Anno IX • Numero 01 • GENNAIO 2014 VERSIONE ON LINE Vietato digrignare i denti, ma occhio ai rimedi fai-da-te di Vittorio Milanese Malattia renale cronica di Giuseppe De Simone Il bullismo? Io mi difendo di Valerio Massimo Aiello A Papa Francesco di Salvatore Spinelli sommario Anno IX • Numero 01 GENNAIO 2014 In copertina Roberto Fornari 19 anni di Sorrento fotografato da Pino Coluccino Sant'Agnello Cell. 3314511034 Prodotto edito da "La Mia Penisola" Dep. Aut. Tribunale di Torre Annunziata del 09.06.2010 Periodico di attualità a diffusione gratuita Direttore responsabile Giuseppe Damiano Progetto grafico Maurizio Manzi Bingwa Art Factory Corso Italia, 371 Piano di Sorrento (Na) Tel. 081.534.11.17 [email protected] Stampa Grafica Cirillo Scafati (Sa) 10 Malattia renale cronica di Giuseppe De Simone - Farmacista 12 La chitarra spezzata di Jason Becker di Mariarosaria D'Esposito - Logopedista 14 Come vivere meglio e più a lungo di Vittorio Fabbrocini - Cardiologo 16 Rilassarsi con il training autogeno di Luisa Buonocore - Psicologa 18 Ansia e attacchi di panico: la chiave nell'infanzia di Carlo Alfaro - Pediatra 20 Vietato digrignare i denti di Vittorio Milanese - Odontoiatra 22 Il sonno ed i suoi disturbi di Antonio Coppola - Anestesista 28 Voglio i giochi come quelli di mamma e papà... di Daniela Caiafa - Neuropsicomotricista 32 Tunnel tarsale di Barbara Martino - Chiropratica 34 Il problema del piede piatto 38 L'acqua, la nostra fonte primaria della salute di Francesca Maresca - Nutrizionista 40 Ode all'ortaggio dal cuore tenero di Anna Maione 42 Iperlordosi lombare, come curarla? di Mariano Russo 46 Donne e pesi: si può fare! di Fabio Siniscalchi 48 Alleniamo i bicipiti di Nello Iaccarino 50 Trekking urbano a Meta di Nino Aversa 52 Il 2014... l'anno più bello della nostra vita di Ernesto Lupacchio 56 Relax... in Toscana! 58 Perchè si paga il veterinario 60 Il bullismo? Io mi difendo di Valerio Massimo Aiello 62 Crescita italiana ostaggio del "credit crunch" di Mario De Simone 64 La tirannia della mente di Domenico Casa 66 A Papa Francesco di Salvatore Spinelli 100% multimediale 100% social www.centopercentofitness.it [email protected] www.facebook.com/100x100FitnessMagazine www.twitter.com/100x100FitnessM www.google.com/+CentopercentofitnessIt #FARMACISTA Malattia renale cronica Ne sono affetti 2 milioni e 200 mila italiani tra i 35 e gli 80 anni La malattia renale cronica è una patologia in progressiva espansione nella società occidentale. Le stime più aggiornate quantificano in circa il 10% la popolazione affetta da patologie renali di diversa gravità. La pericolosità della insufficienza Renale Cronica è legata al suo alto rischio cardiovascolare e di mortalità precoce. Da qui la necessità di una gestione della patologia più efficace, di una maggiore prevenzione e, soprattutto, di una più stretta collaborazione tra i nefrologi e gli altri medici e farmacisti, in particolare i medici di famiglia, che possono per primi diagnosticare problemi iniziali o fattori di rischio per l’insufficienza renale. L’IRC può essere provocata da una serie di patologie che influiscono sulla funzionalità renale, come l’ipertensione arteriosa o il diabete mellito. Ci sono, poi alcuni fattori di rischio che favoriscono il verificarsi della patologia: l’obesità, l’ipercolesterolemia, le infezioni urinarie. La funzione renale è suddivisa in cinque stadi e viene definita con la velocità di filtrazione glomerulare (VFG), misurata in ml al minuto. Questa misura si ottiene valutando la clearance o la purificazione della creatinina, cioè la capacità del rene di ripulire il sangue dalla creatinina. Dallo stadio 3 allo stadio 5 la capacità di filtrazione peggiora lentamente. Quest'ultimo viene definito fase terminale; ciò significa che i reni hanno quasi totalmente perso la loro funzione ed è, pertanto, necessario un trattamento che sostituisca la funzione renale: la dialisi o il trapianto. Il primo passo per curare l’IRC è capirne le cause. Il trattamento medico dell’IRC prevede: ♦ Riduzione della progressione della malattia attraverso la terapia nutrizionale. ♦ Trattamento delle complicanze. ♦ Preparazione per la terapia sostitutiva: dialisi o trapianto. ♦ Adeguamento dello stile di vita: attività fisica e rinuncia al fumo. Nel regime alimentare dell’IRC, a partire dallo stadio 3, sono di grande aiuto gli alimenti dietetici a basso contenuto proteico: ipoproteici o aproteici. Grazie a questi alimenti il paziente IRC può: ridurre l’apporto proteico, per non affaticare la funzione renale; gestire l’apporto calorico per raggiungere o mantenere il peso ideale; limitare 10 100% Fitness Mag Gennaio 2014 Dottor Giuseppe De Simone Laureato in Farmacia e Specializzato in Scienza e tecniche delle piante officinali presso l’Università Federico II di Napoli. 335.5302988 http://bit.ly/1ghBPqX l’assunzione di sodio, fosforo e potassio. Un’assunzione ridotta delle proteine (non oltre 0,7 g al giorno per kg di peso corporeo) oltre a mantenere l’equilibrio dell’organismo ed uno stato nutrizionale soddisfacente, consente di ridurre la progressione dell’IRC. Le proteine sono componenti importanti per il nostro organismo, ma sovraccaricano maggiormente i nefroni ammalati aumentando la pressione all’ interno del glomerulo. Il consumo di prodotti aproteici consente di apportare proteine nobili, come carne, pesce, uova e latte, ma anche proteine non nobili come pane, pasta e biscotti. Gli alimenti aproteici hanno un contenuto di proteine inferiore o uguale all’1%, mentre quelli ipoproteici hanno un contenuto maggiore dell’1%, ma inferiore al 2%. Una dieta aproteica non comporta una rinuncia delle proprie abitudini alimentari o dei piatti gustosi. Oggi è disponibile un’ampia gamma di prodotti aproteici come pasta, pane, farina, cereali, biscotti, merendine e tante altri. In farmacia sono disponibili alimenti aproteici, con un contenuto di proteine inferiore ad 1g per 100g di prodotto. Essendo poveri di sodio, potassio e fosforo si adattano perfettamente anche alle esigenze di coloro che soffrono di una funzionalità renale limitata e che quindi devono seguire una dieta povera dei minerali citati. Questi alimenti sostituiscono nella dieta ipoproteica i prodotti a base di cereali come la pasta ed il pane. Sono quindi un importante contributo per abbassare il livello di proteine nell’alimentazione senza dover rinunciare a piatti tipici e gustosi. Essendo prodotti dietetici a fini medici speciali questi alimenti sono indicati nell’ambito di un regime dietetico sotto controllo medico. #LOGOPEDISTA La chitarra spezzata di Jason Becker Dottoressa Mariarosaria D’Esposito Laureata in Logopedia presso l’Università Federico II di Napoli Giovedì e Sabato dalle 9.00 alle 13.00 338.3191494 http://bit.ly/1c9PCsk Da quando suo padre, un musicista jazz, gli regalò la sua prima chitarra all’età di 5 anni Jason non se ne separò più: la portava anche a letto! Le sue prime foto lo ritraggono come un bambino un po’ serioso: capelli a caschetto, sguardo vispo ed impertinente, sempre abbracciato alla sua inseparabile amica a sei corde. Un enfant prodige della musica che “volava” sul pentagramma, con virtuosismi ispirati al Maestro Niccolò Paganini. A 16 anni superò in bravura i suoi stessi insegnanti. Bastarono pochi accordi, eseguiti sul palco di un’aula scolastica e testimoniati da uno dei suoi più famosi e cliccati video, a rivelare al pubblico l’enorme talento. La sua particolare tecnica esecutiva, precisa, veloce ed innovativa, fece di lui un vero e proprio genio della musica heavy metal. Inizia per Jason un periodo discografico esplosivo: all’età di 17 anni incontra il chitarrista Marty Friedman e con lui produce e pubblica due album grandiosi, “Speed Metal Symphony” e “Go off!”. Nell’88 e successivamente nel ’95 le prime incisioni come solista, “Perpetual Burn” e “Prospective”, dimostrano ancora una volta il suo livello chitarristico eccezionale e l’assoluta perfezione delle sue esecuzioni, con tempi musicali di rapidità sovrumana. Stava nascendo una rock star: all’età di 20’anni contattato da Lee Roth, per sostituire Steve Vai nei Van Halen, entra a far parte della band e si prepara per un tour mondiale. 12 100% Fitness Mag Gennaio 2014 Poi la tragedia: durante le prove con il gruppo, Jason sente in maniera sempre più frequente debolezza diffusa e fatica nei movimenti. Visite specialistiche ed esami clinici non sembrano riuscire a spiegare questa crescente stanchezza e ad arrivare alla formulazione di una diagnosi. Claudicante, con il bastone di legno e le mani tremanti, sempre meno forti, Jason continua a frequentare assiduamente la sala d’incisione ed non si assenta mai alle prove con il suo gruppo. Ma suonare, muovere le dita sulle corde, è sempre più difficile e faticoso. All’età di soli 22 anni la diagnosi: SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica), una terribile malattia neurologica che lo porterà, di lì a poco, alla totale paralisi muscolare. I medici gli danno al massimo ancora 3 anni di vita. Jason Becker oggi riesce a muovere solo gli occhi, impossibilitato a respirare autonomamente ed a parlare. Tuttavia comunica grazie ad un sistema, messo a punto dal padre, che sfrutta unicamente i movimenti oculari. Jason non solo ci trasporta nella sua ancora fervida emotività, ma ancora compone musica, non toccando più le corde della sua chitarra, ma di certo l’animo di chi l’ascolta. Jason è ancora vivo e combatte contro la sua malattia. La copertina dell’edizione rivisitata e più recente dell’album “Prospective” ritrae una chitarra spezzata, distrutta, senza corde, parte di uno scenario desolato e decadente. La frase “It has crippled my body and speech, but not my mind” (“Ha paralizzato il mio corpo e il linguaggio, ma non la mia mente”), apposta sull’album, apre una crepa sulla scorza superficiale secca ed arida e ci porta in un mondo interiore ancora vivo e pulsante. La SLA è un “mostro” che divora, colpisce ogni muscolo del corpo e pian piano toglie il respiro. Il senso d’impotenza e l’incombenza della morte hanno scaraventato questo giovane e talentuoso chitarrista in una lotta per la vita. La sua nuova dimensione ed una diversa “Prospective” inducono a riflessioni aristiche, ma soprattutto umane in rapporto ad un più reale significato dell’esistenza. “Me ne sto seduto, ho da fare in questa vita. Mi piace, non soffro. Ho ancora così tanta passione, non solo per la musica, ma per le relazioni e gli amici. Voglio dire, la vita è piena d’amore e divertimento. Non penso di essere speciale e i miei genitori mi hanno insegnato la magia della vita”. (J. Backer) #CARDIOLOGO Come vivere meglio e più a lungo Professor Dottor Vittorio Fabbrocini Cardiologo e Internista, è stato Libero Docente presso l’Università di Napoli, Primario ospedaliero e poi Cardiologo ambulatoriale a Napoli. Giornalista pubblicista, già Redattore scientifico de "IL MATTINO" di Napoli 338.4086506 [email protected] http://bit.ly/1gCxr2Z Secondo un vecchio detto "Una mela al giorno toglie il medico di torno" 14 Durante la lunga attività di Cardiologo mi capita spesso di sentirmi chiedere da persone, donne e uomini, più o meno anziani, di come proseguire negli anni, quale stile di vita occorre avere per mantenersi in buone condizioni e il più a lungo possibile con una vita migliore. Si tratta di una domanda logica e giusta per una persona, specie se con qualche anno in più. Tuttavia occorre fare alcune valutazioni per dare una soddisfacente risposta. Innanzitutto occorre conoscere bene quali sono le attuali condizioni del soggetto: la sua età, se ha o meno una malattia in atto, se v’è un interessamento o meno dell’apparato cardiovascolare o di altri organi, quale terapia sta attuando e infine come mangia. E’ ormai noto che col passare degli anni si raccolgono e si sommano tutti i disturbi o mali verificatisi negli anni precedenti. Ma certamente possono venire fuori o aumentare certe manifestazioni di malattia, come il diabete, perché favorite dagli anni e dal periodo che si attraversa, Menopausa nella donna per riduzione degli ormoni femminili e Andropausa nell'uomo per riduzione di quelli maschili. Molti disturbi che in età giovanile non vengono presi in considerazione possono poi manifestarsi con il passare degli anni. 100% Fitness Mag Gennaio 2014 Oltre che ad una alimentazione più equilibrata, evitando i “fattori di rischio” occorre tenere l’organismo in buona e frequente attività L'apparato cardiocircolatorio Così per l’apparato cardiocircolatorio nell'età avanzata possono comparire i primi segni di un aumento dei valori pressori arteriosi, di un iniziale scompenso cardiaco con episodi di affanno dopo un poco di cammino, o improvvisi dolori al petto, caratteristici di una insufficienza coronarica. Si tratta di situazioni venute fuori nel tempo, ma che costituiscono gli aggravamenti di processi quasi sempre prevedibili e curabili negli anni precedenti. Anche per l’Apparato respiratorio si può dire che “tutti i nodi vengono al pettine” in quanto chi ha vissuto da giovane in ambienti polverosi, umidi e poco confortevoli, considerando responsabile anche il fumo di sigaretta, paga uno scotto considerevole con manifestazioni di malattie croniche broncopolmonari in seguito. La stessa cosa può dirsi per i disturbi gastrointestinali sottovalutati precedentemente. Quando si parla del criterio di alimentazione per la prevenzione delle malattie cardiovascolari e di quelle metaboliche, come il diabete e l'obesità o il sovrappeso, v'è spesso una certa noncuranza da parte di chi ascolta. E pure l'alimentazione costituisce un caposaldo preventivo sia per le malattie metaboliche che per quelle cardiovascolari. Oggi in America ed in molti Paesi europei sin dall'infanzia la Società, e per essa i Pediatri, consigliano di limitare i grassi e gli zuccheri negli alimenti quotidiani nei bambini, controllando periodicamente il peso sin dalla tenera età. Nei ragazzi e nei giovani un'alimentazione ricca di grassi certamente predispone nel tempo condizioni perchè si costituiscano gli addensamenti di colesterolo e poi le pericolose placche occludenti il passaggio del sangue ossigenato nelle arterie cerebrali, alle coronarie e ai vasi degli agli arti. I disturbi dell'età vanno prevenuti In un mondo evoluto, come quello di oggi, certamente occorrerebbe una migliore attenzione per la propria salute. Sono ormai anni che la Medicina ha segnalato che alcuni stili di vita debbono essere corretti perchè sbagliati e pericolosi per il nostro organismo. Così sono stati indicati gli ormai pericolosi "fattori di rischio" per le malattie cardiovascolari in particolare. In primo luogo il sovrappeso ha la sua importanza. Seguono poi l'aumento persistente dei valori della pressione arteriosa senza alcun controllo e cura. Così per il Diabete con valori glicemici elevati e non controllati con adeguata terapia. L'aumento del colesterolo nel sangue, con valori superiori ai 220 milligrammi per decilitro di sangue, specie quando v'è coincidenza con la presenza di altri "fattori di rischio", occorre affidarsi allo specifico trattamento con gli attuali farmaci, denominati "Statine" (altri sono i nomi commerciali dei diversi prodotti), che sotto controllo del Medico curante danno degli ottimi risultati con abbassamento del colesterolo e salvaguardia del sistema cardiovascolare. Le Statine per il colesterolo Va anche detto che prima di iniziare tale trattamento farmacologico di regola va attuato un periodo di adeguata dieta, priva di grassi, bevande alcoliche e zuccheri, per alcuni mesi e solo se i valori del colesterolo non ritornano nei limiti va intrapresa la cura con le Statine. A parte gli indiscussi effetti benefici di questi farmaci non va trascurato il costo degli stessi, anche se consentiti dal Sistema Sanitario Nazionale per chi è riconosciuto affetto da ipercolesterolemia, talvolta le Statine possono causare delle alterazioni a livello del fegato e della muscolatura scheletrica della persona. Conviene quindi rilevare la particolare utilità del loro impiego, ma anche la necessità di praticare in tutti coloro che usano le Statine un periodico controllo di sangue, ogni 5-6 mesi, delle Transaminasi e del CK (Creatin kinasi), esami che possono consentire di verificare in anticipo eventuali implicazioni sia del fegato che dei muscoli. L'abuso di dolci aumenta il colesterolo "cattivo" nel sangue Necessario il moto e la Dieta Anche la vita iperattiva e stress portano nel tempo delle ripercussioni a carico del cuore e del cervello. Così anche lo smog che respiriamo ed il fumo di sigaretta possono causare problemi al cuore e all'apparato respiratorio, con enfisema polmonare e malattia cronica a carico dei bronchi. Tuttavia la lunga inattività fisica e di movimento possono causare fastidiosi ripercussioni negli anni a carico delle articolazioni e di tutto il fisico. Non escludendo peggioramenti con tale inattività anche a carico del cuore e delle malattie metaboliche, come il Diabete. Infatti l'attività motoria (ginnastica in palestra o percorsi a piedi camminando in modo svelto per 40-50 minuti al giorno e non meno di due - tre volte nella settimana) consente un migliore utilizzo degli zuccheri ingeriti e quindi anche un abbassamento della glicemia nei diabetici e dei grassi, a tutto vantaggio anche dell'apparato cardiovascolare. Un particolare riferimento va fatto poi per la dieta, quella Mediterranea (su cui mi sono soffermato nel numero precedente di Novembre del giornale) che è quella consigliata a tutti coloro che hanno delle alterazioni di colesterolo nel sangue e dei segni di sovrappeso. Volendo infine dare dei consigli a chi desidera affacciarsi alla vita dell'anziano, anche se non ancora pensionato dall'attività lavorativa quotidiana, nei limiti del possibile è necessario che si attenga a certi comportamenti di vita ben diversi da quelli avuti in precedenza, se questi sono usciti fuori dalle righe. Solo in tal modo è possibile assicurarsi una vita certamente migliore e più lunga, tenendo lontano i disturbi dell'età. www.centopercentofitness.it 15 #PSICOLOGA Rilassarsi con il Training Autogeno Luisa Buonocore Laureata in Psicologia Clinica presso l’Università “La Sapienza di Roma”. Collabora con il Centro di Terapia Metacognitiva Interpersonale di Roma. Lunedì e Venerdì dalle 10.00 alle 13.00 333.4471904 http://bit.ly/1bFShtd Il Training Autogeno è una tecnica di rilassamento che permette di raggiungere uno stato di benessere psicofisico. Questo metodo è stato creato e sviluppato negli anni trenta da Johannes Heinrich Schultz, uno psichiatra tedesco. I suoi studi avevano come precedenti quelli sull'ipnosi, affiancati dalla curiosità per lo yoga e le discipline orientali. Mentre nell'ipnosi, però, è sempre necessaria la presenza dello psicoterapeuta (salvo particolari casi di autoipnosi), un punto fondamentale di questa tecnica è rendere i pazienti indipendenti, permettendogli di raggiungere da soli uno stato di benessere. Come spiega lo stesso Schultz, Training Autogeno significa “allenamento” che si genera (dal greco genos) “da sé” (da greco autos). È quindi un metodo di auto-distensione che una volta acquisito, tramite un addestramento specifico, può essere utilizzato in modo indipendente senza l’aiuto di altre persone. Il Training Autogeno permette di raggiungere uno stato di calma e rilassamento attraverso l’autoregolazione di funzioni corporee altrimenti involontarie. Consente di superare i momenti di stanchezza, prevenire i disturbi psicosomatici e migliorare la concentrazione, la memoria e l’autocontrollo. Gli esercizi si possono attuare in tre posizioni: posizione sdraiata, in poltrona e del cocchiere. Molto importante è l’ambiente in cui si svolgono questi esercizi che deve essere silenzioso e privo di luci intense. Un passaggio fondamentale è l’acquisizione di una respirazione diaframmatica e profonda che deve funzionare in modo sempre più automatico e meno controllato e che consente di raggiungere un primo stato di rilassamento. 16 100% Fitness Mag Gennaio 2014 Gli esercizi sono di due tipi: "fondamentali" e "complementari". I fondamentali sono: • L’esercizio della pesantezza: produce uno stato di rilassamento muscolare, ovvero di rilassamento dei muscoli striati e lisci; ♦ L’esercizio del calore: produce una vasodilatazione periferica con conseguente aumento del flusso sanguigno. Gli esercizi complementari sono: ♦ esercizio del cuore: produce un miglioramento della funzione cardiovascolare; ♦ esercizio del respiro: produce un miglioramento della funzione respiratoria; ♦ esercizio del plesso solare: produce un aumento del flusso sanguigno in tutti gli organi interni; ♦ esercizio della fronte fresca: produce una leggera vasocostrizione nella regione encefalica. Questi esercizi vanno imparati con l’aiuto di psicologi o medici con formazione specifica. Lo scopo è, però, quello di fornire alla persona delle tecniche che possa poi utilizzare in modo autonomo nei momenti di maggiore bisogno. Il Training Autogeno è una tecnica utile e versatile che si adatta a diversi contesti. In ambito clinico è particolarmente indicato per i disturbi d’ansia, di somatizzazione (disturbi gastrointestinali, disturbi della pelle e disturbi sessuali) e per le problematiche legate all’ insonnia. In ambito di prevenzione e di promozione per la salute, il T.A. è uno strumento molto utile per il controllo e la gestione dello stress, il controllo delle reazioni emotive, l’autoinduzione della calma e il miglioramento delle prestazioni mentali. Infine, il Training Autogeno è molto utilizzato in ambito sportivo dove consente di abbassare la tensione pre-agonistica favorendo il sonno e il rilassamento fisico generale (diminuzione della tensione muscolare, distensione viscerale, vasodilatazione, regolazione del sistema neurovegetativo, ecc.). Questo metodo risulta quindi uno strumento efficace per molte situazioni di difficoltà che una volta interiorizzato può essere praticato in autonomia. Esistono solo alcune controindicazioni nell’utilizzo di questo metodo: è sconsigliato in presenza di patologie depressive e psicotiche ed è controindicato per persone con insufficienze cardiache, in particolare per i soggetti che hanno avuto infarti recenti. #PEDIATRA Ansia e attacchi di panico: la chiave nell’infanzia Dottor Carlo Alfaro http://bit.ly/1dzh7MF L'ansia è la malattia del nostro tempo, frettoloso ed iper-tecnologico, poco “a misura d’uomo”. Nasce come reazione istintiva al pericolo, necessaria a fronteggiarlo, ma subdolamente si può trasformare in uno stato d'animo persistente che toglie gioia alla vita, dà sintomi psichici e fisici, limita le relazioni. Tra le condizioni predisponenti sembra ci sia un’infanzia infelice, con un "attaccamento non sicuro" nei confronti dei genitori, la sicurezza del cui amore quando siamo piccoli ci rende invece "resilienti" alle difficoltà della vita. Se un bambino immagazzina sin dai primi mesi di vita un modello interno di una persona che si prende cura di lui in maniera sensibile e affettuosa, sviluppa il concetto di essere meritevole di amore e attenzione, indipendentemente poi dalle vicissitudini della vita. Di qui la nostra grande responsabilità verso i minori. La vita di oggi, particolarmente stressante, rende i genitori meno capaci di offrire un “porto sicuro” di riserva di affetto e sostegno ai propri figli, i quali a loro volta si trovano ad affrontare situazioni esistenziali sempre più complesse e ansiogene. L’ingigantimento dei problemi di salute attraverso il tam tam dei media, la poca disponibilità di tempo che rende i genitori sempre più ansiosi e insicuri, la perdita della memoria storica di ciò che è normale nell’infanzia con l’affermarsi della famiglia “nucleare”- solo i genitori e i figli - fanno sì che il padre e la madre siano concentrati oggi solo sul benesserre materiale e fisico dei propri figli, perdendo l’occasione di entrare in contatto intimo e reale col loro universo emotivo, col rischio di crescere un individuo poco incline ad autoesaminarsi ed iper-concentrato sugli aspetti fisici, organici, fragile ed ansioso. La più tipica e grave 18 100% Fitness Mag Gennaio 2014 manifestazione dell'ansia è l'attacco di panico, che ha come possibili conseguenze l’agorafobia e l'evitamento di situazioni pubbliche (fobia sociale). Un attacco di panico è un momento di paura o disagio acuti ed intensi, tipicamente con un inizio improvviso e durata variabile dai 2 agli 8 minuti; raramente la durata è maggiore, dalle due alle tre ore, e possono susseguirsi più attacchi consecutivi. I sintomi possono includere tremori, respirazione superficiale ed iperventilazione, sudorazione, nausea e conati di vomito, vertigini, parestesie (sensazione di formicolio o intorpidimento alle mani, al viso, ai piedi o alla bocca), tachicardia, aumento della pressione arteriosa, cecità temporanea, sensazione di soffocamento o difficoltà di respirazione e affanno (dispnea), dolori al petto e al braccio sinistro (come nell’infarto), reazioni vasomotorie (rossore al viso e al petto, vampate di calore o brividi di freddo), cefalea, confusione mentale, vertigini, stordimento, pianto e grida o incapacità di parlare, in un circolo vizioso dove i sintomi mentali accrescono i sintomi fisici, e viceversa. Gli attacchi sono improvvisi, non sembrano provocati da un evento specifico e spesso lasciano il soggetto debilitato, spossato, sfinito, dolorante a causa della contrazione dei muscoli e fortemente scosso. La maggior parte delle persone che soffre di attacchi di panico riferisce paura di morire, di “impazzire” o perdere il controllo su emozioni e comportamento. L'esperienza generalmente provoca un forte bisogno di evitare o scappare dal posto in cui comincia l'attacco, e porta a cercare aiuto presso servizi sanitari d'emergenza, convinti di essere vittima di un grave malore. A volte possono presentarsi i cosiddetti "campanelli d'allarme" come una sensazione d'ansia, agitazione, paura che capiti qualcosa di disastroso, affanno, respirazione corta e confusione mentale. Dal punto di vista fisiopatologico, l’attacco è scatenato dalla paura, che porta al rilascio di adrenalina, la quale causa la cosiddetta risposta “combatti o fuggi”, come se il corpo si preparasse ad un'attività fisica importante, il che comporta una frequenza cardiaca accresciuta (tachicardia), una respirazione rapida (iperventilazione) e la sudorazione. L’attivazione di tutti questi meccanismi senza la reale necessità di impegno in un’attività fisica vigorosa scatena altri fenomeni neurovegetativi legati soprattutto all’abbassamento dei livelli di anidride carbonica nel sangue per l’iperventilazione, in un circolo vizioso in cui l’ulteriore rilascio di adrenalina alimenta e peggiora i sintomi. Le persone che hanno avuto un attacco di panico, per esempio mentre stavano guidando, facendo shopping in un negozio affollato o in ascensore, possono sviluppare paure irrazionali, chiamate fobie, riguardo alle situazioni dove hanno avuto paura e cominciare ad evitarle. Alla fine, lo schema di evitamento e il livello di paura di un nuovo attacco, possono costringere l’individuo a limitare sempre più le sue prestazioni, come guidare, lavorare o perfino uscire fuori casa. Generalmente l'età di esordio degli attacchi di panico è compresa tra i 15 e i 35 anni. Le donne sono da 2 a 3 volte più colpite dei soggetti di sesso maschile, ma si sta registrando un aumento soprattutto tra manager e professionisti. La terapia farmacologica si basa sugli ansiolitici benzodiazepinici in abbinamento ad antidepressivi di nuova generazione (SSRI). Fondamentale però è la terapia psicologica. Un certo beneficio può derivare da rimedi naturali, da abbinare come coadiuvante a terapie psicologiche e farmacologiche, e sempre da utilizzare su indicazione del Medico riguardo a dosi e tempi di assunzione. Ad esempio, passiflora, tiglio, camomilla, melissa, valeriana, biancospino hanno effetto rilassante e sedativo; l’iperico ha azione anti-depressiva e aumenta la secrezione di melatonina che regola il ritmo sonno-veglia. Il Rescue Remedy dei fiori di Bach, composto da 5 fiori Clematis, Impatiens, Rock Rose, Cherry Plum e Star of Bethelhem, viene consigliato come rimedio di emergenza al momento della crisi. Molte persone traggono poi beneficio dalle pratiche yoga di rilassamento e respirazione, o dai massaggi con oli essenziali. Anche l’alimentazione è importante, evitando caffè, the, cacao, alcolici e apportando abbondantemente vitamine del gruppo B, vitamina E, calcio e magnesio. #ODONTOIATRA Vietato digrignare i denti ma attenzione ai rimedi fai da te Dottor Vittorio Milanese Laureato in Odontoiatria e protesi dentiaria presso l’Università di Napoli. Socio dell’A.N.D.I. Martedì e Giovedì dalle 13.30 alle 15.00 338.4698121 http://bit.ly/1kh4FtU Con il termine bruxismo si intende quel disturbo che porta a digrignare i denti, spesso durante la notte o in situazioni di particolare stress. Il bruxismo è considerata una para funzione, ovvero un movimento non finalizzato ad uno scopo e viene creato dalla contrazione della muscolatura masticatoria per 5-10 secondi a volta. Il bruxismo può produrre alterazioni importanti sia ai denti, che nel tempo si usurano, che ai loro tessuti di supporto. Pur non essendoci una terapia specifica per curare questa patologia per prevenire i danni si utilizzano dei dispositivi medici su misura chiamati bite. Tali apparecchi si devono considerare con molta attenzione. Se da una parte il bite è un insostituibile 20 100% Fitness Mag Gennaio 2014 strumento a disposizione del dentista per curare una patologia, dall’altro può creare, se non adeguatamente realizzato, adattato e controllato dal dentista, problemi di masticazioni anche irreversibili. I bite possono essere indicati per diverse patologie quali: i disordini temporo-mandibolari, le parafunzioni (es. digrignamento dei denti), i dolori a livello dei muscoli elevatori della mandibola e del collo, il blocco articolare (locking) e le patologie degenerative artrosiche. Queste condizioni possono essere presenti singolarmente, oppure variamente sovrapposte ed interconnesse fra loro, richiedendo un approccio multidisciplinare dell’odontoiatragnatologo, dell’ortodontista, del fisioterapista, dello psicologo, del protesista. Considerando che un bite può curare una serie di patologie è fondamentale la diagnosi (clinica e strumentale) da parte del dentista. Una diagnosi scorretta o ancora peggio un utilizzo autonomo dei bite potrebbe modificare i sintomi rendendo più complessa la diagnosi: in taluni casi aggravare la patologia in atto o anche provocare l’insorgenza di patologie gengivali e parodontali. Per queste ragioni si sconsigliano i pazienti dall’utilizzare soluzioni alternative “fai da te”, bensì di rivolgersi al proprio dentista di fiducia. Tengo infatti a sottolineare che mentre altre soluzioni “fai da te” si rivelano al massimo inefficaci e quindi del tutto inutili (vedi tutta la gamma dei sbiancanti dentali venduta in farmacia o attraverso internet), i bite venduti in farmacia come auto-modellanti possono risultare estremamente dannosi a livello dell’articolazione temporo-mandibolare. Vi assicuro infatti che neanche 5 anni di corso di laurea in odontoiatria e svariati corsi di aggiornamento mi sono stati sufficienti per automodellarmi correttamente un bite ricevuto come campione gratuito da un rappresentante che mi consigliava di proporlo ai miei pazienti come soluzione più economica in alternativa ad uno preparato correttamente in studio. #ANESTESISTA Il sonno ed i suoi disturbi Dottor Antonio Coppola Medico, pediatra, rianimatore, anestesista specializzato nella terapia del dolore 338.1705569 La sindrome delle apnee notturne Prima di effettuare un esame Polisonnografico, amo spiegare ai miei pazienti cosa sia un'apnea nel sonno e quale disagio (anche immediato) possa provocare; per tale ragione, da molto tempo, utilizzo un piccolo esperimento chiarificatore: chiedo al soggetto di espirare profondamente, (le apnee ostruttive notturne si manifestano infatti alla fine di una espirazione) quindi di chiudere naso e bocca ed attendere. A differenza di quanto avviene durante la notte, periodo in cui siamo incoscienti, di giorno è facile osservare come dopo pochi secondi (10-15 in genere) le persone abbiano bisogno di respirare. In pochi secondi, si rendono quindi conto del disagio cui potrebbero incorrere durante la notte ed immaginano più facilmente gli esiti su cuore e cervello di decine o centinaia di episodi apnoici. Almeno la metà dei russatori presenta Apnee Notturne. Questi soggetti, durante la notte, respirano molto rumorosamente e sono soggetti a ripetuti episodi di apnea, determinati da una temporanea ostruzione delle alte vie aeree. Ciò comporta una diminuzione ciclica (ripetuta) della quantità di ossigeno nel sangue, definita ipossia; i pazienti, nel ripristinare una corretta respirazione, attuano, nel sonno e di continuo, ampi movimenti dei muscoli respiratori della gabbia toracica e dell'addome. Il ricorrente incremento dello sforzo ventilatorio può determinare sia bruschi risvegli notturni o microrisvegli non coscienti, sia aumenti patologici della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, in alcuni casi anche centinaia di volte per notte. Spesso, è solo il partner ad accorgersi di quanto accade durante il sonno. Immediata conseguenza è la frammentazione del sonno, con riduzione delle fasi più profonde specifiche del riposo (fase 3 - sonno REM), che 22 100% Fitness Mag Gennaio 2014 vengono compromesse. È importante sapere che le apnee sono fenomeni respiratori di diverso tipo: abbiamo evidenza di apnee (o ipopnee) ostruttive quando il meccanismo che le determina è una chisura (ostruzione) temporanea delle vie respiratorie, mentre le apnee sono definite centrali, quando ad essere alterato è il meccanismo che controlla la respirazione. Nel primo caso il torace e l'addome si muovono con energia nel tentativo di incamerare aria, fino al cosidetto "sussulto" respiatorio; nel secondo caso, torace ed addome sono completamente fermi in quanto a mancare è la capacità di riconoscere il "bisogno" di respirare, in altre parole la sensibilità alla quantità di ossigeno ed anidride carbonica nel sangue circolante. Vengono considerate significative le apnee e le ipopnee di durata superiore a 10 secondi; per le ipopnee è necessario poi che si accompagnino ad una corrispettiva riduzione di ossigeno nel sangue (desaturazione). I sintomi I sintomi che ne derivano sono quindi principalmente di tipo neurologico: ♦ Sensazione di sonno non efficace ♦ Eccessiva attività motoria notturna (gambe, molti cambiamenti di posizione) ♦ Sonnolenza diurna e crisi improvvise di sonno ♦ Cefalea mattutina ♦ Facile stancabilità ♦ Diminuzione del grado di attenzione e concentrazione, in particolare sul lavoro ♦ Perdita di riflessi o loro notevole riduzione. ♦ Deterioramento intellettuale ♦ Cambiamenti nello stile di vita ♦ Disordini comportamentali ♦ Irritabilità, ansia ♦ Peggioramento dell'umore, depressione ♦ Modificazioni della libido ♦Enuresi Nel tempo, invece, si manifesteranno condizioni patologiche a carico dell'apparato cardiaco e respiratorio: ♦ Aumento delle dimensioni del cuore ♦ Incremento della pressione arteriosa ♦ Aritmie cardiache notturne (ad es. Fibrillazione atriale) ♦ Ipertensione del circolo polmonare #ANESTESISTA ♦ Insufficienza ventricolare destra e sinistra ♦ Aumentata incidenza di infarto miocardico, di ictus cerebrale, di morte improvvisa. La ricerca I soggetti maggiormente predisposti sono maschi (con un'incidenza del 9% rispetto al 4% del sesso femminile), di età superiore a 30 anni. Fattori di rischio sono l'eccedenza ponderale o l'obesità conclamata, il diabete, la broncopatia cronica, l'ipotiroidismo, le patologie vascolari, le alterazioni dell'anatomia mandibolare, le patologie delle cavità nasali (es. deviazione del setto, ipertrofia dei turbinati), del palato molle (ptosi), del faringe. L'alcool, il fumo di sigaretta, la privazione del sonno, possono inoltre incrementare il numero e la severità degli episodi apnoici. Da molto tempo, le cronache e la ricerca ci hanno messo a conoscenza del fatto che l'alcool è alla base di almeno il 50% degli incidenti automobilistici. La Sindrome delle Apnee Notturne determina, secondo i risultati di recenti studi il 20 % circa di questi eventi. Fisiopatologia della sindrome delle apnee notturne La Sindrome delle Apnee Notturne è un disturbo respiratorio caratterizzato da ripetuti collassi delle vie aeree superiori durante il sonno, in grado di determinare un temporaneo arresto del flusso d'aria ai polmoni (apnea) con diverse conseguenze: ♦ riduzione della saturazione di ossigeno, ♦ arousals corticali (microrisvegli) ed alterazioni della struttura del sonno ♦ frammentazione del sonno REM (il sonno caratterizzato da Rapid Eyes Movement) ♦ con sonnolenza residua il giorno successivo ♦ attivazione del sistema nervoso autonomico (durante i tentativi di compenso), ♦ alterazioni emodinamiche i cui effetti si possono osservare anche nella veglia (periodici aumenti delle pressioni negative intratoraciche, maggiore afflusso venoso al cuore, suo ingrandimento) La Sindrome delle Apnee Notturne si accompagna molto frequentemente a Russamento rumoroso (Roncopatia); questo sintomo, costituisce uno degli elementi più riconoscibili della Sindrome. L'ostruzione delle alte vie respiratorie (ad esempio: palato molle e/o base della lingua e/o ugola) è caratteristica delle apnee ostruttive mentre le apnee cosidette centrali, si manifestano con vie respiratorie pervie; in questi casi a fermarsi sono i movimenti respiratori di torace ed addome. Da molto tempo la Sindrome delle Apnee Notturne è considerata un fattore di rischio 24 100% Fitness Mag Gennaio 2014 indipendente per la patologia cardiovascolare (infarto, ictus). Sintomatologia Eccessiva sonnolenza diurna non imputabile ad altri fattori e/o due o più dei seguenti sintomi: ♦ russamento rumoroso; ♦ senso di soffocamento/respiro ansimante, durante il sonno; ♦ risvegli notturni ricorrenti; ♦ sonno non ristoratore; ♦ stanchezza diurna; ♦ ridotta capacità di concentrazione; ♦ presenza nel monitoraggio notturno di almeno cinque episodi di apnea più ipopnea più RERAs (respiratory effort-related arousals) per ora di sonno; ♦microrisvegli (arousal) correlati alla sforzo respiratorio; Sintomatologia cardiovascolare ♦ Aritmie cardiache - Bradicardia, blocco AV, F.A. ♦ Ipertensione arteriosa ♦ Ipertensione del circolo polmonare ♦ Insufficienza ventricolare sinistra ♦ Insufficienza ventricolare destra ♦ Cuore polmonare cronico ♦ Aumentata incidenza di STROKE ed IMA ♦ Morte improvvisa Condizioni intermedie che contribuiscono all'inizio ed alla progressione della patologia cardiovascolare nella Sindrome delle Apnee Notturne: ♦ Attivazione Orto-Simpatica (del Sistema Nervoso Simpatico) ♦Vascocostrizione ♦Tachicardia ♦ Aumento catecolamine circolanti ♦ Disfunzione Endoteliale ♦ Aumentati livelli di Endotelina possono contribuire a sostenere la vasocostrizione periferica ♦ Stress Ossidativo Vascolare ♦ Produzione di radicali liberi per danno da ipossia-reossigenazione ♦Infiammazione ♦ Aumento PCR ♦ Aumentata attività protrombotica ♦ Fattore VIIc, Fibrinogeno, attività piastrinica, viscosità ematica Conseguenze cliniche: ♦ Sintomi soggettivi: roncopatia, sonnolenza ♦ Sequele neuropsicologiche (da frammentazione del sonno REM) ♦ Alterazioni metaboliche (da ipossia) ♦ Ipertensione arteriosa (per attivazione ortosimpatica) ♦ Patologia cardio e cerebrovascolare ♦Aritmie www.facebook.com/100x100FitnessMagazine #NEUROPSICOMOTRICISTA Voglio i giochi come quelli di mamma e papà Dottoressa Daniela Caiafa Laureata in Neuropsicomotricità dell’età evolutiva, presso l’Università di Napoli Federico II Lunedì e Sabato dalle 9.00 alle 13.00 347.5477785 http://bit.ly/1bjyYJp Durante le vacanze di Natale mi sono soffermata a guardare come giocano i bambini oggi… bhe! Si può quasi dire addio alle vecchie care bambole, costruzioni di legno e a incastro, al didò, per far spazio ai Nintendo, WII, play box, tablet… chi più ne ha più ne metta! Mi ha sorpreso vedere bambini con una manualità eccezionale se dovevano utilizzare mouse e altri aggeggi, ed essere poi incapaci di disegnare o costruire qualcosa. Bambini che a stento parlano utilizzare un linguaggio tecnico ed essere consapevoli di cos’è il touch screen ecc… allora ripenso all’importanza dei vecchi giochi. Il gioco svolge un ruolo chiave nello sviluppo del bambino dal punto di vista cognitivo, affettivo e sociale. Nel gioco spesso il bambino imita ciò che accade nella realtà “facendo finta di”: oggetti, azioni, situazioni presenti vengono utilizzati come simboli per rappresentare qualcosa che non è presente ma che si può immaginare. Il gioco simbolico, per la cui analisi il riferimento è lo psicologo Jean Piaget, è una fase fondamentale della vita del bambino a partire dai 12/15 mesi d’età e si protrae fino ai 6/7 anni. Si tratta di una forma di gioco che, attraverso la finzione, porta il bambino a sperimentare, mettere in atto, accrescere tutte quelle abilità che lo qualificheranno come persona. È proprio dal concetto di “finzione” che deriva il termine “simbolico”, perché un oggetto o un’azione vengono utilizzate per rappresentare qualcos’altro. Nel gioco simbolico, gli oggetti sono interpretati in funzione dell’immaginazione. È il momento in cui il gioco da pura attività fisica e sensoriale diventa narrazione, rappresentazione, interpretazione. Uno scatolone di cartone diventa una casa, una nave, un lenzuolo posto su due sedie diventa una stanza di un castello, un bastone un fucile, un cuscino un animale feroce… 28 100% Fitness Mag Gennaio 2014 L’imitazione è un altro aspetto caratteristico di questa fase evolutiva. Nell’imitazione, spesso molto “sentita”, delle attività e dei ruoli degli adulti il bambino esprime, mette alla prova, comprende le dinamiche di relazione e sperimenta emozioni e sentimenti. Inizialmente giocare con le bambole è un’attività molto ricercata da tutti i bambini, maschi e femmine indistintamente. Molti papà non vedono di buon occhio il loro piccolo ometto che gioca con una bambola, ignorando il fatto che è un importante tappa dello sviluppo del bambino, dove si identifica nella figura di riferimento pricipale. Il bambino fa finta di… con questo gioco esprime il proprio vissuto, descrive ciò che lo circonda dal suo punto di vista, esternando il modo in cui lui stesso recepisce il mondo affettivo che lo circonda. I giochi di travestimento permettono al bambino di far finta di essere una principessa, un cavaliere… Winnicott descrive l'attività ludica come un propulsore dell'impellente bisogno umano di armonizzare e ri-comporre il proprio mondo interno con i vincoli della realtà esterna, Bruner rivolge la propria attenzione al gioco in relazione ai processi di apprendimento, mettendo in luce come le diverse attività di gioco proposte a bambini e ragazzi incidano in modo determinante sulle capacità di attivare: a) strategie per la ricerca di soluzioni a problemi, nel caso di compiti ben strutturati e finalizzati al raggiungimento di obiettivi predefiniti; b) procedure euristiche, per orientarsi in situazioni non ben definite e finalizzate a uno scopo preciso. Laeng, infine, riprendendo una concettualizzazione piagetiana, dà rilievo alla funzione del gioco quale mediatore del passaggio dalla fase di egocentrismo, tipica della prima infanzia, alla fase di decentramento, prerequisito essenziale per attivare tutte le forme di apprendimento socializzato e socializzante. Non a caso il gioco, supportato dalla fantasia e dall'immaginazione, diviene un formidabile strumento di anticipazione, di previsione e di ipotesi. Con questo articolo vorrei far capire che è importante che i nostri bambini siano al passo con i tempi, che debbano saper utilizzare tutte le tecnologie che ci propongono, ma non dobbiamo mai lasciare che questi prendano il soppravvento abbandonando i cari vecchi giochi che permettono e aiutano la crescita emotiva e cognitiva. #CHIROPRATICA Compressione dei nervi periferici Tunnel tarsale tibiale, l’astragalo, il calcagno e il legamento deltoideo, che sono un importante rinforzo Laureata in chiropratica all’Anglo-European dell’articolazione tibiotarsica. Nel tunnel il College of Chiropractic in Bournemouth nervo tibiale posteriore transita insieme ai (Inghilterra), membro dell’A.I.C. vasi sanguigni omonimi posti dietro i tendini Tutti i giorni dalle 12.00 alle 16.00 del muscolo tibiale posteriore e del muscolo 349.1381175 flessore lungo delle dita e superficialmente http://bit.ly/1ddlb6M al flessore lungo dell’alluce. Il nervo tibiale posteriore, con i suoi rami terminali, innerva i piccoli muscoli del piede e delle dita. Il nervo plantare mediale innerva: il flessore breve delle dita, l’abduttore dell’alluce, il flessore breve dell’alluce e il I lombricale. La sindrome del tunnel tarsale è una neuropatia Quest’ultimo nervo fornisce, inoltre, rami nella quale il nervo tibiale posteriore è sensitivi al lato mediale della pianta del piede compresso nel tunnel tarsale (all’interno della e al lato plantare delle prime tre dita e del gamba dietro il malleolo mediale). quarto dito. Il nervo plantare laterale innerva: il quadrato plantare, i 3 interossei plantari, i 4 interossei dorsali, i 3 lombricali laterali, Anatomia l’abduttore del V dito, il flessore breve del V dito, Il nervo tibiale posteriore (L4 - S3) è un ramo l’opponente del V dito e parte dell’abduttore del nervo sciatico. Dopo avere passato le 2 dell’alluce. Quest’ultimo nervo fornisce, inoltre, teste del muscolo gastrocnemio, il nervo tibiale rami sensitivi alla parte laterale della pianta del s’inserisce in profondità al muscolo soleo nel piede e al lato plantare del V dito e del IV dito. compartimento inferiore della gamba. Viaggia poi dietro il malleolo mediale, attraverso il Cause d’intrappolamento del nervo tunnel tarsale, dove si divide nei suoi rami tibiale posteriore terminali: il nervo plantare mediale e laterale. Il Come già accennato, il tunnel tarsale è formato Canale Tarsale è un tunnel osteofibroso noto da una banda di tessuto fibroso denso che anche come canale tibio- astragalo- calcaneare sostiene e rafforza l'articolazione della caviglia o canale di Richet. chiamato flessore retinacolo. Tutto ciò che Il "tunnel tarsale" ha per tetto il legamento occupa uno spazio o comprime il tunnel tarsale laciniato che costituisce il retinacolo dei provocherà una pressione sul nervo e causerà muscoli flessori e va dal malleolo mediale al infiammazione e dolore. Questa condizione calcagno, mentre il pavimento è il malleolo è simile alla sindrome del tunnel carpale, che avviene nel polso. Le cause della sindrome del tunnel tarsale includono: la crescita abnorme di tessuto nei pressi della galleria (tumori, cisti, lipomi, gangli nervosi, nelle cicatrici post-traumatiche); il gonfiore o il sanguinamento attivo nel tunnel dopo trauma al piede o alla caviglia; l’infiammazione e il gonfiore dei vicini tendini causato da movimenti ripetitivi o risultato dell’artrite reumatoide. Individui con il piede piatto sono sensibili alla sindrome del tunnel tarsale perché l'appiattimento (pronazione) dell'arco provoca pressione sui muscoli presenti Dottoressa Barbara Martino 30 100% Fitness Mag Gennaio 2014 #CHIROPRATICA Studi diagnostici L’anamnesi e l'esame fisico sono gli strumenti clinici iniziali più utili nel determinare una compressione del nervo tibiale posteriore. Le radiografie sono effettuate per escludere lesioni traumatiche sottostanti (ad esempio fratture non diagnosticate) e anomalie scheletriche come esostosi e osteocondromi che possono causare una compressione del nervo. La Tomografia Computerizzata (TC) e la Risonanza Magnetica (MRI) possono aiutare a escludere l'infiammazione dei tendini e sono utili nella ricerca della zona in cui il nervo è compresso. L’elettromiografia è senza dubbio il metodo migliore per studiare e valutare la funzione del nervo tibiale posteriore. Diagnosi differenziale nel tunnel comprimendo il nervo. L'obesità è un fattore di rischio per questa sindrome perché il peso eccessivo può indebolire la struttura del piede, con conseguente compressione del nervo tibiale posteriore. Inoltre carenze diabetiche, alcolismo, malattie della tiroide, e mancanza di vitamine possono aumentare il rischio di neuropatie da intrappolamento come la sindrome del tunnel tarsale. Segni e sintomi Nella sindrome del tunnel tarsale il dolore si presenta come continuo nella pianta del piede ed è descritto come bruciore e/o formicolio. Questo fastidio può irradiarsi dalla caviglia fino alla punta delle dita dei piedi. I sintomi della sindrome del tunnel tarsale sono di solito unilaterali. In genere migliorano con il riposo e/o tenendo il piede in elevazione e durante la notte si prova sollievo muovendo l’arto, scendendo dal letto o facendo penzolare la gamba dal bordo del letto. Il dolore, invece, peggiora con il progredire della giornata e peggiora di notte. L’andamento del dolore distingue il tunnel tarsale dalla fascite plantare, dove il dolore è molto forte la mattina e si allevia durante il giorno. Nell’esame fisico sono presenti segni d’intorpidimento (parestesia) e di debolezza muscolare con possibile atrofia dei muscoli intrinseci del piede. Inoltre, una leggera pressione nella zona superiore del tunnel tarsale può riprodurre il dolore o formicolio che s’irradia verso le dita dei piedi (segno di Tinel). I sintomi possono essere anche aggravati girando la pianta del piede verso l'esterno (eversione) e puntando le dita dei piedi verso l'alto (dorsiflessione). 32 100% Fitness Mag Gennaio 2014 È importante escludere altre patologie che spesso causano sintomi simili a quelli da sindrome del tunnel tarsale. Tra queste patologie le più importanti sono: ♦ Ernia del disco ♦ Malattia vascolare periferica ♦Diabete ♦ Neurinoma di Morton ♦ Fascite plantare ♦ Cisti gangliari ♦Fratture ♦Lipomi ♦ Sinostosi tarsali Trattamento Parte integrante dell’approccio chiropratico per la sindrome del tunnel tarsale consiste in manovre manuali delle ossa del piede, particolarmente al calcagno. Inoltre, per garantire un equilibrio di tutto il sistema nervoso sono fondamentali la correzione e lo sblocco delle articolazioni della schiena, del bacino, del ginocchio e delle caviglie. Inoltre, nella sindrome del tunnel tarsale, i muscoli del piede spesso sono indeboliti e atrofizzati a causa dell’intrappolamento del nervo tibiale. Quindi, una terapia manuale molto specifica ai muscoli, alla fascia, e ai tendini ne restaura la funzionalità neurologica. Potrebbe anche essere utile l’uso di plantari con cuneo mediale a livello del calcagno per dominare la pronazione del retropiede e cuneo laterale alla base metatarsale per ricostruire l’appoggio normale dell’avampiede. Infine, è anche molto importante un’adeguata rieducazione posturale volta a ristabilire una corretta rispondenza tra rachide lombare, bacino, ginocchia e piede. Se non avviene la guarigione, l'intervento chirurgico può essere indicato. www.centopercentofitness.it 33 #POSTUROLOGIA Il problema del piede piatto Il piede piatto è una problematica di appoggio molto diffusa tra i bambini, che spesso persiste sia nell’età evolutiva sia nell’età adulta. Noi tutti nasciamo con i piedi piatti, ma poi, quando impariamo a camminare, esercitando un movimento di contrazione e rilasciamento dei muscoli intrinseci del piede stesso, otteniamo l’aumento del tono muscolare. Questo comporta una maggiore forza sia dei muscoli intrinseci che delle componenti legamentose del piede e l’organizzazione della sua specifica architettura in arcate. Quali sono le funzioni del piede? a)Base di appoggio nella stazione eretta b)Ammortizzatore nella deambulazione c)Leva utile alla propulsione d)Servomeccanismo antigravitario e)Organo neurosensoriale f)Organo vascolare. Da tutto questo si evince come sia importante che già dall’infanzia ci sia uno sviluppo ed una funzionalità normale dell’appoggio podalico. Succede molto spesso, però, che il bambino rimane con i piedi piatti. Quali sono i fattori che predispongono al piattismo? Ci sono molti fattori che predispongono al piattismo come familiarità, lassità muscololegamentosa, scarsa attività fisica del bambino, perdita dell’abitudine di camminare a piedi. Circa il 30% dei bambini mantengono un piattismo dei piedi oltre il terzo anno di età. Dal punto di vista clinico il piede piatto è caratterizzato da: ♦ Abbassamento o crollo della volta plantare ♦ Deviazione in valgo del calcagno (che normalmente è < 10°) ♦ Protrusione mediale dello scafoide ♦ Aumento dell’angolo tibio-astragalico (che normalmente è = 115° circa) Il piattismo dei piedi dei bambini, non è mai un problema isolato, ma spesso genera altre problematiche soprattutto di natura posturale. Ginocchia valghe, asimmetria del bacino e delle spalle con un aspetto astenico di tutto il soma e spalle abbassate, si associano molto frequentemente ai piedi piatti. I bambini inoltre sono spesso lenti nei movimenti, pigri, si stancano molto facimente e non gradiscono né camminare 34 100% Fitness Mag Gennaio 2014 a piedi, né svolgere qualche sport. Tendono ad essere in sovrappeso. Come si pone l'ortopedia verso il piattismo? Da sempre l'ortopedia dell'età evolutiva si è preoccupata di trovare dei presidi per la correzione dei piedi piatti, impiegando, il più delle volte, materiali rigidi e mezzi coercitivi per posizionare meglio i piedi. Scarpe ortopediche, plantari con rialzi sulla volta mediale, semisfere, talloniere per contenere il valgismo del calcagno, si usano da sempre, ma sempre con scarsi risultati. Negli ultimi vent'anni si sta affermando l'utilizzo di speciali plantari di stimolazione neuro-muscolare. Quello che comunemente non viene valutato nella prescrizione di una ortesi plantare ortopedica, è l'effetto sensoriale che le ortesi inducono e le reazioni neuromuscolari ad esse connesse. Ma la ricerca scientifica degli ultimi decenni ci sta facendo capire, ed ha fin qui dimostrato, che la disposizione architettonica delle ossa dipende essenzialmente dal funzionamento normale di muscoli e legamenti. Sono questi che, esprimendo una normale forza ed una normale capacità fibroelastica, posizionano e mantengono le ossa in assetto ottimale per lo svolgimento sia della funzione antigravitazionale che dinamica di ogni parte del nostro apparato locomotore, anche dei piedi. Esistono oggi dei plantari di ultimissima generazione che presentano forma, dimensione e consistenza completamente diversa dai soliti plantari ortopedici, permettendo una ottima adattabilità ad ogni tipo di calzatura. Presentano nel loro interno delle sacche di attivazione proprio all’inserzione dei muscoli intrinseci della pianta dei piedi, quei muscoli da cui dipende l’organizzazione delle arcate ossee dei piedi stessi. Tali sacche di stimolazione vengono riempite, in modo assolutamente personalizzato per ogni singolo paziente, con un materiale di consistenza elastica tale da innescare un massaggio continuo ai muscoli ed ai punti della pianta dei piedi che non lavorano in modo corretto. Usati in modo continuativo permettono ai muscoli lassi di recuperare un tono fisiologico e di organizzare spazialità più corrette a livello articolare, modificando in modo “VISIBILE” l’appoggio dei piedi e la deambulazione dei bambini. #NUTRIZIONISTA L'Acqua la nostra prima fonte della salute Non sempre ci si pensa ma l’acqua è uno tra gli alimenti più importanti nelle dieta di ciascuno di noi: ci permette di vivere, di “ripulire” l’organismo da scorie e tossine, di ridurre i rischi di numerose malattie e di avere una pelle più sana e luminosa. Scopriamo insieme le sue proprietà e come utilizzarla. L’acqua è un elemento indispensabile per la vita. È il costituente principale degli organismi viventi: nell’essere umano adulto rappresenta circa il 65% del peso corporeo. Essa consente le reazioni chimiche necessarie alle funzioni vitali. Il fabbisogno giornaliero di acqua di una persona in buona salute è pari a circa 3 litri al giorno, da assumere sia attraverso le bevande sia attraverso gli alimenti; soprattutto frutta e verdura; in questo modo si bilanciano le perdite quotidiane di acqua che avvengono attraverso le urine, le feci, la sudorazione, (circa il 6% dell’acqua presente nell’organismo). Sarebbe buona regola perciò bere 8-10 bicchieri d’acqua a temperatura ambiente nell’arco della giornata. Chi segue una dieta ricca di proteine, fa sport o vive in un clima caldo, chi è colpito da infiammazioni delle vie urinarie, uricemia e gotta, calcoli renali, diarrea, vomito o febbre elevata necessita di una dose maggiore di acqua. L’assunzione giornaliera di circa 3 litri di liquidi comprende, oltre all’acqua, anche tisane, te, centrifugati di verdure, spremute e minestroni. Nell’elenco mancano le comuni bibite, in quanto addizionate con edulcoranti, conservanti, ecc. e, quindi, meno dissetanti delle altre bevande menzionate. Per quanto riguarda zuppe e minestroni, il loro potere reidratante è certo se nella preparazione il sale utilizzato è minimo. L’acqua nella dieta quotidiana Non è solo quella che beviamo: anche i cibi ne sono ricchi e frutta, ortaggi, verdura e latte sono quelli che ne contengono di più. 38 100% Fitness Mag Gennaio 2014 Dottoressa Francesca Maresca Laureata in Dietistica presso l’Università di Napoli Federico II. Martedì e Giovedì dalle 15.00 alle 16.30 334.2258132 http://bit.ly/19ubheb Ecco qui di seguito alcuni alimenti e le loro percentuali di acqua. 100 g prosciutto crudo: 51g d’acqua; 100 g parmigiano: 30g d’acqua; 100 g cocco: 51g d’acqua; 100 g ciliegie: 86g d’acqua; 100 g arance: 87g d’acqua; 100 g di carciofi: 91g d’acqua; Bevande comuni e loro contenuto d’acqua La sete è un segnale che non va mai ignorato. Soprattutto in estate, quando il caldo favorisce la disidratazione, bere bevande analcoliche e non dolcificate è fonte di salute per tutti! 1 tazza di tè: 100g d’acqua; 1 tazza di tisana: 100g d’acqua; 1 bicchiere di succo di frutta: 84.5g d’acqua; 1 caffè d’orzo: 100 g d’acqua; 1 porzione di minestrone: 90g d’acqua; L’acqua non fornisce calorie, quindi non ingrassa e, al contrario, facilita lo smaltimento delle sostanze tossiche presenti nell’organismo, che spesso rendono più difficile l’eliminazione dei liquidi in eccesso e dell’adipe accumulato, migliorando anche la circolazione sanguigna. #FOODCROSSING Ode all’ortaggio dal cuore tenero! Anna Maione Esperta in comunicazione multimediale dell'enogastronomia http://bit.ly/1fbD77f Originario del Medio Oriente e utilizzato già dagli Egizi per la preparazione di piatti prelibati, il carciofo iniziò ad essere coltivato in Sicilia nei primi secoli d.C. e lentamente risalì la nostra penisola nel tardo Medioevo diventando tra i simboli della cucina tradizionale in diverse regioni e rendendone tra l’altro l’Italia uno dei maggiori produttori al mondo. Il segreto delle sue virtù risiede nella cinarina, la sostanza aromatica che gli conferisce il caratteristico sapore amaro e molte delle sue proprietà benefiche e terapeutiche. Il carciofo ha un apporto calorico veramente basso ed un enorme contenuto di ferro. Inoltre, contiene sodio, potassio, calcio, fosforo, vitamine (A, B1, B2, C, PP), acido malico, acido citrico, tannini e zuccheri consentiti anche ai diabetici. La parte commestibile di questo protagonista della cucina è in realtà il fiore della pianta, con il cuore (il “cimarolo”) che rappresenta la parte più tenera e quindi ricercata. Durante la pulitura, può essere molto utile immergere il carciofo in acqua acidulata, unita ad esempio a succo di limone, così da evitare l’annerimento delle foglie. È opportuno ricordare che, una volta cotto, il carciofo non riesce a conservarsi a lungo. Come recuperare le foglie scartate? Se si è in grado di resistere al sapore amaro di questa parte meno nobile, è possibile prepararne un infuso in acqua calda. È così infatti che si recuperano le proprietà nutrienti (ritenute utili anche per ridurre il colesterolo nel sangue) che altrimenti andrebbero perdute. In ogni caso, se la preparazione del carciofo prevede di cuocerli, si può conservare l’acqua di cottura e riutilizzarla ad esempio per arricchire minestre o zuppe.Esistono diverse varietà di carciofo: il ligure è dolce, il romanesco tenerissimo e il sardo un po' spigoloso. Fioriscono da ottobre ad aprile (a seconda della qualità) e si prestano ad essere 40 100% Fitness Mag Gennaio 2014 protagonisti di numerosissime ricette, dai primi piatti ai contorni, dagli antipasti ai piatti unici. Curiosità: il carciofo è molto apprezzato anche lontano dai fornelli, il suo succo è infatti usato nella cosmesi naturale per tonificare e rivitalizzare la pelle, il suo succo dona vitalità e tonicità alla pelle devitalizzata e foruncolosa. Carcioffole ‘ndurate e fritte Ecco la ricetta che la cara amica Antonella Gargiulo ha inviato alla rubrica FoodCrossing di 100% Fitness Magazine, dopo aver appreso e sperimentato la ricetta dell’insalata di rinforzo proposta da me nel numero di Dicembre. “Ne ricordo il caldo profumo che si spandeva la domenica in tutta la casa arrivando alla gola…e allo stomaco!” I carciofi indorati e fritti sono un piatto tipico della cucina napoletana. Sono adatti come antipasto ma se preferite potete servirli anche come secondo accompagnati da una fresca insalata. Attenzione! L’effetto “uno tira l’altro” è garantito! Ingredienti: Carciofi; 3 uova; 1 limone, sale q.b., olio extra vergine di oliva Procedimento: Pulire i carciofi togliendo le foglie esterne più dure, tagliare le punte, dividerli a metà, togliere la barba interna, tagliare ogni metà in 2 e metterli in acqua e limone per 10 minuti. Asciugarli e passarli prima nella farina e poi nelle uova sbattute. Quindi friggerli in abbondante olio bollente prima da un lato e poi dall’altro, adagiarli man mano in un piatti ricoperto da carta assorbente per eliminare l’unto in eccesso. Salarli e servirli caldi. Buon appetito! Grazie Antonella! Vuoi che la tua ricetta della tradizione venga pubblicata sulla bacheca di Food Crossing? Inviala a [email protected] #FITNESS Iperlordosi lombare come curarla? Mariano Russo Laureato in scienze motorie Responsabile Tecnico Palestra Futura 388.3542023 La colonna vertebrale rappresenta il pilastro centrale del corpo umano, svolgendo principalmente funzione di sostegno del tronco. Per chi lavora nell'ambito del benessere psico-fisico, come ad esempio il Personal Trainer, è di fondamentale importanza saper valutare la postura del proprio cliente, per apportare le giuste correzioni ai fini estetici o funzionali dello stesso. La prima esigenza è la verifica della funzionalità del sistema posturale e dell'integrazione recettoriale dalla quale è governato, ai fini di attuare un programma di lavoro adatto alla risoluzione della problematica. I paramorfismi più frequenti sono quelli che rappresentano un aumento della curva dorsale e della lardosi lombare. L'iperlordosi lombare è una patologia molto frequente nel sesso femminile, a causa della diversa conformazione ossea e delle abitudini culturali, come ad esempio l'uso dei tacchi alti, che spesso di associa a dolore acuto e cronico definito lombalgia. Siccome la lordosi lombare è in rapporto con l'osso sacro e quindi con il bacino, sarà fondamentale capire come funziona il bacino in statica e in dinamica in modo da poter capire quelli che sono i compensi della zona lombare. Le masse muscolari, che prendono inserzione sul bacino, sono artefici dei movimenti 42 100% Fitness Mag Gennaio 2014 del bacino stesso indirizzandolo verso una retroversione (delordosizzante) o un'anteroversione (lordosizzante). Per risolvere la problematica dell'anteroversione del bacino e quindi correggere tale patologia si ci avvale della legge della "plasticità muscolare" di Borrelli-Weber-Fick, ovvero si lavora in accorciamento su quei muscoli che diminuiscono la lordosi (tutti quelli cioè che realizzano il movimento di retroversione del bacino), ischio crurali (semimembranoso, semitendinoso, bicipite femorale) cioè la parte posteriore della coscia, grande gluteo, grande adduttore e la parete addominale (retto addominale, obliqui interno ed esterno, traverso). È importante lavorare invece in allungamento attraverso metodiche di stretching per detensionare la muscolatura responsabile dell'antiversione come i lombari (sacro spinale, rotatori lombare, multifido della spina, interspinali lombari), il retto del femore, l'ileo-psoas, il sartorio e il tensore fascia lata. Oltre a eseguire esercizi di stretching e potenziamento, sono consigliabili sedute di ginnastica posturale per tentare non solo di allungare tutta la catena posteriore, che si estende dall'occipitale fino alle punte dei piedi, come ha studiato e scoperto Mézières, ma anche per correggere atteggiamenti errati. https://plus.google.com/+CentopercentofitnessIt/ https://twitter.com/100x100FitnessM #FITNESS Donne e pesi: si può fare! Fabio Siniscalchi Laurea in Scienze Motorie per la Prevenzione ed il Benessere presso l’Università degli Studi di Napoli “Parthenope” - Personal Trainer 347.3797803 [email protected] Buon inizio d’anno a tutti i lettori, augurandoci che sia ricco di soddisfazioni e che ognuno possa trovare il giusto tempo da dedicare all’esercizio fisico e alle attività preferite. L’argomento oggetto di questo articolo è da sempre al centro dell’attenzione da parte dell’utenza femminile all’interno delle palestre e dei centri fitness. È diffusa, infatti, la falsa credenza che l’allenamento con i sovraccarichi (macchine isotoniche, bilancieri e pesi liberi) sia sconsigliato alle donne. A rovesciare tale mito ci vengono in aiuto le conoscenze di fisiologia e il contributo della ricerca scientifica in tema di esercizio fisico al femminile. Per prima cosa occorre precisare le differenze in termini fisiologici tra i due sessi. La donna presenta, per quanto concerne il sistema endocrino, costituto da ghiandole che riversano il loro prodotto (ormoni) all’interno dell’organismo, una minore concentrazione di GH (growth hormone o ormone somatotropo), 46 100% Fitness Mag prodotto dall’ipofisi e deputato all’accrescimento di molti organi e apparati come quello muscolare e scheletrico. Troviamo, inoltre, una presenza più bassa di ormoni androgeni, rilasciati dalla midollare del surrene, di cui una piccola quantità è riversata nelle ovaie per la donna, e in misura maggiore nei testicoli per l’uomo. Il più importante degli androgeni è il testosterone, ormone ad azione anabolica, ad esso dobbiamo l’aumento della massa muscolare e della deposizione di calcio nelle ossa. La donna presenta un quantitativo di testosterone minore circa 10 volte rispetto al quello dell’uomo. Oltre alle differenze relative alla funzione endocrina, sono da sottolineare anche quelle antropometriche: in un soggetto normale di sesso femminile la percentuale di grasso corporeo si aggira intorno al 25-30% contro i 15-20% dell’uomo, ciò è dovuto a una minore massa muscolare. A supporto di tali conoscenze possiamo analizzare il grafico di uno studio condotto dal Gennaio 2014 Prof. Jack H. Wilmore, uno dei massimi esperti a livello mondiale nel campo della fisiologia applicata all’esercizio fisico e allo sport, alla fine degli anni ’70, nel quale notiamo come nella donna sia presente un minore aumento di dimensioni delle fibre (ipertrofia) rispetto alla forza comparati con le circonferenze corporee del maschio. La donna, quindi, non corre il rischio di diventare “grossa”, ma al contrario l’esercizio fisico in carico è consigliato in quanto alleato contro l’osteoporosi, di cui abbiamo già parlato in passato, e permette un miglioramento della composizione corporea e del metabolismo basale, per cui iniziamo ad allenarci seriamente… non è mai tardi per iniziare. Buon allenamento! #FITNESS Alleniamo i bicipiti Professor Nello Iaccarino LSM (Laureato Scienze Motorie) PT (Personal Trainer) Consulenza Fitness dalle 15.00 alle 16.00 329.6220310 I bicipiti sono muscoli flessori del braccio e del gomito composti da: 1.Bicipite Brachiale: biarticolare e flessore del braccio, ha origine dalla scapola e si inserisce sul radio; 2.Brachiale: monoarticolare e flessore del gomito, ha origine dall’omero e si inserisce sull’ulna; 3.Brachioradiale: monoarticolare e flessore del gomito, ha origine dall’omero e si inserisce sul radio. Occorre sapere che i bicipiti mediamente occupano 1/3 del braccio, mentre i tricipiti i 2/3; il volume del braccio comunque deve essere armonico con il resto del corpo. Un esempio può essere Torace 110 cm = Braccio 35/37 cm. Il volume del braccio è in relazione anche al peso corporeo del soggetto, ad esempio un Maschio di 70 Kg non avrà mai un braccio di 45 cm. Infine la sua massa muscolare, ovviamente, è in funzione del sesso: infatti le donne hanno una minima ipertrofia causata da bassa produzione di androgeni e di GH (ormone somatotropo). Prima di allenare i bicipiti bisogna stimare il tipo di fibre predominanti in essi (di tipo IA - IIA - IIB - IIC, ecc). Ciò si realizza tramite test specifici indiretti. L’allenamento dei bicipiti va differenziato a seconda se si è: 1.Principianti (basso volume di allenamento, consigliate max 8 serie inserite in schede split o, meglio, in scheda unica; esercizi prevalentemente biarticolari rispetto ai monoarticolari e senza tecniche avanzate); 48 100% Fitness Mag Gennaio 2014 2.Intermedi (medio volume di allenamento, consigliate max 12 serie inserite in schede split con esercizi prevalentemente monoarticolari rispetto ai biarticolari e uso di tecniche avanzate); 3.Avanzati (medio – alto volume di allenamento, bicipiti inseriti in schede split con esercizi prevalentemente monoarticolari rispetto ai biarticolari e uso di tecniche avanzate); 4.Braccio a sciabola (tipico di alcune donne, cioè tricipite ipertonico rispetto al bicipite, allenarli con volume di allenamento più alto rispetto ai tricipiti); 5.Donne in menopausa (dopo il test indiretto di stima della predominanza fibre, adattare allenamento specifico senza mai ridursi ad un monotono e, alla lunga, improduttivo allenamento basato su alte ripetizioni, bassa intensità e basso carico, sapendo che il soggetto, a causa della bassa attività estrogenica, accumula grasso in tale zona). Personalmente ho verificato su molti soggetti che i loro bicipiti hanno predominanza di fibre di tipo IA - IIA e, quindi, è necessario utilizzare e ciclizzare tecniche adatte a tale composizione. Le tecniche che ho usato maggiormente sono state: 1.Serie 21; 2.Stripping; 3.Burns; 4.Iso con e senza contrazione di picco. #TREKKING Trekking urbano a Meta Nino Aversa Guida escursionistica 334.1161642 [email protected] Nino Aversa http://bit.ly/ItF7c2 Il progetto di escursionismo urbano, nei mesi invernali, è rivolto alla conoscenza dei paesi della Penisola Sorrentina data l’instabilità meteorologica e la poca disponibilità di luce diurna. Ma questo ci permette di scoprire molte curiosità e tracce storiche di un luogo che attraversiamo e viviamo tutti i giorni. Il paese di Meta è il primo che si incontra entrando in Penisola Sorrentina. Con la sua imponente basilica, dedicata alla Madonna del Lauro, accoglie tutti coloro che percorrono la panoramica strada di Scutolo. Molte leggende e vicende di vita popolare sono legate a questa chiesa, dai pellegrinaggi dei marinai scampati alle tempeste incontrate in tutto il mondo fino ai legami con la coltivazione della terra e della vita contadina. Una curiosità legata a questa chiesa è che, durante una delle fasi di restauro, si creò una diatriba con Sorrento perchè il suo campanile non doveva essere più alto della cattedrale sorrentina. Nella parte a valle della basilica si conserva intatto un centro storico ricco di palazzi e portali che riportano alla memoria di un glorioso passato di navigatori ed armatori di navi a vela. Un giro per il paese, con un buon accompagnatore e conoscitore di storie e di particolari, diventa veramente una visita museale e permette la conoscenza dell’ingegno e delle capacità di persone che sono state in grado di creare grandi imprese in un luogo geograficamente ostile proprio perchè, fino alla fine del 1800, non esisteva la strada di Scutolo ed i collegamenti con le zone di Castellammare e Vico Equense avvenivano tramite le ripide strade di Casanocillo 50 100% Fitness Mag Gennaio 2014 (Arola), del Petrale (Alberi) o delle Grottelle (Trarivi). Ed è proprio lungo queste strade, ora considerate secondarie e di poco valore, che si svolgono le escursioni urbane più interessanti dato che, oltre ad un interesse storico, offrono scorci panoramici molto suggestivi. Un percorso che frequento molto inizia dalla zona del Mulino, a ricordo di mulini e botteghe che si trovavano lungo l’attuale via Ponte Vecchio. Giunti all’altezza del ponte Orazio (toponimo derivato da “Ponte del Dazio") si sale lungo via Casa Starita che costeggia il vallone di divisione tra i paesi di Meta e Piano di Sorrento ed attraversa il borgo antico di Trarivi. La strada è interrotta dalla moderna statale e prosegue verso il valico montano immettendosi in Via Grottelle. Questa antica via, tuttora percorribile, si inerpica con un insolita pendenza verso le alte rupi dei monti dato che, anticamente, era formata da scale ed adesso ha un lungo tratto carrabile. I portali, le edicole votive e le costruzioni che si incontrano sono di fattura antica e subito si entra in un ambiente bucolico. Lasciata l’ultima parte antropizzata si attraversano vigneti ed oliveti dove si notano tantissimi muri a secco (mangiarine). Servivano a formare piccoli fazzoletti di terra da coltivare e, in molte parti, ci sono alte strutture costruite per mettere a dimora solo un albero. Da questi segni si capisce l’importanza ed il rispetto che si dava alla terra ed ai prodotti per la sussistenza della propria famiglia e del commercio anche a costo di decine di ore di lavoro per costruirli. Terminata la comoda strada inizia un sentiero di terra battuta che segue i limiti di proprietà coltivate e da qui, tramite scale di pietra, si guadagna quota fino ad arrivare alle prime case del paese di Arola. Il panorama, da questo punto, si apre su tutta la Penisola fino a scorgere l’isola di Capri. Nelle pareti rocciose si aprono grotte ed anfratti usati per il ricovero di attrezzi ed animali (grottelle) ed affiorano formazioni rocciose e tracce di minerali dalla montagna. Arrivati ad una grande cisterna abbandonata si riprende una strada cementata che si dirige verso il centro del paese. Qualche antica casa di tufo, con tetti a volta o a schiena d’asino, fanno capire la giusta direzione da seguire e, giunti in prossimità di Arola, crescono di numero e di interesse. Per chiudere il circuito ci dirigiamo verso l’eremo dei Camaldoli dove una spettacolare terrazza offre uno dei panorami più entusiasmanti sulla Penisola Sorrentina. Ritemprati dagli sforzi della salita si riprende la discesa che, dalla torre di difesa dell’eremo, dirige verso la frazione vicana di Alberi. Questo era il punto di ingresso alla Penisola e, nei pressi della chiesa, parte la via Petrale che segue ancora la traccia romana di accesso alla Penisola (lo stesso nome della strada ha un significato antico). Solo scendendo a piedi lungo questa via, cioè alla velocità giusta per osservare e capire tante logiche di collegamento e notare tutti i particolari, si possono scoprire altri scorci meravigliosi della nostra terra. A metà della strada esiste un sentiero, tuttora in pessime condizioni, che svolta verso l’attuale cimitero mentre, dopo circa 300 metri, c’è una rampa di scale, molto suggestiva, che conduce verso il paese di Meta immettendosi, dopo aver attraversato la Meta Amalfi, lungo la via casa Iaccarino. Siamo nuovamente al punto di partenza ma, sicuramente, si è più ricchi di conoscenza del proprio territorio e della sua storia. Uno dei compiti fondamentali da approfondire è anche questa conoscenza ed appartenenza del territorio dove viviamo, da tramandare ai nostri figli, per non farli sentire fuori dal mondo e senza soddisfazioni e alternative alla noia che li assale. #WELLNESS Il 2014… L’anno più bello della nostra vita!!! “I sogni son desideri, chiusi in fondo al cuor…” Ernesto Lupacchio Central Fitness Club 1, 2, 3 http://bit.ly/1couZMz Lo dice anche la colonna sonora di una celebre fiaba. Purtroppo è questo che involontariamente spesso insegna la società; a chiudere i sogni in un angolo sperduto del nostro cuore, in un cassetto che non conviene aprire e per questo, per credere nei propri sogni, ci vuole coraggio! Sono in palestra a scrivere l’articolo che state leggendo, durante il “Sorrento Campus Dance” e vedo tante ragazzine con gli occhi lucidi, per l’emozione di ballare con Lorella Boccia di “Amici”. Una di loro venuta dalla Sardegna, piangendo ha detto: “Ho realizzato il sogno della mia vita”, ed altre magari, sognano di diventare ballerine come Lorella. Per me è stato bello condividere la gioia di queste adolescenti mentre rincorrevano i loro desideri. A proposito di sogni e desideri, come le ragazze dello stage anche noi, iniziando l’anno nuovo, ci apprestiamo ad avere buoni propositi per il 2014…vero? Devo dimagrire; devo andare in palestra (ovviamente al Central); devo fare quel viaggio; devo trovare o cambiare lavoro; devo comprarmi la macchina, devo fidanzarmi; devo sposarmi; devo separarmi (così non scontento nessuno); devo comprare casa; devo rimettere la pista di pattinaggio; etc. etc. Tutti i nostri sogni e desideri possono diventare realtà solo se abbiamo veramente voglia di perseguirli, prima visualizzandoli mentalmente e poi impegnandoci con tutte le nostre potenzialità per raggiungerli. Imparare a conoscere e utilizzare la nostra mente e sviluppare maggiori abilità per sfruttarne le risorse sono strumenti molto efficaci e potenti che, una volta acquisiti, permettono a chiunque di strutturare la propria vita in modo che la felicità non dipenda 52 100% Fitness Mag Gennaio 2014 più da “ciò che ci accade”, ma da noi stessi. È possibile allenare la mente e l’intuito a prospettare obiettivi concreti, specifici e motivanti, e verificarne già da subito la loro fattibilità. E’ possibile abituare la mente ad orientarsi verso direzioni ideali e gratificanti. Immaginarsi e visualizzare i propri desideri, entrarci e vederli in anticipo, sperimentare mentalmente ogni variante, prestando attenzione alle emozioni che si provano sono tutte modalità, di facile applicazione e di grande efficacia, per imparare a raggiungere i propri risultati felicemente e senza stress. E allora come fare, affinché il 2014 diventi l’anno più bello e speciale della nostra vita? Come afferma Re, nei suoi innumerevoli corsi di formazione di crescita personale, un anno #WELLNESS veramente speciale può derivare da eventi fortuiti come la nascita di un bambino, l’incontro con l’uomo o la donna della nostra vita, la vittoria alla lotteria di capodanno oppure, perché abbiamo contribuito ogni giorno a renderlo tale. Ecco gli ingredienti per un anno veramente speciale. SFIDA TE STESSO Contrariamente a quanto si possa pensare, è più facile realizzare un obiettivo ambizioso che uno modesto. Dinanzi ad un obiettivo ambizioso le persone raccolgono la sfida e mettono in campo risorse che neppure immaginavano di avere. C’è qualcosa che desideri fare da tempo e continui a rimandare? Apri quel cassetto e trasforma i tuoi sogni in obiettivi. Pianifica le azioni che devi compiere per raggiungerli e dedicati ad esse con costanza. ALLARGA LA TUA ZONA DI COMFORT. Non poltrire nei vecchi schemi mentali. Allena ogni giorno la tua capacità di cambiare e di sentirti a tuo agio anche nel disagio. Fai cose nuove per ottenere nuovi risultati. CREA IL TUO AMBIENTE Circondati di persone con cui stai veramente bene, persone stimolanti e positive. Con persone simili anche le discussioni non sottraggono energie, ma sono occasioni di crescita. Segui l’esempio di coloro che stimi e presto diventerai tu stesso un esempio per gli altri. GIOCA LA VITA Vivi la vita come un gioco: divertiti, festeggia i risultati con la squadra e anche quando le cose non vanno per il meglio non abbandonare il campo prima del fischio di fine dell’arbitro. Capito? …e se vediamo che non riusciamo a raggiungere quell’obiettivo prefissato, cambiamo strada. Facendo sempre quello che abbiamo fatto fino ad oggi, raggiungeremo sempre gli stessi risultati. Se non abbiamo la possibilità di cambiare molte cose che la vita ci mette davanti, possiamo, però, scegliere come affrontarle, quanto farci influenzare da esse e quanto lasciare che ci trasformino dentro. Su Facebook ho letto questa storia che mi ha colpito molto: “Un giorno, un uomo non vedente era seduto sui gradini di un edificio con un cappello ai suoi piedi ed un cartello recante la scritta: "Sono cieco, aiutatemi per favore". Una persona che passeggiava lì vicino si fermò e notò che aveva solo pochi centesimi nel suo cappello. Si chinò e versò altre monete. Poi, senza chiedere il permesso dell’uomo, prese il cartello, lo girò e scrisse un’altra frase. Quello stesso pomeriggio, la stessa persona tornò dal non vedente e notò che il suo cappello era pieno di monete e banconote. Il non vedente riconobbe il passo dell'uomo: chiese se fosse stato lui ad aver riscritto il suo cartello e cosa avesse scritto. Il passante rispose: "Niente che non fosse vero. Ho solo riscritto il tuo cartello in maniera diversa", sorrise e andò via. Il non vedente non seppe mai che sul suo cartello ora c’era scritto: "Oggi è primavera... ed io non la posso vedere." Ecco come, nella stessa situazione modificando solo strategia, possano cambiare completamente gli stati d’animo delle persone, nel caso specifico in senso positivo. Quando ti sembra che le cose non vadano bene…cambia strategia!!! La frase più pericolosa in assoluto è: “Abbiamo sempre fatto così" "Il segreto per andare avanti è iniziare" Mark Twain 54 100% Fitness Mag Gennaio 2014 #WELLNESS Relax… in Toscana! Gli articoli della "Tecnoambiente" su http://bit.ly/ILfIdn Un nuovo centro benessere sui colli aretini Un'ultima fatica della Tecnoambiente di Meta ha riguardato l’impiantistica per un nuovo centro benessere di Villa Cilnia ad Arezzo, un’azienda vitivinicola sviluppata intorno ad una costruzione del ‘300 dove, tra la tranquillità degli sconfinati colli piantumati a vite si erge il casolare dove potersi rilassare e rigenerare nella più completa tranquillità. In questo caso, non potendo esportare la bellezza intrinseca delle coste Sorrentine, si è provveduto a diffondere la collaudata tecnologia dell’azienda installando vari trattamenti specifici della Tecnoambiente come la ormai celebre vasca idromassaggio TA-RELAX CHAIR a doppia postazione, questa volta rivestita in marmo locale, il percorso di docce TA-RELAX SHOWER completo di luci emozionali 56 100% Fitness Mag con i vari tipi di ugello che, differenziando la pressione e la forma del getto d’acqua provocano la diversità sensoriale del massaggio producendo la sensazione di energia e vitalità. A corredo dei trattamenti delle sale massaggio presenti nel centro è presente anche il MARE DI VAPORE, Gennaio 2014 con la propria suggestiva e particolare atmosfera. Il tutto per concedersi il lusso di qualche ora di relax sfruttando le migliori tecnologie ormai collaudate. Anche l’impiantistica della climatizzazione, per il mantenimento delle condizioni termoigrometriche della struttura al fine di garantirne la qualità dell’aria interna e mantenere giuste il grado di temperatura e umidità sono differenziate per i vari ambienti, e studiate per poter usufruire del vero Benessere in valore assoluto. I percorsi relax e i trattamenti rigeneranti sono stati ottimizzati rispetto alle esperienze acquisite negli anni e terminano alla cantina dove ci si può appagare con un’ottima sorsata di buon vino Chianti dei colli Aretini. Articolo tratto dal web della dott.ssa veterinaria Manuela Chimera #ANIMALI Costo delle prestazioni veterinarie: Perché si paga il veterinario Molte persone si lamentano che le spese veterinarie sono troppo care. L’argomentazione che sento fare più spesso è questa, prenderò a prestito il costo di un vaccino: “Se il vaccino in farmacia costa 5 euro, perché il veterinario me lo fa pagare 40 euro? Allora è un ladro”. Questa affermazione è contestabile per più di un motivo: ♦ Prima di tutto, il farmacista non può fare cessione di vaccini, sono farmaci acquistabili con ricetta in triplice copia solo da un veterinario ♦ È vero che la boccetta di vaccino costa in media 5 euro (quello per la FeLV in realtà costa di più, così come quello per la Piroplasmosi, ma ho scelto un vaccino medio per comodità), ma quando andate a comprare una maglia a 40 euro, pensate forse che il negoziante l’abbia comprata a 40 euro? Che al fabbricante di magliette sia costata 40 euro? Stessa cosa per il pesce che comprate in pescheria, per i farmaci che vi vende il farmacista: il costo con cui viene venduto non può certo essere quello di produzione. Se io compro dal pescatore un pesce a 5 euro e poi te lo rivendo a 5 euro, con che cosa mangio a fine giornata se finisco in pari? Questa è una regola base dell’economia, di qualsiasi settore si tratti ♦ Perché tacciare il veterinario di essere un ladro se si fa pagare una prestazione? Forse date del ladro al panettiere perché vi fa pagare il pane? In fin dei conti è un bene di prima necessità, ma non per questo viene accusato di essere un ladro perché si fa pagare il suo lavoro. Così come nessuno accusa un avvocato, un medico, un negoziante di essere dei ladri perché si fanno pagare: invece il veterinario sì ♦ Il vaccino costa 40 euro: perché? Senza entrare troppo nello specifico, in fin dei conti non sono una commercialista, quindi non voglio entrare troppo nei dettagli tecnici. Però facciamo due conti. Non pensiate che quei 40 euro che il veterinario vi chiede entrino nelle sue tasche: lo Stato su quei 40 euro richiede il pagamento del 22% dell’Iva (e non siamo stati noi veterinari a chiedere quest’Iva, noi chiediamo l’abbassamento al 10% da anni, ma il Governo bellamente ci ignora) e il 2% di Enpav, che sarebbe in pratica l’Inps dei veterinari. Togliendo queste percentuali, al veterinario rimane il netto, 32,41 euro. Beh, direte voi, sono sempre 32 euro per un vaccino. Però anche questi non finiscono 58 100% Fitness Mag Gennaio 2014 tutti nelle tasche del veterinario: su questi 32 euro il veterinario paga allo Stato circa il 40% di tasse. Questo significa che al veterinario rimangono 19 euro (ricordate? Eravamo partiti dai 40 contestati e siamo arrivati a 19 euro). Ma questi non sono 19 euro puliti, da questi dovete togliere: 1) il costo base del vaccino, 5 euro, quindi scendiamo a 14 euro 2) il costo del materiale utilizzato durante la visita. E per materiale non intendo solo la siringa, ma tutto ciò che è stato usato per fare la visita: il termometro, l’otoscopio, il tavolo visita, il frigorifero in cui è contenuto il vaccino, l’intera struttura e via dicendo 3) i costi gestionali: da quei 14 euro, che togliendo il costo dei materiali, sarà ulteriormente sceso, bisogna togliere altre cose a cui normalmente i proprietari non pensano. Ebbene sì, anche il veterinario deve pagare l’affitto, la bolletta elettrica, la bolletta del gas, la bolletta dell’acqua, assicurazioni varie e balzelli richiesti dallo Stato per l’adeguamento della struttura alle norme di sicurezza. Inoltre deve anche pagare gli eventuali collaboratori, se si rompono degli strumenti deve pagarseli di tasca sua (un radiologico costa anche sui 24000 euro, un ecografo come si deve con sonde poco meno, i monitor per le anestesie, l’apparecchiatura costa)… secondo voi di quei 14 euro quanti gliene sono rimasti in tasca? Perché si paga il veterinario Ecco i motivi per cui si paga il veterinario: ♦ Il veterinario libero professionista non riceve alcun sussidio o pagamento dallo Stato. C’è questa comune credenza che vuole che il veterinario ambulatoriale o delle cliniche riceva, come i medici della mutua o come i veterinari dell’Asl, uno stipendio da parte dello Stato. Vi posso garantire che non è così: tutti i ricavi derivano dalle parcelle dei clienti. Se per esempio decido di fare uno sconto a un cliente, quello sconto lo pagherò di tasca mia, mi tolgo qualcosa io per darlo al cliente: questo perché se faccio lo sconto su una prestazione, non è che posso chiedere al fornitore di farmaci, all’Enel di farmi pagare di meno, quelli li pago sempre di tasca mia ♦ Non esiste la mutua nei cani perché… beh, già la Sanità italiana fa acqua da tutte le parti, non hanno soldi per le persone, vi pare che ne abbiano per gli animali? Ah, a proposito: quando si protesta per il costo degli esami, vi ricordo che i costi sono equiparabili all’umana, solo che in umana c’è la Sanità che paga il ticket. Il che vuol dire che voi pagate la Sanità, perché non è certo gratuita, solo che le trattenute ve le fanno direttamente in busta paga e non ve ne accorgete ♦ Il tariffario minimo degli Ordini è stato abolito, ciò significa che ogni veterinario è libero di farsi pagare quanto ritiene giusto per il proprio operato. Molti proprietari protestano: perché qui una sterilizzazione viene 100 euro e là 250 euro? Dovete considerare parecchie variabili, fra cui di sicuro la città di residenza, obiettivamente ci sono città in cui la vita è più cara. E poi dipende molto anche dai materiali utilizzati: la qualità si paga. Un intervento fatto in 3-4 colleghi, con tre monitor attaccati al paziente, materiali di prima qualità non costerà certo quanto un intervento fatto da un singolo veterinario senza apparecchiature di controllo. Ovvio che si abbattono i costi, ma a prezzo della sicurezza del paziente. Ricordate che non sempre qualità e prezzi bassi coincidono, anzi... ♦ A proposito di quel vaccino di cui parlavamo sopra, tutti pensano solamente ai materiali utilizzati, ma in realtà in generale il costo della prestazione non comprende solo quello. Voi state pagando la professionalità di un dottore, una persona che ha studiato per anni e investito soldi di tasca propria per crearsi una professione, che continua a studiare a spese sue (un corso di aggiornamento di tre giorni arriva facilmente a costare 500-600 euro, di questo non ci lamentiamo?) per offrire al cliente sempre un lavoro di qualità migliore, una persona che sa visitare un cane e che sa capire se quel vaccino può essere fatto o no. Voi pagate la sua professionalità, non dimenticatelo. Spiegatemi perché quando arriva l’idraulico che dà un’occhiata alla caldaia, non gli fa nulla e si prende 60 euro non dite nulla, ma quando il veterinario visita per mezz’ora il vostro cane, lo controlla da capo a piedi usando diversi strumenti, vi fa una prestazione e vi chiede 40 euro allora gli date del ladro! ♦ Per quanto riguarda l’Iva al 22% non prendetevela col veterinario, ma con il Governo: è lui che ha stabilito che cani e gatti sono beni di lusso e che quindi devono avere una tassazione così alta. Da anni i veterinari si battono per ridurre l’Iva almeno al 10%, però il Governo continua a fare orecchie da mercante ♦ Si paga anche la qualità del servizio. Trovatemi un medico umano che vi risponde ad ogni ora del giorno e della notte, Natale incluso, che viene chiamato alle due di notte per sapere a che ora l’ambulatorio aprirà il giorno dopo, che è disposto a fermarsi fuori orario per un paziente che vomita da dieci giorni e che i proprietari si sono decisi a portare tardivamente e rigorosamente fuori dall’orario di visita, che è disposto ad interrompere qualsiasi attività stia facendo (non è di dominio pubblico, ma anche i veterinari hanno una vita e una famiglia al di là del lavoro!) per venire a vedere il vostro pet… la disponibilità si paga, non si può pretendere sempre e non dare nulla in cambio ♦ Ritorniamo al concetto iniziale: è bello fare il veterinario, ma rimane un lavoro. Con quello che un veterinario guadagna, a fine mese deve pagare la scuola dei figli, dargli da mangiare e da vestire e via dicendo. Forse che non pagate il vostro panettiere? #AVVOCATO #POESIA Il bullismo? Io mi difendo Valerio Massimo Aiello Avvocato Penalista Studio Legale: Vico Equense, via Canale 28 Sorrento, Corso Italia 261 339.4095882 • 081.8015930 [email protected] http://bit.ly/1eYpjwE È uno dei fenomeni purtroppo in crescita nel mondo degli adolescenti: affliggere ed impaurire un soggetto considerato più debole. È ciò che in gergo viene chiamato "bullismo”, termine che indica il desiderio deliberato di fare del male, di minacciare o impaurire qualcuno con parole o azioni lesive, ben potendo tali atteggiamenti differire nel grado di gravità. Gli atteggiamenti dei bulli si manifestano solitamente con minacce, dispetti, insulti, prepotenze, aggressioni fisiche, tentativi di estorsione ecc..; tutti accomunati però dallo stesso fine: imporre la propria supremazia (psicologica e fisica) su un soggetto considerato più debole. Ma cosa si deve fare quando si diventa vittime dei cosiddetti “bulli” e soprattutto è possibile denunciare tali comportamenti vessatori? Premesso che a tutt’oggi, non esiste ancora una fattispecie legislativa che punisce il bullismo come reato, ciò tuttavia non significa, però, che gli atti nocivi dei bulli debbano restare impuniti. Generalmente l'atto del “bullo” viola, infatti, 60 100% Fitness Mag Gennaio 2014 diverse disposizioni sia della legge penale che di quella civile, e quindi và denunciato e perseguito sia penalmente che civilmente. In ambito penale il bullismo racchiude e genera varie tipologie di reato. A titolo esemplificativo sono atti di bullismo gli insulti, le offese, le voci diffamatorie, i piccoli furti, le estorsioni, le minacce, le lesioni personali, le percosse, il danneggiamento di cose ecc... Tali atteggiamenti configurano varie fattispecie di reato: reato di percosse (art. 581 codice penale), reato di lesioni personali (artt. 582 e ss cp.), danni alle cose, reato di danneggiamento (art. 635 cp.), reato di ingiuria o reato di diffamazione, (artt. 594 e 595 cp.), minacce (art. 612 cp.), reato di estorsione (art. 629 cp) ecc. Per alcuni di questi reati sarà sufficiente sporgere una denuncia all'autorità giudiziaria (questura, carabinieri ecc.) per attivare un procedimento penale nei confronti del bullo (p.es. lesioni gravi, minaccia grave) essendo tali reati procedibili di ufficio; negli altri casi (reati procedibili a querela della persona offesa) la denuncia dovrà contenere, invece, la richiesta che si proceda penalmente contro l'autore del reato (in questo caso occorre che la persona offesa sporga denuncia-querela nei previsti termini di legge). In entrambi i casi si consiglia, comunque, di rivolgersi prontamente ad un avvocato penalista in modo da evitare il rischio di rendere inefficace la propria denuncia-querela. Denunciato quindi il fatto-reato l’autorità giudiziaria competente darà inizio alle indagini preliminari ed, in caso di fondatezza della notizia di reato, provvederà ad instaurare un procedimento penale contro il bullo responsabile del reato. Detto ciò occorre ora vedere quali potrebbero essere le conseguenze del processo penale. Purtroppo essendo i bulli, nella maggior parte dei casi, soggetti di giovanissima età occorrerà distinguere se gli stessi siano maggiorenni o minorenni. Nel primo caso nulla quaestio: il bullo maggiorenne sarà penalmente punito con le pene detentive e pecuniarie previste dal reato commesso. La questione è, invece, più delicata nell’ipotesi in cui il bullo abbia meno di 14 anni o un’età compresa tra i 14 e 18 anni. Nella prima ipotesi (minore di anni 14) per espressa previsione dell’art. 97 CP che stabilisce che “non è imputabile chi al momento in cui ha commesso il fatto non aveva compiuto i quattordici anni” il bullo non potrà essere punito penalmente poiché considerato privo della capacità di intendere e di volere; tuttavia qualora dovesse essere giudicato socialmente pericoloso, lo stesso potrà essere sottoposto alla misura di sicurezza del ricovero in un riformatorio giudiziario o a quella della libertà vigilata. Nel caso, invece, di minori ricompresi tra gli anni 14 e gli anni 18 l'imputabilità andrà giudicata caso per caso, in concreto ed in relazione al fatto commesso. Il giudice dovrà, dunque, appurare la concreta capacità di intendere e di volere del minore degli anni 18 al momento in cui ha commesso il fatto. In caso di mancanza di tale capacità il minore non sarà punibile. Nel diverso caso in cui il minore degli anni 18 sarà considerato capace di intendere e di volere al momento della commissione del fatto verrà considerato punibile, anche se la pena comminata sarà diminuita. In tali ipotesi a giudicare il bullo sarà competente il Tribunale dei minorenni. In ambito civile, invece, tali azioni offensive obbligheranno il responsabile ad un risarcimento del danno ingiustamente patito. Per ottenere tale risarcimento bisognerà rivolgersi ad un avvocato ed intraprendere una causa davanti al Tribunale civile. Essendo spesso il bullo minorenne sono molti i casi in cui la responsabilità sarà addebitata anche ad altri soggetti che risponderanno per fatto altrui (insegnanti, scuola, genitori). In tutte le ipotesi descritte è bene ricordare che comunque la denuncia sporta contro il bullo, che comporterà l’inizio del processo penale, il pagamento delle spese legali e processuali e finanche una possibile e amara condanna penale, sarà per lo stesso di certo un’esperienza di vita negativa e si spera anche un deterrente a vita. Non esitate, quindi, a denunciare gli atti di bullismo e a perseguire i bulli sia penalmente che civilmente poiché solo in questo modo si potrà infliggere agli stessi una bella lezione di vita. #FINANZA Crescita italiana ostaggio del “credit crunch” Dr. Mario De Simone Consulente Finanziario 338.5458815 [email protected] http://bit.ly/K174rK Meno 44 miliardi: di tanto sono crollati l'anno scorso i prestiti delle banche alle imprese italiane. Questa è la stima fornita da Standard & Poor's, ciò fornisce un'idea dell'asfissia finanziaria che soffoca l'industria e l'economia italiana. Il Centro studi di Confindustria ha dichiarato che "ormai rischiano di fallire anche le aziende sane" a causa di tale problema. Il denaro non circola e non alimenta come dovrebbe l'economia italiana nonostante l'alluvione di liquidità che la Bce (Banca Centrale Europea) ha immesso nel sistema bancario italiano: 140 miliardi. Tale fenomeno, denominato "credit crunch" tiene in ostaggio le prospettive di crescita, e non potrebbe essere altrimenti, vista la struttura del settore finanziario in Europa, di gran lunga dominato dalle banche a differenza di quanto accade negli Stati Uniti. 62 100% Fitness Mag Gennaio 2014 I crediti bancari negli Usa, infatti, rappresentano meno di un terzo del totale dei finanziamenti alle imprese, che per metà arrivano da assicurazioni e fondi pensioni e per il resto dai fondi di investimento. In Europa solo il Lussemburgo ha un modello simile a quello americano. In Germania le banche forniscono i due terzi del finanziamento all'economia, più o meno come in Francia. In Italia la percentuale sfiora l'85%, in Spagna il 90%. Con questi numeri, se il rubinetto si blocca, è inevitabile che i contraccolpi sulla crescita economica diventino ancora più letali. Ma mentre il credito langue le banche italiane hanno fatto incetta di BTP, infatti, la liquidità iniettata da Draghi a fine del 2011 è finita tutta lì, nei Titoli di Stato. Lo stock di titoli in portafoglio è salito di ben 190 miliardi dai 209 miliardi detenuti nel 2011 ai 399 in pancia alle banche italiane ad oggi. Questi aiuti a “buon mercato” ricevuti dalla Bce sono stati investiti in attività finanziarie e non nell'economia reale. Perché? Semplice. Le banche hanno sofferto il violento incremento delle “sofferenze” frutto del retaggio del credito “fiume” concesso negli anni d'oro, che oggi pesa sui bilanci, dato che le perdite su tali crediti malati erodono i ricavi bancari. Ovvio che in questo contesto tutti gli istituti di credito (chi più chi meno) hanno chiuso i rubinetti e preferito mettere i soldi in attività più sicure e lucrose: Titoli di Stato con rendimenti "sicuri" e sofferenze zero! Molte banche hanno fatto acquisti strabilianti tanto da rendere certi istituti più delle grandi tesorerie che non delle normali banche che di mestiere erogano il credito. Le massicce iniezioni di liquidità da parte della Bce hanno certamente rimosso il rischio di un fallimento bancario nell'eurozona: effetto sicuramente importante! La differenza fra il basso costo dell'iniezione di liquidità (pagata dalle banche all'1%) ed i rendimenti alti sui titoli di Stato di diversi Paesi europei ha indotto tutte le banche ad insistere con l'investimento sul debito sovrano, in particolare in Italia, perchè il rischio "Paese" forniva tassi molto interessanti. L'enorme aumento del portafoglio di titoli pubblici posseduti dalle banche, però, solleva il timore che l'operazione di iniezione di liquidità abbia sì spento il fuoco del rischio fallimento delle banche in difficoltà, ma abbia però intensificato il legame fra banche e debito pubblico dei rispettivi Paesi, una delle cause principali delle violente turbolenze dei mesi scorsi. Le sofferenze bancarie costituiscono un rischio da non sottovalutare, infatti, l'Abi rileva che nel 2013 a seguito del perdurare della crisi e dei suoi effetti, la rischiosità dei prestiti è ulteriormente cresciuta e sono aumentate le sofferenze nette, salite ai massimi dal 1999. L'associazione bancaria (ABI) rileva, infatti, come la domanda di credito sia penalizzata dalla crescita dei fallimenti delle imprese. Secondo gli ultimi dati elaborati nei primi otto mesi del 2013, inoltre, il numero delle domande di finanziamenti da parte delle imprese italiane è diminuito di -1,1% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Come se ne esce allora? Secondo gli esperti la risposta a tale domanda sta nell’integrazione e modernizzazione del settore bancario a livello europeo, insieme ad una ristrutturazione e ricapitalizzazione degli istituti, e quando e dove necessario, regole Ue sempre più omogenee e trasparenti. La soluzione, sempre in base al parere degli esperti, è una ricetta che prevede i seguenti ingredienti: l'unione bancaria, la definitiva rottura del legame tra crisi finanziaria e crisi sovrana, supervisione unica del settore bancario alla Bce, un fondo di risoluzione delle crisi bancarie ed infine, la garanzia comune sui depositi dei clienti. «Gli Stati Uniti ci hanno messo 60 anni per arrivare alla supervisione bancaria unica. In Europa a tale traguardo dovremmo arrivarci in molto meno, visto che scatterà dall'estate del 2014, per quanto riguarda il fondo di risoluzione ci vorranno dai 15 ai 20 anni secondo i tedeschi ma, nel frattempo, si potrà procedere con una formula mista, che prevede finanziamenti nazionali da parte dei Paesi interessati all'operazione (con decisioni all'unanimità) e finanziamenti europei targati Esm (c.d. “Fondo Salvastati”). Per ora, invece, resta molto lontana la “garanzia comune sui depositi”. È evidente che con questa unione bancaria, più di nome che di fatto, il recupero della fiducia perduta in Europa resterà in stand-by ancora per un po’ di tempo. A ciò si aggiunga che Pascal Lamy, direttore generale Wto, ha dichiarato che il 90% della crescita mondiale nei prossimi anni avverrà fuori dall'Europa. Così ragiona anche Berlino, che non a caso rema contro i progetti di Mario Draghi, il quale sta provando, invece, a dare un po' di respiro alle piccole e medie imprese in sofferenza. Anche in questo caso, dunque, meglio non aspettarsi grandi aiuti dall'Europa per uscire dal credit crunch: non arriveranno! #FILOSOFIA La tirannia della mente Domenico Casa Consulente filosofico 339.3318463 [email protected] http://bit.ly/ICygMX “La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un fedele servo. Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono” (Albert Einstein). Non si può dire che Einstein non sia stato un illuminista. Non sarebbe diventato il grande scienziato rivoluzioario che è stato. Fermo restando l'inubbio valore di quella stagione culturale che, anzi, ancora non ha maturato tutti i suoi frutti nelle menti individuali e in molte regioni del globo, c'è da dire che spesso la ragione, da strumento, sia pure fondamentale e indispensabile di ricerca e orientamento nel mondo, si trasforma in tiranna. Alcuni anni fa, durante gli esami di maturità liceale, uno studente, avendola letta troppo frettolosamente, stravolse la traccia “Il sonno della ragione genera mostri”, trasformandola in “Il sommo della ragione genera mostri”. Benché lontano dall'indicazione del Ministero che aveva scelto quell'anno la frase ormai stranota di Goya, la commissione giudicatrice dovette convenire che, partendo dall'assunto sbagliato, lo studente aveva svolto un lavoro rigoroso e sul filo della logica, sostenendo, anche con prove inconfutabili, che l'uso arbitrario e illimitato della ragione può condurre ad errori ed orrori. Già Immanuel Kant, da illuminista critico qual era, nella sua “Critica della ragion pura”, aveva messo in guardia contro le pretese della ragione. Che la realtà umana sia più ampia e complessa della sua mente, è ormai un dato acquisito. Ma il più delle volte, negli esseri umani, la ragione è quella che detta leggi, “lavora incessantemente per classificare, definire, inquadrare. mettere limiti” (da “Felicità in questo mondo” alla scoperta del Buddismo), ignorando o dimenticando di essere a servizio, un semplice benché importante strumento a disposizione dell'uomo. 64 100% Fitness Mag Gennaio 2014 Sigmund Freud aveva sostenuto che l'Io razionale non è l'istanza originaria dell'uomo. Esso si forma più tardi e svolge un'indubbia funzione di equilibrio tra le diverse istanze psichiche le quali, altrimenti, si comporterebbero in modo anarchico e conflittuale tra di loro. Ma, svolto questo compito, la nostra ragione deve lasciare alle altre parti o dimensioni dell'essere umano di esprimersi senza “la frusta” o la “bacchetta”. Essa non può accampare la pretesa di “avere ragione su tutto”. Le conseguenze della sua “tirannia” portebbero essere, e sono, di una gravità inimmaginabile. C'è un libro di Friedrich W. Nietsche, che spesso viene considerato secondario rispetto alla produzione successiva del filosofo, ma che invece risulta essere il cardine del suo pensiero. Si tratta della “Nascita della tragedia”. Nell'esaminare l'origine di quella espresione artistica che fu la tragedia greca, Nietzsche individua, nel passaggio dal mondo ellenico a quello graco, due forme o modalità di esistenza, “lo spirito dionisiaco” e “lo spirito apollineo”, riferiti a due divinità, Dioniso e Apollo. Il primo rappresenterebbe la vita in tutte le sue manifestazioni: gioia, dolore, fede, amore, passione, sessualità, festa, ebbrezza, musica, canto, persino la morte che è inestricabilmente connessa alla vita. Il secondo, Apollo, speculativo, teorico, ponderato, astratto, freddo, si imporrebbe sulla vita nella sua complessità nel momento storico, in cui, con Socrate, all'amore per la vita e al “sì” incondizionato ad essa, rappresentata dal gioioso Dioniso, si sostituirebbe la ragione egoistica, valutativa, calcolatrice, utilitaristica, economicistica. Quella che conosciamo noi, in altre parole. Quella da cui, secondo Nietzsche, discenderebbe, passando attraverso secoli di mortificazione, di repressione, di negazione dell'uomo, cui si sarebbero dedicati un po' tutti, dalle dottrine morali alla scienza (scientismo), quell'essere malato e decadente che siamo noi. #FILOSOFIA #POESIA A Papa Francesco Quella sera dalla loggia di san Pietro senza voltarti più indietro e ad elezione a Papa, fresco, hai detto: “Buonasera, sono Francesco!”. Con quel <buonasera> inaspettato anche lo scettico hai conquistato, ed è da quel momento in poi che sei nel cuore di tutti noi. Era il tredici marzo, quella sera di una incipiente primavera, dove Tu invece di pontificare hai chiesto a tutti di pregare. 66 Alla folla poi Ti sei inchinato e con Te tutti hanno pregato, hai chiesto di pregare con ragione perché dura sarà la Tua missione. D’Assisi tu guardi al Poverello e per noi questo è molto bello, Lui scalzo, Tu con scarpe risuolate invece di quelle di raso e firmate. La Chiesa, è noto, è malata, deve essere seguita, recuperata, insomma ci voleva una forte scossa e i Padri han fatto la giusta mossa. Sempre ispirandoTi al Poverello hai bandito ogni futile orpello, l’anello Tuo è di ferro dorato perché quello d’oro l’hai rifiutato. Per la fumata bianca e veloce è intervenuto Cristo dalla Croce per ispirare i padri ad eleggere chi il grande peso potesse reggere. Nei cristiani è chiara la pretesa che Tu raddrizzi questa Chiesa perché essa, non si era mai visto, sta snobbando l’insegnamento di Cristo. Dopo un consiglio a tutto tondo hanno pescato in fondo al mondo, perché tutti, al di qua e al di là, conoscevano la Tua grande umiltà. Per l’unica pecorella smarrita Gesù avrebbe sacrificato la vita, ma è nel gregge che il male avanza perché s’è fatto rubare la speranza. Ci voleva chi fosse da esempio a chi dell’opulenza fa scempio, e il ferro del Tuo crocefisso ha dimostrato qual è l’abisso. Questo gregge ha fatto prevalere l’IO dimenticando scientemente il suo DIO, solo Tu puoi ricondurlo nell’ovile uomo semplice, umile e gentile. La Chiesa sfoggia oro e preziosi ma non bada troppo ai bisognosi, utilizza pellicce di ermellino ed è indifferente col tapino. Ma... quel candido, splendido sorriso nasconde un uomo fermo e deciso che farà tutto, anche l’impossibile, perché la Chiesa ritorni credibile. Pervaso da profonda umanità la Tua sofferenza è la povertà, il tuo cruccio è il derelitto, l’ingiustizia, l’oppresso, l’afflitto. Credenti e non ormai han realizzato quanto grande sarà il Tuo papato, con Te la Chiesa si rinnoverà e la storia, grata, Ti ringrazierà. Perciò vuoi vivere in sobrietà rifiutando agi e comodità, tutto ciò Ti fa molto onore, gradito anche a nostro Signore. Il popolo di Dio sarà al Tuo fianco amato vescovo vestito di bianco, compatto ti sosterrà con la preghiera che chiedesti alla folla quella sera. 100% Fitness Mag Gennaio 2014 Salvatore Spinelli Poeta
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