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L’arte si fa valore
ALL’INTERNO
N°2
OTT 2014
01. NOTIZIE
È NATA DOC
EDUCATIONAL
03. 30 ANNI DI QUARTETTO
DI VENEZIA
06. ANDREA PONZONI
ARTISTA A TUTTO
TONDO
07. NICONOTE MITO
UNDERGROUND
09. ASSEGNI FAMILIARI
COSA SONO E A CHI
SPETTANO
12. SPECIALE FREECOM
LA MUSICA
INDIPENDENTE DOC
COSI
VICINI
Dal 23 settembre il nuovo album
Qui Base Luna / Believe Rec. di Cristina Donà (a pag. 4)
EDITORIALE
02
È NATA
Editoriale
È nata Doc Educational
DOC EDUCATIONAL
La nuova cooperativa
del sistema Doc
rivolta ai
formatori
È
nata. È
nuova. Si
chiama
DOC EDUCATIONAL
SOCIETÁ
COOPER ATIVA
SOCIALE ed è
un’organizzazione focalizzata sul
mondo della formazione
e su tutte le attività di forte
impatto sociale. Nel corso
della prima assemblea, lo
scorso 25 luglio, i soci fondatori hanno nominato il
direttivo della cooperativa: Alessandro Sbrogiò
(Presidente), Gigi Tagliapietra (Vice Presidente),
Francesca
Annechini,
Giancarlo Bussola e Alberto Cavoli (consiglieri).
Il numero di soci Doc impegnati in attività educative in campo artistico è
cresciuto costantemente
negli ultimi tre anni, soprattutto nelle scuole di
musica e danza, che hanno fatturato 2.282.619,00
Euro nel 2013, pari a circa il 10% del fatturato
complessivo di Doc. La
cooperativa è la forma
migliore per dare tutela e dignità al variegato
mondo della formazione,
che in questo momento
storico non riceve in Italia
l’attenzione che merita.
La nuova ‘Cooperativa
Sociale’ apre grandi opportunità e spazi d’intervento per il mondo Doc e
per i suoi soci. Quando si
parla di formazione bisogna tenere presente che
i protagonisti sono molti:
i docenti che la erogano,
le istituzioni che la orga-
INDICE 02
nizzano o la offrono, i ragazzi o gli adulti che ne
usufruiscono, e ciascun
soggetto ha esigenze (in
termini di servizi) molto
specifiche, che solo una
cooperativa dedicata può
sviluppare con efficacia.
La nuova struttura, grazie
anche alla sua particolare natura giuridica, potrà
offrire ulteriori vantaggi
come l’esenzione IVA per
le attività educativo-didattiche. Gli attuali soci
Doc potranno scegliere, tra Doc Servizi e Doc
Educational, la cooperativa di appartenenza più
adatta al proprio profilo
professionale,
avendo
entrambe gli stessi costi
di adesione. Sarà comunque un processo graduale, nel corso del quale si
definiranno caso per caso
i dettagli amministrativi
e previdenziali. La sfida
è crescere, offrendo tutela e legalità ai docenti
e alle scuole, modelli organizzativi e collaborazioni con gli enti
organizzatori per
favorirne i progetti, ma soprattutto
qualità e specializzazione agli utenti, che sono i veri
protagonisti
della
nuova cooperativa.
DOC EDU intende diventare il punto di riferimento nel settore della
formazione grazie a due
elementi propri dello “stile Doc”: la passione e la
determinazione nel creare valore per i soci.
Soci
Quartetto di Venezia: 30 anni
di attività e una targa da Napolitano
“Tienti forte e lasciati andare
col dolcezza”: i laboratori teatrali di Punto in Movimento
03
03
04
Andrea Ponzoni, musicista a
06
tutto tondo
NicoNote, mito underground 06
L’arte del trasformare: Sonia
Mirandola e il recycled fa- 08
shion
In copertina: Così vicini, il
nuovo album di Cristina Donà
Novità
Terzo grado a… Gabriella
Morelli
08
Flash Cultura
L’esatta melodia dell’aria, Richard Harvell
09
Previdenza e Fisco
Assegni familiari: cosa sono e
a chi spettano
09
Il decreto cultura è legge
10
Formazione e Sicurezza
Formazione in sicurezza
10
A proposito di droni
11
Mondo Doc
Freecom, la musica indipen12
dente Doc
30 anni di attività e una targa di riconoscimento da
parte del Presidente della
Repubblica per il Quartetto
d i Ve n e z i a , e cce l l e n z a d e l l a
musica da camera italiana.
Quartetto Doc
I
l Quartetto di Venezia, alias Andrea Vio e Alberto Battiston (violini), Giancarlo Di Vacri (viola) e
Angelo Zanin (violoncello), ha festeggiato l’anno scorso i 30 anni di
attività e, per l’occasione, ha ricevuto
dal Presidente della Repubblica una
targa di riconoscimento.
Cos’ha rappresentato per voi la targa conferita dal Presidente della
Repubblica?
Andrea Vio – Credo che pochi quartetti
in Italia siano arrivati a questo importante traguardo. 30 anni di quartetto
significano moltissimo: un matrimonio
a quattro, una scelta di vita che ci ha
fatto suonare in tutto il mondo. Il nostro Presidente ha voluto sottolineare il
Suo apprezzamento e questo non può
che farci enorme piacere e stimolarci nel proseguire l’attività con sempre
maggior slancio ed entusiasmo.
Oltre trent’anni di carriera sono
un evento raro: com’è cambiato il mondo del concertismo e
della discografia in questi anni?
A. V. Fino a poco tempo fa l’Italia era
piena di stagioni concertistiche. Ora
i fondi stanziati dal governo italiano
sono sempre meno e quindi soprattutto
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Ce
livello, essere adeguatamente
supportati in ambito organizzativo
e contrattualistico?
A. V. Fondamentale. Il musicista è
sempre stato un idealista, un artista
con la testa sempre immersa nella
musica. Esattamente il contrario di
come deve essere un manager, un
organizzatore che deve occuparsi di
tutto quello che riguarda i contratti, i
rapporti con le società concertistiche,
i problemi fiscali e quant’altro. Quindi
dobbiamo solamente ringraziare Doc
per il prezioso lavoro che sta svolgendo
nell’organizzazione e nel gestire i nostri
interessi contrattuali e organizzativi.
Grazie Doc!
“Tienti forte e lasciati andare con dolcezza”
I laboratori teatrali itineranti di “Punto in Movimento”,
da Verona a Malaga, da Cape Town a NY
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le più piccole stagioni chiudono. L’Italia è piena di grandi solisti, musicisti,
orchestre, insegnanti famosi in tutto il
mondo, ma sembra che chi gestisce la
cultura non se ne renda conto.
Bruno Giuranna ha detto di voi: “Il
Quartetto di Venezia è ai vertici
della categoria e fra i pochissimi
degni di coprire il ruolo dei grandi
quartetti del passato”.
A. V. Abbiamo avuto la fortuna di studiare con importanti interpreti della
grande tradizione quartettistica europea. Vogliamo mantenere viva questa tradizione e trasmetterla ai nostri
allievi e a chi ci ascolta: è una grande
responsabilità. Sandor Vegh ha influito molto sulla nostra formazione: ha
plasmato il nostro
modo di suonare.
E poi Piero Farulli,
che ci ha dato un
impulso tecnico e
musicale molto
forte. É stato per
noi il “padre” del
Quartetto.
Q u a n t o
Importante
è, per degli
artisti del vostro
unto in Movimento è una realtà
artistica veronese che si occupa di
teatro, danza acrobatica, canto, cinema e che da più di 20 anni porta i suoi
laboratori artistico-creativi in Europa
e nel mondo: in Spagna a Malaga, in Sud
Africa a Cape Town, negli Stati Uniti a New
York City e in Gran Bretagna a Milnthorpe.
Ad agosto 2014, per il quarto anno consecutivo, Punto in Movimento ha realizzato un
laboratorio teatrale residenziale a Rincon de
la Victoria (Malaga). Al centro del progetto
l’incontro tra culture diverse, che confluiscono in una bellissima sala di flamenco messa
a disposizione per l’occasione. Il gruppo,
formato da circa quindici attori italiani e spagnoli, ha lavorato per tre giorni dal pomeriggio alla mezzanotte sulla ricerca di sé e sulla
relazione con gli altri, sull’apertura verso la
diversità e la multiculturalità. Si è accostato
all’esperienza teatrale attraverso un percorso artigianale nel quale la conoscenza non
ha vincoli scolastici e ogni individualità è riconosciuta nella sua specificità. Esercizi plastici, espressivi, acrobatici, improvvisazioni
con musica, parola, in gruppo e individuali,
con il proprio corpo al centro e l’uso di elementi, come la sabbia e l’acqua, i suoni e i
profumi, sono stati gli strumenti del cammino artistico. Ora Punto in Movimento riapre
le porte a Verona, nella sua sede storica in
Vicolo Madonnina 9 a Porta Vescovo, non a
caso nel quartiere multiculturale della città.
Da ottobre riaprono tutti i laboratori nella
sede principale di Verona.
shiftingpoint.com
03
Così vicini
04
il nuovo album di
cati alle cose e questo ci rende un po’ più deboli. Credo che ogni
tanto si debba cercare di guardarsi da fuori per decifrare certi
stati dell’anima: il perché soffriamo e il modo in cui lo facciamo.
Questo disco non è solo un intimo dialogo a due, con un figlio,
un amico, un amore, ma parla di un rapporto più grande, con
un paesaggio, con la spiritualità, con qualcuno verso cui tendere, presso il quale rifugiarsi. È la necessità di trovare un rifugio
che non venga filtrato da un mezzo, ma che sia reale.
Cristina Donà
Dal 23 settembre il nuovo album di inediti
della nostra socia Cristina Donà, pubblicato
da Qui Base Luna / Believe Rec.
D
opo quasi quattro anni di attesa, esce per QBL / Believe Rec. “Così vicini”, il nuovo album di Cristina Donà, una
delle voci più interessanti della scena musicale italiana, capace di essere tanto rock quanto lirica, tanto ruvida
quanto di una dolcezza disarmante. Dieci le tracce di questo nuovo progetto realizzato in collaborazione con
Saverio Lanza, che ne firma anche la produzione artistica, come per il precedente e fortunatissimo “Torno a casa a piedi”
(nel 2011 al quarto posto delle classifiche di download digitale e nella Top 10 degli album più venduti). Gentilissima e
generosa, al telefono ci ha raccontato un po’ di questo nuovo album
Come nasce l’album “Così vicini”?
Nasce soprattutto dall’esigenza di fare qualcosa di nuovo, di
spostarmi verso altre atmosfere. Dopo ‘Torno a casa a piedi’,
che era un disco molto colorato, vivace, ho sentito il bisogno
di “asciugare” l’espressione, sia dal punto di vista dei testi, sia
da quello della musica. Volevo provare a dire cose viscerali,
senza troppi giri pindarici. La collaborazione con Saverio Lanza è stata decisiva già per l’album precedente e ha segnato
un cambiamento di rotta importante nella mia musica: mi ha
liberata dalla paura del confronto ed ha impreziosito incredibilmente la scrittura. Partendo anche da piccoli frammenti
siamo riusciti a sviluppare un album ricco di spunti. Questa
modalità compositiva, che riguarda maggiormente i gruppi
e più di rado i cantautori, mi ha dato tantissimo. In passato,
non dovendo per forza confrontarmi con altri in fase creativa,
tendevo a seguire schemi già sperimentati che poi ho sentito
la necessità di rompere. Mi piace mettermi alla prova con modalità espressive diverse da un album all’altro.
Se dovessi descrivere la situazione in cui versa la
musica in Italia, quale delle tue canzoni ti sembrerebbe più adatta?
Chi sono i tuoi punti di riferimento musicalmente parlando?
Ho avuto la fortuna di collaborare con grandi artisti nel corso della mia carriera, sia italiani sia stranieri. I miei amici
Afterhours e in generale il rock indipendente fanno parte della
mia formazione artistica, ma se dovessi dire quali sono le mie
fonti di ispirazione, soprattutto per i testi e alcune atmosfere
musicali, direi i cantautori italiani: De André, Fossati, De Gregori con il quale ho anche collaborato, Battiato che adoro, Paolo
Conte. Uno su tutti senz’altro, Lucio Battisti.
Puoi dire qualcosa sul tour che seguirà al lancio del disco?
Il tour ufficiale partirà a fine novembre dai locali. Ma con Saverio abbiamo deciso di fare una scelta un po’ diversa per questo
disco. In ottobre faremo alcuni incontri-concerto
in duo, durante i quali racconteremo il disco,
anche per restare nel tema dell’album, ovvero “l’intimità del raccontarsi”.
Oddio…non credo ci sia una canzone specifica…
forse direi “Deliziosa abbondanza”, nel senso di
una bulimia di ascolto che ha colpito il nostro
tempo, non solo la musica in Italia. Che bisogno
c’è di avere ventimila canzoni sullo smartphone?
Quante ne ascoltiamo con attenzione? Cosa ci
arriva? Perché si permettono slogan pubblicitari che dicono “e poi tutta la musica gratis che
vuoi”? La musica pop in Italia rischia di diventare un insieme di frammenti di sottofondo senza
profondità, cosa che invece ha avuto per anni. La
disabitudine alle sfumature è un danno. Forse
solo la musica classica conserva ancora
un valore nella percezione del pubblico, mentre la musica pop mi
sembra davvero svilita.
A cosa è dovuto questo bisogno di ritrovare intimità?
Ha a che fare con l’esperienza della maternità?
Beh, senz’altro la maternità è un’esperienza forte, come la
malattia o la morte, che ti pone davanti a nuove consapevolezze. Ma in generale sono state tante esperienze a segnare la
mia percezione della realtà. In un momento in cui si dice tutto
a tutti attraverso internet e i social network – che per carità
non demonizzo, ma ho la netta sensazione che siano loro a
usare noi e non il contrario – mi piace citare una frase di Jim
Morrison: “Ciò che possiedi, ti possiede”. Siamo troppo attac-
Per seguire Cristina Donà:
www.cristinadona.it e
www.facebook.com/cristinadona
05
NicoNote mito underground
Nicoletta Magalotti, dai Violet Eves alla sperimentazione
e al clubbing, da 10 anni in Doc
06
A
Andrea Ponzoni
musicista a ‘tutto tondo’
Cinemavolta, Apo-Tech, le collaborazioni con Angela
Kinczly e Diane Peters, Loop Fest e gli allievi della Scuola
di Musica del Garda. I mille volti di Andrea Ponzoni.
T
astierista degli storici Cinemavolta,
sperimentatore
elettronico sotto il monicker
Apo-tech, complice di raffinati live
set con l’arpista australiana Diane
Peters, con la cantautrice bresciana Angela Kinczly e con il pianista
Paolo Tognola, insegnante di musica e multimedia presso la Scuola
di Musica del Garda di Desenzano
del circuito Doc Academy, produttore musicale e videomaker
con il collettivo MovieYourSound,
organizzatore di eventi come il
Loop Fest di Brescia. Tutto questo
e molto altro è il nostro socio Andrea Ponzoni.
Quali sono le esperienze a cui ti
senti maggiormente legato?
Con i PJSix, gruppo trip-hop bresciano, ho avuto l’opportunità di
aprire i concerti di Vasco Rossi,
esperienza formativa e incoraggiante. Così come il Premio Ciampi
nel 2006 con Davide Bozzoni – io
ero il produttore artistico, insieme
a D.E.D.O. – e tutte le cose fatte con
i Cinemavolta: grazie a loro sono
diventato un musicista migliore.
Per me sono una vera e propria famiglia.
Non c’è il rischio che a fare così
tante cose qualcuna riesca
meno bene?
Un proverbio greco dice che “chi ha
molte arti non ha casa”. In parte è
vero e spesso soffro perché non mi
sento facilmente catalogabile in un
unico ambito, ma la curiosità mi
porta a cambiare spesso strada.
Un artista che come te è anche
insegnante, come riesce a incanalare il naturale eclettismo
del musicista nel momento didattico in cui deve dispensare
regole?
Le regole sono fondamentali. Come
musicista se non mi fossi imposto
delle regole sarei professionalmente morto nel 1999. Questo è quello
che provo a trasmettere. Credo anche di esserci riuscito, se penso che
alcuni dei miei migliori allievi sono
diventati artisti stimati anche a livello internazionale, come BARKS,
per esempio.
Progetti nell’immediato futuro?
Ci sono in cantiere alcuni live con
il cantautore Paolo Cattaneo e un
tour in Francia con i Cinemavolta.
Mi sto occupando anche della produzione dell’esordio di Cecilia Paganini e come Apo-tech lavoro ad
un progetto Drum&Bass.
rdua impresa descrivere
l’universo artistico di Nicoletta Magalotti, meglio
nota col nome d’arte NicoNote.
Un’impresa che parte dalla wave
italiana a metà degli ‘80, anni
nei quali è frontwoman dei Violet Eves, cult band che insieme
a Litfiba e Diaframma restituisce
legittimità alla scena rock nazionale. Già questo potrebbe essere
sufficiente a evocare un mito underground che si autoalimenta,
ma la spiccata propensione avanguardistica conquisterà NicoNote
negli anni a seguire, portandola
sempre più vicino alla sperimentazione, alle contaminazioni con
altri mondi quali il teatro e il clubbing, verso performance molto
vicine all’arte contemporanea e
ad atmosfere di confine. Come
nell’ultimo album, Alphabe Dream del 2013, composto con il musicista francese Mikael Plunian,
in cui NicoNote lascia convivere i
TuxedoMoon con Henry Purcell e
Tenco con Brecht, in un concept
lirico-sonoro fatto di chiaroscuri e di velluto, di afflato jazz e di
espressionismo mitteleuropeo,
di improvvisi squarci di luce e di
cupa e fumosa elettronica.
Il tuo ultimo album, Alphabe
Dream, fin dal titolo allude alla
sfera onirica. Si tratta di un
grande sogno individuale, del
tuo sogno, o potrebbe essere
un possibile percorso che vuoi
indicare al tuo pubblico?
Con Alphabe Dream mi interessava
indagare i mondi emozionali che
abitano in noi, ispirata anche dalla
poesia di W. B. Yeats. La realtà e il
sogno si mescolano e gli alfabeti, i
linguaggi, si liquefanno in un presente/remoto fatto di alterità e vuoto. Ho giocato con caleidoscopiche
presenze che restano lì, a marcare
le tracce portate dalla vita.
Ogni mio lavoro, sia esso un album, uno spettacolo o
una song è condivisione. È mettere a nudo, scavare
dentro e portare fuori. Qualcosa che parte dalla mia
sensibilità per uscir fuori verso il mondo esterno
come gesto artistico, come chiave di lettura che
offro agli altri.
Nell’arte le barriere sono dettate solo dalla
capacità di fruizione del pubblico, ma passare da Brecht al dancefloor è operazione ardita e non per tutti. Per realizzare opere così
differenti, quanto incide la prassi, la tecnica
e l’esercizio rispetto alla pura ispirazione?
Secondo me l’arte si affina e si sviluppa nel tempo
con la tenacia nell’applicazione e nello studio, in
qualsiasi forma. Anch’io nel tempo ho affinato una
cifra personale nell’approcciarmi ad ogni progetto. Per
me è molto importante la ‘cifra’, il filo giusto, non bello
e non brutto, non ‘figo’ o ‘che spacca’, ma quello ‘giusto’.
L’arte è alchimia da trovare a partire da un’ispirazione.
Anche l’ispirazione è un’arte che si affina. Per me comunque la questione non è mai fare delle opere
bizzarre tanto per essere strana o sconvolgere il
pubblico. Per me esprimere e realizzare ciò che
la mia visione e il mio sentire chiedono è un
richiamo e una necessità. Poi con umiltà
mi metto a servizio dell’idea che mi è arrivata e cerco gli strumenti necessari per
realizzare testi di riferimento, suoni, produzione, liriche….tanta roba! (ride).
C’è molto studio, molta dedizione, molta
ricerca dietro ad ogni brano, ad ogni progetto. Poi magari la genesi in sé dei brani è velocissima, ma dietro c’è
sempre tanto lavoro e vita. L’artista sintetizza attraverso il suo sentire/vedere. Lo fa e basta. Se gli chiedi il suo
processo creativo non sa risponderti immediatamente.
Riflettendo lo potrà forse ricostruire a posteriori, ma in sé
l’artista ha sintetizzato elementi con un gesto, per l’appunto, artistico.
Lo abbiamo chiesto a Cristiano Godano nello scorso numero, vogliamo chiederlo anche a te: in cosa
è cambiata la scena musicale rispetto ai tuoi esordi?
Beh, rispetto ai miei esordi dico che oggi esiste una scena
musicale! Nel 1983/1984, ai tempi della mia prima band,
la scena musicale indipendente in Italia si stava formando. Erano proprio i primissimi festival e le etichette erano
ancora indipendentissime, i media non programmavano la musica indipendente italiana, se non in rarissimi
casi. Un altro mondo.
In alcune tue improvvisazioni live allo spazio Morphine o nel videoclip di Alphabe Dream sembra che
la musica riesca a liberarci dalla forza di gravità del
quotidiano. Ma è vero o è solo un’illusione?
Wow! Grazie! È quello che cerco! Ma sappiamo che i fenomeni sono impermanenti e a un’illusione corrisponde
una disillusione.
Ascolti recenti che consigli?
L’ultimo album della pianista compositrice austriaca
Elisabeth Harnik e il suo cd “Barcode quartet, you’re it”,
l’elettronica minimal house di Delano Smith col suo album “Twilight” e per finire i Kindertotenlieder di Mahler
eseguiti dalla Vienna Philharmonic Orchestra diretta da
Boulez.
Per chi volesse approfondire il lungo percorso artistico
di NicoNote e le sue importanti e numerose esperienze, consigliamo di visitare il suo sito web.
niconote.net
07
08
TERZO GRADO a...
Gabriella Morelli,
responsabile filiale Verona
Il tratto principale del tuo carattere? La predisposizione ad ascoltare e a intuire i bisogni altrui. Il tuo principale difetto?
Non riuscire a fermarmi neanche quando sono stremata. Ciò che ami di più nel tuo lavoro? La passione per la musica e per
l’arte in generale. La qualità che preferisci in un artista? L’abbattimento della “quarta parete”. Amo gli artisti che non si
accontentano di rappresentare se stessi. Musicisti preferiti? Tre chitarristi: Glen Hansard, Cristina Donà, Eva Cassidy. L’ultimo
libro che hai letto? “Scritto sul corpo” di Jeanette Winterson. La città in cui vorresti vivere? Una Verona situata sulla costa
ionica, abitata da portoghesi che parlano in francese. Il luogo più bello in cui hai lavorato? Il Lago di Garda. Il tuo sogno nel
cassetto? Riuscire a tradurre ed esprimere la mia creatività. Il dono di natura che vorresti avere? L’orecchio assoluto. Stato
attuale del tuo animo? In ricerca. Sei in Doc dal? 22 Dicembre 2009. Il tuo motto? Per vedersi felici allo specchio bisogna
sorridersi!
L’arte del trasformare
Sonia Mirandola e il recycled fashion
Tra le leggiadre e delicate mani di Sonia Mirandola tutto è
vivo, o meglio, torna a vivere. Non esiste nulla che non possa
avere la speranza di reincarnarsi in un corpo differente. Con
la paziente arte di trasformare e assemblare, utilizzando
materiali riciclati, abiti d’epoca e tessuti preziosi, Sonia restituisce nuova vita ai capi di abbigliamento con fantasia ed
eleganza. Costumista, progettista di moda e stylist di Verona,
inizia la sua formazione nel settore dell’industria tessile nel 1978,
lavorando fino al 2001 nel campo del prêt-à-porter e dell’alta moda
per svariate linee di grandi marchi, come Laura Biagiotti, Ungaro,
Rocco Barocco, Verri Uomo. Oltre all’esperienza nell’industria
tessile, ha avuto modo di collaborare anche a shooting fotografici, video-promo musicali e a spettacoli teatrali. Dal 2003
al 2007 collabora con la Fondazione Arena di Verona come assistente costumista, per la realizzazione dei nuovi allestimenti di alcune opere, tra cui: La Traviata, Madame Butterfly,
La Gioconda, Cavalleria Rusticana, Pagliacci, Tosca, Anna Bolena, Sonnambula e Don
Giovanni. L’artista cerca di ottenere, nelle sue realizzazioni, una perfetta sintonia tra il
passato e il presente, tra quello che trasforma e la nuova vita che gli offre. La filosofia di
Sonia, infatti, è quella delle “tre erre”: riutilizzare – ritagliare – ricomporre. Il desiderio è
quello di sintetizzare lo spirito di una moda innovativa nell’era della riproducibilità, ma
con creatività e stile personalizzato, realizzando capi unici nel loro genere che, come
opere d’arte, non perdono la propria aura ma ne acquisiscono una nuova, rinascendo sotto nuove sembianze.
Sonia tiene anche dei laboratori sulla rielaborazione “fai da te” di abiti, per dare una
seconda chance di vita ai capi di valore ma passati di moda. Gli incontri sono ora
aperti anche per compagnie teatrali.
Per informazioni:
facebook.com/pages/Second-chance-design/394877810569623
FLASH CULTURA
Richard Harvell,
L’esatta melodia
dell’aria, Nord, 2011
Storia di Moses, giovane
controtenore infelice, dal
monastero di San Gallo alla
ribalta dei grandi teatri viennesi
È ambientato
tra
Svizzera,
Vienna e la Venezia del ‘700 il
primo romanzo
di Richard Harvell, “L’esatta
melodia dell’aria”, edito da
Nord e pubblicato nel 2011.
Si narra di Moses, bambino
sfortunato, figlio illegittimo
del sacerdote
di Nebelmatt, villaggio del Cantone
svizzero di Uri, e della donna sordomuta
addetta alle campane. Circondato sempre e solo di suoni, Moses viene salvato
dall’annegamento (da cui il nome) da
parte di due monaci – che saranno poi i
suoi compagni di viaggio – dell’abbazia
di San Gallo, dove inizierà la sua seconda vita. Dotato di una voce straordinaria, inizierà a cantare nel coro prima, nella casa di quello che diventerà il suo più
grande amore poi, fino alla tortura che
gli toglierà l’amore e cambierà per sempre il suo essere e il suo futuro: la castrazione. La sua voce incorruttibile e il suo
corpo per sempre giovane faranno di lui
uno dei più grandi cantanti del XVIII secolo, e al contempo lo condanneranno
all’infelicità. Similmente al Jean-Baptiste
Grenouille guidato dall’olfatto che Patrick Suskind narra in “Profumo”, Moses si
orienterà nel mondo grazie ai suoni, la
cui esatta melodia solo lui può cogliere
appieno e trasmettere agli altri. Lungi
dall’essere un’opera triste, l’esordio letterario dell’americano Richard Harvell è
un appassionante romanzo di formazione, duro, a volte spietato, ma sublimato
sempre dall’innocenza del suo giovane
protagonista e dalla musica, che si guadagna di diritto il ruolo di coprotagonista.
Assegni familiari
cosa sono e a chi spettano
Un contributo che passa dalla busta
paga Doc ma viene erogato dall’INPS.
Le condizioni per ottenerlo.
L
avorare in cooperativa significa soprattutto avere diritto
alle tutele che lo stato applica a tutti i lavoratori. La nostra
conquista infatti è ottenere per gli artisti i benefici a cui tutti gli
altri lavoratori hanno accesso.
Una delle tutele più importanti che i soci di Doc possono ottenere
è l’erogazione degli assegni familiari. Tale contributo passa dalla
busta paga di Doc ma viene erogato dall’INPS, compilando il modulo che trovate nella vostra area riservata o sul sito
inps.it/Modulistica/compila.asp?idArea=4 ,
da presentare poi al datore di lavoro. Di seguito le condizioni per
ottenerlo:
- reddito complessivo dell’intero nucleo familiare al di sotto delle fasce di reddito stabilite ogni anno per legge, e composto almeno per
il 70% da reddito di lavoro dipendente (quindi gli introiti da SIAE, da
prestazioni occasionali, ecc. devono essere inferiori al 30% del reddito complessivo del nucleo familiare);
- il periodo per il quale si richiedono gli ANF è dal 01/07 (o dalla data
di assunzione) al 30/06 dell’anno successivo, e la domanda va ripetuta ogni anno;
- si possono recuperare anche assegni arretrati non erogati in passato fino al termine massimo di 5 anni. In questo caso sarà redatta una
domanda per ogni anno arretrato con i relativi dati di reddito del
nucleo familiare. Se nei periodi arretrati il lavoratore non era in Doc,
la domanda va inoltrata al datore di lavoro precedente.
L’assegno familiare viene erogato ad un solo componente per tutto
il nucleo familiare, pertanto potrà essere richiesto al datore di lavoro
dal componente che avrà il lavoro dipendente più stabile e con più
giornate remunerate.
Vi invitiamo a valutare se avete i requisiti per richiedere gli assegni
familiari con le vostre filiali di riferimento, sempre a disposizione per
ogni vostro bisogno.
09
A proposito
di droni
il decreto cultura
10
è legge
Doc Servizi ha avviato il procedimento per certificarsi presso l’ENAC e diventare un centro abilitato
alle riprese aeree tramite l’utilizzo di APR, meglio
noti come droni.
Sì al nuovo regime fiscale
agevolato “art bonus”.
Ma quale sviluppo?
Formazione in sicurezza
C
on 159 sì e 90 no (nessun astenuto) il 28
luglio scorso il governo ha ottenuto la fiducia in Senato sul decreto cultura e turismo, provvedimento del ministro Dario Franceschini che include tra le altre misure anche l’art
bonus, credito d’imposta del 65% e del 50% per
le donazioni dei mecenati (a seconda del periodo
di erogazione). Danno diritto all’art bonus, in particolare: interventi di manutenzione, protezione
e restauro dei beni culturali pubblici, sostegno
degli istituti e dei luoghi pubblici della cultura,
realizzazione di nuove strutture, restauro e potenziamento di quelle esistenti, delle fondazioni
lirico-sinfoniche, enti o istituzioni pubbliche che
senza scopo di lucro operano nel settore dello
spettacolo.
Tuttavia il provvedimento, lungi dall’essere rivoluzionario, destinando le agevolazioni fiscali ai
soli (e soliti) luoghi della cultura, non promuove
affatto lo sviluppo culturale, artistico e creativo, e
rischia di lasciare nel precariato tante categorie di
lavoratori, come i nostri soci, che rappresentano
la maggioranza degli artisti e di chi fa cultura. Se
si aprirà uno spiraglio di dialogo, Doc si batterà
affinché anche le attività tipiche dei soci possano
diventare oggetto di tali agevolazioni fiscali.
(Foto: Dario Franceschini Ministro dei Beni Culturali)
Essere formati significa essere
pronti ad affrontare correttamente la propria professione. Essere
formati sulla sicurezza significa
affrontare la propria professione
senza rischi per la propria salute.
D
i formazione si è sempre parlato, ma la formazione sulla sicurezza è stata normata di
recente. Il Decreto Legislativo n. 81 del 2008
ha dedicato a questi aspetti gli artt. 36 e 37: il datore di lavoro ha l’obbligo di informare i lavoratori
sui rischi specifici, le procedure adottate in azienda, l’organigramma, e formare i lavoratori sulla gestione della propria sicurezza sui luoghi di lavoro.
L’art. 37, in particolare, rimanda alla Conferenza
Stato-Regioni l’onere di fissare la durata, i contenuti minimi e le modalità di erogazione di tale formazione. Ciò è avvenuto tre anni dopo con l’emanazione dell’Accordo Stato-Regioni del 21/12/201.
All’atto dell’assunzione, ogni lavoratore deve essere formato sulla gestione della salute e sicurezza
sul luogo di lavoro in due tranche: la prima di 4 ore
(comune a tutte le aziende) è destinata alla formazione generale in cui si parla di concetti “generali”
di sicurezza. La seconda parte è variabile e può essere di 4, 8 o 12 ore a seconda dell’indice di rischio
aziendale che può essere “basso”, “medio” o “alto”.
Questa seconda parte contempla i rischi aziendali
ed è specifica della mansione che il lavoratore andrà a ricoprire.
In Doc Servizi tutto ciò avviene il giorno dell’assunzione mediante un colloquio formativo di una
giornata (Doc Servizi è un’azienda a rischio basso)
in cui, oltre ad affrontare l’informazione generale,
viene erogata una formazione specifica di base e
si organizza tutta la formazione specifica ulteriore
che il neo lavoratore dovrà ricevere nei tempi prestabiliti. Pertanto, in base alla mansione e ai rischi
ulteriori, il neo-socio lavoratore dovrà affrontare
la formazione da addetto preposto alla sicurezza,
ai lavori in quota, ai lavori che comportano rischio
elettrico, i lavori su fune, l’utilizzo di piattaforme
elevabili (PLE), e tutto quanto utile e necessario per
rendere la professione sicura.
Per Doc Servizi la formazione è aspetto fondamentale per la gestione della sicurezza.
C
os’è un drone? Un Aeromobile a Pilotaggio Remoto (APR), ovvero un velivolo che vola in assenza di
pilota, controllato da un computer a bordo tramite un comando a distanza. “APR” è il termine tecnico,
“drone” quello gergale. Questi velivoli sono ultraleggeri (non arrivano a 25 kg ma molto spesso neanche a 2
kg) e nascono dalla passione degli aeromodellisti che
comprano e assemblano a casa propria kit precostituiti
per poi farli volare negli aeroclub. Sono quadricotteri
(quattro motori e quattro eliche), esacotteri (sei motori
e sei eliche) o addirittura ottocotteri (otto motori e otto
eliche).
Fino ad oggi il mercato di produzione è stato in maggioranza orientale, e molto spesso senza specifiche certificazioni. I droni sono passati alla ribalta della cronaca
perché il loro utilizzo può essere molto vario: Amazon
aveva addirittura annunciato che li avrebbe utilizzati
per le consegne. Nel nostro settore l’utilizzo è nel reparto video per le riprese foto-video aeree, un’applicazione davvero interessante e particolarmente utile grazie
anche ai costi contenuti.
Tuttavia, dopo un primo periodo di totale assenza di
regole, l’ENAC (Ente Nazionale Aviazione Civile) ha deciso di bloccare l’uso indiscriminato dei droni in outdoor (all’aperto). È entrato in vigore il 30 giugno 2014 il
Regolamento “Mezzi Aerei a Pilotaggio Remoto” che ha
dettato le norme per poter “volare” in regola e sicurezza.
Doc Servizi, come altre aziende, è stata pertanto costretta a vietare l’uso di APR ma nel contempo ha
avviato il procedimento per poter regolarizzare
quanto prima la propria posizione, quella dei soci
e dei droni in possesso della cooperativa e dei soci. Il
processo non è dei più semplici e nemmeno dei più
brevi. È necessario che
le aziende diventino
dei veri e propri sistemi
organizzati, che i droni vengano certificati e
testati, e che i “piloti” siano sottoposti a specifica
sorveglianza sanitaria e
addestramento.
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Freecom
la musica indipendente Doc
L’etichetta di Doc e dei suoi soci, che ti segue dalla pre-produzione alla distribuzione
e che amministra le tue edizioni
F
reecom è la società realizzata da Doc per fornire
agli artisti, anche non soci, i servizi tipici di cui
hanno bisogno, necessari a divulgare l’arte avendo garanzia della tutela dei propri diritti.
Siamo convinti che in questo particolare periodo i
progetti artistici possano ancora funzionare solo se vi
è la possibilità di gestire tutte le fasi, dalla progettazione alla vendita finale del prodotto, comprendendo
la realizzazione del master, gestione ufficio stampa e
radio, realizzazione video, distribuzione, gestione dei
diritti degli artisti e soprattutto una corretta e adeguata gestione contrattuale e amministrativa di tutti
i processi.
Freecom è in grado di aiutarti nella realizzazione dei
tui progetti, fornendoti:
- Registrazione ed editing con studi convenzionati,
fissi o mobili
- Il servizio di grafica, la copertina e il packaging
- La stampa dei CD e DVD
- Realizzazione di video con la scelta di registi e operatori su tutto il territorio nazionale
- Il servizio di ufficio stampa nazionale o locale, in
base alle caratteristiche del progetto
- La distribuzione on-line sullo shop di Doc Servizi e
Freecom (shop.freecomusic.com)
- Il caricamento del tuo CD sulla piattaforma digitale believedigital.it o in alternativa kiver.com
la preparazione della cartella stampa per la presentazione del tuo CD alle testate specializzate, in alternativa al servizio di Ufficio Stampa;
- La possibilità di far amministrare le tue edizioni da
Freecom, ottenendo il 33% in più rispetto ai contratti
tradizionali;
- Attività di agenzia e booking a vari livelli e su diversi generi musicali, sia direttamente sia collaborando
con le principali agenzie del settore.
Il supporto dell’attività di agenzia è fondamentale
perché l’attività live, insieme ai diritti d’autore, sono
attualmente le principali fonti di reddito nel settore
musicale e al contempo consentono la vendita diretta dei propri CD a un pubblico sempre più propenso
all’acquisto “emotivo”.
Per ogni singolo lavoro sarà predisposto un preventivo specifico in base alle caratteristiche del
progetto: tiratura, costo dei bollini SIAE e packaging, ufficio stampa, tutto a costi convenzionati
per i soci Doc.
Dal 2013 Freecom ha avviato un progetto innovativo
chiamato QUIBASELUNA, la prima etichetta interdipendente progettata per essere un ecosistema musicale, un network di persone e di competenze che
cooperano secondo valori etici e criteri di trasparenza. Tra i vari progetti anche l’ultimo album di Cristina
Donà di cui parliamo a pagina 4.
Ne parleremo approfonditamente in un prossimo numero, ma se abbiamo solleticato la vostra curiosità, vi
invitiamo a visitare il sito quibaseluna.com.
Un particolare contratto di amministrazione editoriale,
scritto pensando ai bisogni e ai vantaggi degli artisti,
consente di godere dei massimi benefici dalle edizioni,
con la possibilità di recedere in qualsiasi momento e
tornare definitivamente in possesso dei propri brani.
Con questa attività l’impegno dell’editore Freecom è
di gestire, controllare e verificare che la SIAE rimborsi
esattamente quanto dovuto.
Anche in questo Freecom si muove controcorrente rispetto agli altri editori, in quanto etichetta di Doc, la
cooperativa degli artisti, con l’obiettivo di fornire vantaggi a tutti gli artisti, non solo ai soci.