Come progettare un intervento in ambito psicosociale Le 10 domande fondamentali 1. Quali sono le ragioni sottostanti e le condizioni della comunità per cui si ritiene utile redigere un progetto (ragioni)? - Recuperare una serie di dati empirici relativi al fenomeno oggetto di interesse (ad es., abuso di alcol nei minori), attraverso: ricerche di archivio, questionari, osservazioni, interviste, fotografie. Le fonti sono le più varie: amministrazioni locali, scuole, abitanti della comunità, ISTAT, etc. L’obiettivo è quello di raccogliere quanti più dati possibili circa i fattori di rischio e/o di protezione - Analisi e interpretazione dei dati Le 10 domande fondamentali 2. Quali sono gli obiettivi, la popolazione target e i cambiamenti auspicati? - Definire l’obiettivo generale (aumentare l’età del primo contatto con l’alcol) e gli obiettivi specifici (ad es., modificare i meccanismi di influenza tra pari) - Alcuni suggerimenti: a) usare verbi “forti” (ad es., aumentare invece che promuovere l’autostima); b) specificare un solo risultato atteso, senza confonderlo con altri; c) specificare il tempo ipotizzato per il suo raggiungimento (Leone e Prezza, 1999); d) non confondere l’attività (strumento) con l’obiettivo (ad es., formare attraverso la peer education = strumento, aumentare le conoscenze circa i rischi dell’alcol = obiettivo); e) tradurre l’obiettivo in indicatore. - Definire in modo specifico la popolazione target (ad es., adolescenti tra i 13 e i 17 anni) e se necessario distinguere tra target primario e secondario (ad es., genitori di adolescenti e adolescenti). Le 10 domande fondamentali 3. Quali azioni possono essere utilizzate per il raggiungimento degli obiettivi (strategie)? - analisi della letteratura esistente, in particolare: meta-analisi, report di istituzioni scientifiche, banche dati promosse dall’UE; Consente di identificare un modello teorico di riferimento (ad es. modello cognitivo dei comportamenti antisociali = scarsità di competenze sociali training sulle abilità sociali) e di individuare le azioni che sono risultate più efficaci evidence-based project Le 10 domande fondamentali 4. quali azioni dobbiamo intraprendere affinché il progetto si adatti alla comunità di interesse (adattamento)? - determinare quali aspetti possono essere adatti e per quale motivo - comprendere le componenti principali del programma e la teoria su cui si fondano - procedere alla stima delle risorse umane, finanziarie, tecniche e strutturali per stimare il possibile adattamento sulla base di questi criteri La compatibilità di un programma deve essere valutata sulla base dei seguenti criteri: - valori e pratiche di una comunità - caratteristiche della popolazione target (ad es., età, educazione) - priorità degli stakeholders (finanziatori, leader informali della comunità, politici, etc.) - integrazione con altri progetti e servizi già attivi Le 10 domande fondamentali 5. Di quali competenze e professionalità ha bisogno l’intervento per una sua efficace implementazione (Risorse)? - valutare le competenze necessarie dello staff : a) capacità comunicative e di gestione dei conflitti, decision making, facilitazione e leadership dei gruppi; b) competenze specifiche (ad es., elaborazione dei dati) - identificazione di soggetti terzi che possano collaborare al progetto e valutazione delle loro competenze (vedi punto precedente), ad es.: educatori, studenti, genitori, insegnanti, sacerdoti, forze dell’ordine, medici di famiglia, ecc. Le 10 domande fondamentali 5. Di quali competenze e professionalità ha bisogno l’intervento per una sua efficace implementazione (Risorse)? 4 tipi di collaborazione possibile: a) networking = informale, basato sullo scambio di informazioni tra enti e istituzioni di una comunità (ad es. , la parrocchia e il centro per le famiglie si scambiano informazioni circa alcuni ragazzi considerati a rischio) b) coordinamento = scambio di informazioni + integrazione di attività (ad es., parrochhia e centro per le famiglie concordano i loro orari di apertura per garantire una maggiore copertura rispetto alle esigenze delle famiglie) c) cooperazione = scambio di informazioni + integrazione di attività + condivisione di risorse (ad es., gestione di uno spazio comune) d) collaborazione = basata su un impegno formale con la sottoscrizione di un documento - è necessario un periodo di formazione specifico sulle attività previste dal tipo di progetto evidence-based selezionato; sono preferibili i metodi attivi (ad es., role playing) Le 10 domande fondamentali 6. Qual è il piano operativo del progetto (Pianificazione)? Collegamento degli obiettivi a specifiche attività Attività Obiettivi Modifiche all’evidencebased project Training per incrementare Aumento delle abilità le abilità sociali sociali riduzione del 20% dei richiami ufficiali Mentoring Sufficienza in almeno il 70% delle materie scolastiche Aggiunta di un programma di mentoring Le 10 domande fondamentali 6. Qual è il piano operativo del progetto (Pianificazione)? - Come reclutiamo i partecipanti (a scuola, in parrocchia, ecc.) - Quando programmare gli incontri, reperire i luoghi (ad es., sale), le risorse o apparecchiature necessarie, individuare i responsabili - Formazione dello staff e/o di soggetti terzi Attività Azioni Data Responsabile Risorse e materiali Locazione Training per le abilità sociali Reclutamento insegnanti Ott 2013 Responsabile progetto e dirigente scolastico Accettazione del dirigente Scuola Identificazione classi (sperimentale e controllo) Nov 2013 Responsabile progetto e insegnante Consenso informato Scuola Formazione docenti Nov-dic 2013 Formatore Materiali di formazione Scuola Sessioni settimanali in classe Gen-apr 2014 Docenti formati Membro dello staff che ricorda gli incontri Scuola Monitoraggio delle attività Gen-apr 2014 Formatore Scuola Le 10 domande fondamentali 7. Come viene valutata la qualità del progetto durante la sua implementazione (Valutazione di processo)? - La valutazione di processo può fornire informazioni su: a) target: chi partecipa e chi non partecipa alle attività? Si sta raggiungendo effettivamente il target prefissato? Quali caratteristiche hanno le persone che non partecipano? b) attività: tutte le attività previste vengono realizzate e svolte nei tempi previsti? Se no, perché? c) risorse: sono sufficienti per tutte le attività svolte? d) processi: come vengono percepite le attività svolte dal target? Gli obiettivi sono rilevanti per il target? Ci sono fattori che stanno ostacolando l’intervento? (ad es., fattori di contesto) Queste informazioni possono essere raccolte con vari strumenti Modalità di rilevazione Possibili indicatori Schede di osservazione compilate dagli operatori durante le attività Numero di utenti contattati, numero di utenti presenti, numero di ore dedicate alle singole attività, ostacoli incontrati, livello di implementazione delle attività previste Rilevazione da parte di un osservatore Interesse e coinvolgimento dei partecipanti, modalità di conduzione delle attività, clima di gruppo Questionari Caratteristiche socio-anagrafiche degli utenti coinvolti, soddisfazione, gradimento e percezione delle attività, grado di difficoltà percepito Interviste individuali Impressioni e riflessioni degli operatori e degli utenti, congruenza tra bisogni, aspettative, obiettivi e attività proposte Discussioni di gruppo, incontri di accompagnamento e brainstorming Riflessioni, proposte di miglioramento, ipotesi sull’impatto Le 10 domande fondamentali 8. Sono stati raggiunti gli obiettivi prefissati (valutazione del risultato/di esito/di efficacia)? La valutazione di esito si concentra sui seguenti criteri: a) efficacia (capacità di raggiungere gli obiettivi); b) impatto (cambiamenti indotti oltre a quelli specificati dagli obiettivi); c) efficienza (rapporto costi benefici; d) trasferibilità e riproducibilità del modello. Uno degli argomenti più dibattuti riguarda l’uso di un disegno sperimentale. Limitazioni principali: - vincoli pratici o etici possono impedire l’assegnazione casuale dei partecipanti alla condizione sperimentale o di controllo - assenza di controllo sulle variabili non manipolate (ad es., una parte del target può essere sottoposta all’influenza di altri interventi in contemporanea) In alternativa si possono adottare disegni quasi-sperimentali Le 10 domande fondamentali 9. Come possiamo apportare migliorie alla qualità (Miglioramento continuo della qualità)? - se un progetto funziona, idealmente dovrebbe essere ripetuto e trasformarsi in una routine Domande Risposte Modifiche al progetto Come sono cambiati i bisogni e le risorse della comunità target? Non ci sono cambiamenti di rilievo Nessun cambiamento Sono cambiati gli obiettivi generali della committenza? No Nessun cambiamento Esistono possibili migliorie alle attività previste dal progetto (nuove evidenze empiriche)? No Nessun cambiamento Sono cambiate le risorse disponibili? Si, la committenza ha ridotto il budget Richiesta di integrazione di finanziamento alla banca locale Rispetto alla valutazione di processo, quali suggerimenti possono essere accolti? Aumentare le ore di supervisione Aumento delle ore di supervisione Cosa è emerso dalla valutazione dei risultati? Riduzione delle segnalazioni nessun miglioramento significativo delle prestazioni accademiche Integrazione di attività di sostegno all’apprendimento Le 10 domande fondamentali 10. Se l’intervento ha avuto successo come possiamo continuare a sostenerlo (Sostenibilità)? Molto spesso, anche i progetti hanno ottenuto buoni risultati, non sono rifinanziati dalla committenza. Possibili strategie: - garantire visibilità al progetto, comunicando in modo chiaro i risultati attraverso media locali, in occasione di giornate di informazione, ecc. - evidenziare i risparmi per la spesa pubblica - integrare la propria attività con quella di altre istituzioni Le abilità sociali Comportamenti appresi […] in grado di suscitare negli altri risposte positive o neutrali e di evitare risposte negative (Chadsey-Rusch, 1992). Abilità necessarie per stabilire e mantenere relazioni interpersonali soddisfacenti […] e per concludere relazioni interpersonali negative (Gresham et al., 2001) Le abilità sociali core Abilità sociali “centrali”, “essenziali”, importanti indipendentemente dal contesto, dall’età e dal ruolo svolto. Repertori di abilità sociali che costituiscono le fondamenta della vita relazionale e che caratterizzano la qualità delle interazioni umane. Capacità essenziali per garantire rapporti umani improntati al rispetto e alla soddisfazione reciproca. Le abilità sociali core Autoespressione: espressione dei propri sentimeni, delle proprie opinioni, reazioni positive a complimenti ed espressioni di accettazione e/o affetto da parte di altre persone, espressione di contenuti positivi riguardo a se stessi. Abilità finalizzate a stabilire un rapporto gratificante per gli altri: espressione di contenuti positivi riguardo ad un’altra persona, espressione di autentico accordo con un’altra persona. Autoaffermazione: capacità di esprimere il proprio disaccordo con altri, di fare richieste, di rifiutarsi di accondiscendere a richieste eccessive Abilità di comunicazione: iniziare, continuare e concludere una conversazione con persone conosciute e sconosciute. Le abilità sociali specifiche Abilità sociali che dipendono dal contesto, dal ruolo, dall’età. Le persone agiscono all’interno di contesti e questi contesti possono a loro volta influenzare il comportamento. Le abilità sociali rimandano così anche all’idea della necessità di creare ambienti socialmente abili, che stimolino nelle persone che li frequentano prestazioni sociali adeguate. Le abilità sociali dei figli sono associate a caratteristiche quali accettazione, disponibilità, comprensione, rispetto e propensione ad aiutare gli altri. Lavorare a vantaggio delle abilità sociali richiede l’implementazione di interventi specifici, ma anche attività di assessment Misurare le abilità sociali Chadsey-Rusch (1992) suggerisce tre metodologie: 1. La misura della percezione di altri significativi 2. La misura della percezione che il soggetto ha delle sue abilità sociali 3. l’osservazione diretta, la registrazione e la quantificazione della frequenza e durata dei vari comportamenti sociali Misurare le abilità sociali: la percezione di altri significativi VAS, scale di valutazione delle abilità sociali, pensate per insegnanti e operatori che lavorano con bambini e adolescenti. Esistono 4 versioni: - per bambini dai 3 ai 7 anni - per bambini dagli 8 ai 10 anni - per gli adolescenti tra gli 11 e i 14 anni - per gli adolescenti tra i 15 e i 19 anni Misurano una serie di comportamenti sociali che, generalmente, favoriscono lo sviluppo e il mantenimento di relazioni positive in ambito scolastico (ad es., esprimere emozioni e desideri, accettare osservazioni, interagire positivamente con i compagni, etc.) Misurare le abilità sociali: la percezione di altri significativi Le scale VAS richiedono a insegnanti e operatori di indicare quanto ciascun comportamento sia descrittivo del modo usuale di comportarsi di un certo bambino o adolescente usando una scala di risposta Likert. Esistono anche due versioni per operatori e familiari di persone con disabilità intellettiva (Soresi e Nota 2007): 1. scala di valutazione delle abilità sociali per adulti con disabilità intellettiva (VAS-ARM) 2. scala di valutazione della competenza sociale sul posto di lavoro Misurare le abilità sociali: l’ auto-percezione Il questionario “Come mi comporto con gli altri” (Soresi e Nota, 2001, 2003), disponibile in tre versioni: - per bambini dagli 8 ai 10 anni - per gli adolescenti tra gli 11 e i 14 anni - per gli adolescenti tra i 15 e i 19 anni La presenza di norme standardizzate consente di stabilire quanto un bambino o un adolescente si ritenga abile rispetto a persone della sua stessa età e del suo stesso genere Misurare le abilità sociali: l’ auto-percezione Scale of Interpersonal Behavior di Arrindell e colleghi (2004). Si compone di 50 item, suddivisi in 4 dimensioni: 1. Assertività negativa (15 item): Manifestazione delle emozioni negative, che si esprime come richiesta ad una persona di modificare il suo comportamento indisponente, difesa dei propri diritti e interessi, rifiuto di una richiesta. Ad es.: “Rifiutare una richiesta che le viene rivolta da una persona a cui vuole bene”. 2. Espressione dei limiti personali (14 item): ammettere la propria ignoranza su un argomento, i propri limiti e difetti, affrontare le critiche e pressioni, chiedere aiuto o pressione. Ad es., “Ammettere chiaramente e apertamente di aver sbagliato”. Misurare le abilità sociali: l’ auto-percezione Scale of Interpersonal Behavior di Arrindell e colleghi (2004). 3. Assertività sociale (9 item): presentarsi, iniziare una conversazione con uno sconosciuto o un gruppo di sconosciuti, esprimere la propria opinione. Ad es., “Iniziare una conversazione con una persona non conosciuta precedentemente”. 4. Assertività positiva (8 item): fare complimenti ad altre persone e accettare i complimenti degli altri. Ad es., “Dire ad una persona che le è molto simpatica”. Le 4 dimensioni includono 46 item; è possibile considerare una quinta scala che comprende tutti i 50 item (assertività generale). I rispondenti valutano ciascun item su due scale Likert a 5 gradi: la prima misura il livello di disagio (da “per niente” a “estremamente”) la seconda la frequenza del comportamento (da “mai” a “sempre”). Misurare le abilità sociali: l’ auto-percezione In contesti lavorativi è possibile adottare la scala di Demerouti et al. (2011). La scala può essere usata anche per l’etero-valutazione. Misurare le abilità sociali: l’ osservazione Frequenza e durata, griglie di osservazione Role-playing assessment: consente l’analisi di comportamenti non facilmente registrabili in condizioni naturalistiche. Vengono simulate delle situazioni e si video-registra il comportamento. Problem-solving assessment: si propongono dei dilemmi ipotetici e si chiede loro di individuare le strategie che userebbero. Ad es.: Il tuo compagno incomincia a prenderti in giro davanti ad altri. Non è la prima volta che lo fa e tu vorresti che la smettesse. Cosa diresti o faresti? E se questo non funzionasse, cos’ altro potresti fare? Intervenire a vantaggio delle abilità sociali Programma “Imparare a stare con gli altri”, articolato in 10 unità didattiche di due ore ciascuna. 1. introduzione al corso 2. i comportamenti aggressivi 3. i comportamenti passivi 4. i comportamenti assertivi 5. come esprimere i desideri a compagni ed amici 6. come esprimere i desideri agli adulti 7. come farsi amici gli altri 8. gli scambi sociali 9. come difendersi dagli altri 10. conclusione Intervenire a vantaggio delle abilità sociali Situazioni di passività utilizzate nella terza unità didattica. Situazione1. Filippo vede i suoi compagni che stanno giocando a pallone.Vorrebbe giocare a pallone e chiedere se può partecipare ma poi pensa che non sa giocare bene e lascia perdere. Situazione 2. La maestra chiede ai bambini: “Tutto chiaro? C’è qualcuno che mi vorrebbe fare una domanda?” Simona vorrebbe chiedere una precisazione, ma si preoccupa di quello che potrebbero dire i suoi compagni e non dice nulla. Situazione 3. Paola è in fila con Maria. Arriva Valentina che le chiede di mettersi in fila insieme a lei. Paola preferirebbe stare con Maria, si erano già messe d’accordo, ma pensa che se non va da Valentina, lei si arrabbierà…Dice: “Valentina vengo con te”. “Come mi comporto con gli altri” 120 100 80 sperimentale controllo 60 40 20 0 pretest posttest Frequenza di comportamenti assertivi nel roleplaying assessment 45 40 35 30 25 sperimentale controllo 20 15 10 5 0 pretest posttest Il mentoring Attività che coinvolgono minori che vengono affiancati nello sviluppo di una relazione uno-ad-uno da persone più mature (generalmente adulti) per un periodo di tempo definito. Questi programmi hanno come obiettivo quello di favorire lo sviluppo di un legame emotivo tra un minore (mentee) e un adulto (mentor) al fine di favorire lo sviluppo del mentee attraverso l’esperienza di una relazione significativa con un adulto. Il modello di Rhodes Un prerequisito affinché la relazione di mentoring possa avere un impatto positivo è lo sviluppo di un legame emotivo significativo, caratterizzato da fiducia, empatia e reciprocità. È la presenza di questo legame che stimola un cambiamento significativo nel mentee in tre aree principali: 1. Sviluppo sociale ed emotivo. Promuovendo esempi positivi di comportamento e fornendo sostegno e ascolto i mentors possono aiutare i mentee a riflettere su se stessi e a riconoscere le proprie potenzialità. Il mentoring permette anche di sviluppare una relazione positiva con una figura adulta, il cui modello può essere trasferito anche a genitori ed insegnanti. Spesso i mentee sono ragazzi che sperimentano relazioni non soddisfacenti con gli adulti. Il mentor propone strategie di coping funzionali e orientate al problema per affrontare esperienze stressanti e/o negative, aiutando i mentee a comprendere, esprimere e regolare le proprie emozioni. Il modello di Rhodes 2. Sviluppo cognitivo. Attraverso la relazione con i mentor, i mentee sviluppano capacità di problem-solving, di ragionamento. Spesso le attività svolte con i mentor includono lo svolgimento di compiti scolastici, i mentor possono aiutare i mentee a sviluppare metodi di studio più efficaci. 3. Sviluppo dell’identità. La relazione con il mentor può avere un impatto notevole sullo sviluppo del concetto di sé e sull’autostima. Il modello di Rhodes: fattori di mediazione e moderazione 1. Aspetti individuali. Essendo il mentoring uno strumento basato sulla relazione, è naturale che le esperienze relazionali pregresse del mentee influenzino la qualità della relazione con il mentor. Ad esempio, nelle prime fasi il mentee potrebbe avere difficoltà ad aprirsi, ad esprimere e riconoscere i propri bisogni, ad avere fiducia nel mentor. Potrebbe quindi vivere la relazione come imposta e mostrarsi demotivato. Anche lo stadio di sviluppo del mentee può avere effetti sullo sviluppo della relazione: i mentee in età pre-adolescenziale (8-12 anni) tendono più facilmente a costruire relazioni intime e di amicia con adulti; i mentee in fase adolescenziale (13-19), tuttavia, hanno maggiore consapevolezza dei propri bisogni e anche dei vantaggi che possono trarre dalla relazione e possono quindi avere una motivazione intrinseca maggiore. Il modello di Rhodes: fattori di mediazione e moderazione 2. Aspetti della relazione. L’aspetto più indagato è quello della durata. Numerosi studi hanno documentato che ad una maggiore durata della relazione corrisponde una maggiore efficacia. Una durata al di sotto dei tre mesi può avere effetti controproducenti. I programmi di mentoring sono intesi come programmi di lunga durata. 3. Pratiche adottate. Ciascuna fase (selezione di mentor e mentee, formazione dei mentor, svolgimento degli incontri, ecc.) deve essere sostenute da adeguate risorse. 4. Contesto familiare e comunità di appartenenza. Il contesto comprende i fattori di rischio, le risorse, il sostegno che familiari e altri adulti (ad es., insegnanti) danno allo sviluppo della relazione di mentoring.
© Copyright 2024 Paperzz