango medio-superiore (servizi alle imprese, professionali, di ricerca e sviluppo). b. Razionalizzazione e potenziamento del sistema delle “dotazioni territoriali” al servizio delle aree produttive La proposta progettuale del PTCP risiede nell’idea che l’intero sistema produttivo provinciale debba essere servito e reso agevolmente raggiungibile da un sistema infrastrutturale che eviti di intersecarsi con quello di servizio agli insediamenti a destinazione residenziale. In tale disegno strategico va completato il telaio infrastrutturale provinciale e va sostenuta l’intermodalità, attraverso: - il completamento della direttrice trasversale a scorrimento veloce (Teramo-Mare); - la realizzazione della nuova SS150 da Val Vomano alla SS16; - il completamento della pedemontana Marche- Abruzzo; - il potenziamento e messa in sicurezza delle SS 259 in Val Vibrata; - l’ attivazione dell’autoporto regionale di Roseto degli Abruzzi; - il collegamento autoporto di Roseto con la zona industriale di Pineto-Atri –Cellino mediante una Ponte sul Vomano; - il collegamento tra aree industriali Val Vomano-Val Tordino; - l’ adeguamento della strada provinciale lungo Fino; - la realizzazione di un nuovo casello autostradale della A14 nei pressi della intersezione con la strada del fondovalle del Salinello; - la realizzazione di un centro per la logistica al servizio del commercio e di attività commerciali nel nodo di Mosciano Sant’Angelo; - il potenziamento della tratta ferroviaria Teramo-Giulianova; - il potenziamento delle infrastrutture portuali a servizio della Pesca e del diportismo nautico nei porti di Giulianova e Roseto degli Abruzzi; - la riforma dei settori di gestione idrica e smaltimento dei rifiuti. c. Prevedere nuovi insediamenti produttivi esclusivamente nelle APEA, riqualificazione delle aree esistenti progressivamente in APEA, delocalizzazione/ cancellazione previsioni urbanistiche in aree fragili e sensibili. Attraverso una ricognizione approfondita delle aree produttive esistenti e di quelle di previsione all’interno degli strumenti urbanistici comunali, andrà operata la scelta di polarizzare le nuove esigenze insediative in ambiti produttivi di rilievo sovra comunale anche in una logica di riduzione del consumo di suolo. Sia nel caso di nuovi previsioni che di conferma e completamento delle aree esistenti, il modello di riferimento è quello delle APEA (Aree produttive ecologicamente attrezzate). Le APEA sono aree produttive sostenibili in termini ambientali e gestionali per favorire e attrarre l’insediamento e lo sviluppo di attività produttive e commerciali, innovative e di ricerca. Esse si basano su: - promozione della mobilità sostenibile, garantendo salute e qualità della vita, rafforzando il trasporto pubblico locale con priorità ambientali, controllando il livello di inquinamento acustico ambientale; - promozione della qualità urbana, aumentando la qualità e la fruibilità degli spazi aperti pubblici e del paesaggio promovendo una nuova cultura della riqualificazione territoriale; Pagina 324 di 359 COPIA - riduzione del consumo di risorse, riduzione delle emissioni climalteranti, valorizzando le possibilità di innovazione, garantendo servizi ambientali adeguati; - rafforzamento della raccolta differenziata e recupero promuovendo comportamenti di consumo più sostenibili; - promozione e diffusione di tecnologie pulite, di sistemi di gestione certificati. Il modello delle APEA, andrà applicato sia nel caso di nuovi insediamenti, ma anche nella riqualificazione e riconversione tecnologica, organizzativa e gestionale di attività già insediate e da completare. Dovrà quindi essere stabilito un accordo tra istituzioni ed imprese presenti per un programma di miglioramento progressivo delle dotazioni e delle prestazioni ambientali. Nel caso di previsioni urbanistiche di insediamenti produttivi in aree sensibili, andranno promosse azioni per il trasferimento/cancellazione dei diritti edificatori. d. Compensare fra i Comuni gli oneri e gli introiti derivanti dagli insediamenti produttivi Si dovranno attivare nuove forme di concertazione delle politiche urbanistiche relative all’insediamento di eventuali nuove aree industriali (tramite la creazione delle nuove APEA) nonché, concordare nuovi interventi di qualificazione e valorizzazione ambientale con particolare riferimento ad opere pubbliche destinate a potenziare le reti degli acquedotti, degli impianti depurativi e fognari e quelle ecologicoambientali. Sia ai fini dell’equità distributiva, sia ai fini di eliminare nella gestione del territorio gli effetti della concorrenza fra i Comuni stessi in materia di offerta insediativa, si dovranno attivare forme di perequazione territoriale, volte alla costituzione e gestione di un fondo di compensazione finanziato con le risorse derivanti ai Comuni dagli oneri di urbanizzazione secondari e terziari, dai contributi relativi al costo di costruzione e dall’IMU dei nuovi insediamenti produttivi commerciali e terziari nonché da ulteriori eventuali risorse di altri Enti. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 325 di 359 COPIA 5.3.5. Turismi Strategie di intervento La più recente riforma della legislazione nazionale nel settore del turismo è la legge 29/03/01 n.135 ha costituito per il legislatore italiano una occasione di operare una riforma globale in materia. La nuova legge, attraverso lo strumento del decentramento e l’applicazione del principio di sussidiarietà si propone di innovare profondamente i meccanismi di funzionamento del sistema turistico nel suo complesso, con l’obiettivo di aumentare soggetti e risorse a disposizione per gli interventi e di rendere stabile e funzionale la collaborazione fra ambito pubblico e privato. Molte sono le novità introdotte dalla nuova legge quadro basti pensare che, per la prima volta, nell’art.1, comma si elabora la locuzione “politica del turismo” intesa come promozione del settore attraverso interventi quali l’informazione, la conoscenza del territorio, l’appetibilità delle strutture ricettive e ricreative e il sostegno a processi di organizzazione “dal basso” ispirati ad una logica di integrazione e di cooperazione. La legge quadro, prevedendo la costituzione di Sistemi turistici locali, riconosce l'utilità di una interrelazione tra tutte le variabili che operano nel turismo, auspicando la promozione e la valorizzazione delle identità locali tramite l’attività di programmazione dal “basso”. La creazione di sistemi turistici locali parte, infatti, dal coinvolgimento e dall'azione coordinata di tutti gli attori locali interessati al fenomeno turistico. Tuttavia, perché un’area geografica possa definirsi STL è necessario che ogni elemento sia funzionale alla fruizione dell’altro. Solo in questo modo sarà possibile valorizzare al meglio le attrattive del territorio e la cultura locale, ottimizzando i benefici e ripartendo più equamente i costi di mantenimento e conservazione delle risorse. La legge quadro, dunque, innova notevolmente il settore del turismo riconoscendo che i fattori territoriali sono ragione costitutiva e fondante di un sistema turistico locale e attribuendo un valore primario alla promozione e alla programmazione “dal basso” realizzata attraverso la concertazione fra pubblico e privato. A livello regionale la L.R. n. 17 del 17/05/04, le cui linee di indirizzo hanno carattere sperimentale e sono quindi soggette a revisione in relazione allo stato di attuazione, per quanto qui di interesse si pone, tra altre, le seguenti finalità: - sviluppare economicamente e tutelare in modo omogeneo l’intero territorio, per integrare e valorizzare le risorse ambientali, i beni culturali, i prodotti artigianali ed enogastronomici, gli eventi e le manifestazioni; - valorizzare il ruolo delle comunità locali per uno sviluppo turistico sostenibile che tuteli e valorizzi l’ambiente ed il paesaggio; - favorire processi di destagionalizzazione; - ruolo d’impulso per migliorare i collegamenti sul territorio; - accrescere la professionalità degli operatori, la qualità dell’accoglienza e dell’informazione turistica; - sostenere la riqualificazione delle imprese turistiche, promuovere marchi di qualità ambientale e l’adeguamento alle norme di sicurezza Sistemi Turistici Locali. Tuttavia, la decisione che un territorio abbia effettive prospettive di sviluppo turistico può avvenire solo attraverso un’analisi seria e puntuale delle caratteristiche di tale territorio, delle sue potenzialità, delle condizioni in cui versa, delle esigenze della comunità che vi abita, e delle prospettive e tendenze che il mercato presenta. Fondamentale, quindi, è la presenza di un “capitale turistico” in grado di alimentare le motivazioni che sono alla base di un viaggio - il più delle volte legate alla ricerca di un ambiente diverso da quello usuale in cui si vive – e che risiede nelle diverse componenti e caratteristiche ambientali di cui dispone una destinazione potenziale (naturale, storico-artistico e culturale, enogastronomico, infrastrutturale e ricettivo). La visione guida di un progetto territoriale legato al turismo non può pertanto che orientare verso la riscoperta e la tutela del “capitale” ambientale esistente, inteso nelle sue diverse componenti, e ad incrementarne il valore attraverso l’innovazione e la costituzione di un adeguato sistema territoriale capace di garantirne la fruizione. In questo senso il turismo, anziché generare enclave monofunzionali, può partecipare alla costruzione di prassi e spazi eterogenei, in cui sono garantiti l’integrazione e la sovrapposizione di usi quotidiani e turistici. a. Rafforzare il Sistema Turistico Teramano PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Al fine di supportare il Sistema Turistico Teramano sarà strategico definire progetti di promozione e sviluppo turistico tesi a conferire un’ immagine unitaria del territorio ed a creare sinergie con i soggetti economici attivi, agevolando ed incentivando la costituzione di reti tra operatori di diverse aree su progetti comuni di promozione. La globalizzazione in atto e la frammentazione della filiera produttiva hanno infatti determinato un nuovo orientamento del mercato che porta al bisogno di maggiore flessibilità e ad alternare competizione e cooperazione. In questo scenario, per quanto qui attiene, appare utile ricordare che la visione che il turista ha di un sistema turistico in genere “è fornita dai servizi che gli vengono offerti e dei quali si avvale e ne coglie la validità solo quando si rende conto che tutto funziona.” In questo senso, nel mercato turistico odierno è di fondamentale importanza che un territorio disponga di un sistema di servizi e di strutture ricettive diversificate in base alla tipologia alberghiera (per livelli di prezzi, ricettività specializzata, offerta alberghiera di nicchia, localizzazione della struttura, ecc.) e a quella extralberghiera (agriturismo, b&b, case vacanze, campeggi, ecc.) in grado di rispondere alle diverse esigenze dei clienti. In questo senso, appare strategico che il territorio provinciale venga ben organizzato in modo che il cliente lo percepisca come accogliente ed ospitale, ed in grado di rispondere prontamente alle sue richieste. a.1 Infrastrutture Il territorio provinciale si è detto, occupa una posizione strategica in quanto funge da cerniera fra l’Abruzzo e le Marche, tra la costa e la montagna. Questa collocazione geografica, in prospettiva di un futuro sviluppo turistico, richiede che il Sistema sia dotato di un’efficiente dotazione infrastrutturale che permetta ai potenziali flussi turistici di giungere e spostarsi agevolmente. Il sistema migliore per raggiungere il territorio teramano e di muoversi al suo interno è la rete stradale: esso è attraversato dall’ autostrada A14 e da strade principali e secondarie che lo collegano all’interno, lungo la costa, ai principali centri urbani. Sarà quindi necessario implementare il sistema di trasporto pubblico e privato per dare maggiore fruibilità a tutto il territorio. a.2 Strutture ricettive Per quanto attiene più specificamente le dotazioni turistiche che il Sistema deve offrire per lo sviluppo del settore, nell’evidenziare la presenza di un buon numero di strutture ricettive e di posti letto si ritiene necessario puntare su azioni di miglioramento della qualità dei servizi offerti. Inoltre, pur essendo presenti nel territorio eventi e strutture per lo svago e l’intrattenimento, si ravvisa la necessità di creare un’offerta integrata delle risorse e delle manifestazioni di carattere culturale con l’obiettivo di destagionalizzare i flussi turistici. a.3 Sistema produttivo Le filiere produttive del distretto esprimono una quota rilevante del settore manifatturiero della regione e, partendo da una solida tradizione artigiana, può contare su una pluridecennale esperienza di produzione, oltre ad un elevato livello qualitativo ed un ampia gamma di tipologie di prodotti. Sarà necessario individuare forme innovative di integrazione tra i flussi turistici e sistema produttivo finalizzate alla promozione dei beni prodotti nel territorio. b. Integrazione dei prodotti turistici Il prodotto turistico integrato è rappresentato da quattro opportunità legate al territorio: Il sistema dei parchi archeologici e degli itinerari turistico-culturali, la rete dei prodotti enogastronomici, rete dei percorsi naturalistici. Pagina 326 di 359 COPIA b.1 Il Sistema dei parchi archeologici e degli itinerari turistico-culturali Il territorio provinciale è caratterizzato da un paesaggio e da una rete di insediamenti diversificato, dove le caratteristiche geomorfologiche dell’area – la montagna, la zona pedemontana, le valli fluviali e l’area costiera - hanno influenzato sin dall’antichità i processi di antropizzazione, sfruttamento delle risorse e rete insediativa. Le peculiari caratteristiche dei diversi ambiti affondano le radici in un passato remoto di cui il territorio è ricco di tracce e testimonianze, spesso sottovalutate. Diverse zone del teramano, infatti, conservano un inestimabile patrimonio archeologico e storico-culturale non ancora debitamente valutato come risorsa turistica ed economica. Al contrario, una consapevole sinergia di enti su un territorio così ricco può realizzare, attraverso la ricerca e la valorizzazione dei beni archeologici e culturali, una rete turistica che utilizzi le risorse archeologiche e storico-architettoniche, accanto a quelle ambientali ed enogastronomiche, rivolgendosi ad un turismo diversificato. Oltre a diventare un’ulteriore attrazione per i villeggianti estivi sulla costa o in montagna , potrebbe richiamare un “turismo archeologico” e\o una mobilità legata a specifici percorsi didattici, che, oltre ad essere un naturale richiamo per le scuole del territorio, si rivolgano anche al “turismo scolastico” dei viaggi di istruzione. Strategica si ritiene quindi la definizione di un sistema diffuso di Parchi Archeologici e di Itinerari turistico-culturali che potrebbe assumere come assi portanti le antiche vie consolari, oltre che una rete di nuclei sparsi sul restante territorio. Sin dall’antichità gli insediamenti umani e la viabilità ad essi legata sono in stretta relazione con la morfologia del territorio e con le sue possibilità di sviluppo antropico e sfruttamento delle risorse. scoperta, con itinerari, percorsi ed attività all’aria aperta che vanno dalla montagna fino all’Adriatico, oppure la scoperta dei suoi magnifici borghi nell'entroterra e dei siti storico-archeologici. La varietà degli ambienti naturali è data anche dalla presenza di importanti corsi d’acqua , di ampie distese boschive, di estese aree coltivate e da una grande diversità di specie vegetali ed animali. La risorsa ambientale è, quindi, una importante potenzialità di sviluppo del sistema su cui puntare per creare un prodotto turistico di qualità mediante la messa in valore di alcuni degli elementi presenti sul territorio. La definizione di itinerari e percorsi naturalistici capaci di fornire indicazioni e suggerimenti sulle modalità di fruizione del territorio naturalistico –ambientale, costituisce altresì un’opportunità per il territorio di integrare l’offerta agroalimentare con quella turistica. Attraverso la ricognizione e catalogazione delle risorse esistenti, volta a censire le attrattive e le risorse del territorio presenti e/o da potenziare, nonché i servizi di agevolazione alla fruizione delle stesse risorse, si ritiene strategico quindi definire una rete provinciale di itinerari, in modo da individuare le necessarie azioni per agevolarne la percorribilità - in auto come in moto, scooter o a cavallo o in bicicletta o a piedi – e per assicurare la opportuna dotazione di servizi al turista in presenza di punti/aree di sosta suggestivi e/o panoramici per le valenze ambientali e culturali. Si ritiene che la predisposizione di un’offerta strutturata di itinerari fin dal breve periodo permetterà una maggiore fruibilità del territorio, un aumento d’interesse nei confronti dell’area, un incremento della ricettività e della ristorazione ed un aumento dei prodotti tipici venduti, soprattutto se i servizi sono ubicati lungo i percorsi. b.2 La rete dei prodotti enogastronomici In tempi recenti il legame tra prodotto e territorio è diventato da un punto di vista turistico sempre più indissolubile e per quanto qui attiene non può che riflettersi sulle scelte strategiche di sviluppo territoriale. I prodotti “tipici” fanno parte dell’immaginario dei turisti amplificando l’immagine e la notorietà di un territorio che spesso attribuisce loro una sorta di valore aggiunto legato più alle emozioni che alle prestazioni che un luogo può offrire. I territori che possono vantare un’immagine di naturalità e genuinità possono ben trasferire questi valori anche nei loro prodotti esaltando quel concetto di genuinità tanto ricercato dai consumatori/turisti e che può diventare un traino dell’economia turistica. Il successo della rete dell’enogastronomia e dei prodotti turistici che ne derivano dipende da alcuni fattori: - la capacità di un territorio di distinguersi attraverso il rafforzamento della propria identità e la valorizzazione di tutti gli elementi che la compongono; - la capacità della rete di elevare in modo continuo gli standard qualitativi, di fare economie di scala, di incrementare i rapporti di collaborazione e cooperazione, oltre che di rafforzare e qualificare l’immagine del territorio; - definire una declinazione di principi della filiera enogastronomica con l’obiettivo di ricercare, descrivere valorizzare gli elementi che possono dare un valore aggiunto in termini competitivi quali: l’autenticità, unicità e tipicità del prodotto enogastronomico; la sua identità ed appartenenza al sistema territoriale ed ambientale come risposta alle aspettative del cliente e come garanzia di qualità; sicurezza e d efficienza del sistema territoriale quale ulteriore garanzia per la soddisfazione del turista enogastronomico; capacità emozionale ed evocativa dei luoghi. Il discorso sulle potenzialità turistiche del patrimonio ambientale si lega quindi strettamente alla realtà delle produzioni agricole . La produzione nel territorio di queste tipicità, le cui genuinità e qualità sono sostenute e promosse da tutti i comuni, ha un ruolo molto importante per lo sviluppo del Sistema poiché anche attraverso la valorizzazione di tali prodotti il territorio può essere competitivo in ambito nazionale ed internazionale. A tal fine sarà necessario garantire il perdurare delle tradizioni agricole tutelando e valorizzando il territorio rurale anche mediante forme innovative di integrazione tra la produzione primaria ed il settore turistico. c. I territori interni come luoghi dell’innovazione turistica b.3 Definizione del sistema dei percorsi naturalistici La provincia di Teramo, come l’Abruzzo, è un territorio verde per eccellenza che offre al viaggiatore un ventaglio unico di possibilità ed attrattive turistiche e consente di avere diversi approcci di visita e di PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 I territori dei Parchi e delle Riserve sono i luoghi ove mantenere la vita rurale, tutelare e valorizzare il patrimonio agricolo ed ecologico. Il potenziale economico di queste aree agricole è destinato ad essere rafforzato da attività complementari, il turismo, in primo luogo, di cui va tracciato uno sviluppo più qualitativo e maggiormente diffuso sul territorio. L'ambizione di uno sviluppo sostenibile di questi territori dovrebbe essere rafforzata attraverso la definizione di interventi delle risorse idriche e delle risorse energetiche, lo sviluppo di un sistema di trasporto efficiente a modalità collettiva, un più efficace controllo dell'urbanizzazione e la minimizzazione dei rischi. Inoltre, la differenza tra i flussi turistici della costa e quelli delle aree interne -misurati in particolare dalla distribuzione della domanda turistica –suggeriscono la necessità di rafforzare i legami di solidarietà tra le aree più dinamiche e quelle in cui ancora stenta ad affermarsi la valorizzazione delle risorse patrimoniali, naturali e antropiche. In particolare, il patrimonio abitativo dei borghi potrebbe rappresentare un’offerta valida non solo rispetto alla domanda di seconde case. Un nuovo mercato abitativo primario potrebbe rappresentare un valido presidio di tutela. Le aree interne devono ampliare la gamma delle attività compatibili con le basilari funzioni di tutela degli ecosistemi rurali e naturali. Politiche di re-ingresso di residenti stabili nei borghi potrebbero dare luogo ad interventi esemplari di residenzialità alternativa alla dispersione urbana e all’ulteriore consumo di suolo. A questo proposito, occorre favorire l’attuazione del Progetto Borghi, al fine di: - rendere disponibile l’enorme patrimonio immobiliare inutilizzato nei centri storici montani, ampliando e qualificando l’ospitalità già disponibile e allo stesso tempo disincentivando la costruzione di nuove costruzioni in aree paesaggisticamente delicate; - valorizzare l’enorme patrimonio naturalistico e paesaggistico provinciale attraverso l’individuazione e la messa a sistema di un sistema di sentieri, percorsi naturalistici, percorsi culturali, trekking – sia esistenti che da realizzare ex novo; - coinvolgere direttamente, nella gestione sia della ricettività che dell’escursionismo, le famiglie che vogliono mettere a disposizione i posti letto, le associazioni e i gruppi locali per gli aspetti legati all’escursionismo; - valorizzare le produzioni tipiche locali sia alimentari che artigianali; Pagina 327 di 359 COPIA - mettere a sistema la rete costituita dai centri storici e dai percorsi naturalistico-culturali, attraverso la costituzione di un marchio provinciale dell’ospitalità diffusa da utilizzare come strumento di promozione nei circuiti internazionali del turismo responsabile; - incoraggiare il contatto tra paesi, ampliando la capacità di risonanza e di mobilitazione delle iniziative dal basso; - valorizzare il più possibile le energie sociali già disponibili, tra cui gruppi culturali, pro loco, associazioni, cooperative; - mobilitare i saperi sociali e le competenze diffuse, tra cui il sapere dei pastori, dei contadini, degli artigiani e delle casalinghe nel produrre beni e servizi. La soluzione possibile per far “partire “ il Progetto Borghi “ è individuata nel ricorso strutturale a logiche di azione di tipo contrattuale, riferite a progetti integrati, a “contratti di paesaggio”, sviluppati e condivisi dagli attori interessati, nel rispetto di alcuni criteri di fondo: -strutturare intese formalizzate – dai protocolli preliminari ai programmi operativi impegnativi per i sottoscrittori – per dare attuazione a piani di sviluppo che coniughino gli obiettivi di tutela degli spazi naturali e le misure di sviluppo turistico, economico e residenziale delle aree sottoposte a tutela, in condizioni di rigoroso rispetto dei principi di sostenibilità; - associare a dette intese la più ampia platea di attori pubblici e privati, rappresentativi delle molteplici dimensioni che assume la gestione di questi spazi: le istituzioni locali, gli enti di governo degli spazi protetti, gli operatori economici, i gestori degli impianti turistici, gli imprenditori della filiera agroalimentare, le associazioni per la protezione dell’ambiente, i proprietari del patrimonio edilizio tradizionale. -verificare di volta in volta la congruenza ovvero le criticità tra la “geografia della tutela” e la “geografia dei progetti”. Ferma restando la perimetrazione stabilita dai vigenti strumenti di tutela delle aree protette, è possibile se non probabile che un dato progetto di sviluppo disegni il suo proprio spazio di azione, autonomo e indipendente da quello amministrativo fissato dagli strumenti di pianificazione. In tale evenienza, uno degli oggetti dell’intesa deve riguardare i modi di governo e di superamento attivo di tale criticità. In questo caso la Conferenza di Pianificazione può costituire un utile strumento per superare i limiti dei confini amministrativi. d. Marketing territoriale Le nuove frontiere della competitività e della sostenibilità dello sviluppo passano necessariamente attraverso adeguate politiche territoriali di promozione economica e sociale che puntano ad incrementare la qualità della vita e l'attrazione di investimenti e capitali attraverso la valorizzazione delle potenzialità espresse e latenti del sistema provinciale. In questi scenari il marketing territoriale rappresenta uno strumento necessario per raccordare offerta territoriale (aree, servizi pubblici, componenti materiali ed immateriali del territorio) e domanda territoriale (fabbisogni di servizi e infrastrutture da parte di residenti, imprese interne, investitori esterni, turisti). In particolare la nuova sfida si gioca in gran parte sul binomio prodotto-territorio, sulla capacità cioè di: - rafforzare la differenziazione della produzione a partire dalle specificità territoriali; - sostenere la competitività delle imprese attraverso un sistema di economie di localizzazione; - comunicare il territorio grazie ad attente e elaborate forme di marketing territoriale. Il processo di sviluppo del settore turistico dovrà quindi coinvolgere tanti e diversi tipi di attori presenti sul territorio. Uno degli effetti di tale processo è lo stimolo allo sviluppo dell’associazionismo locale che porterà a interessanti e costruttive forme di collaborazione su diversi piani. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 328 di 359 COPIA PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 329 di 359 COPIA 5.3.6. Dotazioni territoriali e gestioni dei servizi Il processo di continuo sviluppo delle reti di relazioni che si è realizzato negli ultimi decenni anche nella nostra provincia e che è in via di completamento, è sicuramente tra gli elementi che giocano un ruolo primario sulla qualità della vita, sulle capacità di relazione tra i cittadini, sullo sviluppo economico e turistico del territorio. Tuttavia collegare i territori e le persone non significa solamente assicurare buone interconnessioni di trasporti intermodali ma anche fornire un adeguato accesso ad una molteplicità di servizi che vanno dall’istruzione, all’assistenza sanitaria, all’energia, alla ricerca e all’impresa, alla gestione dei rifiuti. Se, infatti, il miglioramento della rete viaria ha modificato profondamente i tradizionali rapporti tra centro e periferia, tra città e campagna, tra aree costiere ed aree montane, generando modelli di vita, di lavoro, e di consumo molto simili tra chi abita nei centri urbani e chi trova casa nelle aree esterne, occorre ancora fare molto, cercando di promuovere: - il riequilibrio tra territori forti e deboli. Perseguire il riequilibrio territoriale tra le aree urbane “forti” (il capoluogo e i principali centri costieri e di valle) e i territori “deboli” delle aree montane, attraverso l’individuazione di una struttura reticolare policentrica in termini di servizi, infrastrutture, opportunità di sviluppo e qualità della vita; - la riduzione del gap nelle opportunità di accesso ai servizi. Garantire l’accessibilità ai servizi essenziali anche dalle aree marginali e svantaggiate, non solo mediante il potenziamento delle infrastrutture, ma soprattutto attraverso l’ottimizzazione della rete di trasporto pubblico e la diffusione di tecnologie per la gestione delle connessioni a banda larga, il decentramento dei servizi di base e l’implementazione dei servizi qualificati connessi alle risorse locali; - la riscoperta e rivitalizzazione dei territori montani. Ridurre lo spopolamento dei territori montani e favorire il presidio del territorio attraverso una qualificata offerta insediativa per le popolazioni residenti e per le nuove famiglie giovani, anche mediante nuove iniziative imprenditoriali compatibili con le specificità locali e aumentando l’attrattività turistica; - le risorse territoriali e ambientali. Contenere il consumo di suolo e la frammentazione degli ecosistemi indirizzando le scelte di sviluppo in aree già infrastrutturate e introducendo azioni di mitigazione e adattamento e di ottimizzazione delle risorse. Strategie di intervento Per realizzare questi obiettivi il PTCP dovrà innanzi tutto: a. Individuare polarità urbane di diverso grado e con diversa funzione che potranno essere utilizzate come supporto sia alla pianificazione pubblica, in quanto concorreranno a garantire la presenza delle funzioni di servizio relative ai diversi livelli gerarchici, sia all’iniziativa privata in quanto rivelatrice delle possibilità imprenditoriali più conformi alle vocazioni del territorio; b. Limitare la duplicazione e la polverizzazione delle funzioni di livello sovra-comunale per le quali l'efficienza dipende dall'esistenza di una struttura a rete e garantire lo sviluppo equilibrato della rete dei servizi sovra-comunali. d. Promuovere la gestione unitaria dei servizi di scala provinciale e di ambito al fine di rendere più visibili i benefici delle economie di scala, senza limitare l’autonomia e la capacità di rappresentanza degli interessi e dei bisogni sociali di tutte le comunità locali. Tra le polarità urbane, sulla base di indicatori di tipo qualitativo (qualità/ potenzialità del territorio) e sulla base di indicatori quantitativi ( accessibilità, presenza di servizi di eccellenza, ecc.), il PTCP dovrà individuare per l’erogazione ottimale dei servizi: i Poli attrattori provinciali e i Poli d’ambito. Nel caso dei “Poli attrattori provinciali”, l’intento è quello di favorire politiche e scelte che portano al potenziamento e allo sviluppo dei servizi di livello superiore nelle principali polarità urbane, poiché strategicamente necessari allo sviluppo sia dell’intera provincia, sia dei circondari e delle diverse parti in cui si articola il sistema socio-economico teramano. I “Poli d’ambito”, sono invece polarità urbane strategiche per ciascuno dei 5 ambiti territoriali individuati, nei quali accentrare differenti tipologie di servizi, al fine di creare “polarità” di scala minore in grado di raggiungere un bacino d’utenza efficiente e di garantire l’abbassamento dei tempi di raggiungibilità. Oltre ai Poli erogatori di servizi alla cittadinanza, il Piano Provinciale dovrà individuare “Poli Specialistici semplici o integrati” per l’ottimizzazione di funzioni altamente specializzate, quali: - Polo/i tecnologici e poli della ricerca, nell’accezione di centri gravitazionali e propulsori delle filiere produttive artigianali ed industriali e del comparto agro-alimentare; - Poli turistici, con l’obiettivo di decentrare funzioni fino ad oggi esclusive di alcuni territori, in altri territori che potranno assumere il ruolo di nuove “polarità di sviluppo”. In entrambi i casi l’obiettivo è quello di avviare un processo di specializzazione che potrà soddisfare meglio le esigenze delle economie locali; è questo ad esempio il caso dei Poli del turismo verde e del turismo religioso che andranno ad integrare le proposte e l’offerta turistica dei poli turistici legati al turismo balneare. - Polo dell’Energia e dell’Ambiente in grado di operare prevalentemente nella realizzazione di filiere dell’ agroenergia, dell’edilizia sostenibile e delle fonti energetiche rinnovabili e che metta a fattore comune una serie d’interventi di innovazione presenti nel territorio e riconducibili al tema dell’ambiente, tanto nella sua dimensione naturale quanto inteso come spazio abitato. Si potrà pertanto attivare una logica di rete volta a stimolare ed accrescere l’innovazione promuovendo l’interazione tra mondo della ricerca e mondo delle imprese; la creazione del polo potrà inoltre favorire la nascita e l’insediamento di imprese innovative o la “ristrutturazione” di quelle esistenti nell’ottica dell’innovazione e del risparmio energetico, garantendo, altresì, lo sviluppo di innovazione tecnologica di prodotto e di processo e l’adozione di un modello di business basato sull’integrazione di edilizia sostenibile, gestione intelligente del territorio ed energie rinnovabili. La valorizzazione del ruolo della Provincia nel governo strategico dei servizi essenziali alla popolazione, come quelli idrici, energetici, di nettezza urbana e trasporti, è una priorità per il nostro territorio. E’, infatti, da ritenere strategica la definizione di misure di coordinamento per sviluppare sinergie tra le esperienze esistenti ed elaborare ed affinare strategie comuni per il governo di questi servizi, nella consapevolezza che sempre più ogni singola amministrazione dovrà preoccuparsi non tanto dell’efficienza dei “propri servizi” quanto dell’efficienza della “rete dei servizi”. Nella gestione unitaria dei servizi, la gestione dei rifiuti occupa uno spazio di primo piano. Oltre alle funzioni stabilite per legge nei Piani di Rifiuti, il PTCP dovrà contribuire ad elaborare una mappa delle localizzazioni degli impianti di trattamento e smaltimento che risponda ad un principio di efficienza e di contrasto al consumo di suolo, evitando soluzioni localizzative di scala esclusivamente comunale. c. Garantire – anche mediante dispositivi di perequazione territoriale – uno statuto urbanistico particolare alle polarità urbane selezionate. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Pagina 330 di 359 COPIA 6. LE REGOLE DELLA TRASFORMAZIONE 6.1 Nuove regole e buone pratiche per il dimensionamento e la riqualificazione degli insediamenti residenziali Le Norme Tecniche di Attuazione del PTC di Teramo, tuttora vigente, sono corredate da un Allegato (il primo) che detta gli Indirizzi per il dimensionamento degli strumenti urbanistici comunali e fissa, per ogni singola Unità Insediativa e per ciascun Comune, le superfici massime che potranno essere destinate ad accogliere “l’incremento residenziale per fabbisogni insorgenti e pregressi, dedotta l’offerta determinata dal recupero dell’esistente e (tenuto conto) dell’incremento aggiuntivo determinato dalla domanda di residenzialità turistica”. Il nuovo Piano Strategico, e soprattutto la variante normativa al PTC vigente, non ha ritenuto opportuno provvedere all’aggiornamento di una stima che pure era stata effettuata su dati di oltre vent’anni fa non solo perché la congiuntura attuale rende assai problematica qualunque previsione in questa materia, ma soprattutto in quanto la decisione di indirizzare le politiche di piano verso il contenimento del consumo di suolo ha suggerito di modificare radicalmente l’approccio nei confronti del dimensionamento delle aree di trasformazione destinate alla residenza. A seguito di questo cambio di paradigma verranno di seguito affrontate alcune questioni comunque rilevanti, atte ad orientare l’elaborazione dei nuovi strumenti urbanistici comunali relativamente alla corretta perimetrazione degli insediamenti urbani esistenti, che potranno essere articolati univocamente in ambiti costruiti densi e in ambiti in transizione, e che dovranno essere chiaramente distinti dal territorio libero non urbanizzato. Inoltre verranno fornite alcune indicazioni atte a migliorare la qualità paesaggistica della pianificazione locale che, in accordo con la decisione del Piano Strategico di stimolare l’attivazione di un processo continuo di apprendimento collettivo, potranno essere ulteriormente implementate dalla Provincia come base di un dialogo fruttuoso tra amministratori, comunità locali e progettisti che operano alle diverse scale. 6.1.a Consumo di suolo e classificazione delle aree urbanizzate Per quanto concerne il tema della perimetrazione delle aree urbanizzate, è previsto che ogni Comune, al momento della formazione di un nuovo strumento urbanistico generale, debba formulare una propria proposta di individuazione delle aree dense e di transizione estesa a tutto il territorio comunale, e che tale elaborato debba costituire la base per valutare i limiti e l’opportunità delle nuove espansioni urbane. Laddove limitati incrementi insediativi potranno interessare i tessuti in transizione con interventi di densificazione o di vero e proprio infilling, eventuali proposte di edificazione che sono destinate a interessare il territorio agricolo sono infatti assai discutibili, e implicano una valutazione che non potrà essere confinata al solo ambito comunale. E’ infatti a partire da questa operazione di classificazione che in sede di Conferenza di Pianificazione sarà possibile stabilire la legittimità e la sostenibilità dello scenario proposto, e si potrà decidere il ricorso a quelle procedure di co-pianificazione che saranno in grado non solo di assicurare la rispondenza delle previsioni di incremento ad una effettiva domanda abitativa – che tende sempre più spesso a interessare l’area vasta – ma anche di superare i frequenti conflitti che si determinano soprattutto lungo le aree di confine per effetto dei processi di metropolizzazione. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Per quanto la procedura che dovrà essere seguita in vista della perimetrazione delle aree urbanizzate non presenti particolari difficoltà tecniche, è tuttavia indispensabile che venga effettuata disponendo di strumenti cartografici aggiornati e su supporto digitale (in scala 1:5.000 o 1:10.000), su cui riportare una serie di informazioni relative alla consistenza e alla destinazione d’uso di edifici, manufatti e aree urbanizzate o semplicemente dedicate stabilmente ad un uso antropico. E’ dunque possibile che le amministrazioni locali non dispongano delle risorse necessarie per provvedere a questa elaborazione, e che la Provincia debba mettere a disposizione le sue strutture tecniche per predisporre un “Osservatorio sul consumo di suolo” in grado di erogare le seguenti informazioni geografiche, cartografiche e statistiche: • consumo di suolo; • attività agricole e aree boscate; • mappa dei beni culturali e ambientali; • attività produttive e commerciali; • sistema del verde; • fabbisogno abitativo; • mosaicatura dei PRG comunali, intercomunali e dei Piani di sviluppo economico e sociale; • progetti di infrastrutture; • progetti di trasformazione territoriale. 6.1.b Indirizzi e linee-guida per la riqualificazione degli insediamenti a prevalente residenziale destinazione Come è stato ampiamente argomentato in molte sezioni di questo documento, una strategia di contenimento del consumo di suolo del tipo di quella che è stata posta alla base di questo Piano Strategico non può limitarsi ad operare una netta demarcazione tra aree urbanizzate e territorio agricolo, e nemmeno può preoccuparsi semplicemente di mettere in atto una disciplina atta ad evitare, o comunque a limitare gli “sconfinamenti” tra questi due perimetri. E’ infatti evidente che una semplice ridefinizione del margine urbano, o la promozione di misure finalizzate alla “retrocessione” della capacità edificatoria da residenziale (o produttiva) ad agricola, rischiano di mettere in crisi la congruenza del disegno urbanistico, e la sua capacità di garantire l’integrazione e l’equilibrio tra le diverse destinazioni d’uso. Ne consegue l’esigenza di fare in modo che la lotta al consumo di suolo, per conseguire risultati più soddisfacenti, non debba essere disgiunta dal perseguimento di obiettivi di natura paesaggistica, in grado cioè di migliorare la qualità e le prestazioni delle aree nelle quali si concentreranno gli interventi di densificazione e/o di compensazione ecologica e/o di restituzione a usi agricoli o naturalistici di aree industriali dismesse. Le implicazioni “qualitative” delle politiche insediative che una amministrazione locale deve considerare quando mette in cantiere un nuovo strumento di pianificazione sono così numerose da non poter essere affrontate in questa sede, nemmeno in vista di una semplice delimitazione del campo che dovrà essere sottoposto ad attenta valutazione da parte del soggetto di piano. Tuttavia alcuni richiami sono ritenuti comunque necessari, se non altro per richiamare l’attenzione di amministratori e tecnici sulla “delicatezza” della materia, e sulla necessità di mettere in campo tutto l’impegno e la consapevolezza di cui si è capaci. Prendendo spunto dagli “Indirizzi per la qualità paesaggistica degli insediamenti. Buone pratiche per la pianificazione locale” che sono stati pubblicati dalla Regione Piemonte nel 2010 (e al quale si rinvia per ulteriori approfondimenti), e auspicando la predisposizione di linee guida più mirate alle caratteristiche insediative dell’area teramana, conviene segnalare la rilevanza e la delicatezza di alcuni requisiti di base che possono contribuire alla riqualificazione del paesaggio (vedi la tabella seguente) di cui è necessario tener conto nel governo del territorio soprattutto quando il contesto in cui si opera presenta significative alterazioni e inevitabili conflitti, tipici dello sviluppo impetuoso e non pianificato che ha caratterizzato le Pagina 331 di 359 COPIA trasformazioni insediative che la Provincia di Teramo ha attraversato negli scorsi decenni. Si pensi ad esempio alle differenti e contrastanti implicazioni di interventi di trasformazione edilizia anche di ridotta entità, che se da un lato sembrano in grado di permettere il raggiungimento della “massa critica” indispensabile per consentire la realizzazione delle dotazioni urbanistiche di base, dall’altro comportano un possibile contrasto nei confronti di politiche finalizzate alla ricostituzione di reti ambientali che sono a rischio di cancellazione. Oppure si consideri la delicatezza di iniziative che pure sembrerebbero correttamente orientate al completamento di un margine urbano in precedenza incompleto e slabbrato, ma che comportano probabili conflitti circa gli usi alternativi delle poche aree disponibili (soprattutto se non si vuole contribuire ad un aumento del consumo di suolo) per la realizzare di attrezzature o nuove centralità di rango urbano. O infine si tenga conto della competizione, che difficilmente potrà essere evitata, tra la possibilità di utilizzare i nuovi interventi di ricucitura delle “ferite” inferte dallo sprawl urbano per offrire nuove “spazialità” (come nel caso di incrementi edilizi in grado di creare nuovi spazi interclusi per usi collettivi) e programmi più estesi di rigenerazione urbana, che puntano a massimizzare le superfici permeabili o semi-permeabili, e che dunque si propongono di ridurre il più possibile l’impronta ecologica dell’insediamento. PROVINCIA DI TERAMO Delibera CP-2014-020 del 29/05/2014 Allegato n.2 Tab. 1 Requisiti di base dell’insediamento che possono contribuire alla riqualificazione del paesaggio Aspetti d’interesse paesaggistico Requisiti di base dell’insediamento che contribuisce alla qualificazione del paesaggio Caratteri locali dell’insediamento Tener conto degli aspetti strutturanti e di quelli caratterizzanti i luoghi, nelle scelte localizzative e di morfologia dell’impianto insediativo Caratteri locali dei tipi edilizi Tener conto degli aspetti strutturanti e di quelli caratterizzanti i luoghi, nelle scelte localizzative e di morfologia dell’impianto insediativo Reti ambientali e aree aperte Tener conto delle relazioni dell’insediamento con gli spazi liberi e le reti di valore ambientale e fruitivo nel contesto, per contribuire a riequilibri ambientali e alla valorizzazione del ruolo dell’insediamento rispetto al paesaggio aperto Dimensione sovra-locale di riferimento Tener conto delle continuità delle situazioni insediative e del consolidamento d’identità paesaggistiche indipendentemente dai confini amministrativi nel riconoscimento di entità sovralocali di riferimento per i progetti e gli interventi trasformativi Aree urbane centrali Indirizzare gli interventi finalizzati a incrementare le funzionalità urbane al riuso del patrimonio costruito o al rinnovo di siti già urbanizzati, per confermare il ruolo dei centri e degli impianti urbani consolidati Sistema dello spazio pubblico Completare e qualificare il sistema a rete dello spazio pubblico, privilegiando le aree pedonali e il verde urbano e territoriale per migliorare la qualità dell’abitare, le occasioni di relazione sociale e l’identità di quartiere nelle aree periferiche Bordi urbani Indirizzare gli interventi, finalizzati ad incrementare la dotazione residenziale, a riqualificare il tessuto insediativo critiche esistenti, con operazioni di rinnovo e completamento, per assicurare la definizione di bordi urbani riconoscibili ed integrati e ridurre l’incidenza sulle aree non urbanizzate Centri in aree a dispersione insediativa Concentrare gli interventi di trasformazione per potenziare effetti di centralità nelle aree compromesse dalla dispersione insediativa, nelle aree di porta urbana o nei nodi lungo gli assi infrastrutturali, per rafforzare un sistema insediativo policentrico diffuso, riducendo ulteriori consumi di suolo Impianti produttivi Indirizzare gli interventi al rinnovo e completamento di insediamenti preesistenti favorendo la sperimentazione di modelli di insediamento e di caratterizzazione edilizia maggiormente integrati nel contesto, per migliorare la riconoscibilità, ridurre gli effetti di banalizzazione e mitigare gli impatti pregressi Infrastrutture e leggibilità del paesaggio insediativo Migliorare le relazioni tra insediamento e paesaggi del territorio aperto a partire dalla riqualificazione delle infrastrutture, per potenziare la riconoscibilità dei luoghi, la fruizione diffusa del paesaggio e la riduzione degli impatti e dei fattori deterrenti in particolare nelle aree circostanti gli insediamenti Aspetti ambientali Utilizzare i nuovi interventi per migliorare complessivamente la qualità ambientale del contesto costruito in cui si inseriscono, nella prospettiva di massimizzare la sostenibilità degli insediamenti anche preesistenti e di ridurne l’impronta ecologica Pagina 332 di 359 COPIA 6.2 Nuove regole e buone pratiche per il dimensionamento e la riqualificazione degli insediamenti produttivi La crescita diffusa e disarticolata delle aree industriali lungo le valli del nostro Paese, rappresenta oggi un problema per la dimensione del fenomeno, per la qualità dei manufatti costruiti e per la criticità del loro rapporto con i diversi ambiti ad esse contigui. Condizioni spesso associate a processi che investono simultaneamente ed in modo contraddittorio i territori economicamente più interessanti, quali l’eccessivo consumo di suolo e l’abbandono di spazi urbanizzati obsolescenti verso forme sempre più profonde di degrado, che contribuisco ad aggravare sempre più un bilancio ecologico già critico. Si tratta di caratteri di rilevanza del fenomeno, emblematici a livello nazionale e registrati anche nello specifico del territorio provinciale, che inducono a ridefinire le politiche di programmazione e gestione delle trasformazioni territoriali future e le strategie di intervento alla scala urbana ed architettonica, nel segno di un più accorto utilizzo delle risorse presenti. In questo senso è apparso opportuno elaborare alcune proposte di revisione del quadro normativo di riferimento a livello provinciale per rispondere alle questioni più emergenti quali quelle relative al sovradimensionamento delle previsioni insediative ed alla sovra-produzione di manufatti ad uso produttivo, alla scarsa qualità degli insediamenti produttivi ed alla criticità del loro rapporto con il sistema ambientale di cui sono integralmente parte. Per quanto riguarda il primo aspetto, come già evidenziato, il fenomeno del surplus previsionale ed edilizio in ambito produttivo ha trovato il suo innesco nei dispositivi normativi di incentivazione alle attività produttive proposti negli anni ’90 a livello nazionale, per esplodere in tempi recenti a causa del cortocircuito tra degenerazione dei meccanismi finanziari e congiuntura economica di crisi. Intervenire a valle di questo processo, quindi
© Copyright 2024 Paperzz